PrinciPali aVVersità FunGine Del Pesco
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PrinciPali aVVersità FunGine Del Pesco
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE PRINCIPALI AVVERSITà FUNGINE DEL PESCO marciumi del pesco (Monilia spp. Botrytis cinerea, Rhizopus spp.) LA MONILIA Su pesco, i marciumi da monilia rappresentano la prima causa di danno alla raccolta. Si tratta di patogeni “da ferita” che s’insediano in condizioni di elevata umidità relativa e/o pioggia. In Piemonte sono presenti la Monilia laxa, la Monilia fructigena e la Monilia fructicola. La M. laxa colpisce i fiori in primavera mentre la M. fructigena attacca i frutti in fase di maturazione. La M. fructicola, isolata nel 2008 in Piemonte (Pellegrino at al., 2008), come la M. fructigena, tende a insediarsi nei frutti prima del loro stacco compromettendoli totalmente. Tutte queste specie svernano essenzialmente come micelio sulle Fig. 1 Frutto colpito da Monilia fructicola mummie in pianta. Alla ripresa vegetativa in condizioni favorevoli, temperatura > 15°C ed elevata umidità, si ha la diffusione degli elementi infettivi dalle mummie che vanno a insediarsi nei fiori provocandone il loro avvizzimento. Dagli elementi fiorali la monilia passa ai giovani germogli che in breve tempo disseccano. Il patogeno dà origine sul frutto al così detto “marciume bruno” : inizialmente superficiale e leggermente depresso poi si approfondisce e va ad interessare tutta la polpa. Situazione in Piemonte Fra le specie di monilia presenti in Piemonte la M. fructicola è la più pericolosa poiché più aggressiva e in grado di sviluppare facili resistenze ai fungicidi normalmente utilizzati. Nel 2011, anno favorevole agli attacchi di monilia, diversi pescheti sono stati colpiti dalla M. fructicola la quale ha compromesso quasi totalmente il raccolto. Essendo un nuovo patogeno per l’areale peschicolo piemontese sono in corso studi: il CReSO e l’Università di Torino (Agroinnova) stanno compiendo le verifiche necessarie a definire una strategia di difesa ad hoc e per meglio comprendere l’efficacia dei diversi fungicidi a disposizione. Strategia di difesa La difesa contro quest’avversità prevede una serie d’interventi realizzati nei momenti in cui la sensibilità e la probabilità d’infezione è massima: la fase di scamiciatura e di pre – raccolta. Infatti, sia la caduta dei petali, sia le micro ferite presenti sull’epidermide dei frutti prima del loro stacco rappresentano vie preferenziali d’ingresso del patogeno. Di norma s’interviene con un trattamento in post fioritura e due trattamenti prima della raccolta: il primo a 18 - 20 giorni dalla raccolta e il secondo a 7 giorni dalla raccolta. Si consiglia vivamente di alternare i prodotti a disposizione a diverso meccanismo d’azioni onde evitare l’insorgenza di resistenze, ormai segnalate in diversi paesi europei. 68 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Tab. 1: agrofarmaci utilizzabili nella strategia di difesa contro monilia Principio attivo Formulato commerciale Dose g-ml/hl Carenza tebuconazolo Folicur SE ecc 290 - 400 7 fenbuconazolo Indar 5 EW ecc 100 3 penconazolo Topas 10 WDG ecc 50 14 propiconazolo Opinion ecc 25 14 difenoconazolo Score 25 EC ecc 20 - 30 7 ciproconazolo Galeo ecc 35 3 miclobutanil Thiocur 20 EW ecc 35 7 fenexamide Teldor ecc 100 3 cyprodinil Chorus ecc 50 7 cyprodinil + fludioxonil Switch 60 14 boscalid Cantus 40 3 Bellis Drupacee 50 – 75 (dose max ettaro 750 g) 3 boscalid + pyraclostribin Limitazioni e note Con gli IBE max 4 trattamenti complessivi anno Max 2 trattamenti per ciascun p.a. all’anno Max 3 trattamenti complessivi anno dodina vari 100 10 - bacillus subtilis Serenade max 250 3 - Tab. 2: Efficacia dei prodotti e attività collaterali Principio Attivo Monilia Oidio Bolla Rhizopus Botrytis tebuconazolo ++/+++ + - - - fenbuconazolo ++ + - - - penconazolo + ++/+++ - - - propiconazolo +/++ +/++ +/++ - - difenoconazolo +/++ - + - - ciproconazolo ++ +/++ - - - miclobutanil ++ ++ - - - fenexamide +/++ - - - ++ cyprodinil ++ - - - ++ cyprodinil + fludioxonil +++ - - - ++ boscalid ++ + - - - boscalid + pyraclostribin ++/+++ ++/+++ - - - dodina +/++ - + - + bacillus subtilis + - - - + Questi giudizi scaturiscono dalle esperienze locali del CReSO e dei tecnici del coordinamento. LEGENDA: Attività del prodotto: - (nessuna attività) + (debole) ++ (media) +++ (buona) 69 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Azioni di profilassi La strategia di difesa chimica non è risolutiva se non abbinata a una valida lotta di tipo agronomica. Dalle esperienze maturate è stato osservato che l’attività delle diverse sostanze attive limita l’insorgenza di marciumi alla raccolta per circa un 40 – 50 %; la gestione agronomica è quindi determinante e le misure preventive da seguire sono riassumibili nei seguenti punti: ✓ a rieggiamento della chioma per garantire livelli minimi di umidità nel pescheto. Tale accorgimento è decisivo nel periodo precedente la raccolta, per questa ragione è necessaria oltre che un’efficace potatura invernale un altrettanto buona potatura verde ✓c oncimazione razionale ed equilibrata senza eccessi di azoto. Evitare concimazioni azotate nei due mesi precedenti la raccolta ✓ i rrigazione proporzionata al fabbisogno idrico effettivo delle piante evitando apporti elevati nel periodo precedente lo stacco dei frutti ✓ eliminazione delle mummie presenti in pianta costituenti l’inoculo principale RHIZOPUS Il Rhizopus stolonifer è causa del cosiddetto “marciume molle deliquescente”. Inizialmente sui frutti si nota la comparsa di macchie non infossate di colore marrone che evolvono scurendosi sempre più. Nella maggior parte dei casi, in corrispondenza di queste macchie si osserva una facile separazione dell’epicarpo rispetto alla polpa sottostante. Da queste lesioni si accresce velocemente un micelio (“muffa” cotonosa) dapprima bianco che poi tende a virare al grigio e infine al nero. Questo fungo penetra attraverso ferite provocate da punture d’insetti, lesioni da grandine e screpolature Fig. 2 Attacco di Rhizopus dell’epidermide dovute all’accrescimento dei frutti. In conservazione il contagio dei frutti sani avviene attraverso il contatto diretto con frutti colpiti. Si tratta di un patogeno secondario che sverna come spora nel terreno e come micelio su frutti caduti a terra. Generalmente si verificano attacchi nella fase della conservazione dei frutti dopo 5 - 10 giorni di frigoconservazione, anche se, in certe annate favorevoli sono stati osservati danni già a partire della fase del pre raccolta. Per quanto riguarda la difesa in campo sono presenti in bibliografia diverse esperienze condotte per lo più su fragola. Dalle osservazioni e dalle prove condotte dal CReSO su pesco, non sono state evidenziate sostanze attive particolarmente efficaci contro questo fungo e al momento gli accorgimenti di natura agronomica, già riportati per Monilia sp e Botrytis cinerea, sono gli unici a essere consigliati. 70 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE 71 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE BOLLA DEL PESCO (Taphrina deformans) Si tratta di un patogeno che colpisce il pesco e in taluni casi anche il susino. Il fungo attacca l’apparato fogliare sul quale provoca una riduzione della superficie fotosintetica disponibile. Sulle foglie colpite si osserva una bollosità rossastra, inizialmente limitata ma che progressivamente va a interessare l’intero lembo fogliare. Dopo qualche settimana le foglie colpite vanno incontro a una filloptosi anticipata. I germogli interessati dal patogeno presentano internodi ravvicinati e la parte apicale è priva di foglie. In caso di gravi infestazioni anche i frutti sono colpiti e su di essi si osserva la formazione di Fig. 3 Germoglio colpito da bolla vistose protuberanze di colore rossastro. Il fungo sverna sia come ascospora sia come micelio su rami e tronco. Gli attacchi avvengono dall’emissione dei primi abbozzi vegetativi (dopo rottura gemme) in occasione di periodi piovosi i quali veicolano gli elementi infettivi direttamente sui giovani tessuti fogliari infettandoli. Tra la fase di rottura gemme e calice visibile la sensibilità della pianta è massima. Temperature al disopra dei 25 – 28 °C interrompono la capacità patogenetica del fungo. STRATEGIA DI DIFESA La strategia di difesa contro la bolla è di tipo preventivo in quanto al momento della manifestazione dei primi sintomi è già tardi per intervenire, e inoltre, non sono disponibili prodotti curativi efficaci. Gli interventi necessari a contrastare questo patogeno sono generalmente 3 realizzati nei seguenti periodi: ✓ a completa caduta foglie ✓ rottura gemme ✓ calice visibile/bottoni rosa I primi 2 sono utili a ridurre la massa d’inoculo presente in campo mentre il terzo a proteggere direttamente le giovani foglie in fase di crescita. Le sostanze attive più efficaci contro la bolla sono i ditiocarbammati (ziram e tiram) e il captano. Oltre a questi sono altresì utilizzabili la dodina e il rame. Si ricorda, che per garantire il successo della profilassi è necessario che l’atomizzatore sia ben tarato poiché troppo sovente si assiste a una presenza del patogeno proprio nelle parti alte della pianta. Alla presenza di un attacco di bolla, come già detto, non sono disponibili prodotti curativi. Si consiglia pertanto di procedere all’asportazione e alla distruzione dei getti colpiti. Inoltre, i primi caldi primaverili arrestano velocemente l’infezione. Eventuali trattamenti con zolfo o zolfo + tebuconazolo contro oidio o monilia possono limitare la diffusione della malattia. 72 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Tab. 3: Prodotti e dosaggi consigliati nei trattamenti autunno-invernali P.a. ziram Prodotto Triscabol dg Altri Dose a hl (ml – g/hl) Dose Kg/ha Attività collaterale 500 - 7.5 3 Corineo Limitazioni e Note Tra tiram, ziram e captano sono consentiti un numero max di 3 interventi all’anno. Tiram e ziram: sostanze in alternativa tra di loro le quali possono essere impiegate al max di 2 volte l’anno. tiram Pomarsol 80 WG ecc 500 7.5 Corineo captano Merpan 80 wdg ecc 300 4.5 Corineo Con captano al max 2 interventi l’anno dodina Dodina 65 wg ecc 80 1.2 Corineo - rameici Vari 100 - 125 (rame metallo) - Batteriosi Non ammessi interventi in post fioritura Si ricorda che, fatta eccezione per il Triscabol DG, tutti gli altri formulati hanno una limitazione di dose a ettaro pari a 3 Kg. OIDIO DEL PESCO (Sphaerotheca pannosa) Quest’agente di mal bianco colpisce pesco e albicocco. Come già descritto per il melo questo patogeno causa la comparsa di macchie biancastre sulle foglie e sui frutti che spesso si deformano. L’oidio del pesco, come gli altri mal bianco, predilige ambienti poco umidi e ventosi con temperature ottimali di crescita comprese tra 20 – 22 °C. Esiste una diversa sensibilità varietale: le cv Amiga, Venus e Orion sono generalmente più aggredibili dal patogeno. STRATEGIA DI DIFESA La strategia di difesa da attuare contro l’oidio del pesco è analoga a quella riportata per il melo. Anche in questo caso occorre intervenire prima della comparsa del patogeno in quanto è di difficile contenimento con i prodotti curativi a disposizione. Negli areali più a rischio e sulle varietà più sensibili si consiglia di: ✓e seguire un ciclo di 2 trattamenti a partire dalla fase di sfioritura, intervenendo ogni 10 – 12 giorni. Nelle zone a basso rischio si consiglia di: ✓ eseguire 1 intervento specifico tra la scamiciatura e l’ingrossamento dei frutti. Eventuali trattamenti con IBE - strobilurine contro la monilia in scamiciatura risultano altresì attivi contro l’oidio! Come per il melo lo zolfo (bagnabile) è un ottimo anti oidico e se ne consiglia l’utilizzo a seguito Fig. 4 Frutto colpito da oidio 73 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE della scamiciatura fino alla raccolta, compatibilmente con temperature non troppo alte. Si ricorda inoltre, che lo stesso zolfo svolge un’azione collaterale contro l’eriofide e la monilia. I prodotti curativi, IBE e strobilurine, vanno utilizzati con molta attenzione: numerose sono le segnalazioni di resistenze a carico di queste categorie di fungicidi le quali vanno alternate e utilizzate in un numero non superiore a 4 per gli IBE e 3 per le strobilurine. In caso di gravi attacchi d’oidio si consiglia l’eliminazione dei getti colpiti al fine di ridurre l’inoculo presente ed evitare ulteriori contagi all’interno del pescheto. Tab. 4: Sostanze attive impiegabili per la lotta all’oidio Principio attivo Formulato commerciale Dose g-ml/hl Limitazioni e note propiconazolo Opinion ecc 25 fenbuconazolo Indar 5 EW ecc 100 miclobutanil Thiocur Forte ecc 125 -150 penconazolo Topas 10 WDG ecc 40 - 50 tebuconazolo Folicur SE ecc 230 - 290 tetraconazolo Domark 40 EW ecc 100 ciproconazolo Galeo ecc 30 bupirimate Nimrod ecc 50 - 100 - boscalid + pyraclostrobin Bellis drupacee 50 – 75 (dose max a ettaro: 750 g) Max 3 interventi con le Strobilurine indipendentemente dall’avversità quinoxyfen Arius 30 Max 3 interventi l’anno zolfo Thiopron, Heliosufre, ecc. 200 - 300 Azione collaterale su eriofide e monilia Con i fungicidi IBE non si possono effettuare più di 4 interventi nel corso dell’annata indipendentemente dall’avversità cancri rameali (Fusicoccum amygdali – Cytospora leucostoma) Come la Nectria del melo, la formazione dei cancri rameali avviene su branche e su tronco. Colpiscono il pesco nel corso dei mesi primaverili e autunnali in concomitanza di periodi particolarmente umidi e temperature miti. Entrambi i funghi svernano sotto forma di picnidi (conidi) o micelio sulla corteccia. In primavera i conidi, veicolati dall’acqua, s’insediano sulle ferite presenti sui rami dando origine all’infezione. Le lesioni provocate dalla grandine, dalla raccolta dei frutti e da attacchi di fitofagi sono altresì favorevoli a questi funghi anche nel periodo estivo. Gli areali caratterizzati da umidità ele74 Fig. 5 Cancro da Cytospora DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE vata per buona parte dell’anno sono quelli più a rischio! Per quanto riguarda la sintomatologia si osservano inizialmente delle lesioni ellittiche, leggermente depresse, che progressivamente si estendono a tutta la circonferenza del ramo: l’avvizzimento delle foglie e della parte più distale dei rami precede il loro disseccamento. STRATEGIA DI DIFESA La lotta contro i cancri rameali è di tipo preventivo e va associata a una serie di accorgimenti agronomici basilari. Nelle zone più a rischio, quelle a elevata umidità, è fondamentale un ciclo di 1 - 2 trattamenti autunnali a base di rame a partire della caduta foglie. In primavera, dove necessario, è consigliabile, nella fase d’ingrossamento gemme, eseguire un ulteriore trattamento con rame o ditianon. Limitatamente agli appezzamenti colpiti è possibile intervenire con la sostanza attiva tiofanate metile (Enovit metil ecc) avente un’azione curativa; data l’estrema facilità di sviluppare resistenze al p.a. tiofanate metile se ne consiglia un uso attento! Con tiofanate - metile è consentito un massimo di 2 trattamenti all’anno (da dopo la raccolta e non oltre la prefioritura) previa autorizzazione dl tecnico. Per quanto riguarda gli accorgimenti agronomici si consiglia di evitare un uso eccessivo di concimi azotati, eseguire la potatura verde postraccolta per favorire la lignificazione dei rami e di procedere alla rimozione e distruzione delle branche colpite. PRINCIPALI FITOFAGI DEL PESCO cydia molesta In Piemonte, su pesco, la cydia molesta ha sempre giocato un ruolo di primaria importanza, determinando, in alcune annate, ingenti perdite di produzione. Negli ultimi anni, anche negli areali storicamente interessati, la pressione del fitofago è diminuita e l’entità del danno alla raccolta si è ridotta a livelli minimi. Con l’avvento della confusione sessuale la popolazione di cydia ha subito una decisa contrazione e la lotta al fitofago è divenuta più agevole, anche nelle zone notoriamente più a rischio. La confusione sessuale a oggi è il metodo di difesa più utilizzato e interessa più dell’80% della superficie coltivata a pesche e nettarine. Fig. 6 Germoglio cidiato BIOLOGIA E SINTOMI Questo lepidottero, nell’areale piemontese, compie 4 - 5 generazioni l’anno. Sverna allo stadio di larva matura in diapausa la quale riprende l’attività con temperature superiori a 10 °C; s’incrisalida, e compie il primo volo tra metà e fine aprile. Il secondo volo si svolge tra la fine di maggio e l’inizio di giugno mentre i successivi si susseguono tra luglio, agosto e inizio settembre. Mentre su melo e pero i germogli sono colpiti di rado, su pesco, le larve minano i germogli provocandone il disseccamento (punte cidiate) e l’emissione di essudati gommosi. Su frutto si osservano gallerie scavate in direzioni del nocciolo con presenza di gomma sull’epidermide; su pomacee spesso le gallerie sono più superficiali. 75 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE TRAPPOLE DI MONITORAGGIO E MODELLO MATEMATICO A RITARDO VARIABILE (SFR REGIONE PIEMONTE) A oggi, il monitoraggio del volo del lepidottero con trappole a feromoni ha ridotto la sua importanza a seguito della massiccia diffusione della confusione sessuale che riduce il numero di individui catturabili. Il monitoraggio con le trappole è ancora indicativo per la prima generazione mentre per quelle estive spesso si raccolgono dati di scarsa utilità. Si consiglia per cui di collocare questo strumento di monitoraggio limitatamente in pescheti isolati e lontani da altri impianti coperti da confusione sessuale. Per ovviare al problema della scarsa attendibilità delle trappole, dal 2004, le indicazioni riguardanti l’evoluzione biologica dell’insetto Fig. 7 Emissione collosa su frutto cidiato sono ottenute grazie al modello previsionale a ritardo variabile messo a disposizione dalla Regione Piemonte. CAMPIONAMENTO VISIVO IN CAMPO Con una così alta presenza della confusione sessuale i controlli visivi risultano decisivi e vanno effettuati nei periodi di maggiore criticità: consistono nella valutazione del danno sui germogli (“punte cidiate”) mentre l’osservazione sui frutti risulta già tardiva (“frutti bacati”) e vanno effettuati a cadenza regolare nel periodo di massima pericolosità: ✓ inizio giugno (in concomitanza con la potatura verde) ✓ inizio luglio Le soglie d’intervento sono: 3% dei germogli e 1% dei frutti colpiti. Al superamento di questi valori si consiglia di intervenire con prodotti ad azione larvicida. STRATEGIA DI DIFESA Il numero di trattamenti necessari per contenere il fitofago varia da zona a zona ed è dipendente dal fatto che si utilizzi o meno il metodo della confusione sessuale. Con quest’ultimo sono sufficienti da 1 a 2 trattamenti a seconda del rischio presente mentre fuori confusione sono necessari dai 5 ai 8 interventi. Di seguito si riporta una tabella con le varie possibili situazioni riscontrabili in campo. 76 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Tab. 5: Strategie di difesa in appezzamenti coperti e non dalla confusione METODO DI LOTTA FUORI CONFUSIONE ELEVATO RISCHIO BASSO RISCHIO I generazione II generazione I generazione II generazione Applicazione di un ovolarvicida (Es. Coragen ecc) al raggiungimento di 40 - 45 gradi giorno a partire dalla prima cattura o da segnalazione del modello matematico dell’inizio ovideposizione Applicazione di un ovolarvicida (Coragen se non utilizzato in I GEN, o MAC (Prodigy) o thiacloprid (Calypso) ad ovideposizione iniziata, come indicato dal modello matematico Applicazione di un ovolarvicida (Es. Coragen ecc) al raggiungimento di 40 - 45 gradi giorno a partire dalla prima cattura o da segnalazione del modello matematico dell’inizio ovideposizione Applicazione di un ovolarvicida (Coragen se non utilizzato in I GEN, o MAC (Prodigy) o thiacloprid (Calypso) ad ovideposizione iniziata, come indicato dal modello matematico Successivamente Successivamente eseguire l’applicaeseguire zione del larvicida l’applicazione del (Fosforganici, larvicida (FosforAffirm, Laser, ganici, Affirm, LaSteward ecc) al ser, Steward ecc) raggiungimento del sulla base del conpicco del volo o da trollo dei germogli segnalazione del e frutti (soglia di modello matema- intervento >3% dei tico dell’inizio fase germogli e 1% dei larvale frutti colpiti). Successivamente eseguire l’applicazione del larvicida (Fosforganici, Affirm, Laser, Steward ecc) al raggiungimento del picco del volo o da segnalazione del modello matematico dell’inizio fase larvale Pre-raccolta: eventuale applicazione di prodotti a base di spinosad (Laser ecc) o bacillus thuringensis (vari) CONFUSIONE SESSUALE Applicazione di un ovolarvicida (Es. Coragen ecc) al raggiungimento di 40 - 45 gradi giorno a partire dalla prima cattura o da segnalazione del modello matematico dell’inizio ovideposizione Applicazione di un ovolarvicida (Coragen se non utilizzato in I GEN, o MAC (Prodigy) o tiacloprid (Calypso) ad ovideposizione iniziata, come indicato dal modello matematico Di norma non sono necessari interventi se non in presenza di punte cidiate (> 3 %) e/o frutti colpiti (> 1 %). In questi casi intervenire con un larvicida. Non dovrebbero essere necessari altri interventi salvo diverse indicazioni derivate dai risultati dei campionamenti, preferendo nel caso l’applicazione, ad inizio II generazione di RRM o MAC o tiacloprid 77 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Tab. 6: Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa da Cydia molesta OVOLARVICIDI Principio attivo Prodotti Dose cc/hl Carenza (gg) Epoca di applicazione metossifenozide Prodigy, Intrepid, ecc 50 7 Inizio ovideposizione della I e II generazione thiacloprid Calypso 25 14 Schiusura uova – larve giovani di I e II generazione clorantraniliprole Coragen 18 - 20 14 Inizio ovideposizione in I o in II generazione (non più di un applicazione all’anno) clorpirifos etile Dursban 75 WG ecc 70 30 Su larve giovani di I generazione clorpirifos metile Reldan 22 ecc 200 15 Su larve giovani di I e II generazione fosmet Spada WDG ecc 250 28 emamectina benzoato Affirm 300 7 etofenprox Trebon Up ecc 50 7 Su larve giovani di II e III generazione indoxacarb Steward 16.5 7 A schiusura uova di II e III generazione spinosad Laser ecc 30 7 Su larve giovani di II e III generazione bacillus thuringensis Delfin ecc 100 3 Schiusura uova in II e III generazione LARVICIDI 78 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE 79 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE ANARSIA LINEATELLA Questo lepidottero, nell’areale peschicolo piemontese, ha causato numerosi danni tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000. La profilassi messa a punto a seguito di questi attacchi ha consentito di contenere con successo l’insetto e di limitare la popolazione presente e i danni alla raccolta. BIOLOGIA E SINTOMI Si tratta di un lepidottero che sverna allo stato di larva (II età) all’interno di ricoveri scavati sotto la corteccia. Le larve svernanti riprendono la loro attività nel mese di aprile nutrendosi di fiori e giovani germogli. Compie 3 generazioni all’anno: il primo volo avviene tra metà maggio e metà giugno, il secondo tra luglio - agosto e il terzo a settembre. La sintomatologia è simile quella già descritta per la cydia del pesco: nei giovani germogli le larve scavano gallerie longitudinali e nei frutti gallerie che si approfondiscono fino al nocciolo con successiva emissione di gomma. Data questa somiglianza con la Fig. 8 Larva di Anarsia su germoglio cydia del pesco, in presenza di punte cidiate e/o frutti colpiti, si consiglia di contattare il tecnico di riferimento per la corretta identificazione del fitofago responsabile del danno. STRATEGIA DI DIFESA La lotta contro l’Anarsia non è generalizzabile a tutti i pescheti poiché alcune zone sono più a rischio rispetto ad altre. Di fondamentale importanza è l’intervento realizzato sulle larve svernanti, prima della fioritura, con il p.a. fluvalinate (Klartan, Mavrik ecc). Questo trattamento, avente un’azione collaterale contro il tripide fiorale e gli afidi, è consigliabile in tutti i pescheti a rischio. Negli areali notoriamente più colpiti, è necessario un secondo trattamento insetticida sulle larve di prima generazione (inizio – metà giugno). Per questo secondo trattamento, sulla base dall’esperienza maturata, si consiglia di preferire sostanze attive ad azione ovolarvicida quali thiacloprid (Calypso), e clorantraniliprole (Coragen) in quanto le larve di Anarsia tendono ad approfondirsi velocemente nella vegetazione e nei frutti limitando l’efficacia dei prodotti larvicidi (fosforganici ecc). Anche per questo lepidottero è possibile mettere in campo una lotta non chimica con l’applicazione della confusione sessuale (vedi capitolo confusione sessuale e disorientamento) la quale risulta molto efficace. Anche con la confusione il trattamento con fluvalinate èconsigliabile! AFIDE VERDE DEL PESCO (Myzus persicae) Il Myzus persicae è il principale afide che colpisce il pesco, con le sue punture può provocare il deprezzamento dei frutti a partire già dalle prime fasi della stagione. Sverna attraverso uova durevoli deposte su rami/tronco e da queste, in primavera, compaiono le fondatrici (attere) che colonizzano le gemme prima della loro apertura. Da maggio – giugno compaiono le forme alate che migrano sugli ospiti secondari: altre prunoidee e altre piante erbacee. Per quanto riguarda la sintomatologia, le foglie colpite ingialliscono, si arricciano e cadono anticipatamente, i fiori in80 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE teressati abortiscono mentre le punture sui frutti determinano la loro deformazione e crescita irregolare. STRATEGIA DI DIFESA La strategia di difesa contro l’afide verde può essere realizzata secondo 2 differenti modalità. La prima è consigliabile in quei pescheti storicamente colpiti, la seconda dove il rischio è minore e in genere non si osservano danni: A) Strategia di difesa A (appezzamenti a rischio) (d) 1. Eseguire un primo trattamento in pre fioritura (calice visibile – bottoni rosa), utilizzando una delle seguenti sostanze attive: pirimicarb (Pirimor), flonicamid (Teppeki) o fluvalinate (Mavrik ecc). Quest’ultimo p.a. svolge altresì un’azione abbattente contro il tripide fiorale ma è da escludere negli appezzamenti nei quali l’anno precedente si sia- Fig. 9 Germoglio infestato dall’afide verde no avuti problemi di acari. 2. Eseguire un secondo trattamento in post fioritura, utilizzando i p.a. un neonicotinoide (imidacloprid (Confidor ecc), thiametoxan (Actara), acetamiprid (Epik), clotianidin (Dantop). Per la campagna 2012 è stato introdotto un nuovo insetticida per la lotta contro gli afidi da impiegarsi nel periodo post fiorale: lo spirotetramat (Movento). Quest’ultimo è limitato ad 1 trattamento all’anno indipendentemente dall’avversità. B) Strategia di difesa B (appezzamenti non a rischio) è sufficiente un solo intervento o pre-fiorale (flonicamid) o a caduta petali (neonicotinoide o spiritetramat). In caso d’infestazioni estive, sulla base dell’esperienza maturata, si consiglia di eseguire un trattamento a base di flonicamid (Teppeki) o spirotetramat (Movento). Come per gli afidi del melo la lotta chimica va associata a un’attenta gestione agronomica delle piante: evitare condizioni di lussureggiamento. Inoltre, porre molta attenzione all’utilizzo dei neonicotinoidi dato il loro impatto sulle artropodofauna utile e per il rischio di sviluppare popolazioni resistenti. I TRIPIDI DEL PESCO I tripidi più diffusi in Piemonte sono: Thrips meridionalis, Thrips major e Thrips fuscipennis. I tripidi sono insetti di piccole dimensioni (circa 1 – 1,5 mm), molto mobili, soprattutto allo stato adulto e colpiscono le nettarine in fioritura e nella fase di pre raccolta. Le varietà più sensibili sono rappresentate dalle nettarine precoci (Big top ecc) per le quali è necessaria una puntuale strategia di difesa onde evitare danni alle produzioni. BIOLOGIA E SINTOMI IN CAMPO I tripidi svernano allo stadio di femmine fecondate tra le screpolature della corteccia e in altri ricoveri occasionali. In prima- Fig. 10 Danno da tripide fiorale 81 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE vera, verso la fine marzo, si portano sulle gemme fiorali, penetrano nei fiori e ovidepongono al loro interno. Le neanidi, presenti generalmente da aprile a maggio, pungono gli organi fiorali e i giovani frutticini. Superata questa fase i tripidi, si possono portare su altre piante erbacee o arbustive spontanee (T. meridionalis), per continuare la loro attività trofica, oppure possono rimanere sul pesco (T. major e T. fuscipennis) provocando ulteriori danni nella fase di maturazione dei frutti. In primavera - estate si susseguono da 2 a 3 generazioni, l’ultima delle quali origina le femmine svernanti. Nella fase di fioritura i tripidi danneggiano sia i fiori sia i giovani frutti a causa delle loro punture di nutrizione: provocano parziali deformazioni e lesioni superficiali, le quali, successivamente, necrotizzano e suberificano. Fig. 11 Danno da tripide estivo CAMPIONAMENTI Il metodo di campionamento più agevole è quello dello scuotimento dei germogli apicali su superfici bianche (anche un semplice foglio di carta) con successivo conteggio delle forme mobili. Per una buona attendibilità dei risultati si consiglia di effettuare almeno una ventina di battute. Come riferimento si può adottare una soglia indicativa di 2 - 3 individui osservati per ogni battuta sopra la quale si dovrà intervenire. STRATEGIA DI DIFESA Dove storicamente sono osservati danni alle produzioni, si consiglia di intervenire prima della fioritura con un p.a. appartenente alla famiglia dei piretroidi: fluvalinate (questo p.a. non è previsto per la lotta ai tripidi nel disciplinare PSR ma contro Anarsia) acrinatrina (Rufast E – FLO ecc), alfacipermetrina (Contest ecc), ciflutrin (Bayteroid EW ecc), cipermetrina (Ciperthrin Plus ecc), deltametrina (Decis ecc), lambdacialotrina (Karate Zeon ecc) o zetacipermetrina (Furj ecc). Si ricorda che i piretroidi possono essere utilizzati esclusivamente prima della fioritura e che nell’ambito di questa famiglia di agrofarmaci il fluvalinate risulta il meno impattante per i pronubi. Nei casi più gravi è consigliabile intervenire anche nella fase di scamiciatura con clorpirifos - metil (Reldan 22, ecc) o etofenprox (Trebon ecc). Per il contenimento dei danni nella stagione estiva (20 giorni prima dello stacco dei frutti), al superamento della soglia d’intervento, si consiglia di intervenire con spinosad (Laser, Succes.): questo trattamento risulta fondamentale per le nettarine e in particolare per quelle precoci, maggiormente esposte all’attacco da tripidi. Per le pesche i trattamenti contro i tripidi non sono necessari. I MIRIDi Questo insetto colpisce il pesco nel periodo precedente la raccolta provocando, in alcuni casi, significative perdite di produzione. I pescheti più sensibili sono quelli adiacenti alle colture cerealicole (cereali autunno-vernini) che, come molte altre erbacee, rappresentano gli ospiti primari. Infatti, il miride abbandona le colture cerealicole in prossimità della loro, mietitura, da fine giugno a metà luglio, e migra sulle colture attigue, tra cui il pesco. 82 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE BIOLOGIA E SINTOMI IN CAMPO Il miride più diffuso nell’areale peschicolo piemontese è il Lygus rugulipennis. E’ una specie polifaga, in grado di danneggiare un notevole numero di specie orticole e fruttifere (pesco e pomacee). Lo svernamento dell’insetto avviene allo stadio di adulto nei residui di vegetazione posti sul terreno e nelle anfrattuosità della corteccia delle piante. Gli adulti iniziano la loro attività in aprile, e in seguito all’accoppiamento, inizia la fase dell’ovideposizione. Dopo circa 15 - 20 giorni nascono le neanidi le quali alla fine di giugno raggiungono lo stadio di adulto e iniziano la loro attività trofica in primis sulle colture erbacee e ortive e successivaFig. 12 Danno da miride su frutto mente si spostano su quelle arboree. Le punture dell’insetto sui frutti prossimi alla raccolta provocano deformazioni e l’emissione di essudati gommosi. Talvolta le alterazioni si possono presentare sotto forma di cavità crateriformi non associate a essudati gommosi. STRATEGIA DI DIFESA Nei pescheti più sensibili, ubicati nelle vicinanze di colture cerealicole, si consiglia di monitorare attentamente la popolazione di Lygus con frequenti retinaggi nell’interfila a partire da fine maggio – inizio giugno proseguendo fino alla prossimità dello stacco dei frutti. Non sono disponibili soglie di riferimento per cui si consiglia di valutare innanzi tutto il grado di pericolosità dell’appezzamento, sulla base della sua storicità, e di pianificare un trattamento etofenprox (Trebon) che è l’unica sostanza attiva prevista dal disciplinare regionale nella lotta ai miridi. LA SPERIMENTAZIONE CReSO La lotta chimica non sempre è risolutiva e in molti casi è di difficile applicazione vista la concomitanza con l’inizio dello stacco dei frutti. Una valida alternativa ai trattamenti è data dall’apposizione di una barriera fisica avente lo scopo d’impedire l’ingresso dei miridi nel pescheto. Si tratta di una rete antinsetto (maglia 1.4 x 1,7 mm) applicata sui lati del pescheto adiacente a potenziali vie d’ingresso dell’insetto e che può essere applicata utilizzando in parte la struttura antigrandine già presente. 83 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE LE PRINCIPALI VIROSI DEL PESCO La Sharka (Plum Pox Virus o Vaiolatura delle drupacee) è il virus più temuto su pesco per il quale esiste un decreto di lotta obbligatoria che impone l’estirpo delle piante colpite. Questo patogeno, isolato per la prima volta in Piemonte nel 2007, è stato efficacemente controllato grazie alle misure preventive messe in atto dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte: ✓ estirpo forzato degli impianti colpiti ✓ monitoraggio annuale sui pescheti dell’areale ✓ introduzione di certificazioni ad hoc che testimoniano l’assenza del virus sulle giovani piante Altro virus di rilievo presente in modo particolare nel revellese è la così detta sindrome della “Rosetta”. Questa patologia, in seguito ad un suo rapido sviluppo è stata contenuta nell’areale di prima diffusione e a oggi non si conoscono nuovi territori contaminati. Fig. 14 Vaiolatura da Sharka su frutto (foto SFR Piemonte) Fig. 13 Vaiolatura su foglia (Sharka) (foto SFR Piemonte) 84 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE PRINCIPALI AVVERSITà DEL SUSINO IN PIEMONTE I marciumi ALLA RACCOLTA Il principale patogeno fungino che colpisce il susino è la monilia alla raccolta. I responsabili del danno sono gli stessi funghi già descritti per il pesco: M. laxa, M. fructigena, M. fructicola. A differenza del pesco sono meno frequenti gli attacchi fiorali mentre la sensibilità dei frutti nella fase di pre raccolta è elevata. Per limitare gli attacchi da moniliosi sono valide le indicazioni fornite per il pesco: prestare molta attenzione alla conduzione agronomica delle piante evitando eccessive concimazioni azotate e favorire l’aerazione delle chiome con razionali potature e asportazione delle cosiddette mummie. Per quanto riguarda la difesa chimica è consigliabile 1 trattamento dopo la fioritura e 2 classici Fig. 1 Mummia su susino trattamenti anti monilia precedenti lo stacco dei frutti, a 20 e 10 giorni dalla raccolta. Per quanto riguarda i principi attivi a disposizione contro la monilia fare riferimento al capitolo: “disciplinare di difesa del susino”. LA BATTERIOSI DEL SUSINO Lo Xanthomonas campestris pv. pruni è responsabile della così detta “maculatura batterica” delle drupacee ed è il principale batterio che colpisce il susino in Piemonte. Esso determina la comparsa di macchie necrotiche sulle foglie che talvolta si verificano anche sui frutti. L’incidenza di questa patologia è rilevante, è presente in quasi tutti i susineti dell’areale piemontese con intensità legata all’andamento climatico stagionale in quanto il batterio predilige situazioni di elevata umidità ambientale. BIOLOGIA E SINTOMI Questo patogeno sverna tra gli spazi intercellulari della corteccia, nel floema e xilema. A differenza del pesco, dove questo patogeno è essenzialmente epifita, su susino è altresì sistemico. I cancri che lo stesso patogeno ha formato nella stagione precedente rappresentano la fonte d’inoculo principale per la stagione successiva. In primavera il batterio inizia a moltiplicarsi e, in presenza di vento e piogge, va ad infettare tessuti legnosi sani originando così nuovi cancri. Da queste lesioni primarie l’essudato batterico, sempre in condizioni climatiche favorevoli, viene veicolato sulle foglie dove penetra dagli stomi e causa le infezioni secondarie. Questo batterio è altresì in grado di migrare vascolarmente dai rami colpiti alle foglie presenti infettandole (formazione delle impallinature fogliari). Si tratta di un batterio termofilo che si sviluppa a Fig. 2 Foglie con evidenti macule necrotiche da batteriosi 85 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE temperature comprese tra 20 – 28 °C, temperature superiori sono in grado di arrestarne l’azione patogena; infatti le infezioni primarie avvengono in primavera e in autunno quando le condizioni climatiche miti e umide sono favorevoli allo sviluppo e alla diffusione del batterio. STRATEGIA DI DIFESA Contro la batteriosi del susino è necessario mettere in campo una profilassi attenta ed accurata. Non esistono prodotti curativi contro i batteri fitopatogeni sistemici e l’unico p.a. efficace è il rame il quale, su drupacee, non può essere utilizzato nel corso della stagione vegetativa per ragioni normative e di fitotossicità. Un ruolo decisivo è giocato dai trattamenti a base di rame autunnali e antecedenti la ripresa vegetativa. In autunno sono necessari 3 interventi a partire dall’inizio caduta foglie (Es. Poltiglia bordolese 20 % ecc: 500 g/hl) posizionati in concomitanza dei periodi più umidi: l’ultimo trattamento, a completa caduta foglie, va eseguito a dose piena: 200 g/hl di rame metallo (Es Poltiglia bordolese 20 % ecc: 1000 g/hl) Prima della ripresa vegetativa si esegue solitamente 1 – 2 interventi a dosaggi contenuti di 30 – 40 g di rame metallo a ettolitro (Es poltiglia bordolese ecc: 150 – 200 g/hl). CYDIA FUNEBRANA Il principale insetto carpofago del susino è la Cydia funebrana. In Piemonte questo lepidottero svolge dalle 2 alle 3 generazioni all’anno. Il primo volo si verifica in maggio e i successivi in luglio e agosto. Nonostante la presenza di soli due evidenti picchi annui, lo stadio larvale dell’insetto persiste sulle piante dalla metà di maggio sino alla fine di agosto con conseguente rischio di attacchi durante tutto il periodo estivo. STRATEGIA DI DIFESA La lotta contro la Cydia del susino viene definita sulla base dei dati forniti dalle trappole a feromoni e dalle indicazioni derivate dal modello previsionale (Regione Piemonte) attualmente in fase di validazione. L’utilizzo del metodo della Fig. 3 Frutto colpito da Cydia funebrana confusione risulta fondamentale per la difesa contro questo carpofago; la sua efficacia è stata comprovata negli anni e ad oggi risulta il metodo di lotta più diffuso nel nostro areale. 86 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Tab 1: Strategie di difesa fuori confusione e in confusione METODO DI LOTTA senza CONFUSIONE I generazione II generazione Applicazione di un ovolarvicida ( Es Coragen ecc) al raggiungimento del picco del volo o da indicazione di inizio ovideposizione da parte del modello matematico Applicazione di un larvicida (Affirm*, Spada, Laser ecc) o di un ovolarvicida (Calypso) al raggiungimento del picco del volo Successivamente eseguire l’applicazione di un larvicida Pre-raccolta: se si osservano perforazioni fresche sui frutti procedere con l’ applicazione di prodotti a base di etofenprox, spinosad, thiacloprid,emamectina benzoato (nel rispetto dei tempi di carenza) Da giugno in poi mantenere un’adeguata copertura con l’applicazione di larvicidi (2 – 3). IN CONFUSIONE Applicazione di un ovolarvicida (Es. Coragen ecc) al raggiungimento del picco del volo o su indicazione di inizio ovideposizione da parte del modello matematico Di norma non sono più necessari ulteriori trattamenti! Solo se si osservano perforazioni fresche sui frutti procedere con l’ applicazione di prodotti a base di etofenprox, spinosad o thiacloprid (nel rispetto dei tempi di carenza) *In attesa di registrazione Tab 2: Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa da Cydia funebrana PRINCIPIO ATTIVO PRODOTTI DOSE cc/hl CARENZA (gg) EPOCA DI APPLICAZIONE clorantraniliprole Coragen 18 - 20 14 thiacloprid Calypso 25 14 Schiusura uova – larve giovani di I e II generazione fosmet Spada WDG ecc 220 - 250 14 etofenprox Trebon Up ecc 50 7 spinosad Laser ecc 30 7 emamectina benzoato Affirm* 300 - 400 7 FAMIGLIA Ovolarvicidi Larvicidi Su larve di I e II generazione *In attesa di registrazione Per quanto riguarda il metodo della confusione sessuale al momento sono disponibili in commercio i modelli Isomate OFM-rosso (SHIN - ETSU), il quale risulta efficace sia per Cydia funebrana sia per Cydia molesta, e l’Ecodian CF (ISAGRO). Nella tabella seguente si riportano le caratteristiche d’impiego dei due modelli: 87 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Tab 3: Modelli di erogatori disponibili per la Cydia funebrana Tipo erogatori Fitofago Durata (gg) SHIN-ETSU Isomate OFM rosso Cydia molesta Cydia funebrana 165 ISAGRO Ecodian CF Cydia funebrana 75 N° erogatori Epoca applicazione Ha g.ta 600 229 700 267 2000 763 All’avvio della I generazione (15-20 marzo) Preferibilmente dalla II generazione I FITOPLASMI Questo patogeno, isolato in Piemonte all’inizio degli anni 2000, colpisce nello specifico albicocco e susino e causa il cosiddetto “giallume europeo delle drupacee”: European Stone Fruit Yellow (ESFY). BIOLOGIA E SINTOMI I fitoplasmi sono organismi simili a batteri dai quali differiscono per l’assenza della parete cellulare, sono di varia forma, non coltivabili in vitro, vivono nel floema e quindi sono sistemici. Oltre a essere vascolari i fitoplasmi mostrano una latenza intrinseca anche superiore a 2 anni che impedisce di individuare precocemente la presenza d’individui colpiti. Il giallume europeo delle drupacee è presente esclusivamente in Europa dove mostra la sua virulenza su albicocco e sulle varietà di susino cino-giapponese: cv Angeleno e TC Sun. La sintomatologia differisce a seconda dell’epoca considerata e può essere così riassunta: ✓R iposo vegetativo: sviluppo anticipato delle gemme a legno. ✓F ioritura: anticipo della stessa con caratteristica contemporanea presenza di foglie fiori. Fig. 4 A sinistra pianta colpita da fitopla✓E state: clorosi, arrossamento delle foglie e ingrossamen- sma, a destra pianta sana to delle nervature fogliari. ✓A ltri sintomi: necrosi del floema, progressivo disseccamento della pianta, vegetazione affastellata e apoplessia. ✓A livello di singola pianta è possibile che si verifichi il cosiddetto “recovery” o risanamento consistente in una regressione naturale dei sintomi (fenomeno raro). 88 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE LA TRASMISSIONE Del patogeno 1. Mediante materiale di propagazione infetto 2. C acopsilla pruni: nonostante la diffusione della malattia sia spesso imputata a questo psillide i monitoraggi eseguiti in Piemonte non hanno mai evidenziato una presenza significativa dell’insetto 3. N on viene trasmesso nè durante la potatura nè mediante la moltiplicazione da seme. STRATEGIA DI DIFESA Le misure di lotta contro i fitoplasmi sono esclusivamente preventive e si basano su: ✓m onitoraggio attento dei frutteti per immediata segnalazione delle piante colpite e loro estirpo. ✓ r ealizzazione di nuovi impianti con materiale vivaistico sano. Purtroppo, come già detto, il lungo periodo di latenza del fitoplasma può far si che le stesse piante madri Fig. 5 Emissione anticipata di foglie a fine inverno siano già infette. ✓e liminazioni dei polloni radicali i quali costituiscono il ricovero preferito delle cacopsille nel periodo che va da fine inverno ad inizio primavera. ✓ utilizzo di portainnesti poco polloniferi. ✓ lotta chimica sul vettore tra fine febbraio e metà maggio anche se i risultati non sono risolutivi. Prove condotte nel ravennate hanno dato esito negativo ed in aggiunta non vi è nessun prodotto registrato contro la Cacopsilla pruni. ✓ utilizzo di portainnesti resistenti. 89 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE Entriamo insieme in un domani migliore. Migliorare i raccolti per dare cibo all’umanità: questa è la ragione fondante della nostra attività e si basa sui tre principi della nostra casa madre, Sumitomo Chemical • Raggiungere la prosperità attraverso l’integrità e la correttezza del proprio comportamento. • Sviluppare la propria attività in armonia con gli interessi di tutti. • Essere pronta ad affrontare con integrità ed onore i tempi favorevoli e quelli sfavorevoli. Per Sumitomo Chemical Italia questo vuol dire essere attenti alle tante specificità della nostra agricoltura, così variabile per clima, territorio e diversità di colture, offrendo agrofarmaci efficaci ed affidabili, per la valorizzazione delle nostre produzioni. www.sumitomo-chem.it 90 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE PRINCIPALI AVVERSITà DELL’ALBICOCCO IN PIEMONTE Di seguito sono presentate le principali avversità che annualmente arrecano un danno significativo a questa coltura. Non viene fatto cenno alla monilia in quanto ampiamente trattata nel capitolo relativo al pesco. la batteriosi dell’albicocco Oltre al virus della Sharka, il quale ha decimato gli albicoccheti piemontesi alla fine degli anni ’90, il cancro batterico dell’albicocco ha sferrato un ulteriore grave colpo a questa specie riducendone la sua presenza a circa 1000 ha in tutto il Piemonte. Il batterio responsabile del danno è lo Pseudomonas syringae pv.syringae (Pss), batterio ubiquitario che colpisce anche il melo e in taluni casi il pesco. Si tratta di un patogeno criofilo (predilige temperature fredde) che infetta i tessuti vegetali in autunno e inverno penetrando da ferite naturali su tronco e branche o provocate dall’uomo (potatura) o da eventi atmosferici (grandine). La sua diffusione è legata agli eventi meteorici (pioggia e vento) i quali veicolano le cellule batteriche sui tessuti sani determinando nuove infezioni. Le temperature estive ne limitano la patogenicità e portano ad una quiescenza del batterio nei pressi degli stomi delle foglie. Fig.1 Emissione collosa da cancri su ramo FATTORI PREDISPONENTI ✓L e precipitazioni piovose: piogge autunnali e di fine inverno favoriscono la diffusione del batterio nel frutteto. ✓ I l freddo: l’intensità dell’attacco batterico è direttamente pro- porzionale alla durata e all’intensità del freddo invernale. Infatti, essendo un batterio criofilo si sviluppa con maggior intensità in annate particolarmente fredde. L’alternanza di gelo notturno e di intenso riscaldamento diurno provoca la formazione di micro ferite sul tronco, vie preferenziali d’accesso per il batterio. Anche le gelate primaverili sono in grado di determinare danni di elevata entità. ✓ I l suolo: la presenza della malattia è maggiore in terreni con tessitura grossolana, molto sciolti, con scarsa capacità di campo, ph acido, con scarsa dotazione si sostanza organica e calcio scambiabile. Questi terreni inoltre sono maggiormente predisposti a stress idrici che indeboliscono la pianta e la rendono più aggredibile dal batterio. ✓ I portinnesti: di primaria importanza è la corretta scelta del portinnesto in funzione del tipo di terreno. Un portinnesto ina- Fig. 2 Disseccamento di una branca fruttifera a seguito di un attacco da Pss 91 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE datto al suolo è un importante fattore di stress per la pianta. In condizioni di suolo favorevoli al batterio la pur riconosciuta minor sensibilità del pesco rispetto ai mirabolani/susini si attenua. In sostanza un franco di pesco su terreno inadatto predispone l’impianto a un sicuro fallimento ma lo stesso vale per un mirabolano su terreno non idoneo. La situazione peggiora in caso di reimpianto dove, la “stanchezza del terreno” influisce negativamente sul successo dell’impianto. ✓L a varietà: le osservazioni di pieno campo hanno evidenziato una differente sensibilità varietale all’attacco del batterio anche se negli ultimi due anni, caratterizzati da inverni molto freddi e umidi, la virulenza dello Pseudomonas, in albicoccheti a elevato “coefficiente di predisposizione”, ha raggiunto livelli tali da Fig. 3 Innesto alto su albicocco efrendere poco evidenti e significative queste variabili. Negli im- fettuato a 120 cm. pianti correttamente eseguiti, il livello di sensibilità varietale assume invece una significativa importanza. Nell’ambito delle cultivar attualmente più diffuse sul territorio e le più recenti, consigliate per i nuovi impianti, si possono classificare in tre livelli di sensibilità: Sensibili: Aurora*, Laycot*, Sweet Cot® Toyuda* Mediamente sensibili: Pinkcot® Cotpy*, Kioto*, Tonda di Costigliole, Robada*, Flavor Cot® Bayoto* P oco sensibili: Perle Cot*, Zebra® Priboto*, Spring Blush® EA 3126*, Magic Cot*, Goldrich ✓ I l punto di innesto: ricerche e sperimentazioni francesi hanno dimostrato una correlazione tra l’altezza del punto d’innesto e l’incidenza della malattia: la riduzione della sensibilità è direttamente proporzionale all’altezza dell’innesto. I dati sperimentali evidenziano che i migliori risultati si sono ottenuti con un’altezza di innesto di 120 cm. P artendo da queste incoraggianti premesse si è allestita nel 2007, presso il centro ricerche del Creso, una prova/confronto tra le tre cv maggiormente diffuse in Piemonte, (Laycot, Pinkcot e Robada, con differente grado di sensibilità al patogeno), innestate su franco di pesco Montclar® Chanturgue * a 120 cm e come testimone all’altezza standard di vivaio di 20 cm. I risultati, del tutto preliminari, sono incoraggianti. Lo sviluppo delle piante innestate alte è stato ottimale, sono state protette dalle malattia e, rispetto alle palmette testimone, non si sono evidenziate differenze significative riguardo a sviluppo della chioma, entrata in produzione e produttività. RACCOMANDAZIONI Riassumendo, al fine di contenere il più possibile l’instaurarsi della batteriosi, è bene attenersi alle seguenti indicazioni: 1. non impiantare l’albicocco in terreni troppo poveri e ricchi di scheletro; 2. scegliere correttamente il portainnesto sulla base delle caratteristiche pedologiche del terreno; 3. eseguire la potatura solo nel periodo estivo (dopo la raccolta); 4. procedere con l’imbiancatura del tronco a inizio autunno. Questo accorgimento, seppur non risolutivo, sembra attenuare l’incidenza della malattia nell’albicoccheto; 5. intervenire con rame nei periodi di massima sensibilità. La lotta preventiva con rame risulta essenziale. Le coperture con i rameici vanno eseguite in autunno da caduta foglie fino alla 92 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE ripresa vegetativa: questi trattamenti hanno lo scopo di proteggere le micro ferite presenti su rami e tronco (spesso derivanti dal gelo) vie preferenziali d’ingresso del batterio. Il numero di trattamenti è funzionale all’andamento climatico, si consiglia di proteggere la vegetazione prima degli eventi infettanti quali le piogge autunnali 6. nel caso si riscontrino cancri e fuoriuscite di gomma procedere con l’asportazione delle parti colpite (riduzione dell’inoculo in campo) e la successiva protezione delle ferite con rame o mastici protettivi. forficula Le forficule (Forficula auricularia L.) o più comunemente forbicine, possono essere insetti utili o dannosi secondo l’agroecosistema in cui vengono considerate. Sono infatti eccellenti predatori di afidi (soprattutto afide verde e afide lanigero del melo), psille, cocciniglie, nonché di uova, larve e crisalidi di piccoli lepidotteri (Cydia pomonella, Cydia molesta, ecc.). Le forficule si nutrono tuttavia anche di organi vegetali e su alcuni fruttiferi, in particolare su pesco e albicocco, possono arrecare danni rilevanti sia ai frutti, con erosioni sub-circolari che interessano l’epicarpo e gli strati più superficiali del mesocarpo e che rendono il frutto non commerciabile, sia ai germogli, con defogliazioni e distruzione di gemme. CICLO BIOLOGICO Fig. 4 Applicazione di colla sul tronco Le forficule compiono una sola generazione all’anno. In autunno la femmina scava nel terreno a alcuni centimetri di profondità un nido nel quale depone fino a 80 uova, che accudisce assiduamente mantenendole pulite da funghi ed eventuali patogeni. Le neanidi nascono in pieno inverno e dopo una fase gregaria nel nido, ove vengono nutrite dalla madre, si disperdono nell’ambiente. Presentano 4 stadi giovanili e i nuovi adulti compaiono indicativamente a inizio giugno. Gli esemplari maschili e femminili si distinguono facilmente dalla forma dei cerci; lisci e rettilinei nella femmina, dentati e arcuati nel maschio. La Forficula è una specie cosmopolita, ad attività prevalentemente notturna e lucifuga. Durante le ore di luce si rifugia in ricoveri ombreggiati e umidi, quali la vegetazione, screpolature della corteccia, ecc. Possiede un secondo paio di ali perfettamente funzionante, ma utilizzato raramente per il volo. STRATEGIE DI LOTTA ✓A l momento non esistono principi attivi previsti dal Disciplinare PSR. ✓L a lotta può essere attuata applicando colle repellenti sul tronco e/o mediante catture massali. ✓L e colle si sono dimostrate molto efficaci nel limitare la risalita delle forficule sulla chioma e quindi il danno ai frutti. ✓L e forficule iniziano a salire sul tronco delle piante da frutto verso la fine di maggio, per cui si consiglia di applicare le colle a metà maggio. 93 DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE ✓L a colla deve essere applicata anche su pali, tiranti, e tutto ciò che possa consentire alle forficule di raggiungere la chioma delle piante. ✓L a colla Rampastop® risulta più efficace qualora il tronco sia fortemente screpolato in quanto aderisce meglio al tronco stesso; è di rapida applicazione e richiede una sola applicazione durante la stagione. ✓L e catture massali vanno effettuate posizionando sulle branche basali fasce di cartone, giornali arrotolati, o qualunque altro oggetto possa fungere da ricovero per le forficule e procedendo frequentemente a svuotare le Fig. 5 Danno da Forficula auricularia su albicocche trappole e distruggere gli individui presenti. ✓S ebbene in misura ridotta, le forficule possono spostarsi con il volo, per cui in caso di infestazioni molto elevate l’applicazione di colla repellente alla base del tronco può non essere sufficiente. 94