PrinciPali aVVersità FunGine Del Pesco

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PrinciPali aVVersità FunGine Del Pesco
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
PRINCIPALI AVVERSITà FUNGINE DEL PESCO
marciumi del pesco
(Monilia spp. Botrytis cinerea, Rhizopus spp.)
LA MONILIA
Su pesco, i marciumi da monilia rappresentano la
prima causa di danno alla raccolta. Si tratta di patogeni “da ferita” che s’insediano in condizioni di elevata umidità relativa e/o pioggia. In Piemonte sono
presenti la Monilia laxa, la Monilia fructigena e la
Monilia fructicola. La M. laxa colpisce i fiori in primavera mentre la M. fructigena attacca i frutti in fase
di maturazione. La M. fructicola, isolata nel 2008 in
Piemonte (Pellegrino at al., 2008), come la M. fructigena, tende a insediarsi nei frutti prima del loro
stacco compromettendoli totalmente. Tutte queste
specie svernano essenzialmente come micelio sulle
Fig. 1 Frutto colpito da Monilia fructicola
mummie in pianta. Alla ripresa vegetativa in condizioni favorevoli, temperatura > 15°C ed elevata umidità, si ha la diffusione degli elementi infettivi
dalle mummie che vanno a insediarsi nei fiori provocandone il loro avvizzimento. Dagli elementi
fiorali la monilia passa ai giovani germogli che in breve tempo disseccano. Il patogeno dà origine
sul frutto al così detto “marciume bruno” : inizialmente superficiale e leggermente depresso poi si
approfondisce e va ad interessare tutta la polpa.
Situazione in Piemonte
Fra le specie di monilia presenti in Piemonte la M. fructicola è la più pericolosa poiché più aggressiva e in grado di sviluppare facili resistenze ai fungicidi normalmente utilizzati. Nel 2011, anno
favorevole agli attacchi di monilia, diversi pescheti sono stati colpiti dalla M. fructicola la quale ha
compromesso quasi totalmente il raccolto. Essendo un nuovo patogeno per l’areale peschicolo
piemontese sono in corso studi: il CReSO e l’Università di Torino (Agroinnova) stanno compiendo
le verifiche necessarie a definire una strategia di difesa ad hoc e per meglio comprendere l’efficacia dei diversi fungicidi a disposizione.
Strategia di difesa
La difesa contro quest’avversità prevede una serie d’interventi realizzati nei momenti in cui la
sensibilità e la probabilità d’infezione è massima: la fase di scamiciatura e di pre – raccolta.
Infatti, sia la caduta dei petali, sia le micro ferite presenti sull’epidermide dei frutti prima del loro
stacco rappresentano vie preferenziali d’ingresso del patogeno. Di norma s’interviene con un
trattamento in post fioritura e due trattamenti prima della raccolta: il primo a 18 - 20 giorni
dalla raccolta e il secondo a 7 giorni dalla raccolta. Si consiglia vivamente di alternare i prodotti a disposizione a diverso meccanismo d’azioni onde evitare l’insorgenza di resistenze, ormai
segnalate in diversi paesi europei.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Tab. 1: agrofarmaci utilizzabili nella strategia di difesa contro monilia
Principio attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Carenza
tebuconazolo
Folicur SE ecc
290 - 400
7
fenbuconazolo
Indar 5 EW ecc
100
3
penconazolo
Topas 10 WDG ecc
50
14
propiconazolo
Opinion ecc
25
14
difenoconazolo
Score 25 EC ecc
20 - 30
7
ciproconazolo
Galeo ecc
35
3
miclobutanil
Thiocur 20 EW ecc
35
7
fenexamide
Teldor ecc
100
3
cyprodinil
Chorus ecc
50
7
cyprodinil
+ fludioxonil
Switch
60
14
boscalid
Cantus
40
3
Bellis Drupacee
50 – 75
(dose max ettaro
750 g)
3
boscalid
+ pyraclostribin
Limitazioni
e note
Con gli IBE max 4
trattamenti complessivi
anno
Max 2 trattamenti
per ciascun p.a.
all’anno
Max 3 trattamenti
complessivi anno
dodina
vari
100
10
-
bacillus subtilis
Serenade max
250
3
-
Tab. 2: Efficacia dei prodotti e attività collaterali
Principio
Attivo
Monilia
Oidio
Bolla
Rhizopus
Botrytis
tebuconazolo
++/+++
+
-
-
-
fenbuconazolo
++
+
-
-
-
penconazolo
+
++/+++
-
-
-
propiconazolo
+/++
+/++
+/++
-
-
difenoconazolo
+/++
-
+
-
-
ciproconazolo
++
+/++
-
-
-
miclobutanil
++
++
-
-
-
fenexamide
+/++
-
-
-
++
cyprodinil
++
-
-
-
++
cyprodinil + fludioxonil
+++
-
-
-
++
boscalid
++
+
-
-
-
boscalid + pyraclostribin
++/+++
++/+++
-
-
-
dodina
+/++
-
+
-
+
bacillus subtilis
+
-
-
-
+
Questi giudizi scaturiscono dalle esperienze locali del CReSO e dei tecnici del coordinamento.
LEGENDA: Attività del prodotto: - (nessuna attività) + (debole) ++ (media) +++ (buona)
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Azioni di profilassi
La strategia di difesa chimica non è risolutiva se non abbinata a una valida lotta di tipo agronomica. Dalle esperienze maturate è stato osservato che l’attività delle diverse sostanze attive limita
l’insorgenza di marciumi alla raccolta per circa un 40 – 50 %; la gestione agronomica è quindi
determinante e le misure preventive da seguire sono riassumibili nei seguenti punti:
✓ a
rieggiamento della chioma per garantire livelli minimi di umidità nel pescheto. Tale accorgimento è decisivo nel periodo precedente la raccolta, per questa ragione è necessaria oltre che
un’efficace potatura invernale un altrettanto buona potatura verde
✓c
oncimazione razionale ed equilibrata senza eccessi di azoto. Evitare concimazioni azotate
nei due mesi precedenti la raccolta
✓ i rrigazione proporzionata al fabbisogno idrico effettivo delle piante evitando apporti elevati nel periodo precedente lo stacco dei frutti
✓ eliminazione delle mummie presenti in pianta costituenti l’inoculo principale
RHIZOPUS
Il Rhizopus stolonifer è causa del cosiddetto “marciume molle deliquescente”. Inizialmente sui frutti si nota
la comparsa di macchie non infossate di colore marrone che evolvono scurendosi sempre più. Nella maggior
parte dei casi, in corrispondenza di queste macchie si
osserva una facile separazione dell’epicarpo rispetto
alla polpa sottostante. Da queste lesioni si accresce
velocemente un micelio (“muffa” cotonosa) dapprima
bianco che poi tende a virare al grigio e infine al nero.
Questo fungo penetra attraverso ferite provocate da
punture d’insetti, lesioni da grandine e screpolature
Fig. 2 Attacco di Rhizopus
dell’epidermide dovute all’accrescimento dei frutti. In
conservazione il contagio dei frutti sani avviene attraverso il contatto diretto con frutti colpiti. Si
tratta di un patogeno secondario che sverna come spora nel terreno e come micelio su frutti caduti a terra. Generalmente si verificano attacchi nella fase della conservazione dei frutti dopo 5 - 10
giorni di frigoconservazione, anche se, in certe annate favorevoli sono stati osservati danni già a
partire della fase del pre raccolta. Per quanto riguarda la difesa in campo sono presenti in bibliografia diverse esperienze condotte per lo più su fragola. Dalle osservazioni e dalle prove condotte
dal CReSO su pesco, non sono state evidenziate sostanze attive particolarmente efficaci contro
questo fungo e al momento gli accorgimenti di natura agronomica, già riportati per Monilia sp e
Botrytis cinerea, sono gli unici a essere consigliati.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
BOLLA DEL PESCO (Taphrina deformans)
Si tratta di un patogeno che colpisce il pesco e in
taluni casi anche il susino. Il fungo attacca l’apparato fogliare sul quale provoca una riduzione della
superficie fotosintetica disponibile. Sulle foglie colpite si osserva una bollosità rossastra, inizialmente
limitata ma che progressivamente va a interessare
l’intero lembo fogliare. Dopo qualche settimana le
foglie colpite vanno incontro a una filloptosi anticipata. I germogli interessati dal patogeno presentano internodi ravvicinati e la parte apicale è priva
di foglie. In caso di gravi infestazioni anche i frutti
sono colpiti e su di essi si osserva la formazione di
Fig. 3 Germoglio colpito da bolla
vistose protuberanze di colore rossastro. Il fungo
sverna sia come ascospora sia come micelio su rami e tronco. Gli attacchi avvengono dall’emissione dei primi abbozzi vegetativi (dopo rottura gemme) in occasione di periodi piovosi i quali
veicolano gli elementi infettivi direttamente sui giovani tessuti fogliari infettandoli. Tra la fase di
rottura gemme e calice visibile la sensibilità della pianta è massima. Temperature al disopra
dei 25 – 28 °C interrompono la capacità patogenetica del fungo.
STRATEGIA DI DIFESA
La strategia di difesa contro la bolla è di tipo preventivo in quanto al momento della manifestazione dei primi sintomi è già tardi per intervenire, e inoltre, non sono disponibili prodotti curativi
efficaci.
Gli interventi necessari a contrastare questo patogeno sono generalmente 3 realizzati nei
seguenti periodi:
✓ a completa caduta foglie
✓ rottura gemme
✓ calice visibile/bottoni rosa
I primi 2 sono utili a ridurre la massa d’inoculo presente in campo mentre il terzo a proteggere
direttamente le giovani foglie in fase di crescita.
Le sostanze attive più efficaci contro la bolla sono i ditiocarbammati (ziram e tiram) e il captano.
Oltre a questi sono altresì utilizzabili la dodina e il rame. Si ricorda, che per garantire il successo
della profilassi è necessario che l’atomizzatore sia ben tarato poiché troppo sovente si assiste a
una presenza del patogeno proprio nelle parti alte della pianta.
Alla presenza di un attacco di bolla, come già detto, non sono disponibili prodotti curativi. Si
consiglia pertanto di procedere all’asportazione e alla distruzione dei getti colpiti. Inoltre, i
primi caldi primaverili arrestano velocemente l’infezione. Eventuali trattamenti con zolfo o zolfo +
tebuconazolo contro oidio o monilia possono limitare la diffusione della malattia.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Tab. 3: Prodotti e dosaggi consigliati nei trattamenti autunno-invernali
P.a.
ziram
Prodotto
Triscabol dg
Altri
Dose a hl
(ml – g/hl)
Dose
Kg/ha
Attività
collaterale
500
-
7.5
3
Corineo
Limitazioni e Note
Tra tiram, ziram e captano sono
consentiti un numero max di 3
interventi all’anno. Tiram e ziram:
sostanze in alternativa tra di loro le
quali possono essere impiegate al
max di 2 volte l’anno.
tiram
Pomarsol
80 WG ecc
500
7.5
Corineo
captano
Merpan 80 wdg
ecc
300
4.5
Corineo
Con captano al max 2 interventi
l’anno
dodina
Dodina 65 wg ecc
80
1.2
Corineo
-
rameici
Vari
100 - 125
(rame
metallo)
-
Batteriosi
Non ammessi interventi in post
fioritura
Si ricorda che, fatta eccezione per
il Triscabol DG, tutti gli altri formulati
hanno una limitazione di dose a
ettaro pari a 3 Kg.
OIDIO DEL PESCO (Sphaerotheca pannosa)
Quest’agente di mal bianco colpisce pesco e albicocco. Come già descritto per il melo questo
patogeno causa la comparsa di macchie biancastre sulle foglie e sui frutti che spesso si deformano. L’oidio del pesco, come gli altri mal bianco, predilige ambienti poco umidi e ventosi con
temperature ottimali di crescita comprese tra 20 – 22 °C. Esiste una diversa sensibilità varietale:
le cv Amiga, Venus e Orion sono generalmente più aggredibili dal patogeno.
STRATEGIA DI DIFESA
La strategia di difesa da attuare contro l’oidio del pesco è analoga a quella riportata per il melo.
Anche in questo caso occorre intervenire prima della comparsa del patogeno in quanto è di difficile contenimento con i prodotti curativi a disposizione.
Negli areali più a rischio e sulle varietà più sensibili si consiglia di:
✓e
seguire un ciclo di 2 trattamenti a partire dalla fase
di sfioritura, intervenendo ogni 10 – 12 giorni.
Nelle zone a basso rischio si consiglia di:
✓ eseguire 1 intervento specifico tra la scamiciatura e
l’ingrossamento dei frutti.
Eventuali trattamenti con IBE - strobilurine contro la
monilia in scamiciatura risultano altresì attivi contro
l’oidio! Come per il melo lo zolfo (bagnabile) è un ottimo anti oidico e se ne consiglia l’utilizzo a seguito Fig. 4 Frutto colpito da oidio
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
della scamiciatura fino alla raccolta, compatibilmente con temperature non troppo alte. Si ricorda
inoltre, che lo stesso zolfo svolge un’azione collaterale contro l’eriofide e la monilia. I prodotti
curativi, IBE e strobilurine, vanno utilizzati con molta attenzione: numerose sono le segnalazioni
di resistenze a carico di queste categorie di fungicidi le quali vanno alternate e utilizzate in un
numero non superiore a 4 per gli IBE e 3 per le strobilurine. In caso di gravi attacchi d’oidio si
consiglia l’eliminazione dei getti colpiti al fine di ridurre l’inoculo presente ed evitare ulteriori contagi all’interno del pescheto.
Tab. 4: Sostanze attive impiegabili per la lotta all’oidio
Principio attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Limitazioni
e note
propiconazolo
Opinion ecc
25
fenbuconazolo
Indar 5 EW ecc
100
miclobutanil
Thiocur Forte ecc
125 -150
penconazolo
Topas 10 WDG ecc
40 - 50
tebuconazolo
Folicur SE ecc
230 - 290
tetraconazolo
Domark 40 EW ecc
100
ciproconazolo
Galeo ecc
30
bupirimate
Nimrod ecc
50 - 100
-
boscalid
+ pyraclostrobin
Bellis drupacee
50 – 75
(dose max a ettaro: 750
g)
Max 3 interventi
con le Strobilurine
indipendentemente
dall’avversità
quinoxyfen
Arius
30
Max 3 interventi
l’anno
zolfo
Thiopron, Heliosufre, ecc.
200 - 300
Azione collaterale su
eriofide e monilia
Con i fungicidi IBE
non si possono
effettuare più di 4
interventi nel corso
dell’annata indipendentemente
dall’avversità
cancri rameali
(Fusicoccum amygdali – Cytospora leucostoma)
Come la Nectria del melo, la formazione dei cancri rameali avviene su branche e su tronco. Colpiscono il pesco nel corso dei mesi primaverili e autunnali in concomitanza di periodi particolarmente umidi e temperature
miti. Entrambi i funghi svernano sotto forma di picnidi
(conidi) o micelio sulla corteccia. In primavera i conidi,
veicolati dall’acqua, s’insediano sulle ferite presenti sui
rami dando origine all’infezione. Le lesioni provocate
dalla grandine, dalla raccolta dei frutti e da attacchi di
fitofagi sono altresì favorevoli a questi funghi anche nel
periodo estivo. Gli areali caratterizzati da umidità ele74
Fig. 5 Cancro da Cytospora
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
vata per buona parte dell’anno sono quelli più a rischio!
Per quanto riguarda la sintomatologia si osservano inizialmente delle lesioni ellittiche, leggermente depresse, che progressivamente si estendono a tutta la circonferenza del ramo: l’avvizzimento
delle foglie e della parte più distale dei rami precede il loro disseccamento.
STRATEGIA DI DIFESA
La lotta contro i cancri rameali è di tipo preventivo e va associata a una serie di accorgimenti
agronomici basilari. Nelle zone più a rischio, quelle a elevata umidità, è fondamentale un ciclo
di 1 - 2 trattamenti autunnali a base di rame a partire della caduta foglie. In primavera, dove
necessario, è consigliabile, nella fase d’ingrossamento gemme, eseguire un ulteriore trattamento con rame o ditianon. Limitatamente agli appezzamenti colpiti è possibile intervenire con
la sostanza attiva tiofanate metile (Enovit metil ecc) avente un’azione curativa; data l’estrema
facilità di sviluppare resistenze al p.a. tiofanate metile se ne consiglia un uso attento! Con tiofanate - metile è consentito un massimo di 2 trattamenti all’anno (da dopo la raccolta e non oltre la
prefioritura) previa autorizzazione dl tecnico. Per quanto riguarda gli accorgimenti agronomici
si consiglia di evitare un uso eccessivo di concimi azotati, eseguire la potatura verde postraccolta per favorire la lignificazione dei rami e di procedere alla rimozione e distruzione
delle branche colpite.
PRINCIPALI FITOFAGI DEL PESCO
cydia molesta
In Piemonte, su pesco, la cydia molesta ha sempre giocato
un ruolo di primaria importanza, determinando, in alcune annate, ingenti perdite di produzione. Negli ultimi anni, anche
negli areali storicamente interessati, la pressione del fitofago
è diminuita e l’entità del danno alla raccolta si è ridotta a livelli
minimi. Con l’avvento della confusione sessuale la popolazione di cydia ha subito una decisa contrazione e la lotta al fitofago è divenuta più agevole, anche nelle zone notoriamente più
a rischio. La confusione sessuale a oggi è il metodo di difesa
più utilizzato e interessa più dell’80% della superficie coltivata
a pesche e nettarine.
Fig. 6 Germoglio cidiato
BIOLOGIA E SINTOMI
Questo lepidottero, nell’areale piemontese, compie 4 - 5 generazioni l’anno. Sverna allo stadio di
larva matura in diapausa la quale riprende l’attività con temperature superiori a 10 °C; s’incrisalida, e compie il primo volo tra metà e fine aprile. Il secondo volo si svolge tra la fine di maggio e
l’inizio di giugno mentre i successivi si susseguono tra luglio, agosto e inizio settembre. Mentre su
melo e pero i germogli sono colpiti di rado, su pesco, le larve minano i germogli provocandone il
disseccamento (punte cidiate) e l’emissione di essudati gommosi. Su frutto si osservano gallerie
scavate in direzioni del nocciolo con presenza di gomma sull’epidermide; su pomacee spesso le
gallerie sono più superficiali.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
TRAPPOLE DI MONITORAGGIO E MODELLO MATEMATICO A RITARDO
VARIABILE (SFR REGIONE PIEMONTE)
A oggi, il monitoraggio del volo del lepidottero con trappole a feromoni ha ridotto la sua importanza a seguito
della massiccia diffusione della confusione sessuale
che riduce il numero di individui catturabili. Il monitoraggio con le trappole è ancora indicativo per la prima
generazione mentre per quelle estive spesso si raccolgono dati di scarsa utilità. Si consiglia per cui di collocare questo strumento di monitoraggio limitatamente
in pescheti isolati e lontani da altri impianti coperti da
confusione sessuale. Per ovviare al problema della
scarsa attendibilità delle trappole, dal 2004, le indicazioni riguardanti l’evoluzione biologica dell’insetto Fig. 7 Emissione collosa su frutto cidiato
sono ottenute grazie al modello previsionale a ritardo
variabile messo a disposizione dalla Regione Piemonte.
CAMPIONAMENTO VISIVO IN CAMPO
Con una così alta presenza della confusione sessuale i controlli visivi risultano decisivi e vanno
effettuati nei periodi di maggiore criticità: consistono nella valutazione del danno sui germogli
(“punte cidiate”) mentre l’osservazione sui frutti risulta già tardiva (“frutti bacati”) e vanno effettuati
a cadenza regolare nel periodo di massima pericolosità:
✓ inizio giugno (in concomitanza con la potatura verde)
✓ inizio luglio
Le soglie d’intervento sono: 3% dei germogli e 1% dei frutti colpiti. Al superamento di questi
valori si consiglia di intervenire con prodotti ad azione larvicida.
STRATEGIA DI DIFESA
Il numero di trattamenti necessari per contenere il fitofago varia da zona a zona ed è dipendente
dal fatto che si utilizzi o meno il metodo della confusione sessuale. Con quest’ultimo sono sufficienti da 1 a 2 trattamenti a seconda del rischio presente mentre fuori confusione sono necessari
dai 5 ai 8 interventi. Di seguito si riporta una tabella con le varie possibili situazioni riscontrabili
in campo.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Tab. 5: Strategie di difesa in appezzamenti coperti e non dalla confusione
METODO DI
LOTTA
FUORI
CONFUSIONE
ELEVATO RISCHIO
BASSO RISCHIO
I generazione
II generazione
I generazione
II generazione
Applicazione di
un ovolarvicida
(Es. Coragen ecc)
al raggiungimento
di 40 - 45 gradi
giorno a partire
dalla prima cattura
o da segnalazione
del modello matematico dell’inizio
ovideposizione
Applicazione di
un ovolarvicida
(Coragen se
non utilizzato in
I GEN, o MAC
(Prodigy) o thiacloprid (Calypso)
ad ovideposizione
iniziata, come indicato dal modello
matematico
Applicazione di
un ovolarvicida
(Es. Coragen ecc)
al raggiungimento
di 40 - 45 gradi
giorno a partire
dalla prima cattura
o da segnalazione
del modello matematico dell’inizio
ovideposizione
Applicazione di
un ovolarvicida
(Coragen se
non utilizzato in
I GEN, o MAC
(Prodigy) o thiacloprid (Calypso)
ad ovideposizione
iniziata, come indicato dal modello
matematico
Successivamente
Successivamente
eseguire l’applicaeseguire
zione del larvicida l’applicazione del
(Fosforganici,
larvicida (FosforAffirm, Laser,
ganici, Affirm, LaSteward ecc) al
ser, Steward ecc)
raggiungimento del sulla base del conpicco del volo o da trollo dei germogli
segnalazione del
e frutti (soglia di
modello matema- intervento >3% dei
tico dell’inizio fase germogli e 1% dei
larvale
frutti colpiti).
Successivamente
eseguire l’applicazione del larvicida (Fosforganici,
Affirm, Laser,
Steward ecc) al
raggiungimento del
picco del volo o da
segnalazione del
modello matematico dell’inizio fase
larvale
Pre-raccolta:
eventuale applicazione di prodotti a
base di spinosad
(Laser ecc) o bacillus thuringensis
(vari)
CONFUSIONE
SESSUALE
Applicazione di
un ovolarvicida
(Es. Coragen ecc)
al raggiungimento
di 40 - 45 gradi
giorno a partire
dalla prima cattura
o da segnalazione
del modello matematico dell’inizio
ovideposizione
Applicazione di
un ovolarvicida
(Coragen se
non utilizzato in
I GEN, o MAC
(Prodigy) o tiacloprid (Calypso)
ad ovideposizione
iniziata, come indicato dal modello
matematico
Di norma non
sono necessari
interventi se non in
presenza di punte
cidiate (> 3 %) e/o
frutti colpiti (> 1
%). In questi casi
intervenire con un
larvicida.
Non dovrebbero
essere necessari
altri interventi
salvo diverse
indicazioni derivate
dai risultati dei
campionamenti,
preferendo nel
caso l’applicazione, ad inizio
II generazione di
RRM o MAC o
tiacloprid
77
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Tab. 6: Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa da Cydia molesta
OVOLARVICIDI
Principio
attivo
Prodotti
Dose
cc/hl
Carenza
(gg)
Epoca
di applicazione
metossifenozide
Prodigy,
Intrepid, ecc
50
7
Inizio ovideposizione
della I e II generazione
thiacloprid
Calypso
25
14
Schiusura uova – larve
giovani di I e II generazione
clorantraniliprole
Coragen
18 - 20
14
Inizio ovideposizione
in I o in II generazione
(non più di un applicazione all’anno)
clorpirifos etile
Dursban 75
WG ecc
70
30
Su larve giovani di I
generazione
clorpirifos
metile
Reldan 22 ecc
200
15
Su larve giovani di I
e II generazione
fosmet
Spada WDG
ecc
250
28
emamectina
benzoato
Affirm
300
7
etofenprox
Trebon Up ecc
50
7
Su larve giovani di II
e III generazione
indoxacarb
Steward
16.5
7
A schiusura uova di II
e III generazione
spinosad
Laser ecc
30
7
Su larve giovani di II
e III generazione
bacillus
thuringensis
Delfin ecc
100
3
Schiusura uova in II
e III generazione
LARVICIDI
78
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
79
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
ANARSIA LINEATELLA
Questo lepidottero, nell’areale peschicolo piemontese, ha causato numerosi danni tra la fine degli
anni ’90 e i primi anni 2000. La profilassi messa a punto a seguito di questi attacchi ha consentito
di contenere con successo l’insetto e di limitare la popolazione presente e i danni alla raccolta.
BIOLOGIA E SINTOMI
Si tratta di un lepidottero che sverna allo stato di larva
(II età) all’interno di ricoveri scavati sotto la corteccia.
Le larve svernanti riprendono la loro attività nel mese
di aprile nutrendosi di fiori e giovani germogli. Compie
3 generazioni all’anno: il primo volo avviene tra metà
maggio e metà giugno, il secondo tra luglio - agosto e il
terzo a settembre. La sintomatologia è simile quella già
descritta per la cydia del pesco: nei giovani germogli le
larve scavano gallerie longitudinali e nei frutti gallerie
che si approfondiscono fino al nocciolo con successiva
emissione di gomma. Data questa somiglianza con la Fig. 8 Larva di Anarsia su germoglio
cydia del pesco, in presenza di punte cidiate e/o frutti
colpiti, si consiglia di contattare il tecnico di riferimento per la corretta identificazione del fitofago
responsabile del danno.
STRATEGIA DI DIFESA
La lotta contro l’Anarsia non è generalizzabile a tutti i pescheti poiché alcune zone sono più a
rischio rispetto ad altre. Di fondamentale importanza è l’intervento realizzato sulle larve svernanti, prima della fioritura, con il p.a. fluvalinate (Klartan, Mavrik ecc). Questo trattamento, avente
un’azione collaterale contro il tripide fiorale e gli afidi, è consigliabile in tutti i pescheti a rischio.
Negli areali notoriamente più colpiti, è necessario un secondo trattamento insetticida sulle larve di prima generazione (inizio – metà giugno). Per questo secondo trattamento, sulla base
dall’esperienza maturata, si consiglia di preferire sostanze attive ad azione ovolarvicida quali
thiacloprid (Calypso), e clorantraniliprole (Coragen) in quanto le larve di Anarsia tendono ad
approfondirsi velocemente nella vegetazione e nei frutti limitando l’efficacia dei prodotti larvicidi
(fosforganici ecc). Anche per questo lepidottero è possibile mettere in campo una lotta non
chimica con l’applicazione della confusione sessuale (vedi capitolo confusione sessuale
e disorientamento) la quale risulta molto efficace. Anche con la confusione il trattamento
con fluvalinate èconsigliabile!
AFIDE VERDE DEL PESCO (Myzus persicae)
Il Myzus persicae è il principale afide che colpisce il pesco, con le sue punture può provocare
il deprezzamento dei frutti a partire già dalle prime fasi della stagione. Sverna attraverso uova
durevoli deposte su rami/tronco e da queste, in primavera, compaiono le fondatrici (attere) che
colonizzano le gemme prima della loro apertura. Da maggio – giugno compaiono le forme alate
che migrano sugli ospiti secondari: altre prunoidee e altre piante erbacee. Per quanto riguarda
la sintomatologia, le foglie colpite ingialliscono, si arricciano e cadono anticipatamente, i fiori in80
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
teressati abortiscono mentre le punture sui frutti determinano la
loro deformazione e crescita irregolare.
STRATEGIA DI DIFESA
La strategia di difesa contro l’afide verde può essere realizzata
secondo 2 differenti modalità. La prima è consigliabile in quei pescheti storicamente colpiti, la seconda dove il rischio è minore e
in genere non si osservano danni:
A) Strategia di difesa A (appezzamenti a rischio) (d)
1. Eseguire un primo trattamento in pre fioritura (calice
visibile – bottoni rosa), utilizzando una delle seguenti sostanze attive: pirimicarb (Pirimor), flonicamid (Teppeki)
o fluvalinate (Mavrik ecc). Quest’ultimo p.a. svolge altresì
un’azione abbattente contro il tripide fiorale ma è da escludere negli appezzamenti nei quali l’anno precedente si sia- Fig. 9 Germoglio infestato dall’afide
verde
no avuti problemi di acari.
2. Eseguire un secondo trattamento in post fioritura, utilizzando i p.a. un neonicotinoide (imidacloprid (Confidor ecc), thiametoxan (Actara), acetamiprid (Epik), clotianidin
(Dantop). Per la campagna 2012 è stato introdotto un nuovo insetticida per la lotta contro
gli afidi da impiegarsi nel periodo post fiorale: lo spirotetramat (Movento). Quest’ultimo è
limitato ad 1 trattamento all’anno indipendentemente dall’avversità.
B) Strategia di difesa B (appezzamenti non a rischio)
è sufficiente un solo intervento o pre-fiorale (flonicamid) o a caduta petali (neonicotinoide o
spiritetramat).
In caso d’infestazioni estive, sulla base dell’esperienza maturata, si consiglia di eseguire un
trattamento a base di flonicamid (Teppeki) o spirotetramat (Movento).
Come per gli afidi del melo la lotta chimica va associata a un’attenta gestione agronomica
delle piante: evitare condizioni di lussureggiamento. Inoltre, porre molta attenzione all’utilizzo dei neonicotinoidi dato il loro impatto sulle artropodofauna utile e per il rischio di
sviluppare popolazioni resistenti.
I TRIPIDI DEL PESCO
I tripidi più diffusi in Piemonte sono: Thrips meridionalis, Thrips
major e Thrips fuscipennis. I tripidi sono insetti di piccole dimensioni (circa 1 – 1,5 mm), molto mobili, soprattutto allo stato adulto e colpiscono le nettarine in fioritura e nella fase di
pre raccolta. Le varietà più sensibili sono rappresentate dalle
nettarine precoci (Big top ecc) per le quali è necessaria una
puntuale strategia di difesa onde evitare danni alle produzioni.
BIOLOGIA E SINTOMI IN CAMPO
I tripidi svernano allo stadio di femmine fecondate tra le screpolature della corteccia e in altri ricoveri occasionali. In prima-
Fig. 10 Danno da tripide fiorale
81
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
vera, verso la fine marzo, si portano sulle gemme fiorali, penetrano nei fiori e ovidepongono al loro interno. Le neanidi, presenti
generalmente da aprile a maggio, pungono gli organi fiorali e i
giovani frutticini. Superata questa fase i tripidi, si possono portare su altre piante erbacee o arbustive spontanee (T. meridionalis), per continuare la loro attività trofica, oppure possono rimanere sul pesco (T. major e T. fuscipennis) provocando ulteriori
danni nella fase di maturazione dei frutti. In primavera - estate
si susseguono da 2 a 3 generazioni, l’ultima delle quali origina
le femmine svernanti. Nella fase di fioritura i tripidi danneggiano
sia i fiori sia i giovani frutti a causa delle loro punture di nutrizione: provocano parziali deformazioni e lesioni superficiali, le quali,
successivamente, necrotizzano e suberificano.
Fig. 11 Danno da tripide estivo
CAMPIONAMENTI
Il metodo di campionamento più agevole è quello dello scuotimento dei germogli apicali su superfici bianche (anche un semplice foglio di carta) con successivo conteggio delle forme mobili. Per
una buona attendibilità dei risultati si consiglia di effettuare almeno una ventina di battute. Come
riferimento si può adottare una soglia indicativa di 2 - 3 individui osservati per ogni battuta
sopra la quale si dovrà intervenire.
STRATEGIA DI DIFESA
Dove storicamente sono osservati danni alle produzioni, si consiglia di intervenire prima della fioritura con un p.a. appartenente alla famiglia dei piretroidi: fluvalinate (questo p.a. non è previsto
per la lotta ai tripidi nel disciplinare PSR ma contro Anarsia) acrinatrina (Rufast E – FLO ecc), alfacipermetrina (Contest ecc), ciflutrin (Bayteroid EW ecc), cipermetrina (Ciperthrin Plus ecc),
deltametrina (Decis ecc), lambdacialotrina (Karate Zeon ecc) o zetacipermetrina (Furj ecc). Si
ricorda che i piretroidi possono essere utilizzati esclusivamente prima della fioritura e che nell’ambito di questa famiglia di agrofarmaci il fluvalinate risulta il meno impattante per i pronubi. Nei
casi più gravi è consigliabile intervenire anche nella fase di scamiciatura con clorpirifos - metil
(Reldan 22, ecc) o etofenprox (Trebon ecc).
Per il contenimento dei danni nella stagione estiva (20 giorni prima dello stacco dei frutti), al superamento della soglia d’intervento, si consiglia di intervenire con spinosad (Laser, Succes.): questo
trattamento risulta fondamentale per le nettarine e in particolare per quelle precoci, maggiormente esposte all’attacco da tripidi. Per le pesche i trattamenti contro i tripidi non sono necessari.
I MIRIDi
Questo insetto colpisce il pesco nel periodo precedente la raccolta provocando, in alcuni casi,
significative perdite di produzione. I pescheti più sensibili sono quelli adiacenti alle colture
cerealicole (cereali autunno-vernini) che, come molte altre erbacee, rappresentano gli ospiti
primari. Infatti, il miride abbandona le colture cerealicole in prossimità della loro, mietitura, da
fine giugno a metà luglio, e migra sulle colture attigue, tra cui il pesco.
82
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
BIOLOGIA E SINTOMI IN CAMPO
Il miride più diffuso nell’areale peschicolo piemontese è il Lygus rugulipennis. E’ una specie polifaga, in grado di danneggiare un notevole numero
di specie orticole e fruttifere (pesco e pomacee).
Lo svernamento dell’insetto avviene allo stadio di
adulto nei residui di vegetazione posti sul terreno
e nelle anfrattuosità della corteccia delle piante.
Gli adulti iniziano la loro attività in aprile, e in seguito all’accoppiamento, inizia la fase dell’ovideposizione. Dopo circa 15 - 20 giorni nascono le
neanidi le quali alla fine di giugno raggiungono lo
stadio di adulto e iniziano la loro attività trofica in
primis sulle colture erbacee e ortive e successivaFig. 12 Danno da miride su frutto
mente si spostano su quelle arboree. Le punture
dell’insetto sui frutti prossimi alla raccolta provocano deformazioni e l’emissione di essudati
gommosi. Talvolta le alterazioni si possono presentare sotto forma di cavità crateriformi non
associate a essudati gommosi.
STRATEGIA DI DIFESA
Nei pescheti più sensibili, ubicati nelle vicinanze di colture cerealicole, si consiglia di monitorare attentamente la popolazione di Lygus con frequenti retinaggi nell’interfila a partire da fine
maggio – inizio giugno proseguendo fino alla prossimità dello stacco dei frutti. Non sono disponibili soglie di riferimento per cui si consiglia di valutare innanzi tutto il grado di pericolosità
dell’appezzamento, sulla base della sua storicità, e di pianificare un trattamento etofenprox
(Trebon) che è l’unica sostanza attiva prevista dal disciplinare regionale nella lotta ai miridi.
LA SPERIMENTAZIONE CReSO
La lotta chimica non sempre è risolutiva e in molti casi è di difficile applicazione vista la concomitanza con l’inizio dello stacco dei frutti. Una valida alternativa ai trattamenti è data dall’apposizione di una barriera fisica avente lo scopo d’impedire l’ingresso dei miridi nel pescheto.
Si tratta di una rete antinsetto (maglia 1.4 x 1,7 mm) applicata sui lati del pescheto adiacente
a potenziali vie d’ingresso dell’insetto e che può essere applicata utilizzando in parte la struttura antigrandine già presente.
83
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
LE PRINCIPALI VIROSI DEL PESCO
La Sharka (Plum Pox Virus o Vaiolatura delle drupacee) è il virus più temuto su pesco per il quale
esiste un decreto di lotta obbligatoria che impone l’estirpo delle piante colpite. Questo patogeno,
isolato per la prima volta in Piemonte nel 2007, è stato efficacemente controllato grazie alle misure preventive messe in atto dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte:
✓ estirpo forzato degli impianti colpiti
✓ monitoraggio annuale sui pescheti dell’areale
✓ introduzione di certificazioni ad hoc che testimoniano l’assenza del virus sulle giovani piante
Altro virus di rilievo presente in modo particolare nel revellese è la così detta sindrome della
“Rosetta”. Questa patologia, in seguito ad un suo rapido sviluppo è stata contenuta nell’areale di
prima diffusione e a oggi non si conoscono nuovi territori contaminati.
Fig. 14 Vaiolatura da Sharka su frutto
(foto SFR Piemonte)
Fig. 13 Vaiolatura su foglia
(Sharka) (foto SFR Piemonte)
84
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
PRINCIPALI AVVERSITà DEL SUSINO
IN PIEMONTE
I marciumi ALLA RACCOLTA
Il principale patogeno fungino che colpisce il susino è la
monilia alla raccolta. I responsabili del danno sono gli stessi
funghi già descritti per il pesco: M. laxa, M. fructigena, M.
fructicola. A differenza del pesco sono meno frequenti gli
attacchi fiorali mentre la sensibilità dei frutti nella fase di
pre raccolta è elevata. Per limitare gli attacchi da moniliosi
sono valide le indicazioni fornite per il pesco: prestare molta
attenzione alla conduzione agronomica delle piante evitando eccessive concimazioni azotate e favorire l’aerazione
delle chiome con razionali potature e asportazione delle
cosiddette mummie. Per quanto riguarda la difesa chimica
è consigliabile 1 trattamento dopo la fioritura e 2 classici
Fig. 1 Mummia su susino
trattamenti anti monilia precedenti lo stacco dei frutti, a 20
e 10 giorni dalla raccolta. Per quanto riguarda i principi attivi a disposizione contro la monilia fare
riferimento al capitolo: “disciplinare di difesa del susino”.
LA BATTERIOSI DEL SUSINO
Lo Xanthomonas campestris pv. pruni è responsabile della così detta “maculatura batterica” delle
drupacee ed è il principale batterio che colpisce il susino in Piemonte. Esso determina la comparsa di macchie necrotiche sulle foglie che talvolta si verificano anche sui frutti. L’incidenza di
questa patologia è rilevante, è presente in quasi tutti i susineti dell’areale piemontese con intensità legata all’andamento climatico stagionale in quanto il batterio predilige situazioni di elevata
umidità ambientale.
BIOLOGIA E SINTOMI
Questo patogeno sverna tra gli spazi intercellulari della corteccia, nel floema e xilema. A differenza del pesco, dove questo patogeno è essenzialmente epifita, su susino è altresì
sistemico. I cancri che lo stesso patogeno ha formato nella
stagione precedente rappresentano la fonte d’inoculo principale per la stagione successiva. In primavera il batterio inizia
a moltiplicarsi e, in presenza di vento e piogge, va ad infettare
tessuti legnosi sani originando così nuovi cancri. Da queste
lesioni primarie l’essudato batterico, sempre in condizioni climatiche favorevoli, viene veicolato sulle foglie dove penetra
dagli stomi e causa le infezioni secondarie. Questo batterio
è altresì in grado di migrare vascolarmente dai rami colpiti
alle foglie presenti infettandole (formazione delle impallinature fogliari). Si tratta di un batterio termofilo che si sviluppa a
Fig. 2 Foglie con evidenti macule necrotiche da batteriosi
85
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
temperature comprese tra 20 – 28 °C, temperature superiori sono in grado di arrestarne l’azione
patogena; infatti le infezioni primarie avvengono in primavera e in autunno quando le condizioni
climatiche miti e umide sono favorevoli allo sviluppo e alla diffusione del batterio.
STRATEGIA DI DIFESA
Contro la batteriosi del susino è necessario mettere in campo una profilassi attenta ed accurata.
Non esistono prodotti curativi contro i batteri fitopatogeni sistemici e l’unico p.a. efficace è il rame
il quale, su drupacee, non può essere utilizzato nel corso della stagione vegetativa per ragioni
normative e di fitotossicità. Un ruolo decisivo è giocato dai trattamenti a base di rame autunnali e antecedenti la ripresa vegetativa. In autunno sono necessari 3 interventi a partire
dall’inizio caduta foglie (Es. Poltiglia bordolese 20 % ecc: 500 g/hl) posizionati in concomitanza
dei periodi più umidi: l’ultimo trattamento, a completa caduta foglie, va eseguito a dose piena: 200
g/hl di rame metallo (Es Poltiglia bordolese 20 % ecc: 1000 g/hl) Prima della ripresa vegetativa
si esegue solitamente 1 – 2 interventi a dosaggi contenuti di 30 – 40 g di rame metallo a ettolitro
(Es poltiglia bordolese ecc: 150 – 200 g/hl).
CYDIA FUNEBRANA
Il principale insetto carpofago del susino è la Cydia funebrana. In Piemonte questo lepidottero svolge dalle 2 alle
3 generazioni all’anno. Il primo volo si verifica in maggio e
i successivi in luglio e agosto. Nonostante la presenza di
soli due evidenti picchi annui, lo stadio larvale dell’insetto
persiste sulle piante dalla metà di maggio sino alla fine di
agosto con conseguente rischio di attacchi durante tutto il
periodo estivo.
STRATEGIA DI DIFESA
La lotta contro la Cydia del susino viene definita sulla base
dei dati forniti dalle trappole a feromoni e dalle indicazioni
derivate dal modello previsionale (Regione Piemonte) attualmente in fase di validazione. L’utilizzo del metodo della
Fig. 3 Frutto colpito da Cydia funebrana
confusione risulta fondamentale per la difesa contro questo
carpofago; la sua efficacia è stata comprovata negli anni e ad oggi risulta il metodo di lotta
più diffuso nel nostro areale.
86
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Tab 1: Strategie di difesa fuori confusione e in confusione
METODO
DI LOTTA
senza
CONFUSIONE
I generazione
II generazione
Applicazione di un ovolarvicida
( Es Coragen ecc) al raggiungimento
del picco del volo o da indicazione
di inizio ovideposizione da parte
del modello matematico
Applicazione di un larvicida (Affirm*,
Spada, Laser ecc)
o di un ovolarvicida (Calypso)
al raggiungimento del picco
del volo
Successivamente eseguire
l’applicazione di un larvicida
Pre-raccolta: se si osservano perforazioni fresche sui frutti procedere con l’
applicazione di prodotti a base di
etofenprox, spinosad,
thiacloprid,emamectina benzoato
(nel rispetto dei tempi di carenza)
Da giugno in poi mantenere un’adeguata
copertura con l’applicazione di larvicidi
(2 – 3).
IN
CONFUSIONE
Applicazione di un ovolarvicida
(Es. Coragen ecc) al raggiungimento del
picco del volo o su indicazione di inizio
ovideposizione da parte del modello
matematico
Di norma non sono più necessari
ulteriori trattamenti!
Solo se si osservano perforazioni fresche sui frutti procedere con l’ applicazione di prodotti a base di etofenprox,
spinosad o thiacloprid (nel rispetto dei
tempi di carenza)
*In attesa di registrazione
Tab 2: Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa da Cydia funebrana
PRINCIPIO
ATTIVO
PRODOTTI
DOSE
cc/hl
CARENZA
(gg)
EPOCA DI
APPLICAZIONE
clorantraniliprole
Coragen
18 - 20
14
thiacloprid
Calypso
25
14
Schiusura uova –
larve giovani di I
e II generazione
fosmet
Spada WDG ecc
220 - 250
14
etofenprox
Trebon Up ecc
50
7
spinosad
Laser ecc
30
7
emamectina
benzoato
Affirm*
300 - 400
7
FAMIGLIA
Ovolarvicidi
Larvicidi
Su larve di I e II
generazione
*In attesa di registrazione
Per quanto riguarda il metodo della confusione sessuale al momento sono disponibili in commercio i modelli Isomate OFM-rosso (SHIN - ETSU), il quale risulta efficace sia per Cydia funebrana
sia per Cydia molesta, e l’Ecodian CF (ISAGRO). Nella tabella seguente si riportano le caratteristiche d’impiego dei due modelli:
87
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
Tab 3: Modelli di erogatori disponibili per la Cydia funebrana
Tipo erogatori
Fitofago
Durata
(gg)
SHIN-ETSU
Isomate OFM
rosso
Cydia molesta
Cydia funebrana
165
ISAGRO
Ecodian CF
Cydia funebrana
75
N° erogatori
Epoca applicazione
Ha
g.ta
600
229
700
267
2000
763
All’avvio della
I generazione
(15-20 marzo)
Preferibilmente dalla II
generazione
I FITOPLASMI
Questo patogeno, isolato in Piemonte all’inizio degli anni 2000, colpisce nello specifico albicocco
e susino e causa il cosiddetto “giallume europeo delle drupacee”: European Stone Fruit Yellow
(ESFY).
BIOLOGIA E SINTOMI
I fitoplasmi sono organismi simili a batteri dai quali differiscono per l’assenza della parete cellulare, sono di varia
forma, non coltivabili in vitro, vivono nel floema e quindi
sono sistemici. Oltre a essere vascolari i fitoplasmi mostrano una latenza intrinseca anche superiore a 2 anni che
impedisce di individuare precocemente la presenza d’individui colpiti. Il giallume europeo delle drupacee è presente
esclusivamente in Europa dove mostra la sua virulenza su
albicocco e sulle varietà di susino cino-giapponese: cv Angeleno e TC Sun.
La sintomatologia differisce a seconda dell’epoca considerata e può essere così riassunta:
✓R
iposo vegetativo: sviluppo anticipato delle gemme a
legno.
✓F
ioritura: anticipo della stessa con caratteristica contemporanea presenza di foglie fiori.
Fig. 4 A sinistra pianta colpita da fitopla✓E
state: clorosi, arrossamento delle foglie e ingrossamen- sma, a destra pianta sana
to delle nervature fogliari.
✓A
ltri sintomi: necrosi del floema, progressivo disseccamento della pianta, vegetazione affastellata e apoplessia.
✓A
livello di singola pianta è possibile che si verifichi il cosiddetto “recovery” o risanamento consistente in una regressione naturale dei sintomi (fenomeno raro).
88
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
LA TRASMISSIONE Del patogeno
1. Mediante materiale di propagazione infetto
2. C
acopsilla pruni: nonostante la diffusione della malattia
sia spesso imputata a questo psillide i monitoraggi eseguiti in Piemonte non hanno mai evidenziato una presenza significativa dell’insetto
3. N
on viene trasmesso nè durante la potatura nè mediante la moltiplicazione da seme.
STRATEGIA DI DIFESA
Le misure di lotta contro i fitoplasmi sono esclusivamente
preventive e si basano su:
✓m
onitoraggio attento dei frutteti per immediata segnalazione delle piante colpite e loro estirpo.
✓ r ealizzazione di nuovi impianti con materiale vivaistico
sano. Purtroppo, come già detto, il lungo periodo di latenza del fitoplasma può far si che le stesse piante madri Fig. 5 Emissione anticipata di foglie a fine
inverno
siano già infette.
✓e
liminazioni dei polloni radicali i quali costituiscono il ricovero preferito delle cacopsille nel periodo che va da fine inverno ad inizio primavera.
✓ utilizzo di portainnesti poco polloniferi.
✓ lotta chimica sul vettore tra fine febbraio e metà maggio anche se i risultati non sono risolutivi.
Prove condotte nel ravennate hanno dato esito negativo ed in aggiunta non vi è nessun prodotto registrato contro la Cacopsilla pruni.
✓ utilizzo di portainnesti resistenti.
89
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
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90
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
PRINCIPALI AVVERSITà DELL’ALBICOCCO
IN PIEMONTE
Di seguito sono presentate le principali avversità che annualmente arrecano un danno significativo a questa coltura. Non viene fatto cenno alla monilia in quanto ampiamente trattata nel capitolo
relativo al pesco.
la batteriosi dell’albicocco
Oltre al virus della Sharka, il quale ha decimato gli albicoccheti piemontesi alla fine degli anni
’90, il cancro batterico dell’albicocco ha sferrato un ulteriore grave colpo a questa specie riducendone la sua presenza a circa
1000 ha in tutto il Piemonte. Il batterio responsabile del danno è
lo Pseudomonas syringae pv.syringae (Pss), batterio ubiquitario
che colpisce anche il melo e in taluni casi il pesco. Si tratta di
un patogeno criofilo (predilige temperature fredde) che infetta i
tessuti vegetali in autunno e inverno penetrando da ferite naturali
su tronco e branche o provocate dall’uomo (potatura) o da eventi
atmosferici (grandine). La sua diffusione è legata agli eventi meteorici (pioggia e vento) i quali veicolano le cellule batteriche sui
tessuti sani determinando nuove infezioni. Le temperature estive
ne limitano la patogenicità e portano ad una quiescenza del batterio nei pressi degli stomi delle foglie.
Fig.1 Emissione collosa da
cancri su ramo
FATTORI PREDISPONENTI
✓L
e precipitazioni piovose: piogge autunnali e di fine inverno favoriscono la diffusione del
batterio nel frutteto.
✓ I l freddo: l’intensità dell’attacco batterico è direttamente pro-
porzionale alla durata e all’intensità del freddo invernale. Infatti,
essendo un batterio criofilo si sviluppa con maggior intensità in
annate particolarmente fredde. L’alternanza di gelo notturno e
di intenso riscaldamento diurno provoca la formazione di micro
ferite sul tronco, vie preferenziali d’accesso per il batterio. Anche le gelate primaverili sono in grado di determinare danni di
elevata entità.
✓ I l suolo: la presenza della malattia è maggiore in terreni con
tessitura grossolana, molto sciolti, con scarsa capacità di campo, ph acido, con scarsa dotazione si sostanza organica e calcio scambiabile. Questi terreni inoltre sono maggiormente predisposti a stress idrici che indeboliscono la pianta e la rendono
più aggredibile dal batterio.
✓ I portinnesti: di primaria importanza è la corretta scelta del
portinnesto in funzione del tipo di terreno. Un portinnesto ina-
Fig. 2 Disseccamento di una branca fruttifera a seguito di un attacco
da Pss
91
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
datto al suolo è un importante fattore di stress per la pianta. In
condizioni di suolo favorevoli al batterio la pur riconosciuta minor sensibilità del pesco rispetto ai mirabolani/susini si attenua.
In sostanza un franco di pesco su terreno inadatto predispone
l’impianto a un sicuro fallimento ma lo stesso vale per un mirabolano su terreno non idoneo. La situazione peggiora in caso di
reimpianto dove, la “stanchezza del terreno” influisce negativamente sul successo dell’impianto.
✓L
a varietà: le osservazioni di pieno campo hanno evidenziato
una differente sensibilità varietale all’attacco del batterio anche
se negli ultimi due anni, caratterizzati da inverni molto freddi e
umidi, la virulenza dello Pseudomonas, in albicoccheti a elevato “coefficiente di predisposizione”, ha raggiunto livelli tali da
Fig. 3 Innesto alto su albicocco efrendere poco evidenti e significative queste variabili. Negli im- fettuato a 120 cm.
pianti correttamente eseguiti, il livello di sensibilità varietale assume invece una significativa
importanza. Nell’ambito delle cultivar attualmente più diffuse sul territorio e le più recenti, consigliate per i nuovi impianti, si possono classificare in tre livelli di sensibilità:
Sensibili: Aurora*, Laycot*, Sweet Cot® Toyuda*
Mediamente sensibili: Pinkcot® Cotpy*, Kioto*, Tonda di Costigliole, Robada*, Flavor Cot® Bayoto*
P
oco sensibili: Perle Cot*, Zebra® Priboto*, Spring Blush® EA 3126*, Magic Cot*, Goldrich
✓ I l punto di innesto: ricerche e sperimentazioni francesi hanno dimostrato una correlazione tra
l’altezza del punto d’innesto e l’incidenza della malattia: la riduzione della sensibilità è direttamente proporzionale all’altezza dell’innesto. I dati sperimentali evidenziano che i migliori
risultati si sono ottenuti con un’altezza di innesto di 120 cm.
P
artendo da queste incoraggianti premesse si è allestita nel 2007, presso il centro ricerche del
Creso, una prova/confronto tra le tre cv maggiormente diffuse in Piemonte, (Laycot, Pinkcot e
Robada, con differente grado di sensibilità al patogeno), innestate su franco di pesco Montclar®
Chanturgue * a 120 cm e come testimone all’altezza standard di vivaio di 20 cm.
I risultati, del tutto preliminari, sono incoraggianti. Lo sviluppo delle piante innestate alte è stato ottimale, sono state protette dalle malattia e, rispetto alle palmette testimone, non si sono
evidenziate differenze significative riguardo a sviluppo della chioma, entrata in produzione e
produttività.
RACCOMANDAZIONI
Riassumendo, al fine di contenere il più possibile l’instaurarsi della batteriosi, è bene attenersi
alle seguenti indicazioni:
1. non impiantare l’albicocco in terreni troppo poveri e ricchi di scheletro;
2. scegliere correttamente il portainnesto sulla base delle caratteristiche pedologiche del terreno;
3. eseguire la potatura solo nel periodo estivo (dopo la raccolta);
4. procedere con l’imbiancatura del tronco a inizio autunno. Questo accorgimento, seppur non
risolutivo, sembra attenuare l’incidenza della malattia nell’albicoccheto;
5. intervenire con rame nei periodi di massima sensibilità. La lotta preventiva con rame risulta
essenziale. Le coperture con i rameici vanno eseguite in autunno da caduta foglie fino alla
92
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
ripresa vegetativa: questi trattamenti hanno lo scopo di proteggere le micro ferite presenti su
rami e tronco (spesso derivanti dal gelo) vie preferenziali d’ingresso del batterio. Il numero di
trattamenti è funzionale all’andamento climatico, si consiglia di proteggere la vegetazione prima degli eventi infettanti quali le piogge autunnali
6. nel caso si riscontrino cancri e fuoriuscite di gomma procedere con l’asportazione delle parti
colpite (riduzione dell’inoculo in campo) e la successiva protezione delle ferite con rame o
mastici protettivi.
forficula
Le forficule (Forficula auricularia L.) o più comunemente
forbicine, possono essere insetti utili o dannosi secondo
l’agroecosistema in cui vengono considerate. Sono infatti
eccellenti predatori di afidi (soprattutto afide verde e afide
lanigero del melo), psille, cocciniglie, nonché di uova, larve e crisalidi di piccoli lepidotteri (Cydia pomonella, Cydia
molesta, ecc.). Le forficule si nutrono tuttavia anche di organi vegetali e su alcuni fruttiferi, in particolare su pesco e
albicocco, possono arrecare danni rilevanti sia ai frutti, con
erosioni sub-circolari che interessano l’epicarpo e gli strati
più superficiali del mesocarpo e che rendono il frutto non
commerciabile, sia ai germogli, con defogliazioni e distruzione di gemme.
CICLO BIOLOGICO
Fig. 4 Applicazione di colla sul tronco
Le forficule compiono una sola generazione all’anno. In autunno la femmina scava nel terreno a
alcuni centimetri di profondità un nido nel quale depone fino a 80 uova, che accudisce assiduamente mantenendole pulite da funghi ed eventuali patogeni. Le neanidi nascono in pieno inverno
e dopo una fase gregaria nel nido, ove vengono nutrite dalla madre, si disperdono nell’ambiente.
Presentano 4 stadi giovanili e i nuovi adulti compaiono indicativamente a inizio giugno.
Gli esemplari maschili e femminili si distinguono facilmente dalla forma dei cerci; lisci e rettilinei
nella femmina, dentati e arcuati nel maschio.
La Forficula è una specie cosmopolita, ad attività prevalentemente notturna e lucifuga. Durante le
ore di luce si rifugia in ricoveri ombreggiati e umidi, quali la vegetazione, screpolature della corteccia, ecc. Possiede un secondo paio di ali perfettamente funzionante, ma utilizzato raramente
per il volo.
STRATEGIE DI LOTTA
✓A
l momento non esistono principi attivi previsti dal Disciplinare PSR.
✓L
a lotta può essere attuata applicando colle repellenti sul tronco e/o mediante catture massali.
✓L
e colle si sono dimostrate molto efficaci nel limitare la risalita delle forficule sulla chioma e
quindi il danno ai frutti.
✓L
e forficule iniziano a salire sul tronco delle piante da frutto verso la fine di maggio, per cui si
consiglia di applicare le colle a metà maggio.
93
DIFESA FITOSANITARIA DELLE DRUPACEE
✓L
a colla deve essere applicata anche su pali,
tiranti, e tutto ciò che possa consentire alle
forficule di raggiungere la chioma delle piante.
✓L
a colla Rampastop® risulta più efficace qualora il tronco sia fortemente screpolato in quanto
aderisce meglio al tronco stesso; è di rapida
applicazione e richiede una sola applicazione
durante la stagione.
✓L
e catture massali vanno effettuate posizionando sulle branche basali fasce di cartone,
giornali arrotolati, o qualunque altro oggetto possa fungere da ricovero per le forficule
e procedendo frequentemente a svuotare le Fig. 5 Danno da Forficula auricularia su albicocche
trappole e distruggere gli individui presenti.
✓S
ebbene in misura ridotta, le forficule possono spostarsi con il volo, per cui in caso di infestazioni molto elevate l’applicazione di colla repellente alla base del tronco può non essere
sufficiente.
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