intervista di Domenico Letizia a Antonio Stango

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intervista di Domenico Letizia a Antonio Stango
CRONACHE di NAPOLI
Politica estera
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Martedì 19 Luglio 2016
3
Antonio Stango è uno dei maggiori esperti di diritti umani in campo internazionale
di Domenico Letizia*
PARIGI - La Francia è nuovamente
sotto attacco e con essa un nuovo
segnale è lanciato a tutta l’Europa,
all’Occidente e alla democrazia liberale. Più di 80 morti, tra cui dieci bambini
e adolescenti, e duecento feriti, di cui
Politica estera
una cinquantina ancora in pericolo di
“Ritengo che vita: la Francia, dopo i fatti di Nizza, fa
il problema
i conti con una delle più sanguinose trasia quello di
gedie della sua storia dopo gli attentati
giungere a
dello scorso 13 novembre allo Stade
una comune Saint-Denis e nei locali del centro di
polizia delle
Parigi. Un massacro che ha coinvolto
frontiere
anche tanti stranieri, fra i quali degli itaesterne delliani. Ne parliamo con Antonio
l'Ue con
Stango, che, dopo avere frequentato la
controlli rigo- Scuola Militare Nunziatella di Napoli,
rosi e stretto si è laureato in Scienze Politiche ed è
coordinadiventato uno dei maggiori esperti di
mento fra gli diritti umani in campo internazionale:
organi com- fondatore del Comitato italiano Helpetenti”
sinki per i Diritti Umani, membro della
Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo e
del Consiglio direttivo di “Nessuno tocchi Caino”, si trova ora in Francia con
la ONG Ensemble contre la peine de
mort.
Che aria tira in Francia?
La Francia ormai è sotto attacco da
anni. Gli atti terroristici che hanno
mietuto più vite, come quelli del genAttacco a Parigi naio e del novembre scorsi a Parigi,
“Fu una setti- fanno parte di una catena molto più
lunga di episodi di violenza ispirata da
mana dramforme di fanatismo islamista, anche se
matica, a
tratti spettra- di solito non, la Francia collegati fra
le. Per alcuni loro. In generale, purtroppo non è più
quella di qualche decennio fa, e che
giorni Parigi
fu sconvolta, ancora rimane nell’immaginario collettivo come caratterizzata da alto livello
anche se
di senso civico, grande qualità della
non bloccata; chiusi tutti vita, fierezza repubblicana, esercizio
pieno delle libertà nell’ambito di un
i cinema, i
sistema sociale bene organizzato. Quinteatri, i
di l’aria che vedo intorno a me a Parimusei, molti
gi, e che percepisco in diverse città
caffè e ristofrancesi, è spesso inquieta, tesa, a volte
ranti”
triste, anche se in altri momenti prevale
la tentazione di comportarsi come se
nulla di grave fosse accaduto. Molti
vivono fra la speranza e lo scetticismo
che si trovino soluzioni stabili e temo
che non siano pochi, fra gli immigrati
anche di cittadinanza francese, coloro
che invece sono vicini agli ambienti del
fanatismo di ispirazione islamista e del
nichilismo terrorista.
I partiti
Il Presidente francese Hollande ha
comunicato che il governo prolun“Nell'immediato prevale gherà lo stato di emergenza, che
doveva cessare il 26 luglio, di altri tre
la volontà di
mesi e ha lanciato un appello ad ademostrarsi
rire alla “riserva operativa” per
uniti per il
affiancarsi agli effettivi della polizia e
bene del
Paese. Tutta- della gendarmeria, in particolare per
via, nel giro di il controllo delle frontiere. Come incipochi giorni le deranno questi nuovi rafforzamenti
dello Stato in Francia e nel resto deldifferenze
emergono, e l’Europa?
La proroga dello stato di emergenza
la vicinanza
delle elezioni era una richiesta comune a diverse
forze politiche e Hollande è stato pratipresidenziali
camente costretto a disporla dopo la
le accentua”
strage di Nizza. Il problema è che non
si dovrebbe passare da una misura di
emergenza alla sua cessazione e poi
alla sua ripresa seguendo l’agenda
imposta da gruppi o singoli terroristi,
come risposta affrettata ad essi e non
per una pianificazione razionale e adeguata. La “riserva operativa” in Francia comprende al momento circa
40.000 volontari, che ricevono un
Multicultura
addestramento specifico e si impegna“Rispondere
no a servire per trenta giorni all’anno
a tutto queper un massimo di cinque anni. Questo
sto senza
permette di aumentare le capacità
cadere nelle
d’impiego delle forze di polizia nei
trappole
“picchi di attività” come vigilanza antidella
terrorismo, calamità naturali, servizi di
xenofobia,
ordine pubblico per avvenimenti spema con
ciali o protezione di particolari luoghi e
razionalità e
strutture. Il loro impiego, anche con un
urgenza, è
aumento del loro numero - previsto fino
oggi la più
a 55.000 - non presenta un rischio per i
grande sfida
diritti civili, ma consente di fare fronte
per la Frana molte situazioni per le quali gli effetticia e per l'invi di polizia e gendarmeria sono insuffitera Europa”
cienti. Probabilmente qualcosa di simile dovrebbe essere fatto anche in altri
Paesi europei. D’altra parte, Christian
Estrosi, presidente del Consiglio Regionale PACA (Provenza, Alpi, Costa
Azzurra) e già sindaco di Nizza, sostiene che anche la polizia municipale
dovrebbe avere più mezzi e facoltà di
intervenire, in particolare rispetto alle
minacce terroristiche. Diverso è il caso
dei controlli alle frontiere. Ritengo che
il problema sia soprattutto quello di
giungere a una comune polizia delle
frontiere esterne dell’Unione Europea,
con controlli rigorosi e stretto coordinamento fra gli organi competenti di
tutti gli Stati membri. Intanto, la
ANTONIO STANGO
In alto Stango durante il Congresso mondiale di Oslo
contro la pena di morte, da lui coordinato nel giugno
scorso (foto di Yuliya Vassilyeva). A sinistra raffigurazione allegorica della Libertà a Parigi in Place de la
République, luogo simbolo per la commemorazione
delle vittime del terrorismo.
LE INTERVISTE DI CRONACHE
Francia sott’attacco, paura e inquietudine
Ma no alla xenofobia contro il terrorismo
sospensione degli accordi di Schengen
in proposito non può essere che temporanea e in casi ben definiti.
Il governo francese oltre a dichiarare
lo stato emergenziale ha sottolineato
la necessità di rafforzare ancora di
più le azioni in Siria. Che nuova svolta potrebbe intraprendere la politica
estera francese?
Non credo che la Francia possa ridurre
il suo impegno militare all’estero nell’immediato, né dovrebbe farlo per soddisfare le richieste di qualche gruppo
terroristico. Purtroppo la situazione in
Siria e in Iraq non è destinata a risolversi in breve periodo, e - con la Turchia impegnata più contro i curdi che
contro l’Isis, mentre Iran e Russia
sostengono Assad - la Francia affianca
gli Stati Uniti in alcune operazioni svolgendo una funzione di contenimento
delle altre forze in campo. Inoltre la
Francia continua a impiegare circa
3.000 militari in Africa occidentale, in
Paesi in crisi come Burkina Faso,
Ciad, Costa d’Avorio, Mali, Niger e
Nigeria. La lotta al terrorismo richiede
interventi globali; anche se questo non
significa certo che tutti gli interventi
avvengano nei tempi e con le modalità
più efficaci.
Il tuo ufficio in Francia non è lontano
da Saint-Denis, a Parigi abiti a pochi
passi dal teatro “Bataclan” e anche
durante quell’attacco terroristico eri
in Francia. Come ricordi quei giorni
e che parallelo noti con il nuovo
attacco a Nizza?
Fu una settimana drammatica, a tratti
spettrale. Per alcuni giorni Parigi fu
sconvolta, anche se non bloccata; chiusi tutti i cinema, i teatri, i musei. Le
prime sere, molti caffè e ristoranti
erano quasi deserti, mentre non erano
rari i falsi allarmi e si cercavano i terroristi in fuga. Nello stesso tempo tuttavia, con poche interruzioni, la rete
metropolitana funzionava, e molti la
usarono per recarsi a Place de la
République, vicina a diverse scene di
quella strage, portando fiori, candele,
messaggi sotto la statua della Marianne che rappresenta i valori di libertà,
eguaglianza e fraternità della Francia.
La nazione si strinse intorno al suo tricolore, le due Camere del Parlamento,
riunite in Congresso a Versailles,
mostrarono la necessaria unione di
partiti e cittadini, il canto della “Marsigliese” risuonò frequente, alto e forte
come solo nei momenti più importanti
della storia del Paese. Questa volta non
possono ripetersi gli stessi riti nelle
stesse forme, ma il dolore collettivo si
percepisce, gli inviti alla cautela si moltiplicano, le pattuglie sembrano più
attente; eppure, forse non tutti hanno
ancora la consapevolezza dell’urgenza
di attuare piani di reale contrasto al
fanatismo e al nichilismo islamista.
Quali sono le razioni dei partiti e
della politica francese, anche tenendo
conto del fatto che l’anno prossimo ci
saranno le elezioni presidenziali?
Come in altri casi, nell’immediato prevale la volontà di mostrarsi uniti per il
bene del Paese. Tuttavia, nel giro di
pochi giorni le differenze emergono, e
appunto la vicinanza delle elezioni presidenziali le accentua. All’interno del
Partito Socialista di Hollande, che ha
un basso indice di popolarità e potrebbe non essere ricandidato (le primarie
di centro-sinistra si terranno a fine gennaio), si ondeggia fra una generica
volontà di rafforzamento dello Stato e
una non meno generica propensione a
continuare sulla strada dell’integrazione multiculturale, che pure con tutta
evidenza è fallita. Nel centro-destra
(che terrà le primarie in novembre),
l’ex presidente Sarkozy, leader dei
Républicains, chiede che rafforzare e
rendere permanente il dispositivo di
lotta al terrorismo islamista sia una
priorità assoluta; Alain Juppé, più volte
ministro e attualmente sindaco di Bordeaux, sostiene che non sia stato fatto
tutto il possibile per evitare la tragedia
di Nizza e chiede l’attuazione del rapporto della Commissione parlamentare
sugli attacchi terroristici del 2015, con
la riforma dei servizi di sicurezza e
delle unità speciali di pronto intervento,
un coordinamento più efficace delle
agenzie competenti e l’attivazione del
servizio di intelligence negli istituti di
detenzione, dove spesso avvengono
radicalizzazione e adesione a piani terroristici. Marine Le Pen, presidente del
Front national, due giorni dopo la strage di Nizza ha reiterato la richiesta di
dimissioni del ministro dell’Interno
Bernard Cazeneuve, socialista, e insieme ha accusato anche il partito di
opposizione di Sarkozy di essere
responsabile di una politica “immigrazionista” che avrebbe “disarmato lo
Stato all’interno” e sarebbe “suicida
all’estero”. Fra l’altro, la Le Pen chiede il controllo delle frontiere, il ritorno
progressivo al servizio militare obbligatorio, la creazione di una “guardia
nazionale”, l’aumento delle spese militari e il rafforzamento dei servizi di raccolta di informazioni di prossimità, che
siano capaci di raccogliere dati sensibili in tutti i Dipartimenti.
La Francia e i francesi si stanno
interrogando sul multiculturalismo
interno e sui probabili fallimenti dell’integrazione nel paese?
Il dibattito su questo è aperto; a mio
parere, ancora non abbastanza. Nel
solo Dipartimento delle Alpi Marittime,
che ha poco più di 1.100.000 abitanti e
ha come capoluogo Nizza, nel febbraio
scorso 515 persone sono state formalmente “segnalate” come vicine al terrorismo islamista, su un totale di 8.250
in tutta la Francia. Sempre nel dipartimento di Nizza, si stima attendibilmente
che siano circa 3.000 i sostenitori di un
islam ‘radicale’, definito dal Ministero
dell’Interno come capace di “condurre
un giovane all’autoesclusione” dalla
società, utilizzando “precetti religiosi
presentati come musulmani”. Intanto,
organizzazioni che si ispirano a movimenti islamisti crescono. Anche la
UOIF (Unione delle Organizzazioni
Islamiche di Francia) subisce l’ispirazione dei “Fratelli Musulmani”, e in
molte comunità sono diffusi odio antiebraico, rifiuto dell’integrazione e della
laicità, segregazionismo di genere,
aspirazione a uno Stato retto dalla Sharia. Rispondere a tutto questo senza
cadere nelle trappole della xenofobia,
ma con razionalità e urgenza, è oggi la
più grande sfida per la Francia e per
l’intera Europa.
*Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino, membro della Lega Italiana per i diritti dell'Uomo e componente del Comitato italiano Helsinki
per i diritti umani
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DOPO LA STRAGE DEL TIR
Minuto di silenzio sulla Promenade. Nella notte nuovi raid francesi contro lo Stato Islamico
Nizza si ferma, fischiato il primo ministro
NIZZA (rp) - Tutti fermi
per la commemorazione di
ieri, sulla Promenade des
Anglais a Nizza: semplici
cittadini e autorità hanno
osservato un minuto di silenzio in onore delle vittime
dell'attentato compiuto da
Mohamed Lahouaiej Bouhlel. Presente fra gli altri
anche il primo ministro
Manuel Valls, che è stato
fischiato dalla folla al suo
arrivo. Alla fine del raccoglimento le migliaia di persone
radunatesi sulla Promenade
hanno cantato l'inno nazionale, la Marsigliese. Il presidente francese Francois Hollande ha invece osservato il
minuto di silenzio a Parigi.
L’omaggio alle vittime è
stato organizzato anche in
altri luoghi della Francia
sempre a mezzogiorno. Poco
prima il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le
Drian, aveva annunciato che
nella notte la Francia aveva
condotto nuovi raid contro la
Stato Islamico, per chiudere,
ha spiegato “con il cancro”
rappresentato dall'organizzazione jihadista. Al termine
del Consiglio di sicurezza e
di difesa organizzato in
seguito all'attentato di Nizza,
il ministro ha spiegato che i
raid si sono concentrati nelle
roccaforti Isis, in Sira e Iraq.
“Le nostre forze continuano
a colpire. Lo hanno fatto
prima di ieri e di nuovo questa sera, per contribuire,
all'interno della coalizione,
a sradicare questo tipo di
tumore", ha detto Le Drian.
"Dobbiamo continuare ad
avanzare nella lotta incessante che portiamo avanti
sia fuori che dentro la Francia”, contro lo Stato islamico, ha concluso Le Drian.
© FOTO LA PRESSE - XINHUA
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