Columbus Mission info kit
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Columbus Mission info kit
Kit Informativo Aggiornato a febbraio 2008 Riepilogo Missione Elementi chiave della missione Nome e logo della missione Patch della missione Strutture Interne del Columbus Strutture Interne: Biolab Strutture Interne: European Drawer Rack Strutture Interne: Moduli di Fisiologia Europei Strutture Interne: Laboratorio di Scienza dei Fluidi Strutture Interne: European Transport Carrier Strutture Esterne del Columbus Strutture Esterne: European Technology Exposure Facilitu (EuTEF) Strutture Esterne: SOLAR Strutture Esterne Future Ulteriori Carichi Astronauta ESA: Léopold Eyharts (Ingegnere di volo Spedizione 16) (Solo Salita) Astronauta ESA: Hans Schlegel (Specialista di Missione STS-122) Astronauta NASA: Stephen Frick (Comandante STS-122) Astronauta NASA: Alan Poindexter (Pilota STS-122) Astronauta NASA: Rex Walheim (Specialista di Missione STS-122) Astronauta NASA: Stanley Love (Specialista di Missione STS-122) Astronauta NASA: Leland Melvin (Specialista di Missione STS-122) Astronauta NASA: Daniel Tani (Ingegnere di volo Spedizione 16) (Solo Discesa) Riepilogo della Missione Attività di Pre-Lancio 1° giorno di Volo: Configurazione dello Shuttle per attività in orbita 2° giorno di Volo: Controlli termici dello Shuttle e preparazione EVA 3° giorno di Volo: RendezVous, attracco e preparazioni EVA 4° giorno di Volo: EVA 1 – aggancio Columbus al Nodo 2 5° giorno di Volo: Attivazione Columbus, Ingresso e messa in servizio. Controllo scudo termico 6° giorno di Volo: EVA 2- Assemblaggio serbatoi azoto, messa in servizio del Columbus 7° giorno di Volo: Tempo libero per l’equipaggio e messa in servizio del Columbus 8° giorno di Volo: EVA 3 – aggancio strutture esterne del Columbus 9° giorno di Volo: Messa in servizio Columbus, congedo dell’equipaggio e chiusura boccaporto 10° /11°/12° giorno di Volo: Disattracco e configurazione per l’atterraggio Inizio conto alla rovescia: 43 ore dal lancio Da 3 ore e Conteggio a T – 10 Lancio in Orbita Deorbita e procedura di atterraggio Operazioni Post-atterragio L’Orbiter Il serbatoio esterno Generatori di Spinta Programma Europeo di Sperimentazione Esperimenti Interni: Biologia Struttura Biolab: WAICO Sistema Europeo di Coltivazione Modulare: Multigen-1 Esperimenti Interni: Scienza dei Fluidi Laboratorio di Scienza dei Fludi: Geoflow Esperimenti Interni: Fisiologia Umana Individuazione Precoce dell’Osteoporosi nello Spazio (EDOS) Chromosome-2 ETD Immuno Dolori Lombari MOP Neocitolisi Campione Spin ZAG Esperimenti Interni: Dosimetria delle Radiazioni ALTCRISS EuCPD Matroska 2B Esperimenti Esterni: Struttura EuTEF EXPOSE-E DEBIE-2 Dostel EuTEMP EVC FIPEX MEDET PLEGPLAY Tribolab Esperimenti Esterni: Struttura SOLAR SOL-ACES SOLSPEC SOVIM Attività Educative Columbus Control Centre, Oberpfaffernhofen, Germania User Support and Operations Centres (USOCs) European Astronaut Centre, Colonia, Germania Kennedy Space Center Mission Control Center – Houston, Texas Payload Operations Center, Huntsville, Alabama Centro di Controllo Missione (TsUP), Mosca, Russia Accordo intergovernativo sulla ISS Configurazione attuale della ISS ISS e principali contributi europei Credits Contatti Riassunto della Missione A febbraio 2008, il laboratorio europeo Columbus sarà lanciato e diventerà una parte integrante della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), portando a compimento anni di organizzazione e di duro lavoro. Con una vita in orbita prevista essere di 10 anni, diventerà parte della storia spaziale come il primo laboratorio europeo dedicato alla sperimentazione a lungo termine in assenza di gravità. Gli astronauti dell’ ESA Hans Schlegel (a sinistra) e Léopold Eyharts (Image:NASA) La missione Columbus consiste di diverse parti. La prima copre gli 11 giorni di volo della missione STS-122 (anche conosciuta dai partners della ISS come missione di assemblaggio 1E) durante i quali verrà attaccato, e in seguito attivato, il laboratorio europeo Columbus, dando inizio alla sua messa in funzione. Lancio del volo STS-121 dello Shuttle Discovery con a bordo l’ astronauta dell’ ESA Thomas Reiter diventato il primo membro europeo dell’ equipaggio permanente della ISS. (Image:NASA) Gli astronauti dell’ESA Léopold Eyharts, di nazionalità francese, e Hans Schlegel, tedesco, saranno membri dell’equipaggio della missione di assemblaggio e messa in servizio del Columbus. Il loro volo è programmato per febbraio 2008 a bordo dello Space Shuttle Atlantis con il volo STS-122 dal Kennedy Space Centre, in Florida, USA, e faranno parte di un equipaggio di 7 astronauti di cui 5 sono colleghi della NASA. Il laboratorio europeo Columbu al Kennedy Space Centre, Giugno 2006. (Image:NASA) Questa fase include anche l’installazione delle strutture esterne europee per esperimenti che avverrà durante la terza passeggiata spaziale e ulteriori compiti di assemblaggio e manutenzione. La missione Columbus proseguirà dopo il disatracco dello Shuttlle con Léopold Eyharts che rimarrà sulla Stazione per due mesi in qualità di membro dell’equipaggio permanente di spedizione. Proseguirà nelle attività relative alla messa in servizio del Columbus, completando l‘attivazione delle strutture interne per esperimenti così come porterà a termine l’impegno scientifico europeo e le attività di relazioni pubbliche e educative che rientrano nel suo ruolo di secondo Ingegnere di volo della ISS. L’ astronauta dell’ ESA Paolo Nespoli nel modulo di costruzione europea Nodo 2 al quale verrà agganciato il laboratorio Columbus (Foto: NASA) Anche Schlegel si occuperà delle attività scientifiche europee così come di pubbliche relazioni per la missione Columbus. Le attività più importanti della missione sono le seguenti: Installazione del laboratorio Columbus Con il laboratorio Columbus si avrà a disposizione un ambiente in cui gli astronauti potranno eseguire procedure sperimentali in abiti civili, usando una serie di impianti per esperimenti che riguardano un’ampia gamma di discipline scientifiche. Il laboratorio sarà agganciato al Nodo 2, di costruzione europea, precedentemente installato alla ISS durante la missione STS-120 dello scorso ottobre. Il Biolab (A) e il Laboratorio di Scienza dei Fluidi (B) Columbus sarà trasportato fino alla ISS nella stiva di carico dello Shuttle e installato il quarto giorno di volo durante la prima EVA o passeggiata spaziale che vedrà protagonisti l’astronauta dell’ESA Hans Schlegel in compagnia dell’astronauta della NASA Rex Walheim. Buona parte del tempo di questa prima passeggiata sarà dedicato alla preparazione del Columbus per la rimozione dalla stiva dello Shuttle. Il braccio robotico della Stazione lo sposterà alla sua destinazione permanente sulla ISS, precisamente sul lato destro di tribordo del Nodo 2. Attivazione del Columbus e messa in servizio dei sistemi e degli impianti per esperimenti Una volta agganciato il Columbus, Schlegel ed Eyharts saranno entrambi principalmente coinvolti nell’attivazione e nella messa in servizio del laboratorio insieme a vari colleghi della NASA. In primo luogo, il laboratorio avrà bisogno di essere collegato ai sistemi di rifornimento termico, energetico e di dati della ISS. Fatto questo ed entrati per la prima volta nel laboratorio, le attività in orbita consisteranno in una riconfigurazione degli impianti interni dalla loro posizione al momento del lancio a quella in orbita. Il laboratorio statunitense Destiny (Image: NASA) Le operazioni consistono nella rimozione dei supporti di lancio e la rilocazione degli impianti per esperimenti e il cablaggio tra le strutture e i relativi sistemi del Columbus e della ISS. dove si trovano EuTEF e SOLAR, e le strutture per carichi esterni del laboratorio Columbus, dove verranno installati. I due astronauti all’esterno sono Rex Walheim e Stanley Love, entrambi della NASA. EuTEF ospita diversi esperimenti, compresa una serie di esperimenti di esobiologia. SOLAR condurrà un accurato studio del Sole attualmente programmato per una durata di due anni. Sezione degli impianti esterni per esperimenti che saranno installati su Columbus: EuTEF e SOLAR (Illustrazione: ESA/D. Ducros) La messa in servizio del Columbus è un’operazione molto complessa che impiegherà più degli 11 giorni della missione Shuttle per essere portata a termine. Léopold Eyharts, che resterà sulla Stazione per due mesi, continuerà le attività di messa in servizio del Columbus insieme ai membri dell’equipaggio della Spedizione 16. Durante le operazioni di messa in servizio, gli impianti per esperimenti diventeranno pronte all’uso dando il via alle prime sessioni di esperimenti a bordo del laboratorio. Gli impianti per esperimenti che si trovano all’interno del Columbus sono Biolab, per gli esperimenti di biologia, il laboratorio di Scienza dei Fluidi, per esperimenti nel campo della scienza dei fluidi, i Moduli Europei di Fisiologia, per gli esperimenti di fisiologia umana, e lo European Drawer Rack, un impianto multidisciplinare per una vasta gamma di esperimenti più piccoli. Installazione dei carichi europei sterni (EuTEF e SOLAR) sul Columbus Durante la terza uscita nello spazio, verranno installate nella parte esterna del Columbus due impianti esterni per esperimenti di costruzione europea, EuTEF e SOLAR. L’ astronauta dell’ESA Léopold Eyharts manovrerà il braccio robotico della Stazione per muovere uno degli astronauti impegnati nella passeggiata spaziale tra la stiva dello Shuttle, L’ astronauta dell’ESA Thomas Reiter, il rpimo astronauta europeo impiegato per una missione a lungo termine sulla ISS, mentre lavora all’esperimento europeo Matroshka, dicembre 2006. (Foto: NASA) Un’astronauta dell’ESA prende il posto di uno della NASA come membro dell’ equipaggio permanente della ISS Al momento del suo arrivo sulla ISS a bordo del volo STS-122, l’astronauta dell’ESA Léopold Eyharts sarà il secondo astronauta dell’ESA a diventare membro di un equipaggio di Spedizione a lungo termine sulla ISS. Oltre ai suoi specifici compiti di robotica e di installazione del Columbus, eseguirà numerose e vitali operazioni sulla ISS che spaziano dall’uso dei sistemi alle procedure per: controllo e orientamento della ISS, sistemi di controllo ambientale e di supporto vitale, condizione di salute e sicurezza dell’equipaggio, e operazioni EVA (passeggiate spaziali), per citarne alcune. Resterà sulla ISS circa due mesi e rientrerà a Terra a bordo del volo STS-123. Eyharts sostituirà l’astronauta della NASA Dan Tani come secondo Ingegnere di Volo della Spedizione 16. Tani è arrivato sulla ISS a bordo dello Shuttle Discovery con la missione STS-120, lanciata lo scorso 23 Ottobre e rientrata il 7 Novembre. Con la missione STS-120, della quale era membro l’ astronauta dell’ ESA Paolo Nespoli, è stato consegnato alla Stazione il Nodo 2 di fattura europea. Tani ritornerà insieme all’equipaggio del volo di rientro STS-122. Parte di Geoflow, il primo esperimento che avrà luogo nel Laboratorio di Scienze dei Fluidi (Image: EADS Astrium) Svolgimento di un programma europeo di esperimenti Durante la loro missione, Léopold Eyharts e Hans Schlegel svolgeranno una serie di esperimenti per la comunità scientifica europea, inclusa la prima sessione di esperimenti svolti utilizzando gli impianti per esperimenti del Columbus. Ulteriori esperimenti europei saranno portati a termine dal cosmonauta russo Yuri Malenchenko. Questi esperimenti riguardano un’ampia gamma di aree scientifiche. Quelli che necessitano di un ambiente in assenza di gravità all’interno della ISS riguarderanno le aree di fisiologia umana e biologia, scienza dei fluidi e dosimetria delle radiazioni. Per quelli invece che necessitano dell’esposizione all’ambiente dello spazio aperto al di fuori della ISS, saranno usati i nuovi carichi esterni per esperimenti posizionati sul Columbus e saranno riguarderanno diverse aree scientifiche compresa l’esobiologia, la scienza solare e la scienza della materia, oltre a varie tecnologie dei sensori e del monitoraggio. L’ astronauta dell’ESA Léopold Eyharts svolgerà anche una serie di esperimenti di carattere educativo durante la missione. Rimozione e ritorno dei Control Moment Gyroscopes Durante la terza passeggiata spaziale (EVA), il Control Moment Gyroscope temporaneamente situato su una Piattaforma di Stivaggio Esterna, sarà rimosso e posizionato nella stiva dello Shuttle per il ritorno a Terra. Le ruote d’inerzia del tipo ‘’Control Moment Gyroscopes’’, sono usate la rotazione della Stazione Spaziale. Astronauta dell’Agenzia Spaziale Canadese (CSA) Dave Williams mentre installa il Control Moment Gyroscope sulla Piattaforma di stivaggio esterna 2 (Foto: NASA) Rimozione e risistemazione dell’insieme di serbatoi di azoto Durante la seconda passeggiata spaziale (EVA) della missione, l’astronauta dell’ESA Hans Schlegel e l’astronauta della NASA Rex Walheim rimuoveranno e risistemeranno un insieme di serbatoi di azoto sulla sezione del traliccio P1. Questo è un elemento importante dell’attrezzatura che fa parte del sistema esterno di controllo termico della ISS. I vecchi serbatoi di azoto saranno sistemati nella stiva dello Shuttle per il ritorno a Terra. Consegna di rifornimenti/attrezzature Oltre a portare alcuni usuali rifornimenti logistici per lo Shuttle e gli equipaggi della ISS, la missione servirà anche a rifornire di attrezzature la ISS usate, per esempio, per allestire il Columbus (dentro e fuori) ed ancora altre attrezzature che saranno installate durante le passeggiate spaziali. Un ulteriore elemento dell’attrezzatura che sarà portato a bordo della ISS è lo European Flywheel Exercise Device, un resistente dispositivo per esercizi di resistenza utili agli astronauti per fare fronte all’atrofia muscolare, all’osteoporosi e all’indebolimento delle funzioni muscolari. L’ astronauta dell’ ESA Philippe Perrin durante un test sul Flywheel Exercise device nell’ ottobre 2003 (Foto: ESA) L’equipaggio del volo STS-122 Atlantis. Davanti al centro l’astronauta dell’ESA Léopold Eyharts e gli astronauti della NASA Sthephen Frick (a sinistra), comandante, e Alan Poindexter (a destra), pilota. Dietro, da sinistra l’astronauta della NASA Leland Melvin, Rex Walheim, Stanley Love e l’astronauta dell’ESA Hans Schlegel (Foto: NASA) L’equipaggio Gli astronauti dell’ESA Léopold Eyharts e Hans Schlegel faranno parte dell’equipaggio della missione Shuttle composta in totale da sette astronauti, cinque dei quali della NASA: Stephen Frick, comandante dello Shuttle, Alan Poindexter, pilota, Rex Walheim, Stanley Love e Leland Melvin, tutti specialisti di missione. Al loro arrivo sulla Stazione troveranno l’euqipaggio della Spedizione 16: il Comandante della ISS Peggy Whitson (NASA), e gli Ingegneri di Volo della ISS Yuri Malenchenko (Roscosmos) e Daniel Tani (NASA), che verrà sostituito da Léopold Eyharts. La missione Columbus nasce a seguito dell’Accordo Intergovernativo sulla ISS nel quale Columbus ha rappresentato un importante contributo dell’ESA e da un accordo tra ESA e NASA in base al quale non solo è stato possibile impiegare un astronauta dell’ESA nella missione di assemblaggio del Columbus ma l’ESA potrà fornire astronauti come membri degli equipaggi di Spedizione della ISS dopo l’installazione del Columbus alla Stazione. Informazioni sulla Missione EQUIPAGGIO DELLO SHUTTLE: Comandante Shuttle: Pilota Shuttle: Specialista di Missione: Specialista di Missione: Specialista di Missione: Specialista di Missione: Ingegnere di Volo ISS (in arrivo): Ingegnere di Volo ISS (in rientro): Stephen Frick (NASA) Alan Poindexter (NASA) Hans Schlegel (ESA) Rex Walheim (NASA) Stanley Love (NASA) Leland Melvil (NASA) Léopold Eyharts (ESA) Daniel Tani (NASA) VEICOLO SPAZIALE: Shuttle Orbiter: Atlantis SITI DI LANCIO e ATTERRAGGIO: Sito di lancio: Principale sito di atterraggio: Altri siti di atterraggio: PARAMETRI DI MISSIONE: Data di Lancio prevista: Finestra di Lancio: Altitudine (in orbita): Alitudine ISS: Inclinazione: Durata della missione: Rampa di Lancio 39A, Kennedy Space Center, Cape Canaveral, Florida, USA Kennedy Space Center, Florida, USA Edwards Air Force Base, California, USA White Sands Space Harbor, New Mexico, USA 7 febbraio 2008 10 minuti 226 kilometri ~400 kilometri 51.6° 11 giorni Il Logo del Laboratorio Columbus Il logo del Laboratorio Columbus. (Illustrazione: ESA/DDucros) Columbus deve il suo nome al famoso navigatore genovese Cristoforo Colombo, noto per i suoi viaggi di scoperta dell’America tra il 1492 e il 1504. La parte bassa del logo consiste di un cerchio blu chiaro che simboleggia la Terra, circondato da un’ellisse di un blu più scuro che rappresenta l’orbita iniziale dello Shuttle, che trasporta il Columbus, dopo il lancio. Sopra troviamo la Stazione Spaziale Internazionale rappresentata nella sua fase orbitante più alta. La striscia bianca che attraversa la Terra simboleggia due concetti diversi. Per primo, il percorso intrapreso da oriente a occidente da Cristoforo Colombo verso l‘America. In secondo luogo, rappresenta il cammino del laboratorio Columbus da occidente a oriente a partire dalla rampa di lancio in Florida verso l’orbita e la Stazione Spaziale Internazionale, cammino segnato simbolicamente dalle stelle. Queste stelle (10 dorate e una blu) simboleggiano gli undici Stati Membri dell’ESA che contribuiscono al programma dei voli abitati all’interno dell’ESA. L’ ultima stella blu incastonata al centro della Stazione Spaziale simboleggia, inoltre, il fatto che in seguito al suo viaggio in orbita, il laboratorio Columbus diventerà parte integrante della Stazione Spaziale Internazionale. Quest’ ultima stella, non solo simboleggia il laboratorio Columbus ma anche il lampo di genio relativo alla scienza all’avanguardia che si svilupperà all’interno del laboratorio una volta messo in funzione. Il Patch della Missione Shuttle Il patch della Missione Shuttle (Illustrazione: NASA) Il patch della STS-122 rappresenta la continuità tra i viaggi dei primi esploratori fino alla frontiera odierna: lo spazio. La nave rappresenta i viaggi delle prime esplorazioni da est ad ovest. Lo Space Shuttle mostra il proseguimento di questo viaggio di scoperta lungo il cammino in orbita da ovest ad est. Poco più di 500 anni dopo che Colombo è salpato per il nuovo mondo, l’equipaggio della missione STS-122 porterà il laboratorio europeo Columbus alla Stazione Spaziale Internazionale introducendoci in una nuova era della scoperta scientifica. Che cos’è il laboratorio Columbus? Sezione del Laboratorio Columbus (Illustrazione: ESA/Ducros) Il laboratorio Columbus rappresenta il fondamento del contributo europeo alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ed è il primo laboratorio europeo dedicato alla ricerca spaziale a lungo termine. Il laboratorio Columbus, il cui nome viene dal famoso esploratore genovese, fornirà una spinta notevole alle attuali strutture europee dedicate agli esperimenti in assenza di gravità nonche alle capacità di ricerca della ISS una volta che ne diventerà parte integrante. La consegna programmata a febbraio 2008, avverrà con il lancio dello Space Shuttle Atlantis a bordo del volo di assemblaggio della ISS 1E. Durante la sua vita operativa prevista essere di dieci anni, Columbus fornirà supporto a sofisticate ricerche in assenza di gravità, grazie a numerosi impianti interni ed esterni dedicati agli esperimenti di scienze della vita, fisica dei fluidi e molte altre discipline. La Stazione Spaziale Internazionale fotografata vista dallo Space Shuttle Endeavour durante la fase di rientro della missione STS-118 (Foto: NASA) Se confrontato con le precedenti missioni dello Spacelab negli anni ‘80 e ‘90, il laboratorio segna un significativo miglioramento nella sperimentazione spaziale europea e nello sviluppo di hardware. Il laboratorio Columbus a EADS Astrium, Brema, (Foto: EADS Astrium) Questi armadi hanno una dimensione standard con interfacce standard, usate in tutti i moduli ad eccezione di quelli russi, e possono per esempio contenere impianti per esperimenti o sottosistemi. Il Modulo Logistico Multifunzionale Leonardo nella stiva dello Space Shuttle durante la missione STS-102 del marzo 2001. Il laboratorio Columbus è basato sulla stessa struttura degli MPLMs (Foto: NASA) Il laboratorio Columbus, lungo 7 metri, consiste di una struttura cilindrica pressurizzata del diametro di 4.5 metri, chiusa da coni saldati. Per rid urre i costi e mantenere un alto grado di affidabilità, la struttura di base ed i sistemi di supporto alla presenza umana del laboratorio sono ispirati ai moduli multifunzionali logistici pressurizzati (MPLMs) di costruzione europea: si tratta di container pressurizzati che viaggiano all’interno della stiva di carico dello Space Shuttle. La struttura primaria e quella interna secondaria sono costruite con una lega di alluminio. Questi strati sono coperti da un multi-strato isolante per mantenere stabile la temperatura e da due ulteriori tonnellate di pannelli fatti di uno strato di alluminio ed uno di Kevlar a Nextel che servono da protezione contro i detriti spaziali. Il laboratorio Columbus ha una massa di 10,3 tonnellate e un volume interno di 75 metri cubi che possono contenere 16 armadi posizionati lungo la circonferenza della sezione cilindrica divisi in 4 gruppi di quattro armadi ciascuno. Comparto Standardizzato Internazionale di Carico Utile (International Standard Payload Rac - ISPR) (Foto: EADS Astrium) Di questi 16 comparti, dieci sono ISPR International Standard Payload Racks ISPR (Comparti Standardizzati Internazionale di Carico Utile) ampiamente attrezzati di risorse come energia, raffreddamento, linee video e di dati, e capaci di alloggiare un impianto per esperimenti con una massa fino a 700 kg. Un significativo vantaggio del risparmio sui costi di progettazione riguarda il fatto che, al momento del lancio, Columbus sarà già equipaggiato con 2500 kg di impianti per esperimenti ed hardware addizionali, tra cui impianti per esperimenti sviluppati dall’ESA: -Biolab, per esperimenti sui microrganismi, colture di cellule e tessuti, e inoltre piante e animali di piccole dimensioni; Il laboratorio Columbus a EADS Astrium, a Brema, giugno 2002. (Foto: EADS Astrium) Questa grande potenzialità sperimentale del laboratorio Columbus è stata ottenuta grazie ad un’accurata e rigida ottimizzazione della configurazione del sistema, sfruttando i coni di chiusura per ospitare le attrezzature dei sottosistemi. L’area centrale dei coni di tribordo ospita attrezzature come videocamere e monitor, pannelli di commutazione, terminali audio ed estintori. Il Columbus con attaccata una struttura di carico esterna (Foto: EADS Astrium) -il Laboratorio di Scienza dei Fluidi (FSL), per il complesso studio del comportamento dei fluidi che potrebbe portare ad un miglioramento nella produzione di energia, nell’efficienza della propulsione e nei problemi ambientali; -i Moduli Europei di Fisiologia (EPM) a supporto degli esperimenti di fisiologia umana concernenti le funzioni corporee in assenza di gravità come osteoporosi, circolazione, respirazione, sistema organico ed immunitario; -lo European Drawer Rack (EDR) che fornisce una struttura per esperimenti flessibile e dedicata ad un’ampia gamma di discipline scientifiche. Biolab (Foto: ESA) Nonostante sia il laboratorio più piccolo della Stazione, il modulo Columbus offre gli stessi volumi di carico utile, potenza, e reperimento dati per esempio, degli altri laboratori della Stazione, ma con dimensioni e costi ridotti. Questi impianti multiuso conteranno su un alto grado di autonomia in modo da sfruttare al massimo il tempo in orbita degli astronauti. All’esterno del suo involucro pressurizzato, Columbus è provvisto di quattro punti di montaggio per carichi esterni relativi alle applicazioni nel campo delle scienze spaziali, dell’osservazione della Terra, della tecnologia e delle scienze innovative dallo spazio. Dopo l’attracco alla ISS, verranno installati sul Columbus due impianti esterni: EuTEF (European Technology Exposure Facility) contenente una vasta gamma di esperimenti che necessitano l’esposizione diretta nello spazio, e l’osservatorio SOLAR, che svolgerà uno studio spettrale del Sole per almeno 18 mesi. Quando sarà completamente attrezzato, il laboratorio Columbus fornirà un ambiente di lavoro in tenuta civile di 25 metri cubi in cui possono lavorare fino a tre astronauti insieme. Il laboratorio riceverà energia supplementare fino a 20 kW di cui 13,5 kW utilizzabili per gli impianti per esperimenti. Riguardo l’ambiente interno, Columbus è continuamente ventilato da un flusso d’aria aspirato dal Nodo 2, chiamato ‘’Harmony’’, il modulo americano di costruzione europea della Stazione a cui il laboratorio Columbus verrà permanentemente attaccato. L’aria ritorna al Nodo 2 per essere rinfrescata e per rimuovere l’anidride carbonica. Il contenuto dell’aria è monitorato dai sottosistemi del Columbus relativi alla contaminazione. Sottosistemi del Columbus Dopo sarà il turno di ACES (Atomic Clock Ensemble in Space) che testerà una nuova generazione di orologi ad atomi freddi in microgravità e l’Atmosphere Space Interaction Monitor/ASIM, che studierà il legame tra i temporali con lo strato superiore dell’atmosfera, della ionosfera e la fascia di radiazioni e gli effetti delle precipitazioni di particelle spaziali energetiche nella mesosfera e termosfera La sala controllo del Centro di Controllo Missione del Columbus a Oberpfaffenhofen, in Germania (Foto: ESA) L’equipaggio può anche regolare la temperatura (16-27°C) e l’umidità del Columbus. Un sistema a circuito d’acqua, collegato al sistema di rimozione del calore della ISS, serve per la rimozione del calore da tutte le postazioni degli armadi per esperimenti e sistemi, preservando l’attrezzatura dal surriscaldamento. Inoltre, c’è anche un commutatore di calore aria/acqua che serve a rimuovere la condensa dall’aria della cabina. Interno del modulo di costruzione europea Nodo 2 (Foto: NASA) Oltre alla sistemazione degli armadi dedicati agli esperimenti, tre dei 16 comparti o ‘’rack’’ serviranno per sistemare sottosistemi del laboratorio Columbus come pompe idrauliche, commutatori di calore e avioelettronica, e altri tre armadi saranno utilizzati per il deposito generico. Una volta agganciato alla ISS, il Centro di Controllo del Columbus dell’ESA (Col-CC) ad Oberpfaffenhofen in Germania presso il Centro Operativo Spaziale dell’Agenzia Spaziale tedesca (DLR) sarà responsabile del controllo e delle operazioni del laboratorio Columbus. Tutti i carichi utili europei sul Columbus trasferiranno dati, attraverso il sistema di trasferimento dati della ISS, direttamente al Centro di Controllo del Columbus. Col-CC coordinerà le operazioni degli esperimenti europei. Dati rilevanti saranno distribuiti da ColCC ai vari Centri Operativi e di Supporto Utenza (User Support and Operations Centres) in tutta Europa, responsabili ciascuno o di un intero impianto, o di sottosistemi o esperimenti individuali. Col-CC lavorerà anche a stretto contatto con il Centro di Controllo Missione di Houston, negli USA, che ha la responsabilità totale della ISS, insieme al Centro di Controllo Missione a Mosca. Inoltre, Col-CC coordina le operazioni con Centro di Integrazione e Operazione dei Carichi Utili (POIC) della ISS a Huntsville, in Alabama, USA, che ha la responsabilità generale dei carichi sperimentali della ISS. Strutture interne del Columbus Le strutture europee che saranno lanciate dentro iil Columbus. Fila anteriore da sinistra a destra: European Drawer Rack, Fluid Science Laboratory and Biolab. Dietro, da sinistra: European Physiology Modules and European Transport Carrier. (Illustrazione: ESA/D. Ducros) L'ESA ha sviluppato una gamma di rack per carichi utili destinati al laboratorio Columbus. Questi rack sono stati costruiti su misura per raccogliere la maggiore quantità possibile di dati scientifici nel minimo spazio possibile e per offrire agli scienziati europei di una vasta gamma di discipline il completo accesso a un ambiente in assenza di gravità irrealizzabile sulla Terra. Quando verrà lanciata la missione Space Shuttle che ha l'obiettivo di assemblare il modulo 1E, il Columbus verrà equipaggiato con cinque carichi (interni) pressurizzati: il Biolab, il laboratorio di scienza dei fluidi (Fluid Science Laboratory), i moduli di fisiologia europei (European Physiology Modules), il rack a cassetti europeo (European Drawer Rack) e l'European Transport Carrier. I primi tre sono stati sviluppati all'interno del Programma dell'ESA delle strutture di microgravità del Columbus, mentre gli ultimi due rientrano nell'Utilisation Programme dell'ESA. Le attrezzature per esperimenti destinate all'ISS appena citate rappresentano una novità assoluta per le attività di ricerca europea e sviluppo dell’hardware. Infatti, offrono alla comunità scientifica una piattaforma europea che consente lo svolgimento di esperimenti di lungo termine a bordo dell'ISS e in assenza di gravità, un netto passo avanti rispetto alle gravi limitazioni di tempo tipiche delle precedenti missioni Spacelab. Le attrezzature multi-utente sono di concezione modulare per agevolare le attività di aggiornamento, riparazione e ristrutturazione rese necessarie dal lungo periodo di utilizzo previsto per la stazione spaziale, che va ben oltre il ritiro dello Space Shuttle nel 2010. Questa modularità offre l'opportunità e la flessibilità per utilizzare continuamente i contenitori per i diversi esperimenti, permette di abbreviare i tempi di preparazione delle missioni e contribuisce ad uno sviluppo scientifico più rapido nei campi specifici. Le attrezzature di ricerca sono state progettate per essere abbastanza compatte da adattarsi agli spazi limitati di un rack di carico standard internazionale (ISPR), abbastanza resistenti da sopportare anni di servizio, in grado di soddisfare più utenti e in larga misura automatiche oltre che pienamente controllabili dalle stazioni a terra. Quest'ultimo requisito è reso necessario dal fatto che il personale a bordo ha a disposizione solo periodi di tempo limitati per supervisionare gli esperimenti in corso. I contenitori degli esperimenti da effettuare sulle attrezzature verranno trasportati separatamente all'interno di moduli logistici multifunzionali (MPLM), che sono moduli di trasporto pressurizzati che viaggiano all'interno dell'area di carico dello Space Shuttle. Gli esperimenti che richiedono operazioni umane successive possono essere trasportati anche all'interno degli armadietti del ponte centrale dello Space Shuttle. I contenitori per esperimenti saranno trasportati anche utilizzando il veicolo di trasferimento automatizzato (ATV) europeo o l'H-II Transfer Vehicle (HTV) o le navette russe di tipo Progress. Tra questi contenitori sono inclusi anche alcuni campioni biologici e medici che vanno ricondizionati termicamente (a meno ottanta gradi) all'interno del congelatore di laboratorio dell'ISS (MELFI), che funge da principale unità di refrigerazione/congelamento permanente dell'ISS. Strutture interne: Biolab trattamenti di malattie che affliggono gli abitanti della Terra. Il Biolab si divide fisicamente e funzionalmente in due sezioni: la sezione automatica, posta sul lato sinistro del rack, e la sezione manuale, posta sul lato destro del rack. Nella sezione automatica, nota come Unità Centrale, tutte le attività vengono eseguite automaticamente dall'attrezzatura, dopo il caricamento manuale dei campioni da parte dell'equipaggio. Grazie all’elevato livello di automazione, l'esigenza in termini di tempo dell'equipaggio viene drasticamente ridotta. La sezione manuale, nella quale tutte le attività sono eseguite direttamente dall'equipaggio, è destinata soprattutto a deposito per i campioni e per specifiche attività di gestione degli esperimenti. Biolab. (Foto: EADS Astrium) Il Biolab è una struttura concepita per eseguire esperimenti biologici su micro-organismi, cellule, colture di tessuti, piante a basso fusto e piccoli invertebrati. Il principale obiettivo dell'esecuzione di esperimenti biologici nello spazio è quello di scoprire il ruolo che l'assenza di gravità gioca a tutti i livelli di un organismo, dagli effetti sulle singole cellule per arrivare sino agli organismi complessi, esseri umani inclusi. Il primo esperimento che si svolgerà nel Biolab, quando il Columbus arriverà sulla ISS, indagherà sull'effetto che l'assenza di peso ha sulla crescita dei semi e punterà alla migliore comprensione del meccanismo cellulare che inibisce le funzioni immunitarie e aggrava la risposta alle radiazioni in condizioni di volo spaziale. Questo esperimento è importante in vista delle future missioni spaziali umane di lunga durata. Ulteriori esperimenti tenteranno di svelare il mistero dell'influsso della gravità su vari meccanismi cellulari, quali ad esempio la trasduzione dei segnali e l'espressione genica. Questi due effetti sono passi importanti nella reazione di una cellula ai cambiamenti nel suo ambiente. I risultati degli esperimenti saranno quindi determinanti per individuare cause e Il principale elemento dell'Unità Centrale è la grande incubatrice, un volume a temperatura controllata nel quale si svolgono gli esperimenti. All'interno dell'incubatrice ci sono due centrifughe, ciascuna delle quali può contenere sino a sei contenitori per esperimenti. I contenitori contengono i campioni biologici e possono essere agitati in modo indipendente per generare una gravità artificiale nella gamma da 10-3 g a 2 g. Questo permette l'esecuzione simultanea nell'attrezzatura di esperimenti a 0 g e di esperimenti di riferimento a 1 g. Durante l'elaborazione dell'esperimento, il meccanismo di gestione dell'attrezzatura trasporta i campioni alla strumentazione diagnostica dedicata dove, tramite teleoperazioni, gli scienziati a terra possono partecipare attivamente alle analisi preliminari in-situ dei campioni. Il meccanismo di gestione effettua anche il trasporto dei campioni nelle unità di stivaggio automatico a temperatura ambiente e controllata. Queste sono destinate alla preservazione dei campioni o all'esecuzione di ulteriori analisi. La tipica durata degli esperimenti del Biolab varia da 1 giorno a 3 mesi. La sezione manuale del Biolab contiene un laptop per il controllo da parte dell'equipaggio, due centraline di controllo della temperatura di immagazzinamento dei campioni e una BioGlovebox. Le centraline di controllo della temperatura sono refrigeratori/congelatori (da +10°C a -20°C) per l'immagazzinamento di oggetti di grandi dimensioni esperimenti. e di contenitori per La BioGlovebox è un contenitore chiuso per la gestione dei materiali tossici e dei campioni biologici deperibili che devono essere protette dalla contaminazione da parte dell'ambiente della stazione spaziale. Un generatore di ozono assicura la sterilizzazione del volume di lavoro della BioGlovebox. La struttura del Biolab verrà lanciata all'interno del laboratorio europeo Columbus. Strutture interne: Comparto a cassetti europeo (European Drawer Rack) European Drawer Rack La comunità scientifica avverte l'esigenza di un'attrezzatura per esperimenti di medie dimensioni, dedicata a ricerche spaziali e finalizzata a ridurre costi e tempi di sviluppo. La soluzione dell'ESA è lo European Drawer Rack, una struttura che contiene un contenitore flessibile per esperimenti che consente una grande varietà di discipline scientifiche. Questa struttura offre spazio e risorse ai moduli per esperimenti grazie a due tipi di alloggiamenti standard, veri e propri cassetti per l'ISS denominati International Subrack Interface Standard (ISIS) e gli armadietti ISS Cocker. L'attrezzatura può contenere sino a tre di questi cassetti, ciascuno con un volume di carico di 72 litri, nonché 4 armadi, ciascuno con un volume di carico di 57 litri. Questo approccio aumenta la rapidità di allestimento e offre maggiori opportunità alla vasta comunità di utenti che dispone di carichi che non occupano un rack completo. La concezione complessiva dell'attrezzatura è ottimizzata per contenere tre o quattro carichi utili in parallelo, ad esempio un carico sperimentale medio che contiene 2 cassetti/armadi. Comunque, la struttura può contenere anche carichi grandi e piccoli simultaneamente. Il monitoraggio dell'assegnazione delle risorse ai carichi individuali è controllato dalla gestione risorse, ma il concetto operativo dello European Drawer Rack prevede che i carichi siano in larga misura autonomi. Il computer del laboratorio distribuisce i dati dell'ISS ai carichi di lavoro e indirizza i dati dei carichi verso terra e verso i laptop dello European Drawer Rack. Il sistema di gestione dei dati dello European Drawer Rack supporta tutte le modalità di azionamento del carico, che variano da pienamente automatico al controllo passo dopo passo da parte di un astronauta. Oltre a distribuire le risorse del Columbus ai moduli per esperimenti, lo European Drawer Rack fornisce servizi quali il ciclo di raffreddamento dell'aria e la conversione dell'alimentazione elettrica a 120 volt del Columbus in quella standard a 28 volt. La prima configurazione dello European Drawer Rack include un modulo per esperimenti. Si tratta dell'attrezzatura Protein Crystallisation Diagnostics, uno strumento multiutente di scienza dei materiali che intende sottoporre a indagine la cristallizzazione delle proteine nello spazio. Questa attrezzatura aiuterà a far luce sulle condizioni nelle quali è possibile far crescere cristalli di zeolite. Questo tipo di dati può essere desunto solo in assenza di gravità. I risultati dell'esperimento consentiranno innovazioni in diverse applicazioni industriali. Un secondo modulo verrà lanciato con un volo successivo. Si tratta della Facility for Adsorption and Surface Tension (FASTER), che intende studiare i processi di adsorbimento di tensioattivi su superfici liquide. Questa ricerca ha un gran numero di collegamenti ad applicazioni in campo industriale ed è connessa a studi quali stabilità della schiuma/scarico/reologia. Strutture Interne: Moduli Europei di Fisiologia trasporto. Il sistema di trasporto fornisce a questi moduli le funzioni di gestione dei dati, controllo termico e alloggiamento. L'attrezzatura si interfaccia direttamente con il Columbus e fornisce supporto a moduli scientifici sia montati in rack sia esterni. Oltre ai moduli scientifici già presenti, è possibile interfacciare con il sistema di trasporto gli strumenti montati nella corsia centrale del Columbus per mezzo di un pannello speciale (Utility Distribution Panel). La prima configurazione di lancio dei moduli di fisiologia europei prevede tre moduli scientifici. Questi sono: Moduli europei di fisiologia I Moduli di fisiologia europei sono concepiti per studiare gli effetti del volo spaziale di lunga durata sull'organismo umano. Alcuni campi di studi, quali neuroscienza, sistema cardiovascolare e respiratorio, fisiologia dello scheletro e dei muscoli, nonché endocrinologia e metabolismo, sono già stati delineati. La ricerca sulla fisiologia umana in condizioni di assenza di gravità contribuirà anche a una maggiore comprensione di problemi quali il processo di invecchiamento, l'osteoporosi, i disturbi dell'equilibrio e il deterioramento muscolare. Quando il Columbus arriverà sull'ISS nei Moduli di fisiologia europei verrà subito avviata una prima batteria di esperimenti relativi alle neuroscienze, ai meccanismi dei difetti cardiaci, agli effetti in assenza di gravità sulla funzione muscoloscheletrica umana e sulla ritenzione di sodio. La struttura può contenere un massimo di otto moduli scientifici montati su un'infrastruttura di Cardiolab: Si tratta di un'attrezzatura per lo studio dei differenti apparati coinvolti nella regolazione della pressione sanguigna arteriosa e del ritmo cardiaco. I dati del Cardiolab saranno utilizzati per mantenere l'equipaggio in buona salute durante la permanenza a bordo, oltre a preparare gli astronauti per il ritorno a Terra. Il Cardiolab, sviluppato dal CNES e dal DLR è stato inserito nei moduli di fisiologia europei grazie ad accordi di cooperazione. MEEMM (Multi Electrodes Encephalogram Measurement Module): Il MEEMM verrà utilizzato per studiare l'attività cerebrale misurando i segnali elettrici captati da elettrodi montati sul soggetto dell'esperimento. PORTEEM (Portable Electroencephalogram Module): Questo strumento è un registratore digitale flessibile, modulare e portatile per studi sulla deambulazione e sul sonno. Lo strumento è equipaggiato con un EEG/polisonnigrafo a 16 canali per studi sui disturbi del sonno, ma può facilmente essere riconfigurato per una vasta gamma di altre applicazioni. I moduli di fisiologia europei dell'ESA sono strettamente collegati ai rack della Human Research Facility della NASA contenuti dal laboratorio statunitense, che include anche alcuni dei moduli fisiologici dell'ESA quali il sistema di studio dell'apparato polmonare. Il sistema per l'apparato polmonare è già in orbita e funziona con successo. I nuovi moduli scientifici e gli altri oggetti necessari saranno trasportati sulla stazione dal volo di assemblaggio 1E e da voli futuri per l'uso congiunto con i moduli di fisiologia europei. Questo volo comprende principalmente attrezzature di controllo quali il FlyWheel Exercise Device, un sistema portatile per la funzione polmonare, un monitor delle radiazioni, ecc. Queste attrezzature dei moduli di fisiologia europei possono essere trasportate sull'ISS dall'ATV europeo, dalle navicelle spaziali russe Progress e Soyuz o dallo Space Shuttle. I campioni vengono poi riportati a terra con l'MPLM, gli armadi del ponte centrale dello Shuttle o la navicella spaziale Soyuz Strutture interne: Laboratorio di scienza dei Fluidi Il Laboratorio di Scienza dei Fluidi Il laboratorio di scienza dei fluidi è un'attrezzatura multi-utente progettata per studiare la dinamica dei fluidi in assenza di forze gravitazionali. Il principale obiettivo dell'esecuzione di esperimenti relativi alla scienza dei fluidi nello spazio è lo studio di fenomeni dinamici in assenza di forze gravitazionali. In condizioni di assenza di gravità, come sulla ISS, queste forze sono quasi interamente eliminate, dando luogo a riduzioni significative dei processi di convezione, sedimentazione, stratificazione e pressione statica dei fluidi, tutti dovuti alla gravità. Questo permette lo studio degli effetti dinamici dei fluidi normalmente mascherati dalla preponderanza della forza di gravità. I primi esperimenti che si svolgeranno nel laboratorio di scienza dei fluidi, quando il Columbus arriverà sull'ISS, includono il trasferimento di calore e massa dalle superfici libere nei liquidi binari, uno studio sulla stabilità delle emulsioni, un'indagine sul flusso geofisico in assenza di gravità, e può avere grande importanza in aree quali il flusso su scala globale nell'atmosfera e negli oceani, studi sui campi elettrici nei processi di ebollizione e uno studio per il miglioramento della produzione di leghe peritetiche. Il laboratorio di scienza dei fluidi è di concezione modulare e si basa sull'uso degli elementi a cassetti. Questo facilita la rimozione e il trasporto dei componenti, sia per aggiornarli che per riparare le parti difettose. Il laboratorio può essere azionato in modalità pienamente automatica o semi-automatica e può essere controllato a bordo dagli astronauti dell'ISS, oppure da terra in modalità telescientifica. Il lato destro del Laboratorio di Scienza dei Fluidi contiene sottosistemi funzionali per la distribuzione dell'energia, il condizionamento ambientale e l'elaborazione e gestione dei dati. L'elemento principale sul lato sinistro del laboratorio contiene il modulo di diagnosi ottica e il modulo esperimenti centrale, nel quale vengono inseriti tutti i contenitori per esperimenti. Il modulo di diagnosi ottica alloggia l'attrezzatura di osservazione visiva, velocimetrica e interferometrica, l'elettronica di controllo correlata e i punti di attacco e di interfaccia con le speciali fotocamere a montaggio frontale. Il modulo esperimenti centrale si divide in due parti. La prima contiene la struttura di sospensione per i contenitori degli esperimenti, incluse tutte le interfacce funzionali e le attrezzature ottiche. Questa struttura è progettata per essere estratta dal rack in modo da consentire l'inserimento e la rimozione dei contenitori di dimensioni standard nei quali sono integrati gli esperimenti. La seconda parte contiene tutte le attrezzature diagnostiche e di illuminazione, assieme all'elettronica di controllo che consente di comandare e monitorare i componenti elettromeccanici e opto-meccanici. Accordi di cooperazione hanno consentito di aggiungere alla struttura il Microgravity Vibration Isolation System, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Canadese (CSA). Questo sistema fornisce agli esperimenti un buon isolamento dai disturbi generati dall'ambiente in assenza di gravità della stazione. Un contenitore per esperimenti può inoltre essere equipaggiato con funzioni diagnostiche sofisticate, che vanno a integrare quelle standard fornite dal laboratorio di scienza dei fluidi. Un'attrezzatura quale il laboratorio di scienza dei fluidi, che può essere riutilizzato più e più volte con differenti contenitori per esperimenti, consente di ridurre i tempi di allestimento per le singole missioni e contribuisce a rendere più rapido lo sviluppo scientifico nel campo in questione. Attrezzature interne: European Transport Carrier European Transport Carrier Lo European Transport Carrier è un contenitori di elementi di trasporto e stivaggio basati su elementi standard denominati ‘’Cargo Transfer Bags’’ compatibili per il trasporto a bordo dei moduli logistici multifunzionali (MPLM) e ATV europei oltre che per l'uso sui moduli dell'ISS quali il Columbus. La concezione modulare dello European Transport Carrier, basata su contenitori di stivaggio rigidi, offre la massima flessibilità per la gestione di contenitori di trasferimento del carico di differenti dimensioni. Tutti i carichi utili europei verranno trasportati e stivati nei contenitori di trasferimento del carico dell'ISS. Si tratta di scatole in Nomex di quattro dimensioni standard con elementi di separazione rimovibili e riconfigurabili. I contenitori rigidi di stivaggio dello European Transport Carrier hanno dimensioni ottimizzate per l'inserimento in scatole di trasferimento del carico di diverse misure. Ci sono due contenitori di minori dimensioni che possono contenere scatole di trasferimento del carico di dimensioni massime e ridotte. Ciascuno di essi ha un volume equivalente a 1,5 armadi del ponte centrale dello Space Shuttle. Ci sono quattro contenitori che offrono circa 3 volte il volume di un armadio del ponte centrale dello Space Shuttle. Questi possono essere riempiti con qualsiasi combinazione di scatole di trasferimento del carico (max. dimensioni triple). Tutti i contenitori di stivaggio sono concepiti per sopportare, anche durante il trasporto dei contenuti, i carichi di lancio e atterraggio. Lo European Transport Carrier trasporterà carichi utili che non possono essere lanciati all'interno delle attrezzature dell'ESA a causa delle limitazioni di stivaggio o trasporto. In orbita, questo fungerà da banco di prova e struttura di stivaggio per esperimenti con il Biolab, il laboratorio di scienza dei fluidi, i moduli di fisiologia europei e l'European Drawer Rack. Un componente che verrà portato sull'ISS all'interno dello European Transport Carrier sarà lo European Flywheel Exercise Device. Questo è un dispositivo di esercizio alla resistenza che consente di tenere sotto controllo problemi quali atrofia muscolare, osteoporosi e inibizione del funzionamento muscolare degli astronauti. Questo verrà trasportato all'interno di due dei contenitori di trasferimento del carico di dimensioni triple. L'uso secondario dello European Transport Carrier è all'interno dello MPLM una volta che questo sia stato sostituito nel Columbus da un rack per esperimenti attivo. (L'ESA attualmente ‘possiede’ cinque posizioni per rack, tutte attive/alimentate). Lo European Transport Carrier può quindi agire come trasporto logistico tra la Terra e l'ISS per i rack per carichi utili dell'ESA sul Columbus. Il modulo è progettato per 15 lanci e può essere riconfigurato a terra per le esigenze di stivaggio specifiche di ciascun volo. In generale, lo European Transport Carrier stiverà e trasporterà oggetti pronti per entrare in servizio, strumenti complementari, materiali di consumo, attrezzature di volo e orbitali, unità orbitali sostituibili, rifornimenti e attrezzature scientifiche quali contenitori per esperimenti e materiali di consumo. Inoltre, le Zero-g Stowage Pockets dello European Transport Carrier (due superiori, una inferiore) permettono l'uso orbitale del volume interno rimanente. Queste tasche possono essere riempite soltanto in orbita e non possono essere utilizzate per il trasporto nelle fasi di lancio e discesa. Lo European Transport Carrier può trasportare più di 400 kg di carichi utili e attrezzature per esperimenti, per un volume totale di circa 800 litri. A bordo dell'ISS, le Zero-g Stowage Pocket estendono la capacità a circa 1000 litri. Strutture esterne del Columbus Solitamente immaginiamo gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale mentre eseguono esperimenti all'interno di moduli di laboratorio pressurizzati, ma i carichi utili esterni permettono di condurre esperimenti nello spazio aperto con gli ulteriori e importanti vantaggi dell'esposizione di lunga durata e della possibilità di un successivo ritorno a Terra per ulteriori esami e analisi. Un esempio importante di questa possibilità è la struttura di dosimetria radioattiva dell'ESA, Matroshka, presente sulla superficie esterna dell'ISS per i 18 mesi successivi all'installazione avvenuta a Marzo 2004. L'ESA ha equipaggiato il modulo Columbus con l'unità di carico esterna, che offre quattro punti (piattaforme) per accogliere carichi utili dedicati alle ricerche. Si tratta di una struttura montata sull'estremità conica del modulo che fornisce collegamenti per energia, dati e comando. un adattatore in grado di accogliere piccoli strumenti ed esperimenti che totalizzano sino a 227 kg. SOLAR external payload facility EuTEF external payload facility L'unità di carico esterna del Columbus offre l'opportunità di svolgere esperimenti scientifici e tecnologici di tipo classico per una vasta gamma di discipline. L'unità di carico esterna incrementerà il rendimento della stazione senza aumentare in modo significativo il costo infrastrutturale. Infatti, si affida ad attività operative automatizzate, riducendo al minimo gli interventi da parte dell'equipaggio. Il programma carichi utili esterni consiste di due elementi: utilizzo preventivo (prima del completamento dell'allestimento della stazione) e sfruttamento ordinario (dopo il completamento dell'allestimento). Ogni carico utile è montato su In seguito a un Annuncio di opportunità e a un attento riesame, sono stati selezionati cinque carichi utili, quattro dei quali sono già in fase di sviluppo. Questi erano stati originariamente concepiti per l'installazione sui rack esterni a disposizione della NASA, ma ora verranno collocati sul Columbus due dei carichi utili: l'unità di esposizione di tecnologia europea (EuTEF) e il SOLAR sono già a bordo del volo di assemblaggio 1E assieme al Columbus e saranno agganciati all'esterno del Columbus durante l'ultima passeggiata spaziale della missione. Il gruppo orologi atomici spaziali (ACES) e il monitor dell'interazione tra spazio e atmosfera (ASIM) verranno trasportati sull'ISS con un volo successivo. Questo primo gruppo di carichi utili esterni per il Columbus verrà successivamente sostituito da nuovi carichi. Un carico utile di questo tipo è l'ASIM, composto da strumenti ottici per l'osservazione delle emissioni alle altitudini elevate provenienti dalla stratosfera e dalla mesosfera e correlate all'insorgere delle tempeste. In futuro il trasferimento in orbita dei carichi utili non pressurizzati dallo Space Shuttle all'unità di carico esterna (e viceversa), verrà eseguito dal sistema di manipolazione robotizzato della stazione spaziale. Per il SOLAR e l'EuTEF, tuttavia, il trasferimento verrà eseguito dagli astronauti con l'assistenza del braccio robotico, come parte delle attività extraveicolari. I futuri carichi utili quali l'ASIM e l'ACES potrebbero invece essere caricati con l'HTV; quelli più piccoli/modulari con l'ATV o persino con navette Progress. Strutture Esterne: European Technology Exposure Facility (EuTEF) EuTEF (Foto: ESA) L'unità di esposizione di tecnologia europea (EuTEF) verrà montata all'esterno del modulo Columbus e trasporterà esperimenti che richiedono l'esposizione all'ambiente spaziale. Si tratta di un'attrezzatura multi-utente programmabile e pienamente automatizzata con capacità di trasporto modulare e flessibile, perfetta per una varietà di carichi utili tecnologici. L'EuTEF è concepita specificamente per facilitare il rapido completamento degli esperimenti. Durante la sua prima configurazione in orbita, l'attrezzatura conterrà nove differenti strumenti. Gli esperimenti, l’infrastruttura e le attrezzature sono alloggiate sull'adattatore di carico esterno del Columbus, che consiste di una piastra adattatrice, un meccanismo di aggancio e rilascio delle navette, connettori e traliccio. Gli esperimenti sono montati direttamente sulla piastra adattatrice o su una struttura di supporto che li eleva per esporli in modo ottimale alla direzione di volo o in direzione opposta alla Terra. In totale, la massa del carico utile è inferiore ai 350 kg e richiede meno di 450 W di potenza. La suite di esperimenti consiste di: • MEDET, esperimento di esposizione e degradazione dei materiali (CNES, ONERA, Università di Southampton, ESA); • il DOSTEL, per la misurazione delle radiazioni (Istituto di medicina del volo del DLR); • TRIBOLAB, un banco di prova per le proprietà tribologiche dei materiali nello spazio (INTA, INASMET); • EXPOSE, un laboratorio di fotobiologia ed esobiologia (Kayser-Threde, su appalto dell'ESA); • DEBIE-2, un rilevatore di micrometeoroidi e detriti orbitali (Patria Finavitec, su appalto dell'ESA). Questo condivide un alloggiamento standard con il FIPEX. Il DEBIE-1 è stato trasportato a bordo del satellite Proba; • FIPEX, un rilevatore di ossigeno atomico (Università di Dresda). Condivide un alloggiamento standard con il DEBIE-2; • PLEGPAY, il carico utile del cannone elettronico al plasma per la dispersione in orbita (Thales Alenia Space, su appalto dell'ASI); • EuTEMP, un esperimento destinato a misurare l'ambiente termico dell'EuTEF durante il trasporto in assenza di energia dallo Shuttle all'unità di carico esterno del Columbus. (EFACEC, su appalto dell'ESA). • EVC, una fotocamera di osservazione della Terra, sviluppata dall'ESA/Carlo Gavazzi Space per attività di monitoraggio. Strutture esterne: SOLAR SOLAR External Payload Facility marzo 2007 SOLAR, oltre a contribuire allo studio della fisica solare e stellare, nonché dell'interazione tra il flusso dell'energia solare e l'atmosfera della Terra, è di grande importanza per la modellazione atmosferica, la chimica atmosferica e la climatologia. SOVIM (SOlar Variable & Irradiance Monitor), strumento che copre le regioni prossime all'UV, visibile e termica dello spettro (200 nm – 100 µm); è sviluppato da PMOD/WRC (Davos, Svizzera) mentre uno dei radiometri è prodotto da IRM (Bruxelles, Belgio). SOLAR studierà la maggior parte della gamma spettrale del Sole con una precisione senza precedenti. Attualmente l'attività di SOLAR è programmata per durare due anni. SOLAR verrà posizionato sulla posizione zenitale dell'unità carichi esterni del Columbus (ovvero, in direzione opposta alla Terra). SOLSPEC (SOLar SPECctral Irradiance measurements) , strumento che copre la gamma tra 180 nm e 3.000 nm. SOLSPEC è sviluppato dal CNRS (Verrières-le-Buisson, Francia) in collaborazione con IASB/BIRA (Belgio) ed LSW (Germania). SOLAR si articola in 3 strumenti che si completano reciprocamente per consentire le misurazioni dell'irradiazione di quasi tutto lo spettro solare elettromagnetico - da 17 nm a 100 µm - nel quale viene emesso il 99% dell'energia solare. I tre strumenti complementari per lo studio dell'energia solare sono: SOL-ACES (SOLar Auto-Calibrating Extreme UV/UV Spectrophotometers) strumento che rileva il regime spettrale EUV/UV. SOL-ACES è sviluppato da IPM (Friburgo, Germania). SOVIM e SOLSPEC sono versioni aggiornate di strumenti che hanno già portato a termine diverse missioni spaziali. SOL-ACES è invece uno strumento di nuova concezione. Strutture esterne future Le prossime strutture esterne ASIM e ACES collocate sul laboratorio Columbus (Foto: ESA/D. Ducros) Gruppo orologi atomici spaziali (ACES) ACES sottoporrà a test nello spazio una nuova generazione di orologi atomici. Il PHARAO (Projet d'Horloge Atomique par Refroidissement d'Atomes en Orbite) sviluppato dal CNES in Francia e lo Space Hydrogen Maser sviluppato in Svizzera verranno testati e i loro segnali verranno confrontati reciprocamente e con gli standard di frequenza nazionali usando un collegamento a microonde dedicato. Oltre a eseguire un gran numero di importantissimi esperimenti di fisica, queste attrezzature consentiranno anche lo studio delle eccezionali prestazioni del PHARAO in condizioni di microgravità. ACES è un carico utile complesso che contiene strumenti e sottosistemi innovativi. Gli orologi atomici sono estremamente sensibili al loro ambiente operativo, quindi un ambiente particolarmente rigido come quello spaziale presenta nuove sfide per la progettazione di orologi e carichi utili. La sensibilità termica ed elettromagnetica pone seri limiti al carico utile. PHARAO si avvale di sei raggi laser ortogonali per raffreddare atomi di cesio ad alcuni µK. La combinazione di questi atomi lenti e la loro bassa accelerazione in microgravità consente tempi di osservazione significativamente più prolungati rispetto a quelli possibili sulla Terra. Questo garantisce una migliore stabilità e precisione della frequenza. Atmosphere (ASIM) Space Interactions Monitor La mesosfera e la bassa termosfera sono le regioni dell'atmosfera meno conosciute. Si tratta di strati atmosferici troppo bassi per osservazioni in situ da parte di satelliti e il telerilevamento a distanza è ostacolato dalle basse densità e dall'elevato grado di variabilità spazio-temporale. ASIM (Atmosphere Space Interactions Monitor) studierà l'interazione delle tempeste con le regioni di altitudine più elevata dell'atmosfera, sino alla ionosfera e alla magnetosfera, nonché gli effetti energetici delle radiazioni delle particelle spaziali sulla mesosfera e la termosfera. Gli obiettivi scientifici di questo carico sono complementari a quelli della missione satellitare Taranis sviluppata dal CNES. ASIM è composto da due strumenti, il MMIA (Miniature Multispectral Imaging Array) e l'MXGS (Miniature X- and Gamma-Ray Sensor), e di sottosistemi loro correlati. Il MMIA incorpora due videocamere CCD e un fotometro. Due moduli MMIA sono dedicati all'osservazione esterna con un campo visivo di 20°. Un terzo modulo MMIA in congiunzione con l'MXGS punterà verso il nadir con un campo visivo di 80°. Gli strumenti puntati verso il nadir sorveglieranno le raffiche di raggi X e gamma. Ulteriori carichi Protein Crystallisation Diagnostics Facility Flywheel Exercise Device Modello del Flywheel Exercise Device (Foto: ESA) La struttura Protein Crystallisation Diagnostics Il PCDF (Protein Crystallisation Diagnostics Facility) è uno strumento multi-utente per lo studio di base dei processi di nucleazione e cristallizzazione delle macro-molecole biologiche, e nello specifico, del modo in cui questi processi vengono influenzati dalla gravità. Questo strumento può essere utilizzato per condurre misurazioni dettagliate dei fenomeni fisici nei singoli reattori, nonché per controllare questi fenomeni tramite cambiamenti di temperatura e concentrazione della soluzione. Il PCDF verrà caricato a bordo dello European Drawer Rack durante il lancio e quindi, montato sull'ISS. Lo strumento include un'unità di elaborazione con attrezzature diagnostiche, una camera di elaborazione nella quale vengono collocati i contenitori degli esperimenti e un'unità elettronica che contiene tutti i comandi necessari per l'esecuzione degli esperimenti. I dati e le immagini video digitali del PCDF sono archiviati a bordo della Stazione Spaziale Internazionale o trasmessi alla stazione di controllo a terra, a seconda delle capacità di trasmissione al momento dell'esperimento. Il Flywheel Exercise Device è un dispositivo per esercizi fisici tendenti a favorire la resistenza che non dipende dalla gravità. Questo dispositivo, sviluppato da Yo-Yo Technology, viene utilizzato per controbattere i fenomeni di atrofia muscolare, perdita di tessuto osseo e inibizione della funzione muscolare che tendono a insorgere negli esseri umani durante i voli spaziali di lunga durata. Si tratta di un sistema di esercizio fisico per favorire la resistenza che si avvale di un volano rotante che sostituisce pesi e altri mezzi per macchine basate sulla gravità. La resistenza è fornita da un volano rotante che viene fatto ruotare da una cinghia di trasmissione che collega il mozzo del volano a quello di un rocchetto che a sua volta ha un cavo che il soggetto umano avvolge e svolge. L'azione muscolare concentrica supera l'inerzia del volano, facendolo accelerare. Per farlo decelerare è richiesta una successiva azione muscolare eccentrica. A una maggiore forza usata per far accelerare il volano corrisponde una maggiore forza per farlo decelerare. La sua resistenza variabile offre un potenziale di addestramento illimitato per qualsiasi utente. Teoricamente, non esiste limite alla forza o potenza che può essere prodotta. Mentre si eseguono gli esercizi, lo strumento registra continuamente i valori di velocità e forza del volano usando un programma installato su laptop. Il programma esegue calcoli di lavoro e potenza. Il programma consente anche di ricavare e registrare simultaneamente valori ausiliari quali angolo congiunto ed EMG (elettromiografia). Il Flywheel Exercise Device verrà trasportato sulla ISS a bordo dello European Transport Carrier, integrato nel modulo Columbus. Astronauti dell’Esa: Léopold Eyharts (Ingegnere di Volo Spedizione 16) (volo di andata) Esperienza Nel 1979 è entrato a far parte dell’Accademia Aeronautica francese di Salon-en Provence come ingegnere aeronautico. Nel 1980, è diventato pilota da combattimento ed è stato assegnato allo squadrone operativo Jaguar A presso la Base Aeronautica di Istres, in Francia. Nel 1985, è stato assegnato alla Base di Saint-Dizier come comandante di volo. Nel 1988 si è diplomato come pilota collaudatore alla scuola francese per pilori collaudatori (EPNER) ed è stato assegnato al Centro Piloti Collaudatori di Brétigny-sur-Orge, vicino Parigi, diventandone Capo Pilota Collaudatore nel 1990. Eyharts ha collezionato 3800ore di volo su più di 50 diversi tipi di velivoli e 21 lanci con paracadute, incluso uno con seggiolino a espulsione. Ha ottenuto un incarico come generale presso l’Aeronautica Francese. Astronauta dell’ESA Léopold Eyharts (Foto: ESA) Dati biografici Léopold Eyharts è nato il 28 Aprile 1957 a Biarritz, in Francia. È sposato ed ha un figlio. I suoi hobbies sono la corsa, la mountain bike, il tennis, la lettura e i computers. Studi Laureato in Ingegneria presso l’Accademia dell’Aeronautica Francese di Salon-en Provence nel 1979. Nel 1980, ha preso la qualifica di pilota da combattimento a Toura e s è diplomato presso la scuola francese per piloti collaudatori (EPNER) a Istres, nel 1988. Riconoscimenti Léopold è stato decorato come Ufficiale della Legione d’Onore Francese e Cavaliere dell’Ordine Nazionale del Merito. È stato premiato con la Medaglia ‘’d’OutreMer’’, la Medaglia d’argento della Difesa Nazionale e con le medaglie russe dell’amicizia e del coraggio. L’astronauta dell’ESA Lèopold Eyharts durante un addestramento sul Sistema di Funzione Polmonare, di cui due elemtni sono stati sviluppati dall’ESA e due dalla NASA (Credit: NASA) Nel 1990, Léopold Eyharts è stato selezionato come astronauta dall’Agenzia Spaziale Francese (CNES) e assegnato al supporto del programma spaziale Hermes gestito dal Hermes Crew Office di Tolosa. È diventato anche uno dei piloti collaudatori ed ingegnere in carico del programma di voli parabolici del CNES ( con il velivolo ‘’Caravelle’’) oltre ad aver condotto voli di qualifica con l’Airbus A300 Zero-G. Léopold Eyharts si è sottoposto a due sessioni di training di breve durata presso il Centro addestramento Cosmonauti ‘’Yuri Gagarin, vicino Mosca, nel 1991 e nel 1993, ed è preso parte ad un addestramento di valutazione presso il Russian Buran Space Shuttle training a Mosca, dove ha volato con il simulatore di volo Tupolev 154 Buran. Nel 1992, ha partecipato alle selezioni per astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Lèopold Eyharts sulla Stazione Spaziale Mir durante la missione Pegase del 1998 (Credit: ESA) A Luglio ’94, è stato assegnato al volo abitato franco-russo Cassiopée, effettuato nell’Agosto del 1996, in qualità di membro di riserva dell’equipaggio. A Dicembre ’96, è stato selezionato come cosmonauta per la successiva missione scientifica spaziale ‘’Pegase’’ del CNES, dal 29 Gennaio al 19 febbraio 1998. Nell’Agosto del 1998, Léopold Eyharts è entrato nel Corpo europeo degli astronauti dell’ESA, la cui base si trova presso il Centro Europeo Astronauti (EAC) a Colonia, in Germania. È stato assegnato all’addestramento presso il Johnson Space Center della NASA a Houston, in Texas, ed è entrato nella Classe di Specialista di Missione nel 1998. Léopold Eyharts ha svolto incarichi tecnici all’interno dell’Ufficio Astronauti della NASA al Johnson Space Center di Houston. Attualmente lavora nella Sezione Operativa ISS come capo sezione dei sistemi della ISS, dei software e tecnologia informatica a bordo. Léopold Eyharts è stato nominato riserva di Thomas Reiter nell’ambito della prima missione a lungo termine dell’ESA verso la Stazione Spaziale Internazionale, dal 4 Luglio al 22 Dicembre 2006. Dall’Ottobre 2004, Eyharts si è addestrato presso il Cosmonaut Training Centre ‘’Yuri Gagarin’’, vicino Mosca, e presso il Johnson Space Center della NASA a Houston, insieme alle riserve di equipaggio russe e americane. Esperienza di volo spaziale Missione sulla Stazione Spaziale russa Mir dal 29 gennaio al 19 febbraio 1998. Durante questa missione franco-russa chiamata ‘’Pegase’’, ha portato a termine vari esperimenti francesi nel campo della ricerca medica, della neuroscienza, biologia, fisica dei fluidi e tecnologia. Incarichi attuali Léopold Eyharts è attualmente assegnato alla missione a lungo termine sulla ISS, programmata per dicembre e posticipata a Gennaio 2008, durante la quale sarà consegnato e attivato il laboratorio europeo Columbus. Durante la missione Eyharts ricoprirà anche il ruolo e i relativi compiti di Ingegnere di Volo 2 della ISS per l’equipaggio della Spedizione 16. Ciò include le attività relative all’installazione del laboratorio Columbus e dei due carichi esterni europei, EuTEF e SOLAR, effettuate con il braccio robotico. Entrambe le installazioni verranno effettuato durante la missione. Volerà verso la ISS a bordo del volo STS-122 dello Space Shuttle Atlantis, previsto per Gennaio 2008. Eyharts rientrerà a Terra dopo circa due mesi di permanenza a bordo della ISS con il volo STS-123. Astronauti dell’Esa: Hans Schlegel (Specialista di Missione STS-122) Riconoscimenti e Premi Verdienstkreuz 1. Klasse des Verdienstorden der Bundesrepublik Deutschland, Medaglia russa dell’amicizia. Astronauta dell’ESA Hans Schelgel (Foto: ESA) Dati Biografici Hans Schlegel è nato il 3 Agosto 1951 a Überlingen, in Germania, ma considera come sua città natale Aachen. È sposato con Heike Walpot con cui ha sette figli. Tra i suoi hobbies ci sono lo sci, le immersioni subacquee e il volo. Ama anche la lettura e gli piace essere un uomo capace di fare un po’ di tutto. Studi Schlegel ha passato due anni negli Stati uniti, dal 1968 al ’69, con un programma di scambio culturale tra studenti, l’American Field Servcie (AFS), e si è diplomato alla Lewis Central High School di Council Bluffs nell’Iowa. Nel 1970, prende il diploma presso l’Hansa Gymnasium, una scuola secondaria di indirizzo scientificomatematico, a Colonia, in Germania. Nel 1979, si è laureato in Fisica all’Università di Aachen, in Germania. Organizzazioni Membro del Deutsche Physikalische Gesellschft (Società Fisica Tedesca) e del AFS nInterkulturelle Geegnungen (Servizio di Scambio Culturale Tedesco). L’astronauta dell’ESA Hans Schlegel durante un addestramento (Foto: NASA) Esperienza Dal 1970 al 1972, è stato paracadutista dell’Aeronautica della Repubblica Federale tedesca, che ha lasciato con il grado di secondo luogotenente. Dopo vari addestramenti come riserva, è stato nominato luogotenente di riserva nel 1980. Dal 1979 al 1986, ha lavorato come ricercatore di Fisica dello stato solido presso la Rheinisch Westfälische Technische Hochschule (RWTH), l’Università di Aachen portando a termine ricerche nel campo delle proprietà del trasporto elettronico e delle proprietà ottiche dei semiconduttori. Dal 1986 al 1988 è stato Specialista di metodologie non distruttive di prova nel campo della ricerca e dello sviluppo del dipartimento della Società ‘’Insitut Dr. Förster Gmbh & Co. KG’’ a Reutilingen, in Germania. terra-aria. Tra Giugno 1997 e Gennaio 1998, ha effettuato un ulteriore addestramento ottenendo una certificazione come secondo ingegnere di bordo per la Stazione Spaziale Russa MIR. Nel 1998, è entrato a fare parte del Corpo degli astronauti europei dell’Agenzia Spaziale Europea. Nell’agosto del 1998, ESA lo ha inviato al Johnson Space Centre per un addestramento come specialista di missione con la Classe di Astronauti della Nasa del ’98. Oltre al suo impegno di addestramento è stato anche assegnato al CAPCOM Sezione dell’Ufficio Astronauti, per condurre comunicazioni verbali con la Stazione Spaziale Internazionale. Schlegel durante una prova della tuta spaziale per le attività extraveicolari al Johnson Space Center (Foto: NASA) Dal 1988 al 1990 ha portato a termine l’addestramento di base per astronauti presso l’Agenzia Spaziale tedesca (DLR). Questo addestramento prevedeva teoria e pratica in microgravità su circa 1300 parabole su KC-135. È diventato un sub professionista ed ha ottenuto una licenza di Pilota Privato, che include acrobatica aerea e uso della strumentazione. Nel 1990, gli è stato assegnato il ruolo di specialista di carico della Missione D-2 iniziando così il relativo addestramento a Colonia, in Germania e al Johnson Space Centre a Houston, in Texas. Questa seconda missione tedesca Spacelab è stata portata a termine con successo tra il 26 Aprile e il 6 Maggio del 1993 (STS-55 Columbia). Nell’Agosto del 1995, è stato mandato al Centro di Addestramento Yuri Gagarin, a Mosca, per prepararsi come riserva per la Missione congiunta russo-tedesca MIR’97. Durante questa missione (10 Febbraio- 2 Marzo 1997), ha prestato servizio come responsabile della coordinazione per l’interfaccia con l’equipaggio nelle comunicazioni Hans Schlegel durante la missione Spacelab D-2 del 1993 Esperienza di volo spaziale Dal 26 Aprile al 6 Maggio 1993, Schlegel ha ricoperto il ruolo di specialista di carico per il volo STS-55 dello Space Shuttle Columbia. Durante la missione tedesca Spacelab D-2 sono statio fatti circa 90 esperimenti nel campo delle scienze della vita, scienze della materia, fisica, robotica, astronomia, e riguardo la Terra e la sua atmosfera. Attuali incarichi Hans Schlegel è stato nominato specialista di missione per la missione STS-122 durante la quale verrà consegnato e agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale, il laboratorio dell’Agenzia Spaziale Europea Columbus. Come membro della missione, Hans Schlegel prenderà parte alle prime due EVA o passeggiate spaziali, la prima delle quali include la rimozione e l’aggancio del laboratorio Columbus. Le attività di missione di Schlegel comprendono anche l’attivazione e la messa in servizio del laboratorio Columbus. Astronauti della NASA: Stephen Frick (Comandante STS-122) Astronauta NASA Stephen Frick (Foto: NASA) Dati biografici Città natale: Gibsonia, Pennsylvania, USA. Sposato, ama sciare, fare campeggio ed escursioni. Studi Diplomato presso la Richland High School di Gibsonia, in Pennsylvania nel 1982; si è laureato in Ingegneria Aerospaziale presso l’Accademia della Marina Statunitense nel 1986; Master in Ingegneria Aeronautica presso la U. S. Naval Postgradueted School nel 1994. fatto parte dello Squadrone 106 dei combattenti d’assalto presso il Naval Air Station cecil Field in Florida, USA, per lo spostamento al F/A-18 Hornet.Terminato l’addestramento, ha fatto riferimento allo Squadrone 83 di combattenti d’assalto sempre al Cecil Field, ed è stato dispiegato sul Mar Mediterraneo e sul Mar Rosso a bordo della Saratoga. È stato anche designato agente qualificato ai segnali di atterraggio. Dopo aver lasciato lo Squadrone 83 nel 1991, Frick ha frequentato un programma di 15 mesi alla Naval Postgraduate School a Monterey, in California, USA, e uno di un anno presso la scuola di piloti collaudatori della Marina Statunitense presso la Naval Air Station di Patuxent River, nel Maryland, USA. Dopo la laurea nel 1994, ha preso incarico come ufficiale progettista e pilota collaudatore il Carrier suitability Department dello squadrone collaudatori velivoli d’assalto degli USA sempre a Patuxent River. Durante la sua permanenza ha effettuato vari test del F/A 18 Hornet. Frick era assegnato allo Squadrone 125 di combattenti d’assalto a Lemoore, in California, USA, preparandosi al ritorno con un dispiegamento dello squadrone F/A-18 quando il programma astronauti della NASA lo ha selezionato nell’Aprile del 1996. Frick ha all’attivo più di 3200 ore di volo su 35 diversi velivoli, ed oltre 370 atterraggi. Riconoscimenti e Premi Numerosi premi e medaglie al servizio degli Stati Uniti. Esperienza NASA Selezionato dalla NASA ad Aprile 1996, Frick ha fatto riferimento al Johnsono Space Centre dall’Agosto 1996. Dopo aver portato a termine due anni di addestramento e valutazione, si è qualificato per essere assegnato ad un volo in qualità di pilota. Inizialmente, a Frick erano stati assegnati compiti tecnici nella Sezione Velivoli Spaziali, Sitemi e Operazioni dell’Ufficio Astronauti della NASA. Ho completato il suo primo volo spaziale da pilota a bordo della missione STS-110, collezionando più di 259 ore spese nello spazio. Frick è assegnato al comando della missione STS-122 durante la quale verrà consegnato il laboratorio europeo Columbus sulla Stazione Spaziale Europea. Esperienza Frick è stato accreditato dopo la laurea presso l’Accademia Navale Statunitense nel Maggio 1986. Dopo essere stato designato Aviatore della Marina Militare degli USA nel Febbraio 1988, ha Esperienza di volo spaziale La missione STS-110 Atlantis (8-19 Aprile 2002) è stata la tredicesima missione Shuttle a raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale. Pietre miliari della Missione sono state: consegna Organizzazioni Associazioni dei piloti collaudatori sperimentali, Asssocaizione alunni dell’accademia della marina statunitense. e installazione del traliccio SO (S-Zero); prima manovra con il braccio robotico della Stazione durante le passeggiate spaziali; prima missione in cui tutte le attività extraveicolari partivano dal Quest Airlock della Stazione. L’equipaggio ha preparato la stazione per le uscite future nello spazio e impiegato una settimane in operazioni congiunte con l’equipaggio della spedizione 4 della ISS. Astronauti della NASA: Alan Poindexter (Pilota STS-122) Wind Tunnel Facility, al Naval Surface Weapons Center, White Oak, in Maryland, Poindexter si `e presentato per l’ addestramento di volo a Pensacola, in Florida. È stato designato Aviatore della Marina Statunitense nel 1998 facendo riferimento allo Squadrone Combattenti 124, alla Naval Air Station Miramar, in California, per passare al Tomcat F-14. Dopo il suo addestramento iniziale, Poindexter è stato assegnato allo Squadrone Combattenti 211, sempre a Miramar, ed ha effettuato due dispiegamenti sul Golfo arabico. Astronauta NASA Alan Poindexter (Foto: NASA) Dati biografici Alan Poindexter è nato a Pasadena, in California, nel 1961. `E sposato ed ha due bambini. Tra i suoi hobbies ci sono il motociclismo, la corsa, sollevamento pesi, sci nautico, le barche, la caccia e la pesca. Studi Diplomato alla Coronado High School, a Coronado in California, nel 1979. Nel 1986 si laurea con il massimo dei voti in Ingegneria Aerospaziale presso il Georgia Institute of Technology e nel 1995 è la volta del Master in Scienze d’ Ingegneria Aeronautica alla U.S. Naval Postgraduated School. Organizzazioni Associazione di Piloti Collaudatori Sperimentali Riconoscimenti e Premi Premio NASA Aviation Safety e vari premi e medaglie conferite al servizio degli Stati Uniti. Esperienza Poindexter è stato accreditato dopo la sua laurea nel 1986. Dopo un’incarico alla Hypervelocity Durante il secondo dispiegamento nel 1993, `e stato selezionato per frequentare il Programma Cooperativo per Piloti Coolaudatori alla U.S. Naval postgraduated School, dove si è diplomato nel dicembre del 1995. In seguito, Pondexter è stato assegnato in qualità di pilota collaudatore e Ufficiale di progetto allo Squadrone collaudatori velivoli d’assalto presso la Naval Air Station di Patuxent river, in Maryland. Mentre faceva riferimento a questa base operativa, Poindexter è stato assegnato al comando dei piloti collaudatori per il Sistema di controllo Volo Digitale del F-14 con cui ha effettuato il primo atterraggio in carriera e lancio catapultato di un F-14 con controlli di volo potenziati. Ha inoltre effettuato numerosi voli di prova ad elevata inclinazione di partenza, prova distacco armi e verifica idoneità di trasporto. Dopo il suo incarico a Patuxtent River, Poindexter è stato assegnato allo Squadrone combattenti 32 presso la Naval Air Station di Oceana, in Virginia, dove svolgeva il ruolo di capo dipartimento quando `e stato scelto per l’addestramento astronauti della NASA. Poindexter ha compiuto più di 3.500 ore su oltre 30 tipi di velivoli ed ha effettuato più di 450 atterraggi. Esperienza NASA Selezionato dalla NASA nel Giugno 1998, ha cominciato il suo addestramento nell’Agosto 1998. All’ inizio Poindexter faceva riferimento alla Sezione per le operazioni shuttle dell’ufficio astronauti della NASA portando a termine incarichi al comando del supporto astronauti del Kennedy Space Centre. Poindexter è assegnato in qualità di pilota alla missione STS-122, durante la quale verrà consegnato il laboratorio europeo Columbus. Astronauti della NASA: Rex Walheim (Specialista di Missione STS-122) di emergenza dello Space Shuttle. Walheim è stato poi trasferito al Quartier generale dell’Air Force Space Command a Colorado Springs, in Colorado, nell’Agosto del 1989, dove è stato manager di un programma di perfezionamento dei radar per allerta missilistica. Nel 1991 è stato selezionato per il corso di ingegnere collaudatore di volo della U. S. Air Force Test Pilot School che ha frequentato presso la Edwards Air Force Base della California nel 1992. Dopo il diploma, è stato assegnato al F-16 Combined test Force alla Edwards dove svolgeva il ruolo di responsabile di progetto e, in seguito, di comandante avioelettronico e del volo di armamento. Nel gennaio 1996, Walheim è diventato istruttore presso la U.S. Air Force Test Pilot School, dove ha lavorato fino al momento dell’inizio dell’addestramento come astronauta. Astronauta NASA Rex Walheim (Foto: NASA) Dati biografici R. W. è nato il 10 Ottobre 1962 a Redwood City, in California, USA. È sposato ed ha due bambini. Ama lo sci, fare scalate, il softball e il football. Studi Diplomato alla San Carlos High School di San Carlo, in California, USA, nel 1980; si è laureato in Ingegneria meccanica presso l’Università della California a Berkley nel 1984 a cui è seguito un Master in Ingegneria industriale presso l’Università di Houston che concluderà nel 1989. Esperienza Walheim è stato nominato secondo luogotenente nell’Aeronautica Militare Statunitense nel 1984. Nell’Aprile del 1985 è stato assegnato alla Cavalier Air Force Station di Cavalier in North Dakota, USA, dove ha lavorato come comandante della squadra operativa di allerta missilistica. Nell’ Ottobre del 1986, è stato riassegnato al Johnson Space Centre di Houston, in Texas, dove ha lavorato come controllore di volo dei sistemi meccanici ed è stato ingegnere di comando delle operazioni dei sistemi di atterraggio, freno e uscite Esperienza NASA Walheim ha lavorato come controllore di volo e ingegnere operativo al Johnson Space Centre dall’Ottobre 1986 a Gennaio 1989. È stato selezionato dalla NASA nel marzo 1996 e assegnato al Johnson Space Centre in Agosto. Dopo aver completato i due anni di addestramento e valutazione, si è qualificato per incarichi di volo come specialista di missione. Inizialmente, Walheim ha ricoperto incarichi tecnici nella Sezione dell’ufficio astronauti per le operazioni della stazione spaziale, presso cui aiutava nello sviluppo delle procedure iniziali usate sulla stazione spaziale, e ha lavorato come Capcom presso il Centro di Controllo di Missione. Ha fatto parte dell’equipaggio EVA della Missione STS-110. Dopo il suo primo volo, è stato assegnato alla sezione delle attività extraveicolari, dove ha lavorato come rappresentante dell’ufficio astronauti per la EVA Spacesuit, l’Unità di mobilità delle attività extraveicolari. Walheim è assegnato alla missione STS-122, durante la quale verrà consegnato il laboratorio europeo Columbus, con il ruolo di specialista di missione. Inoltre sarà anche impegnato in tutte e tre le uscite nello spazio della missione. Esperienza di volo spaziale La STS-110 Atlantis (8-19 Aprile 2002) è stata la tredicesima missione Shuttle a raggiungre la Stazione spaziale Internazionale. Pietre miliari della Missione sono state: consegna e installazione del traliccio SO (S-Zero); prima manovra con il braccio robotico della Stazione durante le passeggiate spaziali; prima missione in cui tutte le attività extraveicolari partivano dal Quest Airlock della Stazione. Walheim ha portato a termine 2 EVA per un totale di 14 ore e 5 minuti. L’equipaggio ha agganciato e alimentato meccanicamente il nuovo pannello, e trascorso una settimana a svolgere attività congiunte con l’equipaggio della Spedizione 4 della Stazione. Astronauti della NASA: Stanley Love (Specialista di Missione, volo STS-122) Astronauta NASA Stanley Love (Foto: NASA) Dati biografici Nato a San Diego, California, USA, l’8 giugno 1965. Sposato, ha due bambini. Interessi e hobby includono volare, passeggiata alpina, bicicletta, musica e animazione. Studi Diplomato alla Winston Churchill High School di Eugene, Oregon, USA nel 1983; ha ottenuto la laurea Bachelor of Science in fisica dall’Harvey Mudd College, Claremont, California, nel 1987; ha ricevuto i gradi di Master of Science e di Dottore di Filosofia per la laurea in Astronomia dall’Università di Washington. rispettivamente nel 1989 e 1993. Organizzazioni Società Astronomica Americana; Unione Geofisica Americana; Istituto Americano di Aeronautica ed Astronautica; Harvey Mudd College Alumni Association; Società Meteoriti. Riconoscimenti Diversi riconoscimenti incluso il NASA Johnson Space Center Performance Award nel 2003, 2004 e 2006. Esperienza In qualità di insegnante assistente laureato, a partire dal 1987 ha insegnato e condotto sezioni di laboratorio in corsi di astronomia generale e planetaria per non laureati all’Università di Washington a Seattle. Ha lavorato come assistente ricercatore diplomato all’Università di Washington dal 1989 al 1993 su una varietà di progetti compresi la propulsione spaziale ed il magazzinaggio di energia, fotometria stellare e spettroscopia, analisi di superfici esposte allo spazio, impatto dell’ipervelocità e cattura delle particole, riscaldamento in entrata nell’atmosfera dei micro meteoriti, infrarossi della luce zodiacale, microscopia dell’elettrone delle particelle di polvere interplanetarie. Si è trasferito all’Università delle Hawaii a Honolulu nel 1994 per un incarico di ricerca post-laurea sulla formazione di globuli condritici meteoritici e l’evoluzione delle collisioni degli asteroidi, e per lo studio della possibilità di meteoriti dal pianeta Mercurio. Gli è stata assegnata una borsa di studio post-laurea all’Istituto Tecnologico della California nel 1995: il lavoro comprendeva la computazione di simulazioni della dinamica dei fluidi nelle collisioni di asteroidi, la calibrazione del rivelatore di impatto delle particelle di polvere sulla navicella Cassini, e la compressione improvvisa sperimentale della calcite. Trasferito al Jet Propulsion Laboratory come ingegnere nel 1997 per continuare il lavoro, ad esempio, sui modelli computerizzati dei sistemi degli strumenti ottici delle navicelle. Esperienza alla NASA Selezionato dalla NASA nel giugno 1998, ha iniziato l’addestramento nell’agosto dello stesso anno. Love ha lavorato al CAPCOM con il ruolo di interlocutore con la navicella spaziale al centro di Controllo Missione per la Stazione Spaziale Internazionale con le Spedizioni da 1 a 7 e per le missioni dello Space Shuttle STS-104 (ISS-7A), STS-108 (ISS-UF-1), ed STS-112 (ISS-9A). Ha lavorato nella sezione esplorazione dell’ufficio astronauti della NASA, aiutando a sviluppare veicoli futuri e le missioni stesse. Love è stato assegnato alla missione STS-122, che porterà il laboratorio dell’Agenzia Spaziale Europea Columbus sulla Stazione Spaziale Internazionale, con il ruolo di specialista di missione. Love sarà anche uno dei membri della terza ed un’ultima missione EVA o passeggiata spaziale con la quale saranno installate le strutture esterne per esperimenti del Columbus, EuTEF e SOLAR. Astronauti della NASA: Leland Melvin (Specialista di Missione STS-122)STS-122) Astronauta NASA Leland Melvin (Foto: NASA) Dati biografici Leland Melvin è nato il 15 febbraio 1964 a Lynchburg, in Virginia, USA. È celibe. Tra i suoi hobbies ci sono la fotografia, il pianoforte, la lettura, la musica, il ciclismo, il tennis e lo snowboarding. Ama portare a passeggio i suoi cani, Jake e Scout. Studi Diplomato alla Heritage High School di Lynchburg, Virginia, nel 1982. Si è laureato in chimica all’Università di Richmond, in Virgia, nel 1986 ed ha preso un diploma di Master in Ingegneria delle Scienze della Materia all’Università della Virginia nel 1991. Organizzazioni Associazione tecnica nazionale, associazione americana dei chimici, associazione meccanici sperimentali. Distinzione e Premi Varie distinzioni e premi tra cui 8 premi della NASA Outstanding Performance e 2 premi della NASA Superior Accomplishement. Esperienza NASA Melvin ha cominciato a lavorare, nel 1989, nel gruppo di studi dei Sensori a fibre Ottiche della Sezione del Nondestructive Evaluation Sciences del Centro di ricerca Langley della NASA dove ha condotto ricerche nell’area di misurazioni fisiche per lo sviluppo di strumentazioni avanzate per il Nondestructive evaluation. Le sue responsabilità includevano l’uso di sensori a fibra ottica per effettuare misurazioni sui danni provocati da sforzo, temperatura e fattori chimici nelle strutture sia composite che metalliche. Altri progetti prevedevano lo sviluppo di tecniche ottiche interferometriche per determinare quantitativamente l’entità dei danni in strutture e materiali aerospaziali. Nel 1994, Melvin è stato selezionato per il comando del gruppo Vehicle Health Monitoring all’interno del programma Lockheed/NASA X-33 Reuseable Launch Vehicle. Il gruppo ha sviluppato una varietà di sensori per la riduzione dei costi relativi ai veicoli operativi e per monitorare i serbatoi di ossigeno e liquido composito e le prestazioni d’isolamento criogenico. Nel 1996, Melvin ha preso parte alla progettazione monitorandone la costruzione, di una struttura ottica di Nondestructive Evaluation capace di produrre in linea sensori in fibra ottica a reticolo di Bragg a tassi in eccesso di 1000 per ora. Questa struttura sarà un mezzo per realizzare sensori dalle prestazioni avanzate e ricerca laser per lo sviluppo dei sistemi aerospaziali e civili di monitoraggio sanitario. Selezionato dalla NASA nel giugno 1998, Melvin ha iniziato l’addestramento nell’Agosto 1998. Da allora è stato assegnato alla sezione dell’ufficio astronauti NASA per le operazioni della stazione spaziale e al Dipartimento Educazione presso il Quartier Generale della NASA, a Washington D.C.. Come co-manager del Programma NASA Educatore Astronauta, Leland Melvin ha lavorato in molte zone del paese, coinvolgendo migliaia di studenti e insegnanti nell’entusiasmo per l’esplorazione spaziale, e ispirandoli a seguire la carriera in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Successivamente ha prestazo servizio presso la Sezione di Robotica dell’ufficio Astronauti. Melvin è assegnato come specialista di missione per la missione STS-122 durante la quale verrà consegnato alla Stazione Spaziale Internazionale il laboratorio dell’Agenzia Spaziale Europea Columbus. Astronauti della NASA: Daniel Tani (ingegnere di volo spedizione 16) (Sola discesa) Nel 1988, Tani è andato a lavorare per la Orbital Sciences Corporation di Dulles, Virginia, USA inizialmente come ingegnere, e poi come mission operations manager per il Transfer Orbit Stage. In quel ruolo, ha prestato servizio come capo delle operazioni di volo, lavorando con il centro controllo missione NASA del Johnson Space Center a supporto del dispiegamento del payload ACTS/TOS durante la missione STS-51 nel settembre 1993. Tani si è poi trasferito al programma Pegasus presso la Orbital Sciences Corporation come responsabile delle operazioni di lancio. In quel ruolo, è stato capo delle procedure di sviluppo per il lancio del razzo telecomandato Pegasus. Tani era anche responsabile della definizione, addestramento e conduzione del gruppo di ingegneri che lavoravano nella sala di controllo e lancio. Astronauta NASA Daniel Tani (Foto: NASA) Dati biografici Nato il 1 febbraio 1961 a Ridley Park, Pennsylvania, USA ma considera Lombard, Illinois, USA la sua città. Sposato con Jane Egan di Cork, Irlanda. Hanno due figli. Le sue passioni sono il golf, il volo, la corsa, il tennis, la musica, la cucina. Studi Laurea e master in ingegneria meccanica al Massachusetts Institute of Technology nel 1984 e 1988, rispettivamente. Riconoscimenti Diversi riconoscimenti nel campo della scienza e tecnologia, compresi un dottorato onorario dall’Elmhurst College, Illinois, USA nel 2003. Ha ricevuto anche una medaglia per il volo spaziale dalla NASA nel 2001. Esperienza Dopo aver ricevuto la laurea Tani ha lavorato alla Hughes Aircraft Corporation di El Segundo, California USA come progettista nel gruppo Space and Communications. Durante il master si è spezializzato in fattori umani e decisioni di gruppo. Dopo gli studi, Tani ha lavorato per Bolt Beranek e Newman a Cambridge, Massachusetts, USA nel dipartimento di psicologia sperimentale. Esperienza NASA Selezionato come astronauta dalla NASA nell’aprile 1996, Tani ha iniziato l’addestramento al Johnson Space Center nell’agosto 1996. completati due anni di addestramento e valutazione, si è qualificato come specialista di missione nel 1998. Ha avuto incarichi tecnici del ramo supporto computer dell’Ufficio Astronauti, nel ramo EVA e ha prestato servizio come astronauta di supporto all’equipaggio per la Spedizione 4. Nel 2002, era un membro dell’equipaggio dell’habitat subacqueo di ricerca Aquarius per 9 giorni nell’ambito della missione NEEMO-2 (NASA Extreme Environment Mission Operations). Tani si è poi addestrato e qualificato come secondo ingegnere di volo per la Spedizione 11, lanciata sulla Soyuz TMA-6 nell’aprile 2005. Subentrerà come ingegnere di volo nella Spedizione 16 a Clayton Anderson, dopo essere arrivato sulla ISS con la missione STS-120. Effettuerà tre passeggiate spaziali e diverse operazioni con il braccio robotico durante l’installazione e controllo del Node 2 durante i suoi molti mesi sulla ISS, per poi tornare con il volo STS-122. Esperienza di volo spaziale STS-108 (5-17 dicembre 2001) era il 12° volo dello shuttle che visitava la Stazione Spaziale Internazionale. Durante la missione, in cui la Spedizione 3 riceveva il cambio dalla Spedizione 4, furono consegnati quasi tre tonnellate di provviste, attrezzature logistiche e esperimenti spaziali per mezzo di un Multi-Purpose Logistics Module. Tani effettuò una passeggiata spaziale di 4 ore e 12 minuti per avvolgere coperte termiche attorno ai pannelli solari della ISS. Riassunto della Missione Quello che segue è un riassunto generale delle attività durante la fase Shuttle della missione Columbus. Gli esperimenti che i due astronauti dell’ESA, Léopold Eyharts e Hans Schlegel, condurranno anche nell’ambito di questa missione, non sono contenuti nel seguente schema, il quale è peraltro soggetto a cambiamenti. 1° giorno di volo: • Lancio • Configurazione dello Shuttle per attività in orbita • Verifica dello stato del braccio robotica dello Shuttle • Messa in funzione del impianto di riscaldamento del Columbus per la fase dal lancio all’attivazione del laboratorio 2° giorno di volo: • Controllo dello scudo termico dello Shuttle per mezzo del braccio robotico e l’estensione del braccio robotico • Preparazione dell’EVA compreso il controllo delle tute EVA • Preparazione del rendez-vous con la ISS 3° giorno di volo: • Arrivo e attracco alla ISS comprese le manovre di backflip dello Shuttle • Preparazione alla EVA 1 • Dispiegamento ed estensione del braccio robotico per preparare le manovre di dislocamento del Columbus durante la EVA 1 • Gli astronauti dell’EVA ‘’accampano’’ nel Quest Airlock per facilitare lo smaltimento dell’azoto nel sangue 4° giorno di volo: • EVA 1 – Alimentazione di energia e installazione impianto a grappino al Columbus; preparazione e rimozione del Columbus dalla stiva di carico dello Shuttle; preparazione della travatura P1 per la rimozione del serbatoio di azoto; • Attracco del Columbus al Nodo 2 con l’uso del braccio robotico della Stazione • Controllo meccanismo del Nodo 2 per l’attracco del Columbus 5° giorno di volo: • Messa in servizio del Columbus – connessione cablaggio servizi (energia, dati, ecc) e condotto ventilazione tra Columbus e Nodo 2; sostituzione delle • • • • • • valvole di pressione per la fase dal lancio all’attracco con valvole di distribuzione aria per l’orbita Controllo perdite sul Columbus Apertura portello Attivazione Sistemi del Columbus Ingresso nel Columbus Controllo scudo termico dello Shuttle Preparazione alla EVA 2 6° giorno di volo: • EVA 2 – rimozione e sostituzione del serbatoio di assemblaggio dell’azoto sulla sezione del traliccio P1 con un nuovo serbatoio nella stiva dello Shuttle • Messa in servizio del Columbus – connessione di audio e data addizionali; installazione pannelli nel vestibolo (area di connessione tra i portelli del Nodo 2 e del Columbus); installazione di maniglie e supporti; installazione videocamere e postazione di lavoro mobile; spostamento dell’impianto Moduli Europei di Fisiologia (EPM) dalla posizione del lancio a quella in orbita e connessione cablaggio 7° giorno di volo: • Messa in servizio del Columbus – installazione interfacce per armadi: connessione linee di azoto dal Nodo 2 al Columbus; spostamento dello European Drawer Rack (EDR) dalla posizione del lancio a quella in orbita; • Preparazione della EVA 3 • Gli astronauti dell’EVA ‘’accampano’’ nel Quest Airlock per facilitare lo smaltimento dell’azoto nel sangue • Tempo libero dell’equipaggio 8° giorno di volo: • EVA 3 – Installazione SOLAR e EuTEF sulla struttura esterna di carico del Columbus dalla stiva dello Shuttle; spostamento del Control Moment Gyroscope dalla Piattaforma Stivaggio Esterna 2 alla stiva dello Shuttle per il rientro a Terra • Messa in servizio del Columbus – spostamento del Biolab dalla posizione del lancio a quella in orbita; installazione elementi del Biolab (interruttori, convertitori di corrente); rimozione dei fermi dai vari assemblaggi del Biolab; installazione elementi dello European Drawer Rack (rilevatore di fumo, condotto d’aria e separatori) 9° giorno di volo: • Messa in servizio del Columbus – rimozione dei sigilli di lancio dal Biolab Glovebox; preparazione del Biolab, collegamento dell'alimentazione, trasmissione dati e raffreddamento di Biolab; collegamento dell'alimentazione e trasmissione dati dell Éuropean Drawer Rack (EDR); connessione del sistema idraulico e di trasmissione dati dall'European Drawer Rack alla Protein Crystallisation Diagnostics Facility; procedure di validazione degli European Physiology Modules (EPM) • Operazioni di trasferimento tra la ISS e lo Shuttle • Saluto dell’equipaggio, equipaggio dello Shuttle nell’orbiter e chiusura portello • Controllo perdite del sistema di attracco dell’Orbiter 10° giorno di volo: • Disattracco • Volo attorno alla Stazione • Verifica dello scudo termico dello Shuttle 11° giorno di volo: • Preparazione all’atterraggio 12° giorno di volo: • Preparazione all’atterraggio • Uscita dall’orbita • Atterraggio ISS Quest Joint Airlock Veduta del Quest Airlock (a sinistra) presa dallo Space Shuttle Atlantis durante le procedure d’aggancio, il 9 aprile 2002, come parte della missione STS-110 verso la Stazione Spaziale Internazionale. (Image: NASA) L’ISS Joint Airlock ‘Quest’ è collegato alla Stazione Spaziale sul lato destro del Nodo 1 dell’ISS. L’Airlock, che pesa sei tonnellate, è stato aggiunto alla Stazione Spaziale nel luglio 2001 durante la missione STS-104 sullo Shuttle Atlantis. Si chiama Joint Airlock perché le EVA possono iniziare dall’Airlock sia utilizzando le tute americane (Extravehicular Mobility Units-EMUs) sia le tute spaziali russe (Orlan-M). La Stazione ha anche un’altra camera d’equilibrio (airlock) chiamata Pirs (vedere foto sopra) che si trova nella parte posteriore della stazione nel segmento russo della Stazione Spaziale ma serve solo per le passeggiate spaziali che usano tute Orlan. del torace (che contiene i sistemi di sopravvivenza), il Simplified Aid per unità EVA Rescue (SAFER) che permettono all’astronauta di ritornare all’ISS se dovesse sganciarsi durante l’EVA, equipaggiamento ausiliare, batterie, attrezzi elettrici e altre forniture importanti. Due tute Orlan possono anche essere stivate nell’Equipment Lock se è previsto che l’EVA le utilizzi. Il Quest Airlock, lungo 6 metri, è composto di due camere cilindriche collegate: l’Equipment Lock, più grande e la Crew Lock, più piccola. Quest Equipment Lock L’Equipment Lock misura 4 metri di diametro e comprende stazioni per aiutare gli astronauti ad entrare e uscire dalle tute prima e dopo le EVA e per la manutenzione periodica. La maggior parte dell’equipaggiamento EVA si trova qui: due EMU completi e un EMU con solo il segmento superiore L’astronauta della NASA Michael Gernhardt nell’Equipment Lock del Quest Airlock con tute EMU durante la missione STS104 all’ISS (12-24 luglio 2001). A destra il segmento del torace superiore che contiene i sistemi di sopravvivenza. (Image: NASA) L’Equipment Lock contiene: i sistemi per convertire la corrente dell’ISS al voltaggio requisito per le tute dell’EVA e l’equipaggiamento portatile; unità per caricare e sistemare batterie usate per alimentare sistemi di tute EVA e attrezzi elettrici; e pompe per trasferire l’acqua agli EMU tramite il Crew Lock usato per assicurare la stabilità termica durante le EVA. Il Crew Lock contiene l’interfaccia più importante per fornire materiali consumabili alle tute EVA, denominata Umbilical Interface Assembly. Le tute EVA sono collegate attraverso un tubicino che riceve i rifornimenti necessari: una linea per l’acqua che raffredda la tuta, una linea per l’acqua di scarico e una linea per l’ossigeno. C’è anche una linea di corrente per la tuta che mantiene in carica le batterie prima di iniziare un’EVA, e una linea di comunicazione. Dal Crew Lock possono essere servite due tute per volta. Diagramma del Quest Airlock. (Image: NASA) L’Equipment Lock è anche usato dagli astronauti per “accamparsi” prima di un’EVA: l’astronauta passa una notte nella camera d’equilibrio (airlock) ad una pressione ridotta per eliminare l’azoto dal sangue ed evitare un’embolia. Quest Crew Lock Il Quest Crew Lock fa parte della camera d’equilibrio depressurizzata, in modo che l’equipaggio possa uscire dal boccaporto dell’airlock EVA per iniziare la passeggiata spaziale. L’astronauta della NASA Charles Hobaugh mentre chiude il boccaporto al Quest Crew Lock prima dell’inizio dell’ultima passeggiata spaziale dello STS-104 il 20 luglio 2001. (Image: NASA) L’astronauta della NASA James Reilly esce attraverso lo Joint Airlock Quest durante la prima passeggiata spaziale dalla Stazione Spaziale nel luglio 2001. Si può vedere chiaramente l’Umbilical Interface Assembly nella parte inferiore della foto. (Image: NASA) Prima di iniziare l’EVA si usa una pompa a pressione negativa per ridurre la pressione nel Crew Lock a 0.2 bar, che è il 20% della pressione normale dell’aria. La pressione rimanente è scaricata nello spazio tramite la valvola di stabilizzazione di pressione sul boccaporto dell’EVA. Una volta completata l’EVA, l’ossigeno ad alta pressione e i serbatoi d’azoto sulla superficie esterna del Quest vengono usati per normalizzare la pressione dell’airlock e le tute dell’EVA. Si trovano simili valvole sui boccaporti dal Crew Lock all’Equipment Lock e dall’Equipment Lock del Nodo 1 anche per stabilizzare la pressione prima di aprire i relativi boccaporti. Le EMU possono essere sistemate nel Crew Lock tra un’EVA e l’altra. Preparativi standard per l’EVA Prima di aprire il boccaporto della camera d’equilibrio e di incominciare l’EVA ci sono molti preparativi necessari per assicurare che l’EVA proceda senza problemi. I seguenti compiti presentano una visione d’insieme delle attività: L’equipaggiamento deve essere disposto e facile da accesso per gli astronauti durante l’EVA, compreso l’hardware per l’installazione durante l’EVA e gli attrezzi necessari per svolgere il lavoro particolare, il quale deve essere configurato anche prima dell’inizio dell’EVA (e durante). Veduta degli attacchi e corde nel Quest Airlock sulla Stazione Spaziale. (Image: NASA) L’astronauta dell’ESA Thomas Reiter (a sinistra) e l’astronauta della NASA Steven Lindsey lavorano insieme sul Quest Airlock il loro primo giorno a bordo della Stazione Spaziale il 6 luglio 2006. (Image: NASA) Controllo delle tute EVA Le tute dell’EVA sono chiamate Extravehicular Mobility Units oppure EMU. Si eseguono queste procedure almeno un giorno prima dell’EVA. Preparazione dell’Airlock Per le missioni verso l’ISS basate sullo Shuttle, dopo l’attracco dello Shuttle con l’ISS, l’equipaggiamento rilevante viene trasferito dallo Space Shuttle al Quest airlock in preparazione delle EVA che avverranno durante la missione. Il giorno prima che incominci l’EVA, il Quest Joint Airlock dell’ISS deve essere configurato e attivato. L’Astronauta dell’ESA Thomas Reiter (a sinistra) esamina un elenco di procedure con l’astronauta della NASA Jeffrey Williams nell’Extravehicular Mobility Unit nel Quest Airlock della Stazione Spaziale il 28 luglio 2006. (Image: NASA) L’astronauta della NASA Ed Lu svolge una manutenzione ricorrente di un EMU nel Quest Airlock. (Image: NASA) Il motivo del controllo EMU è per assicurare l’integrità delle tute e può includere alimentare e installare le batterie necessarie per controllare le unità Life Support Systems e Simplified Aid per EVA Rescue (SAFER) che permettono all’astronauta di ritornare all’ISS se dovesse sganciarsi durante l’EVA e controllare la funzione dei dispositivi di comunicazione delle tute. L’Accampamento (Epurazione del sangue dall’azoto) Gli astronauti devono essere in un’ottima condizione fisica per affrontare un’attività extraveicolare. Uno dei potenziali rischi dell’EVA è un’embolia. Per questo motivo, prima dell’EVA gli astronauti attraversano un regime di respirazione di ossigeno puro per epurare il sangue dall’azoto. possano fare colazione e fare le abluzioni. Prima di depressurizzare l’airlock gli astronauti dell’EVA indossano le maschere d’ossigeno. Quando ritornano all’airlock, il boccaporto viene chiuso e l’airlock depressurizzato per 20 minuti a 0,7 bar. Poi, gli astronauti dell’EVA saranno assistiti a mettere le tute EVA e toglieranno le maschere d’ossigeno. Indossare le tute EVA Le tute EVA—Extravehicular Mobility Units o EMU—sono estremamente complesse, contengono vari strati e sistemi per fornire all’astronauta un ambiente sicuro e comodo durante l’EVA e sono anche funzionali per lo svolgimento dei compiti da fare. Di solito gli astronauti dell’EVA vengono assistiti da uno o più astronauti per indossare le tute, e per i controlli durante la procedura. Gli astronauti della NASA Piers Sellers (a sinistra) e David Wolf durante gli esercizi pre-respiratori sulla missione STS112 il 10 ottobre 2002. (Image: NASA) Il giorno prima dell’EVA, gli astronauti dormono nell’airlock che sarà sigillato e si ridurrà la pressione da l bar a 0,7 bar. 1 bar è la pressione normale sulla Stazione Spaziale (e a livello del mare sulla Terra). Questo processo si chiama camping out (accampamento). Il giorno dopo l’accampamento, l’airlock sarà depressurizzato a 1 bar per aprire il boccaporto dell’airlock in modo che gli astronauti dell’EVA Kenneth Bowersox (primo piano) e Nikolay Budarin dell’equipaggio dell’ISS Expedition 6 portano Liquid Cooling and Ventilation Garments nel Nodo 1/Unity il 12 maggio 2002. (Image: NASA). Gli EMU sono quasi uguali alle tute EVA dello Shuttle con qualche variazione. Le EVA che utilizzano gli EMU durano 7 ore, compresi i 15 minuti per uscire dall’airlock, 6 ore di compiti utili, 15 minuti per rientrare l’airlock e 30 minuti riservati per tempo non pianificato. Inoltre, l’EMU è equipaggiato con una riserva di 30 minuti d’ossigeno in caso d’urgenza che si trova nel Secondary Oxygen Pack nella parte inferiore del Primary Life Support System che funziona di scorta se la risorsa principale dell’ossigeno viene a mancare. stivali dell’EMU e ha articolazioni di separazione sopra il ginocchio e la caviglia. Il segmento di vite flessibile di sostegno permette il movimento intorno alla vita dell’astronauta, cioè di inchinarsi e di girare le anche. Mentre l’astronauta si mette la tuta prima dispone il dispositivo per raccogliere l’urina e poi un Liquid Cooling and Ventilation Garment. Questo abbigliamento in spandex (un tessuto elasticizzato) ha tubi che raffreddano l’acqua che lo percorrono e sostiene anche una rete di canaletti che aspirano i gas di ventilazione dalle estremità della tuta e li ritornano al sistema principale di sostegno della vita. Valere Tokarev, l’ingegnere di volo dell’Expedition 12 dell’ISS mentre è aiutato nel segmento Hard Upper Torso di un EMU dal comandante dell’Expedition 12, Bill McArthur, il 23 ottobre 2005. (Image: NASA) L’astronauta della NASA Stephen Robinson nel Lower Torso Assembly dell’Extravehicular Mobility Unit (EMU), la tuta spaziale, durante la missione STSl-114 del 1 agosto 2005. (Image: NASA) Ora l’astronauta entra nel Lower Torso Assembly della tuta spaziale e si alza nel segmento Hard Upper Torso che è legato alla parete dell’airlock tramite un adattatore. Il Lower Torso Assembly può essere considerato la vite, i pantaloni e gli L’Hard Upper Torso è un gilet di fibra di vetro rigido su cui si collega il Lower Torso Assembly che funziona anche da punto d’attacco per il casco e i segmenti di braccio flessibili, che hanno un sostegno che permette la rotazione del braccio. Il Life Support System è legato al dorso di quest’assemblaggio con controlli per il supporto alle funzioni vitali montati frontalmente, per essere facilmente raggiungibili dall’astronauta. Le connessioni tra le due parti devono essere allineate per permettere la circolazione di acqua e di gas nel Liquid Cooling Ventilation Garment e il ritorno. Il sistema Life Support fornisce al membro dell’equipaggio ossigeno puro da respirare, rimuove l’anidride carbonica esalata, regola la temperatura nella tuta e mantiene la pressione durante l’EVA a 0,3 bar, cioè il 30% della pressione dell’aria al livello di mare sulla Terra e il 30% della pressione normale sull’ISS. La pressione bassa è necessaria per mantenere la flessibilità della tuta. Se la pressione fosse più alta la tuta sarebbe troppo rigida per permettere il lavoro. L’ingegnere di volo Donald Pettit dell’Expedition 6 aiuta John Herrington, Mission Specialist della STS-113 con il casco EMU nel Quest Airlock il 28 novembre 2002. (Image: NASA) Michael Lopez-Alegra (a sinistra) Mission Specialist della missione STS-113 mentre è assistito nell’attaccatura della cuffia di comunicazione con microfono da Donald Pettit, l’ingegnere di volo dell’Expedition 6 in preparazione dell’Extravehicular Activity il 28 novembre 2002. (Image: NASA) missione. Poi seguono i guanti e finalmente il visore extraveicolare e casco che proteggono contro i micrometeoriti e dalla radiazione ultraviola e infrarossa. E’ fatto di una materiale duro, resistente all’impatto e di policarbonato. Un kit di ventilazione fissato all’interno nella parte posteriore del guscio policarbonato serve a diffondere il gas che entra sopra il viso dell’astronauta. Una volta indossato il segmento del torace superiore gli astronauti mettono la cuffia di comunicazione con microfono per comunicare con i membri dell’equipaggio e con il controllo di L’astronauta dell’ESA Thomas Reiter con il Visor Assembly durante una EVA il 3 agosto 2006 (Image: NASA) L’ingegnere di volo Valere Tokarev dell’Expedition 12 aiuta il comandante Bill McArthur a indossare i guanti dell’EMU il 23 ottobre 2005. (Image: NASA) L’Extravehicular Visor Assembly è un guscio resistente al caldo e alla luce che è posto sopra l’Helmet Assembly e serve per proteggere contro i micrometeoriti e i danni dovuti ad impatti incidentali, e in più proteggere il membro dell’equipaggio dalla radiazione solare. Un rivestimento speciale offre al visore solare caratteristiche simili a quelle di un doppio specchio; riflette il calore e la luce solare, ma permette l’astronauta di vedere. Una visiera aggiustabile può essere tirata giù, fornendo un’altra protezione contro la luce e il bagliore del sole. Un’altra unità che viene collegata all’EMU una volta indossata, è l’unità SAFER, un sistema contenuto in un piccolo zaino, indipendente e propulsivo per fornire capacità di auto-soccorso a volo libero se il membro dell’equipaggio dovesse separarsi dall’ISS durante un’EVA. L’astronauta della NASA Michael Gernhardt nell’Extravehicular Mobility Unit durante la passeggiata spaziale dell’ISS nel corso della missione STS-104 del 21 luglio 2001. (Image: NASA) Sopra: L’ingegnere di volo Jeff Williams dell’Expedition 13 mentre regge il Simpliefied Aid per EVA Rescue (a destra nella foto) prima del collegamento. Sotto: Michael Fossum, Mission Specialist dello STS-121 alza le mani mentre l’unità SAFER viene collegata al suo EMU da Stephanie Wilson, Mission Specialist e Jeff Williams della STS-121. (Image: NASA). cominciare l’EVA la pressione è ridotta prima a 0,35 bar quando viene fatto un controllo per fughe nelle loro tute. Se tutto va bene si riduce la pressione a 0,2 bar e finalmente si riduce al vuoto tramite una valvola di ventilazione nel boccaporto dell’EVA. Ora si può aprire il boccaporto e iniziare l’EVA. Gli EMU rimangono attaccati alla corrente elettrica dell’ISS tramite un tubicino ombelicale per non usare la corrente delle batterie inutilmente. Poi le tute saranno ventilate con ossigeno puro e l’airlock sarà depressurizzato a 1 bar. I membri dell’equipaggio dell’EVA continueranno a prerespirare ossigeno puro nelle loro tute per 50 minuti. Gli astronauti dell’EVA entreranno nel Quest Airlock dove la boccaporto sarà chiuso. A questo punto inizia la depressurizzazione del crewlock. Depressurizzazione La pressione normale all’interno dell’ISS è di 1 bar, ma nel Quest Airlock è di 0,7 bar durante la depressurizzazione quando c’è l’epurazione dell’azoto. Quando gli astronauti sono pronti a L’astronauta della NASA Piers Sellers mentre esce dal Quest Airlock sulla Stazione Spaziale durante la missione STS-112 il 10 ottobre 2002. (Image: NASA) Il conto alla rovescia incomincia: 43 ore dal lancio A 43 ore dal lancio, il conto alla rovescia è attivato. Questo avviene quando lo Shuttle Test Director verifica che la squadra di lancio è in posizione ed è pronta a procedere. Nel corso delle 16 ore che seguono si eseguono diverse attività, comprese l’attivazione e il controllo dei sistemi di navigazione e le ispezioni preliminari del ponte di volo. A 27 ore dal lancio il conto è messo in attesa, di solito per una durata di quattro ore. Durante questo periodo il personale non essenziale è allontanato dalla base di lancio. freddi. Inizia un’altra attesa a 6 ore al lancio, che dura circa due ore. Poi, se la squadra di lancio verifica che i criteri del lancio sono soddisfatti, la base di lancio è liberata da tutto il personale e il conto alla rovescia ricomincia. L’orologio del conto alla rovescia al Kennedy Space Center prima del lancio della missione STS-114—Return to Flight dello Shuttle del 26 luglio 2005. (Immagine: NASA) Quando ricomincia il conto alla rovescia, cominciano i preparativi per caricare l’ossigeno e l’idrogeno liquidi nei serbatoi di stivaggio per le pile a combustione dell’orbiter che forniscono la corrente all’orbiter durante la missione. Una volta completata questa fase, la zona della base di lancio è riaperta. Una seconda attesa nel conto alla rovescia avviene a 19 ore del lancio e dura circa quattro ore. All’inizio del nuovo periodo di conto alla rovescia, i tre principali motori dell’orbiter sono preparati per fare il pieno del propellente, e il sistema di soppressione di rumori della base di lancio è riempito d’acqua e hanno luogo varie attività di chiusura. A 11 ore dal lancio inizia il più lungo periodo d’attesa, che dura circa 12-13 ore con controlli dei sistemi di navigazione, di comunicazione e di guida e con la messa in posizione di sosta del Rotating Service Structure. L’orologio riparte a 11 ore dal lancio. Le pile a combustione dell’orbiter vengono attivate e tutto il personal non essenziale è allontanato dalla zona di lancio pericolosa. La stiva per i carichi utili e le altre cavità dell’orbiter vengono riempite di azoto gassoso, in preparazione del riempimento del serbatoio esterno con i suoi propellenti super Il Rotating Service Structure dopo il rollback in posizione di sosta prima del lancio della missione STS-97 dello Shuttle. (Immagine: NASA) Le linee di trasferimento del propellente vengono raffreddate e si comincia a caricare il serbatoio esterno con quasi due milioni di litri di propellente (ossigeno liquido e idrogeno liquido). A questo punto il Final Inspection Team si reca alla base di lancio e fa un’analisi dettagliata del veicolo. Durante il periodo seguente di attesa, a tre ore dal lancio, le antenne di localizzazione al vicino Merritt Island Tracking Station sono allineate per il decollo. Merritt Island Tracking Station a Kennedy Space Center in Florida. (Immagine: NASA) Da 3 ore al lancio a T-10 Appena l’orologio segnala 3 ore dal lancio l’equipaggio parte per la base di lancio. Dopo il loro arrivo, vengono aiutati a salire nell’orbiter tramite il cosiddetto White Room alla fine del braccio di accesso dell’orbiter (orbiter access arm). Gli astronauti eseguono controlli di comunicazione vocale con il Launch and Mission Control Centres ai Kennedy e Johnson Space Centers. Il boccaporto viene chiuso e vengono eseguiti i controlli del sigillo del boccaporto e per eventuali fughe dalla cabina. Michel Tognini, Responsabile dell’European Astronaut Centre dell’ESA a Colonia, Germania, nel White Room prima di entrare nello Shuttle per la missione STS-93 nel luglio 1999. (Immagine: NASA) La penultima attesa nel conto alla rovescia inizia a 20 minuti dal lancio, il periodo nel quale lo Shuttle Test Director conduce i briefing finali della squadra di lancio. Quando incomincia il conto alla rovescia circa dieci minuti dopo, i computer a bordo dell’orbiter e il sistema di volo di riserva vengono configurati per il lancio. L’ultima attesa nel conto alla rovescia è a 9 minuti al lancio. Se tutti confermano la luce verde (go) si incomincia il conto alla rovescia finale. Da 7 minuti 30 secondi fino al lancio l’Orbiter Access Arm è retratto e i registratori di volo dell’orbiter vengono attivati. I freni di velocità e il timone sono controllati e manovrati fino alla loro posizione di lancio. Si controllano anche gli ugelli principali del motore. A meno di 3 minuti al lancio il serbatoio di ossigeno liquido viene portato a pressione di volo e il cosiddetto beanie cap viene tolto, in modo da prevenire l’accumulazione di ghiaccio sui fori d’aria dell’ossigeno. A 2 minuti dal lancio gli astronauti bloccano i loro visori. Il liquido idrogeno dei serbatoi esterni è portato alla pressione di volo chiudendo il foro di evaporazione. Entro 50 secondi dal lancio l’orbiter passa dall’alimentazione con corrente da terra a quella con corrente interna. STS-106 sulla base di lancio. Il White Room è collegato all’orbiter all’estremità dell’Orbiter Access Arm. Si vede il beanie cap dalla parte superiore dell’External Tank prima di essere rimosso. (Immagine: NASA) Entro 31 secondi al lancio i computer a bordo dello Shuttle iniziano la loro sequenza terminale di lancio. Il sistema di soppressione di rumori è acceso e l’acqua comincia a scorrere sul ponte del Mobile Launch Platform e le zone della base per proteggere lo Shuttle da danni acustici al decollo. A T-11 secondi il sistema di autodistruzione di sicurezz e il Solid Rocket Booster vengono attivati. Il controllo del Sound Suppression System sulla base di lancio 39° al Kennedy Space Center. (Immagine: NASA) Dal decollo all’orbita L’ordine di “go for main engine start” (accensione motore principale) viene dato a T-10 secondi. Si accendono i fari sotto i motori principali per bruciare qualsiasi residuo di azoto gassoso. I computer di volo ordinano l’apertura delle valvole che permettono all’idrogeno liquido e all’ossigeno di fluire nelle turbopompe dei motori. A T-6,6 secondi i motori principali dello Space Shuttle si accendono, accelerando al 90 percento di propulsione in 3 secondi. A questo punto l’accensione della sequenza del Solid Rocket Booster inizia e avviene il decollo. spenti dei Solid Rocket Booster continuano a salire di altitudine fino a 75 chilometri prima di cominciare a cadere verso la Terra. Cinque minuti dopo il lancio, quando i rivestimenti spenti sono discesi ad un altitudine di circa 5 chilometri, inizia la sequenza del dispiegamento dei paracadute, che li rallenta prima che cadano in sicurezza nell’Oceano Atlantico. I booster vengono recuperati e riportati verso un impianto di ricostruzione. La nave di recupero rimorchia il rivestimento del Solid Rocket Booster. (Immagine: NASA) Il lancio della missione STS-114 il 26 luglio 2005. (Immagine: NASA) Una volta che i Solid Rocket Boosters si accendono, lo Shuttle è impegnato nel lancio. Lo Shuttle decolla dalla base e si alza sopra la torre circa 7 secondi dopo il lancio. Dopo l’allontanamento dalla torre, il controllo di missione passa al Johnson Space Center. Un minuto dopo il lancio le pressioni dinamiche sullo Shuttle sono al massimo, ad un altitudine di 10,2 chilometri. A questo punto i motori principali vengono decelerati al 75 percento per mantenere le pressioni dinamiche sulla superficie veicolo entro livelli accettabili. Dopo questa fase, i motori principali sono accelerati a massima potenza. A due minuti dal lancio il carburante dei Solid Rocket Booster è consumato e i booster vengono espulsi dall’orbiter subito dopo. Lo Shuttle è a un’altitudine di circa 48 chilometri e viaggia a una velocità di 4650 chilometri all’ora. I rivestimenti Sull’orbiter, a otto minuti dal lancio, viene fermato il motore principale. Lo Shuttle viaggia oraad una velocità di quasi 27,000 chilometri all’ora. Dopo l’arresto del motore principale, si accendono brevemente i due propulsori dell’Orbital Manoeuvring System e si cambia traiettoria, e l’orbita è raggiunta a un altitudine di 225 chilometri. Ciò avviene subito dopo l’espulsione in volo del serbatoio esterno mentre l’orbiter vola “pancia in su” in relazione alla Terra. L’External Tank dalla missione Return to Flight STS-114 dopo l’espulsione in volo. (Immagine: NASA) Il serbatoio esterno separato continua su una traiettoria balistica ed entra nell’atmosfera della Terra per cadere su una zona remota dell’Oceano Indiano. Nel frattempo, un’accensione addizionale dei propulsori dell’Orbiter Manoeuvring System mette l’orbiter nell’orbita pianificata. Uscita dall’orbita e procedure di atterraggio Il controllo di missione dà l’ordine di accedere i motori per l’uscita dall’orbita circa un’ora prima dell’atterraggio. Prima di eseguire la combustione per l’uscita dall’orbita, l’orbiter ruota in modo che la coda sia verso la direzione di moto. I motori dell’Orbital Manoeuvring System sono accesi per 3 o 4 minuti per decelerare l’orbiter quanto basta per ridurre l’altitudine. A questo punto l’orbiter è voltato in modo da rivolgere verso la destinazione il carrello anteriore, usando propulsori di controllo prima e poi, durante la caduta libera per circa 30 minuti, usando propulsori di controllo che controllano il rollio, l’inclinazione e l’imbardata. L’orbiter entra negli strati superiori dell’atmosfera della Terra ad un altitudine di circa 120 km e viaggia ad una velocità di 7,6 chilometri al secondo. Al rientro il plasma super-riscaldato riveste l’orbiter causando un blackout di comunicazione fino ad un altitudine di circa 45 chilometri. di velocità sulla coda verticale si apre, a 12 minuti dall’atterraggio. A Mach 3,5, il timone è attivato e i propulsori finali di imbardata sono fermati. Ora l’orbiter comincia le manovre che permettono di cominciare le procedure finali di atterraggio all’altitudine e alla velocità desiderate. L’orbiter fa una serie di quattro inclinazioni forti, rullando ad un lato o l’altro fino a 80 gradi per decelerare. La serie di inclinazioni dà alle tracce dell’atterraggio dello Shuttle l’aspetto di una allungata lettera S. A 5 minuti all’atterraggio l’orbiter è ora in volo subsonico, a 14,900 metri e circa 35 km dal punto di atterraggio. Il comandante prende il controllo dell’orbiter per l’avvicinamento finale e le manovre d’atterraggio. Ad un altitudine di 5,000 metri l’orbiter è circa 16 km dall’atterraggio. Mentre si allinea sulla pista, l’orbiter incomincia una discesa ripida con il carrello anteriore ad un angolo fino a 19 gradi in verticale dall’orizzontale, più di sei volte più ripido del pendio di plano di un aereo di commercio normale al momento di atterrare. STS-112 atterra il 18 ottobre 2007. Veduta dall’aereo dello Shuttle Landing Facility al Kennedy Space Center. (Immagine: NASA) Mentre aumenta la pressione, i propulsori di controllo anteriore vengono spenti. D’ora in poi i propulsori di controllo a poppa sono spenti mentre gli alettoni sulle ali dell’orbiter cominciano ad operare per aiutare a controllare l’orbiter in modo più simile a un velivolo. Gli ascensori delle ali dell’orbiter diventano poi operativi a si fermano i propulsori di inclinazione. Quando la velocità dell’orbiter scende al di sotto di Mach 10, un freno (Immagine: NASA) Durante l’approccio finale, lo shuttle cade verso la pista 20 volte più rapidamente di un aereo commerciale, mentre aumentano velocità e inclinazione. A meno di 600 metri dal suolo, il comandante alza il carrello anteriore e rallenta il livello di discesa per portare l’inclinazione a 1,5 gradi in preparazione per l’atterraggio. Il carrello si apre15 secondi prima dell’atterraggio. Al momento dell’atterraggio l’orbiter viaggia ad una velocità di circa 340-360 chilometri all’ora. Il paracadute di coda è aperto e l’orbiter si arresta. Una volta fermato, si iniziano le procedure relative al dopo lancio. Attività di post-atterraggio Una volta che l’orbiter si è fermato sulla pista, cominciano le attività post-atterragio che interessano l’Orbiter Recovery Convoy. La responsabilità di missione passa dal Johnson Space Center al Kennedy Space Center. L’Orbiter Recovery Convoy consiste in un numero di veicoli ideati in modo particolare e una squadra di specialisti che rendono sicuro e si occupano della manutenzione dell’orbiter e aiutano l’equipaggio ad uscire. Nel convoglio ci sono 11 veicoli e unità speciali, ed anche veicoli convenzionali di comando e di urgenza. Il compito principale del convoglio di recupero è di fare la manutenzione all’orbiter, di prepararlo per essere rimorchiato, aiutare l’equipaggio a trasferirsi e finalmente rimorchiarlo ad un impianto di ispezione. Dopo l’atterraggio, la prima posizione di sosta del convoglio è 60 metri sopravento dell’orbiter. La squadra di valutazione di sicurezza si sposta a circa 30 metri dal lato destro dell’orbiter. Un equipaggio con tute protettive si avvicina alla parte posteriore dell’orbiter per controllare pericoli di esplosione e gas tossici. Se vengono rilevati alti livelli e se le condizioni meteorologiche lo consentono, la Vapour Disperal Unit soffia via i gas potenzialmente pericolosi usando un grande ventilatore. fresca e umidificata alla stiva di carichi utili e ad altre cavità, in questo modo vengono tolti i gas esplosivi o tossici che possono essere rimasti. Quando si determina che la zona intorno all’orbiter è sicura, le altre attività sicure di postatterraggio possono iniziare. La prima priorità è di assistere l’equipaggio di volo ad uscire dall’orbiter. Il Crew Hatch Access Vehicle va al lato del boccaporto dell’orbiter e il “white room” d’accesso è reso sicuro. Il boccaporto è aperto e un medico va a bordo dell’orbiter a fare una breve visita medica all’equipaggio. Dopo, l’equipaggio lascia l’orbiter e si allontana. Il Crew Transport Vehicle si avvicina allo Space Shuttle Discovery per scaricare l’equipaggio dopo l’atterraggio della missione STS-114 il 9 agosto 2005. (Immagine: NASA) L’equipaggio di volo è sostituito a bordo dell’orbiter da un equipaggio di scambio che prepara le attività di rimorchio a terra, installando le protezioni e prelevando i dati dagli esperimenti a bordo, se necessario. Nel frattempo, dopo aver lasciato raffreddare le ruote, l’orbiter è preparato per essere rimorchiato. Il Tow Vehicle è posto davanti all’orbiter e si connette al gancio di traino. Finalmente, circa due ore dopo l’atterraggio, l’orbiter è rimorchiato lontano dalla pista. L’inizio delle procedure di post-atterraggio. Il veicolo dell’equipaggio di valutazione sicurezza è a destra dell’orbiter. (Immagine: NASA) Appena possibile sono collegate all’orbiter le linee per valutare la concentrazione d’idrogeno a bordo. Se la concentrazione è maggiore del 4 percento, un’interruzione di corrente urgente vien ordinata. L’equipaggio di volo è evacuato immediatamente e il personale del convoglio libera la zona e aspetta la dispersione dell’idrogeno. Se il livello di idrogeno è sotto il 4 percento, si avvia il flusso di fluido di raffreddamento e l’espulsione dell’aria tramite i tubi ombelicali. L’aria espulsa fornisce aria condizionata Lo Space Shuttle Discovery mentre viene rimorchiato dopo l’atterraggio della missione STS-114. (Immagine: NASA) Le attività dello Shuttle hanno avuto inizio il 12 aprile 1981 con il lancio del Columbia con la missione STS-1. La flotta del modulo orbitante della NASA ha compreso cinque velivoli fino ad ora: il Challenger, il Columbia, il Discovery, l’Atlantis e l’Endeavour. Atlantis, che è stato scelto per la missione STS122, ha intrapreso 28 missioni, dal suo primo volo nell’Ottobre 1985, comprendenti il dispiegamento dell’European Retreivable Carrier (EURECA) dell’ESA e l’operazione del Tethered Satellite System sulla missione STS-46 nel 1992 con l’astronauta dell’ESA Claude Nicollier e l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana Franco Malerba, il trasporto del laboratorio americano Destiny, il Quest Airlock e quattro elementi di traliccio alla ISS nel corso di sei missioni separate (STS-98, STS-104, STS-110, STS-112, STS-115 e STS-117); l’ultima avvenuta nel giugno 2007. anche riportato l’astronauta dell’ESA Thomas Reiter alla Terra dopo che aveva trascorso quasi sei mesi sulla ISS come il primo membro d’equipaggio europeo della ISS Expedition. Fra le altre missioni del Discovery vi sono state il collocamento in orbita dell’Hubble Space Telescope nel 1990 (STS-31), lo STS-42 Spacelab IML-1 Mission con l’astronauta dell’ESA Ulf Merbold, nel 1992, la terza missione di manutenzione dello Hubble Space Telescope (STS-103), nel 1999 con gli astronauti dell’ESA Claude Nicollier e Jean-François Clervoy, e la consegna del traliccio Z1 (STS-92) alla ISS e del modulo logistico Leonardo costruito in Europa (Multi-Purpose Logistics Module ‘Leonardo’ – STS102, STS-105 e STS-121). L’Endeavour è stato il quinto modulo orbitante ad essere costruito e ha intrapreso la prima missione nel 1992. I momenti salienti delle 19 missioni che ha compiuto sono la missione STS-88 che ha trasportato il Nodo Unity, il secondo modulo della ISS messo in orbita nel dicembre 1998, lo Shuttle Radar Topography Mission (STS-99) nel febbraio 2000 con l’astronauta dell’ESA Gerhard Thiele, la missione STS-100 nel 2001, che ha portato Umberto Guidoni come primo astronauta europeo in missione sulla ISS, e la missione d’assemblaggio della ISS, STS-111 con l’astronauta dell’ESA Philippe Perrin nel giugno 2002. Secondo l’attuale programmazione, sarà il prossimo Shuttle ad essere lanciato per la missione STS-118 nell’agosto 2007. Ulf Merbold, il primo astronauta europeo e dell’ESA sullo Shuttle nel 1983 al laboratorio Spacelab, realizzato in Europa, durante la missione STS-9 Spacelab-1 nel gennaio 1992. Ha volato un’altra volta sulla missione STS-42 Spacelab IML-1 dello Space Shuttle Orbiter Discovery. (Immagine: NASA) Il Discovery, il cui primo volo avvenne nell’Agosto 1984, ha intrapreso 35 missioni, l’ultima della quali è stata la STS-120, con a bordo l’astronauta dell’ESA, Paolo Nespoli, caricando nella stiva il modulo di connessione di fattura italiana Nodo 2 o Harmony, installato provvisoriamente durante questa missione e definitivamente spostato alla sua posizione finale che lo rende pronto a ricevere il laboratorio Columbus. Nel dicembre 2006 con l’astronauta dell’ESA Christer Fuglesang che ha eseguito delle EVA per l’assemblaggio della ISS, compreso l’installazione del segmento di traliccio P5 della ISS. Il volo ha Il lancio del Columbia sulla missione STS-1 il 12 aprile 1981. (Immagine: NASA) Lo Shuttle Challenger è andato perduto durante il lancio nel gennaio 1986 durante la decima missione e il Columbia è andato perduto prima dell’atterraggio durante la 28° missione nel febbraio 2003. Lo Space Shuttle o Space Transportation System (STS) consiste di tre elementi principali: il modulo orbitante che la maggior parte delle persone chiama Space Shuttle, il serbatoio esterno che contiene il propellente del modulo orbitante e i razzi propulsori che forniscono la più grande portanza durante i primi due minuti del volo. Tutti insieme sono lunghi 56 metri e pesano più di 2000 tonnellate al decollo. Lo Space Shuttle ha una spinta al decollo di più di 3,240 tonnellate e può portare in orbita un carico di poco più di 28 tonnellate. Una missione normale dura dai 5 ai 16 giorni. Dal 1981 più di 700 astronauti hanno volato con lo Shuttle che ha messo in orbita più di 1500 tonnellate. Dopo l’incidente del Columbia nel febbraio 2003 sono stati apportati miglioramenti a tutti gli elementi dello Shuttle. missione orbitale. Inoltre, contiene l’equipaggiamento rilevante e i rifornimenti usati dall’equipaggio dello Shuttle durante le missioni che non riguardano la ISS, oppure da un equipaggio della ISS Expedition quando è in missione alla ISS. Per proteggere il modulo orbitante da temperature che sfiorano 1600°C durante il rientro, tutte le superfici sono coperte da materiali protetti termicamente. I principali materiali termici utilizzati usate sono il Reinforced Carbon-Carbon (RCC), piastrelle di superficie isolanti riutilizzabili ad alte e basse temperature, rivestimenti di superficie isolanti riutilizzabili di feltro e rivestimento isolante fibroso. Si usa l’RCC sul bordo d’attacco dell’ala, tra altre cose, migliorato per prevenire che il flusso termico entri nella struttura dell’ala. Diagramma dei principali segmenti del modulo orbitante. (Immagine: NASA) La fusoliera anteriore contiene il modulo della stazione d’equipaggio di 65,8 metri cubi. Il compartimento pressurizzato diviso in tre sezioni contiene zone per lavorare, vivere e per stivare i carichi, ed è composto da un ponte di volo, il ponte centrale/equipaggiamento e una camera d’equilibrio. Sul ponte di volo ci sono quattro sedili per i membri dell’equipaggio. Gli elementi principali dello Shuttle (Immagine: NASA) Il modulo orbitante Il modulo orbitante, lungo 37 metri, è l’elemento del sistema Space Shuttle che contiene l’equipaggio e lo riporta a Terra alla fine della Sezione del Laboratorio europeo Columbus attraccato all ISS (Immagine: ESA/D. Ducros) Sul ponte di volo anteriore ci sono più di 2000 schermi di visualizzazione e controlli; il sedile del comandante è posto a sinistra e quello del pilota è a destra. Il ponte centrale contiene gli altri tre sedili dell’equipaggio con gli impianti di stivaggio dei rifornimenti, quattro postazioni per dormire, il sistema di gestione scarichi, la postazione per l’igiene personale e un tavolo da lavoro e da pranzo. Fuori dalla paratia a poppa del modulo dell’equipaggio nella stiva dei carichi utili, un modulo d’attracco e un tunnel di trasferta con un adattatore possono essere allestiti per permettere la trasferta dell’equipaggio e dell’equipaggiamento per l’attracco, lo Spacelab e attività extraveicolari. L’External Tank è lungo 47 metri e fa da “spina dorsale” allo Shuttle durante il lancio, fornendo il sostegno strutturale per l’attacco con i razzi propulsori solidi e il modulo orbitante. Il serbatoio è l’unico elemento dello Space Shuttle che non viene riutilizzato. La fusoliera lunga 18 metri e larga 5 metri è dove si trova la stiva e la porta dei carichi utili. Sarà qui che il Nodo 2 verrà consegnato sulla ISS in ottobre sulla missione STS-120. Il laboratorio europeo Columbus sarà trasportato alla ISS a dicembre sulla missione STS-122 e nella quale saranno portati i MPLM come contenitori pressurizzati per il rifornimento della ISS. Lo Shuttle Remote Manipulator System o braccio robotico controllato dal ponte di volo si trova nella stiva dei carichi utili di tal modo che i carichi utili possono essere dispiegati dalla stiva o che i carichi utili vengono afferrati e resi fermi nella stiva per il ritorno a Terra. La fusoliera a poppa lunga 5,5 metri consiste di sistemi di manovra orbitale di sinistra e di destra, i motori principali dello Space Shuttle, il body flap, coda verticale e attacchi posteriori del modulo orbitante/serbatoio esterno. Il modulo orbitante ha un’apertura alare di 24 metri e, sulla pista, un’altezza di 17 metri. Ha un’altitudine in orbita tra i 185 e 643 chilometri, e una velocità di 28,000 chilometri l’ora. I motori del modulo orbitante hanno una spinta di propulsione superiore a 170 tonnellate al livello di mare. External Tank L’External Tank è il serbatoio di carburante per il modulo orbitante; contiene i propellenti usati dai motori principali dello Space Shuttle. E’ stato ridisegnato per eliminare la possibilità che la schiuma si stacchi durante il lancio, cosa che potrebbe danneggiare lo Shuttle. Quando è vuoto, l’External Tank pesa più di 35 tonnellate e può portare quasi 720 tonnellate di propellente, più di 616 tonnellate d’ossigeno e circa 103 tonnellate d’idrogeno liquido. Rappresentazione grafica dell’External Tank. (Immagine: NASA) A circa 8,5 minuti nel volo, il propellente esaurito, il serbatoio è gettato in volo ad un’ altitudine di circa 110 chilometri sopra la Terra. A questo punto il serbatoio è quasi vuoto e si separa, cadendo lungo una traiettoria programmata, e la maggior parte si disintegra nell’atmosfera e il resto cade nell’oceano. I tre elementi principali dell’External Tank sono il serbatoio di ossigeno che contiene un volume di oltre 540.000 litri di ossigeno liquido, in posizione anteriore, un serbatoio a poppa di idrogeno che contiene più di 1 450 000 litri di idrogeno liquido e un serbatoio intermedio simile ad un collare che connette i due serbatoi di propellenti che ha l’equipaggiamento per la strumentazione e l’elaborazione e fornisce la struttura d’attacco per l’estremità anteriore dei razzi propulsori solidi. Atlantico dove vengono recuperati e poi rimessi a nuovo per essere usati un’altra volta. I propulsori funzionano anche di aiuto per la guida di tutto il veicolo durante l’ascesa iniziale. La spinta di ambedue i propulsori è uguale a 2 400 tonnellate. In aggiunta al motore a razzo solido, il propulsore contiene i sottosistemi strutturali, il controllo della spinta vettoriale, di separazione, di recupero, elettrici e di strumentazione. Il serbatoio d’idrogeno è 2,5 volte più grande del serbatoio d’ossigeno ma pesa solamente un terzo quando è riempito a piena capacità. La ragione della differenza in peso è che l’ossigeno liquido è sedici volte più pesante dell’idrogeno liquido. L’involucro d’alluminio dell’External Tank è coperto di un sistema termico protettivo che consiste di un rivestimento spesso 2,5 centimetri di schiuma poliisocianurato che serve a mantenere il propellente ad una temperatura accettabile, a proteggere la superficie del rivestimento dal calore aerodinamico e di minimizzare la formazione di ghiaccio. L’External Tank è composto di un sistema di alimentazione di propellente per condurre i propellenti ai motori orbitali, un sistema di pressurizzazione e di condotti che regolano la pressione del serbatoio, un sistema di condizionamento per regolare la temperatura e rendere l’atmosfera nella zona tra i serbatoi inerte, e un sistema elettrico per distribuire corrente e segnali di strumentazione e proteggere contro i lampi. Solid Rocket Boosters I due Solid Rocket Boosters funzionano in parallelo con i due motori principali per i primi due minuti del volo per fornire la propulsione supplementare necessaria in modo che il modulo orbitante possa uscire dalla forza gravitazionale della Terra. Ogni propulsore è lungo più di 45 metri e pesa 590 tonnellate al decollo. Ad un altitudine di circa 45 chilometri, i propulsori si separano dal serbatoio esterno/modulo orbitante, scendono su paracaduti e atterrano nell’Oceano Diagramma di un razzo propulsore solido (Immagine: NASA) Il motore a razzo solido è composto di un corpo di propulsore segmentato, carico di propellenti solidi, un sistema di accensione, un ugello movibile e la strumentazione necessaria e hardware integrativo. Ogni motore a razzo solido contiene più di 450 tonnellate di propellente che richiede un’operazione di mescolamento e di getto estensivo. Il carburante solido è in realtà alluminio polverizzato, mischiato ad ossigeno ottenuto da una sostanza chiamata perclorato di ammoniaca. Dopo l’incidente del Columbia nel 2003 ci sono stati nuovi disegni dei “cattura bulloni” che catturano una parte dei bulloni che sostengono i propulsori al serbatoio esterno durante la separazione (dei propulsori) e i motori per la separazione dei propulsori che espellono i propulsori durante la separazione. Lo Space Shuttle Atlantis sarà lanciato dal Launch Complex 39A situato nel Kennedy Space Center della NASA, a Merritt Island in Florida, appena a nord di Cape Caneveral. Le basi di lancio 39A e B erano state costruite originalmente negli anni 60 per lanciare le missioni Apollo e sono state utilizzate per i lanci delle missioni Apollo, Skylab, Apollo-Soyuz e Space Shuttle. Lo Space Shuttle è trasportato alla base da una gru mobile montata su cingoli. Ogni base di lancio ha una struttura fissa di servizio alta 106 metri con tre bracci mobili retrattili e una struttura rotante di servizio che ruota intorno al modulo orbitante. Nuovi rivestimenti sono stati messi sugli impianti di servizio per far fronte alla questione dei detriti. Lo Shuttle Discovery sulla base di lancio il 16 dicembre 1999 prima del lancio dello STS-103 Hubble Space Telescope missione di manutenzione con gli astronauti dell’ESA Claude Nicollier e Jean-François Clervoy. A sinistra si vede il Rotating Service Structure voltato indietro. (Immagine: NASA) Il braccio mobile retrattile del Fixed Service Structure permettere di entrare nello Shuttle dalla base. Il braccio inferiore permette all’equipaggio di entrare nel compartimento dell’equipaggio del modulo orbitante e serve da uscita di emergenza per l’equipaggio fino a 7 minuti 24 secondi prima del lancio. Il braccio centrale è usato, tra l’altro, per l’attacco di tubi al serbatoio esterno per sostenere le operazioni di pieno e il lancio. Il braccio superiore contiene un coperchio per il foro di scarico aria che è usato per prevenire la formazione di ghiaccio nel sistema di scarico dell’ossigeno liquido in cima al serbatoio esterno. Il Rotating Service Structure 40 metri di altezza permette di entrare in sicurezza nel modulo orbitante dello Shuttle per l’installazione e la manutenzione di carichi utili sulla base di lancio e serve da accesso per manutenzione ad alcuni sistemi sul modulo orbitante. Il Rotating Service Structure è ritratto prima del lancio. C’è un serbatoio di 3 400 metri cubi per lo stoccaggio di ossigeno liquido a –183°C e un serbatoio di 3 200 metri cubi per conservare idrogeno liquido a –253°C. La base di lancio contiene una fossa contro le fiamme lunga 150 metri, profonda di 13 metri e larga 18 metri. Come in quasi tutti i moduli orbitanti, il volo di ritorno dello Shuttle Atlantis STS-122 con l’astronauta dell’ESA Hans Schlegel, è previsto che atterri al Kennedy Space Center su una delle piste più grandi del mondo. La pista si trova a 3,2 chilometri nordovest del Vehicle Assembly Building ed è lunga 4 572 metri e larga 91,4 metri. Il modulo orbitante Atlantis mentre atterra al Kennedy Space Center dopo la missione STS-112 il 18 ottobre 2002. (Immagine: NASA) L’impianto comprende un piazzale di sosta che misura 150 x 168 metri e una zona di rimorchio di 3.2 chilometri che lo collega con l’Orbiter Processing Facility. Accanto al piazzale c’è un Landing Aids Control Building (LACB) che dà sostegno alle attività di atterraggio e alloggia il personale operativo. Lo Shuttle Landing Facility è attrezzato di numerosi dispositivi di navigazione e di atterraggio per assistere i piloti dello Shuttle ad atterrare. Una Recovery Convoy Staging Area, situato appena all’est della pista circa a posizione intermedia della lunghezza, è sede di trailer, mezzi mobili e veicoli specialmente progettati che sono usati per rendere sicuro il modulo orbitante immediatamente dopo l’atterraggio per l’uscita dell’equipaggio e la trasferta del modulo orbitante all’Orbiter Processing Facility. Programma europeo di sperimentazione Il Columbus consentirà di dare immediatamente il via a un programma europeo di esperimenti in molteplici aree scientifiche. Numerosi di questi test utilizzano le strutture per esperimenti interne ed esterne del laboratorio Columbus, attualmente a bordo del volo di assemblaggio ISS 1E con arrivo previsto a gennaio 2008. Alcuni esperimenti verranno eseguiti da membri dell'equipaggio della Spedizione 16, fra cui l'astronauta dell'ESA Léopold Eyharts e il cosmonauta russo Yuri Malenchenko. Tra gli altri, ricordiamo anche gli esperimenti che curerà l'astronauta dell'ESA Hans Schlegel, specialista di missione del volo di assemblaggio STS-122/1E. Esperimenti Interni: Biologia Struttura Biolab: WAICO Si tratta del primo esperimento da eseguire nella struttura Biolab all'interno del laboratorio europeo Columbus. WAICO, che è la sigla di ondulazione e movimento elicoidale delle radici di Arabidopsis a diversi livelli di gravità, riguarda l'effetto che la gravità stessa ha sul movimento elicoidale (circumnutazione) che si verifica nelle radici delle piante. Si cerca di scoprire se, come si suppone, questo meccanismo elicoidale dipenda da un meccanismo interno alle piante, indipendente dall'influenza della gravità. Piantine di Arabidopsis inclinate di 45°. In alto, piantine di tipo selvatico che mostrano radici più ondulate. In basso, la varietà mutante mostra radici spilariformi. (Foto: G. Scherer) Se così fosse, un abbassamento del livello della forza di gravità dovrebbe produrre un aumento del livello di crescita elicoidale delle radici. Se tuttavia si dovesse dimostrare un qualche effetto della presenza della gravità su questo meccanismo di crescita elicoidale, allora a una riduzione del livello di gravità, anche la crescita a spirale dovrebbe attenuarsi e le radici dovrebbero tendere a raddrizzarsi. Per l'esperimento verranno usati due tipi di seme, una varietà selvatica e una mutante di Arabidopsis. La varietà mutante presenta un difetto di gravitropismo, ovvero subisce in modo minore l'influenza della gravità. L'aggiunta di questa varietà mutante consente di scoprire ulteriori dati sui processi di crescita coinvolti. Osservando la crescita delle radici di Arabidopsis nello spazio, è possibile prevedere che senza l'interferenza della gravità le radici continuano a crescere in modo elicoidale. I campioni di radici di Arabidopsis verranno fatti crescere in ambiente spaziale per una durata di 10-15 giorni. Durante questo periodo verranno scattate foto ad alta risoluzione. le piantine verranno poi preparate in modo da arrestarne la crescita per essere analizzate sulla Terra. Questa analisi include un esame dei microtubuli delle radici delle piante per determinare il modo in cui le radici di queste piante si avvolgono. Questo consentirà di determinare se sono le cellule superficiali a causare la crescita elicoidale della radice. Le analisi successive al volo esamineranno anche la parte che l'ormone della crescita auxina gioca in questo processo. Oltre ai campioni di piante fatte crescere in assenza di gravità sull'ISS, ne verranno coltivate analoghe in condizione di gravità terrestre (1g) per lo stesso periodo di tempo. Questi esperimenti verranno eseguiti a terra o in una centrifuga da 1g sull'ISS. Gli esperimenti a 1g verranno eseguiti a 45 gradi rispetto alla direzione di applicazione della gravità dato che questa è l'angolazione ottimale per limitare l'estensione di crescita delle radici su una superficie piana. Questo rende più semplice osservare qualsiasi effetto di crescita spiraliforme o elicoidale delle radici. Questo tipo di ricerca non solo permette di ottenere una maggiore comprensione di questi processi di crescita e quindi di aumentare l'efficienza delle procedure agricole sulla Terra, ma costituisce anche la base per la ricerca sulla coltivazione agricola nello spazio, preziosa per le future missioni di maggiore durata sulla Luna o su Marte. Team scientifico: G. Scherer (DE) Sistema di coltivazione modulare europeo: Multigen-1 Il Sistema di coltivazione modulare europeo (EMCS) è una struttura per esperimenti dell'ESA dedicata a studi biologici in assenza di peso. L'obiettivo principale dell'esperimento Multigen-1, che si svolge nella struttura per esperimenti, sarà quello di testare il comportamento delle piante in varie fasi del loro sviluppo in condizioni di assenza di peso. Riprese video mirate ne registreranno il processo di crescita. Le piante verranno osservate per analizzarne la crescita, lo sviluppo e la produzione di fiori e nuovi semi con una speciale attenzione alla crescita elicoidale (circumnutazione) dei germogli. Esempio di arabile comune coltivata nel container per esperimenti EMCS (Foto: Nordicspace) Clay Anderson, astronauta della NASA e ingegnere di volo della Spedizione 15, mentre lavora sulla ISS con il Sistema Europeo di Coltivazione Modulare. (Foto: NASA) Lo scopo ultimo è quello di produrre semi vitali da molteplici generazioni di piante cresciute in ambiente spaziale. L'esperimento Multigen completo consiste nella crescita della pianta Arabidopsis thaliana (thale crocifera) per tre generazioni e la prima parte dell'esperimento verrà portata a termine durante la Spedizione 16. L'Arabidopsis thaliana è stata scelta come pianta modello dato che il suo genoma è noto. La pianta può svilupparsi in condizioni variabili e mostra un'ampia gamma di variazioni morfologiche in risposta alle condizioni ambientali prevalenti. Durante questa prima parte dell'esperimento, la pianta verrà fatta crescere sull'ISS per 2-3 mesi, portandola dal seme sino alla fase di maturità. Le piante verranno coltivate in speciali contenitori in grado di fornire automaticamente acqua e sostanze nutritizie secondo necessità. Alla conclusione della fase di crescita le piantine verranno disidratate per raccogliere i loro semi, che verranno poi rimandati a terra per analisi di laboratorio. Gli esperimenti 1g verranno, inoltre, svolti nella centrifuga che si trova nell'EMCS. Gli esperimenti a terra verranno eseguiti presso l'USOC in Norvegia. La parte seguente dell'esperimento, Multigen-2, consiste nella nuova germinazione dei semi raccolti nella fase Multigen-1. Questa fase prevede la crescita per 2-3 mesi a bordo dell'ISS. I semi saranno nuovamente raccolti e le piante analizzate in test post-volo per verificare la presenza di adattamenti genetici alla gravità. La fase Multigen-3 ripeterà ancora una volta il processo di crescita di 2-3 mesi a bordo dell'ISS usando i semi raccolti dalla fase Multigen-2. Oltre alle normali osservazioni sulla crescita della pianta, la fase Multigen-3 studierà anche la formazione di spirali nelle radici (circumnutazione) delle piante. Il Multigen ed esperimenti simili concernenti i processi di crescita di piante nello spazio potrebbero essere utili ai procedimenti agricoli utilizzati sulla Terra, oltre a formare la base per lo sviluppo di capacità di crescita multigenerazionale di vegetali in ambiente spaziale. Questo avrà effetti positivi sulle future missioni esplorative di più lunga durata, fornendo scorte addizionali di cibo e la capacità di sviluppare sistemi di supporto vitale basati sulla vita vegetale, ad esempio per riciclare al meglio il biossido di carbonio. Team scientifico: T.-H. Iversen (NO), A.-I. Kittang (NO), B.G.B. Solheim (NO), A. Johnsson (NO), H. Svare (NO), F. Migliaccio (IT) Esperimenti interni: Laboratorio di Scienza dei Fluidi: Geoflow L'esperimento Geoflow è di grande importanza per aree di studio e come quella dei flussi in atmosfera, delle correnti oceaniche e del movimento su scala globale della crosta terrestre, così come per altri problemi di astrofisica e geofisica concernenti flussi a geometria sferica modellati dalla rotazione e dalla convezione. Si tratta inoltre del primo esperimento che si svolgerà all'interno del Laboratorio di Scienza dei Fluidi contenuto nel laboratorio europeo Columbus. L'esperimento analizzerà il flusso di un fluido viscoso incompressibile (olio al silicone) trattenuto tra due sfere concentriche. Applicando una differenza di alta tensione si introduce tra le due sfere un campo di forze centrale. Mantenendo la sfera interna ad una temperatura più elevata della sfera esterna si crea inoltre un gradiente termico tra l'interno e l'esterno. Questa configurazione geometrica può essere vista come una rappresentazione della Terra, dove il ruolo della gravità è svolto dal campo elettrico centrale. Il Fluid Cell Assembly, nucleo centrale di Geoflow. (Foto: EADS AStrium) Questi esperimenti richiedono un ambiente in assenza di peso per “escludere” l'effetto unidirezionale della gravità terrestre. Questo esperimento consentirà di osservare la convezione termica tra le due sfere, misurando la distribuzione della temperatura con le sfere in rivoluzione attorno a un asse comune. La velocità di rotazione potrà essere bassa, media, alta e persino mantenuta stazionaria. Nel test ad alta velocità di rotazione si prevedono elevati effetti centrifughi. Parte del Laboratorio di Scienza dei Fluidi dove verrà collocato l’esperimento Geoflow. (Foto: EADS Astrium) La misurazione della distribuzione della temperatura verrà eseguita usando l'interferometria di Wollaston Shearing, sebbene sia possibile affidarsi anche ad altri sistemi di diagnostica ottica (Schlieren o proiezione di ombre). La comprensione e il controllo del flusso dei fluidi in una forma geometrica sferica sotto l'influenza della rotazione sarà inoltre utile per una varietà di applicazioni ingegneristiche, quali il miglioramento dei giroscopi sferici, dei cuscinetti a sfere e delle pompe centrifughe. Per di più, lo studio degli effetti che servono per simulare il campo di gravità centrale, troverà applicazione in aree quali gli scambiatori di calore ad alta prestazione e nello studio dei fenomeni elettroviscosi. Questa serie di esperimenti contribuirà anche a una migliore comprensione del movimento dei liquidi in diverse applicazioni industriali terrestri nelle quali la sorgente di carica è un'iniezione di ioni, per esempio negli elettrofiltri e nelle pompe ioniche. L'esperimento Geoflow verrà trasferito sull'ISS con il volo di assemblaggio STS-122/ISS 1E. Il suo ritorno a terra è previsto per l'ottobre 2008, a bordo del volo ULF2. Team scientifico: Team scientifico: Ch. Egbers, F. Feudel, Ph. Beltrame (DE), P. Chossat, I. Mutabazi, L. Tuckerman (FR), R. Hollerbach (UK) Esperimenti interni: Fisiologia umana Individuazione precoce dell'osteoporosi nello spazio (EDOS) Misurazioni di tomografia computerizzata (pQCT) durante la seconda campagna di studi WISE a Tolosa, in Francia (Foto: CNES/ Stéphane Levin) I meccanismi scatenanti la riduzione della massa scheletrica, situazione che si verifica negli astronauti in assenza di gravità, sono ancora poco chiari. L'esperimento Individuazione precoce dell'osteoporosi nello spazio (EDOS) valuterà prima e dopo il volo la struttura delle ossa di cosmonauti/astronauti in condizioni di gravità e in assenza di gravità, usando il metodo della tomografia assiale computerizzata (pQCT) unitamente all'analisi dei marcatori ossei biochimici nei campioni ematici. L'obiettivo del progetto è di dimostrare l'efficienza di questa tecnica come sistema di individuazione precoce dei problemi ossei. Lo scopo finale è quello di raccogliere informazioni sulla meccanica che causa la perdita di tessuto osseo e offrire una precisa valutazione dell'efficienza delle contromisure. L'EDOS dovrebbe contribuire in modo significativo allo sviluppo di una tecnica di riferimento per l'esecuzione di operazioni di individuazione precoce dei fenomeni di osteoporosi sulla Terra. L'esperimento a terra con l'equipaggio delle missioni ISS si svolgerà presso la Star City nelle vicinanze di Mosca e prevede l'appllicazione a 10 - 12 soggetti con esposizioni a breve e lungo termine. Team scientifico: C. Alexandre (FR), L. Braak (FR), L. Vico (FR), P. Ruegsegger (CH), M. Heer (DE) Chromosome-2 Durante i voli spaziali, i membri dell'equipaggio sono esposti a vari tipi di radiazioni ionizzanti. Per valutare l'impatto genetico di queste radiazioni, l'esperimento Chromosome-2 studia i cambiamenti dei cromosomi e la sensibilità alle radiazioni dei linfociti (globuli bianchi del sangue) dei membri dell'equipaggio dell'ISS. Otto soggetti saranno sottoposti a questo esperimento: quattro soggetti di voli spaziali di breve durata e quattro membri dell'equipaggio della spedizione. Immuno L'obiettivo di questo esperimento`è determinare le variazioni delle difese immunitarie e la risposta dell'organismo allo stress durante e dopo una permanenza a bordo dell'ISS. Questo esperimento prevede il prelievo di campioni di saliva, sangue e urina per verificare gli ormoni associati con la risposta allo stress, un'analisi dei globuli bianchi e la compilazione di un questionario da parte dell'astronauta. Si presterà anche particolare attenzione all'adattamento del metabolismo dell'energia cellulare, che può influenzare la risposta immunitaria. Team scientifico: A. Chouker (DE), F. Christ (DE), M. Thiel (DE), I. Kaufmann (DE), B. Morukov (RU) Mappa cromosomica multi-fluorescente di una cellula esposta a radiazioni cosmiche. (foto: M. Durante) Dolori lombari Le fasce muscolari profonde giocano un ruolo importante nella postura eretta. Si ritiene che queste fasce muscolari si atrofizzino durante i voli spaziali portando a stiramenti e, di conseguenza, a dolori a carico di certi legamenti, in particolare nella regione iliolombare della schiena. L'obiettivo di questo esperimento è di valutare la presenza di dolori lombari in risposta all'esposizione all'assenza di peso. Team scientifico: C. Johannes (DE), M. Horstmann (DE) ETD Il funzionamento del sistema di equilibrio e della vista degli esseri umani è strettamente interconnesso e comprenderne l'adattamento all'assenza di peso può contribuire a comprendere i motivi dell'insorgenza del mal di spazio. I nostri occhi possono ruotare su tre assi ma normalmente ne vengono usati solo due. La struttura di coordinate che descrive il movimento degli occhi all'interno del capo è denominata piano di Listing. Questo esperimento analizza il piano di Listing in diverse condizioni di gravità usando il dispositivo di monitoraggio oculare (ETD), che è in grado di registrare movimenti orizzontali, verticali e rotatori degli occhi e di misurare il movimento del capo. Team scientifico: A. Clarke (DE), T. Haslwanter (CH), Tomilovskaya (RU), I. Koslovkaya (RU) E. Campione di sangue che mostra i globuli bianchi: Linfociti (L) e Granulociti (G). (Immagine: A. Chouker) Team scientifico: A. Pool-Goudzwaard (NL), C. Richardson (AU), J. Hides (AU), L. Danneels (BE) MOP Quando sono in assenza di peso gli astronauti soffrono di un fenomeno denominato mal di spazio, che ha sintomi comparabili con il mal di mare. Questo disturbo dell'orientamento del corpo e dell'equilibrio è simile a quello sperimentato dai soggetti che vengono sottoposti a rotazione per alcune ore in una centrifuga che produce una gravità da due a tre volte superiore a quella terrestre. L'esperimento mira a raccogliere dati sull'insorgenza del mal dello spazio e, possibilmente, a contribuire allo sviluppo di contromisure. spaziale. I partecipanti preleveranno campioni in certe aree della Stazione Spaziale e dal proprio organismo. I campioni verranno prelevati sfregando tamponi sulle superfici dei luoghi suscettibili alla formazione di batteri. Si tratta, ad esempio, degli interruttori, delle tastiere e delle attrezzature per l'igiene personale. Team scientifico: E. Groen (NL), J. Bos (NL), S. Nooij (NL), W. Bles (NL), R. Simons (NL), T. Meeuwsen (NL) Team scientifico: H. Harmsen (NL), G. Welling, (NL), J. Krooneman (NL), L. van den Bergh (NL) Neocitolisi Questo esperimento tratta gli effetti dell'assenza di peso sull'apparato emopoietico: l'apparato dell'organismo responsabile della formazione delle cellule ematiche. L'esperimento studia un processo denominato neocitolisi, la distruzione selettiva degli eritrociti (globuli rossi) più giovani. L'esperimento analizza le caratteristiche fisiche e funzionali degli eritrociti giovani prelevati da campioni ematici di astronauti prima e dopo un volo spaziale. Bastoncino cotonato usato per raccogliere campioni (Foto: H. J. M. Harmsen) Spin Questo esperimento è un confronto tra i test pre e post-volo sugli astronauti usando una centrifuga e un test standard di inclinazione. La tolleranza ortostatica, ovvero l'abilità a mantenere la postura eretta (senza svenire) verrà correlata a misurazioni della funzione otolite-oculare, ovvero del meccanismo organico che collega l'orecchio interno alla vista e che si occupa del mantenimento dell'equilibrio. Componenti del sangue. E è un globulo rosso, o eritrocite. L è un globulo bianco, o leucocite. P è una piastrina. (Foto: NASA) Team scientifico: A. Risso (IT), G. Antonutto (IT), M. Cosulich (IT), G. Minetti (IT) Campione Questo esperimento mira a scoprire che tipo di specie microbiche sono presenti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e il modo con cui questi si adattano alle condizioni del volo Team scientifico: F. Wuyts (BE), S. Moore (USA), H. MacDougall (AU), G. Clement (FR), B. Cohen (USA), N. Pattyn (BE), A. Diedrich (USA). ZAG ZAG, che sta per forza Gravitoinerziale allineata all'asse Z, è un esperimento che si propone l'analisi dell'effetto che l'assenza di peso ha sulla percezione del moto e dell'inclinazione da parte di un'astronauta. L'esperimento intende anche misurare il livello di prestazioni di un'astronauta durante e dopo il volo spaziale. Differenti test verranno eseguiti prima e dopo il volo. Le prove includeranno un'analisi della percezione del moto e dei movimenti oculari dell'astronauta mentre si usa una poltrona speciale. Team scientifico: G. Clement (FR), S. Wood (USA), M. F. Reschke (USA), P. Denise (FR). Esperimenti interni: Dosimetria delle radiazioni ALTCRISS ALTCRISS (Alteino Long Term monitoring of Cosmic Rays on the International Space Station) è un esperimento dell'ESA per studiare l'effetto dello schermo sui raggi cosmici in due modi differenti e complementari. Il rilevatore del dispositivo Alteino effettua il monitoraggio delle differenze nel flusso di raggi cosmici in relazione alla sua posizione e orientamento. Il punto focale dell'esperimento è il monitoraggio delle radiazioni nel modulo Pirs del segmento russo dell'ISS. Team scientifico: M. Casolino (IT), F. Cucinotta (USA), M. Durante (IT), C. Fuglesang (SE), C. Lobascio (IT), L. Narici (IT), P. Picozza (IT), L. Sihver (SE), R. Scrimaglio (IT), P. Spillantini (IT) Matroshka 2B La struttura Matroshka dell'ESA è stata installata inizialmente sulla superficie esterna dell'ISS il 27 febbraio 2004 con l'obiettivo di studiare i livelli di radiazioni assorbiti dagli astronauti durante le passeggiate spaziali. Questo esperimento consiste di una sagoma umana (che simula capo e torso) chiamata il Fantasma, dotata di diversi dosimetri di radiazioni attivi e passivi. Questa sagoma, che simula una tuta spaziale, è montata all'interno di un contenitore esterno in fibra di carbonio e plastica rinforzata che simula una tuta spaziale. La struttura è stata poi riportata a bordo dell'ISS il 18 agosto 2005 per continuare l'esperimento di misurazione delle radiazioni all'interno dell'ISS. EuCPD I Dosimetri europei per il personale di bordo (EuCPD) verranno indossati dagli astronauti dell'ESA a bordo dell'ISS per misurare l'esposizione alle radiazioni durante i loro voli. I dosimetri verranno indossati attorno alla vita e alla caviglia sinistra dagli astronauti all'interno della Stazione e negli stessi punti al di sopra del rivestimento a raffreddamento liquido all'interno delle tute spaziali indossate dagli astronauti che compiono passeggiate spaziali. Ogni dosimetro ha uno spessore di soli 8 mm e consiste in una serie di cinque diversi sensori di radiazioni passivi I differenti sensori misureranno diverse particelle radioattive nella gamma dei neutroni e degli ioni pesanti oltre a misurare le angolazioni di impatto delle particelle e il loro trasferimento energetico. Team scientifico: U. Straube - ESA, C. Fuglesang – ESA Team di progetto: J. Dettmann - ESA, G. Reitz – DLR (DE) Astronauta dell’ESA Thomas Reiter lavora con la sagoma dell’esperimento Matroshka nel Modulo di Servizio Zvezda della Stazione Spaziale Internazionale (Foto: NASA) Per l'esperimento Matroshka 2B verranno installati nel Fantasma nuovi sensori di radiazioni passivi caricati sulla Soyuz 15S il 10 ottobre 2007. I dosimetri di radiazioni attivi verranno azionati a dicembre. La struttura Matroshka verrà installata all'interno dell'ISS per rilevare misurazioni analoghe correlate all'ambiente interno alla Stazione Spaziale. Team scientifico: G. Reitz (DE), R. Beaujean (DE), W. Heinrich (DE), M. Luszik-Bhadra (DE), M. Scherkenbach (DE), P. Olko (PL), P. Bilski (PL), S. Derne (HU), J. Palvalvi (HU), E. Stassinopoulos (USA), J. Miller (USA), C. Zeitlin (USA), F. Cucinotta (USA), V. Petrov (RU). Team di progetto: ESA: J. Dettmann, DLR: G. Reitz, J. Bossler, Kayser Italia: M. Porciani, F. Granata Esperimenti esterni: Struttura EuTEF La struttura di esposizione di tecnologia europea (EuTEF) è una delle prime due strutture esterne a essere collegate al laboratorio Columbus e contiene i seguenti esperimenti che richiedono un'esposizione all'ambiente dello spazio aperto o un alloggiamento sulla superficie esterna dell'ISS: EXPOSE-E EXPOSE-E è una sottosezione di EuTEF e consiste di cinque esperimenti individuali di esobiologia: LIFE – L'Esperimento licheni e funghi (LIFE) metterà alla prova i limiti di sopravvivenza di licheni, funghi e simbionti in condizioni spaziali. Tra gli organismi che verranno esposti allo spazio per circa 18 mesi ci sono i funghi neri antartici (Cryomyces antarcticus e Cryomyces minteri), l'elemento fungoso (mycobionte) dei licheni Xanthoria elegans e i licheni completi (Rhizocarpon geographicum e Xanthoria elegans) in situ su campioni di roccia. Team scientifico: S. Onofri (IT), L. Zucconi (IT), L. Selbmann (DE), S. Ott (DE), J-P.de Vera (ES), R. de la Torre (ES) ADAPT - Questo esperimento riguarda le strategie di adattamento molecolare dei microrganismi alle differenti condizioni climatiche UV spaziali e planetarie. Team scientifico: P. Rettberg (DE), C. Cockell (UK), E. Rabbow (DE), T. Douki (FR), J. Cadet (FR), C. Panitz (DE), R. Moeller (DE), G. Horneck (DE), H. StanLotter (AT). PROCESS Il principale obiettivo dell'esperimento PROCESS (PRebiotic Organic ChEmistry on Space Station) è quello di migliorare la nostra conoscenza della natura chimica e dell'evoluzione delle molecole organiche presenti negli ambienti extraterrestri. Team scientifico: H. Cottin (FR), P. Coll (FR), D. Coscia (FR), A. Brack (FR), F. Raulin (FR). PROTECT - L'obiettivo di questo esperimento consiste nell'analisi della resistenza all'ambiente dello spazio aperto di spore attaccate alla superficie esterna di una navicella spaziale. Gli aspetti importanti della resistenza delle spore sono tre: il grado di resistenza; i tipi di danni subiti e il meccanismo di riparazione delle spore. Team scientifico: G. Horneck (DE), J. Cadet (FR), T. Douki (FR), R. Mancinelli (FR), R. Moeller(DE), J. Pillinger (UK), W. Nicholson (USA), E. Rabbow (DE), J. Sprey (UK), P. Rettberg (DE), E. Stackebrandt (DE), K. Venkateswaren (USA). In alto: Licheni Xanhoria elegans. In basso: Micobionti I precedenti risultati raccolti dalla struttura di esposizione Biopan nella missione Foton-M2 del 2005 hanno dimostrato la capacità dei licheni di sopravvivere a condizioni spaziali per 15 giorni. SEEDS - Si tratta di un esperimento che mette alla prova i semi di piante come modello terrestre di veicolo di panspermia, ovvero come mezzo per il trasporto di forme di vita attraverso l'universo e come sorgente di schermi UV universali. Team scientifico: D.Tepfer (DE), L. Sydney (FR), S. Hoffmann (DK), P. Ducrot (FR), F. Corbineau (FR), C. Wood (UK). DEBIE-2 DEBIE, che sta per ‘DEBris In orbit Evaluator’ è progettato come strumento standard in situ a basso assorbimento energetico per il monitoraggio di detriti spaziali e micrometeoroidi. Lo strumento misura particelle di dimensioni inferiori al mm e dispone di 3 sensori orientati in diverse direzioni. I risultati scientifici dei vari strumenti DEBIE a bordo di differenti navicelle spaziali verranno compilati in un singolo database per facilitare i confronti. Team scientifico: G. Drolshagen - ESA, A. Menicucci – ESA Dostel Il Dostel (DOSimetric radiation TELescope) è un piccolo telescopio che misurerà l'ambiente radioattivo all'esterno dell'ISS. Team scientifico: G. Reitz -DLR (DE) EuTEMP EuTEMP è un termometro multi-input a batteria del tutto autonomo usato per la misurazione delle temperature dello strumento EuTEF durante il trasferimento senza energia dalla stiva di carico dello Shuttle alla struttura di carico esterna del laboratorio Columbus alla quale è collegato EuTEF. Team scientifico: J. Romera – ESA strumento per aumentare la conoscenza dell'ISS da parte del pubblico generale e per promuovere l'uso dell'ISS per finalità di osservazione presso la comunità dei potenziali utenti. Team scientifico: M. Sabbatini – ESA FIPEX È importante raccogliere informazioni sulle varie condizioni atmosferiche presenti nell'orbita terrestre bassa, dove le navicelle spaziali sono ancora sottoposte alla resistenza atmosferica. La densità dell'atmosfera è il fattore principale che influenza la resistenza e questa, a sua volta, è influenzata dalle radiazioni solari e dal campo magnetico e gravitazionale della Terra. Il flusso dell'ossigeno atomico assume un significato decisivo, dato che evidenzia le differenti interazioni con le superfici della navicella spaziale, per esempio la loro erosione. Il sistema microsensore FIPEX serve a misurare il flusso di ossigeno atomico così come le molecole di ossigeno nell'area circostante la Stazione Spaziale Internazionale. Team scientifico: Prof. Fasoulas, Università di Dresda (DE) MEDET Gli obiettivi dell'esperimento di esposizione e degradazione dei materiali (MEDET) sono: la valutazione degli effetti dell'esposizione allo spazio aperto di materiali attualmente presi in cosiderazione per l'utilizzo sulle navicelle spaziali in orbita terrestre bassa; la verifica della validità dei dati ricavati dalle simulazioni spaziali attualmente utilizzate per la valutazione dei materiali; e il monitoraggio delle particelle solide che collidono con le navicelle spaziali nell'orbita terrestre bassa. Team scientifico: V. Inguimbert – ONERA (FR), A. Tighe – ESA Struttura EuTEF con carichi estreñí al Kennedy Space Center (Foto: NASA) EVC L'esperimento Earth Viewing Camera (EVC) è una fotocamera di osservazione della Terra a posizione fissa. L'obiettivo principale del sistema è quello di catturare immagini a colori della superficie terrestre, da utilizzare poi come PLEGPLAY L'obiettivo scientifico del PLEGPAY (PLasma Electron Gun PAYload) è lo studio delle interazioni tra la navicella spaziale e l'ambiente nell'orbita terrestre bassa, con riferimento ai fenomeni di carica e scarica elettrostatica. La comprensione di questi meccanismi è molto importante dato che eventi incontrollabili di scarica elettrostatica possono interferire con il funzionamento dei navicella spaziale. sistemi elettronici della Team scientifico: G. Noci – Laben-Proel (IT) Tribolab Questa serie di esperimenti tratta la ricerca sulla tribologia, ovvero la scienza dell'attrito e della lubrificazione. Si tratta di un aspetto di importanza decisiva per i sistemi a bordo delle navicelle spaziali. Gli esperimenti Tribolab eseguiranno test su lubrificanti liquidi e solidi quali ad esempio la valutazione delle perdite di fluido dalle superfici e la valutazione dell'usura dei polimeri e delle gabbie metalliche in assenza di peso. Team scientifico: R. Fernandez – INTA (ES) Esperimenti esterni: Struttura SOLAR La struttura SOLAR studierà la maggior parte della gamma spettrale del Sole con una precisione senza precedenti. Attualmente l'attività del SOLAR è programmata per durare due anni. Si prevede che il SOLAR offra un importante contributo alla comprensione dell'interazione tra il flusso di energia solare, la chimica dell'atmosfera della Terra e la climatologia. Si tratta di un apporto decisivo per la precisione nelle previsioni climatiche terrestri. Il carico consiste di 3 strumenti che si completano reciprocamente, ovvero: SOL-ACES L'obiettivo del Solar Auto-Calibrating Extreme UVSpectrometer (SOL-ACES) è la misurazione dell'irradiazione spettrale solare del disco completo da 17 a 220 nm alla risoluzione spettrale che va da 0,5 a 2 nm. fascia degli ultravioletti estremi (EUV). Il SOLACES è uno strumento di nuova concezione, mai portato a bordo di una navicella spaziale prima d'ora. Team scientifico: G. Schmidtke (DE) La Struttura SOLAR. In evidenza tre strumenti: A è SOLSPEC, B è SOL-ACES e C è SOVIM. (Foto: Thales Alenia Space) Solar Auto-Calibrating Estreme UV-Spectrometer (SOLACES). (Foto: Thales Alenia Space) Le radiazioni solari EUV influenzano in modo rilevante la propagazione dei segnali elettromagnetici come quelli emessi dai satelliti di navigazione. Fornire dati sulla variazione delle radiazioni solari EUV con la precisione data dal SOL-ACES permetterà di migliorare l'accuratezza dei dati di navigazione oltre alle previsioni delle orbite di satelliti e detriti. Grazie ad una capacità di auto-calibrazione, si prevede che il SOL-ACES sia in grado di acquisire dati spettrali a lungo termine con una risoluzione assoluta molto elevata. All'interno, contiene 4 spettrometri della SOLSPEC La finalità del SOLSPEC (Misurazioni di irradiazione dello spettro solare ) consiste nella misurazione dell'irradiazione dello spettro solare da 180 nm a 3000 nm. Gli obiettivi di questa analisi sono lo studio della variabilità solare nel breve e nel lungo termine e il raggiungimento di misurazioni assolute (2% nella fascia UV e 1% in quella superiore). Lo strumento SOLSPEC è stato completamente revisionato e migliorato grazie all'esperienza raccolta nelle precedenti missioni (Spacelab-1, Atlas-1, Atlas-2, Atlas-3, Eureca). Team scientifico: M.G. Thuillier (FR). SOVIM Il Monitor di irradiazione e variabilità solare (SOVIM) rappresenta un ritorno al volo dell'esperimento SOVA, già portato a bordo dall'Eureca-1. L'analisi consentirà di osservare e studiare l'irradiazione solare con elevata precisione e alta stabilità. L'irradiazione totale verrà osservata con radiometri a cavità attiva. Le misurazioni di irradiazione spettrale verranno eseguite da un unico tipo di fotometro solare. Il SOVIM intende studiare sia la variabilità solare elementare in se stessa, sia il ruolo di questa variabilità in altri fenomeni fisici, quali ad esempio le oscillazioni solari. Le ragioni fondamentali che portano alla variazione dell'irradiazione hanno un'importanza cruciale per la comprensione dell'evoluzione solare e stellare. Team scientifico: C. Frohlich (CH). descrive il laboratorio Columbus e le sue attività. Per gli alunni delle medie è stata invece preparata una lezione video online intitolata ‘La scienza europea va in orbita che si concentra sul laboratorio Columbus descritto come un'occasione unica per eseguire esperimenti scientifici nello spazio. A settembre del 2007 è stato lanciato un concorso per gli studenti universitari europei. L'autore dell'elaborato vincente parteciperà al lancio del laboratorio Columbus al Kennedy Space Center inFlorida. Attività educative L'ESA considera l'educazione come un aspetto importante di tutte le missioni di volo spaziale umano. L'educazione allo spazio non punta soltanto a promuovere l'importanza della scienza e della tecnologia tra le nuove generazioni, ma intende alimentare questo interesse sino alla scelta della facoltà universitaria e oltre. ARISS, che sta per attività Radio amatoriale sull'ISS, gioca un ruolo fondamentale in questa visione. ARISS è un'associazione internazionale di società radio-amatoriali nazionali con sede nei paesi che partecipano al programma ISS. Per la missione Columbus sono previste due o più trasmissioni radio in diretta dall'ISS, durante le quali gli alunni di alcune scuole elementari francesi potranno porre domande all'astronauta dell'ESA Leopold Eyharts. Lancio dello Shuttle Discovery Missione STS-121 verso la Stazione Spaziale Internazionale il 4 luglio 2006, con a bordo l’astronauta dell’ESA Thomas Reiter per la missione a lungo termine Astrolab. Il vincitore di un concorso universitario parteciperà al lancio del Columbus dal Kennedy Space Center. (Foto: NASA) L’astronauta dell’ESA Thomas Reiter a bordo della ISS durante una inflight call con gli studenti al Centro di Controllo Columbus di Oberpfaffenhofen, in Germania. (Foto: DLR) Oltre ai contatti ARISS con l'ISS, sono previste diverse altre attività educative che ruotano attorno alla missione di assemblaggio dell'ISS. Per i bambini delle elementari di età compresa tra gli 8 e i 12 anni ci sarà una lezione Web animata che L'argomento del saggio è “Il valore del volo spaziale umano per i cittadini europei”. Il materiale del corso universitario relativo agli aspetti tecnici del laboratorio Columbus sarà, inoltre, disponibile sul portale Web dell'ESA. È previsto che questo materiale faccia parte di una serie di lezioni universitarie in e-learning ospitate dalla struttura ESTEC dell'ESA con sede nei Paesi Bassi. Se l'equipaggio avrà tempo a disposizione, si prevede anche una lezione in diretta dall'ISS su un argomento correlato a un esperimento scientifico per un Master europeo congiunto in Scienza e tecnologia spaziale. Leopold Eyharts tenga una lezione "dal vivo" dallo spazio. La lezione sarà destinata agli alunni di scuole elementari e medie e si focalizzerà su nutrizione, sonno e attività lavorativa a bordo dell'ISS. Queste ultime attività sono pianificate dall'ESA in collaborazione con CNES e CADMOS (con sede a Tolosa). Si stanno inoltre organizzando chat Web post-volo con gli astronauti dell'ESA Hans Schlegel e Léopold Eyharts. Team di progetto: ESA-HME Education Office (NL) Il Centro di Controllo del Columbus, Oberpfaffenhofen, Germania. (Operativo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7) Stanza K4 del Centro di Controllo del Columbus ad Oberpfaffenhofen, in Germania (Immagine: DLR) Le attività quotidiane sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) sono pianificate nei minimi dettagli e quindi, in teoria, gli astronauti sanno cosa fare in qualsiasi momento della loro giornata lavorativa. Ma come per ogni operazione complessa, le priorità cambiano quando si verificano condizioni inaspettate o si presentano problemi da risolvere. In questo caso, i centri di controllo di Stati Uniti, Russia ed Europa riorganizzano programmi e attività in modo che questo compito dispendioso, in termini di tempo, non ricada sui membri dell’equipaggio. Il Centro di Controllo del Columbus dell’Agenzia Spaziale Europea è gestito dalla DLR, l’Agenzia Spaziale Tedesca, ed è situato nei pressi di Monaco in Germania. Il Centro è responsabile del controllo e del monitoraggio di tutti i sistemi del laboratorio europeo. Svolge un ruolo chiave nel coordinamento delle priorità relative agli esperimenti, e per il monitoraggio delle risorse e del tempo degli astronauti. Le attività e le operazioni della ISS sono tutte interdipendenti e, in quanto tali, incluse in un unico piano generale, il che fa di ogni attività di riprogrammazione un compito altamente complesso. Ogni esperimento eseguito sul Columbus ha un proprio programma dettagliato di svolgimento e una tempistica specifica nell’ambito del programma generale della ISS. Quando sono richieste delle modifiche, i responsabili a terra devono concordare le nuove priorità e variazioni alle pianificazioni giornaliere degli astronauti. In Europa, questo avviene in stretto coordinamento con i centri di supporto scientifico operativo (USOC), che monitorano e controllano i propri esperimenti. European Astronaut Centre a Colonia, in Germania (Immagine: ESA) Il Centro funge anche da punto di contatto centralizzato peri vari centri europei coinvolti nei diversi aspetti delle attività del Columbus, compresi gli USOC, e coordina le comunicazioni tra loro. Il processo decisionale in un ambiente che cambia rapidamente, in cui si deve tenere conto di numerose priorità, implica che il Centro di Controllo del Columbus sia operativo 24 ore al giorno ininterrottamente, sette giorni su sette. Deposito a lungo termine della bibliotec del Centro di Controllo del Columbus, in Germania (Immagine: ESA) I controllori di volo del Centro eseguono il controllo e la gestione in orbita dei sistemi del laboratorio Columbus da due diverse sale di controllo: una per le operazioni in tempo reale e una seconda che funge da sistema di backup ed è utilizzata per l’addestramento e le simulazioni. I compiti previsti comprendono il controllo di alimentazione, temperatura, riscaldamento e raffreddamento, umidità, aria respirabile, acqua e gas per gli esperimenti, le comunicazioni, le antenne e tutte le operazioni relative agli esperimenti e alla manutenzione. La ISS Flight Control Room al Centro di Controllo Missione di Houston (Immagine: NASA) User Support and Operations Centres (USOCs) (Centri di supporto operitivo e utenza) Sin dall’inizio del Programma della ISS, è stato attuato uno schema di decentralizzazione per l’uso dei carichi europei a bordo della ISS. I centri di supporto operativo (USOC), situati in diversi paesi partecipanti al programma, fungeranno da centri di connessione tra la comunità degli utenti e il Centro di Controllo del Columbus dell’ESA, che si trova a Oberpfaffenhofen, in Germania, il Paylod Operations Integration Centre della NASA a Huntsville, in Alabama, e il Centro di Controllo di Mosca. Laboratorio di scienza dei fluidi (Fluid Science Laboratory - FSL) Questa struttura multiutente per lo studio della dinamica dei fluidi in assenza di forze gravitazionali, permette di analizzare gli effetti della dinamica dei fluidi, fenomeni normalmente mascherati dalla convezione dovuta alla gravità, dalla sedimentazione, dalla stratificazione e dalla pressione statica dei fluidi. Durante la fase precedente al lancio, gli USOC sono impegnati in attività quali il supporto alle attività di addestramento degli astronauti, lo sviluppo delle procedure relative agli esperimenti, calibratura e ottimizzazione dei carichi e degli esperimenti. Durante le operazioni in orbita, i centri USOC riceveranno dati di funzionamento delle strutture e degli esperimenti, in coordinamento con il Centro di Controllo del Columbus, relativi alle operazioni di cui sono responsabili. Inoltre, i centri USOC saranno responsabili dell’interazione con gli scienziati presso le basi di utenza, procedendo alla distribuzione dei dati e allo stesso tempo ricevendo e processando direttamente richieste di programmazione sperimentale. Dipendentemente dallo scopo delle attività assegnate, ogni USOC può assumersi tre livelli base di responsabilità. Operare al primo livello vuol dire fungere da Centro di Supporto per gli Esperimenti agli utenti del paese di appartenenza in cui è situato il determinato USOC, per quanto riguarda la preparazione e lo svolgimento dell’esperimento. Il secondo livello implica una responsabilità del determinato USOC in qualità di Centro di Supporto (FSC) per particolari funzioni delle strutture multiutenti dell’Agenzia. Il terzo livello, invece, rende il centro un FRC – Facility Responsible Centre -, ossia pienamente responsabile delle operazioni di un’intera struttura paoyload. Control Room del Centro CADMOS, Responsabile dei Moduli di Fisiologia Europei (Immagine: ESA) Questi studi hanno come obiettivo il miglioramento dei processi di fabbricazione sulla Terra e l’ottimizzazione della qualità dei prodotti di valore elevato. Ad esempio, se il comportamento dei fluidi può essere controllato e previsto con maggiore precisione, è possibile comprendere più a fondo e migliorare una serie di processi industriali che dipendono dai fluidi, come nella fusione dei metalli e nella crescita dei cristalli per i semiconduttori. Il Centro responsabile di questo laboratorio è il centro MARS – Microgravity Advanced Research and Support – sito a Napoli e che sarà supportato nelle operazioni dall’E-USOC di Madrid. Per Columbus, i maggiori Centri USOCs sono responsabili a diversi livelli delle seguenti strutture: Control Room al MARS Centre di Napoli (Immagine: ESA) Moduli di fisiologia europei (European Physiology Modules - EPM) Questa struttura è dotata di un massimo di otto moduli scientifici, che saranno utilizzati per indagare sugli effetti che le lunghe permanenze nello spazio hanno sul corpo umano. I risultati degli esperimenti contribuiranno a migliorare la comprensione di problemi che si presentano sulla Terra, quali il processo di invecchiamento, l’osteoporosi, i disordini dell’equilibrio e la perdita del tono muscolare. Il Centro responsabile di questa struttura è CADMOS – Centre d’Aide au Développement des activités en Micro-pesanteus et des Opérations Spatiales – a Tolosa, in Francia, insieme al supporto del centro DAMEC sito a Odense, in Danimarca. Biolab È un laboratorio attrezzato per esperimenti su microrganismi, cellule, colture di tessuti, piante e piccoli invertebrati, con l’obiettivo dicomprendere in che modo i processi primari lavorano a tutti i livelli di un organismo, dalle singole cellule, a piante ed insetti di piccole dimensioni. I campioni biologici sono trasportati fino al Columbus in contenitori per esperimenti. Una volta lì, gli astronauti li inseriranno manualmente nel Biolab per l’elaborazione automatica. La durata tipo degli esperimenti va da un giorno a tre mesi. Le applicazioni spaziano invece dal miglioramento e incremento del controllo dei bio- processi correlati all’ambiente al potenziamento genetico delle piante per l’agricoltura. Il Centro responsabile del Biolab è MUSC – Microgravity User Support Centre – a Colonia, in Germania, con il supporto del centro BIOTESC sito a Zurigo, in Svizzera. Rack a cassetti europeo (European Drawer Rack - EDR) Si tratta di un sistema modulare e flessibile di trasporto per esperimenti, destinato a un’ampia gamma di discipline scientifiche, che fornisce struttura di appoggio e risorse di base per moduli da esperimento ospitati in cassetti e blocchi standard. Diversamente dagli altri moduli del Columbus, che hanno parametri rigidamente definiti, l’EDR permette agli scienziati di progettare il proprio hardware, purché conforme a due uniche condizioni base: dimensioni complessive e requisiti in termini di alimentazione. Il Centro responsabile è l’Erasmus USOC dello stabilimento dell’ESA in Olanda, ESTEC, con il supporto del centro USOC del Belgio, a Bruxelles, e il Ducht Utilisation Centre ad Emmeloord, sempre in Olanda. European Astronaut Centre, Colonia, Germania (Crew Medical Support Office) EAC—la base dell’European Astronaut Corps. (Immagine : ESA) L’European Astronaut Centre (EAC) dell’Agenzia Spaziale Europea ha sede a Colonia, Germania. E’ stato istituito nel 1990, a seguito dell’impegno europeo nei programmi di volo umano nello spazio ed è la base dei nove astronauti europei membri dell’European Astronaut Corps. Durante la missione del Columbus, il Crew Medical Support Office, parte dell’EAC, avrà l’incarico di dare un supporto medico e di monitorare gli astronauti dell’ESA Léopold Eyharts e Hans Schlegel. La squadra di supporto medico è composta di chirurgi di volo, ingegneri biomedicali e specialisti nei campi di psicologia, d’attività fisica e di riabilitazione. Il supporto medico per il lancio e per avvenimenti specifici, tali le EVA americane è fornito dalla squadra del Mission Control Center al Johnson Space Center a Houston. Le EVA russe avrebbero un supporto medico dal Mission Control Centre (TsUP) a Mosca. Durante tutte le fasi della missione, il supporto medico viene dal Medical Console Room all’EAC che ha come personale un ingegnere biomedicale e un chirurgo di volo che lavorano a turno sulle console. I compiti principali sono di monitorare le condizioni mediche e ambientali per i membri dell’equipaggio; interagire con tutti i Medical Operations Groups dei partner internazionali; e di fornire indicazioni e consigli per tutte le procedure mediche, per la salute durante il volo e per eventuali cure. L’effettuazione di una conferenza giornaliera o settimanale è con l’astronauta dell’ESA è un loro compito, determinato dalla fase del volo. Inoltre, la squadra di supporto medico assiste le famiglie degli astronauti dal punto di vista medico. Kennedy Space Center (Lancio dello Space Shuttle e attività di post-volo) La “Firing Room” durante il lancio dell’Hubble Space Telescope sulla missione STS-31 dello Space Shuttle il 24 aprile 1990. (Immagine: NASA) Il controllo e il monitoraggio dello Shuttle, durante il conto alla rovescia e i primi sette secondi dopo il lancio, si effettuano in una delle quattro “Firing Room” del Launch Control Center al Kennedy Space Center in Florida. La “Firing Room” contiene console con diverse funzioni. Il Launch Director è il responsabile della “Firing Room”, occupandosi nel complesso della gestione d’attività di lancio e prendendo l’ultima decisione di lanciare o di fermarsi. Le console monitorano i sistemi dello Shuttle durante il conto alla rovescia e i primi secondi del lancio, comprese: la navigazione, i sistemi di guida e di localizzazione; parametri dei motori principali per verificare l’ordine di accendere il motore principale; i propulsori del sistema di controllo; i sistemi Environmental Control e Life Support (controllo d’ambiente e dei sistemi di sopravvivenza); e sistemi di corrente elettrica. Inoltre, dalle console della “Firing Room” si controllano i sistemi della base di lancio, che comprendono funzioni come caricare il serbatoio esterno con propellente circa otto ore prima del decollo e ritrarre l’Orbital Access Arm” (braccio di accesso) tramite il quale l’equipaggio entra nello Shuttle prima del lancio. Durante gli ultimi nove minuti, la maggior parte dei controlli su configurazioni e sistemi sono effettuati dai calcolatori, ma gli ingegneri della “Firing Room” controllano sempre tutto attentamente per essere certi che lo Shuttle sia pronto per il lancio. A T-31 secondi, si manda un avvio automatico al sequenziatore di lancio a bordo dello Shuttle che permette di accendere i motori e il lancio. Una volta che vengono accessi i razzi (booster) dello Shuttle, la navetta spaziale è lanciata. Dopo sette secondi, quando lo Shuttle sorvola la torre mobile di servizio sulla base di lancio, il controllo è trasferito al Mission Control Center a Houston. In aggiunto al lancio e programmazione dello Shuttle, Kennedy è il centro preferito per l’atterraggio a conclusione della missione. Il giorno dell’atterraggio una squadra di ingegneri controlla il modulo orbitante dalla “Firing Room.” Al momento in cui lo Shuttle atterra e si ferma, il Kennedy Space Center riprende il controllo da Mission Control Center a Houston. Mission Control Center – Houston, Texas (Controllo complessivo delle attività della ISS e Space Shuttle Flight Control) Sala di controllo della ISS al Mission Control Center a Houston, Texas. (Immagine: NASA) Il Mission Control Center della NASA che si trova al Lyndon B. Johnson Space Center a Houston, Texas, è operativo nel controllo dei lanci della NASA Human Spaceflight (voli spaziali con esseri umani) dal 1965. Al centro ci sono diverse stanze di controllo del volo che si occupano delle attività e dei voli della ISS. La ISS Flight Control Room ha iniziato l’attività il 20 novembre 1998 e ha funzioni di centro di comando e di coordinamento per tutte le attività relative alla ISS, compreso il controllo di volo della ISS. Lo Shuttle Flight Control Room prende il controllo delle attività di volo dello Shuttle dal Kennedy Space Center sette secondi dopo il lancio dello Shuttle, al momento in cui lo Shuttle sorvola la torre mobile e finché lo Shuttle si ferma completamente dopo l’atterraggio. L’equipaggiamento e le strutture di supporto nella sala controllo sono praticamente identici, ma la ISS Flight Control Room è più piccola con meno console e richiede meno controllori di volo. La ISS Flight Control Room normalmente funziona con 12 o meno controllori di volo mentre 20 lavorano nello Shuttle Flight Control Room. Le console in ogni sala hanno diverse funzioni. Il controllore di volo si occupa di ogni console con un supporto secondario fornito da altri ingegneri e controllori di volo in posti diversi. Si effettua il lavoro in equipe a turni, monitorando sistemi e attività 24 ore su 24 con l’uso di comunicazioni, calcolatori e sofisticate attrezzature per l’elaborazione di dati. Ogni sala di controllo ha grandi schermi di display di fronte, due nella ISS Flight Control Room e tre nello Shuttle Flight Control Room e telecamere per trasmissioni dal vivo. Le funzioni individuali nel Flight Control Room cominciano con il Direttore di Volo. Il Direttore di Volo è il primo a prendere decisioni ed è responsabile per le attività complessive della missione ISS o Shuttle. Accanto a lui è il CAPCOM (capsule communicator), il comunicatore principale tra la sala di controllo e l’equipaggio. Le altre funzioni riguardano la guida, la navigazione e controllo, e la dinamica del volo; il monitoraggio del controllo termico della ISS o lo Shuttle, disponibilità di corrente e sistemi di sopravvivenza; controllo di missione e sistemi di comunicazioni e di infrastrutture della ISS e dello Shuttle; attività relative al braccio robotico; attività dell’EVA e alla robotica; progettazione relativa alle attività dell’equipaggio; la salute dell’equipaggio e Public Affairs (relazioni esterne). Lo Shuttle Control Room ha altre funzioni, come per esempio, il controllo della prestazione del motore principale, i razzi propulsori solidi, il serbatoio esterno e i sistemi propulsivi. Centro di Controllo di Missione – Mosca (Responsabile dei moduli russi della ISS e dei lancio del vettore russo Soyuz/Progress nelle fasi di ascesa e discesa) ISS Control Room al Centro di Controllo Missione di Korelev, vicino Mosca (Immagine: NASA) Il Centro Controllo Russo, anche conosciuto come TsUP in russo, si trova a Korolev (formalmente Kaliningrad) vicino Mosca. TSNIIMash, l’acronimo in russo per il Central Research Institute for Machine Building, gestisce il centro per conto dell’Agenzia Spaziale Russa, Roscosmos. È stato costruito nel 1973 ed ha ospitato al suo interno anche il Centro di Controllo delle stazioni spaziali Mir e Salyut e inoltre sono presenti al suo interno le sale di controllo per i lanci della Soyuz e del Porgress. I controllori di volo sono organizzati in varie squadre con diverse funzione, ognuna delle quali ha la sua controparte al Centro di Controllo di Missione della NASA, a Houston. Queste funzioni include quella di Flight Director, in costante comunicazione con la squadra di gestione della Missione. Questa squadra è composta dal Flight Shift Director, responsabile delle decisioni in tempo reale, dal Mission Deputy Shift Manager del Centro di Controllo, responsabile di consolle, computer e periferiche delle stanze di controllo, dal Mission Deputy Shift Manager per il controllo a terra, responsabile per le comunicazioni e dal Mission Deputy Shift manager responsabile dell’addestramento dell’equipaggio. I voli abitati sono attualmente gestiti da numerosi esperti in controllo, tecnologia spaziale, telemetria, comunicazioni, controllo automatico, sistemi di ricerca, ed esperti delle istituzioni scientifiche. La sala principale è fornita di un grandissimo display che manda informazioni utili sulle missioni come la posizione in orbita della navetta spaziale, che inoltre, ogni controllore ha l’opportunità di ricevere individualmente sulla propria unità. Payloads Operations Center, Huntsville, Alabama (Controllo complessivo delle attività di ricerca sulla ISS) Payloads Operations Center a Huntsville, Alabama. (Immagine: NASA) Il centro per le attività relative ai carichi utili della ISS—ISS Payload Operations Center (POC) si trova al Huntsville Operations Support Center, che è al Marshall Space Flight Center della NASA in Alabama. Il centro si occupa del controllo complessivo delle attività di ricerca scientifica sulla ISS. Il direttore del Payloads Operation al POC è il responsabile del coordinamento di tutta l’attività relativa ai carichi utili con il Flight Director del Mission Control a Houston, i partner internazionali, l’equipaggio e centri di ricerca. Si stabilisce la programmazione delle attività scientifiche in base a quest’interazione. Il Payload Communications Manager al POC coordina le comunicazioni a voce tra l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, e il POC su questioni di carichi utili, aiutando i ricercatori in tutto il mondo a comunicare direttamente con l’equipaggio dei loro esperimenti. Ci sono altre funzioni al Payload Operations Center che riguardano elementi separati della procedura sui carichi utili. Queste funzioni riguardano la sicurezza degli esperimenti (e i relativi cambiamenti); il coordinamento di risorse per gli esperimenti come per esempio, la corrente; la programmazione; la messa in priorità; e il controllo e elaborazione di canali per la voce, il video e i dati. L’autorità per il controllo dei carichi utili e quindi degli esperimenti è distribuita in tutto il mondo. Ogni partner internazionale ha la responsabilità del proprio carico utile nel laboratorio in orbita, facendo parte della programmazione prestabilita per i carichi utili, sotto la guida del POC. L’ultimo astronauta europeo a viaggiare sullo Shuttle è stato Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’ESA. Nespoli ha volato a bordo dello Shuttle Discovery con l’equipaggio della missione STS120, lo scorso 23 Ottobre 2007. Uno degli incarichi maggiori è stato il coordinamento dell’attività intraveicolare (IVA) comprendenti le passeggiate nello spazio degli astronauti durante l’installazione del Nodo 2, realizzato in Europea, e il ricollocamento del segmento del traliccio P6 sull’estremità del traliccio lato porto. Inoltre, Nespoli ha effettuato esperimenti europei che facevano parte della missione europea Esperia. astronauta dell’ESA, che farà parte dell’equipaggio Expedition, prendendo il posto di Dan Tani, l’astronauta della NASA che viaggia alla ISS sul volo STS-120 del Discovery. L’astronauta dell’ESA Léopold Eyharts durante l’addestramento per la STS-122 al Johnson Space Center a maggio 2007. (Immagine: NASA) I voli di Nespoli, Eyharts e Schlegel fa parte di una lunga tradizione di astronauti europei che hanno volato sullo Shuttle cominciando dall’astronauta dell’ESA Ulf Merbold il quale è diventato il primo astronauta europeo a volare sullo Shuttle nel 1983. L’astronauta dell’ESA Paolo Nespoli partecipa in una sessione di post-inserzione/addestramento in deorbita al Johnson Space Center il 9 aprile 2007 (Immagine: NASA). La missione STS-120 dello Shuttle continua la costruzione della ISS e anticipa la missione STS122 a dicembre che prevede l’installazione del laboratorio europeo Columbus sulla stessa ISS. La missione è anche significativa dal punto di vista europeo perché ci saranno due astronauti europei che fanno parte dell’European Astronauts Corps dell’ESA, il tedesco Hans Schlegel, astronauta dell’ESA che volerà come specialista di missione per la missione d’assemblaggio per la ISS Columbus, e il francese, Léopold Eyharts, Il lancio dello STS-9 Spacelab-1 Mission con l’astronauta dell’ESA Ulf Merbold il 28 novembre 1983. (Immagine: NASA) Ulf Merbold è diventato il primo europeo a partecipare in una missione dello Space Shuttle (STS-9) sulla missione durata dieci giorni dello Spacelab-1 tra il 28 novembre 1983 e l’8 dicembre 1983. Non è stato soltanto il primo volo spaziale di un astronauta dell’ESA, è stato il primo volo dello Spacelab realizzato in Europa e il primo volo di una persona di nazionalità diversa da quella americana sullo Shuttle. Lo Spacelab-1 nel vano di carico dello Shuttle mentre è in orbita. Il tunnel d’accesso per l’equipaggio in primo piano porta al modulo pressurizzato. (Immagine: NASA) Lo Spacelab è stato il primo laboratorio spaziale ad uso abitativo realizzato dall’Europa che rientrava in un accordo di cooperazione con la NASA. È stato un laboratorio modulare ad uso della ricerca, che entrava nella stiva dello Shuttle ed è stato fabbricato da un consorzio di ditte europee. Durante la missione Spacelab-1 più di 70 esperimenti scientifici sono stati effettuati in una varietà di campi come l’astronomia, la fisica solare, la fisica del plasma spaziale, l’osservazione della terra, scienze delle materie, tecnologia e scienze della vita. L’equipaggio lavorava in due squadre di tre persone in turni di dodici ore, permettendo operazioni 24 ore su 24. Tra il 1983 e il 1998, lo Spacelab è volato sullo Space Shuttle per un totale di 22 volte. Sette di queste missioni hanno incluso europei: l’astronauta dell’ESA Wubbo Ockels, e gli astronauti del German Aerospace Research Establishment (più tardi il DLR) Reinhard Furrer ed Ernst Messerschmid nel 1985. Ulf Merbold ha effettuato il secondo volo Spacelab nel gennaio del 1992 (Spacelab IML-1 mission), seguito due mesi più tardi dall’astronauta belga Dirk Frimout. Nel 1993 gli astronauti del DLR Hans Schlegel (attualmente un astronauta dell’ESA –il prossimo volo sulla missione STS-122 è previsto per la consegna del laboratorio europeo Columbus alla ISS nel dicembre del 2007) e Ulrich Walter, e nel novembre del 1994 l’astronauta dell’ESA JeanFrançois Clervoy. Jean-Jacques Favier (CNES) è diventato il primo astronauta europeo a volare su una misione Spacelab sullo Shuttle, tra il 20 giugno e il 7 luglio 1996. L’astronauta dell’ESA Hans Schlegel raccoglie campioni di funghi come parte della missione Spacelab D-2 nel 1993. (Immagine: NASA) Non solo gli esperimenti effettuati sullo Spacelab hanno contribuito alle ricerche sulle scienze spaziali, ma il sapere e le competenze acquisite sia dall’ESA sia dalla NASA durante le missioni Spacelab hanno contribuito un modo rilevante al programma ISS. Oltre alle missioni dello Spacelab, gli astronauti europei hanno effettuato un gran numero di ricerche e hanno acquisito competenze a bordo dello Shuttle negli ultimi 20 anni. A seguito del volo di Patrick Baudry sulla missione Sparta-1 per il CNES nel 1985, c’è stato un intervallo di sette anni fino a quando l’astronauta con maggior esperienza ha volato sullo Space Shuttle, Claude Nicollier, che ha volato sullo Space Shuttle per ben quattro volte in occasioni separate. Il primo volo di Nicollier è stato lo STS-46 nel 1992 insieme all’astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana, Franco Malerba. La missione ha volo durato 11 giorni, lo Hubble Space Telescope è stato reso completamente funzionale tramite un record di cinque passeggiate nello spazio da quattro astronauti. Il suo terzo volo sullo STS-75 Columbia (22 febbraio al 9 marzo 1996) l’ha fatto insieme all’astronauta dell’ESA, Maurizio Cheli e l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana, Umberto Guidoni. La missione è stata un volo di 15 giorni con i carichi utili principali, il secondo volo del Tethered Satellite System (TSS) e il terzo volo dell’United States Microgravity Payload (USMP.3). L’esperimento TSS ha generato una gran quantità di nuove informazioni sull’elettrodinamica di cavi sottili nello spazio (tethers) e la fisica plasmica prima della rottura del cavo a 19,7 chilometri, un po’ meno dell’obiettivo di 20,7 chilometri. Gli scienziati a terra hanno potuto creare un programma di ricerca, che ha fatto il maggior uso del volo a caduta libera del satellite, mentre il lavoro degli astronauti si concentrava sulle ricerche relative alle indagini sull’USMP.3 Microgravity. L’astronauta dell’ESA Claude Nicollier che ha partecipato a quattro missioni separate dello Shuttle tra il 1992 e il 1999. (Immagine: ESA) dispiegato lo European Retrievable Carrier EURECA e il Tethered Satellite System TSS-1. La seconda missione di Nicollier era la prima missione di manutenzione del telescopio Hubble Space, STS-61 nel dicembre del 1993. Durante il L’astronauta dell’ESA Jean-François Clervoy si allena con la bicicletta ergometrica sul ponte di volo dello Shuttle nel corso della missione STS-84, il sesto volo dello Shuttle al Mir Space Station. Clervoy è un veterano di tre missione separate sullo Shuttle. (Immagine: NASA) L’EURECA-European Retrievable Carrier dell’ESA mentre è preso dal braccio robotico dello Shuttle prima del dispiegamento sullo STS-46, missione dello Shuttle del 1992. (Immagine: NASA) Nel dicembre del 1999, Nicollier ha fatto parte della missione STS-103 insieme all’astronauta dell’ESA Jean-François Clervoy che faceva il suo terzo volo sullo Shuttle. È stata la terza missione di manutenzione per lo Hubble Space Telescope. Durante la missione di otto giorni Nicollier ha effettuato la prima passeggiata nello spazio o EVA, durata 8 ore e 10 minuti per installare un nuovo calcolatore e uno dei tre sensori di guida. È il primo astronauta europeo ad ottenere l’esperienza dell’EVA durante un volo dello Shuttle. Tra il terzo e il quarto volo di Nicollier, quattro astronauti europei hanno effettuato missioni sullo Shuttle. Jean-François Clervoy è stato sul sesto volo Shuttle sul Mir nel maggio del 1997 e JeanLoup Chrétien (CNES) sul 7° volo dello Shuttle/Mir (25 settembre 1997 – 6 ottobre 1997). Pedro Duque ha volato come specialista di missione (29 ottobre al 7 novembre 1998). La missione di nove giorni era dedicata alla ricerca sull’assenza di gravità e lo studio del Sole. Michel Tognini, attualmente il responsabile dell’European Astronaut Centre dell’ESA, ha volato sulla missione STS-93, avvenuta dal 22-27 luglio 1999. Durante questa missione il compito principale è stato di assistere nel dispiegamento del Chandra X-Ray Observatory e di effettuare una passeggiata spaziale, se fosse stata necessaria. Il Chandra XRay Observatory è progettato per effettuare studi dell’universo e il telescopio darà la possibilità agli scienziati di studiare fenomeni esotici come l’esplosione di stelle, quasar e buchi neri. Con l’avvento del nel nuovo millennio, Gerhard Thiele è diventato il primo astronauta europeo a volare sullo Shuttle. Dall’11-22 febbraio 2000, Thiele ha partecipato come specialista di missione alla missione STS-99. Lo Shuttle Radar Topography Mission (SRTM) è stata rivolta alla prima mappatura digitale a tre dimensioni di quasi dimensione globale. È stato il responsabile delle operazioni SRTM, compreso il dispiegamento e la ritrazione del braccio alto 61 metri dalla stiva dell’Endeavour su cui uno dei sistemi di radar del volo è stato montato. Thiele era anche uno dei membri dell’equipaggio a dover effettuare passeggiate spaziali nel caso in cui fosse reputato necessario durante il volo. Umberto Guidono il già astronauta dell’ESA sul ponte di volo dello Space Shuttle Endeavour durante la missione STS-100 nel aprile del 2001 (Immagine: NASA) Dal 19 aprile al 1 maggio 2001, Umberto Guidoni ha partecipato alla missione dello Space Shuttle STS-100, il primo europeo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Con quel volo lo Space Shuttle ha consegnato elementi e equipaggiamento necessari per l’assemblaggio in corso sulla ISS. In particolare, ha trasportato il Multi-Purpose Logistics Module (chiamato Raffaello) fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana e caricato con equipaggiamento per l’allestimento di laboratorio, e anche lo Space Station Remote Manipulator System (SSRMS), il braccio robotico canadese che è e sarà usato con frequenza per mettere insieme la Stazione Spaziale. L’astronauta dell’ESA Gerhard Thiele pronto al training EVA presso il Johnson Space Centre a Houston, in Texas, prima del lancio della missione STS-99. (Immagine: ESA) Dal 5-19 giugno 2002, Philippe Perrin ha prestato servizio come specialista di missione sulla missione STS-111 a bordo dello Space Shuttle Endeavour. La missione dello STS-111, durata 14 giorni, ha dato il cambio all’equipaggio della ISS Expedition e ha consegnato un sistema di base mobile costruito in Canada per il braccio robotico della Stazione. Durante la missione, Perrin ha effettuato tre passeggiate spaziali con esito positivo. Durante la prima delle due attività extraveicolari, ha aiutato ad installare il sistema di base mobile e con la terza ha effettuato una riparazione del braccio robotico della Stazione, sostituendo una delle articolazioni. Ha passato un totale di 19 ore fuori della Stazione. Durante quella missione, è stato anche l’operatore del braccio e ha riattraccato il MPLM nella stiva del modulo orbitante verso la fine della missione. rimanendo quasi sei mesi. Durante il suo soggiorno sulla ISS ha effettuato compiti rilevanti alla ISS e ha anche effettuato esperimenti ESA come parte della missione European Astrolab. Christer Fuglesang, svedese, è stato l’ultimo europeo lanciato in orbita a bordo dello STS-116 Shuttle Discovery nel dicembre 2006 come membro della ISS 12A.1 missione d’assemblaggio e effettuando la missione europea Celsius. Durante la missione ha effettuato due passeggiate spaziali riguardanti l’installazione del segmento del traliccio P5 della ISS e la riconfigurazione e l’attivazione del sistema di controllo termale della ISS e la fornitura d’energia. Thomas Reiter è stato sul viaggio di ritorno del volo STS-116 con Fuglesang che è atterrato il 22 dicembre 2006. L’astronauta dell’ESA Thomas Reiter inserisce sensori di radiazione nell’esperimento europeo Matroshka nel dicembre 2006 nello Zvezda Service Module sulla ISS. (Immagine: NASA) Il 4 luglio 2006 l’astronauta dell’ESA Thomas Reiter è stato lanciato verso la ISS sullo STS-121 Discovery. È diventato il primo astronauta europeo e dell’ESA a diventare membro dell’equipaggio della ISS Expedition Crew, L’astronauta dell’ESA Christer Fuglesang durante la seconda EVA sulla ISS 12A.1 missione d’assemblaggio a dicembre 2006. Legato al braccio robotico della Stazione tramite una piattaforma, Fuglesang ricolloca un pezzo dell’hardware dell’EVA ad una posizione diversa sul traliccio della ISS per disimpegnare la posizione per le attività del terzo EVA. (Immagine: NASA) Le seguenti informazioni forniscono una visione d’insieme sui vari stadi dello sviluppo del laboratorio Columbus. 1995 Durante la riunione del Consiglio Ministeriale dell’ESA di ottobre, viene approvato il programma di partecipazione europea alla Stazione Spaziale Internazionale. Questo comprende la Struttura Orbitante Columbus (labroratorio Columbus) e le strutture in microgravità del Columbus. 1996 L’ESA firma un contratto da 658 milioni di euro con il capo commessa DASA (oggi parte di EADS Astrium) per lo sviluppo del laboratorio Columbus Il Nodo 2 alla NASA Space Station Processing Facility. Questo modulo, che sar`a punto di attacco per il Columbus, fa parte di un accordo di scambio con la NASA per il lancio del Columbus a bordo dello Space Shuttle (Foto:NASA) 1997 La Revisione del Progetto Preliminare ha inizio in Ottobre per verificare la progettazione del sistema della struttura orbitante Columbus. L’ESA propone punti di attracco per carichi di ricerca esterni. L’8 Ottobre l’ESA e la NASA firmano l’accordo di scambio per il lancio della struttura orbitante Columbus. Secondo questo accordo, l’ESA fornirà alla NASA hardware e servizi addizionali per la Stazione Spaziale Internazionale, tra cui i Nodi 2 e 3 in cambio del lancio del laboratorio Columbus a bordo dello US Space Shuttle. 1998 La Revisione del Progetto Preliminare è completata nei tempi previsti portando al passo successivo delle Revisioni dei Progetti Critici per l’attrezzatura e i sottosistemi. Vengono definite delle interfacce con la NASA tra il Columbus e lo Shuttle, l’intera struttura della ISS e i rack da carico che ospitano, per esempio, le strutture sperimentali del Columbus. Viene testato la resistenza di impatto a velocità di 7 km/sec per i pannelli del Sistema di Protezione contro i Meteoriti e i Detriti. La fabbricazione della struttura primaria è in corso. Alla fine del 1998 viene testata la prestazione del sistema idraulico del modulo. Il Consiglio dell’ESA decide che il Centro di Controllo delle Operazioni relative al laboratorio Columbus, così come il nodo centrale del Network delle Comunicazioni, sarà istituito presso l’Agenzia Spaziale Tedesca (DLR) ad Oberpfaffenhoffen, in Germania. Primo piano dei pannelli del sistema di protezione contro detriti e meteoriti del Columbus. Rimosso un pannello e lo strato di copertura termica, è possibile individuare la struttura primaria. (Foto: EADS Astrium) 1999 La ventilazione della cabina era stata verificata nel Febbraio 1999 su un modello che riproponeva l’interno del Columbus, usando l’hardware del condotto di ventilazione. I test per domare gli incendi erano stati fatti nel Marzo 1999 su modelli meccanici relativi alle aree di rilevanza. I primi problemi relativi alla massa del laboratorio sono ora risolti e i relativi cambi nel progetto vengono incorporati. Sono condotti con successo test per verificare l’interfaccia della gestione dei dati tra la ISS e il Columbus. 2000 Un modello in scale reale, provvisto di tutte le caratteristiche esterne, è stato testato presso la NASA/JSC Neutral Buoyancy Facility, e gli astronauti hanno verificato che tutte le attività extraveicolari pianificate ed eventuali potranno essere svolte. Viene fabbricata la struttura primaria dell’unità di volo e portati a termine con successo i test sulla pressurizzazione e le fuoriuscite. Sono finalmente completate le revisioni del progetto critico dei sottosistemi. La configurazione di prova viene smontata dando inizio all’integrazione di imbracatura, condotti e tubature di volo. Thales Alenia Space) con il PICA (Pre-integrated Columbus Assembly), l’Assemblaggio preintegrato del Columbus, comprendente tutti gli elementi meccanici come: le strutture primarie e secondarie; il sistema di controllo termico, controllo ambientale, sistema di attrezzatura salvavita; imbracatura, tubature e condotti; illuminazione e attrezzatura di supporto per l’equipaggio; la protezione esterna come quella isolante multi strato e quella per la protezione contro detriti e micrometeoriti. Columbus Neutral Buoyancy testing al Johnson Space Center, USA. 2001 Sono portati a termine con successo sia la Revisione del progetto per il sistema critico sia la Revisione Indipendente di Sicurezza della NASA. Viene concordata con la NASA la sistemazione dei carichi europei esterni sulla struttura di carico esterna del Columbus. In base a questo accordo, l’ESA otteneva tre postazioni sull’Express Pallet del traliccio S3 e l’esclusiva per circa 4 anni e mezzo dei diritti per l’uso della locazione della Struttura di Carico Esterna del Columbus, Interno del PICA, assemblaggio pre-integrato del Columbus, durante la fase di imbracatura presso Alenia Spazio a Torino Nel Giugno 2001 viene portato a termine con successo dalla NASA e dal capo commessa della ISS, la Boeing, il primo test congiunto sullo scambio di dati e comunicazioni tra Columbus e il resto della ISS. La Sequenza di Assemblaggio della ISS è aggiornata a giugno sebbene il lancio del Columbus rimane programmato per ottobre 2004. Struttura di carico esterna del Columbus (Foto: EADS Astrium) Nel Marzo del 2001 ha avuto inizio l’integrazione dell’unità di volo del Columbus presso gli stabilimenti torinesi di Alenia Spazio (oggi parte di Il PICA durante l fase di carico nell’ Airbus Super Guppy per il trasporto a Brema Dopo il completamento della fase di integrazione meccanica dell’unità di volo presso Alenia Spazio a Torino, il PICA viene consegnato a EADS Astrium, a Brema il 27 settembre per dare inizio all’integrazione finale dell’unità di volo. Questa fase prevede l’integrazione all’interno del Columbus,di tutti gli elementi funzionali, comprendenti; unità di distribuzione energetica; attrezzature video e audio per la comunicazione; attrezzatura per la gestione dei dati e il software di applicazione di volo. agosto e il 6 settembre 2002. Questa include sessioni di addestramento pratico sui sistemi e sottosistemi del modulo Columbus e delle sue quattro principali strutture per esperimenti dell’ESA Integrazione di componenti funzionali a EADS nel 2002 Sono definiti i principali membri dei gruppi di lavoro per il Controllo di Volo e vengono nominati i principali Direttori di volo per la missione di lancio del Columbus Il PICA, consegnato da Alenia Spazio di Torino ad EADS Astrium di Brema, mentre viene accomodato sul sostegno di integrazione del Columbus 2002 È finalmente completata l’integrazione della maggior parte dei componenti funzionali interni dell’unità di volo del Columbus e viene installata e collegata la lastra saldata del cono finale di babordo. È portato a termine con successo il primo testo sul sistema funzionale dell’unità di volo. Il Columbus Crew Trainer è integrato con successo nel modello meccanico del Columbus, sito presso il Centro Astronauti Europeo (EAC) di Colonia, usato per supportare la prima sessione di addestramento avanzato per la ISS tra il 26 Modello meccanico del Columbus al Centro Europeo Astronauti (EAC) a Colonia, in Germania (Foto: ESA) 2003 Il blocco dei voli dello Shuttle dovuto all’incidente del Columbia durante il volo STS-107 il 1 febbraio, causa un ritardo di lunga durata nella sequenza di lancio per l’assemblaggio della ISS. Il 31 Marzo, l’ESA frima un contratto con la DLR per lo sviluppo del Centro di Controllo Columbus, Professor Achim Bachem, primo membro della commissione esecutiva della DLR (sinistra) e Jorg Feustel-Beuchl, primo Direttore ESA del Programma di Voli Abitati (destra), mentre firmano il contrtto di sviluppo del Centro di Controllo del Columbus Sono portati a termine con successo test, effettuati sul modello di volo del laboratorio Columbus, sulla compatibilità elettromagnetica e termica. In seguito al completamento della campagna di test di qualifica effettuati sul modello di volo del laboratorio, sono completate le revisioni relative alla sicurezza nel volo. Vengono assemblati i modelli di volo del Biolab, dei Moduli di Fisiologia Europei e del Laboratorio di Scienza dei Fluidi. Queste tre strutture completano positivamente i test d’interfaccia con il Columbus usando il Rack Level Test Facility presso la EADS Space Transportation (ora EADS Astrium), a Brema, in Germania. 2004 I test effettuati dimostrano che il livello di rumore udibile del Columbus è ben sotto il livello previsto rendendolo il modulo più silenzioso di tutta la ISS. A febbraio, vengono svolti test di interfaccia tra il Columbus e il modello di volo dello European Drawer Rack. I modelli di volo delle strutture sperimentali vengono consegnati. Il Laboratorio di Scienza dei Fluidi durante un test sul Rack Level Test Facility a EADS a Brema, in Germania (Foto: ESA) La Struttura Esterna di Carico viene attaccata alla parte conica finale del modulo. Sono finalmente consegnati al Centro Astronauti Europeo di Colonia, i modelli di addestramento per tutte le strutture sperimentali. Centro di Controllo Columbus. Prima simulazione congiunta con la NSAS nel settembre 2003 (Foto: ESA) L’ ESA ed EADS Space Transportation firmano il contratto, che copre le attività iniziali di sfruttamento della ISS, e in particolare la preparazione delle operazioni del Columbus. Procede la preparazione delle operazioni del Columbus e una seconda simulazione a tavolino è portata a termine con successo al Centro di Controllo del Columbus. Test di convalidazione dei sistemi sono completati in agosto con il Centro di Controllo Columbus collegato ai centri di supporto per le operazioni e utenza (USOCs) e il modello di volo del laboratorio Columbus integrato con le strutture sperimentali. Scienza dei Fluidi e dello European Drawer Rack, inclusa la struttura di diagnostica della cristallizzazione proteica, dove successivamente vengono integrati all’interno del Columbus ed effettuati con successo test di interfaccia. Foto a 180° del Columbus con i modelli di volo delle strutture europee sperimentali installate durante un test nel 2004 Inaugurazione del Centro di Controllo Columbus ad ottobre 2004. Da sinistra a destra: Hiltrud Pieterek, ESA, Sigmar Witting, primoChairman della Commissione Esecutiva della DLR, Otto Wiesheu, primo ministro bavarese, Jorg FeustelBeuchl, primo Direttore ESA del Programma di Voli Abitati, Klaus Wittmann, DLR, Joachim Kehr, DLR Tutte e quattro le strutture di carico del Columbus sono state integrate nel modello di volo, e sono stati portati a termine con successo il test dei Sistemi Integrati e quello delle Funzionalità Integrate. Il test sul primo rack di carico della NASA (lo Human Resource Facility) installato sul Columbus è portato a termine con successo ad ottobre. Il 19 ottobre ha luogo l’inaugurazione del Centro di Controllo del Columbus a Oberpfaffenhofen in Germania. I modelli di volo di due strutture esterne di carico del Columbus, SOLAR ed EuTEF, vengono consegnati e installati su Columbus, in seguito testati per l’interfaccia col laboratorio e successivamente restituiti agli sviluppatori per i test finali d’integrazione. Ad ottobre viene effettuata la prima simulazione del Columbus nell’allestimento per la simulazione integrata presso la struttura per l’addestramento del Columbus all’EAC, con il Team di Controllo Volo a manovrare il modulo. 2005 Tutte le strutture di carico sono rimosse dal Columbus e rimandate ai costruttori per il completamento alla preparazione al volo mentre il Columbus entra in una faes di ibernazione. Vengono organizzati numerosi corsi di addestramento presso l’EAC, tra cui quello per il personale di supporto a terra (febbraio), quello per una classe internazionale di astronauti (marzo), e ancora l’addestramento avanzato per il personale del Centro responsabile di struttura e per gli ingegneri biomedici dell’EAC (marzo). La fase finale dei test di approvazione del sistema del Columbus è completata. Il peso del Columbus viene stimato intorno a 350 kg al di sotto della massa di specifica. EADS Astrium a Brema, in Germania, riceve i modelli di volo del Modulo di Fisiologia Europeo, del Biolab, del Laboratorio di Il 25 ottobre, la NASA conferma il programma di ulteriori 18 voli Shuttle verso la ISS. La valutazione seguente per la configurazione della ISS e la sequenza di assemblaggio fanno avanzare di due voli il grado di fattibilità del lancio di Columbus e dei suoi carichi. \\ 2006 Il 2 Marzo ha luogo l’incontro tra i Capi delle Agenzie al Kennedy Space Center in Florida. Nella successiva conferenza stampa, viene annunciato che sono necessari 16 ulteriori voli Shuttle per completare l’assemblaggio della ISS. Anche il Direttore Generale dell’ESA, JeanJacques Dordain, conferma l’avanzamento nella preparazione al volo del Columbus, il settimo in sequenza dei 16 voli, portando così la possibile data di lancio alla fine della seconda metà del 2007. Capi delle Agenzie nel giorno della riunione tra le agenzie al Kennedy Space Center. Da sinistra Virenda Jha (CSA), Anatoly Perminov (Roscosmos), IL DG ESA Jean-Jacques Dordain, Mike Griffin (NASA) e Keiji Tachikawa (JAXA) (Foto: NASA) Il 28 maggio, il Columbus viene caricato in un container all’EADS Astrium di Brema, in Germania, e trasferito su un aereo Airbus ‘Beluga’ all’aeroporto di Brema per essere spedito negli Stati Uniti. Il giorno dopo l’atterraggio in Florida, avvenuto il 30 maggio, il Columbus viene consegnato al Kennedy Space Center. Il 2 giugno ha luogo la cerimonia di benvenuto del nuovo modulo al Kennedy Space Center. Ad Agosto è completata la compagna di ispezione d’arrivo, che include un controllo sulle perdite del modulo nella camera di vuoto dell’Operation and Checkout Building al Kennedy Space Center. In basso a sinistra: Columbus caricarto nell’ Airbus ‘Beluga’ a Brema, in Germnai nel maggio 2006. (Image: EADS). Centro arrivo del Columbus al Kennedy Space Center. In basso: Alan Thirkettle, Manager del programma ESA per la ISS, durante il discorso per la cerimonia di arrivo del Columbus (Foto: NASA) 2007 Da gennaio ad aprile ha luogo l’elaborazione dei carichi presso la Space Station Processing Facility del Kennedy Space Center. Tutte le strutture di carico all’interno del Columbus sono sottoposte alle procedure di preparazione al lancio. Tra aprile ed agosto lo European transport Carrier è equipaggiato per il lancio, azione che prevede l’integrazione di elementi per la ISS come il Flywheel Exercise Device, struttura di costruzione europea. Sono anche installati perni per il volo, usati per fissare il Columbus all’interno della stiva di carico dello Shuttle durante il volo. Il laboratorio Columbus su una pedana da lavoro alla Space Station Processing facility del Kennedy Space Centre (Foto: NASA) Dopo settembre, ha luogo la degassificazione del circuito idrico a bordo del Columbus e il modulo viene pressurizzato. Viene dunque sistemato in un grande contenitore pronto alla spedizione precedente al lancio. L’accordo intergovernativo per la ISS La Stazione Spaziale Internazionale fotografata dallo Shuttle Atlantis dopo il disattracco durante la missione STS-117 nel giugno del 2007 (Immagine: NASA) La Stazione Spaziale Internazionale è un programma di cooperazione tra gli Stati Uniti, la Russia, il Canada, il Giappone e undici Stati Membri dell’Agenzia Spaziale Europea (il Belgio, la Danimarca, la Francia, la Germania, l’Italia, l’Olanda, la Norvegia, la Spagna, la Svezia e la Svizzera). L’accordo è regolato da un trattato internazionale, firmato dagli Stati Membri il 29 gennaio 1998, chiamato Accordo Intergovernativo sulla ISS, che fornisce il quadro di riferimento per la progettazione, la realizzazione, l’operazione e l’utilizzo di una Stazione Spaziale abitata in permanenza per obiettivi pacifici. Inoltre, ci sono protocolli d’intesa (Memorandum Of Understanding) bilaterali tra la NASA e ognuna delle agenzie spaziali associate: l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), la Russian Federal Space Agency (FKA o Roscosmos, prima Rosaviakosmos), l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA) e l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA, prima la NASDA), che delineano le responsabilità, gli obblighi e i diritti rilevanti sulla ISS tra le agenzie. La giurisdizione nazionale degli Stati dei Partner Internazionali si estende agli elementi della ISS in orbita e riguarda settori come le questioni criminali, la responsabilità civile e la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. I diritti d’utilizzo sono delineati nel Memorandum of Understanding. L’Agenzia Spaziale Europea ha diritti d’allocazione dell’8,3% riguardanti le risorse d’utilizzo della Stazione Spaziale compreso, in particolare, l’8,3% del tempo dell’equipaggio, che significa 13 ore la settimana. Per compensare la fornitura di risorse (energia, robotica, raffreddamento, telecomunicazioni, etc.) al laboratorio Columbus da parte di NASA e CSA, l’Europa fornisce il 49% delle risorse d’utilizzo del laboratorio alla NASA e il 2% alla CSA. Un punto importante è che l’ESA e gli altri Partner della Stazione Spaziale Internazionale possono vendere, oppure scambiare, i diritti d’utilizzo non utilizzati tra di loro e ad altri che non partecipano nel programma della Stazione. I contributi maggiori della ISS e dell’Europa Columbus Laboratory L’Automated Transfer Vehicle è il veicolo di rifornimento senza equipaggio per la ISS. Porterà più di 9 tonnellate di carico alla ISS, spingerà la stazione a un’orbita più alta e smaltirà fino a 6,5 tonnellate di rifiuti dalla stazione. È lungo circa 10 metri ed è 4,5 metri di diametro, con pannelli solari che si estendono per più di 22 metri per la generazione di potenza elettrica. Il carico trasportato comprenderà carico pressurizzato, acqua, aria, azoto, ossigeno e propellente per il controllo d’assetto. Il primo lancio è previsto non prima del gennaio del 2008. Nodo 2 e Nodo 3 Il laboratorio europeo Columbus. (Immagine: ESA/D.Ducros) Il Columbus è il laboratorio di ricerca dell’ESA che fornisce lo spazio per ricerche nei campi delle scienze della materia, fisica fluida e scienze della vita. Inoltre, una zona esterna per carichi utili potrà accomodare esperimenti e applicazioni nei campi di scienze spaziali, osservazione della Terra, tecnologia e scienze innovative dallo spazio. Il Columbus sarà attraccato in permanenza alla International Space Station attaccato ad un altro modulo realizzato in Europa, il Nodo 2. Il lancio è previsto con lo Shuttle Atlantis nel dicembre del 2007. Automated Transfer Vehicle (ATV) Il Nodo 2 (sopra) realizzato dall’ESA, il punto d’attacco del laboratorio Columbus e il Nodo 3 (sotto). Il Nodo 3 sarà il punto d’attacco della Cupola. (Immagine: ESA/D. Ducros) L’Automated Transfer Vehicle. (Immagine: ESA/D.Ducros) I Nodi sono moduli pressurizzati che interconnettono i moduli per ricerca, abitazione, controllo e l’attracco della ISS. I Nodi sono usati per controllare e distribuire risorse tra gli elementi connessi. La ISS avrà tre Nodi. Il Nodo 1, denominato Destiny, è stato realizzato dalla NASA. È diventato il secondo modulo della ISS in orbita dopo il lancio nel dicembre 1998. La realizzazione dei Nodi 2 e 3 rientr in un contratto dell’ASI con l’industria europea con Thales Alenia Space come primo contraente. realizzato in America che è stato lanciato alla ISS nel dicembre 1998. Il porto superiore del Nodo 3 fungerà di punto di connessione per la Cupola realizzata in Europa. La proprietà del Nodo 3, così come per il Nodo 2, sarà trasferita alla NASA nel quadro di un accordo di compensazione tra l’ESA e la NASA. European Robotic Arm (ERA) L’European Robotic Arm (ERA) è un braccio robotico che serve a installare pannelli solari sul segmento russo della ISS. In più funge da strumento di ispezione sul segmento russo della ISS e può effettuare compito aggiuntivo d’assemblaggio o di sostituzione come per esempio il Russian Research Module e il Multipurpose Laboratori Module. L’ERA, lungo 11 metri, serve anche a dare supporto o a trasferire astronauti che effettuano compiti sulle passeggiate spaziali. Ha una sfera estensibile che può spostarsi intorno al segmento russo della stazione, e mentre è in orbita può manipolare fino a 8000 chilogrammi di massa. Si prevede che l’ERA arriverà alla ISS nel 2009. Data Management System (DMS-R) L’European Robotic Arm (ERA). (Immagine: ESA/D. Ducros) Il Nodo 2 è stato il primo Nodo europeo lanciato che funzionerà come punto di connessione per il laboratorio europeo Columbus, il laboratorio statunitense Destiny e il laboratorio giapponese Kibo e sarà anche il punto d’attacco per l’HII Transfer Vehicle giapponese, porterà un adattatore d’attracco per lo Space Shuttle americano e fungerà come punto d’aggancio per i Multi-Purpose Logistics Module (MPLM). Il MPLM è un contenitore di carichi pressurizzato che viaggia nella stiva dello space shuttle. Inoltre, il Nodo 2 fornisce un punto base di lavoro per il Remote Manipulator System della Stazione Spaziale, un braccio robotico canadese denominato Canadarm 2. Il Nodo 3 sarà il secondo nodo europeo ad arrivare alla ISS e verrà agganciato al Nodo 1 Il Data Management System realizzato in Europa. (Immagine: ESA) Il DMS-R Data Management System europeo è stato il primo componente hardware europeo sulla ISS nel luglio del 2000. E’ composto di tre calcolatori “fault tolerant” (resistenti ai guasti o capaci di diminuirli) e due posti di controllo ed è il cervello o centro di controllo del Segmento Russo della ISS e svolge un numero enorme di funzioni fondamentali e vitali sulla stazione compreso: la guida, la navigazione e il controllo di tutta la ISS; la gestione e il recupero in caso di malfunzionamento; e il controllo di sistemi aggiuntivi della ISS e sottosistemi. Cupola Observation Module Rappresentazione artistica—Cupola Observation Module agganciato al Nodo 3. (Immagine: ESA/D. Ducros) La Cupola diventerà il posto di controllo panoramico della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), un modulo in forma di volta con finestre attraverso le quali le attività all’esterno della Stazione possono essere osservate e guidate. Inoltre, è una zona d’osservazione e di lavoro pressurizzato che può accogliere stazioni di lavoro di commando e di controllo e altri hardware. Tramite il Robotics Work Station, gli astronauti potranno controllare il braccio robotico della Stazione Spaziale che aiuta con l’attacco e l’assemblaggio di vari elementi della Stazione. Tuttavia, la Cupola, sarà molto di più di una stazione di lavoro. Con una veduta spettacolare e libera della Terra e dei corpi celesti, la Cupola avrà applicazioni scientifiche nei settori d’osservazione della Terra e delle Scienze Spaziali e avrà un beneficio psicologico all’equipaggio. Crediti Contatti Questo documento è stato compilato, prodotto e scritto da Jon Weems dell’Erasmus Centre del Directorate of Human Spaceflight, Microgravity and Exploration Programmes dell’Agenzia Spaziale Europea a Noordwijk, in Olanda. È stato compilato usando fonti dell’ESA interne con immagine aggiuntive e informazioni fornite grazie alle organizzazioni seguenti: European Space Agency (ESA) EADS Astrium Thales Alenia Space German Aerospace Center (DLR) National Aeronautics and Space Administration (NASA) Directorate of Human Spaceflight, Microgravity and Exploration Programmes ESTEC, Keplerlaan 1, PO Box 299 2200 AG Noordwijk, The Netherlands. Tel: +31 (0) 71 565 6799 Fax: +31 (0) 71 565 5441 www.esa.int/spaceflight www.esa.int/columbus ESA Media Relations ESA Head Office, Paris, France. 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