N. 4-5/2013 - UOEI Bergamo

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N. 4-5/2013 - UOEI Bergamo
N. 4 5 LUGLIO-OTTOBRE 2013
POST. IL S.p.A. - Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (conv. il L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, comma 2 D.C.B. Bergamo
ANNO LXIV
PER IODICO BIMESTRALE - Autorizzato Tribunale di Bergamo n . 190-23-3 -1950
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Internet: bergamo.uoei.it - e-mail: [email protected]
Direttore Responsabile: Giuseppe Dossi
Stampa Grafica Monti - Bergamo
Gita nel Parco delle Foreste Casentinesi, Camaldoli
Dall’ 1 al 3 novembre 2013
Programma delle
celebrazioni per i cento
anni della fondazione
della sezione U.O.E.I. di
Bergamo
Dal 7 al 12 settembre 2013
Trekking del Centenario, 6 giorni sull’alta
via delle Dolomiti n°2
Domenica 6 ottobre si svolgerà la Marcia
di Regolarità in montagna a coppie, sul
Canto Alto.
1° giorno - Da Bergamo a Chiusi La Verna.
Ascensione al monte della Verna e all’“abetone” e visita completa al santuario e dei luoghi francescani de La Verna
(pranzo al ristorante del pellegrino); partenza per Badia Prataglia e alloggio al Rifugio “Casanova” (camere doppie
e multiple con letti normali o a castello).
2° giorno - Camaldoli.
In escursione a piedi Camaldoli attraverso la foresta del Parco, visita all’Eremo, alla cella di San Romualdo e al
Monastero di Camaldoli (pranzo al sacco). Visita al “Miraglia”, il famoso (e gigantesco) Castagno cavo.
In alternativa con il pullman da Badia Prataglia all'Eremo di Camaldoli (a piedi Eremo - Monastero - Eremo (pranzo
possibile all’albergo “Camaldoli”). In pullman visita al Castello di Poppi e alla Pieve romanica di Romena. Rientro a
Badia Prataglia per la cena.
3° giorno – Vallombrosa, Bergamo
Da Badia Prataglia al passo della Consuma e al Monastero di Vallombrosa (pranzo in ristorante a Vallombrosa).
Rientro a Bergamo.
Prenotatevi subito! Ulteriori dettagli disponibili in sede.
Sono aperte le iscrizioni alla marcia sociale di regolarità a coppie
per il Centenario della Nostra Sezione!
La competizione sarà aperta a tutte le sezioni UOEI e quest’anno si terrà sul Canto
Alto, dove nel 1913 venne effettuata la prima escursione della Sezione di Bergamo.
Partenza e arrivo saranno presso il Centro Polifunzionale del Comune di Nese dove
sarà organizzato anche il pranzo al termine della gara (che si raccomanda di prenotare per tempo). Partenza da Bergamo ore 7:30, inizio della gara ore 8:30.
Ulteriori dettagli possono essere richiesti in sede.
1913-2013:
Un secolo di attività
Sabato 12 ottobre, nella Sala degli Angeli della Casa del Giovane, in via Gavazzeni:
alle ore 16,00 verrà presentato il libro
“DEL RODODENDRO UN FIOR,
Cento anni dell’U.O.E.I. a Bergamo” di Alberto Benini.
alle ore 17,30 l’esibizione del Coro Alpino
Orobico alle ore 19,00 seguirà un simpatico buffet.
La mostra fotografica sarà cornice
dell’avvenimento.
Domenica 13 ottobre, una breve escursione, Santa Messa e un pranzo sociale,
presso il ristorante “Luisella” di Valpiana di
Serina, occasione per premiare i soci che
si sono distinti nelle varie attività dello
scorso anno.
Dal 14 al 19 ottobre, nella sala esposizioni dell'Associazione Generale del Mutuo
Soccorso, in via Zambonate n°33, sarà
esposta la mostra fotografica dei cento
anni di vita dell'U.O.E.I. di Bergamo. Orari
della mostra: mattino 10-12; pomeriggio
16-18.30
Quest’anno festeggiamo
il Centenario
della sezione UOEI di Bergamo
Gita alle gole del Verdon
Per la gita alle gole del Verdon, in Provenza, si
era creata molta aspettativa tant’è che in breve
tempo si è riusciti a riempire completamente il
pullman e si è dovuto aprire una lunga lista
d’attesa. Si parte speranzosi anche se le previsioni metereologiche non lasciano ben sperare.
Prima tappa San Raphaël, stupenda località
balneare del sud della Francia, per percorrere il
sentiero dell’Estérel, tracciato sulle rocce rosse
in riva al mare. Purtroppo l’asperità della prima
parte del percorso ha indotto molti a percorrerne solo un breve tratto e poi tornare a gustarsi
un gelato in riva al mare. Raggiungiamo finalmente Brignoles per sistemarci in hotel, luogo
base per la partenza delle escursioni successive. Alla cena della sera, in un ristorante vicino,
ha partecipato anche la rappresentante della
Provence Verte in Italia, che aveva supportato
gli organizzatori nella definizione della gita in
terra francese. Il giorno successivo ci svegliamo
con la pioggia. A colazione ci si confronta sul
che fare. La maggioranza dei gitanti opta per la
visita guidata ad Aix en Provence, città d’arte e
capitale storica della Provenza. Particolarmente
interessanti la cattedrale di San Salvatore
(Saint Sauveur), il centro storico ed il Cours
Mirabeau. Un ridotto numero di temerari invece
decide di affrontare la montagna di Sainte Victoire, dorsale montuosa di calcare, molto caratteristica. Il percorso si sviluppa prevalentemente sulla dorsale della montagna. Incontriamo a
metà strada un gruppo di Genova che risale la
montagna nel verso contrario al nostro. Date le
condizioni atmosferiche non particolarmente
favorevoli non incontriamo molti altri escursionisti. Il percorso, al di là del suggestivo panorama, è stato interessante anche per ammirare
la diffusa fioritura di specie a me sconosciute;
fiori rigorosamente fotografati e commentati.
La montagna è celebre per le sue numerose
apparizioni nei dipinti di Paul Cézanne (1839-
1906), che aveva casa da quelle parti. I due
gruppi si ritrovano davanti alla villa di Le Tholonet per proseguire, in autobus, verso Saint
Maximin-La Sainte Baume per visitare la cattedrale in cui sono conservate le reliquie di Maria
di Magdala (Maria Maddalena). La leggenda
narra che, dopo la morte di Gesù, gli Ebrei imbarcarono alcuni apostoli e Maria Maddalena su
una nave priva di vele e di remi. La nave approdò in Provenza e Maria Maddalena, dopo an-
ni di solitudine e penitenza, morì tra le braccia
di Saint Maximin, e qui venne sepolta. La sera
ceniamo in un ristorante diverso. L’atmosfera di
cameratismo tra di noi si manifesta in tempi
brevi, forse complice l’aperitivo alcolico e il vin
rosè della zona. Anche il terzo giorno piove, ma
il programma viene rispettato. Con il bus percorriamo un lungo tratto per raggiungere le nostre mete. Attraversiamo Cotignac, suggestivo
villaggio che conserva resti di abitazioni scavate
nelle pareti di tufo, risalenti a tempi remoti.
Attraversiamo un territorio prevalentemente
agricolo, caratterizzato da innumerevoli filari di
viti di altezza inconsueta per noi: i vitigni sono
molto bassi. Ci viene spiegato che per le condizioni climatiche e per la siccitosità del clima le
piantine devono ottimizzare e non disperdere
quanto traggono di vitale dal terreno. Clima
siccitoso? Sono tre giorni che piove a dirotto.
Probabilmente siamo capitati qui negli unici
giorni dell’anno in cui si fa scorta d’acqua. Raggiungiamo Moustiers Sainte Marie, meraviglioso
villaggio arroccato nel mezzo di due maestose
rupi e attraversato da un vivace ruscello di
montagna. Passeggiando tra le viuzze in salita,
si possono ammirare le botteghe di faïences,
ovvero maioliche smaltate che divennero di
moda ai tempi di Luigi XIV, quando il sovrano,
per risanare le finanze della corte, decise di sostituire il vasellame d’oro con le più economiche
ceramiche. Qui lasciamo il gruppo turistico. Il
numeroso gruppo di escursionisti raggiunge con
il pullman, grazie all’abilità di Giuseppe, lo
chauffeur, il rifugio La Maline percorrendo una
strada stretta e tortuosa che ci permette la vista di un panorama mozzafiato sulle gole del
Verdon. Le gole del Verdon formano il più grande Canyon d’Europa. Le plasma il fiume Verdon, celebre tra i viaggiatori per il suo incredibile colore smeraldo. Le gole del Verdon furono
scoperte e proposte come itinerario turistico
escursionistico da Martel, geologo e geografo,
che diresse la prima spedizione di discesa del
canyon nel 1905. Affrontiamo, sotto la pioggia,
il sentiero Martel, che inizia con una discesa
verso il fiume per un dislivello di circa 700 metri. Camminando a lato del fiume il sentiero si
sviluppa di seguito in un continuo saliscendi. Ad
una particolare ripida salita corrisponde una
vertiginosa scala metallica in discesa di 252
gradini. Ognuno immagini esseri goffi, impediti
da mantelline in cui inciampano, cappelli che
scivolano sugli occhi, quasi a balzo su uno strapiombo di 150 metri circa, sotto una poggia
battente, chi impaurito, imprecare sottovoce
contro i capogita che li hanno portati fin lì. I
luoghi sono impressionanti, le pareti maestose,
pareti che ammiriamo sollevando di tanto in
tanto la testa permettendo all’acqua di poter
scivolare lungo il coppino, giù giù per i canaletti
fino ai calzini. Finalmente attraversiamo le due
gallerie e con un ulteriore sfiancante strappo
arriviamo a Point Sublime dove ci aspetta il pullman. Ormai collaudati dalle intemperie e dalla
pioggia, il prossimo anno potremmo proporre la
discesa del Verdon con le canoe. L’acqua non ci
spaventa più. Rido tra me e me, se lo proponessi non riceverei molti consensi, probabilmente molti improperi. La cena, consumata
seppure in ritardo, riaccende la convivialità e
per un po’ ci fa dimenticare la fatica. L’ultimo
giorno si torna verso casa, rigorosamente sotto
la pioggia. Ci fermiamo per visitare il complesso
monastico di Thoronet, abbazia cistercense tra
le più importanti della Provenza. L’abbazia di
Thoronet esprime l’essenza stessa dell’arte cistercense fatta di povertà estrema, purezza
delle linee, semplicità dei volumi: elementi dettati dall’organizzazione della vita in comune.
Proseguiamo per Fréjus, città del Var, con un
importante centro storico che vive di luce riflessa, al servizio delle rinomate località balneari
vicine. Per la cronaca, la pioggia ci accompagna
e precede fino a Milano. In complesso una gita
interessante, decisamente non siccitosa.
Lorenzo
A Santiago de Compostela
Il Cammino di Santiago di Compostela è il
lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo
hanno intrapreso, attraverso la Francia e la
Spagna, per giungere al santuario di Santiago di
Compostela, presso cui ci sarebbe la tomba
di Giacomo il Maggiore. La leggenda riporta che,
S. Giacomo, dopo l’ascesa di Gesù al cielo, iniziò
la sua opera di evangelizzazione spingendosi in
Galizia, una remota regione all’estremo ovest della penisola iberica. Terminata la sua opera Giacomo ritornò in Palestina dove fu decapitato per
ordine di Erode Agrippa nell’anno 44. I suoi discepoli, con una barca guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia per
seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più importante della zona. Nei secoli le
persecuzioni e le proibizioni di visitare il luogo
fanno sì che della tomba dell'apostolo si perdano
memoria e tracce. Nell'anno 813 l'eremita Pelagio, preavvertito da un angelo, vide delle strane
luci simili a stelle sul monte Liberon, dove esistevano antiche fortificazioni probabilmente di un
antico villaggio celtico. Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel
luogo una tomba, probabilmente di epoca romana, che conteneva tre corpi, uno dei tre aveva la
testa mozzata ed una scritta:"Qui giace Jacobus,
figlio di Zebedeo e Salomé". Per questo motivo si
pensa che la parola Compostela derivi da Campus
Stellae (campo della stella) o da Campos Tellum (terreno di sepoltura). Ancora oggi, nel secolarizzato XXI secolo, i pellegrini arrivano da tutto
il mondo e in ogni periodo dell'anno, diretti a una
sola meta: Santiago de Compostela. Che arrivino
a piedi, a cavallo, in bicicletta, i pellegrini hanno
tutti in comune il desiderio di vedere stagliarsi nel
cielo le guglie del duomo di Santiago e poco importa che a motivare il viaggio sia il perdono dei
peccati, il desiderio di compiere una ricerca interiore o, più semplicemente, il piacere di andare. C'è chi si accontenta di percorrere a piedi gli
ultimi 100 km, sforzo sufficiente a ricevere la
Compostela (che certifica l'arrivo a Santiago) e
chi inizia il viaggio molto più lontano, partendo da
Saint Jean Pied de Port a quasi 800 km di distanza, all’inizio del cammino francese. Tutto questo è
nulla, in confronto all'epica impresa dei pellegrini
medievali, che si mettevano in cammino da paesi
per l'epoca molto lontani, come le Isole Britanniche o la Scandinavia, affrontando la pericolosa
traversata in nave, o dall'Italia, lungo la via Francigena e la via Tolosana, con indumenti, scarpe e
borse sicuramente non moderni e raffinati come
quelle dei nostri giorni. Il tracciato del Camino è
contrassegnato da frecce gialle dipinte su pali del
telefono, pietre, alberi, ma il "sentiero" vero e
proprio è formato da percorsi nei boschi, stradine
di campagna, piste nei campi che corrono parallele alla statale, arterie secondarie asfaltate e strade cittadine. Oltre alle frecce gialle, indicano la via
da seguire anche le conchiglie di capesante, inserite su supporti di cemento o stilizzate su cartelli
metallici. Per affrontare il Camino de Santiago
occorre la credenziale del viaggiatore. Oggi i pellegrini si spostano con una Credencial del Peregrino che fanno timbrare quotidianamente in chiese,
bar e refugios per avere accesso alla rete di accoglienza notturna e ottenere il certificato di completamento del percorso, la Compostela.
Il nostro Cammino, mio, di Elisa e Mariangela,
inizia da St. Jean Pied de Port, sotto i Pirenei dal
lato francese e termina a Estella, per Mariangela,
e a Burgos per la sottoscritta ed Elisa, dopo 290
chilometri percorsi rigorosamente a piedi. Non ci è
mai venuta la tentazione di fare qualche pezzetto
in bus, ci siamo attenute rispettosamente alle regole. Che dire di questo viaggio?
È stata
un’esperienza esaltante anche se, non nascondo,
faticosa e con qualche inconveniente, ampiamente ripagata da quanto visto e fatto durante il percorso. E che ci ha esaltate tantissimo. Le cose che
ricordo con più piacere, elencate in ordine sparso,
sono le uscite all’alba dai rifugi, nei mattini bui e
silenziosi, con la consapevolezza di essere “padrone” delle città e dei paesi attraversati, anche
se a volte era fin troppo buio, si faticava a individuare i segnavia e si pensava: ma sarà giusto da
questa parte? Non è che tra un’ora ci troveremo a
peregrinare su una strada sbagliata e poi ci tocca
tornare indietro?
L’attesa dell’alba, con la macchina fotografica in
mano, per non perdere nemmeno un secondo di
questo spettacolare evento che si manifesta ogni
giorno.
La sorpresa dei paesaggi stupendi che si aprivano
davanti a noi, pieni di fiori di ogni genere, colori,
animali (a volte pecore rinchiuse nei recinti, a volte cavalli lungo il sentiero, a volte scoiattoli in un
parco, per non parlare delle numerose lumache
mattiniere che si doveva stare attenti a non
spiaccicare sull’asfalto, a volte cicogne sulle mura
della città), che ti aprono il cuore e ti colmano di
contentezza. Gli oceani sterminati di grano e orzo, colorati con tutte le sfumature del verde, il
giallo delle ginestre, il rosso purpureo dei papaveri, il blu profondo dei fiordalisi (ma allora esistono
ancora!!), il bianco delle margherite, il lilla della
malva, il giallo tenue del caprifoglio e le mille rose
in fiore. E a questo si sono aggiunti i cieli azzurri
con cumuli di cirri, il verde scintillante delle vigne,
il colore della terra riproposta nei mattoni delle
case, dei ponti e delle chiese. Il profilo dei moderni mulini a vento posti lungo il crinale della collina
in lontananza davanti a noi.
La facilità di dialogare con gli altri pellegrini nonostante la difficoltà della lingua. Il piacere di rivedere a sera, giorno dopo giorno, gli stessi volti
con cui condividere l’esperienza della giornata.
La soddisfazione di avere camminato ogni giorno,
nonostante il tempo (pioggia, sole a picco o neb-
bia), portando a termine la tappa pianificata,
spesso camminando più velocemente di quanto
preventivato.
La possibilità di avere del tempo solo per te stesso perché, nonostante le compagne di viaggio,
ognuno poteva cercare e trovare durante la giornata, il tempo in cui era solo con sé stesso e aveva la possibilità di fare correre i pensieri, di riflettere e, perché no, di pregare. Oppure di parlare
con qualche nuovo amico.
Le colazioni sedute al sole per prendersi una meritata pausa e ritemprarsi per affrontare i chilometri
ancora da percorrere. Le cene alla scoperta delle
specialità regionali consumate per intero, perché
25 chilometri camminati ogni giorno generavano
una fame incredibile, alla faccia della dieta.
L’avere spazzolato dal piatto, con molto gusto,
degli ottimi spaghetti al ragù, presi più per sfida
con il gestore del ristorante (l’abitudine è di non
prendere piatti italiani fuori dall’Italia per non
avere delle delusioni), che per scelta consapevole.
Ma aveva ragione: gli spaghetti erano buonissimi
come lui sosteneva e la cuoca ci ha pure ringraziato per averle dato la soddisfazione di non avere
avanzato nulla.
La scoperta dei paesi e delle città attraversate,
ognuna con la propria particolarità (perfino Zubiri
paese di quattro anime in croce).
La soddisfazione di togliere scarponi e zaino al termine della camminata e di godersi una doccia che
ritemprava le forze e riconciliava con il mondo.
Il sorriso e il “Buen Camino” che ogni pellegrino ti
rivolgeva ad ogni incontro.
La possibilità di pernottare in un rifugio gestito da
francescani laici con regole un po’ diverse, che ci
ha consentito, durante un significativo momento
di preghiera, di conoscere alcuni dei motivi per i
quali una persona decide di intraprendere il
Cammino e di realizzare che al mondo accadono
delle cose terribili.
La partecipazione alla Messa del Pellegrino
nell’antica chiesa Roncisvalle: un momento ricco
di emozione che ci ha toccato il cuore. Le chiacchierate durante il cammino, immerse nell’ombra
e nel verde, che consentivano di coprire chilometri velocemente, senza renderci conto del tempo
che passava.
La meraviglia di scoprire posti mai visti o di rivedere monumenti già incontrati in passato che però, nella collocazione del viaggio, acquistavano
più sapore, come la bella cattedrale di Pamplona
e quella stupefacente di Burgos.
L’accoglienza della gente che ti faceva sentire una
persona speciale e mentre sei pellegrino probabilmente lo sei veramente. Il sentire che, mentre
cammini, appartieni a un gruppo molto più grande, che aveva la tua stessa meta, e che ti faceva
sentire parte di un progetto comune a prescindere
dall’età, dalla nazione, dalla cultura, dalla religione, dalla motivazione personale.
Lo stupore di incontrare i volontari nei vari ostelli
sempre disponibili e sorridenti, pronti per soddisfare ogni tua esigenza.
La possibilità, una volta riposate, di scoprire cittadine e luoghi dove facevamo tappa.
Il sentirsi dei privilegiati per avere la possibilità di
fare qualcosa di così ordinario come camminare,
ma allo stesso tempo di così esaltante, appagante
e straordinario.
La cosa più buffa e strana che abbiamo visto, che
probabilmente aveva una spiegazione seria, ma
ovviamente noi abbiamo solo colto quello divertente, è stato un cartello posto al di fuori di una
dimora storica a Puente la Reina, che la segnalava
come “CASA VÌNCULO” che probabilmente riportava solo un antico luogo, dato che poi a Pamplona abbiamo trovato anche l’Ottica Vìnculo. Abbiamo subito pensato che come slogan non era
granché appetibile, almeno per qualcuno! Per altri
invece poteva essere anche interessante.
Le difficoltà, scartando la pioggia che ogni camminatore conosce, sotto la quale abbiamo pensato
solo a mettere un piede dietro l’altro per arrivare
prima possibile alla meta, hanno riguardato le
vesciche ai piedi, che tutti avevano messo in conto, ma ognuno spera di non avere mai e tutti minimizzano: ma prova a camminare per 25 chilo-
metri tutti i giorni e poi mi racconti se non fa male! Ovviamente qualcuno è stato più fortunato di
altri per questa piaga, non ne ha assaporato
nemmeno un attimo e non ha dovuto farsi bucare
i piedi per tentare di limitare i danni.
La fatica dell’ultimo chilometro, arrancato sotto il
sole cocente, avendo davanti il miraggio
dell’albergo del pellegrino, con la tentazione di
fermarsi a riposare e la consapevolezza che, se ti
fermi, poi non ti alzi più.
Il freddo della notte, perché all’ostello non sempre
c’erano coperte e noi non avevamo il sacco a pelo, per cui, in quelle occasioni, abbiamo dormito
come delle accampate, coperte per metà dalla
giacca a vento e per metà dal pile. Il russare dei
vicini di letto, i cigolii delle porte aperte e chiuse
nella notte, anche se nel proseguo del viaggio acquistavano sempre meno importanza, forse perché pian piano ci si abituava.
Lo zaino che tagliava le spalle e a volte avresti
voluto abbandonare ma non era possibile, né volevamo “abbassarci” a farlo portare a destinazione, dietro compenso, dai molti taxi che offrivano
questo servizio, perché “non è così che si fa”, noi
non ci pieghiamo.
La mancanza di vegetazione quando la natura
chiamava, per cui ti dovevi arrangiare mentre gli
altri pellegrini erano abbastanza lontani, oppure
dovevi forzare il passo per avvicinarti il più possibile alla civiltà e raggiungere il primo bar disponibile. E vi assicuro che non è stato sempre facile.
L’invidia nel guardare gli zaini piccoli e presumibilmente leggeri di qualche pellegrino più accorto
di noi. La fatica di alzarsi tutti i giorni alle 5 per
evitare il sole (quando c’era) e il caldo delle prime
ore del pomeriggio.
L’impossibilità di vedere un tramonto perché a
quell’ora eravamo già in branda tra le braccia di
Morfeo.
Tirando le somme sono stati di gran lunga più gli
aspetti positivi delle difficoltà. Con il tempo poi, le
negatività vengono rimosse, mentre le cose positive si ricordano più facilmente, più a lungo e con
maggior forza. Siamo state tutte estremamente
soddisfatte di questo cammino e attendiamo con
impazienza di poter concludere il prossimo anno
questa magica esperienza.
Buen Camino a tutti!!
MG
Gita alla Malga Lunga
In una fredda domenica di marzo raggiungiamo con il pullman Gandino, in Val Seriana,
località Opifici a 525 metri di altezza. Nel tragitto una nostra socia ci confida di aver avuto
fortuna nel trovare parcheggio nei pressi della stazione. Non è proprio fortuna, l’area è
libera perché in zona rimozione. Oggi in città
c’è la sfilata dei carri di mezza quaresima.
San Marcello, con le sue innumerevoli risorse, provvederà alla rimozione un momento
prima dei vigili urbani. Noi intanto si sale sulla strada di Valpiana, segnavia 544, slargo
innevato che raggiungiamo dopo circa
un’ora. La valle è ancora in ombra e la neve
ai lati del percorso aumenta di altezza man
mano che saliamo. Il sole si stabilizza in cielo
e l’aria è ora meno gelida. Raggiungiamo la
Malga Longa (m. 1.270) poco prima di mezzogiorno. Il rifugio Museo Malga Longa è situato sul monte di Sovere con bella vista panoramica sulla val Borlezza, la val Cavallina e
i laghi di Iseo e di Endine. Nei locali del rifugio è stato ricavato unmuseo che conserva le
testimonianze della lotta partigiana: foto, lettere, manifesti, proclami e alcuni oggetti.
All’esterno dell’edificio ci sono cippi e targhe
commemorative dei partigiani caduti.
Su una lastra di marmo è inciso: “In
questo luogo il 17-11-1944 un gruppo di partigiani della 53a Brigata Garibaldi venne catturato dalla famigerata Tagliamento fascista.
Il sovietico Efanov (Starik) e Mario Zedurri
(Tormenta) vennero immediatamente uccisi.
Giorgio Paglia (Giorgio) comandante del distaccamento, Guido Galimberti (Barbieri),
Andrea Caslini (Rocco) e i sovietici Donez,
Molotov Copenko Noghin vennero fucilati alcuni giorni dopo al cimitero di Costa Volpino.
Ricordiamo che il loro sacrificio rappresenta il
duro prezzo pagato per la conquista della libertà e della democrazia. Malga Longa
1981”. Va ricordato anche Giuseppe Brighenti (Brach), comandante partigiano, che ha
amato queste valli e queste montagne, e ha
voluto far rinascere la Malga Lunga , affinché
diventasse un museo, per ricordare quegli
anni tristi, difficili e di grande dolore. Durante
il pranzo ci raggiunge, inaspettato, Ferruccio
in abbigliamento primaverile. Festa. Dopo
pranzo sul piazzale esterno innevato, alcuni
cominciano timidamente a lanciare palle di
neve a chi è spaparanzato al sole. Come ragazzi, nonostante l’età media ci annoveri tra
i salariati INPS, si scatena una battaglia sulla
neve che si attenua solo quando non c’è più
neve da raccogliere a terra. Si riparte, già
sudati, sul sentiero innevato n° 547
Domenica 27 ottobre 2013
La Sezione organizza, presso la Casa della Gente,
di Monasterolo del Castello, la tradizionale…
Come da consolidata tradizione, domenica 27 ottobre, presso la Casa della Gente di Monasterolo, si terrà l’annuale festa delle castagne. La giornata, proposta ed organizzata da Gildo,
con la discreta consulenza esterna di “Zia Terry”, si svolgerà secondo il seguente programma:
- Partenza dalla sede: h 08:00
- Arrivo alla Casa della Gente: h 08:45
- Mattinata libera per escursioni:
a) di poca fatica, sul lungolago, con possibilità di raggiungere Spinone al Lago;
b)
c)
d)
breve, alla località Le Piane: h 1:00;
media, al Bivacco “Camillo e Giacomo”: h 1:50;
impegnativa (giro ad anello), con risalita lungo la Valle Torrezzo, al Bivacco “Camillo
e Giacomo” – al Monte Gremalto – alla Stampa dei Pagà: h 5:00;
Partenza ed arrivo per tutte le escursioni: Piazza IV novembre (a pochi passi dalla casa della
Gente); per ognuna, sarà disponibile una breve descrizione.
- Pranzo: h 13:00; due le opzioni:
a) al sacco
b) prenotando il pranzo al costo di circa 15,00 €; menù in via di definizione con i gestori.
Per i dettagli del menù sentire più avanti in sede.
- Borölada: h 15:30
- Rientro a Bergamo: al termine della castagnata.
Vi aspettiamo numerosi !!!
Lutti
È deceduta Grazia Carminati moglie di Giuseppe Arienti, nuora del Socio Enrico Arienti.
A tutti i parenti sentite condoglianze.
che taglia a mezza costa il Monte Sparavera,
il lago di Endine in basso a sinistra, sino a
Monticelli. Qui noi pieghiamo a destra verso
Peja, Ferruccio a sinistra verso casa, sopra il
lago.
La lunga coda di signore per baci e abbracci
si scioglie solo dopo risoluti richiami. Dopo
una discesa nel bosco calpestando alternativamente neve o fango, scivolando e sottoponendoci a vere e proprie acrobazie per non
andare a sbattere, raggiungiamo Peja. Merenda per festeggiare il compleanno di Marilisa e ritorno a casa.
Gaio
Omaggio a Francesco Nullo
Nuova pubblicazione del nostro Direttore.
Dopo “I fatti di Sarnico” del 1862, di cui
ricorreva l’anno scorso il 150° anniversario, Giuseppe Dossi ha curato la stampa di
“Omaggio a Francesco Nullo” in occasione
del 150° della morte dell’eroe garibaldino
(05.05.1863). Il saggio, edito da Sestante
edizioni, con il patrocinio del Comune di
Bergamo, è stato presentato il 16 aprile
scorso al Teatro Donizetti e contiene interventi di Paolo Merla, Umberto Zanetti,
Franco Nicefori, Anna Tola, Silverio Signorelli, Francesco Ghidotti, Mario Sigismondi,
Rosanna Casari e Andrea Trovesi. Il volume, che può essere acquistato presso le
librerie della città e della provincia o ordinato sul sito www.sestanteedizioni.it, è
disponibile anche presso la sede U.O.E.I.
al prezzo speciale di 10 euro.
Paolo Simone
Copie del volume sono disponibili in sede
Vuoi passare una domenica lontano
dal caos e dallo smog della città?
Vieni con noi dell’U.O.E.I.
Garantiamo viaggi in pullman o mezzi
pubblici collettivi,
Nascite
E’ nato qualche mese fa Leonardo, lo annunciano i nonni, i soci Alessandro Ginammi e Gianna
Rottoli.
E' nato Matteo, lo annunciano i nonni, i soci Piero Rottoli e Elena Lozza.
Auguri vivissimi e felicitazioni.
luoghi immersi nella natura e paesaggi straordinari,
compagni di viaggio simpatici.
Visita il nostro sito: www.bergamo.uoei.it.