James Bradburne, "Invitare i tassisti in pinacoteca.."
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James Bradburne, "Invitare i tassisti in pinacoteca.."
25 CULTURA __Giovedì 7 luglio 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ Il romanzo di Inoue Come preparare il tè e offrirlo alla Morte nel Giappone del ’500 «Dopotutto il Tè è la giusta combinazione di fuoco e acqua», amava ripetere Sen no Rykyu, cultore, durante l’epoca Keicho (1586-1615), di una disciplina volta all’armonia. Da conquistare nelle sequenze di un rituale: la preparazione dell’infuso, la scelta della tazza, l’arte di servirlo all’ospite, lo scambio degli sguardi e dei sorrisi, delle parole e dei silenzi. Ed è il senso di questa cerimonia a contrassegnare il romanzo di Yasushi Inoue Morte di un maestro del Tè (Skira, pp. 186, euro 16): un cesello di paradossi sapienziali, affidati al topos del manoscritto ritrovato. A vergarlo è il chajin - cultore dell’arte del Tè - Honkakubo, sconvolto dalla morte del maestro Sen no Rikyu, che, dopo essere stato esiliato dal capopopolo Hideyoshi, era stato costretto a togliersi la vita. Col rituale del seppuku, come l’onore nipponico comanda. Honkakubo, con un bel carico di sensi di colpa per non essersi sacrificato anche lui, ha abbandonato la Via del Tè. Sen no Rikyu, però, continua ad apparirgli in sogno. Vi figura un sentiero di ghiaia arido e ghiacciato dove camminano lui e il maestro. Ma Sen no Rikyu non vuole che il discepolo lo accompagni. E Honkakubo capisce di non essere degno di seguirlo. Al contrario di chi- per nulla turbato dalla prospettiva del seppuku- comprende che «per il vero chajin è importante più di ogni altra cosa preparare il tè in tutta calma». E magari offrirlo alla Morte. MARIO BERNARDI GUARDI MODELLO VINCENTE Il Rinascimento di Milano Super mostre e musei pieni Con Chagall, Van Gogh e Segantini visitatori aumentati del 40% rispetto al 2014. E in autunno arriveranno Rubens e Basquiat. L’esempio di Brera «Mezzogiorno sulle Alpi» (1891) di Giovanni Segantini ::: TOMMASO LABRANCA ■■■ Milano rinasce. Continuiamo a sentire questa espressione da qualche anno. La città torna a essere un punto di riferimento.Il «modello Milano» viene indicato come esempio da seguire in vari settori,dall’economia alla politica e all’organizzazione degli eventi. Il merito è di tanti fattori concomitanti. Tra questi ce n’è uno, fondamentale, di cui non si parla abbastanza: i milanesi hanno ricominciato ad apprezzare la città in cui vivono. Il rinascimento milanese è una questione concreta, tangibile, condivisa e alimentata dagli stessi cittadini. È una realtà che si vede nello skyline rivoluzionato e si legge in una serie di dati importanti che riguardano il numero di visitatori dei musei civici. Dati appena diffusi nel corso della conferenza Icom, l’associazione mondiale dei musei e dei professionisti museali, ospitata proprio a Milano. Sono numeri incredibili e inattesi, soprattutto quelli milanesi. I dati del 2015 avevano segnato un aumento del 20% rispetto a quelli del 2014. Potrebbe essere facile capire il perché: il 2015 è stato l’anno di Expo, quindi chi era arrivato in città per passeggiare sul Decumano ne avrà approfittato anche per vedersi un paio di mostre. Se la spiegazione fosse questa, non si capisce come mai i 668.115 visitatori dei musei civici nel primo semestre del 2015 sono diventati 769.342 nei primi seimesi del 2016, con un incremento ancora una volta del 20%. Eppure Foody dorme nel paradiso delle mascotte e a Rho Pero c’è uno sterrato. Sarà nato un interesse sincero verso il patrimonio artistico della città e verso le mostre organizzate dai musei civici? Certo le esposizioni con i nomi di più facile presa sul pubblico non specializzato sono ancora ai primi posti. Trionfano Chagall (344.000 presenze) e l’ennesimo Van Gogh (L’uomo e la terra ha richiamato 340.000 visitatori). Ma in classifica entrano anche nomi meno scontati, come Segantini, le cui opere hanno richiamato 195.000 persone. Mentre la mostra scintillante e raffinata su Giotto ha staccato 190.000 biglietti, una cifra importante visto che l’esposizione era di dimensioni contenute e non di facile presa. Numeri accolti con entusiasmo da politici nazionali e locali. Risultati che mostrano una nuova mentalità del pubblico e che vanno capiti con una mentalità altrettanto nuova. Si resta colpiti quando si legge il commento di Marco Maria Donzelli, presidente del Codacons, che parla di «una comunità che si stacca sempre più dalla dipendenza creata dalla tv per tornare a riscoprire la bellezza e le ricchezze culturali del nostro Paese». Parole già scadute, che sarebbero an- L’autore del miracolo Il teorema di Del Corno: «Con la cultura si mangia» ATTRAZIONI FATALI «Su Vitebsk» (1914), olio su tela di Marc Chagall e un’opera di Maurits Cornelis Escher. Capolavori visti da moltissimi milanesi date bene fino a un decennio fa. Oggi non ha più senso mettere a confronto tv e arte.La televisione generalista e ipnotizzante è morta o sopravvive in fasce d'età avanzata e in aree ben precise del Paese (dove, guarda caso, l’offerta culturale è stantia o pari a zero), si è atomizzata in un nugolo di canali digitali e specializzati che spesso parlano di arte. Guardiamo invece la realtà deifatti, osserviamo come l’offerta culturale abbia smesso di abitare sopra le nuvole per venire incontro ai suoi fruitori. Esemplare è il caso della Pinacoteca di Brera, dove il fantasmagorico James Bradburne sta mantenendo ciò che ha promesso, dalle panchine ai nuovi allestimenti che hanno un confortevole sapore cosy, diverso dalle esposizioni pompier di stile francese cui eravamo abituati. Poi le idee brillanti, come i "dialoghi" tra quadri affini. Il secondo di questi dialoghi, tra il Cristo Morto del Mantegna e quello del Carracci, è un ulteriore passo nella trasformazione dell’esperienza museale che da visita distratta diventa momento di studio alla portata di tutti. E per tutta l’estate, dalle 18 alle 22 del giovedì, sarà possibile visitare la Pinacoteca a solo 2 euro. Il futuro poi promette bene, almeno stando alla lista di esposizioni che potremo visitare a Milano dall’autunno in poi. VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfTGliZXJvIyMjZy5ydWdnaWVybyMjI1Jpc3VsdGF0aSBSaWNlcmNhIyMjMDctMDctMjAxNiMjIzIwMTYtMDgtMjlUMjI6MDY6MjdaIyMjVkVS Qualcuna è già aperta e fa piacere che non siano scelte scontate: Escher e Isgrò a Palazzo Reale. Lo stesso Palazzo Reale sta per sparare ottime cartucce come Rubens (da ottobre), Dürer e Caravaggio (entrambi nel 2017) e darà spazio alla di solito bistratta scultura con Arnaldo Pomodoro a novembre. Il Mudec a ottobre punterà su un affascinante contemporaneo, Basquiat, e nel 2018 su una delle pittrici più amate, Frida Kahlo. Insomma,Milano resterà ancora a lungo the place to be. © RIPRODUZIONE RISERVATA ■■■ Assessore Del Corno, che sia sottopagato o non pacome legge i dati in cresci- gato affatto. Dobbiamo lottata sui visitatori dei musei ci- re contro questo principio e vici milanesi? diffondere la convinzione «Stiamo raccogliendo il che il lavoro in ambito cultufrutto di un lavoro intenso fa- rale è un lavoro vero che procilitato anche dalla grande duce valore per la comunità attrattività di Milano che sa e va giustamente riconosciuproporsi come città acco- to dal punto di vista econogliente, con un interessante mico e delle garanzie profespatrimonio artistico e un’of- sionali». ferta culturale di altissimo liNon abbiamo ancora vello. Il pubblico conferma ben chiaro cosa sarà la Citche stiamo lavorando nella tà Metropolitana. Sarà direzione giusta». un’occasione per valorizzaQual è la cosa che vorrà re beni e attività culturali attuare a tutti i costi in que- dei Comuni dell’ex Provinsto suo secondo mandato? cia? «Una cosa cui tengo molto «Temo che non succedeè accrescere rà, lo dico con l’accoglienza grande frandei musei anchezza. La legche verso cologe Del Rio prero che ne sono vede chele funsempre rimasti zioni culturali esclusi. Se ne siano tolte alle sta parlando in Città Metropoquesti giorni allitane eattribuila conferenza te alle Regioni. dell’Icom:bisoSono sicuro gna vedere il che la Regione museo non coLombardia fame un’isola, Filippo Del Corno rà un ottimo lama come luovoro, ma si rigo inserito nel paesaggio cul- schia di perdere turale di una comunità. I mu- quell’identità del paesaggio sei non hanno solo una fun- culturale di cui si parla alla zione culturale, ma sociale, il conferenza Icom. Sarebbe punto in cui nasce quella meglio attivare una rete tra i consapevolezza». vari istituiti culturali anche al Gli ottimi dati sui visita- di fuori dell’ex Provincia. Un tori dei musei potranno es- esempio su tutti: Monza, che sere la fonte di dati altret- giuridicamente non rientra tanto ottimi sulle possibili- nella Città Metropolitana, è tà occupazionali in ambito molto vicina e ben collegata culturale? a Milano. Strutture come la «Sì, a patto che ci credia- sua Villa Reale possono conmo tutti. La cultura può esse- tribuire a incrementare re un ambito occupazionale l’attività turistica ditutta la zoimportante non solo per la na. Ma questi sono passi che nostra città, ma per il Paese esulano dalla regolamentaintero.Si deve mettere un fre- zione della Città Metropolitano alla devalorizzazione che na che, come traspare dalla in Italia viene legata all’idea sua domanda, fatica ancora del lavoro culturale. Si crede a essere percepita come reache il lavoro intellettuale sia le». una specie di hobby, didiverTO. LA. timento e quindi è normale © RIPRODUZIONE RISERVATA