[S]oggetti migranti - Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi
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[S]oggetti migranti - Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi
[S]oggetti migranti dietro le cose le persone people behind the things a cura di • edited by Kublai Munapé Espera Roma 2012 Presentazione • Welcome Luigi La Rocca Per una museografia del doppio sguardo • A Double-Gaze Museography Vito Lattanzi Parte 1 - Il progetto READ-ME 2: esperienze e processi partecipativi Part 1 - READ-ME 2 Project: Participative Experiences and Processes Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” - Roma Dentro il processo • Inside the Process Rosa Anna Di Lella l’Asia che non c’è • The Asia Collection that does not yet exist Loretta Paderni Proposte e percorsi di adozione • Proposals and Processes of «Adoption» Marco Wong Soggetti-oggetti d’Africa • Subjects-Objects of Africa Godefroy Sankara Esperienze e riflessioni su READ-ME 2 • Experiences and Reflections on READ-ME 2 Ndjock Ngana READ-ME 2: dal primo all’ultimo giorno • READ-ME 2: From the Beginning to the End Sandra Joyce Bellia Celis Intorno alla scelta di alcuni oggetti del Perù • Concerning the Choice of Objects from Peru Beatriz Doris Ochante Carreras Sulla diaspora • On Diaspora Ndjock Ngana Indice • Index Musée royal de l’Afrique centrale - Tervuren Collezione migrante • Migrant Collection Anne-Marie Bouttiaux, Min de Meersman, Isabelle Van Loo, Billy Kalonji, Félicien Kazadi, Suzanne Monkasa, Ken Ndiaye Il MRAC e le diaspore. Attuazione di un partenariato sostenibile • The RMCA and the Diasporas: Implementation of a Sustainable Partnership Esposizione «Collezione migrante» • Exhibition «Migrant Collection» Museum für Völkerkunde - Vienna Note storiche sul Museum für Völkerkunde di Vienna • Some Information about the History of the Museum für Völkerkunde Wien Axel Steinmann Read-Me 2 a Vienna - «Portato con me» • Read-Me 2 in Vienna - Brought with me Sri Kuhnt-Saptodewo Latin-American Media Initiative, Austria • Latin-American Media Initiative, Austria Hernan Villamizar Rappresentante della Diaspora Africana, 2012 • Representative of African Diaspora, 2012 Sintayehu Tsehay «Portato con me» • Brought with me musée du quai Branly - Parigi La partecipazione delle associazioni della diaspora alla vita del musée du quai Branly: i progetti Read-me 1 e 2 • The participation of Diaspora Associations in the Life of the musée du quai Branly: the European Project READ-ME 1 and 2 Parte 2 - [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone Part 2 - [S]oggetti migranti: People Behind the Things Un lungo viaggio condiviso • A Long Shared Journey Carlo Nobili Tradurre l’immaginario • Translating Visions Carmela Spiteri Album di viaggio Travel album Read-me 2. I musei e le associazioni • READ-ME 2. Museums and Associations Repertorio delle foto dell’Archivio storico - SMNPE • Photographic Repertory of the Historical Archive - SMNPE a cura di Mario Mineo Altri riferimenti iconografici • Iconographical References Bibliografia • Bibliography [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone - Album di viaggio [S]oggetti migranti: People Behind the Things - Travel Album Objects in a Bottle Della migrazione degli oggetti in museo • About the Migration of the Objects to the Museum La scoperta dell’arte negra: il reliquario Kota • The Discovery of «Art Nègre»: Oggetti distrutti/oggetti raccolti: i «feticci» • Objects Destroyed/Object Collected: Terra Madre • Mother Earth Kota Reliquary «Fetishes» I «Jardin d’Acclimatation» • The «Jardins d’Acclimatation» Sguardi orientali • Oriental Glances Le radici • Roots Il profilo degli antenati • Ancestors’ Profile Il viaggio del tè e la guerra dell’oppio • The Tea Roads and the Opium Wars Strappi. Le ragioni della migrazione • Fractures: Reason for Migranting Conquiste coloniali: gli italiani in Africa • Colonial Conquests: Italians in Africa Partire: soglie rituali e viaggi iniziatici • Leaving: Ritual Thresholds and Initiation Journeys Il doppio sguardo in Museo • The Museum Double Gaze Dalla descrizione al dialogo • From Description to Dialogue Dell’ennesimo sacrilegio … una lezione al Museo “Luigi Pigorini” • The Umpteenth Viaggio di cose e persone • Movement of People and Things Sacrilege… a Lesson at the “Luigi Pigorini” Museum L’oggetto alla prova del dialogo: la barca fuegina • Testing the Ethnographic Object through Dialogue: the Boat from Tierra del Fuego Il Gran Tour dell’emigrazione • Emigration - The Grand Tour Sguardi incrociati: migranti in Italia • Crossing Gazes: Migrants in Italy Sguardi incrociati: italiani migranti • Crossing Gazes: Italian Migrants Delle cose e delle parole • Of Things and Words Terra di qui • Land of Becoming L’uomo migra e si diffonde • Peopling and Migration Patrimoni d’adozione e d’affezione • Heritage of Adoption and Affection Dall’Africa senza frontiere • From Africa without Borders Messico: il cibo in diaspora • Mexico: the Food of Diaspora Il popolamento del Pacifico • The Settlement of the Pacific L’arte tessile nelle Ande • Weawing in the Andes La lunga marcia dei Navajo • Navajo’s Long Walk Madri e figli… migranti • Migrant Mothers and Sons In cammino • On the Move Riflessioni vaganti di un cinese dal celeste impero a oggi • Stray Reflections by Un confronto senza dialogo • A Confrontation without Dialogue Meraviglia e stupore: i portoghesi in Africa • Wonder and Astonishment: Portuguese in Africa 1492: l’Europa scopre l’America • 1492: Europe discovers America America ed Europa: malintesi e nuove identità • America and Europe: Nisunderstandings and New Identities L’esplorazione del Pacifico: James Cook • The Exploration of the Pacific: James Cook a Chinese Person from the Celestial Empire up to the Present Il bagaglio del migrante • The Migrant’s Baggage Oggetti migranti e identità meticce: lo cemí dei Taíno • Migrant Objects and Hybrid Identities: the «cemí» of the Taíno Fuori dal Museo, la vita reale • Outside the Museum - Real Life Welcome Presentazione La mostra [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone è il risultato finale di un lun- The [S]oggetti migranti: people behind the things exhibit is the final outcome of a go percorso che ha impegnato il Museo nella partecipazione al progetto europeo long process that took place in the framework of the European READ-ME project READ-ME (Réseau Européen des Associations de Diasporas & Musées d’Ethnographie). (Network of Diaspora Associations and Ethnographic Museums), in which the “Luigi Avviato nel 2007 per iniziativa del Musée royal de l’Afrique centrale di Tervuren Pigorini” Museum acted as lead-museum. READ-ME began in 2007 under the initia- (Bruxelles) in collaborazione con il musée du quai Branly di Parigi, l’Etnografiska tive of the Musée royal de l’Afrique centrale in Tervuren (Bruxelles) in collaboration Museet di Stoccolma e il Museo “Luigi Pigorini”, il progetto READ-ME è stato rilan- with the Musée du Quai Branly (Paris) and the Etnografiska Museet (Stockholm). ciato nel 2009 proprio dal Museo Nazionale Preistorico Etnografico di Roma, che It was re-launched in 2009 with the [S]oggetti migranti exhibit in which, together ha assunto il ruolo di capofila con il programma [S]oggetti migranti e a cui, insieme with Tervuren and the Parisian museum, the Museum für Völkerkunde in Wien also ai musei di Tervuren e Parigi, ha preso parte il Museum für Völkerkunde di Vienna. participated. Da anni il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” condivide con In recent years, the Museo Nazionale Presitorico Etnografico “Luigi Pigorini” – with alcuni tra i più importanti musei etnografici europei la partecipazione a progetti some of the most important European ethnographic museums – has begun to par- pluriennali finanziati dall’Unione Europea, come è il caso del programma RIME (Eth- ticipate in long-term projects sponsored by the European Community such as the nography Museums and World Cultures). Tali progetti sono finalizzati alla condivi- RIME program (Ethnography Museums and World Cultures). These projects aim at sione di esperienze e pratiche di valorizzazione delle collezioni e alla comune pro- the sharing of experiences and practices that add value to the collections and pro- mozione della diversità culturale, e sono animati dalla consapevolezza che nella mote cultural diversity. They are driven by the awareness that, in the light of new società contemporanea, attraversata da flussi interculturali che stanno trasforman- demands for information created by the widespread presence of the representa- do la fisionomia dell’Europa, i musei etnografici sono chiamati a rinnovare la loro tives of many cultures in a contemporary world traversed by global fluxes that are missione proponendo nuove possibilità di interpretazione e di fruizione del patri- challenging the physiognomy of Europe, ethnographic museums are being called monio antropologico alla luce di nuove esigenze di comunicazione imposte dalla upon to renew their mission and propose new opportunities for interpreting and presenza, ormai diffusa, dei rappresentanti delle culture che le opere e le testimo- deriving benefit from anthropological heritage. This has allowed fruitful partner- nianze custodite ed esposte hanno a suo tempo prodotto. ships and opportunities for exchange of experiences that resulted from scientific Ciò ha consentito un proficuo rapporto di partenariato e possibilità di scambi di workshops and exhibit events, planned with museum directors, curators and em- esperienze, maturati attraverso l’organizzazione di laboratori scientifici ed eventi ployees of partner institutions. If this partnership, on one hand, has brought to the espositivi, con direttori, curatori e funzionari dei musei partners. Questo rapporto, attention the mastery of the Italian tradition in the field of conservation, catalogu- se da una parte ha evidenziato le eccellenze consolidate delle esperienze italiane ing and in general for the safeguard of cultural goods, on the other, it also brought nel campo della conservazione e del restauro, della catalogazione e, più in genera- up the need to approach with new determination important themes that are linked le, della tutela dei beni, dall’altra ha sollecitato la necessità di affrontare con nuo- to the relationship with diasporic communities, such as that of direct participation va determinazione temi altrettanto importanti che attengono ad un rapporto con to the activities of the museum, in light of the reformulation of the museum space le comunità della diaspora, inteso come partecipazione diretta alle attività musea- as an arena of conversation and dialogue. li, nell’ottica della valorizzazione dello spazio museale in quanto forum di confron- Through the activities planned by the programme and coordinated by the staff of to e di dialogo. the Ethnographic Section of the museum with the help of collaborators and repre- 9 Attraverso le attività previste dal progetto, che ha visto la partecipazione, coordina- sentatives of the of African, Chinese, Peruvian, Moroccan, Philippino and Mexican ta dai demoetnoantropologi dell’Istituto, di collaboratori e rappresentanti delle as- diasporas, we wanted therefore to focus our attention on the new institutional role sociazioni della diaspora africana, asiatica e latino-americana, si è voluto dunque of the ethnographic museum, which gives its own contribution to the social inclu- porre ancora una volta l’accento sulla nuova funzione del museo etnografico come sion of minorities by way of reducing social gaps caused by intercultural conflicts strumento di azione e di inclusione sociale, orientato alla riduzione delle frizioni and improving the capacity of citizens to experience a common heritage, both in its causate dai conflitti interculturali e al miglioramento della capacità di rendere ac- material and immaterial dimension. cessibile a tutti i cittadini un patrimonio condiviso sia nella sua dimensione mate- The Roman exhibit, based on the adoption and the analyses of the objects chosen riale che nei suoi valori intangibili. by the communities as «their own migrant objects», subsequently translated and Dalla collaborazione tra curatori e diaspore, nel corso dei seminari periodici e de- displayed using various expressive strategies as the exhibit attests, is the result of gli ateliers itineranti, è scaturita l’idea, condivisa con i partners europei, dell’espo- the collaboration between curators and diasporas, who during periodical seminars sizione romana, fondata sull’adozione e l’analisi di alcuni reperti individuati dalle and travelling ateliers, together with the European partners, came up with the idea associazioni della diaspora quali «propri oggetti migranti» attraverso scelte espli- of the exhibit. citate e tradotte nelle diverse forme espressive che la mostra documenta. In concluding, I feel obliged to express my thanks to the colleagues of the Musée È doveroso, in chiusura, un sincero ringraziamento ai colleghi del Musée royal de royal de l’Afrique centrale in Tervuren (Bruxelles), the musée du quai Branly l’Afrique centrale di Tervuren (Bruxelles), del musée du quai Branly di Parigi e del (Paris), the Museum für Völkerkunde (Wien), now a well established companion, to Museum für Völkerkunde di Vienna, compagni di viaggio ormai consolidati, a Cultu- CultureLab that took care of the administrative aspects of the project, to the repre- reLab che ha seguito con professionalità gli aspetti amministrativi del progetto, ai sentatives of the diaspora associations in Rome, and in particular to the staff of the rappresentati delle associazioni della diaspora delle città europee coinvolte e, so- “Luigi Pigorini” Museum who assured the realization of the activities planned for prattutto, ai funzionari e ai tecnici del Museo “Luigi Pigorini” che hanno consentito the final exhibition; a massive endeavour that always ran parallel to the ordinary la realizzazione di tutte le attività previste e dell’esposizione finale, impegno gra- activities of safeguard, conservation and promotion of the museum collections and voso perché mai disgiunto dal lavoro quotidiano di tutela, conservazione, valoriz- the permanent displays. zazione delle collezioni e delle esposizioni permanenti del Museo. Luigi La Rocca Luigi La Rocca Superintendent – Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” Soprintendente – Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” 10 "I musei di antropologia mandavano un tempo uomini – che viaggiavano in un solo senso – a cercare oggetti che viaggiavano in senso inverso. Ma oggi gli uomini viaggiano in tutti i sensi; e siccome questa moltiplicazione dei contatti determina un omogeneizzarsi della cultura materiale (...) si può dire che, per taluni aspetti, gli uomini tendono a sostituire gli oggetti. I musei di antropologia devono stare attenti a questa immensa trasformazione. La loro missione di conservatori di oggetti è suscettibile di prolungarsi, non di svilupparsi, e meno ancora di rinnovarsi. Ma, come è sempre più difficile raccogliere archi e frecce, tamburi e collane, [S]oggetti migranti dietro le cose le persone people behind t he things panieri e statue di divinità, diventa sempre più facile studiare, in maniera sistematica, lingue, credenze, atteggiamenti, personalità. Quante comunità dell'Asia sudorientale, dell'Africa nera e bianca, del Medio Oriente, ecc., non sono rappresentate a Parigi da individui residenti o di passaggio, da famiglie o addirittura da piccole comunità?" “Formerly, anthropological museums sent men traveling in one direction to obtain objects that seemed to be drifting in the oppositive direction. Today, however, men travel in all directions; and, as this increase in contacts leads to the ‘homogenization’ of material culture (…), it can be said that, at least in some respects, men tend to replace objects. Anthropological museums must note this vast change. Their task of preserving objects is likely to continue – though not to be explanded. But while it is becoming increasingly difficult to collect bows and arrows, drums and necklaces, baskets and statues of divinities, it is becoming easier to make a systematic study of languages, beliefs, attitudes, and personalities. How many communities of Southeast Asia, North and sub-Saharan Africa, the Near East, etc., do we not find represented in Paris by visitors or residents (whether families or small groups)?” album di viagg io travel album [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone oltre la Questa mostra è la storia di un viaggio contemporaneo frontiera che separa NOI e gli ALTRI. Museo PigoIl punto di partenza sono le raccolte etnografiche del riguardarini, fatte di oggetti che hanno migrato e di storie che , posseduto, no le persone che quegli oggetti hanno prodotto, usato fino a perderne traccia e memoria. o di seAltre persone, nel tempo, nel nostro tempo, hanno decis sto di guire quell’impronta, interpretandola come indizio o prete sono un racconto. I protagonisti del viaggio, qui e ora narrato, e al monantropologi di museo ed esponenti di associazioni legat gnati a do della diaspora: curatori di professione e cittadini impe e di mirappresentare, nella società civile, la propria condizion fenomeni granti e le complesse vicende contemporanee legate ai migratori . proceL’itinerario, concepito all’insegna del dialogo, si articola Terra di dendo dalla Terra Madre che ci ha generato, fino alla e luoghi i temp o qui che oggi ci accoglie, attraversando nel mezz cose che del grande viaggio che fa la storia delle persone e delle derare tutti , abitano il nostro pianeta, nel quale ci possiamo consi da sempre, migranti. (VL) Objects in a Bottle Della migrazione degli oggetti in museo Gli oggetti conservati nei depositi dei musei non sono sempre stati lì. Gli oggetti sono stati prelevati da un determinato conte to sto; hanno lasciato il luogo di origine e hanno perdu la loro originaria soggettività. Gli oggetti si spostano dunque nello spazio, cambiano di status e di funzione. Abbandonati, rubati, donati, venduti, partecipano dei flussi e dei mercati che li fanno passare da un proprietario a un altro, a volte lo accompagnano nelle sue esperienze. Gli oggetti a volte finiscono nelle mani di un collezioad nista e acquistano valore, anche se vengono assegnati astratte umanità . Gli oggetti sono veicolo di appartenenze e testimoni di vite sociali. Migrano e incorporano le diverse storie uti. umane e culturali di quanti li hanno usati o possed (VL) ii terra madre mother earth VASO fittile le, Uganda, Africa centra olo Acholi, XX sec x 37 cm 6 3 , a Terracott assino Dono R. Bocc 3-34) (raccolto 193 Inv. 95966 Attività esclusivamente femminile, il vasellame per uso domestico era realizzato con la tecnica “a colombino” e successivamente levigato internamente ed esternamente con una pietra piatta. Dopo essere stati decorati esternamente con motivi geometrici ad impressione, i vasi venivano cotti in forni “a cielo aperto” e conservati all’interno della capanne, inserendoli l’uno dentro l’altro. (EC) In molte etnie, i maestri dei contenitori sono donne. Il contenitore simboleggia la madre, la terra trasformata, un modello di crescita. Alcuni gruppi lo seppellivano ai 3/4, per mostrare il luogo di sepoltura, assicurando un legame tangibile tra due mondi; l’apertura si rendeva anche utile per dare nutrimento all’antenato. Altri li usavano come bauli dove custodire e nascondere ciò che per loro è più caro. (NN, GS) [S] “I morti non sono morti, Gli antenati non sono morti Ascolta più sovente le cose che gli esseri, La voce del fuoco si ode senti la voce dell'acqua ascolta nel vento i cespugli si animano è il soffio degli antenati.” (Birago Diop, “Souffles” in Sarzan, Les Contes d’Amadou Koumba, 1947) il profilo degli antenati - xvii terra madre FIGURA DI ANTENATO Indonesia, is. Sulawes i, XX secolo Legno, 126,6 cm Acquisto D. Manfredi , 1985 Inv. 109231 xxviii - il profilo degli antenati terra madre Le abitazioni indonesiane riflettono su scala microcosmica l’ordine dell’universo. Gli spiriti degli antenati, che si ritiene continuino ad abitare nella casa e ad accordare la loro protezione sia all’abitazione da essi fondata sia a tutti i loro discendenti che vi dimorano, sono spesso associati, sul piano simbolico e rituale, ad alcuni elementi strutturali e spaziali della casa stessa. Le figure di antenato erano collocate in alto sulla facciata in posizione leggermente inclinata in avanti. La sproporzione tra gambe e busto, funzionale alla visione prospettica che si aveva guardando dal basso la scultura, si ritrova nelle produzioni più antiche della statuaria delle Sulawesi. (LP) IBEDJI, coppia di gemelli Africa occiden tale, Nigeria mer idionale, Yoruba XX secolo , Coll. A. Galletti, 1967 Legno, conterie , vertebre anim ali Figura maschile : 25,5 cm, figura femminile : 26,2 cm Invv. 183724-18 3725 Nelle culture tradizionali africane le nascite gemellari erano viste come un fatto anomalo, una rottura dell’ordine naturale degli eventi. Per questo i diversi gruppi umani hanno elaborato strategie per ricomporre l’armonia sociale interrotta: alcuni (Dogon, Bamana, Malinke) hanno letto nella gemellarità il principio della perfezione originaria, altri (Ewe, Yoruba, Igbo e in genere i gruppi bantu) una pericolosa minaccia all’ordine cosmico. Questi ultimi sopprimevano i bambini alla nascita o li abbandonavano in foresta. In tempi più recenti, la tradizionale avversione è stata socialmente rielaborata istituendo un culto dei gemelli che ha trasformato l’evento infausto in un segno ben augurante. Quando uno o entrambi i gemelli muoiono, vengono realizzate piccole sculture che ne rappresentano lo spirito e che la madre accudisce come avrebbe fatto con i bambini reali; non farlo determinerebbe la loro ira con gravissime conseguenze. Tra gli Yoruba, i gemelli sono associati al dio Shango, padre di due gemelli, loro protettore e fonte del loro potere e per questo sono chiamati anche figli del Tuono. (EC) In Africa, la cosa peggiore è sempre stata non avere fratelli. I fratelli si sostengono e si aiutano mutuamente, eliminando la solitudine. I gemelli sono più fratelli dei fratelli, ma i fratelli vengono sovente completati dagli amici tanto è che il proverbio dice: “L'amico è più del fratello dell'uomo”. Il migrante è quello che riesce a farsi degli amici per vivere nel suo nuovo paese. I gemelli ci ricordano il legame con i nostri fratelli, sorelle e amici rimasti nella terra madre nonchè quelli acquisiti nella terra di approdo, e con i quali non possiamo, anche volendo, tagliare i legami in quanto questi legami vanno al di là del pensabile e del tangibile. (NN, GS) [S] il profilo degli antenati - xxxvii terra madre Emanando fragranza, incede a passi di loto; anche se spesso triste, cammina con aerea leggerezza. Danza lieve come vento, incorporea . Un’altra, timida ma felice, si cimenta con la moda di corte, ma quanto dolore prova, quando tenta di camminare! Osserva i piedi nel palmo della tua mano: così mirabilmente piccoli da vincere ogni descrizione. Su Tung-p’o (1036-1101) e donn r e PE p iati SCAR edi fasc lo i o ,5 cm 5 dai p XVII sec x 13 x 3 e 187 , Cina garza, 7 ano, ant , ri Seta Kirche o Fond 89 4 4 . Inv lxxxii - in cammino viaggio di cose e persone La pratica di fasciare i piedi per impedirne il normale sviluppo e modellarne forma e dimensioni ebbe inizio nel X secolo tra le danzatrici di corte. Si diffuse rapidamente tra le donne di tutti i ceti sociali, come segno di status e benessere economico, ma anche di sottomissione della donna alle convenzioni che la volevano esclusa dall’istruzione e dalla sfera pubblica. La fasciatura, imposta alle bambine fin dai quattro-cinque anni era estremamente dolorosa: le dita del piede, ad esclusione dell’alluce, erano ripiegate sotto la pianta, che veniva ridotta ad una lunghezza variabile tra i sette e gli otto centimetri, i talloni diventavano l'unico punto di appoggio. L'andatura della donna si faceva incerta e fluttuante, come lo stelo di un loto che si piega al vento. I piedi piccoli venivano chiamati infatti “loti d’oro”, ed era estremamente difficile trovare marito per una ragazza che non avesse questa caratteristica. Durante la dinastia Qing (1644-1912), i reggenti Manciù, che non erano cinesi e non fasciavano i piedi alle loro donne, tentarono invano di eliminare l'usanza attraverso decreti e severe sanzioni. L’abolizione della pratica avvenne nella prima metà del XX secolo, sollecitata dei movimenti di emancipazione femminile promossi dopo la caduta dell’Impero e la nascita della Repubblica di Cina nel 1911. (LP) Do I GUMBR IX secolo ,X o, Tunisia ttone, vellut x 10 cm o 8 , x Legno ti, 48 n e m ig 9 pelle, p ataletti, 195 .N Coll. G 97 4 Inv. 125 Raffinato esemplare del popolarissimo liuto a due corde presente in tutto il Nord Africa. Ha cassa armonica e manico in legno ricoperto di placche di ottone con decori a rilievo raffiguranti motivi floreali e simboli culturali. La parte bombata della cassa è ricoerta di velluto e frontalmente la pelle reca una pregevole pittura policroma a olio, che rappresenta un tipico paesaggio nordafricano. Alle estremità del manico due fori per i “piroli” che tendono le corde. Lo si trova principalmente nei paesi del Maghreb dove è stato importato dagli schiavi provenienti dalla Guinea. Nella tradizione dei popoli Gnawa ha tre corde ed è impiegato dal Maalem (il maestro) nelle performance di musica estatica per guidare la trance terapeutica degli adepti nel corso dei rituali notturni “lila”. I Berberi usano questo strumento nei canti epici, lirici e nelle danze: generalmente il suo suono è accompagnato dal canto e dal battito ritmato delle mani. Oggi in Marocco è venduto come oggetto tipico nei negozi turistici. (VL, RADL) sguardi orientali - cxv viaggio di cose e persone [S] MOLCAJETE di Rafael Adolfo Rodríguez Ojeda … Quando ci siamo trasferiti a vivere in Italia, da subito ci è mancato il Messico, le sue tradizioni e la sua cultura. Alla prima opportunità di ritorno in Messico abbiamo deciso di portare in Italia più oggetti possibili, in modo tale che la nostra casa di “qui” fosse un pezzo del nostro Messico. Il molcajete lo abbiamo comprato al mercato “Sonora” di Città del Messico (D. F.), un mercato dove vendono tutto il necessario per cucinare e anche tutti tipi di utensili tipici del Messico. Questo molcajete ci ha avvicinato molto alla nostra terra: anche se non troviamo tutti i tipi di peperoncino, non importa, la salsa fatta con il molcajete ha tutto un altro sapore. [S] Questo Molcajete rappresenta le mie radici, è l’incontro con il sapore della mia casa. Ogni volta che preparo il “guacamole” (salsa di avocado), il ricordo della nonna materna riaffiora e rivedo i suoi gesti mentre la preparo. Mi piace tanto preparare le salse dentro al molcajete, hanno il sapore di casa, il sapore dei ricordi. MOLCAJETE di Diana Beltran Casarrubias È stato un regalo di mia suocera, e donandomelo mi ha spiegato come dovrebbe essere usato e come prendermene cura, non perché il molcajete si “senta male”, ma perché le salse in esso preparate non si mescolino ai frammenti della pietra … Si mette un pugno di riso e si pesta ben bene; questa operazione si ripete per tre o quattro volte, così i pori della pietra vengono chiusi e quindi si possono fare le salse. Molti parenti e conoscenti me lo hanno chiesto dopo averlo visto in funzione, ma non lo darò mai. Vive con me già da 42 anni. Il Molcajete qui esposto è una copia identica a quello che ho a casa. È un mio dono alla Comunidad Católica Mexicana di Roma per far conoscere al meglio le tradizioni della mia terra. Spero venga posto vicino a quello del museo, il vecchio ed il nuovo, la memoria che si perpetua nel tempo. Grazie per aver accolto il mio MOLCAJETE. [S] MOLCAJETE MOLCAJETE di Fernando Hernández donato alla Comunidad Católica Mexicana di Roma, dalla sig.ra Maria del Rosario B. messico: il cibo in diaspor a - cxlv terra di qui La mia sposa è bellissima nel suo abito bianco, quando l'ho vista le mie viscere si sono attorcigliate dall'emozione e la gola mi si è seccata tanto che non riuscivo più a spiccicare parola. Ma poi i brindisi con gli amici mi hanno sciolto. È un matrimonio rosso, come il vino nei bicchieri che, come da tradizione, vuotiamo in un unico sorso. Giro di tavolo in tavolo per salutare tutti, parenti e amici e ad ogni tavolo “gan bei”, vuotiamo i bicchieri! Ogni tanto i testimoni bevono al posto mio, per evitare che gli amici riescano nell'intento di farmi ubriacare, ma sono tanti e bicchiere dopo bicchiere si scioglie la mia timidezza e via via anche la mia lucidità. Quando i testimoni, sorreggendomi col braccio, mi portano via dall'ultimo tavolo barcollo un po', mi riconducono alla sedia mentre gli amici gongolano perché sono prossimo all'ubriacatura. E poi vedo di nuovo lei, che si è cambiata l'abito. La ammiro, sono di nuovo lucido nonostante i mille brindisi e il fiume di vino rosso che ho bevuto e so che lei è la donna più bella del mondo. Le curve del suo corpo fasciato nel tradizionale vestito di seta rossa mi solleticano di mille pensieri e le sue labbra lucide mi promettono eterna felicità. Ha raccolto i capelli in una pettinatura elaborata e i riflessi corvini dei suoi capelli si intrecciano con quelli blu scuro dei suoi orecchini, fatti da un telaio d'argento che chiude le piume di un uccello raro, “martin pescatore” mi dice lei, “martin che??!” replico io, incespico sul secondo vocabolo e allora mi rendo conto che già sono ebbro. Amici! Maledetti, siete riusciti a farmi bere troppo, ma brindiamo ancora con il nostro nettare rosso. Perché lei è la donna della mia vita e questo giorno di immensa felicità sarà il primo dei tanti che passeremo insieme. (MW) [S] ORNAMENTO per acconciatura Cina, XIX secolo Metallo dorato, piume di martin pescatore, perla, seta, 24 cm Dono G. Ros, 1924, Inv. 132451 ORNAMENTO per acconciatura Cina, XIX secolo Metallo dorato, piume di martin pescatore, pietre dure, 26,2 x 7 cm Dono G. Ros, 1924, Inv. 132452 SPILLONE per acconciatura Cina, XIX secolo Metallo smaltato, perla 12,5x 1,4 cm Dono G. Ros, 1924 Inv. 125952 SPILLONE per acconciatura Metallo, piume di martin pescatore, perle, 8,9 x 5 cm Cina, XIX secolo, Dono G. Ros, 1924, Inv. 125949 ORNAMENTO per acconciatura Cina, XIX secolo Metallo dorato, piume di martin pescatore, perle, pasta vitrea, 15,3 x 3,6 cm, Dono G. Ros, 1924, Inv. 132469 riflessioni vaganti di un cinese dal celeste impero a oggi - clxi terra di qui Il bagaglio del migrante i amOgnuno di noi è una valigia aperta: siamo tutti muse è un rale cultu e bulanti. La valigia, il bagaglio fisico, emotivo ci si porta elemento centrale per l’esperienza del viaggio. È ciò che nuove sue dietro dalla casa e che accompagna il migrante nelle materiali e esperienze di vita. Dentro questo bagaglio ci sono cose namenimmateriali: fotografie, oggetti d’affezione, ricordi, inseg mani che ti, pratiche incorporate nella lingua, nei saperi delle che permetinsieme danno forma e struttura al bagaglio stesso e tono agli altri la conoscenza di se stessi . (VL) clxii