[S]oggetti migranti - Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi

Transcript

[S]oggetti migranti - Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi
[S]oggetti migranti
dietro le cose le persone
people behind the things
a cura di • edited by
Kublai Munapé
Espera
Roma 2012
Presentazione • Welcome
Luigi La Rocca
Per una museografia del doppio sguardo • A Double-Gaze Museography
Vito Lattanzi
Parte 1 - Il progetto READ-ME 2: esperienze e processi partecipativi
Part 1 - READ-ME 2 Project: Participative Experiences and Processes
Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” - Roma
Dentro il processo • Inside the Process
Rosa Anna Di Lella
l’Asia che non c’è • The Asia Collection that does not yet exist
Loretta Paderni
Proposte e percorsi di adozione • Proposals and Processes of «Adoption»
Marco Wong
Soggetti-oggetti d’Africa • Subjects-Objects of Africa
Godefroy Sankara
Esperienze e riflessioni su READ-ME 2 • Experiences and Reflections on READ-ME 2
Ndjock Ngana
READ-ME 2: dal primo all’ultimo giorno • READ-ME 2: From the Beginning to the End
Sandra Joyce Bellia Celis
Intorno alla scelta di alcuni oggetti del Perù • Concerning the Choice of Objects from Peru
Beatriz Doris Ochante Carreras
Sulla diaspora • On Diaspora
Ndjock Ngana
Indice • Index
Musée royal de l’Afrique centrale - Tervuren
Collezione migrante • Migrant Collection
Anne-Marie Bouttiaux, Min de Meersman, Isabelle Van Loo,
Billy Kalonji, Félicien Kazadi, Suzanne Monkasa, Ken Ndiaye
Il MRAC e le diaspore. Attuazione di un partenariato sostenibile • The RMCA and the
Diasporas: Implementation of a Sustainable Partnership
Esposizione «Collezione migrante» • Exhibition «Migrant Collection»
Museum für Völkerkunde - Vienna
Note storiche sul Museum für Völkerkunde di Vienna • Some Information about the
History of the Museum für Völkerkunde Wien
Axel Steinmann
Read-Me 2 a Vienna - «Portato con me» • Read-Me 2 in Vienna - Brought with me
Sri Kuhnt-Saptodewo
Latin-American Media Initiative, Austria • Latin-American Media Initiative, Austria
Hernan Villamizar
Rappresentante della Diaspora Africana, 2012 • Representative of African Diaspora, 2012
Sintayehu Tsehay
«Portato con me» • Brought with me
musée du quai Branly - Parigi
La partecipazione delle associazioni della diaspora alla vita del musée du quai Branly:
i progetti Read-me 1 e 2 • The participation of Diaspora Associations in the Life
of the musée du quai Branly: the European Project READ-ME 1 and 2
Parte 2 - [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone
Part 2 - [S]oggetti migranti: People Behind the Things
Un lungo viaggio condiviso • A Long Shared Journey
Carlo Nobili
Tradurre l’immaginario • Translating Visions
Carmela Spiteri
Album di viaggio
Travel album
Read-me 2. I musei e le associazioni • READ-ME 2. Museums and Associations
Repertorio delle foto dell’Archivio storico - SMNPE • Photographic Repertory of the
Historical Archive - SMNPE
a cura di Mario Mineo
Altri riferimenti iconografici • Iconographical References
Bibliografia • Bibliography
[S]oggetti migranti: dietro le cose le persone - Album di viaggio
[S]oggetti migranti: People Behind the Things - Travel Album
Objects in a Bottle
Della migrazione degli oggetti in museo • About the Migration of the Objects to the
Museum
La scoperta dell’arte negra: il reliquario Kota • The Discovery of «Art Nègre»:
Oggetti distrutti/oggetti raccolti: i «feticci» • Objects Destroyed/Object Collected:
Terra Madre • Mother Earth
Kota Reliquary
«Fetishes»
I «Jardin d’Acclimatation» • The «Jardins d’Acclimatation»
Sguardi orientali • Oriental Glances
Le radici • Roots
Il profilo degli antenati • Ancestors’ Profile
Il viaggio del tè e la guerra dell’oppio • The Tea Roads and the Opium Wars
Strappi. Le ragioni della migrazione • Fractures: Reason for Migranting
Conquiste coloniali: gli italiani in Africa • Colonial Conquests: Italians in Africa
Partire: soglie rituali e viaggi iniziatici • Leaving: Ritual Thresholds and Initiation
Journeys
Il doppio sguardo in Museo • The Museum Double Gaze
Dalla descrizione al dialogo • From Description to Dialogue
Dell’ennesimo sacrilegio … una lezione al Museo “Luigi Pigorini” • The Umpteenth
Viaggio di cose e persone • Movement of People and Things
Sacrilege… a Lesson at the “Luigi Pigorini” Museum
L’oggetto alla prova del dialogo: la barca fuegina • Testing the Ethnographic
Object through Dialogue: the Boat from Tierra del Fuego
Il Gran Tour dell’emigrazione • Emigration - The Grand Tour
Sguardi incrociati: migranti in Italia • Crossing Gazes: Migrants in Italy
Sguardi incrociati: italiani migranti • Crossing Gazes: Italian Migrants
Delle cose e delle parole • Of Things and Words
Terra di qui • Land of Becoming
L’uomo migra e si diffonde • Peopling and Migration
Patrimoni d’adozione e d’affezione • Heritage of Adoption and Affection
Dall’Africa senza frontiere • From Africa without Borders
Messico: il cibo in diaspora • Mexico: the Food of Diaspora
Il popolamento del Pacifico • The Settlement of the Pacific
L’arte tessile nelle Ande • Weawing in the Andes
La lunga marcia dei Navajo • Navajo’s Long Walk
Madri e figli… migranti • Migrant Mothers and Sons
In cammino • On the Move
Riflessioni vaganti di un cinese dal celeste impero a oggi • Stray Reflections by
Un confronto senza dialogo • A Confrontation without Dialogue
Meraviglia e stupore: i portoghesi in Africa • Wonder and Astonishment: Portuguese
in Africa
1492: l’Europa scopre l’America • 1492: Europe discovers America
America ed Europa: malintesi e nuove identità • America and Europe:
Nisunderstandings and New Identities
L’esplorazione del Pacifico: James Cook • The Exploration of the Pacific:
James Cook
a Chinese Person from the Celestial Empire up to the Present
Il bagaglio del migrante • The Migrant’s Baggage
Oggetti migranti e identità meticce: lo cemí dei Taíno • Migrant Objects and
Hybrid Identities: the «cemí» of the Taíno
Fuori dal Museo, la vita reale • Outside the Museum - Real Life
Welcome
Presentazione
La mostra [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone è il risultato finale di un lun-
The [S]oggetti migranti: people behind the things exhibit is the final outcome of a
go percorso che ha impegnato il Museo nella partecipazione al progetto europeo
long process that took place in the framework of the European READ-ME project
READ-ME (Réseau Européen des Associations de Diasporas & Musées d’Ethnographie).
(Network of Diaspora Associations and Ethnographic Museums), in which the “Luigi
Avviato nel 2007 per iniziativa del Musée royal de l’Afrique centrale di Tervuren
Pigorini” Museum acted as lead-museum. READ-ME began in 2007 under the initia-
(Bruxelles) in collaborazione con il musée du quai Branly di Parigi, l’Etnografiska
tive of the Musée royal de l’Afrique centrale in Tervuren (Bruxelles) in collaboration
Museet di Stoccolma e il Museo “Luigi Pigorini”, il progetto READ-ME è stato rilan-
with the Musée du Quai Branly (Paris) and the Etnografiska Museet (Stockholm).
ciato nel 2009 proprio dal Museo Nazionale Preistorico Etnografico di Roma, che
It was re-launched in 2009 with the [S]oggetti migranti exhibit in which, together
ha assunto il ruolo di capofila con il programma [S]oggetti migranti e a cui, insieme
with Tervuren and the Parisian museum, the Museum für Völkerkunde in Wien also
ai musei di Tervuren e Parigi, ha preso parte il Museum für Völkerkunde di Vienna.
participated.
Da anni il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” condivide con
In recent years, the Museo Nazionale Presitorico Etnografico “Luigi Pigorini” – with
alcuni tra i più importanti musei etnografici europei la partecipazione a progetti
some of the most important European ethnographic museums – has begun to par-
pluriennali finanziati dall’Unione Europea, come è il caso del programma RIME (Eth-
ticipate in long-term projects sponsored by the European Community such as the
nography Museums and World Cultures). Tali progetti sono finalizzati alla condivi-
RIME program (Ethnography Museums and World Cultures). These projects aim at
sione di esperienze e pratiche di valorizzazione delle collezioni e alla comune pro-
the sharing of experiences and practices that add value to the collections and pro-
mozione della diversità culturale, e sono animati dalla consapevolezza che nella
mote cultural diversity. They are driven by the awareness that, in the light of new
società contemporanea, attraversata da flussi interculturali che stanno trasforman-
demands for information created by the widespread presence of the representa-
do la fisionomia dell’Europa, i musei etnografici sono chiamati a rinnovare la loro
tives of many cultures in a contemporary world traversed by global fluxes that are
missione proponendo nuove possibilità di interpretazione e di fruizione del patri-
challenging the physiognomy of Europe, ethnographic museums are being called
monio antropologico alla luce di nuove esigenze di comunicazione imposte dalla
upon to renew their mission and propose new opportunities for interpreting and
presenza, ormai diffusa, dei rappresentanti delle culture che le opere e le testimo-
deriving benefit from anthropological heritage. This has allowed fruitful partner-
nianze custodite ed esposte hanno a suo tempo prodotto.
ships and opportunities for exchange of experiences that resulted from scientific
Ciò ha consentito un proficuo rapporto di partenariato e possibilità di scambi di
workshops and exhibit events, planned with museum directors, curators and em-
esperienze, maturati attraverso l’organizzazione di laboratori scientifici ed eventi
ployees of partner institutions. If this partnership, on one hand, has brought to the
espositivi, con direttori, curatori e funzionari dei musei partners. Questo rapporto,
attention the mastery of the Italian tradition in the field of conservation, catalogu-
se da una parte ha evidenziato le eccellenze consolidate delle esperienze italiane
ing and in general for the safeguard of cultural goods, on the other, it also brought
nel campo della conservazione e del restauro, della catalogazione e, più in genera-
up the need to approach with new determination important themes that are linked
le, della tutela dei beni, dall’altra ha sollecitato la necessità di affrontare con nuo-
to the relationship with diasporic communities, such as that of direct participation
va determinazione temi altrettanto importanti che attengono ad un rapporto con
to the activities of the museum, in light of the reformulation of the museum space
le comunità della diaspora, inteso come partecipazione diretta alle attività musea-
as an arena of conversation and dialogue.
li, nell’ottica della valorizzazione dello spazio museale in quanto forum di confron-
Through the activities planned by the programme and coordinated by the staff of
to e di dialogo.
the Ethnographic Section of the museum with the help of collaborators and repre-
9
Attraverso le attività previste dal progetto, che ha visto la partecipazione, coordina-
sentatives of the of African, Chinese, Peruvian, Moroccan, Philippino and Mexican
ta dai demoetnoantropologi dell’Istituto, di collaboratori e rappresentanti delle as-
diasporas, we wanted therefore to focus our attention on the new institutional role
sociazioni della diaspora africana, asiatica e latino-americana, si è voluto dunque
of the ethnographic museum, which gives its own contribution to the social inclu-
porre ancora una volta l’accento sulla nuova funzione del museo etnografico come
sion of minorities by way of reducing social gaps caused by intercultural conflicts
strumento di azione e di inclusione sociale, orientato alla riduzione delle frizioni
and improving the capacity of citizens to experience a common heritage, both in its
causate dai conflitti interculturali e al miglioramento della capacità di rendere ac-
material and immaterial dimension.
cessibile a tutti i cittadini un patrimonio condiviso sia nella sua dimensione mate-
The Roman exhibit, based on the adoption and the analyses of the objects chosen
riale che nei suoi valori intangibili.
by the communities as «their own migrant objects», subsequently translated and
Dalla collaborazione tra curatori e diaspore, nel corso dei seminari periodici e de-
displayed using various expressive strategies as the exhibit attests, is the result of
gli ateliers itineranti, è scaturita l’idea, condivisa con i partners europei, dell’espo-
the collaboration between curators and diasporas, who during periodical seminars
sizione romana, fondata sull’adozione e l’analisi di alcuni reperti individuati dalle
and travelling ateliers, together with the European partners, came up with the idea
associazioni della diaspora quali «propri oggetti migranti» attraverso scelte espli-
of the exhibit.
citate e tradotte nelle diverse forme espressive che la mostra documenta.
In concluding, I feel obliged to express my thanks to the colleagues of the Musée
È doveroso, in chiusura, un sincero ringraziamento ai colleghi del Musée royal de
royal de l’Afrique centrale in Tervuren (Bruxelles), the musée du quai Branly
l’Afrique centrale di Tervuren (Bruxelles), del musée du quai Branly di Parigi e del
(Paris), the Museum für Völkerkunde (Wien), now a well established companion, to
Museum für Völkerkunde di Vienna, compagni di viaggio ormai consolidati, a Cultu-
CultureLab that took care of the administrative aspects of the project, to the repre-
reLab che ha seguito con professionalità gli aspetti amministrativi del progetto, ai
sentatives of the diaspora associations in Rome, and in particular to the staff of the
rappresentati delle associazioni della diaspora delle città europee coinvolte e, so-
“Luigi Pigorini” Museum who assured the realization of the activities planned for
prattutto, ai funzionari e ai tecnici del Museo “Luigi Pigorini” che hanno consentito
the final exhibition; a massive endeavour that always ran parallel to the ordinary
la realizzazione di tutte le attività previste e dell’esposizione finale, impegno gra-
activities of safeguard, conservation and promotion of the museum collections and
voso perché mai disgiunto dal lavoro quotidiano di tutela, conservazione, valoriz-
the permanent displays.
zazione delle collezioni e delle esposizioni permanenti del Museo.
Luigi La Rocca
Luigi La Rocca
Superintendent – Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”
Soprintendente – Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”
10
"I musei di antropologia mandavano un tempo uomini – che viaggiavano in
un solo senso – a cercare oggetti che viaggiavano in senso inverso.
Ma oggi gli uomini viaggiano in tutti i sensi; e siccome questa
moltiplicazione dei contatti determina un omogeneizzarsi della cultura
materiale (...) si può dire che, per taluni aspetti, gli uomini tendono a
sostituire gli oggetti.
I musei di antropologia devono stare attenti a questa immensa
trasformazione.
La loro missione di conservatori di oggetti è suscettibile di prolungarsi, non
di svilupparsi, e meno ancora di rinnovarsi.
Ma, come è sempre più difficile raccogliere archi e frecce, tamburi e collane,
[S]oggetti
migranti
dietro le cose
le persone
people behind t
he things
panieri e statue di divinità, diventa sempre più facile studiare, in maniera
sistematica, lingue, credenze, atteggiamenti, personalità.
Quante comunità dell'Asia sudorientale, dell'Africa nera e bianca, del Medio
Oriente, ecc., non sono rappresentate a Parigi da individui residenti o di
passaggio, da famiglie o addirittura da piccole comunità?"
“Formerly, anthropological museums sent men traveling in one direction to
obtain objects that seemed to be drifting in the oppositive direction.
Today, however, men travel in all directions; and, as this increase in contacts
leads to the ‘homogenization’ of material culture (…), it can be said that, at
least in some respects, men tend to replace objects.
Anthropological museums must note this vast change.
Their task of preserving objects is likely to continue – though not to be
explanded.
But while it is becoming increasingly difficult to collect bows and arrows,
drums and necklaces, baskets and statues of divinities, it is becoming
easier to make a systematic study of languages, beliefs, attitudes, and
personalities.
How many communities of Southeast Asia, North and sub-Saharan Africa,
the Near East, etc., do we not find represented in Paris by visitors or
residents (whether families or small groups)?”
album di viagg
io
travel album
[S]oggetti migranti:
dietro le cose le persone
oltre la
Questa mostra è la storia di un viaggio contemporaneo
frontiera che separa NOI e gli ALTRI.
Museo PigoIl punto di partenza sono le raccolte etnografiche del
riguardarini, fatte di oggetti che hanno migrato e di storie che
, posseduto,
no le persone che quegli oggetti hanno prodotto, usato
fino a perderne traccia e memoria.
o di seAltre persone, nel tempo, nel nostro tempo, hanno decis
sto di
guire quell’impronta, interpretandola come indizio o prete
sono
un racconto. I protagonisti del viaggio, qui e ora narrato,
e al monantropologi di museo ed esponenti di associazioni legat
gnati a
do della diaspora: curatori di professione e cittadini impe
e di mirappresentare, nella società civile, la propria condizion
fenomeni
granti e le complesse vicende contemporanee legate ai
migratori .
proceL’itinerario, concepito all’insegna del dialogo, si articola
Terra di
dendo dalla Terra Madre che ci ha generato, fino alla
e luoghi
i
temp
o
qui che oggi ci accoglie, attraversando nel mezz
cose che
del grande viaggio che fa la storia delle persone e delle
derare tutti ,
abitano il nostro pianeta, nel quale ci possiamo consi
da sempre, migranti. (VL)
Objects in a Bottle
Della migrazione degli oggetti in museo
Gli oggetti conservati nei depositi dei musei non sono
sempre stati lì.
Gli oggetti sono stati prelevati da un determinato conte
to
sto; hanno lasciato il luogo di origine e hanno perdu
la loro originaria soggettività.
Gli oggetti si spostano dunque nello spazio, cambiano
di status e di funzione. Abbandonati, rubati, donati, venduti, partecipano dei flussi e dei mercati che li
fanno passare da un proprietario a un altro, a volte lo
accompagnano nelle sue esperienze.
Gli oggetti a volte finiscono nelle mani di un collezioad
nista e acquistano valore, anche se vengono assegnati
astratte umanità .
Gli oggetti sono veicolo di appartenenze e testimoni
di vite sociali. Migrano e incorporano le diverse storie
uti.
umane e culturali di quanti li hanno usati o possed
(VL)
ii
terra madre
mother earth
VASO fittile
le, Uganda,
Africa centra
olo
Acholi, XX sec
x 37 cm
6
3
,
a
Terracott
assino
Dono R. Bocc
3-34)
(raccolto 193
Inv. 95966
Attività esclusivamente femminile, il vasellame per uso
domestico era realizzato con la tecnica “a colombino” e
successivamente levigato internamente ed esternamente con
una pietra piatta. Dopo essere stati decorati esternamente
con motivi geometrici ad impressione, i vasi venivano
cotti in forni “a cielo aperto” e conservati all’interno
della capanne, inserendoli l’uno dentro l’altro. (EC)
In molte etnie, i maestri dei contenitori sono
donne. Il contenitore simboleggia la madre,
la terra trasformata, un modello di crescita.
Alcuni gruppi lo seppellivano ai 3/4, per mostrare
il luogo di sepoltura, assicurando un legame
tangibile tra due mondi; l’apertura si rendeva
anche utile per dare nutrimento all’antenato.
Altri li usavano come bauli dove custodire e
nascondere ciò che per loro è più caro. (NN, GS)
[S]
“I morti non sono morti,
Gli antenati non sono morti
Ascolta più sovente
le cose che gli esseri,
La voce del fuoco si ode
senti la voce dell'acqua
ascolta nel vento
i cespugli si animano
è il soffio degli antenati.” (Birago
Diop, “Souffles” in Sarzan, Les
Contes d’Amadou Koumba, 1947)
il profilo degli antenati - xvii
terra madre
FIGURA DI ANTENATO
Indonesia, is. Sulawes
i,
XX secolo
Legno, 126,6 cm
Acquisto D. Manfredi
, 1985
Inv. 109231
xxviii - il profilo degli antenati
terra madre
Le abitazioni indonesiane riflettono su scala
microcosmica l’ordine dell’universo. Gli spiriti
degli antenati, che si ritiene continuino ad abitare
nella casa e ad accordare la loro protezione
sia all’abitazione da essi fondata sia a tutti i
loro discendenti che vi dimorano, sono spesso
associati, sul piano simbolico e rituale, ad alcuni
elementi strutturali e spaziali della casa stessa.
Le figure di antenato erano collocate in alto sulla
facciata in posizione leggermente inclinata in avanti.
La sproporzione tra gambe e busto, funzionale alla
visione prospettica che si aveva guardando dal
basso la scultura, si ritrova nelle produzioni più
antiche della statuaria delle Sulawesi. (LP)
IBEDJI, coppia
di gemelli
Africa occiden
tale, Nigeria mer
idionale, Yoruba
XX secolo
,
Coll. A. Galletti,
1967
Legno, conterie
, vertebre anim
ali
Figura maschile
: 25,5 cm,
figura femminile
: 26,2 cm
Invv. 183724-18
3725
Nelle culture tradizionali africane le nascite gemellari erano viste come un fatto
anomalo, una rottura dell’ordine naturale degli eventi. Per questo i diversi gruppi
umani hanno elaborato strategie per ricomporre l’armonia sociale interrotta:
alcuni (Dogon, Bamana, Malinke) hanno letto nella gemellarità il principio
della perfezione originaria, altri (Ewe, Yoruba, Igbo e in genere i gruppi bantu)
una pericolosa minaccia all’ordine cosmico. Questi ultimi sopprimevano i bambini
alla nascita o li abbandonavano in foresta. In tempi più recenti, la tradizionale
avversione è stata socialmente rielaborata istituendo un culto dei gemelli che ha
trasformato l’evento infausto in un segno ben augurante. Quando uno o entrambi
i gemelli muoiono, vengono realizzate piccole sculture che ne rappresentano lo
spirito e che la madre accudisce come avrebbe fatto con i bambini reali; non
farlo determinerebbe la loro ira con gravissime conseguenze. Tra gli Yoruba, i
gemelli sono associati al dio Shango, padre di due gemelli, loro protettore e
fonte del loro potere e per questo sono chiamati anche figli del Tuono. (EC)
In Africa, la cosa peggiore è sempre stata non avere fratelli. I fratelli si
sostengono e si aiutano mutuamente, eliminando la solitudine. I gemelli
sono più fratelli dei fratelli, ma i fratelli vengono sovente completati dagli
amici tanto è che il proverbio dice: “L'amico è più del fratello dell'uomo”.
Il migrante è quello che riesce a farsi degli amici per vivere nel suo nuovo
paese. I gemelli ci ricordano il legame con i nostri fratelli, sorelle e amici
rimasti nella terra madre nonchè quelli acquisiti nella terra di approdo,
e con i quali non possiamo, anche volendo, tagliare i legami in quanto
questi legami vanno al di là del pensabile e del tangibile. (NN, GS)
[S]
il profilo degli antenati - xxxvii
terra madre
Emanando fragranza,
incede a passi di loto;
anche se spesso triste,
cammina con aerea leggerezza.
Danza lieve come vento, incorporea .
Un’altra, timida ma felice,
si cimenta con la moda di corte,
ma quanto dolore prova,
quando tenta di camminare!
Osserva i piedi nel palmo
della tua mano:
così mirabilmente piccoli
da vincere ogni descrizione.
Su Tung-p’o (1036-1101)
e
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Cina garza, 7 ano, ant
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Fond 89
4
4
.
Inv
lxxxii - in cammino
viaggio di cose e persone
La pratica di fasciare i piedi per impedirne
il normale sviluppo e modellarne forma e
dimensioni ebbe inizio nel X secolo tra le
danzatrici di corte. Si diffuse rapidamente tra le
donne di tutti i ceti sociali, come segno di status
e benessere economico, ma anche di sottomissione
della donna alle convenzioni che la volevano
esclusa dall’istruzione e dalla sfera pubblica.
La fasciatura, imposta alle bambine fin dai
quattro-cinque anni era estremamente dolorosa:
le dita del piede, ad esclusione dell’alluce, erano
ripiegate sotto la pianta, che veniva ridotta ad
una lunghezza variabile tra i sette e gli otto
centimetri, i talloni diventavano l'unico punto
di appoggio. L'andatura della donna si faceva
incerta e fluttuante, come lo stelo di un loto
che si piega al vento. I piedi piccoli venivano
chiamati infatti “loti d’oro”, ed era estremamente
difficile trovare marito per una ragazza che non
avesse questa caratteristica. Durante la dinastia
Qing (1644-1912), i reggenti Manciù, che non
erano cinesi e non fasciavano i piedi alle loro
donne, tentarono invano di eliminare l'usanza
attraverso decreti e severe sanzioni. L’abolizione
della pratica avvenne nella prima metà del XX
secolo, sollecitata dei movimenti di emancipazione
femminile promossi dopo la caduta dell’Impero e
la nascita della Repubblica di Cina nel 1911. (LP)
Do
I
GUMBR IX secolo
,X
o,
Tunisia ttone, vellut x 10 cm
o
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Legno
ti, 48
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9
pelle, p ataletti, 195
.N
Coll. G 97
4
Inv. 125
Raffinato esemplare del popolarissimo
liuto a due corde presente in tutto il Nord
Africa. Ha cassa armonica e manico in
legno ricoperto di placche di ottone con
decori a rilievo raffiguranti motivi floreali
e simboli culturali. La parte bombata della
cassa è ricoerta di velluto e frontalmente la
pelle reca una pregevole pittura policroma
a olio, che rappresenta un tipico paesaggio
nordafricano. Alle estremità del manico
due fori per i “piroli” che tendono le
corde. Lo si trova principalmente nei paesi
del Maghreb dove è stato importato dagli
schiavi provenienti dalla Guinea. Nella
tradizione dei popoli Gnawa ha tre corde
ed è impiegato dal Maalem (il maestro)
nelle performance di musica estatica per
guidare la trance terapeutica degli adepti
nel corso dei rituali notturni “lila”.
I Berberi usano questo strumento nei canti
epici, lirici e nelle danze: generalmente
il suo suono è accompagnato dal canto
e dal battito ritmato delle mani. Oggi
in Marocco è venduto come oggetto
tipico nei negozi turistici. (VL, RADL)
sguardi orientali - cxv
viaggio di cose e persone
[S]
MOLCAJETE
di Rafael Adolfo Rodríguez Ojeda
… Quando ci
siamo trasferiti a
vivere in Italia, da
subito ci è mancato il Messico, le sue
tradizioni e la sua
cultura. Alla prima
opportunità di ritorno
in Messico abbiamo deciso di portare in Italia più oggetti
possibili, in modo tale che la nostra casa di “qui” fosse
un pezzo del nostro Messico. Il molcajete lo abbiamo
comprato al mercato “Sonora” di Città del Messico (D.
F.), un mercato dove vendono tutto il necessario per
cucinare e anche tutti tipi di utensili tipici del Messico.
Questo molcajete ci ha avvicinato molto alla nostra
terra: anche se non troviamo tutti i tipi di peperoncino,
non importa, la salsa fatta con il molcajete ha tutto
un altro sapore.
[S]
Questo Molcajete rappresenta le mie
radici, è l’incontro con il sapore
della mia casa. Ogni volta che
preparo il “guacamole” (salsa di
avocado), il ricordo della nonna
materna riaffiora e rivedo i suoi
gesti mentre la preparo. Mi piace
tanto preparare le salse dentro al
molcajete, hanno il sapore di casa,
il sapore dei ricordi.
MOLCAJETE
di Diana Beltran Casarrubias
È stato un regalo di mia suocera, e donandomelo mi ha spiegato
come dovrebbe essere usato e come prendermene cura, non perché
il molcajete si “senta male”, ma perché le salse in esso preparate
non si mescolino ai frammenti della pietra … Si mette un pugno di riso e si pesta ben bene; questa operazione si ripete per tre
o quattro volte, così i pori della pietra vengono chiusi e quindi
si possono fare le salse. Molti parenti e conoscenti me lo hanno
chiesto dopo averlo visto in funzione, ma non lo darò mai. Vive
con me già da 42 anni. Il Molcajete qui esposto è una copia
identica a quello che ho a casa. È un mio dono alla Comunidad Católica Mexicana di Roma per far conoscere
al meglio le tradizioni della mia terra. Spero venga
posto vicino a quello del museo, il vecchio ed il
nuovo, la memoria che si perpetua nel tempo.
Grazie per aver accolto il mio MOLCAJETE.
[S]
MOLCAJETE
MOLCAJETE
di Fernando Hernández
donato alla Comunidad Católica Mexicana di
Roma, dalla sig.ra Maria del Rosario B.
messico: il cibo in diaspor a - cxlv
terra di qui
La mia sposa è bellissima nel suo abito bianco,
quando l'ho vista le mie viscere si sono attorcigliate
dall'emozione e la gola mi si è seccata tanto che non
riuscivo più a spiccicare parola.
Ma poi i brindisi con gli amici mi hanno sciolto.
È un matrimonio rosso, come il vino nei bicchieri
che, come da tradizione, vuotiamo in un unico sorso.
Giro di tavolo in tavolo per salutare tutti, parenti e
amici e ad ogni tavolo “gan bei”, vuotiamo i bicchieri!
Ogni tanto i testimoni bevono al posto mio, per
evitare che gli amici riescano nell'intento di farmi
ubriacare, ma sono tanti e bicchiere dopo bicchiere
si scioglie la mia timidezza e via via anche la mia
lucidità.
Quando i testimoni, sorreggendomi col braccio, mi
portano via dall'ultimo tavolo barcollo un po', mi
riconducono alla sedia mentre gli amici gongolano
perché sono prossimo all'ubriacatura.
E poi vedo di nuovo lei, che si è cambiata l'abito.
La ammiro, sono di nuovo lucido nonostante i mille
brindisi e il fiume di vino rosso che ho bevuto e so
che lei è la donna più bella del mondo.
Le curve del suo corpo fasciato nel tradizionale vestito
di seta rossa mi solleticano di mille pensieri e le sue
labbra lucide mi promettono eterna felicità.
Ha raccolto i capelli in una pettinatura elaborata e
i riflessi corvini dei suoi capelli si intrecciano con
quelli blu scuro dei suoi orecchini, fatti da un telaio
d'argento che chiude le piume di un uccello raro,
“martin pescatore” mi dice lei, “martin che??!” replico
io, incespico sul secondo vocabolo e allora mi rendo
conto che già sono ebbro.
Amici! Maledetti, siete riusciti a farmi bere troppo,
ma brindiamo ancora con il nostro nettare rosso.
Perché lei è la donna della mia vita e questo giorno
di immensa felicità sarà il primo dei tanti che
passeremo insieme. (MW)
[S]
ORNAMENTO per acconciatura
Cina, XIX secolo
Metallo dorato, piume di martin
pescatore, perla, seta, 24 cm
Dono G. Ros, 1924, Inv. 132451
ORNAMENTO per acconciatura
Cina, XIX secolo
Metallo dorato, piume di martin pescatore, pietre dure,
26,2 x 7 cm
Dono G. Ros, 1924, Inv. 132452
SPILLONE per acconciatura
Cina, XIX secolo
Metallo smaltato, perla
12,5x 1,4 cm
Dono G. Ros, 1924
Inv. 125952
SPILLONE per acconciatura
Metallo, piume di martin pescatore, perle, 8,9 x 5 cm
Cina, XIX secolo, Dono G. Ros,
1924, Inv. 125949
ORNAMENTO
per acconciatura
Cina, XIX secolo
Metallo dorato, piume di
martin pescatore, perle, pasta
vitrea, 15,3 x 3,6 cm, Dono G.
Ros, 1924, Inv. 132469
riflessioni vaganti di un cinese dal celeste impero a oggi - clxi
terra di qui
Il bagaglio del migrante
i amOgnuno di noi è una valigia aperta: siamo tutti muse
è un
rale
cultu
e
bulanti. La valigia, il bagaglio fisico, emotivo
ci si porta
elemento centrale per l’esperienza del viaggio. È ciò che
nuove
sue
dietro dalla casa e che accompagna il migrante nelle
materiali e
esperienze di vita. Dentro questo bagaglio ci sono cose
namenimmateriali: fotografie, oggetti d’affezione, ricordi, inseg
mani che
ti, pratiche incorporate nella lingua, nei saperi delle
che permetinsieme danno forma e struttura al bagaglio stesso e
tono agli altri la conoscenza di se stessi . (VL)
clxii