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IL TRASPORTO AEREO E LO SVILUPPO SOSTENIBILE: I PROGRAMMI DI ESPANSIONE DEGLI AEROPORTI TRA SPINTE ECONOMICHE E VINCOLI AMBIENTALI Tratto da un Working Paper redatto durante la partecipazione al Master (MSc) in “Air Transport Management” della Cranfield University (Regno Unito) Giuseppe Umberto Panetta Gennaio 2003 Executive summary La costante crescita della domanda e dell'offerta di trasporto aereo a livello mondiale ha prodotto effetti anche a livello locale con lo sviluppo delle attività aeroportuali. Oggi l'aeroporto non è più semplicemente l'area su cui convergono gli aeroplani per le loro operazioni, ma una struttura intermodale "a valore aggiunto" dove i passeggeri e le merci passano dal trasporto di superficie a quello aereo e viceversa. Al processo di trasformazione degli aeroporti da semplici strutture "sociali" a imprese dinamiche "business oriented", si contrappone oggi l'aumentata sensibilità verso il loro impatto sull'ambiente, che costituisce un serio vincolo ai piani di sviluppo aeroportuali. L'impatto ambientale degli aeroporti ha una dimensione esclusivamente locale e può essere distinto in due aree: "air side", dove la principale sorgente di inquinamento acustico ed atmosferico è rappresentata dai movimenti degli aeroplani; e "land side", dove il traffico di superficie da e verso l'aeroporto genera congestione sulle strade ed inquinamento atmosferico. Oggi è opinione diffusa nei paesi maggiormente sviluppati che le esternalità sull'ambiente abbiano superato per importanza gli effetti positivi del trasporto aereo sulla crescita economica e sociale. Tra i cittadini, in particolare coloro che vivono in prossimità degli aeroporti, e le istituzioni cresce la volontà di condizionare ex lege i piani di sviluppo degli aeroporti (vedasi, ad esempio il "caso Malpensa"), e di limitare l'operatività di quelli esistenti con disposizioni che vietano, ad esempio, i voli nelle ore notturne (il caso di Napoli-Capodichino). Il problema non è soltanto tecnico, ma investe la sfera della politica dei trasporti nel contesto dello "sviluppo sostenibile", una delle priorità della politica comunitaria Europea. In quest'ottica, la futura espansione del trasporto aereo, ed in particolare degli aeroporti europei, non sarà guidata soltanto da fattori di natura economica, ma anche e soprattutto da considerazioni di carattere sociale ed ecologico, secondo un “holistic approach” che sappia bilanciare efficacemente effetti positivi ed esternalità negative, riducendo queste ultime ad un livello accettabile. 1 1. Introduzione Nel 1987, la Commissione Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo, conosciuta anche come la "Commissione Bruntland", definì lo sviluppo sostenibile come "lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro propri bisogni". A livello mondiale, negli ultimi cinquant'anni il trasporto aereo si è sviluppato ad un tasso medio annuo del 9%, più del doppio della crescita del Prodotto Interno Lordo mondiale; anche se la crescita negli ultimi due anni si è arrestata, secondo una sorta di ciclicità decennale, il trend del trasporto aereo rimane in crescita. Secondo delle recenti stime dell'ATAG (Air Transport Action Group), il contributo del trasporto aereo sull'economia mondiale ammontava, nel 2000, a non meno di 1.360 Miliardi di US$. Tuttavia, lo sviluppo del settore non è scevro di effetti collaterali, in particolare sull'ambiente. A livello globale, le emissioni gassose dei motori dei velivoli contribuiscono all' "effetto serra" ed all'allargamento del "buco dell'ozono"; a livello locale, nelle aree circostanti gli aeroporti, gli aeroplani innalzano l'inquinamento atmosferico con emissioni di Ossido di Azoto (Nox), di Biossido di Carbonio (CO2), di composti volatili e di particolato; ma la principale fonte di disturbo per i cittadini è costituita dal rumore. Le emissioni gassose ed il rumore sono problemi ben noti sin dall'avvento dei velivoli a reazione, sul finire degli anni cinquanta, ed hanno visto Istituzioni ed Industria attivamente impegnati nella ricerca di una soluzione tecnica, oltre che politica. L'ICAO (International Civil Aviation Organisation) ha emanato l'Annesso 16 alla "Convenzione di Chicago" con cui ha stabilito gli standard di riferimento internazionali per limitare l'impatto ambientale dei velivoli. Sul fronte industriale, comprendente sia i costruttori di aeroplani e motori che le compagnie aeree, vi è stato un forte impegno sul rispetto degli standard ICAO, ma sebbene i velivoli moderni siano dotati di motori più silenziosi, meno inquinanti e dai consumi più contenuti, l'aumento del traffico aereo ha de facto ridotto la portata di tali miglioramenti tecnologici. Poichè gli aeroplani operano tra aeroporti, lo sviluppo "globale" del trasporto aereo assume una connotazione "locale" che influenza, nelle sue accezioni positive e negative, i piani di sviluppo aeroportuali. Oggi tali piani, basati su prospettive di forte crescita, subiscono ritardi, limitazioni ed addirittura cancellazioni, a causa dell'opposizione di cittadini e forze politiche, motivata dalle preoccupazioni per l'impatto ambientale. Ne sono esempio il "caso Malpensa", che ha coinvolto istituzioni locali, regionali, governative, sino ad arrivare alla Commissione Europea, la costruzione del "Terminal 5" dell'aeroporto di Londra-Heathrow, il cui iter di approvazione è 2 passato attraverso un processo di "Public Inquiry" durato un ventennio per valutare gli impatti ambientali sulle popolazioni circostanti, o il progetto di costruzione del nuovo "hub" di Parigi nella regione della Picardie, bloccato dall'attuale Governo francese per la forte opposizione delle popolazioni locali. In altri casi, le istituzioni hanno addirittura emanato provvedimenti per limitare le operazioni aeree nelle ore notturne negli aeroporti più vicini ai centri abitati, come Napoli-Capodichino, penalizzando - di fatto - le possibilità di sviluppo dell'aeroporto. Ciò avviene perché nelle società economicamente più sviluppate viene attribuita maggiore importanza alle esternalità sull'ambiente - in particolare il rumore attorno agli aeroporti - rispetto ai benefici economici e sociali. Si profila, dunque, l’esigenza di limitare in qualche modo la crescita dell'aviazione in generale, e lo sviluppo degli aeroporti in particolare, nell'ottica di uno "sviluppo sostenibile". In questo quadro di riferimento, il presente elaborato intende fornire un'analisi a livello locale degli impatti ambientali e dei benefici economici delle operazioni aeroportuali, valutando il "trade-off" tra esternalità positive e negative, e sottolineando, in conclusione, come i programmi di espansione di un aeroporto saranno in futuro sempre più condizionati da aspetti di carattere sociale ed ecologico/ambientale. 2. Gli impatti ambientali delle operazioni aeroportuali Un recente studio del Governo Inglese ("The future of aviation: the Government's consultation document on air transport policy", 2000) ha identificato i seguenti tipi di impatto ambientale degli aeroporti: L'effetto sulla qualità locale dell'aria derivante dalle emissioni gassose degli aerei che operano sull'aeroporto e dalle infrastrutture ed attrezzature di supporto; L'effetto del rumore degli aerei sulla popolazione che vive vicino all'aeroporto e sotto i sentieri di decollo ed atterraggio; Il rumore, le emissioni gassose ed il traffico prodotti dagli accessi di superficie all'aeroporto, in particolare da quelli su strada; L'occupazione del territorio ("landtake") e l'urbanizzazione derivante dallo sviluppo dell'aeroporto; Altri effetti, quali il consumo energetico, lo sfruttamento di falde idriche, la produzione di rifiuti solidi, liquidi e gassosi. Più sinteticamente, possiamo considerare l'impatto ambientale degli aeroporti secondo la classica suddivisione delle aree di operazioni: 3 "air side", l'impatto ambientale è provocato dal rumore e dalle emissioni gassose derivante dalle operazioni dei velivoli e dei mezzi di supporto (bus per l'imbarco dei passeggeri, autorifornitori, mezzi speciali per il carico e lo scarico delle merci, generatori ausiliari ed altri equipaggiamenti); "land side", l'impatto è causato dalle infrastrutture aeroportuali stesse (cementificazione del territorio) e dal loro funzionamento (consumo energetico, generazione di rifiuti, etc..), nonchè dal traffico di superficie sulle vie d'accesso all'aeroporto; L'impatto delle emissioni gassose prodotte dai motori aeronautici e dal traffico di superficie, viene percepito come un problema importante più in un ottica globale che locale (effetto serra, buco dell'Ozono, surriscaldamento del Pianeta, etc); nonostante gli aeroporti siano un punto di accumulazione per il traffico aereo e di superficie, il loro effetto è scarsamente considerato dalla popolazione locale perché, di fatto, meno percepibile. L' impatto ambientale a cui viene attribuita maggiore importanza, perché è immediatamente avvertibile, è sicuramente quello del rumore. Il rumore degli aeroplani, in particolare quelli a reazione, provoca negli esseri umani che vivono in prossimità degli aeroporti una particolare sensazione di disturbo che si trasforma addirittura in sofferenza psichica nelle ore notturne o nei periodi dedicati al riposo. Essendo gli aeroporti normalmente ubicati in aree di campagna, lontani dagli agglomerati urbani dove il livello medio del rumore è elevato, la soglia di avvertibilità del rumore da parte degli esseri umani è molto più bassa. Secondo uno studio dell'Unione Europea relativo al quinquennio 1986-1991 (LEN Report n. 9420/94), il 15% della popolazione che vive nei grandi agglomerati urbani è esposta al rumore degli aeroplani. Governi ed autorità locali hanno spesso commissionato ricerche per identificare gli effetti del rumore degli aeroplani sulla salute della popolazione, ma i risultati fino ad ora ottenuti non hanno provato alcuna conseguenza diretta, oltre al disturbo del sonno in alcuni individui che vi sono esposti nelle ore notturne. Analizzando il problema dal punto di vista della “sorgente”, si ricava che i velivoli producono rumore dal momento dell'avvio dei motori sino al loro spegnimento; tuttavia i livelli più elevati, e quindi quelli che producono maggiore disturbo alla popolazione, sono generati durante quattro fasi: 1) il decollo, quando i motori vengono spinti al massimo ed il velivolo si trova ancora al suolo; 2) la fase iniziale di salita, quando il velivolo mantiene ancora i motori ad alto regime e si trova relativamente vicino al suolo; 4 3) la fase finale di discesa (approach), quando l'aeroplano si avvicina nuovamente al suolo: in questo caso, il regime dei motori è basso ed il rumore viene generato dall'attrito dell'aria sulla fusoliera e sulle superfici di controllo poste sulle ali del velivolo ("flaps" e "slats"); 4) la fase di frenata immediatamente successiva al contatto delle ruote sulla pista ("touchdown), in cui vengono usati gli inversori di spinta dei motori. Quando il velivolo si trova nelle fasi di crociera e di discesa iniziale, vola ad un’altitudine tale per cui il rumore al suolo non viene avvertito. Spostando l’analisi sugli effetti, invece, bisogna tenere conto di fattori qualitativi e quantitativi: 1) l'intensità delle emissioni sonore: i moderni aerei, certificati "Stage 3" secondo l'ICAO, sono fino a 20 dB più silenziosi dei primi velivoli a reazione; ad esempio, il "noise footprint" dell'Airbus A320 è del 75% inferiore rispetto a quello del Boeing 727; 2) il numero di movimenti (decolli ed atterraggi) per unità di tempo: maggiore è la frequenza dei movimenti, maggiore è il disturbo; 3) le fasce orarie delle operazioni: il disturbo del rumore aumenta nelle ore notturne; 4) la densità di popolazione attorno agli aeroporti e la sua ubicazione rispetto ai sentieri di decollo ed atterraggio. Ciò significa che, a parità di numero di movimenti, l’impatto ambientale è minore in caso di operazioni di velivoli “Stage 3” effettuate durante le ore diurne, ed è inversamente proporzionale all’ammontare della popolazione ed alla distanza dall’aeroporto a cui vive. Nel successivo paragrafo 4 saranno prese in esame delle possibili soluzioni al problema, sia dal punto di vista tecnico che politico. 3. I benefici economici degli aeroporti La domanda di trasporto è una domanda "derivata"; tuttavia, l'esistenza di infrastrutture logistiche per il trasporto può fungere da catalizzatore per lo sviluppo economico della regione a cui sono asservite, determinando così un "circolo virtuoso" che genera occupazione e ricchezza. In quest'ottica, gli aeroporti rappresentano un asset importante sia per l'economia della regione su cui insistono, sia per l'intero Sistema-Paese. In estrema sintesi si possono individuare due tipologie di impatto economico degli aeroporti: in primo luogo, vi è il reddito, il livello occupazionale, il capital investment e le entrate fiscali che le operazioni aeroportuali producono per il fatto stesso di essere attività economicamente significative; in secondo luogo vi è lo spin-off effect sulle attività produttive della regione, quali 5 il turismo, il commercio, l'industria, i servizi, il settore creditizio, derivante dall'esistenza nella regione dell'aeroporto quale "catalizzatore" dell'economia. Uno studio dell' Oxford Economic Forecasting (OEF) condotto per conto del Governo Inglese, intitolato "The Contribution of the Aviation Industry to the United Kingdom Economy" , ha calcolato che nel 1998 il trasporto aereo ha contribuito per l' 1,4% del PIL inglese, ed ha stimato in 180.000 le unità lavorative direttamente impiegate negli aeroporti. Più in dettaglio, una prassi consolidata del settore suddivide l'impatto economico degli aeroporti in tre categorie: Diretto: è costituito dai redditi e dai livelli di occupazione imputabili direttamente alle attività svolte in aeroporto dalla società di gestione, dagli operatori aeroportuali, dalle compagnie aeree, dagli operatori commerciali presenti in aeroporto, dalle Istituzioni (Polizia, Dogane, etc…); Indiretto: è l'impatto sui redditi e sull'occupazione delle attività economiche effettuate all'esterno dell'aeroporto che rientrano nella "supply chain" delle attività aeroportuali (fornitori di carburante, alberghi, imprese di pulizie, fornitori di altri beni e servizi). Indotto: è l'effetto "a cascata", ovvero generato dalle attività che si sviluppano in seguito alla domanda di beni e servizi dei soggetti economici (persone ed imprese) che operano direttamente od indirettamente per l'aeroporto. In generale, gli effetti economici sono direttamente proporzionali ai livelli di traffico di passeggeri e merci registrati dall'aeroporto, ma possono dipendere anche da altri fattori (ad esempio il fatto che un aeroporto sia anche sede di una compagnia aerea, o di una società di manutenzione di aeroplani). Nella realtà, gli impatti diretti possono essere facilmente misurati sia in termini di posti di lavoro, sia in termini economici e finanziari; secondo la "rule of thumb" generalmente accettata nel settore, vengono creati 1000 posti di lavoro per ogni milione di WLU/anno1, valore che diventa 1100 nei più grandi aeroporti europei (vedi anche statistiche ACI-Europe). Più difficile diventa invece la quantificazione degli effetti indiretti ed indotti, che possono essere stimati secondo un "effetto moltiplicativo" degli impatti diretti. Uno studio dell'ATAG condotto nel 2000 ha rilevato che il numero totale dei posti di lavoro generati da un aeroporto può variare da 2500 a 8000 per milione di WLU/anno. Al riguardo, bisogna evidenziare che vi è un area di dubbia attribuzione relativamente ai posti di lavoro del settore turistico, che in alcuni casi vengono inclusi nell'indotto aeroportuale, in altri vengono contabilizzati a parte. 1 WLU: Work Load Unit, unità di traffico convenzionalmente accettata nel trasporto aereo, corrispondente ad un passeggero o a 100 Kg. di merce 6 Da quanto sopra esposto si evince che il positivo impatto di un aeroporto sull'economia della regione dipende dai livelli di traffico di passeggeri e merci ovvero, in ultima analisi, dal numero dei movimenti aerei. 4. Lo sviluppo sostenibile degli aeroporti A livello globale, la crescita del trasporto aereo è strettamente correlata alla crescita del PIL. Fermo restando questa importante assunzione di base, se si restringe il campo di analisi all'Unione Europea, si può osservare che negli ultimi anni la domanda e l’offerta di trasporto aereo, e quindi i volumi di traffico, sono state ulteriormente aumentate da una combinazione di fattori quali: la deregulation del trasporto aereo all'interno dell'Unione, che ha aumentato l'offerta di trasporto e ridotto sensibilmente le tariffe; un generale miglioramento dello standard di vita, che ha aumentato la proporzione di reddito disponibile degli individui, e quindi la domanda; Con il miglioramento delle condizioni economiche, l'utilità marginale attribuita dagli individui ad un'ulteriore dose di ricchezza diminuisce progressivamente ed assumono maggiore importanza altri fattori, come la qualità dell'ambiente, che rientrano nell'ipotetico paniere di risorse che compongono il benessere sociale, il welfare degli individui. Si può ipotizzare che gli individui siano disposti a scambiare la ricchezza con l'ambiente fino a quando l'utilità totale attribuita al loro paniere non sia ridotta. Questo spiega perché l'attenzione all'ambiente è molto alta nelle società che sono maggiormente sviluppate economicamente. Secondo l'indirizzo politico dell'Unione Europea per lo sviluppo sostenibile, è importante che nel lungo periodo la crescita economica, lo sviluppo sociale ed il rispetto e la protezione dell'ambiente procedano congiuntamente, come differenti aspetti di un unico processo. Consideriamo ora il concetto di esternalità: si è in presenza di esternalità ogniqualvolta la funzione di utilità di un soggetto economico include variabili reali i cui valori sono scelti direttamente da altri individui, senza particolare attenzione da parte di questi ultimi agli effetti sull'utilità del primo. Oggi gli aeroporti operano come soggetti economici business-oriented, quindi hanno l’interesse ad incrementare il volume di affari, ovvero il traffico di velivoli, passeggeri e merci; l’aumento del traffico è giustificato dall'aumento della domanda di trasporto, sia per affari che per turismo. Tale aumento, se da un lato soddisfa la domanda e produce ricchezza, dall'altro produce effetti negativi indesiderati sull'ambiente e sui cittadini che vivono nelle vicinanze degli aeroporti. Questi ultimi, in particolare, non hanno alcuna forma di controllo sull’output degli aeroporti, e 7 spesso non sono nemmeno coinvolti nella loro catena del valore (ad esempio perché non lavorano in aeroporto), subendone in sostanza solo gli effetto negativi, senza godere di quelli positivi diretti, indiretti od indotti. La portata economica delle esternalità sull'ambiente è di difficile quantificazione: vi sono stati in passato studi che hanno cercato di determinare, ad esempio, a livello locale, la svalutazione degli immobili ad uso residenziale situati nelle vicinanze di un aeroporto; ancora più difficile risulta la stima del costo economico, oltre che sociale, dell'inquinamento atmosferico provocato dalle emissioni dei velivoli su scala mondiale. SVILUPPO ECONOMICO ⇓ PIANI DI ESPANSIONE AEROPORTUALE ⇑ VINCOLI AMBIENTALI Il problema, quindi, si pone su un piano prettamente politico e le soluzioni devono essere prese a vari livelli in maniera organica. Dal punto di vista “aeronautico”, o “airside”, molto è stato fatto fino ad ora per cercare, innanzitutto, di ridurre il rumore alla fonte, ovvero imponendo standard per costruire ed operare aeroplani sempre più silenziosi. A livello mondiale, l'ICAO ha emanato delle norme di riferimento, contenute nell'Annesso 16 alla Convenzione di Chicago, che stabiliscono limiti sempre più restrittivi in termini di rumore (Stage 2, 3 e - dal 1 gennaio 2006 - Stage 4) ed emissioni gassose dei motori. In ambito ICAO è stato quindi costituito il Comitato per la Protezione Ambientale dell'Aviazione (CAEP), che rappresenta i governi di 18 Paesi e a cui partecipano 10 membri osservatori, tra cui la Commissione Europea, gruppi ambientalisti, l'AIA (Associazione delle Industrie Aerospaziali), la IATA in rappresentanza delle compagnie aeree, l'ACI (Airport Council International) in rappresentanza degli aeroporti. Uno dei principi base dei lavori del CAEP è che ogni standard sul rumore soddisfi le seguenti condizioni: porti benefici all'ambiente non intacchi la sicurezza del volo sia tecnicamente fattibile sia economicamente ragionevole. 8 Per quanto riguarda il rumore, il CAEP ha elaborato un approccio combinato che affronta il problema a livello globale ed a livello locale. A livello globale, sono state elaborate misure di carattere generale per: la riduzione del rumore alla fonte; la certificazione dei velivoli in base al loro livello di emissioni rumorose (Stage 2, Stage 3, Stage 4); l'adozione di restrizioni operative per gli aeroplani più rumorosi, quali il divieto di operazioni notturne; in tale ottica, dal 1 gennaio 2002 sono stati banditi dagli aeroporti dell'Unione Europea tutti i velivoli che non siano certificati almeno Stage 3; la disincentivazione graduale dell'uso dei velivoli più vecchi e rumorosi tramite un sistema di tassazione basato sul livello di emissioni rumorose, secondo il principio del "polluter pays" (chi inquina paga), i cui proventi siano usati per l'implementazione di misure anti-rumore; Sono inoltre state individuate una serie di iniziative per affrontare il problema del rumore a livello locale, ovvero sugli aeroporti. Tali misure includono: elaborazione ed applicazione di procedure operative per l'abbattimento del rumore, quali sentieri di salita ed atterraggio particolari, variazione dell'uso delle piste a seconda dei momenti della giornata; adozione di misure di riduzione della diffusione del rumore, quali la costruzione di terrapieni e barriere fonoassorbenti in particolari aree aeroportuali; una appropriata pianificazione urbana e territoriale nelle aree che circondano gli aeroporti. Alcune di queste misure hanno effetti di lungo periodo, altre, come l'utilizzo di particolari procedure operative, sono produttive di effetti immediati. Di certo, tuttavia, la pianificazione urbana nelle aree circostanti gli aeroporti rappresenta il "tallone d'Achille" di tutto il sistema: paradossalmente, appare infatti più semplice indirizzare e controllare l'applicazione di certe misure a livello globale, che non imporre alle amministrazioni locali un uso intelligente ed efficace del territorio. Se analizziamo il territorio nazionale si nota che, con scarsa lungimiranza, in tutta Italia sono stati autorizzati insediamenti abitativi nelle immediate vicinanze di aeroporti pre-esistenti; aeroporti che erano stati costruiti in aree periferiche scarsamente popolate o rurali, come MilanoMalpensa, Verona, Napoli-Capodichino, si trovano oggi circondati da abitazioni, con conseguente esposizione di una porzione sempre maggiore di popolazione al rumore degli aeroplani. 9 Si evince, pertanto, che tutte le misure e le iniziative prese a livello globale vengono spesso vanificate da un'inefficace gestione del territorio a livello locale, che invece di incentivare la costruzione di insediamenti industriali, produttivi e commerciali in grado di massimizzare le sinergie con delle importanti infrastrutture intermodali, quali sono gli aeroporti, ha autorizzato, o comunque non impedito, la realizzazione nelle loro vicinanze di interi quartieri residenziali, che oggi rappresentano un serio vincolo non solo ai piani di espansione aeroportuale che la società ed il mercato richiedono, ma addirittura una limitazione della attuale capacità operativa degli aeroporti. Per indirizzare lo sviluppo dell’aviazione e degli aeroporti in un sentiero sostenibile è necessaria, pertanto, un'azione integrata e coordinata a diversi livelli, globale, regionale, locale, per raggiungere obiettivi nel lungo, medio e breve periodo. A livello globale, l'ICAO ha la responsabilità di identificare le aree che hanno il maggiore impatto sull'ambiente e di stabilire degli standard di riferimento a cui l'industria debba uniformarsi. A livello regionale, alle istituzioni, come l'Unione Europea, spetta il compito di implementare le normative ICAO e di adottare misure coercitive nei confronti di coloro che operano negli Stati membri, quali l'imposizione di tasse anti-rumore, il bando totale delle operazioni di velivoli inferiori allo "Stage 3". A livello nazionale, la politica dei trasporti deve tenere conto delle direttive sovra-nazionali (Unione Europea) e della realtà ecologico-ambientale del territorio. A livello locale, è fondamentale che sia elaborata ed attuata un'adeguata pianificazione urbana e territoriale, e che questa sia in armonia con l'esistenza ed il possibile sviluppo degli aeroporti esistenti, evitando la costruzione di immobili ad uso residenziale nelle vicinanze dell'aeroporto e lungo i sentieri di decollo ed atterraggio dei velivoli. 5. Conclusioni La crescita economica ha aumentato la domanda di trasporto aereo, con il conseguente aumento di traffico negli aeroporti. Inoltre, la trasformazione di questi ultimi da semplici fornitori di un servizio di pubblica utilità (il trasporto aereo) a vere e proprie imprese con connotazione di soggetti privati, ha enfatizzato il ruolo degli aeroporti come soggetti economici “business oriented”. Lo sviluppo degli aeroporti è produttivo di positivi effetti economici diretti, indiretti ed indotti. L’entità di tali effetti è direttamente proporzionale ai livelli di traffico, in termini di passeggeri, merci e, in ultima analisi, di movimenti aerei. 10 Tuttavia, lo sviluppo del traffico negli aeroporti è anche fonte di impatto sull’ambiente: in particolare, per le popolazioni che vivono in prossimità degli aeroporti, la principale fonte di disturbo è costituita dal rumore degli aeroplani. Nelle società economicamente più sviluppate, l’attenzione all’impatto ambientale è sempre maggiore, e oggigiorno è diventato il principale ostacolo ai piani di espansione aeroportuali, nonostante ciò rappresenti una limitazione alle ulteriori possibilità di sviluppo economico della zona alla quale l’aeroporto è asservito. L'approccio al problema deve quindi essere organico: bisogna ponderare bene il trade-off tra sviluppo economico ed impatto ambientale, tenendo presente che l'impatto sull'ambiente delle operazioni aeroportuali non potrà essere eliminato del tutto, ma potrà essere ridotto ad un livello accettabile attraverso l'applicazione di una serie di misure tecniche e politiche, tali da consentire lo sviluppo dell'aviazione e degli aeroporti in maniera sostenibile. A questo riguardo bisogna sottolineare, da ultimo, come i progressi compiuti a livello mondiale (ICAO – CAEP), trans-nazionale (Unione Europea) e nazionale (politica dei trasporti, quadri normativi nazionali), siano spesso vanificati a livello locale attraverso una inadeguata pianificazione territoriale ed un inefficace controllo sull’urbanizzazione, che ha portato nel tempo vari aeroporti ad essere circondati da insediamenti abitativi e vere e proprie aree residenziali, aumentando così la porzione di popolazione esposta agli effetti negativi degli aeroporti. Di fronte a tali situazioni concrete, ogni considerazione di carattere politico ed economico rimane, pertanto, un mero esercizio teorico. Bibliografia Ashford, N; Moore, C. (1999) “Airport Finance”, Woodhouse Eaves (UK), L.A.C. 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