TURILLAZZI S. - La socialità nei Polineotteri
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TURILLAZZI S. - La socialità nei Polineotteri
Atti Accademia Nazionale Italiana di Entomologia Anno LXI, 2013: 143-147 LA SOCIALITÀ NEI POLINEOTTERI STEFANO TURILLAZZI (*) (*) Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Firenze. Lettura tenuta durante la Giornata culturale su “Contributo alla conoscenza dei Polineotteri basali. Struttura, comportamento e riproduzione: aspetti di base e applicativi”. Seduta pubblica dell’Accademia - Firenze, 11 ottobre 2013. Sociality in Polyneoptera The study of the evolution of social behaviour relies on the comparative method which compares the behavioural characteristics of living taxa in order to reconstruct the probable steps that led some species towards eusociality. In the Polyneoptera division we find taxa with intermediate social stages as far as the eusociality of Termites. This short survey focuses on some of the most important social characteristics in a group of orders that are still very poorly known in their behavioral ecology and sociobiology. KEY WORDS: social evolution, Polyneoptera. L’evoluzione del comportamento sociale rappresenta uno degli argomenti sui quali la ricerca biologica si è focalizzata negli ultimi quaranta anni ed è tuttora al centro di un dibattito molto acceso (HAMILTON, 1964; NOVAK et al., 2010; ABBOT et al., 2011). I principali modelli animali sui quali si è appuntato l’interesse sono stati gli insetti (WILSON, 1971; COSTA, 2006). Questo per il fatto che in questi animali si ritrovano vari gradi di complessità sociale, dalla vita solitaria fino a quel fenomeno definito con il termine di eusocialità. Secondo la definizione classica sono eusociali quelle forme i cui gruppi presentano tre principali caratteristiche, con individui che curano assieme la prole immatura, che hanno sovrapposizione di generazioni e, soprattutto, i membri delle cui società presentano una divisione riproduttiva del lavoro, vale a dire esistono riproduttori e non riproduttori (BATRA, 1966). Quest’ ultima caratteristica porta naturalmente all’espressione di comportamenti particolari, che vengono definiti altruistici, intendendo con questo che gli individui che rinunciano alla propria riproduzione lo fanno per favorire quella degli individui riproduttori (in termini di fitness, abbassano la propria fitness diretta per aumentare quella di altri individui). Questo fenomeno, che già Darwin aveva intuito essere un grosso problema per la sua teoria, viene spiegato con varie teorie evolutive che vedono di volta in volta unità di selezione diverse (il gene, l’organismo uni o pluricellulare, la colonia) alla base del processo evolutivo (recenti reviews in merito sono quelle di HÖLLDOBBLER e WILSON, 2009; QUELLER e STRASSMANN, 2009; – Pubblicato marzo 2014 LEHMANN et al., 2007; GARDNER e GRAFEN, 2009; BOURKE, 2011). È comunque generalmente accettato che lo studio dei vari, possibili, passi evolutivi che hanno portato all’eusocialità possa essere ricostruito con l’analisi delle varie forme di comportamento di specie viventi utilizzando il cosiddetto “metodo comparativo”; per questa ragione risultano modelli di studio ottimali quei gruppi sistematici che presentano taxa con caratteristiche sociali via via più complesse. Negli insetti queste caratteristiche si ritrovano soprattutto nell’ordine degli Imenotteri, tuttavia altre linee filetiche risultano interessanti, in particolar modo nella divisione dei Polineotteri dove vengono incluse le Termiti, unico altro taxon di insetti dove si ritrova un’alta espressione di eusocialità. Si ritiene generalmente che le vie attraverso cui si è sviluppata l’eusocialità siano principalmente due: quella matrifiliale, attraverso cure parentali via via più complesse che hanno portato, con la permanenza delle forme giovanili assieme ai genitori, a formare gruppi familiari sempre più estesi; e quella aggregazionale, con il raggruppamento di individui conspecifici a formare strutture sociali sempre più complesse, favorite da una migliore difesa da nemici o da una migliore possibilità di sfruttamento di risorse di vario tipo. Oltre a questo si individuano anche altre due caratteristiche molto importanti nelle forme sociali: la costruzione di un nido che accoglie il gruppo, e la presenza di strutture morfologiche e/o comportamentali adatte alla difesa dei membri giovanili e delle risorse della colonia stessa. In questa breve relazione prenderò in esame – 144 – alcune delle forme che appartengono ai Polineotteri che si distinguono per la presenza di strutture sociali indici di tentativi evolutivi verso una socialità completa che, come ho detto, è stata però raggiunta solo nelle Termiti. I fattori che hanno favorito l’evoluzione di comportamenti aggregativi negli organismi viventi sono molteplici. Tra questi i più importanti sono la difesa da predatori, una facilitazione nel controllo delle condizioni ambientali, l’acquisizione di vantaggi nello sfruttamento di risorse trofiche. D’altro canto è vero che l’aggregazione di numeri grandissimi di individui presenta svantaggi che possono concretizzarsi in una maggior suscettibilità alle epidemie, in conflitti frequenti per l’accaparramento di risorse di vario tipo (inclusi i partners sessuali), in una maggior visibilità dei gruppi nei confronti di predatori, ecc.. Quindi le ragioni fondamentali che hanno portato alla socialità sono principalmente di tipo ecologico. I Polineotteri includono varie forme di insetti emimetaboli; i loro rapporti filogenetici sono riportati nella Fig. 1. Nella figura sono anche indicati sommariamente i gradi di socialità che si riscontrano nei vari taxa. In particolare va detto che nella maggior parte dei casi si rilevano cure parentali più o meno estese. Non tutte le forme presentano però nidi che possano dirsi elaborate costruzioni destinate a durare più di qualche mese e raramente sono riutilizzate da più generazioni. In nessun taxon, poi, sembra sia presente la cosiddetta aplodiploidia, che negli Imenotteri ha certa- mente contribuito a favorire l’origine dell’eusocialità (HAMILTON, 1964) Nella tabella 1 sono riportati sinotticamente per i vari taxa le principali caratteristiche proprie dei raggruppamenti sociali. In particolare ho indicato quelle che si possono riferire alla cure parentali, alla numerosità degli individui nelle colonie ed alcuni meccanismi di integrazione sociale (presenza di feromoni di vario tipo, divisione del lavoro ecc.). I dati sono stati principalmente ottenuti dalla recente e completa review di J. Costa (COSTA, 2006). Le prime quattro colonne della tabella si riferiscono alla presenza di cure parentali o alla tendenza alla formazione di aggregati soprattutto di tipo difensivo. Questo, in fondo, rispecchia le due possibili strade evolutive verso la socialità prospettate dalla teoria: la via matrifiliale e quella aggregazionale. La seconda è particolarmente presente nel sottordine Caeliphera degli Ortotteri. E’ infatti nota la tendenza di alcune specie a formare raggruppamenti di giovani che hanno una funzione principalmente difensiva, mentre altre specie, come le locuste, presentano la capacità di metamorfosare fisiologicamente e comportamentalmente da una fase solitaria ad una gregaria in risposta a stimoli ambientali. In specie dell’altro sottordine degli Ortotteri, gli Ensiferi, e in specie di tutti gli altri taxa presi in considerazione, invece, si hanno cure parentali più o meno estese che continuano oltre la schiusa delle uova e quindi danno vita ad una sovrapposi- Fig.1 Rapporti filogenetici tra I vari taxa di Polineotteri. Sono incorniciati quei taxa che presentano specie con qualche carattere di socialità. (Da Wang et al. 2013, modificato) – 145 – Tabella 1 – Principali caratteri legati alla socialità in alcuni taxa di Polineotteri. Asstem= assembramenti temporanei; sovrgen= sovrapposizione di generazioni; cpestes= cure parentali estese; cpcoop= cure parentali cooperative; mixcol= mancanza di riconoscimento coloniale; nidop= nido stabile per più generazioni; armi= armi di difesa coloniale; ferom= presenza di feromoni e livello di comunicazione; divlav= divisione di lavoro tra i membri del gruppo. asstem sovrgen cpestes cpcoop colonie mixcol nidop armi ferom divlav DER - + ++ - - - + ? - EMB - + ++ ? <100 + + ? ? - ZOR - + + ? >100< + ISO - + ++ + >1000 - - - Aggr - + + +++ + BLA - + ++ ? <100 ? + - Aggr - CAE + - - - - - Aggr - ENS - + + - - - ? - - DER= Dermatteri; EMB = Embiotteri; ZOR = Zoratteri; ISO = Isotteri; BLA= altri Blattoidea; CAE = Ortotteri Celiferi; ENS = Ortotteri Ensiferi zione di generazioni. Le cure possono andare dalla semplice protezione attiva delle ninfe da predatori e possibili patogeni (mediante la pulizia del corpo da parte della madre), all’alimentazione delle ninfe con cibi cacciati (come nel caso delle prede dei Dermatteri) o rappresentati da secrezioni, rigurgiti o deiezioni prodotti dalla madre stessa. I Blattaria esibiscono la più ampia gamma di fenomeni di cure parentali riscontrabili negli insetti e nei Cryptocercidae è riportato un approvvigionamento progressivo delle ninfe con fluidi rigurgitati dalla madre o emessi dall’ano. In nessun caso, naturalmente con l’eccezione degli Isotteri, sono però riportati in letteratura casi certi di cure cooperative della prole con più adulti del gruppo sociale che si impegnano nell’allevamento dei piccoli (COSTA, 2006). La quinta e la sesta colonna della tabella riassumono, a grandi linee, la consistenza dei raggruppamenti che si vengono a formare quando i gruppi familiari si allargano per la permanenza di più generazioni o si uniscono con altri gruppi. Questi fenomeni sembrano essere presenti negli Zoratteri, dove possiamo avere colonie formate da centinaia di individui (maschie e femmine) adulti e immaturi di età diverse. Negli Embiotteri le colonie possono essere parimenti grandi ma sono formate da sottogruppi che si mantengono di solito divisi nel dedalo di gallerie di seta che costituisce il nido. Anche nei Cryptocercidae (Blattaria) si ritrovano colonie con vari adulti riproduttori e ninfe di tutte le età. Tanto negli Embiotteri che negli Zoratteri sembra che colonie diverse possano convergere portando ad una mescolanza genetica del gruppo risultante. Questo è chiaramente indice della mancanza di fenomeni e meccanismi di riconoscimento coloniale che sembrano invece essere pre- senti in alcuni Cryptocercidae e sono ovviamente ben efficienti nelle colonie degli Isotteri. La settima colonna della tabella indica la presenza di un nido stabile e duraturo (cioè disponibile per l’utilizzazione da parte di varie generazioni). Solamente gli Embiotteri hanno la capacità di costruire nidi utilizzando un materiale di loro produzione (la seta prodotta da ghiandole tarsali), mentre alcuni Blattaria (Cryptocercidae) e gli Isotteri scavano gallerie nel legno o, le termiti superiori, usano secrezioni fecali che tengono assieme particelle di terra e lignina a somiglianza di mattoncini (W ILSON , 1971). In tutti i casi, comunque, solo in questi taxa i nidi possono essere utilizzati più a lungo di un unico evento riproduttivo e rappresentano un punto focale per la vita di un gran numero di individui ed una risorsa da difendere, cooperativamente, contro attacchi di possibili usurpatori. In realtà il fenomeno di una difesa comune si concretizza esclusivamente nelle colonie delle termiti che hanno compiuto il successivo passo di affidarsi a individui particolari muniti di armi adatte al compito: i soldati. Questo non è stato possibile negli altri Blattaria (che hanno scelto una difesa passiva basata su secrezioni ripugnanti e, forse, in mancanza di una predisposizione a formare morfi adatti alla difesa) né, tantomeno, negli Embiotteri, che sembrano mancare di una qualsiasi forma di difesa attiva nei confronti dei predatori se non quella rappresentata dalla velocità con la quale essi si muovono (in avanti e in retromarcia) lungo le strette gallerie di seta del loro nido. Riguardo a questi ultimi, tuttavia, andrebbe chiarito il perché del dimorfismo dei maschi che si ritrova in varie species. Maschi atteri (e con grandi teste e mandibole), in effetti, sono stati proposti come eventuali morfi specializzati nella difesa – 146 – dei nido in specie della famiglia Australembiidae da J. EDGERLY (1997). La penultima colonna prende in considerazione il grado di comunicazione che sembra esistere nei gruppi sociali dei vari taxa, con un esame di massima dei feromoni riportati nei singoli gruppi. Feromoni di aggregazione sembrano essere comuni in varie specie di tutti i taxa che formano colonie anche se esistono poche informazioni per gli Embiotteri. Nei Blattaria sono stati anche riportati feromoni di traccia (Blattella) e feromoni di allarme. Negli Isotteri abbiamo, ovviamente, la gamma completa dei meccanismi di comunicazione chimica che si ritrovano negli Insetti sociali. L’ultima colonna è quella che più connota il grado di socialità e, come si vede, presenta un segno positivo solo nel caso degli Isotteri. Questi insetti presentano quattro caste: adulti alati, soldati, vere operaie e false operaie (pseudoergati) (Fig. 2). La socialità delle Termiti si origina ed evolve per la difesa del nido, ma i presupposti per la formazione della casta operaia si ritrovano già nei Blattaria, con la dipendenza delle ninfe dai genitori (NALEPA, 2011), e si perfezionano nel passaggio dalla vita in un unico ceppo delle termiti inferiori al foraggiamento esterno delle specie più evolute (KORB et al., 2012). A causa di ricerche pressoché assenti negli altri ordini (DILLON e DILLON, 2004), nella tabella manca un riferimento alla presenza di microrganismi simbionti, utilizzati dalle Termiti e da altri Blattaria per la digestione della cellulosa di cui questi insetti si nutrono. La supposta necessità di una trasmissione verticale di questi simbionti con interazioni tra i membri della colonia è stata considerata un fattore importante nell’innesco e nell’evoluzione del comportamento sociale (CLEVELAND et al., 1934). Questa importanza sembra essere confermata dalle più recenti ricerche (NALEPA et al., 2001; INWARD et al., 2007; OHKUMA et al., 2009). In verità la serie di segni negativi che si ritrovano nell’ultima colonna non esclude la presenza di comportamenti altruistici e la possibilità di caste, più o meno stabilmente sterili, anche nel caso di altri gruppi. Abbiamo visto che la socialità si origina e si sviluppa in risposta a condizioni ambientali particolari e questo è vero per un ampia gamma di organismi (vedi ad esempio i Crostacei del genere Synalpheus (DUFFY et al., 2000) o i ratti fossori Eterocephalus glaber (J ARVIS , 1981) e Fukomys damarensis (O’R IAN e FAULKES, 2008). Le nostre conoscenze delle varie forme di Polineotteri sono effettivamente limitate e sorprese potranno sempre sopraggiungere man mano che la ricerca approfondirà alcuni aspetti della biologia sociale di specie legate ad ambienti particolari. RIASSUNTO Lo studio dell’evoluzione della socialità si avvale del metodo comparativo che mette a confronto le caratteristiche comportamentali di taxa viventi per ricostruire i probabili passaggi evolutivi che hanno portato alcune specie a quella che viene definita “eusocialità”. Nella divisione dei Polineotteri ritroviamo taxa con esempi di stadi sociali intermedi fino alla eusocialità delle Termiti. Questa breve relazione prende in esame alcune delle caratteristiche importanti che identificano questi stadi intermedi in un gruppo di ordini ancora poco conosciuto per l’ecologia comportamentale e la biologia sociale. 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