Editoriale Riflessioni Per non dimenticare Le voci dell
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Editoriale Riflessioni Per non dimenticare Le voci dell
2014 n° 1-3 n° 1-3 Notiziario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma Foro Romano Editoriale Mauro Vaglio Cancellerie aperte 5 ore: la sentenza del Consiglio di Stato ____________ Antonino Galletti Riflessioni Foro Romano ANNO LXIV GENNAIO – GIUGNO 2014 Roberta Angelilli Aldo Minghelli Per non dimenticare Giovanni Cipollone Luigi Favino Gennaro Francione Le voci dell’Avvocatura Silvana Ambrosino Marina Binda Franca Brescia Sara Cuniberti Riccardo Bolognesi Massimo Colarizi Filippo Lubrano Luigi Medugno Giuseppe Guarino Attualità Forensi Attività del Consiglio Formazione continua Rassegna di Giurisprudenza Mario Scialla n° 1-3 Notiziario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma Direttore Responsabile: Mauro VAGLIO Direttore Scientifico: Alessandro CASSIANI Capo Redattore: Samantha LUPONIO Comitato di redazione: Mauro VAGLIO, Pietro DI TOSTO, Riccardo BOLOGNESI Fabrizio BRUNI, Antonio CAIAFA, Alessandro CASSIANI Domenico CONDELLO, Antonio CONTE, Antonino GALLETTI Mauro MAZZONI, Aldo MINGHELLI, Roberto NICODEMI Matteo SANTINI, Mario SCIALLA, Isabella Maria STOPPANI Segretario di redazione: Natale ESPOSITO Progetto grafico: Alessandra GUGLIELMETTI Disegno di copertina: Rodrigo UGARTE ____________ ____________ Foro Romano - Autorizzazione Tribunale di Roma n. 1866 del 1950 - Direzione, Redazione: P.zza Cavour - Palazzo di Giustizia - 00193 Roma Impaginazione e stampa: Infocarcere scrl - Via C. T. Masala, 42 - 00148 Roma Sommario n°1-3 3 Notiziario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma EDITORIALE A difesa della Democrazia Mauro Vaglio 5 FOCUS Il Consiglio di Stato consacra definitivamente la nostra battaglia avviata sin dal 2011: le cancellerie devono essere aperte per 5 ore giornaliere! Antonino Galletti 6 Il Consiglio di Stato ristabilisce la verità sull’orario di apertura degli uffici giudiziari: con la sentenza n. 798/2014 depositata il 20.2.2014 della Sesta Sezione è stato consacrato definitivamente il principio dell’apertura per cinque ore giornaliere Antonino Galletti 14 RIFLESSIONI Dalla parte degli avvocati, per una giustizia efficiente e accessibile a tutti Roberta Angelilli 15 Giustizia lumaca e i costi vertiginosi: qualche proposta, qualche soluzione Aldo Minghelli 18 PER NON DIMENTICARE In ricordo dell’Avvocato Valerio Bettoni Giovanni Cipollone 19 S. Alfonso protettore di avvocati e giuristi Luigi Favino 21 La grande tragedia dimenticata: Balvano 1944 Gennaro Francione 22 LE VOCI DELL’AVVOCATURA Dalla Facoltà di Giurisprudenza ad Avvocato Silvana Ambrosino 24 Pellegrinaggio giudiziario con i detenuti: Assisi-Roma 4-11 giugno 2014 Marina Binda 32 I duri anni della gavetta Franca Brescia 35 Finalmente il giuramento Sara Cuniberti 36 36 Onore a Giuseppe Guarino Maestro dell’Avvocatura Romana Scegliete sempre buoni maestri Riccardo Bolognesi Foro Romano 1 Sommario 37 Una scuola per l’Avvocatura Massimo Colarizi, Filippo Lubrano, Luigi Medugno 38 Le dieci virtù dell’Avvocatura Giuseppe Guarino 42 ATTUALITÀ FORENSI Relazione annuale in rappresentanza dell’Avvocatura distrettuale sull’attuale stato della Giustizia italiana Mauro Vaglio 45 ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO Bilancio 2013-2014: la Relazione del Presidente Mauro Vaglio 47 Bilancio 2013-2014: la Relazione del Segretario Pietro Di Tosto 49 Facciamo il Bilancio … Antonino Galletti 51 I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della giustizia A cura della Redazione 53 Il compito arduo che ci aspetta Antonino Galletti 55 Protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma-Sportello Unico dell’Immigrazione A cura della Redazione 58 Attuazione del Protocollo d’intesa con il Comune di Roma per la liquidazione delle spese di lite A cura della Redazione 66 FORMAZIONE CONTINUA Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati 69 AGGIORNAMENTO ALBO 70 La grande Famiglia degli Avvocati romani A cura della Redazione 78 RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA A cura di Mario Scialla 2 Foro Romano Editorale A difesa della Democrazia Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Il 20 febbraio 2014 a Roma si è tenuta una clamorosa azione di protesta degli avvocati, promossa dall’OUA (Organismo Unitario dell’Avvocatura) presieduto da Nicola Marino, lamentando la “giustizia umiliata” con un corteo di oltre 15.000 persone tra avvocati, magistrati onorari e cittadini che hanno percorso le strade del centro della Capitale al grido di “la nostra dignità per la vostra libertà” e “in difesa della democrazia”. Una manifestazione a difesa del diritto dei cittadini ad accedere alla giustizia, diritto reso più gravoso dall’irragionevole aumento dei costi del contributo unificato del 55,62% per il primo grado, del 119,15% per l’Appello e del 182,67% per la Cassazione. C Le ultime misure, poi, approvate dal Governo il 17 Dicembre 2013 hanno semplicemente dell’incredibile e sono un vero e proprio schiaffo ai diritti costituzionali. Non soltanto è stato alzato il “gettone d’ingresso” al tavolo della giustizia attraverso gli aumenti che ho prima citato, ebbene, si è giunti fino ad imporre di ripagare tutto di nuovo se si vogliono conoscere le motivazioni della sentenza. Ma vi rendete conto? Quale mente diabolica può avere partorito un’idea così incivile, in un Paese che è stato la culla della civiltà giuridica? Inoltre, che dire di misure come: - Giudice unico in grado di appello; misura che porta solo alla perdita della garanzia della collegialità della decisione. - Sanzione economica a carico dell’avvocato per l’ipotesi in cui abbia difeso il cliente in un giudizio che risulti temerario, ciò ovviamente a discrezione del giudice (il quale dovrà motivare la sua decisione solo se pagherai). Cos’altro rappresenta se non l’intento repressivo ed intimidatorio verso l’Avvocato? ari Amici e Colleghi, quando in un giorno come questo si ritrovano in piazza a protestare, fianco a fianco, cittadini dei più diversi settori della società, possiamo essere certi che è avvenuto o sta per avvenire qualcosa di davvero preoccupante. E infatti dirò, senza giri di parole, che dalle stanze del potere politico giungono segnali e misure concrete che stanno cancellando i più elementari diritti democratici e costituzionali del cittadino con la consueta ed ignobilmente falsa giustificazione della necessità di ridurre i tempi dei processi. Ce lo chiede l’Europa per esser competitivi, questa è la scusa… Invece è in atto un tentativo di assassinare la Costituzione in un modo così subdolo che ce ne siamo potuti rendere conto per primi noi Avvocati, operatori del settore, e stiamo tentando di opporci a questo omicidio premeditato, come è illustrato nel simbolo di questa giornata. Nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2013 si sono registrate ben 17 modifiche al codice di procedura civile e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: processi più lunghi, meno libertà e più problemi per il cittadino che ha visto aumentare a dismisura i costi per quell’accesso alla giustizia che dovrebbe essere, al contrario, costituzionalmente garantito e reso possibile per chiunque. Il contributo unificato è aumentato del 55,62% per il primo grado, del 119,15% in appello e del 182,67% in Cassazione, senza contare che a queste spese debbono aggiungersi i diritti di cancelleria ed i costi relativi all’imposta di registro sulle sentenze e sui provvedimenti decisori in genere. Che dire poi dell’aumento del 340% della marca di cancelleria per le notifiche, che invece ora si fanno a costo zero con la pec. Foro Romano La compressione del diritto di difesa dei cittadini è sempre stato uno dei primi segnali che accompagna la formazione di regimi totalitari e liberticidi. Il povero cittadino italiano è sottoposto ormai ad una “dittatura economica”, nella quale riesce ad ottenere giustizia solo chi può permettersi di pagare profumatamente gli elevati costi di accesso alla giurisdizione. Insomma, siamo stanchi di riforme-truffa che vengono messe in campo senza neppure ascoltare il parere degli Avvocati. 3 Editorale E noi avremmo molte proposte da fare, anche a costo zero, per curare i mali della Giustizia se solo ci si volesse dare ascolto. Ecco qualche esempio: - Pensate a quanto si potrebbe ridurre la carenza di organici della magistratura solo vietando per legge ai magistrati di assumere incarichi extragiudiziari, visto che in un solo semestre essi sono stati, in media, più di 900 e la maggior parte presso i Ministeri. - Utilizzo della negoziazione assistita, strumento extragiudiziario già esistente nella legislazione francese, che valorizza la fase antecedente al processo e stimola la parte e l’avvocato a cercare un accordo al di fuori della giurisdizione che acquista efficacia esecutiva con la semplice omologazione da parte dell’autorità giudiziaria. - Camere arbitrali presso gli Ordini forensi: si tratterebbe di una giustizia alternativa e veloce, con incentivi (quali l’esenzione da ogni imposta) e costi calmierati. - Devoluzione all’Avvocatura di alcuni settori dell’attività giudiziaria civile, ovvero di quelle attività ripetitive e che costituiscono un appesantimento del lavoro dei Magistrati: mi riferisco a procedimenti quali i decreti ingiuntivi, gli sfratti, le separazioni consensuali. Ma questi sono solo alcuni esempi che saremmo lieti di sviluppare se solo vi fosse, da parte del legislatore, il serio intento di migliorare la situazione in cui versa la giustizia. Sappia, il mondo politico, che noi non tollereremo ulteriori compressioni delle libertà del cittadino e vanificazioni, nei fatti, dei diritti costituzionali. L’Avvocatura Italiana è unita insieme ai cittadini e vi darà battaglia. Lo sappia il costituendo governo, non staremo a guardare, non ci faremo intimorire. 4 Foro Romano Il Consiglio di Stato consacra definitivamente la nostra battaglia avviata sin dal 2011: le cancellerie devono essere aperte per 5 ore giornaliere! Antonino Galletti Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma L a battaglia che abbiamo avviato nel 2011 a tutela dell’avvocatura italiana, dopo un iter giudiziario tormentato, è giunta finalmente al capolinea. Il Consiglio di Stato ha affermato definitivamente, accogliendo nel merito il ricorso dell’Ordine capitolino, la tesi della inderogabilità dell’orario di apertura delle cancellerie per cinque ore giornaliere. La portata della sentenza è dirompente e sarà utile a tutta l’avvocatura italiana che saprà prendere spunto e esempio dal nostro contenzioso per trarne giovamento in ogni sede giudiziaria. Nel dettaglio, il Supremo Collegio di Giustizia Amministrativa, Sezione Quarta, nella sentenza n. 798/2014 depositata il 20.2.2014, ha affermato che “la questione giuridica posta all’attenzione della Sezione dalla instaurata controversia trova, quanto alla sua soluzione, un preciso riferimento normativo nella puntuale diposizione recata dall’art. 162, 1° comma della legge 23 ottobre 1962 n. 1196 (“ordinamento del personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie e dei dattilografi”) che così prevede: “le cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari, sentiti i capi delle cancellerie e delle segreterie interessate”. Stante l’inequivoco tenore letterale della predetta norma, ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di stabilire l’orario di apertura al pubblico delle cancellerie e segreterie, ma sempre nell’osservanza del limite della durata dell’orario di apertura di cinque ore giornaliere, come previsto dal citato art. 162. Quella testé riportata è una norma tassativa che se da un lato rimette alla discrezionalità del Dirigente il potere di articolare l’orario in questione nel senso di poter Foro Romano variamente fissare l’ora di inizio dell’apertura al pubblico, dall’altro lato vieta di ridurre la durata oraria in cui le cancellerie e segreterie devono essere aperte al pubblico (non meno di cinque ore nei giorni feriali). In altri termini, la previsione legislativa in rassegna ha un contenuto assolutamente vincolante, tale da non lasciare alcun margine di discrezionalità in ordine ad una opzione di durata oraria giornaliera di apertura al pubblico degli uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente ed inequivocabilmente dal legislatore nazionale a mezzo di un previsione con una valenza uniforme per tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie presenti sull’intero territorio italiano. D’altra parte il regime giuridico di rango legislativo applicabile all’orario di apertura degli uffici in questione si pone in linea con la regola della riserva di legge prevista in materia dall’art. 97 Cost. (“i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”) e, com’è noto, il principio di riserva di legge impone da un lato che la disciplina di una certa materia sia demandata alla fonte legislativa e dall’altro lato che fonti “normative” diverse non possono intervenire sugli oggetti riservati alla legge. Avevamo centrato nel segno! Il dictum giurisdizionale è la migliore risposta anche ai tanti iettatori, ai denigratori e a coloro che invocavano accordi al ribasso sulla pelle degli avvocati romani e italiani (non dimenticherò mai che nel primo ricorso al TAR non mancarono neppure taluni colleghi che intervenirono... ad opponendum!). Avanti tutta, dunque, sulla tutela dei diritti e degli interessi degli Avvocati: almeno a Roma, sarà possibile entrare a testa alta nelle cancellerie portando in dono... una copia della sentenza! 5 Il Consiglio di Stato ristabilisce la verità sull’orario di apertura degli uffici giudiziari: con la sentenza n. 798/2014 depositata il 20.2.2014 della Sesta Sezione è stato consacrato definitivamente il principio dell’apertura per cinque ore giornaliere Antonino Galletti1 Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma L’ art. 162 L. 1196/1960 impone l’apertura al pubblico degli uffici giudiziari e di cancelleria per “cinque ore nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari” e attribuisce la competenza esclusiva ai “capi degli uffici giudiziari”2. Ai sensi del suddetto articolo, l’azione amministrativa, soprattutto quella relativa alla autorganizzazione degli uffici è, dunque, del tutto vincolata. Non v’è spazio alcuno, per i capi degli uffici giudiziari3 (e i dirigenti), per ridurre quest’orario; v’è solo un limitato margine di discrezionalità per modularlo e articolarlo nell’arco di ciascun giorno feriale (ad esempio, dalle 8 alle 13, dalle 8.30 alle 13.30, dalle 9 alle 14 e così via) e null’altro. In altre parole, dal lunedì al venerdì le cancellerie giudiziarie non possono non essere aperte al pubblico se non per cinque ore consecutive. L’unica discrezionalità che residua in capo all’Amministrazione, si ripete, consiste nell’individuazione dell’ora d’inizio e, conseguentemente, di quella finale; ma sempre di cinque ore di apertura quotidiana deve trattarsi. La norma è tassativa; non è dato ai presidenti degli uffici giudiziari (come a nessuna altra Autorità) alcun potere di deroga che, ove attuato in concreto, appare tanto più illegittimo e irragionevole laddove sia esercitato senza porre un preciso termine finale a misure che si pongono in aperto contrasto con la lettera della legge. La stessa Amministrazione della Giustizia ha talvolta ritenuto che la disciplina dettata dal legislatore in materia di apertura dell’orario delle cancellerie sia inderogabile e perentoria, al punto che taluni provvedimenti di limitazione degli orari adottati dal Tribunale di Crotone, dal Tribunale di Roma e dal Tribunale di Napoli, sono stati puntualmente oggetto di revoca in autotutela da parte delle stesse Autorità che li avevano emanati4. Tuttavia, per affermare l’evidenza dei principi testé affermati non è stato sufficiente invocare la doverosa applicazione della legge, bensì è stato inevitabile il ricorso a una vera e propria “battaglia” giudiziaria, dipanatasi attraverso plurimi ricorsi giurisdizionali, di primo grado e di appello, che hanno comportato diversi e contrastanti interventi, sia cautelari sia di merito, da parte del giudice amministrativo e che hanno interessato proprio gli uffici giudiziari capitolini ovvero il circondario e il distretto più grandi d’Europa, divenuti anche tristemente noti come i meno accessibili in virtù di vari e reiterati provvedimenti assunti dai presidenti del Tribunale e della Corte di Appello che si sono susseguiti negli ultimi anni. 1. Col ricorso e successivi motivi aggiunti dinanzi al TAR capitolino RG 9311/2011, taluni professionisti romani hanno invocato l’annullamento dei provvedimenti del Presidente del Tribunale di Roma (e del dirigente amministrativo), con i quali era stata determinata a tre ore giornaliere la limitazione dell’orario di apertura al pubblico degli uffici e delle cancellerie del Tribunale dapprima, dal 1.10.2011 sino al 23.10.2011, con orario 9-12 e poi, dal 24.10.2011 sino al 31.12.2011, con orario 10-13 e, infine, dal 1.12.2011 al 30.6.2012, con orario 9-12,30. 6 Foro Romano Avendo i ricorrenti invocato anche la tutela cautelare (c.d. sospensiva), alla Camera di Consiglio del 19.12.2011, la Sezione Prima del TAR (Pres. Giovannini, Rel. Caponigro) “regalava” l’ordinanza natalizia n. 4912/2011 depositata il 20.12.2011 con la quale è stato affermato il sacrosanto principio che “l’apertura al pubblico per tre ore e mezza delle cancellerie, a prescindere dalle ragioni sottese a tale determinazione, contrasta con il disposto di cui all’art. 162 L. 1196/1960, attualmente in vigore, secondo cui le cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali”. Nel mentre i ricorrenti proponevano ricorso per l’esecuzione e l’attuazione dell’ordinanza cautelare, la difesa erariale interponeva appello cautelare dinanzi al Consiglio di Stato. Alla Camera di Consiglio del 6.3.2012, la Sezione Quarta del Supremo Collegio di giustizia amministrativa frustrava le speranze dei ricorrenti (e dell’intera avvocatura italiana!) e, con l’ordinanza n. 916/2012 (appello RG 1082/2012, Pres. Leoni, Rel. Forlenza), riformava l’ordinanza del TAR “tenuto anche conto, a tali fini, degli strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo e le concrete modalità di accesso e di smaltimento dell’utenza definite in relazione al concreto orario di apertura delle cancellerie”. Al di là dalla terminologia utilizzata nell’ordinanza che fa scempio della lingua italiana (eravamo propensi a ritenere che si “smaltissero” i chilogrammi di troppo e non già “l’utenza” ovvero i cittadini e gli avvocati, ma tant’è), il principio affermato dal Collegio è parso a molti irragionevole e illogico, prima ancora che giuridicamente infondato, in considerazione del fatto, di assoluta evidenza, che trattavasi della prima affermazione (nota) di un bizzarro principio secondo il quale l’implementazione dell’utilizzo degli strumenti telematici da parte della P.A. avrebbe potuto (e anzi dovuto) ridondare in danno dei cittadini-utenti che, anziché beneficiare delle innovazioni tecnologiche, ne sarebbero stati addirittura danneggiati, ricevendone in cambio una limitata possibilità di fruire dei servizi pubblici (segnatamente, nella fattispecie, con la limitazione dell’accesso al servizio giustizia mediante la riduzione dell’orario di apertura di cancellerie e uffici giudiziari). do taluni di loro medio tempore divenuti esponenti di spicco della politica forense romana con l’elezione plebiscitaria al Consiglio dell’Ordine per il biennio 20122013 (poi divenuto triennio 2012-2014 ope legis ex art. 65 L. 247/20125), si rendeva possibile che addirittura l’Ordine romano decidesse di insorgere col ricorso RG 4343/2012 avverso il provvedimento del 7.5.2012 col quale il presidente della Corte di Appello di Roma rimodulava in peius l’orario di apertura delle cancellerie, prevedendo l’apertura delle cancellerie civili dalle ore 9 alle 12, del ruolo generale dalle 9 alle 12,30 e del presidio del sabato dalle 9 alle 13. La Prima Sezione del TAR capitolino, all’esito della Camera di Consiglio del 4.7.2012 (Pres. Piscitello, Rel. Politi), con l’ordinanza n. 2346/2012 depositata il 5.7.2012, ha negato l’invocata tutela cautelare, recependo le indicazioni del Consiglio di Stato e, dunque, sulla base del rilievo che “in disparte una più approfondita valutazione della sussistenza del fumus boni juris in sede di esame nel merito del ricorso proposto, non appare attuale e concreto il pregiudizio lamentato, tenuto anche conto, a tali fini, degli strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo e le concrete modalità di accesso e di smaltimento dell’utenza definite in relazione al concreto orario di apertura delle cancellerie”. Oramai anche per il TAR, dunque, i cittadini-utenti (e i loro difensori) potevano essere “smaltiti” nel tempo inferiore rispetto a quello imposto dal legislatore in virtù di non meglio precisati “strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo”. 3. L’indomito Ordine romano poi adiva nuovamente il TAR capitolino avverso un nuovo decreto del presidente vicario del Tribunale di Roma (e del dirigente amministrativo) datato 20 settembre 2012 con il quale si disponeva, per il settore civile, l’apertura al pubblico dalle ore 9 alle ore 12 (ad eccezione degli uffici del Ruolo Generale civile, del Ruolo generale Lavoro e del Ruolo delle Esecuzioni Mobiliari, aperti dalle 9 alle 13) e, per il settore penale, l’apertura dalle ore 9 alle ore 12 (con eccezione della cancelleria centrale GIP, la cancelleria centrale dibattimentale e la cancelleria della Sezione Speciale per il Riesame aperte dalle 9 alle 13). Il Collegio romano, forse spazientito dalla pervicace insistenza dell’avvocatura romana nel pretendere il 2. I ricorrenti, tuttavia, non si sono scoraggiati e, essen- Foro Romano 7 rispetto delle norme di legge e, dunque, dei suoi diritti e interessi, alla Camera di Consiglio del 7.12.2012, annunciava la possibile definizione del giudizio con sentenza in forma semplificata e, infatti, di lì a poco liquidava la questione con la sentenza in forma breve n. 10016/2012 depositata il 30.11.2012 (ricorso RG 8003/2012, Sezione Prima, Pres. Piscitello, Rel. De Bernardi). Il TAR, ritenuta la questione attinente “con tutta evidenza, all’autoorganizzazione amministrativa”, ha evidenziato “che, in questo specifico settore, alle competenti Autorità è (e non può che esser) riconosciuto un potere discrezionale particolarmente ampio”, ha poi osservato “che, nella circostanza, i limiti entro i quali l’esercizio di tale potere è – tradizionalmente – circoscritto non possono assolutamente considerarsi superati” e “in particolare, la copiosa documentazione versata in atti … dimostra (innanzitutto) che il provvedimento impugnato è stato adottato a conclusione di un’approfondita istruttoria: nel corso della quale sono stati attentamente valutati, e comparati, i vari interessi coinvolti nella delicata (ed ormai annosa) vicenda”. Il TAR, dunque, ha rilevato che il provvedimento impugnato “va visto nell’ottica dell’avviato potenziamento del “servizio informatico”: e del difficilissimo contesto in cui, anche per consentire un simile potenziamento, è quotidianamente chiamato ad operare il personale addetto al Tribunale di Roma” e che “non si può – del resto – non evidenziare (per quel che concerne la dedotta violazione del principio “partecipativo”) che, per concordare le modalità di attuazione di quello che è stato definito il “Piano straordinario di digitalizzazione (e, più in generale, per fronteggiare le imprescindibili esigenze ad esso connesse), si sono svolte – sin dal 2009 – numerose riunioni: alle quali sono sempre stati chiamati a partecipare (per darvi il loro fattivo contributo) autorevoli rappresentanti del soggetto ricorrente”. Il Collegio romano ha poi ritenuto addirittura certo che “gli utenti del Tribunale di Roma possono ormai giovarsi di appositi sportelli telematici e (a fini di consultazione) di numerose postazioni informatiche” e che “del pari, in atto (tramite il “sistema informatico ufficiale di gestione dei registri di Cancelleria”) la scansione dei provvedimenti giurisdizionali in materia civile e di lavoro”, donde “ciò consente, a ciascun professionista all’uopo abilitato, di visualizzare “on line” (direttamente dal proprio studio) i provvedimenti stessi”. Constatando poi l’evidenza, il Collegio ha ritenuto di “aggiungere che la realizzazione, ed il mantenimento, di simili risultati (assolutamente imprevedibili all’epoca della promulgazione della, incongruamente richiamata, legge n. 1196 del ’60) ha comportato – e comporta – la necessità di chiedere al personale amministrativo (che svolge già un’impressionante mole di lavoro straordinario) un impegno che non poteva (e non può) non riflettersi sull’orario di apertura al pubblico degli sportelli di tipo “tradizionale”. Donde, il TAR romano ha “generosamente” assolto l’operato dell’Amministrazione, atteso “che la contestata limitazione d’orario è stata adottata nella consapevolezza che (alla luce dell’elevato “standard” di informatizzazione raggiunto dai vari Uffici) non si sarebbe arrecato alcun danno all’utenza” e che “in definitiva, il provvedimento impugnato (oltre a non confliggere con alcun principio logico) appare pienamente rispondente all’interesse pubblico”. Quando oramai anche i più speranzosi degli avvocati romani iniziavano a rassegnarsi a non vedere applicata la legge nell’ambito del circondario e del distretto (addirittura “incongruamente richiamata”, secondo l’ultima decisione di merito della Sezione Prima del TAR, nonostante, come già abbiamo evidenziato, nella precedente occasione prima richiamata, la stessa Sezione aveva ritenuto doveroso imporre l’applicazione in sede cautelare della disciplina poi ritenuta incongrua rispetto alla fattispecie), l’Ordine capitolino decideva di interporre appello nel corso del quale poi “osava” nuovamente invocare la tutela cautelare dinanzi al Consiglio di Stato. 4. Questa volta, e siamo arrivati all’attualità, la Sezione Quarta del Supremo Collegio di giustizia amministrativa, chiamata nuovamente a pronunciarsi sul tema nell’appello RG 1307/2013, con un opportuno revirement rispetto la decisione cautelare del marzo del 2012, all’esito della Camera di Consiglio del 9.4.2013, con l’ordinanza 1304/2013 depositata in data 11.4.2013 (Pres. Viriglio, Rel. Nocelli), pure non concedendo la tutela cautelare, provvedeva – ex art. 55 co. 10 c.p.a.6 – alla sollecita fissazione, a ottobre 2012, dell’udienza di discussione del merito dell’appello, chiarendo però 8 Foro Romano A giudizio dei Giudici di Palazzo Spada “la questione giuridica posta all’attenzione della Sezione dalla instaurata controversia trova, quanto alla sua soluzione, un preciso riferimento normativo nella puntuale diposizione recata dall’art. 162, 1° comma della legge 23 ottobre 1962 n. 1196” e “stante l’inequivoco tenore letterale della predetta norma, ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di stabilire l’orario di apertura al pubblico delle cancellerie e segreterie, ma sempre nell’osservanza del limite della durata dell’orario di apertura di cinque ore giornaliere, come previsto dal citato art. 162”. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che “quella testé riportata è una norma tassativa che se da un lato rimette alla discrezionalità del Dirigente il potere di articolare l’orario in questione nel senso di poter variamente fissare l’ora di inizio dell’apertura al pubblico, dall’altro lato vieta di ridurre la durata oraria in cui le cancellerie e segreterie devono essere aperte al pubblico (non meno di cinque ore nei giorni feriali). In altri termini, la previsione legislativa ha un contenuto assolutamente vincolante, tale da non lasciare alcun margine di discrezionalità in ordine ad una opzione di durata oraria giornaliera di apertura al pubblico degli uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente ed inequivocabilmente dal legislatore nazionale a mezzo di un previsione con una valenza uniforme per tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie presenti sull’intero territorio italiano. D’altra parte, il regime giuridico di rango legislativo applicabile all’orario di apertura degli uffici in questione si pone in linea con la regola della riserva di legge prevista in materia dall’art. 97 Cost. (“i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”) e, com’è noto, il principio di riserva di legge impone, da un lato, che la disciplina di una certa materia sia demandata alla fonte legislativa e, dall’altro lato, che fonti “normative” diverse non possono intervenire sugli oggetti riservati alla legge”. Secondo il Consiglio di Stato da quanto appena dedotto “ne deriva, nel caso di specie che la misura organizzatoria assunta dal Presidente Vicario del Tribunale di Roma unitamente al Dirigente amministrativo … si pone in contrasto insanabile con l’art. 162 …, senza che possa costituire causa giustificativa la motivazione resa a sostegno dell’adottato provvedimento riconducibile a ragioni di carenza di personale e di tipo logistico: gli elementi di valutazione posti a base del provvedimento di che trattasi, per quanto in sé apprezzabili che, già sul piano del fumus boni iuris, “il ricorso dell’Ordine degli Avvocati di Roma non pare, in questa fase di sommaria delibazione, destituito di fondamento, diversamente da quanto ha ritenuto il giudice di prime cure, anzitutto per il rilievo che i provvedimenti impugnati non sembrano prima facie conformi al chiaro disposto normativo dell’art. 162 della legge n. 1196 del 1960”; il tutto poi sulla base della considerazione ulteriore che “l’inosservanza di tale disposizione non è giustificata, nemmeno temporaneamente, da transeunti necessità di carattere organizzativo, pur gravi, non potendosi disconoscere la natura cogente di tale fondamentale norma agendi della p.a. nell’organizzazione delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie”. 5. Nell’attesa della decisione di merito del Consiglio di Stato con il logico e consequenziale epilogo rispetto all’attuale sistema delle fonti, così come tracciato dai Padri costituenti7, avevamo ritenuto auspicabile che i capi degli uffici giudiziari (nella fattispecie contenziosa esaminata si trattava di quelli romani, ma il principio deve valere per tutti, non potendosi tollerare una sorta di malinteso “federalismo giudiziario”, dove è rimessa alla sensibilità di ciascun capo d’ufficio giudiziario la disciplina dell’accesso in concreto al servizio Giustizia) trovassero proposte di modulazione dell’orario di apertura di cancellerie e uffici giudiziari, senza penalizzare in primis i cittadini-utenti e poi anche i soggetti che istituzionalmente e giornalmente li difendono8; il tutto poi all’esito di un’opportuna e doverosa attività istruttoria, da svolgersi in contraddittorio non soltanto con le organizzazioni sindacali rappresentative dei dipendenti e dei cancellieri, ma estesa anche alla partecipazione degli Ordini professionali, dei rappresentanti delle istituzioni locali e delle associazioni degli utenti-consumatori. Nulla di tutto ciò è accaduto in concreto nel periodo tra aprile 2013 e oggi e, dunque, la sentenza del Consiglio di Stato n. 798/2014 depositata il 20.2.2014 della Sesta Sezione (Pres. Virgilio, Rel. Migliozzi) ha definitivamente accolto l’appello dell’Ordine forense capitolino e, in integrale riforma della sentenza del TAR, ha annullato tutti i provvedimenti impugnati, con un apparato motivazionale che appare utile ripercorrere sia per la chiarezza espositiva e sia perché fa doverosa applicazione di norme e principi – anche di rango costituzionale – che il TAR aveva incredibilmente obliterato nella fattispecie. Foro Romano 9 6. Siamo convinti che tutti gli uffici giudiziari nostrani, a partire da quelli di Roma Capitale, intenderanno adeguarsi ai principi espressi dai giudici di Palazzo Spada, senza costringere l’Ordine romano a ricorrere nuovamente al Consiglio di Stato per l’ottemperanza. Del resto, la cronica mancanza di personale e della carenza di risorse dovute alla perdurante crisi economica sono elementi noti, ma proprio l’implementazione dell’uso della telematica deve costituire un “volano” nel quale investire le residue risorse a disposizione per migliorare il servizio e con questo la vita lavorativa degli impiegati e degli addetti alle cancellerie e quella professionale anche di avvocati, CTU, curatori e di tutti coloro i quali con abnegazione quotidiana, spesso spinta sino all’eroismo, ancora oggi consentono che, sia pure con fatica, la macchina giudiziaria continui a funzionare. sono del tutto recessivi e comunque non possono incidere sul limite minimo delle cinque ore di apertura al pubblico degli uffici”. Il Supremo Collegio di giustizia amministrativa poi non ha rinunciato a “bacchettare” il TAR romano ed ha espressamente censurato “la erroneità delle osservazioni formulate dal giudice di primo grado: il Tar trascurando del tutto di occuparsi della denunciata censura di violazione di legge nei termini sopra esposti, ha giustificato la disposta riduzione di orario di apertura degli uffici con argomentazioni ancorate all’esigenza di ovviare a situazioni di carenza di personale o altre circostanze di tipo organizzative dell’attività lavorativa, il che, come già detto risulta del tutto irrilevante a fronte del chiaro disposto legislativo che “vieta” una riduzione dell’orario di cinque ore al giorno di apertura delle segreterie e cancellerie giudiziarie”. LA SENTENZA N. 00798/2014REG.PROV.COLL. N. 01307/2013 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1307 del 2013, proposto da: Ordine degli Avvocati di Roma, rappresentato e difeso dall’avv. Angelo Clarizia, con domicilio eletto presso lo studio del medesimo, in Roma, via Principessa Clotilde n. 2; contro Ministero della Giustizia, in persona del Ministro pro tempore, rappresentato e difeso dall’Avvocatura Generale dello Stato, domiciliata per legge presso la sua sede, in Roma, via dei Portoghesi, n. 12; Tribunale Di Roma; per la riforma della sentenza breve del T.A.R. LAZIO – ROMA: SEZIONE I n. 10016/2012, resa tra le parti, concernente l’orario di apertura al pubblico delle segreterie e cancellerie del Tribunale di Roma. Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Visto l’atto di costituzione in giudizio del Ministero della Giustizia; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell’udienza pubblica del giorno 15 ottobre 2013 il Cons. Andrea Migliozzi e uditi per la parte appellante l’avv. Angelo Clarizia e per la P.A. l’avvocato dello Stato Pio Marrone; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO Con decreto del Presidente Vicario del Tribunale di Roma e del Dirigente amministrativo del 20 settembre 2012 veniva 10 disposto che dal 26 settembre 2012 gli uffici e le cancellerie del settore civile del Tribunale di Roma, ubicati negli edifici di viale Giulio Cesare e via Lepanto rimangono aperti dalle ore 9 alle ore 12, ad eccezione del Ruolo delle esecuzioni mobiliari (dalle 9 alle 13) e che dalla medesima data anche gli uffici e le cancellerie del settore penale ubicati in piazzale Clodio rimarranno aperti dalle ore 9 alle ore 12, con eccezione per cancelleria centrale GIP, la cancelleria centrale dibattimentale e per la cancelleria della Sezione Speciale per il Riesame (aperte dalle 9 alle 13). L’Ordine degli Avvocati di Roma, nella qualità di ente esponenziale della categoria forense capitolina, legittimata, in quanto tale, a tutelare gli interessi della categoria impugnava tale provvedimento innanzi al TAR del Lazio che con sentenza n. 10016/2012, resa in forma semplificata, rigettava il ricorso, ritenendolo infondato. Foro Romano Avverso tale decisum ritenuto errato ed ingiusto è insorto l’Ordine degli Avvocati di Roma che ha dedotto con cinque mezzi di gravame, riproduttivi delle censure già formulate in primo grado, i seguenti profili di doglianza: 1) violazione dell’art. 162 della legge n. 1196 del 1960 che ha stabilito per gli uffici delle segreterie e cancellerie giudiziarie l’orario inderogabile di apertura al pubblico di cinque ore nei giorni feriali; 2) eccesso di potere per erroneità della motivazione posta a fondamento della disposta riduzione dell’orario di apertura degli uffici; 3) eccesso di potere per difetto di adeguata e congrua motivazione; 4) eccesso di potere per mancata partecipazione al procedimento di fissazione dell’orario dei professionisti e/o delle loro rappresentanze istituzionali; 5) violazione del principio di buon andamento e dell’organizzazione degli uffici posto che viene modificato in via definitiva il regime di apertura al pubblico delle cancellerie a fronte di situazioni di disorganizzazione e di carenza di organico cui si può far fronte con appropriate misure organizzative. Si è costituito in giudizio per resistere al gravame l’intimato Ministero della Giustizia. All’udienza pubblica del 15 ottobre 2013 la causa viene introitata per la decisione. La questione giuridica posta all’attenzione della Sezione dalla instaurata controversia trova, quanto alla sua soluzione, un preciso riferimento normativo nella puntuale disposizione recata dall’art. 162, 1° comma della legge 23 ottobre 1962 n. 1196 (“ordinamento del personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie e dei dattilografi”) che così prevede: “le cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari, sentiti i capi delle cancellerie e delle segreterie interessate”. Foro Romano Stante l’inequivoco tenore letterale della predetta norma, ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di stabilire l’orario di apertura al pubblico delle cancellerie e segreterie, ma sempre nell’osservanza del limite della durata dell’orario di apertura di cinque ore giornaliere, come previsto dal citato art. 162. Quella testè riportata è una norma tassativa che se da un lato rimette alla discrezionalità del Dirigente il potere di articolare l’orario in questione nel senso di poter variamente fissare l’ora di inizio dell’apertura al pubblico, dall’altro lato vieta di ridurre la durata oraria in cui le cancellerie e segreterie devono essere aperte al pubblico (non meno di cinque ore nei giorni feriali). In altri termini, la previsione legislativa in rassegna ha un contenuto assolutamente vincolante, tale da non lasciare alcun margine di discrezionalità in ordine ad una opzione di durata oraria giornaliera di apertura al pubblico degli uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente ed inequivocabilmente dal legislatore nazionale a mezzo di un previsione con una valenza uniforme per tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie presenti sull’intero territorio italiano. D’altra parte il regime giuridico di rango legislativo applicabile all’orario di apertura degli uffici in questione si pone in linea con la regola della riserva di legge prevista in materia dall’art. 97 Cost. (“i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”) e, com’è noto, il principio di riserva di legge impone da un lato che la disciplina di una certa materia sia demandata alla fonte legislativa e dall’altro lato che fonti “normative” diverse non possono intervenire sugli oggetti riservati alla legge. Ne deriva, nel caso di specie che la misura organizzatoria assunta dal Presidente Vicario del Tribunale di Roma unitamente al Dirigente amministrativo in 11 data 20 settembre 2012 si pone in contrasto insanabile con l’art. 162 della citata legge n. 1196/60, senza che possa costituire causa giustificativa la motivazione resa a sostegno dell’adottato provvedimento riconducibile a ragioni di carenza di personale e di tipo logistico: gli elementi di valutazione posti a base del provvedimento di che trattasi, per quanto in sé apprezzabili sono del tutto recessivi e comunque non possono incidere sul limite minimo delle cinque ore di apertura al pubblico degli uffici. Questo sta altresì ad evidenziare la erroneità delle osservazioni formulate dal giudice di primo grado: il TAR trascurando del tutto di occuparsi della denunciata censura di violazione di legge nei termini sopra esposti, ha giustificato la disposta riduzione di orario di apertura degli uffici con argomentazioni ancorate all’esigenza di ovviare a situazioni di carenza di personale o altre circostanze di tipo organizzative dell’attività lavorativa, il che, come già detto risulta del tutto irrilevante a fronte del chiaro disposto legislativo che “vieta” una riduzione dell’orario di cinque ore al giorno di apertura delle segreterie e cancellerie giudiziarie. La fondatezza del primo mezzo d’impugnazione in ragione della natura e del conseguente carattere assorbente del vizio dedotto comporta l’annullamento del provvedimento per cui è causa e l’accoglimento dell’appello all’esame, impedendo altresì di procedere alla disamina degli ulteriori profili di doglianza pure fatti valere con l’impugnativa all’esame. Il Collegio ritiene di ravvisare nella vicenda portata alla sua cognizione giusti motivi per compensare tra le parti le spese e competenze del doppio grado del giudizio. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe proposto, lo Accoglie e, per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza, accoglie il ricorso di primo grado nei sensi e per gli effetti di cui in motivazione. Compensa tra le parti le spese e competenze del doppio grado del giudizio. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 15 ottobre 2013 con l’intervento dei magistrati: Riccardo Virgilio, Presidente Nicola Russo, Consigliere Raffaele Potenza, Consigliere Andrea Migliozzi, Consigliere, Estensore Oberdan Forlenza, Consigliere L’ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 20/02/2014 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.) _________________ 1 L’Autore, dopo essere stato membro dell’assemblea dell’Organismo Unitario della Avvocatura, è ora Consigliere Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma ed ha seguito, prima come difensore e poi come parte componente del COA ricorrente, gli sviluppi della complessa vicenda giudiziaria che ha condotto alla definitiva statuizione dei Giudici di Palazzo Spada che viene commentata con il presente approfondimento. 2 All’art. 162 è stato previsto testualmente che “le cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari, sentiti i capi delle cancellerie e segreterie interessate”. 3 Il CSM ha avuto modo di chiarire che “spetta, dunque, esclusivamente ai capi degli uffici giudiziari – e pertanto, nel caso di specie, al Presidente del Tribunale – stabilire l’orario di apertura delle cancellerie, essendo solo obbligati alla preventiva audizione dei loro funzionari, senza altro tipo di vincolo che non sia quello di garantire, genericamente, la funzionalità ed il buon andamento della predetta struttura… Si tratta, in sostanza, di un potere regolamentare e gestionale che il legislatore ha inteso rimettere in forma esclusiva ai singoli capi degli uffici giudiziari. Difatti, non può dubitarsi che le ribadite prerogative del capo dell’ufficio giudiziario in materia di regolamentazione degli orari di apertura delle cancellerie rappresentano, d’altra parte, un momento importante dell’espressione delle capacità organizzative e gestionali dei dirigenti, con effetti rilevanti sul buon andamento e sull’efficienza dell’intera struttura giudiziaria locale, sicché appare auspicabile che gli stessi dirigenti degli uffici giudiziari facciano ricorso ad opzioni condivise e frutto dell’interlocuzione costante, oltre che con gli addetti ai servizi amministrativi e i magistrati interessati, anche con gli utenti degli uffici stessi, siano essi parti pubbliche o private”. 4 Infatti, in materia di orario di apertura di cancellerie e uffici giudiziari, è stato possibile rivenire taluni significati precedenti di seguito evidenziati. Nelle premesse di un provvedimento del 12.12.2011 del Presidente del Tribunale di Crotone, è stato “rilevato, altresì, che la fascia oraria al pubblico è stata oggetto di prescrizione da parte degli ispettori, nel senso che la stessa non può essere inferiore a cinque ore giornaliere, così come previsto dall’articolo 162, 1° comma, legge 30 ottobre 1960, n. 1196”. Il Presidente vicario del Tribunale ordinario di Roma ed il dirigente amministrativo in data 1.2.2012, hanno disposto che “… conformemente alla richiesta dell’Amministrazione centrale in data 16 febbraio 2012 con decorrenza immediata gli uffici e le cancellerie del Tribunale di Roma ripristineranno l’orario di apertura al Pubblico, in vigore antecedentemente al 1° ottobre 2011”. 12 Il Presidente del Tribunale di Napoli, in accoglimento di una richiesta della Giunta della Camera Penale di Napoli, aveva “ritenuto che, pur in presenza di valide ragioni di funzionalità che consiglierebbero di mantenere l’attuale disciplina, la diffida della Camera Penale non può essere ignorata”, con la conseguenza che sono stati revocati “tutti i provvedimenti che prevedono un orario di apertura delle cancellerie al pubblico minore di cinque ore giornaliere per cinque giorni settimanali, dal lunedì al venerdì”. 5 All’articolo 65 (“disposizioni transitorie”) della L. 31 dicembre 2012, n. 247, recante il “nuovo ordinamento della professione forense” è stato previsto che “il CNF ed i consigli circondariali in carica alla data di entrata in vigore della presente legge sono prorogati no al 31 dicembre dell’anno successivo alla medesima data”. 6 L’art. 55 comma 10 dell’allegato 1 al D.Lgs. 2.7.2010 n. 104 ha previsto che “Il tribunale amministrativo regionale, in sede cautelare, se ritiene che le esigenze del ricorrente siano apprezzabili favorevolmente e tutelabili adeguatamente con la sollecita definizione del giudizio nel merito, fissa con ordinanza collegiale la data della discussione del ricorso nel merito. Nello stesso senso può provvedere il Consiglio di Stato, motivando sulle ragioni per cui ritiene di riformare l’ordinanza cautelare di primo grado; in tal caso, la pronuncia di appello è trasmessa al tribunale amministrativo Foro Romano regionale per la sollecita fissazione dell’udienza di merito”. Il meccanismo così delineato sembra rispecchiare la prassi dell’accordo di rinunzia alla trattazione della tutela cautelare in cambio della fissazione dell’udienza di discussione del merito “a breve”, nel senso di anticipata rispetto a ciò che avverrebbe ordinariamente (così Panzarola A., in Il Codice del Processo Amministrativo. Dalla giustizia amministrativa al diritto processuale amministrativo, a cura di Bruno Sassani e Riccardo Villata, 2013, Torino, p. 853, il quale, muovendo proprio dall’idea della fissazione del merito quale contropartita per la rinuncia alla trattazione della domanda cautelare, ravvede la non identità di ratio dell’art. 55 co. 10 c.p.a. con l’art. 55 co. 11 c.p.a., dove la definizione in senso positivo dell’incidente cautelare rappresenta il presupposto per la contestuale fissazione Foro Romano dell’udienza di merito). 7 L’art. 97 della Costituzione (secondo il quale “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge)”, come è arcinoto a chiunque, ha previsto che i pubblici uffici sono organizzati secondo le disposizioni di legge e, nella fattispecie, è indubbio che la legge imponga un orario di apertura di almeno cinque ore giornaliere (cfr. art. 162 L. 1196/1960). 8 Non può essere sottaciuta, infine, anche nell’ambito dell’avvocatura, la voce dissen- 13 ziente di pochi isolati e improvvisati figuranti della politica forense nostrana i quali, nel mentre taluni coraggiosi colleghi (prima) e l’Ordine istituzionalmente deputato a rappresentarli (poi) adivano le competenti sedi giurisdizionali, continuavano a vagheggiare in ordine a pseudo soluzioni politiche del problema, quasi che nel nostro ordinamento sia consentito a chicchessia, a costituzione invariata, sovvertire l’ordine delle fonti del diritto e disporre a suo piacimento “transattivamente” dei diritti e degli interessi (altrui) dei cittadini e dei loro difensori; addirittura nel primo ricorso al TAR che ha dato l’abbrivio al lungo contenzioso non è mancato neppure un intervento ad opponendum di taluni colleghi i quali ritenevano doveroso difendere lo status quo e impedire che altri colleghi rivendicassero l’applicazione della legge e del diritto. Riflessioni Dalla parte degli avvocati, per una giustizia efficiente e accessibile a tutti Bruxelles, 20 febbraio 2014 Roberta Angelilli Vicepresidente del Parlamento Europeo Si riporta il messaggio inviato dal Vicepresidente del Parlamento Europeo, On. Roberta Angelilli, sulla manifestazione dell’Avvocatura unitaria tenutasi a Roma il giorno 20 febbraio 2014. S ono dalla parte degli avvocati che, per la seconda volta in due anni, scendono in piazza per rivendicare una pretesa sacrosanta: una giustizia riformata per davvero e che funzioni. Quando gli avvocati di tutt’Italia decidono di scioperare e di manifestare vuol dire che il problema ha raggiunto un livello di gravità assoluta. D’altronde, le criticità sono note a tutti e da tempo, basti pensare alle decine di miliardi di euro persi ogni anno a causa della durata infinita dei processi. Mi auguro che il nuovo governo riesca a mettere mano seriamente e senza pregiudizi di parte a una questione che è sul tavolo ormai da decenni, ma che è stata affrontata finora prevalentemente con modifiche parziali e spesso inefficaci. I cittadini e le imprese meritano una giustizia giusta, efficiente, accessibile a tutti e che tuteli davvero i loro diritti. 14 Foro Romano Riflessioni Giustizia lumaca e costi vertiginosi: qualche proposta, qualche soluzione Aldo Minghelli Avvocato del Foro di Roma G ià colleghi ben più autorevoli del sottoscritto e su giornali quotidiani di più larga diffusione, si sono espressi su di chi sia la colpa delle lentezze della Giustizia e perché la stessa costi troppo. Una corrente di pensiero interna a Politica e Magistratura vorrebbe far ricadere sugli Avvocati sia la responsabilità delle lungaggini che quella dei costi. Nulla è più falso. Sotto il primo aspetto – le lungaggini – l’Avvocato non è in grado di gestire i tempi del processo, né nel civile (dove gli stessi vengono integralmente gestiti dal Giudicante), né nel penale (dove i sistemi considerati dilatori sono stati neutralizzati dalla sospensione). Se poi queste correnti di pensiero considerano dilatorie le attività difensive di garanzia e di ricerca della prova, il problema riguarda il carattere democratico della loro concezione del Diritto, non altro. Sotto il secondo aspetto – i costi – l’Avvocato non costa nulla allo Stato Italiano, né singolarmente, né come categoria, né durante gli anni della sua Professione, né in seguito, visto che le pensioni ce le paghiamo da soli e profumatamente. Al contrario, l’Avvocatura rappresenta una ricca fonte di introiti per le casse dello Stato, come testimonia l’aumento indiscriminato dei costi della Giustizia, divenuta un modo per far cassa, più che un obbligo distintivo della legalità dello Stato Moderno. Se poi queste correnti di pensiero considerano “costi” – perché fonti di lavoro – le questioni demandate ai Tribunali, il problema riguarda lo storno ingiustificato che dei guadagni di Giustizia viene fatto a favore di altri compartimenti di spesa pubblica, non altro. I costi veri li creano altre categorie, li subiscono cittadini, dipendenti Amministrativi della Giustizia e Avvocati. In realtà, quella parte di opinione tecnica sulla Giustizia è quella che finge o, peggio, è convinta che le attività degli Avvocati servano unicamente a perdere tempo, a riempire gli spazi del processo di inutili gar- Foro Romano bugli che servono solo a confondere le acque, limpide, nel gioco mentale a due tra inquirente e giudicante. Più che Giustizialista, questa è una subcultura che nulla ha a che vedere con il Diritto, né con la sua applicazione procedurale in quanto, nello spazio del processo, ad un Avvocato e al portato della sua difesa possono essere consentiti solo gli spazi leciti che la doverosa opera comune di ricerca della verità processuale impone. Pretendere che il Codice di Rito venga applicato non può essere opera di Azzeccagarbugli, ma scrupolosa applicazione della Legge a tutela del buon diritto di ogni Cittadino. Rubando ad altri una bella metafora, questa gente non si rende conto di essere seduta sul ramo che cerca di tagliare, non comprende, come invece era chiaro un tempo, che solo dove l’Avvocatura è forte, il Magistrato inquirente ha prestigio e il Giudicante può essere considerato terzo, solo dove le parti si riconoscono si conforma la “migliore Giustizia possibile, credibile, comunque giusta”. Bisognerebbe piuttosto fare il ragionamento contrario. Perché spesso gli Avvocati sono costretti a riproporre in Appello, e a coltivare anche davanti alla Corte di Cassazione, questioni procedurali pacifiche? Perché sono costretti a lamentare carenze di prove non riconosciute e non valutate in primo grado? Non sarà, come dice un aforisma di W. Allen riguardante le mosche, che bisognerebbe rivalutare gli appelli perché migliaia di Avvocati non possono essersi tutti sbagliati. E... se il problema è l’applicazione del Codice di Rito, la soluzione non è quella di riformarlo cercando un nuovo equilibrio tra garanzie e celerità, piuttosto che quella di denegare o impedire Giustizia o ritenere che gli Avvocati che pretendono l’applicazione della Legge costituiscano un intralcio? C’è da rabbrividire quando l’Intellighenzia attuale, parlando di soluzioni alle lungaggini del processo, ritiene che solo eliminando le garanzie il processo penale possa 15 Riflessioni attentamente gli atti? b. a fronte di un comportamento come quello descritto al punto precedente, ci si stupisce poi che l’Avvocato chieda termini a difesa e, al riguardo, la Giurisprudenza si sta orientando ad obbligare le difese a preannunciare l’eventuale ricorso a riti deflattivi per ottenere tale rinvio, orientando coattivamente una scelta che, spesso, non si è realmente in grado di fare? c. in caso di accertamenti urgenti, richiesti dalle difese e dichiarati dalle stesse costituire prova decisiva (ad es. le riprese delle telecamere esterne di una banca in un caso di rapina, acquisibili spesso solo entro i 10 giorni successivi), non viene considerato un obbligo – anche a fronte di diversa ricostruzione degli operanti – acquisire tali dati coprendosi dietro la sufficienza dei gravi indizi e senza motivare obbligatoriamente e in nessun modo l’esclusione di tale prova? d. è ancora consentito che il Pubblico Ministero in sede di Avviso di Conclusione delle Indagini ex art. 415 bis c.p.p., possa nuovamente, pedissequamente contestare ad un imputato un capo di imputazione per cui non è stata concessa l’ordinanza di misura cautelare, che il Riesame ha bocciato e di cui la Corte di Cassazione ha fatto giustizia non essendo il diverso avviso del Pubblico Ministero supportato da ulteriori attività di indagini? In tutti questi casi non è evidente la mancanza di un equilibrio tra i poteri ed una prevalenza di interessi che nulla hanno a che fare con la Giustizia? Se non si vuole poi procedere ad una rivoluzione dei Codici vigenti occorre comprendersi... Per continuare con l’attuale sistema, è il numero dei G.I.P./G.U.P. e, insieme, dei Giudici che va aumentato affinché nessun Magistrato sia costretto a vagliare fascicoli ciclopici, pur con esperienza, ma senza il tempo di poterli digerire e nessun fascicolo ciclopico sia fideisticamente considerato completo senza adeguato vaglio. È in quella fase il punto nodale del Processo Accusatorio che va ridiscussa per impedire lungaggini inutili, procedimenti inutili, sprechi inutili. Nell’impianto del Codice Vassalli – o in ciò che ne resta – la figura del G.I.P./G.U.P. doveva essere fondamentale ed ha invece rappresentato la più grande delle occasioni perse. Negli anni, il necessario lavoro di valutazione tec- snellirsi. Ritenere una soluzione l’allungamento sine die dei termini di prescrizione nei processi penali, è come voler curare un malato di polmonite rinforzandone il fisico piuttosto che debellandone l’infezione, per fare in modo che il suo decesso – ormai inevitabile – arrivi più tardi. Tali soluzioni offendono l’intelligenza che vorrebbero servire. Volete snellire il Processo Penale? Vediamo dove si potrebbe intervenire. Solo dando un’occhiata ad alcune patologie del Procedimento Ordinario viene da chiedersi perché: a. a fronte di un termine per le indagini preliminari pari a sei mesi, prorogabili fino a 18 in casi straordinari, piccole denunce per truffa o appropriazione indebita conoscono un esito positivo nella maggioranza dei casi non prima di 2 anni e mezzo o 3 (a non considerare situazioni abnormi con indagini preliminari durate sei anni)? b. si continua a consentire la prassi della ritardata iscrizione nel registro degli indagati di nominativi che, spesso, emergono pacificamente nelle narrative delle denunce o dagli atti di indagine, solo perché in tal modo, ritardando l’iscrizione, è possibili allungare i tempi dell’indagine? c. a differenza di tutti gli altri dipendenti pubblici e di tutti gli altri uffici pubblici, ai magistrati inquirenti non viene imposto, salvo turni e salvo attività esterne, un orario di ufficio certo e gli si permette di ricevere il pubblico in orari e con modalità favorevoli a loro e non agli utenti, primi tra tutti gli Avvocati? d. presso la Procura del Giudice di Pace, quasi sistematicamente, le intervenute remissioni di querela non confluiscono nei rispettivi procedimenti, cosicché un buon numero di procedimenti si apre del tutto inutilmente? In molti casi, la risposta a tali quesiti è nota. Nel Procedimento per Direttissima o nei procedimenti che seguono ad emissione di Ordinanza Cautelare viene da chiedersi perché: a. presso gli Uffici Arrestati non si concede la visione del fascicolo – che è delle parti – agli Avvocati se prima gli atti non sono stati visionati dal Pubblico Ministero anche se lo stesso giunge in ritardo o è in attesa di qualche elemento (ad es. consulenza sugli stupefacenti) cosicché, quando il fascicolo arriva in aula sono trascorse ore inutili senza poter visionare 16 Foro Romano Riflessioni nica dell’impianto accusatorio e della necessità di emettere Misure Cautelari è stato svilito da ordinanze a catena, da ordinanze copia incolla, da motivazioni apparenti o senza una approfondita valutazione... L’altro momento che doveva essere decisivo, l’Avviso di Conclusione delle Indagini Preliminari ex art. 415 bis c.p.p., provvidenzialmente aggiunto al Codice, poteva fornire lo spazio, a fronte di una completa Discovery di tutti gli atti posti a fondamento dell’indagine, ad un confronto anticipato con il portato difensivo che, laddove esorbitante quanto raccolto dall’inquirente, dovrebbe sempre essere in grado di sovvertire le certezze accusatorie acquisite. Invece no. Sarebbe bello confrontare due statistiche: 1) riguardo al numero in percentuale dei procedimenti che passano per Udienza Preliminare, senza che si incardini un rito abbreviato, per i quali viene emessa sentenza di non doversi procedere e, data la percentuale precedente, al numero dei procedimenti che, superati i necessari gradi di giudizio, arrivano Foro Romano effettivamente a condanna (un anno fa, a Roma, un processo con circa cento persone sottoposte a misura e settantasei rinviati a Giudizio, ha avuto come esito attuale due condanne); 2) riguardo al numero in percentuale degli approfondimenti istruttori richiesti ex art. 415 bis c.p.p. – diversi dall’interrogatorio di garanzia – ed effettivamente svolti e, data la percentuale precedente, al numero dei procedimenti che poi, superati i necessari gradi di giudizio, arrivano ad un’assoluzione motivata proprio sulla base del compendio difensivo apportato al dibattimento ma già proposto in sede di memoria istruttoria ex art. 415 bis c.p.p.. Forse questi numeri porterebbero anche a qualche ripensamento in merito a di chi sia la colpa delle lentezze della Giustizia e perché la stessa costi troppo. Non è mai troppo tardi per dare alla Giustizia Italiana una dimensione civile e convintamente garantista, lasciando che i nasostortisti discutano tra di loro sulle soluzioni che non risolveranno l’afflizione dei Tribunali Italiani, se non portandoli verso una morte lenta. 17 Per non dimenticare In ricordo dell’Avvocato Valerio Bettoni Giovanni Cipollone Avvocato del Foro di Roma I l 4 febbraio 2014, dopo breve e inesorabile malattia, Valerio Bettoni ci ha lasciato. Rimane il ricordo di un collega serio, garbato e generoso. Sul campo di calcio era un giocatore dal tocco raffinato. Nell’ambiente giudiziario, era da tutti apprezzato per la sua preparazione e la buona disposizione nei confronti di tutti. Ho avuto modo di conoscere i suoi dubbi sul trascendente ma sono certo della sua finale e illuminata apertura verso una dimensione che ci conduce oltre l’esistenza terrena. Valerio, giovane mite, animato da puri sentimenti, anche nei momenti più difficili ha dimostrato una grande forza d’animo, rassicurando i suoi cari e tutti noi che gli siamo stati vicini. Nella religione indù, per Brahma, Signore dell’Universo, la legge della morte incombe su tutti i Numi. La nostra fede attribuisce, invece, rilevante valore alla speranza e alla spiritualità, Per San Paolo la speranza, che è legata indissolubilmente all’amore, è il segno distintivo della salvezza. È la vittoria della vita sulla morte. 18 Foro Romano Per non dimenticare S. Alfonso protettore di avvocati e giuristi Luigi Favino Avvocato del Foro di Roma O ltre che dei confessori, Sant’Alfonso fu proclamato protettore di avvocati e giuristi già dal 1871, quando era già stato canonizzato e nominato Dottore della Chiesa. Era nato a Marinella, in provincia di Napoli, nel 1696, in una nobile famiglia che lo avviò, dopo gli studi classici, a quelli giuridici di diritto civile ed ecclesiastico, divenendo avvocato giovanissimo. Le cronache a questo riguardo, narrano che avesse appena diciotto anni quando conseguì il titolo. Evidentemente, la professione di Avvocato nel Regno di Napoli era regolata più semplicemente rispetto al nostro sistema, un po’ sul tipo di quello invalso in gran Bretagna, con la distinzione tra il “Solicitor” e il “Barrister”. Avvenne così che il giovane Alfonso, sia pure aiutato all’inizio dai parenti che gli procurarono i primi clienti, esercitasse la professione forense vestendo la toga in molti processi penali dell’epoca, ed ottenesse notevoli successi che lo posero in rilievo tra i migliori avvocati di quegli anni. Un suo primo biografo tra gli avvocati, scrisse di lui queste poche righe significative: “tutto lo rendeva singolare: vastità di talento, chiarezza di mente e precisione nel dire, somma onestà e sommo orrore dei cavilli. Non intraprendeva una causa, se non giusta. Ed aveva un tal dominio dei cuori che ammaliava i giudici e rendeva muti gli avversavi”. Dirittura morale e competenza professionale, formavano in lui un tutto inscindibile, al punto di mettere per iscritto una sorta di “dichiarazione sulle regole morali dell’avvocato”, che portava con sé, e nella quale aveva sintetizzato in un bell’italiano del settecento, i punti più delicati della professione forense, ai quali si era sempre attenuto scrupolosamente. Eccone il testo: 1) Non bisogna mai accettare cause ingiuste, perché sono perniciose per la coscienza e pel decoro. 2) Non si deve difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti. Foro Romano 3) Non si deve aggravare il cliente di spese indoverose altrimenti resta all’avvocato l’obbligo di restituzione. 4) Le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie. 5) È necessario lo studio dei processi per dedurne gli argomenti validi alla difesa della causa. 6) La dilazione e la trascuratezza degli avvocati spesso dannifica i clienti, e si devono rifare i danni, altrimenti si pecca contro la giustizia. 7) L’avvocato deve implorare a Dio l’aiuto nella difesa, perché Iddio è il primo protettore della giustizia. 8) Non è lodevole un avvocato che accetta molte cause superiori ai suoi talenti, alle sue forze e al suo tempo, che spesso gli mancherà per preparasi alla difesa. 9) La giustizia e la onestà non devono mai separarsi dagli avvocati cattolici, anzi si devono sempre custodire come la pupilla degli occhi. 10) Un avvocato che perde una causa per sua negligenza si carica dell’obbligazione di rifare tutti i danni al suo cliente. 11) Nel difendere le cause bisogna essere veridico, sincero, rispettoso e ragionato. 12) Finalmente i requisiti di un avvocato sono: la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia. Malgrado l’impegno profuso e l’entusiasmo nell’esercitare l’avvocatura, Alfonso nel 1723, dopo una non breve pausa di riflessione, vincendo anche l’opposizione del padre, decise di abbandonare la professione e di farsi seminarista nel Clero diocesano. In tre anni, divenuto sacerdote, profuse in questa nuova vocazione lo stesso amore ed entusiasmo espressi nell’avvocatura: in lui la fede e lo zelo cristiani erano così abbondanti che tutti i giorni nel tempo libero si prendeva cura dei senzatetto, unendo la dottrina alla carità, aiutando i più disgraziati di loro nelle periferie di Napoli, finché fondò le cosiddette “Cappelle Serotine”, veri e propri 19 Per non dimenticare centri di preghiera e di ascolto, oltre che di istruzione, riuscendo a togliere dalla strada e dal delitto, molti di questi giovani, alcuni dei quali abbandonati dalle famiglie in tenera età nella Napoli del Settecento. Quando i centri raggiunsero un numero considerevole, Alfonso comprese che era il momento di fondare una Congregazione che li riunisse tutti, al fine di insegnare il Vangelo a tutti i poveri e ai ragazzi nel nome del SS. Redentore. Un’idea che probabilmente inseguiva da anni e che finalmente poté realizzare, consentendogli di formare anche giovani sacerdoti come lui stesso, servendosi anche della sua esperienza di avvocato, per superare le immaginabili difficoltà burocratiche di quegli anni. Da allora quei sacerdoti si chiamano Redentoristi e svolgono da diversi decenni la loro missione nel mondo. I Redentoristi sono conosciuti anche come “Gesuiti di Campagna” perché si rivolgevano alle persone più umili delle periferie e delle campagne pur di annunziare a tutti la Buona Novella. Malgrado fosse occupato tutto il giorno, Alfonso trovò il tempo di scrivere oltre cento volumi di carattere religioso, teologico e perfino un cantico natalizio che lo rese famoso in tutto il mondo: “Tu scendi dalle stelle” tra le tante pagine musicali da lui create grazie alla cultura classica e lirica acquisita in gioventù. Il migliore contributo offerto da Alfonso alla Chiesa è la “Teologia Morale”, un’opera scritta con l’esperien- za di sacerdote e poi di vescovo nella quotidianità dei rapporti con i suoi fedeli e con Cristo: “un rapporto di amore intenso e irresistibile – hanno scritto di lui i biografi – dei discepoli con il loro Maestro, dell’uomo debole e peccatore con il suo Redentore e Salvatore Gesù Cristo”. Al contrario dell’uomo medio contemporaneo che non parla più di peccato, perché ne ha perso la percezione, Sant’Alfonso usa spesso questo termine, perché sa bene che proprio il peccato è alla radice del malessere profondo dell’uomo che è causa del suo distacco da Dio per l’assurda pretesa di fare a meno di lui, escludendolo dalla propria vita. Egli invece ha sempre insegnato a rivolgersi a Dio con immenso affetto e fiducia convertendo migliaia di anime e vincendo il male con la forza del bene, e l’odio con l’amore. Nella stessa ottica vanno altri libri da lui scritti come quello su “La Via Crucis”, le “Riflessioni e affetti sulla Passione di Gesù Cristo” e “Le Golrie di Maria”. Anche da Vescovo non si stancò mai di portare anime a Dio; la consacrazione al titolo avvenne nel 1762 nella diocesi di S. Agata dei Goti. Al momento della nomina S. Alfonso avrebbe voluto rifiutare quell’incarico, che poi accettò ricoprendolo per oltre dodici anni, sapendo – come scrisse un altro suo biografo – porre la riflessione teologica al servizio della grandezza e della dignità della persona, della coscienza morale e della misericordi evangelica. 20 Foro Romano Per non dimenticare La grande tragedia dimenticata: Balvano 1944 Gennaro Francione Magistrato N ella notte tra il 3 e il 4 marzo 1944 il treno merci 8017 entrò nella galleria delle Armi, situata tra le stazioni di Balvano-Ricigliano e Bella-Muro (linea Battipaglia-Potenza). Nella galleria, lunga 1.692 metri, il convoglio incominciò a slittare e non riuscì più a procedere: centinaia di persone morirono asfissiate per le esalazioni venefiche delle due locomotive a vapore. Il bilancio della tragedia è ancora oggi impossibile da accertare e oggetto di controversie: quello ufficiale parlava di 501 passeggeri, 8 militari e di 7 ferrovieri morti, ma alcune ipotesi arrivano a considerarne oltre 600. Molte vittime tra i passeggeri non vennero riconosciute. Furono tutti allineati sulla banchina della stazione di Balvano e poi sepolti senza funerali nel cimitero del paesino, in quattro fosse comuni. Nel 1972 Salvatore Avventurato, figlio e fratello di due vittime, fece costruire una cappella nel cimitero di Balvano, per ricordare le vittime di quella che rimane la più grave sciagura ferroviaria al mondo. Per 50 anni la tragedia è stata colpevolmente dimenticata finché Vincenzo e Gennaro Francione, che nel disastro videro morire Giulia (rispettivamente madre e nonna), nella trasmissione “Un giorno speciale” di Michele Cocuzza del 24 marzo 2004 portarono alla luce il tragico evento. Da allora una serie di iniziative nel web e fuori, come i libri scritti sia da me, “Calabuscia”, che dall’Avvocato Gianluca Barneschi, “Balvano 1944. I segreti di un disastro ferroviario ignorato”. Seguì il convegno che l’antropologo professor Vincenzo Esposito il 23 gennaio 2006 organizzò presso l’Università degli Studi della Basilicata a Potenza e presso l’Università di Salerno. Intanto lo scrivente creava nel cyberspazio il gruppo Treno di Luce, levando attraverso la contrinformazione sull’avvenimento l’inno alla pace dei 600 morti della tragedia di Balvano (http://www.antiarte.it/trenodiluce). Foro Romano In conseguenza della reiezione della petizione proposta dai familiari delle vittime di istituire un giorno della memoria da parte della Presidenza della Repubblica e di altre istituzioni, il Gruppo dal basso proclamava provocatoriamente il 3 marzo di ogni anno Giorno della Dimenticanza (in contrasto con i gloriosi Giorni della Memoria), quello in cui le istituzioni si dimenticano dei propri morti. In un Paese ancora a caccia di democrazia reale ci sono ancora distinzioni, in contrasto con l’art. 3 della Costituzione, tra cittadini di serie A e di serie B, vivi o morti che siano. Una divisione da brivido. Il professor Esposito ricordava in un convegno che il suo amico Alessandro Perissinotto, autore del Romanzo Treno 801, avrebbe voluto intitolarlo proprio Il diverso peso dei morti. In quell’occasione ricordava la rappresentazione ’O Cunto d’o Quatto ’e Coppe, realizzata dai detenuti del carcere di Eboli per la regia di Pino Turco (prematuramente scomparso in questi tempi). Una messinscena davvero toccante. Il fatto che detenuti si facciano messaggeri di verità per i nostri morti è davvero edificante nella comune ricerca di riscatto dei devianti vivi e dei poveri defunti dimenticati. Il quattro di coppe è l’ultima carta della scopa, quella che non conta pressoché nulla ma senza la quale il gioco non si potrebbe fare. Quella carta sono i derelitti della società, i clochard, e proprio quei 600 contrabbandieri di guerra per fame, cui oggi si uniscono tutti quelli tra 4 milioni di poveri che vanno talora a rubacchiare nei supermercati per dar da mangiare a sé e ai propri figli, spesso assolti dai giudici pietosi. Quei poveri che il nostro spirito di fratellanza cristiana e solidarietà laica c’impone di non dimenticare, facendo essi parte della nostra vita umana. Il giornalista Franco Bruno Vitolo, che s’interessò vivamente della tragedia, ebba a dire: “In fondo, era anche quella una guerra, una forma di resistenza. Perciò tra le vittime tante erano donne, accompagnate dalle loro figlie, quasi massaie che andavano a fare una spesa di ultima speranza”. 21 Le Voci dell’Avvocatura Dalla Facoltà di Giurisprudenza ad Avvocato Silvana Ambrosino Avvocato del Foro di Roma “F la del primo esame e quelle dell’ultimo. Sempre. E mi sono ritrovata poi, senza essere stata mai rimandata a nessun esame (vorrei rincontrarla quella ragazza), laureata in corso e con lode. Ma, ahimè, non bastava. Iniziava allora il periodo più duro, fatto di giri di tribunale, di scortesie tra finti colleghi di lavoro, di grandi studi legali, di fascicoli troppo voluminosi e di orari di lavoro non pronunciabili. Un periodo fatto a volte di inevitabili frustrazioni, di affitti da pagare, di lavoretti nel weekend, di giornate intere che non bastavano mai. È in questo periodo che per la prima volta i “ma chi te lo fa fare” iniziavano a diventare i miei “ma chi me lo fa fare”. Ma poi tornava il lunedì di libretti da compilare, di ogni azione da rendicontare, di continue sfide da superare (e la più dura era ancora lì... in fondo a tutto). Il tanto (e giustamente) temuto esame di Stato. Quel tour de force di tre interi giorni che fa crollare nervi e muscoli; il peso dei codici e soprattutto il peso dell’ansia, gli occhi smarriti del vicino di banco, le lancette dell’orologio troppo veloci, le stecche di cioccolata nello zaino e qualche lacrima di disperazione. La rabbia, la delusione, l’angoscia, i mille perché quando dopo mesi di attesa scorri quella lista e il tuo nome non c’è. Sai quello che ti aspetta: un altro anno così, a lavorare sodo, pochi diritti, pochi riconoscimenti, poche vere soddisfazioni e tutto sempre da domandare. Ma è così che si impara, e l’impazienza in questi casi non va premiata. Nel mentre, la felicità di chi ce l’ha fatta e la curiosità di cosa si provi, la sfida e la voglia di riuscire. Il tempo se ne frega dei pensieri e della preparazione, dicembre arriva in fretta e l’ansia è solo più grande... ora sai che basta un nulla, ora sai che lì devi giocarti tutto, ora sai che fare bene può anche non essere sufficiente, sai che devi fare “meglio” anche se avresti voglia di mollare e i “chi te lo fa fare” sono sempre più insistenti, anzi vengono accompagnati dai “tanto non ne vale la pena, dopo è anche peggio”. Ma a giugno questa volta il nome c’è, è lì al n. 2 e lo scopro dopo 20 minuti passati a scorrere la lista dal fondo scovando per prima la sorte di amici e conoscenti. Ricordo l’esplosione di gioia infinita, gli abbracci forti ed insieme la carica e la voglia di farcela perché acoltà di Giurisprudenza”… lo ricordo perfettamente il mio primo giorno di Università a Roma e ricordo più di tutto quella grande scritta all’ingresso: “Facoltà di Giurisprudenza”. È una immagine nitida nella mia mente, più dei lunghi corridoi, più di quei libri dal volume spaventoso e di quelle pagine fotocopiate portate sottobraccio dalle centinaia di ragazzi che ogni giorno incrociavo. Quella scritta era lì quando mi sentivo spaventata al primo esame e quando invece, attraversando il corridoio, mi sentivo carica e preparata ma non osavo pensarlo per paura che si potesse avverare il contrario. Era lì ogni mattina a ricordarmi che lontana dalla mia famiglia, lontana dai miei amici e dalla mia terra stavo facendo la scelta giusta, stavo finalmente percorrendo quella strada che sapevo di voler percorrere fin da bambina quando nel bel mezzo della cena, in ginocchio sulla sedia, sfidavo il volto nervoso del mio papà e provavo a “difendere” una delle mie sorelle, tentando di spiegare quello che lei, in quel momento di rimprovero, non riusciva a spiegare. A volte, a fine cena, mi raggiungeva un tenero “grazie”, a volte, e forse più spesso, ricevevo un “potevi pure farti i fatti tuoi”. Certo è che ad ogni mia alzata sulla sedia seguiva la voce ferma e divertita di mio papà: “Eccola qua, è arrivata l’avvocato della cause perse”. Protestavo. Ovviamente. Quella scritta è stata la mia carica e il mio sorriso nelle mattine universitarie e, a dirla tutta, qualche volta si è presa anche lei qualche insulto. Soprattutto quando il traguardo si avvicinava e sentivo che mentre i miei sogni e le mie aspettative erano rimaste inalterate, anzi erano inevitabilmente cresciute, quel mondo là fuori stava cambiando troppo velocemente. Sembrava che lo sforzo di studiare e imparare non sarebbe comunque mai bastato. Che il muro del “dopo università” sarebbe stato sempre troppo alto. D’improvviso ero circondata di persone scoraggiate e deluse (si definivano realiste e, per carità, qualcuna lo era), tutte pronte a dirmi “ma chi te lo fa fare”. Per un po’ ho pensato che quella ragazza che con incredibile fermezza mi disse che con il prof. X non avrei mai superato diritto privato al primo appello (e come primo esame poi!), avesse degli adepti sparsi ovunque. Ho ignorato quelle voci; ho ignorato quel22 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura fianco ai miei Colleghi, ho ripercorso velocemente gli anni di studio, di fatica, le mie paure e preoccupazioni, le mie speranze. Così, ho finito per cedere a qualche lacrima, questa volta lacrime “dolci” fatte di speranza, soddisfazione, orgoglio che hanno spazzato via tutte le vecchie lacrime amare. Bè, dopo tanta fatica in realtà non era proprio quello che avevo in mente per quel giorno che consideravo speciale, ma è andata così a dispetto della forma e del rito. E se per un Avvocato forma e rito sono pane quotidiano, è pur vero che mai come in quel momento e leggendo quelle parole, mi è stato chiaro che l’Avvocato è innanzitutto un uomo, e l’uomo è sostanza dentro. Ringrazio tutti quelli che hanno reso possibile vivere questa emozione, coloro che hanno regalato la giusta importanza e solennità al Giuramento. È giusto così. È giusto e importante che ciascun nostro prossimo Collega viva con dignità e solennità un momento importante come quello in cui giuriamo di agire “a tutela dell’assistito” e “secondo i principi del nostro ordinamento”. nonostante tutte le difficoltà, tutti i pessimisti che ti hanno urlato di cambiare strada, tutti quelli che ti hanno gridato “chi te la fa fare”, il tuo piccolo traguardo professionale e personale ora è lì. Quel traguardo lì ora è fatto di una commissione di 6 membri, di una sedia e degli occhi orgogliosi e un po’ preoccupati dei tuoi genitori che ti ascoltano. Il traguardo è stato quell’abbraccio forte di mia madre quando mi sono finalmente alzata da quella sedia e immediatamente dopo ho sgranato gli occhi e pensato... “Oddio... il traguardo è appena ridiventato Partenza”. Quel giorno, nell’Aula Avvocati del magnifico Palazz(acci)o di piazza Cavour, ho rivissuto tutte queste emozioni e molte, molte di più. Ho realizzato e compreso che quello che volevo fare nella vita lo avevo sempre saputo. Ho capito che per me non era e non sarà mai solo un “mestiere” e che se avessi dato ascolto ai “chi te lo fa fare” o avessi cambiato strada, avrei vissuto nel rimpianto. Così non è stato, per fortuna... anzi no, per determinazione. Di fronte a quel Giuramento, di fronte ai Consiglieri, di Foro Romano 23 Le Voci dell’Avvocatura Pellegrinaggio giudiziario con i detenuti: Assisi-Roma 4-11 giugno 2014 Marina Binda Avvocato del Foro di Roma, iscritto nell’elenco speciale di un ente pubblico “Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro.” (incipit de “i racconti di un pellegrino russo” anonimo) M ercoledì 4 giugno: Assisi Parto malvolentieri e piena di timori. Siamo due gruppi di persone: cammineremo contemporaneamente dal 4 all’11 giugno, partendo da due luoghi differenti per incontrarci, se Dio vorrà, nei pressi di Roma. Alcuni pellegrini partiranno da Radicofani (SI) e cammineranno per circa 170 km; altri, tra cui la sottoscritta, partiranno da Assisi e cammineranno per circa 180 km. I gruppi saranno composti da volontari della Confraternita di San Jacopo di Compostella e da alcuni detenuti di svariate carceri laziali, in permesso premio: hanno scelto di camminare con noi piuttosto che vedere le loro famiglie, i loro figli, le loro compagne. L’iniziativa è stata preceduta da una lunga preparazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria; il Provveditore, la dott.ssa Maria Claudia Di Paolo, ha fortemente voluto e creduto in questo progetto. Accanto a lei ha lavorato la dott.ssa Roberta Palmisano, giudice di Roma responsabile dell’ufficio studi del D.A.P., il dott. Giovanni Di Blasio, responsabile dell’ufficio detenuti e trattamento, nonché i direttori e i cappellani delle carceri di Rebibbia, Rieti e Frosinone. La Confraternita di San Jacopo di Compostella, retta dal prof. Paolo Caucci von Saucken, professore di letteratura spagnola presso l’Università di Perugia, ha messo a disposizione i propri volontari, le proprie strutture di accoglienza e ha anche provveduto a vitto e alloggio dei pellegrini e dei detenuti. Poiché, disgraziatamente, mi è stato affidato il compito di coordinare l’intera iniziativa, sento il peso della responsabilità del cammino, non essendo affatto convinta di esserne degna e capace. Gianluca, mio marito mi ha seguito controvoglia in questa esperienza che lui considera una vera follia. Ritiene che i detenuti non siano tra le categorie più bisognose da servire. Si ricrederà subito, da primo gior- no di cammino. Il fatto che sia qui con me, comunque, è un vero segno di affetto: sono una donna fortunata. Entrambi abbiamo vissuto i giorni precedenti la partenza con giusta preoccupazione. I nostri zaini sono ridotti all’osso; due magliette, due pantaloni (uno per camminare e uno per la sera e per dormire), poca biancheria, qualche medicina senza scatola (per diminuire il peso) e il telo per la pioggia, che si rivelerà del tutto inutile. Ci incontriamo alla stazione Tiburtina: siamo 4 volontari. Oltre a me e a Gianluca, c’è il cappellano di Rebibbia, Fra’ Moreno Versolato, dell’ordine dei Servi di Maria, che mi è subito simpatico. C’è anche Rosamaria Iannuccelli, di Castelmadama: siamo amiche già da prima di partire. Al binario troviamo i detenuti di Rebibbia. Li guardo con curiosità e diffidenza. C’è Salvatore, fine pena mai, in carcere per omicidio; Carlo, 24 anni, anche lui dentro per omicidio; Alberto, tra i pochissimi no-global condannati per i fatti del G-8; Massimo, in carcere per spaccio; Gerardo, dentro per rapina e Franco, condannato per corruzione. Scruto il loro abbigliamento; mi sembrano approssimativi. Ripenso alle infinite mail che ho inviato all’Amministrazione penitenziaria raccomandandomi di provvedere al rifornimento delle attrezzature: almeno le scarpe, gli zaini, i sacchi a pelo… ripenso alle rassicurazioni ottenute, alle intese intercorse. Franco indossa un paio di jeans pesantissimi; certamente inadatti per ciò che ci attende. Ancora non lo sappiamo, ma la settimana dal 4 all’11 giugno 2014 sarà la più calda dell’anno; un anticipo rovente dell’estate che verrà ricordata con uno di quei nomi americani con cui noi poveri italiani ci diamo importanza dilettandoci a definire i periodi climatici. Ben presto capirò che l’abbigliamento è un falso problema: il cammino è un fatto di testa, di costanza, di 24 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura ragazza ed è moglie di un collega di Perugia (penalista, credo). Mi sorride e mi regala una medaglietta d’argento con una conchiglia compostellana. La metto subito al collo, insieme a quella che mi regalò il Presidente Cassiani quando arrivammo a Santiago in bicicletta e insieme alla croce di Gerusalemme che mi regalò Gianluca quando andammo in Terra Santa. Porto sempre al collo tutte queste cose; non me ne stacco mai. Sono i segni della povera storia della mia vita. La catenina me la sono comprata da sola. A marzo del 2014, a Betlemme. È un luogo per consueto, familiare: quando ci vado mi sento a casa. Mi sembra inconcepibile, assurdo, che ora ci sia la guerra. coraggio. Se non ci sono queste cose, si può avere l’attrezzatura più tecnica del mondo ma non ci si muove. Il pellegrinaggio giudiziario trova un antecedente nel cammino penitenziale medioevale ove i condannati per reati, anche di matrice religiosa, venivano obbligati a recarsi a piedi in uno o più luoghi religiosi per scontare i loro gravi peccati. Nel medioevo i pellegrini venivano anche flagellati, in quanto il cammino era considerato come una vera e propria misura afflittiva e mezzo di espiazione piuttosto che come strumento di redenzione. Oggi il pellegrinaggio giudiziario viene praticato in Spagna e in Belgio, quale mezzo alternativo alla detenzione, realizzato principalmente con condannati minorenni. Ad Assisi riceviamo un’accoglienza trionfale che ci stordisce: c’è il rettore, prof. Caucci, il sindaco della città, due giornalisti di Famiglia Cristiana che continuano a scattare fotografie. Mi sembra un’esagerazione, ci danno un’importanza che non meritiamo. Capirò poi che necessitiamo di una giusta esortazione, che ci conforterà nei momenti complessi dell’impresa che ci aspetta. Alla basilica inferiore ci viene consegnata la credenziale del pellegrino, un libretto ove verranno apposti i timbri relativi alle tappe del cammino, attestanti il percorso a piedi. È una cerimonia toccante che ci commuove. Il prof. Caucci ci dice: “D’ora in poi sarete tutti pellegrini: non ci sono detenuti; non ci sono volontari; sarete tutti l’uno al servizio dell’altro, senza distinzioni. Agli antichi pellegrini veniva consegnato un bastone e una bisaccia. La bisaccia era aperta perché era pronta a ricevere doni ed era pronta a dare a chi prendeva”. Il sindaco fa un bellissimo discorso sui cammini della vita quotidiana. È un tipo magro e sobrio; sembra autenticamente partecipe, malgrado sia un politico. Mi sento vagamente in colpa pensando al gruppo di Radicofani, che parte senza onori. Padre Moreno legge la Benedizione di San Patrizio. “Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano”. Siamo storditi, commossi. Uno dei detenuti, Salvatore, di Torre del Greco, mi dice a bassa voce, per non farsi sentire: “Ma ci pensi? Cammineremo da Assisi a Roma… io sono emozionato”. Ceniamo nei locali annessi al Convento di Santa Maria Maggiore; una volontaria della Confraternita ha preparato una cena abbondante e squisita. È una bellissima Foro Romano Giovedì 5 giugno: Assisi-Deruta-Amelia Ci svegliamo di buon ora e iniziamo a camminare. Scendiamo per la mattonata di Assisi che termina a Santa Maria degli Angeli, realizzata con le offerte delle persone i cui nomi sono incisi nella terracotta rossa. I due giornalisti ci seguono scattando foto. Massimo si ritrae: la madre ha raccontato alle amiche che il figliolo è all’estero e FC è proprio il genere di giornale che quelle comprano in parrocchia. Mi racconta che ha una compagna in una città del nord e un figlio, al quale raccomanda continuamente di studiare. Non posso che concordare. “LA CONOSCENZA RENDE LIBERI” penso mestamente, ricordando le infinite volte in cui sono riuscita a resistere all’arroganza del potere grazie ad una cocciuta preparazione teorica. Massimo sta studiando; si vuole laureare in giurisprudenza. Tanto in carcere il tempo non manca. In questo momento è impegnato nel diritto costituzionale. Mi ripete i numeri dei componenti degli organi dello Stato. Francamente non sono sicura sulla correttezza delle cifre che sciorina, gli consiglio di concentrarsi maggiormente sulle funzioni delle istituzioni piuttosto che sul numero dei componenti. Mi racconta che alcuni volontari fanno lezioni di diritto all’interno del carcere di Rebibbia. Sono subito interessata: chi sono, a quale università fanno capo? Mi risponde che si tratta di un’associazione, un “gruppo organizzato”, non sa bene… “PECCATO, MI SAREBBE PIACIUTO CONOSCERLI”, penso. Al mio ritorno a Roma scoprirò, con autentica meraviglia, che si tratta della Scuola Forense, istituita presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, di cui faccio indegnamente parte come docente. Il consigliere Riccardo Bolognesi, persona di assoluto spessore professionale e morale, ha organizzato questa impagabile attività di volontariato all’interno delle carceri romane 25 Le Voci dell’Avvocatura con un gruppo di giovani docenti della scuola. Un lavoro davvero ammirevole, fatto nell’ombra e animato da puro spirito di servizio. In realtà non c’è da stupirsi, il gruppo che fa capo al cons. Bolognesi è davvero preparatissimo e, nello stesso tempo, umile, disposto al dialogo, lontano da ogni vanteria o presunzione. Camminiamo sotto il sole, costeggiando campi di grano ed allevamenti di oche. La bianca Assisi, in alto, dietro di noi, si allontana inesorabilmente. Un senso di inquietudine mi coglie. Gerardo ha qualche difficoltà: è grandicello, ben piazzato, indossa scarpe inadatte. La mia amica Rosamaria, volontaria come me della confraternita, mi racconta che il figlio la respinge. Mentre parla piange, si ingobbisce. Le dico di offrire questo cammino al figlio e di pensare di fare ogni passo verso di lui. Ma la questione è complicata da questioni economiche legate a terreni di proprietà a Castel Madama e pregressi parentali. In breve: la classica lite di provincia che, per fortuna, fa campare agli avvocati. Dopo ore di marcia nel caldo rovente, raggiungiamo finalmente Deruta. Gerardo è stanchissimo e arranca zoppicando. Qui c’è il rettore che ci aspetta. È ben vestito e pettinato (lui), e chiacchiera con altri volontari della confraternita che poi ci portano in pulmino ad Amelia. La città di Amelia è incantevole, arroccata all’interno di possenti mura che la cingono completamente. Avevo già apprezzato questo posto quando mi ero recata, con la compagnia di avvocati capitanata dall’avv. Luigi di Majo, a recitare l’opera di Cinzia Tani “Argo” che ipotizza un processo alla regina, rea di aver ucciso il marito Agamennone. Il teatro di Amelia è un piccolo gioiello di architettura, ospita artisti piccoli e grandi, mantenendo così viva la consolidata tradizione culturale e artistica della città. Amelia è dedicata alla Madonna, la cui splendida immagine è posta sopra la porta d’ingresso al centro storico. Alle ore 19 Fra’ Moreno celebra la Messa più bella della storia nella chiesa di San Francesco. Fa una predica che commuove tutti: sarà la stanchezza. Parla di sé, della sua esperienza di volontario a Rebibbia. A chi gli domanda “cosa vai a perdere tempo la?” lui risponde: “non si perde tempo. C’è una comunità di persone, alcune delle quali si vogliono bene: c’è Gesù anche là”. Carlo annuisce orgoglioso dal suo banco. Alla fine della Messa il parroco ci ringrazia per il nostro passaggio ad Amelia, ci dice che Gesù ha detto ERO CARCERATO E VOI SIETE VENUTI A TROVARMI, MI AVETE CONFORTATO. Infine allarga le braccia verso di noi, dicendo “Benvenuti pellegrini! Benvenuti nella nostra città!”. Più tardi scoprirò che viene da una pesante giornata in Day hospital. Un lungo giorno di chemio. Che il Signore lo sostenga e lo guarisca. Venerdì 6 giugno: Amelia-Orte Giornata difficile: doveva essere la più corta ma abbiamo allungato per raggiungere l’antico porto di Seripola, passando in mezzo ai campi. Questa mattina ho detto al telefono al prof. Caucci: “Rettore, ti ringrazio per avermi dato la possibilità di partecipare a questo pellegrinaggio. Mi sembra finalmente di essere utile a qualcuno. Anche se non sono di nessun aiuto. Semplicemente con la mia presenza”. È la prima volta nella mia vita che sento questa pienezza, questo “senso” a ciò che faccio. “Un senso ce l’ha”, direbbe Vasco Rossi. Tutti i detenuti sono conquistati da Padre Moreno. Lo dicono a me ma non a lui. Mi sussurrano: “è bravissimo!” sottovoce, per non farsi sentire. Persino Alberto, il no-global ateo, mostra simpatia per Padre Moreno. Quando gli ho detto: “decidi: o vai dal Papa o fai il chierichetto a Padre Moreno” mi ha risposto: “e chi sarebbe questo chierichetto?”. “Beh”, rispondo io, “il chierichetto è uno che serve a Messa, aiuta il sacerdote con l’incenso, gli passa le ampolle dell’acqua, il vino, ecc.”. “Non mi piace per niente!”, risponde convinto, “io sono ateo” proclama. Poi, smette di camminare, riflette: “comunque se proprio devo decidere, scelgo la seconda che hai detto!”. Alberto è alto e ben messo. Quando era libero faceva l’infermiere in un ospedale, a Roma. È dentro per i fatti di Genova ma è sicuro di riacquistare il lavoro, una volta che uscirà. Infatti lo hanno solo sospeso dal servizio, non licenziato. Almeno così dice. Cammina spesso con Gianluca; parlano per ore. Stamattina gli chiedeva: “Che musica ti piace?”. Una strana amicizia tra un militare e un no-global. Ci incamminiamo lungo la strada asfaltata, ma ben presto svoltiamo per la campagna, seguendo un ampio sentiero di terra bianca che costeggia un vigneto. In lontananza si staglia il Soratte, più azzurro che mai nella prima luce mattutina. Cominciamo a scendere in basso tra l’erba alta. Conosco la strada e ho la sensazione che il volontario che ci guida stia deviando. Lo dico, ma nessuno mi risponde. Arriviamo infine ad una spianata; c’è anche qualche bolla sulfurea. Il caldo è feroce. Qui si materializzano cinque persone: sono pellegrini, ci dicono, cammineranno con noi. Sono amici del volontario che ha deviato: queste persone, però, non 26 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura che più lo caratterizza. Dimostrazione di vera intelligenza. Anche Salvatore è in galera per omicidio, è dentro da 24 anni e se li è fatti tutti. Spera nella semilibertà. Ha un carattere chiuso, poco incline alla piaggieria: molla il gruppo, spesso e volentieri. L’unico con cui riesce ad accompagnarsi è Carlo. Dentro di me lo giustifico: questo pellegrinaggio è durissimo e lui, in prospettiva, ha il carcere a vita. Alla fine della settimana noi torneremo nelle nostre case arredate, munite di aria condizionata, stereo e materassi ergonomici; i detenuti torneranno in carcere. Hanno davanti a loro questo cammino e poi la galera. Certo, hanno sbagliato; ma poiché questo pellegrinaggio equivale ad un permesso ed è alternativo ad altri benefici, loro hanno rinunciato ad usufruire di qualche piccola comodità e ad incontrare le loro famiglie, pur di camminare con noi. Chissà se la scelta sia stata poi così consapevole… mi illudo che sia così: non si lamentano mai! Ci fermiamo in una chiesetta rupestre: all’interno c’è la statua di una Madonna nera e un di un pellegrino, ritratto con il bastone. L’acustica è eccezionale. Tento di abbozzare “Stella splendens” antico canto compostellano che intonavano i pellegrini medioevali per rinfrancarsi dalle insidie del cammino, specialmente notturne: ladroni, belve feroci, crepacci, freddo pungente e quant’altro. Stella splendens… la prima stella della notte, la più luminosa, simbolo di Maria. Arriviamo a Gallese piuttosto presto: il percorso non è stato troppo faticoso. Facciamo una sosta presso la bellissima chiesa dedicata a San Famiano, un santo pellegrino del luogo. Gallese è un piccolo paese bianco posto in cima ad un colle, stretto tra alte mura bianche. Ha tradizioni culturali illustri e una significativa origine nobiliare: è sede di un bellissimo castello tutt’ora posseduto dai proprietari (i duchi Altemps). A Gallese gli uomini dormiranno in una scuola, mentre Rosamaria, Padre Moreno ed io andremo a dormire da Stefania. Stefania Lazzari Celli è una nobildonna originaria di Gallese, di generosità non comune. È la presidentessa del coro del lunedì di Cesare Pocci (di cui faccio parte) ed è una vera imprenditrice: dirige con capacità ed efficienza una casa editrice che sta celermente risollevando da pregresse difficoltà economiche. Oggi è venuta a Gallese per ospitarci, partendo da Milano, per noi. Proprio per noi. In effetti, ieri le ho fatto una telefonata accorata, chiedendole aiuto. E lei è subito partita. Mi sono permessa di inserire anche Padre Moreno nel gruppo degli ospiti, avendolo visto davvero provato per erano previste. I cinque nuovi sono diversi; non si integrano per niente. Conoscono il mio lavoro (pur essendomi ben guardata dal dirlo) e continuano a proclamare che un avvocato non è un vero pellegrino: sta in mezzo alle scartoffie e non cammina. Che stupidaggine! Conosco tanti avvocati pellegrini (Alessandro Cassiani, Aldo Minghelli, ad esempio), che… “questi se li magnerebbero a colazione!”, come si dice a Roma. Carlo e Salvatore si allontano dal gruppo: sono i due ergastolani. La cosa mi innervosisce assai. Arriviamo finalmente a Orte ove il parroco della città mette a disposizione i locali della chiesa di Santa Maria Assunta: il posto non sembra male; c’è un bel chiostro e la stanza è molto spaziosa. Ci sono solo due bagni però, e l’acqua calda non c’è. Per fortuna Carlo e Salvatore sono riapparsi. Sabato 7 giugno: Orte-Gallese Veniamo svegliate da un sms diretto al cellulare di Rosamaria. È un ragazzo della Confraternita di Roma: “Che tipi sono i detenuti?”, Rosamaria, ancora assonnata, si affretta a rispondere: “Sono bravi. Uno di loro è in galera perché ha ammazzato un uomo”. E quello replica: “stai attenta che il lupo perde il pelo ma non il vizio!”. E con questo bell’ammonimento affrontiamo la giornata. Alle 8 incontriamo il gruppo che ha passato la notte nella parrocchia, sembrano già stanchi. Hanno dormito male e non sono riusciti a lavarsi perché c’era poca acqua. Padre Moreno mi confida che è duro camminare per tanti chilometri di giorno ed essere costretto a dormire in queste condizioni di notte. Per una fortunata stella, invece, Rosamaria ed io abbiamo sempre usufruito di sistemazioni decenti, almeno sino ad oggi. Da Orte ci incamminiamo verso Gallese; il percorso è suggestivo, lungo bianchi stradelli sterrati tra noccioleti. Qualche cane abbaia svogliato da dietro i cancelli. Carlo e Salvatore, grazie a Dio, oggi camminano con noi. Carlo è un uomo di circa 45 anni. È nato a Tor Bella Monaca, e, come ama ripetere orgogliosamente, è romano e romanista. Ha un fisico asciutto pur se tarchiato, muscoloso per l’allenamento. È sposato con figli ma sul punto è piuttosto evasivo. Ha ucciso qualcuno, non ho ben capito chi e perché. Dotato di un’intelligenza acuta e celere, è il vero punto di equilibrio del gruppo, pur essendo un tipetto tutt’altro che tranquillo. Guarda e valuta, persone, cose e situazioni. Tuttavia, rimane silenzioso, parla raramente di sé. Se ci sono tensioni, cerca di mediare, ed è questa la qualità Foro Romano 27 Le Voci dell’Avvocatura te e discese, a tratti senza sentiero, tra i campi. La giornata inizia con le telefonate del gruppo che ha dormito nella scuola: sollecitano il nostro arrivo. Eppure siamo assolutamente puntuali, sono le sette in punto ed abbiamo già usufruito di una buona colazione da Stefania. Al bar, dove gli altri stanno terminando il caffè, sussurro a Salvatore di non andare avanti, come al solito: “qualsiasi giorno tranne oggi”; mi assicura che camminerà con noi. Promessa da marinaio. Partiamo dal campo sportivo di Gallese e proseguiamo lungo distese di noccioleti. Qui ci deve essere la tenuta di Fulco Pratesi. Gerardo parla al telefono con la sua nipotina, informandosi sull’andamento della suola. Poi accenna ad una canzone: “I te vojo bene assaie”; è intonato, come la maggior parte dei campani. Non è certo un giovincello ed è leggermente sovrappeso, ma indossa calzoncini e camicia verde pisello e una bandana a stelle e strisce sulla testa. La moglie gli ha comprato questo completino apposta per il nostro pellegrinaggio. Si rivolge ancora alla nipotina: “stai zitta un attimo, sennò io come faccio a parlà?”. Si telefonano tutti i giorni. Talvolta Gerardo racconta alla piccola alcune storie, per farla addormentare. Allora tutti noi ci fermiamo e rimaniamo incantati a sentirlo. Quando arriviamo a Corchiano siamo già stanchi. Dopo aver tagliato tra i campi e guadato due ruscelli, arriviamo, finalmente, a Faleri Novii, antica città etrusca posta sulla Via Amerina, poi conquistata dai Romani. Le rovine antiche sono spettacolari: un gioiello d’arte e di storia, sconosciuto ai più. Il sole è rovente: vorremmo lasciarci cadere qui, stanchi come siamo, ma non siamo ancora alla metà del cammino. Qui si materializza, improvvisamente, il rettore della Confraternita, insieme alla moglie. Ci hanno raggiunti in macchina. Sono così cortesi con me da farmi sentire imbarazzata. Entriamo nella bellissima chiesa romanica di Santa Maria Faleria, perfettamente conservata. Le linee sono purissime e l’acustica è eccezionale. Provo a bassa voce “Ay Santa Maria”, cantiga ideata da Alfonso El Stabio, presente, se non erro, nel codex callistinus. La chiesa è in pietra scura, ha tre arcate curve ed è perfettamente conservata. Dopo una sosta per mangiare, Salvatore e Carlo decidono di andare avanti da soli. Vengono ad avvertirmi, memori della promessa di stamattina “tanto siamo quasi arrivati!”; “non siamo arrivati per niente!”, replico io, “E VOI DUE NON AVETE LA PIÙ PALLIDA IDEA DI DOVE ANDARE!” vorrei aggiungere, ma mi trattengo, per non offenderli. Mentre li guardo avviarsi, mi chiedo se le difficili condizioni di alloggio del cammino. Ho forzato un po’ la mano, approfittando del buon cuore di Stefania, permettendomi di imporle tre ospiti, pensando che siamo pellegrini e che Dio le renderà merito di questa buona azione. Nel primo pomeriggio arriviamo nella piazza assolata al centro del paese ove si trova la casa di Stefania. I nostri zaini sono sudici e il nostro odore non deve essere tra i migliori. Bussiamo alla porta ed entriamo. Dalla porta, in realtà, non si accede in una stanza, come sembrerebbe dall’esterno, ma ad un cortile che conduce… al paradiso terrestre! In sostanza, il portone d’ingresso nasconde un giardino italiano immenso, ben curato e verdissimo. Entriamo poi in un raffinato palazzo d’epoca, arredato con gusto ed eleganza. Nelle grandi stanze, con aria condizionata, troneggiano comodi letti dai lenzuoli ricamati. Nei bagni, soffici asciugamani profumati. Siamo intontiti dalla stanchezza e dallo stupore. Diciamo timidamente a Stefania che non vogliamo disturbare, abbiamo i sacchi a pelo, dormiremo lì, ma lei lo esclude perentoriamente. Rosamaria si guarda intorno, continua a mormorare che siamo stati accolti da una specie di fata. Una fata buona del cammino. Andiamo a Messa nella chiesa principale di Gallese; Padre Moreno fa una toccante predica sul senso dell’ospitalità, sull’accoglienza del pellegrino. Stefania è accanto a me; sono in una condizione prossima alla felicità. O Dio, che portasti fuori il tuo servo Abramo dalla città di Ur dei Caldei e che fosti la guida del popolo d’Israele attraverso il deserto, ti chiediamo di custodirci, noi tuoi servi, che per amore del tuo nome andiamo pellegrini. Sii per noi compagno nella marcia, guida nelle difficoltà, sollievo nella fatica, difesa nel pericolo, albergo nel Cammino, ombra nel calore, luce nell’oscurità, conforto nello scoraggiamento e fermezza nei nostri propositi perché con la tua guida, giungiamo sani e salvi al termine del Cammino e, arricchiti di grazia e di virtù, torniamo illesi alle nostre case, pieni di salute e perenne allegria. Peccato quei fiori appassiti ai piedi dell’altare. Domenica 8 giugno: Gallese-Nepi Sarà il giorno critico, quello peggiore. Lo sapevo sin da prima di partire. Avevo fatto il percorso Gallese-Nepi in diverse domeniche di maggio e avevo dovuto interromperlo varie volte per la fatica. 28 chilometri di sali28 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura so i suoi confratelli per la calda ospitalità. In effetti la sistemazione è spettacolare: tra le migliori del cammino. Dormiamo in stanzette doppie con vista sulla valle, fornite di lenzuola e addirittura… il bagno in camera! Persino gli asciugamani. Mentre scrivo queste righe, tornata tra gli agi della città, mi commuove pensare quanto poco bastasse per renderci felici. Nel convento si venera una certa Cecilia Eusepi, terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, morta a Nepi l’1 ottobre 1928, a soli 18 anni. Sembra che si stata una persona semplice ma meravigliosa, soprattutto nella malattia. Padre Moreno oggi ha dato un santino a Rosamaria, dicendole scherzosamente: “Prega per la beata Cecilia. Guarda che funziona!”. Mentre sto scrivendo questo diario, tornata a Roma, mi arriva un sms di Rosamaria: “Mi ha chiamato mio figlio! Dice che viene a casa per farsi raccontare il pellegrinaggio”, tanti punti esclamativi, “ma allora è vero che la beata Cecilia funziona!”. La sera, nella mia stanzetta di Nepi mi sono addormentata pensando di essere finalmente in vista della meta. Dopo una giornata come quella trascorsa, tutto sembra più lieve. questo non sia il loro modo di reagire alla durezza del cammino, e, soprattutto, alle sistemazioni serali. Imbocchiamo l’antico basolato dell’Amerina che corre tra spettacolari tombe falische. È un sito archeologico di impressionante bellezza, quasi unico nel panorama italiano. Mentre uno dei volontari narra sulle origini storiche della via, vengo ripresa perché sto scambiando due parole con Franco. Franco è in galera per corruzione, o almeno così dice. Racconta di aver fatto parte della vecchia Democrazia Cristiana ed assume di conoscere tutti i maggiori rappresentanti della passata politica: Andreotti, Mancino, Scotti, Amato. Ha frequentato, ovviamente, anche Giorgio Napolitano. Ho una spina nel parlare di lui: tra tutti, mi sembra il più difficile. Non fa altro che parlare delle sue amicizie importanti e credo che abbia litigato persino con i figli. A quanto mi ha riferito Carlo, non riceve visite da quattro anni. È perennemente al telefono con qualche pezzo grosso, concordando strategie di politica economica di rilievo europeo, se non mondiale (i suoi compagni lo chiamano “l’onorevole”). Continuiamo a camminare: oggi non finisce mai. Ad un certo punto mi telefona Carlo: si sono persi, lui e Salvatore. Mi sento morire… abbiamo superato la metà del percorso e dobbiamo tornare indietro a cercarli, o comunque interrompere per aspettarli. Ci fermiamo tutti nei pressi di un ristorante. Uno dei volontari decide di tornare indietro, mentre noi proseguiamo per l’asfaltata. La scelta si rivelerà un errore. È pomeriggio inoltrato ma l’afa è ancora opprimente. Mi sono accorta, con costernazione, che Gerardo non ne può più. Se si sente male chi lo dice alla nipotina? Dopo quasi due ore arriviamo ad un bivio. Lì c’è un volontario vicino ad una macchina che mi offre una bottiglia d’acqua. Chiedo di dare un passaggio a Gerardo. Poco dopo vedo una macchina sorpassarmi velocemente; sul sedile di dietro c’è un passeggero che si sbraccia fuori dal finestrino: intravedo una bandana a stelle e strisce. Sorrido dentro di me. A Nepi riceviamo un’accoglienza finalmente degna di questo nome. Padre Moreno ha molto insistito affinché andassimo tutti a dormire presso un convento del suo ordine: i Servi di Maria nel centro della città. Nepi è una graziosissima cittadina, si trova vicino all’antico acquedotto romano, molto ben conservato in questo tratto. Questa sera c’è una festa rinascimentale; tutto il paese è in festa e pullula di folla vociante. Prima di recarci a mangiare andiamo a Messa; padre Moreno, durante la predica, confida all’assemblea dei fedeli di sentirsi finalmente a casa e ringrazia commosForo Romano Lunedì 9 - Martedì 10 giugno: Nepi-Campagnano-La Storta Partiamo da Nepi per un lungo tratto di strada asfaltata. Facciamo una breve sosta nei pressi dell’antico ponte nepesino ma la giornata è piuttosto monotona; camminiamo per chilometri lungo la provinciale, fino alla Cassia bis. Qui ci fermiamo ad un bar: abbiamo appuntamento con il gruppo che è partito da Radicofani. Non tardano ad arrivare; sono sorridenti. Melissa, una volontaria che è avvocato a Perugia, mi corre incontro. Mi ringrazia, mi dice che per lei è stata un’esperienza indimenticabile. Nel loro gruppo camminano detenuti di varie carceri laziali: ricordo Claudia, fuori per la prima volta e altri, di cui ho dimenticato il nome, avendo passato con loro solo poche ore. Ci immettiamo tutti insieme in un lungo stradello per Campagnano. Mi metto a parlare con un detenuto straniero del loro gruppo; porta svariate croci al collo; mi racconta che è dentro per spaccio. Ha avuto quattro anni per due chili di cocaina. Francamente mi sembra un po’ bassa come pena… spero che dipenda dal fatto che non è italiano. Non vorrei che si tratti di un collaboratore. Comunque sia, cammina con un passo molto lesto, senza mai smettere di parlare. Io arranco cercando di ascoltare ciò che dice e di tenere il suo passo. È giovane e secco lui, io no. 29 Le Voci dell’Avvocatura lucido e addobbato di fiori lo Spedale, in segno di benvenuto. Alle 19 ci apprestiamo a partecipare alla cerimonia di accoglienza dei pellegrini: la lavanda dei piedi. Arrivo a Campagnano con il cuore a mille per lo sforzo. Qui purtroppo il luogo di accoglienza non è dei migliori. Una scuola comunale, o qualcosa del genere, ove sono ammassati alla rinfusa materassi di incerto colore. Cercando di non scoraggiarmi ne prendo uno e mi sistemo in una stanza un po’ più ventilata delle altre, pensando che è l’ultima notte; i bagni non funzionano e ci si può lavare solo uno alla volta. Al mio ritorno a Roma mi sono grattata fino a scorticarmi per giorni; alla fine ho dovuto prendere gli antistaminici per risolvere il prurito. Sono stata attaccata dagli acari e non sono certa che sia accaduto tra i campi: forse proprio qui, a Campagnano. La sera ci raggiunge a cena don Spriano, coordinatore dei cappellani di Rebibbia; purtroppo è venuto a prendere Padre Moreno per portarlo a Roma, in quanto domattina dovrà concelebrare alla Messa del Papa. Mentre saluto Padre Moreno sul bordo della strada guardando la macchina andare via, mi chiedo come faremo senza di lui, pur se manca solo un giorno al termine del pellegrinaggio. La tappa Campagnano-La storta è lunga e caldissima. Camminiamo tutti insieme (il gruppo di Assisi e il gruppo di Radicofani) tra campi di grano e arbusti di more acerbe. Ad un certo punto arriviamo ad una cascata naturale: alcuni si bagnano vestiti. Giungiamo a La Storta nel primo pomeriggio; qui prendiamo il trenino in quanto dobbiamo essere a Roma domattina, in tempo per l’udienza papale del mercoledì. Sicché, siamo costretti a rinunciare all’ultimo tratto a piedi, dormiremo tutti insieme a Roma, presso il capitolo della Confraternita, a Trastevere, Via dei Genovesi 11B. Nel trenino Carlo e Salvatore fanno un vero e proprio spettacolino: si prendono in giro l’un l’altro con battute feroci. Molti passeggeri sorridono, piuttosto stupiti di questo gruppo così sporco ma così allegro. Mentre sto uscendo dal treno sento Gerardo, dietro di me, che dice alla gente: “Scusate, fateci passare… abbiamo un appuntamento con il Papa!”. L’accoglienza a Roma è meravigliosa: la migliore di tutto il cammino. Lo Spedale di accoglienza di Roma ospita i pellegrini che giungono nella città a piedi, percorrendo la Francigena o le antiche vie di cammino, per una o due notti, a titolo gratuito (nel senso che sono assolutamente liberi di lasciare un’offerta, se vogliono, e senza essere visti!). Anzitutto c’è il rettore, il grande prof. Caucci; poi c’è Lucia Colarusso e don Paolo Asolan (rispettivamente priore e cappellano del capitolo di Roma), inoltre, tutti i volontari, giovani ed entusiasti, che hanno tirato a La formula è incantevole: “Siamo felici di accogliervi qui, nel nostro Spedale, a nome di tutta la nostra Confraternita. Gesù ha lavato i piedi ai suoi amici e ha insegnato loro a fare altrettanto. Ripeterlo stasera significa che vi accogliamo, come Lui ci ha insegnato, in spirito di servizio e di amicizia, gratuitamente. La lavanda ci ricorda che nel pellegrino c’è Gesù Cristo stesso, agisce lo spirito di Gesù. Lo sappia o non lo sappia colui che cammina, Gesù si nasconde in lui, cammina con lui, è in lui”. Mi chino a lavare i piedi delle persone che hanno camminato con me. “Nel nome di Cristo ti accogliamo nello Spedale di San Giacomo e di San Benedetto Labre. Che il riposo ti conforti e aumenti la tua forza per continuare il camino della vita”. È un privilegio grandissimo: non riesco a trattenere le lacrime. Alberto, il no-global ateo, mi guarda. Io gli dico: “Alberto, fammi l’onore di farti lavare i piedi” e lui: “Non posso. È contro tutto ciò in cui credo, per cui ho vissuto. Però, siccome sei un’amica, per te e solo per te, mi siedo con gli altri e vengo a vedere questa cosa che vi piace tanto fare. Mi siedo con voi”. Lavo i piedi a Rosamaria, a Padre Moreno, a Carlo, Salvatore, Gerardo… non ci sono differenze tra noi. Siamo tutti pellegrini, liberi o detenuti. Siamo un cuor solo e un’anima sola. Quando nei giorni a venire mi chiederanno “ma quanti detenuti c’erano?”, mi parrà innaturale fare conteggi e distinzioni. Vado a dormire con Rosamaria pensando che Carlo mi ha chiesto due o tre volte di poter lavorare come volontario da qualche parte. Gli piacerebbe sentirsi utile, per riscattarsi da ciò che ha fatto. Ancora oggi, mentre scrivo, mi rammarico di non essere riuscita ad esaudire questo suo desiderio morale. Mercoledì 11 giugno: Roma Arriviamo a San Pietro in largo anticipo. Siamo tanti: i due gruppi di camminatori, alcune suore di Santa Cecilia in Trastevere, numerose amiche di Rosamaria di Castel Madama, il Rettore della Confraternita, i giornalisti di Famiglia Cristiana, la dottoressa Maria Claudia Di Paolo (Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria), la dottoressa Palmisano (Giudice in servizio al D.A.P. e una delle direttrici di Rebibbia). 30 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura te d’acqua, l’una dopo l’altra. La gente mi guarda inorridita. Sento una forte nausea ma continuo ad avere sete. Entro nel palazzaccio con lo zaino, i miei jeans sporchi e la maglietta nera sudata. Il poliziotto all’ingresso non crede che io sia un avvocato, non ho con me il tesserino. Si azzarda ad aprire lo zaino ma subito si ritrae: non è stupido. Mi reco all’Ordine degli Avvocati in uno stato pietoso. Incontro Isabel e Fausto Lanzidei, colonne portanti, anzi “sopportanti” il Consiglio. Poso lo zaino per terra e, con un tono forzatamente salottiero, dico: “Sono venuta a ritirare i compiti di diritto amministrativo a me assegnati per la correzione”. Silenzio. Si scambiano una lunga, significativa, occhiata. “L’esercitazione è stata rimandata a dopodomani”, risponde, infine, Isabel, con tono piatto. Poi mi scruta, con i suoi limpidi occhi chiari: “…ma…stai bene Marina?”. “Oh sì”, rispondo cercando di apparire noncurante, “ho solo un po’ sete. Sapete, sono arrivata fin qui da Assisi. A piedi”. Nel tornare a casa contemplo la mia città con occhi nuovi, partecipi; guardo attentamente i barboni, i cani abbandonati, i rifiuti per terra. Un’intensa consapevolezza mi avvolge: non sarà mai più come prima. Forse è la giornata più calda dell’anno. Ci sistemiamo ai lati del palco; ci hanno riservato i posti più vicini al Papa. Il sole batte crudelmente e non spira un filo d’aria. Indosso i miei soliti jeans (“da sera”, per distinguerli dai pantaloni “da cammino”), che, dopo sette giorni di pellegrinaggio, sono luridi. Ho anche una maglietta della confraternita che ho comprato ieri sera allo Spedale. È pesante e nera, purtroppo. Muoio di sudore: mi sembra di impazzire. Il Papa comincia a parlare, viene tradotto in svariate lingue. Non riesco a seguire, sento pulsare la testa. Passano i minuti, le ore, mi sembra di svenire. Mi verso la bottiglietta d’acqua in testa. Mi domando se, per caso, questi sono i sintomi dell’insolazione: la bocca riarsa, la debolezza molto maggiore di quando camminavo. Al termine dell’udienza i detenuti vengono chiamati sul palco dal Papa che li abbraccia uno ad uno. Io sono molto occupata a non crollare sotto il sole, forse sarà anche per il calo di tensione. Ci rechiamo infine presso la tomba di San Pietro ove ci viene consegnato l’attestato del compiuto cammino. Un sacerdote del Vaticano ci concede la benedizione solenne. È finita. Ci salutiamo e ci scambiamo i numeri di telefono; rimarremo legatissimi. Torno a piedi allo Spedale e recupero il motorino; la sete mi impedisce di pensare. Pima di tornare a casa, come un automa, passo da Piazza Cavour: entro in un bar e tracanno due bottigliet- Foro Romano P.S.: mercoledì 25 giugno 2014 Mi ha chiamato Salvatore, stracolmo di felicità: dopo 24 anni ha ottenuto la semilibertà! Andrà a lavorare di giorno come cuoco in un ristorante sulla Casilina. Ultreya! 31 Le Voci dell’Avvocatura I duri anni della gavetta Franca Brescia Avvocato del Foro di Roma Q uando è arrivata la lettera dell’Ordine degli Avvocati di Roma che mi annunciava la delibera del Consiglio per la mia iscrizione nell’Albo degli Avvocati, ho provato una forte emozione. Finalmente ci ero riuscita! La data per l’impegno solenne era il 3 aprile, vicinissima e ignota. Una cerimonia che per me era importante ma per gli altri colleghi forse meno, una semplice formalità da sbrigare per poter esercitare la professione, poiché molti hanno accolto il mio annuncio che avrei prestato il giuramento con molta indifferenza, quasi freddezza, tranne per due o tre miei carissimi amici che si sono congratulati con me. Dico questo perché, non essendo più giovanissima e lavorando da anni negli uffici giudiziari, di amici avvocati ne ho parecchi, molti già avvocati mentre io ero una semplice studentessa lavoratrice. Ho iniziato a lavorare presso lo studio di un grande Principe del Foro, l’Avvocato Rocco d’Ambra, classe 1916, appena iscritta all’università giovincella e piena di entusiasmo. Certo lavorando e studiando le cose sono state un poco più complicate e laboriose oltre che faticose. Lavoravo part time ma, essendo l’Avv. Rocco d’Ambra già molto grande e malato di parkinson io praticamente dovevo fare di tutto. Preparare le cause ed i ricorsi in Cassazione era un lavoro molto laborioso perché oltre che scrivere a mano e poi ricopiare gli atti con la macchina da scrivere (la gloriosa Olivetti), dovevo prima leggergli il codice ed i documenti per imbastire letteralmente l’atto, rileggerlo, correggerlo e riscriverlo fino a che non era soddisfatto. Ho avuto la fortuna di lavorare con uno dei più grandi Avvocati Italiani, un pezzo di storia vivente, medaglia di Bronzo della Repubblica per il suo trascorso di partigiano e fondatore del Partito Socialista Italiano, allievo di Nenni. Mi ha raccontato la storia d’Italia, della Seconda Guerra Mondiale e la nascita della Repubblica in maniera nuova e realistica, mi ha illustrato come è stata scritta la Costituzione perché Lui c’era, aveva amici nella Commissione Costituente, grandi uomini Padri della Patria, e dell’entusiasmo di quel momento. Mi ha parlato dell’onore di essere Avvocato, di appartenere a tale categoria; mi diceva di andare avanti sempre a testa alta ed essere orgogliosa della professione che mi ero scelta, da svolgere con onore e rispetto degli altri, perché solo rispettando gli altri avrei ottenuto rispetto. Un pozzo di storia che mi ha insegnato, oltre a tutti i segreti del mestiere, anche a preparare i fascicoli per i Ricorsi in Cassazione cucendoli con il filo di raso rosso. Il mio turno di lavoro era di pomeriggio così la mattina potevo andare all’università e seguire le lezioni, ma, spessissimo, lo dovevo accompagnare in udienza perché più passava il tempo e a seconda delle giornate, camminava a fatica, andare in udienza con lui era un vero spasso. Si sedeva in fondo all’aula, io presentavo il fascicolo al Giudice con il verbale scritto da me sotto Sua dettatura, ed immancabilmente il Giudice mi diceva “non è certo Lei l’Avvocato Rocco d’Ambra”. Io gli indicavo l’Avvocato che chinava rispettosamente la testa e sorrideva. Chinava rispettosamente la testa, lui grande e anziano Avvocato ossequiava il Giudice magari molto più giovane di lui. Rimaneva dietro, in fondo all’aula, dove riuscivo a trovare una sedia per farlo accomodare (aveva difficoltà a stare in piedi), perché immancabilmente il tavolo del Giudice era pieno di colleghi che sgomitavano per essere i primi. Era il lontano 1978 ma studiare e lavorare, dicevo, era faticoso, perché collaborare con lui ti assorbiva ed entusiasmava; il tempo per studiare era poco. Gli anni passavano e nel 1981 io ed il mio futuro marito decidemmo di sposarci; allora i familiari ci pressavano dicendo che ero vecchia e che se dovevo fare dei 32 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura figli sarebbe stato tardi!!! Avevo appena 27 anni ma per l’epoca secondo mia madre ero vecchia (una zitella), oggi le nostre ragazze prima di trenta anni non hanno neppure l’idea di un figlio. Di figli ne ho avuti tre, tre splendidi ragazzi, due maschi e una femmina. Ho dovuto riprendere a lavorare appena dopo dieci mesi dalla nascita del primo figlio, quando invece avevo deciso finalmente di laurearmi; ma la vita e il bisogno di guadagnare ti fa scegliere quello che fare. I sogni si accantonano, così sono tornata a lavorare con un altro grande maesto l’Avv. Federico Lodato (l’Avv. Rocco d’Ambra era ormai troppo anziano e aveva lasciato la professione). L’avv. Lodato mi ha insegnato quello che l’Avvocato d’Ambra non aveva potuto, anche perché l’Avvocato Lodato (ex capitano della Guardia di Finanza) è preparatissimo anche in diritto amministrativo, del lavoro e finanziario. All’epoca aveva un grosso studio commerciale-legale dove ho imparato di tutto e dove ho potuto frequentare quegli uffici che un civilista puro, forse non frequenterà mai, o raramente: le Commissioni Tributarie, il Consiglio di Stato, il TAR, la Camera di Commercio e gli Uffici IVA quando ancora le variazioni e le denunce si portavano a mano. Ancora oggi anche se in pensione, collaboro con lui ed è il mio confidente, consigliere, amico e punto fermo. I figli crescevano ed io faticosamente continuavo a lavorare e studiare, caparbiamente anche perché fortunatamente con l’Avvocato Federico Lodato avevo la possibilità di svolgere il ruolo di praticante senza avere la laurea. Mi sono laureata nel 2005, con il grande Professor Avvocato Matteo Dell’Oglio, un mese dopo la discussione della tesi in ingegneria informatica del mio primo figlio; è stato bellissimo condividere con lui i problemi della correzione della tesi, la stampa fatta nella stessa tipografia e le sue stesse paure. Sono arrivata finalmente dopo tanto lavoro e sacrifici ad iscrivermi come Avvocato a Roma in uno dei Fori più prestigiosi d’Italia. Vedere molti colleghi che prendevano l’annuncio del mio Impegno Solenne con tanta indifferenza mi ha dato fastidio, sembrava che fosse semplicemente un prassi necessaria e nulla più, mentre per me era un evento. Foro Romano Quando chiedevo cosa si faceva e se potevo portare qualche parente, amico, mi hanno risposto molto evasivamente: “si, forse, come vuoi, boh neppure mi ricordo”. Questo detto specialmente dai miei colleghi più giovani. Solo due colleghi hanno dimostrato entusiasmo e mi sono stati vicini insieme ai miei familiari, venendo a sostenermi in un momento così importante, gli avvocati Lodato padre e figlio. Mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulle sensazioni provate nel corso della cerimonia, e solo spiegando il mio iter forse si riuscirà a capire quanto ciò sia stato importante per me. Forse sono stati i miei maestri ad inculcarmi il rispetto, l’onore e l’amore per il diritto, o mio padre che andava dicendo a tutti di avere una figlia avvocato quando ancora avvocato non ero. Sentimenti forti che non sono più di moda o che forse i giovani colleghi non hanno avuto la fortuna di sperimentare. Il fatidico giorno sono entrata in Cassazione senza provare niente, l’atteggiamento evasivo e freddo dei miei colleghi mi aveva contagiato, l’unica soddisfazione era far vedere ai miei familiari che ero di casa. Le prime emozioni sono arrivate quando ho indossato la toga, mi sono sentita importante, finalmente avvocato tra i tanti colleghi che volenti o nolenti mi avevano guardato un po’ dall’alto. Quando sono entrata nell’aula ero fredda, distaccata, quasi dicessi a me stesssa: “che vuoi che sia, una formalità e basta”! Come mi avevano fatto credere quelli con cui avevo parlato, ed erano in molti! I colleghi hanno iniziato a giurare quasi di fretta, desiderosi di finire presto, io diventavo sempre più impassibile, fino a quando non è toccato a me. “Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza…” e sulle parole lealtà e onore mi sono sciolta, mi sono emozionata, la voce mi si è rotta e finalmente sono tornata ad apprezzare ed a rispettare quello che stavo facendo “i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito…”. Ho pensato ai miei maestri per cui la parola onore valeva e vale moltissimo ed ai miei figli che mi guardavano orgogliosi di avere una mamma avvocato. Quando mi sono laureata e loro erano già grandi mi 33 Le Voci dell’Avvocatura Sono felice che il nostro Consiglio ci abbia regalato la pergamena con le parole dell’Impegno Solenne, così potrò incorniciarla ed appenderla davanti alla scrivania così ogni volta che alzerò gli occhi rinnoverò il giuramento che ho pronunciato. dissero: “certo avere una mamma come te non è facile, ci spingi ad andare avanti e a non dire mai non ce la farò”. Ultimamente dire “sono avvocato” è a volte difficile, si è perso il gusto e la dignità di essere avvocato. 34 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura Finalmente il giuramento Sara Cuniberti Avvocato del Foro di Roma H con l’esame e l’abilitazione. Il giorno del giuramento a Roma è stato speciale perché per me ha significato il coronamento di una vita intera dedicata a questo obiettivo, di tanti sforzi, di qualche pianto per sfinimento, di infiniti incoraggiamenti da parte di mio marito, vero motore della mia vita, di un grande dolore, come la perdita del mio papà che dunque non ha potuto vedere il mio traguardo raggiunto, di giornate passate a studiare con i miei bambini intorno che mi scarabocchiavano i libri, della mia mamma che ha atteso in silenzio questo momento... È per tutti questi eventi, forse un po’ inusuali nella vita di un giovane studente medio, che il giorno del giuramento è stato per me così emozionante. Auguro a tutti i futuri avvocati, a tutti gli studenti che vogliono intraprendere questo percorso, di viverlo intensamente, con la voglia di migliorarsi sempre. o deciso che “avrei fatto l’avvocato” a quattordici anni, quando mi sono iscritta al liceo classico (avevo letto che una volta solo chi aveva frequentato il classico poteva diventare avvocato...). Poi la vita ha preso un’altra piega: ho conosciuto quello che sarebbe divenuto mio marito giovanissima, ci siamo sposati, l’università non era nei miei pensieri. Quando si ha vent’anni e piomba nella tua vita l’amore, le priorità perdono il loro ordine. Ma, se si è convinti che il proprio destino è in qualche modo scritto chissà dove, si va dritti alla meta. Così mi sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza e ho terminato il mio percorso di studi in compagnia di due figli, arrivati nel frattempo. Quando poi mi sono laureata forse devo aver festeggiato troppo... ed è arrivato il terzo! Ma l’idea dell’avvocatura non mi abbandonava e ho comunque continuato con la pratica e poi, finalmente Foro Romano 35 Le Voci dell’Avvocatura Onore a Giuseppe Guarino Maestro dell’Avvocatura Romana Il giorno 23 giugno nella storica Aula Avvocati del Palazzo di Giustizia si è tenuta una toccante Lezione magistrale di deontologia forense da parte dell’Avvocato Giuseppe Guarino nell’ambito del corso ordinario annuale della Scuola Forense Vittorio Emanuele Orlando. L’iniziativa tende infatti a far incontrare gli allievi della Scuola con i protagonisti di primissimo piano della professione forense a Roma, dell’Università e delle Istituzioni, Maestri dell’Avvocatura ancora in piena attività. All’evento, introdotto dal Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Mauro Vaglio, e dal DIrettore della Scuola Forense Riccardo Bolognesi, hanno partecipato gli Avvocati Filippo Lubrano, Luigi Medugno e Massimo Colarizzi. Giuseppe Guarino, nato a Napoli il 15 novembre del 1922, è stato deputato per la Democrazia Cristiana nella X Legislatura, Ministro delle Finanze nel governo Fanfani VI (1987) e in seguito Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nel governo Amato I (1992-1993); è stato l’ultimo Ministro delle Partecipazioni Statali prima della soppressione a seguito del referendum abrogativo del 1993. Dal 1967 al 1987 è stato sindaco in Banca d’Italia, Noto giurista, Professore Ordinario di diritto Pubblico all’Università di Roma “La Sapienza”, europeista convinto all’epoca dei Padri Fondatori dell’Unione Europea, Guarino in seguito è diventato un forte critico dell’euro sostenendo tra l’altro l’illeggittimità del Fiscal compact per lui inapplicabile perché, prescrivendo il principio del pareggio di bilancio a tutti i costi contraddice i Trattati Europei cui si dice di ispirarsi. È autore di numerose pubblicazioni di natura giuridica ed economica. Scegliete sempre buoni maestri Riccardo Bolognesi Direttore della Scuola Forense “Vittorio Emanuele Orlando” P er tre anni di seguito, rivolgendo poche parole di saluto agli Allievi ammessi a frequentare la Scuola Forense “Vittorio Emanuele Orlando” in occasione della giornata inaugurale, ho ribadito il monito di curare la scelta di buoni Maestri. Non c’è stato mai tempo di aggiungere parole utili a spiegare meglio il mio invito a cercare modelli positivi di riferimento. Ho temuto di non riuscire a trovare definizioni e parole adeguate ad esprimere quel pensiero ed ho pensato che fosse utile invitare uomini, evidentemente avvocati, che presentandosi e raccontando la loro storia, mi aiutassero ad incarnare l’idea del buon maestro utilizzando la tecnica didattica dell’esempio. Non me ne vogliano il Prof. Giuseppe Guarino ed i suoi notissimi e bravissimi Allievi, che alcuni anni fa furono giovanissimi cassazionisti per esame, se la proposta di tenere una lezione deontologica non voleva solo celebrarli e conferire l’ennesimo meritato premio o riconoscimento. Confesso a tutti l’intenzione deliberata di “usare” i protagonisti di questo appuntamento, che è didattico e deontologico, per indicare ai giovani come può essere vissuta ed amata un’esperienza professionale quando ad essa ci introducano uomini dotati di conoscenze, competenze e tecnica ma che siano anche esempio di impegno costante, di sacrificio e di grande umanità. Non ci sono aforismi o parole che possano interpretare meglio delle testimonianze che oggi potremo ascoltare i valori di una vita spesa nella professione. Nessuna Scuola può insegnare ciò che si impara lavorando e, nella nostra professione, vivendo accanto ad un buon Maestro. Forse è tornato il tempo di investire energie e mezzi nella scuola e nella formazione, quella vera, non quella a punti. L’ignoranza è madre di ogni male, affermava F. 36 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura Rabelais. Nelle aule di giustizia spesso incontriamo uomini che pensano di “sapere” perché conoscono e citano a memoria norme e precedenti giurisprudenziali, possiedono sopraffini tecniche difensive e doti di eloquenza. Sono tecnici del diritto non sono giuristi, non sono avvocati. Essere giuristi ed avvocati significa avere una cultura ed una sensibilità che si spingono ben oltre gli angusti limiti delle norme da applicare alla fattispecie concreta. Non voglio contraddire la premessa del mio saluto introduttivo cercando altre parole e definizioni, ma prima di ascoltare le preziose testimonianze dei nostri prestigiosi Maestri lasciatemi solo citare Quintiliano, perché la nostra Scuola Forense istituzionale non dimentichi le sue antiche radici: “Il Maestro assuma prima di tutto verso i suoi discepoli i sentimenti di un genitore e creda di succedere al posto di coloro che gli hanno affidato i figli. Egli stes- so non abbia e non permetta vizi. … Parli moltissimo di ciò che è buono e onesto; infatti quanto più spesso ammonirà, tanto più raramente castigherà. Non sia affatto iroso né trascuri quelle cose che sono da biasimare; sia chiaro nell’insegnare, lavoratore assiduo piuttosto che eccessivo. Risponda volentieri a quelli che lo interrogano, si rivolga di sua iniziativa a quelli che non lo fanno. Riguardo alle risposte date dagli alunni e che gli sembrano degne di lode non sia avaro né prodigo, poiché l’avarizia (di parole di lode) genera la noia per il lavoro; la prodigalità, presunzione … (il Maestro) dica ogni giorno qualcosa, anzi molte cose che poi quelli che lo ascoltano ripetano tra di sé. Infatti dalla lettura tanti esempi da imitare si possono trarre ma di più nutre la voce e specialmente (la voce) di quel precettore che i discepoli, se sono stati rettamente istruiti, amano e rispettano. È difficile dire quanto più volentieri imitiamo coloro verso i quali siamo ben disposti”. Una scuola per l’Avvocatura Massimo Colarizi, Filippo Lubrano, Luigi Medugno Avvocati del Foro di Roma N ell’iniziativa assunta dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma di consegnare un riconoscimento al Professor Giuseppe Guarino quale Maestro dell’Avvo-catura Romana, siamo probabilmente noi i più titolati a rendere testimonianza, nella nostra qualità di allievi di quella Scuola che, iniziata nel lontano 1962, ha consolidato nel tempo la formazione di tanti professionisti nel campo della giustizia amministrativa. L’occasione di oggi ci ha riportato alla mente gli anni della nostra presenza presso lo Studio del Professore nei distinti e successivi ruoli di praticanti, dapprima, di procuratori legali ed avvocati poi (a quei tempi c’era ancora la distinzione tra le due categorie), di avvocati cassazionisti da ultimo. Noi tutti – ancorché in momenti diversi per ovvi motivi anagrafici – abbiamo acquisito i nostri titoli professionali (segnatamente quelli di avvocato ed avvocato cassazionista) tramite il superamento degli esami di stato previsti nell’ordinamento forense. Ciò corrispon- Foro Romano deva ad una regola della “Scuola” – non certamente imposta, ma caldamente raccomandata e, nel tempo, data per acquisita – finalizzata alla ottimizzazione della organizzazione professionale ed alla responsabilizzazione di ciascun allievo al massimo livello: regola quasi necessitata per colui (Filippo Lubrano) che primo tra noi (1962) ebbe a frequentare lo Studio, stante l’assetto della Giustizia amministrativa, all’epoca ordinata in unico grado; regola, comunque, rimasta ben salda anche dopo l’avvento dei Tribunali amministrativi regionali, in ragione della competenza in grado di appello del Consiglio di Stato. Ciascuno di noi allievi ha collaborato con il Prof. Guarino per circa dieci anni (Filippo Lubrano dal 1962 al 1972; Luigi Medugno e Massimo Colarizi dal 1971 al 1980), maturando in questo lasso temporale una esperienza professionale difficilmente eguagliabile, che ha costituto un basilare pilastro per la professione di poi avviata in forma autonoma nei nostri Studi. Il contatto quotidiano con il Professore – sia a studio che 37 Le Voci dell’Avvocatura in occasione delle udienze di discussione alle quali assistevamo anche in veste di spettatori – ha alimentato costantemente la nostra preparazione, fornendoci innumerevoli spunti di riflessione ed occasioni di approfondimento. La revisione dei testi da noi stilati era un atteso momento di confronto, mai condotto dal nostro Maestro su base autoritaria, ma sempre attraverso il rigore della logica e la persuasione dell’argomento. Il prof. Guarino non era alieno dal sollecitare sulla maggior parte delle questioni più importanti e delicate l’apporto di tutto lo staff dei collaboratori, incentivando quella dialettica interna allo studio che ha costituito nel tempo una indubbia caratteristica della sua organizzazione ed un pregnante stimolo al nostro accrescimento individuale. Difficilmente vi erano pratiche, acquisite allo Studio che, da chiunque degli allievi seguite, non fossero note agli altri quantomeno negli aspetti essenziali. Sono stati, indubbiamente, anni entusiasmanti da ogni punto di vista, nei quali la “squadra” degli allievi (composta da noi tre e dagli indimenticabili amici e colleghi Paolo Mercuri e Marco Vitucci, prematuramente purtroppo scomparsi), ha costituito per ciascuno di noi motivo di orgoglio ed affermazione del “senso di appartenenza”. Il Professore non è stato per noi soltanto il Maestro della e nella professione; egli non ha mai mancato di affiancare a questa funzione la dote della vicinanza umana, sempre discretamente manifestata, ma, proprio per questo, tanto più gradita. Pur nella differenza dei ruoli, ciascuno di noi ha sempre avvertito nel Professore un sicuro riferimento al quale relazionarsi nei momenti difficili, nella certezza della saggezza dei suoi consigli e nel conforto della sua partecipazione. Un Maestro, dunque, a “tutto tondo” che ha sempre saputo sapientemente dosare i giusti ingredienti per la formazione dei suoi discepoli. Lo possono testimoniare, pur nella diversità delle loro esperienze (di più breve durata e, il più delle volte, già maturate anche in ambiti diversi), i numerosi altri colleghi che, negli anni successivi alla nostra autonomizzazione, hanno avuto modo di collaborare con lui nello “storico” Studio di Piazza Borghese n. 3, oggi affidato all’impegno di Andrea, degno continuatore della tradizione paterna. Le dieci virtù dell’Avvocatura Giuseppe Guarino Avvocato del Foro di Roma Testo integrale del saluto porto dall’Avv. Giuseppe Guarino il giorno 20 dicembre 1997 nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia in occasione della cerimonia della consegna delle medaglie ricordo agli Avvocati iscritti da 50 e 60 anni. S ì, sono commosso. Non potrei negarlo. È gratificante vedere il primo nel tempo dei propri collaboratori Presidente del Consiglio dell’Ordine, eletto con così grande prestigio. Il tono affettuoso della presentazione di Filippo Lubrano ha fatto rivivere anni lontani. Lubrano ha ricordato una mia antica e pericolosa abitudine di indicare ai giovani quale attività fosse loro più congeniale. Quante volte mi sono sentito ripetere: “Professore, ricorda quel giorno in cui Lei mi ha detto…”. A sentire una frase come questa sempre mi sono messo a tremare. Ma a stare alle attestazioni il risultato è stato generalmente buono, anzi ottimo. Quelli negativi probabilmente mi sono stati taciuti. Con questo stesso spirito mi sentirei di dire ai giovani che oggi mi ascoltano e che si affacciano alla nostra professione: avete fatto una scelta giusta. È una persuasione che si aggiunge all’augurio. Si premiano giovani avvocati. E nella stessa cerimonia si conferiscono medaglie agli avvocati con cinquanta e sessanta anni di esercizio professionale. Quale occasione più adatta per riflettere su una attività che ha caratterizzato la nostra vita e per spiegare ai giovani ciò che li attende? Un grande professore che era nello stesso tempo un avvocato celebre, Piero Calamandrei, negli anni ’40 pubbli38 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura cò un libro bellissimo: l’elogio dei giudici scritto da un avvocato. Non c’è ancora un elogio degli avvocati scritto da un giudice. Ma non è l’elogio di un avvocato detto da un avvocato il tema che voglio svolgere. Il tema è leggermente diverso, quello dell’elogio dell’avvocatura, parlare di ciò che la nostra professione dà e può dare a ciascun avvocato. Fui sorpreso dai benefici della professione sin dai primi anni della mia attività. Mi venne fatto di elencare dieci virtù dell’avvocatura. Poi a tutte le cose si fa l’abitudine e l’elenco mi uscì di memoria. Oggi ho cercato di ricostruirlo. Ve lo espongo, sperando di non incorrere in gravi omissioni. Non vi attendete un approfondimento scientifico od il paludamento accademico. Ad una celebrazione meglio si conviene il tono leggero. Ma le affermazioni fatte scherzevolmente sono talvolta le più vere. Dividerei le virtù in private e pubbliche, le prime giovano al professionista come uomo singolo, le seconde riguardano la proiezione verso la società. Tra queste ultime dovrebbe essere compresa, anzi collocata al primo posto, quella fondamentale, della essenziale collaborazione ai compiti di giustizia. Non ne parlo, perché notissima e incontroversa. Mentre le dieci virtù di cui farò cenno sono meno conosciute. Le si apprezza solo quando si vive la professione dall’interno. Se ne parla poco, è soprattutto un bilancio che ciascuno fa per sé. Al primo posto delle virtù private collocherei la buona salute, intendo proprio la salute fisica, come frutto e risultato della professione. Basta enunciarla, per persuadersi che di questa virtù (virtù sta qui e in tutti gli altri casi nel significato antico e popolare di “capacità di produrre il risultato”) nessuno può dubitare. Ne è prova il fatto stesso che sia così folto il gruppo degli avvocati con cinquanta e anche con sessanta anni di esercizio professionale. Ognuno di noi ha esperienza di avvocati centenari o quasi, che ancora esercitavano con dignità: come non ricordare tra gli amministrativisti Sciacca, Fragola, Gustavo Iangrosso? La ragione di questa virtù si spiega agevolmente. Si insegna che per mantenersi in forma in qualsiasi età bisogna ogni mattina fare almeno una diecina di minuti di ginnastica: flessioni, salti, elevazioni di braccia e gambe e cose simili. Gli avvocati non ne hanno bisogno, vi provvede la professione. Il loro mestiere non è soltanto riflettere, ragionare, parlare. È innanzitutto correre. Correre da una sede giudiziaria all’altra, da un piano all’altro, Foro Romano passeggiare nelle sale di attesa, scattare quando si è chiamati. Tanti piccoli esercizi che messi insieme formano un allenamento giornaliero continuo e imponente. Al secondo posto elencherei la salute psichica. La mente dell’avvocato è stimolata ad una attività continua. Mi dicono che agli anziani per mantenersi svegli sono suggerite le parole incrociate. Risolvere i “puzzles” del diritto è molto di più delle parole incrociate, della caccia agli errori, dei rebus. Mettere insieme le varie leggi, ed è già un problema talvolta il semplicemente capirle, combinare le leggi con i principi, integrare con la giurisprudenza, far quadrare il tutto con tesi che siano conformi con l’interesse del cliente, non è cosa da poco. E i problemi non sono sempre gli stessi: ogni questione è un caso a sé, per cui non solo vi è la complessità dei giochi, vi è la loro varietà, il rinnovato interesse a risolverli. Al terzo posto collocherei una virtù di cui ho fatto una esperienza diretta, la capacità di guarire qualche malanno personale. Per me è stato così per il mal di gola, di cui soffrivo dall’infanzia. Con l’avvocatura è scomparso. E lo spiego, perché il continuo discorrere e l’oratoria mantengono la gola in continuo esercizio, la rendono pulita. La quarta virtù è quella che meno appare all’esterno, ma è effettiva e tra tutte forse la più benefica. Nella lunga vita ciascuno attraversa momenti difficili, talvolta drammatici. La professione aiuta a superarli. La professione richiede un impegno intenso, totale. Vi sono termini che scadono, decisioni da prendere, risposte da dare con urgenza. E poi vi è il rapporto con il cliente. Ogni questione ha il suo livello adatto di avvocato. Perciò il rapporto clienteavvocato è identico a tutti i livelli. È un rapporto che si basa sulla fiducia. Il cliente che ancora non conosce l’avvocato cui si è rivolto, vuole persuadersi che ha compiuto una scelta felice. Comincia così l’opera di “flabellazione” nei confronti dell’avvocato. L’avvocato deve stare al gioco. Deve dare il meglio di sé, dimostrare al cliente che lo loda che ha tutte le qualità che il cliente sperava che lui avesse. La scena assorbe l’avvocato con tutte le sue energie intellettive. Non v’è spazio per altro. Le pene, i dolori, le preoccupazioni vengono accantonati. Quando la sera le luci dello studio si spengono, i pensieri riprendono il sopravvento, ma la mente è più serena, li affronta con lucidità maggiore. 39 Le Voci dell’Avvocatura Il rapporto con il cliente conduce al principio fondamentale che regola la professione: il divieto di concorrenza economica. Non possono essere applicati onorari inferiori ai minimi fissati dagli organi professionali. Una remunerazione vile non garantirebbe il cliente. Sul versante dell’avvocato, ciò significa che se l’attività viene svolta con intelligenza, probità, professionalità, una remunerazione adeguata può considerarsi una prospettiva prevedibile e normale. L’avvocatura probabilmente non rende ricchi, ma può assicurare una vita agiata, comunque decorosa. E con ciò ci siamo avvicinati alle virtù pubbliche. Tra queste il primo posto spetta al senso di misura. L’avvocato sa che non è mai l’unico depositario della verità. Alla sua tesi si contrappone sempre e necessariamente quella di un altro avvocato. Egli possiede, per essere esatti, solo la metà della verità. L’avvocato è quindi per sua natura tollerante. Non vi sono esempi di avvocati che siano divenuti dittatori: ciò sarà possibile per professori, per giudici, per generali, mai per avvocati. Poiché la verità legale è solo quella del giudice, entra presto a comporre il carattere dell’avvocato una seconda qualità, indotta dalla professione: quella di accettare il risultato e di rispettarlo, anche se non favorevole. Si vincono talvolta le cause che si dovrebbero perdere, si perdono quelle che si immagina di vincere. Non è un problema: fa parte della professione. Né si può avercela con i giudici, che saranno lì ad emettere il verdetto anche in prossime questioni. Non si può turbarli, perché ciò risulterebbe contrario all’interesse del cliente. Gli avvocati sono abituati quotidianamente a ricevere ordini dai giudici: avvocato parli poco, il collegio è già informato, l’udienza è sospesa e così via. I magistrati sono pieni di comprensione per le esigenze degli avvocati. Ma sta di fatto che sono solo i giudici a detenere il bastone del comando; gli avvocati stanno sempre dall’altra parte. La terza virtù pubblica (ed è già l’ottava) è una distinta qualità che la professione induce nell’avvocato, ed è una qualità che si collega a quanto or ora si è detto e che tende ad un effetto di bilanciamento. Se la verità è solo quella del giudice, l’avvocato si rende rapidamente conto che il suo compito non consiste nell’esporre delle grandi teorie, bensì solo nel persuadere il collegio od il giudice singolo. Come l’oratoria deve mutare secondo la vastità e le caratteristiche acustiche della sala, così l’argomentazione deve adeguarsi alle qualità del giudice che si ha di fronte. Il tono che andrebbe bene per l’uno, può riuscire del tutto inappropriato per l’altro. Adolfo Thiers, che era stato anche un grande avvocato, eletto alla Camera dei Deputati, registrò un fiasco completo nei suoi primi interventi. Ne comprese la ragione: si era rivolto all’Assemblea, mentre bisognava parlare ai deputati. Era necessario che le parole toccassero i deputati, ciascuno di loro, singolarmente. Così è con i giudici. Non si parla al Collegio, ma ai magistrati che lo compongono. L’avvocato non può essere né teorico, né astratto. Sua caratteristica è l’adeguatezza. Per tale necessità di concretezza l’avvocato è uno esploratore della modernità. Il sistema giuridico muta in modo incessante. Così come per gli uomini e tutti gli esseri viventi, già nel momento successivo il sistema non è più eguale a quello che era nel momento immediatamente anteriore. Entrano in vigore nuove leggi, si formano nuovi principi, muta la società. L’avvocato coglie quanto di nuovo viene manifestandosi anche nei rapporti più antichi, lo riveste di formule giuridiche e lo sottopone al giudice. Di qui l’importanza del “fatto” nella impostazione delle questioni. Evidenziare una particolarità in precedenza trascurata dalla giurisprudenza e dalla dottrina è scoprire un aspetto nuovo della realtà. In questo universo che è in continua formazione, quale è il mondo del diritto, gli avvocati, tutti gli avvocati, sono sempre in prima linea. L’avvocato è per necessità professionale un uomo “moderno”. E giungiamo all’ultima delle virtù che mi sono proposto di illustrarvi. L’ultima dell’elenco, ma vi è la certezza che ve ne sono anche delle altre. L’ultima, ma non la meno importante. Alludo all’indipendenza. Un osservatore accorto della realtà, che conosceva il mondo, era stato segretario di cardinali e dell’imperatore, segretario del concilio e di un anticoncilio, ed è poi divenuto Papa, autore di romanzi e di una autobiografia che è una delle più importanti testimonianze della sua epoca, mi riferisco a Pio II, Enea Silvio Piccolomini, aveva descritto in modo abbastanza paradossale il mondo del diritto. Egli vedeva la clientela come cacciagione; i magistrati, i cancellieri, i segretari come i preposti alla caccia che convogliano la cacciagione verso i cacciatori; i cacciatori sarebbero gli avvocati. In questa visione vi è qualcosa di vero. La clientela arriva all’avvocato 40 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura per vie misteriose. È bene che l’avvocato eviti di legarsi ad un unico cliente o di avere dei clienti dominanti. In tal caso perde la sua libertà. Tanto più egli è efficace quanto più è sereno e distaccato. La indipendenza, anche nei confronti del cliente e della singola questione, è una condizione indispensabile per l’esercizio della professione. Nessuno può essere avvocato in causa propria. Il giudizio e le decisioni non devono essere influenzate da interessi estranei quali la prospettiva di guadagno, la conservazione del cliente, il prestigio del caso. Gli interessi estranei turbano la lucidità. Ponete ora insieme queste qualità indotte dalla professione, la tolleranza, la serena accettazione dei risultati, l’adeguatezza, la propensione alla modernità, l’indipendenza e constaterete che queste sono proprio le caratteristiche che si richiedono al cittadino nei regimi democratici. Gli avvocati hanno svolto ruoli importanti nei periodi di formazione dei regimi democratici. Lì dove sono divenuti dominanti i partiti, sono stati emarginati, perché i partiti esigono ubbidienza che è qualità che con l’indipendenza confligge. Enrico De Nicola, avvocato grandissimo, tra i primi ad introdurre uno stile asciutto e rigoroso nell’eloquenza penale, che aveva ricoperto tutte le più alte cariche pubbliche, deputato, presidente di assemblea, capo provvisorio dello Stato, Presidente della Corte Costituzionale, affermava che dalla toga si scende e non si sale. Potrebbe sembrare una affermazione retorica, ma è cosa vera. L’indipendenza che è condizione essenziale ed insieme frutto dell’Avvocatura, è un beneficio di pregio così elevato, che nessun onore, nessuna responsabilità è in grado di eguagliare. Le virtù dell’Avvocatura consistono in benefici che la professione può procurare. Ma bisogna saperseli meritare. Si esigono studio, impegno, sacrificio. Ma su due condizioni soprattutto vorrei richiamare l’attenzione: l’umiltà ed il rigore deontologico. Nella nostra professione non vi sono dipendenti, ma solo collaboratori. I compiti che devono svolgersi in un qualsiasi studio professionale hanno natura diversa, ma hanno tutti pari dignità. I compiti di segreteria, la formazione dei fascicoli, la loro tenuta regolare, lo scadenziere, le notifi- Foro Romano che, gli stessi modi con cui si risponde al telefono, non sono meno importanti della redazione degli atti e delle discussioni. Il risultato è frutto di un lavoro collettivo, al quale tutti devono partecipare con eguale impegno. Il lavoro solitario diviene sempre più raro e meno proficuo. È essenziale creare lo spirito di gruppo. L’altra condizione è il rigore deontologico. La deontologia è l’insieme delle regole, sulle quali poggia l’affidabilità del professionista. Regole di probità e di scrupolosità nei rapporti con il cliente, di correttezza e di reciproco rispetto nei rapporti con i colleghi, con gli uffici giudiziari, con i magistrati. Bisogna avere una buona scuola. Personalmente ho avuto la fortuna di essere stato per sette anni in studio con Leopoldo Piccardi, eminente figura di giurista, prima magistrato poi altissimo avvocato. Massimo era il suo rigore professionale e se c’è una cosa di cui potrei menar vanto è di aver non solo trasferito tale rigore nel mio studio, ma di averlo trasmesso ai molti studi, più di uno di rilievo nazionale quale quello di Filippo Lubrano, che dal mio sono germinati. Dieci virtù, ma ve ne sono altre avevo detto. Ed eccone subito una, aggiuntiva. Guardiamoci intorno: la nostra è una professione nella quale non si va mai in pensione. Anche altre attività usano cerimonie come la nostra. Si conferisce una medaglia a chi abbia lavorato per trenta o quaranta anni. Poi, con molti applausi e ringraziamenti, con cortesia ma con fermezza, si accompagna l’onorato alla porta. Da noi si riceve la medaglia e si continua. Si premiano i cinquanta anni di esercizio, ma anche i sessanta. Diamoci dunque un appuntamento, tutti, tra dieci anni. E riconosciamo che la medaglia che ci è stata consegnata spetta non a noi, ma idealmente alla professione che ci ha formato e che ci ha resi quali oggi siamo. E soprattutto per questo, e non solo per la cerimonia così bene organizzata e che si è svolta in modo così felice, esprimiamo al Consiglio dell’Ordine ed al suo illustre Presidente, ed al Consiglio Nazionale del pari qui autorevolmente rappresentato, il nostro più fervido ringraziamento perché in questi organismi la professione trova visibile espressione e da essi riceve vivificazione e sostegno. 41 Attualità Forensi Relazione annuale in rappresentanza dell’Avvocatura distrettuale sull’attuale stato della Giustizia italiana Inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Corte di Appello di Roma – 25 gennaio 2014 Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Il Presidente Mauro Vaglio ha partecipato, insieme al Consigliere Segretario Pietro Di Tosto e al Consigliere Tesoriere Antonino Galletti, all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Corte di Appello di Roma tenutasi il giorno 25 gennaio. In tale occasione ha svolto la relazione annuale in rappresentanza dell’Avvocatura distrettuale sull’attuale stato della Giustizia italiana, illustrando il documento predisposto dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura in accordo con le altre rappresentanze dell’Avvocatura. I ll.mo Sig. Presidente, Ill.mo Signor Procuratore Generale, Signori componenti della Corte d’Appello, Signori componenti della Procura Generale, Signor Avvocato Generale dello Stato, Signori rappresentanti del Ministro della Giustizia e del C.S.M., Signori Magistrati, Signori rappresentanti delle Forze dell’ordine, Autorità tutte, Colleghe e Colleghi, l’Avvocatura del Distretto – mio tramite – porta oggi un messaggio di ferma protesta per lo stato e le condizioni in cui versa la Giustizia e denuncia un persistente attacco alla funzione e alla rilevanza costituzionale della professione di Avvocato. Nei Distretti di Corte d’Appello di tutta Italia, i Presidenti degli Ordini degli Avvocati stanno illustrando contemporaneamente gli stessi contenuti di questo documento, concordato tra l’Organismo Unitario dell’Avvocatura e le altre rappresentanze dell’Avvocatura. Assistiamo da anni a un inaccettabile ricorso a provvedimenti che sembrerebbero “emergenziali” ma che appartengono invece ad una politica giudiziaria, molto organica, indirizzata a scoraggiare l’accesso alla giustizia e presentata come la soluzione di tutti i nostri problemi. Il filo conduttore del lungo elenco di interventi spot sembra proprio essere lo smantellamento della giurisdizione pubblica giustificato da una sbandierata, ma in realtà inefficace, messa in efficienza del sistema. Solo a titolo indicativo ricordo che negli ultimi 8 anni si sono susseguiti 17 interventi legislativi sul processo civile, ma i tempi di durata media dei procedimenti sono aumentati di due anni. Emerge palese, quindi, la volontà di scoraggiare l’accesso dei cittadini alla tutela giudiziaria, cioè la trasformazione di un diritto costituzionale in un “privilegio” per coloro che, in virtù delle loro condizioni economiche, possono permettersi il pagamento degli onerosi tributi imposti per ricorrervi. A questo riguardo, evidenzio che i costi di accesso alla giurisdizione civile, prendendo a parametro il contributo unificato pagato dal 2002 al 2012, sono lievitati del 55,62% per il primo grado, del 119,15% in appello e del 182,67% in Cassazione. A questo riguardo non posso esimermi dal menzionare l’ultimo aumento della marca notifiche di cancelleria, richiesta al momento dell’iscrizione a ruolo delle cause, da 8 a 27 euro, pari al 340%. Peccato però che le notifiche dei biglietti di cancelleria sono ormai tutte effettuate a mezzo PEC e, perciò, a costo zero. Non può più esser tollerata, poi, la mancata interlocuzione con l’Avvocatura sia del Ministro di Giustizia, che si sottrae continuamente al confronto, sia del Parlamento, ormai fortemente svuotato delle proprie funzioni. Ma andiamo nel merito del problema e individuiamo alcuni snodi di questa emergenza. Ad avviso dell’Avvocatura e nell’interesse del Paese, è necessario che lo Stato: - faccia autogestire alla giustizia le risorse che produce, che sono ingenti; - si adoperi affinché Magistrati e personale di cancel42 Foro Romano Attualità Forensi leria siano di numero adeguato alle necessità, ricorrendo ai rilevanti incassi che realizza con il contributo unificato, alla notevole imposta di registro che incassa sui provvedimenti e a tutti gli altri proventi che riscuote grazie alla gestione del processo civile, oggi dirottati verso altri Ministeri; - eserciti uno stretto controllo sulla produttività, qualità ed efficacia dell’attività svolta dagli uffici giudiziari e degli stessi magistrati; - smetta di adottare provvedimenti di mera “deterrenza” (filtri alle impugnazioni, sanzioni patrimoniali agli avvocati per le cause ritenute temerarie, ostacoli vari all’accesso, ecc..). Vogliamo, quindi, in questa sede aggiungere un ulteriore contributo di proposte: se lo Stato intende rinunciare alla gestione complessiva della giurisdizione, lo dica chiaramente. L’Avvocatura Italiana, nell’esercizio della propria funzione costituzionale e sociale, è pronta, nel processo civile, a soddisfare la “domanda” di giustizia, attraverso seri strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, più volte chiesti e proposti, quali: a) negoziazione assistita obbligatoriamente dall’avvocato, con attribuzione all’accordo, previa omologa giudiziale, del valore di sentenza, prevedendo incentivi fiscali ed escludendo ulteriori costosi passaggi (quali autentiche notarili per le trascrizioni); b) istituzione di camere arbitrali presso gli ordini forensi, che possano garantire – in materie e valori determinati, quanto meno nella fase iniziale – un procedimento condotto da un arbitro avvocato, celere e a costo ragionevole, assistito da agevolazioni fiscali, nonché adeguata qualità, attribuendo a tali camere arbitrali (ovvero agli avvocati) la competenza ad emettere decreti ingiuntivi e alle stesse camere arbitrali la competenza ad occuparsi dell’arretrato civile; c) incentivazione, anche fiscale, del ricorso alla procedura arbitrale, con riserva delle funzioni arbitrali agli avvocati, contenimento dei costi, favore per l’arbitro unico, disciplina dei compensi previsti per gli arbitri, durata massima di otto mesi della procedura arbitrale ed effetto devolutivo pieno dell’impugnazione del lodo, da proporsi dinanzi ai Tribunali, con modifica degli artt. 827 e seguenti c.p.c.. Quanto alla Giustizia penale, l’Avvocatura unitariamente: • stigmatizza gli ultimi provvedimenti legislativi che Foro Romano hanno determinato uno svilimento in termini economici della figura del difensore d’ufficio, che comporterà una cancellazione collettiva dagli elenchi di riferimento e, quindi, la riduzione di tutela per i non abbienti; • sollecita la revisione delle condotte che realmente necessitano della applicazione della sanzione penale, favorendo misure alternative alla detenzione, ampliando la gamma dei reati e dell’entità della pena a seguito della quale si possa accedere alle misure alternative; • raccomanda, relativamente alla detenzione domiciliare, di coordinare l’esistente normativa con la prossima novella relativa all’istituzione della pena autonoma della detenzione domiciliare; • auspica l’applicazione dell’istituto della messa alla prova anche agli imputati maggiorenni, vista la positiva esperienza nel processo a carico dei minori; • propone di dibattere sulla modifica dell’art.112 Cost., che prevede la obbligatorietà dell’azione penale, in favore della eventuale discrezionalità; • evidenzia l’inderogabile necessità di dare attuazione delle direttive europee tendenti alla diminuzione nel massimo delle ipotesi e della durata della custodia cautelare, rivedendo, comunque, la durata massima delle misure ex art. 303 c.p.p., e ponendo attenzione e rigore nell’applicazione della misura restrittiva in carcere, con incremento delle misure interdittive; • avverte che eventuali provvedimenti di amnistia ed indulto siano accompagnati – per evitarne l’inefficacia – da una seria riforma globale del sistema delle pene e dell’allocazione delle stesse. Sulla riorganizzazione del sistema, come previsto dall’Avvocatura, sono emerse gravissime criticità nei provvedimenti di revisione della geografia giudiziaria. Per citare le più evidenti: a) la mancata previsione di un regime transitorio ha paralizzato per mesi, ed in alcune sedi ancora paralizza, ogni attività, con frequente congelamento (di fatto o formale) dei ruoli, con rinvii generalizzati, sovente superiori all’anno, a causa dell’aumento del carico di lavoro contrapposto alla effettiva diminuzione di risorse, sia di locali che d’organico di magistrati e amministrativi; b) l’inadeguatezza delle strutture dei Tribunali accor- 43 Attualità Forensi panti ad ospitare quelli accorpati ha determinato il sovraffollamento di aule di udienza e Cancellerie e l’impossibilità per queste ultime di lavorare regolarmente, garantendo l’espletamento, anche quotidiano, del servizio; c) quasi tutti i locali che un tempo ospitavano i Tribunali soppressi continuano ad essere utilizzati, per l’impossibilità di trasferire tutti i fascicoli nei Tribunali accorpanti, come archivio, in violazione dell’art. 8 D.Lgs. 155/2012, che subordinava la possibilità di utilizzarli temporaneamente alla emissione di specifico decreto ministeriale, non intervenuta: il tutto con aggravio di spese per manutenzione, custodia, pagamento di utenze, canoni locazione di locali che, al contrario, dovevano essere dismessi dal 14 settembre 2013. Su questo tema, rimando alla relazione scritta per gli ulteriori argomenti che ne hanno decretato quasi ovunque il fallimento. La gravità e la molteplicità degli inconvenienti registrati impone al Ministero una seria riflessione sui risultati della riforma, che senza falsi efficientismi ed inutili bracci di ferro va rivisitata, apportandovi seri e sostanziosi correttivi. rispetto e considerazione sul proprio ruolo e funzione costituzionale e in situazione di parità sostanziale con gli altri protagonisti del processo, a dare il proprio contributo per la realizzazione di un “Servizio Giustizia” degno di questo nome. Oggi dobbiamo constatare con amarezza che questi presupposti non sussistono. La compressione del diritto di difesa dei cittadini è il primo passo verso la deriva autoritaria, anche se si dovesse trattare solo di una “dittatura economica”. Ed è questo il segnale che abbiamo voluto dare indossando questa fascia tricolore con sopra impressa la scritta “a difesa della democrazia”. Non permetteremo che si calpestino i valori della nostra costituzione. Continueremo ad esercitare il nostro ruolo di salvaguardia del diritto di difesa del cittadino, della libertà e della democrazia nel nostro paese. A questo punto perciò, a dimostrazione che la lacerazione questa volta è veramente profonda, i rappresentanti delle Istituzioni forensi si allontaneranno dalla sala come gesto manifesto ed eclatante di protesta, specificando che la protesta non è rivolta nei suoi confronti, Signor Presedente. Ad Ella consegnerò, a conferma del rispetto che l’Avvocatura distrettuale nutre nei suoi confronti, il presente documento corredato da un dvd con un video che mostra le immagini della reale e grave situazione in cui versa la Giustizia nel nostro amato Paese e la rappresentazione delle soluzioni prospettate dall’Avvocatura italiana. Per la Giustizia, per la Democrazia, per la Libertà. Signor Presidente, Signor Procuratore Generale, Signori Magistrati, Autorità tutte, rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni, Colleghi, l’Avvocatura, pur offesa e ignorata, non si arrende e continuerà a combattere affinché la Giustizia non sia più umiliata, dichiarandosi disponibile, purché in condizioni di 44 Foro Romano Attività del Consiglio Bilancio 2013-2014: la Relazione del Presidente Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma C are Colleghe e cari Colleghi, anche per l’anno 2013 la gestione oculata del denaro degli iscritti ha permesso di conseguire risultati migliori di quelli preventivati ed approvati dall’Assemblea dell’anno passato. Di questo dobbiamo tutti ringraziare il precedente Consigliere Tesoriere Donatella Cerè, ora trasferitasi a curare i nostri interessi alla Cassa Forense e l’attuale Consigliere Tesoriere Antonino Galletti con tutto il Consiglio. Naturalmente, come sa bene chi ci conosce, il nostro primo pensiero è sempre rivolto ai Colleghi e al periodo difficile che attraversa la nostra Categoria ed è per questo che abbiamo deciso di utilizzare l’avanzo di bilancio insieme ad altre somme accumulate precedentemente, in modo che fosse a benefico di tutti gli Iscritti, anche se questo significava già dall’anno passato predisporre un bilancio preventivo in relativo disavanzo. Ecco perché è stato possibile ridurre di 50 Euro (pari a circa il 30% del suo ammontare) il contributo annuale per ciascuno voi, cassazionisti e avvocati. Secondo noi non c’era modo migliore di utilizzare quel denaro ed anche per l’anno 2014 abbiamo potuto mantenere questa rotta. contributi di cui al comma 3 (contributi annuali o straordinari degli iscritti all’Albo) è fissata in misura tale da garantire il pareggio del bilancio del consiglio”. Quindi, evidentemente, non solo negli anni passati non era stata rispettata la legge, ma vi è stato richiesto di versare contributi in eccesso rispetto alle effettive necessità. Infatti, se si sono accumulate riserve per circa 4 milioni di euro, l’ammontare del vostro contributo è stato di molto superiore a quello necessario a garantire il pareggio di bilancio. Tra l’altro, questi denari in eccesso, che ben avrebbero potuto restare nella vostra disponibilità, sono stati accantonati in un conto corrente bancario ad un tasso di interesse irrisorio, quindi senza alcun effettivo beneficio per l’Ordine. Pertanto, per gli anni 2013 e 2014, questo Consiglio ha ritenuto di dover ripristinare la legalità ed utilizzare le eccessive e superflue riserve, per permettere la riduzione del contributo annuale per tutti noi, rendendolo il più basso di tutta Italia. Chiunque critichi questa scelta, oltre a pretendere che voi paghiate un contributo più elevato di almeno 50 euro ciascuno, dimostra di non sapere che gli enti pubblici non economici non debbono accumulare un patrimonio, ma solo raggiungere il pareggio di bilancio, che noi garantiamo proprio utilizzando quelle riserve accumulate, in contrasto con la legge, negli anni precedenti. Ma ora, senza togliere al neo Consigliere Tesoriere Antonino Galletti, che certamente saprà proseguire sulla strada virtuosa intrapresa dall’Avv. Cerè, il piacere di illustrarvi i dettagli tecnici del Bilancio, voglio tornare a parlare brevemente dello sforzo di “risparmio ed oculatezza” che ci ha permesso di raggiungere questi risultati. Sono orgoglioso, poi, di poter annunciare che il disavanzo preventivato di circa 1.300.000 euro, dovuto appunto alle minori entrate per la riduzione del contributo, è stato ridotto a soli 637.485 euro, grazie proprio alla gestione veramente avveduta dei nostri denari. Ma torniamo all’utilizzazione delle riserve accantonate negli anni passati per coprire quei 50 euro annui fatti risparmiare a tutti gli iscritti. Si è trattato e si tratterà anche per l’anno 2014 di applicare finalmente i principi basilari della normativa che regolamenta gli Ordini forensi. Infatti, l’articolo 29, comma 4, della legge 31 dicembre 2012 n. 247 – Nuova Disciplina dell’Ordinamento della Professione Forense – dispone testualmente, ricalcando la precedente legislazione, che “l’entità dei Foro Romano Le premesse ci sono tutte, poiché in questi primi sei mesi dell’anno 2014 abbiamo già riscontri molto positivi. Va a merito del Consigliere Tesoriere, supportato da 45 Attività del Consiglio tutto il Consiglio, l’avvio nel 2014 delle procedure di recupero dei crediti nei confronti degli iscritti. Ciò ha permesso di incassare oltre 600.000 euro di somme che altrimenti avrebbero costituito solo crediti portati a bilancio e, soprattutto, avrebbero determinato un’ingiustizia nei confronti di tutti voi che versate costantemente i contributi dovuti per il funzionamento dell’Ordine. zia che abbiamo ritenuto di non pubblicizzare perché non è bello vantarsi di avere fatto del bene, ma tra noi possiamo e dobbiamo dircelo: avere contribuito a salvare una vita umana costituisce una gratificazione che non ha prezzo e questo è successo proprio grazie agli Avvocati romani. - Per aiutare i più giovani siamo riusciti ad elevare a 41 anni l’età per l’utilizzazione gratuita della Biblioteca on line del Foro Italiano, con una spesa irrisoria per l’Ordine. Voglio ricordare, infine, solo un paio delle iniziative concrete realizzate e che mi stanno particolarmente a cuore: - Già nell’anno passato avevo ricordato la donazione di sedici defibrillatori agli uffici giudiziari romani per l’utilizzazione dei quali continuiamo a svolgere corsi di aggiornamento per gli operatori. Ma quest’anno posso annunciare con commozione che a marzo 2014 presso la Corte d’Appello, grazie ad essi, è stata salvata la vita di un uomo di 52 anni colto da infarto del miocardio. Si tratta di una noti- Avrei tante altre cose da dirvi, ma mi sono dilungato fin troppo e quindi mi fermo qui. Quelli illustrati sono fatti reali, risultati concreti che nessuna denuncia strumentale, bieca operazione di potere o articolo di giornale pilotato possono cancellare ed è per questo, che con la usuale concretezza, vi chiedo di dare la vostra approvazione al conto consuntivo 2013 e al bilancio preventivo 2014. 46 Foro Romano Attività del Consiglio Bilancio 2013-2014: la Relazione del Segretario Pietro Di Tosto Segretario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma N ell’anno 2013 l’Ordine degli Avvocati di Roma ha svolto un’intensa attività a beneficio degli Iscritti che si può così sintetizzare: - Attività del Consiglio Il Consiglio ha tenuto n. 48 riunioni per la trattazione degli argomenti di competenza dei vari Dipartimenti. • n. 1 di cancellazione. IV Dipartimento – Ragioneria, Cassa, Centralino • Il Fondo Assistenza del Consiglio ha ricevuto n. 50 domande. • Sono stati devoluti euro 108.800,00 in favore degli Avvocati in stato di necessità. • Le domande inoltrate tramite l’Ordine al Fondo di Previdenza della Cassa Forense sono state n. 110. • Sono stati elargiti 549.000,00 euro. - Attività dei Dipartimenti: I Dipartimento – Presidenza, Segreteria, Protocollo Il Dipartimento ha ricevuto n. 24.618 atti di corrispondenza in arrivo e n. 4.801 atti di corrispondenza inviata. Le pratiche instaurate di Segreteria sono state n. 456. I pareri deontologici sono stati n. 67. V Dipartimento – Iscrizioni, Pareri Al 31 dicembre 2013 gli Iscritti risultavano: • Avvocati Cassazionisti 6.568 • Avvocati 17.990 • Praticanti Abilitati 1.571 • Praticanti 4.215 Gli Avvocati Cassazionisti e gli Avvocati pari a 24.558 erano così ripartiti: • Iscritti all’Albo Ordinario 22.339 • Iscritti all’Elenco Speciale 1.948 • Elenco Speciale Professori 271 • Rispetto all’esercizio 2012 si rileva un incremento per gli Avvocati di n. 533. In particolare: • le richieste di iscrizione sono stati n. 1.135; • le iscrizioni per trasferimento n. 127; • le reiscrizioni n. 49; • i passaggi dall’Albo Ordinario all’Elenco Speciale n. 18; • i passaggi dall’Elenco Speciale all’Albo Ordinario n. 115; • le variazioni Elenco Speciale n. 16; • le cancellazioni per decesso n. 81; • le cancellazioni a domanda n. 529; • le cancellazioni per trasferimento n. 69; • le cancellazioni per incompatibilità n. 3; • le cancellazioni per irreperibilità n. 1; • le cancellazioni per radiazione n. 1; • le cancellazioni per revoca iscrizione n. 2; II Dipartimento – Affari Generali e Personale, Patrocinio a spese dello Stato, Difese d’Ufficio, Gestione Sito Internet Il Dipartimento ha registrato n. 5.585 ammissioni al patrocinio a spese dello Stato. Le iscrizioni alle liste difensori d’ufficio sono state n. 197. Le iscrizioni alle liste del patrocinio a spese dello Stato, sono state di n. 472. Le richieste per le autorizzazioni alle notifiche dirette, sono state n. 826. Sono state rinnovate n. 213 smart card. III Dipartimento – Disciplina Il Dipartimento ha istituito nel 2013 n. 1.685 pratiche: • n. 823 archiviate, • n. 148 è stato aperto il procedimento disciplinare. Sono stata emesse n. 61 decisioni disciplinari e precisamente: • n. 2 radiazioni; • n. 31 non luogo a sanzione disciplinare; • n. 6 avvertimento; • n. 9 censura; • n. 12 sospensioni dall’esercizio professionale Foro Romano 47 Attività del Consiglio • i nulla-osta al trasferimento n. 88. I Praticanti iscritti sono stati n. 1.102 di cui: • iscrizioni per trasferimento n. 84; • re-iscrizioni n. 10; • n. 366 hanno ottenuto l’abilitazione; • iscrizioni con abilitazioni per trasferimento n. 19; • revoche abilitazioni per decorrenza dei termini n. 152; • revoche abilitazioni a domanda n. 2; • cancellazioni a domanda n. 180; • cancellazioni per decesso n. 2; • cancellazioni per interruzione della pratica n. 1; • cancellazioni per trasferimento n. 70; • sono stati rilasciati n. 1.235 certificati di compiuta pratica. • Sono stati emessi n. 1.042 pareri su note di onorari. • Sono state instaurate n. 123 pratiche di conciliazioni. I seminari di formazione e aggiornamento professionali organizzati dall’Ordine, sono stati ben n. 231, tutti a titolo gratuito per gli Iscritti. Si sono ricevute n. 359 richieste di esonero, nello specifico: • n. 1 per adozione internazionale di minore, • n. 31 per cultori della materia, • n. 13 per docenti universitari, • n. 8 per dottorandi di ricerca, • n. 22 per dottorati di ricerca, • n. 4 per giudici di pace, • n. 1 per giudice presso federazione sportiva, • n. 162 per gravidanza e parto, • n. 82 per maternità e paternità, • n. 14 per malattia, • n. 5 per magistrati onorari, • n. 10 per interruzione dell’attività professionale, • n. 1 per ricercatore universitario, • n. 5 per vice procuratore onorario. Per quanto riguarda l’editoria, sono state realizzate le seguenti pubblicazioni: • Temi Romana • Foro Romano sia su supporto cartaceo e sia informatico e sono tutte liberamente accessibili da chiunque. VI Dipartimento – Centro Studi, Formazione Professionale, Editoria La Scuola Forense ha raggiunto il numero di 577 partecipanti. Si evidenzia, peraltro, che la Scuola Forense è una delle poche Scuole Forense d’Italia senza alcuna spesa per i giovani. Nella prima sessione da maggio a luglio, hanno partecipato n. 297 Praticanti. Nella seconda sessione da settembre a dicembre hanno partecipato n. 280 Praticanti. Le giornate di lezione sono state n. 59, per un totale di 140 ore. I docenti impiegati sono stati 69. Sono pervenute n. 967 richieste di accreditamento di cui: • n. 465 eventi a pagamento, • n. 455 eventi gratuiti, • n. 47 richieste per attività di formazione presso studi legali. VII Dipartimento – Mediazione, Rapporti con la Stampa L’Organismo di Mediazione Forense ha ricevuto n. 1.496 istanze di mediazione. Le mediazioni trattate sono state: • n. 69 con accordo positivo, • n. 665 mancata comparizione, • n. 211 mancato accordo, • n. 1 per rinuncia, • n. 550 sono in attesa di definizione. 48 Foro Romano Attività del Consiglio Facciamo il Bilancio … Antonino Galletti Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma I l 27 giugno 2014 sono stati approvati il conto consuntivo 2013 ed il bilancio preventivo 2014 dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Il bilancio è stato approvato con una maggioranza veramente significativa. Su 573 votanti si sono espressi positivamente più del 90% dei presenti, e precisamente: - 522 voti favorevoli, 46 contrari, 5 astenuti (conto consuntivo 2013); - 524 voti favorevoli, 45 contrari, 4 astenuti (bilancio preventivo 2014). Del resto, anche per l’anno 2013 la gestione oculata del denaro degli iscritti ha permesso di conseguire risultati migliori di quelli preventivati ed approvati dall’Assemblea dell’anno passato. Di questo dobbiamo ringraziare il precedente Consigliere Tesoriere Donatella Cerè, ora trasferitasi a curare i nostri interessi alla Cassa Forense, e tutto il Consiglio. Naturalmente, come sa bene chi ci conosce, il nostro primo pensiero è sempre rivolto ai Colleghi e al periodo difficile che attraversa la nostra Categoria ed è per questo che è stato deciso di utilizzare l’avanzo di bilancio insieme ad altre somme accumulate precedentemente, in modo che fosse a beneficio di tutti, anche se questo significava già dall’anno passato predisporre un bilancio preventivo in relativo disavanzo. Ecco perché è stato ridotto di 50 Euro per ciascuno (pari a circa il 30% del suo ammontare) il contributo di iscrizione annuale per tutti i Colleghi: cassazionisti, avvocati, praticanti abilitati e praticanti. Secondo noi non c’era modo migliore di utilizzare quel denaro ed anche per l’anno 2014 abbiamo potuto mantenere questa rotta. Sono stato orgoglioso, poi, di poter annunciare in Assemblea che il disavanzo preventivato di circa 1.300.000 euro, dovuto appunto alle minori entrate per la riduzione del contributo, è stato limitato a solo 637.485 euro, grazie proprio alla gestione veramente Foro Romano avveduta dei nostri denari. Ma torniamo all’utilizzazione delle riserve accantonate negli anni passati per coprire quei 50 euro annui fatti risparmiare a tutti gli iscritti. Si è trattato anche per l’anno 2014 di applicare finalmente i principi basilari della normativa che regolamenta gli Ordini forensi. Infatti, l’articolo 29, comma 4, della legge 31 dicembre 2012 n. 247 – Nuova Disciplina dell’Ordinamento della Professione Forense – dispone testualmente, ricalcando la precedente legislazione, che “l’entità dei contributi di cui al comma 3 (contributi annuali o straordinari degli iscritti all’Albo) è fissata in misura tale da garantire il pareggio del bilancio del consiglio”. Quindi, evidentemente, non solo negli anni passati non era stata rispettata la legge, ma è stato richiesto agli Avvocati romani di versare contributi in eccesso rispetto alle effettive necessità. Infatti, se si sono accumulate riserve per circa 4 milioni di euro, l’ammontare del vostro contributo è stato di molto superiore a quello necessario a garantire il pareggio di bilancio. Tra l’altro, questi denari in eccesso, che ben avrebbero potuto restare nella disponibilità degli iscritti, sono stati accantonati in un conto corrente bancario (ovviamente ad un tasso di interesse irrisorio), quindi senza alcun effettivo beneficio per l’Ordine. Pertanto negli anni 2013 e 2014 il Consiglio dell’Ordine ha ritenuto di dover ripristinare la legalità ed utilizzare le eccessive e superflue riserve, per permettere la riduzione del contributo annuale per tutti noi, rendendolo il più basso di tutta Italia. Chiunque abbia criticato questa scelta, oltre a pretendere che fosse pagato un contributo più elevato, ha dimostra di non sapere che gli enti pubblici non economici non debbono accumulare un patrimonio, ma solo raggiungere il pareggio di bilancio, che per il 2013 e per il 2014 il Consiglio ha garantito proprio utilizzando quelle riserve accumulate, in contrasto con la legge, negli anni precedenti. Ma soprattutto i critici sono stati 49 Attività del Consiglio smentiti dal voto praticamente unanime dell’Assemblea degli Avvocati romani. Nell’anno 2014 il neo Consigliere Tesoriere Antonino Galletti sta proseguendo sulla strada virtuosa intrapresa dall’Avv. Cerè e, pertanto, mi sembra molto opportuno tornare a parlare brevemente dello sforzo di “risparmio ed oculatezza” che ci ha permesso di raggiungere questi risultati. Le premesse ci sono tutte poiché nei primi nove mesi dell’anno 2014 abbiamo già riscontri molto positivi. Va a merito del Consigliere Tesoriere, supportato da tutto il Consiglio, l’avvio nel 2014 delle procedure di recupero dei crediti nei confronti degli iscritti, che negli anni precedenti erano state trascurate. Ciò ha permesso di incassare oltre 600.000 euro di somme che altrimenti avrebbero costituito solo crediti portati a bilancio e, soprattutto, avrebbero determinato un’ingiustizia nei confronti di tutti gli iscritti che invece versano costantemente i contributi dovuti per il funzionamento dell’Ordine. Voglio ricordare, infine, solo un paio delle iniziative concrete realizzate e che mi stanno particolarmente a cuore: - Già nell’anno passato avevo ricordato la donazione di sedici defibrillatori agli uffici giudiziari romani per l’utilizzazione dei quali continuiamo a svolgere corsi di aggiornamento per gli operatori. Ma quest’anno ho potuto annunciare con commozione in sede assembleare che a marzo 2014 presso la Corte d’Appello, grazie ad essi, è stata salvata la vita di un uomo di 52 anni colto da infarto del miocardio. Si tratta di una notizia che abbiamo ritenuto di non pubblicizzare perché non è bello vantarsi di avere fatto del bene, ma sulla rivista del Consiglio dell’Ordine possiamo e dobbiamo dircelo: avere contribuito a salvare una vita umana costituisce una gratificazione che non ha prezzo e questo è successo proprio grazie agli Avvocati romani. - Per aiutare i più giovani siamo riusciti ad elevare a 41 anni l’età per l’utilizzazione gratuita della Biblioteca on line del Foro Italiano, con una spesa irrisoria per l’Ordine. Infine mi sembra anche giusto rammentare altre tre belle notizie che ho potuto annunciare in sede assembleare: Durante l’Assemblea, oltre ad aver spiegato come l’Ordine di Roma sia riuscito a far versare ai propri iscritti il contributo più basso di tutta Italia, ho avuto anche modo di segnalare ai Colleghi tre novità molto positive dell’ultima ora: 1) Archiviazione del procedimento penale per la gara delle pulizie nei confronti di Donatella Cerè (all’epoca Tesoriere dell’Ordine) e del funzionario dell’Ufficio Amministrazione dell’Ordine: nonostante l’avviso di chiusura delle indagini ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p., il GIP di Roma ha disposto l’archiviazione del procedimento scaturito da una denuncia presentata da una ditta di pulizie inesistente e firmata da un amministratore di fantasia (come accertato dalla stessa Guardia di Finanza che ha svolto le indagini). Seppure con due anni di ritardo la GIUSTIZIA trionfa, ma di ciò non avevamo alcun dubbio. 2) Finanziamento della Commissione Europea: l’Avv. Simona Putzu, delegata a seguire la richiesta di finanziamento dell’Ordine degli Avvocati di Roma, ci ha comunicato formalmente l’approvazione del finanziamento di 200.000 euro a fondo perduto per la costituzione dello Sportello informativo per cittadini e PMI, oltre all’accreditamento dell’Ordine di Roma quale Esperto Esterno Indipendente della Commissione Europea con funzioni (dietro compenso) di valutazione dei progetti presentati da altri operatori giuridici dei Paesi europei ed extraeuropei, di redazione di studi e pareri in materia di Giustizia, di rappresentanza dell’Europa in manifestazioni internazionali. 3) Fondazione Ordine Avvocati di Roma - Onlus: in adempimento del deliberato assembleare di novembre 2013 il sottoscritto, il Consigliere Segretario Di Tosto ed il Consigliere Tesoriere Galletti hanno costituito la predetta Fondazione, alla quale è stato possibile devolvere il 5x1.000 in occasione dell’ultima dichiarazione dei redditi, in modo da poter approntare dall’anno prossimo numerose altre iniziative di solidarietà e beneficienza. Avrei tante altre cose aggiungere, ma trattandosi di un editoriale, seppur della nostra rivista, mi sembra opportuno non dilungarmi oltre e quindi mi fermo qui. Quelli illustrati sono fatti reali, risultati concreti che ciascuno può verificare con facilità presso i nostri uffici. 50 Foro Romano Attività del Consiglio I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della giustizia Nella giornata di sabato 11 gennaio si è tenuta la seconda cerimonia dedicata ai colleghi che hanno compiuto i 25 anni di esercizio professionale. Siamo fieri e onorati di riportare i nominativi. Marina ALTOBELLI Pietro AMURA Adriano ANDRENELLI Lucio ANELLI Enzo Antonio ANTONUCCI Raffaele ASINARI DI BERNEZZO Maria ASSUMMA Antonio AURICCHIO Filippo BALDARI Silvia BALIVA Marco BARBERA Giandomenico BARCELLONA Patrizia BARLETTELLI Maria Matilde BIDETTI Antonello BLASI Sabrina BONAVITACOLA Giancarla BRANDA Maurizio BRIZZOLARI Francesco BRUZZESE Achille BUONAFEDE Giuseppe CAMPANELLI Stefano CANALI DE ROSSI Sergio CAPOGRASSI Maria CARSANA Stefania CASANOVA Anna Egidia CATENARO Franco CATULLI Letizia CIANCIO Ennio Maria CICCONI Giuseppe CICHELA Silvio CIUFFETELLI Antonio CONSIGLIO Guido CUTULI Salvatore D’AGATA Fatima Emma Maria D’ANTUONO Umberto DE CESARE Maurizio Pasquale DE ROSA Maria DE SIMONE Francesca DELFINI Giancarlo DI GIULIO Ligiana DI PUMPO Rossella DI TULLIO Roberto DONNINI Foro Romano Carmela ESPOSITO Giorgio FALINI Salvatore FAMIANI Antonio FAVA Emilia FAVATA Gabriela Caterina FEDERICO Marco FILESI Marco FLECCHIA Adriana FRISULLO Enrico GABRIELLI Alessandro GALIENA Carla Maria GENTILI Carlo GIANNUZZI Michele GIOIA Antonio GIUFFRIDA Luca GIUSTI Lucia GIUSTI Fabrizio GIZZI Luisa GOBBI Silvia GOLINO Antonio GRAZIOSI Rosa Maria GUERRA Dario GUIDI FEDERZONI Gaetano GULLO Gianfranco LARDO Romano LAROCCA Velia Maria LEONE Piero Paolo LETTIERI Bruno LO GIUDICE Antonietta LUCIANI MARIA Guido MANCINI Santino Vincenzo MANNINO Paolo MARINI Salvatore MARINO Giulio MASOTTI Paola MASSAFRA Clotilde MAZZA Maria Gabriella MAZZACUVA Maria Nicola MELCHIONNA Pietro Luca MESIANI MAZZACUVA Antonio MONACO Salvino MONDELLO Ignazio MORONI 51 Attività del Consiglio Maria MOSCOGIURI Maria Teresa MUGLIA Nicola NANNI Nicolina NICODEMO Stefano NOLA Stefano NOTARMUZI Teresa OTTOLINI Maurizio PAGANELLI Giovanni PALMERI Daniela PANICCI Antonio PAPARATTI Patrizia PARIS Carlo PAVIA Antonella PERSICO Nicola Domenico PETRARCA Vincenzo PICCHIONE Giovanni PIERI NERLI Filippo PINGUE Giuseppe PIZZONIA Giampiero PROIA Daniela PROIETTI Enzo PROIETTI Clementina PULLI Franco PUNTIERI Lilli QUINTILI Riccardo RAMPIONI Enrico RICCIARDI Domenico Pio RIITANO Tullio RIZZO Francesco ROMEO Rodolfo ROMEO Natalino RONZITTI Giovanna ROSSI Pierluigi ROSSI Claudio RUSSO Guglielmo RUSSO Nicola SABATO Vincenzo Federico SANASI D’ARPE Lucia SBANO Gustavo SCHIAVELLO Giuliana SCOGNAMIGLIO Antonella SERRAO Roberto SESTI Anna SISTOPAOLI Cristina SPERANZA Onofrio SPINOSO Carlo SPORTELLI Vincenzo SQUILLACI Emilio STERPETTI Vittorio TADEI Gianfranco TAMBURELLI Luciano TAURINO Danilo TONON Fabrizio Maria TROPIANO Anna Maria VANZETTA Stefano VINTI Antonio VOCINO Stefano ZAMPAR 52 Foro Romano Attività del Consiglio Il compito arduo che ci aspetta Intervento del Consigliere Tesoriere per la Cerimonia dei 25 anni di esercizio professionale Antonino Galletti Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma C ari Amici e Colleghi, È la prima volta che intervengo ad una manifestazione istituzionale nella nuova carica di Consigliere Tesoriere del COA di Roma. Perdonerete, dunque, la mia emozione e mi consentirete, innanzitutto, di ringraziare, assieme a voi tutti presenti e oggi meritatamente premiati, anche il Presidente Vaglio che mi ha proposto per il prestigioso incarico e tutti i Consiglieri i quali mi hanno votato, all’unanimità (naturalmente dei presenti) e per acclamazione. Mi auguro di non deludere le attese e, ove possibile alla luce della cronica scarsità delle risorse, di portare a compimento nella gestione economica dell’Ordine quel percorso di adeguamento alle disposizioni sopravvenute e di modernizzazione ed efficienza che il Consigliere Tesoriere Donatella Ceré che mi ha preceduto aveva sapientemente avviato, riuscendo al contempo addirittura a mantenere la riduzione alla contribuzione di noi tutti alle spese di funzionamento dell’istituzione, mediante rilevanti risparmi di spesa e razionalizzazione dei costi. Ho il dovere poi di salutare tutti i colleghi e amici con i quali ho condiviso, dal 2008 ad oggi, diversi passaggi importanti della mia vita personale e professionale (in primis, tutti i delegati ai vari congressi nazionali ai quali ho partecipato da Bologna in poi e l’assemblea OUA della quale ho avuto l’onore di fare parte) i quali ci hanno accompagnato e sostenuto sino alla trionfale e plebiscitaria elezione di febbraio 2011: da tutti ho avuto modo di imparare e dai più esperti ho potuto apprendere nozioni e insegnamenti che si sono rivelati indispensabili. La parte finale del triennio di consiliatura sarà particolarmente impegnativa e ardua per l’avvocatura: • i soliti improvvidi interventi legislativi di fine anno, senza preventiva concertazione e seguendo una prassi purtroppo oramai costante negli ultimi anni, Foro Romano ci hanno penalizzato ulteriormente; • sono attesi i regolamenti attuativi della legge di riforma professionale che è ancora, per così dire, “al palo”, essendo intervenuti soltanto tre regolamenti del Consiglio Nazionale Forense (e nessuno di quelli ministeriali), • occorrerà rivedere e riscrivere l’organizzazione del nostro Ordine alla luce dei rinnovati compiti che ci sono stati attributi dal legislatore (artt. 25 e 29 L. 247/2012) e delle funzioni che abbiamo il dovere di svolgere per la tutela dei diritti e degli interessi di noi stessi e dei nostri iscritti. La Tesoreria del COA di Roma, proseguendo il percorso già intrapreso, sarà una vera e propria “casa di vetro”, attraverso la quale gli iscritti potranno scandagliare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della nostra azione d’indirizzo amministrativo. È urgente snellire e automatizzare, con l’ausilio dell’informatica e della telematica, i vari procedimenti amministrativi ed è nostro dovere istituzionale procedere alla riscossione dei crediti accumulati nei confronti degli iscritti morosi, proprio per consentire alla stragrande maggioranza dei colleghi virtuosi di continuare a beneficare della consistente riduzione della quota d’iscrizione annuale già deliberata lo scorso anno, pure avendo addirittura incrementato al contempo i servizi in favore dell’avvocatura. È necessario poi dotarci di una disciplina regolamentare e di dettaglio, in linea con le sopravvenute modifiche legislative, che ci consenta di disciplinare procedimenti e settori sino a oggi ancora affidati alla prassi e al buon senso; ciò, soprattutto, affinché i nostri dipendenti possano assumersi gli oneri e le responsabilità che competono loro sulla base di indicazioni precise ed oggettivamente verificabili, al fine di consentirci di premiare coloro che intenderanno distinguersi, consentendo recuperi di efficienza e riduzioni di costi. Sarà poi nostro compito comunicare agli iscritti come 53 Attività del Consiglio sono investiti i loro denari e quali sono i servizi e le possibilità dei quali all’occorrenza è possibile fruire rivolgendosi all’Ordine, anziché altrove; l’esperienza, infatti, ci insegna come talvolta la disattenzione, unita alla disorganicità degli interventi normativi, spinge taluni a invocare servizi invero già disponibili ovvero interventi ordinistici già puntualmente posti in essere. Negli interventi che mi hanno preceduto, sono stati rappresentati principi importanti sui quali non è possibile non convenire e che costituiscono l’indirizzo di politica forense che ha caratterizzato questo Consiglio e che ne segnerà anche quest’ultimo anno che ci condurrà alla fine mandato al termine del 2014. Mi sia consentito, dunque, non ripetermi e, in modo che mi permetto io stesso di definire impertinente, di invocare da voi tutti quel sostegno e quell’indirizzo che è lecito attendersi da professionisti ancora giovani, ma che hanno già percorso una parte significativa di un percorso professionale che mi auguro sia, per noi tutti, il più lungo possibile. Solo con l’apporto dei vostri suggerimenti, delle vostre critiche costruttive, delle vostre esperienze e delle vostre professionalità sarà possibile correggere e, se del caso, modificare ciò che non va e non funziona all’in- terno dell’istituzione alla quale siamo tutti iscritti. Se mi è consentito, al termine del mio breve intervento, un augurio e un auspicio, mi permetto di richiamare quanto ho avuto modo di sentire e di apprezzare nell’orazione pronunciata dal Presidente emerito del COA di Roma Carlo Martuccelli in occasione della cerimonia per la consegna delle toghe d’oro per i cinquant’anni di avvocatura nel corso della quale, prima degli (altrettanto straordinari) interventi di Salvatore Orestano e di Franco Coppi, ci ha ricordato che l’unico modo di essere Avvocato è quello di provare, indossando la toga, lo stesso brivido sulla schiena ogni giorno, al pari di quanto è certamente avvenuto per ciascuno di noi al momento del giuramento; diversamente, è possibile essere meri “mestieranti”, talvolta anche abili e ricchi, ma non si è certamente Avvocati. Auguri, dunque, cari Colleghi, di un felice anno nuovo e, soprattutto, di provare per i prossimi mille anni di esercizio professionale quel brivido sulla schiena ancora ogni giorno, con l’orgoglio ulteriore per noi tutti di fare parte della famiglia forense romana e, dunque, della più grande e prestigiosa istituzione forense europea. Grazie, complimenti a voi e buon anno a noi tutti. 54 Foro Romano Attività del Consiglio Protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma-Sportello Unico dell’Immigrazione I l giorno 4 aprile 2014, nell’Aula Avvocati nell’ambito del Seminario dal titolo “Immigrazione fra diritto vigente e diritto naturale” si è tenuta la presentazione del Protocollo d’Intesa tra lo Sportello Unico dell’Immigrazione della Prefettura di Roma rappresentato dal Dott. Ferdinando Santoriello (Vice Prefetto e Dirigente dello Sportello Unico per l’Immigrazione di Roma) e l’Ordine degli Avvocati di Roma rappresentato dal Presidente Avv. Mauro Vaglio. All’evento sono intervenuti come relatori l’Avv. Anna Egidia Catenaro (Presidente dell’Associazione Avvocatura in Missione), il Mons. Pierpaolo Felicolo (Direttore dell’Ufficio Migrants incaricato della Regione Lazio), gli Avv.ti Livio Pochetti, Andrea Borgheresi, Roberto Maria Meola e Marco Benvenuti e la Dott.ssa Rosanna Caggiano (Consulente dello Sportello Unico per l’Immigrazione di Roma). Il Vice Prefetto Ferdinando Santoriello ha voluto esprimere un ringraziamento all’avvocatura capitolina manifestando come “è con sentito orgoglio e grande soddisfazione che mi accingo a sottoscrivere il presente Protocollo d’Intesa. Tale importante iniziativa scaturisce dall’incontro fra la volontà di rinnovamento questo Ufficio – che mira a garantire livelli sempre maggiori di efficienza e speditezza – e quella dell’Ordine – nell’ottica dell’importante funzione sociale propria dell’Avvocatura – con speciale riguardo ai multiformi risvolti e le delicate problematiche che afferiscono la materia dell’immigrazione. L’auspicio è che da questo Protocollo esca rafforzato il rapporto fra l’Amministrazione e il singolo Avvocato e che esso s’ispiri costantemente ai principi di lealtà, trasparenza e reciproca collaborazione, pur nel doveroso rispetto dei ruoli; l’ulteriore augurio è che tale cornice possa rappresentare, finalmente, lo strumento per comporre i contrasti in via amichevole, in un’ottica volta alla diminuzione del ricorso alla tutela giurisdizionale e con l’ulteriore e non meno importante obiettivo di velocizzare drasticamente i tempi di lavorazione delle pratiche. Nella speranza di assistere al più vasto con- Foro Romano senso all’iniziativa, a tutti Voi va il mio più sentito ringraziamento”. Per conoscenza dei colleghi interessati dalla materia, si riporta il testo del Protocollo di Intesa composta da una “premessa” e da 12 articoli. PREMESSO Che è obiettivo della Prefettura di Roma-Sportello Unico dell’Immigrazione (d’ora in poi definito SUI), migliorare le relazioni fra lo SUI medesimo e i soggetti appartenenti all’Ordine Forense, al fine di ridurre le asimmetrie informative e rendere più rapida la definizione delle istanze presentate dagli interessati in materia di Flussi Migratori, Ricongiungimenti Familiari, Primi Ingressi, Accordo di integrazione, Emersione di lavoratori extracomunitari irregolari, Conversione dei permessi di soggiorno, nonché di ogni altra procedura amministrativa di competenza dello SUI, nell’ottica di una deflazione dei ricorsi giurisdizionali avverso l’Amministrazione e di un soddisfacimento, già in sede stragiudiziale, dei diritti e degli interessi dei soggetti interessati al procedimento. Che l’Ordine degli Avvocati di Roma ha, quale Ente pubblico non economico, tra gli scopi istituzionali quello di rappresentare gli iscritti e favorirne l’attività professionale. Tanto premesso, tra le parti si conviene e stipula il seguente Protocollo d’Intesa (da ora in avanti definito “Protocollo”) Art. 1 Interpretazione del Protocollo Le premesse costituiscono parte integrante del presente Protocollo; Art. 2 Impegni di reciproca collaborazione Lo SUI di Roma si impegna a cooperare con l’Ordine degli Avvocati di Roma per migliorare l’interazione tra 55 Attività del Consiglio le parti del presente Protocollo, al fine di rendere più rapida la definizione delle procedure amministrative di competenza dello SUI. L’Ordine degli Avvocati di Roma si impegna, per la medesima finalità, a rendere disponibili le risorse tecniche e umane ritenute indispensabili da impiegare nell’esecuzione del presente Protocollo. pratiche di competenza dello SUI a mezzo posta elettronica all’indirizzo [email protected], allegando, in formato PDF, copia della domanda trasmessa dal proprio assistito e copia del mandato stragiudiziale ad egli conferito. In tal caso lo SUI si obbliga a rispondere, con la stessa modalità informatica, entro e non oltre cinque (5) giorni dall’invio della richiesta di informazioni cui sopra. Art. 3 Trasparenza, lealtà e correttezza Lo SUI e l’Ordine degli Avvocati di Roma si impegnano a far sì che quanto previsto dal presente Protocollo, ognuno per quanto di sua competenza, sia rispettato e, in particolare modo, che il rapporto sia fondato su principi di trasparenza, lealtà e correttezza. Art. 6 Richiesta di accesso agli atti ed esercizio del potere sostitutivo dello SUI nei confronti dell’Organo accertatore inadempiente In merito al diritto d’accesso agli atti da parte dell’assistito, l’Avvocato aderente al presente Protocollo s’impegna a inoltrare la stessa allo SUI a mezzo posta elettronica certificata all’indirizzo: [email protected] Lo SUI si obbliga a dare riscontro entro 10 giorni decorrenti dalla ricezione della richiesta, fissando una convocazione presso gli Uffici al fine di consentire all’Avvocato di prendere visione della documentazione agli atti, mettendo a sua disposizione tutta la documentazione consultabile per Legge. Lo SUI si impegna a rilasciare copia della documentazione di interesse dell’Avvocato a vista ed a semplice richiesta, previo pagamento di quanto dovuto per diritti di copia. Laddove risulti che la pratica interessata da tale richiesta sia priva dei pareri da parte di un Organo accertatore interveniente nel procedimento amministrativo, lo SUI solleciterà tempestivamente l’Organo accertatore inadempiente, dandone notizia all’Avvocato. È fatta salva la facoltà dell’Avvocato di inoltrare formale diffida ad adempiere all’Organo accertatore e, contestualmente, allo SUI. In caso di protratta inerzia dell’Organo accertatore, anche a seguito dei solleciti ovvero delle diffide dello SUI e dell’Avvocato, lo SUI si impegna a sostituirsi a tale Organo nell’attività di accertamento di competenza del medesimo, ove ciò sia consentito dalle disposizioni della L. 241/1990, lette in combinato disposto con quelle relative allo specifico procedimento amministrativo che regolamenta la pratica interessata. Art. 4 Accesso ai servizi L’accesso ai servizi offerti dallo SUI e previsti dal presente Protocollo avverrà previa registrazione degli Avvocati, mediante sottoscrizione di un modulo condiviso che all’uopo verrà predisposto dallo SUI. Ogni Avvocato capitolino sottoscrivente e lo SUI, con la predetta richiesta e la successiva accettazione da parte del medesimo SUI, si conformeranno al presente Protocollo in tutte le sue parti. L’Avvocato s’impegna a osservarne con diligenza e correttezza le disposizioni de quibus, con riferimento a tutte le pratiche da egli patrocinate e, in generale, a ogni rapporto intrattenuto con lo SUI. Art. 5 Servizio di ricevimento Avvocati e richiesta di informazioni Con l’accettazione, lo SUI fornirà al singolo Avvocato un nome utente e una password ai fini dell’accesso al servizio di ricevimento Avvocati. L’Avvocato potrà usufruire del suddetto servizio previa fissazione di un appuntamento attraverso il sito web www.prefettura.it/roma, utilizzando le credenziali precedentemente ottenute dallo SUI e successivamente recandosi personalmente – o a mezzo di delegato – presso gli Uffici dello SUI – siti in Roma, alla via Ostiense 131/L – alla data dell’appuntamento precedentemente fissato dallo SUI. Inoltre, l’Avvocato potrà richiedere informazioni sulle 56 Foro Romano Attività del Consiglio Art. 7 Istanza di riesame in autotutela del provvedimento negativo adottato dallo SUI Al fine di deflazionare i contenziosi giudiziari tra gli utenti e lo SUI, questo ultimo si impegna a riesaminare in autotutela ogni pratica amministrativa, previa istanza di riesame in autotutela inoltrata da parte dell’Avvocato a mezzo PEC all’indirizzo [email protected], purché sia documentalmente fondata su elementi chiarificatori ovvero innovativi rispetto a quanto già depositato in atti. In caso di documentazione non precedentemente versata in atti ovvero elementi portati alla conoscenza dello SUI per la prima volta dopo la chiusura del procedimento amministrativo, la pratica sarà riesaminabile solo laddove l’istanza sia stata inoltrata entro e non oltre il termine di sei (6) mesi, decorrenti dall’emissione del provvedimento di rigetto o archiviazione della pratica stessa. Lo SUI si obbliga a rispondere al patrocinatore entro e non oltre 15 giorni dall’invio della richiesta di riesame in autotutela. Dal momento della registrazione dell’Avvocato, mediante sottoscrizione del modulo di cui all’art. 4, ogni pratica di competenza dello SUI da egli patrocinata dovrà essere svolta con le modalità indicate nel presente Protocollo. Qualora l’Avvocato intenda recedere dal presente Protocollo, lo stesso dovrà darne comunicazione a mezzo PEC all’indirizzo [email protected] Nel corso di validità del rapporto tra Avvocato e SUI, qualora quest’ultimo ravvisi una grave violazione del presente Protocollo, sarà sua facoltà comunicare all’Avvocato e all’Ordine degli Avvocati di Roma la decadenza dall’accordo, mediante notifica a mezzo PEC rilasciata all’atto di registrazione. Art. 10 Attività promozionale Il presente Protocollo, assieme a tutte le attività da esso regolamentate, sarà fatto oggetto di una campagna di promozione, che si articolerà principalmente con conferenza stampa e comunicati stampa congiunti da pubblicare nei siti web istituzionali delle parti sottoscriventi e con l’organizzazione seminari di formazione e aggiornamento professionale. Art. 8 Ricorso giurisdizionale Qualora l’Avvocato ritenga di dover proporre ricorso all’Autorità Giudiziaria competente avverso le determinazioni dello SUI, ovvero ad impugnarne il silenzioinadempimento, egli si impegna a darne preventiva comunicazione allo SUI, trasmettendo senza ritardo a mezzo PEC all’indirizzo [email protected] copia dell’atto introduttivo del ricorso notificato, con relativi documenti allegati e, successivamente, fornendo numero di ruolo e, ove già fissata, data di udienza. Ciò al fine di consentire allo SUI di valutare se sussistano i presupposti di una definizione stragiudiziale della pretesa del ricorrente. In caso di conferma d’impossibilità di revocare l’atto gravato, lo SUI si impegna a comunicare senza ritardo tale circostanza all’Avvocato per mezzo PEC rilasciata. Art. 11 Durata del Protocollo fra le parti sottoscriventi Il presente Protocollo prevede una durata del servizio di un anno, a decorrere dalla sottoscrizione dello stesso. Trascorso tale periodo, esso s’intende tacitamente rinnovato per la medesima durata, salva facoltà di recesso di una delle parti, da comunicare all’altra prima della scadenza del periodo di vigenza del Protocollo medesimo, ovvero per mutuo dissenso. In tal caso, l’accordo di cui al presente Protocollo continuerà ad avere efficacia solo per le procedure costituite e in essere alla data di cessazione dell’accordo. Art. 12 Valutazione di efficacia La valutazione di efficacia dell’iniziativa avverrà attraverso la consultazione degli Avvocati che avranno avuto modo di usufruire dei servizi previsti dal presente Protocollo per mezzo di un delegato che sarà individuato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Art. 9 Recesso dal Protocollo da parte del singolo Avvocato Foro Romano 57 Attività del Consiglio Attuazione del Protocollo d’intesa con il Comune di Roma per la liquidazione delle spese di lite Attuazione del protocollo d’intesa con il Comune di Roma per la liquidazione delle spese di lite e delle competenze legali relative alle sentenze pubblicate prima del 28 aprile 2008, nonché agli atti di precetto ed ai pignoramenti antecedenti al 4 luglio 2008 I l Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma comunica che, unitamente all’Avvocatura capitolina, ha dato avvio all’attuazione del Protocollo d’intesa siglato con il Sindaco Gianni Alemanno in data 14 novembre 2012 per la liquidazione delle spese di lite e di competenze legali relative alle sentenze pubblicate prima del 28 aprile 2008, nonché agli atti di precetto ed ai pignoramenti antecedenti al 4 luglio 2008 (D.P.C.M. del 4 luglio 2008 conseguente al D.L. 112/08 articolo 78). Detto Protocollo prevede che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma raccolga e verifichi le relative documentazioni trasmettendole poi ai competenti Uffici Capitolini per l’avvio della procedura di liquidazione. Gli Avvocati potranno prendere appuntamento telefonico ai numeri 06.68474347 - 06.68474313 con la Segreteria dell’Ordine per il deposito della documentazione richiesta al fine di procedere alla riscossione dei crediti di cui sopra. Gli Avvocati interessati dovranno consegnare l’originale o la copia autentica più una fotocopia: - della sentenza in forma esecutiva; - dell’atto di precetto; - dell’ordinanza di improcedibilità del pignoramento presso terzi o dell’atto di pignoramento; - delle dichiarazioni di cui agli allegati; - del modulo di deposito documenti; - della specifica dei conteggi. I suddetti atti e documenti saranno consegnati all’Avvocatura di Roma Capitale o all’Ufficio Contravvenzioni in base all’oggetto della sentenza. Successivamente sarà emessa una Determinazione Dirigenziale Comunale, con apposizione del visto dell’Avvocatura e del Segretariato. Infine, saranno consegnati al Commissario Governativo che provvederà al pagamento nella misura del 90% dell’importo riconosciuto. Tale importo sarà rimesso al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma che provvederà a bonificarlo sul conto corrente indicato dall’Avvocato, il quale, solo a pagamento ricevuto, emetterà la relativa fattura. Riportiamo di seguito i moduli da utilizzare per la richiesta. 58 Foro Romano Attività del Consiglio Allegato n. 1 - pag. 1 Foro Romano 59 Attività del Consiglio Allegato n. 1 - pag. 2 60 Foro Romano Attività del Consiglio Allegato n. 2 - pag. 1 Foro Romano 61 Attività del Consiglio Allegato n. 2 - pag. 2 62 Foro Romano Attività del Consiglio Allegato n. 3 - pag. 1 Foro Romano 63 Attività del Consiglio Allegato n. 3 - pag. 2 64 Foro Romano Attività del Consiglio Allegato n. 4 Foro Romano 65 Formazione continua Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati 13.01 – Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica tra storia e attualità 17.02 – Immigrazione e patrocinio a spese dello Stato 17.02 – Appunti critici e giuridici dal film “Il vedovo” 15.01 – Il Condominio: La riforma della riforma e la rappresentanza in assemblea 18.02 – Ordinamento Forense. Lo studio Associato come progetto di vita professionale 20.01 – L’E-commerce nella Repubblica Popolare Cinese 20.01 – Appunti critici e giuridici dal film “Il Concerto” 19.02 – Il contributo unificato al vaglio della Corte di Giustizia dell’unione Europea 27.01 – Il Mobbing nella Pubblica Amministrazione. Una sentenza innovativa 24.02 – Appunti critici e giuridici dal film “Un’ottima annata” 27.01 – Appunti critici e giuridici dal film “Un borghese piccolo piccolo” 26.02 – I rapporti con i magistrati 26.02 – Mediazione e successione 29.01 – La mediazione in Italia: un riferimento per l’Europa 03.03 – Corso di psicologia giuridica ed elementi di psicopatologia Forense 03.02 – La mediazione in materia di responsabilità medica e sanitaria 03.03 – Appunti critici e giuridici dal film “C.S.I. Lo scrigno di Lady Heather” 03.02 – Appunti critici e giuridici dal film “Pulp Fiction” 04.03 – Regolamento degli Uffici Legali Enti Pubblici 04.02 – La pubblicità del professionista tra vecchia e nuova disciplina 05.03 – Ed ora? Con che diritto? 06.03 – Processo telematico “Road Map” Tribunale di Roma 04.02 – D.L. 145/2013 art. 8 ultime novità in materia di R.C. auto 06.03 – Avvocati e medici: una patto per migliorare la professione 05.02 – Spending Review. Recesso della Pubblica Amministrazione dalle locazioni passive 06.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 11.02 – L’inglese che viaggiò con il re e con Badoglio. Le missioni speciali dell’agente Dick Mallaby 10.03 – L’addebito della separazione nella giurisprudenza italiana e comunitaria 11.02 – l neurodiritto 10.03 – Corso di formazione integrato tra avvocati, operatori del servizio sociale territoriale e Asl 12.02 – Amministratore di condominio: responsabilità e poteri 10.03 – Profili critici del procedimento e del provvedimento amministrativo alla luce del diritto vivente 14.02 – La tutela dei soggetti deboli 66 Foro Romano Formazione continua 10.03 – Appunti critici e giuridici dal film “Tutti dentro” 03.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti mediante i redattori atti gratuiti 11.03 – Le donne e il carcere: problemi attuali e novità normative 03.04 – Il processo telamatico: dall’Avvocato al Tribunale 12.03 – Il Condominio: le riforme legislative 04.04 – Immigrazione fra diritto vigente e diritto naturale 13.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 04.04 – Quarant’anni del TAR del Lazio: l’evoluzione della tutela cautelare 13.03 – Il processo telematico: il deposito degli atti mediante i redattori atti gratuiti 07.04 – Corso sulla tutela dei soggetti deboli all’interno della famiglia 14.03 – La nuova disciplina sul monitoraggio fiscale. Il rimpatrio volontario dei capitali recenti sviluppi in materia di cooperazione amministrativa in ambito fiscale 09.04 – Il Condominio: le riforme legislative 17.03 – Il procuratore sportivo 10.04 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 17.03 – Appunti critici e giuridici dal film “Dalle 9 alle 5 orario continuato” 10.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti mediante i redattori atti gratuiti 20.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 11.04 – La responsabilità “Penale” delle società ex D.Lgs. n. 231/2001 20.03 – Il processo telematico: il deposito degli atti mediante i redattori atti gratuiti 14.04 – I processi decisionali della P.A. alla luce della legge anticorruzione 21.03 – La Cross Examination 14.04 – Appunti critici e giuridici dal film “Lincoln” 24.03 – Profili critici del procedimento e del provvedimento amministrativo alla luce del diritto vivente 15.04 – La divisione ereditaria: contrattuale, giudiziale ed ex art. 791 bis c.p.c. 24.03 – Seminario sul Negazionismo: LXX anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine 16.04 – Il Condominio e la mediazione procedura e casi pratici art. 71 quater disp. Att. c.c. 27.03 – Il processo telematico: il deposito degli atti mediante i redattori atti gratuiti 17.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti mediante i redattori atti gratuiti 27.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 17.04 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 28.03 – La Legge 219/2012 e il decreto attuativo: novità in tema di diritto di famiglia e prassi applicativa 23.04 – Il danno da perdita della vita 28.03 – Le ultime riforme della giustizia civile 23.04 – Appunti critici e giuridici dal film “La guerra dei Roses” 02.04 – Il diritto di prelazione in genere e nel rapporto di locazione Foro Romano 24.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti 67 Formazione continua mediante i redattori atti gratuiti 06.06 – Rapporti tra pubblico ministero, polizia giudiziaria e difensore nelle indagini preliminari 24.04 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale 06.06 – Il controllo giurisdizionale sulla esecuzione della pena. Confronto tra due Paesi 28.04 – Appunti critici e giuridici dal film “Agorà” 09.06 – Novità giurisprudenziali: analisi delle recenti decisioni del giudice amministrativo 29.04 – Accertamento, riscossione e rimborsi: profili pratici, novità legislative e giurisprudenziali 11.06 – Il Condominio: le riforme legislative 06.05 – Il diritto del lavoro nella crisi economica. Norme inderogabili ed autonomia privata per l’occupazione 16.06 – La Tutela dei Crediti di Lavoro 07.05 – La convalida di sfratto nella giurisprudenza dei tribunali 16.06 – Problematiche operative in materia di appalti pubblici. Alla luce delle recenti pronunce dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato e della CGUE nonché delle nuove direttive europee 09.05 – Corso sulle procedure concorsuali: Procedimento per la dichiarazione di fallimento e provvedimenti a tutela del patrimonio e dell’impresa 17.06 – Corso sulle procedure concorsuali. Liquidazione dell’attivo attraverso l’esercizio provvisorio, l’affitto e la vendita dell’azienda 09.05 – Privacy e consumatori – Spunti e Criticità 17.06 – Il mobbing. Individuazione, Prevenzione, Tutela, Aspetti Operativi 12.05 – Appunti critici e giuridici dal film “Carnage” 19.05 – Appunti critici e giuridici dal film “La donna che canta” 20.06 – I rapporti tra colleghi 19.05 – Corso base sul diritto di famiglia 24.06 – La gestione della crisi delle Società in house. Profili commerciali, concorsuali e di tutela dell’occupazione 20.05 – Corso sulle procedure concorsuali. Accertamento dello stato passivo e procedimento delle impugnazioni 25.06 – La consulenza tecnica in mediazione 25.06 – La motivazione della sentenza civile (anche con riferimento alla Sentenza Gambizzi/ Daimler Chrysler/CIBC. Corte di giustizia europea 2 aprile 2009 e Cass. Civ., Sez. I, 11021/2013) 21.05 – Seminario di Diritto Alimentare 23.05 – Sanzioni Tributarie. Problematiche aperte su aspetti amministrativi e penali 27.06 – Corso sulle procedure concorsuali. Gli stumenti di gestione della crisi o dell’insolvenza 27.05 – Appunti critici e giuridici dal film “Il Conte Tacchia” 30.06 – Corso sulla crisi da sovraindebitamento 28.05 – La nuova Mediazione: risultati e prospettive 30.06 – La “Cedolare secca” e la sentenza della Corte Costituzionale n. 50/2014 in tema di locazioni di immobili urbani 29.05 – Le nuove policies delle Autorità di settore per il contenimento della spesa farmaceutica 68 Foro Romano Aggiornamento Albo Alla data del 30 giugno 2014: Avvocati 18.483 Cassazionisti 6.379 Totale 24.862 di cui Albo ordinario 22.313 Elenco Speciale 2.281 Professori Foro Romano 268 Praticanti (dal 1/1/2006) 5.188 Abilitati 1.822 Totale 7.010 69 Aggiornamento Albo La grande Famiglia degli Avvocati romani Nel corso del primo semestre del 2014, hanno prestato Impegno Solenne 597 Avvocati. Questi i nominativi: Adunanza del 9 gennaio Daniela BALDI Lorenzo BIANCHI Cinzia BONAVITA Rosa BRESSI Fabrizio CECCARELLI Daniele COLLALTI Michele CORBOSIERO Rita D’ANDREA Andrea FAVA Lorenza FILIPPONE Raffaele Antonio G. GUARINIELLO Fabrizia LALLI Virginia MANCINI Marzia MANENTE Fabrizio MARCHETTI Maria Cristina MORGANTI Gianfranco PRINCIPE Andrea ROMANO Federico RUBINO Anna Cristina SALZANO Elena SARTINI Mariano SCOCCO Luca TROIANO Flavia VOLPI Valentina ANTONETTI Enrico ASCANI Raffaele ASCIONE Andrea Gabriele BAIOCCHI Ilaria BALDINELLI Serena BELLINI Cecilia BIANCO Cecilia BOGINO Francesca BONAVIA Claudio CAIFFI Eleonora CENTONZE Francesca CIRINÀ Giorgia CIUCCI Guglielmo Giovanni CRUDELI Lorenzo DOMINICI Maura GIORDANO Simonetta LIBERTI Marco LUPI Luca MARROCCO Cristiano OLIVIERI Gianluca PANARESE Alessia PERUGIA Diletta PERUGIA Ludovica PICCININ Sabrina PIRANI Livio POCHETTI Andrea RAMADORI Daniela RANUCCI Flaminia RINALDI Marco ROSATI Ilaria SALAMANDRA Irma SARACI Flavio SERRACCHIANI Alessandra SPERANZA Federica SPUNTARELLI Nicoletta TURCO Valerio VASTOLA Sara VENANZI Manila VITTORINI Adunanza del 14 gennaio Chiara CAPALTI Ilaria DI TORO Mariangela FARRO Gabriele GERMANO Michele MEZZATESTA Claudia NARDONI Vittorio PALAMENGHI Alessandra QUATTROCIOCCHI Antonio RUCCO Adunanza del 23 gennaio Alessandra ABATI Alessia AGARICO Marco ANELLINO Lucia ANTONAZZI Adunanza del 30 gennaio Enzo ALVANO 70 Foro Romano Aggiornamento Albo Giulio ARGIRÒ Raffaella BARRA Manuela BONITO Nicola CASAMASSIMA Alessia CASINELLI Claudia CETERONI Elena CHIUSOLO Silvia CORBELLINI Carmen CRISPINO Federica DE SANTIS Fabrice DI VIZIO Vincenzina FALBO Lavinia FREZZOLINI Giuseppe GAROFALO Valentina Irinel GHERMAN Gianluca GUANCIOLI Maria Chiara GUIDI Luna INDRIOLO Giulia MARINO Mariarita MATTIONI Federica MEGLIO Domenico MERINGOLO Valentina MERUCCI Stefano MORABITO Marco PALADINO Rita PALUMBO Valerio PICALARGA Marco PITTIRUTI Roberta RAZIONALE Ledia REXHO Francesca SBARRA Pierfabio SCAGLIOSO Domenico SERRA Claudia SPOSITI Ivan VACCARI Ilaria VALENZI Marco VERTICELLI Sueli ZUCHEGNA Ledia REXSHO Valerio CINTIO Cecilia Giselda COCULO Marco COLETTI Attilio COVIELLO Tamara D’AGOSTINI Michela DE NARDIS Angelo DI LELLA Claudia DI MARCO Domenico DURSI Enrica FIORENTINI Andrea FUX Luca GALANTUCCI Alida GALUPPO Simone GAMBARDELLA Valentina GIARDINA Andreas GOELLER Giulia GRAZIOSI Veronica GUIDO Francesca IACONI Noemi IANNILLI Maria Luisa IMBARDELLI Eleonora JACOVITTI Corrado MATTARELLI Valeria MENDICINO Valentina MESSINA Alessandro MONTI Gabriele MORESCHINI Angela ORLANDO Niccolò ORSINI Claudia PACETTI Chiara PANICI Alessandra POSSEMATO Clitie POTENZA Maria Antonietta PUGLIESE Anna QUADRONI Irene RAMILLI Valentina RIZZO Pierangela ROMANELLO Valerio Cosimo ROMANO Antonio ROSETTA Roberta SALVATORI Sabrina SCUOTTO Stefano SILVESTRI Nicola SISCI Cinzia TROIANI Francesca URBANI Francesca VITALI Adunanza del 6 febbraio Fabrizio ALLEGREZZA Federico ANDERLONI Fabio ANIMOBONO Fosca BANCHELLI Andrea BERGAMO Maria Luisa BUSCAINI Foro Romano 71 Aggiornamento Albo Arianna ZACCHIA Matteo ZACCHIA Davide ZANDA Domenico ZUCCARO Giulio Rainer BIANCHI Bonaldo BONI Marco BRAGAGLIA Alexandra BRUGHIU Giuliamaria CARLI Antonella CARUSO Silvia D’AMBROSIO Carmelina D’ANDREA Carmen DE BONIS Valentina DE SANCTIS Alessandra Maria DI GIUDA Patrizia ERRICO Ambra FABRIZI Daniela FALABELLA Francesca Romana GALLETTA Alfonso GALLO CARRABBA Giulia GIROMETTI Giulia MARIANI Luca MARTINO Francesca MATIZ Lucia MESSINA Edoardo PECORARIO Riccardo PESCE Francesco Damiano PUGLIESE Marika PULCINELLI Luca SCIROCCO Giovanni STRACQUALURSI Emanuela TAMBURRANO Giuseppina VICECONTE Valentina VINCIGUERRA Chiara ZUCCARO Adunanza del 18 febbraio Andrea ABATECOLA Cristina Laura ASTORI Marco ATRIPALDI Federica BERRINO Matteo BOSSINI Enida BOZHEKU Claudio BREDA Andrea CICIA Luigi DE FILIPPIS Nicola FERRARA Chiara FIACCHI Arcangelo FRAVILI Francesco GIGANTE Jessica GIULIANI Roberto ISACCHINI Giuseppe Antonio LO MONACO Silvia LUBRANO Alessandro MAGNIFICO Matteo MAROLLA Rita Eufrasia MELLACQUA Barbara PIZZINI Denise PORFIDIA Valentina RAMPA Gianluca RANALDI Barbara RASERA Alberto RECCHIA Paolo ROSSINI Lucia SALERNO Andrea SERAMI Sabrina SETINI Maria Rita SORRENTINO Azzurra TORTORA Laura ZAMPIERI Filippo Simone ZINELLI Adunanza del 6 marzo Silvia DE ANGELIS Tiffany D’OTTAVIO Andrea FERRARI Arturo GRASSO Maria Antonietta LANCELLOTTI Giulio LUCIANI Virginia Elisa MONTANI Barbara POMPEI Valerio SPINACI Cecilia SPONZA Irene SURANNA Adele Cecilia TEDESCHI Claudia VENNARA Adunanza del 27 febbraio Martina ALBERTIN Mariaserena ANNICCHIARICO Gea APUZZO Amalia Maria BAIONE Maria BAVIELLO 72 Foro Romano Aggiornamento Albo Adunanza del 13 marzo Marco CARCANO Marialaura CASALOTTI Alessandro COCOLA Valeria Coppola Maria Ausilia GUARINO Maria Antonia IMPINNA Teresa INGROSSO Stela KAPLLANI Lucia LICITRA Donatella Ambra MANES ROSSI Patrizio Maria MANTOVANI Attilio MARRA Gaspare Vito PASSANANTE Arianna RESCIGNANO Annalisa RITROVATO Oscar Benito SAPORITO Adriana SISSIA Valerio SPINACI Noemi TSUNO Gianluigi UZZO COSTA Annalisa SALLUSTIO Manuela SALVAGO Francesca SANTARCANGELO Alessia SCHEPIS Luca SCORSONELLI Domenico SERASCHI Tiziana SIANO Maria Verbena STERPETTI Laura TANA Alessia TIOLI Rocco Riccardo TORNATORA Gaia TRINGALI Eleonora ZELLI Adunanza del 27 marzo Eleonora ALBIERI Albert BUSHAJ Andrea CAVALLARO Alessandro COPPOLA Carolina FUSCO Nicola LILLI Maria Teresa LOSASSO Serena MORONITI Apollonia MUSIO Gabriella NAPOLANO Gianfranco OTRANTO Ida Maria Rosaria PICARDI Luisa PICCIOCCHI Clotilde Domenica QUATTRONE Laura SPERONELLO Rita SPILINGA Silvia TOSSINI Adunanza del 20 marzo Maria Luisa BUCCINO Teresa CAMPANA Imma CIRILLO Edoardo CHIDICHIMO Massimiliano COLANGELO Leonardo COSENTINO David DE CASTRO Diego DE GIOIELLIS Piero DE GIORGI Alessandro DELLA VEDOVA Amalia Francesca DE MARCO Francesca DOLDO Giuseppe Antonio FAZIO Mauro FRANCHITTO Antonello IULIANI Rachele LUCIANI Daniela MOLINARI Paolo Johan NATALI Salvatore NELLI Francesca PINACCHIO Floriano POLITO Maria Elena RAVAGLIA Riccardo RIDOLFI Foro Romano Adunanza del 3 aprile Francesco ALBANI Silvana AMBROSINO Andrea ANTONELLI Silvia ARPAIA Giancarlo BIANCHI Valentina BIFARO Franca BRESCIA Barbara BUONOMO Valentina Eleonora CAPALBO Valentina GALATI Federico GOLINO Tiziana MASONE 73 Aggiornamento Albo Vittorio MIANO Clorinda RICCI Giuseppe SAGLIMBENI Chiara TORINA Livia ZANINI Patrizia DI ANTONIO Sara DI BENEDETTO Antonino FARACI Gaia FIORANI Mario GALDI Aldo GARRITANO Elettra LANZAFAME Giacomo LAUDANTE Maria Rosaria LENTI Fabrizio MARINI Kiril Kirilov MARITCHKOV Davide MARRA Fabrizio MONAMÌ Jonathan MUZZARELLI Lorenzo PACELLA Nicoletta PALUMBO Fulvia PASTORE Jacopo Niccolò PEDRETTI Leonardo Maria PEDRETTI Adriano PISTILLI Raffaella REBECCHI Veronica SABATINI Emanuele SATRIANI Federico SATRIANI Sonja SCALERA Ilaria STEFANINI Letizia VANNICELLI Adunanza del 17 aprile Andrea ALLEGRETTI Francesco ALONGI Silvia ALVINO Samuel BARDELLONI Elvis Aristotel BELGIU Esther BRUSCALUPI Barbara BUSSIGLIERI Nicola DE DOMINICIS Alessandro DELLA VEDOVA Guido DEL RE Gianandrea DE MATTEIS Marcello Maria DE VITO Ivan FERRA Aldo GRELLA Elio GUARNIERI Fulvio Paolo MACIEJAK Alessio MANCINI Francesco MANFREDI Giovanni MATTIA Vittorio OCCORSIO Pierluigi PETRITOLA Piera QUINTIERI Marina Roberta RAIMONDI Vito Maria RESSE Dalila SALICANDRO Gino SCACCIA Francesca TOCCI Laura TOSINI Stefano TRIVELLI Giovanni Piero TROISI Adunanza dell’8 maggio Alessia AMORE Stefania ASCOLI Filippo CADEO Vincenzo CARBONE Giuseppe CATINIELLO Armida DECINA Rossella DE GREGORIO Irene DI PASQUALE Barbara DONZELLA Sonia FUSCA Loredana LAGANÀ Giuliana LOCCI Rita MAGGIORI Cristina MASSACCESI Chiara MASTRACCHIO Federica MURA Maria Rosaria PALAZZOLO Adunanza del 24 aprile Fabio AMABILE Gian Massimo BARBARIA Francesco BISCEGLIA Cristina BERARDINI Fabiana CONTI Francesca CORADINI Giuseppe CURCIO 74 Foro Romano Aggiornamento Albo Grazia Dora PORRO Anna Maria SAPIO Patrizia SATULLI Ilaria SPADONI Antonella SPERA Teresa TESTA Valentina VAVALA Carlotta GUGLIELMAN Marco LAI Elisa MAFFIA Sergio Salvatore MANCA Thomas MENTUCCI Giorgia NOVELLI Giuseppe PONTECORVO Emanuela PROCOPIO Flavia SAGNELLI Enrico Maria SAULLE Maria Stella SQUILLACE Adunanza del 15 maggio Mariantonietta BELVEDERE Dario Nicodemo BENEVENTO Francesco BENEVENTO Jennyfer BEVILACQUA Diego CASSANO Francesca Saveria CHINDAMO Francesca CIVITATE Anna CONTE Carla CORBO Arianna DE BENEDETTI Erika DE LUCA Fabiola DE SANTIS Federico FRATTINI Antonio GIUSTI Enzo IAPICHINO Giorgio IMPERATO Daniela LETTIERI Antonio LIBONATI Fulvio LUNATICI Maria Vittoria MARONGIU Vanessa MASSARI Piergiorgio PETROLO Mariangela RANALDO Andrea RENZONI Erika ROSSI Martina SALDUTTI Rosarita LAGANÀ Giuseppina PALERMO Livia SOLAZZO Maria Maddalena USEI Daniele VERDUCHI Teresa VILLIVÀ Adunanza del 29 maggio Clara ALESSANDRINI Alessandra BARTOLI Alessia BONAROTA Giovanni CABRIOLU PUDDU Daria CAMPONESCHI Francesca CROCETTA Silvia DEL CARLO ristina DENARO Giuseppe FILINCIERI RIZZA Alberto GATTA Antonio LAMONICA MIRAGLIO Isabel LETIZIA Nemesi LO BIANCO Roberto MATTERA Eleonora MENICHINI Thomas MENTUCCI Zeila NOVELLI Mattia NOVELLO Simona PELOSO Angela Maria PETRILLO Alessandro POMPILI Maria Alba PUZZO Marco SOLFERINIGiulia VECCHIONE Federico VITI Adunanza del 5 giugno Germana BORGOGNONI Matteo CAMPEGIANI Daphne CANGANI Mario CAPPUCCI Claudia CATALANO Alessia CELANI Anna Maria CENERE Adunanza del 22 maggio Paola BRUNI Maria Teresa FONTANA Giulia GIACCHETTI Foro Romano 75 Aggiornamento Albo Donatella CERRONI Marco CUSUMANO Fabrizio DAVID Enrico GRASSI Maria LA VIA Alessandra MANCINI Gian Piero MENDITTO Massimo MIGLIOSI Serena PECCI Marco QUAGLIARIELLO Rosalinda RAIOLA Elena Eugenia RUGGIERO Ebe SPROCATI Simona TESTA Francesco TURCI Maria Dolores FERNANDEZ MAYORALAS PEREZ Teresa FEZZIGNA Gaetano FIGOLI Carlo GARELLA Giuseppe GIANGRANDE Roberta GRECO Piera ICARDI Stefania IELO Michele INGLESE Jacopo LUCARELLI Stefano Isaia MARCHIONI Eileen MELCHIORI Valerio MEUCCI Francesca MONASTERO Ilaria PASQUALINI Tommaso RANCHINO Raffaella RENZI Giuseppina SANTORO Pierluigi SPEDICATI Gianfranco TURATTI Alessandro VERGA RUFFONI MENON Anna VESCO Adunanza del 12 giugno Maurizio AZZOLINI Loredana BRUSCHETTI Gerardo BUONICONTI Paolo BUSCO Maria Teresa CAPOZZA Alessandra CENTRONE PICONE Alfonso CERRATO Simone CHIAVOLINI Adriano COSTI FILIPPO Elisa ELEUTERI Giuseppe FILINCIERI RIZZA Fabio FIORUCCI Sonia FRAGIONE Giangiacomo GALLO Domenico MIRENDA Adriano MORANO Chiara NOBILE Chiara PETRELLI Vincenzo RANDAZZO Raffaella RENZI Alessia TABONE Federico VITI Adunanza del 26 giugno Giacomo AGNINO Nicola AZZARITO Margherita CARBONI Vincenza Grazia CASTIGLIONE Simona DE CHIRICO Antonina DI STEFANO Paola DI STEFANO Sabina Maria FALETTO Sarah EUSEPI Giulia GIAMMARCO Paolo MAFFI Maria Stella MARINI Pietro MARINUCCI Raffaele MOCCIA Andrea MONTANARI Luca PETRETTO Matteo RAMPIONI Giuseppe RIBILOTTA Davide RUFFO Germana SCIALPI Ilaria TRIONFETTI Adunanza del 19 giugno Ambra BONAMICI Simona CAMPAGNA Enrico Danilo Manuel CIAFARDINI Marco DEL VESCOVO Andrea ERCOLANI 76 Foro Romano Aggiornamento Albo Di seguito l’elenco dei 45 colleghi che ci hanno lasciato nel primo semestre 2014: Gennaio Aldo AMBROSIO – 4/7/1928 – S. Giuseppe Vesuviano Valerio BETTONI – 7/1/1953 – Roma Luigi GRANATA – 11/10/1927 – Pozzuoli Giancarlo PIETRAMELLARA – 20/12/1929 – Roma Mario PONTESILLI – 3/8/1928 – Roma Vincenzo SURACI – 4/9/1935 – Milano Goffredo MUCCI – 28/8/1965 – Roma Imo PALMERINI – 14/11/1930 – Castiglione del Lago Michele ROMANO – 10/5/1967 – Vico del Gargano Pietro SCHIFONE – 18/3/1945 – Sava Maggio Pietro Paolo BARTOLAZZI – 19/6/1927 – Corridonia Dante CRISANTI – 21/1/1929 – Campagnano di Roma Tullio DE FELICE – 11/2/1935 – Roma Antonio DE VITA – 11/3/1941 – Roma Carlo GIANNUZZI – 21/2/1953 – Roma Alfio GRASSO – 12/11/1934 – Acireale Febbraio Paolo BARRACO – 26/10/1918 – Modena Sergio DIONISIO – 17/6/1926 – Roma Angelo LOVELLI – 24/1/1935 – Massafra Marzo Roberto CHIRIACO – 26/8/1930 – Catanzaro Domenico CONDEMI – 13/1/1934 – S. Giovanni a Piro Elio DE MATTEIS – 5/3/1935 – Taranto Giovanni DI MICHELE – 26/2/1927 – Roma Alfredo GIANNACCARI – 23/5/1948 – Arpino Elisabetta PIGLIAPOCO – 14/6/1968 – Cingoli Claudio SPONTI – 3/11/1935 – Roma Giugno Giorgio BOCCADAMO – 8/7/1939 – Roma Lucio CAMMARANO – 1/6/1941 – Roma Sandro CARBONI – 5/7/1921 – Frosinone Sergio CONSIGLIO – 10/5/1947 – Avola Salvatore DE MARIA – 25/4/1952 – Enna Giuseppe DI BIASE – 26/9/1928 – Taranto Antonio GARGIULO – 11/9/1932 – Viterbo Francesco PALERMO – 4/4/1941 – Maida Antonio PELLEGRINO – 13/10/1947 – Caselle in Pittari Alfredo PETILLO – 17/11/1960 – Salerno Giorgio PICCIALUTI – 18/1/1930 – Roma Carlo PIETROLUCCI – 16/10/1922 – Roma Felice Emilio SANTONASTASO – 5/9/1935 – Asola Pierfranco TURIS – 2/8/1972 – Ozieri Aprile Fausto BUCCELLATO – 3/7/1945 – Lodi Marco DELLA LUNGA – 23/4/1954 – Roma Antonio DONNANGELO – 6/1/1969 – Cassano allo Jonio Luigi INSABATO – 13/4/1941 – Trani Gioacchino MININNI – 27/6/1935 – Terlizzi Foro Romano 77 Rassegna di Giurisprudenza a cura di Mario Scialla P.D. N. 8287 Estensore Cons. Galletti DEC. N. 9/2013 “Incorre nella violazione degli articoli 38 e 40 del Codice Deontologico Forense l’avvocato che riceva degli incarichi professionali, percepisca gli acconti, non li fatturi, non dia seguito agli incarichi stessi e non informi il proprio assistito circa lo stato delle procedure, nonostante le documentate richieste”. COMMENTO Fattispecie nella quale a fronte di condotte gravi, volontarie e reiterate, ampiamente e documentalmente provate, è stata irrogata la sanzione della radiazione anche in conseguenza della mancanza di qualsiasi difesa da parte di chi, pur avendo ricevuto regolarmente le notifiche, non aveva provveduto a nominare un difensore o anche solo a depositare una memoria che consentisse una diversa lettura del ponderoso materiale probatorio. P.D. N. 7404 Estensore Cons. Scialla DEC. N. 15/2013 “L’accusa di aver partecipato ad una associazione a delinquere per la commissione di numerosi reati di truffa aggravata, falso ideologico ed altro, quandanche non sugellata da una sentenza penale passata in giudicato, essendo nelle more intervenuta la prescrizione, supportata però dalla prova di numerosi contatti con persone dedite ai reati ed in assenza di una valida confutazione dell’incolpato, consente l’affermazione della responsabilità disciplinare e quindi della sanzione della radiazione”. COMMENTO Il Consiglio ha irrogato la più grave delle sanzioni disciplinari sulla base della considerazione che la dichiarazione di prescrizione del reato in sede penale, in mancanza di alcun provvedimento di cui all’art. 129 c.p.p., non aveva scalfito l’analitica e dettagliata ricostruzione che della vicenda aveva fatto la Procura della Repubblica in merito al ruolo svolto all’interno dell’associazione dall’incolpato che i numerosi testimoni escussi in indagine preliminare – i cui verbali sono stati acquisiti al procedimento – avevano descritto minuziosamente. Oltretutto il panorama allarmante di contatti, emerso dalle testimonianze e dalla consultazione degli atti, non è mai stato adeguatamente confutato, neppure nel processo penale, non consentendo così una diversa valutazione degli episodi contestati. In tal modo si è mantenuto, da parte dell’incolpato, un contegno lesivo delle prerogative e delle funzioni di un appartenente all’Ordine Forense e non conforme, pertanto, alla dignità ed al decoro professionale. P.D. N. 8242 Estensore Cons. Cassiani DEC. N. 8/2013 “Viola i principi di cui agli articoli 5 e 43 del Codice Deontologico Forense il legale di fiducia di un collega che incaricato di agire giudizialmente nei confronti di un debitore, opponente avverso l’atto di precetto, trattenga sulla somma complessiva di euro 9.476,87, incassata in più riprese, la somma di euro 5.380,62, salvi conguagli ed interessi legali, con evidente sproporzione delle somme trattenute a titolo di compenso rispetto a quelle oggetto della domanda giudiziale”. COMMENTO Fattispecie nella quale, in forza di evidente prova documentale, è stato rivolto il solo avvertimento in considerazione della proficua attività comunque svolta dall’incolpato in favore dell’esponente. 78 Foro Romano Rassegna di Giurisprudenza P.D. N. 8352 Estensore Cons. Minghelli DEC. 27/2013 “Incorre nella violazione dell’art. 51 del Codice Deontologico Forense colui il quale dopo aver assistito congiuntamente i coniugi in sede di divorzio deposita, successivamente, dinanzi allo stesso Tribunale, un ricorso per la modifica delle condizioni economiche stabilite dalla sentenza di scioglimento degli effetti civili del matrimonio, assumendo quindi incarico in conflitto a quello espletato in precedenza e prestando assistenza a favore di uno dei due coniugi in controversia successiva a quella nella quale aveva già assistito entrambi. Fattispecie nella quale è stato rivolto l’avvertimento”. COMMENTO Sul punto il Consiglio ha aderito alla interpretazione rigorosa delle norme, che trova concordi Cassazione e Consiglio Nazionale Forense (Vedi Cass., Sez. Unite n. 15619/2002; n. 2282/2011; Consiglio Nazionale Forense n. 199 del 15 dicembre 2011), secondo le quali, quandanche la controparte concedesse il suo assenso, vi sarebbe comunque la violazione dei canoni disciplinari di obbligo di astensione, essendo sufficiente il sospetto di un conflitto di interessi. P.D. N. 8248 Estensore Cons. Stoppani DEC. 30/2013 “Colui il quale viene nominato arbitro in una serie di giudizi arbitrali ed agisce in giudizio nei confronti di chi lo ha eletto per ottenere il saldo degli onorari di arbitro, nel mentre continua a svolgere la funzione di arbitro nelle procedure ancora pendenti, senza quindi ritenere di doversi astenere, non necessariamente viola il disposto dell’art. 55 canone IV del Codice Deontologico Forense”. COMMENTO L’incolpato, infatti, nel rispetto delle norme, non avrebbe potuto astenersi nelle procedure arbitrali in corso, essendo tenuto a continuare a porre in essere gli atti dovuti quale componente del collegio arbitrale giudicante e sarebbe stato esposto, in caso contrario, alle responsabilità di cui agli artt. 813 bis e ter c.p.c. ed avrebbe determinato, in danno di tutte le parti, un vizio delle procedure. Inoltre, la mancata astensione dell’incolpato non può essere ritenuta circostanza tale da far venire meno la fiducia in lui riposta dalle parti che, al contempo, sarebbe stata pregiudicata da un comportamento in contrasto con le previsioni di legge e tale da impedire la pronuncia dei lodi da parte dei collegi arbitrali costituiti, con conseguente danno alle altre parti. Tali considerazioni hanno indotto il Consiglio a deliberare il non esser luogo a sanzione disciplinare. P.D. N. 8350 Estensore Cons. Scialla DEC. N. 32/2013 “Occorre deliberare il non luogo a sanzione disciplinare ove l’istruttoria dibattimentale dimostri che l’incolpato, pur in pendenza di azioni esecutive intraprese nei confronti dei propri clienti per il riconoscimento degli onorari, continuava ad assisterli dinanzi alla Corte di Appello di Roma, in mancanza dell’indicazione di un sostituto e quindi per non pregiudicarne il giudizio”. COMMENTO Fattispecie nella quale è emerso come l’incolpato abbia mantenuto la difesa al solo fine di non pregiudicare i propri assistiti. Nel corso del giudizio si è potuto acclarare, altresì, di come gli esponenti fossero stati rinviati a giudizio per il delitto di cui all’art. 388 c.p. in quanto avessero compiuto atti e fatti fraudolenti per sottrarsi all’adempimento degli obblighi civili nascenti dalle sentenze del Tribunale che riconoscevano il cospicuo credito vantato dall’incolpato per l’attività professionale svolta in favore degli esponenti, facendo così nascere il sospetto che l’esposto disciplinare, ancorchè infondato, sia stato concepito ed utilizzato in una ottica strumentale. Foro Romano 79 Rassegna di Giurisprudenza P.D. N. 8386 Estensore Cons. Minghelli DEC. 37/2013 “L’uso, in una lettera, di espressioni ritenute da chi le riceve sconvenienti e dal contenuto offensivo, ove siano seguite da scuse formulate all’esponente, consentono di deliberare il non luogo a sanzione disciplinare”. COMMENTO Tale decisione tiene conto della costante giurisprudenza consiliare tenutasi in casi analoghi sulla scorta di quella delle Sezioni Unite e del Consiglio Nazionale Forense che ritiene tali condotte non passibili di sanzione disciplinare quando, in sede dibattimentale, avvenga la soddisfazione della parte che tali condotte ha subito, potendosi in tal caso ritenere assolto il desiderio di ricomposizione sotteso alla presentazione dell’esposto. P.D. N. 8192 Estensore Cons. Di Tosto DEC. 80/2011 “Viene meno ai doveri di lealtà, probità e correttezza l’avvocato che abbia ricevuto un fondo spese e l’incarico di curare il risarcimento dei danni per un proprio assistito, in conseguenza di un grave incidente stradale, e poi, senza che ciò fosse vero, assicurava dapprima che era pendente un giudizio contro il fondo di garanzia per le vittime di incidenti stradali ed in seguito che aveva raggiunto un accordo economico, quantificando la somma”. Fattispecie nella quale, anche alla luce delle precedenti condanne riportate è stata irrogata la sanzione disciplinare della sospensione dall’esercizio della professione per anni uno. COMMENTO La sussistenza degli estremi della condotta contestata veniva tratta dalle testimonianze e dalla documentazione prodotta dall’esponente nonché dall’assenza di qualsiasi difesa opposta dall’incolpato a sua giustificazione e la rilevanza della sanzione è da riconnettersi alla gravità del contegno tenuto dal professionista, sorretto da mala fede, poiché lo stesso sapeva di trarre in inganno il proprio assistito, per di più ingenerando nello stesso una aspettativa inutile per un risarcimento del danno divenuto impossibile. 80 Foro Romano n° 1-3 Notiziario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma Direttore Responsabile: Mauro VAGLIO Direttore Scientifico: Alessandro CASSIANI Capo Redattore: Samantha LUPONIO Comitato di redazione: Mauro VAGLIO, Pietro DI TOSTO, Riccardo BOLOGNESI Fabrizio BRUNI, Antonio CAIAFA, Alessandro CASSIANI Domenico CONDELLO, Antonio CONTE, Antonino GALLETTI Mauro MAZZONI, Aldo MINGHELLI, Roberto NICODEMI Matteo SANTINI, Mario SCIALLA, Isabella Maria STOPPANI Segretario di redazione: Natale ESPOSITO Progetto grafico: Alessandra GUGLIELMETTI Disegno di copertina: Rodrigo UGARTE ____________ ____________ Foro Romano - Autorizzazione Tribunale di Roma n. 1866 del 1950 - Direzione, Redazione: P.zza Cavour - Palazzo di Giustizia - 00193 Roma Impaginazione e stampa: Infocarcere scrl - Via C. 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