Guitar World Magazine: leggi la Seconda Parte tradotta in italiano

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Guitar World Magazine: leggi la Seconda Parte tradotta in italiano
Guitar World Magazine: leggi la Seconda Parte tradotta in italiano
Scritto da Sir Psycho Sexy
Mercoledì 14 Settembre 2011 10:33 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 14 Settembre 2011 11:04
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Come musicista, Klinghoffer è un po' più minimalista di Frusciante e questo ha lasciato a Flea
spazio abbondante per elevarsi su I'm With You. Il disco contiene alcuni dei migliori lavori di
sempre del bassista. Il suo pesantemente elaborato breakdown trattato con envelope-filter nella
afrocitata "Goodbye Hooray" è assolutamente 'Entwistlesco' nella maestria della tecnica e nella
sua strepitosa maestosità. Le ipercinetiche ma agili e melodiche linee che tesse durante l'ultimo
coro di "Brendan's Death Song" sono arte poetica a bassa frequenza.
«Sono fortunato di averlo visto durante la stesura e la registrazione di quella canzone.» dice
Klinghoffer.
«E ripresa dopo ripresa, ciò che suonava era ogni volta diverso. Ma sempre avventandosi su di
essa completamente in modo sciolto. E' questo che lo rende incredibile.»
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L'inventiva armonica di Flea è stata ulteriormente alimentata dallo studio della teoria degli
accordi che ha sostenuto per due semestri all USC durante il periodo morto tra Stadium
Arcadium ed il nuovo album. «Flea ha veramente messo in testa la teoria degli accordi e come
funzionano.»
dice Anthony Kiedis. «Ma ogni qualvolta si
accomoderà al basso e dirà 'Josh qual è la nota diminuita in questa cosa minore o altro?' E
senza neanche emettere un singolo respiro Josh risponderà. E come se Josh fosse andato a
scuola per imparare queste cose, ma non è così. Ha già le informazioni sulla punta dei
polpastrelli, essendo un amante delle corde.»
Klinghoffer è un musicista profondamente intuitivo. E' un po' cauto sui suoi poteri, dice solo che
egli era in grado 'raffigurare' qualsiasi tipo di musica poteva quando era giovane. «Per un sacco
di tempo mi sono considerato a malapena un chitarrista.»
dice.
«Per tanto tempo ho lavorato molto sul sintetizzatore modulare che John Frusciante ed io
avevamo messo insieme. Prima di ciò suonavo parecchio il piano. Ma per ciò che riguarda la
mia sensibilità sugli accordi, come essa sia venuta fuori non ne ho idea. Cerco soltanto di
creare qualche combinazione di note che mai si sia sentita prima, qualcosa che faccia muovere
il tuo cuore ed il tuo cervello contemporaneamente.»
Un profondo interesse reciproco per pianoforte e per le sue possibilità di armoniche è stata
un'altra cosa che ha forgiato il legame tra Flea e Klinghoffer durante la realizzazione di I'm With
You. «Io non avevo mai messo piede nel mondo accademico della musica.» dice Flea. «Mi
basavo per lo più sull'emozione e sull'intuizione. Ma poichè dovevo fare i compiti per casa,
come analizzare Bach e cose del genere, ho incominciato a sedermi al piano ed ho cominciato
a suonarlo ed a scrivere canzoni al piano. Ho scritto la maggior parte dell'album al piano. E così
anche Josh. La cosa eccezionale è che non abbiamo inserito molto il piano nelle registrazioni,
ma questo succede quando si scrive qualcosa al piano e lo si reinterpreta al basso, alla batteria
ed alla chitarra. Già l'atto della reinterpretazione rende in processo creativo per di sè stesso
molto differente.»
Un'altra esperienza che Klinghoffer e Flea hanno condiviso e che ha avuto un considerevole
impatto su I'm With You è stato un viaggio in Etiopia. «E' stato meraviglioso, ma fisicamente
faticoso.»
fa notare Klinghoffer. «E' stato
un viaggio nei campi musicali, un tour musicale per il Paese, dai villaggi, ciascuno dei quali ha
un proprio stile di danza, alle funzioni religiose cristiane quadri-giornaliere, mentre le preghiere
musulmane venivano urlate dagli altoparlanti esterni. E' piuttosto sorprendente. Ci sono tre
grandi religioni lì, e tutte operano in armonia.»
«Ero andato andare in Nigeria con lo stesso gruppo di persone l'anno prima.»
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aggiunge Flea.
«L'atmosfera era proprio buona. Ogni notte uscivamo e vedevamo tutta questa musica
stuppefacente. Abbiamo jammato con tutti quei bellimbusti etiopiani. Era questo il succo,
semplicemente suonare con gli africani. Apprezzare appunto lo spettacolo.»
Il viaggio ha avuto effetto anche su alcune canzoni dell'album, forse la più particolare è
"Ethiopia" che presenta un sax break suonato dal grande Joshua Redman e guidato dai conga.
Un'altra traccia, "Did I Let You Know?", vanta un groove afro-jazzy ed un assolo di tromba di
Mike Bulger. Dettagli come questi fanno di I'm With You l'album con più inflessioni jazz nel
canone dei RHCP. «Amiamo molti differenti tipi di musica», dice Flea. «Sarebbe sciocco
autolimitarci.»
Con così tanta inspirazione nell'aria, le canzoni cominciarono a crescere velocemente e
copiosamente nella sala prova dei Red Hot Chili Peppers a North Hollywood. «Quasi sempre
cominciamo la giornata jammando,»
dice Anthony Kiedis,
«per trovare idee per qualche canzone o per rendere più sciolto il meccanismo. E la maggior
parte delle volte ne viene fuori qualcosa di impressionante. Sento che ci siamo anche
beneficiati di un surplus di idee per le canzoni che Josh aveva e che forse non avevano trovato
posto nelle sue precedenti imprese musicali. Veniva con queste canzoni che erano
incredibilmente belle ed uniche ed avevo la sensazione che fossero state depositate in uno dei
suoi archivi proprio per tale occasione.»
«Questo è assolutamente vero.»
conferma Klinghoffer.
«Ho scritto per anni ed anni. Non sempre finivo queste cose; ci vuole troppo tempo per
completarle a volte. Ma molte di quelle idee, che poi Anthony elaborava, si adattavano a questo
contesto. Ce n'erano anche troppe.»
«La lavagna si riempiva velocemente.» dice Anthony. «Abbiamo l'abitudine di collocare un'
imponente lavagna e di scriverci sopra le canzoni che sono state almeno in parte consolidate.»
La band prese una pausa dal songwriting il 9 gennaio 2010 per suonare al MusiCares a L.A. in
omaggio a Neil Young . Questo concerto di debutto per la nuova line-up dei Chili Peppers ha
preso luogo di fronte ad un pubblico costellato di star che comprendeva Elthon John, Leon
Russell ed ovviamente Neil Young stesso. «Scegliemmo di fare una canzone di Neil che non
era proprio semplice.»
dice Anthony. «Suonammo 'A
man Needs A Maid' che è ai livelli più alti del mio registro vocale, nei giorni buoni. L'originale è
suonata con un'orchestra, così è stata una sfida riarrangiarla per renderla rock.»
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«Tutti noi quattro eravamo preoccupati di fare la canzone correttamente, piuttosto che
concentrarci su qualsiasi altra cosa.»
aggiunge Klinghoffer.
«Soprattutto con Neil propio lì. Nessuno di noi sapeva dove fossetra il pubblico. Ma nel
momento in cui uscimmo fuori io lo vidi.»
«Elton ci fece un piccolo discorso di incoraggiamento all'inizio.» ricorda Kiedis. «Molto
divertentemente, si riferì a Chad come 'di bell'aspetto'. Non che Chad non sia bello, ma Elton
effettivamente lo chiamò 'bello' come a dire 'Che succede bello?'. E' stato emozionante, ma
anche una piccola deviazione dal nostro lavoro a North Hollywood dove stavamo provando ogni
giorno con un'etica di lavoro da veri operai, timbrando il cartellino nello sforzo di creare questo
album.»
Una volta che il songwriting fu completato, la band fece alcune settimane di preproduzione a
Big Sur in Nord California. Lavorarono al Red Barn, uno studio di registrazione che appartiene
al membro dei Beach Boys Al Jardine. L'esperienza è stata particolarmente fonte di ispirazione
per Klinghoffer. «Entrammo e c'era un pianoforte bianco appartenente a Brian Wilson che ho
fotografato.»
dice il chitarrista. «Ho messo quella foto sul mio pianoforte a casa.
Perchè è veramente eccezionale vedere il vero piano Brian.»
Una volta che la preproduzione fu completata, la band si aggiornò negli East West Studios a
L.A., dove hanno cominciato a creare le tracce con il loro produttore di lunga data, Rick Rubin.
L'East West era stato precedentemente il leggendario Ocean Way, che ancor prima era il più
leggendario United Western, sede di molte incisioni storiche da parte di luminari come Ray
Charles, i Beach Boys, i Rolling Stone, Tom Petty, Bob Dylan, Radiohead e molti altri.
Ultimamente, un po' tristemente, lo studio viene utilizzato principalmente per registrare le
campionature strumentali per creare librerie musicali, ma i Red Hot Chili Peppers hanno
smosso le acque sacre di quelle sale con alcune buone sessioni di registrazione live vecchio
stile. «Tutte le nostre cose sono state registrate live insieme in una stanza.» dice Flea. «Che è
un'arte che si sta perdendo nel mondo della musica. E' ridicolo. Ognuno rappezza merda
insieme, sai? Ma per noi è tutta questione di sensazione. La sensazione è tutto. Preferiamo
piuttosto avere un qualcosa che contiene degli errori ma in cui tutti suonano insieme e c'è una
sensazione magnifica in ciò, piuttosto che procurarci qualcosa di perfetto.»
Klinghoffer ha fatto affidamento a due chitarre per le registrazioni: una Fender Telecaster
Custom Shop reissue del 1957 che originariamente apparteneva a John Frusciante e una
Fender Stratocaster dei primi annicinquanta prestatagli da Chad Smith. «Non ho mai avuto una
buona Strato,»
dice
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Klinghoffer,
«così ho preso in prestito quella di Chad. E' difficile suonare con i Chili Peppers e non
rockeggiare con una Strato. Per la registrazione ho usato semplicemente queste due chitarre.
La Tele e la Strato sono entrambe due chitarre dal suono molto regolare. Sapevo che la Strato
e la Tele suonano veramente bene durante il mixaggio.»
Per le traccie base la Strato e la Tele sono passate attraverso un Marshall Major da 200 watt lo stesso tipo di amplificatore che John Frusciante utilizzava con i Chili Peppers - con cabinet
Marshall 4x12. Quando è stato il tempo di fare le sovraincisioni tuttavia Klinghoffer ha portato
un equipaggiamento molto più ampio. Qualche volta è un acquirente compulsivo di chitarre ed
un amante di vecchi rottami funky. «Molto spesso guardo su internet.» dice. «Molto su eBay e
siti simili. Mi piacciono le chitarre a buon mercato. Ne ho molte. Non posso dirti quante. Mi
piace avere chitarre sparse per tutta la casa. Stavo per comprarne una che si adatta ai colori
delle mie mura.»
Una vecchia Magnatone è uno dei pezzi singolari a basso prezzo favoriti di Klinghoffer. Questa
è responsabile della strana mutazione del tono della chitarra ritmica nella canzone "Take Me
Home" [n.d.r. forse voleva dire "Did I Let You Know?"]. C'è come una sorta di pathos nel suono
che molto contribuisce nel produrre l'emozione globale della canzone. «Ho scritto questa parte
della canzone con quella Magnatone.»
dice Klinghoffer.
«E ho detto, 'Quando verrà il momento di registrare questa canzone, userò quella chitarra. E
abbastanza sicuramente suonerà grande.»
Ma Klinghoffer è anche fan di più esclusive chitarre vintage, come la sua Fender Jaguar dei
primi anni sessanta. Ha pure una Fender XII e un Bass VI. Un'altra chitarra chiave usata
nell'album dei Red Hot Chili Peppers è stata una Gibson Firebird vintage del 1963 o 1964. «
Questo è stato il mio grande acquisto stravagante.»
dice Klinghoffer.
«Una Firebird a tre pickup. E' un mostro.»
Per le sovraincisioni le sue chitarre sono state dirottate attraverso un Radial Engineering
Switcher verso sette diversi amplificatori: i suoi Marshall Major, Fender Deluxe del 1959, Fender
Super Reverb del 1958, Fender Super Six, Gibson Falcon combo amp, Silvertone Twin Twelve
e Ampeg Head con un cabinet Orange. L'ultimo impianto è stato portato da uno degli ingegneri.
«Volevamo cercare diverse tonalità combinando gli amplificatori e i vari microfoni nella stanza.»
dice Klinghoffer.
«Solitamente mescolavamo tre o cinque degli amplificatori.»
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Un'altra preferenza chitarristica che Klinghoffer ha ereditato da Frusciante è una passione per il
pedale wah Ibanez WH-10. «E' economico, è un pedale wah di plastica degli anni ottanta, e
spesso quelli di questo tipo si rompono.» dice.«Stanno diventando difficili da trovare.»
Il chitarrista rompe anche il fuzz/pitch bender Mi-Fi Electronics-Clari(not), che si può udire nella
canzone "The Adventures Of Rain Dance Maggie". Josh Klinghoffer ha anche adottatoo la
predilezione di Frusciante di elaborare il suono della chitarra attraverso il sintetizzatore
modulare.
«Ma in quest'album non l'ho fatto come avrei voluto.»
dice.
«Avevamo un sacco di materiale e ci siamo concentrati sul mettere le parti di chitarra su di
esse. E quando è stato il momento del mixaggio, le chitarre non sembravano aver bisogno di
ulteriori trattamenti.»
Uno dei piaceri nell'ascoltare I'm With You è la grande varietà che si può trovare negli assoli di
chitarra. Ciascuno di questi ha una diversa tonalità e vibe.«Quando è richiesto un assolo.» dice
Klinghoffer,
«E' importante accostarsi ad esso in diversi modi e, si spera, cercare di fare quello che la
canzone richiede piuttosto che presentarsi con una sola cosa da poter aggiungere. Gli assoli
sono molto liberi in questa band. John faceva sempre qualcosa di diverso ogni volta. Questa è
la parte migliore nel vederli live. Quando arriva un assolo ti distendi. Non è tipico di me scrivere
un assolo.»
Per tutti questi differenti colori e toni che Klinghoffer porta, I'm With You è ancora
inconfondibilmente un album dei Red Hot Chili Peppers. Molto di ciò dipende da Flea ed
Anthony Kiedis, i membri fondatori della band. Ognuno è un differente stilista e componente
chiave nell'identità sonica dei Red Hot Chili Peppers. Flea fornisce l'essenza più profondamente
funky, Kiedis va, per così dire, sopra le righe con lo staccato, il fraseggio vocale dalle inflessioni
rap e con un malinconico senso della melodia. Con questi elementi saldamente piantati c'è una
grande distesa per lo spazio sonoro della band in continuo cambiamento di chitarristi
vagabondanti, ciascuno dei quali lascia sempre il suo marchio. Fino a quando Flea ed Anthony
Kiedis saranno lì, ci saranno sempre i Red Hot Chili Peppers. «In questo senso penso che la
band esistesse già prima di formarla.»
riflette Flea.
«Anthony ed io abbiamo cominciato ad essere amici all'età di 15 anni ed eravamo piuttosto
inseparabili, correndo insieme per le strade, mettendoci nei guai ed relazionandoci in molti modi
significativi.»
Molta acqua è passata sotto i ponti da allora. I punk-rocker che mandarono in scompiglio gli
anni ottanta sono divenuti i maggiori statisti del rock. In un certo modo il carattere riflessivo della
romantica malinconia di I'm With You sembra un riconoscimento di ciò. Gli amici perduti
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vengono ricordati. E diverse canzoni sono popolate da personaggi che hanno superato il
passare - ed, in realtà, spesso le devastazioni - del tempo. Ma c'è anche un senso di
rinnovamento che riflette la capacità dei Red Hot Chili Peppers di reinventarsi e rinvigorirsi,
ricevendo sangue nuovo e andando sempre avanti. In una delle più decisamente allegre
canzoni di I'm With You, "Happiness Loves Company", Anthony Kiedis canta, "Young love
keeps it pumpin' in the street of L.A. (Amore giovane comincia a saltare per le strade di L.A.)".
Così infatti fanno i Red Hot Chili Peppers. «Penso che l'energia di L.A. si senta ancora
profondamente nel nostro album»
dice Anthony
Kiedis.
«L.A. è
troppo infinita per poter smettere di amarla. Più cambio, più divengo capace di scoprirne i suoi
differenti aspetti. L.A. è il nucleo del Pianeta Terra. Sono nate molte cose nell'aria puzzolente di
L.A. Io adesso vivo in periferia, in un'altra contea, sulla costa. Così suppongo di poterla ora
osservare da diverse angolature.»
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Grazie a Dani Ca__
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