CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono

Transcript

CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono
«Le nuove del Pais»
ANNO XLV - gennaio - febbraio 2009 - N. 1
1
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 no 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
AGGIORNAMENTO:
CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono
pensa al dialogo col mondo
Roma, 28 ottobre 1958
Angelo Giuseppe Roncalli,
classe 1881, viene eletto papa.
Prende il nome di Giovanni
XXIII.
Dopo la figura austera, nobile
e severa di Papa Pio XII, viene
scelto questo figlio di poveri
contadini bergamaschi: ordinato prete nel 1904, fu segretario del vescovo e insegnante in
seminario.
Durante la prima guerra mondiale fu sergente infermiere.
Dal 1925 fu rappresentante
del Papa in Bulgaria, dove conosce il mondo ortodosso. Nel
1934 in Turchia, dove conosce
da vicino il mondo musulmano e
in Grecia, ortodossi pure loro.
Nel 1944 a Parigi, in Francia,
dove conoscerà la realtà delle
tensioni tra Stato e Chiesa e l’esperienza dei preti-operai. Nel
1953 diventa patriarca a Venezia.
Diventa Papa a quasi ottant’anni. Conosciuto per la sua
bontà, sarà chiamato da tutti Il
Papa buono. Il suo volto sereno
e la figura rotonda, le sue maniere da nonno buono, conquisteranno il cuore dei fedeli e del
mondo intero.
Egli sapeva che non aveva
molti anni a disposizione, era
persona acuta, intelligente, preparata, ma soprattutto una
persona ottimista, che credeva
nelle capacità degli uomini di
aprirsi alle cose nuove, grazie
anche alle sue esperienze in
luoghi non proprio aperti alla
fede al Dio di Gesù Cristo.
Fu così che da subito il nuovo
papa pensa a convocare in Roma
una riunione di tutti i Vescovi
non solo cattolici, ma ecumenica, cioè aperta a tutti i Vescovi, anche non cattolici.
Solo dopo pochi mesi, il 25
gennaio 1959, nella festa della
conversione di San Paolo, nella
Basilica di San Paolo fuori le
mura, il Papa manifesta ai vescovi e ai Cardinali presenti per
la conclusione della settimana di
preghiere per l’unità della
Chiesa, la volontà di riunire un
Concilio a Roma, in Vaticano. Si
chiamerà Concilio Ecumenico
Vaticano II.
La notizia non viene ben ac-
colta da Cardinali e Vescovi, che
da anni conoscevano la rigidità e
la chiusura del papa Pio XII, che
aveva accentrato in sé molte responsabilità, anche per le incomprensioni a cui era stato soggetto, ma che la storia futura
chiarirà nelle motivazioni.
L’anziano Papa Giovanni
non si scoraggia, ma con la bontà
e la mitezza, ma anche la caparbietà tipica del contadino che lo
caratterizza, andrà avanti per la
sua strada, cercando di coinvolgere quanti più Vescovi possibile nel suo progetto.
Nella festa dell’Epifania del
1962 il Papa comunica il giorno
in cui questo concilio avrà
Nevicata gennaio 2009
inizio: 11 ottobre 1962, anniversario in cui si ricorda come il
Concilio di Efeso proclamò
Maria quale Madre di Dio.
La malattia bussa
alla porta del Papa
Il Papa si ammala nel 1962 di
tumore: sempre più stanco fisicamente, non mostra segni di cedimento nella speranza e nello
spirito. Egli prosegue nella sua
volontà affinché la Chiesa dialoghi con il mondo contemporaneo.
Per questo il Papa sceglie la
festa della conversione di San
Paolo: come l’apostolo non
esitò a lasciare alle spalle tutto
quello che gli impediva di abbracciare Cristo che lo aveva
chiamato a seguirlo, così anche
la Chiesa del XX secolo poteva
spogliarsi dell’uomo vecchio
per vestire il nuovo.
E “aggiornamento” sarà la
parola che caratterizzerà i lavori
del Concilio Vaticano II fin dal
suo inizio. Quella “novella Pentecoste” che papa Giovanni si
augurava per la Chiesa Cattolica
diventa realtà.
Le cose più evidenti e l’eredità più preziosa del concilio e
di papa Giovanni, è quella di
“cercare più quel che ci unisce
piuttosto che quel che ci divide”.
Desiderio di dialogo, di incontro, di camminare insieme,
non per imporre, ma per proporre, senza per questo rinunciare alla Verità.
SEGUE A PAGINA 2
2
«Le nuove del Pais»
dalla pagina 1
Dissentiamo dai profeti
di sventura
Il Papa nel suo discorso inaugurale dirà: “A noi sembra di
dover dissentire da codesti
profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti,
quasi che incombesse la fine del
mondo. Nel presente momento
storico, la buona Provvidenza ci
sta conducendo ad un nuovo
ordine di rapporti umani“.
Questo ottimismo del Papa si radicava in una volontà di apertura
ai problemi del mondo contemporaneo. Il Papa dice che l’idea
del concilio non è maturata in lui
come frutto di una lunga meditazione, ma nato come il fiore
spontaneo di una primavera insperata.
E oggi, cos’è rimasto?
Il Concilio, venne concluso
da papa Paolo VI nel 1965.
Per Fodom l’applicazione del
Concilio coincide proprio col
passaggio dalla Diocesi di Bressanone a quella di Belluno. Da
uno stile ordinato plurisecolare,
si passa a sperimentazione più o
meno riuscita. Ovvio per i
fodomi confondere la novità del
Concilio con le stranezze degli
“italiani” anche se fino al 1973 la
cura d’anime resterà in mano a
preti ladini. I cambiamenti più
vistosi sono l’uso dell’italiano al
posto del latino nella Messa e nei
sacramenti; il volgersi del prete
e dell’altare stesso verso la gente
e non più verso il Tabernacolo;
l’inserimento di più canti in italiano anche nella Messa col
popolo; la Messa dialogata; le
letture. Il tutto coincidente però
anche con il calo delle vocazioni, e a volte esagerazioni di
cattivo gusto con cartelloni, scenette e teatri vari in Chiesa o durante la Messa, che tolgono alle
cerimonie sacre l’aria di mistero
e le fanno assomigliare di più
alle cose di tutti i giorni. Un
bene? Un male? Qui le opinioni
sono diverse, anche nella nostra
vallata. Chi rimpiange il passato
più lontano, chi il passato più
vicino... ma la domanda resta
sempre quella di papa Giovanni:
come possiamo fare affinché il
fiore dell’aggiornamento fiorisca come nuova primavera
anche ora? Come testimoniare
la nostra fede in Gesù Salvatore?
Penso la risposta sia in una
frase sola: amando la nostra Comunità (cristiana e civile) per
quello che è. Solo così potremo
migliorarla, cambiando il nostro
modo di guardarla, saper
leggere i segni positivi. E esser
coscienti che è più quel che ci
unisce che quel che ci divide.
don Vito da Arabba
Da medico assassino
a uomo per la vita
Nella foto:
Stojan Adasevic.
Stojan Adasevic, medico
abortista serbo, in 26 anni
ha praticato, stando a suoi
calcoli tra i 48 e i 62.000
aborti (ha detto che in un
giorno a volte riusciva a
praticarne anche 35, lavorando per 9 ore di fila in
sala operatoria). Oggi
invece è uno dei massimi
testimoni del diritto alla
vita in Serbia.
La sua storia ha davvero
del miracoloso.
Ancor giovane studente
di medicina, sentì discutere animatamente
alcuni ginecologi di un
caso di interruzione di gravidanza non riuscita da
loro praticata molti anni
prima. Riguardava una
giovane dentista di una
clinica vicina all’Università, che si era rivolta a
loro per interrompere la
gravidanza, ma nonostante l’operazione, che
essi credevano riuscita, il
bambino nacque lo stesso.
Stojan riconobbe in quel
bambino “nato lo stesso”
proprio lui e in quella
donna la propria madre,
che effettivamente era
ancora dentista in attività
vicino all’Università.
Decise - convinto dalla
scuola marxista-atea che
l’aborto è solo un’operazione chirurgica come
un’altra - di dedicare la sua
vita quasi esclusivamente
a donne che volevano interrompere la gravidanza.
Divenne famoso per la
quantità di aborti che riusciva ad effettuare in un
solo giorno di lavoro.
Ma nel 1992 fece un
sogno strano: si trovò in un
grande prato in cui erano
presenti numerosi ragazzi
tra i 4 e i 24 anni. Essi giocavano e ridevano. Ma
appena egli provò ad avvicinarsi tutti scapparono
impauriti. Quando riuscì
ad afferrarne uno, questo
gridò: Aiuto! Aiuto! Liberatemi da questo assassino! Lo lasciò andare,
ma gli comparve davanti
un uomo, che gli disse
essere san Tomaso d’Aquino (famoso teologo,
frate domenicano, vissuto
nel medioevo) che Stojan
non conosceva, perché cresciuto ateo e comunista,
che gli disse: Questi sono i
bambini che tu hai ucciso
con i tuoi aborti.
Al mattino, scosso, ma
non abbastanza, si reca al
lavoro e la sua vita va
avanti come al solito. Fino
a quando estraendo i pezzi
di un feto, notò che la mano
si muoveva ancora e che il
cuore pulsava. La donna
cominciò a perdere moltissimo sangue, la sua vita
era seriamente in pericolo
e per la prima volta Stojan,
ateo convinto si trovò a
pregare: “Signore, salva
questa donna, non me!”.
Fu esaudito.
E quello divenne il suo
ultimo aborto. Da allora, si
è dedicato alla difesa della
vita e ancora oggi tiene
conferenze e incontri per
spiegare a tutti, specie alle
donne, la realtà e la tragedia dell’aborto, che non è
una “semplice operazione
chirurgica” ma un vero e
proprio omicidio commesso dal medico e ordinato dalla madre.
Educare è
diverso
da proibire
La sicurezza nella circolazione stradale è sempre un problema di attualità.
Sempre più spesso persone
che hanno esagerato con l’alcol
si mettono alla guida e causano
incidenti in cui sono coinvolti
essi stessi o nella maggior parte
dei casi anche altre persone, con
conseguenze tragiche. Lo Stato
italiano sta cercando di introdurre la soglia del tasso alcolico
zero per le persone al volante.
Ma è chiaro che proibire, controllare, multare, non porta ad
una vera presa di responsabilità.
Nella mente nasce il pensiero:
speriamo di arrivare sani a casa,
speriamo non mi fermino, speriamo...
Ma non c’è vera responsabilità e onesta previsione di provocare seri danni a se stessi o ad
altri.
La strada per la maturità è conoscere i propri limiti e accettarli.
Non quella di superarli sfidando la sorte.
C’è chi ha bisogno di proibirsi
del tutto di bere anche un goccio
di vino, perché ha imparato a conoscere se stesso.
Altri invece che possono avvicinarsi all’alcol senza superare i limiti che si auto-impongono di non superare. La
proibizione assoluta non lascia
spazio alla propria responsabilità. O altri scelgono che la
propria responsabilità è quella
di non bere minimamente.
Altri invece non si pongono
alcun limite, ma se si chiede
perché bevano non sanno più rispondere o dicono: “Perché mi
piace. Per dimenticare. Per
essere per un po’ senza pensieri...”
L’educazione al LIMITE
deve essere inculcata da piccoli.
Se i bambini ridono quando i genitori li sgridano e non obbediscono, non vuol dire che è il
bambino difficile, vuol dire che
probabilmente il modo di
educare è troppo poco severo. E
la disciplina sparisce. E con la
disciplina anche il senso di sicurezza. Sì, perché un bambino che
non conosce i propri limiti
(quando far basta) sarà un
bambino e un adulto insicuro. Il
bambino, e l’adulto, che sa
quando deve far basta, sarà un
bambino sicuro di sé e delle
proprie capacità, perché conosce anche le proprie incapacità.
E allora, cos’è più facile?
Proibire e punire o educare e far
capire perché è no?
CCP 39808548
«Le nuove del Pais»
Parrocchia di Pieve
GIORNATA PER LA VITA
“La forza della vita nella sofferenza”
Giornata per la vita a Digonera.
È stata celebrata domenica
1 febbraio 2009 con la partecipazione di tanti bambini e
adulti e con l’iniziativa molto
fruttuosa “progetto Gemma” che ha permesso di raccogliere varie offerte per tale
scopo.
Quest’anno si intitolava
“la forza della vita nella sofferenza”, vista sotto vari
aspetti. La sofferenza che
tutti hanno il dovere di
cercare di superare o almeno
alleviare.
La sofferenza, spesso inevitabile, non costituisce un
impoverimento della vita:
anzi spesso è in grado di liberare nuove risorse umane e
di generare una ricchezza che
rende ancora più preziosa la
vita. La fede in Gesù, morto e
risorto, “illumina l’enigma
del dolore e della morte (GS
22), aiuta ad “interpretare” la
sofferenza umana e a viverla
come esperienza pasquale
che arricchisce la persona”. Il
Messaggio dei Vescovi invitava anche a guardarsi dal
cercare scorciatoie apparentemente risolutive (tra queste
sono di particolare attualità
l’eutanasia e l’aborto) ma
gravemente offensive del
valore della vita e della dignità umana. “Chi soffre non
va mai lasciato solo”, esortavano i Vescovi rivolgendosi ai volontari accanto
ai malati terminali, alle
mamme che accolgono la vita
anche quando essa è senza
futuro, ai giovani che, colpiti
da malattie invalidanti,
trovano ancora la forza per
essere testimonianza di
amore e di speranza tra i coetanei, ai malati in fase terminale che, sorretti dall’affetto e dalle cure di chi sta
loro intorno, non cedono alla
disperazione.
La virtù della fortezza,
oggi poco praticata, viene
però in soccorso “quando il
peso della vita ci appare intollerabile”; nessuna sofferenza, per quanto grave, può
prevalere sulla forza dell’amore e della vita.
Sono le foto dei 18 bambini presenti alla festa per la vita.
cell. 333 2030597
tel. 0436 7176
3
L’ANNO DI SAN PAOLO
In occasione del bi-millenario della nascita dell’Apostolo S. Paolo la Chiesa gli ha
dedicato un anno: dal 28
giugno 2008 al 29 giugno
2009. Papa Benedetto XVI,
nella Basilica di S. Paolo fuori le
mura, nel dare inizio alle celebrazioni, ha tenuto una ricca
omelia sul Santo. Ne riporto
alcuni brani significativi.
“Siamo qui raccolti per interrogarci sul grande Apostolo
delle genti. Ci chiediamo non
soltanto: chi era S. Paolo? Ci
chiediamo soprattutto: chi è
Paolo? Che cosa dice a me? In
questa ora, all’inizio dell’
“Anno Paolino” che stiamo
inaugurando, vorrei scegliere
dalla ricca testimonianza del
Nuovo Testamento tre testi, in
cui appare la sua fisionomia interiore, lo specifico del suo carattere. Nella lettera ai Galati
egli ci ha donato una professione di fede molto personale,
in cui appare il suo cuore davanti ai lettori di tutti i tempi e
rivela quale sia la molla più
intima della sua vita. “Vivo
nella fede del Figlio di Dio, che
mi ha amato e ha dato se stesso
per me”.
Tutto ciò che Paolo fa, parte
da questo centro. La sua fede è
l’esperienza di essere amato da
Gesù Cristo in modo tutto personale; è la coscienza del fatto
che Cristo ha affrontato la
morte non per qualcosa di
anonimo, ma per amore di lui di Paolo - e che, come risorto,
lo ama tuttora, che cioè Cristo
si è donato a lui. La sua fede è
l’essere colpito dall’amore di
Gesù Cristo, un amore che lo
sconvolge fin nell’intimo e lo
trasforma. La sua fede non è
una teoria, un’opinione su Dio
e sul mondo. La sua fede è l’impatto dell’amore di Dio sul suo
cuore. E così questa fede è
amore per Gesù Cristo.
Nella ricerca della fisionomia interiore di San Paolo
vorrei, in secondo luogo, ricordare la parola che il Cristo risorto, gli rivolse sulla strada
verso Damasco. Prima il Signore gli chiede: “Saulo, Saulo
perché mi perseguiti? Alla domanda: - Chi sei o Signore? vien data la risposta: - Io sono
Gesù che tu perseguiti” (At.
9,4). Perseguitando la Chiesa,
Paolo perseguita lo stesso
Gesù. “Tu perseguiti ME”.
Gesù si identifica con la Chiesa
in un solo soggetto. In questa
esclamazione del Risorto, che
trasformò la vita di Paolo, in
fondo ormai è contenuta
l’intera dottrina sulla Chiesa
Corpo di Cristo. Cristo non si è
ritirato nel cielo, lasciando sulla
terra una schiera di seguaci che
mandano avanti “la sua causa”.
La Chiesa non è un’associazione che vuole promuovere
una certa causa. In essa non si
tratta di una causa. In essa si
tratta della persona di Gesù
Cristo, che anche da risorto è rimasto “carne”. Egli ha “carne e
ossa”, lo afferma in Luca il Risorto davanti ai discepoli che lo
avevano considerato un fantasma. Egli ha un corpo. È personalmente presente nella sua
Chiesa, “Capo e Corpo”
formano un unico soggetto,
dirà Agostino. “Non sapete che
i vostri corpi sono membra di
Cristo?”, scrive Paolo ai Corinzi. Ed aggiunge: come, seSEGUE A PAGINA 4
4
«Le nuove del Pais»
condo il Libro della Genesi,
l’uomo e la donna diventano
una carne sola, così Cristo con i
suoi diventa un solo spirito,
cioè un unico soggetto nel
mondo nuovo della risurrezione. In tutto ciò traspare il mistero eucaristico, nel quale
Cristo dona continuamente il
suo Corpo e fa di noi il suo
Corpo: Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione
con il Corpo di Cristo? Poiché
c’è un solo pane, noi, pur es-
sendo molti, siamo un corpo
solo: tutti infatti partecipiamo
dell’unico pane”. Con queste
parole si rivolge a noi, in quest’ora, non soltanto Paolo, ma
anche il Signore stesso: come
avete potuto lacerare il mio
Corpo? Davanti al volto di
Cristo, questa parola diventa al
contempo una richiesta urgente: riportaci insieme da
tutte le divisioni. Fa che oggi diventi nuovamente realtà: c’è
un solo pane, perciò per noi,
pur essendo molti, siamo un
corpo solo. Per Paolo la parola
sulla Chiesa come Corpo di
Cristo non è un qualsiasi paragone. Va ben oltre un paragone. “Perché mi perseguiti?”. Continuamente Cristo
ci attrae dentro il suo Corpo,
edifica il suo Corpo a partire dal
centro eucaristico, che per
Paolo è il centro dell’esistenza
cristiana, in virtù del quale tutti,
come anche ogni singolo può
in modo tutto personale sperimentare: Egli stesso mi ha
amato ed ha dato se stesso per
me”.
(Benedetto XVI)
IL PRESEPIO VIVENTE
Fedeli alla tradizione, le catechiste di prima e seconda elementare hanno organizzato il presepio vivente con il gruppo di
bambini delle prime classi. Erano
vestiti secondo il ruolo che dovevano svolgere.
All’inizio della Messa sono entrati in chiesa con le luci spente, al
chiarore delle lanterne, mentre dal
coro scendevano dolcemente le
note del “Ciel Seren”.
I pastori: Anna Crepaz, Elia Denicolò e Giovanna Ploner
aprivano il corteo; seguivano i Re
Magi: Sofia Zorz, Matteo Crepaz e
Lea Denicolò; poi due angeli:
Elisa Lorenzini e Chiara Dorigo;
alla fine la Madonna, Benedetta
Faber col bambinello e S. Giuseppe: Omar Crepaz.
In chiesa, all’accendersi di tutte
le luci, hanno preso posto sul
primo banco e gli attori principali
(Maria e Giuseppe) con i due
angeli davanti all’altare di S. Giuseppe, con la grande stella illuminata e piena di tanti piccoli cuori
che avevano attestato la presenza
dei bambini e ragazzi del catechismo alla Messa durante l’Avvento. I numerosi fedeli, specialmente i genitori, guardavano
compiaciuti questi bambini che
con serietà, come tanti attori provetti, richiamavano il grande mistero del Natale: un Dio che si è
fatto bambino per noi.
Il coro parrocchiale
“S. Giacomo”
Da alcuni anni il coro parrocchiale di Pieve, composto da
olre trenta coristi, sta crescendo
sempre più e riscuotendo consensi ed applausi nelle varie manifestazioni. Ne ricorderò
qualcuna.
Nel 2006 ha organizzato un
viaggio a Roma dove ha avuto
l’onore di cantare, una domenica, nella Basilica di S. Giovanni in Laterano e di tenere
due concerti: uno ad Anagni,
col coro Fodom, e un altro per
“Gli emigranti veneti”.
Nel settembre 2007, in occasione del pellegrinaggio delle
valli Ladine al Santuario della
Madonna di Pietralba-Weissentein ha cantato vari canti durante la Messa.
In questa circostanza ogni
corista indossava la nuova
divisa.
Ha avuto poi altre occasioni
minori, quali matrimoni di
amici e altre Messe, di far apprezzare i suoi canti polifonici;
ad esempio a Brunico, con
tappa anche a Badia, accolto da
mons. Lorenzo Irsara e da mons.
Franz Sottara.
Ricordo ancora la Messa solenne per il 30o anniversario di
Papa Luciani a Canale d’Agordo, celebrata dal vescovo
mons. John Magee, uno dei due
segretari di Giovanni Paolo I,
quello che lo trovò morto la
mattina del 28 settembre 1978.
L’11 novembre scorso, invitato dal Capitolo della Cattedrale, è sceso a Belluno per la
festa patronale di S. Martino. As-
BELLUNO – Il Coro S. Giacomo stretto attorno al vescovo Ducoli.
Canale d’Agordo, 28 settembre 2008: il coro parrocchiale, dopo aver
cantato la Messa in memoria di Giovanni Paolo I nel trentesimo anniversario della morte, posa per una foto con il celebrante Mons.
Maggee che fu uno dei due segretari di Papa Luciani.
sieme al nostro vescovo mons.
Giuseppe Andrich, presiedeva
la concelebrazione mons.
Maffeo Ducoli che festeggiava i
90 anni di vita.
Mons. Ausilio Da Rif, Decano
della Cattedrale, in una lettera al
parroco di Pieve, così ha scritto:
“Un grazie particolarmente
sentito al Coro, composto da
elementi giovani e al suo Direttore (Denni n.d.r.) la cui esecuzione è stata molto apprezzata e ai fedeli di Pieve che
hanno voluto offrire in dono
prodotti tipici della zona.
Il venerato mons. Maffeo
Ducoli, che presiedeva la concelebrazione festeggiando il 90o
compleanno, ha espresso insieme al nostro Vescovo sensi di
vivo compiacimento. Il Signore
ricompensi e benedica tutti”.
Infine l’8 dicembre era presente a Belluno nella chiesa di S.
Stefano per un concerto in
onore della Madonna Immacolata, ottenendo un vero suc-
cesso. Il merito, come già detto,
va al dinamico ed entusiasta direttore Dorigo, ma anche all’impegno dei coristi e all’organista
Oscar che sostiene il coro con
una professionalità encomiabile.
In gennaio sono stati eseguiti
dei lavori in cantoria per disporre meglio le varie voci e potenziare le luci per i coristi.
Data l’occasione, non dimentichiamo il Cav. Uff. Pellegrini
Benigno, l’anziano direttore e
cantore, sempre presente e
pronto a prendere in mano la
bacchetta di maestro o a far da
solista, nonostante i suoi 81 anni
portati bene.
Il parroco e la Comunità parrocchiale ringraziano vivamente i coristi, insieme al direttore e all’organista che con le
loro ottime esecuzioni canore
rendono sempre solenni le celebrazioni liturgiche e danno
lustro alla Pieve di Livinallongo.
don Alfredo
«Le nuove del Pais»
5
UN SALUTO DALLA CASA DI RIPOSO
visita del “Gruppo Alpini da
Fodom”! Festosi come non
mai ci hanno donato una
mattinata di grande allegria.
Per finire in gran bellezza,
Babbo Natale ci ha sorpreso
con una gran “gerla” di bellissimi pacchetti rossi. Che
gioia scartare, come tutti, un
bel regalino il giorno di
Natale!! Cosa aspettarci di
più ?!
La visita dei bambini dell’asilo, che tutti noi aspetÈ con piacere che in
questo numero vi raccontiamo ancora un po’ di noi e
del nostro Natale!
Le feste sono iniziate
come ogni anno con la calorosa e tanto aspettata
visita di San Nicolò con i
suoi angioletti, dolci e belli
come sempre. I “malagn”,
benché brutti e cattivi più
del solito, non sono riusciti a
portare via nessuno, e noi
felici di averla scampata
bella anche quest’anno, ce
la ridiamo sotto i baffi.
Contenti e soddisfatti di
aver ricevuto un bel regalino, abbiamo pensato di
ringraziare il nostro amato
San Nicolò con una bella
canzoncina. La voce dei
nostri anziani faticava a
venire, ma con l’aiuto dei
nostri angioletti tutto si è
concluso a meraviglia.
Con gran musica, balli e
splendidi doni, la gioia delle
feste è continuata con la
Suor Lara e Suor Francesca accompagnano degli “angioletti” con la chitarra.
tavamo con gioia, quest’anno purtroppo non si è
potuta realizzare causa le abbondanti nevicate. Ma
siccome la nostalgia è tanta,
ci auguriamo che questi
piccoli “fodomi” possano
venire presto, con la loro
vocina e frizzante allegria, a
trasmetterci tanta emozione
e felicità.
Cogliamo l’occasione per
condividere con tutti voi la
soddisfazione di aver dato
vita, fra le varie attività della
Casa di riposo, anche al
nuovo laboratorio di cucito,
soprannominato con simpatia “la nuova sartoria di
Pieve di Livinallongo”.
Scherzi a parte, le mani d’oro
delle nostre ospiti partecipanti risolvono ogni problema, o quasi, di “bucato”
generale.
Concludo con un grande
grazie a tutti, per averci
donato anche quest’anno
un Natale con il sorriso.
Micheluzzi Gloria
6
«Le nuove del Pais»
EDUCATE I FIGLI
NELLA FEDE
Alcuni brani dall’omelia del
Papa della domenica del Battesimo di Gesù.
“Cari amici, sono veramente
contento che anche quest’anno, in questo giorno di
festa, mi sia data l’opportunità
di battezzare dei bambini.
Su di essi si poggia oggi il
“compiacimento” di Dio. Da
quando il Figlio Unigenito del
Padre si è fatto battezzare, il
cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che
sboccia alle mani di Colui che è
più potente dei poteri oscuri
del male.
Questo in effetti comporta il
Battesimo: restituiamo a Dio
quello che da Lui è venuto.
Il bambino non è proprietà
dei genitori, ma è affidato dal
Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo
sempre nuovo, affinché essi lo
aiutino ad essere un libero
figlio Dio.
Solo se i genitori maturano
tale consapevolezza riescono a
trovare il giusto equilibrio tra la
pretesa di disporre dei propri
figli come se fossero un privato
possesso plasmandoli in base
alle proprie idee e desideri, e
l’atteggiamento libertario che
si esprime nel lasciarli crescere
in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e
aspirazione, ritenendo ciò un
modo giusto di coltivare la loro
personalità.
Se con questo sacramento, il
neo-battezzato diventa figlio
adottivo di Dio, oggetto del suo
amore infinito che lo tutela e
difende dalle forze oscure del
maligno, occorre insegnargli a
riconoscere Dio come suo
Padre ed a sapersi rapportare a
Lui con atteggiamento di figlio.
E pertanto, quando, secondo la tradizione cristiana
come oggi facciamo, si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei
suoi insegnamenti, non si fa
loro violenza, ma si dona loro la
ricchezza della vita divina in
cui si radica la vera libertà che è
propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata
e formata con il maturare degli
anni, perché diventi capace di
responsabili scelte personali.
Cari genitori, cari padrini e
madrine, vi saluto tutti con affetto e mi unisco alla vostra
gioia per questi piccoli che oggi
rinascono alla vita eterna. Siate
consapevoli del dono ricevuto
e non cessate di ringraziare il Signore che, con l’odierno sacramento, introduce i vostri
bambini in una nuova famiglia,
più grande e stabile, più aperta
e numerosa di quanto non sia
quella vostra; mi riferisco alla
famiglia dei credenti, alla
Chiesa, una famiglia che ha Dio
per Padre e nella quale tutti si
riconoscono fratelli in Gesù
Cristo.
Voi dunque oggi affidate i
vostri figli alla bontà di Dio, che
è potenza di luce e di amore;
ed essi, pur tra le difficoltà della
vita, non si sentiranno mai abbandonati, e a Lui resteranno
uniti.
Preoccupatevi pertanto di
educarli nella fede, di insegnar
loro a pregare e a crescere
come faceva Gesù e con il suo
aiuto, “in sapienza, età e grazia
davanti a Dio e agli uomini”
(Lc. 2, 52).
(Benedetto XVI)
Direttore don Alfredo Murer
responsabile ai sensi di legge
don Lorenzo Sperti
Iscr. Tribunale di Belluno n. 4/82
Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno
IN BREVE
� Il 22 dicembre gli alunni delle
scuole elementari hanno fatto
una bella recita natalizia nel
salone parrocchiale.
L’abbondante nevicata con il
conseguente pericolo di slavine
non ha permesso a tutti di essere
presenti alla recita che meritava
veramente di avere un pubblico
più numeroso per la sua originalità e attualità e per i ricchi insegnamenti per tutti.
� Sono ripresi in questi giorni gli
incontri per la Lectio divina e per
il gruppo del Vangelo. Sono
tenuti dalle Suore discepole del
Vangelo e si prefiggono di conoscere e approfondire la Parola di
Dio.
� A Salesei di Sotto è stata benedetta una casa nuova, quella di
Mauro Crepaz da Pian. C’è da
sottolineare la rapidità con la
quale è stata iniziata e portata a
termine e resa subito abitabile.
Bravo Mauro! Anche a Renaz, nel
nuovo complesso dei 5 condomini costruiti dalla società
“Villa Roma”, diretta da Demattia Damiano, sono già stati
consegnati i primi appartamenti
ad alcune famiglie. Il sorgere di
nuove case destinate alla nostra
gente è segno di vitalità e di
amore alla propria terra natia.
andare a gestire una farmacia di
Cortina. Nel precedente bollettino avevano dato il saluto a
tutti i Fodomi; anche da parte
nostra vorremmo che giungesse
ai coniugi Basso il nostro grazie
più sincero per il lavoro svolto a
Pieve e ad Arabba! Al loro posto
sono subentrati i coniugi Da Rin
Paolo e Radoani Laura, ai quali
porgiamo i nostri migliori auguri
di buon lavoro e di lunga permanenza tra noi!
� “L’Amico del Popolo”, che ricordava la data centenaria della
sua fondazione, ai primi di
gennaio portava all’interno la ristampa del primo numero, uscito
il gennaio 1909. Confrontandolo
con l’edizione attuale vediamo
subito il lungo e progressivo miglioramento del giornale. Su tale
copia, veniva riportato un articolo su “L’alcoolismo” scritto vivacemente e con parole forti per
denunciare la gravità del fenomeno. Cosa dovremmo scrivere oggi?
� Mons. Lorenzo Irsara, già
Decano di Livinallongo dal 1955
al 1973, il prossimo 29 giugno festeggerà i 70 anni di Sacerdozio.
Pur avendo ormai compiuto i 94
anni è ancora pieno di vita e spera
di arrivare a festeggiare questa
data rarissima. Noi lo accompagniamo con la nostra preghiera e
con i migliori auguri!
� Il 31 dicembre ricorreva S. Silvestro, patrono di Larzonei. Tutti
ci siamo chiesti: la facciamo
questa festa con tutta questa
neve? In due giorni abbiamo sollecitato il Comune perché ci
aprisse le strade e i parcheggi, abbiamo sollecitato il lattoniere
Marco Codalonga affinché ci sistemasse il camino della centrale
termica. La Messa solenne, accompagnata da Oscar alla
pianola, è stata celebrata e
cantata, alla presenza di 23
persone. Dopo la Messa c’è stato
pure un piccolo rinfresco sulla
piazzetta del paese per fare un
brindisi insieme e per farci gli
auguri di “buona fine e miglior
principio”!
� Gli alpini del “Col di Lana” ringraziano tutti per la cospicua
somma raccolta la notte di
Natale, dopo la Messa, con il
“brulè o il tè”. Tale offerta (634
euro) raccolta tra Pieve ed
Arabba andrà alla Croce Bianca
di Arabba, assieme a tutte le altre
raccolte nelle parrocchie dell’Agordino.
� Dopo 21 anni di fedele servizio, i farmacisti Basso Gianluca
ed Agrippina con la famiglia,
hanno lasciato Livinallongo per
PROSSIMI APPUNTAMENTI
11 FEBBRAIO:
25 FEBBRAIO:
VENERDÌ DI QUARESIMA:
19 MARZO, GIOVEDÌ:
21 MARZO:
29 MARZO:
8 APRILE:
1 MAGGIO:
festa della Madonna di Lourdes: nella Cappella di Pieve ci sarà la
S. Messa ore 8.30.
le sacre Ceneri. A Pieve ore 8.30 e a Villa S. Giuseppe ore 16.45:
S. Messa con la benedizioni delle Ceneri.
Via Crucis nelle chiese di Pieve ed Arabba (ore 20).
S. Messa del patrono a Villa S. Giuseppe.
pellegrinaggio del Decanato di Livinallongo a S. Maria delle
Grazie (8. 30).
ore 15.00 Prima Confessione.
ore 14.30 ritiro in preparazione alla Pasqua.
festa patronale a Digonera con S. Messa ore 10.00.
«Le nuove del Pais»
DAI NOSTRI MISSIONARI
DAL BRASILE
Volta Redonda,
Feste Natalizie 2008
Carissimo Don Alfredo
e amici di Fodom
Ormai le feste stanno per
passare ma spero di essere
ancora in tempo per augurare,
a lei e a tutti, almeno un BUON
ANNO 2009. In questi giorni abbiamo avuto l’opportunità di
meditare, di riflettere, di verificare e celebrare ciò che abbiamo vissuto durante il
La Sua nascita ci porti pace,
speranza, allegria e ci rianimi
nella fede e nel coraggio di testimoniare ciò in cui crediamo e di
essere portatori di questi valori
nell’ambiente in cui viviamo e
lavoriamo.
Auguriamoci che le nostre
braccia e le nostre mani non si
stanchino e continuino a stendersi per accogliere, abbracciare e desiderare vita, salute,
serenità e pace per tutti.
E allora AUGURI... AUGURI e
che Gesù Bambino benedica
Pastorale del Bambino
L’arrivo di Babbo Natale
Mamme con i loro bambini in attesa di essere pesati.
passato 2008. E sono molti i
motivi che ci hanno portato a
farlo sia di allegria sia di sofferenza.
Una speranza ci anima e ci
spinge ancora a guardare il
futuro con fiducia: la presenza
costante di quel Dio che nella
sua infinita bontà, ha scelto
ancora una volta di nascere in
mezzo a noi nella semplicità e
nell’umiltà.
ciascuno di voi e le vostre famiglie.
Auguri pure da tutte quelle
persone che, senza conoscervi, portano nel cuore e nella
preghiera la vostra vicinanza
spirituale e materiale, specialmente i bambini del progetto
“Curumin”. L’altra settimana è
stata organizzata una Festina
con varie danze, preparate da
loro, teatro, giochi, il pranzo e
l’arrivo inaspettato di Babbo
Natale. Tutti hanno ricevuto un
regalino e potete immaginare
con quale gioia. In quest’occasione da parte della direzione è
stato consegnato un piccolo
certificato a tutti quelli che
aiutano e sostengono in varie
forme questo progetto. L’ho ricevuto pure io rappresentando
tutti voi che contribuite con la
vostra sensibilità e generosità.
Ora i bambini rimarranno una
quindicina di giorni nelle loro
case per dare la possibilità a
tutti gli educatori di fare un po’ di
riposo. La presenza quotidiana
DAL PAKISTAN
Karachi, dicembre 2008
Carissimo Monsignor Alfredo
e Fodomi tutti,
ho già ringraziato don Alfredo per telefono, ma desidero farlo anche per scritto.
Ringrazio di cuore tutti quelli
che hanno collaborato al
buon risultato della pesca
missionaria che si può dire
quasi miracolosa. È arrivata
anche a me una parte come
una manna dal cielo perché
non l’aspettavo. Un grazie a
Lei don Alfredo che ha
7
richiede forza, fermezza, tolleranza, comprensione e una capacità grande di amare che con
la stanchezza un po’ si affievoliscono; è necessario allora riprendere vigore per affrontare
quanto riserverà il nuovo anno
appena iniziato. E questo è il
tempo opportuno.
È tempo di ferie e di riposo
per tutte le pastorali ecclesiali e
sociali così anche per la pastorale della criança che, nelle
varie comunità di base i giorni
prima di Natale, ha fatto l’ultima
celebrazione della vita con il
peso dei bambini e la consegna
dei regali. Sono stati molti i
bambini sottopeso recuperati
in quest’anno per la gioia delle
mamme e dei volontari che si
dedicano con amore alla vita di
questi bimbi.
Si riprenderà in febbraio con
la speranza che il caldo in
questo mese di gennaio non sia
molto forte e si possa recuperare in pieno tutte le energie,
fisiche e spirituali necessarie.
Vi mando alcune foto per rendervi partecipi visibilmente di
quanto vi scrivo. Vi ringrazio infinitamente per la vostra preziosa presenza, vi porto nel
cuore con affetto grande e
contate sempre nella mia preghiera. Saprà il Signore come
ricompensarvi. Vi mando
anche il certificato che ho ricevuto, è in portoghese ma
credo non sia difficile capirlo.
Un abbraccio fraterno a ciascuno e a risentirci!
Sr. Laura
pensato anche a me, nonostante avesse parecchi missionari in vacanza a Fodom.
Non ringrazierò mai abbastanza il Signore per la provvidenza che non viene mai a
mancare; questo è una conferma che il Signore non abbandona mai i suoi poveri.
Siamo vicini al Natale e
grazie alla vostra generosità
potremo aiutare tante famiglie che si trovano in vera
necessità di cibo e medicine.
In tutto il mondo c’è crisi eco-
Progetto “Curumin”
Traduzione: Certifico a suor Laura
il titolo di amica dei bambini
per partecipare attivamente
ai progetti della Casa dei Bambini e degli Adolescenti
Suor Agnese con i bambini pakistani di Karachi.
SEGUE A PAGINA 8
8
«Le nuove del Pais»
PRESEPI DELLE CHIESE
Il presepio di Pieve costruito dagli alpini.
Le feste del Natale, ormai trascorse da oltre un mese, hanno
visto una frequenza numerosa
alle funzioni e alle belle Messe
cantate; inoltre hanno visto in
ogni chiesa della parrocchia
DALLA PAGINA 7
MISSIONI
nomica, ma qui si sente
ancora di più. Tutti i giorni i
giornali riportano notizie di famiglie che devono abbandonare i loro figli perché non
hanno più cibo per loro.
Qui si vive sempre in un
clima di tensione e di insicurezza a causa di esplosioni di
bombe che causano sempre
tanti morti innocenti. Ultimamente abbiamo avuto una
guerra tra vari gruppi etnici
che sparavano e si uccidevano a vicenda.
Preghiamo che Gesù porti
pace in questo mondo
sempre in guerra. Io ringrazio
il Signore che ci ha sempre
protetto e sono certa che continuerà a proteggerci.
Auguro a lei e a tutti un
Santo Natale e felice Anno
nuovo. Ringrazio delle vostre
preghiere che mi danno forza
e coraggio a continuare la
mia missione.
Saluti cari
Suor Agnese Grones
Dal Ciad
P. Eugenio Palla scrive poco,
invece manda spesso SMS. A
Natale mi ha inviato questo messaggio:
“Carissimo don Alfredo, sono in
Brusse per la Messa di Natale.
Prego per voi. Sto bene e me la
cavo. Buon Natale a lei e a tutti i
fodomi. Un forte abbraccio.
Ciaooo. P. Eugenio”.
Ringrazio tutti i missionari di
quanto ci hanno scritto, assicurando loro il nostro ricordo costante
al Signore con la preghiera; quando
sarà possibile, manderemo ancora
il nostro aiuto finanziario.
Saluto tutti fraternamente.
don Alfredo
l’allestimento di un presepio.
A Pieve gli alpini hanno accolto l’invito del parroco preparando in breve tempo un bel presepio. A 90 anni dalla fine della
prima guerra mondiale hanno
voluto ricordare l’anniversario
con alcuni richiami: sullo
sfondo che rappresentava il Col
di Lana con la sua Cappella capeggiava un grande 90 costruito
con del reticolato per indicare
sofferenze, croci e sangue; la
stessa capanna era fatta con
schegge di bombe e di altri reperti bellici trovati sul Col di
Lana. La gente ha ammirato a
lungo il presepio e si è complimentata con gli alpini per la sua
originalità.
Ad Andraz è stato allestito un
presepio più tradizionale con
statue in legno lavorate artisticamente; a Digonera invece si è
preferito usare materiale più
S.E. mons. Karl Golser, ha dimostrato di aver particolarmente gradito gli auguri inviatigli dal Sindaco di Livinallongo
prof. Gianni Pezzei in occasione
della Sua nomina a Vescovo
della Diocesi di Bolzano- Bressanone
Per questa occasione il
Sindaco Pezzei aveva fatto pervenire al Vescovo Golser il
volume “Nicolò Cusano, Vescovo Filosofo, e il Castello di
Andraz”, libro curato da Gregorio Piaia e fatto stampare
dall’attuale Amministrazione
Comunale che, portando in
primo piano questo famoso
personaggio, permette di riscoprire gli anni durante i quali Livinallongo ha vissuto un rapporto molto stretto con la
Diocesi di Bressanone.
La lettera trilingue del Vescovo
recita:”Ho gradito molto il suo
messaggio di auguri inviatomi
in occasione della mia nomina
Il presepio della chiesa di Andraz.
Il presepio di Digonera.
semplice ma altrettanto efficace
per vivere bene il mistero del
Natale.
Merita una segnalazione particolare il bel presepio a Souraparei di Pieve, costituito da una
capanna di ghiaccio, completo
di porta, pavimento e luci, opera
di Natalia e di Marino.
Un grazie di cuore a tutti
coloro che hanno lavorato per allestire questi presepi!
Gli auguri del Vescovo
di Bolzano - Bressanone
a Vescovo della Diocesi di
Bolzano-Bressanone. La ringrazio per questo segno di
unione. In occasione del Santo
Natale Le auguro la pace di
Cristo, che ha voluto farsi
Nicolò Cusano e il fratello Giovanni (foto di Erich Gutberlet dal libro di G. Piaia).
uomo per la nostra salvezza.
Egli, che è il principe della pace,
ci avvolga con la sua pace:
“Cristo nostra pace”!
Con alcune righe autografe,
il Vescovo ringrazia quindi per
il libro “Nicolò Cusano, Vescovo Filosofo, e il Castello di
Andraz”.
Sono queste righe autografe
che hanno fatto particolare
piacere al Sindaco Pezzei che,
tenendo presenti le parole “La
ringrazio per questo segno di
unione”, pensa alla possibilità
di un futuro incontro fra il Vescovo di Bolzano-Bressanone e
il Vescovo di Belluno-Feltre al
Castello di Andraz, saltuaria
dimora del Cusano negli anni
dal 1454 al 1460.
(Fr. Del.)
«Le nuove del Pais»
9
INCONTRO DI GENNAIO
Università degli adulti-anziani
Le miniere del Fursil in Sala Stoppani
Saltato l’appuntamento
dell’11 dicembre (a causa delle
cattive condizioni meteo), che
prevedeva uno spettacolo offerto dalla compagnia Teatro
Tre, una settantina di universitari tra adulti e anziani, si sono
trovati in Sala Stoppani (per
problemi tecnici non nella sala
congressi - d’ora in avanti sarà
sempre così) ad ascoltare l’intervento di due relatori: l’architetto Marino Baldin e il dottor
Sisto Agostini di Colle Santa
Lucia. Assente l’architetto Antonio Pollazzon per motivi di
salute.
L’argomento era molto interessante come primo appuntamento con la cultura e con la
storia dell’Alto Cordevole.
I due relatori hanno tracciato un’ampia panoramica
sull’importanza storica ed economica delle miniere del Fursil
ricche di un prezioso e abbondante minerale ferroso che si
estraeva ancor prima della documentazione storica datata
1177. Forse il sito era già conosciuto in epoca paleoveneta
dalle popolazioni che abitavano il Cadore.
La ricerca e la documentazione puntigliosa degli oratori
hanno permesso di disegnare
un quadro preciso delle controversie che sono nate per il
possesso di così importante
fonte di guadagno perché il
ferro delle miniere del Fursil
era riconosciuto, da tutti, di eccellente qualità.
Passando sotto al Monte
Pore venendo da Selva di
Cadore verso Colle difficilmente si può immaginare che il
Monte fosse stato perforato
con l’apertura di gallerie che si
sviluppavano per chilometri e
chilometri. È difficoltoso immaginare inoltre che la produzione, nel periodo di massima
rendita (intorno al 1600) fosse
di circa 10.000 secchi di minerale. Era tale da permettere il
funzionamento contemporaneo di nove forni fusori, otto
appartenenti alla repubblica
Veneta e uno, nei pressi del castello di Andraz, del Vescovo di
Bressanone.
Anche Caprile ebbe la sua
importanza; infatti, parte del
materiale grezzo veniva fuso
proprio nei forni del piccolo
paese, alla confluenza di più
valli. La parte che non
prendeva la via verso Belluno e
Formegan di Santa Giustina
veniva lavorata dagli artigiani
di Alleghe nelle loro officine
che sorgevano numerose
lungo il Cordevole.
Tra il 1750 e il 1755 le miniere vennero chiuse. In seguito ci furono tentativi per riprenderne lo sfruttamento:
uno nel 1873 e un altro, più
consistente, tra il 1937 e il
1943. Ma l’8 settembre ’43,
data fatidica per molti versi, i
tentativi di rientrare in miniera
furono definitivamente abbandonati e dimenticati. Solo in
questi ultimi anni, dopo studi e
sopraluoghi, sulla base anche
di testimonianze di persone
che avevano lavorato nelle gallerie negli ultimi tentativi di riapertura, è stata possibile la localizzazione
di
alcuni
importanti punti di accesso alle
gallerie. Ciò ha consentito
un’esplorazione interna e conseguenti interventi per un possibile recupero, al cui progetto
ha lavorato l’architetto Antonio Pollazzon.
La prospettiva di un recupero delle miniere a fini turistici è quindi non solo auspicabile ma doverosa per dare
un’opportunità culturale in
più, a Colle Santa Lucia prima
di tutto, ma anche a tutto il territorio circostante. I prossimi
incontri come da programma
saranno il secondo giovedì di
ogni mese fino a maggio compreso, dalle 15 alle 17.
QUESTI I TEMI:
Febbraio: arte e storia nella
chiesa di Rocca.
Marzo: la dinamica geomorfologica a Fodom.
Aprile: natura e archeologia in
Mondeval.
Maggio: (nella palestra di Caprile) festa del gran finale. Rappresentazione del gruppo
Teatro Tre, compagnia dell’Università degli adulti-anziani di
Belluno.
Celestino Vallazza
DIGONERA
Bambona
Eccoli: Giulia, Alessandro, Alan, Davide, Mary, Mattia e Paola.
Puntualissimi anche quest’anno, i bambini/e e i ragazzi/e di Digonera,hanno
augurato un buon 2009 alla
popolazione con la cantilena
“Bon dì, bon an, la Bambona
a mi”.
Equipaggiati contro il
freddo della mattina e pronti a
portare il dolce peso del
“bottino”, che cresceva di
casa in casa, sono stati accolti
con gioia da tutti.
Befana
2009
“La Befana vien di notte con
le scarpe tutte rotte, col vestito
alla romana, viva viva la
befana!”
Pagaruoi 2009
L’abbondante ed eccezionale nevicata, non ha scoraggiato Matteo, “mente e
braccia” dei “Pagaruoi” di Digonera.
Già nei giorni seguenti il
Natale ha messo in atto la
macchina operativa.
I signori di Ferrara, pro-
prietari della ex “Casa Rosa” a
Pian di Salesei, hanno gentilmente sgomberato dalla neve,
con il loro Bob-Cat,il piazzale
al ponte del bivio di Laste.
– Matteo ha innalzato il falò;
– Celestino ha provveduto
SEGUE A PAGINA 10
10
«Le nuove del Pais»
DIARIO DEL Dr. ALOIS VITTUR
a cura del dr. PAOLO DALLA TORRE e FRANCO DELTEDESCO
TERZA PUNTATA
I pagaruoi.
alla stampa dei manifesti;
- Volontari hanno preparato dolci, tè e vin brulè.
La sera del 5 Gennaio, il
piazzale si è riempito di
bambini ed adulti, sia locali
che turisti.
Max è stato grande!! È arrivato suonando la fisarmonica e non ha smesso un
attimo di allietare tutti con l’allegra musica. La generosa
Befana ha avuto un gran successo fra i bambini che la guardavano incantati e si aspettavano di vederla ripartire a
cavallo della scopa magica;
ha faticato un po’ a convincere
i piccoli che la scopa funzionava solo se loro andavano
a casa!
Il grande fuoco propiziatorio è stato acceso tra grandi
evviva, musica e cin cin...
23.V.1915
Domenica di Pentecoste. Dichiarazione di guerra.- Nel
pomeriggio ho potuto andare
a Pieve per sistemare le
ultime cose, però non ero più
in grado tale era il dispiacere
nel vedere la distruzione del
bell’appartamento dove ho
vissuto felicemente assieme
ai miei cari per quasi 3 anni.
Gli introiti annuali ammontavano a 6000 K (corone)
nette delle quali 4800 erano
fisse quale medico del
comune, medico dei forti e
medico addetto alla 6/III
compagnia del Landsturm
che si trovava a Andraz al
campo estivo.
Quando la sera alle 8 sono
tornato al forte Ruaz - ero
stato l’ultima volta a Pieve era già arrivata la notizia della
dichiarazione di guerra. - Si
alzavano dei razzi per comunicarlo a tutti sulle alture.
24.V.
Istruzione del reparto
sanità e esercitazioni sanitarie. Alle 8 del mattino volarono i primi Schrapnell da
Ronc a settentrione di Rocca
Pietore e secondo osservatori
sul Col di Lana - comandante
Rath - sono stati portati via
circa 10 feriti. Studio degli
ordini e volumi di regolamenti nr. 13 - 16, ? 52 nr. 25.
La più piccola “chierichetta”
(come statura) di Digonera: è
Paola Bernardi.
Richiamo natalizio.
RINGRAZIAMENTI
Sief Albino ed Emilia ringraziano vivamente i membri del
Soccorso alpino, gli Scizeri, i vicinanti, i parenti accorsi dalla
Val Badia e tante altre persone
che si sono prodigate a liberare
le strade dai quasi tre metri di
neve e sgomberare il tetto della
casa. Anche in questa occasione hanno constatato quante
buone persone ci sono ancora a
Fodom.
***
Anche il Parroco ringrazia il
Sig. Giacomo Crepaz, vicesindaco, per aver mandato i
pompieri a liberare il tetto della
casa canonica dal pesante
mantello nevoso che poteva
creare gravi pericoli per i ragazzi
del catechismo e per la gente
che veniva in chiesa.
***
Un grazie altrettanto sentito
rivolge, anche a nome della popolazione, a tutti gli operai del
Comune per il super lavoro
dovuto alla neve eseguito in
breve tempo per liberare strade
e piazze.
***
Guglielmina, che ha organizzato il tradizionale mercatino di Natale per la Casa di
Riposo, ringrazia tutte le
persone che hanno acquistato
in breve tempo quanto era stato
preparato. Il ricavato servirà ora
ad acquistare asciugamani e
altre cose utili per gli anziani.
25.V.
Di servizio a Contrin dove
il 25 del mese l’ospedale “stazione per feriti leggeri” è stato
ultimato e il 27.V. vi furono
ricoverati i primi ammalati,
anche provenienti da reparti
tedeschi (Abt.Bair.JaegerII
dell’Alpenkorp). Tutti i
giorni alternandomi con il dr.
Fleischl, ho parlato inutilmente con Oblt. Zeyer per la
costruzione di una baracca in
un bosco dietro Contrin dove
l’ing. Lt Lobmayer stava costruendo una strada per
Incisa però lui insistette sui
suoi ordini.
Nessun ordine dall’alto
spiegava ai medici come e per
dove dovevano essere inviati
i feriti e con quali mezzi.
26.V.
Pattuglia di perlustrazione
e attacco a sorpresa del Oblt.
Zeyer con 50 uomini e 2 mitragliatrici attraverso il bosco
di Borrazza tra Colle S. Lucia
e Caprile contro pare 2 compagnie italiane in un fienile
sopra Caprile. - Perdita di 2
dei nostri.- Oblt. Zeyer arrivò
alle 12 1/2 di notte con un
uomo e un affusto per mitragliatrice a Corte, gli altri
appena durante il 27.V.
Tutto questo ritorno precipitoso come una fuga l’umore e i discorsi degli
Ricordo di guerra: Giovanni
Angiol “l’Agnol” di Salesei di
Sotto con la figlia Marianna.
uomini sono segni di un
azione pietosa; le relazioni
fantasiose che accusano di
tradimento gli abitanti di
Rucavà, i due rintocchi di
campana (come al solito in
periodo di pace) proprio alle 2
di notte a Larcionei attribuisce alla brillante operazione su molti giornali della
provincia e un disegno nei
“Wiener
Illustrierten
Blaettern” di Vienna e nelle
settimane seguenti la decorazione /M.V. Kr.C, Ult.Tinkhauser ecc. e H.G.L.Hohe?)
al Oblt.Zeyer.
27.V.
50 uomini del Landsturm
appartenenti all’assistenza di
gendarmeria di Arabba dislocati come pattuglia dotata
di telefono al Passo Padon si
sono ritirati con la perdita del
telefono e dell’arredamento
della postazione minacciati
da forze avanzanti nella
nebbia, tra le 4 e le 5 del
mattino sembra dopo aver
eliminato circa 10 nemici.
La popolazione civile di
Arabba viene evacuata. - Per
SEGUE A PAGINA 11
«Le nuove del Pais»
rappresaglia ObLt.Zeyer
ordina di incendiare Rucavà
a colpi di artiglieria.
Attività di disturbo e fuoco
di artiglieria da Corte e Cherz
verso Padon.
Nonostante il brutto
tempo i “Katzler” (italiani)
costruiscono in fretta trincee
sul Monte Poure - Lasta Moè - Col Toron, Foppa e
Padon e trascinano su pezzi di
artiglieria contrastati dalla
nostra artiglieria. Le ripetute
richieste di poter trasferire il
Lst. Inf. Mansueto Pezzei dell’assistenza di gendarmeria
dall’ospedale di Pieve a
11
Contrin non sono state accolte, anche se tutti i giorni
pattuglie andavano a Andraz
e Pieve per portare birra e
vino assieme ad altre cose dai
negozi di Franz Finazzer
Oj.R.Fo? del battaglione
degli Stsch. S.Leonardo
allora sul Campolongo.
LíANGOLO DEI RICORDI
di F. Deltedesco
31.V.
Il comandante del forte
non permette di allargare lo
stretto camminamento dalla
gola del forte Corte verso la
gola di Contrin (a nordovest
per facilitare il trasporto dei
feriti. Il giorno dopo va al reparto feriti leggeri e con
rabbia caccia dai letti gli ammalati e febbricitanti nel
fienile perché “in questi letti
devono trovar posto solo
uomini feriti sul campo dell’onore”.
2.VI.
Una batteria da montagna
nemica a Valiate o sul Poure
risponde al fuoco di obici del
forte contro le postazioni di
Agai(Ass.Gend.Colle, Andraz, Pieve, Ass. Guardia di
finanza Colle, Collaz, Pian
circa 150 uomini),
Sono in tre: uno cresciuto e due a far “uehh... uehh... uehh...”.
3.VI.
A sera una pattuglia tedesca tra Ornella e Vallazza
di fuori incappa su una nostra
mina e lascia sul campo un
uomo gravemente ferito che
già morto viene portato da
una pattuglia di sanità
scortata e al mio comando
nella caverna di Ruaz e sepolto il 4 giugno alla 6 del
mattino in un cimitero improvvisato in un campo a
ovest del forte.
Remo GRONES del Lescio
Schnaider di Pieve - anno 1943
o 1944 - “El banchier”
Ricordi
del tempo
che fu
Dall’archivio
di F. Deltedesco
CHIAROSCURI
Turbini di neve
mulini di ghiaccio
il mondo impazza
dentro la bufera.
D’un tratto si ferma
il bianco flagello
il sole risorge
e sconfigge la neve
la vita riprende
a brillar come prima,
forse di più.
Sara Dariz - 1a Media
Luciano DELAZER de Bèrto
Mègnol di Pieve - “El Sceriffo”
Michele PELLEGRINI de Lodovico de la Gòba di Salesei di
Sotto - “El tranquillo”.
LITANIE DEL BRONTOLON
La polenta me stenta
la jufa me stufa
le foiàde no le abade
i papaciuoi no i voi
i cianciariéi ié riei
le foiadine no me le bine
i gnòch i me scontenta.
Nte la panicia l’é na soricia
la minestra de verdura
per el sior Bonaventura
carne e puré
ie i don al Re
el pasticio a chi del Beneficio
polenta e miel ie don al Michiel
polenta e lat ie don al tosat
polenta e nida ie don a la Ida
patate e liron no né nia de bon.
Loris Dorigo
La merenda per riprendere lo slancio in occasione di un “Concorso
di Pittura Fodom”.
4.VI.
Da Valiate e Mol intenso
fuoco di artiglieria contro
Agai e le pendici orientali del
Col di Lana.
6.VI.
Avuto notizia al forte di
una grave malattia della
mamma.
La richiesta rivolta al comando del forte per avere un
permesso per poter far visita
alla povera mamma, anche se
due medici non avevano
quasi niente da fare, è stata
respinta: “Ora la Sua famiglia
non ha alcun diritto su di Lei,
adesso Lei è un servitore dello
stato”.
Un reparto di alpini abbastanza numerosi striscia in
linea sparsa dal Padon, si
ritira però sotto il fuoco delle
batterie di obici da montagna
15 cm posizionate a Cherz.
Non abituato al rancio
comune della truppa, reso
migliore solo con insalata e
rape dall’orto di don P. Ruon
a S. Giovanni e da latte e uova
da Contrin, accuso forti
dolori allo stomaco.
(continua)
12
«Le nuove del Pais»
CARNEVALE
Scolari della Scuola Materna di Pieve anno scolastico 1981- ’82.
DICEMBRE 2008
GENNAIO 2009
Il Coro
Fodom
conferma
il direttivo
Il Coro Fodom sceglie la continuità e rinnova la fiducia al direttivo in carica. Lorenzo Pellegrini rimarrà quindi per altri tre
anni alla presidenza del sodalizio diretto da Lorenzo Vallazza.
Nel consiglio, continueranno
a sedere Damiano Demattia (vicepresidente), Fausto Rossi
(cassiere), Lorenzo Soratroi (segretario) e Stefano Palla (consigliere).
Questo quanto è uscito dall’assemblea generale del coro,
che si è tenuta nei giorni scorsi.
Un momento nel quale, tradizionalmente, il gruppo traccia
anche un bilancio dell’anno
appena trascorso.
“Sono molto fiero dell’orgoglio che ci unisce” ha detto il
neo riconfermato presidente. È
questo il vero motore delle tante
iniziative promosse dal coro”. Il
2009 sarà ricordato certamente
per la storica trasferta in
Ucraina, effettuata dal 18 al 22
settembre, per contraccambiare la visita che il gruppo
vocale “Veselka”, proveniente
da una città vicino ad Odessa,
aveva fatto in terra fodoma a
Belluno.
Un’incontro ideato e realizzato grazie al grande lavoro di
Giuseppe Pellegrini, responsabile dei finanziamenti europei per l’agricoltura in Provincia, e dello stesso ente
provinciale che ha ospitato il
gruppo ucraino nella prima
parte della trasferta, facendolo
esibire al concerto di inaugurazione di “Dolomiti in festa” insieme al “Fodom”.
Un’esperienza che rimarrà
FILASTROCCHE
d’altri tempi
Un inverno d’altri tempi: strade chiuse - paesi isolati - valanghe
ovunque - tetti a rischio - vacanze forzate per gli scolari - mezzi sgombraneve a tutto regime... e non è ancora terminato gennaio!
Alla scuola va il bambino
e sul campo il contadino,
va in bottega l’artigiano
e sul prato il mandriano,
sotto l’armi sta il soldato,
nel palazzo il magistrato.
Pronti, attenti e con piacere
Compie ognuno il suo
dovere.
Anna De Carli
L’albero natalizio di Pieve illuminato.
per sempre nei cuori dei coristi.
L’attività del coro si era aperta il
giorno dell’Epifania, con la S.
Messa ad Arabba.
Sono seguiti poi i concerti in
Casa di riposo, a Pedavena in
onore di Vico Calabrò (su invito
di Bepi De Marzi), a Cortina per
commemorare il musicista
Enrico Zardini), ad Arabba con il
gruppo “Veselka”. A giugno il
“Fodom” ha ospitato il Cor Alpe
di Saronno, con il quale si è
esibito ancora ad Arabba.
L’estate, periodo clou dell’attività ha visto i coristi fodomi
impegnati a S. Cassiano in Val
Badia, sulla cima del Col di Lana
per la commemorazione dei
caduti di tutte le guerre, ancora
ad Arabba il 14 agosto con il
Coro Concordia di Merano e ad
Alleghe.
Pochi giorni dopo essere
tornato dall’Ucraina il gruppo si
è esibito a Merano, su invito del
Coro Concordia ed alla Rassegna dei Cori Agordini che si è
tenuta ad Arabba, organizzata
dal locale “Coro Femminile Col
di Lana”. La stagione si è chiusa
con il concerto di Natale, che ha
avuto come ospite d’onore il
gruppo “Voci dei Cortivi” di
Belluno.
Due curiosità. Il coro si è ritrovato per ben 60 volte nell’arco dell’anno. Il corista che
ha accumulato il maggior
numero di presenze, sia alle
prove che ai concerti è stato
Davide Costa, che canta nel reparto dei “bassi”.
Intanto si vanno delineando
già i programmi per l’anno in
corso. Sono previste trasferte a
Wörgl, in Austria ed in Sardegna.
(SoLo)
«Le nuove del Pais»
13
UNION DEI LADINS Il mio matrimonio è fallito:
DA FODOM
come comportarmi?
Formato il Nuof Consei
La Presidente uscente Cristina
Lezuo come il Vicepresidente
Giovanni Pellegrini ed il Segretario Franco Deltedesco avevano
fatto sapere in precedenza che,
per vari motivi non avrebbero più
accettato l’incarico nell’ U.L.F.
Lo stemma al quale sembra
essere affezionata la Presidente
dell’Union Ladins Fodom: molti
si chiedono quale sia il messaggio che trasmette.
Il 9 novembre 2008, nella sala
riunioni al Bersaglio ha avuto
luogo la votazione per il rinnovo
del Consiglio Direttivo dell’Union dei Ladins da Fodom.
Presentata una lista con 8 candidati: solo 6 del Consiglio
uscente.
È con una certa amarezza che,
in sala si nota un gran vuoto: l’assenza dei fodomi e dei rappresentanti delle Associazioni di
Fodom, come se la cosa non interessasse.
Eppure le Associazioni si rivolgono di tanto in tanto all’Unione dei Ladini per chiedere un
contributo o per avere dei libri o
dei CD da offrire come omaggio
durante le loro trasferte.
Ma, a Fodom i Ladini non interessano proprio? O sono le
persone che fanno parte del Direttivo che sono da cambiare? Sarebbe stato il momento per dare il
voto a gente nuova, a persone
che riscuotono la fiducia dell’elettore.
E allora perché non partecipare?
Perché non esprimere con il voto
il proprio punto di vista? Ricordiamo che ogni elettore aveva la
possibilità di esprimere fino a 12
preferenze e che non era per
nulla obbligato a tenere in considerazione gli 8 nomi della lista
presentata.
Questa assenza del pubblico fa
veramente riflettere!
Risultato delle elezioni
Eletti i candidati che facevano
parte della lista presentata, come
già pubblicato nel n. 5/2008 del
Bollettino.
Hanno inoltre ottenuto voti:
Pellegrini Giovanni (9) - Devich
Michela (8) - Pezzei Cristian (7) Faber Nives (6) - Deltedesco
Franco (5) - Soratroi Gianpaolo
(5) - Lezuo Cristina (5) ed altri con
meno voti (fra questi Gilberto Salvatore e Pierina Foppa che entreranno a far parte dei 12 del nuovo
consiglio, assieme a Devich Michela e Faber Nives).
Assegnazione delle cariche
Il 18 dicembre 2008 i componenti il nuovo Consiglio Direttivo
dell’ Union dei Ladins da Fodom
che durerà in carica 3 anni, si
sono incontrati nell’Ufficio dei
Ladins al Centro della Cultura
Fodoma di Pieve di Livinallogo
ed hanno proceduto all’elezione
del Presidente- Vicepresidentedel Segretario e del Cassiere.
Purtroppo anche a causa del
tempo inclemente erano assenti
ben tre eletti: Marchione Isabella
- Ladurner Manuela e Dorigo
Luigina.
Dopo l’atto di consegna delle cariche da parte di Cristina Lezuo e
Franco Deltedesco i nuovi eletti
hanno proceduto alla votazione.
Sono stati eletti:
Presidente:
Daniela Templari (voti 7).
Vicepresidente:
Elisa Gabrielli (voti 6).
Segretario:
Michela Devich (voti 4).
Cassiere: Nives Faber (voti 3).
Ai nuovi eletti l’augurio di
buon lavoro accompagnato dalla
speranza che la Presidente Templari tenga sempre presente che
l’Union dei Ladins è innanzitutto
un’Associazione Culturale.
(Fr. Del.)
Oggi è sempre meno raro
trovare persone, magari con
un buon cammino di formazione cristiana alle spalle, che
sono cariche di sofferenza
per il loro matrimonio celebrato in chiesa e fallito. Successivamente hanno trovato
serenità di vita e di rapporto
in un legame civile ben riuscito, ma sentono il peso di
non poter partecipare pienamente alla vita ecclesiale,
perché impedite di accostarsi
alla confessione e comunione.
La domanda più frequente
che sentiamo rivolgerci è la
seguente: “Quale atteggiamento tenere quando queste
situazioni interessano i
nostri parrocchiani?”.
Un atteggiamento insieme
rispettoso della “verità” e
della “carità”. La verità di un
legame sacramentale che richiede di essere vissuto in un
amore totale e irreversibile, e
la carità verso le persone che
hanno vissuto e vivono percorsi di grande sofferenza.
Carità che deve esprimersi
non nella durezza o nel rifiuto, ma nella comprensione, nel sostegno e nella solidarietà.
Come comportarsi allora
concretamente in ordine alla
vita ecclesiale-sacramentale?
La Chiesa, ancora nel 1993,
ha emanato un documento
nel quale distingue diverse
situazioni con valutazioni
morali e indicazioni pratiche.
La persona separata, so-
Il cervo che vive nel forte di Corte
Curioso caso di un cervo
con fissa dimora. Forse
troppo freddoloso, forse lusingato dal fieno che Bernardino Dorigo gli ha
portato, tant’è che dai primi
di dicembre un cervo di 3 o 4
anni si è accasato in una
stanza centrale del forte austriaco dove la temperatura
difficilmente scende sotto lo
zero.
Esce di giorno, va a pascolare tra le case di Corte,
vuoi per abitudine vuoi per
mantenersi in forma e, prima
di rincasare, si ferma a mangiare il fieno sull’uscio di
“casa”. Se disturbato fugge
prendendo uno dei tanti corridoi guadagnando l’uscita
opposta per poi rientrare a
cessato pericolo.
Leandro Grones
prattutto se ha subìto da innocente tale condizione,
merita stima, comprensione,
cordiale solidarietà e aiuto
fraterno da parte della comunità, e la sua condizione
non le impedisce l’ammissione ai sacramenti. Anzi,
proprio dalla sua partecipazione ai sacramenti dovrebbe
sentirsi impegnata ad essere
sinceramente pronta al
perdono e disponibile a interrogarsi sulla opportunità
o meno di riprendere la vita
coniugale.
La persona divorziata, che
ha subìto suo malgrado il divorzio o che vi ha fatto ricorso essendovi costretta per
gravi motivi connessi con il
bene suo o dei figli, e poi non
si è risposata, per quanto riguarda l’ammissione ai sacramenti non trova alcun
ostacolo da parte della
Chiesa.
La situazione cambia
quando la persona divorziata passa a un altro matrimonio civile: in tal caso essa
si pone in una condizione di
vita che è in contrasto con il
carattere indissolubile del
matrimonio e pertanto non
può essere ammessa ai sacramenti della riconciliazione e
della comunione.
Inoltre, i divorziati risposati non possono svolgere nella comunità ecclesiale quei servizi che esigono
una pienezza di testimonianza cristiana, come sono i
servizi liturgici e in particolare quello di padrino o
madrina, di rappresentante
nel consiglio pastorale e non
per punizione, ma per coerenza.
La Chiesa nel suo documento chiede tuttavia che la
comunità cristiana in cui essi
vivono, eviti ogni forma di
disinteresse o di abbandono
e non riduca la sua azione pastorale verso i divorziati risposati alla sola questione
della loro ammissione o
meno ai sacramenti. Ricorda
opportunamente che i divorziati risposati sono e rimangono cristiani e membri
del popolo di Dio e la comunità li deve considerare e
trattare come suoi figli, astenendosi da giudizi affrettati
o da forme immotivate di rifiuto, cercando anzi di sostenerli nella fede e nella speranza e di esortarli alla
fedeltà nella preghiera e nella
pratica cristiana.
SEGUE A A PAGINA 14
14
«Le nuove del Pais»
Un ricordo di Pieve
L’altro giorno ero a casa di
mia madre ed ho visto il Vs.
bollettino che inviate a mio
padre Kuhar Rodolfo. Ho
pensato di informarVi che
mio papà ci ha lasciato il
giorno 3 giugno 2008.
Forse non sono più molti di
quelli che a Pieve possono ricordarsi di mio papà. Egli era
arrivato a Pieve nel 1945
come profugo giuliano ed
aveva subito iniziato a lavorare in Comune fino al
1954. Poi aveva lasciato il
posto in comune e preso in affitto gli alberghi Stella e Pieve
fino al 1958, quando ci siamo
trasferiti in provincia di
Treviso.
I più anziani forse si ricorderanno del sig. Rodolfo che
si prestava a rintracciare i
singoli contributi previdenziali sparsi fra le provincie di
Bolzano e Belluno per far sì
che gli anziani potessero ricevere la pensione. Altri forse
potrebbero ricordarsi del sig.
Kuhar che dava una mano
alla contabilità di qualche
esercizio commerciale.
Sono passati tanti anni e
molte persone non ci sono
più. Volevo solo inviare
queste righe per ribadire un
sentimento che mio papà ha
sempre espresso fino agli
ultimi giorni. Quando mio
padre e mia madre sono arrivati a Pieve, non avevano
niente. La gente di Pieve li ha
accolti a braccia aperte;
hanno dato loro vestiti, una
casa (Villa Roma), da mangiare, amicizia, affetto e cordialità. Questa accoglienza
mio padre e mia madre, che è
ancora viva a 90 anni, non
l’hanno mai dimenticata e
mai la dimenticheranno.
A Pieve siamo nati io
Renato, e mio fratello Marino
che abbiamo ricevuto questo
messaggio. Io, leggendo il Vs.
bollettino e anche l’inserto in
fodom, sono tornato indietro
di 50 anni. Mi sono fermato a
pensare ai miei anni a Pieve:
- alle corse con gli slittini
sulla curva dove c’erano le
poste;
- all’albergo Alpino dove
abbiamo iniziato a vedere le
prime trasmissioni della RAI;
- al Furgler che aveva la
macelleria vicino allo Stella;
- alla Cooperativa dove si
andava a far la spesa;
- al panificio per comprare
il pán sëch;
- all’Ivo che aveva la falegnameria e che faceva le
corse con gli sci, specialmente allo slalom speciale;
- alla chiesa dove il
parroco, Monsignor Irsara, ci
riuniva;
- alla maestra che aveva la
cartolibreria dopo la falegnameria dell’Ivo e che usava il
righello quadrato per farci
capire le cose;
- al mercato settimanale
del bestiame davanti alle
scuole dove i contratti si facevano con una stretta di
mano;
- al Foppa che aveva il
camion e il negozio in centro
dove ho comprato i miei
primi sci rossi “Barilla”;
- ai pomeriggi passati a
giocare con Ughetto e Ezio e
gli altri;
- al ricordo, ora, di Ughetto
e Ezio, che non ci sono più,
ma che sono sempre nei miei
ricordi di bambino;
- alla foto mia e di mio fratello con il pán sëch davanti
all’albergo Stella;
- al barbiere che era in
piazza sotto il Comune;
- al Krampus che arrivava il
5 dicembre e io mi na-
scondevo sotto il tavolo in
cucina per la paura;
- alla mia prima fidanzatina
che abitava nella casa cantonale sulla curva della strada
che arrivava da Digonera.
Non mi ricordo il nome, ma
mi sembra avesse le trecce e
una sorella più grande che
piaceva a mio fratello
Marino;
- agli inverni quando i caprioli arivavano fino a ridosso
delle case perché non trovavano niente a causa della
neve e tutti si prodigavano
per dar loro fieno e latte;
- alle domeniche passate
ad Arabba a sciare, risalendo
a piedi perché non c’erano
soldi per l’unico impianto esistente;
- quella volta che, finito di
sciare ad Arabba, dovevamo
rientrare e gli unici soldi
erano quelli della corriera. Io
e mio fratello avevamo fame e
ci siamo presi un pacco di biscotti ed allora... Come facciamo a rientrare a casa? Ci
mettiamo a camminare da
Arabba a Pieve, due bambini,
uno di 6 e uno di 3 anni. Io
piangevo dal freddo, dalla
fame; mio fratello mi
spronava, ma eravamo
stanchi. Per fortuna l’autista,
che conosceva mio padre, si è
fermato e ci ha caricato e
portati a casa. Quanto sentimento e quanta attenzione al
prossimo... Oggi saremmo rimasti a piedi.
Man mano che scrivo, i ricordi si accavallano e mi
tornano in mente e non finirei più di scrivere, ma non
voglio annoiarVi....
Io sono venuto in questi
anni a Pieve e sono andato a
fare la settimana bianca a
Arabba; prima dalla sig.ra
Crepaz, che ha il negozio di
sci in centro ad Arabba e il cui
fratello Giovanni abita a
Caorle e poi all’hotel Malita.
Ho visto poi i Signori Grones,
la Flora, la sorella, la mamma,
l’ex messo comunale, il proprietario dell’hotel Posta di
Arabba - che aveva l’hotel
Alpino a Pieve e che poi era
diventato il dirigente degli
impianti di risalita a Arabba
ed aveva il ristoro sull’arrivo
della seggiovia che da Arabba
arrivava al Compolongo. Il
maresciallo dei Carabinieri,
Berati, che poi si era trasferito
a Belluno, il Trebo, che ci ha
lasciato da poco...
Per me Pieve è casa mia.
Nonostante sia andato via 50
anni fa, la mia casa è a Pieve,
non posso mai scordare le mie
radici; quando passo in
centro a Pieve ho un sobbalzo
al cuore e mi scende una lacrima di gioia e quanto vorrei
tornare, quanto vorrei non
essere partito. La vita non ha
voluto così ed oggi non si può
tornare indietro.
Un saluto a tutti e in particolare ai miei compagni di
scuola che forse mi ricorderannno. Ricorderanno anche
quella volta che avevano organizzato una cena della
classe a Caprile e io avevo
aderito. Purtroppo, durante
la strada io e mia moglie
avevamo pranzato con dei
funghi che ci avevano fatto
male, tant’è che siamo dovuti
tornare a casa per la mezza intossicazione da funghi avariati.
Renato Kuhar
dalla pagina 13
Il mio matrimonio è fallito: come comportarmi?
Una considerazione a
parte viene riservata a coloro
che si trovano nella condizione di conviventi e di
sposati civilmente: anche se,
per una questione di coerenza la loro condizione è incompatibile con la partecipazione piena ai sacramenti.
Analogamente a quanto si è
detto per i divorziati risposati, non è nemmeno possibile affidare loro incarichi o
servizi che richiedono una
pienezza di testimonianza
cristiana. Per loro tuttavia la
comunità cristiana, con i loro
pastori non perda occasione
di accostarli e di aiutarli a
farli riflettere e a introdurli in
un cammino di ricerca che li
porti a maturare scelte responsabili e coerenti con il sacramento del battesimo ricevuto.
V. D. V.
La vecchia fotografia di Angiol Emma risale all’inverno 1925: ritrae
tre uomini. Da sx. Bepo Angiol, Carlo Ragnes e Milio (?) del Comun,
tre persone che probabilmente lavoravano in Comune.
«Le nuove del Pais»
15
L’Ulf à suo nuof prescident Dal Comune un contributo di 7
Daniela Templari l’é l
nuof prescident de l’Union
dei Ladins da Fodom.
Nsegnát nte la scòla elementare da La Plié, de reisc
da Fonzaso, la vif de fato da
plu de trënta agn nta
Fodom, ulàche l’à sua
fameia. L’é stada votada
cuaji a l’unanimité dal nuof
consei vignù fòra davò le
ultime elezion de novembre.
N consei trop renové, ulàche
no s’à plu riprejenté, per
cuestion personali e de profescionai, l prescident
uscent Cristina Lezuo e
autri consiadous che l eva
ite da agn.
L nuof diretif voté da l’ascemblea de l’Union l è
formé dai consiadous: Daniela Templari, Manuela
Ladurner, Michela Devich,
Nives Faber, Raffaele
Irsara, Isabella Marchione
(che ava ciapé l numer plu
aut de ousc), Lorenzo Soratroi, Luigina Dorigo, Gilberto Salvatore, Elisa Gabrielli e Maria Teresa
Crepaz.
Ntel consei resta ite, come
raprejentánt del Comun,
Pierina Foppa. La oramèi ex
prescident Cristina Lezuo,
davánt de lascé che l consei
vade nnavánt co le votazion,
l’à spieghé ai nuos consiadous coche funziona
l’Union dei Ladins, i contac
che l’à con le autre val ladine
e souradut i rapòrc che la ten
coi enc ulàche l’à ite suoi raprejentánc. “Si crei che per i
fodomi, ence se po’ puoc vòl
vignì ite a nen fè pèrt,
l’Union dei Ladins e spò n
particolar l prescident, i
siebe vedùs come raprejentánc de sua identité. De
segur a valgugn no i è jiarà
ju che no son fodoma. Ma
chëst podëssapa ben ester
ence demè n vèlch che sente
demè mi, n mio pensier.
Mpò ester stada votada
come prescident de l’Union
dei Ladins l veighe come n
gran sen de fiducia e souradut de na sozieté trop dalvièrta. Fin da cánche son
ruada nta Fodom davánt
trënta agn, m’à tòst ncuriojì
e apascioné sto ester e se
sentì autramente de la jent,
suo descore particolar. E
sentù tòst che la jent la ie ten
a sto suo ester. Po’ ulàche te
stas polito chëst crei che l
vegne fòra de suo, n mòdo
natural.
No toca desmentié che son
ruada a fè pèrt de na fameia
ulàche la cuestion ladina l’é
de cèsa. Ma chël che à mpié
dut de segur l è ste l refe-
mila euro alla Banda da Fodom
L nuof prescident de l’Ulf, Daniela Templari.
rendum e l avei tout su l’enciaria de fè pèrt del comitat
referendar. Chëst fat m’à
porté a mossei me documenté su la storia dei
Ladins. Sarà che a mi le
ngiustizie le no me plèsc de
natura, ma per chël che à
mossù patì la popolazion
ladina, se capìsc l perciéche
ncora ncuoi la jent la vòl
tourné sot a Bolsán. Mi laore
nte la scòla e ilò se sent plu
che auter che dut l é drio a se
talianizé.
No dighe che l fodom l va
fòra, perciéche duc i tosac i lo
descor ncora ntra de lori. Ma
co son ruada chilò, davánt
trënta agn, mi è mparé a descore n bel fodom proprio dai
tosac da scòla. Po’ son stada
via diesc agn n Zoldo e ilò è
perdù trop. Ncuoi se sent
deplù sta talianité che ven
nnavánt. Zèrto, l è dërt che i
tosac mpare e descore
talián, ma no volësse che se
pièrde sta identité particolar. Crei che ai tosac vignissa a mancé na segurëzza per lori nstësc. No
dighepa che nte Sudtirol la
vade meio. Ma la jent da
fòra, che da spess la ven
chilò a pretende che nuosc
tosac descore demè talián,
la mossa capì che chilò mantignì chëste tradizion,
chësta identité l è plu
mportánt che autrò. Un dei
obietifs che me mëte davánt
l é chël de porté a bon fin l resultat del referendum. Che
no l é saurì.
Volësse laoré deplù su l’identité. Me plajëssa rué a fè
a na moda che siebe i autri,
chi da fòra, a clamé chëst
nòst modo de fè, na tradizion, e che per i fodomi
nveze siebe l vive da ogni di,
chël che i sent suo come normalité de vignidì, che fèsc
pèrt de suo ester”.
(SoLo)
La Giunta comunale ha da
poco deliberato un contributo
di 7 mila euro a sostegno delle
spese sostenute dalla Banda
da Fodom per la scuola di
musica. È la prima volta che la
mano pubblica, in questo caso
il Comune, interviene con un
contributo così sostanzioso
per la cultura e la musica in
particolare. Un riconoscimento al valore sociale che la
Banda rappresenta per la comunità e soprattutto per i
giovani, che in questo sodalizio trovano la possibilità di
un positivo e costruttivo
punto di aggregazione e di crescita culturale. “La fondazione della Banda da Fodom”,
spiega l’assessore Leandro
Grones, “costituisce certamente la novità più bella nell’ambito “socio-culturale-associazionistico” locale. Il
dinamismo di dirigenti, l’entusiasmo degli ormai bravissimi ragazzi ma soprattutto
l’affetto dimostrato loro dall’intera comunità ne sono testimonianza. La strada intrapresa è quella giusta e deve
essere sostenuta con forza da
tutti”. La scuola di musica, gestita in collaborazione con la
“Nuova Didattica Musicale”
di Belluno, è la voce più consistente nel bilancio della
Banda. L’obiettivo è ovviamente, quello di far crescere
costantemente il numero di
nuovi componenti. Questo
però comporta evidentemente
un proporzionale aumento
dei costi per le lezioni di strumento e teoria musicale.
Finora il direttivo ha sempre
cercato di coprire parte dei
costi, che altrimenti sarebbero
ricaduti totalmente sulle famiglie, grazie a contributi di
enti ed associazioni, sia pubbliche che private e ad iniziative proprie, come il mercatino di Natale. Il costo
sostenuto dalla famiglia di
ogni nuovo componente che
ha frequentato la scuola di
musica, della durata di tre
anni, è stato di 200 euro all’anno. Il resto della spesa è
stato a carico della Banda, che
mette a disposizione anche lo
strumento. Per fare un paragone, lo stesso corso, frequentato privatamente, costa
650 euro all’anno e senza lo
strumento. Non è però sempre
facile riuscire a reperire tutti i
fondi. “I percorsi di educazione musicale” dice ancora
Grones, “rappresentano per
gli alunni un impegno importante all’interno che darà loro
grandi soddisfazioni. Nel contempo costituisce un ulteriore
impegno economico per le famiglie da non sottovalutare in
periodo di crisi. Le pacche
sulle spalle servono ma non
bastano. Abbiamo perciò
deciso di intervenire deliberando questo contributo che
andrà a sostenere circa metà
delle spese a carico delle famiglie per la formazione musicale dei ragazzi. Stiamo
inoltre lavorando su un testo
che sarà sottoposto all’esame
del Consiglio Comunale che
non vuole solo essere un mero
riconoscimento della grande
importanza che la Banda da
Fodom riveste e rivestirà nell’ambito sia sociale che culturale, ma impegni altresì il
Comune ad accompagnare
anche in futuro la Banda e il
percorso di crescita e formazione dei ragazzi in ambito
musicale”.
(SoLo)
Borse di studio da Bolzano:
sono aperte le domande.
Anche quest’anno la Regione
Autonoma Trentino - Südtirol
ha emanato l’avviso di selezione
di 60 borse di studio per l’anno
scolastico 2009 - 2010 all’estero
da poter frequentare in Germania, Austria, Gran Bretagna,
Irlanda e Francia, allo scopo di
apprendere una lingua straniera.
Tale iniziativa è rivolta a tutti
gli studenti frequentanti il 3o
anno di Istituti e scuole superiori
della Regione Trentino - Südtirol ed è stata estesa di nuovo ai
comuni confinanti di Livinallongo, Colle S. Lucia, Cortina
d’Ampezzo, Pedemonte, Magasa e Valvestino.
Gli interessati possono presentare le domande dal 1o al 28
febbraio 2009 presso l’Ufficio
per l’Integrazione Europea e gli
Aiuti Umanitari della Regione
Trentino - Südtirol a Trento
compilando l’apposito modulo
che si trova a disposizione anche
presso gli uffici comunali, dove
è possibile avere ulteriori informazioni oppure consultando il
sito www.comune.livinallongo.bl.it
(SoLo)
16
«Le nuove del Pais»
DROGA, CHE FARE?
Il mondo della droga è una
macchina che consuma capitali. Bisogna farsene un’idea.
Nel 2000 anno in cui c’erano
ancora le lire come moneta di riferimento, feci una ricerca sui
casi di giovani dipendenti con
una specifica caratteristica:
l’essere titolari o contitolari di
un’azienda.
Dall’1 gennaio al 31 dicembre 2000, ho potuto raccogliere dieci casi, su un’area geografica delineata da un
percorso che va da Bassano,
Marostica, Cittadella, Conegliano, Castelfranco, Vittorio
Veneto e Fregona e tutta la provincia di Belluno. I giovani interessati erano soci di Spa, Srl, Snc
o di aziende familiari.
Solo in quell’anno queste
dieci persone hanno bruciato
ben 2 miliardi e 64 milioni di lire,
poco più di un milione di euro
nella moneta corrente. Colpiscono i 64 milioni, perché era
l’ammontare degli effetti
bancari che un giovane, titolare
col padre di una falegnameria,
doveva scontare in banca. Arrivato con gli assegni, invece di
pagare le cambiali, ha incassato e pagato i debiti per
droga che aveva fatto in giro.
Ma c’è di peggio. Un giovane
cocainomane poco più che
trentenne, broker di Borsa, appassionato di tante belle cose e
contitolare col padre di una
grossa azienda, ha fatto un
buco di 640 milioni. Coperti sull’unghia con i beni di famiglia. È
solo uno spaccato dei danni
economici che la presenza della
droga apporta a danno delle
economie familiari. Ho scoperto che dei giovani avevano
perfino venduto la quota parte
di casa, ancora indivisa, nella
successione paterna.
Pochi sanno che buona parte
della guerra nei Balcani, combattuta in modo feroce tra i vari
paesi che prima costituivano la
Jugoslavia, è stata finanziata da
soldi provenienti dalla vendita
della “roba”, cioè della droga.
Era trasportata qui con veloci
gommoni o tramite i camion in-
ternazionali e la moneta raccolta da noi era portata di là da
giovani, spesso drogati, con
zainetti piene di valuta italiana.
In pratica contrabbando di
moneta. Posso dirlo perché uno
degli ospiti del programma bellunese del Ceis aveva fatto
questo “sporco” lavoro. Rischiando la pelle e la Finanza
italiana. Chi si droga, ha bisogno ogni giorno di una certa
quantità di denaro per poter
procacciarsi la roba (per inciso,
oggi costa meno, ma la logica
non è per niente cambiata).
Ogni giorno quindi deve
mettere insieme un gruzzolo che
si procura chiedendo insistentemente soldi, rubandoli anzitutto
in casa quando non riesce ad
averli.
Le strategie sono varie, con
abilità eccezionale, a portare
via 10 o 20 euro, in tempi più o
meno ravvicinati, cui segue una
dura e forte negazione, quando
il sospetto cade sul figlio/a
drogato/a, i quali avviano la
procedura sempre più efficiente
nel raccontare balle, balle inverosimili raccontate senza una
piega, con una tecnica che solo i
tossicodipendenti riescono a
mettere insieme. Spariscono
ovviamente pure cose preziose
(ori, argenti, gioielli), capi di vestiario, tutte le cose di un certo
valore che possono essere oggetto di baratto. Guai se i genitori hanno un esercizio commerciale di qualsiasi tipo e il
tossicomane ha accesso alla
cassa. Le famiglie che hanno
gestito bar o negozi con un figlio
tossico dipendente mi hanno
comunicato che spariva una
intera mensilità cioè dagli 800 a
1500 euro al mese. Scoperto il
topo-era in casa-gli incassi e il
reddito sono tornati normali.
Come detto, questo giro di cose
impoverisce economicamente
la famiglia, rende in casa un
clima irrespirabile, pieno di sospetti, di negazioni e di conflitti.
Quando le cose diventano insostenibili si prendono pure decisioni drastiche, cui mai i genitori
avrebbero pensato: pestaggi,
esclusioni da casa, ricatti, uniti a
reciproci sensi di colpa, fino a
dimostrazioni di suicidio (in casi
estremi). Se il giovane studia di
solito abbandona gli studi. Se
lavora cambia spesso lavori, a
proprio danno e a danno delle
aziende. Non va più niente
bene. Allora bisogna che le famiglie non restino sole. Ci sono i
Servizi per tossicodipendenti,
cui i genitori in prima persona
possono rivolgersi, anche senza
il figlio o la figlia finiti nella tormenta della droga. Essi si
trovano a Feltre, Belluno, Auronzo e Agordo, presso la
strutture dell’Ulss.
Ci sono poi tre strutture operative del privato sociale tutte
convenzionate: Ceis di Belluno,
Fraternità di Landris di Sedico,
Cooperativa Dumia di Feltre. Il
centro di solidarietà di Belluno
che ha compiuto 25 anni, da 25
anni ogni settimana tiene
aperto e disponibile un servizio
di auto aiuto, animato da
persone esperte, che si chiama
“Gruppo Delfino”, simpatico
mammifero che soccorre i marinai quando finiscono in mare.
Si tiene ogni mercoledì nella
sede operativa di via Rugo 21,
Borgo Piave Belluno.
Dal 1982 non si è mai
fermato e ha sempre avuto una
media di genitori intorno alle 15
persone. Vale subito la pena frequentarlo da parte di chi ha sospetti che il figlio o la figlia si
droghi, se non altro per ridurre
le spese e i danni economici. Ma
c’è poi tutto il resto.
don Gigetto De Bortoli
Tutte le “info” su Fodom in tasca
La copertina dell’opuscolo per i
turisti.
L’associazione turistica
Arabba - Fodom - Turismo ha
realizzato un pratico libretto tascabile per i turisti, nel quale
sono state raccolte tutte le informazioni di prima utilità della
vallata, come ad esempio i
numeri di telefono del medico,
della Croce Bianca, dei carabinieri o dei taxi. Nella pubblicazione, redatta in italiano, inglese e tedesco, l’ospite potrà
trovare inoltre tutte quelle
piccole ma preziose indicazioni e
notizie che servono quando si è
in vacanza: negozi, noleggi sci,
orari del museo o degli uffici
pubblici, curiosità e informazioni sulla cultura locale. L’iniziativa riprende quanto già da
tempo viene fatto nella valli limitrofe, ad esempio in Val
Badia. “Bisogna imparare da
chi ha più esperienza”, spiega il
presidente dell’Aft, Sebastian
Becker.
“È un’iniziativa in se piccola,
ma che volevamo fare da tempo.
Per esempio, se un turista volesse gustare la cucina ladina, in
questo libretto troverà i ristoranti che la propongono nei loro
menù. Un ringraziamento doveroso va fatto alla vicepresidente Michela Lezuo che ha seguito tutto il lavoro per
realizzare questa pubblicazione. Certo, non è completa, ci
sono solo i soci, a parte i servizi di
pubblica utilità. Questo dovrebbe essere uno stimolo
quindi per gli altri ad associarsi
all’Aft”.
Sulla copertina compare il
nuovo logo dell’associazione turistica. Logo che da qualche settimana si trova anche su un’elegante tabella in plexiglas, affissa
all’ingresso delle strutture associate. Anche qui “copiando” dai
vicini. “È un segno di riconoscimento per gli associati”, spiega
ancora Becker, “un modo per
comunicare unità nei confronti
dei nostri ospiti. Ma l’obiettivo è
che un giorno tutti si riconoscano in questo logo”.
(SoLo)
CORSI DI PREPARAZIONE
AL MATRIMONIO
CENCENIGHE:
ALLEGHE:
inizierà sabato 14 febbraio alle ore 20.30
presso l’Asilo vecchio della Parrocchia.
Tel. in parrocchia 0437 591120
da domenica 19 aprile ore 20.30 presso la
sala parrocchiale.
Tel. 0437 523360 oppure 347 0556312
«Le nuove del Pais»
17
I fodomi sul Bergisel con Andreas Hofer
Nell’anno Hoferiano, un pezzo sconosciuto della nostra storia
Quando le truppe napoleoniche invasero l’Italia settentrionale e minacciarono il
Tirolo risalendo per la valle dell’Adige, anche gli schützen di
Livinallongo e Colle S. Lucia
contribuirono alla difesa dei
confini del principato vescovile e del Tirolo. In un manoscritto conservato nella biblioteca del Ferdinandeum di
Innsbruck, lo storico fodom
Pietro Favai, racconta che il vescovo di Bressanone ordinò l’istituzione di una compagnia di
cacciatori e che la popolazione
maschile dai 18 ai 60 anni
doveva sollevarsi in massa al
suono di una campana. Fu
formata quindi una compagnia
di 100 cacciatori al comando
del fassano Kaspar Savoy von
Mayrsfeld, all’epoca capitano
del castello di Andraz, che insieme ad una compagnia di
Brunico guidata dal capitano
Lambert Winkler pattugliò il
confine con il Veneto dall’autunno del 1796 alla primavera
del 1797. Nel settembre del
1796, alcuni soldati francesi risaliti per la valle del Cordevole
passando per Livinallongo e
giungendo in Val Badia, furono
fatti prigionieri. Il 28 dicembre
1798 gli Schützen fodomi e gli
uomini della leva in massa
furono insigniti nella piazza di
Pieve per il loro impegno e la
loro fedeltà con 542 medaglie.
Furono inoltre loro elargiti 137
ducati e rilasciate le tasse per
30 fiorini.
La seconda guerra
Nella seconda guerra di coalizione (1799-1802) fu formata
una compagnia di 118 cacciatori nei tre Giudizi di Buchenstein/Livinallongo (che
inviò 41 cacciatori), Torre al
Gadera e Fassa. Il 17 febbraio
1800 la compagnia, capeggiata da Franz Joseph von Piristi, capitano al Ciastel de Tor
in Val Badia, si spinse fino a
Zernetz nell’Engadina bassa
dove rimase per più di sei settimane. Sciolta l’8 aprile dello
stesso anno a Bolzano, già a
luglio ne fu istituita un’altra
formata da 117 Schützen dei
tre Giudizi che in dicembre
giunse a Innsbruck, poi a
Schwaz senza però essere
coinvolta in azioni di guerra. La
compagnia era comandata dal
capitano del castello di Andraz
Johann von Piristi. Sottotenente fu designato Giacomo
Roncat, medico militare
Johann Hauser, tamburino,
Felice Pallua, caporali, Antonio Pellegrin e Tita Pezzei.
Il passaggio al Tirolo
Di lì a pochi anni, nel 1803,
la secolarizzazione segnò la
fine del principato vescovile di
Bressanone. Il passaggio del
suo territorio al Tirolo, del
quale fecero parte anche Livinallongo e Colle S. Lucia, non
fu un avvenimento sconvolgente per la popolazione.
Pietro Favai nelle sue Notizie
storiche ne accenna con una
semplice notizia di cronaca,
aggiungendo anzi che il 1o
marzo 1803 fu pubblicato l’Imperial Manifesto “nella più so-
coinvolta nel richiamo alla leva
di massa.
Le battaglie
Il 16 aprile 1809, 247
fodomi e 120 collesi scortarono per un giorno il distaccamento del capitano Machior, comandante delle
truppe austriache stazionate
nel distretto, fino a Caprile.
Due giorni più tardi furono
dallo stesso Machior richiesti
650 uomini (532 fodomi e 118
collesi) per due giornate. Il 20
aprile 540 fodomi e 122 collesi
si recarono fino ad Agordo.
Una foto inedita degli Schützen fodomi in piazza a Pieve.
lenne maniera” e cantato nella
chiesa parrocchiale l’Inno Ambrosiano “con pubblica festività del popolo.” Ben più incisivo doveva essere percepito
il distacco del Tirolo dall’Austria ed il suo passaggio alla Baviera, alleata di Napoleone, in
seguito alla pace di Pressburgo
nel 1805. Il nuovo governo bavarese, anticipando di cento
anni un’analoga disposizione
dell’Italia fascista, vietò il nome
Tirolo sostituendolo con Südbayern (Baviera meridionale).
Pietro Favai lo definiva un “doloroso avvenimento” poiché il
nuovo sovrano “levò il giudizio
che da tanti secoli esisteva in Livinallongo e questa nostra giurisdizione fu incorporata il 26
novembre 1806 al giudizio di
Bruneck...” Una politica poco
oculata e insofferente nei confronti dei secolari usi, diritti e
delle tradizioni della popolazione tirolese nonché una serie
di riforme radicali atte a modernizzare l’apparato amministrativo, fomentarono il malcontento e portarono infine
alla sollevazione del 1809 capeggiata da Andreas Hofer e a
cui parteciparono attivamente
fodomi, collesi ed ampezzani.
In seguito alla prima battaglia al
Bergisel, anche Livinallogno fu
Una settimana dopo, il 27
luglio, 535 fodomi e 126 collesi
furono per due giorni a Pian di
Sala, Laste, Sottil, Ronch e
Colle. Il 14 agosto, mentre ad
Innsbruck infuriava la terza
battaglia al Bergisel, 524
fodomi e 118 collesi partirono
alla volta di Ampezzo per difenderla dalle truppe napoleoniche, rientrando dopo cinque
giorni.
La sollevazione
Il 1o settembre 522 uomini
pattugliarono il confine di
Colle per otto giorni. Il 29 settembre 348 fodomi e 128
collesi si appostarono di vedetta nella frazione di Castello.
Oltre a questa sollevazione di
massa (Volksaufgebot) furono
istituite a Livinallongo da
maggio a ottobre 1809 complessivamente sei compagnie
di Schützen che operarono sul
territorio.
Gli elenchi dei nomi degli
schützen sono stati ritrovati da
poco dallo studioso Ivan
Lezuo, che sulla storia di
Fodom del 19o secolo, ha
scritto una tesi di laurea recentemente pubblicata dall’Istitut
Ladin Cèsa de Jan dal titolo
“Una comunità alpina nell’Ottocento”.
Le liste degli Schützen
Leggendo queste liste, non
deve meravigliare il fatto che gli
ufficiali cambino di volta in
volta. Bisogna ricordare infatti
che le compagnie, secondo
antica consuetudine del corpo
di difesa territoriale degli
Schützen, eleggevano i loro ufficiali democraticamente senza subire alcuna intromissione
da parte delle autorità militari.
Proprio in relazione all’ultima
compagnia in servizio fino al 2
novembre del 1809, si intrecciano fatti storici con la tradizione orale. In un articolo apparso sulla Usc di “Ladins” il 27
ottobre 2001, Sergio Masarei
riportava alcuni aneddoti ricordati da un anziano del
luogo, Riccardo Gabrielli “del
Biel”. Si racconta ad esempio
che il generale Peyri, risalendo
lungo la valle del Cordevole il
giorno di Ognisanti del 1809
con circa 1000 soldati, trovò
resistenza poco sotto Rucavà
da parte degli uomini di Colle
S. Lucia e Larzonei. Il luogo
ancora oggi è chiamato “Col de
la Bataia”. Un uomo di Rucavà
sarebbe stato fatto prigioniero
e obbligato a fare da guida ai
soldati francesi con la promessa di ricevere un cappello
nuovo se giunti a Bolzano. Un
altro episodio vede protagonisti alcuni soldati francesi, i
quali, introdottisi nelle case a
Colaz, buttarono dalle finestre i
sacchi di farina. Un soldato
francese, morto per malattia, fu
sepolto in un luogo chiamato
ancora oggi “Sass dei Caraboc”. Stessa sorte toccò ad
altri tre suoi commilitoni, i
quali, deceduti prima di
giungere a Foram, (una frazione di Livinallongo, composta da una sola casa, in prossimità di Andraz), furono
sepolti poi nella Buja dei Caraboc. Il soprannome di un anziano del luogo, “Bepo Frel” di
Arabba risalirebbe a suo nonno
che si era opposto ai francesi
armato soltanto di un coreggiato, in fodom appunto “frel”.
I documenti
Uno di questi episodi trova
parziale riscontro in alcuni atti
del Landesarchiv di Innsbruck.
Un documento del 12 ottobre
1830 cita che nel settembre del
1809 Joseph Grebmer si trovò
con quattro compagnie pusteresi di Michelsburg e
Schöneck assieme alle compagnie di Marebbe e LivinalSEGUE A PAGINA 18
18
«Le nuove del Pais»
La realté de la vita
Un’altra foto inedita: schützen fodomi al Taulac poco prima dello
scoppio della Prima Guerra Mondiale.
longo presso Colle S. Lucia in
difesa del confine da un’invasione delle truppe italofrancesi. Dopo essersi nuovamente recato in valle Pusteria
con le sue compagnie,
Grebmer affidò il comando distrettuale al badioto Anton Valentin Canins. Da una lettera
del 25 dicembre 1809 si apprende inoltre che proprio
questo Canins, dopo la battaglia dei primi di novembre, fu
incaricato dai fodomi di negoziare con il generale Peyri, a
quanto pare perché non venissero saccheggiate le abitazioni e puniti gli abitanti della
valle. Canins fu fatto prigioniero e condotto fino in val
Gardena.
La sconfitta
La sconfitta dei tirolesi al
Bergisel il 1o novembre 1809
sancì in pratica la fine della sollevazione. Il 28 gennaio 1810
Andreas Hofer, che si era rifiutato di abbandonare la sua
terra, fu fatto prigioniero sulla
Pfandleralm in val Passiria e
condotto a Mantova dove fu fucilato il 20 febbraio. È ancora
Pietro Favai che nel suo manoscritto “Notizie Storiche Topografiche e Religiose di Livinallongo e dei luoghi confinanti a
questa
Giuresdizione
1828/1829”, dà un’idea delle
ripercussioni di questi avvenimenti bellici sullo stato
d’animo della popolazione di
Livinallongo che “ebbe il dispiacere d’esser smembrato
dal Tirolo e con Ampezzo incorporato al departamento del
Piave sogeto a Belluno, provincia del Regno d’Italia”. Ma il
nuovo assetto politico non
ebbe lunga vita, dopo soli
quattro anni il Tirolo fu riunificato e ritornò all’Austria e così
piacque al “cielo di dar fine a
questi disordini”.
(ls - il)
Empruma de dut el Signour l à creé l Musciat e l
i’à dit: “ti te saras Musciat,
te laoraras da domán fin
dasëra senza mèi te lamenté, te portaras peisc su
la gròpa, no t’avaras l’enteligenza e ti te vivaras fin
a 50 agn.
Ti te saras Musciat!”.
El Musciat l ie respon:
“sarè Musciat, ma vive fin
a 50 agn a porté peisc l è
massa, dàmene apëna 30
de agn!”.
El Signour l ie disc: “va
ben”.
Enlouta l Signour l crea l
Cián e l ie disc: “ti te saras
Cián, te defendaras la cèsa
de tuo paron e te saras l
suo meio amich, ti te mangiaras chël che vánza e ti te
vivaras 25 agn. Ti te saras
Cián !”.
El Cián l ie respon: “Signour, 25 agn de guardia i
è massa per mi, dàmene 10
agn che i me basta!”.
El Signour l lo ncontenta.
Enlouta el Signour l crea
la Scimia: ”ti te saras
Scimia, disc el Signour, ti
te sautaras da n ram al
auter fajendo l paiazo, ti te
faras che duc se gòde e ti te
vivaras 20 agn.
Ti te saras Scimia!”.
“Signour,” disc la
Scimia, “vive 20 agn da
paiazo l’é dura, dàmene
demè 10 de agn”.
Conzedù!
A la fin l Signour el crea l
Om e l ie disc: “ti te saras
Om! El sol (la sola creatura)
che rajona su la tièra, ti te
douraras l’enteligenza per
comané ai animei, ti te dominaras l mond ntier e te
vivaras 20 agn. Ti te saras
Om!”.
Respon l Om: “Signour,
sarè Om, ma vive 20 agn
me pèr pochet, dame ence i
30 agn che no n à volù el
Musciat, dame ence i 15
agn che l Cián à refudé e i
10 che la Scimia no n à
azeté.”
Coscì l à fat el Signour.
Da enlouta l Om l nasc e l
vif 20 agn da Om, el se
marida e l passa 30 agn da
Musciat, l laoura e porta
dut l peis de la fameia su le
spale. Davò chèlche ann i
fioi se n va per conto suo, el
vif 15 agn da Cián, col ie
tende a la cèsa e col mangé
chël che i ie dà, per dopo
rué a ester vegle, jì n penscion e vive 10 agn da
Scimia, sautan da na cèsa a
l’autra, da n fiol a chël
auter e col fè l paiazo per fè
gode i neodi!!!
Elo ben chësta la realté
de la vita?
I nomi riportati nel manoscritto di Innsbruck
27.5.1809 - 9.7.1809: Compagnia di 110 uomini.
Hauptmann (capitano)
Johann von Sisti; Oberleutnant (tenente): Joseph
Hauser; Unterleutnant (sottotenente): Johann Batta;
Crepaz Chirurg (chirurgo):
Franz Hauser; Kompagnieschreiber
(segretario):
Franz Crepaz; Feldwebel
(sergente): Johann Crepaz;
Büchsenmacher (armaiolo):
Peter Pescosta; Spielmann
(suonatore/tamburino):
Peter Posch;Spielmann:
Mathias Alton I. Korporal
(caporale): Anton Crepaz;
II. Korporal: Peter Paul
Lezuo; III. Korporal: Franz
Delazer; IV. Korporal:
Simon Faber; V. Korporal:
Michael Foppa; VI. Korporal: Valeryo Costa; VII.
Korporal: Bartolomä Delazer; VIII. Korporal:
Johann Depont.
10.7.1809 - 7.8.1809: Compagnia di 58 uomini Oberleutnant: Joseph Hauser;
Feldwebel: Peter Gaspari;
Fourier (furiere): Johann
Batta Crepaz; Tambour
(tamburino): Peter Pos; I.
Korporal: Valeri Costa; II.
Korporal: Franz Soratroi;
III. Korporal: Peter Crepaz;
IV. Korporal: Jakob Masarei.
7.8.1809 - 8.9.1809: Compagnia di 58 uomini. Oberleutnant: Johann Crepaz;
Kompagnieschreiber:
Franz Crepaz; Feldwebel:
Johann Batta Crepaz; Büchsenmacher: Johann Vois;
Tambour: Peter Posch; I.
Korporal: Anton Palla; II.
Korporal: Valeryo Costa;III.
Korporal: Joseph Ruaz; IV.
Korporal: Peter Gaspari.
9.9.1809 - 16.9.1809: Compagnia di 105 uomini.
Hauptmann: Johann von
Sisti; Oberleutnant: Johann
Crepaz; Kompagniefourier:
Franz Crepaz; Unterleutnant: Johann Batta
Crepaz; Feldwebel: Johann
Batta Gruopa; Tambour:
Peter Posch; Büchsenmacher: Peter Pescosta;
Korporal: Michael Foppa.
16.9.1809 - 24.9.1809:
Compagnia di 103 uomini.
Hauptmann: Johann von
Sisti; Oberleutnant: Johann
Batta Crepaz; Unterleutnant: Johann Crepaz;
Fourier: Franz Crepaz;
Feldwebel: Johann Gruopa;
Büchsenmacher: Peter Pescosta; Tambour: Peter
Posch; Korporal: Anton
Crepaz.
24.9.1809 - 25.10.1809:
Compagnia di 114 uomini.
Hauptmann: Johann von
Sisti; Oberleutnant: Joseph
Hauser; Unterleutnant:
Johann Crepaz; Chirurg:
Franz Hauser; Kompagniefourier: Franz Crepaz; Feldwebel: Johann Crepaz;
Büchsenmacher: Peter Pescosta; Spielmann: Peter
Posch; Spielmann: Mathias
Alton; I. Korporal: Peter
Paul Lezuo; II. Korporal:
Anton Crepaz; III. Korporal: Franz Delazer; IV.
Korporal: Angiol d’Angiol;
V. Korporal: Michael
Foppa; VI. Korporal: Valerjo Costa; VII. Korporal:
Bartolomä Delazer; VIII.
Korporal: Simon Faber.
25.10.1809 - 2.11.1809:
Compagnia di 114 uomini
«Le nuove del Pais»
19
Neve, foraggiamento e fauna selvatica
di Leandro Grones
Un inverno così la fauna ungulata che popola la nostra valle
non l’aveva mai visto e le specie
che sono messe a dura prova sono i
cervi e in particolar modo i caprioli.
L’eccezionalità delle nevicate
ha determinato una situazione altrettanto inconsueta di cervi concentrati in ristretti pendii puliti
dalle valanghe nelle vicinanze di
paesi e vie di comunicazione con
limitata possibilità di movimento
e quindi di procurarsi cibo, condizione questa che ci ha indotto ad
intervenire poco prima di Natale,
totalmente a nostre spese, con 70
q.li di fieno impiegando l’elicottero, mantenendoli così, distanti dalle strade.
L’ungulato che maggiormente
soffre la neve è il capriolo. Trascorre le giornate muovendosi
quel poco che gli basta per trovare
qualche ciuffo d’erba sotto la neve
che rimuove faticosamente con la
zampa anteriore, o le poche foglie
rimaste sugli arbusti al limite del
bosco. La competizione con il
cervo è fattore penalizzante per il
capriolo e, a volte, pure la fedeltà al
proprio territorio può rivelarsi
fatale.
Generalmente le nevicate di
inizio inverno causano meno mortalità rispetto a quelle primaverili
in quanto gli animali hanno buone
riserve energetiche. Per loro ci
sono 38 mangiatoie per fieno posizionate nei siti migliori tra i 1600 e
i 1900 m.slm, controllate sistematicamente dai cacciatori e sparse su
tutta la riserva in siti individuati
grazie alla profonda conoscenza
del territorio, per evitare così raggruppamenti importanti di
animali.
Da oltre 50 anni portiamo fieno
ai caprioli, perché a queste quote e
in una valle che offre pochi siti di
svernamento, un aiuto in tal senso
è assolutamente indispensabile. È
una attività ovvia che fa parte
anche della cultura e del legame
che c’è col territorio e con la sua
fauna. Ma anche chi cacciatore
non è, in situazioni eccezionali
come queste, si prodiga - giustamente - in tal senso. Chiunque
vede un capriolo in difficoltà
procura un po’ di fieno o chiama
qualcuno che vi provveda; per chi
è in difficoltà si chiama il soccorso
non il carro funebre!
In moltissime Riserve dell’alta
provincia, dove cervi e caprioli
vivono numerosi, si è provveduto
a portare fieno; a spalla, con gatti
delle nevi in Comelico, con motoslitte in Cadore, utilizzando l’elicottero a Vodo, Alleghe, Cortina e
Livinallongo. A Selva e a Colle è
intervenuta sempre con l’elicottero la Forestale.
In Tentino la distribuzione del
fieno è sostenuta da un fondo dall’associazione provinciale cacciatori. In Sudtirol è vietato fornire
mangimi ma il foraggiamento del
fieno in alcune riserve in quota e in
determinate condizioni è permesso sia per caprioli che cervi,
anche e soprattutto per evitare
danni al bosco. In molte aree austriache è addirittura obbligatorio.
In Germania, patria della gestione
faunistica, l’argomento è dibattuto
animatamente da anni e in 9 dei 16
Land la pratica non prevede alcuna
limitazione, mentre negli altri
sono prescritte limitazioni - diverse una dall’altra - circa l’utilizzo di mangimi. In alcuni occorre
rispettare dei limiti temporali, in
altri si pratica all’occorrenza. In
Svizzera, nei Grigioni, fino a
15-20 anni fa l’attività era ben organizzata e sovvenzionata dallo
Stato, ora è sconsigliata - ma non
vietata - e viene sporadicamente
praticata solo in Engadina nei
pressi delle lussuose ville di S.
Moritz.
Inevitabilmente, sotterrando
buon senso e raziocinio, sono
SFOGLIANDO
IL LIBRO SINODALE
Quando l’annuncio è atteso e urgente
La scuola
L’annuncio del Vangelo,
compito proprio di ogni battezzato, deve percorrere
anche la via della scuola, di
ogni tipo di scuola, luogo in
cui talora si desta e in cui comunque si tiene viva la ricerca sul significato della
propria vita. Le scuole statali
e le scuole libere presenti in
diocesi, da quelle per l’infanzia alle scuole secondarie
di secondo grado, non escludendo l’interazione con le
università e i conservatori
musicali presenti sul territorio, siano considerati
luoghi dove maturano intelligenze e coscienze.
Ci sia la testimonianza
semplice e diretta dei giovani
stessi, dei loro formatori ed
educatori.
Lo sport
La Chiesa non può che
guardare con grande favore a
quanto di positivo emerge
nello sport: soprattutto una
singolare attenzione alla
persona, ai suoi valori di libertà, intelligenza, volontà,
corporeità e alla sua essenziale apertura agli altri e alla
società.
L’umanesimo cristiano è
vigile e coraggioso nel denunciare e rifiutare quanto di
ambiguo e di negativo può
contagiare il mondo dello
sport. “Diventa necessario
educare a discernere che cosa
significhi essere cristiani
nello sport e quale apporto dà
la fede all’interpretazione
profonda dell’esperienza
umana globale nella quale
trova posto anche lo sport”.
Collaborazioni
Va coltivata una fattiva col-
laborazione con le società
sportive che prevedono formalmente o nei fatti un “progetto educativo per lo sport”.
Possono risultare utili ed efficaci momenti formativi e liturgici in qualche tempo dell’anno, la valorizzazione di
manifestazioni sportive con
disabili e con ospiti di comunità di recupero; incontri
con atleti-testimoni; il coinvolgimento del mondo
sportivo in gesti di solidarietà; il gemellaggio con
gruppi sportivi di Paesi del
Terzo Mondo o di nazioni interessate alle nostre esperienze. Con una motivazione
missionaria va colto l’appello, anche se non sempre
espresso, di una vicinanza e
di una compagnia che fortifica lo sport e gli consente di
essere scuola di virtù e di vita.
La sofferenza
Il dolore e la malattia fanno
parte del mistero dell’uomo
sulla terra. È giusto lottare
contro la malattia e il dolore,
perché la salute è un bene inestimabile. Ma è importante
saper leggere il disegno di
Dio quando la sofferenza
bussa alla nostra porta. La
chiave di tale lettura è costituita dalla croce di Cristo. Il
Verbo incarnato si è fatto incontro alla nostra debolezza
assumendola su di sé nel mistero della croce. Da allora
ogni sofferenza ha acquistato
una possibilità di senso che la
rende singolarmente preziosa. Chi sa accogliere la
croce nella sua vita sperimenta come il dolore, illuminato dalla fede, diventi
fonte di speranza e di salvezza.
(continua)
scoppiate le polemiche e le conseguenti prese di posizione sui
media, anche di chi per l’ambiente
e la fauna sovente si riempie la
bocca e mai si rimbocca le maniche. Polemiche che hanno evidenziato l’emotività, la superficialità e la grande confusione che
prevale sull’argomento.
A chi sostiene la naturalità fine a
se stessa cassando l’intervento,
peraltro naturale e discreto, dell’uomo bollandolo addirittura
come dannoso, occorre ricordare
che l’ambiente montano ha subito
proprio per mano dell’uomo alterazioni in termini di infrastrutture
d’ogni tipo, che inevitabilmente
condizionano i meccanismi naturali della fauna, compresi gli
spostamenti stagionali alla ricerca
dei siti di svernamento.
Siti altresì attraversati da percorsi per ciaspole, scialpinismo,
fuoripista o peggio da motoslitte.
Tralascio poi tutti gli altri molteplici interventi, diretti o indiretti,
sulla natura e sui selvatici.
Tutto ciò si traduce per la fauna
in maggior stress e conseguente dispendio di energie nei mesi più delicati.
Il foraggiamento artificiale
smussa - e quindi rende meno
acute - quelle situazioni create artificialmente proprio dall’uomo.
È evidente quindi che quando si
interviene sull’argomento occorre
valutare correttamente tutto, non
solo la parte che a ciascuno fa più
comodo.
È comprensibile peraltro che in
materia vi siano opinioni contrastanti, ma chi sostiene che la natura
e il rigido inverno debbano fare il
suo corso per cervi e caprioli e che
l’intervento dell’uomo sia assurdo
e sbagliato, dovrebbe spiegare
bene cosa c’è di naturale nelle operazioni di cattura e rilascio di stambecchi (dopo averli dotati di ingombranti radio-collari) a scopo
di rapidi recuperi di colonie decimate dalla rogna sarcoptica, o
peggio, catturare marmotte in primavera, comprese le femmine
gravide, per essere traslocate in
anguste cassette a centinaia di km
di distanza a scopo di reintroduzione per attrazione turistica per
Parchi - grazie al loro aspetto da
“peluche” - e per ampliare il
“menù” dei predatori. Mah...., è
giustificato procurare cibo vivo all’aquila e alla lince mentre chi - a
proprie spese - porta un po’ di fieno
ai caprioli è criticato? C’è
qualcosa che non torna!
Ecco perché noi continueremo a
gestire il nostro patrimonio faunistico come abbiamo sempre fatto,
con gli ottimi risultati che sono
sotto gli occhi di tutti, portando
fieno ai caprioli e se necessario,
pure ai cervi.
Parrocchia di Colle
La velma
La velma.
Chi lo scorso agosto ha
avuto il piacere di passare
dalle parti di Fedare ha
potuto vedere, poco lontano
dall’omonimo rifugio, una
particolare struttura: un
cono di fieno che nella nostra
parlata Collese chiamiamo
velma.
L’aveva realizzata Giovanni sul suo prato usando il
fieno raccolto là intorno, da
bravo contadino, o meglio
come si direbbe oggi “ecologista”, che non vuole veder
inselvatichire quel luogo che
fa da sfondo al suo rifugio e
che è stato per secoli il luogo
che aveva raccolto le fatiche e
le copiose stille di sudore dei
suoi vecchi: barba Pière, il
nonno; barba Bastien, il padre;
meda Maria, la madre, alla cui
scuola sin da piccolo era cresciuto.
La sua velma, è stato l’omaggio ai valori del passato,
perché, se ho fatto accenno
all’ecologia, termine usato
ed abusato, termine senz’altro scientifico, voglio interpretarlo con i suoi significati più semplici ed umani:
amore e poesia.
I nostri vecchi che alla
terra, loro unica risorsa economica, tutto hanno dato con
tanto amore e, pur consapevoli della sua avarizia nel
concedere, la vedevano
come un tesoro e la consideravano loro e bella.
La velma era una vera e
propria struttura costruita a
regola d’arte con tutti gli accorgimenti che le davano sicurezza e stabilità pur
esposta, senza alcuna copertura, alle intemperie.
In essa la conservazione
del fieno era assicurata per
tutta la durata della sua esistenza, fino a quando, cioè, a
fine settembre, ottobre,
quando il padrone aveva
portato a termine i lavori urgenti giù in paese e prima che
la neve facesse la sua comparsa sulla montagna alta
dove il fieno attendeva di
essere trasferito alle stalle,
come prezioso foraggio durante i lunghi mesi invernali
(fino a maggio, giugno).
La velma rimasta là senza
presentare segni di cedimento mostrava la sua superficie di un colore unifor-
memente grigio rossiccio,
colore che testimoniava le ingiurie subite dal tempo, ma
nel suo interno il fieno era intatto come vi era stato deposto.
Voglio ora descrivere,
come mi riesce, la tecnica che
veniva usata nella costruzione della stessa: tecnica
fatta di ingegno, di esperienza, di cura di tanti particolari accorgimenti che ne
garantivano la buona riuscita.
Nei pressi del fienile, che,
in anni di abbondanza, non
aveva potuto accogliere
tutto il fieno racimolato,
veniva preparata una modesta base di assicelle di
legno che dovevano assicurare l’isolazione dal
terreno, e su questa (che poi
non appariva alla vista)
veniva modellato un primo
strato circolare di fieno ben
secco uniformemente ben
pressato cui venivano gradatamente sovrapposti altri
strati leggermente crescenti
con una meticolosa regolarità fino a formare un
tronco di cono con la base più
larga in alto, appena di poco
più ampia di quella di partenza.
La costruzione proseguiva sempre con rigorosa
precisione fino ad assumere
la forma di un cono perfetto.
Richiedevano particolari
attenzione le rifiniture: la
cima che a motivo della compressione più difficoltosa,
doveva essere risistemata in
più riprese nei giorni successivi; rigorosa doveva
essere la levigazione dell’intera superficie, la regolamentazione della base, leggermente rientrante, con la
rincalzatura del fieno perché
l’acqua scivolata dal cono
non avesse modo di ristagnare.
Erano lavori eseguiti con il
rastrello sapientemente maneggiato.
Non solo nel caso cui ho
fatto accenno più sopra, era
in uso erigere una velma.
C’erano estensioni prative
poste su pendii particolarmente ripidi ai piedi dei
quali la costruzione di un
fienile non era resa possibile
dalle abbondanti valanghe
che lo avrebbero rovinosamente travolto.
Questo avveniva a Zonia,
lungo le pendici del Pore e in
altri luoghi ancora.
Si rendeva perciò opportuno l’allestimento delle
velme per conservare il fieno
raccolto sino al definitivo
trasferimento.
Sento il dovere di riconoscenza e voglio esprimerla in
iscritto prima di concludere,
nei confronti dei nostri antenati che col loro silenzioso
ingegno, con la loro bravura
hanno contribuito ad illustrare la storia di Colle.
Un grazie lo voglio dire
anche a quei fedeli testimoni
di essa, come Anselmo e Giovanni, che ho sempre trovato
disponibili e cortesi a cogliere l’invito a raccontare,
con vera competenza ciò che
di quella storia merita
d’esser trasmesso ai posteri.
Maria Sief
Dalla corrispondenza Etiopia-Italia,
padre Sisto e la Comunitá di Colle
In un cimitero di
Addis Abeba c’è ancora
una tomba che custodisce le spoglie mortali
di un nostro compaesano che, oramai,
pochi di noi hanno personalmente conosciuto:
si tratta di Fridolino
Lezuo, figlio di Angelo
de Bagòt di Caterina Agostini; nato a Colle nell’aprile del 1914.
Era il maggiore di 11
fratelli, due dei quali
ancora viventi: Sandro
emigrato in Australia e
Teresina a Colle.
Padre Sisto Agostini,
che da parecchi anni
opera in quelle terre, ha
scritto di aver cercato
quella tomba e di aver
Fridolino Lezuo.
celebrato una S. Messa in
occasione del 60o della
morte, ha inoltre fatto
sapere che la tomba è
sempre perfettamente
curata ed in ordine, segno
che qualcuno ricorda
ancora Fridolino Lezuo.
Questo nostro caro compaesano è deceduto in
quella terra, allora, più di
ora, tanto lontana, nel dicembre del 1948 in seguito
ad un male che non
perdona e che lo aveva
colpito nell’esercizio del
suo lavoro con una equipe
di sanitari che eseguiva ricerche mediche in quei
luoghi.
Le lettere inviate a suo
tempo dal povero Fridolino e conservate in famiglia testimoniano il suo
attaccamento ai genitori, ai
fratelli, e ai parenti ed
amici, al paese natale e la
nostalgia che lo ha accom-
continua a pag. 21
«Le nuove del Pais»
Il ricordo
di don Serafino Masarei
La famiglia Masarei ha donato a Padre Sisto per la
sua missione in Etiopia, indumenti ed oggetti sacri già
appartenuti al compianto P.Serafino, nato a Colle nel
1905 dove riposa dal 5.1.1973 dopo una vita dedicata
interamente all’apostolato missionario in Africa ed in
Asia occupando anche l’incarico di Vicario generale
nella Diocesi di Miri in Borneo. È ancora vivo il suo ricordo, il suo attaccamento alla terra natia ma soprattutto il suo sorriso. Il suo senso di humour e l’amore incondizionato per i fratelli che certamente gli ha
meritato la condivisione della pace e della gloria del
Padre nella Nuova Gerusalemme.
Padre Sisto, con lettera spedita da Addis Abeba il
23.11.2008 ha ringraziato la famiglia per il dono ed ha
assicurato il ricordo continuo dell’amato don Serafino, ben convinto che la sua intercessione presso il
Padre giova anche alla sua Missione. Quanto donato,
scrive, serve per i seminaristi etiopici. In particolare la
Pietra Santa accompagnerà le uscite in missione
mentre un cuscino fa e farà da sgabello al Vangelo
esposto nella Cappella del Seminario.
Vadano a Padre Sisto gli auguri per la sua instancabile attività missionaria.
Angela
continua da pag. 20
pagnato nei lunghi anni di
permanenza in terra d’Africa.
È rimasto in quei luoghi
dal 1937 al 1948 senza
poter mai aver l’opportunità di far ritorno per
una visita alle persone e ai
luoghi che gli erano tanto
cari.
Ringraziamo Padre
Sisto per la sua segnalazione e per averci dato
l’opportunità di parlare di
questo nostro compaesano.
Maria Sief
Addis Abeba - la tomba del defunto Fridolino Lezuo.
21
Briciole
da Colle Santa Lucia
Fede e cultura popolare, radicati meravigliosamente nella
tradizione pura, costituiscono
elementi di primaria importanza
per una giusta lettura storica dell’origine e delle trasformazioni
di una comunità.
Colle Santa Lucia ha vissuto il
tempo di Natale senza disattendere gli appuntamenti fissati
dagli antenati rivivendoli nella
loro semplicità, senza fronzoli
stonanti e, soprattutto, senza
mania di apparire per sembrare
più adeguati ai tempi. La semplicità, il carattere bucolico, la
spontaneità partecipativa con
tutta la genuinità che contraddistingue gli abitanti di questo
piccolo, ma ancor sano, centro
abitato, hanno fatto da cornice
alle diverse manifestazioni non
pubblicizzate ma sentite, partecipate e vissute dall’intera comunità.
1 gennaio. L’augurio per
l’anno neonato è stato portato da
un gruppo di cinque bambini che
hanno bussato alle porte di
quelle persone che sono sole,
che si sentono abbandonate, che
vivono particolari momenti di
vita. È l’augurio di pace, di
gioia, di felicità che, accompagnato da sorrisi di bambini, lasciano una scia di fiducia ed un
riaccendersi di speranze.
Questo era il loro messaggio
augurale, il messaggio della
“bambona” “Bondì e bon an
ve augùre n bon an
Che stessà biei sagn,
ve prèe la bambona”
(Le famiglie visitate sono
state generose offrendo 170
Euro poi devoluti per la Giornata
dell’infanzia missionaria.)
La sera
del 5 gennaio, all’imbrunire...
...ecco girare i RE MAGI, vecontinua a pag. 22
I Re Magi in visita alle famiglie di Colle Santa Lucia.
Notizie
dalla Croce Bianca
di Colle S. Lucia
Come già comunicato nello
scorso bollettino la Croce
Bianca di Colle S. Lucia si è
dotata di nuove divise per i volontari.
Le vecchie divise in uso sono
state ritirate e si è pensato di
proporre a Padre Sisto Agostini
di utilizzarle in terra di Etiopia.
Padre Sisto ci ha risposto che
accoglie di buon grado questa
nostra iniziativa e quindi nei
prossimi mesi provvederemo
ad inviargli tutto il materiale
con la collaborazione dell’Ufficio Missionario di Belluno.
22
«Le nuove del Pais»
continua da pag. 21
stiti con costumi orientali,
bussano, entrano nelle case ma
non portano, come si potrebbe
pensare, dei doni. Domandano se
qualcuno sa dove possono incontrare Gesù. Domanda che lascia
perplessi. Certamente non lo si
trova nelle famiglie dimezzate,
nei giovani che antepongono l’io
a Dio, nelle comunità sopraffatte
dall’odio, dall’invidia, dalle violenze, dalle guerre. Ma... fra la
gente umile, semplice, attenta,
premurosa come i pastori di Betlemme. Egli è nato per noi oltre
2000 anni fa ma non ancora nasce
nella maggior parte degli uomini
e, purtroppo, anche in molti di
quelli che si dicono cristiani.
I loro scrigni sono luccicanti
ed aperti. Volutamente aperti!
Attendono la deposizione dei
doni della famiglia visitata. Non
ori, incensi o mirra ma conversione, atti di bontà, di amore, di
fratellanza vera, avulsa da ogni
ipocrisia. Crescita nella fede ma
anche irrobustimento della spe-
Una “donaza”.
ranza confluenti nella carità che è
Amore- Deus caritas est! Nella
carità si incontra Dio fatto uomo.
Il giro che i Magi compiono a
Colle ha l’obiettivo di riempire
gli scrigni per una convivenza
più umana e fraterna ed un richiamo a non rendere inutile il sacrificio di quel Bambino che,
benché autore di tutto e di tutti, si
è fatto uno di noi, un uomo per
salvare l’uomo ma questo continua a rinnegarlo e scacciarlo
dalla sua esistenza.
Dal religioso al pagano
Sempre la sera del 5 gennaio
sono stati accesi i caratteristici
fuochi del “Pan e Vin” mentre in
lontananza sono risuonati i caratteristici rumori di campanacci
accompagnati da paurose urla.
Lentamente, dall’oscurità, sono
apparse le “donaze” che, con aria
minacciosa, si sono avvicinate a
grandi e piccoli radunati davanti
al falò, con il chiaro intento di
catturarli.
Il tutto si è risolto con qualche
urlo e qualche pianto di quelli più
timorosi. Le ”donaze” hanno
proseguito il loro cammino visitando le famiglie e portando un
po’ di divertito scompiglio.
Angela
GRAZIE!
Colle Santa Lucia “sepolta” dalle recenti nevicate.
Volevo ringraziare e congratularmi con gli addetti del
Comune per l’eccellente
lavoro svolto nel corso delle
abbondanti nevicate dei
primi giorni del mese di dicembre. Il loro lavoro ininterrotto, giorno e notte, ha permesso a noi cittadini di Colle,
ed agli ospiti, di avere
sempre le strade sufficientemente sgombre da permettere di recarci al lavoro
sempre e senza eccessivi
disagi.
Il loro lavoro è stato tanto
più meritevole, se si pensa
che è stato svolto anche in
presenza del pericolo per la
loro incolumità.
Lucia Sommavilla
Le corone
d’Avvento
Anche quest’anno un gruppo
di volontarie si è riunito per preparare, addobbare e vendere
(sfidando le intemperie!) le ”
Corone d’Avvento” il cui ricavato di euro 500,00 è stato devoluto alla Parrocchia per l’acquisto del nuovo gonfalone di
Santa Lucia. Questa tradizione è
da collegarsi a un’antica consuetudine germanica precristiana, derivata dai riti pagani
della luce che si celebravano nel
mese di dicembre. Nel XVI
secolo questa usanza si diffuse
tra i cristiani diventando una
specie di “conto alla rovescia”
verso il Natale. Su un cerchio
Alcune volontarie durante la vendita delle “Corone d’Avvento”.
realizzato con rametti di abete si
mettono quattro ceri, uno per
ogni domenica di Avvento, che
Il Presepio dei bambini
Il presepio a tema “La Grande Guerra” realizzato dai bambini di
Colle.
Presso i locali delle ex
scuole elementari è stato realizzato da alcuni genitori volenterosi e da numerosi
bambini un bel presepio tematico inerente la prima
Guerra Mondiale.
Con arte e maestria sono
stati realizzati scenari,
soldati, tende, trincee, luci e
la classica rappresentazione
della Natività, il tutto ambientato fra le nostre montagne in uno scenario di
guerra molto realistico ed affascinante.
Un ringraziamento a tutti i
genitori che si sono prestati a
questa attività e un “bravo”
ai bambini che hanno partecipato all’iniziativa.
un genitore
vengono accesi recitando una
breve preghiera.
Angela
Dai Vigili del Fuoco
Volontari
Le copiose nevicate verificatesi nei
primi giorni di dicembre del 2008 hanno
coinvolto i Vigili del Fuoco, sia volontari
che permanenti, in numerosi interventi su
tutto il territorio della Provincia.
Nel nostro caso il Distaccamento di
Colle ha effettuato nel giro di pochi giorni
lo stesso numero di interventi che di solito
si fanno in un anno mettendo a dura prova
le forze a disposizione.
Tante le falde dei tetti da liberare dalla
neve, coperture di camini da sistemare,
numerose sono state anche le valanghe
che hanno interessato il nostro territorio
specialmente nelle zone di Posalz e
Colcuc, diversi danni si sono avuti anche
per piante travolte dal peso della neve.
Alcuni interventi sono stati fatti anche
nel vicino comune di Livinallongo in
quanto gravato da una situazione molto
difficile legata ai grandi quantitativi di
neve caduta.
Grazie a tutti per la collaborazione e la
dedizione dimostrata in questo frangente.
Per i Vigili del Fuoco Volontari
Moreno Kerer
«Le nuove del Pais»
23
Chi è Santa Lucia... patrona di Colle?
Prima di Natale, prima
cioè della nascita di Cristo,
che si proclamerà “Luce del
mondo”, la Chiesa festeggia
Santa Lucia con memoria obbligatoria. Il Martirologio Geronimiano fissa al 13 Dicembre il suo dies natalis
(283 - 304). Vergine, martirizzata sotto Diocleziano.
Secondo una fonte greca,
Lucia era una bellissima
giovane siracusana, appartenente a famiglia molto ricca,
fidanzata con Pascasio,
giovane concittadino. Viveva
felicemente nella sua cittadina possedendo tutto ciò
che una persona possa sognare di ottenere dalla vita
materiale.
Un giorno la sua mamma si
ammalò gravemente. Lucia,
disperata si rivolse con suppliche al Dio cristiano, in cui
credeva in segreto, chiedendo la guarigione della
mamma. Non ottenendola,
non demorse. Pensò di rivolgersi a S. Agata, martire di Catania. Decise di recarsi personalmente presso la Santa.
Partì. Lungo il cammino le
apparve S. Agata che la rassicurò per la salute della
mamma, e le predisse quale
sarebbe stato il suo martirio.
Ritornò a casa e trovò la
mamma perfettamente guarita.
Aveva, nel frattempo, fatto
il voto di castità se il Signore
avesse accolto la sua preghiera di intercessione per la
guarigione della mamma.
Decise di comunicare al fidanzato la sua decisione ma
questi non volle accettare.
Tentò in tutte le maniere per
convincerla a desistere ma
non ci riuscì.
La denunziò come cristiana. Lucia vendette tutti i
suoi beni terreni e li distribuì
ai poveri di Siracusa che,
allora, erano numerosi.
Visse pienamente, sia pure
per poco tempo, la povertà
predicata da Cristo. Infatti,
dopo poco tempo,venne incarcerata e condannata, le
fecero trascorrere un periodo in un lupanare. Si cercò
in tutte le maniere di farla
abiurare. Non ci riuscirono
pur tentando di usare mezzi
inconcepibili oggi.
Si racconta che quando i
soldati di Diocleziano cercarono di portarla via dal
carcere non ci riuscirono pur
usando tutte le loro forze; ricorsero finanche ad una
S. Lucia V. e M. Immagine venerata dal 1700 nella Chiesa di Colle
Santa Lucia (Bl).
coppia di buoi... ma niente.
Fu condannata a morte e
morì tenendo fede al suo
voto ma, soprattutto, al suo
credo in Dio Padre.
Il suo nome evocava la
luce. La traduzione greca di
Lukia venne a significare
segno e promessa di luce spirituale. È da ritenersi che sia
dipeso soprattutto dal nome
il patronato sulla vista
anche se si racconta in un episodio, tramandato per generazioni, apparso solo dopo
molti anni dalla sua passio e
che ancor oggi viene evocato
dai suoi devoti. Il fidanzato
aveva detto che non poteva
fare a meno dei suoi occhi.
Per accontentarlo se li cavò
con le sue stesse dita e glieli
mandò ma immediatamente,e si dice miracolosamente, riapparvero altri, belli
come i primi, nelle sue dolci
orbite oculari.
Nell’iconografia Lucia è
stata sempre rappresentata
con una palma (phaenix=rigenerazione), una spada o un
pugnale (segni dei mezzi del
suo martirio), una lampada
(segno di luce materiale e spirituale) e sul palmo della
mano un calice, su cui è appoggiata una patena contenente due globi oculari
(segno del martirio accettato
per amore di Cristo, per il
sangue versato per la redenzione dell’umanità).Nella
maggior parte delle icone, indossa un mantello tempestato di gemme e di fiori,
quasi epifania della luce
divina e segno della sua immensa ricchezza spirituale
acquisita con la coerenza culminata col martirio.
Il culto alla Santa si diffuse
rapidamente in Italia ed in
Europa. Ovunque si impetrava, e lo si fa tuttora, la sua
intercessione per la guarigione di malattie oculari,
quasi mai per quelle ancora
più menomanti che sono costituite dalla cecità spirituale.
Anche a Colle Santa Lucia,
come ormai da tradizione, si
è festeggiata la Santa Patrona,
con una concelebrazione eucaristica presieduta dal
parroco don Sergio Pellizzari. Nonostante le condizioni metereologiche avverse, buona è stata la
partecipazione. È seguito un
momento di convivialità nei
locali delle ex-scuole elementari e, contemporaneamente, sono stati venduti barattoli di marmellate e di
miele, offerti da un produttore locale, e candele, ottenute con cera riciclata, con
l’immagine della Santa.
Sono stati raccolti circa
300,00 euro e devoluti per
l’acquisto del gonfalone della
Santa Patrona di Colle.
Angela
a
l
o
u
c
S
o
d
n
o
M
Dal
Babbo Natale e le sue renne, Maria con Giuseppe
e il piccolo Gesù, e gli animaletti del presepe hanno
accolto con entusiasmo il numeroso pubblico accorso martedì 23 dicembre nella palestra della
Scuola Primaria di S. Fosca per lo scambio degli
auguri di Natale.
I bambini, emozionatissimi, hanno deliziato i
presenti con recite, canti, poesie e brani musicali.
Tutti alla fine sono stati premiati con un grande applauso e l’arrivo di Babbo Natale! Dalla sua gerla
sono usciti caramelle e cioccolatini, per grandi e
piccini. In questa occasione sono stati messi in
vendita delle icone realizzate dai bambini nei mesi
precedenti il Natale e dei biscotti sfornati grazie all’aiuto del fornaio, il Signor De Mattia. Il ricavato
sarà devoluto all’Associazione “Amici del Ghana”,
impegnata in quel paese nella realizzazione di
alcuni pozzi.
I bambini
della Scuola Primaria
24
«Le nuove del Pais»
L’ é scomenzé da puoch n nuof an, on sarà via chel vege, passà in
ben o in mal, ma passà.
Ades se va inavant con noste idèe, speranze, voia de fà, sta
picola rima de la maestra Maria che riproponon chilò sot via, la vol
ester n augurio per duc noi: per i tosac, speranza del nost davignì,
per i joven e le famèe e incia per nuos vege che, dèrt o stòrt, tant i
n’à dat e insigné.
Speron da sen, coche dis la rima, che incia se i temp i muda reste
semper na picola somenza bona de jarbolà incia sui taregn pi ars.
SAJOGN
Sié voi, tosac,
la nuova ainsuda
del l an nuof che rua per Col.
I passa impressa
sti agn e i sen va!
Muda i temp, ma la somenza
sot jarbolèa.
Del vèrt den doman,
dei fiori che spontarà,
tosac, sié po voi la vèa.
Ve augùre;
che l temp dai ca bon:
l sol co l è ora; la piova a parà
dal sech e, bonòra,
frèsch e rojada
che sluje ntel sol
farà vuos colori che viest
dintor via sto bel nost Col.
L é inveze sti noni,
come i antichi pez,
che à mitù rais e slargé fòra
i ram sun noste rive
per dut el pais.
Lori i é impontai
ma valota i é gram;
en vent furibondo tira e
manaza
sua vita a sto mondo.
I se tem da na boa
co rua l temporal;
ma lori no i ziede...
saldo i se cruzìa i jem che no
joa.
El temp intant el sen và.
Epur incia sti pez,
se i à da tomà
i sarà bone legne
d’invar ente fuoch
per podè se saudà.
MY PORTAL
My Portal è il progetto
informatico che ha consentito di istituire un sito
internet per ognuno dei 16
comuni dell’Agordino e
uno per la Comunità
Montana Agordina.
I siti da cui accedere ai
diversi Link (nei quali si
possono trovare informazioni di vario genere) son
rispettivamente: Per il
Comune di Colle Santa
Lucia: www.comune.collesantalucia.bl.it
Per la Comunità Montana Agordina: www.agordino.bl.it
Nello specifico, nel sito
comunale, si possono già
trovare informazioni utili
riguardanti le varie attività
del Comune, si può “scaricare” la modulistica relativa all’I.C.I., rifiuti, edi-
lizia, permessi, strade
silvo-pastorali, l’elenco
delle deliberazioni della
Giunta e del Consiglio Comunale, e gli orari di
apertura al pubblico degli
uffici.
Per chi ha necessità di
produrre delle autocertificazioni è possibile, direttamente da casa, compilare e
stampare quanto necessario.
“My Portal” viene gestito direttamente dall’Ufficio Tecnico del Comune
(e-mail: tecnico1.slucia
agordino.bl.it). Il sito è in
continuo aggiornamento,
potrà “ospitare” tutto ciò
che può essere utile per migliorare la qualità dei
servizi e rendere più
agevole le condizioni di
vita dei residenti e non.
En gramarzè de cuor
Desidero approfittare dello
spazio concessomi per far arrivare un particolare ringraziamento a tutti coloro che a vario
titolo hanno collaborato fattivamente per eliminare il prima
possibile gli innumerevoli
disagi causati dalle copiose nevicate dei mesi scorsi. In particolare desidero ringraziare i dipendenti comunali, i volontari
del neonato gruppo di protezione civile, i pompieri volontari, il gruppo A.N.A. di
Feltre che ci ha messo a disposizione un operatore per cercare di
alleviare le fatiche dei nostri
operai comunali unitamente ad
alcune ditte operanti sul territorio in possesso di mezzi sgombraneve all’altezza della situazione”.
Un ringraziamento anche a
coloro che hanno aperto le porte
agli sfollati di Colcuc garantendo loro i servizi necessari.
IL SINDACO
Volontari in pausa dopo il duro lavoro.
Borse di studio
per l’anno scolastico 2009-2010
Borse di studio per la frequenza
dell’anno scolastico 2009-2010 in
Austria,Germania, Gran Bretagna, Irlanda o Francia.
Il 28 gennaio 2009 è giunta la
comunicazione ufficiale dall’ufficio per l’integrazione europea e
gli aiuti umanitari diretto dall’avvocato Franco Beber, che la
Giunta della Regione Autonoma
Trentino Alto Adige, ha approvato
la realizzazione di 60 borse di
studio per la frequenza dell’anno
scolastico 2009-2010 in Germania,Austria, Gran Bretagna, Irlanda o Francia.
L’iniziativa è rivolta a tutti gli
studenti, cittadini degli stati
membri dell’Unione Europea, residenti da almeno un anno in Regione oppure nei comuni confinanti di Pedemonte, Colle S.
Lucia, Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana, Magasa,
Valvestino e frequentanti la terza
classe di uno degli Istituti superiori
della Regione oppure delle zone limitrofe confinanti.
Gli interessati possono presentare domanda debitamente
compilata e munita dei documenti
richiesti dal primo febbraio al 28
febbraio 2009 presso l’Ufficio per
l’Integrazione europea e gli Aiuti
umanitari della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige in
Via Gazzoletti 2 a Trento.
Ulteriori informazioni presso:
Rag.Sieglinde Sinn-referente:
0461-201344-sieglinde.sinn regione.taa.it
Signor Peter Vontavon-segreteria:0471-322122-peter.vontavon regione.ta.it
COMUNICAZIONI
I cittadini di Colle Santa Lucia, ovunque residenti, sono invitati a RACCONTARE e RACCONTARSI, PROPORRE e SEGNALARE attraverso le pagine di questo giornale.
Basta inviare una e.mail al seguente indirizzo: angelaritacircelli libero.it
O una lettera presso L’Istitut Cultural Ladin “Cesa de Jan”
Via Villagrande, 54
32020 Colle Santa Lucia (Bl)
Calendario delle date del bollettino “Le nuove del Pais” per il
2009:
- 27 marzo
- 5 giugno
- 4 settembre
- 27 novembre
Per non rischiare di non vedere pubblicato il proprio articolo, si suggerisce di attenersi scrupolosamente a queste
date, che vi comunico per tempo, per darvi al possibilità di organizzarvi.
Angela
«Le nuove del Pais»
Novit‡ dal Passo Giau
25
COMUNITÀ
in cammino
Battesimo:
1/2009. Lena Patrick, di
Daniele e Colleselli Martina, resid. a La Valle
Agordina, n. il 31/03/08 e
battezzato il 3 gennaio ’09
nella chiesa parrocchiale
di Colle Santa Lucia.
Matrimonio:
1/2009. Lena Daniele e
Colleselli Martina (originaria da Posalz), residenti
a La Valle Agordina,
sposati in chiesa a Colle
Santa Lucia il 3 gennaio
2009.
Agostini Bernardi.
Lezuo Rodolfo.
Una veduta del “nuovo impianto”.
Dopo oltre trenta anni è
stato costruito un nuovo impianto di risalita al Passo Giau.
Il percorso è stato molto lungo.
Inizialmente vi è stata la necessità di ripianare i debiti garantiti dal Comune e contratti
dalla Giau Srl, società posta in
liquidazione e successivamente, in contemporanea al
pagamento dei debiti pregressi, è iniziato il percorso di
adozione di una nuova variante urbanistica da parte dell’Amministrazione Comunale,che aveva ed ha l’obiettivo di
pianificare un nuovo sviluppo
del Passo Giau. L’impianto (in
fotografia) è il primo passo concreto della nuova pianificazione.
Dopo un percorso di otto
anni e con la collaborazione in
primis della Averau srl ab-
biamo raggiunto un importante risultato: quello di collegare il Comune di Colle Santa
Lucia con il carosello del Superski Dolomiti.
Infatti il nuovo impianto permette di raggiungere il Passo
Falzarego da dove si può proseguire per la Val Badia passando
per le piste dei Lagazuoi o
tornare nuovamente al Passo
Giau utilizzando gli impianti
delle Cinque Torri. Dalla
nuova seggiovia, immersi in un
panorama molto suggestivo, si
possono ammirare le più belle
cime dolomitiche. Invitiamo
tutti gli appassionati di sci a raggiungere il nuovo impianto di
Croda Negra e auspichiamo
che sia solamente l’inizio di un
nuovo sviluppo del Passo Giau.
L’Amministrazione Comunale
40o di matrimonio
Dell’Andrea Gianfranco e Pallabazzer Maria Frida
hanno raggiunto nel 2008 il traguardo dei 40 anni di
matrimonio.
Per festeggiare tale ricorrenza hanno scelto come
meta il Santuario di Pietralba. Nella foto li vediamo ritratti assieme ai figli Daniele, Silvestro e la nuora
Nadia.
Il 12 dicembre 2008 sono mancati due nostri compaesani: Agostini Bernardo nato a Colle S. Lucia il 6 novembre 1923 e Lezuo
Rodolfo nato a Colle S. Lucia il 16 marzo1930 deceduti entrambi
all’ospedale di Agordo il 12 dicembre 2008.
Agostini Marina, nata a Colle
Santa Lucia il 21/07/ 1923.
Morta a Colle Santa Lucia il
26/01/2009.
A SOSTEGNO
delle opere parrocchiali
Per la PARROCCHIA
Occ. fun. Pallabazzer Carolina: i familiari; Sief Giovanni e Maria da Posalz;
dalle corone di Avvento; Masarei Roberto; Colleselli Annamaria (Cortina); Chizzali
Otto; Agostini Emilia; Agostini Mercedes; occ. matr.
Lena Daniele e Colleselli
Martina con batt. figlio Patrick: sposi e genitori; da rinfresco per festa S. Lucia;
figlia di Masarei Maria Livia;
Agostini Marina; Chizzali
Franca; Piai Maria Anna; Sief
Pietro; Lezuo Lorenzo: in
mem. fr. Rodolfo e Frena
Margherita; Agostini Pietro;
in mem. Chizzali Metilde e
Masocco Olivo: figli Federico e Paolo; Pallabazzer
Lino.
Per destinazioni varie:
Agostini Cecilia (CH); fam.
Agostini Lorenzo e Lucia;
Frena Marina; Troi Angelica;
Pallabazzer Ettore; Masarei
Maria Livia; Adele; Agostini
Angelo.
Per il BOLLETTINO
Detommaso Roberto e Mirella; Agostini Cecilia (CH);
fam. Vallazza; Pallabazzer
Livia; fam. Agostini Lorenzo
e Lucia; Frena Marina; Troi
Angelica; De Vallier Ilario
(Rocca P.); Masarei Maria
Livia; Adele, Susanna e Giovanna; Lezuo Frido e Pezzei
Fiorenzo; Vittoriana Pirollo
Zatti; Agostini Paola; Zazzo
Gabriella; Agostini Angelo;
Silla Elsa; Kolav; Agostini
Pietro; Agostini Mara; Masocco Federico; Masocco
Paolo; Pallua Brigida; Agostini Maria Felicita (La Valle
Ag.); Frena Germana Agostini.
A tutti i benefattori - nominati o anonimi - il più
sentito GRAZIE nel Signore.
Parrocchia di Arabba
La bestemmia nel nostro Fodom
è ancora peccato grave?
Il dizionario italiano riporta per bestemmia questa
definizione: espressione ingiuriosa contro Dio, la Madonna e i
Santi, le cose sacre e i simboli
religiosi.
L’uso della bestemmia è una
abitudine orribile.
Presso gli Ebrei, nei libri dell’Antico Testamento, la bestemmia contro il nome di Dio
era punito con la morte attraverso la lapidazione. Nel libro
del Levitico, capitolo 24, è
scritto: “Chi bestemmia il nome
del Signore, dovrà essere messo
a morte. Tutta la Comunità lo
dovrà lapidare. Straniero o
nativo del paese, se ha bestemmiato il nome del Signore, sarà
messo a morte.
Tra i comandamenti che Dio
diede a Mosè sul Sinai, è nominato al secondo posto: Non
nominare il nome di Dio invano.
Testimonianze
Il catechismo di san Pio X, nel
capitolo riguardante il secondo
comandamento chiede: È
grande peccato la bestemmia?
E risponde così: La bestemmia è
grande peccato, perché è ingiuria e scherno di Dio e dei suoi
Santi, e spesso anche orribile
eresia.
Il Cardinal Giovanni Enrico
Newman, convertito dall’anglicanesimo, scriveva: Il sentimento di timor di Dio e il sentimento del sacro, sono
sentimenti cristiani o no? Sì,
nessuno ne può ragionevolmente dubitare. Sono i sentimenti che palpiterebbero in noi,
e con forte intensità, se avessimo
la visione della Maestà di Dio.
Sono i sentimenti che proveremmo se ci rendessimo conto
della sua presenza. Nella
misura in cui crediamo che Dio è
presente, dobbiamo percepirli.
Se non li sentiamo in noi, è
perché non crediamo che Egli è
presente”.
Ecco il centro della que-
stione: chi bestemmia non percepisce la grandezza e la presenza di Dio nella sua propria
vita e nel mondo.
Non c’è giustificazione per
chi bestemmia. Essa non è mai
utile o necessaria. Essa non può
essere uno sfogo nel dolore
fisico (una martellata su un dito,
un peso giù per un piede) o nella
disperazione di un imprevisto
(un incidente in auto, un gesto
maleducato che ci è stato rivolto).
Genitori ed educatori
Se già è grave la bestemmia in
qualsiasi persona, tanto più lo è
in chi è genitore o ha compiti
educativi (insegnanti, allenatori, datori di lavoro, dipendenti di uffici pubblici).
Purtroppo quante volte il
vostro parroco, con dolore ha
dovuto sentire anche con le
proprie orecchie da uomini, da
giovani e perfino da donne e ragazze, bestemmiare più o meno
gravemente il bel nome di Dio
benedetto!
Perfino nei colloqui con i
bambini quando viene chiesto
loro da chi abbiano imparato a
bestemmiare Dio o la Madonna,
si sente rispondere: “Dagli
amici, dai compagni più
grandi” e quando si chiede a costoro dove mai abbiano imparato, la dolorosa e orribile risposta è: “Da mio padre, da mio
zio, mio nonno, !” e ancora più
terribile: “Da mia madre...”.
E non ci preoccupiamo affatto di tenere a freno la lingua, o
stare attenti alle parole che
escono dalla nostra bocca.
All’Estero, non molti anni fa,
un ex-emigrante mi raccontava:
“Eravamo carpentieri. Dal
Veneto e dal Friuli. Ogni tanto
capitava di sentire qualcuno bestemmiare. Una volta è capitato
anche nella mia squadra. Ci pagavano ogni settimana. Il caposquadra, che era del posto, non
diceva niente, ma al sabato
quando pagavano, a quelli che
avevano bestemmiato, consegnavano la paga e lo mandavano via. Se chiedevano
perché venivano mandati via,
dicevano che non volevano tirar
su tetti con la maledizione di Dio
addosso. Tutti gli altri, la settimana dopo erano molto più attenti a quello che usciva dalla
loro bocca”.
Anche San Giovanni Bosco
racconta un episodio simile:
“Avevo bisogno di andare in
fretta a Torino, per cui ho
chiesto a un vetturino di accompagnarmi in carrozza. Lungo la
strada, che a dire il vero era
proprio piena di buche, ad ogni
buca, una bestemmia. A un certo
punto ho fatto fermare la carrozza e sono salito con lui davanti. Gli ho chiesto se, per
favore poteva trattenere le bestemmie. Mi ha risposto che non
ci voleva niente, che lui era padrone di se stesso e non avrebbe
avuto difficoltà. Gli ho proposto: facciamo così, se per
caso non riuscirà a trattenersi
mi darà un soldo per ogni bestemmia. E siamo ripartiti.
Quando siamo arrivati a
Torino, egli mi ha presentato il
suo conto. E io gli ho presentato
il mio. Era lui che doveva soldi a
me...
Dopo pochi giorni lo vedo ritornare al cantiere a cui stavo
lavorando, la chiesa di Maria
Ausiliatrice in Torino, e mi
confidò di aver pensato molto a
quel che era successo. Alla fine
si confessò e si accostò alla Comunione. Penso che quel buon
uomo non abbia mai più bestemmiato”.
Sempre più sono presenti
stranieri nella nostra Italia. Per
gli Europei che vengono dal
Nord e dall’Est Europa, la bestemmia è inconcepibile, non
passa loro nemmeno per la
mente. Anche la gente del Sud
Italia non bestemmia mai. Se si
chiede a qualcuno del Sud la
cosa che gli dà più fastidio nei
cantieri del Nord, si sentirà
sempre rispondere: la bestemmia e l’alcolismo.
Se poi si cambia religione e si
chiede a un musulmano cosa
pensa di un cristiano che bestemmia, risponderà che è una
cosa orribile, e che capisce
perché l’Occidente va in malora.
Le creature che bestemmiano il
loro Creatore, non solo non
vivono la loro fede, ma si permettono anche di oltraggiare chi
li ha creati. Se si bestemmia nei
paesi musulmani, si viene messi
a morte ancora oggi, o cacciati
dal posto di lavoro nel migliore
dei casi.
NON NOMINARE IL NOME
DI DIO INVANO. Se non
usiamo il nome di Dio invano,
corriamo anche meno rischi di
bestemmiarlo. Se frequentiamo
luoghi in cui si bestemmia, lasciamo quel locale, facendo
SEGUE A PAGINA 27
«Le nuove del Pais»
27
SAN SEBASTIANO
A ORNELLA
La copertina del “Calender 2009” di Ornella dedicato a Maurizio.
Martedì 20 gennaio, nella
piccola chiesa di Ornella, è
stata celebrata la Santa
Messa in onore del patrono,
San Sebastiano. Nonostante la neve gli abitanti e
alcuni membri del Coro San
Giacomo maggiore di Pieve,
non hanno rinunciato a festeggiare il Santo. La Messa
è stata celebrata da don Vito
e resa solenne dai canti del
coro.
Dopo la Messa tutti si
sono riuniti nell’ex-scuola
per riscaldarsi con un buon
vin brulé e the caldo e mangiare qualche crafon in compagnia.
A tutti i presenti è stato
consegnato un ricordo: un
sacchettino profuma-armadio, realizzato da alcune
donne della Frazione.
L’attiva frazione di Or-
da pagina 26
nella, anche quest’anno non
ha voluto mancare alla realizzazione dell’ormai tradizionale calendario che contiene anche i compleanni
degli abitanti. Nei primi
giorni dell’anno ogni famiglia ha ricevuto questa
bambona. Quest’anno il calendario porta in copertina le
foto dei piccoli Oliver,
Arianna e Angela e sullo
sfondo l’immagine di Ornella in estate.
Il calendario è dedicato a
Maurizio Costa con questa
dedica: A Maurizio, che l’à
fotografé ogni canton de
Fodom ie dedicon l calender
de Ornela 2009. Le fotografie iè dute sue: le descor
del suo amour per l paisc e la
natura. Ogni parola sotvia
la fossa de massa. Cialeie coi
ogli, ma souradut col cuor.
LA BESTEMMIA
notare al gestore la gravità della
cosa. Il vostro parroco ha dovuto
farlo più volte, sia facendolo
notare agli avventori vicini, sia
al padrone del locale.
Per questo entro raramente in
locali pubblici: non vorrei mai
ascoltare uscire dalla bocca dei
miei amati paesani una bestemmia e perder la stima che
nutro nei vostri confronti. A chi
vi dice che “purtroppo è
normale”, per favore, vi supplico con le lacrime agli occhi,
non credeteci.
Genitori: in ginocchio davanti alla porta di casa vostra, vi
chiedo e imploro: non bestemmiate. Siete l’esempio dei vostri
figlioli!
Agli allenatori e responsabili dei settori chiedo di essere
intransigenti su questo punto. La
bestemmia va sradicata prima di
tutto per un senso civico, di educazione, di rispetto.
A tutti dico: se non avete la
fede, non potete bestemmiare.
Se siete atei non potete bestemmiare in chi non credete. Se siete
lontani dalla Chiesa, non avete
per questo il diritto di bestemmiare Dio. Se ve ne siete andati è
già sufficiente.
Chi crede in Dio, chiede il rispetto del suo Santo Nome. Chi
si considera una persona intelligente, non può bestemmiare,
perché se intelligente rispetta le
convinzioni degli altri, e anche
le idee religiose degli altri.
Che tu lo creda o meno, Dio ti
ha creato e redento, non bestemmiare.
All’uscita della Messa di San Sebastiano: la neve, le donne col fazzoletto in testa, gli uomini tutti col loro cappello, i bambini che corrono
liberi. Tutto pronto per la siegra: prima attorno all’altare, poi insieme per legare passato, presente e futuro!
Una bella immagine della
chiesa curaziale di Ornella
immersa nella
neve candida.
La Pruma Comunion via n Ornela pubblicada sul nr 2/08: l eva l
1945. Da sinistra i piccoli: Erminio Costa, Gino Dorigo, Luigia Delmonego, Oreste Dorigo ed Ernesto Pezzei.
28
«Le nuove del Pais»
Nostra amata Signora di Renaz
Arabba, Santa Barbara 2008. Foto ricordo al termine della Santa
Messa in onore di Santa Barbara, con i Vigili del fuoco volontari di
Arabba-Livinallongo e il Parroco.
Arabba: presente e passato si guardano negli occhi col sorriso: sì, il
volontariato è la vera forza e il futuro certo per il benessere della
nostra vallata!
Réba, San Nicolao 2008. L passa de cèsa n cèsa co suoi agnoi a
schinchè di pichi patuć ai tosać valenć, ma l se tò davò nce di tei burć
malagn a fè poura ai tosac riei e che no stima nia.
Con questo titolo ricordiamo la
Vergine nera di Loreto custodita
nella chiesa di Renaz.
Il giorno della sua festa (il 10 dicembre) abbiamo cantato la Messa
con devozione e con fiducia abbiamo chiesto la sua intercessione
presso Dio per le nostre necessità.
È una chiesa raccolta, devota.
Non è certo ampia come la curaziale di San Giovanni Battista, ma
nella stagione fredda è più comoda
da raggiungere, essendo sulla
strada principale, ed essendo più
piccola è sempre facile vederla
piena di gente. La Curazia di San
Giovanni non ha più un coro
stabile, come quando c’era don
Oreste Chizzali, ma le buone voci
maschili e femminili ci sono
ancora! Quando si intona un canto
è difficile che la piccola chiesa di
Maria non si riempia di voci
devote. Non è un coro! Non abbiamo pretesa di prendere un
premio per l’esecuzione, quello
che importa è scaldare il cuore al
Il sorriso semplice e lo sguardo
buono di nostra amata Signora
di Renaz e del piccolo Gesù: ve
perion da signé ite noste fameie.
Santissimo Sacramento custodito
notte e giorno nella Casa di Maria a
Renaz. E scaldare anche il nostro
cuore.
Con la buona stagione stenderemo un programma di massima
per dare una rinfrescata all’interno, dare un’occhiata più approfondita al riscaldamento, e
qualche famiglia chiedeva di poter
prendere in mano anche il pavimento di chiesa e di sacristia.
La prima fase è quella di fare un
progetto degli interventi, con
qualche preventivo, guardare in
cassa, ottenere i permessi e quindi
metterci all’opera. E chiaramente
farlo come un atto di fede e di
amore alla nostra amata Signora di
Renaz, regina della famiglia e
regina della Santa Casa.
Arabba-Ornella: quattro generazioni. I bisnonni Trudy e Felice
Sief, la nipote Sara Marvaldi con il figlio Oliver Crepaz e la nonna
Martina Sief che tiene in braccio l’altro nipote Devis Crepaz.
«Le nuove del Pais»
29
Pensierini invernali
Neve gialla
Di solito la neve cade bianca,
soffice e immacolata. Il tempo
che passa, la consuma, lo smog
delle auto e il sale per liberare dal
pericolo del ghiaccio la
sporcano e diventa nera.
Ma passeggiando sulle vie di
Arabba si può notare anche la
neve gialla.
È una delle attrazioni delle
passeggiate di Arabba, che
saltano bene all’occhio soprattutto di giorno. Di altezza variabile tra gli zero e trenta centimetri, con ricorrenza ogni
decina di metri, soprattutto nei
bivi e negli angoli. Ma anche davanti a ingressi dove ci sia un po’
di neve. Non piove certo dal
cielo. Ma un censimento su
quanti ospiti a quattro zampe ci
siano in Arabba sarebbe una
bella curiosità...
In estate non si nota. La fanno in
ogni luogo, ma in inverno la
neve tradisce la gentilezza e l’educazione dei loro padroni, che
li lasciano “fare” un po’
ovunque. “Poverini, sono
n cin de Fodom
L’IGNORANZA
Se saveisa l’ignoranza
ci de burc scherzi che la fèsc
la te oscura l’intelligenza
e la superbia la no te lascia pesc.
Lè rebèlisc de antipatia
e ntel vis la l dismostra
la vol avei soura duc la primizia
ma con chëst se piert
ence l’amicizia.
N orgolio baldanzous
la se crei de esper suprema a duc
è notè che lè fastidious
a soportè ala longia de tei musc.
Se velc viade là espression
la vol tres sua la rejon
co l’arogànza la te mesura
la pensa de avei
la plù gran statura.
L’andamento che là,
l ten dessëna
la fesc de dut per te umiliè
e la no se nentàn
che lè l’arogante ntel pensè
De supierbia lè mbotida
la fèsc pér ester amirada
e nte ogni circostànza
la no se recorda che lè falada.
L valour l fossa gran
demè a cambie mentalitè
a meditè con prudenza
e ester amica de l umiltè.
Chi che vol rue massa n aut
da cèze pert i toma jù
e l’ignoranza cotànt grana
la ie fesc fè n gran saut n jù.
Jenè 2009
Pierina de Jàn
animali”. Ma quando li vogliono
portare in chiesa e cimitero
(macchiato anche quello di neve
gialla), ma anche a prendere il
pane e far spesa allora diventano
“il nostro figlioletto”. Non potrebbero decidersi, questi padroni, se i loro animali sono
bestie o figli? Se son figli educateli, se son bestie, trattateli da
bestie...
Via Crucis
Se qualcuno si mettesse all’angolo della piazza di Arabba,
potrebbe osservare una ben
strana processione. Al mattino
verso le nove, la sera verso le
quattro, si vedono tanti Simone
di Cirene portare la croce sulle
spalle. Sono rari i sorrisi, a volte
non mancano tensioni e litigi,
specialmente nei piazzali o
vicino alle auto. Ma anche davanti alla fila di gente che aspetta
di sedersi con la sua croce sotto i
piedi per poter scendere a tutta
velocità per poi ricominciare.
È il popolo dei vacanzieri, di cui
alcuni, invece che divertirsi, star
sereni, prendere la vita con
calma, si irrita e rovina la vacanza a sé e agli altri. La croce in
spalla sono gli sci. Sembrano
“condannati” a divertirsi ad ogni
costo. Invece sembrano tanti
condannati avviati al Golgota
con la croce in spalla. Ma saranno contenti la sera quando ritornano? O son fastidiosi come
le vespe?
Un nuovo gioco
Quest’inverno, grazie alle abbondanti nevicate, tutto è stato
sommerso dal manto bianco che
livella tutto quanto. Per entrare
in chiesa ad Arabba si passa attraverso due sponde verticali di
neve, ma qualcuno ha ben
pensato che dietro a quei muri ci
fosse un bel gioco da fare dopo
Messa o dopo aver visitato la
chiesa: buttarsi in mezzo la neve
o arrampicarsi fin sotto il grande
Crocifisso per una foto ricordo.
Peccato che per fare questo e
quello debbano calpestare le
tombe...
Il massimo del divertimento,
comunque, era quello di un ragazzino sui dieci-dodici anni,
probabilmente senza genitori,
che usciva dal cancello, faceva il
giro nell’angolo esterno del cimitero, si arrampicava sul muretto e poi si lasciava cadere
sugli ultimi morti e si rotolava
nella neve. Inutile dire che il
Parroco gli ha ben spiegato che
attorno alla chiesa, proprio lì
dove era si trovavano i nostri
morti. Aggiungo una cosa sola:
va bene che in Italia non sono
abituati ad avere il cimitero attorno alla chiesa, va bene essere
Sara, Giulia, Alessia, Mirco, Thomas, Federica, più alti dei segnali
stradali.
bambini, pazienza non fermarsi
a leggere il cartello sul cancello
del cimitero che prega di non
calpestare le tombe, ma possibile che con tutto il posto e con
tutta la neve che c’è ad Arabba e
dintorni, proprio in cimitero si
venga a giocare? Forse sarebbe
il caso di far aggiungere qualche
piccola croce agli angoli del muretto del cimitero, poiché anche
la parte di tombe dalla parte della
cantoniera, sono state visitate
dal nuovo gioco del saltiamo il
muretto e buttiamoci sulle
tombe...
Per ora non si vede
Pochi avranno notato la
nuova fontana, che sostituisce l
festil sot gliejia. Una specie di
castello di pietre scavate ammucchiate una sopra l’altra in
ordine decrescente e in cima una
ben non identificata marmottasputa-acqua in bronzo o simili.
Farà bella mostra di sé quando la
neve (speriamo più tardi possibile) la lascerà intravvedere.
Notevole lo sforzo di abbellire il
paese, di rendere anche caratteristico il paesaggio e interessanti
le foto della nostra bella chiesa
stagliata contro il Boè o contro
Chël Vësco... venite, questa primavera, guardate, giudicate, ma
anche parlatene.
Non meritavamo qualcosa di
più classico? Le cose tradizionali non stufano mai e piacciono sempre.
Questa quanto durerà? È
sicura per i bambini? È pratica
per i ciclisti per sciacquarsi il
viso e prendere un sorso d’acqua
o riempire la borraccia?
Capodanno 2009 in piazza di Arabba.
30
«Le nuove del Pais»
L’ORA DI RELIGIONE
L’insegnamento della religione a scuola è cambiato moltissimo in questi anni.
Nel passato era impensabile
che non fosse un sacerdote, un
frate o una suora ad insegnare
la Religione nelle scuole. Ma
quelle ore erano vero e proprio
catechismo.
Soprattutto i nostri Decanati,
anche dopo l’annessione all’Italia, avevano il privilegio di
avere un sacerdote ad insegnare la religione nelle nostre
scuole fino a soltanto pochi
anni fa.
I programmi del Ministero
però negli anni sono cambiati e
da insegnamento del catechismo è diventata un’ora di
educazione e di conoscenza
della religione cattolica e del
suo rapporto anche con le altre
Messa - dovrebbe essere in
grado di spiegare cos’è il
Natale, perché in Italia si sta a
casa la Domenica, perché non si
mangia carne il venerdì, perché
le campane della chiesa
suonano tre volte al giorno
mattina, mezzogiorno e sera,
perché i cristiani si fanno seppellire e non bruciare, perché in
cimitero si aspetta la risurrezione e si portano fiori e luci,
ecc...
L’ora di religione è prevista
dalla scuola dell’infanzia
(asilo) fino alla fine delle scuole
superiori, ma moltissime famiglie firmano il permesso ai
figli per non frequentare l’ora
di religione.
Anche di famiglie cristiane.
E praticanti. Questo non è possibile: prima di tutto perché i
LUCA DARIZ
18 dicembre 2008
Università degli studi di Ferrara,
facoltà di ingegneria, corso di laurea in
ingegneria dell’informazione.
Con la tesina:
Realizzazione del lato server di un servizio
web per i servizi di peritelefonia
dell’Università di Ferrara.
Relatore prof. ing. Gianluca Mazzini,
correlatore prof. ing. Cesare Stefanelli.
SARA DARIZ
15 marzo 2007
Per divertirsi non occorre tirare tutti dalla stessa parte, l’importante
però è farlo insieme!
religioni. Quindi di per sé non è
un insegnamento confessionale (cioè di obbligo a
credere a quel che viene insegnato) per cui tutti sarebbe
bene la facessero, sia i figli di
persone credenti e praticanti
come anche quelli di famiglie
non credenti e non praticanti.
In un mondo che sempre più
è chiamato a non poter fare a
meno di confrontarsi col discorso di fede e religioso (pensiamo all’inserimento di
bambini di famiglie musulmane, o provenienti dalla
Cina o da altre nazioni non cristiane), non si può essere ignoranti in fatto di abitudini e
usanze religiose. Se non altro
per poter avere un linguaggio
religioso comune che ci possa
far comprendere tra popoli e
culture diverse.
Ogni bambino italiano - che
la sua famiglia vada o meno a
genitori dovrebbero essere i
primi a indirizzare verso la
strada del sapere (e come in
tutte le cose, meglio mettere in
testa una nozione in più che
una in meno), poi perché è
un’ora che fa crescere nella maturità personale e di classe (non
c’è il rischio di bocciatura per
insufficienza grave in religione) e ciascuno può dire quel
che pensa senza paura di essere
giudicato o rifiutato, anzi, con i
propri interventi fa crescere
nell’ascolto e nel rispetto tutti
gli altri.
Per cui, quando arriverà la
scheda per accettare o meno
l’ora di religione per il
prossimo anno scolastico, cara
famiglia, firma per il Sì. È un
regalo per tuo figlio e per la società multiculturale e pluriconfessionale.
Ed è un’ora alla settimana,
mica dieci!!
Scuola superiore di Lingue
moderne per interpreti e traduttori,
Università di Bologna, sede di Forlì.
Corso di laurea in traduzione e
interpretazione di trattativa.
Con la tesina:
Analisi della tipologia dei prestiti
dall’italiano al ladino.
Relatore prof. Michele Prandi.
«Le nuove del Pais»
Rubrica: I gesti nella liturgia
Stare in piedi
Quest’anno 2009, ripercorriamo insieme il significato delle
posizioni che il corpo assume durante la celebrazione della Santa
Messa e nella liturgia in generale.
Cominceremo in questo
numero a comprendere il significato dello stare in piedi.
Nella nostra vita, il nostro
corpo cambia di posizione continuamente. Perfino durante il
sonno il nostro corpo si muove. E
una delle paure più grandi di ciascuno è restare paralizzati o non
essere più in grado di comandare
al proprio corpo.
Anche la nostra anima, i nostri
pensieri, i nostri propositi, sono
messi in pratica dal corpo: con la
voce, la parola, le mani, i gesti, i
piedi, la forza delle braccia e delle
gambe.
Insieme al carattere delle
persone amate, amiamo di loro il
volto, il suono della voce e anche
il loro corpo. Con il corpo siamo
abbracciati e abbracciamo, stringiamo la mano e salutiamo.
Sul nostro corpo vengono fatti i
segni dei sacramenti, e col nostro
corpo riceviamo l’Eucaristia,
pane degli angeli, cibo di salvezza, medicina di immortalità.
Stare in piedi
Stiamo in piedi ovviamente
quando camminiamo. Siamo
eretti, la faccia rivolta avanti, le
spalle dritte, lo sguardo alto, attento.
A scuola ci insegnavano che
quando entrava il maestro, il professore, il preside, il parroco, il direttore, la bidella, ci si doveva
alzare in piedi e salutare con un
“Buongiorno” chi entrava, e non
ci si poteva sedere fino a quando il
maestro non dava il permesso. E
lo stesso quando il maestro o i visitatori uscivano ci si doveva
alzare e salutare con un “Arrivederci, e grazie”.
In piedi dobbiamo stare anche
quando andiamo per uffici, sportelli di posta e di banca.
In piedi anche la maggior parte
dei lavori. In piedi stanno le madri
e le mogli per cucinare (o adesso
sono tanto di moda le “compagne”). In piedi stanno i soldati
quando sono di guardia (ma esistono ancora le garrite?). “Essere
ancora in piedi” è diventato sinonimo di essere ancora svegli, in
attesa.
Nella sacra Scrittura
In piedi stavano Adamo ed Eva
nel Paradiso terrestre prima di disobbedire a Dio. Il Signore ogni
sera scendeva nel giardino a passeggiare con l’uomo. Dopo il
peccato si son nascosti.
In piedi Dio ha ordinato agli
Ebrei di mangiare l’agnello pasquale, pronti a fuggire durante la
notte, dopo che l’angelo sterminatore fosse passato a uccidere
tutti i figli primogeniti che non
erano stati riscattati dal sangue
dell’agnello.
In piedi stavano i profeti
quando dovevano portare e
spiegare la parola di Dio al
popolo.
In piedi stava il Sommo Sacerdote davanti all’altare, mentre
tutti gli altri dovevano inginocchiarsi e posare la fronte a terra,
davanti alla presenza di Dio.
Nel vangelo rimane impresso
lo stare in piedi di Maria sotto la
croce del Figlio Gesù (non ha dato
segni di squilibrio urlando e buttandosi a terra disperata). In piedi
resta Gesù nei processi davanti al
Sinedrio e davanti a Pilato.
Nella liturgia
Nella Messa si sta in piedi all’inizio, quando il sacerdote entra in
chiesa. Lo stare in piedi qui è
segno di rispetto per chi entra a
presiedere la Messa e segno di
attesa per quello che sta per succedere. Si sta in piedi anche durante l’atto penitenziale e il canto
del Gloria, fino all’inizio delle
letture che si ascoltano stando
seduti. Per il passato (in Val Badia
ancora oggi) all’atto penitenziale
tutti si mettevano in ginocchio e
restavano inginocchiati fino alle
letture.
Ci si alza in piedi quando viene
intonato l’Halleluja, che è il canto
della risurrezione. Il Vangelo si
sta in piedi perché è la voce stessa
di Gesù che ci parla. Stare in piedi
significa essere vivi, così come
Gesù lo è dopo la sua Morte e Risurrezione. Stare in piedi al
Vangelo, significa che anche noi
siamo risorti e “vivi” con Lui.
Stare in piedi al vangelo significa
anche essere pronti all’ascolto,
pronti a partire anche noi per testimoniare Gesù.
Si sta un’altra volta in piedi al
Credo e alla preghiera dei fedeli.
Ci sia alza ancora al saluto del prefazio: Il Signore sia con voi
(anche se le norme liturgiche del
dopo Concilio dicono di alzarsi
dopo il Pregate fratelli e sorelle,
perché il mio e vostro sacrificio
sia gradito a Dio).
E in piedi si resta fino al canto
del Santo. Dal Santo in poi si resta
in ginocchio fino al Padre nostro.
Le regole dopo il Concilio dicono
che ci si deve mettere in piedi al
Mistero della fede, perché si annuncia un’altra volta la Risurrezione di Gesù. Nella nostra vallata
però, si continua l’uso di restare in
ginocchio (non seduti, ma con le
31
ginocchia sull’inginocchiatoio!)
fino al Padre nostro.
All’Agnello di Dio siamo abituati a metterci un’altra volta in
ginocchio, mentre vediamo che
gli italiani restano in piedi (gli europei dell’Est e i tedeschi, invece
si mettono in ginocchio come
noi).
La liturgia del dopo Concilio
prevede infatti, di restare in piedi.
Anche a ricevere la Comunione (che si faceva in ginocchio
alla balaustra) si sta in piedi.
Per il passato si restava in ginocchio fino alla benedizione
finale, ora invece alla preghiera
dopo la Comunione ci si alza e si
riceve la benedizione in piedi, per
sottolineare che si è pronti a
partire per testimoniare Cristo Risorto incontrato nella Messa.
Considerazioni
Sarebbe una cosa buona uniformare come appartenenti ad
una stessa comunità il nostro
modo di stare in chiesa durante la
Messa. Certo è difficile, poiché
anche con l’esempio di turisti con
abitudini diverse risulta strano
vedere qualcuno in piedi, altri in
ginocchio e altri che fanno finta di
essere in ginocchio e invece sono
seduti con i piedi sopra l’inginocchiatoio (da noi specie i giovani e
gli uomini, le donne stanno più
composte in chiesa).
Personalmente non sono per
imporre modi da soldati ai fedeli
in chiesa. Penso che l’importante
sia trovarsi a proprio agio mentre
si prega.
Quando assisto la Messa di un
altro sacerdote sto in ginocchio
tutto il tempo possibile. Ma
quando mi trovo in mezzo alla
gente (specialmente nelle Parrocchie italiane) in cui dopo la
consacrazione tutti si alzano in
piedi, è poco devoto cercare di
guardare il prete sull’altare che
resta nascosto dietro le schiene di
chi si è alzato.
Indubbiamente, mi trovo più a
mio agio quando vado a Messa
nelle Parrocchie austriache e polacche, in cui tutti restano bene inginocchiati. Secondo me c’è più
devozione e meno distrazione, ma
chiaramente è solo una mia idea.
Ognuno è libero di assistere alla
Messa come sente dentro. Basta
non diventi un disturbo per la
persona che sta dietro.
Nell’educazione su come si
deve stare in chiesa, sono di
enorme esempio i genitori e i
nonni, con figli e nipoti. Ma se non
hanno mai ricevuto un esempio, o
una spiegazione perché si deve
stare in piedi o in ginocchio, come
si può pretendere lo sappiano?
Non basta la lezione di catechismo. Occorre accompagnare e
spiegare ai figli. E se non si sa,
chiedere ai propri genitori, o parenti più anziani abituati ad
andare a Messa un po’ più spesso.
Buon lavoro...
32
«Le nuove del Pais»
ARABBA RÈBA - NOVITÈ NEWS
NUOVO CAPOFRAZIONE
Come vuole l’usanza e tradizione ogni due anni si riunisce la
frazione di Arabba per eleggere il
Capofrazione: con il massimo
dei voti è stato eletto Dariz Ilario
che ha accettato per altri due
anni l’incombenza di rappresentare la frazione nei problemi
di ogni giorno e di rapporti col
comune. Gli altri consiglieri che
formano il comitato frazionale
sono Xaiz Franco, Pellegrini
Adalberto, Denicolo Maurizio,
Silvio Crepaz, Dander Goffredo,
Palla Aldo. Auguriamo al Sourastant e al Comitato un proficuo
lavoro per il bene della frazione.
SCULTURA DI NEVE
Nella piazza di Arabba è stata
cani da valanga e l’insieme delle
loro attrezzature per cercare una
persona nella neve. Tutta questa
esibizione è stata fatta da quasi
100 maestri di sci venuti per l’occasione anche da Rocca Pietore e
sono stati molto ammirati e applauditi nel “serpentone” finale
condito da vino brulè offerto da
Arabba Fodom Turismo dove
ogni albergo a turno offre le sue
specialità.
Ospite d’onore a fine d’anno
anche l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi che con
moglie e seguito è un affezionato
al “TE DEUM” di fine d’anno
nella chiesa di Arabba.
ANCORA NEVE
Al 20 gennaio altro metro e 15
Il Crocifisso di Plaiac.
pieno di neve e pericoli.
Non c’è stato versante o ripido
dove non sia scesa una valanga,
dal Col di Lana a Corte, a Ornella
a Davedino. Anche le rive dei
Plaiac tra Arabba e Varda non
sono state risparmiate dalle valanghe ma la fortuna vuole che
non sia successo niente di grave a
nessuno. Forse perché c’è ancora
gente che prega e che si affida
con fede al Signore.
RAIFFEISEN. SPORTELLO
SEMPRE APERTO
Un plauso al dott. Benno
Canins, (foto qui sotto) direttore
della Banca Raiffeisen di Arabba.
Anche con i passi dolomitici
chiusi e la viabilità bloccata, è
sempre stato presente all’apertura della banca. Impossibilitato a raggiungere il suo posto di
lavoro dalle strade chiuse per le
abbondanti nevicate, non si è
perso d’animo ed ha raggiunto la
Sede di Arabba con mezzi alternativi: gli sci. Una ragazza del
modellata da esperti artisti ” Il
Drago delle Stelle”, una bella
scultura di neve che oltre ad abbellire la piazza è stata anche ammirata dai tanti turisti. Anche l’ illuminazione moderna dell’albero di Natale ha fatto una bella
cornice al paese. Il merito è dell’Amministrazione comunale
che ha voluto così far fede al suo
impegno per la valorizzazione di
Arabba.
ESIBIZIONE DEI
MAESTRI DI SCI
Grande apprezzamento durante le feste natalizie per l’esibizione dei maestri della scuola di
sci e varie associazioni nei costumi tradizionali. Le varie tecniche della sciata dal Telemark
allo Snowboard con salti vari che
spaziavano dal antico ai giorni
nostri sono state presentate dal
Mario Delmonego in perfetto
fodom, italiano e inglese.
Si è potuto ammirare anche il
lavoro del soccorso alpino con i
cm di neve che si è aggiunta alla
già grande nevicata del dicembre
scorso portando ulteriore preoccupazione e con strade chiuse
per qualche giorno per pericolo
di valanghe.
L’elicottero ha fatto la spola tra
Arabba e Varda sparando alcuni
colpi col gas senza peraltro aver
gran esito per far scendere le valanghe. La locale associazione
cacciatori ha foraggiato a sue
spese un branco di cervi che
ormai stremato non riusciva piu a
sopravvivere.
Diceva don Elio Ghiretti (di veneràda memoria) : fin che lè chël
Crist dei Plaiac (tra Arabb e Varda)
l epa ben bon ence dël de tigni
velc permez. - Fin che esiste quel
Cristo dei Plaiac è capace anche
lui di tenere un po lontani i pericoli della neve. (Forse per questo
che non sono mai stati fatti dei
ripari)
Queste parole sono ritornate
attuali proprio in quest’inverno
posto (Jessica) che non poteva
raggiungere il suo lavoro in Banca
a Piccolino (Val Badia) gli è stata
di valido aiuto. Un esempio di disponibilità, di una figura presente, di un servizio costante e
puntuale... grazie Benno.
NOVITÀ INTERNET
Sul sito internet http://
www.valbadiaonline.it/ FodomNuove del paisc, potete scaricare
il giornalino della parrocchia con
tutte le novità. Ci sono anche
alcune notizie locali e vari
aneddoti che riguardano i buoni
contatti con i vicini della Val
Badia
Grazie alla disponibilità della
Tipografia Piave e della Cassa
Rurale Raiffeisen, del dott.
Benno e dei collaboratori del
sito.
SIT BOE IN ASSEMBLEA
Tutti soddisfatti i soci della Sit
Boè riuniti in assemblea al 22 di-
«Le nuove del Pais»
cembre 2008 nella Sala Parrocchiale di Arabba. Il presidente
Ugo De Battista, emozionato, ha
ringraziato l’Assemblea che all’unanimità lo ha riconfermato alla
presidenza del Consiglio Direttivo. È stata anche approvata la
relazione del Collegio Sindacale
e il bilancio. Un bilancio che si
chiude con un ottimo utile e la società decide pure una distribuzione di dividendi agli azionisti.
Ma ci sono molte altre novità.
La pista nera del Burz è stata
ottimamente preparata con 9
cannoni sparaneve ed è in
piena efficienza con grande afflusso di sciatori amanti delle
forti pendenze.
� Il progetto per il lago di
Savinè ha già la concessione
per i lavori che inizieranno in
primavera.
� La Sit Boè è una delle prime
società dotata di una rete a
fibre ottiche per il collegamento computerizzato di tutti i
servizi e per i cannoni sparaneve con controllo in tempo
reale dagli uffici.
� È in progetto la nuova costruzione tipo ” casa clima “(sopra i
garage in zona Davòpalacia)per uffici e locali per il
personale dipendente.
� È stato scelto il progetto del rifugio del Burz, dell’arch.
Kostner di Corvara per essere
molto piacevole nell’insieme
con ampie possibilità di variazione, nella forma del “Tablé”che poi si integra con le caratteristiche del luogo. I lavori
verranno attuati nel 2009
/2010 per dare precedenza alle
opere più urgenti.
� È stato acquistato un nuovo
battipista Kaessbohrer (valore
euro 330.000).
� È stato costituito il Consorzio
impianti a fune Arabba nel
quale ora fa parte anche la Marmolada s.p.a. (presidente
Stefano Illing, Dario Crepaz
Vice e consigliere Dariz Ilario).
� Continua il dialogo con l’Amministrazione Comunale per la
realizzazione del passante di
Arabba, per lo spostamento
dello skilift e per la realizzazione del nuovo Camposcuola.
� Verrà realizzata la nuova
pista lungo l’impianto dei Bec
al Campolongo (dove c’era il
vecchio skilift) ed è allo studio
sempre ad Arabba l’area (sotto
Zorz) del nuovo snow and
�
Il progetto del nuovo Burz.
family parc per invogliare famiglie e bambini con una realizzazione grandiosa ma partecipata anche da altri enti:
Comune, Scuola sci, ecc...
� Una curiosità, il record della
Seggiovia ” Le Pale” ha registato 13.363 passaggi in un solo
giorno (25 febbraio 2007).
� La Sit Boè ha deciso di non
aumentare il prezzo del biglietto dello skilift “2 Baite”
visto che è utilizzato maggiormente da famiglie con bambini
(mentre lo skipass è aumentato
in media del 3 %).
� Il Consiglio di Amministrazione sta valutando la possibilita di inserire nella società
alcuni giovani soci e dar loro la
possibilità di farsi un’esperienza nelle varie mansioni per
rinnovare con forze nuove il
tessuto di una società che è
stata costruita con tante fatiche
ma anche con tante soddisfazioni.
� Il Socio e consigliere Carlo
Nicolodi esperto in gestione
impianti e in calcoli, ha esposto
una bella panoramica dei costi
e statistiche della Sit Boè ed è
stato anche molto realista nel
calcolo non facile del passante
di Arabba.
� Il presidente De Battista conclude che una società sana, intraprendente e capace come la
Sit Boè avrà un futuro solo se i
giovani che seguono avranno
la perseveranza e l’intuito di
carpire i segreti che si celano
negli uomini che hanno sofferto e creduto in una società
voluta per il bene di Fodom.
TURISMO
Si prospetta bene la stagione
invernale. Gli alberghi sono
pieni come i garnì e gli appartamenti con buona prospettiva di
lavoro almeno fino a Pasqua.
Le continue richieste sono reclamizzate dalla massa di neve
che ha coperto tutta la zona dolomitica e le prenotazioni non
mancano anche se molti
scelgono solo alcuni giorni del
fine settimana. La crisi che investe vari settori forse è l’ultima
a toccare il settore del turismo,
almeno speriamo. Il segreto sarà soltanto saper gestire bene
anche questa fetta di economia
che torna a beneficio di tutta la
valle.
Goffredo Dander
33
Davide Crepaz
Una stagione buona per l’atleta fodom Davide: definito dai giornalisti sportivi una delle più concrete speranze dello sci veneto. Il 30 novembre a Passo Monte Croce è giunto 4o. Il 10 dicembre sul Passo del
Tonale arriva 2o dietro solo a Andy Plank. Il 20 dicembre a Padola di
Comelico arriva 1o. Il 22 dicembre sull’Abetone 3o miglior tempo.
Andreas Hofer Bus
Martedì 20 gennaio 2009, il bus di
Andreas Hofer, ha iniziato il proprio
giro dal suo paese natale, San Leonardo in Val Passiria. Esso toccherà
le principali località in cui si è sviluppata la storia di Hofer. Il bus informerà la popolazione e fornirà documentazione riguardo alle
celebrazioni del bicentenario di
quest’anno. Alla partenza del bus
era presente anche l’assessore alla
cultura Sabine Kasslatter Mur, che
nel suo intervento ha sottolineato
l’importanza di approfondire la conoscenza delle proprie radici storiche e culturali.
Dal 22 al 25 gennaio il bus ha fatto
tappa a Vienna e poi è rientrato nel
Sud Tirolo, per girare tutta la regione. La prima tappa è stata
Brunico il 7 febbraio e lì è iniziata
anche la distribuzione di materiale
informativo su Andreas Hofer: depliant, opuscoli, CD e materiale didattico.
Alla fine di gennaio sono 34 i
Comuni che hanno richiesto la visita
del bus di Andreas Hofer per una
tappa nel suo giro sui passi dell’eroe
tirolese.
La Provincia di Bolzano ha stanziato quattro milioni di euro per la
realizzazione delle manifestazioni
dell’anno bicentenario. Uno degli
appuntamenti più attesi è l’inaugurazione il 21 febbraio, della nuova
esposizione permanente del Museo
della Val Passiria intitolata “Eroi &
Hofer”.
Ma chi era Andreas Hofer?
Il Tirolo era stato conquistato per
mezzo dell’alleanza tra Napoleone
di Francia e la Baviera, cambiando
perfino il nome al Tirolo con quello
di Baviera meridionale. Il governo
bavarese impone leggi e burocrazia
(legati all’Illuminismo francese di
infausta memoria) inaccettabili per i
tirolesi, abituati ad auto-governarsi.
Mentre a Vienna si pensa ad un’altra
guerra, in Tirolo si prepara una sommossa popolare. Con l’arrivo dei
primi soldati austriaci mandati dalla
Capitale a Lienz scoppia anche la
guerra popolare ed in pochi giorni
Innsbruck è liberata (12 aprile
1809).
Ma Napoleone reagisce con durezza e già il 20 maggio la cittadina
tirolese è di nuovo in mano ai
francesi e ai bavaresi, mentre le
truppe austriache si devono ritirare
attraverso la Val Pusteria fino in Carinzia.
A questo punto Andreas Hofer,
comandante degli Schützen della
Val Passiria, riesce col suo carisma a
mobilitare tutti gli uomini atti alle
Jakob Placidus Altmutter, 1809,
ritratto di ANDREAS HOFER.
Nato nel 1767 a San Leonardo in
Passiria, di professione oste. Fu
tradito da uno dei suoi soldati,
arrestato dai francesi e condotto
a Mantova, fu fucilato il 20 febbraio 1810, nonostante le richieste di grazia e l’appoggio dei
mantovani che, colpiti dal suo
eroismo, volevano pagare le
truppe francesi affinché lo liberassero.
armi. Queste truppe riconquistano
Innsbruck già il 25 e il 29 maggio. Il
destino del Tirolo si decide però al di
fuori dei confini del suo territorio.
Dopo il parziale successo presso
Aspern, l’esercito austriaco è
battuto in modo netto a Wagram,
così si firma l’armistizio di Znaim. I
francesi riconquistano il Tirolo. Ma
Hofer, Josef Speckbacher, Joachim
Haspinger e altri, non stanno a
guardare e per la terza volta, muovendo da Bergisel il 13 agosto, riconquistano per la terza volta Innsbruck. In nome dell’Imperatore
d’Austria, Hofer prende pieni poteri
in città.
Con la ratifica della pace di Shönbrunn (14 ottobre 1809) l’Austria
deve rinunciare al Tirolo. Napoleone con 50.000 uomini scende
verso il Tirolo: gli abitanti non
credono all’armistizio e alla pace, e
cercano di resistere come possono
dal Bergisel. E vengono sconfitti per
superiorità numerica schiacciante. I
capi della resistenza sono messi
sotto inchiesta e devono rispondere
del loro comportamento tenuto
dopo il 14 ottobre. Andreas Hofer,
Peter Mayr e Peter Sigmayr vanno
eroicamente incontro alla sentenza
di morte.
34
«Le nuove del Pais»
ALBUM PARROCCHIALE
Scussel Stefano
da Forno
di Zoldo
con Sief
Cristina da
Soraruz,
il 26 novembre
2008
nella chiesa
parrocchiale
di Arabba.
Gli sposi
Gianni Crepaz
da Cherz
e Ivana
Vinciprova
da Rocca
Pietore.
Sposati a Rocca
l’11 ottobre
2008.
Il sorriso sereno del piccolo DYLAN GRONES battezzato ad
Arabba il 16 novembre 2008.
Il Battesimo della piccola ANGELA DELLAVEDOVA con i genitori, la madrina e il parroco a Ornella il 16 novembre 2008.
LA “SESTA”
A Bressanone sul campanile ci sono sei campane.
La più grossa, è detta “la
sesta”.
L’anno scorso ha avuto un
super lavoro, poiché, com’è
usanza anche da noi ad
Arabba, la grana, si suona
solo per le feste grandi e per
occasioni solenni. E quest’anno passato la “sesta” a
Bressanone ha suonato più
volte: per i due Angelus del
papa, la morte del vescovo
Egger, buonanima, i 250
anni della consacrazione del
Duomo.
Proprio dopo aver richiamato i fedeli della città
vescovile al Te Deum di ringraziamento, il battaglio si è
rotto, per fortuna senza
staccarsi dalla campana e
senza provocare danni.
Subito la ditta “Kaiser &
Wolf” di Dobbiaco si è premurata di venire a vedere
cosa fosse successo. La
campana è illesa, ma urge
aggiustare il battaglio, affinché sia pronto per l’8
marzo, giorno della consacrazione vescovile di mons.
Karl Golser.
Tra il peso del battaglio e la
campana, c’è un rapporto di
4 a 100, per cui il battaglio
pesa 151 kg e la campana è
di 3900 kg, per un diametro
alla base di 183 cm.
La sua storia
La storia della “sesta”
porta indietro nel tempo
fino al vescovo Hartmann di
Bressanone (+1164). Fu ri-
petutamente fusa, ma il
bronzo risale proprio a quell’epoca.
Nel 1756 la campana si
staccò e precipitò dal campanile, spezzandosi in tre
pezzi, ancora lo stesso anno
fu rifusa a Bressanone Zingen dalla ditta specializzata Grassmayr.
La notte di Natale del
1806 la campana si spezzò
un’altra volta, ma venne
rifusa e collocata solo nel
1838 ad opera del vescovo
principe Galura.
Questa campana aveva
due battagli, uno per l’inverno e uno per l’estate, tenendo così conto anche delle
differenze di temperatura.
Durante la prima Guerra
Mondiale il governo di
Vienna chiese la consegna
di tutte le campane per
fondere cannoni, ma l’anziano vescovo Franz Egger
si rivolse al giovane Imperatore Karl d’Asburgo, presente nel 1917 a Bressanone, e ottenne la
dispensa dalla consegna di
questa sola campana,
mentre le altre dovettero
essere tutte consegnate, insieme al battaglio “stagionale”.
Sorte simile, gli ampezzani ricordano anche
delle loro campane, che lo
stesso Imperatore Karl (dichiarato Beato pochi anni
fa) in visita in Ampezzo
sempre nel 1917, risparmiò
dalla distruzione per l’armonia del loro concerto.
«Le nuove del Pais»
35
NOTIZIE DAL COMUNE
CONTRIBUTI
- lla Banda da Fodom, per sostenere il percorso formativo dei
ragazzi predisposto dalla scuola
di musica per l’anno 2008/9, è
stato erogato un contributo di
7.000,00.
- Per l’organizzazione della
“Siègra de S. Iaco” organizzata
dalla Parrocchia di S. Giacomo
Maggiore è stato erogato un contributo di 1.500,00 per il noleggio del tendone.
- Al Soccorso Alpino di Livinallongo è stato erogato un contributo di 350,00 per la compartecipazione alle spese di gestione
della Sede.
- Per l’abbattimento forzoso del
bestiame anno 2007, alla Soc.
Latteria di Livinallongo, è stato
concesso un contributo di
9.175,83.
- Alla Società Allevatori Razza
Bruna-Alpina è stato erogato un
contributo di 550,00 per l’organizzazione della mostra del 29
settembre ad Arabba.
- Alla Comunità Montana
Agordina, per il corso di Diploma
Universitario per Infermieri, sono
stati erogati, quale quota parte,
215,15.
SCUOLA
- Per il progetto “Educare alla
cittadinanza: conoscere le istituzioni” ideato e organizzato dalle
insegnanti Antonella De Toffol ed
Emanuela Gabrieli delle classi 4a
e 5a della Scuola Primaria di Livinallongo, è stato erogato un contributo di 1.000,00 per la compartecipazione alla spesa. I
ragazzi si recheranno a Roma in
primavera per la visita al Senato
della Repubblica guidati dal Senatore Gianvittore Vaccari.
- Per le uscite scolastiche a
scopo didattico della Scuola
Media per l’anno scolastico
2007/08 è stato concesso all’Istituto Comprensivo un contributo di 1.300,00 quale quota
parte.
TURISMO
LAVORI PUBBLICI
- Per l’organizzazione della
partenza di tappa del Giro d’Italia
del 25 maggio scorso, a Dolomiti
Stars quale capofila del progetto,
sono stati erogati 6.000.
- Per l’arredamento e la sistemazione dell’area circostante la
Chiesa di Arabba sono stati impegnati ulteriori 19.000.
- Per la realizzazione della
scultura in ghiaccio ad Arabba
sono stati impegnati 1.400.
- Per il supporto di operatori di
Polizia Locale autorizzati dal
Comune di Treviso per il periodo
natalizio sono stati impegnati
2.000.
- È stato confermato il progetto
da 275.200, già dichiarato ammissibile dalla Regione, a valere
sulla L.R. 30/2007 (aree svantag-
giate di montagna) che prevede:
a) acquisto di attrezzatura accessoria per il nuovo Unimog per
lo sgombero neve ( 62.000,00);
b) acquisto di un mezzo Suzuki
allestito per la Polizia Municipale
( 21.200);
c) acquisto di un fuoristrada
Toyota a trazione integrale da impegnare per il trasporto di
persone anziane dalle Frazioni
disagiate ai principali servizi pubblici ( 32.000);
d) realizzazione copertura ecocentro di Renaz ( 160.000 di cui
112.000 a carico del Comune).
- È stato approvato dalla Giunta
il piano triennale delle opere pubbliche 2009-2011 per
12.600.000, in aumento del 20%
rispetto al precedente. Per l’anno
in corso è previsto il 1o stralcio dell’ampliamento della Casa di
Riposo per 2.420.000, il completamento dell’eliporto per
150.000, la sistemazione della
strada silvo-pastorale CherzMalga Cherz per 200.000, il miglioramento del bivio di Salesei di
Sotto per 260.000, il miglioramento e messa in sicurezza della
viabilità comunale per 280.000,
la costruzione del ponte in Loc.
Retiz per 469.000.
- Nella variazione di assestamento di bilancio approvata a fine
novembre dal Consiglio Comunale sono stati impegnati i recenti, cospicui, contributi ottenuti
dal Comune:
a) Per la Casa di Riposo “Villa
S. Giuseppe” i contributi della Regione Veneto e della Fondazione
rispettivamente di 300.000 ciascuno.
b) contributo statale già incamerato di 250.000 che attiverà
interventi di miglioria sulle strade
comunali per 270.000 che saranno iniziati a breve.
URBANISTICA
- Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, approvato
in fretta e furia a inizio novembre
dal Consiglio Provinciale, contiene disposizioni pianificatorie
calate dall’alto e non condivise
che invadono illegittimamente
l’ambito di competenza dei
Comuni, ledendo gravemente
l’autonomia programmatoria
locale sancita dalla Legge, imponendo vincoli d’ogni genere che
vanno a sommarsi a quelli già esistenti e che ricadranno inevitabilmente sui cittadini. Le norme
devono essere poche, chiare e
snelle.
Valutazioni critiche anche rispetto agli aspetti di carattere
geologico sia generali che con
specifico riferimento al nostro
comune.
Un esempio? Se la Cooperativa Villa Roma dovesse ancora
iniziare la costruzione delle 5
case a Renaz destinate a giovani
e famiglie fodome, per l’adozione
del PTCP, non si potrebbero più
realizzare. Vincoli pure sulla
Scuola “E. Renon”, ecc ecc.
Altro aspetto assolutamente da
non prendere sottogamba sono le
norme relative al sistema ambientale che prevedono a Fodom
l’individuazione di 10 biotopi di interesse provinciale e diverse aree
di “connessione ecologica” al di
fuori della Rete Natura 2000, che
insistono tra l’altro su aree interessate da piste e impianti a fune,
con conseguenze future facilmente immaginabili. Per questioni di spazio non mi dilungo
oltre.
Le azioni intraprese dall’Amministrazione sono pertanto due;
a) Conferimento legale in
forma associata, unitamente ad
altri 40 Comuni, agli avv. Minnei
del Foro di Padova e all’Avv.
Canal del Foro di Venezia per
chiedere ai Giudici Amministrativi
l’annullamento della delibera di
adozione del PTCP.
b) Invio di 21 corpose osservazioni di carattere generale e delle
osservazioni riguardanti gli
aspetti geologici, affinché la Provincia provveda a riformulare le
parti difformi in senso adesivo ai
rilievi sollevati, o provvedendo
alla revoca della delibera con successiva riadozione dello strumento modificato.
Va ribadito con forza che la salvaguardia del territorio si ottiene
con buone norme di gestione che
- partendo dal basso - tutelino
l’ambiente nella sua integrità sostanziale, prevedendo la possibilità di una prosperità economica
compatibile per chi in montagna si
ostina a volerci abitare; non con il
moltiplicarsi di norme incomprensibili, vincoli, divieti calati dall’alto
e il dilagare di aree protette che
potranno servire alla demagogia
ed alla statistica, ma certamente
non a risolvere le complesse problematiche della montagna e dei
suoi abitanti.
SICUREZZA e PRONTO
INTERVENTO
- Finanziato dalla Regione per
un importo di 49.630 (pari al
70% del costo totale) il progetto di
video-sorveglianza per la “tutela
della legalità e della sicurezza
pubblica”. Le aree interessate
che saranno coperte dal servizio
sono il centro di Pieve, di Arabba,
di Andraz nelle immediate vicinanze della Chiesa, il nuovo ecocentro di Renaz e il nuovo campo
sportivo di Cernadoi in fase di realizzazione. Gli uffici stanno già
predisponendo le pratiche indispensabili per l’appalto e quindi la
realizzazione degli interventi.
- Finanziato anche il progetto
transfrontaliero di “Miglioramento
dei sistemi di pronto intervento”
presentato correttamente dal
Comune nell’ambito della cooperazione interregionale tra la Regione Veneto (L.R. 31/2007) e la
Provincia Autonoma di Trento
(L.P. 21/2007) - meglio conosciuta come “Intesa GalanDellai”. Ne ha dato immediata comunicazione al Sindaco il Presidente della Regione Veneto
Giancarlo Galan, ideatore dell’intesa assieme al Presidente
della Provincia di Trento Lorenzo
Dellai.
Le graduatorie in sintesi: entro il
termine del 1o settembre 2008
sono stati presentati 31 progetti;
12 alla Provincia di Trento e 19
alla Regione Veneto, di cui 11 da
Belluno, 5 da Vicenza e 4 da
Verona. Dei 31 progetti 11 non
sono risultati ammissibili di cui 9
veneti e 2 trentini. Dei 20 interventi transfrontalieri ammessi (10
trentini e 10 veneti) 13, di cui 6
veneti e 7 trentini, sono stati finanziati. Dei 6 progetti finanziati presentati alla Regione Veneto 3
sono bellunesi, 2 veronesi e 1 vicentino. Due i progetti agordini finanziati; Canale d’Agordo e Livinallongo.
Il progetto, che ha grande valenza per un territorio come
Fodom posto a notevole distanza
dalle strutture sanitarie e dai
centri maggiori, ha ottenuto un finanziamento di 379.000 su un
importo complessivo di
420.643,45 e sarà attuato dal
Comune quanto prima.
Ora, il completamento dell’eliporto di Arabba per consentire
l’atterraggio
notturno
(
150.000); l’acquisto di un’ambulanza per la Croce Bianca Volkswagen T4 4x4 allestita per la rianimazione ( 97.000); il furgone di
polisoccorso Mercedes Sprinter
4x4 attrezzato per incendi e incidenti stradali per i Pompieri Volontari ( 124.222); l’acquisto per
il Soccorso Alpino di un “quad” allestito per soccorso in montagna,
attrezzatura per le comunicazioni
e il pronto intervento oltre all’abbigliamento tecnico per gli interventi di emergenza ( 49.500)
sono una bella realtà , che ci permette di avere un sistema integrato, attrezzatura e mezzi all’altezza - o quasi - dei vicini.
VARIE
- Il Consiglio ha rinviato l’esame
di una concessione di servitù di
passaggio su terreno comunale
in loc. Varda per il parere negativo
espresso dalla frazione e per un
esame e un’analisi dell’intera
area, con il supporto di elaborati
grafici, al fine di proporre la conseguente variante al PRG che tenga
in considerazione anche la destinazione dei parcheggi pubblici.
- Sono stati rinnovati i contratti
di locazione per le unità immobiliari in loc. Andraz e Corte (ex
scuole).
- All’ENEL è stata concessa la
servitù di passaggio per il rifacimento della linea elettrica Andraz
- Costa di Salesei.
Leandro Grones
36
«Le nuove del Pais»
ANNIVERSARI
NOZZE D’ORO (50 ANNI)
1)
2)
3)
4)
5)
6)
DELFAURO Igino e PALLUA Renata il 23.04.1959.
BORELLA Andrea e DELFAURO Jolanda il 30.05.1959.
DANDER Erminio e CREPAZ Maria Maddalena il 02.07.1959.
DABERTO Rolando e DEJACO Angela il 03.09.1959.
PALLA Giuseppe e MURER Rina il 10.10.1959.
PALLUA Eugenio e DELMONEGO Elda il 10.11.1959.
NOZZE DI RUBINO (40 ANNI)
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
BONALDO Oscar e TESTOR Carla il 01.03.1969.
TERMIGNONI Giulio Cesare e VITTUR Rosa il 07.04.1969.
DELLEA Roberto e GABRIELI Fernanda il 17.05.1969.
MAGRO Giovanni e PALLUA Angela il 31.07.1969.
LEZUO Federico e CREPAZ Paolina il 17.05.1969.
CREPAZ Sigifrido e KAHLER Maria il 07.06.1969.
CREPAZ Giorgio e ERLACHER Emma il 26.06.1969.
LEZUO Evaldo e EPPACHER Stefania il 04.10.1969.
LEZUO Florino e PRANDI Tullia il 25.10.1969.
DABERTO Franco e ZANOL Annamaria il 12.10.1969.
KOSTNER Enrico e FINAZZER Elsa il 18.10.1969.
COLTAMAI Antonio e ZANVIT Graziella il 22.11.1969.
DABERTO Walter e POMPANIN Romana il 27.12.1969.
NOZZE D’ARGENTO (25 ANNI)
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
PELLEGRINI Giancarlo e CHIERZI Carlotta il 14.01.1984.
DELAZER Carlo e VALLAZZA Beniamina il 19.05.1984.
PEZZEI Guido e ROSA Graziella il 03.06.1984.
PELLEGRINI Giuseppe e BOOTH Sally il 01.09.1984.
GABRIELLI Guglielmo e COSTA Maria Rosa il 22.09.1984.
FONTANIVE Paolo e DARIZ Emanuela il 13.10.1984.
GUADAGNIN Roberto e SARTOR Franca il 20.10.1984.
DARIZ Leonardo e DENICOLO’ Ester il 24.10.1984.
FERSUOCH Bruno e CREPAZ Marisa il 27.10.1984.
TORMEN Giorgio e DELUNARDO Maria Rosa il 10.11.1984.
ALFAREI Roberto e CREPAZ Eugenia il 17.11.1984.
CREPAZ Sisto e CREPAZ Cecilia il 27.10.1984.
PALLA Ruggero e CREPAZ Pierina il 01.12.1984.
NOTA: Segnalate per tempo altri anniversari involontariamente
non riportati nell’elenco. Le coppie di sposi sunnominate sono
tutte invitate alla festa patronale di S. Giacomo il 26.07.2009 alle
ore 9.30.
OFFERTE
DI PIEVE
PER LA CHIESA E LE
OPERE PARROCCHIALI
Riscaldamento
Demattia Anna, Pellegrini Michele, Devich Francesca, Zorz
Irma, Crepaz Vittoria, don Alfredo, Grones Remo, Foppa Anna,
Dorigo Bruna, Soratroi Lino, Daberto Albina, Federa Paola, Sief
Antonietta.
Varie necessità
Demarch Bepo; Crepaz
Paolino; N.N.; Giardino Agordino
ha offerto 8 “Stelle di Natale”
(piante); Mauro ed Erika in occ.
ben. casa nuova; Grones Laura e
Remo; Francesca Devich; Daberto Berta; Sign. Davare; Crepaz
Paolina Palla; Berto Giuseppe,
PD; Delfauro Ermelinda; Crepaz
Alfredo; Sief Maria Gabriella;
Delfauro Aldo, Calalzo; Dr. Carlo
Troi, Bressanone; P. A.; Codalonga Assunta, Cortina; Crepaz
Bruno, Badia; Palla Leandro
Merano (per i poveri).
Offerte imperate
per la Diocesi
Avvento di Fraternità (290);
Migranti (100); Pastorale Diocesana (100)
PER CHIESA
DI DIGONERA
Piaia Matteo; De Biasio Lucia;
N. N.; Murer Candido; Daurù Pia;
Vallazza Giovanni; N. N. per risc.;
Bernardi Mercedes; Vallazza
Guido, Eraclea.
PER CHIESA
DI LARZONEI
Quellacasa Silvia, Cortina;
Bassot Nevio, Rocca; in mem. Gabrielli Pio, i fratelli.
PER CHIESA
DI ANDRAZ
Nagler Valerio; N. N.
PER IL BOLLETTINO
Rossi Maria Teresa, Rocca;
Ivana Francescutti, Calalzo; Jole e
Claudio Costantin, Dogna; De
Carli Irene; Gerotto Antonio, TV;
Degasper Cesare-Mauro, BZ; Tomaselli Rita, Caviola; Daurù De
Dorigo, BL; Casarin Luigina;
Gamba Ciprian Marina, Zoldo; De
Grandi Angelo, TN; Stierli Ida,
Zurigo; Bepo Demarch; Santin
Franca, Mestre; Rita Sorarui,
Ziano; Testor Rita, Canazei; Quellacasa Silvia, Cortina; Simonetta,
Falcade; Guglielmina; Specchier
Giovanni, Avoscan; Serafini Tarcisia, Falcade; Crepaz Franco,
Pera di Fassa; Vallazza Eugenio,
BZ; Ganz Ferruccio-Chiara,
Falcade; Gabrielli Beatrice;
Bassot Marina, Rocca; Mearini
Maria, FI; Bortot Guido, Cesiomaggiore; Mastella Maddalena, S.
Vito; Davare, Laste; Flamigni
Margherita, Forlì; Crepaz Paolina;
Murer Giovanni, BL; Delfauro Ermelinda; Palla Maria Concetta,
BL; Crepaz Alfredo; Nagler Daniela; Crepaz Gabriella, Peron;
Crepaz Giancarlo, La Valle BZ;
Crepaz Amalia, SS.; Gabrielli
Adolfo PD; Quellacasa Giuseppe,
Agordo; Foppa Paolo, BL; Battistella Dina, Merano; Daurù
Marco, Agordo; Lazzarin
Giorgina, Zoldo; Angeli Pio,
Selva C.; Del Zenero Cinzia,
Rocca; Cortesi Flaminio,
Bergamo; Furgler Elsa, Luino; Sr.
Elvira Crepaz, Merano; Delfauro
Lidia, Genova; Palla Maria,
Meano; Delfauro Aldo, Calalzo;
Daberto Otto, S. Pietro Feletto;
Dott. Carlo Troi, Bressanone; fam.
Pozzobon, Lancenigo; Federa
Albino, Ortisei; Dorigo De Toffol
Florinda, Caviola; Crepaz Alfredo, Agordo; Pallua Armando,
Marebbe; Alverà Giuseppe,
Cortina; Foppa Roberto, Limana;
Palla Milio, Feltre; Crepaz Josef,
Sterzing; Zardini Lacedelli Maria,
Cortina; Crepaz Eugenio, Ortisei;
Pallua Remigio, Ortisei; Ampezzan Nada, Zoldo; Grandesso
Marcello, PD; Favare Giuliana,
Selva Cadore; Fontanive Roberto,
Canale; Chenet Rosa, Saviner; Finazzer Bruno, Siusi; Corazza Liberale, Zoldo; Palla Renata,
Feltre; Centin Casellato Giuliana,
TV; Palla Antonio, Feltre; Sief
Daniela, Cargnacco; Detomaso
Frida, Cortina; Pompanin Antonio, Cortina; Piaia Pierina,
Rocca; Palla Giovanni, S. Vito C.;
Palla Paolina, Vigo di Fassa; Palla
Flaviano, Rocca; Crepaz Ugo, S.
Maria Grazie; Fontanive Giovanni, Caviola; Da Pian Ada, Caprile; Palla Edoardo, BL; Sief Federico, Tavagnacco; Frena Carlo,
Agordo; Dalla Putta Giuliano, Alleghe; Boscaini Luigina, VR; Codalonga Assunta, Cortina; Callegari Maria Grazia, Rocca; Palla
Josef, BZ; Roilo Enrico, Fortezza;
Serafini Teobaldo, Alleghe; Argentin Lezuo Rita, Corvara; Pallua
Angela, Ragusa; Sief Maria
Teresa, Alleghe; Cereda Anna,
Cassago; Stefani Silvio, Cortina;
Reberschak Maurizio, VE; Delfauro Livio, Corvara; Gattolin
Nicola, VR; Bassot Elio, Corvara;
Agostini Maurizio, Auronzo;
Chenet Silvana, Caprile; Crepaz
Ernesto, Brescia; Dagai Rolando,
Brusaporto (BG); Bagnara Gasperino, Vallada; Delazer Elsa
Maria, Merano; De Lazzer Santo,
Rocca; Crepaz Eugenio, La Valle
(BZ); Vallazza Giuseppe, Laives;
Testor Leopoldo, Mas; De Cassan
Pierina, Laste; Delazer Giusy,
Paese; Vergani Annalisa, Osnago
(LC); Denicolò Rosa, Mestre; Gabrielli Camillo, Cortina; Dorigo
Vito, San Cassiano; Schweikcofler Antonio, Ora (BZ); Ilda
Ploner Vallazza, San Cassiano;
fam. Gliera, Liviné; Palla Laura,
Ortisei; Delazzer Maria Maddalena, Bolzano; Rudatis Rinaldo,
Caprile; Delmonego Loredana,
Torino; Costamoling Rosina,
Corvara; Masarei Emilio, Milano;
Vallazza Giuseppe, Roma; Schiavinato Arturo, Zoldo, Davare Geltrude, Laste; Dorigo Ernesto,
Borolo (TO).
USCITE: per fattura del n. 4/
2008: euro 3061,86; per Pieve:
1746, 20 e per Colle e Arabba:
1315, 66.
NOTA: Ringraziando vivamente
chi ha donato, chiedo di segnalare
eventuali dimenticanze.
ANAGRAFE
NATI:
1) DORIGO Matteo (Lasta)
nato a Brunico (BZ) il
06.12.2008.
2) DETOMASO
Manuel
(Liviné) nato ad Agordo il
02.01.2009
3) ROSSINI Vittoria (Salesei
di Sotto) nata a Brunico
(BZ) il 02.01.2009
MORTI:
1) DE SISTI Antonio (Selva
Valgardena) nato a Pian di
Salesei il 27 agosto 1924 e
deceduto a Bressanone (BZ)
il 5 dicembre 2008, vedovo
di Mussner Emilia padre di
due figli.
2) GABRIELLI Pio (Larzonei)
nato a Larzonei il 15 ottobre
1939 e deceduto ad Agordo
il 27 dicembre 2008. Celibe.
3) KUHAR Rodolfo morto a
Portogruaro (VE) il 3 giugno 2008, all’eta di 93 anni.