CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono
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CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono
«Le nuove del Pais» ANNO XLV - gennaio - febbraio 2009 - N. 1 1 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 no 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. AGGIORNAMENTO: CialÈ ai dÏs da ades 50 anni fa il Papa buono pensa al dialogo col mondo Roma, 28 ottobre 1958 Angelo Giuseppe Roncalli, classe 1881, viene eletto papa. Prende il nome di Giovanni XXIII. Dopo la figura austera, nobile e severa di Papa Pio XII, viene scelto questo figlio di poveri contadini bergamaschi: ordinato prete nel 1904, fu segretario del vescovo e insegnante in seminario. Durante la prima guerra mondiale fu sergente infermiere. Dal 1925 fu rappresentante del Papa in Bulgaria, dove conosce il mondo ortodosso. Nel 1934 in Turchia, dove conosce da vicino il mondo musulmano e in Grecia, ortodossi pure loro. Nel 1944 a Parigi, in Francia, dove conoscerà la realtà delle tensioni tra Stato e Chiesa e l’esperienza dei preti-operai. Nel 1953 diventa patriarca a Venezia. Diventa Papa a quasi ottant’anni. Conosciuto per la sua bontà, sarà chiamato da tutti Il Papa buono. Il suo volto sereno e la figura rotonda, le sue maniere da nonno buono, conquisteranno il cuore dei fedeli e del mondo intero. Egli sapeva che non aveva molti anni a disposizione, era persona acuta, intelligente, preparata, ma soprattutto una persona ottimista, che credeva nelle capacità degli uomini di aprirsi alle cose nuove, grazie anche alle sue esperienze in luoghi non proprio aperti alla fede al Dio di Gesù Cristo. Fu così che da subito il nuovo papa pensa a convocare in Roma una riunione di tutti i Vescovi non solo cattolici, ma ecumenica, cioè aperta a tutti i Vescovi, anche non cattolici. Solo dopo pochi mesi, il 25 gennaio 1959, nella festa della conversione di San Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, il Papa manifesta ai vescovi e ai Cardinali presenti per la conclusione della settimana di preghiere per l’unità della Chiesa, la volontà di riunire un Concilio a Roma, in Vaticano. Si chiamerà Concilio Ecumenico Vaticano II. La notizia non viene ben ac- colta da Cardinali e Vescovi, che da anni conoscevano la rigidità e la chiusura del papa Pio XII, che aveva accentrato in sé molte responsabilità, anche per le incomprensioni a cui era stato soggetto, ma che la storia futura chiarirà nelle motivazioni. L’anziano Papa Giovanni non si scoraggia, ma con la bontà e la mitezza, ma anche la caparbietà tipica del contadino che lo caratterizza, andrà avanti per la sua strada, cercando di coinvolgere quanti più Vescovi possibile nel suo progetto. Nella festa dell’Epifania del 1962 il Papa comunica il giorno in cui questo concilio avrà Nevicata gennaio 2009 inizio: 11 ottobre 1962, anniversario in cui si ricorda come il Concilio di Efeso proclamò Maria quale Madre di Dio. La malattia bussa alla porta del Papa Il Papa si ammala nel 1962 di tumore: sempre più stanco fisicamente, non mostra segni di cedimento nella speranza e nello spirito. Egli prosegue nella sua volontà affinché la Chiesa dialoghi con il mondo contemporaneo. Per questo il Papa sceglie la festa della conversione di San Paolo: come l’apostolo non esitò a lasciare alle spalle tutto quello che gli impediva di abbracciare Cristo che lo aveva chiamato a seguirlo, così anche la Chiesa del XX secolo poteva spogliarsi dell’uomo vecchio per vestire il nuovo. E “aggiornamento” sarà la parola che caratterizzerà i lavori del Concilio Vaticano II fin dal suo inizio. Quella “novella Pentecoste” che papa Giovanni si augurava per la Chiesa Cattolica diventa realtà. Le cose più evidenti e l’eredità più preziosa del concilio e di papa Giovanni, è quella di “cercare più quel che ci unisce piuttosto che quel che ci divide”. Desiderio di dialogo, di incontro, di camminare insieme, non per imporre, ma per proporre, senza per questo rinunciare alla Verità. SEGUE A PAGINA 2 2 «Le nuove del Pais» dalla pagina 1 Dissentiamo dai profeti di sventura Il Papa nel suo discorso inaugurale dirà: “A noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo. Nel presente momento storico, la buona Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani“. Questo ottimismo del Papa si radicava in una volontà di apertura ai problemi del mondo contemporaneo. Il Papa dice che l’idea del concilio non è maturata in lui come frutto di una lunga meditazione, ma nato come il fiore spontaneo di una primavera insperata. E oggi, cos’è rimasto? Il Concilio, venne concluso da papa Paolo VI nel 1965. Per Fodom l’applicazione del Concilio coincide proprio col passaggio dalla Diocesi di Bressanone a quella di Belluno. Da uno stile ordinato plurisecolare, si passa a sperimentazione più o meno riuscita. Ovvio per i fodomi confondere la novità del Concilio con le stranezze degli “italiani” anche se fino al 1973 la cura d’anime resterà in mano a preti ladini. I cambiamenti più vistosi sono l’uso dell’italiano al posto del latino nella Messa e nei sacramenti; il volgersi del prete e dell’altare stesso verso la gente e non più verso il Tabernacolo; l’inserimento di più canti in italiano anche nella Messa col popolo; la Messa dialogata; le letture. Il tutto coincidente però anche con il calo delle vocazioni, e a volte esagerazioni di cattivo gusto con cartelloni, scenette e teatri vari in Chiesa o durante la Messa, che tolgono alle cerimonie sacre l’aria di mistero e le fanno assomigliare di più alle cose di tutti i giorni. Un bene? Un male? Qui le opinioni sono diverse, anche nella nostra vallata. Chi rimpiange il passato più lontano, chi il passato più vicino... ma la domanda resta sempre quella di papa Giovanni: come possiamo fare affinché il fiore dell’aggiornamento fiorisca come nuova primavera anche ora? Come testimoniare la nostra fede in Gesù Salvatore? Penso la risposta sia in una frase sola: amando la nostra Comunità (cristiana e civile) per quello che è. Solo così potremo migliorarla, cambiando il nostro modo di guardarla, saper leggere i segni positivi. E esser coscienti che è più quel che ci unisce che quel che ci divide. don Vito da Arabba Da medico assassino a uomo per la vita Nella foto: Stojan Adasevic. Stojan Adasevic, medico abortista serbo, in 26 anni ha praticato, stando a suoi calcoli tra i 48 e i 62.000 aborti (ha detto che in un giorno a volte riusciva a praticarne anche 35, lavorando per 9 ore di fila in sala operatoria). Oggi invece è uno dei massimi testimoni del diritto alla vita in Serbia. La sua storia ha davvero del miracoloso. Ancor giovane studente di medicina, sentì discutere animatamente alcuni ginecologi di un caso di interruzione di gravidanza non riuscita da loro praticata molti anni prima. Riguardava una giovane dentista di una clinica vicina all’Università, che si era rivolta a loro per interrompere la gravidanza, ma nonostante l’operazione, che essi credevano riuscita, il bambino nacque lo stesso. Stojan riconobbe in quel bambino “nato lo stesso” proprio lui e in quella donna la propria madre, che effettivamente era ancora dentista in attività vicino all’Università. Decise - convinto dalla scuola marxista-atea che l’aborto è solo un’operazione chirurgica come un’altra - di dedicare la sua vita quasi esclusivamente a donne che volevano interrompere la gravidanza. Divenne famoso per la quantità di aborti che riusciva ad effettuare in un solo giorno di lavoro. Ma nel 1992 fece un sogno strano: si trovò in un grande prato in cui erano presenti numerosi ragazzi tra i 4 e i 24 anni. Essi giocavano e ridevano. Ma appena egli provò ad avvicinarsi tutti scapparono impauriti. Quando riuscì ad afferrarne uno, questo gridò: Aiuto! Aiuto! Liberatemi da questo assassino! Lo lasciò andare, ma gli comparve davanti un uomo, che gli disse essere san Tomaso d’Aquino (famoso teologo, frate domenicano, vissuto nel medioevo) che Stojan non conosceva, perché cresciuto ateo e comunista, che gli disse: Questi sono i bambini che tu hai ucciso con i tuoi aborti. Al mattino, scosso, ma non abbastanza, si reca al lavoro e la sua vita va avanti come al solito. Fino a quando estraendo i pezzi di un feto, notò che la mano si muoveva ancora e che il cuore pulsava. La donna cominciò a perdere moltissimo sangue, la sua vita era seriamente in pericolo e per la prima volta Stojan, ateo convinto si trovò a pregare: “Signore, salva questa donna, non me!”. Fu esaudito. E quello divenne il suo ultimo aborto. Da allora, si è dedicato alla difesa della vita e ancora oggi tiene conferenze e incontri per spiegare a tutti, specie alle donne, la realtà e la tragedia dell’aborto, che non è una “semplice operazione chirurgica” ma un vero e proprio omicidio commesso dal medico e ordinato dalla madre. Educare è diverso da proibire La sicurezza nella circolazione stradale è sempre un problema di attualità. Sempre più spesso persone che hanno esagerato con l’alcol si mettono alla guida e causano incidenti in cui sono coinvolti essi stessi o nella maggior parte dei casi anche altre persone, con conseguenze tragiche. Lo Stato italiano sta cercando di introdurre la soglia del tasso alcolico zero per le persone al volante. Ma è chiaro che proibire, controllare, multare, non porta ad una vera presa di responsabilità. Nella mente nasce il pensiero: speriamo di arrivare sani a casa, speriamo non mi fermino, speriamo... Ma non c’è vera responsabilità e onesta previsione di provocare seri danni a se stessi o ad altri. La strada per la maturità è conoscere i propri limiti e accettarli. Non quella di superarli sfidando la sorte. C’è chi ha bisogno di proibirsi del tutto di bere anche un goccio di vino, perché ha imparato a conoscere se stesso. Altri invece che possono avvicinarsi all’alcol senza superare i limiti che si auto-impongono di non superare. La proibizione assoluta non lascia spazio alla propria responsabilità. O altri scelgono che la propria responsabilità è quella di non bere minimamente. Altri invece non si pongono alcun limite, ma se si chiede perché bevano non sanno più rispondere o dicono: “Perché mi piace. Per dimenticare. Per essere per un po’ senza pensieri...” L’educazione al LIMITE deve essere inculcata da piccoli. Se i bambini ridono quando i genitori li sgridano e non obbediscono, non vuol dire che è il bambino difficile, vuol dire che probabilmente il modo di educare è troppo poco severo. E la disciplina sparisce. E con la disciplina anche il senso di sicurezza. Sì, perché un bambino che non conosce i propri limiti (quando far basta) sarà un bambino e un adulto insicuro. Il bambino, e l’adulto, che sa quando deve far basta, sarà un bambino sicuro di sé e delle proprie capacità, perché conosce anche le proprie incapacità. E allora, cos’è più facile? Proibire e punire o educare e far capire perché è no? CCP 39808548 «Le nuove del Pais» Parrocchia di Pieve GIORNATA PER LA VITA “La forza della vita nella sofferenza” Giornata per la vita a Digonera. È stata celebrata domenica 1 febbraio 2009 con la partecipazione di tanti bambini e adulti e con l’iniziativa molto fruttuosa “progetto Gemma” che ha permesso di raccogliere varie offerte per tale scopo. Quest’anno si intitolava “la forza della vita nella sofferenza”, vista sotto vari aspetti. La sofferenza che tutti hanno il dovere di cercare di superare o almeno alleviare. La sofferenza, spesso inevitabile, non costituisce un impoverimento della vita: anzi spesso è in grado di liberare nuove risorse umane e di generare una ricchezza che rende ancora più preziosa la vita. La fede in Gesù, morto e risorto, “illumina l’enigma del dolore e della morte (GS 22), aiuta ad “interpretare” la sofferenza umana e a viverla come esperienza pasquale che arricchisce la persona”. Il Messaggio dei Vescovi invitava anche a guardarsi dal cercare scorciatoie apparentemente risolutive (tra queste sono di particolare attualità l’eutanasia e l’aborto) ma gravemente offensive del valore della vita e della dignità umana. “Chi soffre non va mai lasciato solo”, esortavano i Vescovi rivolgendosi ai volontari accanto ai malati terminali, alle mamme che accolgono la vita anche quando essa è senza futuro, ai giovani che, colpiti da malattie invalidanti, trovano ancora la forza per essere testimonianza di amore e di speranza tra i coetanei, ai malati in fase terminale che, sorretti dall’affetto e dalle cure di chi sta loro intorno, non cedono alla disperazione. La virtù della fortezza, oggi poco praticata, viene però in soccorso “quando il peso della vita ci appare intollerabile”; nessuna sofferenza, per quanto grave, può prevalere sulla forza dell’amore e della vita. Sono le foto dei 18 bambini presenti alla festa per la vita. cell. 333 2030597 tel. 0436 7176 3 L’ANNO DI SAN PAOLO In occasione del bi-millenario della nascita dell’Apostolo S. Paolo la Chiesa gli ha dedicato un anno: dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009. Papa Benedetto XVI, nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, nel dare inizio alle celebrazioni, ha tenuto una ricca omelia sul Santo. Ne riporto alcuni brani significativi. “Siamo qui raccolti per interrogarci sul grande Apostolo delle genti. Ci chiediamo non soltanto: chi era S. Paolo? Ci chiediamo soprattutto: chi è Paolo? Che cosa dice a me? In questa ora, all’inizio dell’ “Anno Paolino” che stiamo inaugurando, vorrei scegliere dalla ricca testimonianza del Nuovo Testamento tre testi, in cui appare la sua fisionomia interiore, lo specifico del suo carattere. Nella lettera ai Galati egli ci ha donato una professione di fede molto personale, in cui appare il suo cuore davanti ai lettori di tutti i tempi e rivela quale sia la molla più intima della sua vita. “Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Tutto ciò che Paolo fa, parte da questo centro. La sua fede è l’esperienza di essere amato da Gesù Cristo in modo tutto personale; è la coscienza del fatto che Cristo ha affrontato la morte non per qualcosa di anonimo, ma per amore di lui di Paolo - e che, come risorto, lo ama tuttora, che cioè Cristo si è donato a lui. La sua fede è l’essere colpito dall’amore di Gesù Cristo, un amore che lo sconvolge fin nell’intimo e lo trasforma. La sua fede non è una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo. La sua fede è l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore. E così questa fede è amore per Gesù Cristo. Nella ricerca della fisionomia interiore di San Paolo vorrei, in secondo luogo, ricordare la parola che il Cristo risorto, gli rivolse sulla strada verso Damasco. Prima il Signore gli chiede: “Saulo, Saulo perché mi perseguiti? Alla domanda: - Chi sei o Signore? vien data la risposta: - Io sono Gesù che tu perseguiti” (At. 9,4). Perseguitando la Chiesa, Paolo perseguita lo stesso Gesù. “Tu perseguiti ME”. Gesù si identifica con la Chiesa in un solo soggetto. In questa esclamazione del Risorto, che trasformò la vita di Paolo, in fondo ormai è contenuta l’intera dottrina sulla Chiesa Corpo di Cristo. Cristo non si è ritirato nel cielo, lasciando sulla terra una schiera di seguaci che mandano avanti “la sua causa”. La Chiesa non è un’associazione che vuole promuovere una certa causa. In essa non si tratta di una causa. In essa si tratta della persona di Gesù Cristo, che anche da risorto è rimasto “carne”. Egli ha “carne e ossa”, lo afferma in Luca il Risorto davanti ai discepoli che lo avevano considerato un fantasma. Egli ha un corpo. È personalmente presente nella sua Chiesa, “Capo e Corpo” formano un unico soggetto, dirà Agostino. “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?”, scrive Paolo ai Corinzi. Ed aggiunge: come, seSEGUE A PAGINA 4 4 «Le nuove del Pais» condo il Libro della Genesi, l’uomo e la donna diventano una carne sola, così Cristo con i suoi diventa un solo spirito, cioè un unico soggetto nel mondo nuovo della risurrezione. In tutto ciò traspare il mistero eucaristico, nel quale Cristo dona continuamente il suo Corpo e fa di noi il suo Corpo: Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il Corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur es- sendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”. Con queste parole si rivolge a noi, in quest’ora, non soltanto Paolo, ma anche il Signore stesso: come avete potuto lacerare il mio Corpo? Davanti al volto di Cristo, questa parola diventa al contempo una richiesta urgente: riportaci insieme da tutte le divisioni. Fa che oggi diventi nuovamente realtà: c’è un solo pane, perciò per noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo. Per Paolo la parola sulla Chiesa come Corpo di Cristo non è un qualsiasi paragone. Va ben oltre un paragone. “Perché mi perseguiti?”. Continuamente Cristo ci attrae dentro il suo Corpo, edifica il suo Corpo a partire dal centro eucaristico, che per Paolo è il centro dell’esistenza cristiana, in virtù del quale tutti, come anche ogni singolo può in modo tutto personale sperimentare: Egli stesso mi ha amato ed ha dato se stesso per me”. (Benedetto XVI) IL PRESEPIO VIVENTE Fedeli alla tradizione, le catechiste di prima e seconda elementare hanno organizzato il presepio vivente con il gruppo di bambini delle prime classi. Erano vestiti secondo il ruolo che dovevano svolgere. All’inizio della Messa sono entrati in chiesa con le luci spente, al chiarore delle lanterne, mentre dal coro scendevano dolcemente le note del “Ciel Seren”. I pastori: Anna Crepaz, Elia Denicolò e Giovanna Ploner aprivano il corteo; seguivano i Re Magi: Sofia Zorz, Matteo Crepaz e Lea Denicolò; poi due angeli: Elisa Lorenzini e Chiara Dorigo; alla fine la Madonna, Benedetta Faber col bambinello e S. Giuseppe: Omar Crepaz. In chiesa, all’accendersi di tutte le luci, hanno preso posto sul primo banco e gli attori principali (Maria e Giuseppe) con i due angeli davanti all’altare di S. Giuseppe, con la grande stella illuminata e piena di tanti piccoli cuori che avevano attestato la presenza dei bambini e ragazzi del catechismo alla Messa durante l’Avvento. I numerosi fedeli, specialmente i genitori, guardavano compiaciuti questi bambini che con serietà, come tanti attori provetti, richiamavano il grande mistero del Natale: un Dio che si è fatto bambino per noi. Il coro parrocchiale “S. Giacomo” Da alcuni anni il coro parrocchiale di Pieve, composto da olre trenta coristi, sta crescendo sempre più e riscuotendo consensi ed applausi nelle varie manifestazioni. Ne ricorderò qualcuna. Nel 2006 ha organizzato un viaggio a Roma dove ha avuto l’onore di cantare, una domenica, nella Basilica di S. Giovanni in Laterano e di tenere due concerti: uno ad Anagni, col coro Fodom, e un altro per “Gli emigranti veneti”. Nel settembre 2007, in occasione del pellegrinaggio delle valli Ladine al Santuario della Madonna di Pietralba-Weissentein ha cantato vari canti durante la Messa. In questa circostanza ogni corista indossava la nuova divisa. Ha avuto poi altre occasioni minori, quali matrimoni di amici e altre Messe, di far apprezzare i suoi canti polifonici; ad esempio a Brunico, con tappa anche a Badia, accolto da mons. Lorenzo Irsara e da mons. Franz Sottara. Ricordo ancora la Messa solenne per il 30o anniversario di Papa Luciani a Canale d’Agordo, celebrata dal vescovo mons. John Magee, uno dei due segretari di Giovanni Paolo I, quello che lo trovò morto la mattina del 28 settembre 1978. L’11 novembre scorso, invitato dal Capitolo della Cattedrale, è sceso a Belluno per la festa patronale di S. Martino. As- BELLUNO – Il Coro S. Giacomo stretto attorno al vescovo Ducoli. Canale d’Agordo, 28 settembre 2008: il coro parrocchiale, dopo aver cantato la Messa in memoria di Giovanni Paolo I nel trentesimo anniversario della morte, posa per una foto con il celebrante Mons. Maggee che fu uno dei due segretari di Papa Luciani. sieme al nostro vescovo mons. Giuseppe Andrich, presiedeva la concelebrazione mons. Maffeo Ducoli che festeggiava i 90 anni di vita. Mons. Ausilio Da Rif, Decano della Cattedrale, in una lettera al parroco di Pieve, così ha scritto: “Un grazie particolarmente sentito al Coro, composto da elementi giovani e al suo Direttore (Denni n.d.r.) la cui esecuzione è stata molto apprezzata e ai fedeli di Pieve che hanno voluto offrire in dono prodotti tipici della zona. Il venerato mons. Maffeo Ducoli, che presiedeva la concelebrazione festeggiando il 90o compleanno, ha espresso insieme al nostro Vescovo sensi di vivo compiacimento. Il Signore ricompensi e benedica tutti”. Infine l’8 dicembre era presente a Belluno nella chiesa di S. Stefano per un concerto in onore della Madonna Immacolata, ottenendo un vero suc- cesso. Il merito, come già detto, va al dinamico ed entusiasta direttore Dorigo, ma anche all’impegno dei coristi e all’organista Oscar che sostiene il coro con una professionalità encomiabile. In gennaio sono stati eseguiti dei lavori in cantoria per disporre meglio le varie voci e potenziare le luci per i coristi. Data l’occasione, non dimentichiamo il Cav. Uff. Pellegrini Benigno, l’anziano direttore e cantore, sempre presente e pronto a prendere in mano la bacchetta di maestro o a far da solista, nonostante i suoi 81 anni portati bene. Il parroco e la Comunità parrocchiale ringraziano vivamente i coristi, insieme al direttore e all’organista che con le loro ottime esecuzioni canore rendono sempre solenni le celebrazioni liturgiche e danno lustro alla Pieve di Livinallongo. don Alfredo «Le nuove del Pais» 5 UN SALUTO DALLA CASA DI RIPOSO visita del “Gruppo Alpini da Fodom”! Festosi come non mai ci hanno donato una mattinata di grande allegria. Per finire in gran bellezza, Babbo Natale ci ha sorpreso con una gran “gerla” di bellissimi pacchetti rossi. Che gioia scartare, come tutti, un bel regalino il giorno di Natale!! Cosa aspettarci di più ?! La visita dei bambini dell’asilo, che tutti noi aspetÈ con piacere che in questo numero vi raccontiamo ancora un po’ di noi e del nostro Natale! Le feste sono iniziate come ogni anno con la calorosa e tanto aspettata visita di San Nicolò con i suoi angioletti, dolci e belli come sempre. I “malagn”, benché brutti e cattivi più del solito, non sono riusciti a portare via nessuno, e noi felici di averla scampata bella anche quest’anno, ce la ridiamo sotto i baffi. Contenti e soddisfatti di aver ricevuto un bel regalino, abbiamo pensato di ringraziare il nostro amato San Nicolò con una bella canzoncina. La voce dei nostri anziani faticava a venire, ma con l’aiuto dei nostri angioletti tutto si è concluso a meraviglia. Con gran musica, balli e splendidi doni, la gioia delle feste è continuata con la Suor Lara e Suor Francesca accompagnano degli “angioletti” con la chitarra. tavamo con gioia, quest’anno purtroppo non si è potuta realizzare causa le abbondanti nevicate. Ma siccome la nostalgia è tanta, ci auguriamo che questi piccoli “fodomi” possano venire presto, con la loro vocina e frizzante allegria, a trasmetterci tanta emozione e felicità. Cogliamo l’occasione per condividere con tutti voi la soddisfazione di aver dato vita, fra le varie attività della Casa di riposo, anche al nuovo laboratorio di cucito, soprannominato con simpatia “la nuova sartoria di Pieve di Livinallongo”. Scherzi a parte, le mani d’oro delle nostre ospiti partecipanti risolvono ogni problema, o quasi, di “bucato” generale. Concludo con un grande grazie a tutti, per averci donato anche quest’anno un Natale con il sorriso. Micheluzzi Gloria 6 «Le nuove del Pais» EDUCATE I FIGLI NELLA FEDE Alcuni brani dall’omelia del Papa della domenica del Battesimo di Gesù. “Cari amici, sono veramente contento che anche quest’anno, in questo giorno di festa, mi sia data l’opportunità di battezzare dei bambini. Su di essi si poggia oggi il “compiacimento” di Dio. Da quando il Figlio Unigenito del Padre si è fatto battezzare, il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male. Questo in effetti comporta il Battesimo: restituiamo a Dio quello che da Lui è venuto. Il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio Dio. Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità. Se con questo sacramento, il neo-battezzato diventa figlio adottivo di Dio, oggetto del suo amore infinito che lo tutela e difende dalle forze oscure del maligno, occorre insegnargli a riconoscere Dio come suo Padre ed a sapersi rapportare a Lui con atteggiamento di figlio. E pertanto, quando, secondo la tradizione cristiana come oggi facciamo, si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali. Cari genitori, cari padrini e madrine, vi saluto tutti con affetto e mi unisco alla vostra gioia per questi piccoli che oggi rinascono alla vita eterna. Siate consapevoli del dono ricevuto e non cessate di ringraziare il Signore che, con l’odierno sacramento, introduce i vostri bambini in una nuova famiglia, più grande e stabile, più aperta e numerosa di quanto non sia quella vostra; mi riferisco alla famiglia dei credenti, alla Chiesa, una famiglia che ha Dio per Padre e nella quale tutti si riconoscono fratelli in Gesù Cristo. Voi dunque oggi affidate i vostri figli alla bontà di Dio, che è potenza di luce e di amore; ed essi, pur tra le difficoltà della vita, non si sentiranno mai abbandonati, e a Lui resteranno uniti. Preoccupatevi pertanto di educarli nella fede, di insegnar loro a pregare e a crescere come faceva Gesù e con il suo aiuto, “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc. 2, 52). (Benedetto XVI) Direttore don Alfredo Murer responsabile ai sensi di legge don Lorenzo Sperti Iscr. Tribunale di Belluno n. 4/82 Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno IN BREVE � Il 22 dicembre gli alunni delle scuole elementari hanno fatto una bella recita natalizia nel salone parrocchiale. L’abbondante nevicata con il conseguente pericolo di slavine non ha permesso a tutti di essere presenti alla recita che meritava veramente di avere un pubblico più numeroso per la sua originalità e attualità e per i ricchi insegnamenti per tutti. � Sono ripresi in questi giorni gli incontri per la Lectio divina e per il gruppo del Vangelo. Sono tenuti dalle Suore discepole del Vangelo e si prefiggono di conoscere e approfondire la Parola di Dio. � A Salesei di Sotto è stata benedetta una casa nuova, quella di Mauro Crepaz da Pian. C’è da sottolineare la rapidità con la quale è stata iniziata e portata a termine e resa subito abitabile. Bravo Mauro! Anche a Renaz, nel nuovo complesso dei 5 condomini costruiti dalla società “Villa Roma”, diretta da Demattia Damiano, sono già stati consegnati i primi appartamenti ad alcune famiglie. Il sorgere di nuove case destinate alla nostra gente è segno di vitalità e di amore alla propria terra natia. andare a gestire una farmacia di Cortina. Nel precedente bollettino avevano dato il saluto a tutti i Fodomi; anche da parte nostra vorremmo che giungesse ai coniugi Basso il nostro grazie più sincero per il lavoro svolto a Pieve e ad Arabba! Al loro posto sono subentrati i coniugi Da Rin Paolo e Radoani Laura, ai quali porgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro e di lunga permanenza tra noi! � “L’Amico del Popolo”, che ricordava la data centenaria della sua fondazione, ai primi di gennaio portava all’interno la ristampa del primo numero, uscito il gennaio 1909. Confrontandolo con l’edizione attuale vediamo subito il lungo e progressivo miglioramento del giornale. Su tale copia, veniva riportato un articolo su “L’alcoolismo” scritto vivacemente e con parole forti per denunciare la gravità del fenomeno. Cosa dovremmo scrivere oggi? � Mons. Lorenzo Irsara, già Decano di Livinallongo dal 1955 al 1973, il prossimo 29 giugno festeggerà i 70 anni di Sacerdozio. Pur avendo ormai compiuto i 94 anni è ancora pieno di vita e spera di arrivare a festeggiare questa data rarissima. Noi lo accompagniamo con la nostra preghiera e con i migliori auguri! � Il 31 dicembre ricorreva S. Silvestro, patrono di Larzonei. Tutti ci siamo chiesti: la facciamo questa festa con tutta questa neve? In due giorni abbiamo sollecitato il Comune perché ci aprisse le strade e i parcheggi, abbiamo sollecitato il lattoniere Marco Codalonga affinché ci sistemasse il camino della centrale termica. La Messa solenne, accompagnata da Oscar alla pianola, è stata celebrata e cantata, alla presenza di 23 persone. Dopo la Messa c’è stato pure un piccolo rinfresco sulla piazzetta del paese per fare un brindisi insieme e per farci gli auguri di “buona fine e miglior principio”! � Gli alpini del “Col di Lana” ringraziano tutti per la cospicua somma raccolta la notte di Natale, dopo la Messa, con il “brulè o il tè”. Tale offerta (634 euro) raccolta tra Pieve ed Arabba andrà alla Croce Bianca di Arabba, assieme a tutte le altre raccolte nelle parrocchie dell’Agordino. � Dopo 21 anni di fedele servizio, i farmacisti Basso Gianluca ed Agrippina con la famiglia, hanno lasciato Livinallongo per PROSSIMI APPUNTAMENTI 11 FEBBRAIO: 25 FEBBRAIO: VENERDÌ DI QUARESIMA: 19 MARZO, GIOVEDÌ: 21 MARZO: 29 MARZO: 8 APRILE: 1 MAGGIO: festa della Madonna di Lourdes: nella Cappella di Pieve ci sarà la S. Messa ore 8.30. le sacre Ceneri. A Pieve ore 8.30 e a Villa S. Giuseppe ore 16.45: S. Messa con la benedizioni delle Ceneri. Via Crucis nelle chiese di Pieve ed Arabba (ore 20). S. Messa del patrono a Villa S. Giuseppe. pellegrinaggio del Decanato di Livinallongo a S. Maria delle Grazie (8. 30). ore 15.00 Prima Confessione. ore 14.30 ritiro in preparazione alla Pasqua. festa patronale a Digonera con S. Messa ore 10.00. «Le nuove del Pais» DAI NOSTRI MISSIONARI DAL BRASILE Volta Redonda, Feste Natalizie 2008 Carissimo Don Alfredo e amici di Fodom Ormai le feste stanno per passare ma spero di essere ancora in tempo per augurare, a lei e a tutti, almeno un BUON ANNO 2009. In questi giorni abbiamo avuto l’opportunità di meditare, di riflettere, di verificare e celebrare ciò che abbiamo vissuto durante il La Sua nascita ci porti pace, speranza, allegria e ci rianimi nella fede e nel coraggio di testimoniare ciò in cui crediamo e di essere portatori di questi valori nell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Auguriamoci che le nostre braccia e le nostre mani non si stanchino e continuino a stendersi per accogliere, abbracciare e desiderare vita, salute, serenità e pace per tutti. E allora AUGURI... AUGURI e che Gesù Bambino benedica Pastorale del Bambino L’arrivo di Babbo Natale Mamme con i loro bambini in attesa di essere pesati. passato 2008. E sono molti i motivi che ci hanno portato a farlo sia di allegria sia di sofferenza. Una speranza ci anima e ci spinge ancora a guardare il futuro con fiducia: la presenza costante di quel Dio che nella sua infinita bontà, ha scelto ancora una volta di nascere in mezzo a noi nella semplicità e nell’umiltà. ciascuno di voi e le vostre famiglie. Auguri pure da tutte quelle persone che, senza conoscervi, portano nel cuore e nella preghiera la vostra vicinanza spirituale e materiale, specialmente i bambini del progetto “Curumin”. L’altra settimana è stata organizzata una Festina con varie danze, preparate da loro, teatro, giochi, il pranzo e l’arrivo inaspettato di Babbo Natale. Tutti hanno ricevuto un regalino e potete immaginare con quale gioia. In quest’occasione da parte della direzione è stato consegnato un piccolo certificato a tutti quelli che aiutano e sostengono in varie forme questo progetto. L’ho ricevuto pure io rappresentando tutti voi che contribuite con la vostra sensibilità e generosità. Ora i bambini rimarranno una quindicina di giorni nelle loro case per dare la possibilità a tutti gli educatori di fare un po’ di riposo. La presenza quotidiana DAL PAKISTAN Karachi, dicembre 2008 Carissimo Monsignor Alfredo e Fodomi tutti, ho già ringraziato don Alfredo per telefono, ma desidero farlo anche per scritto. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno collaborato al buon risultato della pesca missionaria che si può dire quasi miracolosa. È arrivata anche a me una parte come una manna dal cielo perché non l’aspettavo. Un grazie a Lei don Alfredo che ha 7 richiede forza, fermezza, tolleranza, comprensione e una capacità grande di amare che con la stanchezza un po’ si affievoliscono; è necessario allora riprendere vigore per affrontare quanto riserverà il nuovo anno appena iniziato. E questo è il tempo opportuno. È tempo di ferie e di riposo per tutte le pastorali ecclesiali e sociali così anche per la pastorale della criança che, nelle varie comunità di base i giorni prima di Natale, ha fatto l’ultima celebrazione della vita con il peso dei bambini e la consegna dei regali. Sono stati molti i bambini sottopeso recuperati in quest’anno per la gioia delle mamme e dei volontari che si dedicano con amore alla vita di questi bimbi. Si riprenderà in febbraio con la speranza che il caldo in questo mese di gennaio non sia molto forte e si possa recuperare in pieno tutte le energie, fisiche e spirituali necessarie. Vi mando alcune foto per rendervi partecipi visibilmente di quanto vi scrivo. Vi ringrazio infinitamente per la vostra preziosa presenza, vi porto nel cuore con affetto grande e contate sempre nella mia preghiera. Saprà il Signore come ricompensarvi. Vi mando anche il certificato che ho ricevuto, è in portoghese ma credo non sia difficile capirlo. Un abbraccio fraterno a ciascuno e a risentirci! Sr. Laura pensato anche a me, nonostante avesse parecchi missionari in vacanza a Fodom. Non ringrazierò mai abbastanza il Signore per la provvidenza che non viene mai a mancare; questo è una conferma che il Signore non abbandona mai i suoi poveri. Siamo vicini al Natale e grazie alla vostra generosità potremo aiutare tante famiglie che si trovano in vera necessità di cibo e medicine. In tutto il mondo c’è crisi eco- Progetto “Curumin” Traduzione: Certifico a suor Laura il titolo di amica dei bambini per partecipare attivamente ai progetti della Casa dei Bambini e degli Adolescenti Suor Agnese con i bambini pakistani di Karachi. SEGUE A PAGINA 8 8 «Le nuove del Pais» PRESEPI DELLE CHIESE Il presepio di Pieve costruito dagli alpini. Le feste del Natale, ormai trascorse da oltre un mese, hanno visto una frequenza numerosa alle funzioni e alle belle Messe cantate; inoltre hanno visto in ogni chiesa della parrocchia DALLA PAGINA 7 MISSIONI nomica, ma qui si sente ancora di più. Tutti i giorni i giornali riportano notizie di famiglie che devono abbandonare i loro figli perché non hanno più cibo per loro. Qui si vive sempre in un clima di tensione e di insicurezza a causa di esplosioni di bombe che causano sempre tanti morti innocenti. Ultimamente abbiamo avuto una guerra tra vari gruppi etnici che sparavano e si uccidevano a vicenda. Preghiamo che Gesù porti pace in questo mondo sempre in guerra. Io ringrazio il Signore che ci ha sempre protetto e sono certa che continuerà a proteggerci. Auguro a lei e a tutti un Santo Natale e felice Anno nuovo. Ringrazio delle vostre preghiere che mi danno forza e coraggio a continuare la mia missione. Saluti cari Suor Agnese Grones Dal Ciad P. Eugenio Palla scrive poco, invece manda spesso SMS. A Natale mi ha inviato questo messaggio: “Carissimo don Alfredo, sono in Brusse per la Messa di Natale. Prego per voi. Sto bene e me la cavo. Buon Natale a lei e a tutti i fodomi. Un forte abbraccio. Ciaooo. P. Eugenio”. Ringrazio tutti i missionari di quanto ci hanno scritto, assicurando loro il nostro ricordo costante al Signore con la preghiera; quando sarà possibile, manderemo ancora il nostro aiuto finanziario. Saluto tutti fraternamente. don Alfredo l’allestimento di un presepio. A Pieve gli alpini hanno accolto l’invito del parroco preparando in breve tempo un bel presepio. A 90 anni dalla fine della prima guerra mondiale hanno voluto ricordare l’anniversario con alcuni richiami: sullo sfondo che rappresentava il Col di Lana con la sua Cappella capeggiava un grande 90 costruito con del reticolato per indicare sofferenze, croci e sangue; la stessa capanna era fatta con schegge di bombe e di altri reperti bellici trovati sul Col di Lana. La gente ha ammirato a lungo il presepio e si è complimentata con gli alpini per la sua originalità. Ad Andraz è stato allestito un presepio più tradizionale con statue in legno lavorate artisticamente; a Digonera invece si è preferito usare materiale più S.E. mons. Karl Golser, ha dimostrato di aver particolarmente gradito gli auguri inviatigli dal Sindaco di Livinallongo prof. Gianni Pezzei in occasione della Sua nomina a Vescovo della Diocesi di Bolzano- Bressanone Per questa occasione il Sindaco Pezzei aveva fatto pervenire al Vescovo Golser il volume “Nicolò Cusano, Vescovo Filosofo, e il Castello di Andraz”, libro curato da Gregorio Piaia e fatto stampare dall’attuale Amministrazione Comunale che, portando in primo piano questo famoso personaggio, permette di riscoprire gli anni durante i quali Livinallongo ha vissuto un rapporto molto stretto con la Diocesi di Bressanone. La lettera trilingue del Vescovo recita:”Ho gradito molto il suo messaggio di auguri inviatomi in occasione della mia nomina Il presepio della chiesa di Andraz. Il presepio di Digonera. semplice ma altrettanto efficace per vivere bene il mistero del Natale. Merita una segnalazione particolare il bel presepio a Souraparei di Pieve, costituito da una capanna di ghiaccio, completo di porta, pavimento e luci, opera di Natalia e di Marino. Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno lavorato per allestire questi presepi! Gli auguri del Vescovo di Bolzano - Bressanone a Vescovo della Diocesi di Bolzano-Bressanone. La ringrazio per questo segno di unione. In occasione del Santo Natale Le auguro la pace di Cristo, che ha voluto farsi Nicolò Cusano e il fratello Giovanni (foto di Erich Gutberlet dal libro di G. Piaia). uomo per la nostra salvezza. Egli, che è il principe della pace, ci avvolga con la sua pace: “Cristo nostra pace”! Con alcune righe autografe, il Vescovo ringrazia quindi per il libro “Nicolò Cusano, Vescovo Filosofo, e il Castello di Andraz”. Sono queste righe autografe che hanno fatto particolare piacere al Sindaco Pezzei che, tenendo presenti le parole “La ringrazio per questo segno di unione”, pensa alla possibilità di un futuro incontro fra il Vescovo di Bolzano-Bressanone e il Vescovo di Belluno-Feltre al Castello di Andraz, saltuaria dimora del Cusano negli anni dal 1454 al 1460. (Fr. Del.) «Le nuove del Pais» 9 INCONTRO DI GENNAIO Università degli adulti-anziani Le miniere del Fursil in Sala Stoppani Saltato l’appuntamento dell’11 dicembre (a causa delle cattive condizioni meteo), che prevedeva uno spettacolo offerto dalla compagnia Teatro Tre, una settantina di universitari tra adulti e anziani, si sono trovati in Sala Stoppani (per problemi tecnici non nella sala congressi - d’ora in avanti sarà sempre così) ad ascoltare l’intervento di due relatori: l’architetto Marino Baldin e il dottor Sisto Agostini di Colle Santa Lucia. Assente l’architetto Antonio Pollazzon per motivi di salute. L’argomento era molto interessante come primo appuntamento con la cultura e con la storia dell’Alto Cordevole. I due relatori hanno tracciato un’ampia panoramica sull’importanza storica ed economica delle miniere del Fursil ricche di un prezioso e abbondante minerale ferroso che si estraeva ancor prima della documentazione storica datata 1177. Forse il sito era già conosciuto in epoca paleoveneta dalle popolazioni che abitavano il Cadore. La ricerca e la documentazione puntigliosa degli oratori hanno permesso di disegnare un quadro preciso delle controversie che sono nate per il possesso di così importante fonte di guadagno perché il ferro delle miniere del Fursil era riconosciuto, da tutti, di eccellente qualità. Passando sotto al Monte Pore venendo da Selva di Cadore verso Colle difficilmente si può immaginare che il Monte fosse stato perforato con l’apertura di gallerie che si sviluppavano per chilometri e chilometri. È difficoltoso immaginare inoltre che la produzione, nel periodo di massima rendita (intorno al 1600) fosse di circa 10.000 secchi di minerale. Era tale da permettere il funzionamento contemporaneo di nove forni fusori, otto appartenenti alla repubblica Veneta e uno, nei pressi del castello di Andraz, del Vescovo di Bressanone. Anche Caprile ebbe la sua importanza; infatti, parte del materiale grezzo veniva fuso proprio nei forni del piccolo paese, alla confluenza di più valli. La parte che non prendeva la via verso Belluno e Formegan di Santa Giustina veniva lavorata dagli artigiani di Alleghe nelle loro officine che sorgevano numerose lungo il Cordevole. Tra il 1750 e il 1755 le miniere vennero chiuse. In seguito ci furono tentativi per riprenderne lo sfruttamento: uno nel 1873 e un altro, più consistente, tra il 1937 e il 1943. Ma l’8 settembre ’43, data fatidica per molti versi, i tentativi di rientrare in miniera furono definitivamente abbandonati e dimenticati. Solo in questi ultimi anni, dopo studi e sopraluoghi, sulla base anche di testimonianze di persone che avevano lavorato nelle gallerie negli ultimi tentativi di riapertura, è stata possibile la localizzazione di alcuni importanti punti di accesso alle gallerie. Ciò ha consentito un’esplorazione interna e conseguenti interventi per un possibile recupero, al cui progetto ha lavorato l’architetto Antonio Pollazzon. La prospettiva di un recupero delle miniere a fini turistici è quindi non solo auspicabile ma doverosa per dare un’opportunità culturale in più, a Colle Santa Lucia prima di tutto, ma anche a tutto il territorio circostante. I prossimi incontri come da programma saranno il secondo giovedì di ogni mese fino a maggio compreso, dalle 15 alle 17. QUESTI I TEMI: Febbraio: arte e storia nella chiesa di Rocca. Marzo: la dinamica geomorfologica a Fodom. Aprile: natura e archeologia in Mondeval. Maggio: (nella palestra di Caprile) festa del gran finale. Rappresentazione del gruppo Teatro Tre, compagnia dell’Università degli adulti-anziani di Belluno. Celestino Vallazza DIGONERA Bambona Eccoli: Giulia, Alessandro, Alan, Davide, Mary, Mattia e Paola. Puntualissimi anche quest’anno, i bambini/e e i ragazzi/e di Digonera,hanno augurato un buon 2009 alla popolazione con la cantilena “Bon dì, bon an, la Bambona a mi”. Equipaggiati contro il freddo della mattina e pronti a portare il dolce peso del “bottino”, che cresceva di casa in casa, sono stati accolti con gioia da tutti. Befana 2009 “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, col vestito alla romana, viva viva la befana!” Pagaruoi 2009 L’abbondante ed eccezionale nevicata, non ha scoraggiato Matteo, “mente e braccia” dei “Pagaruoi” di Digonera. Già nei giorni seguenti il Natale ha messo in atto la macchina operativa. I signori di Ferrara, pro- prietari della ex “Casa Rosa” a Pian di Salesei, hanno gentilmente sgomberato dalla neve, con il loro Bob-Cat,il piazzale al ponte del bivio di Laste. – Matteo ha innalzato il falò; – Celestino ha provveduto SEGUE A PAGINA 10 10 «Le nuove del Pais» DIARIO DEL Dr. ALOIS VITTUR a cura del dr. PAOLO DALLA TORRE e FRANCO DELTEDESCO TERZA PUNTATA I pagaruoi. alla stampa dei manifesti; - Volontari hanno preparato dolci, tè e vin brulè. La sera del 5 Gennaio, il piazzale si è riempito di bambini ed adulti, sia locali che turisti. Max è stato grande!! È arrivato suonando la fisarmonica e non ha smesso un attimo di allietare tutti con l’allegra musica. La generosa Befana ha avuto un gran successo fra i bambini che la guardavano incantati e si aspettavano di vederla ripartire a cavallo della scopa magica; ha faticato un po’ a convincere i piccoli che la scopa funzionava solo se loro andavano a casa! Il grande fuoco propiziatorio è stato acceso tra grandi evviva, musica e cin cin... 23.V.1915 Domenica di Pentecoste. Dichiarazione di guerra.- Nel pomeriggio ho potuto andare a Pieve per sistemare le ultime cose, però non ero più in grado tale era il dispiacere nel vedere la distruzione del bell’appartamento dove ho vissuto felicemente assieme ai miei cari per quasi 3 anni. Gli introiti annuali ammontavano a 6000 K (corone) nette delle quali 4800 erano fisse quale medico del comune, medico dei forti e medico addetto alla 6/III compagnia del Landsturm che si trovava a Andraz al campo estivo. Quando la sera alle 8 sono tornato al forte Ruaz - ero stato l’ultima volta a Pieve era già arrivata la notizia della dichiarazione di guerra. - Si alzavano dei razzi per comunicarlo a tutti sulle alture. 24.V. Istruzione del reparto sanità e esercitazioni sanitarie. Alle 8 del mattino volarono i primi Schrapnell da Ronc a settentrione di Rocca Pietore e secondo osservatori sul Col di Lana - comandante Rath - sono stati portati via circa 10 feriti. Studio degli ordini e volumi di regolamenti nr. 13 - 16, ? 52 nr. 25. La più piccola “chierichetta” (come statura) di Digonera: è Paola Bernardi. Richiamo natalizio. RINGRAZIAMENTI Sief Albino ed Emilia ringraziano vivamente i membri del Soccorso alpino, gli Scizeri, i vicinanti, i parenti accorsi dalla Val Badia e tante altre persone che si sono prodigate a liberare le strade dai quasi tre metri di neve e sgomberare il tetto della casa. Anche in questa occasione hanno constatato quante buone persone ci sono ancora a Fodom. *** Anche il Parroco ringrazia il Sig. Giacomo Crepaz, vicesindaco, per aver mandato i pompieri a liberare il tetto della casa canonica dal pesante mantello nevoso che poteva creare gravi pericoli per i ragazzi del catechismo e per la gente che veniva in chiesa. *** Un grazie altrettanto sentito rivolge, anche a nome della popolazione, a tutti gli operai del Comune per il super lavoro dovuto alla neve eseguito in breve tempo per liberare strade e piazze. *** Guglielmina, che ha organizzato il tradizionale mercatino di Natale per la Casa di Riposo, ringrazia tutte le persone che hanno acquistato in breve tempo quanto era stato preparato. Il ricavato servirà ora ad acquistare asciugamani e altre cose utili per gli anziani. 25.V. Di servizio a Contrin dove il 25 del mese l’ospedale “stazione per feriti leggeri” è stato ultimato e il 27.V. vi furono ricoverati i primi ammalati, anche provenienti da reparti tedeschi (Abt.Bair.JaegerII dell’Alpenkorp). Tutti i giorni alternandomi con il dr. Fleischl, ho parlato inutilmente con Oblt. Zeyer per la costruzione di una baracca in un bosco dietro Contrin dove l’ing. Lt Lobmayer stava costruendo una strada per Incisa però lui insistette sui suoi ordini. Nessun ordine dall’alto spiegava ai medici come e per dove dovevano essere inviati i feriti e con quali mezzi. 26.V. Pattuglia di perlustrazione e attacco a sorpresa del Oblt. Zeyer con 50 uomini e 2 mitragliatrici attraverso il bosco di Borrazza tra Colle S. Lucia e Caprile contro pare 2 compagnie italiane in un fienile sopra Caprile. - Perdita di 2 dei nostri.- Oblt. Zeyer arrivò alle 12 1/2 di notte con un uomo e un affusto per mitragliatrice a Corte, gli altri appena durante il 27.V. Tutto questo ritorno precipitoso come una fuga l’umore e i discorsi degli Ricordo di guerra: Giovanni Angiol “l’Agnol” di Salesei di Sotto con la figlia Marianna. uomini sono segni di un azione pietosa; le relazioni fantasiose che accusano di tradimento gli abitanti di Rucavà, i due rintocchi di campana (come al solito in periodo di pace) proprio alle 2 di notte a Larcionei attribuisce alla brillante operazione su molti giornali della provincia e un disegno nei “Wiener Illustrierten Blaettern” di Vienna e nelle settimane seguenti la decorazione /M.V. Kr.C, Ult.Tinkhauser ecc. e H.G.L.Hohe?) al Oblt.Zeyer. 27.V. 50 uomini del Landsturm appartenenti all’assistenza di gendarmeria di Arabba dislocati come pattuglia dotata di telefono al Passo Padon si sono ritirati con la perdita del telefono e dell’arredamento della postazione minacciati da forze avanzanti nella nebbia, tra le 4 e le 5 del mattino sembra dopo aver eliminato circa 10 nemici. La popolazione civile di Arabba viene evacuata. - Per SEGUE A PAGINA 11 «Le nuove del Pais» rappresaglia ObLt.Zeyer ordina di incendiare Rucavà a colpi di artiglieria. Attività di disturbo e fuoco di artiglieria da Corte e Cherz verso Padon. Nonostante il brutto tempo i “Katzler” (italiani) costruiscono in fretta trincee sul Monte Poure - Lasta Moè - Col Toron, Foppa e Padon e trascinano su pezzi di artiglieria contrastati dalla nostra artiglieria. Le ripetute richieste di poter trasferire il Lst. Inf. Mansueto Pezzei dell’assistenza di gendarmeria dall’ospedale di Pieve a 11 Contrin non sono state accolte, anche se tutti i giorni pattuglie andavano a Andraz e Pieve per portare birra e vino assieme ad altre cose dai negozi di Franz Finazzer Oj.R.Fo? del battaglione degli Stsch. S.Leonardo allora sul Campolongo. LíANGOLO DEI RICORDI di F. Deltedesco 31.V. Il comandante del forte non permette di allargare lo stretto camminamento dalla gola del forte Corte verso la gola di Contrin (a nordovest per facilitare il trasporto dei feriti. Il giorno dopo va al reparto feriti leggeri e con rabbia caccia dai letti gli ammalati e febbricitanti nel fienile perché “in questi letti devono trovar posto solo uomini feriti sul campo dell’onore”. 2.VI. Una batteria da montagna nemica a Valiate o sul Poure risponde al fuoco di obici del forte contro le postazioni di Agai(Ass.Gend.Colle, Andraz, Pieve, Ass. Guardia di finanza Colle, Collaz, Pian circa 150 uomini), Sono in tre: uno cresciuto e due a far “uehh... uehh... uehh...”. 3.VI. A sera una pattuglia tedesca tra Ornella e Vallazza di fuori incappa su una nostra mina e lascia sul campo un uomo gravemente ferito che già morto viene portato da una pattuglia di sanità scortata e al mio comando nella caverna di Ruaz e sepolto il 4 giugno alla 6 del mattino in un cimitero improvvisato in un campo a ovest del forte. Remo GRONES del Lescio Schnaider di Pieve - anno 1943 o 1944 - “El banchier” Ricordi del tempo che fu Dall’archivio di F. Deltedesco CHIAROSCURI Turbini di neve mulini di ghiaccio il mondo impazza dentro la bufera. D’un tratto si ferma il bianco flagello il sole risorge e sconfigge la neve la vita riprende a brillar come prima, forse di più. Sara Dariz - 1a Media Luciano DELAZER de Bèrto Mègnol di Pieve - “El Sceriffo” Michele PELLEGRINI de Lodovico de la Gòba di Salesei di Sotto - “El tranquillo”. LITANIE DEL BRONTOLON La polenta me stenta la jufa me stufa le foiàde no le abade i papaciuoi no i voi i cianciariéi ié riei le foiadine no me le bine i gnòch i me scontenta. Nte la panicia l’é na soricia la minestra de verdura per el sior Bonaventura carne e puré ie i don al Re el pasticio a chi del Beneficio polenta e miel ie don al Michiel polenta e lat ie don al tosat polenta e nida ie don a la Ida patate e liron no né nia de bon. Loris Dorigo La merenda per riprendere lo slancio in occasione di un “Concorso di Pittura Fodom”. 4.VI. Da Valiate e Mol intenso fuoco di artiglieria contro Agai e le pendici orientali del Col di Lana. 6.VI. Avuto notizia al forte di una grave malattia della mamma. La richiesta rivolta al comando del forte per avere un permesso per poter far visita alla povera mamma, anche se due medici non avevano quasi niente da fare, è stata respinta: “Ora la Sua famiglia non ha alcun diritto su di Lei, adesso Lei è un servitore dello stato”. Un reparto di alpini abbastanza numerosi striscia in linea sparsa dal Padon, si ritira però sotto il fuoco delle batterie di obici da montagna 15 cm posizionate a Cherz. Non abituato al rancio comune della truppa, reso migliore solo con insalata e rape dall’orto di don P. Ruon a S. Giovanni e da latte e uova da Contrin, accuso forti dolori allo stomaco. (continua) 12 «Le nuove del Pais» CARNEVALE Scolari della Scuola Materna di Pieve anno scolastico 1981- ’82. DICEMBRE 2008 GENNAIO 2009 Il Coro Fodom conferma il direttivo Il Coro Fodom sceglie la continuità e rinnova la fiducia al direttivo in carica. Lorenzo Pellegrini rimarrà quindi per altri tre anni alla presidenza del sodalizio diretto da Lorenzo Vallazza. Nel consiglio, continueranno a sedere Damiano Demattia (vicepresidente), Fausto Rossi (cassiere), Lorenzo Soratroi (segretario) e Stefano Palla (consigliere). Questo quanto è uscito dall’assemblea generale del coro, che si è tenuta nei giorni scorsi. Un momento nel quale, tradizionalmente, il gruppo traccia anche un bilancio dell’anno appena trascorso. “Sono molto fiero dell’orgoglio che ci unisce” ha detto il neo riconfermato presidente. È questo il vero motore delle tante iniziative promosse dal coro”. Il 2009 sarà ricordato certamente per la storica trasferta in Ucraina, effettuata dal 18 al 22 settembre, per contraccambiare la visita che il gruppo vocale “Veselka”, proveniente da una città vicino ad Odessa, aveva fatto in terra fodoma a Belluno. Un’incontro ideato e realizzato grazie al grande lavoro di Giuseppe Pellegrini, responsabile dei finanziamenti europei per l’agricoltura in Provincia, e dello stesso ente provinciale che ha ospitato il gruppo ucraino nella prima parte della trasferta, facendolo esibire al concerto di inaugurazione di “Dolomiti in festa” insieme al “Fodom”. Un’esperienza che rimarrà FILASTROCCHE d’altri tempi Un inverno d’altri tempi: strade chiuse - paesi isolati - valanghe ovunque - tetti a rischio - vacanze forzate per gli scolari - mezzi sgombraneve a tutto regime... e non è ancora terminato gennaio! Alla scuola va il bambino e sul campo il contadino, va in bottega l’artigiano e sul prato il mandriano, sotto l’armi sta il soldato, nel palazzo il magistrato. Pronti, attenti e con piacere Compie ognuno il suo dovere. Anna De Carli L’albero natalizio di Pieve illuminato. per sempre nei cuori dei coristi. L’attività del coro si era aperta il giorno dell’Epifania, con la S. Messa ad Arabba. Sono seguiti poi i concerti in Casa di riposo, a Pedavena in onore di Vico Calabrò (su invito di Bepi De Marzi), a Cortina per commemorare il musicista Enrico Zardini), ad Arabba con il gruppo “Veselka”. A giugno il “Fodom” ha ospitato il Cor Alpe di Saronno, con il quale si è esibito ancora ad Arabba. L’estate, periodo clou dell’attività ha visto i coristi fodomi impegnati a S. Cassiano in Val Badia, sulla cima del Col di Lana per la commemorazione dei caduti di tutte le guerre, ancora ad Arabba il 14 agosto con il Coro Concordia di Merano e ad Alleghe. Pochi giorni dopo essere tornato dall’Ucraina il gruppo si è esibito a Merano, su invito del Coro Concordia ed alla Rassegna dei Cori Agordini che si è tenuta ad Arabba, organizzata dal locale “Coro Femminile Col di Lana”. La stagione si è chiusa con il concerto di Natale, che ha avuto come ospite d’onore il gruppo “Voci dei Cortivi” di Belluno. Due curiosità. Il coro si è ritrovato per ben 60 volte nell’arco dell’anno. Il corista che ha accumulato il maggior numero di presenze, sia alle prove che ai concerti è stato Davide Costa, che canta nel reparto dei “bassi”. Intanto si vanno delineando già i programmi per l’anno in corso. Sono previste trasferte a Wörgl, in Austria ed in Sardegna. (SoLo) «Le nuove del Pais» 13 UNION DEI LADINS Il mio matrimonio è fallito: DA FODOM come comportarmi? Formato il Nuof Consei La Presidente uscente Cristina Lezuo come il Vicepresidente Giovanni Pellegrini ed il Segretario Franco Deltedesco avevano fatto sapere in precedenza che, per vari motivi non avrebbero più accettato l’incarico nell’ U.L.F. Lo stemma al quale sembra essere affezionata la Presidente dell’Union Ladins Fodom: molti si chiedono quale sia il messaggio che trasmette. Il 9 novembre 2008, nella sala riunioni al Bersaglio ha avuto luogo la votazione per il rinnovo del Consiglio Direttivo dell’Union dei Ladins da Fodom. Presentata una lista con 8 candidati: solo 6 del Consiglio uscente. È con una certa amarezza che, in sala si nota un gran vuoto: l’assenza dei fodomi e dei rappresentanti delle Associazioni di Fodom, come se la cosa non interessasse. Eppure le Associazioni si rivolgono di tanto in tanto all’Unione dei Ladini per chiedere un contributo o per avere dei libri o dei CD da offrire come omaggio durante le loro trasferte. Ma, a Fodom i Ladini non interessano proprio? O sono le persone che fanno parte del Direttivo che sono da cambiare? Sarebbe stato il momento per dare il voto a gente nuova, a persone che riscuotono la fiducia dell’elettore. E allora perché non partecipare? Perché non esprimere con il voto il proprio punto di vista? Ricordiamo che ogni elettore aveva la possibilità di esprimere fino a 12 preferenze e che non era per nulla obbligato a tenere in considerazione gli 8 nomi della lista presentata. Questa assenza del pubblico fa veramente riflettere! Risultato delle elezioni Eletti i candidati che facevano parte della lista presentata, come già pubblicato nel n. 5/2008 del Bollettino. Hanno inoltre ottenuto voti: Pellegrini Giovanni (9) - Devich Michela (8) - Pezzei Cristian (7) Faber Nives (6) - Deltedesco Franco (5) - Soratroi Gianpaolo (5) - Lezuo Cristina (5) ed altri con meno voti (fra questi Gilberto Salvatore e Pierina Foppa che entreranno a far parte dei 12 del nuovo consiglio, assieme a Devich Michela e Faber Nives). Assegnazione delle cariche Il 18 dicembre 2008 i componenti il nuovo Consiglio Direttivo dell’ Union dei Ladins da Fodom che durerà in carica 3 anni, si sono incontrati nell’Ufficio dei Ladins al Centro della Cultura Fodoma di Pieve di Livinallogo ed hanno proceduto all’elezione del Presidente- Vicepresidentedel Segretario e del Cassiere. Purtroppo anche a causa del tempo inclemente erano assenti ben tre eletti: Marchione Isabella - Ladurner Manuela e Dorigo Luigina. Dopo l’atto di consegna delle cariche da parte di Cristina Lezuo e Franco Deltedesco i nuovi eletti hanno proceduto alla votazione. Sono stati eletti: Presidente: Daniela Templari (voti 7). Vicepresidente: Elisa Gabrielli (voti 6). Segretario: Michela Devich (voti 4). Cassiere: Nives Faber (voti 3). Ai nuovi eletti l’augurio di buon lavoro accompagnato dalla speranza che la Presidente Templari tenga sempre presente che l’Union dei Ladins è innanzitutto un’Associazione Culturale. (Fr. Del.) Oggi è sempre meno raro trovare persone, magari con un buon cammino di formazione cristiana alle spalle, che sono cariche di sofferenza per il loro matrimonio celebrato in chiesa e fallito. Successivamente hanno trovato serenità di vita e di rapporto in un legame civile ben riuscito, ma sentono il peso di non poter partecipare pienamente alla vita ecclesiale, perché impedite di accostarsi alla confessione e comunione. La domanda più frequente che sentiamo rivolgerci è la seguente: “Quale atteggiamento tenere quando queste situazioni interessano i nostri parrocchiani?”. Un atteggiamento insieme rispettoso della “verità” e della “carità”. La verità di un legame sacramentale che richiede di essere vissuto in un amore totale e irreversibile, e la carità verso le persone che hanno vissuto e vivono percorsi di grande sofferenza. Carità che deve esprimersi non nella durezza o nel rifiuto, ma nella comprensione, nel sostegno e nella solidarietà. Come comportarsi allora concretamente in ordine alla vita ecclesiale-sacramentale? La Chiesa, ancora nel 1993, ha emanato un documento nel quale distingue diverse situazioni con valutazioni morali e indicazioni pratiche. La persona separata, so- Il cervo che vive nel forte di Corte Curioso caso di un cervo con fissa dimora. Forse troppo freddoloso, forse lusingato dal fieno che Bernardino Dorigo gli ha portato, tant’è che dai primi di dicembre un cervo di 3 o 4 anni si è accasato in una stanza centrale del forte austriaco dove la temperatura difficilmente scende sotto lo zero. Esce di giorno, va a pascolare tra le case di Corte, vuoi per abitudine vuoi per mantenersi in forma e, prima di rincasare, si ferma a mangiare il fieno sull’uscio di “casa”. Se disturbato fugge prendendo uno dei tanti corridoi guadagnando l’uscita opposta per poi rientrare a cessato pericolo. Leandro Grones prattutto se ha subìto da innocente tale condizione, merita stima, comprensione, cordiale solidarietà e aiuto fraterno da parte della comunità, e la sua condizione non le impedisce l’ammissione ai sacramenti. Anzi, proprio dalla sua partecipazione ai sacramenti dovrebbe sentirsi impegnata ad essere sinceramente pronta al perdono e disponibile a interrogarsi sulla opportunità o meno di riprendere la vita coniugale. La persona divorziata, che ha subìto suo malgrado il divorzio o che vi ha fatto ricorso essendovi costretta per gravi motivi connessi con il bene suo o dei figli, e poi non si è risposata, per quanto riguarda l’ammissione ai sacramenti non trova alcun ostacolo da parte della Chiesa. La situazione cambia quando la persona divorziata passa a un altro matrimonio civile: in tal caso essa si pone in una condizione di vita che è in contrasto con il carattere indissolubile del matrimonio e pertanto non può essere ammessa ai sacramenti della riconciliazione e della comunione. Inoltre, i divorziati risposati non possono svolgere nella comunità ecclesiale quei servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana, come sono i servizi liturgici e in particolare quello di padrino o madrina, di rappresentante nel consiglio pastorale e non per punizione, ma per coerenza. La Chiesa nel suo documento chiede tuttavia che la comunità cristiana in cui essi vivono, eviti ogni forma di disinteresse o di abbandono e non riduca la sua azione pastorale verso i divorziati risposati alla sola questione della loro ammissione o meno ai sacramenti. Ricorda opportunamente che i divorziati risposati sono e rimangono cristiani e membri del popolo di Dio e la comunità li deve considerare e trattare come suoi figli, astenendosi da giudizi affrettati o da forme immotivate di rifiuto, cercando anzi di sostenerli nella fede e nella speranza e di esortarli alla fedeltà nella preghiera e nella pratica cristiana. SEGUE A A PAGINA 14 14 «Le nuove del Pais» Un ricordo di Pieve L’altro giorno ero a casa di mia madre ed ho visto il Vs. bollettino che inviate a mio padre Kuhar Rodolfo. Ho pensato di informarVi che mio papà ci ha lasciato il giorno 3 giugno 2008. Forse non sono più molti di quelli che a Pieve possono ricordarsi di mio papà. Egli era arrivato a Pieve nel 1945 come profugo giuliano ed aveva subito iniziato a lavorare in Comune fino al 1954. Poi aveva lasciato il posto in comune e preso in affitto gli alberghi Stella e Pieve fino al 1958, quando ci siamo trasferiti in provincia di Treviso. I più anziani forse si ricorderanno del sig. Rodolfo che si prestava a rintracciare i singoli contributi previdenziali sparsi fra le provincie di Bolzano e Belluno per far sì che gli anziani potessero ricevere la pensione. Altri forse potrebbero ricordarsi del sig. Kuhar che dava una mano alla contabilità di qualche esercizio commerciale. Sono passati tanti anni e molte persone non ci sono più. Volevo solo inviare queste righe per ribadire un sentimento che mio papà ha sempre espresso fino agli ultimi giorni. Quando mio padre e mia madre sono arrivati a Pieve, non avevano niente. La gente di Pieve li ha accolti a braccia aperte; hanno dato loro vestiti, una casa (Villa Roma), da mangiare, amicizia, affetto e cordialità. Questa accoglienza mio padre e mia madre, che è ancora viva a 90 anni, non l’hanno mai dimenticata e mai la dimenticheranno. A Pieve siamo nati io Renato, e mio fratello Marino che abbiamo ricevuto questo messaggio. Io, leggendo il Vs. bollettino e anche l’inserto in fodom, sono tornato indietro di 50 anni. Mi sono fermato a pensare ai miei anni a Pieve: - alle corse con gli slittini sulla curva dove c’erano le poste; - all’albergo Alpino dove abbiamo iniziato a vedere le prime trasmissioni della RAI; - al Furgler che aveva la macelleria vicino allo Stella; - alla Cooperativa dove si andava a far la spesa; - al panificio per comprare il pán sëch; - all’Ivo che aveva la falegnameria e che faceva le corse con gli sci, specialmente allo slalom speciale; - alla chiesa dove il parroco, Monsignor Irsara, ci riuniva; - alla maestra che aveva la cartolibreria dopo la falegnameria dell’Ivo e che usava il righello quadrato per farci capire le cose; - al mercato settimanale del bestiame davanti alle scuole dove i contratti si facevano con una stretta di mano; - al Foppa che aveva il camion e il negozio in centro dove ho comprato i miei primi sci rossi “Barilla”; - ai pomeriggi passati a giocare con Ughetto e Ezio e gli altri; - al ricordo, ora, di Ughetto e Ezio, che non ci sono più, ma che sono sempre nei miei ricordi di bambino; - alla foto mia e di mio fratello con il pán sëch davanti all’albergo Stella; - al barbiere che era in piazza sotto il Comune; - al Krampus che arrivava il 5 dicembre e io mi na- scondevo sotto il tavolo in cucina per la paura; - alla mia prima fidanzatina che abitava nella casa cantonale sulla curva della strada che arrivava da Digonera. Non mi ricordo il nome, ma mi sembra avesse le trecce e una sorella più grande che piaceva a mio fratello Marino; - agli inverni quando i caprioli arivavano fino a ridosso delle case perché non trovavano niente a causa della neve e tutti si prodigavano per dar loro fieno e latte; - alle domeniche passate ad Arabba a sciare, risalendo a piedi perché non c’erano soldi per l’unico impianto esistente; - quella volta che, finito di sciare ad Arabba, dovevamo rientrare e gli unici soldi erano quelli della corriera. Io e mio fratello avevamo fame e ci siamo presi un pacco di biscotti ed allora... Come facciamo a rientrare a casa? Ci mettiamo a camminare da Arabba a Pieve, due bambini, uno di 6 e uno di 3 anni. Io piangevo dal freddo, dalla fame; mio fratello mi spronava, ma eravamo stanchi. Per fortuna l’autista, che conosceva mio padre, si è fermato e ci ha caricato e portati a casa. Quanto sentimento e quanta attenzione al prossimo... Oggi saremmo rimasti a piedi. Man mano che scrivo, i ricordi si accavallano e mi tornano in mente e non finirei più di scrivere, ma non voglio annoiarVi.... Io sono venuto in questi anni a Pieve e sono andato a fare la settimana bianca a Arabba; prima dalla sig.ra Crepaz, che ha il negozio di sci in centro ad Arabba e il cui fratello Giovanni abita a Caorle e poi all’hotel Malita. Ho visto poi i Signori Grones, la Flora, la sorella, la mamma, l’ex messo comunale, il proprietario dell’hotel Posta di Arabba - che aveva l’hotel Alpino a Pieve e che poi era diventato il dirigente degli impianti di risalita a Arabba ed aveva il ristoro sull’arrivo della seggiovia che da Arabba arrivava al Compolongo. Il maresciallo dei Carabinieri, Berati, che poi si era trasferito a Belluno, il Trebo, che ci ha lasciato da poco... Per me Pieve è casa mia. Nonostante sia andato via 50 anni fa, la mia casa è a Pieve, non posso mai scordare le mie radici; quando passo in centro a Pieve ho un sobbalzo al cuore e mi scende una lacrima di gioia e quanto vorrei tornare, quanto vorrei non essere partito. La vita non ha voluto così ed oggi non si può tornare indietro. Un saluto a tutti e in particolare ai miei compagni di scuola che forse mi ricorderannno. Ricorderanno anche quella volta che avevano organizzato una cena della classe a Caprile e io avevo aderito. Purtroppo, durante la strada io e mia moglie avevamo pranzato con dei funghi che ci avevano fatto male, tant’è che siamo dovuti tornare a casa per la mezza intossicazione da funghi avariati. Renato Kuhar dalla pagina 13 Il mio matrimonio è fallito: come comportarmi? Una considerazione a parte viene riservata a coloro che si trovano nella condizione di conviventi e di sposati civilmente: anche se, per una questione di coerenza la loro condizione è incompatibile con la partecipazione piena ai sacramenti. Analogamente a quanto si è detto per i divorziati risposati, non è nemmeno possibile affidare loro incarichi o servizi che richiedono una pienezza di testimonianza cristiana. Per loro tuttavia la comunità cristiana, con i loro pastori non perda occasione di accostarli e di aiutarli a farli riflettere e a introdurli in un cammino di ricerca che li porti a maturare scelte responsabili e coerenti con il sacramento del battesimo ricevuto. V. D. V. La vecchia fotografia di Angiol Emma risale all’inverno 1925: ritrae tre uomini. Da sx. Bepo Angiol, Carlo Ragnes e Milio (?) del Comun, tre persone che probabilmente lavoravano in Comune. «Le nuove del Pais» 15 L’Ulf à suo nuof prescident Dal Comune un contributo di 7 Daniela Templari l’é l nuof prescident de l’Union dei Ladins da Fodom. Nsegnát nte la scòla elementare da La Plié, de reisc da Fonzaso, la vif de fato da plu de trënta agn nta Fodom, ulàche l’à sua fameia. L’é stada votada cuaji a l’unanimité dal nuof consei vignù fòra davò le ultime elezion de novembre. N consei trop renové, ulàche no s’à plu riprejenté, per cuestion personali e de profescionai, l prescident uscent Cristina Lezuo e autri consiadous che l eva ite da agn. L nuof diretif voté da l’ascemblea de l’Union l è formé dai consiadous: Daniela Templari, Manuela Ladurner, Michela Devich, Nives Faber, Raffaele Irsara, Isabella Marchione (che ava ciapé l numer plu aut de ousc), Lorenzo Soratroi, Luigina Dorigo, Gilberto Salvatore, Elisa Gabrielli e Maria Teresa Crepaz. Ntel consei resta ite, come raprejentánt del Comun, Pierina Foppa. La oramèi ex prescident Cristina Lezuo, davánt de lascé che l consei vade nnavánt co le votazion, l’à spieghé ai nuos consiadous coche funziona l’Union dei Ladins, i contac che l’à con le autre val ladine e souradut i rapòrc che la ten coi enc ulàche l’à ite suoi raprejentánc. “Si crei che per i fodomi, ence se po’ puoc vòl vignì ite a nen fè pèrt, l’Union dei Ladins e spò n particolar l prescident, i siebe vedùs come raprejentánc de sua identité. De segur a valgugn no i è jiarà ju che no son fodoma. Ma chëst podëssapa ben ester ence demè n vèlch che sente demè mi, n mio pensier. Mpò ester stada votada come prescident de l’Union dei Ladins l veighe come n gran sen de fiducia e souradut de na sozieté trop dalvièrta. Fin da cánche son ruada nta Fodom davánt trënta agn, m’à tòst ncuriojì e apascioné sto ester e se sentì autramente de la jent, suo descore particolar. E sentù tòst che la jent la ie ten a sto suo ester. Po’ ulàche te stas polito chëst crei che l vegne fòra de suo, n mòdo natural. No toca desmentié che son ruada a fè pèrt de na fameia ulàche la cuestion ladina l’é de cèsa. Ma chël che à mpié dut de segur l è ste l refe- mila euro alla Banda da Fodom L nuof prescident de l’Ulf, Daniela Templari. rendum e l avei tout su l’enciaria de fè pèrt del comitat referendar. Chëst fat m’à porté a mossei me documenté su la storia dei Ladins. Sarà che a mi le ngiustizie le no me plèsc de natura, ma per chël che à mossù patì la popolazion ladina, se capìsc l perciéche ncora ncuoi la jent la vòl tourné sot a Bolsán. Mi laore nte la scòla e ilò se sent plu che auter che dut l é drio a se talianizé. No dighe che l fodom l va fòra, perciéche duc i tosac i lo descor ncora ntra de lori. Ma co son ruada chilò, davánt trënta agn, mi è mparé a descore n bel fodom proprio dai tosac da scòla. Po’ son stada via diesc agn n Zoldo e ilò è perdù trop. Ncuoi se sent deplù sta talianité che ven nnavánt. Zèrto, l è dërt che i tosac mpare e descore talián, ma no volësse che se pièrde sta identité particolar. Crei che ai tosac vignissa a mancé na segurëzza per lori nstësc. No dighepa che nte Sudtirol la vade meio. Ma la jent da fòra, che da spess la ven chilò a pretende che nuosc tosac descore demè talián, la mossa capì che chilò mantignì chëste tradizion, chësta identité l è plu mportánt che autrò. Un dei obietifs che me mëte davánt l é chël de porté a bon fin l resultat del referendum. Che no l é saurì. Volësse laoré deplù su l’identité. Me plajëssa rué a fè a na moda che siebe i autri, chi da fòra, a clamé chëst nòst modo de fè, na tradizion, e che per i fodomi nveze siebe l vive da ogni di, chël che i sent suo come normalité de vignidì, che fèsc pèrt de suo ester”. (SoLo) La Giunta comunale ha da poco deliberato un contributo di 7 mila euro a sostegno delle spese sostenute dalla Banda da Fodom per la scuola di musica. È la prima volta che la mano pubblica, in questo caso il Comune, interviene con un contributo così sostanzioso per la cultura e la musica in particolare. Un riconoscimento al valore sociale che la Banda rappresenta per la comunità e soprattutto per i giovani, che in questo sodalizio trovano la possibilità di un positivo e costruttivo punto di aggregazione e di crescita culturale. “La fondazione della Banda da Fodom”, spiega l’assessore Leandro Grones, “costituisce certamente la novità più bella nell’ambito “socio-culturale-associazionistico” locale. Il dinamismo di dirigenti, l’entusiasmo degli ormai bravissimi ragazzi ma soprattutto l’affetto dimostrato loro dall’intera comunità ne sono testimonianza. La strada intrapresa è quella giusta e deve essere sostenuta con forza da tutti”. La scuola di musica, gestita in collaborazione con la “Nuova Didattica Musicale” di Belluno, è la voce più consistente nel bilancio della Banda. L’obiettivo è ovviamente, quello di far crescere costantemente il numero di nuovi componenti. Questo però comporta evidentemente un proporzionale aumento dei costi per le lezioni di strumento e teoria musicale. Finora il direttivo ha sempre cercato di coprire parte dei costi, che altrimenti sarebbero ricaduti totalmente sulle famiglie, grazie a contributi di enti ed associazioni, sia pubbliche che private e ad iniziative proprie, come il mercatino di Natale. Il costo sostenuto dalla famiglia di ogni nuovo componente che ha frequentato la scuola di musica, della durata di tre anni, è stato di 200 euro all’anno. Il resto della spesa è stato a carico della Banda, che mette a disposizione anche lo strumento. Per fare un paragone, lo stesso corso, frequentato privatamente, costa 650 euro all’anno e senza lo strumento. Non è però sempre facile riuscire a reperire tutti i fondi. “I percorsi di educazione musicale” dice ancora Grones, “rappresentano per gli alunni un impegno importante all’interno che darà loro grandi soddisfazioni. Nel contempo costituisce un ulteriore impegno economico per le famiglie da non sottovalutare in periodo di crisi. Le pacche sulle spalle servono ma non bastano. Abbiamo perciò deciso di intervenire deliberando questo contributo che andrà a sostenere circa metà delle spese a carico delle famiglie per la formazione musicale dei ragazzi. Stiamo inoltre lavorando su un testo che sarà sottoposto all’esame del Consiglio Comunale che non vuole solo essere un mero riconoscimento della grande importanza che la Banda da Fodom riveste e rivestirà nell’ambito sia sociale che culturale, ma impegni altresì il Comune ad accompagnare anche in futuro la Banda e il percorso di crescita e formazione dei ragazzi in ambito musicale”. (SoLo) Borse di studio da Bolzano: sono aperte le domande. Anche quest’anno la Regione Autonoma Trentino - Südtirol ha emanato l’avviso di selezione di 60 borse di studio per l’anno scolastico 2009 - 2010 all’estero da poter frequentare in Germania, Austria, Gran Bretagna, Irlanda e Francia, allo scopo di apprendere una lingua straniera. Tale iniziativa è rivolta a tutti gli studenti frequentanti il 3o anno di Istituti e scuole superiori della Regione Trentino - Südtirol ed è stata estesa di nuovo ai comuni confinanti di Livinallongo, Colle S. Lucia, Cortina d’Ampezzo, Pedemonte, Magasa e Valvestino. Gli interessati possono presentare le domande dal 1o al 28 febbraio 2009 presso l’Ufficio per l’Integrazione Europea e gli Aiuti Umanitari della Regione Trentino - Südtirol a Trento compilando l’apposito modulo che si trova a disposizione anche presso gli uffici comunali, dove è possibile avere ulteriori informazioni oppure consultando il sito www.comune.livinallongo.bl.it (SoLo) 16 «Le nuove del Pais» DROGA, CHE FARE? Il mondo della droga è una macchina che consuma capitali. Bisogna farsene un’idea. Nel 2000 anno in cui c’erano ancora le lire come moneta di riferimento, feci una ricerca sui casi di giovani dipendenti con una specifica caratteristica: l’essere titolari o contitolari di un’azienda. Dall’1 gennaio al 31 dicembre 2000, ho potuto raccogliere dieci casi, su un’area geografica delineata da un percorso che va da Bassano, Marostica, Cittadella, Conegliano, Castelfranco, Vittorio Veneto e Fregona e tutta la provincia di Belluno. I giovani interessati erano soci di Spa, Srl, Snc o di aziende familiari. Solo in quell’anno queste dieci persone hanno bruciato ben 2 miliardi e 64 milioni di lire, poco più di un milione di euro nella moneta corrente. Colpiscono i 64 milioni, perché era l’ammontare degli effetti bancari che un giovane, titolare col padre di una falegnameria, doveva scontare in banca. Arrivato con gli assegni, invece di pagare le cambiali, ha incassato e pagato i debiti per droga che aveva fatto in giro. Ma c’è di peggio. Un giovane cocainomane poco più che trentenne, broker di Borsa, appassionato di tante belle cose e contitolare col padre di una grossa azienda, ha fatto un buco di 640 milioni. Coperti sull’unghia con i beni di famiglia. È solo uno spaccato dei danni economici che la presenza della droga apporta a danno delle economie familiari. Ho scoperto che dei giovani avevano perfino venduto la quota parte di casa, ancora indivisa, nella successione paterna. Pochi sanno che buona parte della guerra nei Balcani, combattuta in modo feroce tra i vari paesi che prima costituivano la Jugoslavia, è stata finanziata da soldi provenienti dalla vendita della “roba”, cioè della droga. Era trasportata qui con veloci gommoni o tramite i camion in- ternazionali e la moneta raccolta da noi era portata di là da giovani, spesso drogati, con zainetti piene di valuta italiana. In pratica contrabbando di moneta. Posso dirlo perché uno degli ospiti del programma bellunese del Ceis aveva fatto questo “sporco” lavoro. Rischiando la pelle e la Finanza italiana. Chi si droga, ha bisogno ogni giorno di una certa quantità di denaro per poter procacciarsi la roba (per inciso, oggi costa meno, ma la logica non è per niente cambiata). Ogni giorno quindi deve mettere insieme un gruzzolo che si procura chiedendo insistentemente soldi, rubandoli anzitutto in casa quando non riesce ad averli. Le strategie sono varie, con abilità eccezionale, a portare via 10 o 20 euro, in tempi più o meno ravvicinati, cui segue una dura e forte negazione, quando il sospetto cade sul figlio/a drogato/a, i quali avviano la procedura sempre più efficiente nel raccontare balle, balle inverosimili raccontate senza una piega, con una tecnica che solo i tossicodipendenti riescono a mettere insieme. Spariscono ovviamente pure cose preziose (ori, argenti, gioielli), capi di vestiario, tutte le cose di un certo valore che possono essere oggetto di baratto. Guai se i genitori hanno un esercizio commerciale di qualsiasi tipo e il tossicomane ha accesso alla cassa. Le famiglie che hanno gestito bar o negozi con un figlio tossico dipendente mi hanno comunicato che spariva una intera mensilità cioè dagli 800 a 1500 euro al mese. Scoperto il topo-era in casa-gli incassi e il reddito sono tornati normali. Come detto, questo giro di cose impoverisce economicamente la famiglia, rende in casa un clima irrespirabile, pieno di sospetti, di negazioni e di conflitti. Quando le cose diventano insostenibili si prendono pure decisioni drastiche, cui mai i genitori avrebbero pensato: pestaggi, esclusioni da casa, ricatti, uniti a reciproci sensi di colpa, fino a dimostrazioni di suicidio (in casi estremi). Se il giovane studia di solito abbandona gli studi. Se lavora cambia spesso lavori, a proprio danno e a danno delle aziende. Non va più niente bene. Allora bisogna che le famiglie non restino sole. Ci sono i Servizi per tossicodipendenti, cui i genitori in prima persona possono rivolgersi, anche senza il figlio o la figlia finiti nella tormenta della droga. Essi si trovano a Feltre, Belluno, Auronzo e Agordo, presso la strutture dell’Ulss. Ci sono poi tre strutture operative del privato sociale tutte convenzionate: Ceis di Belluno, Fraternità di Landris di Sedico, Cooperativa Dumia di Feltre. Il centro di solidarietà di Belluno che ha compiuto 25 anni, da 25 anni ogni settimana tiene aperto e disponibile un servizio di auto aiuto, animato da persone esperte, che si chiama “Gruppo Delfino”, simpatico mammifero che soccorre i marinai quando finiscono in mare. Si tiene ogni mercoledì nella sede operativa di via Rugo 21, Borgo Piave Belluno. Dal 1982 non si è mai fermato e ha sempre avuto una media di genitori intorno alle 15 persone. Vale subito la pena frequentarlo da parte di chi ha sospetti che il figlio o la figlia si droghi, se non altro per ridurre le spese e i danni economici. Ma c’è poi tutto il resto. don Gigetto De Bortoli Tutte le “info” su Fodom in tasca La copertina dell’opuscolo per i turisti. L’associazione turistica Arabba - Fodom - Turismo ha realizzato un pratico libretto tascabile per i turisti, nel quale sono state raccolte tutte le informazioni di prima utilità della vallata, come ad esempio i numeri di telefono del medico, della Croce Bianca, dei carabinieri o dei taxi. Nella pubblicazione, redatta in italiano, inglese e tedesco, l’ospite potrà trovare inoltre tutte quelle piccole ma preziose indicazioni e notizie che servono quando si è in vacanza: negozi, noleggi sci, orari del museo o degli uffici pubblici, curiosità e informazioni sulla cultura locale. L’iniziativa riprende quanto già da tempo viene fatto nella valli limitrofe, ad esempio in Val Badia. “Bisogna imparare da chi ha più esperienza”, spiega il presidente dell’Aft, Sebastian Becker. “È un’iniziativa in se piccola, ma che volevamo fare da tempo. Per esempio, se un turista volesse gustare la cucina ladina, in questo libretto troverà i ristoranti che la propongono nei loro menù. Un ringraziamento doveroso va fatto alla vicepresidente Michela Lezuo che ha seguito tutto il lavoro per realizzare questa pubblicazione. Certo, non è completa, ci sono solo i soci, a parte i servizi di pubblica utilità. Questo dovrebbe essere uno stimolo quindi per gli altri ad associarsi all’Aft”. Sulla copertina compare il nuovo logo dell’associazione turistica. Logo che da qualche settimana si trova anche su un’elegante tabella in plexiglas, affissa all’ingresso delle strutture associate. Anche qui “copiando” dai vicini. “È un segno di riconoscimento per gli associati”, spiega ancora Becker, “un modo per comunicare unità nei confronti dei nostri ospiti. Ma l’obiettivo è che un giorno tutti si riconoscano in questo logo”. (SoLo) CORSI DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO CENCENIGHE: ALLEGHE: inizierà sabato 14 febbraio alle ore 20.30 presso l’Asilo vecchio della Parrocchia. Tel. in parrocchia 0437 591120 da domenica 19 aprile ore 20.30 presso la sala parrocchiale. Tel. 0437 523360 oppure 347 0556312 «Le nuove del Pais» 17 I fodomi sul Bergisel con Andreas Hofer Nell’anno Hoferiano, un pezzo sconosciuto della nostra storia Quando le truppe napoleoniche invasero l’Italia settentrionale e minacciarono il Tirolo risalendo per la valle dell’Adige, anche gli schützen di Livinallongo e Colle S. Lucia contribuirono alla difesa dei confini del principato vescovile e del Tirolo. In un manoscritto conservato nella biblioteca del Ferdinandeum di Innsbruck, lo storico fodom Pietro Favai, racconta che il vescovo di Bressanone ordinò l’istituzione di una compagnia di cacciatori e che la popolazione maschile dai 18 ai 60 anni doveva sollevarsi in massa al suono di una campana. Fu formata quindi una compagnia di 100 cacciatori al comando del fassano Kaspar Savoy von Mayrsfeld, all’epoca capitano del castello di Andraz, che insieme ad una compagnia di Brunico guidata dal capitano Lambert Winkler pattugliò il confine con il Veneto dall’autunno del 1796 alla primavera del 1797. Nel settembre del 1796, alcuni soldati francesi risaliti per la valle del Cordevole passando per Livinallongo e giungendo in Val Badia, furono fatti prigionieri. Il 28 dicembre 1798 gli Schützen fodomi e gli uomini della leva in massa furono insigniti nella piazza di Pieve per il loro impegno e la loro fedeltà con 542 medaglie. Furono inoltre loro elargiti 137 ducati e rilasciate le tasse per 30 fiorini. La seconda guerra Nella seconda guerra di coalizione (1799-1802) fu formata una compagnia di 118 cacciatori nei tre Giudizi di Buchenstein/Livinallongo (che inviò 41 cacciatori), Torre al Gadera e Fassa. Il 17 febbraio 1800 la compagnia, capeggiata da Franz Joseph von Piristi, capitano al Ciastel de Tor in Val Badia, si spinse fino a Zernetz nell’Engadina bassa dove rimase per più di sei settimane. Sciolta l’8 aprile dello stesso anno a Bolzano, già a luglio ne fu istituita un’altra formata da 117 Schützen dei tre Giudizi che in dicembre giunse a Innsbruck, poi a Schwaz senza però essere coinvolta in azioni di guerra. La compagnia era comandata dal capitano del castello di Andraz Johann von Piristi. Sottotenente fu designato Giacomo Roncat, medico militare Johann Hauser, tamburino, Felice Pallua, caporali, Antonio Pellegrin e Tita Pezzei. Il passaggio al Tirolo Di lì a pochi anni, nel 1803, la secolarizzazione segnò la fine del principato vescovile di Bressanone. Il passaggio del suo territorio al Tirolo, del quale fecero parte anche Livinallongo e Colle S. Lucia, non fu un avvenimento sconvolgente per la popolazione. Pietro Favai nelle sue Notizie storiche ne accenna con una semplice notizia di cronaca, aggiungendo anzi che il 1o marzo 1803 fu pubblicato l’Imperial Manifesto “nella più so- coinvolta nel richiamo alla leva di massa. Le battaglie Il 16 aprile 1809, 247 fodomi e 120 collesi scortarono per un giorno il distaccamento del capitano Machior, comandante delle truppe austriache stazionate nel distretto, fino a Caprile. Due giorni più tardi furono dallo stesso Machior richiesti 650 uomini (532 fodomi e 118 collesi) per due giornate. Il 20 aprile 540 fodomi e 122 collesi si recarono fino ad Agordo. Una foto inedita degli Schützen fodomi in piazza a Pieve. lenne maniera” e cantato nella chiesa parrocchiale l’Inno Ambrosiano “con pubblica festività del popolo.” Ben più incisivo doveva essere percepito il distacco del Tirolo dall’Austria ed il suo passaggio alla Baviera, alleata di Napoleone, in seguito alla pace di Pressburgo nel 1805. Il nuovo governo bavarese, anticipando di cento anni un’analoga disposizione dell’Italia fascista, vietò il nome Tirolo sostituendolo con Südbayern (Baviera meridionale). Pietro Favai lo definiva un “doloroso avvenimento” poiché il nuovo sovrano “levò il giudizio che da tanti secoli esisteva in Livinallongo e questa nostra giurisdizione fu incorporata il 26 novembre 1806 al giudizio di Bruneck...” Una politica poco oculata e insofferente nei confronti dei secolari usi, diritti e delle tradizioni della popolazione tirolese nonché una serie di riforme radicali atte a modernizzare l’apparato amministrativo, fomentarono il malcontento e portarono infine alla sollevazione del 1809 capeggiata da Andreas Hofer e a cui parteciparono attivamente fodomi, collesi ed ampezzani. In seguito alla prima battaglia al Bergisel, anche Livinallogno fu Una settimana dopo, il 27 luglio, 535 fodomi e 126 collesi furono per due giorni a Pian di Sala, Laste, Sottil, Ronch e Colle. Il 14 agosto, mentre ad Innsbruck infuriava la terza battaglia al Bergisel, 524 fodomi e 118 collesi partirono alla volta di Ampezzo per difenderla dalle truppe napoleoniche, rientrando dopo cinque giorni. La sollevazione Il 1o settembre 522 uomini pattugliarono il confine di Colle per otto giorni. Il 29 settembre 348 fodomi e 128 collesi si appostarono di vedetta nella frazione di Castello. Oltre a questa sollevazione di massa (Volksaufgebot) furono istituite a Livinallongo da maggio a ottobre 1809 complessivamente sei compagnie di Schützen che operarono sul territorio. Gli elenchi dei nomi degli schützen sono stati ritrovati da poco dallo studioso Ivan Lezuo, che sulla storia di Fodom del 19o secolo, ha scritto una tesi di laurea recentemente pubblicata dall’Istitut Ladin Cèsa de Jan dal titolo “Una comunità alpina nell’Ottocento”. Le liste degli Schützen Leggendo queste liste, non deve meravigliare il fatto che gli ufficiali cambino di volta in volta. Bisogna ricordare infatti che le compagnie, secondo antica consuetudine del corpo di difesa territoriale degli Schützen, eleggevano i loro ufficiali democraticamente senza subire alcuna intromissione da parte delle autorità militari. Proprio in relazione all’ultima compagnia in servizio fino al 2 novembre del 1809, si intrecciano fatti storici con la tradizione orale. In un articolo apparso sulla Usc di “Ladins” il 27 ottobre 2001, Sergio Masarei riportava alcuni aneddoti ricordati da un anziano del luogo, Riccardo Gabrielli “del Biel”. Si racconta ad esempio che il generale Peyri, risalendo lungo la valle del Cordevole il giorno di Ognisanti del 1809 con circa 1000 soldati, trovò resistenza poco sotto Rucavà da parte degli uomini di Colle S. Lucia e Larzonei. Il luogo ancora oggi è chiamato “Col de la Bataia”. Un uomo di Rucavà sarebbe stato fatto prigioniero e obbligato a fare da guida ai soldati francesi con la promessa di ricevere un cappello nuovo se giunti a Bolzano. Un altro episodio vede protagonisti alcuni soldati francesi, i quali, introdottisi nelle case a Colaz, buttarono dalle finestre i sacchi di farina. Un soldato francese, morto per malattia, fu sepolto in un luogo chiamato ancora oggi “Sass dei Caraboc”. Stessa sorte toccò ad altri tre suoi commilitoni, i quali, deceduti prima di giungere a Foram, (una frazione di Livinallongo, composta da una sola casa, in prossimità di Andraz), furono sepolti poi nella Buja dei Caraboc. Il soprannome di un anziano del luogo, “Bepo Frel” di Arabba risalirebbe a suo nonno che si era opposto ai francesi armato soltanto di un coreggiato, in fodom appunto “frel”. I documenti Uno di questi episodi trova parziale riscontro in alcuni atti del Landesarchiv di Innsbruck. Un documento del 12 ottobre 1830 cita che nel settembre del 1809 Joseph Grebmer si trovò con quattro compagnie pusteresi di Michelsburg e Schöneck assieme alle compagnie di Marebbe e LivinalSEGUE A PAGINA 18 18 «Le nuove del Pais» La realté de la vita Un’altra foto inedita: schützen fodomi al Taulac poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. longo presso Colle S. Lucia in difesa del confine da un’invasione delle truppe italofrancesi. Dopo essersi nuovamente recato in valle Pusteria con le sue compagnie, Grebmer affidò il comando distrettuale al badioto Anton Valentin Canins. Da una lettera del 25 dicembre 1809 si apprende inoltre che proprio questo Canins, dopo la battaglia dei primi di novembre, fu incaricato dai fodomi di negoziare con il generale Peyri, a quanto pare perché non venissero saccheggiate le abitazioni e puniti gli abitanti della valle. Canins fu fatto prigioniero e condotto fino in val Gardena. La sconfitta La sconfitta dei tirolesi al Bergisel il 1o novembre 1809 sancì in pratica la fine della sollevazione. Il 28 gennaio 1810 Andreas Hofer, che si era rifiutato di abbandonare la sua terra, fu fatto prigioniero sulla Pfandleralm in val Passiria e condotto a Mantova dove fu fucilato il 20 febbraio. È ancora Pietro Favai che nel suo manoscritto “Notizie Storiche Topografiche e Religiose di Livinallongo e dei luoghi confinanti a questa Giuresdizione 1828/1829”, dà un’idea delle ripercussioni di questi avvenimenti bellici sullo stato d’animo della popolazione di Livinallongo che “ebbe il dispiacere d’esser smembrato dal Tirolo e con Ampezzo incorporato al departamento del Piave sogeto a Belluno, provincia del Regno d’Italia”. Ma il nuovo assetto politico non ebbe lunga vita, dopo soli quattro anni il Tirolo fu riunificato e ritornò all’Austria e così piacque al “cielo di dar fine a questi disordini”. (ls - il) Empruma de dut el Signour l à creé l Musciat e l i’à dit: “ti te saras Musciat, te laoraras da domán fin dasëra senza mèi te lamenté, te portaras peisc su la gròpa, no t’avaras l’enteligenza e ti te vivaras fin a 50 agn. Ti te saras Musciat!”. El Musciat l ie respon: “sarè Musciat, ma vive fin a 50 agn a porté peisc l è massa, dàmene apëna 30 de agn!”. El Signour l ie disc: “va ben”. Enlouta l Signour l crea l Cián e l ie disc: “ti te saras Cián, te defendaras la cèsa de tuo paron e te saras l suo meio amich, ti te mangiaras chël che vánza e ti te vivaras 25 agn. Ti te saras Cián !”. El Cián l ie respon: “Signour, 25 agn de guardia i è massa per mi, dàmene 10 agn che i me basta!”. El Signour l lo ncontenta. Enlouta el Signour l crea la Scimia: ”ti te saras Scimia, disc el Signour, ti te sautaras da n ram al auter fajendo l paiazo, ti te faras che duc se gòde e ti te vivaras 20 agn. Ti te saras Scimia!”. “Signour,” disc la Scimia, “vive 20 agn da paiazo l’é dura, dàmene demè 10 de agn”. Conzedù! A la fin l Signour el crea l Om e l ie disc: “ti te saras Om! El sol (la sola creatura) che rajona su la tièra, ti te douraras l’enteligenza per comané ai animei, ti te dominaras l mond ntier e te vivaras 20 agn. Ti te saras Om!”. Respon l Om: “Signour, sarè Om, ma vive 20 agn me pèr pochet, dame ence i 30 agn che no n à volù el Musciat, dame ence i 15 agn che l Cián à refudé e i 10 che la Scimia no n à azeté.” Coscì l à fat el Signour. Da enlouta l Om l nasc e l vif 20 agn da Om, el se marida e l passa 30 agn da Musciat, l laoura e porta dut l peis de la fameia su le spale. Davò chèlche ann i fioi se n va per conto suo, el vif 15 agn da Cián, col ie tende a la cèsa e col mangé chël che i ie dà, per dopo rué a ester vegle, jì n penscion e vive 10 agn da Scimia, sautan da na cèsa a l’autra, da n fiol a chël auter e col fè l paiazo per fè gode i neodi!!! Elo ben chësta la realté de la vita? I nomi riportati nel manoscritto di Innsbruck 27.5.1809 - 9.7.1809: Compagnia di 110 uomini. Hauptmann (capitano) Johann von Sisti; Oberleutnant (tenente): Joseph Hauser; Unterleutnant (sottotenente): Johann Batta; Crepaz Chirurg (chirurgo): Franz Hauser; Kompagnieschreiber (segretario): Franz Crepaz; Feldwebel (sergente): Johann Crepaz; Büchsenmacher (armaiolo): Peter Pescosta; Spielmann (suonatore/tamburino): Peter Posch;Spielmann: Mathias Alton I. Korporal (caporale): Anton Crepaz; II. Korporal: Peter Paul Lezuo; III. Korporal: Franz Delazer; IV. Korporal: Simon Faber; V. Korporal: Michael Foppa; VI. Korporal: Valeryo Costa; VII. Korporal: Bartolomä Delazer; VIII. Korporal: Johann Depont. 10.7.1809 - 7.8.1809: Compagnia di 58 uomini Oberleutnant: Joseph Hauser; Feldwebel: Peter Gaspari; Fourier (furiere): Johann Batta Crepaz; Tambour (tamburino): Peter Pos; I. Korporal: Valeri Costa; II. Korporal: Franz Soratroi; III. Korporal: Peter Crepaz; IV. Korporal: Jakob Masarei. 7.8.1809 - 8.9.1809: Compagnia di 58 uomini. Oberleutnant: Johann Crepaz; Kompagnieschreiber: Franz Crepaz; Feldwebel: Johann Batta Crepaz; Büchsenmacher: Johann Vois; Tambour: Peter Posch; I. Korporal: Anton Palla; II. Korporal: Valeryo Costa;III. Korporal: Joseph Ruaz; IV. Korporal: Peter Gaspari. 9.9.1809 - 16.9.1809: Compagnia di 105 uomini. Hauptmann: Johann von Sisti; Oberleutnant: Johann Crepaz; Kompagniefourier: Franz Crepaz; Unterleutnant: Johann Batta Crepaz; Feldwebel: Johann Batta Gruopa; Tambour: Peter Posch; Büchsenmacher: Peter Pescosta; Korporal: Michael Foppa. 16.9.1809 - 24.9.1809: Compagnia di 103 uomini. Hauptmann: Johann von Sisti; Oberleutnant: Johann Batta Crepaz; Unterleutnant: Johann Crepaz; Fourier: Franz Crepaz; Feldwebel: Johann Gruopa; Büchsenmacher: Peter Pescosta; Tambour: Peter Posch; Korporal: Anton Crepaz. 24.9.1809 - 25.10.1809: Compagnia di 114 uomini. Hauptmann: Johann von Sisti; Oberleutnant: Joseph Hauser; Unterleutnant: Johann Crepaz; Chirurg: Franz Hauser; Kompagniefourier: Franz Crepaz; Feldwebel: Johann Crepaz; Büchsenmacher: Peter Pescosta; Spielmann: Peter Posch; Spielmann: Mathias Alton; I. Korporal: Peter Paul Lezuo; II. Korporal: Anton Crepaz; III. Korporal: Franz Delazer; IV. Korporal: Angiol d’Angiol; V. Korporal: Michael Foppa; VI. Korporal: Valerjo Costa; VII. Korporal: Bartolomä Delazer; VIII. Korporal: Simon Faber. 25.10.1809 - 2.11.1809: Compagnia di 114 uomini «Le nuove del Pais» 19 Neve, foraggiamento e fauna selvatica di Leandro Grones Un inverno così la fauna ungulata che popola la nostra valle non l’aveva mai visto e le specie che sono messe a dura prova sono i cervi e in particolar modo i caprioli. L’eccezionalità delle nevicate ha determinato una situazione altrettanto inconsueta di cervi concentrati in ristretti pendii puliti dalle valanghe nelle vicinanze di paesi e vie di comunicazione con limitata possibilità di movimento e quindi di procurarsi cibo, condizione questa che ci ha indotto ad intervenire poco prima di Natale, totalmente a nostre spese, con 70 q.li di fieno impiegando l’elicottero, mantenendoli così, distanti dalle strade. L’ungulato che maggiormente soffre la neve è il capriolo. Trascorre le giornate muovendosi quel poco che gli basta per trovare qualche ciuffo d’erba sotto la neve che rimuove faticosamente con la zampa anteriore, o le poche foglie rimaste sugli arbusti al limite del bosco. La competizione con il cervo è fattore penalizzante per il capriolo e, a volte, pure la fedeltà al proprio territorio può rivelarsi fatale. Generalmente le nevicate di inizio inverno causano meno mortalità rispetto a quelle primaverili in quanto gli animali hanno buone riserve energetiche. Per loro ci sono 38 mangiatoie per fieno posizionate nei siti migliori tra i 1600 e i 1900 m.slm, controllate sistematicamente dai cacciatori e sparse su tutta la riserva in siti individuati grazie alla profonda conoscenza del territorio, per evitare così raggruppamenti importanti di animali. Da oltre 50 anni portiamo fieno ai caprioli, perché a queste quote e in una valle che offre pochi siti di svernamento, un aiuto in tal senso è assolutamente indispensabile. È una attività ovvia che fa parte anche della cultura e del legame che c’è col territorio e con la sua fauna. Ma anche chi cacciatore non è, in situazioni eccezionali come queste, si prodiga - giustamente - in tal senso. Chiunque vede un capriolo in difficoltà procura un po’ di fieno o chiama qualcuno che vi provveda; per chi è in difficoltà si chiama il soccorso non il carro funebre! In moltissime Riserve dell’alta provincia, dove cervi e caprioli vivono numerosi, si è provveduto a portare fieno; a spalla, con gatti delle nevi in Comelico, con motoslitte in Cadore, utilizzando l’elicottero a Vodo, Alleghe, Cortina e Livinallongo. A Selva e a Colle è intervenuta sempre con l’elicottero la Forestale. In Tentino la distribuzione del fieno è sostenuta da un fondo dall’associazione provinciale cacciatori. In Sudtirol è vietato fornire mangimi ma il foraggiamento del fieno in alcune riserve in quota e in determinate condizioni è permesso sia per caprioli che cervi, anche e soprattutto per evitare danni al bosco. In molte aree austriache è addirittura obbligatorio. In Germania, patria della gestione faunistica, l’argomento è dibattuto animatamente da anni e in 9 dei 16 Land la pratica non prevede alcuna limitazione, mentre negli altri sono prescritte limitazioni - diverse una dall’altra - circa l’utilizzo di mangimi. In alcuni occorre rispettare dei limiti temporali, in altri si pratica all’occorrenza. In Svizzera, nei Grigioni, fino a 15-20 anni fa l’attività era ben organizzata e sovvenzionata dallo Stato, ora è sconsigliata - ma non vietata - e viene sporadicamente praticata solo in Engadina nei pressi delle lussuose ville di S. Moritz. Inevitabilmente, sotterrando buon senso e raziocinio, sono SFOGLIANDO IL LIBRO SINODALE Quando l’annuncio è atteso e urgente La scuola L’annuncio del Vangelo, compito proprio di ogni battezzato, deve percorrere anche la via della scuola, di ogni tipo di scuola, luogo in cui talora si desta e in cui comunque si tiene viva la ricerca sul significato della propria vita. Le scuole statali e le scuole libere presenti in diocesi, da quelle per l’infanzia alle scuole secondarie di secondo grado, non escludendo l’interazione con le università e i conservatori musicali presenti sul territorio, siano considerati luoghi dove maturano intelligenze e coscienze. Ci sia la testimonianza semplice e diretta dei giovani stessi, dei loro formatori ed educatori. Lo sport La Chiesa non può che guardare con grande favore a quanto di positivo emerge nello sport: soprattutto una singolare attenzione alla persona, ai suoi valori di libertà, intelligenza, volontà, corporeità e alla sua essenziale apertura agli altri e alla società. L’umanesimo cristiano è vigile e coraggioso nel denunciare e rifiutare quanto di ambiguo e di negativo può contagiare il mondo dello sport. “Diventa necessario educare a discernere che cosa significhi essere cristiani nello sport e quale apporto dà la fede all’interpretazione profonda dell’esperienza umana globale nella quale trova posto anche lo sport”. Collaborazioni Va coltivata una fattiva col- laborazione con le società sportive che prevedono formalmente o nei fatti un “progetto educativo per lo sport”. Possono risultare utili ed efficaci momenti formativi e liturgici in qualche tempo dell’anno, la valorizzazione di manifestazioni sportive con disabili e con ospiti di comunità di recupero; incontri con atleti-testimoni; il coinvolgimento del mondo sportivo in gesti di solidarietà; il gemellaggio con gruppi sportivi di Paesi del Terzo Mondo o di nazioni interessate alle nostre esperienze. Con una motivazione missionaria va colto l’appello, anche se non sempre espresso, di una vicinanza e di una compagnia che fortifica lo sport e gli consente di essere scuola di virtù e di vita. La sofferenza Il dolore e la malattia fanno parte del mistero dell’uomo sulla terra. È giusto lottare contro la malattia e il dolore, perché la salute è un bene inestimabile. Ma è importante saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta. La chiave di tale lettura è costituita dalla croce di Cristo. Il Verbo incarnato si è fatto incontro alla nostra debolezza assumendola su di sé nel mistero della croce. Da allora ogni sofferenza ha acquistato una possibilità di senso che la rende singolarmente preziosa. Chi sa accogliere la croce nella sua vita sperimenta come il dolore, illuminato dalla fede, diventi fonte di speranza e di salvezza. (continua) scoppiate le polemiche e le conseguenti prese di posizione sui media, anche di chi per l’ambiente e la fauna sovente si riempie la bocca e mai si rimbocca le maniche. Polemiche che hanno evidenziato l’emotività, la superficialità e la grande confusione che prevale sull’argomento. A chi sostiene la naturalità fine a se stessa cassando l’intervento, peraltro naturale e discreto, dell’uomo bollandolo addirittura come dannoso, occorre ricordare che l’ambiente montano ha subito proprio per mano dell’uomo alterazioni in termini di infrastrutture d’ogni tipo, che inevitabilmente condizionano i meccanismi naturali della fauna, compresi gli spostamenti stagionali alla ricerca dei siti di svernamento. Siti altresì attraversati da percorsi per ciaspole, scialpinismo, fuoripista o peggio da motoslitte. Tralascio poi tutti gli altri molteplici interventi, diretti o indiretti, sulla natura e sui selvatici. Tutto ciò si traduce per la fauna in maggior stress e conseguente dispendio di energie nei mesi più delicati. Il foraggiamento artificiale smussa - e quindi rende meno acute - quelle situazioni create artificialmente proprio dall’uomo. È evidente quindi che quando si interviene sull’argomento occorre valutare correttamente tutto, non solo la parte che a ciascuno fa più comodo. È comprensibile peraltro che in materia vi siano opinioni contrastanti, ma chi sostiene che la natura e il rigido inverno debbano fare il suo corso per cervi e caprioli e che l’intervento dell’uomo sia assurdo e sbagliato, dovrebbe spiegare bene cosa c’è di naturale nelle operazioni di cattura e rilascio di stambecchi (dopo averli dotati di ingombranti radio-collari) a scopo di rapidi recuperi di colonie decimate dalla rogna sarcoptica, o peggio, catturare marmotte in primavera, comprese le femmine gravide, per essere traslocate in anguste cassette a centinaia di km di distanza a scopo di reintroduzione per attrazione turistica per Parchi - grazie al loro aspetto da “peluche” - e per ampliare il “menù” dei predatori. Mah...., è giustificato procurare cibo vivo all’aquila e alla lince mentre chi - a proprie spese - porta un po’ di fieno ai caprioli è criticato? C’è qualcosa che non torna! Ecco perché noi continueremo a gestire il nostro patrimonio faunistico come abbiamo sempre fatto, con gli ottimi risultati che sono sotto gli occhi di tutti, portando fieno ai caprioli e se necessario, pure ai cervi. Parrocchia di Colle La velma La velma. Chi lo scorso agosto ha avuto il piacere di passare dalle parti di Fedare ha potuto vedere, poco lontano dall’omonimo rifugio, una particolare struttura: un cono di fieno che nella nostra parlata Collese chiamiamo velma. L’aveva realizzata Giovanni sul suo prato usando il fieno raccolto là intorno, da bravo contadino, o meglio come si direbbe oggi “ecologista”, che non vuole veder inselvatichire quel luogo che fa da sfondo al suo rifugio e che è stato per secoli il luogo che aveva raccolto le fatiche e le copiose stille di sudore dei suoi vecchi: barba Pière, il nonno; barba Bastien, il padre; meda Maria, la madre, alla cui scuola sin da piccolo era cresciuto. La sua velma, è stato l’omaggio ai valori del passato, perché, se ho fatto accenno all’ecologia, termine usato ed abusato, termine senz’altro scientifico, voglio interpretarlo con i suoi significati più semplici ed umani: amore e poesia. I nostri vecchi che alla terra, loro unica risorsa economica, tutto hanno dato con tanto amore e, pur consapevoli della sua avarizia nel concedere, la vedevano come un tesoro e la consideravano loro e bella. La velma era una vera e propria struttura costruita a regola d’arte con tutti gli accorgimenti che le davano sicurezza e stabilità pur esposta, senza alcuna copertura, alle intemperie. In essa la conservazione del fieno era assicurata per tutta la durata della sua esistenza, fino a quando, cioè, a fine settembre, ottobre, quando il padrone aveva portato a termine i lavori urgenti giù in paese e prima che la neve facesse la sua comparsa sulla montagna alta dove il fieno attendeva di essere trasferito alle stalle, come prezioso foraggio durante i lunghi mesi invernali (fino a maggio, giugno). La velma rimasta là senza presentare segni di cedimento mostrava la sua superficie di un colore unifor- memente grigio rossiccio, colore che testimoniava le ingiurie subite dal tempo, ma nel suo interno il fieno era intatto come vi era stato deposto. Voglio ora descrivere, come mi riesce, la tecnica che veniva usata nella costruzione della stessa: tecnica fatta di ingegno, di esperienza, di cura di tanti particolari accorgimenti che ne garantivano la buona riuscita. Nei pressi del fienile, che, in anni di abbondanza, non aveva potuto accogliere tutto il fieno racimolato, veniva preparata una modesta base di assicelle di legno che dovevano assicurare l’isolazione dal terreno, e su questa (che poi non appariva alla vista) veniva modellato un primo strato circolare di fieno ben secco uniformemente ben pressato cui venivano gradatamente sovrapposti altri strati leggermente crescenti con una meticolosa regolarità fino a formare un tronco di cono con la base più larga in alto, appena di poco più ampia di quella di partenza. La costruzione proseguiva sempre con rigorosa precisione fino ad assumere la forma di un cono perfetto. Richiedevano particolari attenzione le rifiniture: la cima che a motivo della compressione più difficoltosa, doveva essere risistemata in più riprese nei giorni successivi; rigorosa doveva essere la levigazione dell’intera superficie, la regolamentazione della base, leggermente rientrante, con la rincalzatura del fieno perché l’acqua scivolata dal cono non avesse modo di ristagnare. Erano lavori eseguiti con il rastrello sapientemente maneggiato. Non solo nel caso cui ho fatto accenno più sopra, era in uso erigere una velma. C’erano estensioni prative poste su pendii particolarmente ripidi ai piedi dei quali la costruzione di un fienile non era resa possibile dalle abbondanti valanghe che lo avrebbero rovinosamente travolto. Questo avveniva a Zonia, lungo le pendici del Pore e in altri luoghi ancora. Si rendeva perciò opportuno l’allestimento delle velme per conservare il fieno raccolto sino al definitivo trasferimento. Sento il dovere di riconoscenza e voglio esprimerla in iscritto prima di concludere, nei confronti dei nostri antenati che col loro silenzioso ingegno, con la loro bravura hanno contribuito ad illustrare la storia di Colle. Un grazie lo voglio dire anche a quei fedeli testimoni di essa, come Anselmo e Giovanni, che ho sempre trovato disponibili e cortesi a cogliere l’invito a raccontare, con vera competenza ciò che di quella storia merita d’esser trasmesso ai posteri. Maria Sief Dalla corrispondenza Etiopia-Italia, padre Sisto e la Comunitá di Colle In un cimitero di Addis Abeba c’è ancora una tomba che custodisce le spoglie mortali di un nostro compaesano che, oramai, pochi di noi hanno personalmente conosciuto: si tratta di Fridolino Lezuo, figlio di Angelo de Bagòt di Caterina Agostini; nato a Colle nell’aprile del 1914. Era il maggiore di 11 fratelli, due dei quali ancora viventi: Sandro emigrato in Australia e Teresina a Colle. Padre Sisto Agostini, che da parecchi anni opera in quelle terre, ha scritto di aver cercato quella tomba e di aver Fridolino Lezuo. celebrato una S. Messa in occasione del 60o della morte, ha inoltre fatto sapere che la tomba è sempre perfettamente curata ed in ordine, segno che qualcuno ricorda ancora Fridolino Lezuo. Questo nostro caro compaesano è deceduto in quella terra, allora, più di ora, tanto lontana, nel dicembre del 1948 in seguito ad un male che non perdona e che lo aveva colpito nell’esercizio del suo lavoro con una equipe di sanitari che eseguiva ricerche mediche in quei luoghi. Le lettere inviate a suo tempo dal povero Fridolino e conservate in famiglia testimoniano il suo attaccamento ai genitori, ai fratelli, e ai parenti ed amici, al paese natale e la nostalgia che lo ha accom- continua a pag. 21 «Le nuove del Pais» Il ricordo di don Serafino Masarei La famiglia Masarei ha donato a Padre Sisto per la sua missione in Etiopia, indumenti ed oggetti sacri già appartenuti al compianto P.Serafino, nato a Colle nel 1905 dove riposa dal 5.1.1973 dopo una vita dedicata interamente all’apostolato missionario in Africa ed in Asia occupando anche l’incarico di Vicario generale nella Diocesi di Miri in Borneo. È ancora vivo il suo ricordo, il suo attaccamento alla terra natia ma soprattutto il suo sorriso. Il suo senso di humour e l’amore incondizionato per i fratelli che certamente gli ha meritato la condivisione della pace e della gloria del Padre nella Nuova Gerusalemme. Padre Sisto, con lettera spedita da Addis Abeba il 23.11.2008 ha ringraziato la famiglia per il dono ed ha assicurato il ricordo continuo dell’amato don Serafino, ben convinto che la sua intercessione presso il Padre giova anche alla sua Missione. Quanto donato, scrive, serve per i seminaristi etiopici. In particolare la Pietra Santa accompagnerà le uscite in missione mentre un cuscino fa e farà da sgabello al Vangelo esposto nella Cappella del Seminario. Vadano a Padre Sisto gli auguri per la sua instancabile attività missionaria. Angela continua da pag. 20 pagnato nei lunghi anni di permanenza in terra d’Africa. È rimasto in quei luoghi dal 1937 al 1948 senza poter mai aver l’opportunità di far ritorno per una visita alle persone e ai luoghi che gli erano tanto cari. Ringraziamo Padre Sisto per la sua segnalazione e per averci dato l’opportunità di parlare di questo nostro compaesano. Maria Sief Addis Abeba - la tomba del defunto Fridolino Lezuo. 21 Briciole da Colle Santa Lucia Fede e cultura popolare, radicati meravigliosamente nella tradizione pura, costituiscono elementi di primaria importanza per una giusta lettura storica dell’origine e delle trasformazioni di una comunità. Colle Santa Lucia ha vissuto il tempo di Natale senza disattendere gli appuntamenti fissati dagli antenati rivivendoli nella loro semplicità, senza fronzoli stonanti e, soprattutto, senza mania di apparire per sembrare più adeguati ai tempi. La semplicità, il carattere bucolico, la spontaneità partecipativa con tutta la genuinità che contraddistingue gli abitanti di questo piccolo, ma ancor sano, centro abitato, hanno fatto da cornice alle diverse manifestazioni non pubblicizzate ma sentite, partecipate e vissute dall’intera comunità. 1 gennaio. L’augurio per l’anno neonato è stato portato da un gruppo di cinque bambini che hanno bussato alle porte di quelle persone che sono sole, che si sentono abbandonate, che vivono particolari momenti di vita. È l’augurio di pace, di gioia, di felicità che, accompagnato da sorrisi di bambini, lasciano una scia di fiducia ed un riaccendersi di speranze. Questo era il loro messaggio augurale, il messaggio della “bambona” “Bondì e bon an ve augùre n bon an Che stessà biei sagn, ve prèe la bambona” (Le famiglie visitate sono state generose offrendo 170 Euro poi devoluti per la Giornata dell’infanzia missionaria.) La sera del 5 gennaio, all’imbrunire... ...ecco girare i RE MAGI, vecontinua a pag. 22 I Re Magi in visita alle famiglie di Colle Santa Lucia. Notizie dalla Croce Bianca di Colle S. Lucia Come già comunicato nello scorso bollettino la Croce Bianca di Colle S. Lucia si è dotata di nuove divise per i volontari. Le vecchie divise in uso sono state ritirate e si è pensato di proporre a Padre Sisto Agostini di utilizzarle in terra di Etiopia. Padre Sisto ci ha risposto che accoglie di buon grado questa nostra iniziativa e quindi nei prossimi mesi provvederemo ad inviargli tutto il materiale con la collaborazione dell’Ufficio Missionario di Belluno. 22 «Le nuove del Pais» continua da pag. 21 stiti con costumi orientali, bussano, entrano nelle case ma non portano, come si potrebbe pensare, dei doni. Domandano se qualcuno sa dove possono incontrare Gesù. Domanda che lascia perplessi. Certamente non lo si trova nelle famiglie dimezzate, nei giovani che antepongono l’io a Dio, nelle comunità sopraffatte dall’odio, dall’invidia, dalle violenze, dalle guerre. Ma... fra la gente umile, semplice, attenta, premurosa come i pastori di Betlemme. Egli è nato per noi oltre 2000 anni fa ma non ancora nasce nella maggior parte degli uomini e, purtroppo, anche in molti di quelli che si dicono cristiani. I loro scrigni sono luccicanti ed aperti. Volutamente aperti! Attendono la deposizione dei doni della famiglia visitata. Non ori, incensi o mirra ma conversione, atti di bontà, di amore, di fratellanza vera, avulsa da ogni ipocrisia. Crescita nella fede ma anche irrobustimento della spe- Una “donaza”. ranza confluenti nella carità che è Amore- Deus caritas est! Nella carità si incontra Dio fatto uomo. Il giro che i Magi compiono a Colle ha l’obiettivo di riempire gli scrigni per una convivenza più umana e fraterna ed un richiamo a non rendere inutile il sacrificio di quel Bambino che, benché autore di tutto e di tutti, si è fatto uno di noi, un uomo per salvare l’uomo ma questo continua a rinnegarlo e scacciarlo dalla sua esistenza. Dal religioso al pagano Sempre la sera del 5 gennaio sono stati accesi i caratteristici fuochi del “Pan e Vin” mentre in lontananza sono risuonati i caratteristici rumori di campanacci accompagnati da paurose urla. Lentamente, dall’oscurità, sono apparse le “donaze” che, con aria minacciosa, si sono avvicinate a grandi e piccoli radunati davanti al falò, con il chiaro intento di catturarli. Il tutto si è risolto con qualche urlo e qualche pianto di quelli più timorosi. Le ”donaze” hanno proseguito il loro cammino visitando le famiglie e portando un po’ di divertito scompiglio. Angela GRAZIE! Colle Santa Lucia “sepolta” dalle recenti nevicate. Volevo ringraziare e congratularmi con gli addetti del Comune per l’eccellente lavoro svolto nel corso delle abbondanti nevicate dei primi giorni del mese di dicembre. Il loro lavoro ininterrotto, giorno e notte, ha permesso a noi cittadini di Colle, ed agli ospiti, di avere sempre le strade sufficientemente sgombre da permettere di recarci al lavoro sempre e senza eccessivi disagi. Il loro lavoro è stato tanto più meritevole, se si pensa che è stato svolto anche in presenza del pericolo per la loro incolumità. Lucia Sommavilla Le corone d’Avvento Anche quest’anno un gruppo di volontarie si è riunito per preparare, addobbare e vendere (sfidando le intemperie!) le ” Corone d’Avvento” il cui ricavato di euro 500,00 è stato devoluto alla Parrocchia per l’acquisto del nuovo gonfalone di Santa Lucia. Questa tradizione è da collegarsi a un’antica consuetudine germanica precristiana, derivata dai riti pagani della luce che si celebravano nel mese di dicembre. Nel XVI secolo questa usanza si diffuse tra i cristiani diventando una specie di “conto alla rovescia” verso il Natale. Su un cerchio Alcune volontarie durante la vendita delle “Corone d’Avvento”. realizzato con rametti di abete si mettono quattro ceri, uno per ogni domenica di Avvento, che Il Presepio dei bambini Il presepio a tema “La Grande Guerra” realizzato dai bambini di Colle. Presso i locali delle ex scuole elementari è stato realizzato da alcuni genitori volenterosi e da numerosi bambini un bel presepio tematico inerente la prima Guerra Mondiale. Con arte e maestria sono stati realizzati scenari, soldati, tende, trincee, luci e la classica rappresentazione della Natività, il tutto ambientato fra le nostre montagne in uno scenario di guerra molto realistico ed affascinante. Un ringraziamento a tutti i genitori che si sono prestati a questa attività e un “bravo” ai bambini che hanno partecipato all’iniziativa. un genitore vengono accesi recitando una breve preghiera. Angela Dai Vigili del Fuoco Volontari Le copiose nevicate verificatesi nei primi giorni di dicembre del 2008 hanno coinvolto i Vigili del Fuoco, sia volontari che permanenti, in numerosi interventi su tutto il territorio della Provincia. Nel nostro caso il Distaccamento di Colle ha effettuato nel giro di pochi giorni lo stesso numero di interventi che di solito si fanno in un anno mettendo a dura prova le forze a disposizione. Tante le falde dei tetti da liberare dalla neve, coperture di camini da sistemare, numerose sono state anche le valanghe che hanno interessato il nostro territorio specialmente nelle zone di Posalz e Colcuc, diversi danni si sono avuti anche per piante travolte dal peso della neve. Alcuni interventi sono stati fatti anche nel vicino comune di Livinallongo in quanto gravato da una situazione molto difficile legata ai grandi quantitativi di neve caduta. Grazie a tutti per la collaborazione e la dedizione dimostrata in questo frangente. Per i Vigili del Fuoco Volontari Moreno Kerer «Le nuove del Pais» 23 Chi è Santa Lucia... patrona di Colle? Prima di Natale, prima cioè della nascita di Cristo, che si proclamerà “Luce del mondo”, la Chiesa festeggia Santa Lucia con memoria obbligatoria. Il Martirologio Geronimiano fissa al 13 Dicembre il suo dies natalis (283 - 304). Vergine, martirizzata sotto Diocleziano. Secondo una fonte greca, Lucia era una bellissima giovane siracusana, appartenente a famiglia molto ricca, fidanzata con Pascasio, giovane concittadino. Viveva felicemente nella sua cittadina possedendo tutto ciò che una persona possa sognare di ottenere dalla vita materiale. Un giorno la sua mamma si ammalò gravemente. Lucia, disperata si rivolse con suppliche al Dio cristiano, in cui credeva in segreto, chiedendo la guarigione della mamma. Non ottenendola, non demorse. Pensò di rivolgersi a S. Agata, martire di Catania. Decise di recarsi personalmente presso la Santa. Partì. Lungo il cammino le apparve S. Agata che la rassicurò per la salute della mamma, e le predisse quale sarebbe stato il suo martirio. Ritornò a casa e trovò la mamma perfettamente guarita. Aveva, nel frattempo, fatto il voto di castità se il Signore avesse accolto la sua preghiera di intercessione per la guarigione della mamma. Decise di comunicare al fidanzato la sua decisione ma questi non volle accettare. Tentò in tutte le maniere per convincerla a desistere ma non ci riuscì. La denunziò come cristiana. Lucia vendette tutti i suoi beni terreni e li distribuì ai poveri di Siracusa che, allora, erano numerosi. Visse pienamente, sia pure per poco tempo, la povertà predicata da Cristo. Infatti, dopo poco tempo,venne incarcerata e condannata, le fecero trascorrere un periodo in un lupanare. Si cercò in tutte le maniere di farla abiurare. Non ci riuscirono pur tentando di usare mezzi inconcepibili oggi. Si racconta che quando i soldati di Diocleziano cercarono di portarla via dal carcere non ci riuscirono pur usando tutte le loro forze; ricorsero finanche ad una S. Lucia V. e M. Immagine venerata dal 1700 nella Chiesa di Colle Santa Lucia (Bl). coppia di buoi... ma niente. Fu condannata a morte e morì tenendo fede al suo voto ma, soprattutto, al suo credo in Dio Padre. Il suo nome evocava la luce. La traduzione greca di Lukia venne a significare segno e promessa di luce spirituale. È da ritenersi che sia dipeso soprattutto dal nome il patronato sulla vista anche se si racconta in un episodio, tramandato per generazioni, apparso solo dopo molti anni dalla sua passio e che ancor oggi viene evocato dai suoi devoti. Il fidanzato aveva detto che non poteva fare a meno dei suoi occhi. Per accontentarlo se li cavò con le sue stesse dita e glieli mandò ma immediatamente,e si dice miracolosamente, riapparvero altri, belli come i primi, nelle sue dolci orbite oculari. Nell’iconografia Lucia è stata sempre rappresentata con una palma (phaenix=rigenerazione), una spada o un pugnale (segni dei mezzi del suo martirio), una lampada (segno di luce materiale e spirituale) e sul palmo della mano un calice, su cui è appoggiata una patena contenente due globi oculari (segno del martirio accettato per amore di Cristo, per il sangue versato per la redenzione dell’umanità).Nella maggior parte delle icone, indossa un mantello tempestato di gemme e di fiori, quasi epifania della luce divina e segno della sua immensa ricchezza spirituale acquisita con la coerenza culminata col martirio. Il culto alla Santa si diffuse rapidamente in Italia ed in Europa. Ovunque si impetrava, e lo si fa tuttora, la sua intercessione per la guarigione di malattie oculari, quasi mai per quelle ancora più menomanti che sono costituite dalla cecità spirituale. Anche a Colle Santa Lucia, come ormai da tradizione, si è festeggiata la Santa Patrona, con una concelebrazione eucaristica presieduta dal parroco don Sergio Pellizzari. Nonostante le condizioni metereologiche avverse, buona è stata la partecipazione. È seguito un momento di convivialità nei locali delle ex-scuole elementari e, contemporaneamente, sono stati venduti barattoli di marmellate e di miele, offerti da un produttore locale, e candele, ottenute con cera riciclata, con l’immagine della Santa. Sono stati raccolti circa 300,00 euro e devoluti per l’acquisto del gonfalone della Santa Patrona di Colle. Angela a l o u c S o d n o M Dal Babbo Natale e le sue renne, Maria con Giuseppe e il piccolo Gesù, e gli animaletti del presepe hanno accolto con entusiasmo il numeroso pubblico accorso martedì 23 dicembre nella palestra della Scuola Primaria di S. Fosca per lo scambio degli auguri di Natale. I bambini, emozionatissimi, hanno deliziato i presenti con recite, canti, poesie e brani musicali. Tutti alla fine sono stati premiati con un grande applauso e l’arrivo di Babbo Natale! Dalla sua gerla sono usciti caramelle e cioccolatini, per grandi e piccini. In questa occasione sono stati messi in vendita delle icone realizzate dai bambini nei mesi precedenti il Natale e dei biscotti sfornati grazie all’aiuto del fornaio, il Signor De Mattia. Il ricavato sarà devoluto all’Associazione “Amici del Ghana”, impegnata in quel paese nella realizzazione di alcuni pozzi. I bambini della Scuola Primaria 24 «Le nuove del Pais» L’ é scomenzé da puoch n nuof an, on sarà via chel vege, passà in ben o in mal, ma passà. Ades se va inavant con noste idèe, speranze, voia de fà, sta picola rima de la maestra Maria che riproponon chilò sot via, la vol ester n augurio per duc noi: per i tosac, speranza del nost davignì, per i joven e le famèe e incia per nuos vege che, dèrt o stòrt, tant i n’à dat e insigné. Speron da sen, coche dis la rima, che incia se i temp i muda reste semper na picola somenza bona de jarbolà incia sui taregn pi ars. SAJOGN Sié voi, tosac, la nuova ainsuda del l an nuof che rua per Col. I passa impressa sti agn e i sen va! Muda i temp, ma la somenza sot jarbolèa. Del vèrt den doman, dei fiori che spontarà, tosac, sié po voi la vèa. Ve augùre; che l temp dai ca bon: l sol co l è ora; la piova a parà dal sech e, bonòra, frèsch e rojada che sluje ntel sol farà vuos colori che viest dintor via sto bel nost Col. L é inveze sti noni, come i antichi pez, che à mitù rais e slargé fòra i ram sun noste rive per dut el pais. Lori i é impontai ma valota i é gram; en vent furibondo tira e manaza sua vita a sto mondo. I se tem da na boa co rua l temporal; ma lori no i ziede... saldo i se cruzìa i jem che no joa. El temp intant el sen và. Epur incia sti pez, se i à da tomà i sarà bone legne d’invar ente fuoch per podè se saudà. MY PORTAL My Portal è il progetto informatico che ha consentito di istituire un sito internet per ognuno dei 16 comuni dell’Agordino e uno per la Comunità Montana Agordina. I siti da cui accedere ai diversi Link (nei quali si possono trovare informazioni di vario genere) son rispettivamente: Per il Comune di Colle Santa Lucia: www.comune.collesantalucia.bl.it Per la Comunità Montana Agordina: www.agordino.bl.it Nello specifico, nel sito comunale, si possono già trovare informazioni utili riguardanti le varie attività del Comune, si può “scaricare” la modulistica relativa all’I.C.I., rifiuti, edi- lizia, permessi, strade silvo-pastorali, l’elenco delle deliberazioni della Giunta e del Consiglio Comunale, e gli orari di apertura al pubblico degli uffici. Per chi ha necessità di produrre delle autocertificazioni è possibile, direttamente da casa, compilare e stampare quanto necessario. “My Portal” viene gestito direttamente dall’Ufficio Tecnico del Comune (e-mail: tecnico1.slucia agordino.bl.it). Il sito è in continuo aggiornamento, potrà “ospitare” tutto ciò che può essere utile per migliorare la qualità dei servizi e rendere più agevole le condizioni di vita dei residenti e non. En gramarzè de cuor Desidero approfittare dello spazio concessomi per far arrivare un particolare ringraziamento a tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato fattivamente per eliminare il prima possibile gli innumerevoli disagi causati dalle copiose nevicate dei mesi scorsi. In particolare desidero ringraziare i dipendenti comunali, i volontari del neonato gruppo di protezione civile, i pompieri volontari, il gruppo A.N.A. di Feltre che ci ha messo a disposizione un operatore per cercare di alleviare le fatiche dei nostri operai comunali unitamente ad alcune ditte operanti sul territorio in possesso di mezzi sgombraneve all’altezza della situazione”. Un ringraziamento anche a coloro che hanno aperto le porte agli sfollati di Colcuc garantendo loro i servizi necessari. IL SINDACO Volontari in pausa dopo il duro lavoro. Borse di studio per l’anno scolastico 2009-2010 Borse di studio per la frequenza dell’anno scolastico 2009-2010 in Austria,Germania, Gran Bretagna, Irlanda o Francia. Il 28 gennaio 2009 è giunta la comunicazione ufficiale dall’ufficio per l’integrazione europea e gli aiuti umanitari diretto dall’avvocato Franco Beber, che la Giunta della Regione Autonoma Trentino Alto Adige, ha approvato la realizzazione di 60 borse di studio per la frequenza dell’anno scolastico 2009-2010 in Germania,Austria, Gran Bretagna, Irlanda o Francia. L’iniziativa è rivolta a tutti gli studenti, cittadini degli stati membri dell’Unione Europea, residenti da almeno un anno in Regione oppure nei comuni confinanti di Pedemonte, Colle S. Lucia, Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana, Magasa, Valvestino e frequentanti la terza classe di uno degli Istituti superiori della Regione oppure delle zone limitrofe confinanti. Gli interessati possono presentare domanda debitamente compilata e munita dei documenti richiesti dal primo febbraio al 28 febbraio 2009 presso l’Ufficio per l’Integrazione europea e gli Aiuti umanitari della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige in Via Gazzoletti 2 a Trento. Ulteriori informazioni presso: Rag.Sieglinde Sinn-referente: 0461-201344-sieglinde.sinn regione.taa.it Signor Peter Vontavon-segreteria:0471-322122-peter.vontavon regione.ta.it COMUNICAZIONI I cittadini di Colle Santa Lucia, ovunque residenti, sono invitati a RACCONTARE e RACCONTARSI, PROPORRE e SEGNALARE attraverso le pagine di questo giornale. Basta inviare una e.mail al seguente indirizzo: angelaritacircelli libero.it O una lettera presso L’Istitut Cultural Ladin “Cesa de Jan” Via Villagrande, 54 32020 Colle Santa Lucia (Bl) Calendario delle date del bollettino “Le nuove del Pais” per il 2009: - 27 marzo - 5 giugno - 4 settembre - 27 novembre Per non rischiare di non vedere pubblicato il proprio articolo, si suggerisce di attenersi scrupolosamente a queste date, che vi comunico per tempo, per darvi al possibilità di organizzarvi. Angela «Le nuove del Pais» Novit‡ dal Passo Giau 25 COMUNITÀ in cammino Battesimo: 1/2009. Lena Patrick, di Daniele e Colleselli Martina, resid. a La Valle Agordina, n. il 31/03/08 e battezzato il 3 gennaio ’09 nella chiesa parrocchiale di Colle Santa Lucia. Matrimonio: 1/2009. Lena Daniele e Colleselli Martina (originaria da Posalz), residenti a La Valle Agordina, sposati in chiesa a Colle Santa Lucia il 3 gennaio 2009. Agostini Bernardi. Lezuo Rodolfo. Una veduta del “nuovo impianto”. Dopo oltre trenta anni è stato costruito un nuovo impianto di risalita al Passo Giau. Il percorso è stato molto lungo. Inizialmente vi è stata la necessità di ripianare i debiti garantiti dal Comune e contratti dalla Giau Srl, società posta in liquidazione e successivamente, in contemporanea al pagamento dei debiti pregressi, è iniziato il percorso di adozione di una nuova variante urbanistica da parte dell’Amministrazione Comunale,che aveva ed ha l’obiettivo di pianificare un nuovo sviluppo del Passo Giau. L’impianto (in fotografia) è il primo passo concreto della nuova pianificazione. Dopo un percorso di otto anni e con la collaborazione in primis della Averau srl ab- biamo raggiunto un importante risultato: quello di collegare il Comune di Colle Santa Lucia con il carosello del Superski Dolomiti. Infatti il nuovo impianto permette di raggiungere il Passo Falzarego da dove si può proseguire per la Val Badia passando per le piste dei Lagazuoi o tornare nuovamente al Passo Giau utilizzando gli impianti delle Cinque Torri. Dalla nuova seggiovia, immersi in un panorama molto suggestivo, si possono ammirare le più belle cime dolomitiche. Invitiamo tutti gli appassionati di sci a raggiungere il nuovo impianto di Croda Negra e auspichiamo che sia solamente l’inizio di un nuovo sviluppo del Passo Giau. L’Amministrazione Comunale 40o di matrimonio Dell’Andrea Gianfranco e Pallabazzer Maria Frida hanno raggiunto nel 2008 il traguardo dei 40 anni di matrimonio. Per festeggiare tale ricorrenza hanno scelto come meta il Santuario di Pietralba. Nella foto li vediamo ritratti assieme ai figli Daniele, Silvestro e la nuora Nadia. Il 12 dicembre 2008 sono mancati due nostri compaesani: Agostini Bernardo nato a Colle S. Lucia il 6 novembre 1923 e Lezuo Rodolfo nato a Colle S. Lucia il 16 marzo1930 deceduti entrambi all’ospedale di Agordo il 12 dicembre 2008. Agostini Marina, nata a Colle Santa Lucia il 21/07/ 1923. Morta a Colle Santa Lucia il 26/01/2009. A SOSTEGNO delle opere parrocchiali Per la PARROCCHIA Occ. fun. Pallabazzer Carolina: i familiari; Sief Giovanni e Maria da Posalz; dalle corone di Avvento; Masarei Roberto; Colleselli Annamaria (Cortina); Chizzali Otto; Agostini Emilia; Agostini Mercedes; occ. matr. Lena Daniele e Colleselli Martina con batt. figlio Patrick: sposi e genitori; da rinfresco per festa S. Lucia; figlia di Masarei Maria Livia; Agostini Marina; Chizzali Franca; Piai Maria Anna; Sief Pietro; Lezuo Lorenzo: in mem. fr. Rodolfo e Frena Margherita; Agostini Pietro; in mem. Chizzali Metilde e Masocco Olivo: figli Federico e Paolo; Pallabazzer Lino. Per destinazioni varie: Agostini Cecilia (CH); fam. Agostini Lorenzo e Lucia; Frena Marina; Troi Angelica; Pallabazzer Ettore; Masarei Maria Livia; Adele; Agostini Angelo. Per il BOLLETTINO Detommaso Roberto e Mirella; Agostini Cecilia (CH); fam. Vallazza; Pallabazzer Livia; fam. Agostini Lorenzo e Lucia; Frena Marina; Troi Angelica; De Vallier Ilario (Rocca P.); Masarei Maria Livia; Adele, Susanna e Giovanna; Lezuo Frido e Pezzei Fiorenzo; Vittoriana Pirollo Zatti; Agostini Paola; Zazzo Gabriella; Agostini Angelo; Silla Elsa; Kolav; Agostini Pietro; Agostini Mara; Masocco Federico; Masocco Paolo; Pallua Brigida; Agostini Maria Felicita (La Valle Ag.); Frena Germana Agostini. A tutti i benefattori - nominati o anonimi - il più sentito GRAZIE nel Signore. Parrocchia di Arabba La bestemmia nel nostro Fodom è ancora peccato grave? Il dizionario italiano riporta per bestemmia questa definizione: espressione ingiuriosa contro Dio, la Madonna e i Santi, le cose sacre e i simboli religiosi. L’uso della bestemmia è una abitudine orribile. Presso gli Ebrei, nei libri dell’Antico Testamento, la bestemmia contro il nome di Dio era punito con la morte attraverso la lapidazione. Nel libro del Levitico, capitolo 24, è scritto: “Chi bestemmia il nome del Signore, dovrà essere messo a morte. Tutta la Comunità lo dovrà lapidare. Straniero o nativo del paese, se ha bestemmiato il nome del Signore, sarà messo a morte. Tra i comandamenti che Dio diede a Mosè sul Sinai, è nominato al secondo posto: Non nominare il nome di Dio invano. Testimonianze Il catechismo di san Pio X, nel capitolo riguardante il secondo comandamento chiede: È grande peccato la bestemmia? E risponde così: La bestemmia è grande peccato, perché è ingiuria e scherno di Dio e dei suoi Santi, e spesso anche orribile eresia. Il Cardinal Giovanni Enrico Newman, convertito dall’anglicanesimo, scriveva: Il sentimento di timor di Dio e il sentimento del sacro, sono sentimenti cristiani o no? Sì, nessuno ne può ragionevolmente dubitare. Sono i sentimenti che palpiterebbero in noi, e con forte intensità, se avessimo la visione della Maestà di Dio. Sono i sentimenti che proveremmo se ci rendessimo conto della sua presenza. Nella misura in cui crediamo che Dio è presente, dobbiamo percepirli. Se non li sentiamo in noi, è perché non crediamo che Egli è presente”. Ecco il centro della que- stione: chi bestemmia non percepisce la grandezza e la presenza di Dio nella sua propria vita e nel mondo. Non c’è giustificazione per chi bestemmia. Essa non è mai utile o necessaria. Essa non può essere uno sfogo nel dolore fisico (una martellata su un dito, un peso giù per un piede) o nella disperazione di un imprevisto (un incidente in auto, un gesto maleducato che ci è stato rivolto). Genitori ed educatori Se già è grave la bestemmia in qualsiasi persona, tanto più lo è in chi è genitore o ha compiti educativi (insegnanti, allenatori, datori di lavoro, dipendenti di uffici pubblici). Purtroppo quante volte il vostro parroco, con dolore ha dovuto sentire anche con le proprie orecchie da uomini, da giovani e perfino da donne e ragazze, bestemmiare più o meno gravemente il bel nome di Dio benedetto! Perfino nei colloqui con i bambini quando viene chiesto loro da chi abbiano imparato a bestemmiare Dio o la Madonna, si sente rispondere: “Dagli amici, dai compagni più grandi” e quando si chiede a costoro dove mai abbiano imparato, la dolorosa e orribile risposta è: “Da mio padre, da mio zio, mio nonno, !” e ancora più terribile: “Da mia madre...”. E non ci preoccupiamo affatto di tenere a freno la lingua, o stare attenti alle parole che escono dalla nostra bocca. All’Estero, non molti anni fa, un ex-emigrante mi raccontava: “Eravamo carpentieri. Dal Veneto e dal Friuli. Ogni tanto capitava di sentire qualcuno bestemmiare. Una volta è capitato anche nella mia squadra. Ci pagavano ogni settimana. Il caposquadra, che era del posto, non diceva niente, ma al sabato quando pagavano, a quelli che avevano bestemmiato, consegnavano la paga e lo mandavano via. Se chiedevano perché venivano mandati via, dicevano che non volevano tirar su tetti con la maledizione di Dio addosso. Tutti gli altri, la settimana dopo erano molto più attenti a quello che usciva dalla loro bocca”. Anche San Giovanni Bosco racconta un episodio simile: “Avevo bisogno di andare in fretta a Torino, per cui ho chiesto a un vetturino di accompagnarmi in carrozza. Lungo la strada, che a dire il vero era proprio piena di buche, ad ogni buca, una bestemmia. A un certo punto ho fatto fermare la carrozza e sono salito con lui davanti. Gli ho chiesto se, per favore poteva trattenere le bestemmie. Mi ha risposto che non ci voleva niente, che lui era padrone di se stesso e non avrebbe avuto difficoltà. Gli ho proposto: facciamo così, se per caso non riuscirà a trattenersi mi darà un soldo per ogni bestemmia. E siamo ripartiti. Quando siamo arrivati a Torino, egli mi ha presentato il suo conto. E io gli ho presentato il mio. Era lui che doveva soldi a me... Dopo pochi giorni lo vedo ritornare al cantiere a cui stavo lavorando, la chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, e mi confidò di aver pensato molto a quel che era successo. Alla fine si confessò e si accostò alla Comunione. Penso che quel buon uomo non abbia mai più bestemmiato”. Sempre più sono presenti stranieri nella nostra Italia. Per gli Europei che vengono dal Nord e dall’Est Europa, la bestemmia è inconcepibile, non passa loro nemmeno per la mente. Anche la gente del Sud Italia non bestemmia mai. Se si chiede a qualcuno del Sud la cosa che gli dà più fastidio nei cantieri del Nord, si sentirà sempre rispondere: la bestemmia e l’alcolismo. Se poi si cambia religione e si chiede a un musulmano cosa pensa di un cristiano che bestemmia, risponderà che è una cosa orribile, e che capisce perché l’Occidente va in malora. Le creature che bestemmiano il loro Creatore, non solo non vivono la loro fede, ma si permettono anche di oltraggiare chi li ha creati. Se si bestemmia nei paesi musulmani, si viene messi a morte ancora oggi, o cacciati dal posto di lavoro nel migliore dei casi. NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO. Se non usiamo il nome di Dio invano, corriamo anche meno rischi di bestemmiarlo. Se frequentiamo luoghi in cui si bestemmia, lasciamo quel locale, facendo SEGUE A PAGINA 27 «Le nuove del Pais» 27 SAN SEBASTIANO A ORNELLA La copertina del “Calender 2009” di Ornella dedicato a Maurizio. Martedì 20 gennaio, nella piccola chiesa di Ornella, è stata celebrata la Santa Messa in onore del patrono, San Sebastiano. Nonostante la neve gli abitanti e alcuni membri del Coro San Giacomo maggiore di Pieve, non hanno rinunciato a festeggiare il Santo. La Messa è stata celebrata da don Vito e resa solenne dai canti del coro. Dopo la Messa tutti si sono riuniti nell’ex-scuola per riscaldarsi con un buon vin brulé e the caldo e mangiare qualche crafon in compagnia. A tutti i presenti è stato consegnato un ricordo: un sacchettino profuma-armadio, realizzato da alcune donne della Frazione. L’attiva frazione di Or- da pagina 26 nella, anche quest’anno non ha voluto mancare alla realizzazione dell’ormai tradizionale calendario che contiene anche i compleanni degli abitanti. Nei primi giorni dell’anno ogni famiglia ha ricevuto questa bambona. Quest’anno il calendario porta in copertina le foto dei piccoli Oliver, Arianna e Angela e sullo sfondo l’immagine di Ornella in estate. Il calendario è dedicato a Maurizio Costa con questa dedica: A Maurizio, che l’à fotografé ogni canton de Fodom ie dedicon l calender de Ornela 2009. Le fotografie iè dute sue: le descor del suo amour per l paisc e la natura. Ogni parola sotvia la fossa de massa. Cialeie coi ogli, ma souradut col cuor. LA BESTEMMIA notare al gestore la gravità della cosa. Il vostro parroco ha dovuto farlo più volte, sia facendolo notare agli avventori vicini, sia al padrone del locale. Per questo entro raramente in locali pubblici: non vorrei mai ascoltare uscire dalla bocca dei miei amati paesani una bestemmia e perder la stima che nutro nei vostri confronti. A chi vi dice che “purtroppo è normale”, per favore, vi supplico con le lacrime agli occhi, non credeteci. Genitori: in ginocchio davanti alla porta di casa vostra, vi chiedo e imploro: non bestemmiate. Siete l’esempio dei vostri figlioli! Agli allenatori e responsabili dei settori chiedo di essere intransigenti su questo punto. La bestemmia va sradicata prima di tutto per un senso civico, di educazione, di rispetto. A tutti dico: se non avete la fede, non potete bestemmiare. Se siete atei non potete bestemmiare in chi non credete. Se siete lontani dalla Chiesa, non avete per questo il diritto di bestemmiare Dio. Se ve ne siete andati è già sufficiente. Chi crede in Dio, chiede il rispetto del suo Santo Nome. Chi si considera una persona intelligente, non può bestemmiare, perché se intelligente rispetta le convinzioni degli altri, e anche le idee religiose degli altri. Che tu lo creda o meno, Dio ti ha creato e redento, non bestemmiare. All’uscita della Messa di San Sebastiano: la neve, le donne col fazzoletto in testa, gli uomini tutti col loro cappello, i bambini che corrono liberi. Tutto pronto per la siegra: prima attorno all’altare, poi insieme per legare passato, presente e futuro! Una bella immagine della chiesa curaziale di Ornella immersa nella neve candida. La Pruma Comunion via n Ornela pubblicada sul nr 2/08: l eva l 1945. Da sinistra i piccoli: Erminio Costa, Gino Dorigo, Luigia Delmonego, Oreste Dorigo ed Ernesto Pezzei. 28 «Le nuove del Pais» Nostra amata Signora di Renaz Arabba, Santa Barbara 2008. Foto ricordo al termine della Santa Messa in onore di Santa Barbara, con i Vigili del fuoco volontari di Arabba-Livinallongo e il Parroco. Arabba: presente e passato si guardano negli occhi col sorriso: sì, il volontariato è la vera forza e il futuro certo per il benessere della nostra vallata! Réba, San Nicolao 2008. L passa de cèsa n cèsa co suoi agnoi a schinchè di pichi patuć ai tosać valenć, ma l se tò davò nce di tei burć malagn a fè poura ai tosac riei e che no stima nia. Con questo titolo ricordiamo la Vergine nera di Loreto custodita nella chiesa di Renaz. Il giorno della sua festa (il 10 dicembre) abbiamo cantato la Messa con devozione e con fiducia abbiamo chiesto la sua intercessione presso Dio per le nostre necessità. È una chiesa raccolta, devota. Non è certo ampia come la curaziale di San Giovanni Battista, ma nella stagione fredda è più comoda da raggiungere, essendo sulla strada principale, ed essendo più piccola è sempre facile vederla piena di gente. La Curazia di San Giovanni non ha più un coro stabile, come quando c’era don Oreste Chizzali, ma le buone voci maschili e femminili ci sono ancora! Quando si intona un canto è difficile che la piccola chiesa di Maria non si riempia di voci devote. Non è un coro! Non abbiamo pretesa di prendere un premio per l’esecuzione, quello che importa è scaldare il cuore al Il sorriso semplice e lo sguardo buono di nostra amata Signora di Renaz e del piccolo Gesù: ve perion da signé ite noste fameie. Santissimo Sacramento custodito notte e giorno nella Casa di Maria a Renaz. E scaldare anche il nostro cuore. Con la buona stagione stenderemo un programma di massima per dare una rinfrescata all’interno, dare un’occhiata più approfondita al riscaldamento, e qualche famiglia chiedeva di poter prendere in mano anche il pavimento di chiesa e di sacristia. La prima fase è quella di fare un progetto degli interventi, con qualche preventivo, guardare in cassa, ottenere i permessi e quindi metterci all’opera. E chiaramente farlo come un atto di fede e di amore alla nostra amata Signora di Renaz, regina della famiglia e regina della Santa Casa. Arabba-Ornella: quattro generazioni. I bisnonni Trudy e Felice Sief, la nipote Sara Marvaldi con il figlio Oliver Crepaz e la nonna Martina Sief che tiene in braccio l’altro nipote Devis Crepaz. «Le nuove del Pais» 29 Pensierini invernali Neve gialla Di solito la neve cade bianca, soffice e immacolata. Il tempo che passa, la consuma, lo smog delle auto e il sale per liberare dal pericolo del ghiaccio la sporcano e diventa nera. Ma passeggiando sulle vie di Arabba si può notare anche la neve gialla. È una delle attrazioni delle passeggiate di Arabba, che saltano bene all’occhio soprattutto di giorno. Di altezza variabile tra gli zero e trenta centimetri, con ricorrenza ogni decina di metri, soprattutto nei bivi e negli angoli. Ma anche davanti a ingressi dove ci sia un po’ di neve. Non piove certo dal cielo. Ma un censimento su quanti ospiti a quattro zampe ci siano in Arabba sarebbe una bella curiosità... In estate non si nota. La fanno in ogni luogo, ma in inverno la neve tradisce la gentilezza e l’educazione dei loro padroni, che li lasciano “fare” un po’ ovunque. “Poverini, sono n cin de Fodom L’IGNORANZA Se saveisa l’ignoranza ci de burc scherzi che la fèsc la te oscura l’intelligenza e la superbia la no te lascia pesc. Lè rebèlisc de antipatia e ntel vis la l dismostra la vol avei soura duc la primizia ma con chëst se piert ence l’amicizia. N orgolio baldanzous la se crei de esper suprema a duc è notè che lè fastidious a soportè ala longia de tei musc. Se velc viade là espression la vol tres sua la rejon co l’arogànza la te mesura la pensa de avei la plù gran statura. L’andamento che là, l ten dessëna la fesc de dut per te umiliè e la no se nentàn che lè l’arogante ntel pensè De supierbia lè mbotida la fèsc pér ester amirada e nte ogni circostànza la no se recorda che lè falada. L valour l fossa gran demè a cambie mentalitè a meditè con prudenza e ester amica de l umiltè. Chi che vol rue massa n aut da cèze pert i toma jù e l’ignoranza cotànt grana la ie fesc fè n gran saut n jù. Jenè 2009 Pierina de Jàn animali”. Ma quando li vogliono portare in chiesa e cimitero (macchiato anche quello di neve gialla), ma anche a prendere il pane e far spesa allora diventano “il nostro figlioletto”. Non potrebbero decidersi, questi padroni, se i loro animali sono bestie o figli? Se son figli educateli, se son bestie, trattateli da bestie... Via Crucis Se qualcuno si mettesse all’angolo della piazza di Arabba, potrebbe osservare una ben strana processione. Al mattino verso le nove, la sera verso le quattro, si vedono tanti Simone di Cirene portare la croce sulle spalle. Sono rari i sorrisi, a volte non mancano tensioni e litigi, specialmente nei piazzali o vicino alle auto. Ma anche davanti alla fila di gente che aspetta di sedersi con la sua croce sotto i piedi per poter scendere a tutta velocità per poi ricominciare. È il popolo dei vacanzieri, di cui alcuni, invece che divertirsi, star sereni, prendere la vita con calma, si irrita e rovina la vacanza a sé e agli altri. La croce in spalla sono gli sci. Sembrano “condannati” a divertirsi ad ogni costo. Invece sembrano tanti condannati avviati al Golgota con la croce in spalla. Ma saranno contenti la sera quando ritornano? O son fastidiosi come le vespe? Un nuovo gioco Quest’inverno, grazie alle abbondanti nevicate, tutto è stato sommerso dal manto bianco che livella tutto quanto. Per entrare in chiesa ad Arabba si passa attraverso due sponde verticali di neve, ma qualcuno ha ben pensato che dietro a quei muri ci fosse un bel gioco da fare dopo Messa o dopo aver visitato la chiesa: buttarsi in mezzo la neve o arrampicarsi fin sotto il grande Crocifisso per una foto ricordo. Peccato che per fare questo e quello debbano calpestare le tombe... Il massimo del divertimento, comunque, era quello di un ragazzino sui dieci-dodici anni, probabilmente senza genitori, che usciva dal cancello, faceva il giro nell’angolo esterno del cimitero, si arrampicava sul muretto e poi si lasciava cadere sugli ultimi morti e si rotolava nella neve. Inutile dire che il Parroco gli ha ben spiegato che attorno alla chiesa, proprio lì dove era si trovavano i nostri morti. Aggiungo una cosa sola: va bene che in Italia non sono abituati ad avere il cimitero attorno alla chiesa, va bene essere Sara, Giulia, Alessia, Mirco, Thomas, Federica, più alti dei segnali stradali. bambini, pazienza non fermarsi a leggere il cartello sul cancello del cimitero che prega di non calpestare le tombe, ma possibile che con tutto il posto e con tutta la neve che c’è ad Arabba e dintorni, proprio in cimitero si venga a giocare? Forse sarebbe il caso di far aggiungere qualche piccola croce agli angoli del muretto del cimitero, poiché anche la parte di tombe dalla parte della cantoniera, sono state visitate dal nuovo gioco del saltiamo il muretto e buttiamoci sulle tombe... Per ora non si vede Pochi avranno notato la nuova fontana, che sostituisce l festil sot gliejia. Una specie di castello di pietre scavate ammucchiate una sopra l’altra in ordine decrescente e in cima una ben non identificata marmottasputa-acqua in bronzo o simili. Farà bella mostra di sé quando la neve (speriamo più tardi possibile) la lascerà intravvedere. Notevole lo sforzo di abbellire il paese, di rendere anche caratteristico il paesaggio e interessanti le foto della nostra bella chiesa stagliata contro il Boè o contro Chël Vësco... venite, questa primavera, guardate, giudicate, ma anche parlatene. Non meritavamo qualcosa di più classico? Le cose tradizionali non stufano mai e piacciono sempre. Questa quanto durerà? È sicura per i bambini? È pratica per i ciclisti per sciacquarsi il viso e prendere un sorso d’acqua o riempire la borraccia? Capodanno 2009 in piazza di Arabba. 30 «Le nuove del Pais» L’ORA DI RELIGIONE L’insegnamento della religione a scuola è cambiato moltissimo in questi anni. Nel passato era impensabile che non fosse un sacerdote, un frate o una suora ad insegnare la Religione nelle scuole. Ma quelle ore erano vero e proprio catechismo. Soprattutto i nostri Decanati, anche dopo l’annessione all’Italia, avevano il privilegio di avere un sacerdote ad insegnare la religione nelle nostre scuole fino a soltanto pochi anni fa. I programmi del Ministero però negli anni sono cambiati e da insegnamento del catechismo è diventata un’ora di educazione e di conoscenza della religione cattolica e del suo rapporto anche con le altre Messa - dovrebbe essere in grado di spiegare cos’è il Natale, perché in Italia si sta a casa la Domenica, perché non si mangia carne il venerdì, perché le campane della chiesa suonano tre volte al giorno mattina, mezzogiorno e sera, perché i cristiani si fanno seppellire e non bruciare, perché in cimitero si aspetta la risurrezione e si portano fiori e luci, ecc... L’ora di religione è prevista dalla scuola dell’infanzia (asilo) fino alla fine delle scuole superiori, ma moltissime famiglie firmano il permesso ai figli per non frequentare l’ora di religione. Anche di famiglie cristiane. E praticanti. Questo non è possibile: prima di tutto perché i LUCA DARIZ 18 dicembre 2008 Università degli studi di Ferrara, facoltà di ingegneria, corso di laurea in ingegneria dell’informazione. Con la tesina: Realizzazione del lato server di un servizio web per i servizi di peritelefonia dell’Università di Ferrara. Relatore prof. ing. Gianluca Mazzini, correlatore prof. ing. Cesare Stefanelli. SARA DARIZ 15 marzo 2007 Per divertirsi non occorre tirare tutti dalla stessa parte, l’importante però è farlo insieme! religioni. Quindi di per sé non è un insegnamento confessionale (cioè di obbligo a credere a quel che viene insegnato) per cui tutti sarebbe bene la facessero, sia i figli di persone credenti e praticanti come anche quelli di famiglie non credenti e non praticanti. In un mondo che sempre più è chiamato a non poter fare a meno di confrontarsi col discorso di fede e religioso (pensiamo all’inserimento di bambini di famiglie musulmane, o provenienti dalla Cina o da altre nazioni non cristiane), non si può essere ignoranti in fatto di abitudini e usanze religiose. Se non altro per poter avere un linguaggio religioso comune che ci possa far comprendere tra popoli e culture diverse. Ogni bambino italiano - che la sua famiglia vada o meno a genitori dovrebbero essere i primi a indirizzare verso la strada del sapere (e come in tutte le cose, meglio mettere in testa una nozione in più che una in meno), poi perché è un’ora che fa crescere nella maturità personale e di classe (non c’è il rischio di bocciatura per insufficienza grave in religione) e ciascuno può dire quel che pensa senza paura di essere giudicato o rifiutato, anzi, con i propri interventi fa crescere nell’ascolto e nel rispetto tutti gli altri. Per cui, quando arriverà la scheda per accettare o meno l’ora di religione per il prossimo anno scolastico, cara famiglia, firma per il Sì. È un regalo per tuo figlio e per la società multiculturale e pluriconfessionale. Ed è un’ora alla settimana, mica dieci!! Scuola superiore di Lingue moderne per interpreti e traduttori, Università di Bologna, sede di Forlì. Corso di laurea in traduzione e interpretazione di trattativa. Con la tesina: Analisi della tipologia dei prestiti dall’italiano al ladino. Relatore prof. Michele Prandi. «Le nuove del Pais» Rubrica: I gesti nella liturgia Stare in piedi Quest’anno 2009, ripercorriamo insieme il significato delle posizioni che il corpo assume durante la celebrazione della Santa Messa e nella liturgia in generale. Cominceremo in questo numero a comprendere il significato dello stare in piedi. Nella nostra vita, il nostro corpo cambia di posizione continuamente. Perfino durante il sonno il nostro corpo si muove. E una delle paure più grandi di ciascuno è restare paralizzati o non essere più in grado di comandare al proprio corpo. Anche la nostra anima, i nostri pensieri, i nostri propositi, sono messi in pratica dal corpo: con la voce, la parola, le mani, i gesti, i piedi, la forza delle braccia e delle gambe. Insieme al carattere delle persone amate, amiamo di loro il volto, il suono della voce e anche il loro corpo. Con il corpo siamo abbracciati e abbracciamo, stringiamo la mano e salutiamo. Sul nostro corpo vengono fatti i segni dei sacramenti, e col nostro corpo riceviamo l’Eucaristia, pane degli angeli, cibo di salvezza, medicina di immortalità. Stare in piedi Stiamo in piedi ovviamente quando camminiamo. Siamo eretti, la faccia rivolta avanti, le spalle dritte, lo sguardo alto, attento. A scuola ci insegnavano che quando entrava il maestro, il professore, il preside, il parroco, il direttore, la bidella, ci si doveva alzare in piedi e salutare con un “Buongiorno” chi entrava, e non ci si poteva sedere fino a quando il maestro non dava il permesso. E lo stesso quando il maestro o i visitatori uscivano ci si doveva alzare e salutare con un “Arrivederci, e grazie”. In piedi dobbiamo stare anche quando andiamo per uffici, sportelli di posta e di banca. In piedi anche la maggior parte dei lavori. In piedi stanno le madri e le mogli per cucinare (o adesso sono tanto di moda le “compagne”). In piedi stanno i soldati quando sono di guardia (ma esistono ancora le garrite?). “Essere ancora in piedi” è diventato sinonimo di essere ancora svegli, in attesa. Nella sacra Scrittura In piedi stavano Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre prima di disobbedire a Dio. Il Signore ogni sera scendeva nel giardino a passeggiare con l’uomo. Dopo il peccato si son nascosti. In piedi Dio ha ordinato agli Ebrei di mangiare l’agnello pasquale, pronti a fuggire durante la notte, dopo che l’angelo sterminatore fosse passato a uccidere tutti i figli primogeniti che non erano stati riscattati dal sangue dell’agnello. In piedi stavano i profeti quando dovevano portare e spiegare la parola di Dio al popolo. In piedi stava il Sommo Sacerdote davanti all’altare, mentre tutti gli altri dovevano inginocchiarsi e posare la fronte a terra, davanti alla presenza di Dio. Nel vangelo rimane impresso lo stare in piedi di Maria sotto la croce del Figlio Gesù (non ha dato segni di squilibrio urlando e buttandosi a terra disperata). In piedi resta Gesù nei processi davanti al Sinedrio e davanti a Pilato. Nella liturgia Nella Messa si sta in piedi all’inizio, quando il sacerdote entra in chiesa. Lo stare in piedi qui è segno di rispetto per chi entra a presiedere la Messa e segno di attesa per quello che sta per succedere. Si sta in piedi anche durante l’atto penitenziale e il canto del Gloria, fino all’inizio delle letture che si ascoltano stando seduti. Per il passato (in Val Badia ancora oggi) all’atto penitenziale tutti si mettevano in ginocchio e restavano inginocchiati fino alle letture. Ci si alza in piedi quando viene intonato l’Halleluja, che è il canto della risurrezione. Il Vangelo si sta in piedi perché è la voce stessa di Gesù che ci parla. Stare in piedi significa essere vivi, così come Gesù lo è dopo la sua Morte e Risurrezione. Stare in piedi al Vangelo, significa che anche noi siamo risorti e “vivi” con Lui. Stare in piedi al vangelo significa anche essere pronti all’ascolto, pronti a partire anche noi per testimoniare Gesù. Si sta un’altra volta in piedi al Credo e alla preghiera dei fedeli. Ci sia alza ancora al saluto del prefazio: Il Signore sia con voi (anche se le norme liturgiche del dopo Concilio dicono di alzarsi dopo il Pregate fratelli e sorelle, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio). E in piedi si resta fino al canto del Santo. Dal Santo in poi si resta in ginocchio fino al Padre nostro. Le regole dopo il Concilio dicono che ci si deve mettere in piedi al Mistero della fede, perché si annuncia un’altra volta la Risurrezione di Gesù. Nella nostra vallata però, si continua l’uso di restare in ginocchio (non seduti, ma con le 31 ginocchia sull’inginocchiatoio!) fino al Padre nostro. All’Agnello di Dio siamo abituati a metterci un’altra volta in ginocchio, mentre vediamo che gli italiani restano in piedi (gli europei dell’Est e i tedeschi, invece si mettono in ginocchio come noi). La liturgia del dopo Concilio prevede infatti, di restare in piedi. Anche a ricevere la Comunione (che si faceva in ginocchio alla balaustra) si sta in piedi. Per il passato si restava in ginocchio fino alla benedizione finale, ora invece alla preghiera dopo la Comunione ci si alza e si riceve la benedizione in piedi, per sottolineare che si è pronti a partire per testimoniare Cristo Risorto incontrato nella Messa. Considerazioni Sarebbe una cosa buona uniformare come appartenenti ad una stessa comunità il nostro modo di stare in chiesa durante la Messa. Certo è difficile, poiché anche con l’esempio di turisti con abitudini diverse risulta strano vedere qualcuno in piedi, altri in ginocchio e altri che fanno finta di essere in ginocchio e invece sono seduti con i piedi sopra l’inginocchiatoio (da noi specie i giovani e gli uomini, le donne stanno più composte in chiesa). Personalmente non sono per imporre modi da soldati ai fedeli in chiesa. Penso che l’importante sia trovarsi a proprio agio mentre si prega. Quando assisto la Messa di un altro sacerdote sto in ginocchio tutto il tempo possibile. Ma quando mi trovo in mezzo alla gente (specialmente nelle Parrocchie italiane) in cui dopo la consacrazione tutti si alzano in piedi, è poco devoto cercare di guardare il prete sull’altare che resta nascosto dietro le schiene di chi si è alzato. Indubbiamente, mi trovo più a mio agio quando vado a Messa nelle Parrocchie austriache e polacche, in cui tutti restano bene inginocchiati. Secondo me c’è più devozione e meno distrazione, ma chiaramente è solo una mia idea. Ognuno è libero di assistere alla Messa come sente dentro. Basta non diventi un disturbo per la persona che sta dietro. Nell’educazione su come si deve stare in chiesa, sono di enorme esempio i genitori e i nonni, con figli e nipoti. Ma se non hanno mai ricevuto un esempio, o una spiegazione perché si deve stare in piedi o in ginocchio, come si può pretendere lo sappiano? Non basta la lezione di catechismo. Occorre accompagnare e spiegare ai figli. E se non si sa, chiedere ai propri genitori, o parenti più anziani abituati ad andare a Messa un po’ più spesso. Buon lavoro... 32 «Le nuove del Pais» ARABBA RÈBA - NOVITÈ NEWS NUOVO CAPOFRAZIONE Come vuole l’usanza e tradizione ogni due anni si riunisce la frazione di Arabba per eleggere il Capofrazione: con il massimo dei voti è stato eletto Dariz Ilario che ha accettato per altri due anni l’incombenza di rappresentare la frazione nei problemi di ogni giorno e di rapporti col comune. Gli altri consiglieri che formano il comitato frazionale sono Xaiz Franco, Pellegrini Adalberto, Denicolo Maurizio, Silvio Crepaz, Dander Goffredo, Palla Aldo. Auguriamo al Sourastant e al Comitato un proficuo lavoro per il bene della frazione. SCULTURA DI NEVE Nella piazza di Arabba è stata cani da valanga e l’insieme delle loro attrezzature per cercare una persona nella neve. Tutta questa esibizione è stata fatta da quasi 100 maestri di sci venuti per l’occasione anche da Rocca Pietore e sono stati molto ammirati e applauditi nel “serpentone” finale condito da vino brulè offerto da Arabba Fodom Turismo dove ogni albergo a turno offre le sue specialità. Ospite d’onore a fine d’anno anche l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi che con moglie e seguito è un affezionato al “TE DEUM” di fine d’anno nella chiesa di Arabba. ANCORA NEVE Al 20 gennaio altro metro e 15 Il Crocifisso di Plaiac. pieno di neve e pericoli. Non c’è stato versante o ripido dove non sia scesa una valanga, dal Col di Lana a Corte, a Ornella a Davedino. Anche le rive dei Plaiac tra Arabba e Varda non sono state risparmiate dalle valanghe ma la fortuna vuole che non sia successo niente di grave a nessuno. Forse perché c’è ancora gente che prega e che si affida con fede al Signore. RAIFFEISEN. SPORTELLO SEMPRE APERTO Un plauso al dott. Benno Canins, (foto qui sotto) direttore della Banca Raiffeisen di Arabba. Anche con i passi dolomitici chiusi e la viabilità bloccata, è sempre stato presente all’apertura della banca. Impossibilitato a raggiungere il suo posto di lavoro dalle strade chiuse per le abbondanti nevicate, non si è perso d’animo ed ha raggiunto la Sede di Arabba con mezzi alternativi: gli sci. Una ragazza del modellata da esperti artisti ” Il Drago delle Stelle”, una bella scultura di neve che oltre ad abbellire la piazza è stata anche ammirata dai tanti turisti. Anche l’ illuminazione moderna dell’albero di Natale ha fatto una bella cornice al paese. Il merito è dell’Amministrazione comunale che ha voluto così far fede al suo impegno per la valorizzazione di Arabba. ESIBIZIONE DEI MAESTRI DI SCI Grande apprezzamento durante le feste natalizie per l’esibizione dei maestri della scuola di sci e varie associazioni nei costumi tradizionali. Le varie tecniche della sciata dal Telemark allo Snowboard con salti vari che spaziavano dal antico ai giorni nostri sono state presentate dal Mario Delmonego in perfetto fodom, italiano e inglese. Si è potuto ammirare anche il lavoro del soccorso alpino con i cm di neve che si è aggiunta alla già grande nevicata del dicembre scorso portando ulteriore preoccupazione e con strade chiuse per qualche giorno per pericolo di valanghe. L’elicottero ha fatto la spola tra Arabba e Varda sparando alcuni colpi col gas senza peraltro aver gran esito per far scendere le valanghe. La locale associazione cacciatori ha foraggiato a sue spese un branco di cervi che ormai stremato non riusciva piu a sopravvivere. Diceva don Elio Ghiretti (di veneràda memoria) : fin che lè chël Crist dei Plaiac (tra Arabb e Varda) l epa ben bon ence dël de tigni velc permez. - Fin che esiste quel Cristo dei Plaiac è capace anche lui di tenere un po lontani i pericoli della neve. (Forse per questo che non sono mai stati fatti dei ripari) Queste parole sono ritornate attuali proprio in quest’inverno posto (Jessica) che non poteva raggiungere il suo lavoro in Banca a Piccolino (Val Badia) gli è stata di valido aiuto. Un esempio di disponibilità, di una figura presente, di un servizio costante e puntuale... grazie Benno. NOVITÀ INTERNET Sul sito internet http:// www.valbadiaonline.it/ FodomNuove del paisc, potete scaricare il giornalino della parrocchia con tutte le novità. Ci sono anche alcune notizie locali e vari aneddoti che riguardano i buoni contatti con i vicini della Val Badia Grazie alla disponibilità della Tipografia Piave e della Cassa Rurale Raiffeisen, del dott. Benno e dei collaboratori del sito. SIT BOE IN ASSEMBLEA Tutti soddisfatti i soci della Sit Boè riuniti in assemblea al 22 di- «Le nuove del Pais» cembre 2008 nella Sala Parrocchiale di Arabba. Il presidente Ugo De Battista, emozionato, ha ringraziato l’Assemblea che all’unanimità lo ha riconfermato alla presidenza del Consiglio Direttivo. È stata anche approvata la relazione del Collegio Sindacale e il bilancio. Un bilancio che si chiude con un ottimo utile e la società decide pure una distribuzione di dividendi agli azionisti. Ma ci sono molte altre novità. La pista nera del Burz è stata ottimamente preparata con 9 cannoni sparaneve ed è in piena efficienza con grande afflusso di sciatori amanti delle forti pendenze. � Il progetto per il lago di Savinè ha già la concessione per i lavori che inizieranno in primavera. � La Sit Boè è una delle prime società dotata di una rete a fibre ottiche per il collegamento computerizzato di tutti i servizi e per i cannoni sparaneve con controllo in tempo reale dagli uffici. � È in progetto la nuova costruzione tipo ” casa clima “(sopra i garage in zona Davòpalacia)per uffici e locali per il personale dipendente. � È stato scelto il progetto del rifugio del Burz, dell’arch. Kostner di Corvara per essere molto piacevole nell’insieme con ampie possibilità di variazione, nella forma del “Tablé”che poi si integra con le caratteristiche del luogo. I lavori verranno attuati nel 2009 /2010 per dare precedenza alle opere più urgenti. � È stato acquistato un nuovo battipista Kaessbohrer (valore euro 330.000). � È stato costituito il Consorzio impianti a fune Arabba nel quale ora fa parte anche la Marmolada s.p.a. (presidente Stefano Illing, Dario Crepaz Vice e consigliere Dariz Ilario). � Continua il dialogo con l’Amministrazione Comunale per la realizzazione del passante di Arabba, per lo spostamento dello skilift e per la realizzazione del nuovo Camposcuola. � Verrà realizzata la nuova pista lungo l’impianto dei Bec al Campolongo (dove c’era il vecchio skilift) ed è allo studio sempre ad Arabba l’area (sotto Zorz) del nuovo snow and � Il progetto del nuovo Burz. family parc per invogliare famiglie e bambini con una realizzazione grandiosa ma partecipata anche da altri enti: Comune, Scuola sci, ecc... � Una curiosità, il record della Seggiovia ” Le Pale” ha registato 13.363 passaggi in un solo giorno (25 febbraio 2007). � La Sit Boè ha deciso di non aumentare il prezzo del biglietto dello skilift “2 Baite” visto che è utilizzato maggiormente da famiglie con bambini (mentre lo skipass è aumentato in media del 3 %). � Il Consiglio di Amministrazione sta valutando la possibilita di inserire nella società alcuni giovani soci e dar loro la possibilità di farsi un’esperienza nelle varie mansioni per rinnovare con forze nuove il tessuto di una società che è stata costruita con tante fatiche ma anche con tante soddisfazioni. � Il Socio e consigliere Carlo Nicolodi esperto in gestione impianti e in calcoli, ha esposto una bella panoramica dei costi e statistiche della Sit Boè ed è stato anche molto realista nel calcolo non facile del passante di Arabba. � Il presidente De Battista conclude che una società sana, intraprendente e capace come la Sit Boè avrà un futuro solo se i giovani che seguono avranno la perseveranza e l’intuito di carpire i segreti che si celano negli uomini che hanno sofferto e creduto in una società voluta per il bene di Fodom. TURISMO Si prospetta bene la stagione invernale. Gli alberghi sono pieni come i garnì e gli appartamenti con buona prospettiva di lavoro almeno fino a Pasqua. Le continue richieste sono reclamizzate dalla massa di neve che ha coperto tutta la zona dolomitica e le prenotazioni non mancano anche se molti scelgono solo alcuni giorni del fine settimana. La crisi che investe vari settori forse è l’ultima a toccare il settore del turismo, almeno speriamo. Il segreto sarà soltanto saper gestire bene anche questa fetta di economia che torna a beneficio di tutta la valle. Goffredo Dander 33 Davide Crepaz Una stagione buona per l’atleta fodom Davide: definito dai giornalisti sportivi una delle più concrete speranze dello sci veneto. Il 30 novembre a Passo Monte Croce è giunto 4o. Il 10 dicembre sul Passo del Tonale arriva 2o dietro solo a Andy Plank. Il 20 dicembre a Padola di Comelico arriva 1o. Il 22 dicembre sull’Abetone 3o miglior tempo. Andreas Hofer Bus Martedì 20 gennaio 2009, il bus di Andreas Hofer, ha iniziato il proprio giro dal suo paese natale, San Leonardo in Val Passiria. Esso toccherà le principali località in cui si è sviluppata la storia di Hofer. Il bus informerà la popolazione e fornirà documentazione riguardo alle celebrazioni del bicentenario di quest’anno. Alla partenza del bus era presente anche l’assessore alla cultura Sabine Kasslatter Mur, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di approfondire la conoscenza delle proprie radici storiche e culturali. Dal 22 al 25 gennaio il bus ha fatto tappa a Vienna e poi è rientrato nel Sud Tirolo, per girare tutta la regione. La prima tappa è stata Brunico il 7 febbraio e lì è iniziata anche la distribuzione di materiale informativo su Andreas Hofer: depliant, opuscoli, CD e materiale didattico. Alla fine di gennaio sono 34 i Comuni che hanno richiesto la visita del bus di Andreas Hofer per una tappa nel suo giro sui passi dell’eroe tirolese. La Provincia di Bolzano ha stanziato quattro milioni di euro per la realizzazione delle manifestazioni dell’anno bicentenario. Uno degli appuntamenti più attesi è l’inaugurazione il 21 febbraio, della nuova esposizione permanente del Museo della Val Passiria intitolata “Eroi & Hofer”. Ma chi era Andreas Hofer? Il Tirolo era stato conquistato per mezzo dell’alleanza tra Napoleone di Francia e la Baviera, cambiando perfino il nome al Tirolo con quello di Baviera meridionale. Il governo bavarese impone leggi e burocrazia (legati all’Illuminismo francese di infausta memoria) inaccettabili per i tirolesi, abituati ad auto-governarsi. Mentre a Vienna si pensa ad un’altra guerra, in Tirolo si prepara una sommossa popolare. Con l’arrivo dei primi soldati austriaci mandati dalla Capitale a Lienz scoppia anche la guerra popolare ed in pochi giorni Innsbruck è liberata (12 aprile 1809). Ma Napoleone reagisce con durezza e già il 20 maggio la cittadina tirolese è di nuovo in mano ai francesi e ai bavaresi, mentre le truppe austriache si devono ritirare attraverso la Val Pusteria fino in Carinzia. A questo punto Andreas Hofer, comandante degli Schützen della Val Passiria, riesce col suo carisma a mobilitare tutti gli uomini atti alle Jakob Placidus Altmutter, 1809, ritratto di ANDREAS HOFER. Nato nel 1767 a San Leonardo in Passiria, di professione oste. Fu tradito da uno dei suoi soldati, arrestato dai francesi e condotto a Mantova, fu fucilato il 20 febbraio 1810, nonostante le richieste di grazia e l’appoggio dei mantovani che, colpiti dal suo eroismo, volevano pagare le truppe francesi affinché lo liberassero. armi. Queste truppe riconquistano Innsbruck già il 25 e il 29 maggio. Il destino del Tirolo si decide però al di fuori dei confini del suo territorio. Dopo il parziale successo presso Aspern, l’esercito austriaco è battuto in modo netto a Wagram, così si firma l’armistizio di Znaim. I francesi riconquistano il Tirolo. Ma Hofer, Josef Speckbacher, Joachim Haspinger e altri, non stanno a guardare e per la terza volta, muovendo da Bergisel il 13 agosto, riconquistano per la terza volta Innsbruck. In nome dell’Imperatore d’Austria, Hofer prende pieni poteri in città. Con la ratifica della pace di Shönbrunn (14 ottobre 1809) l’Austria deve rinunciare al Tirolo. Napoleone con 50.000 uomini scende verso il Tirolo: gli abitanti non credono all’armistizio e alla pace, e cercano di resistere come possono dal Bergisel. E vengono sconfitti per superiorità numerica schiacciante. I capi della resistenza sono messi sotto inchiesta e devono rispondere del loro comportamento tenuto dopo il 14 ottobre. Andreas Hofer, Peter Mayr e Peter Sigmayr vanno eroicamente incontro alla sentenza di morte. 34 «Le nuove del Pais» ALBUM PARROCCHIALE Scussel Stefano da Forno di Zoldo con Sief Cristina da Soraruz, il 26 novembre 2008 nella chiesa parrocchiale di Arabba. Gli sposi Gianni Crepaz da Cherz e Ivana Vinciprova da Rocca Pietore. Sposati a Rocca l’11 ottobre 2008. Il sorriso sereno del piccolo DYLAN GRONES battezzato ad Arabba il 16 novembre 2008. Il Battesimo della piccola ANGELA DELLAVEDOVA con i genitori, la madrina e il parroco a Ornella il 16 novembre 2008. LA “SESTA” A Bressanone sul campanile ci sono sei campane. La più grossa, è detta “la sesta”. L’anno scorso ha avuto un super lavoro, poiché, com’è usanza anche da noi ad Arabba, la grana, si suona solo per le feste grandi e per occasioni solenni. E quest’anno passato la “sesta” a Bressanone ha suonato più volte: per i due Angelus del papa, la morte del vescovo Egger, buonanima, i 250 anni della consacrazione del Duomo. Proprio dopo aver richiamato i fedeli della città vescovile al Te Deum di ringraziamento, il battaglio si è rotto, per fortuna senza staccarsi dalla campana e senza provocare danni. Subito la ditta “Kaiser & Wolf” di Dobbiaco si è premurata di venire a vedere cosa fosse successo. La campana è illesa, ma urge aggiustare il battaglio, affinché sia pronto per l’8 marzo, giorno della consacrazione vescovile di mons. Karl Golser. Tra il peso del battaglio e la campana, c’è un rapporto di 4 a 100, per cui il battaglio pesa 151 kg e la campana è di 3900 kg, per un diametro alla base di 183 cm. La sua storia La storia della “sesta” porta indietro nel tempo fino al vescovo Hartmann di Bressanone (+1164). Fu ri- petutamente fusa, ma il bronzo risale proprio a quell’epoca. Nel 1756 la campana si staccò e precipitò dal campanile, spezzandosi in tre pezzi, ancora lo stesso anno fu rifusa a Bressanone Zingen dalla ditta specializzata Grassmayr. La notte di Natale del 1806 la campana si spezzò un’altra volta, ma venne rifusa e collocata solo nel 1838 ad opera del vescovo principe Galura. Questa campana aveva due battagli, uno per l’inverno e uno per l’estate, tenendo così conto anche delle differenze di temperatura. Durante la prima Guerra Mondiale il governo di Vienna chiese la consegna di tutte le campane per fondere cannoni, ma l’anziano vescovo Franz Egger si rivolse al giovane Imperatore Karl d’Asburgo, presente nel 1917 a Bressanone, e ottenne la dispensa dalla consegna di questa sola campana, mentre le altre dovettero essere tutte consegnate, insieme al battaglio “stagionale”. Sorte simile, gli ampezzani ricordano anche delle loro campane, che lo stesso Imperatore Karl (dichiarato Beato pochi anni fa) in visita in Ampezzo sempre nel 1917, risparmiò dalla distruzione per l’armonia del loro concerto. «Le nuove del Pais» 35 NOTIZIE DAL COMUNE CONTRIBUTI - lla Banda da Fodom, per sostenere il percorso formativo dei ragazzi predisposto dalla scuola di musica per l’anno 2008/9, è stato erogato un contributo di 7.000,00. - Per l’organizzazione della “Siègra de S. Iaco” organizzata dalla Parrocchia di S. Giacomo Maggiore è stato erogato un contributo di 1.500,00 per il noleggio del tendone. - Al Soccorso Alpino di Livinallongo è stato erogato un contributo di 350,00 per la compartecipazione alle spese di gestione della Sede. - Per l’abbattimento forzoso del bestiame anno 2007, alla Soc. Latteria di Livinallongo, è stato concesso un contributo di 9.175,83. - Alla Società Allevatori Razza Bruna-Alpina è stato erogato un contributo di 550,00 per l’organizzazione della mostra del 29 settembre ad Arabba. - Alla Comunità Montana Agordina, per il corso di Diploma Universitario per Infermieri, sono stati erogati, quale quota parte, 215,15. SCUOLA - Per il progetto “Educare alla cittadinanza: conoscere le istituzioni” ideato e organizzato dalle insegnanti Antonella De Toffol ed Emanuela Gabrieli delle classi 4a e 5a della Scuola Primaria di Livinallongo, è stato erogato un contributo di 1.000,00 per la compartecipazione alla spesa. I ragazzi si recheranno a Roma in primavera per la visita al Senato della Repubblica guidati dal Senatore Gianvittore Vaccari. - Per le uscite scolastiche a scopo didattico della Scuola Media per l’anno scolastico 2007/08 è stato concesso all’Istituto Comprensivo un contributo di 1.300,00 quale quota parte. TURISMO LAVORI PUBBLICI - Per l’organizzazione della partenza di tappa del Giro d’Italia del 25 maggio scorso, a Dolomiti Stars quale capofila del progetto, sono stati erogati 6.000. - Per l’arredamento e la sistemazione dell’area circostante la Chiesa di Arabba sono stati impegnati ulteriori 19.000. - Per la realizzazione della scultura in ghiaccio ad Arabba sono stati impegnati 1.400. - Per il supporto di operatori di Polizia Locale autorizzati dal Comune di Treviso per il periodo natalizio sono stati impegnati 2.000. - È stato confermato il progetto da 275.200, già dichiarato ammissibile dalla Regione, a valere sulla L.R. 30/2007 (aree svantag- giate di montagna) che prevede: a) acquisto di attrezzatura accessoria per il nuovo Unimog per lo sgombero neve ( 62.000,00); b) acquisto di un mezzo Suzuki allestito per la Polizia Municipale ( 21.200); c) acquisto di un fuoristrada Toyota a trazione integrale da impegnare per il trasporto di persone anziane dalle Frazioni disagiate ai principali servizi pubblici ( 32.000); d) realizzazione copertura ecocentro di Renaz ( 160.000 di cui 112.000 a carico del Comune). - È stato approvato dalla Giunta il piano triennale delle opere pubbliche 2009-2011 per 12.600.000, in aumento del 20% rispetto al precedente. Per l’anno in corso è previsto il 1o stralcio dell’ampliamento della Casa di Riposo per 2.420.000, il completamento dell’eliporto per 150.000, la sistemazione della strada silvo-pastorale CherzMalga Cherz per 200.000, il miglioramento del bivio di Salesei di Sotto per 260.000, il miglioramento e messa in sicurezza della viabilità comunale per 280.000, la costruzione del ponte in Loc. Retiz per 469.000. - Nella variazione di assestamento di bilancio approvata a fine novembre dal Consiglio Comunale sono stati impegnati i recenti, cospicui, contributi ottenuti dal Comune: a) Per la Casa di Riposo “Villa S. Giuseppe” i contributi della Regione Veneto e della Fondazione rispettivamente di 300.000 ciascuno. b) contributo statale già incamerato di 250.000 che attiverà interventi di miglioria sulle strade comunali per 270.000 che saranno iniziati a breve. URBANISTICA - Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, approvato in fretta e furia a inizio novembre dal Consiglio Provinciale, contiene disposizioni pianificatorie calate dall’alto e non condivise che invadono illegittimamente l’ambito di competenza dei Comuni, ledendo gravemente l’autonomia programmatoria locale sancita dalla Legge, imponendo vincoli d’ogni genere che vanno a sommarsi a quelli già esistenti e che ricadranno inevitabilmente sui cittadini. Le norme devono essere poche, chiare e snelle. Valutazioni critiche anche rispetto agli aspetti di carattere geologico sia generali che con specifico riferimento al nostro comune. Un esempio? Se la Cooperativa Villa Roma dovesse ancora iniziare la costruzione delle 5 case a Renaz destinate a giovani e famiglie fodome, per l’adozione del PTCP, non si potrebbero più realizzare. Vincoli pure sulla Scuola “E. Renon”, ecc ecc. Altro aspetto assolutamente da non prendere sottogamba sono le norme relative al sistema ambientale che prevedono a Fodom l’individuazione di 10 biotopi di interesse provinciale e diverse aree di “connessione ecologica” al di fuori della Rete Natura 2000, che insistono tra l’altro su aree interessate da piste e impianti a fune, con conseguenze future facilmente immaginabili. Per questioni di spazio non mi dilungo oltre. Le azioni intraprese dall’Amministrazione sono pertanto due; a) Conferimento legale in forma associata, unitamente ad altri 40 Comuni, agli avv. Minnei del Foro di Padova e all’Avv. Canal del Foro di Venezia per chiedere ai Giudici Amministrativi l’annullamento della delibera di adozione del PTCP. b) Invio di 21 corpose osservazioni di carattere generale e delle osservazioni riguardanti gli aspetti geologici, affinché la Provincia provveda a riformulare le parti difformi in senso adesivo ai rilievi sollevati, o provvedendo alla revoca della delibera con successiva riadozione dello strumento modificato. Va ribadito con forza che la salvaguardia del territorio si ottiene con buone norme di gestione che - partendo dal basso - tutelino l’ambiente nella sua integrità sostanziale, prevedendo la possibilità di una prosperità economica compatibile per chi in montagna si ostina a volerci abitare; non con il moltiplicarsi di norme incomprensibili, vincoli, divieti calati dall’alto e il dilagare di aree protette che potranno servire alla demagogia ed alla statistica, ma certamente non a risolvere le complesse problematiche della montagna e dei suoi abitanti. SICUREZZA e PRONTO INTERVENTO - Finanziato dalla Regione per un importo di 49.630 (pari al 70% del costo totale) il progetto di video-sorveglianza per la “tutela della legalità e della sicurezza pubblica”. Le aree interessate che saranno coperte dal servizio sono il centro di Pieve, di Arabba, di Andraz nelle immediate vicinanze della Chiesa, il nuovo ecocentro di Renaz e il nuovo campo sportivo di Cernadoi in fase di realizzazione. Gli uffici stanno già predisponendo le pratiche indispensabili per l’appalto e quindi la realizzazione degli interventi. - Finanziato anche il progetto transfrontaliero di “Miglioramento dei sistemi di pronto intervento” presentato correttamente dal Comune nell’ambito della cooperazione interregionale tra la Regione Veneto (L.R. 31/2007) e la Provincia Autonoma di Trento (L.P. 21/2007) - meglio conosciuta come “Intesa GalanDellai”. Ne ha dato immediata comunicazione al Sindaco il Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, ideatore dell’intesa assieme al Presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai. Le graduatorie in sintesi: entro il termine del 1o settembre 2008 sono stati presentati 31 progetti; 12 alla Provincia di Trento e 19 alla Regione Veneto, di cui 11 da Belluno, 5 da Vicenza e 4 da Verona. Dei 31 progetti 11 non sono risultati ammissibili di cui 9 veneti e 2 trentini. Dei 20 interventi transfrontalieri ammessi (10 trentini e 10 veneti) 13, di cui 6 veneti e 7 trentini, sono stati finanziati. Dei 6 progetti finanziati presentati alla Regione Veneto 3 sono bellunesi, 2 veronesi e 1 vicentino. Due i progetti agordini finanziati; Canale d’Agordo e Livinallongo. Il progetto, che ha grande valenza per un territorio come Fodom posto a notevole distanza dalle strutture sanitarie e dai centri maggiori, ha ottenuto un finanziamento di 379.000 su un importo complessivo di 420.643,45 e sarà attuato dal Comune quanto prima. Ora, il completamento dell’eliporto di Arabba per consentire l’atterraggio notturno ( 150.000); l’acquisto di un’ambulanza per la Croce Bianca Volkswagen T4 4x4 allestita per la rianimazione ( 97.000); il furgone di polisoccorso Mercedes Sprinter 4x4 attrezzato per incendi e incidenti stradali per i Pompieri Volontari ( 124.222); l’acquisto per il Soccorso Alpino di un “quad” allestito per soccorso in montagna, attrezzatura per le comunicazioni e il pronto intervento oltre all’abbigliamento tecnico per gli interventi di emergenza ( 49.500) sono una bella realtà , che ci permette di avere un sistema integrato, attrezzatura e mezzi all’altezza - o quasi - dei vicini. VARIE - Il Consiglio ha rinviato l’esame di una concessione di servitù di passaggio su terreno comunale in loc. Varda per il parere negativo espresso dalla frazione e per un esame e un’analisi dell’intera area, con il supporto di elaborati grafici, al fine di proporre la conseguente variante al PRG che tenga in considerazione anche la destinazione dei parcheggi pubblici. - Sono stati rinnovati i contratti di locazione per le unità immobiliari in loc. Andraz e Corte (ex scuole). - All’ENEL è stata concessa la servitù di passaggio per il rifacimento della linea elettrica Andraz - Costa di Salesei. Leandro Grones 36 «Le nuove del Pais» ANNIVERSARI NOZZE D’ORO (50 ANNI) 1) 2) 3) 4) 5) 6) DELFAURO Igino e PALLUA Renata il 23.04.1959. BORELLA Andrea e DELFAURO Jolanda il 30.05.1959. DANDER Erminio e CREPAZ Maria Maddalena il 02.07.1959. DABERTO Rolando e DEJACO Angela il 03.09.1959. PALLA Giuseppe e MURER Rina il 10.10.1959. PALLUA Eugenio e DELMONEGO Elda il 10.11.1959. NOZZE DI RUBINO (40 ANNI) 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) BONALDO Oscar e TESTOR Carla il 01.03.1969. TERMIGNONI Giulio Cesare e VITTUR Rosa il 07.04.1969. DELLEA Roberto e GABRIELI Fernanda il 17.05.1969. MAGRO Giovanni e PALLUA Angela il 31.07.1969. LEZUO Federico e CREPAZ Paolina il 17.05.1969. CREPAZ Sigifrido e KAHLER Maria il 07.06.1969. CREPAZ Giorgio e ERLACHER Emma il 26.06.1969. LEZUO Evaldo e EPPACHER Stefania il 04.10.1969. LEZUO Florino e PRANDI Tullia il 25.10.1969. DABERTO Franco e ZANOL Annamaria il 12.10.1969. KOSTNER Enrico e FINAZZER Elsa il 18.10.1969. COLTAMAI Antonio e ZANVIT Graziella il 22.11.1969. DABERTO Walter e POMPANIN Romana il 27.12.1969. NOZZE D’ARGENTO (25 ANNI) 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) PELLEGRINI Giancarlo e CHIERZI Carlotta il 14.01.1984. DELAZER Carlo e VALLAZZA Beniamina il 19.05.1984. PEZZEI Guido e ROSA Graziella il 03.06.1984. PELLEGRINI Giuseppe e BOOTH Sally il 01.09.1984. GABRIELLI Guglielmo e COSTA Maria Rosa il 22.09.1984. FONTANIVE Paolo e DARIZ Emanuela il 13.10.1984. GUADAGNIN Roberto e SARTOR Franca il 20.10.1984. DARIZ Leonardo e DENICOLO’ Ester il 24.10.1984. FERSUOCH Bruno e CREPAZ Marisa il 27.10.1984. TORMEN Giorgio e DELUNARDO Maria Rosa il 10.11.1984. ALFAREI Roberto e CREPAZ Eugenia il 17.11.1984. CREPAZ Sisto e CREPAZ Cecilia il 27.10.1984. PALLA Ruggero e CREPAZ Pierina il 01.12.1984. NOTA: Segnalate per tempo altri anniversari involontariamente non riportati nell’elenco. Le coppie di sposi sunnominate sono tutte invitate alla festa patronale di S. Giacomo il 26.07.2009 alle ore 9.30. OFFERTE DI PIEVE PER LA CHIESA E LE OPERE PARROCCHIALI Riscaldamento Demattia Anna, Pellegrini Michele, Devich Francesca, Zorz Irma, Crepaz Vittoria, don Alfredo, Grones Remo, Foppa Anna, Dorigo Bruna, Soratroi Lino, Daberto Albina, Federa Paola, Sief Antonietta. Varie necessità Demarch Bepo; Crepaz Paolino; N.N.; Giardino Agordino ha offerto 8 “Stelle di Natale” (piante); Mauro ed Erika in occ. ben. casa nuova; Grones Laura e Remo; Francesca Devich; Daberto Berta; Sign. Davare; Crepaz Paolina Palla; Berto Giuseppe, PD; Delfauro Ermelinda; Crepaz Alfredo; Sief Maria Gabriella; Delfauro Aldo, Calalzo; Dr. Carlo Troi, Bressanone; P. A.; Codalonga Assunta, Cortina; Crepaz Bruno, Badia; Palla Leandro Merano (per i poveri). Offerte imperate per la Diocesi Avvento di Fraternità (290); Migranti (100); Pastorale Diocesana (100) PER CHIESA DI DIGONERA Piaia Matteo; De Biasio Lucia; N. N.; Murer Candido; Daurù Pia; Vallazza Giovanni; N. N. per risc.; Bernardi Mercedes; Vallazza Guido, Eraclea. PER CHIESA DI LARZONEI Quellacasa Silvia, Cortina; Bassot Nevio, Rocca; in mem. Gabrielli Pio, i fratelli. PER CHIESA DI ANDRAZ Nagler Valerio; N. N. PER IL BOLLETTINO Rossi Maria Teresa, Rocca; Ivana Francescutti, Calalzo; Jole e Claudio Costantin, Dogna; De Carli Irene; Gerotto Antonio, TV; Degasper Cesare-Mauro, BZ; Tomaselli Rita, Caviola; Daurù De Dorigo, BL; Casarin Luigina; Gamba Ciprian Marina, Zoldo; De Grandi Angelo, TN; Stierli Ida, Zurigo; Bepo Demarch; Santin Franca, Mestre; Rita Sorarui, Ziano; Testor Rita, Canazei; Quellacasa Silvia, Cortina; Simonetta, Falcade; Guglielmina; Specchier Giovanni, Avoscan; Serafini Tarcisia, Falcade; Crepaz Franco, Pera di Fassa; Vallazza Eugenio, BZ; Ganz Ferruccio-Chiara, Falcade; Gabrielli Beatrice; Bassot Marina, Rocca; Mearini Maria, FI; Bortot Guido, Cesiomaggiore; Mastella Maddalena, S. Vito; Davare, Laste; Flamigni Margherita, Forlì; Crepaz Paolina; Murer Giovanni, BL; Delfauro Ermelinda; Palla Maria Concetta, BL; Crepaz Alfredo; Nagler Daniela; Crepaz Gabriella, Peron; Crepaz Giancarlo, La Valle BZ; Crepaz Amalia, SS.; Gabrielli Adolfo PD; Quellacasa Giuseppe, Agordo; Foppa Paolo, BL; Battistella Dina, Merano; Daurù Marco, Agordo; Lazzarin Giorgina, Zoldo; Angeli Pio, Selva C.; Del Zenero Cinzia, Rocca; Cortesi Flaminio, Bergamo; Furgler Elsa, Luino; Sr. Elvira Crepaz, Merano; Delfauro Lidia, Genova; Palla Maria, Meano; Delfauro Aldo, Calalzo; Daberto Otto, S. Pietro Feletto; Dott. Carlo Troi, Bressanone; fam. Pozzobon, Lancenigo; Federa Albino, Ortisei; Dorigo De Toffol Florinda, Caviola; Crepaz Alfredo, Agordo; Pallua Armando, Marebbe; Alverà Giuseppe, Cortina; Foppa Roberto, Limana; Palla Milio, Feltre; Crepaz Josef, Sterzing; Zardini Lacedelli Maria, Cortina; Crepaz Eugenio, Ortisei; Pallua Remigio, Ortisei; Ampezzan Nada, Zoldo; Grandesso Marcello, PD; Favare Giuliana, Selva Cadore; Fontanive Roberto, Canale; Chenet Rosa, Saviner; Finazzer Bruno, Siusi; Corazza Liberale, Zoldo; Palla Renata, Feltre; Centin Casellato Giuliana, TV; Palla Antonio, Feltre; Sief Daniela, Cargnacco; Detomaso Frida, Cortina; Pompanin Antonio, Cortina; Piaia Pierina, Rocca; Palla Giovanni, S. Vito C.; Palla Paolina, Vigo di Fassa; Palla Flaviano, Rocca; Crepaz Ugo, S. Maria Grazie; Fontanive Giovanni, Caviola; Da Pian Ada, Caprile; Palla Edoardo, BL; Sief Federico, Tavagnacco; Frena Carlo, Agordo; Dalla Putta Giuliano, Alleghe; Boscaini Luigina, VR; Codalonga Assunta, Cortina; Callegari Maria Grazia, Rocca; Palla Josef, BZ; Roilo Enrico, Fortezza; Serafini Teobaldo, Alleghe; Argentin Lezuo Rita, Corvara; Pallua Angela, Ragusa; Sief Maria Teresa, Alleghe; Cereda Anna, Cassago; Stefani Silvio, Cortina; Reberschak Maurizio, VE; Delfauro Livio, Corvara; Gattolin Nicola, VR; Bassot Elio, Corvara; Agostini Maurizio, Auronzo; Chenet Silvana, Caprile; Crepaz Ernesto, Brescia; Dagai Rolando, Brusaporto (BG); Bagnara Gasperino, Vallada; Delazer Elsa Maria, Merano; De Lazzer Santo, Rocca; Crepaz Eugenio, La Valle (BZ); Vallazza Giuseppe, Laives; Testor Leopoldo, Mas; De Cassan Pierina, Laste; Delazer Giusy, Paese; Vergani Annalisa, Osnago (LC); Denicolò Rosa, Mestre; Gabrielli Camillo, Cortina; Dorigo Vito, San Cassiano; Schweikcofler Antonio, Ora (BZ); Ilda Ploner Vallazza, San Cassiano; fam. Gliera, Liviné; Palla Laura, Ortisei; Delazzer Maria Maddalena, Bolzano; Rudatis Rinaldo, Caprile; Delmonego Loredana, Torino; Costamoling Rosina, Corvara; Masarei Emilio, Milano; Vallazza Giuseppe, Roma; Schiavinato Arturo, Zoldo, Davare Geltrude, Laste; Dorigo Ernesto, Borolo (TO). USCITE: per fattura del n. 4/ 2008: euro 3061,86; per Pieve: 1746, 20 e per Colle e Arabba: 1315, 66. NOTA: Ringraziando vivamente chi ha donato, chiedo di segnalare eventuali dimenticanze. ANAGRAFE NATI: 1) DORIGO Matteo (Lasta) nato a Brunico (BZ) il 06.12.2008. 2) DETOMASO Manuel (Liviné) nato ad Agordo il 02.01.2009 3) ROSSINI Vittoria (Salesei di Sotto) nata a Brunico (BZ) il 02.01.2009 MORTI: 1) DE SISTI Antonio (Selva Valgardena) nato a Pian di Salesei il 27 agosto 1924 e deceduto a Bressanone (BZ) il 5 dicembre 2008, vedovo di Mussner Emilia padre di due figli. 2) GABRIELLI Pio (Larzonei) nato a Larzonei il 15 ottobre 1939 e deceduto ad Agordo il 27 dicembre 2008. Celibe. 3) KUHAR Rodolfo morto a Portogruaro (VE) il 3 giugno 2008, all’eta di 93 anni.