cultura “IL SOGNO DEL GENOMA UMANO ED ALTRE

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cultura “IL SOGNO DEL GENOMA UMANO ED ALTRE
cultura
“IL SOGNO DEL GENOMA UMANO
ED ALTRE ILLUSIONI DELLA SCIENZA”
di Giulio Bonali
Richard Lewontin, matematico e biologo insigne, autorevole specialista in statistica
e genetica delle popolazioni,
appartiene, con il paleontologo Stephan Jay Gould, il
linguista Noam Chomsky,
l’astrofisico Eric Lerner e pochissimi altri, ad una ristretta cerchia di rinomati e geniali membri del mondo accademico degli Stai Uniti
d’America
sorprendentemente schierati con decisione a sinistra, su posizioni politiche ed ideologiche estremamente avanzate, evidentemente tollerati dall’establishment accademico del loro
paese a causa della loro inattaccabile serietà e competenza professionale (si tratta ovviamente di minute, sporadiche isole fortemente progressiste in un oceano di canagliesca e becera reazione).
Di lui gli editori Laterza hanno recentemente pubblicato,
con il significativo titolo “Il
sogno del genoma umano ed
altre illusioni della scienza”
(290 pagg. 15 i) una raccolta
di corpose ed estremamente
stimolanti recensioni scritte
per la seria rivista culturale
“The New York review of
books” nel corso di un ventennio, dal 1981 al 2001, con
l’aggiunta di alcuni scambi
di opinioni e confronti polemici con diversi interlocutori
che ne erano seguiti, nonché
di “epiloghi” relativi agli
sviluppi successivi della ricerca e del confronto ideologico sugli argomenti trattati,
fino agli ultimissimi anni e
mesi.
Dell’autore si può ben dire
che non si tratta certo di uno
di quei tipici scienziati di
tendenze positivistiche di
cui parla Engels nella “Dialettica della natura”, i quali,
disprezzando la filosofia,
non si rendono conto di
averne comunque bisogno e
finiscono quindi inevitabilmente col seguire i residui
banalizzati delle più diverse
e superate filosofie irrazionalistiche (fra l’altro è coautore di un volume del 1985
intitolato “The dialectical
biologist” e dedicato proprio
a Friederich Engels, purtroppo non tradotto in italiano).
La varietà dei suoi interessi e
la vastità della sua cultura,
anche umanistica, rarissime
negli scritti divulgativi dei
ricercatori di professione che
molto spesso dimostrano
un’evidente
ristrettezza
mentale,
frutto
di
un’esasperata angustia iperspecialistica, emergono senza ostentazione in ogni sua
pagina.
In questa stimolante raccolta
di recensioni si affrontano in
modo estremamente chiaro e
semplice ma con assoluta
competenza e correttezza
scientifica tutti i problemi
posti dall’impetuoso sviluppo della biologia teorica ed
applicata negli ultimi decen-
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pagina precedente
ni, dal rapporto fra predisposizioni genetiche e libero
sviluppo della personalità
umana, alla bioingegneria, al
“Progetto genoma umano”,
alla clonazione di tessuti, organi, individui viventi.
Lewontin dimostra in maniera che si può ben dire “definitiva” la totale inconsistenza scientifica e la patente
falsità delle concezioni riassumibili sotto l’etichetta del
“determinismo genetico”, le
quali stanno alla base di tutti
i tentativi di distorsione ed
utilizzazione ideologica, in
senso politicamente conservatore ed apologetico verso
gli attuali iniqui e superati
assetti sociali, delle conquiste teoriche della moderna
biologia:
a
partire
dall’ottocentesco “darwinismo sociale” fino all’odierna
“sociobiologia” ed ai tantissimi luoghi comuni continuamente diffusi da televisione e giornali, sulla base di
pretese, sensazionali scoperte scientifiche, relativi a presunti geni che determinerebbero ciascuna caratteristica
fisica, psichica, financo culturale di ogni uomo (dal
“gene dell’intelligenza” a
quello “del coraggio”, “della
timidezza”,
“dell’omosessualità”,
“dell’ottimismo”, e chi più
bufale ha più ne metta).
Innanzitutto non è affatto
vero che i geni codifichino
integralmente nei dettagli ed
in maniera assolutamente
necessaria, inesorabile nemmeno l’aspetto fisico dai vari
individui viventi (perfino i
gemelli monoovulari, che
esattamente come i cloni
hanno un corredo genetico
perfettamente identico, oltre
a poter diventare più o meno
robusti a seconda di come si
alimentano, più o meno scuri di pelle a seconda di quanto si espongono al sole, più o
meno intelligenti a seconda
delle esperienze di vita che
compiono ecc. hanno sempre, per esempio, anche qualora vivano negli stessi ambienti ed abbiano esperienze
del tutto simili, impronte digitali diverse).
Ed a maggior ragione è del
tutto falso, frutto di una volgare mistificazione ideologica volta a giustificare le enormi, intollerabili iniquità ed
ingiustizie dell’attuale fase
putrescente del capitalismo
(cui si prestano, in perfetta
malafede, non soltanto giornalisti e divulgatori più o
meno seri ma anche molti
esimi scienziati), che siano
geneticamente determinate
le caratteristiche mentali e
comportamentali degli uomini, ragion per cui il successo, il potere, la ricchezza, i
privilegi sarebbero “naturalmente”, ovviamente, giustamente appannaggio di chi è
nato “con i cromosomi giusti” e pertanto è destinato a
meritarseli, mentre la mise-
} Un libro del matematico e biologo
Richard Lewontin
sull’inferiorità genetica.
Sui presunti geni
che determinerebbero
le caratteristiche fisica,
psichica,
culturale di ogni uomo
(dal “gene dell’intelligenza”
a quello “del coraggio”,
“della timidezza”,
“dell’omosessualità”,
“dell’ottimismo”.
E molto altro
~
ria della grande maggioranza dell’umanità non sarebbe
dovuta a ragioni storiche,
modificabili dalla lotta di
classe, ma costituirebbe il
giusto ed inevitabile destino
di popolazioni geneticamente “inferiori”, e conseguentemente cercare di cambiare la
società significherebbe tentare di andare contro natura
e non potrebbe che portare a
fallimenti e tragedie.
Il cervello umano e le sue
funzioni (l’intelligenza, le
varie capacità ed attitudini
teoriche e pratiche) sono,
nell’ambito del mondo vivente già estremamente vario ed indeterminato in generale, quanto di più plastico e creativo, quanto di più
variabilmente influenzabile
dalle diverse esperienze individuali di vita e dai condizionamenti sociali, storicamente soggetti a variazioni e
sovvertimenti, anche rivoluzionari.
La (pseudo) scienza asservita agli interessi delle classi
dominanti si è spinta fino al
punto di ricorrere alla volgare impostura, alla disonesta
e truffaldina falsificazione
delle osservazioni e dei dati
oggettivi, come nel caso del
rinomato biologo inglese
Cyril Burt e delle sue ricerche sullo sviluppo fisico e
psichico dei gemelli in ambienti diversi: un caso ben
più grave di quello, arcinoto
e continuamente additato
all’esecrazione di tutti, del
biologo sovietico Lysenko,
in quanto unicamente fondato su di una totale malafede e
disonestà scientifica, oltre
che morale, ma che viene tenuto gelosamente celato, accuratamente occultato alla
coscienza popolare, e non a
caso!
Un’altra pesante mistificazione ideologica di chiaro segno reazionario contro cui
Lewontin esercita la sua critica implacabilmente demolitrice è costituita dalla pretesa che la selezione naturale
avrebbe
inevitabilmente
condotto alla affermazione
di tendenze comportamentali egoistiche e competitive
negli animali superiori e
nell’uomo stesso (in sostanza, la vecchia pretesa “naturalità” e metastorica insuperabilità degli assetti sociali
capitalistici e dello abito
comportamentale di essi tipico, già criticata da Marx ed
Engels, rinverdita sulla scorta di presunte ma del tutto
infondate ed erronee basi
scientifiche, biologiche).
Un corretto e non semplicistico esame dei meccanismi
della selezione naturale così
come effettivamente operano in natura, non solo a livello di individui ma anche di
popolazioni, di specie e forse
di unità tassonomiche ancora maggiori (contrariamente
alla versione caricaturalmente e tendenziosamente
deformata che ne danno i
cultori della sociobiologia ed
altri ideologi reazionari) mostra
chiaramente
che
l’altruismo nel comportamento animale ed umano è
per lo meno altrettanto vantaggioso dell’egoismo ai fini
della sopravvivenza e diffusione delle specie; che quindi
potenziali tendenze comportamentali più o meno individualistiche e meschine e potenziali tendenze comportamentali più o meno collettivistiche e magnanime convivono nella specie umana (e
sono dunque le esperienze
individuali e sociali a sviluppare di fatto più o meno le
une e/o le altre di esse nei diversi casi; considerazione,
questa ultima, perfettamente
compatibile e complementare con la teoria del materialismo storico, per la quale
ogni aspetto delle sovrastrutture ideali, culturali,
morali, ed anche istituzionali e politiche della società è in
ultima istanza condizionato
dalla sua struttura economica, dai rapporti di produzione in essa dominanti, soggetti a mutare nel corso della
storia).
Oltre a trattare quest’ordine
di problemi biologici gene-
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rali e prevalentemente teorici (con evidenti addentellati
sciali e politici), Lewontin
espone con grande chiarezza
ed efficacia l’intreccio perverso degli interessi economici e commerciali dei potentissimi istituti e laboratori
di ricerca pubblici e privati
americani e delle multinazionali biochimiche e farmaceutiche che ha condizionato
pesantemente le scelte dei
vari governi USA (e non
solo) circa il lancio del cosiddetto “Progetto genoma
umano” (al di là della sua
evidente valenza ideologica), nonché la promozione
delle
ricerche
sull’ingegneria genetica e la clonazione.
Queste motivazioni ben reali
e pesantemente condizionanti le scelte dei governi e
dei potentati economici capitalistici vengono naturalmente occultate e mendacemente ammantate da presunte finalità sociali, sbandierando i progressi che consentirebbero nel combattere
le malattie ed alleviare le sofferenze di chi ne è colpito, i
quali sono in realtà alquanto
incerti ed aleatori, sproporzionati al dispiegamento di
mezzi finanziari che richiedono, e comunque assolutamente subordinati alle esigenze del profitto. Lewontin
documenta in maniera irrefutabile la tendenziosità,
l’unilateralità ed in molti
casi la pura e semplice falsità
di queste pretese propagandistiche, così come l’iniquità
e la rapacità imperialistiche
che cercano di mascherare
(particolarmente evidente e
scandalosa nel caso della
brevettabilità del trasferimento biotecnologico di geni
contenuti in organismi naturali originari dei più diversi
paesi consentita alle multinazionali dalle recenti leggi
americane), nonché l’irresponsabile e criminale minimizzazione dei rischi per la
salute ed il benessere delle
popolazioni derivanti dalla
sperimentazione ed applicazione commerciale di molte
di queste tecnologie operata
degli enti governativi a ciò
preposti (talvolta puramente
e semplicemente corrotti, ma
sempre e comunque fortemente condizionati dal potere delle grandi corporazioni
finanziarie).
In questa sua decisa opposizione agli abusi delle grandi
imprese multinazionali della
biotecnologia e nella denuncia dell’irresponsabilità dei
ricercatori con esse compromessi (spesso proprietari di
grosse quote delle loro azioni) Lewontin si mantiene
sempre su di un piano di sobria razionalità e di rigore
scientifico, evitando accuratamente di cadere in quella
sorta di “integralismo naturalistico” che è oggi diffuso
pure in ambienti di sinistra,
anche come reazione istintiva ed irrazionale a tale scientismo ed ipertecnologismo
irresponsabile, e che va singolarmente a braccetto con
l’oscurantismo e con le più
assurde e retrive pretese moralistiche e censorie del Vaticano, sostenute con particolare protervia dall’attuale
Papa. Tuttavia alcune tesi di
Lewontin a proposito del
problema degli organismi
geneticamente modificati,
esposte in una recente recensione (del 2001), sembrano
allo scrivente inaccettabili, in
quanto tendenti a minimizzare i rischi connessi a queste
tecniche
(malgrado
l’ammissione che “una pioggia costante di milioni di
granuli di polline prodotti
da centinaia di ettari di coltivazioni transgeniche produrrà continuamente ibridi
con specie infestanti che vivono ai margini dei campi
coltivati e finirà per dare origine a nuove forme infestanti che saranno quanto mai invadenti e competitive”, dalla
quale non vengono però
tratte le necessarie conseguenze circa l’estrema prudenza che se ne dovrebbe ricavare nelle decisioni circa lo
sviluppo e l’impiego di tali
applicazioni pratiche).
Probabilmente
l’atteggiamento accomodante di Lewontin su questo problema,
questa sua grave sottovalutazione dei rischi che la sete
di profitti delle multinazionali alimentari tende a far
correre a tutta l’umanità si
spiega, almeno in parte, proprio con la battaglia polemica che egli combatte anche
contro le posizioni retrive ed
irrazionalistiche sostenute
fra gli altri dal Vaticano ma
penetrate ampiamente e
dannosamente anche fra movimenti culturali e politici di
sinistra o presunti tali (come
quello famigerato della
“New age”). In ogni caso,
anche se fosse questa la motivazione di siffatto atteggiamento assolutamente privo
della necessaria circospezione e della prudenza estrema
con cui dovrebbe essere considerata la sperimentazione
e l’impiego degli organismi
geneticamente
modificati
stanti gli attuali assetti sociali e politici, esso non sarebbe
comunque in alcun modo
giustificato. Da quanto qui
riferito si spera risulti comunque evidente l’importanza di questo libro, non
solo da un punto di vista immediatamente
culturale,
come strumento di divulgazione scientifica seria e rigorosa, ma anche per la sua sostanziale validità ed attualità
nella difficile lotta ideale per
il progresso politico e sociale
in questa buia fase di restaurazione seguita alla sconfitta
del “socialismo reale” in
URSS e nell’Europa orientale.
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