Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese

Transcript

Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
21 - 28 settembre 2012
A cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2
Congiuntura:
congiuntura:
formazione:
lapidei:
distr. Calangianus:
legno arredo:
nel 2012 investimenti in calo del 6,1% (Edilizia e Territorio, 21.09.12)
300 milioni per il training (Il Sole 24 Ore, 24.09.12)
positivo il consumo mondiale nel 2011 (www.marmomacc.it, 24.09.12)
la crisi non fa saltare il tappo di Calangianus (Il Sole 24 Ore, 26.09.12)
il bel vivere conquista la Cina (Il Sole 24 Ore, 27.09.12)
Grandi imprese delle costruzioni:
Colacem:
Dec:
Ghella:
Impregilo:
Astaldi:
Saipem:
Impregilo:
Italcementi:
estero:
Impregilo:
Tecnimont:
Tracciabilità del calcestruzzo, presentato il sistema C3 (sito internet casa e clima, 22.09.12)
riapriranno 13 cantieri (Gazzetta mezzogiorno, 25.09.12)
credito da 42 milioni (Il Sole 24 Ore, 25.09.12)
la fusione con Salini vale 3,5 miliardi (Il Sole 24 Ore, 25.09.12)
un miliardo di ricavi nel 2012 (Corriere della Sera, 25.09.12)
nuovi contratti per 950 milioni di dollari (Il Secolo XIX, 25.09.12)
il gruppo approva le linee strategiche 2013-2017 (Comunicato Impregilo, 25.09.12)
in sciopero sulle regole della cassa (Corriere della Sera, 26.09.12)
classifiche mondiali 2011 (Le Moniteur, 26.09.12)
Gavio a testa bassa contro Salini (Milano Finanza, 27.09.12)
nuove commesse per 135 milioni (Milano Finanza, 28.09.12)
Rapporti e studi:
Federcostruzioni:
Svimez:
Banca d’Italia:
Istat:
costruzioni, doppio sorpasso nel mondo (Il Sole 24 Ore, 26.09.12)
il Mezzogiorno rischia il deserto industriale (Il Sole 24 Ore, 26.09.12)
in settembre E coin si stabilizza su valori negativi (Comunicato Banca d’Italia, 28.09.12)
al rialzo il Pil 2012 (Finanza Mercati, 28.09.12)
Eventi:
Marmomacc. 47° International Trade Fair for Stone Design and Technology , VeronaFiere, 26-29 settembre 2012
Stati generali del legno arredo della provincia di Pordenone, Pordenone, 24 settembre 2012
Benvenuti al Sud. Convegno nazionale del legno, Salerno, 21 e 22 settembre 2012
Presentazione Osservatorio Fillea Grandi imprese e lavoro, Roma, 26 settembre 2012
Congiuntura
congiuntura (21.09.12):
Nella nota di aggiornamento del Documento economico finanziario (Def) approvato ieri
dal Governo si conferma la pesantissima caduta del settore delle costruzioni. Per quest'anno la riduzione degli
investimenti in costruzioni è stimata al 6,1% mentre per l'anno prossimo è previsto un -0,6%. Solo dal 2014 primi
segni di ripresa con una previsione del +1%, destinato a consolidarsi nel 2015 con un +1,2%. Le stime del Governo
registrano anche i dati negativi del 2010 e 2011, rispettivamente con -4,8% e -2,8%. Oltre alle costruzioni crollano
anche gli altri settori (macchinari, attrezzature, veicoli, ecc.) con il risultato che la caduta complessiva degli
investimenti è nel 2012 del 10,6%. Per il Governo gli investimenti in costruzioni risentono ancora delle crisi
immobiliare. «Gli indicatori più recenti mostrano infatti un indebolimento sia della produzione sia delle transazioni nel
comparto residenziale». Un «lieve recupero» è previsto nel biennio 2014-2015. Le previsioni del Governo seguono a
breve giro quelle diffuse dall'Istat sull'indice di produzione nelle costruzioni che segnalavano una accelerazione della
crisi edilizia nel 2012. Il dato più significativo, quello tendenziale, segnala un calo del 14,2% tra il dato di luglio 2012 e
quello di luglio 2011, e nei primi sette mesi dell'anno una contrazione del 13,9% rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno.
formazione (24.09.12):
Contro lo spread delle competenze sono in arrivo300 milioni per le imprese da investire
sulla formazione dei dipendenti. Che si tratti di operai o dirigenti, di quadri o impiegati, di cassintegrati o lavoratori
atipici, si allargano le possibilità di training on the job grazie alle risorse messe a disposizione dai fondi paritetici
interprofessionali autorizzati dal ministero del Lavoro. II gruzzolo può essere richiesto da una platea di circa 740mila
imprese (per un bacino di quasi 8 milioni di lavoratori), che iscrivendosi hanno deciso di dirottare alle casse del fondo
prescelto una parte del contributo obbligatorio contro la disoccupazione involontaria (0,30% della massa salariale
lorda). Le aziende "accreditate" possono poi chiedere il finanziamento dei piani formativi concordati con i sindacati,
secondo tempi e modi indicati dagli avvisi pubblicati dai fondi Le imprese spesso attivano un conto formazione - se il
fondo di riferimento lo prevede dove accumulare i propri versamenti, che possono poi utilizzare senza particolari
1
2
politiche [email protected]
[email protected]
vincoli. Un sistema che è, invece, automatico per tutte le aziende iscritte a Fondimpresa, il più grande fondo paritetico
con oltre 128mila aziende per 4 milioni di occupati, che ha registrato un aumento di adesioni del 28% nei primi otto
mesi del 2012. In questo periodo sono stati spesi 132 milioni con il conto formazione, cui si aggiungono 200 milioni
stanziati tramite bandi, di Cui 38 già assegnati e 162 attualmente disponibili. «Le imprese – commenta il presidente
Giorgio Fossa -, in questa fase così difficile per l'economia, hanno bisogno di formazione e la ritengono un fattore
essenziale di reazione alla crisi. Il 90% di quelle che fanno corsi con i nostri finanziamenti appartiene alle Pmi e
abbiamo assegnato finora 32 milioni di euro per il training dei lavoratori in mobilità: più di mille persone in questi
mesi, grazie a percorsi mirati, hanno già una nuova occupazione. In alcuni territori la percentuale di reimpiego supera
il 60%». Nel biennio 2010-2011, secondo l'ultimo monitoraggio dell'Isfol, i fondi interprofessionali hanno impegnato
negli avvisi pubblici circa 640 milioni e, in tutto, dal 2004 a oggi, sono più di 1,8 mìliardi i fondi stanziati. In media il
33,5% delle imprese dichiara di aver effettuato corsi di formazione per i propri addetti (fonte Excelsior Unioncamere,
dato riferito al 2010) e cresce l'attenzione riservata alle tematiche ambientali, all'innovazione (30% delle finalità dei
piani approvati), ai percorsi di formazione per le figure medio-alte. Per il training dei manager, il principale player è
Fondirigenti che segnala il trend in forte crescita nell'utilizzo del conto formazione da parte delle aziende aderenti,
attraverso l'utilizzo dei piani formativi aziendali singoli e di gruppo. Sono oltre 3.500 i piani finanziati per un totale di
50,4 milioni di euro. Sui settori del credito e assicurazioni opera invece il Fondo«Fba», che sta lavorando a 5 avvisi,
con nuovi stanziamenti ad hoc in arrivo per l'aggiornamento di over 55, apprendisti e addetti delle Pmi. (Francesca
Barbieri)
lapidei (24.09.12): E' positivo il bilancio a livello mondiale del settore lapideo, che nel 2011 ha registrato un
aumento del 4% in volume del materiale grezzo estratto e una crescita del 2,2%, sempre in volume delle esportazioni
e delle importazioni. Lo svela il XXIII Rapporto sul settore lapideo mondiale, realizzato come di consueto da Carlo
Montani uno dei massimi esperti del settore, che sarà presentato in anteprima al prossimo Marmomacc in calendario a
Verona dal 26 al 29 settembre prossimo. Lo studio, pubblicato in italiano ed inglese è completato anche da 136 tavole
statistiche ed una ricerca specifica sul comparto lapideo veronese. Secondo i dati raccolti dal Rapporto, la produzione
del 2011 si è attestata attorno ai 240 milioni di tonnellate al lordo degli sfridi e dei cascami di trasformazione che si
traducono in un consumo pari a 1,265 miliardi di metri quadrati equivalenti riferiti allo spessore convenzionale di 2
centimetri. Il risultato positivo, a livello mondiale, è in gran parte merito dei Paesi Asiatici e della Cina in primo luogo,
ai quali oramai compete quasi un terzo della produzione mondiale e oltre il 27% dell'interscambio. I sette maggiori
produttori (nell’ordine: Cina, India, Turchia, Iran, Italia, Brasile, Spagna) hanno espresso il 77% dell'estrazione
mondiale, superando di un punto la corrispondente quota complessiva del 2010 e di otto punti quella del 2005, e
confermando la tendenza storica ad una progressiva concentrazione, generalmente estesa alle fasi trasformatrici ed
alla distribuzione. In particolare, la Cina ha consolidato di altri due punti il suo primato produttivo. Il ruolo più
importante nel quadro della mondializzazione è stato svolto ancora una volta dall'interscambio, che ha raggiunto i 49,5
milioni di tonnellate: tenuto conto degli apporti di grezzo e lavorato, che si equivalgono, questi volumi corrispondono
circa 730 milioni di metri quadrati equivalenti. La quota del grezzo è ulteriormente cresciuta, confermando la tendenza
ad una modificazione strategica che non privilegia il prodotto finito. Dalle cifre indicate emerge un’altra realtà
significativa del lapideo: la maggioranza assoluta dei consumi mondiali, pari a poco meno di tre quinti, si riferisce a
materiali estratti e spesso trasformati in Paesi diversi da quello di posa in opera. A proposito della Cina, va aggiunto
che la sua esportazione in volume, costituita in larghissima prevalenza da prodotti finiti ha raggiunto i 13,5 milioni di
tonnellate, con posizioni prioritarie e sostanzialmente monopolistiche in Corea del Sud ed in Giappone, ma con forti
presenze anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. A sua volta, il valore delle spedizioni cinesi ha toccato un nuovo
primato, con un giro d’affari per l’esportazione di cinque miliardi di dollari ed una crescita del 22,2% (pari ad un
miliardo in cifra assoluta). L'esame differenziato per Paesi conferma che la dinamica del settore lapideo è governata
da processi assai variabili: se gli aumenti maggiori sono stati conseguiti dalla Cina ed in misura più contenuta da altri
produttori asiatici, anche in Europa non sono mancati apprezzabili recuperi come quelli nell’interscambio di Grecia,
Spagna e Portogallo, dove il lapideo ha dimostrato una specifica capacità a contrastare gli effetti di una congiuntura
economica che in questi Paesi resta molto difficile. Nell’ambito dei maggiori Paesi lapidei le performance meno brillanti
sono ancora dell’Italia, che ha chiuso il 2011 con una flessione dell’export in quantità - netto da sottoprodotti - pari al
2,6%; tale decremento sale al 9,4% nel ragguaglio quadriennale. Il fenomeno è stato contenuto grazie al grezzo, che
ormai costituisce il 47,4 % delle spedizioni complessive all’estero. Il prodotto finito, invece, ha ceduto 25 punti nei
confronti del 2007 e addirittura 42 in quelli del 2000. Dal canto loro, le importazioni italiane hanno espresso un calo
del 4%, confermando l’esistenza di forti difficoltà nella fase di lavorazione ed una crisi del valore aggiunto che rimane
evidente nonostante lo sviluppo della domanda mondiale. Meglio si comporta il settore delle macchine per la
lavorazione e dei beni strumentali: l’export italiano di macchine per marmi e pietre ha toccato circa 830 mila quintali
con un volume d’affari per 670 milioni di euro, in aumento rispettivi del 21,1 e del 10%. Il consuntivo della tecnologia
italiana è completato dai beni strumentali, fra cui spiccano abrasivi e utensili diamantati, le cui esportazioni in valore
hanno realizzato un fatturato di 234 milioni, in aumento del 5,9 per cento rispetto all’esercizio precedente.
distretto Calangianus (26.09.12):
«Tappo a chi?». Il claim della campagna a favore del riciclaggio del sughero,
si può tranquillamente estendere al distretto di Calangianus, l'unico vero presidio industriale della Sardegna.
Raramente accade che un prodotto naturale sia allo stesso tempo il testimonial di un intero ecosistema, di un habitat
ambientale con pochi rivali nel bacino del Mediterraneo e di un'industria che, insieme al turismo, ha fatto la fortuna
della Gallura. Ecco uno dei tanti paradossi felici dei distretti: si parte per raccontare un luogo industriale e ci si ritrova
immersi in una sequenza di foreste di querce che nel corso dei secoli hanno difeso la Sardegna dagli incendi e
contribuito a preservarne la biodiversità (le sugherete hanno una fortissima resistenza alle fiamme e, nel caso
malaugurato in cui prendessero fuoco, sono la prima specie vegetale a rinascere). L'elogio al sughero dei galluresi è
essenziale, un po' come impone la cultura pastorale: il sughero è come il maiale; non si butta via nulla. Tutto inizia
nelle immense sugherete che si estendono a intermittenza dall'estremo Nord della Gallura fino all'Iglesiente (Sud
Ovest). Una volta ogni dieci anni - tanto ci vuole per far ricrescere la corteccia di una quercia-, e obbligatoriamente nei
mesi di giugno e luglio, i tagliatori di corteccia armati di una piccola accetta scorticano con rara maestria le querce.
«L'accetta che salva i boschi» titolò un paio di anni fa il Guardian di Londra per raccontare ìl lavoro dei decorticatori di
sughero (Iu bucadori in lingua sarda). La Sardegna ha un decimo del sughero portoghese, dove sin dalla metà del
secolo scorso sono stati varati grandi piani di rimboschimento. Una superficie ben più ridotta di quella lusitana non ha
impedito ai sardi di emergere tra i trasformatori più apprezzati. Lo sanno i più grandi produttori di vino al mondo, a
cominciare dai francesi, che affidano la conservazione del loro nettare a un pezzo apparentemente insignificante di
sughero cresciuto per dieci anni in una foresta. Se i portoghesi si sono concentrati sulla coltivazione di enormi
estensioni di materia prima, i sardi, a partire dalla metà degli anni 50, hanno creato a Tempio Pausania la Stazione
sperimentale del sughero. un centro di ricerca ante litteram che studia tutta la filiera: dai boschi al prodotto finito. A
quei tempi la Sardegna esportava il suo sughero in Francia dove poi veniva lavorato. Oggi i francesi hanno ceduto le
armi a sardi, portoghesi e spagnoli. «Ma il sughero di qualità migliore e i più avanzati processi di lavorazione sono
quelli della nostra isola. non a caso lavoriamo il doppio della materia prima che produciamo» dice Agostino Pintus,
prima ricercatore e dal 2004 direttore della Stazione sperimentale. ln Sardegna si favoleggia di un microclima unico al
mondo dove le correnti atlantiche si mescolano con quelle tiepide del Mediterraneo. Pintus, più realisticamente,
snocciola i numeri chiave del settore: 120mila quintali di sughero all'anno, 1.500 addetti e un centinaio di aziende
medie, piccole e piccolissime, decimate negli ultimi dieci anni un po' dalla crisi generalizzata dei consumi ma
soprattutto dall'avvento del tappo di silicone che, spiega Pintus, «vale un terzo del mercato totale». Un altro colpo è
arrivato dalla crisi edilizia. Tutte le grandi aziende di Calangianus sono praticamente a ciclo integrato. Gli scarti della
lavorazione dei tappi da bottiglia vengono macinati e riutilizzati per realizzare pannelli di sughero per l'edilizia o
l'industria calzaturiera. Gli ulteriori residui, in forza del loro potere termico, alimentano le caldaie che a loro volta fanno
girare una parte delle linee produttive. Industrie pulite ed ecocompatibili, dunque. Per un materiale allo stesso tempo
isolante, impermeabile, traspirante, che resiste al fuoco ma allo stesso tempo ha un alto valore termico. Nulla è per
sempre e pure il sughero, utilizzato sin dai tempi dei fenici per sigillare contenitori di cibo e bevande, ha dovuto fare i
conti con l'avanzata di un prodotto alternativo. La concorrenza dei tappi di plastica, però, invece che fiaccare le
imprese ha dato nuovo impulso alla ricerca. Primo problema: come eliminare del tutto le tracce del famigerato Tca,
alias tricloroanisolo che alle volte conferisce al vino lo sgradevolissimo sapore e odore di muffa? Sulla fascia medio alta
del mercato, si sono messe a punto metodiche certosine che con l'ausilio delle nuove tecnologie sono in grado di
scovare qualsiasi presenza di Tca nel tappo a uso enologico. Su quella medio bassa, dove il silicone dilagava, è stato
studiato e industrializzato il cosiddetto tappo tecnico, una miscela di sughero e di collanti certificati dalla combinazione
del quali nasce un prodotto che poco alla volta sta erodendo al silìcone una parte rilevante del mercato conquistato in
passato. Piccolo dettaglio, per nulla marginale in una terra flagellata dalla disoccupazione: la produzione di quantità
enormi di tappo tecnico si fa con due operai, quella del sughero tradizionale è ancora - un po' come quarant'anni fa labour intensive, cioè ad alta intensità di manodopera; dalla bollitura alla fustellazione (l'estrazione del tappo dalle
strisce di sughero precedentemente tagliate e selezionate), passando per l'immersione in grandi caldaie dove il vapore
ripulisce ulteriormente la materia prima dalla presenza delle impurità. Calangianus è anche sinonimo di impiantistica
per il sughero. Isacco Turchi, seconda generazione della Turchi costruzioni meccaniche, costruisce in un ordinatissimo
capannone alla periferia del paese impianti per la macinazione o bollitura del sughero che vende in Spagna, Portogallo,
Tunisia e Algeria. I concorrenti di Turchi con base in Emilia e Toscana sono stati costretti a chiudere le fabbriche.
Racconta Isacco: «Siamo autosufficienti per disperazione: ci costruiamo ogni singolo pezzo in casa. Se ordiniamo
anche un componente insignificante in Continente magari siamo costretti a spendere 2 o 300 euro per il trasporto.
Costi proibitivi anche quando dobbiamo inviare i nostri tecnici, con pezzi di ricambio al seguito, per una riparazione in
una delle aziende del Nord Italia che usano le nostre macchine. Finché i clienti ci sono fedeli, noi non abbiamo nessuna
intenzione di cedere le armi». Non a caso gli impianti della Turchi, come il sughero di Calangianus, continuano a essere
reclamati ovunque nel mondo si sprema vino dall'uva. «Tappo a chi?». (Mariano Maugeri)
legno arredo (27.09.12): Forse non ci sarebbe nemmeno più bisogno di dirlo. Che l'export è l'unica carta a
disposizione delle aziende del made in Italy per superare la crisi attuale. E che la Cina, da grande minaccia, è ormai
percepita quasi unanimemente dagli imprenditori come una grande opportunità. Quello che ora resta da capire è come
sfruttarla, questa opportunità. Perché è vero, come dimostra la ricerca «Branding for China» realizzata dal Politecnico
di Milano, che il colosso asiatico conta un milione di cittadini milionari e chela classe media sta crescendo a ritmo
esponenziale (del 17% ogni anno e si calcola che nel 2020 saranno circa 500 milioni i consumatori di questa fascia).
Inoltre, le vendite di arredo e accessori per la casa sono quasi raddoppiate tra il 2008 e il 2012 (61,7 miliardi di dollari,
secondo le stime) e l'Italia è il sesto fornitore della Cina, con 15104 milioni di dollari di esportazioni nel 2010 (fonte
China National Furniture Association). Ma è anche vero che le differenze culturali e normative, unite agli ostacoli
burocratici (fiscalità, dazi, distribuzione) rendono difficile l'espansione su quel mercato, soprattutto per le aziende
meno strutturate o con marchi meno noti e riconoscibili a livello globale. Ecco perché la strategia delle aziende del
design e dell'arredamento italiane si orienta sempre più spesso verso azioni collettive, ideate con l'obiettivo di
esportare il «brand}> made in Italy nel suo insieme, con i valori di qualità e l'immagine di gusto, eleganza e «bel
vivere» che trasmette, prima ancora che di vendere prodotti. Con questa idea nasce ad esempio la Beijing Design Fair,
il primo salone dedicato al design made in Italy in Cina, che si svolgerà a Pechino da domani al 2 ottobre. Protagoniste
dell'iniziativa (che si tiene in concomitanza con il festival Beijing Design Week) sono circa venti aziende, tra cui Alessi,
Flos, ltIas, Opinion Ciatti, Pba, Schiffini. «Il problema per noi, in questa fase, è soprattutto "educare" il consumatore
cinese - spiega Giovanni Anzani, presidente di Poliform-Varenna e dell'associazione Assarredo -, far capire la differenza
tra un prodotto fatto bene e uno fatto male, tra un originale e una copia o un'imitazione. Il nostro primo obiettivo è
trasmettere la cultura italiana e il sistema di valori che dà vita ai nostri prodotti». Un passo fondamentale per
conquistare un mercato verso cui i produttori italiani di mobili hanno esportato nel 2011 prodotti per un valore di 114
milioni, raddoppiando i risultati del 2010. Ma l'interesse delle aziende che hanno aderito al progetto è anche di farsi
conoscere «al di fuori delle città storiche - aggiunge Carlo Molteni, presidente di Molteni&C e Dada -. La nostra
presenza a Pechino e Shanghai ormai è buona, ma in Cina esiste un potenziale enorme nella cosiddetta provincia, che
conta diverse città con 7-8 milioni di abitanti». A Pechino, dunque, sarà importante incontrare nuovi partner con cui
avviare o consolidare un modello di distribuzione e comunicazione che, spiega Francesco Dell'Agnello, responsabile
R&D nuovi prodotti di Veneta Cucine «deve puntare sempre più sulla promozione del made in Italy come simbolo del
nuovo lusso intemazionale, che è quello che cercano i nostri potenziali acquirenti cinesi». Anche per Paolo Ravelli, area
manager di B&B Italia, l'interesse per la Cina è motivato «dalla crescente domanda di miglioramento della qualità della
vita, che si esprime attraverso la decisa affermazione del mercato dei beni di lusso. Registriamo una crescente
sensibilità nei confronti dei prodotti di design da parte sia dei consumatori finali, sia di professionisti come architetti e
designer». Di un mercato che si dimostra «sempre più sensibile ai valori della qualità del vivere e dell'abitare distintivi
del design italiano}> parla anche Mauro Guzzini, a.d. di Teuco Guzzini. E scopo della Bdf, precisa Vittorio Renzi,
direttore generale di Scavolini, è «creare un network commerciale e al contempo interculturale tra Italia e Cina.
L'evento è una di quelle iniziative sempre più necessarie per promuovere il Sistema Italia». (Giovanna Mancini)
Grandi imprese delle costruzioni
Colacem (22.09.12):
Sistema informatizzato di monitoraggio per la gestione anonima dei provini. È stato
presentato ieri a Firenze C3 (Concrete Cube Certainty), un sistema di monitoraggio in grado di garantire la trasparenza
dei controlli del calcestruzzo, fornendo al direttore dei lavori specifiche informazioni che gli consentono di ricostruire il
percorso che il materiale compie dal cantiere (dove è avvenuto il campionamento), al laboratorio ufficiale dove avverrà
il test di compressione. Brevettato da Colabeton (Gruppo Colacem), il sistema consente di assicurare che il
calcestruzzo sia prodotto a regola d'arte secondo i disciplinari e le norme tecniche, con la certezza di sottrarlo a
qualsiasi tentativo di contraffazione, per costruire edifici e infrastrutture in grado di "restare in piedi" nel tempo, in un
Paese come l'Italia ad elevato rischio sismico e idrogeologico. “Il software - spiega Paola Colaiacovo, amministratore
delegato di Colabeton - sfrutta molto efficacemente le potenzialità dell'informatica per migliorare la qualità del
costruito in Italia, modificando le metodologie di lavoro, creando maggiore fiducia nel sistema attraverso controlli
efficaci sulla qualità del calcestruzzo. Non vogliamo più doverci accorgere sempre dopo le tragedie che un'opera non
era stata costruita secondo gli standard previsti dalle normative. Bisogna investire - conclude - in infrastrutture
strategiche come quella nella quale oggi il sistema C3 viene sperimentato: la nuova stazione ferroviaria dell'alta
velocità di Firenze”. C3 utilizza un sistema software e hardware composto da palmari georeferenziati e da
un'applicazione web, con particolari misure per garantire la sicurezza e la riservatezza delle informazioni: palmari
chiusi e certificati, comunicazioni web crittografate, notifiche inviate tramite posta elettronica certificata ed archivi
inaccessibili a chiunque, tranne che al direttore dei lavori, grazie alle sue credenziali certificate. Il direttore dei lavori
avrà così la certezza del confezionamento del provino nel cantiere dove viene scaricato il calcestruzzo, la certezza che
il provino sia portato presso il laboratorio ufficiale individuato e sottoposto a prova di compressione. Incoraggiato
dall'Osservatorio del Calcestruzzo, il sistema C3 è stato seguito dal Servizio Tecnico Centrale del Ministero dello
Sviluppo Economico, che ne ha suggerito la sperimentazione nella nuova stazione ferroviaria dell'Alta Velocità di
Firenze. Il sistema, assicurando la tracciabilità del prodotto, renderà i controlli sulle opere pubbliche più rigorosi.
Dec (25.09.12): I cantieri della Dec possono riaprire. In attesa del responso della Fallimentare sul concordato
preventivo (previsto per l'8 ottobre) è stata formalizzato l'affitto del ramo d'impresa alla Nuova Dec: riguarda 13
cantieri (per un valore di circa 120 milioni di euro) e 43 dipendenti. Tra i contratti passati alla “newco” anche quello del
parcheggio interrato di corso Cavour, cui il Comune si oppone: è probabile che l'impresa chiederà i danni.
Ghella (25.09.12):
Cassa depositi e prestiti, Sace e Bnl-Bnp Paribas hanno perfezionato una linea di credito da 42
milioni destinata allo sviluppo delle attività internazionali della società di costruzioni Ghella. La linea di credito, della
durata di sei anni spiega una nota – è costituita da una tranche di 30 milioni erogata da Cdp e interamente garantita
da Sace, e una da 12 milioni erogata da Bnl. La tranche Cdp-Sace è la prima operazione di internazionalizzazione del
sistema Export Banca.
Impregilo (25.09.12): Almeno3,5 miliardi di benefici in cinque anni sul nuovo acquisito per entrambe le società.
Sarebbe questo, ossia il conto delle maxi sinergie sui ricavi, il dato più saliente che emergerebbe dalle linee guida
dell'accordo strategico tra Impregilo e Salini che verrà presentato al consiglio di amministrazione del general
contractor in programma per oggi. Il dato, al momento ancora da approfondire, sarebbe la base di partenza per
sviluppare poi nel dettaglio il progetto che dovrebbe legare industrialmente le due società di costruzione. Allo stato,
infatti, oltre a una valutazione economica di quelle che potrebbero essere le sinergie sul giro d'affari, sono state
definite solo le linee guida del piano. Il timing per il progetto definitivo resta infatti la fine di ottobre. Le linee guida, in
ogni caso, oltre a incassare il via libera del board dovranno ricevere anche l'ok del comitato governance e del comitato
per le operazioni tra parti correlate. Questo perché l'accordo strategico è evidentemente un'operazione che chiama in
causa la disciplina sulle parti correlate considerato che coinvolge due società che hanno lo stesso azionista di controllo,
il gruppo Salini, e che al momento sono guidate anche dallo stesso manager, Pietro Salini. Di qui anche la necessità,
sottolineata pure da Consob, di definire nell'interno del piano specifiche procedure che evitino potenziali conflitti di
interesse. In ragione di questo andranno di fatto disciplinate le modalità di partecipazione alle gare. Difficile da
stabilire quale possa essere la soluzione più adeguata ma secondo alcune interpretazioni un'idea potrebbe essere la
partecipazione congiunta ai bandi e una successiva spartizione dei lavori secondo modalità che chiameranno in causa
l'intervento di specifici comitati. Insomma, parte il cantiere per provare a dar vita al maxi accordo strategico tra
Impregilo e Salini. Un'intesa che ancora non prevede il tassello dell'integrazione. Un passaggio, secondo
l'amministratore delegato di entrambi i gruppi, Pietro Salini, che rappresenta comunque «la soluzione finale». Tuttavia,
questo primo accordo dovrebbe servire «per eliminare alla radice i potenziali rischi di conflitto di interesse», aveva
detto Salini nell'ultima conference call con gli analisti finanziari. Così nell'ultima riunione del cda di Impregilo era
iniziata l'analisi dei razionali industriali di questa intesa, che a questo punto verranno esaminati nel dettaglio oggi. A
partire evidentemente dal dato chiave sulle sinergie. Il percorso verso l'accordo resta comunque accidentato. Si sa che
l'altro socio rilevante, ossia il gruppo Gavio, non vede di buon occhio l'intesa. Convinto che possa togliere spazio di
crescita a Impregilo più che promuoverne lo sviluppo. Anche per questo con i propri legali sta valutando se esistono i
margini per chiedere che il sigillo finale all'operazione venga messo dall'assemblea dei soci. Una sede, evidentemente,
dove il gruppo di Tortona intenderebbe dare battaglia per provare a tornare in sella dopo il ko del luglio scorso.
Intanto, in Borsa il titolo rimane tranquillo. Nell'ultima seduta di Piazza Affari Impregilo ha perso mezzo punto
percentuale rimanendo comunque ben sopra quota tre euro: si trova a un prezzo di 3,17 euro, il 12% in meno dei
massimi recenti di fine giungo, ma uno speculare 12% in più rispetto ai minimi di inizio mese. (Laura Galvagni)
Astaldi (25.09.12):
C'è anche un’Italia impegnata in prima linea nella costruzione della più importante opera
ferroviaria svizzera oggi in cantiere, e parte determinante del Corridoio 24 progettato dall'Unione europea per
collegare il Mare del Nord (da Rotterdam) con il Mediterraneo (Genova). La realizzazione del progetto Alptransit (che
comprende la galleria del Gottardo, la più lunga del mondo con i suoi 57 chilometri che scorrono sotto la montagna)
vede coinvolta l'italiana Condotte, che da tre anni sta lavorando alla galleria di base del Ceneri. In pratica, 15
chilometri di tunnel tra Lugano e Bellinzona, fondamentali per il completamento della nuova linea ferroviaria: a lavori
ultimati (2016 per il Gottardo e 2019 per il Ceneri) la nuova trasversale alpina consentirà di andare da Milano a Zurigo
in meno di tre ore, con treni che potranno viaggiare fino a 250 chilometri all'ora, in diretta concorrenza con i trasporti
stradali e aerei. «Le attività in cantiere, dove 270 operai e 40 tecnici suddivisi in turni lavorano a ciclo continuo 24 ore
al giorno e sette giorni su sette, procedono a pieno ritmo, ed è stata scavata più della metà dei 40 chilometri
dell'intero sistema di cunicoli e gallerie previsti dal progetto», ha annunciato Duccio Astaldi, presidente del gruppo
Condotte che opera in consorzio con le proprie partecipate Cossi di Sondrio e Lgv di Bellinzona Ma oltre a festeggiare il
giro di boa della tempistica dei lavori nel cantiere svizzero e il pieno rispetto della tabella di marcia, Astaldi si prepara a
un altro importante evento: superare il traguardo del miliardo di fatturato per fine anno, dopo i 780 milioni del 2011,
rafforzando la propria presenza all'estero. “Proprio dalle attività estere arriverà il 50% dei nostri ricavi, con l'obiettivo
di raggiungere il 60% per il prossimo anno. Un risultato importante, se si considera che solo nel 2008 i ricavi
dall'estero rappresentavano una quota del 10%», ha precisato Astaldi. Condotte, una delle più antiche società italiane
con 132 anni di storia, ha tra l'altro appena celebrato l'anniversario dei 50 anni dall'inaugurazione del traforo del
Monte Bianco dove ha operato in prima linea. Oggi è impegnata nella realizzazione di grandi opere in Italia, come la
Tav, per l'alta velocità ferroviaria (fa anche parte con Impregilo del consorzio impegnato nella costruzione del Terzo
valico dei Giovi tra Genova e Milano), il Mose di Venezia, il nuovo Centro congressi di Roma progettato dall'architetto
Fuksas (la famosa <<Nuvola»). E anche all'estero, in Giordania, Algeria, Stati Uniti, Romania e Svizzera. (Gabriele
Dossena)
Saipem (25.09.12):
Saipem si è aggiudicata nuovi contratti E&C offshore in Angola, Kazakistan e Mare del Nord
per un valore complessivo di circa 950 milioni di dollari. In Angola, Saipem si è aggiudicata da Cabgoc (controllata di
Chevron nel Paese africano) un contratto di tipo Epci (cioè di progettazione, costruzione e installazione) per il progetto
Congo River Crossing Pipeline, che verrà sviluppato al largo delle coste dell'Angola e della Repubblica Democratica del
Congo. Lo scopo del lavoro include ingegneria, approvvigionamento, fabbricazione e installazione di tre condotte
sottomarine. Le attività a mare saranno realizzate dal mezzo posatubi "Castoro 7" tra il quarto trimestre del 2012 e il
quarto trimestre del 2013. In aggiunta, Saipem ha firmato un contratto di tipo Epci in Angola per la realizzazione di
infrastrutture Urfe gasdotti di esportazione. Le attività a mare saranno eseguite tra il quarto trimestre del 2013 e il
secondo trimestre del 2015. In Kazakistan Saipem tramite la società a controllo congiunto Ersai Caspian Contrado in
consorzio con Keppel Kazakhstan, si è aggiudicata dalla società kazaka Teniz Burgylau un contratto per la costruzione,
allestimento e messa in servizio di un jack-up. La consegna dell'impianto è prevista per il primo trimestre del 2015.
Questo sarà il primo jack-up (cioè una piattaforma che ha in sostanza il ponte regolabile in altezza, per poter evitare
che venga sommerso dallo onde in fase di perforazione) a essere costruito in Kazakistan, Infine, Saipem ha firmato
due contratti per attività T&I che prevedono l'utilizzo della Saipem 7.000 e del mezzo posatubi "Castoro Sei" nel
settore britannico del Mare del Nord, in diverse finestre temporali tra il secondo trimestre del 2014 e il terzo trimestre
del 2015.
Impregilo (25.09.12):
Il Consiglio di Amministrazione di Impregilo S.p.A., nel corso della riunione odierna, ha
esaminato e approvato le linee guida strategiche per il periodo 2013-2017 che saranno declinate nel nuovo Piano
Industriale del Gruppo. Il documento appena approvato delinea i principali obiettivi ed aree sulle quali intervenire ai
fini del rilancio delle attività industriali del Gruppo Impregilo nel settore globale delle costruzioni nel rispetto di criteri e
principi ispirati ad una rigorosa disciplina finanziaria, indispensabile per uno sviluppo duraturo e sostenibile.
Le linee guida strategiche approvate prevedono:
1) Rifocalizzazione delle attività sulle costruzioni
2) Avvio del processo di dismissione degli assets non-core
In merito al primo punto il Consiglio di Amministrazione ha deciso di perseguire l’obiettivo di rifocalizzare le attività
sulle costruzioni anche attraverso la decisione di avviare un accordo strategico con il Gruppo Salini. In merito al
secondo punto il Consiglio di Amministrazione ha conferito mandato al Presidente e all’Amministratore Delegato per la
valorizzazione degli assets non-core.
Italcementi (26.09.12):
Blocco degli straordinari da oggi e uno sciopero di quattro ore a fine turno, venerdì 5
ottobre, con presidio davanti alla portineria di via Madonna della Neve, sono stati decisi dall'assemblea dei lavoratori
della Italcementi e della Ctg (Centro tecnico di gruppo) di Bergamo, dopo l'incontro di verifica sulla gestione della
Cassa integrazione straordinaria avviata nel gruppo per fronteggiare 265 «esuberi» a livello nazionale. «L'azienda ci ha
comunicato che non intende procedere nei corsi di riqualificazione annunciati a giugno per consentire ai cassintegrati di
acquisire nuove competenze e potersi reinserire nel lavoro sostengono Ivan Comotti della Fillea-Cgil, Umberto Giudici
della Filca-Cisl e Francesco Grieco della Feneal-Uil- Siamo consapevoli dello stato di difficoltà comune a tutto il settore
della produzione del cemento, ma questa crisi non può essere utilizzata come una scusante per una gestione
unilaterale della cassa integrazione». L'Italcementi ha inoltre annunciato solo il rientro di due lavoratori a zero ore e il
proseguimento della precedente rotazione in atto. <<Alla nostra richiesta esplicita di dare risposta ai 19 lavoratori che
non hanno mai ruotato sui 28 attualmente in Cassa - continuano i sindacalisti -, l'azienda ha sostenuto che oltre alla
fungibilità professionale prende in considerazione anche l'efficacia del singolo lavoratore a parità di mansioni, per
svolgere la rotazione: concetto da noi respinto, perché introdurrebbe una completa discrezionalità aziendale». A
scaldare il clima è anche l'annuncio di esternalizzazione di tre posizioni di un intero ufficio.
estero (26.09.12): Più di 226 miliardi di dollari di fatturato, circa 175 miliardi di euro, tale è l’ammontare della
cifra d’affari accumulato nel 2011 dai gruppi cinesi che si trovano ai primi 3 posti della classifica annuale delle imprese
di costruzione nel mondo pubblicata dalla rivista americana “Engineering news-record”, lasciando per la seconda volta
il quarto posto alla francese Vinci. Nella nuova classifica China Railway Group prende il posto di China Railway
Construction Corp., mentre resta al terzo posto China State Construction Eng’g Corp.
Impregilo (27.09.12):
Lo scontro in Impregilo tra i due principali soci, i gruppi Gavio e Salini (entrambi azionisti
con una quota poco inferiore al 30%) non accenna ad attenuarsi. Anzi, si arricchisce di un nuovo round. Ieri è stata la
volta di Igli (la holding di Gavio che detiene la partecipazione nel general contractor) a caricare a testa bassa dopo le
decisioni prese dal consiglio d'amministrazione del 25 luglio. Le due società (lmpregilo e Salini) hanno siglato un
accordo di collaborazione strategica e commerciale che come era preventivabile ha scatenato la reazione di Gavio. Igli,
si legge nel comunicato diffuso ieri, «esprime tutta la propria contrarietà e il suo giudizio più negativo nei confronti di
un accordo che favorisce solo i Salini» e che rende Impregilo ostaggio di questi ultimi «che decidono tutto». L'intesa
varata, secondo il gruppo di Tortona, «in realtà intende coprire l'impossibilità di una vera fusione e la presa di controllo
assoluto di una società quotata senza lanciare, come obbligatorio, un'opa». Una situazione che creerebbe un
precedente in quanto, sostiene Igli, «non si è mai vista in Italia». Altro tema che viene sollevato, e non per la prima
volta, è quello del conflitto di interessi «quotidiano, insanabile e pernicioso», che per Gavio «cancella l'autonomia
gestionale di Impregilo e il suo diritto-dovere di operare in piena indipendenza nell' esclusivo interesse aziendale e dei
propri soci». L'accusa è dunque che le scelte fatte dal cda costituiscano una violazione dei diritti e delle legittime
aspettative del 70% degli investitori nel generaI contractor che non fanno capo a Salini. Nelle tre pagine di comunicato
si sostiene che l'accordo siglato tra Impregilo e Salini neghi <<le più semplici regole di gestione indipendente», oltre a
essere «illegittimo» e anche «contro l'interesse pubblico e del mercato», e comunque «rovinoso per tutti gli azionisti di
Impregilo (grandi e piccoli) che si oppongono a quei disegni». La scelta di chiamare in causa più volte all'interno del
comunicato gli azionisti probabilmente non è casuale e in effetti, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo
Gavio avrebbe depositato un nuovo esposto all'Antitrust e valuterebbe una richiesta di danni ai membri del cda (che
secondo la tesi avrebbe approvato un accordo che penalizza la società), ma soprattutto starebbe pensando di
convocare un'assemblea cui sottoporre l'accordo approvato dal cda del 25 settembre. Impregilo, prosegue il
comunicato, «ha il diritto e il dovere di poter operare in tutti i mercati del mondo, da sola o scegliendo i partner locali
più appropriati per i diversi progetti, senza siglare alcun accordo di esclusiva che favorisce solo la Salini. Nessun
regolamento, comunicato, procedura, spericolato esercizio di governance o accordo strategico può sanare la mala
gestione quotidiana di due società concorrenti, di cui una quotata, guidate dal medesimo amministratore delegato». La
nota scende poi nel dettaglio e analizza i motivi per cui l'intesa Impregilo-Salini non può funzionare. In sintesi l'accordo
violerebbe «in maniera irreparabile il segreto industriale e il diritto alla riservatezza sui piani futuri e sulle opportunità
di business custodite in Impregilo e concedono alla Salini un indebito e rovinoso vantaggio ai danni di Impregilo» e più
in generale, continuando a sostenere la tesi della fusione mascherata, per Igli «tutte le principali funzioni aziendali di
Impregilo vengono coinvolte nell'accordo e non è più chiaro quali attività aziendali rimangano autonome, in realtà
nessuna». Igli contesta l'assenza di riferimenti ai piani di sviluppo presentati in passato, sottolinea lo spostamento di
alcuni target dal 2015 al 2017 e stigmatizza la scelta di Salini di far uscire Impregilo dal settore concessioni, «mentre
queste rimangono incredibilmente per la Salini, dopo aver dichiarato il contrario solo alcune settimane fa al mercato».
Igli «si opporrà con ogni mezzo e in ogni sede al disegno di Salini» e «continuerà inoltre a chiedere risposte
sull'approvazione di questo tentativo di fusione mascherata illecita a tutti gli amministratori e agli organi societari
coinvolti». (MANUEL FOLLIS)
Tecnimont (28.09.12): Il generai contractor si è aggiudicato commesse per servizi di engineering, procurement e
tecnologia per un valore complessivo di circa 135 milioni. Il contratto principale riguarda l'Egitto, mentre altri accordi
sono stati siglati in Bangladesh, Russia, Cina.
Rapporti e studi
Federcostruzioni (26.09.12): Nel mercato mondiale delle costruzioni è avvenuto in questi anni un doppio
sorpasso: dell'Asia nei confronti dell'Europa (dal 2008, e con una forbice che continua ad aumentare) e delle
infrastrutture rispetto al residenziale (a partire dal 2011). Tutto questo in un quadro di aumento degli investimenti
complessivi, un trend previsto in accelerazione dal 2012. È quanto emerge dal report "Il mercato mondiale delle
costruzioni" di Federcostruzioni e Made Expo (elaborato con il Cresme), che sarà presentato questa mattina nella sede
nazionale dell'Ance, in Via Guattani a Roma. Secondo le stime di Simco, il sistema informativo del Cresme sul mercato
mondiale delle costruzioni, nel 2011 sono stati investiti globalmente qualcosa come 5.570 miliardi di euro, pari all'11%
del Pil mondiale. La crescita è stata abbastanza graduale negli ultimi anni (5.372 miliardi nel 2007, 5.438 nel 2008,
5.318 nel 2009, 5.431 nel 2OlO, 5.570 nel 2011), complice la frenata dell'immobiliare, ma si prevede che da
quest'anno in poi ci sarà una forte accelerata (5.799 miliardi di euro previsti nel 2012), con investimenti che
dovrebbero salire a 6.046 miliardi nel 2013 e superare i settemila miliardi di euro nel 2016 (+25% in cinque anni). Il
centro del mondo delle costruzioni si sposta sempre di più verso Oriente (il primo sorpasso). Nel 2000 l'Europa
deteneva la quota maggiore in termini di investimenti (il 38%), ma nel 2012 in Asia saranno localizzate oltre il 45%
delle risorse, lasciando al continente europeo una quota inferiore al 27%. Il sorpasso è avvenuto nel 2008 (1.943
miliardi di euro l'Asia e 1.807 l'Europa), ma da allora la forbice si è allargata, e nel 2016 è prevista un'Asia a 3.131
miliardi e l'Europa ferma a circa1.500. Il secondo sorpasso è settoriale: le infrastrutture hanno superato il residenziale
come comparto mondiale a maggiore investimento: dal 27,7% del 2000 al 34% del 2012, mentre il residenziale è
sceso dal 41 al 33%. L'espansione del mercato residenziale in Occidente, sospinto dalla bolla immobiliare, aveva
fortemente caratterizzato il mercato mondiale per tutta la prima parte del decennio, ma poi il crollo negli Stati Uniti e
in alcuni paesi europei (Spagna e Irlanda in primis) ha causato la frenata. L'incremento della spesa in infrastrutture,
d'altra parte, è stato un aspetto comune a moltissimi piani anticrisi, nei Paesi occidentali come in quelli emergenti, e
comunque prosegue (e in alcuni casi accelera) il processo di infrastrutturazione di base in molte economie emergenti.
«I dati sono molto interessanti» commenta Paolo Buzzetti, presidente di Federcostruzioni (la federazione delle
associazioni di imprese del mondo delle costruzioni). «È chiaro che in questa situazione di drammatica crisi della
domanda interna – commenta Buzzetti le imprese devono andare fuori Italia. Già molti dei nostri settori sono fortissimi
nell'export (pensiamo alle piastrelle e ai mobili), e stanno beneficiando dell'aumento della domanda mondiale. Ma
questo deve valere per tutti». (Alessandro Arona)
Svimez (27.09.12): Nel 2012 il PiI del Mezzogiorno sarà in calo del 3,5%, i consumi deI 3,8% e gli investimenti
del 13,5%. È drammatico lo scenario che traccia lo Svimez. Se l'ltalia arranca con il Pil che ripiegherà deI 2,5% grazie
al risultato del Centro Nord (-2,2%), il Sud sprofonda. IL rapporto dello Svimez stima che la situazione non migliorerà
neI 2013(-0,2%) mentre l'Italia crescerà dello O,l% e il Centro-Nord dello 0,3%. Il Mezzogiorno ha risentito di più
delle manovre del 2010-2011 che pesano per l,l punti sul PiI nazionale, per 2,1 punti al Sud e solo 0,8 al Centro-Nord.
Lo Svimez parla di rischio di desertificazione industriale e segregazione occupazionale. I dati sono sconfortanti con i
consumi che non crescono da quattro anni e la disoccupazione reale che supera il 25% penalizzando le donne (lavora
meno di una giovane donna su quattro). Dal 2007 al 2011, l'industria al Sud ha perso 147 mila unità (-15,5%), il triplo
del resto del Paese (-5,5%), e ha accelerato la fuga verso Nord degli abitanti. Nel 2011 i pendolari di lungo raggio
sono stati quasi 140 mila (+4,3%), dei quali 39 mila sono laureati. I consumi scenderanno nel 2012 dell'I,6% contro la
media nazionale dello 0,6%. Per gli investimenti il crollo è sensibile: nel Sud è del 13,5%, ovvero più del doppio
rispetto al Centro-Nord (-5,7%). A soffrire di più è il settore delle costruzioni (- 15,5% al Sud). La mancanza di
prospettive occupazionali ha incrementato, negli anni più recenti, la fuga verso il Nord. Una vera e propria ondata
migratoria che nell'arco di dieci anni, dal 2000 al 20lO ha coinvolto oltre un milione e 350 mila persone. Nello stesso
decennio, il Pil procapite meridionale è passato dal 56,1% di quello del settentrione al 57,7%. «Continuando così ci
vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord», osserva Svimez nel rapporto. Nel
Mezzogiorno, il tasso di occupazione giovanile per la classe 25-34 anni è giunto nel 2011 ad appena il 47,6%, pari cioè
a meno di un giovane su due, a fronte del 75% del Centro-Nord, cioè di 3 impiegati su 4. Il Sud è caratterizzato anche
da una proliferazione di impieghi irregolari. Questi in Italia arrivano a 2 milioni 900mila unità, di cui l milione e 200mila
al Sud. Se al Centro-Nord il lavoro nero interessa prevalentemente secondi lavori e stranieri non regolarizzati, al Sud
vede invece protagonisti irregolari residenti a livello di settore nel 2011 al Sud è irregolare un lavoratore su 4 in
agricoltura (25%), il 22% nelle costruzioni, il 14% nell'industria. A livello regionale in valori assoluti si stimano
296mila lavoratori in nero in Sicilia, 253mila in Campania, 227mila in Puglia 185mila in Calabria, 131 mila in Sardegna,
62mila in Abruzzo, 46mila in Basilicata e 23mila in Molise. In questo scenario catastrofico emerge a sorpresa una
realtà economica in controtendenza. Si tratta della Basilicata. Nel 2011 ha fatto registrare un aumento del prodotto
interno lordo del 2%, «distanziandosi profondamente da dato medio del Sud» e diventando così <<la regione più
dinamica dell'intero Paese». Secondo l'istituto di ricerca, «l'ottima performance della Basilicata nel 2011 è dovuta ad
un incremento dell'attività produttiva in tutti i settori, tranne che nelle costruzioni». Il settore agricolo, ad esempio, ha
fatto registrare un incremento del 2% (flessione a livello nazionale dello 0,5% e dell' 1,6% nel Mezzogiorno). È
cresciuta anche l'occupazione: dell'1,3%, «decisamente superiore a quella della ripartizione meridionale (0,2%) e a
quella nazionale (0,4%) «grazie agli aumenti occupazionali nell'industria e nel commercio». I commenti sono di grande
preoccupazione. (…) L'Anci mette in evidenza che <<le risorse nazionali non sono mai state disponibili ma utilizzate
per altro e quelle europee, divenute sostitutive di quelle ordinarie». (Laura Della Pasqua)
Banca d’Italia (28.09.12): In settembre €-coin è pari a -0,32%, un valore pressoché uguale a quello di agosto.
A fronte del miglioramento dei corsi azionari e dell’attenuarsi delle tensioni sul debito sovrano, l’indicatore è stato
frenato dal lieve peggioramento degli esiti delle inchieste congiunturali presso famiglie e imprese. €-coin – sviluppato
dalla Banca d'Italia – fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro.
€-coin esprime tale indicazione in termini di tasso di crescita trimestrale del PIL depurato dalle componenti più
erratiche (stagionalità, errori di misura e volatilità di breve periodo).
Agenzia del Territorio (28.09.12): Le compravendite immobiliari sono ormai in picchiata. Nel secondo
trimestre di quest'anno la riduzione complessiva rispetto allo stesso periodo del 2011 è stata del 24,9 per cento. Una
flessione ancora più significativa di quella registrata nel primo trimestre, pari al 17,8 per cento. I dati sono dell'Agenzia
del Territorio e differiscono da quelli diffusi due giorni fa dall'Istat, che arrivano fino a marzo: nel primo caso la fonte
sono le trascrizioni presso gli uffici catastali, nel secondo le segnalazioni dei notai, che si riferiscono anche a contratti
contenenti più di una unità immobiliare. Complessivamente, le transazioni sono state da aprile a giugno di quest'anno
262.967, contro le 350.052 dello stesso periodo del 2011. Si tratta dei numero più basso di compravendite dal 2004,
per quanto riguarda il secondo trimestre. Tra le sole compravendite relative a immobili residenziali, che rappresentano
quasi la metà del mercato immobiliare (l'Agenzia del Territorio le considera separatamente da quelle che hanno ad
oggetto le pertinenze), la caduta trimestrale è del 24,9 per cento. Unendo i dati dei due trimestri si ottiene quello
relativo ai primi sei mesi del 2012, nel quale si registra un calo del 2l,6 per cento per il complesso degli immobili e del
22,6 per quelli residenziali. Il rapporto dell'Agenzia fa quindi notare che con l'eccezione della piccola e parziale ripresa
registrata nella seconda metà del 2011, il mercato immobiliare «continua a perdere terreno ormai dal 2006». Rispetto
al secondo trimestre di quell'anno, che rappresenta il picco della serie storica, il numero delle transazioni risulta quasi
dimezzato, con un crollo del 47,2 per cento. Nel testo vengono analizzate le cause del fenomeno. Il tonfo del 2012
viene fatto risalire alla congiuntura economica ed in particolare alla variazione negativa del Pil, all'incremento del tasso
di disoccupazione, alla contrazione dell'indicatore della fiducia delle famiglie e al netto calo della produzione
industriale. Ma ci sono anche altri fattori. Sulle scelte delle famiglie (da sole il «nucleo quantitativamente più rilevante
del mercato immobiliare») influisce anche la possibilità di ottenere un finanziamento bancario sostenibile. L'Agenzia del
Territorio ricorda come i tassi di interesse siano costantemente cresciuti. Infine c'è l'Imu, la nuova imposta municipale
sugli immobili: la sua introduzione «può aver gravato sulla decisione dell'acquisto di abitazioni, non destinate all'uso di
abitazione principale, soprattutto quelle per uso proprio (seconde case a disposizione) e non per ricavarne reddito da
locazione». Su questo punto specifico la valutazione si differenzia da quella di Confedilizia, che invece proprio ieri ha
denunciato l'effetto negativo dell'Imu sulle locazioni ed in particolare sul mercato degli affitti con contratto regolare, a
causa della mancata previsione (a differenza di quanto avveniva con l'Ici) di un'aliquota più favorevole. Stando così le
cose le famiglie «tendono a rinviare gli acquisti relativi ai beni durevoli e, a maggior ragione, quelli delle abitazioni»
mentre i venditori «non volendo depauperare il proprio bene immobile, non sono disposti a cedere sul prezzo
desiderato». A proposito di prezzi, nel primo semestre si registrano rispetto al precedente cali in alcune grandi città: 2,1 percento a Palermo, tra -1,5 e -l,l a Genova, Napoli, Catania e Venezia. Lievi aumenti ci sono stati invece a Roma
(+0,4 %) e a Torino (+0,3 %). Complessivamente da gennaio a giugno gli italiani hanno speso 39 miliardi, per
l'acquisto di abitazioni circa lO in meno dello stesso periodo del 2011. (Luca Cifoni)
Istat (28.09.12):
L'Istat ritiene, alla luce degli ultimi dati, possibile che l'Italia chiuda il 2012 con un calo del Pil
inferiore al-2,4% indicato la scorsa settimana dal governo. Lo ha annunciato ieri il presidente dell'istituto, Enrico
Giovannini, nel corso di un'audizione alla Camera sulla Nota di aggiornamento al Def. L'Istat definisce «realistici» i
valori di crescita indicati nel nuovo quadro macroeconomico del governo, ma al termine di un'analisi sulle prospettive
del secondo semestre del 2012 aggiunge che «il leggero recupero della fiducia delle imprese manifatturiere e delle
costruzioni, la stabilizzazione della fiducia delle famiglie, l'aumento degli ordinativi industriali e primi segnali di ripresa
delle importazioni di beni intermedi e strumentali fanno ritenere possibile uno scenario leggermente più favorevole».
Primi segnali positivi di inversione di tendenza, ancora deboli ma chiari, si rinvengono anche nella dinamica della
percentuale dei settori industriali in espansione. Pesano, invece, negativamente sulle prospettive di crescita le
incertezze del quadro internazionale, ha aggiunto il presidente dell'Istat. Giovannini prosegue dicendo che «nella
seconda parte dell'anno dovrebbe attenuarsi la caduta della produzione industriale, con un primo possibile aumento
congiunturale nel corso del terzo trimestre. In base a tali stime, la contrazione annua dell'attività industriale sarebbe di
circa il 6%. In termini di Pil, la seconda parte dell'anno dovrebbe essere ancora caratterizzata da contenute riduzioni
congiunturali, di intensità nettamente inferiore rispetto a quelle osservate nel periodo più recente», aggiunge il
presidente dell'Istat.