ebook stagione 1
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ebook stagione 1
INDICE 01. A New Beginning…………………………………………………… pag. 3 02. The Day After…………………………………………….…………. pag. 17 03. Old Faces……………………………………………………………. pag. 31 04. The Fundraising Night………………………………………………. pag. 45 05. The Truth About You………………………………………………… pag. 61 06. A Chrismukkah Miracle……………………………………………… pag. 77 07. Troubles Can Ring a Bell……………………………………….……. pag. 93 08. Bad Choices Have Bad Consequences……………………………….. pag. 108 09. The Guilty Ones………………………………………….…………… pag. 123 10. The Goodbye…………………………………………….……………. pag. 137 Personaggi e Cast………………………………………………………….. pag. 156 Colonne sonore……………………………………………………………. pag. 157 Intervista iniziale al creatore di Newport Beach da Telefilm Addicted……. pag. 161 I più bei commenti dei lettori al pilot di Newport Beach………………….. pag. 164 Il Casting…………………………………………………………………… pag. 167 Anteprima Seconda Stagione………………………………………………. pag. 169 01. A NEW BEGINNING BERKELEY SANDY: Sophieee!! Forza, andiamo che è tardi! Sandy Cohen è sul vialetto davanti a quella che negli ultimi quindici anni è stata la sua casa di Berkeley. Accanto a lui, come al solito, sua moglie Kirsten. I due hanno la portiera dell’auto leggermente aperta, mentre aspettano la loro ultimogenita che è ancora dentro casa. SOPHIE: Eccomi, arrivo! Sophie toglie dalla sua borsa Louis Vuitton un accendino ed un pacco di sigarette da dieci e lo nasconde in uno dei cassetti del suo enorme armadio, indossa il suo inseparabile cappellino, dopodiché esce di casa assicurandosi di chiudere a dovere la porta d’ingresso. Si ferma a metà vialetto e fissa i suoi genitori pronti a partire. SOPHIE: Mi ricordate per quale motivo stiamo andando in quel covo di pettegole e palestrati? Senza contare il fatto che dovremo farci 6 ore e 15 minuti di macchina, quando avremmo potuto benissimo prendere l’aereo ed arrivare in un’ora. SANDY: Sai benissimo che tua madre non può prendere più l’aereo dopo il problema che ha avuto. Inoltre, ciò che tu chiami ‘covo di pettegole e palestrati’ si chiama Newport Beach ed è stata la nostra casa per moltissimi anni, prima che nascessi tu… SOPHIE: Che culo! SANDY: …ci stiamo andando perché tuo fratello Seth e sua moglie Summer hanno organizzato una piccola cena in famiglia in occasione del loro decimo anniversario di matrimonio. Ti è chiaro ora? SOPHIE: Chissenefrega! KIRSTEN (con tono di rimprovero): Sophie!! Non voglio sentirti parlare così di tuo fratello! Sophie non ha nulla contro Seth, anzi. Lo ha sempre adorato fin da quando era bambina. Il problema lo ha con quella città di Orange County dove ha passato un paio di estati e dove non si è mai sentita a suo agio. SOPHIE: Scusa mamma! La ragazza non aggiunge nient’altro, limitandosi a salire in macchina. Sandy guarda, sorridente, il viso di sua moglie ancora imbronciato. SANDY: Sei sempre sexy nelle vesti di poliziotto cattivo. KIRSTEN: Non sono un poliziotto cattivo! SANDY (sorridendo maliziosamente): Oh, sì che lo sei… I due genitori seguono l’esempio della figlia e salgono sull’auto, diretti in un luogo che per loro è pieno di ricordi, felici e meno felici: Newport Beach. La lunghissima strada che Sandy ha scelto di percorrere, da Berkeley a Newport Beach, è una strada tipicamente Californiana: costeggia un mare quasi sempre splendido, è coronata da palme su entrambi i lati della carreggiata ed è un vero piacere percorrerla con quel clima soleggiato di inizio Settembre. Sophie ha infilato le cuffie del suo iPod nelle orecchie e, da quando il viaggio ha avuto inizio, si è limitata ad ascoltare la sua musica con lo sguardo rivolto fuori dal finestrino. Alberi, surfisti, ragazze in bikini, persone che giocano a palla sulla spiaggia, macchine parcheggiate sul lungomare. Tutto le scorre davanti agli occhi velocemente, tanto che non ha nemmeno il tempo di distrarsi dai suoi pensieri. Ogni tanto le piace concentrarsi su una persona qualsiasi di quelle incrociate per strada e provare ad immaginare la sua vita. Cerca di immedesimarsi in lui e di capire se la sua sia una vita più agevole e con meno complicazioni di quella che lei sta vivendo. Quelli che lei vede come complicazioni, tuttavia, non sono altro che semplici problemi che qualsiasi adolescente ha affrontato. Sembra scontato, ma a quell’età ognuno crede di avere il peso del mondo sulle proprie spalle mentre, invece, i veri problemi devono ancora arrivare. E, per lei, sono dietro l’angolo. NEWPORT BEACH Summer entra nel salotto di casa. La casa sua e di Seth. La stessa che per molti anni era stata la dimora della famiglia Cohen lì a Newport ma che, qualche anno prima, era stata resa inagibile dal tremendo terremoto che aveva sconvolto la cittadina. Dopo il matrimonio con Summer, Seth aveva deciso di restaurarla a qualunque costo. E così aveva fatto, con l’aiuto di Ryan. Adesso lui e Summer ci vivono da qualche anno. Seth è seduto sul divano, in salotto, a guardare il notiziario in tv. Non è certo nel suo spirito star lì a riempirsi di cattive notizie, ma in qualche modo deve pur ingannare il tempo. Summer, che arriva dal lato alla sua sinistra, ha un fumetto in mano e lo lancia addosso a suo marito. SUMMER: Cos’è questa storia? Hai fatto litigare Miss Vixen e The Ironist! SETH: A quanto pare qualcuno non ha gradito l’ultimo numero del mio Atomic County. Seth raccoglie il fumetto e lo poggia sul tavolo di vetro dinanzi al divano. SUMMER: Non capisco come mai il tuo editore non ti abbia licenziato. Questa storia fa schifo. SETH: Forse perché il mio editore sono io! Seth, dopo alcuni anni non proprio al top, è riuscito – finalmente – a sfondare con il suo fumetto e, grazie ai ricavi ottenuti, è riuscito a comprare la quota di maggioranza della casa editrice che lo pubblica. Ora si può dire che sia il padrone di sé stesso. SUMMER: Spiritoso! SETH: Rilassati. Nel giro di un paio di numeri faranno pace e passeranno pagine e pagine e pagine a fare i piccioncini sul lungomare. SUMMER: Che schifo! Seth ridacchia e Summer gli mostra la lingua in una delle sue tipiche smorfie che la fanno sembrare una dodicenne. Proprio in quel momento, i due sentono suonare il campanello della porta d’ingresso. SUMMER: Vai tu? SETH: Vado io… Seth si alza dal divano e procede verso l’ingresso di casa Cohen. Apre la porta. SOPHIE: Ciao sfigato! La sorellina di Seth è la prima ad entrare in casa. “Sfigato” è il nomignolo con cui ha sempre chiamato suo fratello. Ovviamente, in senso affettuoso. Sophie adora suo fratello, così come lui adora lei. Nonostante la loro enorme differenza d’età, si son sempre voluti un sacco di bene. SETH: Bambi! Seth stringe in un abbraccio sua sorella. Bambi è il soprannome che le ha dato da piccola quando, per ottenere ciò che voleva, era solita fare gli occhioni dolci. Occhioni dolci a cui lui, ovviamente, non ha mai saputo resistere. Dopo un paio di secondi la ragazza si divincola dalle sue braccia. SOPHIE: Basta adesso. Sophie non è il tipo di ragazza che ama le smancerie. Dietro di lei fanno capolino sulla porta Sandy e Kirsten. Lui, nel suo solito ed elegante completo italiano, tiene in mano una bottiglia di vino che ha tutta l’aria di essere molto pregiata, lei, impeccabile come sempre, un cesto con diverse cose da mangiare. SANDY: E’ permesso? SETH: Entrate. Che bello rivedervi! Seth abbraccia prima il suo vecchio, poi sua madre. Nonostante cercassero di trascorrere tutte le festività insieme, da quando si è sposato Seth sente molto la mancanza dei suoi genitori. Era abituato ad averli sempre visti in quella casa ed ora non riesce ad abituarsi all’idea che vivano a Berkeley. SUMMER: Signori Cohen! Summer arriva dal salotto e va immediatamente a prendere il cesto dalle mani di Kirsten. SUMMER: Lascia, faccio io. Kirsten la ringrazia. Le due si salutano con dei baci sulle guance. Nel frattempo, sulla porta appare anche Ryan. RYAN: Posso? Seth si volta e lo vede. SETH: Ryan!! Era ora! Ti aspettavo un paio di ore fa per i preparativi. Ryan sorride, imbarazzato. RYAN: Avevo quell’importante incontro di lavoro, lo sai. Te l’ho accennato ieri. SETH: Ma certo, scherzavo. Seth, a distanza di anni, adora ancora punzecchiare Ryan. Il loro rapporto non è cambiato di una virgola in tutto questo tempo. Ryan abbraccia prima Kirsten e Sandy, poi Seth. Infine, a lui si avvicina Sophie che gli mostra un pugno. Ryan, con la sua mano stretta a mo’ di pugno, batte su quello della sorellastra. Nonostante non abbiano alcun legame di sangue, Sophie ha sempre avuto una particolare connessione con Ryan. Lo sente, caratterialmente, molto più vicino a lei di quanto non lo sia Seth. Vuole un gran bene a entrambi. Dopo alcune ore, tra preparativi e racconti, la famiglia Cohen al completo è a metà della cena per l’anniversario di Seth e Summer. Lui avrebbe voluto festeggiare più in grande i loro dieci anni insieme, ma lei ha preferito una cena con i soli familiari più stretti. Delle persone con cui avrebbe voluto festeggiare manca solamente suo padre, morto a causa di un infarto ormai tre anni e mezzo fa. Sono tutti seduti attorno al tavolo in cortile, di fronte alla piscina. Seth si rivolge a suo padre. SETH: Ho letto sui giornali del tuo nuovo processo contro quel boss della malavita. SANDY: Anthony Masano, sì. Tra qualche mese non possederà più mezza California. Sono pronto a portargli via anche le mutande! SETH: Non ce la fai proprio a stare fuori dai guai eh? SANDY: A quanto pare no! Del resto da qualcuno dovrai pur aver preso. Sandy sorride con aria soddisfatta. Ha sempre la risposta pronta. SETH: Dico sul serio, papà. Sii prudente. Con quella gente non si scherza. SANDY: E nemmeno con tuo padre! Sandy fa un gesto come a mostrare i suoi muscoli e Seth sorride scuotendo il capo. Anche Kirsten e Summer sorridono a quelle parole. L’amore e la passione che Sandy ha sempre messo nel suo lavoro di avvocato è esemplare. Ryan ne è la testimonianza vivente. Il figlio adottivo dei Cohen è abbastanza silenzioso, come suo solito. Non ha mai amato parlare più del necessario. Sophie Rose si rivolge a lui. SOPHIE: Allora, Ryan. Hai più picchiato nessuno qui a Newport? Interviene Seth, prendendo la palla al balzo. SETH: E’ una vita che non lo vedo più usare i suoi pugni indomiti. E’ diventato un pacifista. Forse devo iniziare a riscrivere il personaggio di Kid Chino. Già me lo vedo ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada. RYAN: Mi bastano e mi avanzano quelli che ho tirato quando ero nel fight club! SETH: Ryan! Non lo sai che la prima regola del fight club è non parlare mai del fight club? Anche se, ad essere sinceri, non mi è mai stato chiaro se il fatto di ripetere questa regola non sia già una violazione di essa, in quanto le parole “fight club” vengono ripetute più di una volta… tu che ne dici? Ryan lo guarda con un’espressione a metà tra l’esterrefatto e il rassegnato. Pensa che Seth non cambierà mai. Al tavolo tutti iniziano a ridere, poi prende la parola Kirsten. KIRSTEN: Ryan, il lavoro come procede? Dopo la domanda, la donna prende la ciotola dell’insalata rovesciandosene un po’ nel suo piatto. RYAN: Abbiamo avuto un po’ di difficoltà inizialmente, ma sembra che adesso il Newport Group sia pronto a spiccare nuovamente il volo. Certo, se riavessimo con noi la storica vice presidente sarebbe tutto molto più facile… Kirsten inclina leggermente la testa verso destra. KIRSTEN: Lo sai, sono stata costretta a rifiutare la tua proposta a causa dei miei problemi di salute. Inoltre, abitare a più di sei ore da Newport non avrebbe certo aiutato. Tuttavia sono sicura che sarai totalmente all’altezza della situazione. Se solo mio padre potesse vederti ora… SETH: Probabilmente il nonno lo ucciderebbe per avergli rubato l’azienda. Sai, non era certo il fan numero uno di Ryan. Sandy fa un cenno facendo capire di pensarla allo stesso modo e Summer sorride ripensando alle vecchie storie tra Ryan e Caleb. KIRSTEN: Non è mai stato il tipo di persona che lascia trasparire i suoi sentimenti. A volte la sua prudenza lo portava ad essere chiuso e scontroso, a non fidarsi di nessuno, ma so che alla fine l’avevi conquistato. Sarebbe molto fiero di te oggi. Così come lo siamo noi. Ryan guarda Kirsten e le sorride. Quanto sono lontani i tempi in cui la donna sgridava suo marito per averle portato un galeotto in casa. E’ passata una vita. Non avrebbe mai pensato che si sarebbe affezionata così tanto a lui. A mezzanotte inoltrata Sandy, Kirsten e Sophie si infilano nuovamente in macchina pronti a ripartire verso casa. Il viaggio è decisamente lungo, tant’è vero che fino al giorno prima avevano intenzione di passare la notte a Newport e rientrare la mattina successiva, ma un’improvvisa chiamata del giudice ha costretto Sandy a viaggiare di notte in modo da poter essere presente il mattino dopo in tribunale. Quando il dovere chiama, Sandy risponde. Sempre. Dopo aver salutato tutti, i tre ripartono alla volta di Berkeley. Ad un certo punto del tragitto, un’altra auto – nera e con gli abbaglianti accesi – si avvicina, da dietro, alla vettura della famiglia Cohen. Sandy guarda nello specchietto e la vede. Il suo sguardo si atterrisce quando l’auto inizia a tamponare la loro. KIRSTEN: Sandy! SOPHIE: Papààà! Le due iniziano ad urlare. L’auto dietro continua a tamponarli. Ancora. E ancora. E ancora. La paura prende il sopravvento. Sophie urla. Kirsten fa lo stesso. Sandy tenta, con una manovra, di farsi sorpassare, ma l’auto nera li colpisce nuovamente. Di fianco questa volta. Un impatto tremendo. L’auto dei Cohen cade giù, nella strada sottostante, ribaltandosi. Rotola. Rotola ancora. Un volo di una decina di metri. L’auto in frantumi. Vetri ovunque. Fumo. Silenzio surreale. La quiete dopo la tempesta. Da lontano iniziano a sentirsi delle sirene. Ambulanze e vigili del fuoco. Sembra un film. Sembra un incubo. I paramedici arrivati sul posto dell’incidente portano via due barelle coperte con dei teli bianchi. Sulla terza barella è ben visibile Sophie Rose con una maschera d’ossigeno sulla bocca e tanto sangue sulla testa. Lì attorno c’è il caos. La gente radunata è incredula spettatrice di quel disastro. Un macabro spettacolo. CIMITERO DI NEWPORT BEACH E’ una giornata di pioggia. Sono poche le giornate di pioggia a Newport. Questa è una di quelle. Seth, con un’espressione sconvolta, è in piedi davanti alle due bare, sul prato verde del cimitero. Non riesce a crederci. Non potrà più ascoltare le battute di suo padre. Colui da cui, anche se non lo ammetterebbe mai, ha preso molto del suo carattere. Non potrà più vedere sua madre. Non potrà più abbracciarla. Gli occhi sbarrati. Summer, accanto a lui, lo abbraccia stringendolo in vita con entrambe le mani e poggiando la testa sul suo petto. E’ nel pieno di un pianto disperato. Il suo trucco sbavato. Ryan è a pochi passi, in silenzio, che stringe a sé Sophie Rose. Lei non guarda. Non può pensare di essere stata l’unica a sopravvivere a quell’incidente. Perché loro no? Perché solo lei? Chi l’ha deciso? Sono tutti vestiti di nero. Ci sono decine di persone a quel maledetto funerale. Di nuovo gli occhi scioccati e gonfi di Seth. Sembra non aver ancora realizzato. E’ visibilmente frastornato. Ryan abbassa lo sguardo e dà un bacio sulla testa di Sophie. E’ il più lucido dei quattro. Il prete, in piedi dietro le bare di legno, recita qualcosa. Parole di conforto. Semmai possano esistere parole che confortino dopo una tragedia simile. Niente può essere di conforto di fronte ad una fine così definitiva come la morte. Due vite spezzate. Due genitori portati via troppo presto. Negli occhi di Sophie, che stacca la testa dal corpo di Ryan, le immagini di quell’incidente. Il volto incerottato. Il dolore. Lo strazio. La fine. L’addio. UN MESE DOPO... E’ una delle tante giornate calde e soleggiate a Newport Beach e Summer, Seth e Sophie – in abiti elegantissimi – stanno rientrando in casa. Quel giorno si è tenuta l’udienza per la custodia di Sophie dopo la morte di Sandy e Kirsten. Seth apre la porta e, una volta entrati tutti, la richiude alle loro spalle. SETH (slacciandosi la cravatta): Affidamento temporaneo a carico di tuo fratello Seth e sua moglie Summer. Poteva andarti peggio, no? SOPHIE: Già… La ragazza risponde in maniera distratta. Ancora non ha superato la morte dei suoi genitori. Per lei è cambiato tutto così in fretta ed ora si ritrova “prigioniera” di una città che non ha mai amato. SETH: Ehi… vieni qui. Il ragazzo abbraccia sua sorella. SETH: La supereremo insieme. Te lo prometto. Summer li guarda da qualche metro di distanza. E’ una scena di una bellezza unica, una delle rare occasioni in cui Seth ha svestito i panni di adolescente un po’ cresciuto ed ha indossato quelli di fratello maggiore responsabile, quasi di padre. Anche perché è quello che sarà d’ora in poi. Padre. Padre di sua sorella. E lei, Summer, avrà l’arduo compito di farle da mamma. Questo la spaventa un pochino. SUMMER: Ho dimenticato i sacchetti con la frutta in macchina, vai a prenderli tu Sophie? SOPHIE: Vado. La ragazzina si divincola dall’abbraccio di suo fratello e si reca nuovamente verso l’uscita. Dopo che Sophie ha chiuso la porta alle sue spalle, Summer si rivolge a Seth. SUMMER: Ce la faremo? SETH: Dobbiamo farcela. Il giudice è stato abbastanza chiaro, l’ha lasciata temporaneamente con noi solamente perché siamo di famiglia, ma alla prima infrazione la sbatterà nel sistema. Non possiamo permettere che accada. Inoltre sono anni che proviamo, con scarsi risultati, ad avere un bambino. Possiamo essere gli uni la felicità dell’altra. E poi tu hai tutto ciò che serve per essere una mamma fantastica. Ce la faremo, ne sono sicuro. Gli occhi di Summer brillano mentre dà un bacio sulla bocca di suo marito. Spesso ha più fiducia lui in lei di quanta ne abbia lei in sé stessa. Lo trova semplicemente adorabile. Sophie sta prendendo la frutta sul sedile posteriore dell’auto parcheggiata nel viale davanti casa Cohen. Dopo aver preso i sacchetti tra le braccia, chiude la portiera con l’aiuto dei piedi e, a pochi passi da lei, vede una ragazza che, nel frattempo, le sta andando incontro. RAGAZZA: Ciao. SOPHIE: Ehi. RAGAZZA: Ho saputo quello che è successo ai tuoi. Volevo dirti che mi dispiace un sacco. Io sono Ellie, Ellie Sanders e vivo nella casa qui accanto. Per qualsiasi cosa, puoi contare su di me. SOPHIE: Ok, grazie. Sophie è un po’ seccata. Non ha nessuna intenzione di parlare della tragedia che le è appena occorsa, tantomeno con una sconosciuta che vive in quella città piena di cerebrolesi. ELLIE (imbarazzata): Ok… Ci becchiamo in giro allora! Sophie si limita ad annuire e si volta per tornare in casa. “Becchiamo”. Quanto parlano buffo le persone lì a Newport!? CIMITERO DI NEWPORT BEACH Ryan è sulla tomba di Sandy e Kirsten. E’ in rispettosissimo silenzio, dentro di sé non smette di ripensare a quanto quella coppia di estranei abbia fatto per un teppistello come lui. Possono contarsi sulla punta delle dita le persone disposte a tanto e lui ha avuto la fortuna di incontrare due di quelle. I suoi pensieri vengono interrotti dallo squillare del suo telefonino. Ryan lo prende e risponde. RYAN: Pronto? SETH: Ehi Ryan, dove sei? RYAN: Ho fatto un salto al cimitero, è successo qualcosa? SETH: C’è qui una persona che dice di doverti incontrare immediatamente. Si tratta di una questione di lavoro. Ce la fai a passare a casa mia? RYAN: Avevo intenzione di stare altri dieci minuti qui al cimitero e poi devo passare in ufficio. SETH: Riferirò. RYAN: Grazie. SETH: Salutami mamma e papà. La voce di Seth si incupisce e si lascia rompere dalle lacrime ricacciate indietro poco prima che potessero scendergli giù dagli occhi. Ryan se ne accorge dal semplice suono della sua voce. Lo conosce benissimo. Sa che non può ancora averla accettata quella tragica fine. Sa quanto fosse legato ai suoi genitori. Sa anche che nell’ultimo mese non è passata nemmeno una mattina senza che lui andasse a trovarli lì al cimitero, portando dei fiori freschi. RYAN: Certo. Dopo aver riagganciato, Ryan stende una mano sulle lapidi e tocca prima l’immagine di Sandy, poi quella di Kirsten, quasi a volerli accarezzare entrambi. Dopo aver lasciato la tomba del signore e della signora Cohen, il ragazzo si reca in un altro settore del cimitero. Un settore che, all’apparenza, è molto più isolato e triste. Quasi del tutto senza fiori, se non per un vaso di taglia piccola poggiato su una delle tombe, dal quale fuoriescono alcuni gigli bianchi. Ryan si piega in avanti e con la mano toglie della polvere dalla foto. La foto in questione è quella di Marissa. Marissa Cooper. Sono passati diversi anni dalla sua prematura scomparsa, ma Ryan sembra non averla ancora superata del tutto. Ha provato a rifarsi una vita con Taylor, ma non ha funzionato. Non ha funzionato con nessun’altra. Forse l’amore che provava, o che prova ancora, per quella biondina che gli ha sconvolto la vita è troppo intenso per essere superato o dimenticato. RYAN: Ciao Marissa. Dopo quel saluto, Ryan aspetta una manciata di secondi, quasi come se si aspettasse una risposta dell’altra persona. “Che idiozia”, pensa. RYAN: Non so se li hai già incontrati di là, ovunque tu sia, ma Sandy e Kirsten non sono più qui con noi. Non credevo di poter soffrire nuovamente così tanto dopo quella sera. Una lacrima che non è riuscito a controllare solca il lato destro del suo viso, giù fino al mento. RYAN: Ma stavolta sono un uomo, devo essere forte. Devo esserlo per la piccola Sophie. Sai, è cresciuta tantissimo e un po’ mi ricorda te alla sua età. Ryan si lascia sfuggire un breve, amaro, sorriso. RYAN: Ha proprio un bel temperamento, non sarà facile per Seth e Summer starle dietro. Così come non lo era per tua madre stare dietro a te. Quanti grattacapi le hai dato a quell’età. Una folata di vento gli provoca un piccolo brivido lungo la schiena. Il contrasto tra il caldo del sole californiano ed il freddo di quel breve soffio. RYAN: Ti ricordi di Tijuana? Ci hai fatto prendere un gran bello spavento quella volta. Tua madre ha fatto di tutto per rinchiuderti in un ospedale psichiatrico. Ryan fa una piccola pausa, ripensando a quella situazione. RYAN: So che sono passati tanti anni, ormai, ma non passa un solo giorno che non mi svegli con il tuo sorriso stampato nella mente. Non c’è notte che non mi svegli col terrore. Lo stesso terrore che avevo quella sera, quando ti ho raccolta da quella maledetta strada. Il terrore di perderti. Anche se ti ho già persa, ormai. E che dire delle fitte che mi colpiscono quando, camminando per strada, tutte le ragazze mi sembrano te? Sei ovunque, eppure non ti trovo da nessuna parte. Non ce la faccio più. Sono passati tanti anni, lo so, ma a me sembra ancora ieri che avevo la possibilità di accarezzarti, di sentire il tuo profumo, di assaporare le tue labbra. Non so se riuscirò mai a superarlo. A superare te. A superare noi. Ryan, dopo quelle parole, si concede un minuto di silenzio, poi si china e bacia la foto di Marissa. Che bel sorriso che ha lì. Il sorriso di cui si era perdutamente innamorato tanti anni prima. “Ryan?” Improvvisamente Ryan si sente chiamare. Una voce femminile proveniente dalle sue spalle. Tutt’a un tratto gli si gela il sangue. Il respiro si interrompe. Non può essere. Gli occhi sbarrati. “Ryan Atwood?” Ryan si volta e si rende conto che la sua mente gli ha giocato, ancora una volta, un brutto scherzo. Davanti a lui non c’è la persona che sperava di vedere, bensì una giovane donna, anch’essa alta, bionda e dotata di un’eleganza di altri tempi. DONNA: Mi chiamo Charlotte Morgan, Seth Cohen mi ha detto che avrei potuto trovarla qui. RYAN: Piacere di conoscerla. I due si stringono la mano. Ryan torna sul pianeta Terra e cerca di concentrarsi su quella donna. RYAN: Cosa posso fare per lei? CHARLOTTE: Ha presente la villa vicino al molo che è stata commissionata al suo gruppo la scorsa settimana? Beh, quello con cui ha parlato era uno dei miei emissari. Vorrei discutere con lei alcuni dettagli su quella che sarà la mia nuova abitazione per un po’ di tempo… PONTILE DI NEWPORT BEACH La calda giornata si sta facendo sentire tutta e Sophie ha deciso di andare a farsi un giro dalle parti del pontile. Seth e Summer hanno acconsentito a mandarla, pensano che concederle i suoi spazi non possa che giovarle in questo periodo così difficile per lei. La ragazza è seduta su una panchina a fissare l’Oceano. Il rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli sottostanti la stanno aiutando a rilassarsi. I suoi pensieri, in quel momento, non sono certo rosei, ma ha davvero bisogno di pensare e razionalizzare un po’ tutta la situazione. Negli ultimi trenta giorni è successo tutto così velocemente che non ha ancora avuto modo di metabolizzare l’incidente. Le ferite esterne sono ormai sparite dal suo volto, quelle ci impiegano relativamente poco a passare. Sono le ferite interiori, quelle nell’anima, le più difficili a cicatrizzarsi. Per quelle dovrà passare ancora un bel po’ di tempo. Se non altro, non ha più gli incubi la notte. E questo è già bel un traguardo. Mentre è immersa nei propri pensieri, Sophie sente una voce femminile in lontananza. “Ripetimelo in faccia se hai le palle!” Qualcuno sta litigando. D’istinto Sophie si alza dalla panchina su cui è seduta e cerca di andare verso quelle voci. Di lì a poco raggiunge la spiaggia e vede un gruppo di ragazze. I toni sembrano scaldarsi sempre più e Sophie fa altri passi per vedere cosa sta succedendo. Da una parte c’è la ragazza che ha conosciuto poco prima nel viale davanti casa sua. Si chiama Ellie, se non ricorda male. Sembra impaurita. Di fronte a lei una ragazza bionda e bellissima, colei che sta urlando. Accanto c’è una ragazza dai lineamenti latini, anch’essa molto bella. RAGAZZA BIONDA: Come immaginavo. ELLIE: Kimberly, io… La ragazza bionda, Kimberly, dà uno spintone ad Ellie costringendola ad indietreggiare di un paio di metri. Sophie continua ad avvicinarsi, ormai è a pochissimi passi. KIMBERLY: Sei solo una puttanella in cerca dei suoi cinque minuti di celebrità. Se ti azzardi di nuovo a parlare di me… Sophie sente il dovere di intervenire. Si avvicina ulteriormente. SOPHIE: Ehi, tu… perché non la lasci in pace? Kimberly e quella che sembra essere la sua tirapiedi si voltano immediatamente verso Sophie. KIMBERLY (con aria di sfida): E tu chi sei? SOPHIE: Se ti aspetti una stronzata tipo “chiunque tu vuoi che io sia” ti sbagli di grosso. Per dirla in parole povere, sono colei che ti farà il culo se non ci dai un taglio. Kimberly si volta verso la sua amica. Non riesce a credere alle proprie orecchie. Nessuno le ha mai parlato in quel modo. KIMBERLY: Sienna, dimmi che ho capito male. Sienna scuote il capo. SIENNA: Credo che tu abbia capito perfettamente, invece. Questa sgualdrina ha appena detto che ti farà il culo. Credo sia giunto il momento di farle vedere chi è che comanda da queste parti. Kimberly fa un paio di passi in avanti e va faccia a faccia con Sophie. La piccola Cohen può letteralmente sentire il suo respiro sul volto. Si guardano negli occhi. Gli sguardi di entrambe sono minacciosi. KIMBERLY: Stai alla larga da me, biondina. Sophie finge per un attimo di guardare in basso e poi la colpisce violentemente con un ceffone sulla guancia. La ragazza indietreggia di un paio di passi e poi si scaglia prepotentemente contro di lei. Ellie è impietrita, non sa cosa fare. Kimberly e Sophie si prendono per i capelli, cominciano a strattonarsi e di tanto in tanto si assestano, a vicenda, qualche colpo. Nella mischia interviene anche Sienna che dapprima colpisce con un pugno il ventre di Sophie, poi la afferra da dietro, bloccandola ed esponendola, del tutto indifesa, all’ira della sua amica. Kimberly inizia a colpirla. Una volta. Due volte. Tre volte. Sophie, sotto i colpi della sua avversaria, cade a terra. Il sapore della sabbia in bocca. Ellie prova, allora, ad intervenire, ma viene colpita e scaraventata a terra a sua volta. E’ evidente che non si sia mai trovata in una rissa prima d’ora. Sienna e Kimberly, con un movimento coordinato, colpiscono con un calcio al volto entrambe le ragazze. “Ferma Kim! Che cazzo fai?” Una voce maschile interrompe il massacro. E’ un ragazzo che sembra appena uscito dalla copertina di una rivista di moda, uno di quelli che se fossimo stati in un telefilm avrebbero come soprannome “Abercrombie”. Porta in mano due smoothies. Probabilmente era andato a prenderli per le ragazze nel chiosco lì vicino. Kimberly non risponde, ma decide di allontanarsi dalle sue prede. La sua amica segue l’esempio. RAGAZZO: Ti sei bevuta il cervello per caso? Picchiare le persone qui, davanti a tutti! KIMBERLY: Gabriel, tu non c’eri, non puoi capire. Meritava una lezione. GABRIEL: Chiedi immediatamente scusa. KIMBERLY: Come dici? Ti schieri dalla parte di una sconosciuta e di una sfigata, invece che dalla parte della tua ragazza? Tipico di te, non mi sorprende. Se vuoi puoi anche limonartele qui seduta stante, tanto è così che fai, no? GABRIEL: Kim, scusati. Ora. Kimberly si avvicina a Sophie, ancora distesa a terra con il labbro sanguinante. Porta la sua bocca vicino all’orecchio della sua rivale. KIMBERLY (sussurrando): Benvenuta a OC, stronzetta! Subito dopo, si allontana e fa per andare via. KIMBERLY: Sienna, andiamo. La sua amica la raggiunge senza dire una parola ed entrambe si avviano verso la scalinata che permette loro di tornare in strada dalla spiaggia. Gabriel, ancora incredulo da ciò che ha visto, si avvicina a Sophie ed Ellie e le aiuta a rialzarsi. GABRIEL: Vi chiedo scusa per la mia ragazza. Mi dispiace. SOPHIE: Bella ragazza che hai! Senza attendere una replica del ragazzo, si divincola dalla sua presa e si allontana nel tentativo di tornare da dove è arrivata. Ellie la segue. ELLIE: Non dovevi farlo, potevo gestirla. SOPHIE: Sì, l’ho notato. Ellie sorride, rendendosi conto dell’ironia nel tono della nuova arrivata a Newport. Entrambe hanno sul volto i segni, ben visibili, della zuffa. ELLIE: Grazie, comunque. Sophie annuisce e va via. Il suo primo giorno da residente a Newport non è stato certo come lo immaginava, tuttavia sa che dovrà farci i conti con quella città che tanto odia. Del resto quella lì ora è anche casa sua. CENTRO COMMERCIALE DI NEWPORT BEACH Qualche ora più tardi, Sophie sta trovando refrigerio da quella giornata torrida al fresco del centro commerciale di Newport dove si è recata a comprare ciò che le occorre per iniziare la sua nuova vita in quella cittadina di Orange County. Mentre cammina per i corridoi dell’edificio si sente chiamare alle sue spalle. “Ehi! Ehi, biondina!” Dapprima non dà peso a quelle parole, dopodiché capisce che son dirette a lei e si volta. A chiamarla è quel Gabriel che poco fa l’ha soccorsa in spiaggia. Indossa una divisa di un qualche negozio di quelli presenti in quella struttura. SOPHIE: Sei peggio di una zecca! GABRIEL: Come va il labbro? SOPHIE: Di sicuro andava meglio prima che la tua ragazza mi picchiasse. GABRIEL (sfoggiando uno dei suoi sorrisi da modello): Non ci siamo ancora presentati a dovere, comunque. Io sono Gabriel Ross, piacere. SOPHIE: Sophie Rose Cohen. Adesso posso andare o sei un poliziotto e mi stai arrestando per qualche motivo? GABRIEL: Ti avrei volentieri offerto una bibita fresca per scusarmi ancora una volta. Lavoro al bar lì in fondo. Vieni. Gabriel indica il bar all’interno del centro commerciale e le prende un braccio come se volesse trascinarla verso quella direzione. Sophie ci pensa per un paio di secondi, poi decide di accettare l’invito. Il caldo è insopportabile quel giorno, un qualcosa di fresco è proprio quello che ci vuole. I due son seduti ad un tavolino all’interno del bar. Gabriel le ha portato la bibita che le ha promesso e si è seduto di fronte a lei. SOPHIE: Non dovresti lavorare? GABRIEL: Sono in pausa, riprendo tra venti minuti. SOPHIE: Sai, non l’avrei mai detto. GABRIEL: Cosa? SOPHIE: Che lavorassi qui. Insomma, a guardarti mentre sei in giro con la strega uno direbbe che passi le giornate a giocare a pallanuoto e fare servizi fotografici per Abercrombie o cose del genere. Questo è l’ultimo posto in cui avrei pensato di trovarti. Gabriel dapprima sorride pensando al fatto che quella ragazza lo veda come una specie di modello, poi si incupisce. GABRIEL: Hai mai sentito parlare di Lincoln Ross? SOPHIE: Dovrei? GABRIEL: Sei l’unica in questa città che non conosce la mia storia. SOPHIE: Forse perché non sono di questa città. Mi sono trasferita da poco da Berkeley. GABRIEL: Comunque, Lincoln è mio padre. Era a capo di un’azienda finanziaria molto rinomata qui a Newport. Purtroppo si è fidato dei consulenti sbagliati e un paio di mesi fa è stato arrestato per frode e tutti i suoi beni, i nostri beni, sono stati congelati. Così se voglio continuare a studiare alla Harbor devo trovare i soldi in qualche modo. E no, non vivo grazie a degli stupidi servizi fotografici. Sophie rimane scioccata dalla storia di quel ragazzo. L’aveva giudicato male. SOPHIE: Mi spiace. GABRIEL: Guardiamo il lato positivo, posso offrire da bere a tutte le ragazze carine che capitano da queste parti. SOPHIE: A patto che non ti faccia beccare dalla strega! Gabriel ridacchia. GABRIEL: Sai, Kim non è così male. Dovresti darle una chance, potreste diventare amiche. SOPHIE: No, grazie. Come se avessi accettato, guarda! Sophie spalanca gli occhi come a far capire che è l’ultima cosa al mondo che farebbe. GABRIEL: Vieni con me, ho bisogno del tuo aiuto. Gabriel prende Sophie per il braccio e la trascina con sé. E’ la seconda volta quel giorno. I due sorpassano il bancone e si infilano nella porticina lì dietro, il magazzino del bar. Gabriel poggia una scala al terzo scaffale e si volta verso Sophie. GABRIEL: Devo riprendere il turno, ma prima devo portare i rifornimenti di là. Tienimi la scala mentre prendo il recipiente con il succo d’arancia, altrimenti rischio di cadere. L’ultima volta che sono finito con il culo per terra non è stata una cosa molto simpatica. SOPHIE: Pagherei per vedere quello show! Gabriel si stende e afferra il recipiente riposto sullo scaffale in alto. Fa per voltarsi, ma il recipiente tocca l’estremità dello scaffale e si rovescia. Sophie è bagnata fradicia. SOPHIE (lentamente e a tono alto): VAFFANCULO. GABRIEL (imbarazzato): Cazzo, mi dispiace. SOPHIE: L’ho sentita già troppo spesso quella frase da te, considerato che ci conosciamo da qualche ora. GABRIEL: Sono imbarazzato. Scusami. SOPHIE: Mai quanto lo sarai a lavorare così. Sophie prende una bottiglia di Coca Cola, la apre e la rovescia improvvisamente sulla testa del ragazzo. GABRIEL: Che cazzo fai!? SOPHIE: Siamo pari. GABRIEL: Nemmeno per sogno! Il mio è stato un incidente, tu l’hai fatto di proposito. Gabriel afferra Sophie e inizia a far gocciolare i suoi capelli bagnati sulla sua testa. Sophie cerca di divincolarsi. I due iniziano a strattonarsi. C’è la complicità di chi si conosce da tanti anni, eppure son passate poche ore dalla prima volta che si sono visti. Dopo vari secondi a farsi dispetti a vicenda, i due si fermano, totalmente bagnati, a fissarsi negli occhi. La scintilla che scocca sarebbe visibile persino ad un cieco. Gabriel si china quel tanto che basta e porta il suo viso a pochissimi centimetri da quello di Sophie. Lei non si scansa. La tensione è alle stelle. Sophie si fa coraggio e colma quella manciata di centimetri che separa la sua bocca da quella di Gabriel. I due si baciano. Poi si baciano di nuovo. E di nuovo ancora. Con passione. Gabriel abbassa la spallina del vestito di Sophie. Sophie inizia a sbottonare la camicia zuppa di Gabriel. Lui le afferra i fianchi e la poggia contro il muro. Le gambe di lei abbracciano la vita di lui. Un altro bacio passionale. I due iniziano a fare sesso. Lì, nel magazzino del bar del centro commerciale pochissime ore dopo essersi conosciuti. In quel momento, Kimberly è solamente un vago ricordo. Per entrambi. Un vago ricordo con cui, però, presto dovranno fare i conti. Domani c’è scuola. Per Sophie il primissimo giorno alla Harbor. FINE EPISODIO. 02. THE DAY AFTER CASA COHEN Dopo una notte non eccessivamente calda, per gli standard californiani di quel periodo dell’anno, lo spietato suono della sveglia riscaraventa, di forza, Sophie nella vita reale. Alla cieca, con la mano destra, la ragazza cerca di zittirla ma, non riuscendoci, è costretta ad aprire gli occhi e voltarsi verso il comodino. SOPHIE (con voce assonnata): Ho capito, ho capito! La piccola Cohen riesce finalmente a porre fine a quella tortura. Due secondi per razionalizzare ed ecco che il suo umore crolla ancor di più: quello per lei è il primo giorno alla Harbor. Dire che non muore dalla voglia di fiondarsi in mezzo a ragazzi ricchi e iper-palestrati e finte modelle senza cervello è un eufemismo. Tuttavia i documenti sono finalmente tutti pronti, l’iscrizione è stata fatta, tocca solo ingerire il boccone e iniziare. In cucina, Seth e Summer sono già intenti a preparare la colazione. Pancakes e ciambelle col burro, spalmato con il famoso “metodo Sandy Cohen”, per tutti! Anche Ryan è dai Cohen. E’ ormai tradizione, anche se da un pezzo ha lasciato la casetta in piscina, che la mattina vada a fare colazione da Seth, anche se questo, per lui, significa svegliarsi ancora prima. SETH: Allora, Ryan? Non hai nulla da raccontarmi? Ryan, confuso, con una ciambella ancora in bocca, si volta verso Summer per cercare di capire di cosa stia parlando Seth. Summer fa cenno con le labbra di non sapere nulla, così il ragazzo è costretto a chiedere. RYAN: A che proposito? SETH: Vediamo… ti do qualche indizio, magari ti torna la memoria. Bionda, alta, snella elegante, accento inglese… RYAN: Ok, ti riferisci a Charlotte. SETH (con enfasi): Charlotte!! RYAN: Prima che possa farti un’idea sbagliata, ti dico che mi cercava per una questione di lavoro. Seth scimmiotta Ryan, poi inarca le sopracciglia. SETH: “Questione di lavoro”. E’ così che lo chiamate oggi? Quella conversazione, che per Ryan sta diventando decisamente imbarazzante, viene interrotta dall’ingresso in cucina di Sophie. SOPHIE: Buongiorno. Summer si alza e va verso di lei, abbracciandola. SUMMER: Buongiorno tesoro. Dopodiché le dà un bacio sulla testa. SETH: Bambi! Sei arrivata giusto in tempo, è rimasta una sola ciambella. Anche se credo che sia quella che Ryan ha tolto di bocca appena ha sentito nominare una certa C-h-a-r-l-o-t-t-e. SUMMER (scuotendo velocemente la testa in segno di dissenso): Che schifo! SOPHIE: Prendo solo del caffè, non ho fame. SUMMER: Gran giorno oggi! Il primo alla Harbor! SOPHIE: Mi è consentito rubarti il motto? Che schifo! Summer le sorride amorevolmente. Sa benissimo che per lei sarà molto difficile adattarsi a quella nuova vita, ma è determinata a fare tutto il possibile affinché ci riesca nel minor tempo possibile. Ha sempre visto Sophie come la sorellina che non ha mai avuto. Ora è diventata anche qualcosa di più di ciò. E’ diventata una figlia. Sophie fa il giro attorno all’isola della cucina e va a versare del caffè in una tazza. Beve un primo sorso, poi si interrompe. SOPHIE: Comunque, chi è Charlotte? Seth coglie l’occasione al volo. SETH: Già, Ryan, chi è Charlotte? Seth rimane a fissare Ryan sbattendo velocemente le palpebre. Ryan sfodera un mezzo sorriso. RYAN: Devo iniziare a fare colazione a casa mia! Tutti e quattro ridono. E’ davvero una bella fotografia. Per un attimo le difficoltà dell’ultimo mese sembrano essere sorpassate. E’ il primo vero squarcio di una nuova vita che li vedrà più uniti che mai. HARBOR SCHOOL La vettura con all’interno Summer, alla guida, e Sophie, sul sedile del passeggero con il suo immancabile cappellino, arriva davanti alla Harbor. Summer arresta la corsa del veicolo nel parcheggio apposito e guarda una Sophie che ha più l’aria di qualcuno che sta per andare in guerra, che quella di qualcuno destinato alle aule di un liceo. SUMMER (guardando Sophie): Eccoci a destinazione! Sophie sbuffa. SUMMER: Vedrai che andrà tutto bene, tesoro. La signora Chang è stata piuttosto chiara sul fatto che cercheranno in tutti i modi di farti sentire la benvenuta. Non preoccuparti, le persone di Newport non sono così male come sembrano quando le vedi dall’esterno. In fondo anche io sono di Newport. Non sono mica così male, no? Sophie fa un sorriso, il primo da quando la macchina ha lasciato la residenza dei Cohen. SOPHIE (con tono scherzoso): Non lo ammetterò mai a voce alta, quindi puoi anche darci un taglio. Summer ricambia il sorriso, soddisfatta. In realtà sa benissimo che potrebbe essere più dura del previsto ambientarsi in una nuova scuola, in cui tutti si conoscono già, ed essere l’outsider di turno. Fortunatamente lei non ha mai provato quelle sensazioni, ma ha vissuto in prima persona la situazione di Ryan. Luke e gli altri non gli hanno certo reso facile il trasferimento da Chino, ai tempi. SUMMER: Ok, chiudo la bocca e me ne vado. Buona giornata! Sophie annuisce, come a ricambiare l’augurio, e chiude la portiera dell’auto. Una manciata di secondi dopo, la vettura di Summer parte e si allontana. Adesso è sola. E’ sola contro Newport. SOPHIE: Si parte. La ragazza mormora tra sé e sé non appena inizia ad incamminarsi verso la porta d’ingresso dell’edificio. Pochi passi e immediatamente si trova catapultata nel bel mezzo del viavai degli studenti che si affrettano ad arrivare. C’è chi parla, chi ride, chi si spintona. Alcuni ragazzi seduti su un muretto la guardano ed iniziano a confabulare tra di loro. Probabilmente si staranno chiedendo chi sia la nuova arrivata. O magari già lo sanno. Magari già conoscono la sua storia. In maniera inevitabile la mente di Sophie viaggia a ritroso, soffermandosi sulla sua vecchia scuola. Le chiacchiere con i suoi amici, gli scherzi fatti alla secchiona di turno, le gite, le ore saltate per andare a fumare qualche sigaretta di nascosto sotto gli spalti dello stadio di football. Tutto sembrava così perfetto, lei sembrava aver trovato il suo posto nel mondo, in quel piccolo mondo studentesco perlomeno. Solo ora che è tutto cambiato si rende conto di quanto fosse importante tutto ciò per lei. Un’isolata folata di vento sul viso interrompe quei pensieri, riportandola alla realtà. Riprende a camminare verso la scalinata che conduce alla porta d’ingresso. Arrivata in cima, si volta indietro per lanciare un’ultima occhiata, poi torna ad avanzare e, finalmente, varca il portone della Harbor. Dall’interno quella struttura, che dal di fuori sembra decisamente immensa, appare molto più limitata. Il corridoio centrale, costeggiato da lunghe file di armadietti, taglia in due il piano inferiore dell’edificio e presenta porte d’ingresso alle aule su entrambi i lati. Sophie si rende conto solo in quel momento che deve cercare la presidenza dove la signora Chang la aspetta per consegnarle la tabella con le classi e gli orari delle lezioni da seguire, quindi inizia a sbirciare in qualche aula. All’interno della terza porta in cui guarda, finalmente, trova una faccia familiare. ELLIE (vedendola sbucare all’improvviso nell’aula): Sophie, ciao! SOPHIE: Ehi, Ellie. Che aula è questa? ELLIE: Questa è la redazione del giornale scolastico. Presidentessa e unica collaboratrice Ellie Sanders. SOPHIE (di fretta per paura di fare ritardo): Sai dove si trova la presidenza? Ellie chiude il portatile poggiato sul tavolo e lo infila nella sua borsa. ELLIE: Andiamo, ti accompagno io. SOPHIE (stupita): Ti ringrazio! ELLIE: Figurati, è il minimo dopo quello che hai fatto ieri per me. Si riferisce, ovviamente, alla rissa in spiaggia del giorno prima. Era la prima volta che le capitava di finire in una zuffa di quella portata e, anche se le aveva prese, non può certo dire che non si sia divertita. Spesso Newport sa essere stronza anche con chi ci vive da sempre, non solo con i nuovi arrivati. Ellie e Sophie, dopo essere uscite dall’aula-redazione, attraversano mezzo corridoio prima di essere bloccate da una voce alle loro spalle. “Sophie! Sophie!” Le due si voltano contemporaneamente, quasi con la perfezione di due professioniste del nuoto sincronizzato. Sembrano essere una cosa sola. Davanti a loro trovano, dopo che ha appena lasciato il suo armadietto, l’ultima persona che si sarebbero immaginate di trovare. O almeno questo vale per Ellie. GABRIEL: Sophie, devo parlarti! SOPHIE (seccata): Non ho tempo, Gabriel. Dovevo già essere in presidenza a quest’ora, non voglio che la preside Chang mi etichetti come ritardataria già dal primo giorno che sono in questa scuola. GABRIEL: Posso accompagnartici io, così magari parliamo nel tragitto. SOPHIE (con tono deciso): Mi sta già accompagnando Ellie. Buona giornata. Sophie prende sottobraccio Ellie e la costringe a voltarsi, insieme a lei, verso la direzione che avevano intrapreso prima che Gabriel le chiamasse. Il ragazzo, confuso, si volta e torna al suo armadietto. Sophie continua a trascinare letteralmente Ellie. ELLIE: So camminare anche da sola, grazie! SOPHIE (lasciandole il braccio): Scusami. ELLIE: Mi sfugge una cosa, però: perché diavolo Gabriel Ross voleva parlare con te? Pensavo avessimo chiarito tutto ieri dopo la rissa. E poi, tecnicamente, sono io quella presa di mira dalla sua ragazza da quattro soldi. Se vuole scusarsi di nuovo deve farlo più con me che con te… SOPHIE (interrompendola e sputando il rospo ad una velocità impressionante): Abbiamo fatto sesso. Dopo quella confessione, Sophie si sente libera. Ellie, invece, non crede alle sue orecchie e, con la bocca spalancata dallo stupore, spinge Sophie contro uno degli armadietti di quel corridoio che inizia a svuotarsi, dato che quasi tutte le lezioni stanno ormai per iniziare. ELLIE: Hai fatto sesso con Gabriel Ross? Quel Gabriel Ross? Quello che era di fronte a noi poco fa? Quello che sta con Kimberly praticamente… praticamente da quando si scaccolavano a vicenda sull’altalena!? SOPHIE: Sì, ok. L’abbiamo fatto. ELLIE (cercando di strappare ulteriori dettagli alla sua nuova amica): Hai la mia più totale attenzione. Ti ascolto. Sophie capisce che se non racconterà qualche dettaglio in più non uscirà mai da quell’interrogatorio, così inizia a parlare. SOPHIE: Qualche ora dopo che ci siamo salutate sono andata al centro commerciale a fare delle compere. Lui era lì, in attesa di riprendere il suo turno di lavoro, mi ha offerto una bibita e… ELLIE: L’avete fatto sui tavoli del bar? SOPHIE (scuotendo rapidamente la testa): Che schifo, no! E’ successo nel ripostiglio del locale. ELLIE (imitando improbabili voci di Gabriel e Sophie): “Sophie ti va di darmi una mano a prendere una cosa?” “Oh sì, Gabriel prendo tutto quello che vuoi..” SOPHIE (interrompendola): Idiota! Le due scoppiano in una risata complice. Forse essere accettata dai ragazzi di Newport non richiederà tutto il tempo che pensava. O forse sì. CANTIERE DI CASA MORGAN Ryan Atwood è all’interno della villa che il Newport Group ha il compito di ristrutturare. Indossa, come suo solito, un completo molto elegante, senza la cravatta. La camicia, bianca, che fa capolino dalla sua giacca è leggermente sbottonata per dare un’aria più giovanile e più informale. Nelle sue mani varie scartoffie che ritraggono il progetto e una prospettiva di come dovrebbe venire la villa una volta ultimata. Il fresco direttore del Newport Group tiene moltissimo al suo lavoro. Riavviare un’azienda con un passato del genere, in un periodo di crisi, non è stato certo un gioco da ragazzi. Anche i ricchi hanno iniziato a spendere meno e le nuove costruzioni si sono dimezzate. Questo è il primo incarico di una certa rilevanza che il gruppo riceve da quando ha riaperto i battenti e Ryan vuole che sia tutto perfetto. RYAN (indicando con un dito su uno dei fogli): Questa trave va spostata. Come pensate che possa tenere se la disponete in questo modo? Togliamola e ricominciamo, dai. L’operaio a cui si rivolge, un uomo robusto e dall’aspetto sudamericano, annuisce senza aggiungere nulla e dà ordine ad alcuni operai di riprendere a lavorare. Mentre la squadra di lavoratori si mette all’opera per esaudire le richieste di Ryan, sulla porta d’ingresso principale, lasciata semi-aperta per favorire i movimenti durante i lavori, appare la padrona di casa. CHARLOTTE (facendo capolino all’interno): E’ permesso? RYAN: La casa è sua! Occhio a dove mette i piedi, però. Non vorrei si facesse male. CHARLOTTE: Certamente! Charlotte sfoggia un sorriso a trentadue denti e fa tre passi all’interno dell’abitazione. Inizia a guardarsi intorno. Per un occhio inesperto non è semplice vedere come verrà una volta finita, in realtà, però la donna è affascinata da quel cantiere aperto che un giorno sarà la sua casa di Newport. Dopo essersi trasferita dall’Inghilterra, ha immediatamente fatto il giro delle agenzie immobiliari, innamorandosi di questa casa a prima vista, non per come era in quel momento, ma per come l’ha immaginata una volta terminati i lavori. L’idea di tutto quel vetro, poi, l’ha colpita fin da subito. Charlotte è una donna estremamente elegante, una di quelle con la puzza sotto il naso, si direbbe a vederla senza approfondire, e ha fortemente voluto una villa altrettanto raffinata. La decisione di affidarsi al Newport Group, tramite suoi emissari avendo dovuto far ritorno immediato nel Regno Unito per occuparsi di alcuni affari lasciati in sospeso, è stata presa su consiglio di suo padre. L’uomo, che molti anni prima vantava interessi in qualche cittadina della California, si è spesso messo nelle mani sapienti del gruppo di Caleb, rimanendo estremamente soddisfatto dal lavoro dei suoi uomini. Così, dopo aver appreso la notizia del ritorno sulla piazza del Newport Group non ha avuto dubbi, anche se ben cosciente che la guida ora è nelle mani di una persona diversa e molto più giovane e inesperta di quanto non fosse il Caleb di quei tempi. Per lui quello è un marchio di garanzia. Indipendentemente da chi sia il comandante della nave. RYAN: Non si vede poi molto, eh!? CHARLOTTE: Di sicuro non avrò un occhio esperto come il suo, ma non sono certo una novellina. Lavoro in questo campo da qualche anno, ormai, qualcosa l’ho imparata. RYAN: Mi scusi, non ne avevo idea. CHARLOTTE: Possiamo smetterla? Ryan la guarda, confuso. RYAN: Prego? CHARLOTTE: Di darci del “lei”. A occhio e croce abbiamo all’incirca la stessa età e a giudicare dalla velocità con cui lavorano i suoi operai direi che dovremo lavorare a stretto contatto ancora per un po’, non crede? RYAN (sorridendo imbarazzato): Le assicuro che ci vorrà meno di quanto crede. I ragazzi lavorano duro per consegnarle la villa nel minor tempo possibile. CHARLOTTE (correggendolo): Ti assicuro… RYAN: Certo, ti… I due si scambiano un cenno d’intesa. I mondi da cui provengono non potrebbero essere così diversi. Lei, figlia di un ex imprenditore inglese – ora lord – abituata a vivere nel lusso e nell’eleganza. Lui, un ex galeotto di Chino, con una famiglia problematica ed un amore per le cose semplici. Una cosa, però, ce l’hanno in comune. Hanno sempre lottato per esaudire i propri desideri. Lui la scuola di architettura, nonostante il contesto da cui proveniva; lei avrebbe potuto vivere di rendita per generazioni, ma ha preferito costruirsi una propria carriera, indipendentemente dai titoli di suo padre. Due persone tenaci e determinate. HARBOR SCHOOL La sua prima ora alla Harbor, Sophie l’ha trascorsa quasi interamente in presidenza. La preside Chang l’ha accolta con un discorso di benvenuto, dopodiché le ha consegnato il suo piano di studi personalizzato, una tabella con gli orari di tutte le lezioni della settimana ed una mappa dell’istituto per orientarsi ed essere in grado di trovare immediatamente le aule di cui avrà bisogno. Alla seconda ora ha seguito la lezione di storia dell’arte, mentre nell’ora successiva è stata nell’aula di matematica. Quest’ultima non è una materia che le va proprio a genio, tant’è che, ormai agli sgoccioli della lezione, Sophie sta giocherellando, annoiata, con la matita tra le sue dita, quando viene interrotta da un SMS sul suo iPhone. ELLIE (SMS): Sopravvissuta alla Chang? SOPHIE (SMS): A malapena. ELLIE (SMS): Bagno delle ragazze a fine lezione? SOPHIE (SMS): Ci sto. Appena il tempo di rispondere a quell’ultimo messaggio, che la campanella sancisce la fine di quell’ora di lezione. Tra un’ora di lezione e l’altra, gli studenti hanno una decina di minuti per svagarsi e cambiare aula. Sophie raccoglie la sua tracolla dal banco ed esce repentinamente dalla stanza. Non appena uscita dall’aula, la ragazza si avvia velocemente verso il bagno, impaziente di vedere la prima faccia amica di quelle ore difficili, che ha trascorso sentendosi gli occhi di tutti addosso e non riuscendo a scambiare nemmeno una parola con una qualche anima viva. L’integrazione non si direbbe procedere a gonfie vele. Di tutta fretta, Sophie apre la porta del bagno. Di quello che lei crede essere il bagno. La scena che le appare davanti la lascia di stucco. In un’aula deserta, evidentemente un’aula in cui si insegna letteratura, a giudicare dagli oggetti presenti nella stanza, un uomo ed una ragazza sono intenti a fare sesso contro una delle pareti. I due si accorgono della sua presenza e si voltano, con l’espressione di chi l’ha appena fatta grossa ed è stato beccato con le mani nel sacco. L’uomo è il professore di letteratura, per l’appunto, il signor Elliot. La ragazza è Sienna. Quella stessa Sienna che, insieme a Kimberly, il giorno precedente ha picchiato Sophie ed Ellie. Prima che il professor Elliot e Sienna possano anche lontanamente realizzare di esser stati colti in flagrante, Sophie richiude velocemente la porta e si fionda alla ricerca del bagno delle donne. Quello vero, stavolta. Una volta entrata, trova la sua amica che la sta già aspettando lì, impaziente. ELLIE: Alla buon’ora! SOPHIE (tagliando corto): Non immagini a che scena ho appena assistito. Ellie, vedendo Sophie decisamente euforica, si lascia travolgere dalla curiosità. D’altronde, quando c’è una qualsiasi cosa che abbia, anche solo alla lontana, un alone di mistero, lo spirito da blogger e aspirante giornalista di Ellie inizia a leccarsi i baffi. ELLIE (sarcastica): E perché non hai ancora iniziato a raccontare? SOPHIE: Stavo cercando il bagno per incontrarci, ma ho sbagliato stanza. Sono entrata nell’aula di letteratura… ELLIE: La signora Chang non ti ha consegnato la piantina dell’edificio? SOPHIE: Sì, ma non è questo il punto. Quando ho aperto la porta ho visto Sienna fare sesso con un uomo, un professore. ELLIE: Sienna e il professor Elliot? SOPHIE: Non so quale dei professori fosse. Non so nemmeno se fosse davvero un professore. So solo che è un uomo adulto e che stava facendo sesso con Sienna contro un muro. ELLIE (cercando di capire): Descrivimelo. SOPHIE (ricordando quei pochi dettagli che ha visto): Abbastanza alto, spalle larghe, occhi chiari, capelli mossi e barbetta. ELLIE: Il signor Elliot. E’ lui. Sei consapevole di avere in mano una bomba atomica pronta ad esplodere? SOPHIE: Voglio solo farmi i cavoli miei. Non la useremo. ELLIE (sorridendo): Parla per te, tesoro! SOPHIE (scandendo per bene le parole di quella frase): Noi non la useremo. ELLIE (delusa): Ok. Sophie guarda distrattamente l’orario indicato sul suo iPhone. SOPHIE: Oh, cazzo! E’ tardissimo! La lezione sarà già iniziata. Ci vediamo all’uscita. Sophie mette immediatamente via il suo cellulare e si volta per tornare a seguire le lezioni. Appena lasciato il bagno e immessasi sul corridoio principale, si sente afferrare e tirare via. Sienna, con grandissima forza, la scaraventa con le spalle contro la fila di armadietti e le si pone a pochissimi centimetri di distanza. Sophie è immobile. Sienna china la testa verso l’orecchio della ragazza e le sussurra qualcosa. SIENNA (sussurrando): Se non vuoi che ti sciupi quel bel faccino non pensare nemmeno lontanamente di dire a qualcuno ciò che hai visto poco fa. Sono stata chiara? Sophie cerca di riacquisire lucidità dopo essere stata colta alla sprovvista. Con un sorriso di sfida risponde. SOPHIE: Non azzardarti più a parlarmi in questo modo. Sienna è confusa. Si sarebbe aspettato di tutto, sarebbe stata pronta perfino ad un nuovo scontro fisico, tranne che quella reazione da parte di Sophie. SIENNA: Ti do tre secondi per promettermi che terrai chiusa quella boccaccia… Uno… Due… Sophie, facendo leva con la schiena sull’armadietto, dà una spinta violenta alla sua “avversaria” e la spinge lontana. La ragazza latina si scaglia con violenza contro di lei, ma prima che possa arrivare al contatto, viene afferrata da dietro. BRANDON (sorridendo): Ragazze, diamoci un taglio ok? Brandon sposta Sienna dietro di lui e la lascia andare. Non è affatto robusto il ragazzo, ma di certo non gli manca la forza. Sienna, ancora incavolata, lancia un’occhiataccia a Sophie e le mormora un’ultima cosa prima di allontanarsi definitivamente. SIENNA: Ricorda, bocca cucita. Sienna si decide, finalmente, ad andar via. Brandon rimane lì, nel corridoio quasi deserto visto che a quell’ora le lezioni son quasi tutte iniziate, insieme a Sophie e a Ellie che, sentendo il trambusto, è uscita dal bagno ed è rimasta, incredula, a guardare. Alla prima si è anche divertita, ma due risse in due giorni sarebbero state davvero troppe per lei. ELLIE (rivolgendosi a Sophie): Tutto ok? SOPHIE: Meravigliosamente. Sophie fa per andarsene, ma quel ragazzo la ferma afferrandole un braccio. BRANDON: Io sono Brandon Baker. E’ un piacere conoscerti, novellina. SOPHIE: Sophie. Grazie per l’aiuto, ma ora devo scappare in classe. BRANDON: Aspetta, tigre. Questa sera ci sarà una festa a casa mia, tanto per cambiare. E’ una di quelle feste in cui un caratterino come il tuo potrebbe sentirsi a casa. Che ne dici di fare un salto? SOPHIE: Stasera ho un impegno, grazie lo stesso. Sophie fa un paio di passi andando via, ma il ragazzo non si arrende, urlandole qualcosa. BRANDON: Porta anche la tua amica. Alle 22. Ci conto! Ellie finalmente si muove e, con passi veloci, cerca di raggiungere Sophie che già si è incamminata verso la sua prossima lezione. ELLIE: Dimmi che ci andremo! SOPHIE: Scordatelo. ELLIE: E’ una festa di Brandon. Ci vanno praticamente tutte le persone “in” di Newport. E poi, dimmi, hai visto quant’è carino? Ellie ha un’espressione sognante. SOPHIE: Non dirmi che sei innamorata di lui. ELLIE (arrossendo e parlando velocemente): Pazzamente. Dalla terza elementare. Non ci siamo mai parlati se non una volta, credo, sette anni fa. Non sono mai stata invitata a feste del genere. Potrebbe essere la situazione giusta per vederlo in azione. Ti prego, ti prego, ti prego. SOPHIE (rassegnata): Ok, d’accordo. ELLIE: Sei la migliore! Dammi il cinque! Sophie la guarda in malo modo. SOPHIE: Inizio già a pentirmene. Ellie la guarda e scoppia a ridere. Sophie ricambia il sorriso. In lei vede una persona vera, vede tutto ciò che non avrebbe mai pensato di trovare a Newport, vede un’amica. Si conoscono da due giorni, è prematuro parlare di amicizia vera, tuttavia quella ragazza l’ha colpita. Ha qualcosa che le è familiare. Ha qualcosa che le ispira fiducia. CASA COHEN Qualche ora dopo, a casa Cohen, Sophie è in camera sua a prepararsi per la festa di Brandon. A dire la verità sono già passate diverse decine di minuti, ci mette decisamente troppo per una ragazza a cui non importa nulla andare ai party dei ragazzi di Newport Beach. Nel salone, intanto, Seth è seduto sul divano, accanto a Summer. Marito e moglie sono intenti a guardare un film sui supereroi. In realtà è Seth che lo sta guardando, Summer gli fa, più che altro, compagnia. Sul tavolino in vetro davanti al divano è poggiato il numero odierno del Los Angeles Times. In prima pagina si può leggere, a caratteri cubitali, il titolo: “MASANO RILASCIATO: CADUTE LE ACCUSE”. Seth interrompe il silenzio tombale con cui sta seguendo il film e si rivolge a Summer. SETH: Dove hai detto che va Sophie stasera? SUMMER: Ad un party. L’ha organizzato un certo Brandon Baker. Abita nella vecchia casa di Holly, quella sul mare. Non so se ti ricordi… SETH (ironico): Certo che mi ricordo. E’ quella in cui ti ubriacavi e mi ignoravi pesantemente durante le feste, provandoci con Ryan tra l’altro. SUMMER (sorridendogli): Sarà successo una volta sola! E praticamente non ci conoscevamo ancora! SETH: Sei sicura che sia una buona idea? Mandarla, intendo… SUMMER: Ma sì, le farà bene svagarsi un po’. Puoi stare tranquillo, quei ragazzi non fanno niente che non abbiamo fatto anche noi alla loro età. SETH (alzandosi in piedi, ansioso): Ora sì che sono tranquillo! Summer sghignazza. SUMMER (con malizia): Guarda il lato positivo. Avremo di nuovo tutta la casa per noi. Non succede da un po’. Chissà cosa potremo mai fare soli soletti qui… SETH: Ok, mi avevi già convinto alle parole “casa per noi”. Poi urla rivolto verso il piano superiore della casa. SETH: Sophieee, non è ora di andare? Dai che rischi di fare tardi. Non vorrai mica far aspettare Brandon Baker! Summer lo guarda e sorride di nuovo. Quell’uomo sa metterla sempre di buon umore. Il suo fare da nerd impacciato è adorabile. Le basterebbe star lì tutta la vita solamente a guardarlo muoversi e a sentirlo parlare. SUMMER: Scemo! Summer si alza dal divano e va verso le scale. SUMMER: Vado a controllare a che punto si trova. Inizia a salire le scale e si reca al piano superiore. Una volta arrivata davanti alla porta socchiusa della stanza di Sophie, quella che molti anni prima era stata la camera di Seth, Summer bussa. SUMMER: Sophie, tutto bene? Nessuna risposta. Summer inizia a preoccuparsi. In effetti è da un po’ che non sente rumori provenire dal piano di sopra. La paura che possa essere successo qualcosa cresce. Summer bussa di nuovo e, proprio mentre sta per entrare indipendentemente dal fatto che nessuno dal di dentro le abbia dato il permesso, la porta si spalanca davanti a lei. La apre Sophie. La ragazzina indossa un abito nero e argento, molto molto particolare. SOPHIE (sconsolata): Questo vestito mi fa sembrare grassa! Non so per quale motivo ho accettato di andare. Se non fosse stato per Ellie magari avrei evitato questo imbarazzo. Cristo… Summer la guarda a bocca aperta. La trova incantevole. Solo in quel momento si accorge che è diventata una donna. Non è più quella bambina vestita di bianco che portò le fedi al suo matrimonio con Seth. Ora è adulta. O quasi. SUMMER (con tono rassicurante): Sei bellissima! SOPHIE: Sul serio? Il volto di Sophie lascia trasparire un’espressione dubbiosa. Si guarda i fianchi allo specchio. Lei non è affatto convinta. SUMMER: Se solo ti vedesse tua madre… Il viso di Sophie si incupisce. La ragazza si siede sul letto. Summer fa lo stesso e le si accomoda accanto. SOPHIE (chinando la testa verso il basso): Mi manca tantissimo. Summer la osserva e con le lacrime agli occhi, lacrime che riesce fortunatamente a trattenere, la stringe a sé baciandole la testa. SUMMER: Manca a tutti noi. E’ un’ingiustizia, lo so, ma la vita a volte ci pone davanti a fatti che non riusciamo a comprendere del tutto. E quando succede non c’è niente che possiamo fare. Non possiamo evitare di cadere, non possiamo evitare di farci male, di soffrire. L’unica cosa che abbiamo la facoltà di decidere è con quanta determinazione rialzarci, curare le nostre ferite e tornare a guardare avanti. Non ti dirò che passerà, non passa mai del tutto. Ciò che ti dirò, invece, è di provare tutta la sofferenza del mondo, senza vergognarti, senza preoccuparti di quanto tempo ci vorrà a stare meglio o di quanto gli altri saranno disposti a capirti. Io e Seth ti sosterremo sempre, che tu ci metta un mese, un anno o dieci anni. Ti aiuteremo a rialzarti, ti aiuteremo a ricucire quelle ferite e a tornare a mettere a fuoco il meraviglioso destino che siamo sicuri tu abbia davanti a te. Non dimenticarlo mai. Sophie alza lo sguardo verso Summer. I suoi occhi sono gonfi di lacrime. Una di quelle riga il suo volto. SOPHIE (sussurrando): Non lo dimenticherò. Summer le sorride e torna a stringerla a sé. Sophie si lascia andare per i primi dieci secondi, poi si asciuga le lacrime ed esclama: SOPHIE: Finiamo di prepararci. Ellie mi ucciderà se farò tardi! Pochi istanti dopo, il campanello di casa Cohen suona all’improvviso. Seth, l’unico rimasto al piano di sotto, va ad aprire la porta. Una volta aperta, davanti a sé trova una ragazza che conosce discretamente bene. La sua famiglia si è trasferita nella casa accanto alla loro da quattro o cinque anni e, anche se non hanno mai avuto grandi rapporti a causa della riservatezza di entrambe le famiglie, Seth sa di per certo che quella è una famiglia composta da brave persone. E’ contento che, tra tutti a Newport, Sophie stia stringendo amicizia proprio con quella ragazza. ELLIE: Buonasera signor Cohen, Sophie è in casa? SETH: Ciao Ellie, entra pure. Sophie scenderà a momenti. Ellie entra e rimane lì in piedi per alcuni minuti senza dire nemmeno una parola. Non che Seth sia di grande aiuto. Imbarazzato per l’attesa, prova un paio di battute sarcastiche nel suo pieno stile, ma la ragazza si limita a sorridere e si ripiomba subito nel disagio di entrambi. Per fortuna, ad un certo punto, Summer scende le scale, seguita da Sophie. Ellie la guarda scendere e le sorride. ELLIE: Iniziavo a temere che ti avesse rapito Sienna! SOPHIE (ricambiando il sorriso): Ho avuto qualche piccolo contrattempo ma sono pronta. Andiamo! Sophie fa da guida ed apre la porta, facendo uscire prima la sua amica e seguendola immediatamente dopo. SETH (alle ragazze ormai di spalle): Mi raccomando, mutandine a posto! Summer, in piedi accanto a lui, gli dà un ceffone sulla spalla destra. SUMMER: Cohen! SETH: Non si sa mai. Summer chiude la porta e per lei e Seth si apre ufficialmente la serata “soli a casa”. CASA BAKER Qualche minuto dopo, alle 23:12 circa, Sophie ed Ellie arrivano davanti alla residenza di Brandon, accompagnate in macchina dalla madre di Ellie. Le due ragazze scendono dall’auto, si sistemano gli abiti e suonano il campanello. Ad aprire loro è un ragazzo sconosciuto. Entrano. Una volta all’interno assistono al delirio più totale. La musica, scelta da un dj situato in uno degli angoli della stanza, rimbomba potentissima. Persone ovunque che ballano, parlano, si baciano. Su un divanetto un ragazzo ed una ragazza stanno consumando un rapporto sessuale. Sul divanetto accanto, un gruppo di ragazzi sta tirando su col naso della polvere bianca dal tavolinetto di fronte. E’ il caos. Bicchieroni di carta rossi sparsi ovunque. Tutto si direbbe meno che quella festa sia iniziata da una sola ora. Addirittura c’è già gente svenuta per il troppo alcol a terra, con la schiena poggiata contro un muro. Ancora musica. Ancora gente che balla e si diverte. Ellie cerca Brandon con lo sguardo. La sua speranza di far colpo su di lui quella sera è già quasi svanita. Quante possibilità ci sono che la noti in mezzo a tutto quel casino? Chi non tarda a notarle è Gabriel che vede Sophie entrare e, dato che Kim è al bagno di sopra, decide di avvicinarsi a lei. GABRIEL: Sophie! SOPHIE (infastidita): Ancora tu? Gabriel le afferra un polso. GABRIEL: Dobbiamo assolutamente parlare di quello che è successo ieri, Sophie. Andiamo in un posto tranquillo. Sophie, che lo ha evitato già quella mattina a scuola, non può continuare a vivere sperando di evitarlo in eterno. Anche perché non è nel suo stile. Così decide di affrontare la situazione di petto e risolverla una volta per tutte. SOPHIE: Ok, d’accordo. GABRIEL: Andiamo di sopra, nella stanza di Brandon. Lui la chiude sempre ma ho la chiave. Lì non ci disturberà nessuno. SOPHIE (rivolta a Ellie): Tu inizia a divertirti, prendi da bere. Torno in un attimo. Mi dispiace! ELLIE (comprensiva): Vai, chiarite. Sophie, a quel punto, si lascia trascinare da Gabriel fino al piano di sopra. Sulle scale per poco non cadono a causa di alcune persone distese sui gradini. Con un po’ di intoppi, riescono a raggiungere la stanza di Brandon. Gabriel sblocca la serratura con la chiave, apre la porta e fa entrare per prima Sophie. Lui la segue, chiudendo la porta alle proprie spalle. I due, finalmente, sono faccia a faccia, pronti a confrontarsi sui fatti accaduti il pomeriggio del giorno prima. Prende la parola Gabriel. GABRIEL: Arrivo dritto al punto così poi ce ne torniamo alla festa. SOPHIE (lieta di sentirlo): Ok. GABRIEL: Voglio mettere in chiaro una cosa: io non sono uno di quei ragazzi che tradiscono la propria donna con la prima che capita… SOPHIE (interrompendolo): C’eri anche tu ieri, vero? GABRIEL: Non è da me, non è mai stato da me. In tutta la mia vita ho avuto una sola ragazza e quella è Kimberly. Non l’ho mai tradita e non ho mai pensato di farlo. Fino a ieri. Non so cosa sia scattato in me, esattamente, ma tutto ciò deve rimanere tra di noi. So che ti sto confondendo, sono io il primo ad essere confuso. Non ho la più pallida idea di cosa mi sia preso ieri e ti giuro che ho voglia di scoprirlo. Ma non posso ferire Kimberly. Siamo cresciuti insieme. La amo. SOPHIE (andando verso la porta): Non so come siate abituati da queste parti, ma se ti assicuro che non ho nessuna intenzione di appendere i manifesti sul fatto che abbiamo fatto sesso nel ripostiglio del bar in cui lavori, mi lasci tornare alla festa e la smetti di pedinarmi? Sophie si limita a guardare il ragazzo annuire ed apre la porta per uscire da quella stanza. Davanti a lei l’ultima persona che avrebbe pensato di incontrare: Kimberly. Ha il volto sconvolto. Sta piangendo. Sfortunatamente ha ascoltato l’ultima parte di quella conversazione. FINE EPISODIO. 03. OLD FACES CASA COHEN E’ notte a Newport Beach e, a casa Cohen, Seth e Summer sono distesi sul letto, uno accanto all’altra, che leggono ciascuno le proprie cose. Lei sta consultando dei documenti relativi ad un progetto ambientale di cui si sta occupando la sua società, lui ha il suo iPad tra le mani. SETH: Questo “Crazybull0707” inizia a darmi sui nervi. SUMMER(distratta): Chi? SETH: Un tizio su internet che si fa chiamare “Crazybull0707”. Ha un blog di fumetti e sono mesi che si diverte a stroncare Atomic County. Summer abbassa i documenti e guarda preoccupata suo marito. SUMMER: Ed è uno importante questo “Crazybull0707”? SETH: Ma figurati. Sarà un adolescente viziato che si diverte a sputare sentenze ergendosi a guru dei fumetti. Magari non avrà nemmeno mai letto Diabolik. SUMMER: E allora perché ti interessa tanto? SETH: Ha un pubblico di decerebrati incredibile. Se lui dice “saltate” quelli saltano. Sono mesi che seguo la sua pagina e ti dirò che non ho mai visto nulla di simile. Si vede lontano un miglio che recensisce i vari numeri cercando qualche info qua e là su Wikipedia, mi domando come facciano i suoi followers ad essere così ciechi. Summer lo guarda. Sebbene il tizio sia davvero un signor nessuno nell’ambiente dei fumetti, è evidente che tutto ciò infastidisca Seth che, invece, farebbe meglio a concentrarsi maggiormente sul record di vendite che l’ultimo numero di Atomic County ha appena stabilito. SUMMER: Non leggere quelle schifezze. Vedrai che tra qualche mese nessuno si ricorderà più di lui e questo tizio sarà costretto a tornare nell’anonimato. Come disse qualcuno, non ricordo chi esattamente, tanti anni fa “La critica è un’imposta che l’invidia percepisce sul merito”. Summer recita quest’ultima frase platealmente soddisfatta delle proprie parole. SETH: Che poetessa! Seth si china verso di lei e la bacia dolcemente sulle labbra. Summer ripone i documenti che ha in mano sul comodino di fianco e si stende accanto a lui, poggiandogli la testa sul petto e cingendo con la mano sinistra la sua vita. SUMMER: Ti ricordo, caro Cohen, che io sono la famosa autrice di “Vorrei essere una sirenetta”. SETH (sarcastico): Oh, scusami tanto! SUMMER: Vorrei essere una sirenetta che sguazza in mezzo al mare… SETH (interrompendola e continuando al suo posto): …dei pesci l’amichetta per ridere e ballare. SUMMER (sorridendogli): Non l’hai sbagliata stavolta! SETH: Non sono più l’adolescente sfigato di allora!! SUMMER (correggendolo sorridente): Sfigato lo sei ancora, Cohen. SETH: Forse, ma non sono più adolescente, sono un uomo adulto ora. Summer lo guarda inclinando la testa e inarcando le sopracciglia. SETH: Ok, più o meno… Summer scoppia a ridere e lo bacia nuovamente allungando il volto in alto verso quello di suo marito. I due sono la perfetta incarnazione dell’amore e di cosa esso dovrebbe rappresentare. Pochi istanti dopo, il signore e la signora Cohen decidono di spegnere l’abat-jour e di mettersi a dormire. HARBOR SCHOOL La mattina successiva, i ragazzi sono alla Harbor. Sono passati alcuni giorni dalla festa a casa di Brandon e le voci del tradimento di Gabriel hanno già fatto il giro della scuola. Tutti sono abituati a vederli insieme praticamente da sempre e, sebbene più di qualcuno ne sia contento, lo shock è abbastanza grande. Sophie ha cercato, nel corso di quei giorni, di mantenere un bassissimo profilo. Nessuno, tuttavia, è sembrato darle grande colpa per l’accaduto. Le persone si sono scagliate contro Gabriel con l’accusa di essere un traditore. Di Kimberly, invece, non si hanno notizie. Dopo aver scoperto ciò che è successo al centro commerciale, ha lasciato, in lacrime, il party e da allora nessuno l’ha più vista. Gabriel ha tentato in tutti i modi di mettersi in contatto con lei, sia telefonicamente, sia andando a bussare a casa sua, ma non ha mai ricevuto risposta. L’unico contatto che ha avuto con la famiglia di Kim lo ha avuto con sua sorella Rebecca, una ragazzina bionda e di due anni più piccola della sua ex ragazza, che gli ha praticamente sbattuto la porta in faccia dicendogli che lei non ha alcuna intenzione di vederlo e tantomeno di parlare con lui. Quella mattina Sophie sta attraversando il cortile in compagnia di Elle, con l’intenzione di raggiungere il portone d’ingresso principale. ELLIE: Come stai? SOPHIE: Non mi sento in colpa per Kimberly, se è questo che vuoi sapere. ELLIE (spalancando gli occhi sarcasticamente): Ok, signora di ghiaccio! SOPHIE: In primis ho i miei problemi personali, che sono ben più gravi; poi un po’ lo meritava per ciò che ci ha fatto quel giorno in spiaggia. Il karma è uno stronzo e ora credo se ne sia resa conto. ELLIE (facendole l’occhiolino): Non solo il karma, a quanto pare. Sophie sorride. La situazione non l’ha davvero scalfita più di tanto. La ragazza è riuscita a passare quasi inosservata ai suoi coetanei ed ha tutta l’intenzione di continuare su quella strada. Non ha nessuna voglia di farsi vedere in colpa o cose simili. Quello che dovrebbe sentirsi in colpa è Gabriel. ELLIE (scimmiottando le parole di Kim): Benvenuta a OC, Emily Thorne. CASA MITCHELL A casa Mitchell, Kimberly è distesa sul divano a guardare un cartone animato che la tiri su di morale. Dalla terribile scoperta di quella sera, Kim ha pianto, si è sfogata ed è quasi riuscita ad accettarlo, oramai. Tuttavia sa benissimo che quando scoppiano questi scandali, a Newport Beach le persone sanno essere terribilmente spietate e non ha nessuna intenzione di tornare a scuola finché non sarà convinta di poter ridare la solita vecchia immagine di sé stessa. Nessuno spazio ad espressioni che trasudino emotività, nessun briciolo di insicurezza, la solita, vecchia, stronza, decisa e inattaccabile Kimberly. Per quanto riguarda la sua relazione con Gabriel non ha ancora preso una decisione. Ciò che è certo è che per il momento non ha alcuna voglia di ascoltare le sue stupide giustificazioni, né di assistere ai suoi poco credibili tentativi di scusarsi. Mentre cerca di cacciare via tutti quei pensieri e tutte quelle decisioni che dovrà prendere nel suo futuro prossimo, entra in salotto sua madre, appena sveglia, trascinando i piedi. JESSICA: Che ci fai su quel divano? Non hai intenzione di andare a scuola nemmeno oggi? KIMBERLY: Non me la sento, non sono pronta. Jessica prende una bottiglia di whiskey dal minibar del salotto, poi si siede sul divano di fronte a sua figlia. JESSICA: Non ti sembra il momento di darci un taglio? Dio, io come avrei dovuto reagire dopo che tuo padre mi ha messa incinta ed è fuggito? Kimberly inizia ad innervosirsi. Non ha nessuna intenzione di accettare una lezione su come si reagisce agli eventi della vita da sua madre. Sua madre. La stessa donna che a 19 anni era una delle maggiori top model del mondo e che l’anno successivo è rimasta incinta di lei e ha dovuto abbandonare le passerelle. Quella stessa donna che, due soli anni dopo, ci è ricascata, con un uomo diverso, che l’ha nuovamente abbandonata dopo averla messa incinta di Rebecca. Lì la sua carriera era pressoché finita. Ci ha provato qualche anno dopo con un reality show, uno di quei reality show a cui partecipano le celebrità in declino. Non è andata come sperava ed ha iniziato a bere. Sua madre l’ha praticamente costretta a crescere sua sorella perché lei era troppo impegnata ad ubriacarsi, dalla mattina alla sera, ad ogni ora del giorno. Ora quella stessa donna vuole dirle come reagire al tradimento del suo ragazzo? KIMBERLY: Non mi sembra che te la sia cavata così bene, no? JESSICA (ferita): Occhio a come parli, ragazzina. Jessica beve un sorso da quella bottiglia che ha in mano, poi si alza dal divano e fa per tornare in camera sua. JESSICA: Fa’ come cazzo ti pare. HARBOR SCHOOL Ellie, dopo aver assistito a due ore di lezione nell’aula di chimica ed un’altra nell’aula di scienze, ha un’ora di buco e la sta utilizzando per sistemare gli ultimi dettagli del prossimo numero del giornale scolastico. La porta della sua redazione si apre improvvisamente e ad entrare è l’ultima persona che Ellie si sarebbe aspettata di vedere lì: Brandon. BRANDON: E’ permesso? Gli occhi di Ellie si illuminano. Il suo cuore inizia a battere all’impazzata e, con un movimento brusco, dà un colpo al portapenne sulla scrivania, facendo cadere tutto a terra. Ellie si china per raccogliere le penne e fa cenno a Brandon di entrare. BRANDON (chinandosi accanto a lei): Ti do una mano. ELLIE (imbarazzata): Occhio quando dai una mano, c’è chi si prende tutto il braccio! La ragazza si accorge quasi subito che la sua battuta è pessima e diventa rossa in volto. E’ una ragazza tanto intelligente ma quando Brandon è ad una distanza così irrisoria da lei – non che capiti molto spesso – si trasforma improvvisamente nella ragazza più idiota del mondo. ELLIE (sforzandosi di togliere dal suo viso quell’espressione ebete): Cosa posso fare per te? BRANDON: Alla festa dell’altra sera a casa mia mi è stato rubato qualcosa. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a capire chi sia stato e ho pensato “Chi meglio di una giornalista può indagare?” ELLIE: La polizia, forse? BRANDON: Ecco, non posso andare alla polizia. ELLIE: Perché no? BRANDON: Ti ricordo che stiamo parlando della festa in cui, a casa mia, erano riunite decine di persone minorenni che bevevano fiumi di alcool, facevano uso di droghe e Dio solo sa cos’altro. Ci manca solo che la polizia venga a ficcare il naso. ELLIE (inclinando leggermente la testa verso destra): Di cosa stiamo parlando precisamente? BRANDON: Un pallone da football. ELLIE (incredula): Un pallone da football? Ti hanno rubato un pallone da football? BRANDON: Non un pallone qualsiasi. Era il pallone del Super Bowl del 1990 firmato da Joe Montana e da tutti i campioni dei San Francisco 49ers. Vale una fortuna! ELLIE: E lo tenevi incustodito in camera tua durante una festa di adolescenti scalmanati… BRANDON: Sì, ma la mia stanza era chiusa a chiave, almeno inizialmente. Poi ci sono andati Gabriel e la tua nuova amichetta e avranno dimenticato di chiuderla quando sono usciti. Allora, mi aiuti o no? Ellie finge di pensarci un po’ su, ma ha già preso la sua decisione dall’esatto momento in cui ha visto Brandon entrare in quella stanza. ELLIE: Ok. Troviamo questa palla! Qualche aula più in là, Gabriel e Sophie si sono appartati per parlare della questione Kim. Più precisamente, il ragazzo non sa più che fare per far sì che la sua, ormai, ex ragazza lo ascolti ed è determinato a chiedere aiuto a Sophie, del resto anche lei ha un minimo di responsabilità in tutto ciò. GABRIEL: Sophie, devi aiutarmi! Sono giorni che Kimberly manca da scuola ed ogni mio tentativo di chiamarla o di vederla è stato respinto. SOPHIE: E cosa dovrei fare io? GABRIEL: Vieni con me, dopo la scuola. A casa sua. Magari con te vorrà parlare. Magari anche solo per insultarti ti riceverà. SOPHIE: Quindi fammi capire. Dovrei venire con te da Kimberly per farmi insultare? Non esiste. GABRIEL: Me lo devi, Sophie. SOPHIE: Come, scusa? Io non ti devo proprio niente! GABRIEL: Non intendevo dire quello, scusa. Al momento sei l’unica opzione che ho per incontrarla e provare a spiegarle la situazione. Ti prego. Gabriel guarda Sophie negli occhi. Lei capisce che è sincero. E’ preoccupato per Kim e non sa più dove sbattere la testa. Si vede chiaramente dal riflesso nei suoi occhi. SOPHIE (con l’indice della mano destra alzato): Ok. Dopo la scuola. Un solo tentativo. Non ci saranno altre chance. O ci riceve stavolta o niente. Non ho nessuna intenzione di passare tutta la vita a cercare di scusarmi con lei. O la va o la spacca. GABRIEL (felice): Grazie. Ti devo un favore! QUALCHE DECINA DI MINUTI PIU’ TARDI… Ellie, affiancata da Brandon, è determinata a scoprire chi sia stato a rubare quella maledetta palla da football al party, se non altro per fare bella figura con il ragazzo di cui è sempre stata segretamente innamorata. La redazione del giornale scolastico, per l’occasione, è stata adibita a stanza degli interrogatori con tanto di abat-jour sulla scrivania da puntare in faccia all’interrogato di turno. I ragazzi si alternano, uno dopo l’altro. ELLIE (sospettosa): Signor Styles, dov’era martedì alle 2am circa? Poi un altro interrogato. ELLIE (sicura): Ammetta che è stato lei, signor Forrest, glielo si legge in faccia! Un altro ancora… ELLIE (alterata): Ecco perché sta mentendo, signorina Jonas! Sta di sicuro coprendo qualcuno! Si continua per decine e decine di minuti. Uno dopo l’altro. ELLIE (sdraiata sulla scrivania, sfinita): La prego, mi dica un nome signor Carris. Uno qualsiasi… Dopo qualche ora passata in quella maniera, i due non hanno praticamente nulla in mano. Sono entrambi sfiniti. Le hanno provate tutte: pugno duro, suppliche, insinuazioni, domande a raffica, strategia del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Niente di niente. O quasi. ELLIE: Anche se nessuno ha saputo rivelarci nulla di concreto, il nome di Carter Collins è saltato fuori più di una volta. Che ne pensi? BRANDON (sconsolato): Penso che la mia palla da football ormai abbia un nuovo, definitivo, proprietario. E non abbiamo la più pallida idea di chi sia. ELLIE: Io un tentativo lo farei. Carter questa sera, stando a quanto emerso, sarà al ristorante Villa Nova. Lo pediniamo? BRANDON (incredulo): Cosa? ELLIE: Fingiamo di andare lì per cena e nel frattempo osserviamo i suoi movimenti. L’ho visto fare in CSI. BRANDON: Ma… ELLIE (interrompendolo): Passa a prendermi a casa alle 8. Ti aspetto. BRANDON: Devo forse ricordarti che siamo quindicenni senza patente e senza macchina? ELLIE: La bici andrà benissimo. BRANDON (ormai rassegnato): D’accordo. Ellie si volta, soddisfatta, e lascia la stanza. Nonostante l’imbarazzo iniziale è riuscita, in qualche modo, ad ottenere ciò che ha sempre desiderato: un appuntamento con Brandon Baker. Poco importa che non si tratti di un vero appuntamento. L’importante è che riuscirà a passare un po’ di tempo con lui e semmai dovesse riuscire anche a ritrovare la sua palla da football tanto meglio. Diventerà la sua nuova eroina. Il suono della campanella, però, riporta Ellie sul pianeta Terra e la ragazza si rende immediatamente conto che si è lasciata trasportare troppo dai suoi deliranti pensieri. E’ ora di tornare a casa. Prima, però, deve parlare con Sophie. Deve raccontarle gli ultimi avvenimenti. Del resto si sta appena rendendo conto che quel giorno l’ha vista solamente all’ingresso. Dove si sarà cacciata? Mentre sta pensando proprio a lei, per un’assurda coincidenza, Sophie si trova a passare in quello stesso punto del corridoio. Sembra andare di fretta. Ellie le si avvicina. ELLIE: Dove vai così di fretta? SOPHIE: A casa di Kimberly. Con Gabriel. ELLIE: Come, scusa? Tu e Gabriel, insieme, a casa di Kimberly? Mi son persa qualcosa? La fine del mondo è forse arrivata e non me ne sono accorta? E’ come se Giuda e Satana andassero insieme a casa di Dio. Ovviamente a ruoli invertiti perché quella stronza non può certo essere Dio… SOPHIE (interrompendola): E’ una storia lunga. Ti chiamo dopo per spiegarti meglio. ELLIE: Ok. E…. per caso t’interessa sapere che questa sera i Brallie avranno il loro primo appuntamento? Più o meno… SOPHIE (confusa): Chi? ELLIE (soddisfatta): I Brallie. Brandon ed Ellie. Brandon e me. Ellie è evidentemente emozionata anche al solo pensiero di quella serata a cui mancano così poche ore. Pur vedendo l’amica andar via in fretta e furia a risolvere la situazione Kimberly, non ha resistito e ha dovuto dirglielo. SOPHIE: Non so se mi suoni più strano il fatto che hai un appuntamento con un ragazzo con cui fino a stamattina non avevi mai parlato, o il fatto che hai già dato un nome a… voi! ELLIE: Tutte le coppie devono avere un nome. Brangelina, Delena, Olicity, Brallie!! Anche se non sono sicura di che nome dare a te e Gabriel. Gaphie suona malissimo. Sophriel, forse? SOPHIE: Tranquilla, non avrai mai di questi problemi. Vado da Kim, lo aiuto a risolvere la situazione e poi mi dimentico di lui. Semplicissimo! ELLIE: Se lo dici tu! Comunque ti lascio andare, ci sentiamo più tardi! SOPHIE: A dopo! Sophie continua la sua marcia verso l’uscita, ripensando al fatto che Ellie avrà un appuntamento con Brandon. E’ stranamente felice per lei. E’ come se fosse lei stessa ad avere un appuntamento con un ragazzo. Beh, tecnicamente è così. Ma non si tratta proprio di un appuntamento. E poi, quel Gabriel non le piace mica. Ci ha fatto sesso una volta. Stop. Fine dei giochi. E’ così. O forse è quello di cui sta cercando di convincersi. CASA MITCHELL Dall’esterno la casa di Kimberly è meravigliosa. Una villa in pieno stile californiano, adornata di palme per quasi tutto il perimetro e con un vialetto che porta dritto verso l’enorme cancello di ferro davanti al quale sono in piedi Sophie e Gabriel, in quel pomeriggio non eccessivamente caldo per gli standard di Newport Beach. Il ragazzo suona, per la terza volta, il campanello. Le prime due volte non ha ricevuto alcuna risposta dall’interno. La terza volta non va tanto meglio. Quando, però, ormai rassegnati, stanno per andar via, Gabriel si ferma. GABRIEL: E’ in casa. SOPHIE: Come fai a dirlo? GABRIEL (indicando con l’indice): L’ho appena vista sbirciare da dietro quella finestra. SOPHIE: Ok, ma resta il fatto che non vuole parlarci. Non possiamo far altro che andar via. GABRIEL: Questo lo vedremo! Gabriel torna sui suoi passi ed inizia ad arrampicarsi sull’enorme cancello. Sophie, incredula, non sa che fare. SOPHIE: Gabriel, scendi da lì! GABRIEL: Non me ne andrò finché non deciderà di ascoltare ciò che ho da dire. Poi inizia ad urlare. GABRIEL: Capito, Kim!? Non scenderò da qui finché non verrai fuori ad ascoltarmi!! Sophie è esterrefatta dalla cocciutaggine del gesto di Gabriel, ma non riesce a non provare anche ammirazione per la sua determinazione. La porta d’ingresso della casa di Kimberly, ad un tratto, si spalanca e la ragazza vien fuori come una furia. Gabriel, non appena Kim spunta fuori da quella porta, finisce di scavalcare il cancello e scende giù, all’interno della proprietà. KIMBERLY (infuriata): Cosa cazzo credi di fare, Gab? Esci immediatamente da casa mia o, giuro su Dio, chiamo la polizia. GABRIEL: Ascoltami, Kim. Sono davvero dispiaciuto per quello che ho fatto. E sono mortificato che tu l’abbia saputo in quel modo… KIMBERLY (interrompendolo): Non me ne frega un cazzo. Vattene da qui. Sophie, dall’altra parte del cancello, non può far altro che assistere silenziosamente a quella scena. GABRIEL: Ti sto chiedendo scusa, Kim. So di non avere giustificazioni e non ne sto cercando. Ti chiedo solo di scusarmi. KIMBERLY (mentre scoppia in un pianto): Non m’importa, lo capisci? La vita è tua e puoi viverla come meglio credi. E’ finita, Gabriel. E’ finita. Gabriel capisce che è meglio non insistere. Anche se gli fa male ammetterlo, sa benissimo che Kimberly ha tutte le ragioni per essere arrabbiata con lui. Ed ha tutte le ragioni per lasciarlo. Non ha mai pensato che sarebbero potuti rimanere insieme. Non dopo quello che è successo con Sophie al centro commerciale. Ma, forse, è giusto così. Forse loro due sono stati insieme troppo tempo. Forse non si sono accorti che il periodo delle merendine è finito. Non puoi stare per sempre insieme alla persona con cui mangiavi merendine da piccolo. Forse era solo abitudine. Forse, in realtà, non stanno più insieme già da tempo. GABRIEL: Io ci tengo ancora a te, Kim. So che non ci crederai, ma è così. Gabriel, sconsolato, si volta e scavalca nuovamente il cancello. Questa volta per tornare in strada. Lo sguardo, in lacrime, di Kimberly si sposta su Sophie. Le due si guardano negli occhi. Kim non si è mai sentita così vulnerabile in tutta la sua vita. Con quel pianto si è messa a nudo proprio davanti alla persona che, al momento, odia di più al mondo. Sophie, dal canto suo, è stupita da quella scena. Pensare che quella ragazza con il volto rigato dal pianto sia la stessa ragazza con cui ha fatto a botte il giorno del suo arrivo a Newport Beach le fa una sensazione strana. Gabriel e Sophie abbandonano l’abitazione di Kimberly e tornano sulla strada dalla quale sono venuti. PONTILE DI NEWPORT BEACH Dopo una dura mattinata di lavoro, Seth e Ryan sono al pontile. Si sono incontrati per smaltire le fatiche davanti ad un buon caffè al bar lì di fianco. Mentre si raccontano le loro rispettive giornate, come farebbero due fratelli qualsiasi, aprono la porta del locale ed entrano all’interno. Quel bar è ancora identico alla prima volta in cui ci sono entrati. Quel giorno fecero – o meglio, Ryan fece – a pugni con Luke. Accadeva spesso ai tempi. Quei ricordi assaliscono la mente di Ryan in un secondo. Situazioni di una vita fa. Appena richiusa la porta d’ingresso del locale una voce, a pochi passi da loro, esclama… “Cohen!? Ryan!?” Seth e Ryan si voltano immediatamente nella direzione da cui sembra provenire quella voce e, di fronte a loro, trovano una graditissima faccia conosciuta. SETH (con un sorriso a trentadue denti): Anna!! Seth abbraccia immediatamente Anna, stringendola a sé con tutto il sentimento possibile. Dopo è la volta di Ryan che le dà un abbraccio più riservato e formale rispetto a quello di Seth. SETH: Cosa ci fai da queste parti? ANNA: Diciamo che sono in vacanza. Per farla breve, la compagnia per cui lavoravo è fallita e da una settimana mi ritrovo senza un lavoro. Sono venuta per un po’ a Newport per staccare la spina, ricaricarmi e lanciarmi verso nuove sfide. RYAN: Mi dispiace sentirlo. ANNA: Ti ringrazio, ma questa per me è una vacanza quindi via quei musi lunghi e vediamo se ci ricordiamo cos’è che fanno i giovani qui a Newport. Seth inarca il sopracciglio destro come a farle notare che dalla sua bocca è appena uscita una cavolata. ANNA (sorridendo): Perché mi guardi così? Siamo ancora dei giovanotti! Seth e Ryan sorridono a quell’esclamazione e, subito dopo, raccolgono un invito di Anna a sedersi al tavolo con lei. Seth è felice come una Pasqua e, mentre si raccontano a vicenda le loro vite, lascia trasparire tutta la sua eccitazione per il ritorno di quella che, oltre che un’ex, è di sicuro una delle sue più care amiche, al pari con Ryan. IN STRADA Gabriel e Sophie sono sulla via del ritorno, dopo il tentativo poco felice di parlare con Kimberly. Il ragazzo è visibilmente scosso e Sophie non ha alcuna intenzione di farsi travolgere più di tanto da quegli eventi. Da quando è occorsa la tragedia ai suoi genitori, la ragazza cerca sempre di mantenere un certo distacco nei rapporti sociali. L’unica persona che è riuscita a scalfire quella corazza è stata Ellie. Lei le è veramente entrata dentro. Gabriel è ancora tenuto a distanza di sicurezza. GABRIEL: Abbiamo fatto un casino. Sophie si limita ad annuire. GABRIEL: Non so davvero cosa mi sia successo quel giorno. Voglio dire, sei una bellissima ragazza e probabilmente il fatto che ti abbia vista scagliarti così contro Kimberly in spiaggia, per difendere una sconosciuta tra l’altro, mi ha colpito. Ma io ero sempre stato fedele. Non l’avevo mai tradita. Se solo non fossi venuta lì al centro commerciale… SOPHIE (interrompendolo, infastidita): Stai dando forse la colpa a me? Io sono venuta al centro commerciale, vero, ma non certo per vedere te. Non sapevo nemmeno che lavorassi lì. GABRIEL: Non intendevo quello. Intendevo dire che sarebbe stato meglio se non l’avessi fatto. SOPHIE: Sarebbe stato meglio se avessi imparato a tenere il tuo aggeggio nei pantaloni! GABRIEL: Non mi pare che in quel momento tu ti sia lamentata, o sbaglio? SOPHIE (urla): Lo sto facendo ora. Ok? L’ultima cosa di cui avevo bisogno nel mio primo giorno a Newport era farmi dei nemici. Ho già i miei problemi, non avevo bisogno dei tuoi drammi e di quelli della tua ragazza. GABRIEL (nervoso): Oh, mi scusi tanto signorina se io e Kim siamo stati solo un dramma per lei. Gabriel e Sophie iniziano a discutere violentemente. Lui si è chiaramente pentito di averle offerto quella maledetta bevanda quel pomeriggio. Lei non ha nessuna voglia di essere il capro espiatorio della fine di quella coppia che, probabilmente, sarebbe durata ancora per poco, indipendentemente dal suo arrivo a Newport. Gli animi si scaldano. Lui urla contro di lei. Lei urla contro di lui. Lei lo spinge. Con violenza. Gabriel indietreggia di un paio di passi. Ancora urla. Ancora spinte. I loro sguardi emanano scintille. Scintille d’odio. O d’amore. Scintille. SOPHIE: Vedi di stare alla larga da me d’ora in poi. Gabriel afferra Sophie per le spalle. La sbatte violentemente contro il muretto che costeggia la strada. La bacia. Un bacio appassionato. Lei ricambia. Le mani dietro la nuca di lui. Quella violenza che stavano utilizzando per litigare è tutta sprigionata in quell’unico bacio. Un bacio sbagliato, ma che piace maledettamente a entrambi. Dura alcuni secondi. Dopodiché Sophie si stacca e scappa via. Gabriel resta lì. Impietrito. Perché è successo di nuovo? Perché ciò che li ha messi in quella situazione non smette di accadere? Perché, nonostante cerchino di stare alla larga l’uno dall’altra, continuano a cadere in quello stesso errore? Sophie continua ad allontanarsi. Di corsa. Gabriel si tocca le labbra. Confuso. Confusi. CASA COHEN La sera è quasi del tutto calata a Newport e Seth, Ryan e Summer stanno parlando dell’incontro che i due hanno avuto quel pomeriggio con Anna. Summer sarebbe felicissima di rivederla e propone a Seth di invitarla a cena una di quelle sere, finché sarà lì a Newport. Dopo essersi contese Seth anni fa, lei e Anna erano diventate buone amiche e, soprattutto, lei sa quanto la biondina fosse importante per Seth. L’ha sempre vista come la sua migliore amica donna e le fa piacere pensare che possano passare delle serate tutti insieme, prima che lei parta per tornare a Pittsburgh. Mentre stanno parlando del grande ritorno della loro amica, i tre sentono bussare alla porta. Seth si alza dal divano e va ad aprire. A bussare a casa Cohen è Alex, un’altra vecchia conoscenza dei tre ma, a differenza di Anna, negli ultimi anni loro si sono incontrati più di una volta per le strade di Newport. Alex, dopo aver rotto con Marissa, ha deciso di reprimere la sua fase ribelle e di tornare a vivere con i suoi, riprendendo a frequentare la scuola. Negli anni si è impegnata al massimo ed ha cambiato completamente il suo look. I capelli biondi con le ciocche rosa hanno lasciato il posto ad una chioma castana, i tatuaggi sono scomparsi sotto le camicette con giacche che utilizza praticamente tutti i giorni ed il suo carattere forte l’ha portata a diventare un detective della polizia della contea di Orange. SETH: Agente Kelly! ALEX: Seth.. Seth la invita ad entrare in casa e Alex raggiunge il salotto dove sono anche Ryan e Summer. ALEX: Ryan, Summer… Mi spiace avervi interrotti. SUMMER: Ma scherzi!? SETH: Cosa ti porta da queste parti? Alex non sa come affrontare l’argomento, pertanto decide di sputare il rospo così come viene. Non è mai stata troppo delicata con le parole. Non è proprio nel suo carattere. ALEX: Dopo le indagini che abbiamo svolto, la polizia di Orange County è arrivata alla conclusione che l’incidente di Sandy e Kirsten non è stato casuale. Qualcuno li ha spinti giù. SETH (ironico): Ma davvero? ALEX (facendo finta di non sentirlo): Abbiamo arrestato poche ore fa il responsabile. Adesso è in custodia in commissariato. SETH: Anthony Masano? ALEX: A dire il vero le indagini hanno portato ad un ragazzino che guidava in stato di ebbrezza. Un diciottenne che ha già avuto problemi con le forze dell’ordine. SETH (sarcastico): Bel lavoro, davvero! SUMMER (cercando di interromperlo): Seth!! SETH (continuando): Credete davvero che la caduta delle accuse di Masano non c’entri nulla con la morte di mio padre? Davvero la polizia è così cieca? E’ piuttosto evidente che le parole di Seth vengano spinte fuori dal dolore di una ferita ancora aperta. Sono le parole di qualcuno che soffre. ALEX (abbassando il capo): Non so cosa dirti. Al momento tutte le piste hanno portato a questo ragazzino che sembra non avere il benché minimo collegamento con Masano. Ciò che posso dirti, però, è che puoi star sicuro che non mi fermerò qui. Ti prometto che continuerò ad indagare e se c’è qualcosa che lega quel figlio di puttana alla morte dei tuoi, io la troverò. SETH: Sì, certo. Ryan si sente in dovere di intervenire. Lui riesce ad essere molto più razionale. E’ sempre stato meno emotivo, meno plateale di Seth. RYAN: Ti ringraziamo, Alex. Siamo in buone mani. ALEX: Faccio ciò che è in mio potere. Ryan annuisce. Alex cerca Summer con lo sguardo. Summer, con un cenno, la ringrazia e contemporaneamente si scusa per le parole di Seth. Alex non ne ha bisogno. E’ evidentemente turbato da quella situazione e lei lo sa. D’altronde, tanti anni fa, hanno lavorato insieme. Sono anche stati insieme per un breve periodo. Lo conosce. RISTORANTE VILLA NOVA Brandon ed Ellie arrivano al Villa Nova - un ristorantino caratteristico, realizzato quasi interamente in legno, che affaccia sul mare - per la loro missione segreta: scoprire se sia stato Carter Collins a rubare il pallone da football di Brandon. Appena entrati, si fermano alla reception del ristorante per chiedere un tavolo. BRANDON: Magari gli occhiali da sole, di notte, potevi evitarli. ELLIE: Dici? Hai ragione, probabilmente sembrerò Jenna di Pretty Little Liars conciata così. I due si sorridono, complici, e su indicazione del proprietario del ristorante, vanno ad accomodarsi ad un tavolo in fondo alla sala. Quella è la postazione migliore che potesse capitargli. Carter è a pochissimi tavoli da loro, insieme ai suoi amici, e da lì i due possono osservare tutte le sue mosse. Nemmeno il tempo di scambiare due chiacchiere ed ecco che a loro si avvicina un cameriere. CAMERIERE: Buonasera signori, io sono Nick. Cosa posso portarvi per la vostra serata speciale? BRANDON (correggendolo): No… no… non è una serata speciale. Non è quello che pensi, siamo solo amici. Ellie per un attimo si sente morire. Amici. Una parola tanto bella che a volte può fare un male atroce. Tuttavia si sono scambiati solo una manciata di parole, come può pensare di essere già qualcosa di più di una semplice “amica”? Ellie si sforza di sorridere a Brandon e al cameriere. NICK: Mi scusi, signore. ELLIE (intervenendo): Puoi evitare di chiamarci “signori”, Nick? Chiamami Ellie. Lui, invece è Brandon. A occhio e croce avrai la nostra età, anche se non ti ho mai visto alla Harbor. NICK: Frequento la scuola pubblica, Ellie. Nick scandisce bene il nome della ragazza, poi sorride. BRANDON (con un sorriso a denti stretti): Oook. Vogliamo ordinare? Dopo aver segnato l’ordine sul suo tablet, Nick si allontana dai due ragazzi che, nel frattempo, hanno iniziato ad osservare le mosse di Carter. ELLIE: Ha un’aria molto strana, molto misteriosa. Secondo me lui e i suoi amici stanno tramando qualcosa.. BRANDON (distratto): Già. ELLIE (continuando): Vedi quel suo amico lì sulla destra? Gli ha appena passato una banconota da cento. E se avesse rubato quel pallone da football per rivenderselo? BRANDON: Non possiamo saperlo. Dai, smettila di fissarli! ELLIE (talmente concentrata da non sentire nemmeno le parole di Brandon): Ecco ecco, vedi? Il suo amico ha tatuato sul dorso della mano il numero 55. Ho fatto un po’ di ricerche ed è venuto fuori che quel Super Bowl finì con il punteggio di 55-10. Tutto torna… BRANDON (interrompendola): Ce l’ho io. ELLIE (confusa): Come dici? BRANDON: Il pallone. Ce l’ho io. L’ho trovato un paio di ore fa. Non so come, ma era finito in soffitta. ELLIE: E per quale motivo non me l’hai detto immediatamente? Siamo venuti anche a cena in un posto costosissimo pur di seguire quel tizio che, se Dio vorrà, eviterà di denunciarci per stalking. BRANDON: Perché mi piaceva vederti fare la Sherlock Holmes! Ellie non sa se essere lusingata da quelle parole o offesa dal fatto che Brandon l’abbia presa in giro non rivelandole di aver ritrovato quel maledetto pallone qualche ora prima. Tuttavia non le va affatto di rovinare quella serata. Del resto è seduta ad un tavolo del Villa Nova e di fronte ha il ragazzo di cui è da sempre cotta. Che motivo c’è per offendersi? E comunque, perché ha deciso di uscire ugualmente con lei? Sarà un segnale? Significa qualcosa? Significa che gli piace? O vuole semplicemente prenderla in giro per essere stata così ingenua? ELLIE: D’accordo. Però paghi tu! CASA COHEN L’iPhone nero protetto da una cover di Atomic County inizia a squillare. Seth, che sta guardando un film in tv, lo raccoglie dal tavolo su cui è poggiato e legge il nome del mittente. Decide di ricevere quella telefonata altrove, così si alza dal divano ed esce dal retro, restando in piedi di fronte alla piscina vuota di casa Cohen. SETH (accettando la chiamata): Pronto? INTERLOCUTORE: Parlo con il signor Cohen? SETH: Sì, sono io. Seth Cohen. INTERLOCUTORE: Signor Cohen, mi scusi per l’orario, ma ho appena ricevuto i risultati degli accertamenti a cui si è sottoposto negli ultimi mesi. Mi spiace averla portata avanti per così tanto tempo, ma quell’unico test iniziale andava confermato al cento per cento. Avevamo bisogno di essere certi di ciò che sto per dirle. Per questo nelle ultime settimane l’abbiamo sottoposta a tutti quegli accertamenti. Adesso posso dirglielo con assoluta certezza. Seth rimane in ascolto senza pronunciare nemmeno una parola. Non sa se aspettarsi una buona o una cattiva notizia. L’aria intorno diventa improvvisamente gelida. INTERLOCUTORE: Il fatto che sua moglie non sia riuscita ad avere bambini finora non dipende da lei. Sono desolato, signor Cohen. Lei è sterile. FINE EPISODIO. 04. THE FUNDRAISING NIGHT BAIT SHOP E’ sera a Newport Beach e, al Bait Shop, una band sta suonando musica live. C’è una marea di gente ai piedi del piccolo palco su cui si stanno esibendo i musicisti. Nonostante la maggior parte dei locali di quella città, negli ultimi dieci anni, sia stata costretta a chiudere i battenti a causa della crisi, il Bait Shop ha continuato ad essere un vero e proprio punto di riferimento per i giovani del posto. Seth Cohen è seduto su uno sgabello pochi metri più in là, con entrambi i gomiti poggiati sul bancone del locale. Ed è da solo. Seppur in mezzo a centinaia di persone, è solo. Sono passati una decina di giorni da quando ha ricevuto la notizia di essere sterile e, per tutti i dieci giorni, quella scena si è ripetuta. Seth è visibilmente ubriaco. SETH (con gli occhi semichiusi): Signorina, un altro giro! Con l’indice della mano destra alzato, Seth ordina alla cameriera altre bevande alcoliche. CAMERIERA: E’ sicuro, signore? E’ già il settimo! Va tutto bene? SETH (con espressione da ebete e tono di voce decisamente buffo): Va tutto a meraviglia. Senti, tu ce l’hai un figlio? CAMERIERA (confusa): No, signore. Non ho ancora l’età per pensare di avere dei figli. SETH (senza alcun briciolo di lucidità): Io nemmeno… Cioè io l’età ce l’ho… E anche mia moglie… Però non riuscivamo a rimanere incinti… No, era lei che doveva rimanere incinta… Non io… Però il medico dice che sono sterile. Capisci? Che poi è una parola buffa. S-t-e-r-i-l-e. Chi l’ha inventata? Poteva dirsi in modo diverso? Poteva… CAMERIERA (interrompendolo): Non dovrebbe stare con sua moglie dopo una notizia simile? SETH (con l’indice sulla bocca): Noooo… Shhh… Lei non lo sa! CAMERIERA: Vada a casa. Parli con lei. Lo dico per il suo bene. SETH (alzandosi dallo sgabello rischiando di cadere a terra): Non so parlare… Cioè… E’ ovvio che so farlo, lo sto facendo anche adesso… Il fatto è che non ne ho voglia… Miss Vixen non può salvare The Ironist… Non esiste! No… Sarà il nostro piccolo segreto! E adesso… un altro giro! Seth ripiomba di peso sullo sgabello e si rimette a sedere, pronto al prossimo giro di alcool. FAIRMONT HOTEL Sienna è nel bagno di una delle stanze del Fairmont Hotel. Si sta sistemando. Indossa solamente un completino intimo nero. Apre il rubinetto del lavello, raccoglie un po’ d’acqua tra le sue mani e si china per sciacquarsi la faccia. Si rialza. Si vede allo specchio. Resta ad osservarsi per alcuni, infiniti, secondi. E’ schifata. Schifata dalla situazione. Schifata, forse, da sé stessa. Chiude il rubinetto e si asciuga il volto. Tira un ultimo respiro ed esce da quel bagno. Ad aspettarla, sul letto della suite, c’è proprio lui: il professor Elliot. PROF. ELLIOT: Ce ne hai messo di tempo, tesoro! Sienna non risponde e, lentamente, va a sdraiarsi sul letto matrimoniale accanto a lui. L’uomo le si pone addosso ed inizia a baciarla. Lei è immobile. Le slaccia il reggiseno. Lo toglie. Iniziano a fare sesso. Lui inizia a fare sesso. Lei è ferma. Sembra non provare nulla. E’ quasi rassegnata davanti a quella situazione. Il rapporto sessuale continua. Sembra una di quelle bambole gonfiabili, un giocattolo. Un essere senza un’anima. E’ pensierosa. Elliot continua a divertirsi. Sienna molto meno. Poco dopo aver finito di fare sesso, Sienna è in piedi accanto al letto e si sta rivestendo. Elliot è ancora sdraiato. Indossa solamente i suoi boxer. Si stende verso sinistra per prendere una birra fredda dal frigobar accanto al letto ed inizia a sorseggiarla. Sienna tira su la zip del suo vestito. PROF. ELLIOT: Ti sei occupata della questione Cohen? SIENNA (senza voltarsi verso di lui): Sophie non parlerà. PROF. ELLIOT: Ne sei sicura? Guarda che rischiamo entrambi. Tu rischi di essere espulsa dalla Harbor e di essere marchiata a vita come una poco di buono, io rischio di finire in gabbia. Hai quindici anni. Tutto ciò è decisamente illegale. SIENNA: So benissimo cosa stiamo rischiando. Però ero convinta che fossimo entrambi d’accordo nel voler correre questo rischio. Elliot si alza dal letto e si avvicina a lei. La prende per le spalle, dolcemente, e la fa voltare verso di lui. Si guardano negli occhi. PROF. ELLIOT: Ehi… certo che lo vogliamo entrambi! Se non avessi perso la testa per te non sarei in questa stanza d’hotel, in questo momento, a rischiare la mia carriera. Correre dei rischi, però, non vuol dire andare a cercarsi guai. Sappiamo che Sophie ci ha visti, dobbiamo assicurarci che non ne parli con nessuno. SIENNA (distrattamente): Già… CASA SANDERS Il mattino seguente, Ellie scende le scale fischiettando, già pronta per andare a scuola. Sua madre Laura, che è già in cucina a preparare la colazione, non può non notarla. Di nuovo. LAURA: Qualcuno è di buon umore da più di una settimana ormai… ELLIE (fingendo di guardarsi intorno): Di chi parli? Ci siamo solo io e te qui, papà è già andato a lavoro. LAURA (portandosi la mano destra sul fianco): Fai sul serio? ELLIE (sorridendo): Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando, mamma. LAURA: Ok, Pinocchio. Come vuoi! Ellie sta per esplodere dalla voglia di raccontarle tutto. Lei e sua madre hanno sempre avuto un rapporto molto aperto, sono sempre state complici. Ma esiste un modo semplice per dire a tua madre che la tua felicità ha un nome e un cognome? Soprattutto quando non c’è stato ancora alcun motivo per essere felice. Non c’è stato un bacio, non c’è stato un ballo, c’è stata una semplice missione alla ricerca di una palla da football. Dieci giorni fa. Da allora non si sono più parlati. Un po’ perché sono stati costantemente impegnati per un progetto scolastico infernale, un po’ perché non hanno idea di cosa dirsi. CASA COHEN Nella casa accanto, quella dei Cohen, Seth, Summer, Sophie e Ryan sono già intorno al tavolo a fare colazione. Seth è rientrato tardi dopo la serata al Bait Shop ed ora ha a che fare con un bel mal di testa. SUMMER (rivolto a lui): Hai risolto il problema con quel tuo autore? SETH (confuso e tenendosi la testa con una mano): Eh? SUMMER: Il problema al lavoro che ti fa tornare tardi tutte le sere da una settimana e mezza! SETH (ricordandosi della versione che ha dato a sua moglie): Ah, giusto! Ancora no, purtroppo. Siamo con l’acqua alla gola, il lancio è previsto fra pochissimo e siamo ancora in alto mare. RYAN: Sei un esperto di barche a vela, da quando ti spaventa l’alto mare? SETH: Spiritoso! SOPHIE: Da quando Seth è un esperto di barche a vela? RYAN (sorpreso): Non conosci la storia? SOPHIE (curiosa e confusa): Quale storia? SETH: Ryan… RYAN: Tuo fratello prima che tu nascessi aveva una barca a vela con cui sognava, un giorno, di salpare verso Tahiti. SOPHIE: Esistevano ancora le barche a vela a quei tempi? SETH (correggendola seccato): Esistono ancora oggi! SUMMER: La barca a vela! Me l’ero dimenticata! SETH: Ecco, possiamo cambiare discorso per favore? RYAN (rivolto a Sophie): E sai come si chiamava la sua barca? SOPHIE: Aveva dato un nome a una barca a vela? SETH (rassegnato): Ecco… RYAN (soddisfatto): Summer Breeze! SOPHIE: Che fantasia! Sophie guarda Seth e Ryan, poi si sofferma con lo sguardo su Summer che le fa un cenno come per farle capire che c’è dell’altro. SOPHIE: Aspetta… non vorrai dirmi che il nome Summer Breeze era in onore di Summer! SETH: Sì, ok. Ho chiamato la mia barca come la ragazza di cui ero innamorato. RYAN (girando il coltello nella piaga): E non stavano ancora insieme. Anzi, a dire il vero lei non sapeva nemmeno che esistesse! SOPHIE (con un sorriso di sfottò): Che schifo! Tutti ridono. Tutti tranne Seth. Summer si avvicina a lui e gli dà un bacio sulla testa, abbracciandolo. SUMMER (cambiando discorso): Vi ricordate, vero, che questa sera c’è la serata di beneficenza, alla vecchia casa di Caleb e Julie Cooper, per raccogliere fondi per una nuova area ecologica a Newport, promossa dal mio gruppo? SETH (prendendo la palla al balzo): Ryan, tu chi porterai? Seth punzecchia Ryan, rimanendo lì a fissarlo con gli occhi spalancati e la bocca congelata in una smorfia buffa. RYAN: Bisogna portare qualcuno? SUMMER: E’ una serata a cui si partecipa in coppia. Devi trovarti un’accompagnatrice. Poi si volta verso Sophie, indicandola con l’indice della mano destra. SUMMER: Anche tu. Trova qualcuno che ti accompagni. SOPHIE: Cosa? E dove lo trovo qualcuno che mi accompagni ad una noiosa serata di beneficenza piena di vecchi ricchi che non sanno nemmeno i nomi delle loro figlie? SUMMER (facendole l’occhiolino): Sono sicura che t’inventerai qualcosa. HARBOR SCHOOL Poche decine di minuti più tardi, Sophie ed Ellie stanno attraversando il cortile della Harbor. La giornata è fresca ma soleggiata ed è un piacere stare lì all’aria aperta. SOPHIE: Ancora niente da Brandon? ELLIE: Silenzio stampa. Inizio a pensare che eravamo ubriache quando abbiamo partorito l’idea di aspettare che sia lui a farsi vivo! SOPHIE: Di solito funziona. Prostrarsi ai piedi di un ragazzo, e mostrarsi vulnerabili, è il primo passo per risultare poco interessanti. ELLIE: Brutta razza i maschi! SOPHIE: Puoi dirlo forte! ELLIE: A te, invece, come va con Gabriel “FaccioSessoNelRipostiglioDelBar” Ross? SOPHIE: Non c’è niente tra noi. Nella maniera più assoluta. Ellie guarda Sophie con un’aria sarcastica. Lei fa finta di non notarlo e riprende a parlare. SOPHIE: Dobbiamo trovarci due accompagnatori per stasera. Summer dice che è una serata per coppie. ELLIE: E dove dovremmo trovarli? Non è che possiamo andare in ufficio, scaricarli da internet e stamparli due accompagnatori! SOPHIE (punzecchiandola): Magari potresti chiedere a Brandon. Non è l’occasione giusta per invertire totalmente l’idea iniziale di ignorarlo che, come dici, non sta dando alcun frutto? ELLIE: Lo farò! SOPHIE (sarcastica): Sì, certo. ELLIE (continuando): Se tu lo chiederai a Gabriel! SOPHIE: Cosa? Perché Gabriel? ELLIE: Dici che non c’è nulla tra di voi, è il momento di dimostrarlo. Cosa c’è di meglio di due amici che vanno ad una serata di beneficenza? O hai paura perché dentro di te sai che sei pazza di lui? SOPHIE: Ma che dici! Ellie inarca le sopracciglia e resta lì a guardarla. SOPHIE: Affare fatto. Glielo chiederò. Ma mi aspetto che tu lo chieda a Brandon. ELLIE (soddisfatta): Siamo d’accordo. SEDE DEL NEWPORT GROUP Ryan è in ufficio a compilare delle scartoffie in attesa di una riunione con il suo commercialista. E’ seduto dietro la scrivania del suo ufficio, indossa una camicia bianca le cui maniche sono state tirate su fino a metà avambraccio ed ha una mano poggiata sulla fronte, mentre con l’altra tiene la penna con cui sta riempiendo i documenti che ha davanti. Toc toc toc. Tre colpi sulla porta del suo ufficio. Ryan alza la testa e mette giù la penna. RYAN: Avanti! Dalla porta fa il suo ingresso, elegante come sempre, Charlotte. Ryan la vede entrare e si alza. I colori cambiano. E’ come se la stanza si illuminasse improvvisamente. CHARLOTTE: Buongiorno, signor Atwood. RYAN: Buongiorno. Non avevamo deciso di darci del tu? CHARLOTTE: Certo, la sto solo prendendo in giro… signor Atwood! Ryan sorride imbarazzato. Sta imparando a conoscerla quella ragazza. E’ totalmente diversa da come uno si aspetterebbe che sia giudicandola dall’aspetto impostato e raffinato. RYAN (indicandole una sedia con la mano): Accomodati, prego. CHARLOTTE (sedendosi): Ti ringrazio, Ryan. Ryan fa il giro della scrivania e va a sedersi dall’altra parte di essa. Sono uno di fronte all’altra. RYAN: Come posso aiutarti? CHARLOTTE: A dire il vero sono io che posso aiutare te. Ryan è confuso. Non si aspettava questa risposta. RYAN: Come dici? CHARLOTTE: Oramai ci conosciamo da più di un mese, ti vedo sempre indaffarato e preso dal lavoro. Per questa sera vorrei organizzare una cena di lavoro con alcuni dei miei uomini e mi chiedevo se ti andrebbe di venire. RYAN: A dire il vero, questa sera c’è questa serata di beneficenza per una nuova area ecologica a Newport. La organizza Summer, la moglie di Seth, non posso mancare. CHARLOTTE: Capisco. RYAN: Ma ora che ci penso la serata richiede di presentarsi in coppia e si dà il caso che io non abbia ancora un’accompagnatrice. Magari potresti rimandare la cena di lavoro ad un’altra sera e venire con me. Poi si accorge di esser stato, forse, un po’ troppo diretto e corregge immediatamente il tiro. RYAN: E’ un’idea. CHARLOTTE (sorridente): Mi piacerebbe molto. HARBOR SCHOOL Gabriel sta prendendo dei libri, per la lezione successiva, dal suo armadietto, quando Sophie lo nota e si avvicina a lui. Kimberly, che nel frattempo è tornata a scuola, osserva quella scena da lontano ma si limita a chiudere il suo armadietto e ad andare in classe. SOPHIE: Ciao. GABRIEL (voltandosi): Ehi. Pensavo mi stessi evitando. SOPHIE: A dire il vero ti cercavo. GABRIEL (incuriosito): E come mai mi cercavi? SOPHIE: Ti ricordi che poco meno di due settimane fa mi hai chiesto di accompagnarti a casa di Kim? GABRIEL: Certo, non ti ho ancora ringraziata per averlo fatto. SOPHIE (alzando una mano come per stopparlo): Non voglio che mi ringrazi. Voglio che ti sdebiti. Quelle parole suscitano immediato interesse nella mente di Gabriel. Cosa vuole Sophie? In che modo vuole che lui paghi il suo debito? GABRIEL: Vediamo… SOPHIE: Questa sera ci sarebbe un gala di beneficenza organizzato da mia cognata. Il fatto è che è obbligatorio andare in coppia e volevo dirti che sei stato scelto come mio accompagnatore. GABRIEL: Io? SOPHIE (girandosi intorno): Pronto? Vedi qualcun altro? GABRIEL (leggermente confuso): Ok, d’accordo. E’ tutto qui? Poi saremo pari? SOPHIE: Dopo questa serata tornerò ad ignorarti, promesso! Gabriel sorride. Tuttavia non può fare a meno di porsi qualche domanda. Perché Sophie ha tutta quella voglia di tornare ad ignorarlo? Perché non sta avendo neanche il minimo dubbio su ciò che potrà esserci tra di loro in futuro, dopo quelle due situazioni che non hanno lasciato il minimo dubbio sul fatto che tra di loro ci sia attrazione? GABRIEL: D’accordo. SOPHIE: Perfetto. Poi ti invio un SMS con i dettagli. Detto quello, nemmeno il tempo di salutarsi che Sophie è già sulla strada verso l’aula della prossima lezione. Anche se non lo dà a vedere è soddisfatta di come sono andate le cose. Ma è soddisfatta solo perché ha trovato qualcuno che la accompagnerà alla serata o perché quel qualcuno è Gabriel Ross? Alcune decine di metri più in là, la scena si ripete con protagonisti diversi: Ellie e Brandon. Lui è al suo armadietto, lei gli si avvicina. ELLIE: Brandon!? BRANDON (voltandosi): Sherlock Holmes! Come va? ELLIE (in imbarazzo): Tutto bene ora. Cioè, volevo dire… tutto bene! Brandon le sorride, divertito. Lei distoglie lo sguardo dai suoi occhi. Quella ragazza è talmente buffa che è impossibile non trovarla adorabile. BRANDON (aspettando qualche secondo): Sei qui per dirmi qualcosa o per fissare il mio armadietto? ELLIE: Sì, no.. ecco… Questa sera ci sarebbe una raccolta fondi e… Ellie si ferma per qualche secondo, poi butta fuori le ultime parole in maniera rapidissima. ELLIE: …vorrei che mi accompagnassi! Per un attimo Brandon non sa cosa rispondere. Non se l’aspettava. BRANDON: Ecco, vedi… io questa sera ci sarò all’evento. Ma ci sarò in compagnia di un’altra persona. Il sorriso sul volto di Ellie sparisce quasi immediatamente, lasciando spazio ad un’espressione a metà tra il deluso e il triste. ELLIE: Ah… ok. BRANDON: Senti, Ellie, vorrei mettere in chiaro una cosa con te. L’altra sera ci siamo divertiti, è vero. Però, ecco… io la vedrei più in questo modo: tu hai aiutato me con la ricerca della palla smarrita, io per ringraziarti ti ho offerto la cena. Non vorrei ti facessi strane illusioni. ELLIE (velocemente e con la voce diventata stridula): No, certo che no. Adesso io vado, buona giornata. Ellie si allontana rapidamente da quegli armadietti. Si sforza per non piangere e si infila nel bagno delle ragazze. Perché Brandon si comporta in quel modo? E’ forse frutto della sua immaginazione la chimica che c’è stata tra di loro quella sera in quel maledetto ristorante? E chi è quest’altra ragazza misteriosa? CASA COHEN Nel tardo pomeriggio, Sophie è intenta a studiare. Non riuscendo a farlo nella sua stanza, si è sistemata nella cucina della villa dei Cohen. Seth e Summer sono rientrati prima dai loro rispettivi lavori per prepararsi all’evento di quella sera. Entrano in cucina. SETH (vedendola lì a studiare): Vacci piano, Einstein! SUMMER: Lasciala in pace, Cohen! SOPHIE: Devo finire questo stupido compito per domani e dato che questa sera non potrò studiare, devo sbrigarmi a farlo ora. SETH: E sul piano dell’integrazione come va? SOPHIE: Che vuoi dire? SETH: Ti stai facendo degli amici? Guarda che tuo fratello era una specie di leggenda alla Harbor. Tutti mi conoscevano, tutti mi amavano, quando studiavo lì. Pensandoci bene dovrebbe esserci ancora una mia statua da qualche parte nel cortile della scuola… SUMMER: Non dargli ascolto, tesoro. Gli unici amici che aveva erano Ryan e Capitan Avena. SETH: Cosa? Non diciamo fandonie! Avevo molti altri amici. Ad esempio c’era… Seth si interrompe qualche secondo per pensare ad un nome da tirar fuori. Summer resta a guardarlo con aria di sfida. SETH: …ok, hai ragione! Ma è proprio per questo motivo che non vorrei che mia sorella faccia la stessa fine. SOPHIE: Beh, tu avevi Ryan, io ho Ellie! E sono in quella scuola da poco più di un mese. Direi che non me la sto cavando malissimo. SUMMER: Magari per farti qualche nuovo amico puoi iscriverti a qualche attività… SETH: Potresti rifondare il club dei fumetti di cui io sono stato per tanti anni presidente. SUMMER: Che schifo! SETH: Oppure potresti fare la cheerleader. SOPHIE (imitando Summer): Che schifo! SETH: Ok, ho terminato le idee. SOPHIE (sorridendo): Magari potrei giocare a pallanuoto! SETH (corrugando le sopracciglia): Una Cohen nella squadra di pallanuoto della Harbor? Potrebbe ghiacciarsi l’inferno! SOPHIE: Stavo scherzando! SETH (rilassandosi): Ah, ecco. SOPHIE (inclinando leggermente la testa verso destra): O forse no… SUMMER: Almeno hai trovato un accompagnatore per questa sera? SOPHIE: Certamente! SUMMER: E tu, Seth? SETH: Io cosa? Soffri forse di Alzheimer? Io la mia accompagnatrice l’ho trovata dieci anni fa. Era vestita di bianco e mi faceva la linguaccia davanti agli invitati. SUMMER: Lo sai che sono impegnata con l’organizzazione e la raccolta fondi. Passerò più tempo sul palco che a godermi la festa. Credo che per questa volta dovresti venire con qualcun’altra. SETH: E dove la trovo un’accompagnatrice in così poco tempo? Ci ho impiegato tutta la mia infanzia a trovare te! SUMMER: Potresti chiedere ad Anna visto che è di nuovo in città. SETH: Anna? La stessa Anna con cui anni fa litigavi per me? SOPHIE (dubbiosa e ironica): Litigavi con un’altra per questo sfigato? SUMMER: Sì, dai. Mi piacerebbe molto rivederla. Siamo state anche ottime amiche se te ne fossi dimenticato. SETH: Ok. Provo a chiamarla. Seth si allontana dalla cucina prendendo il mano il suo iPhone per chiamare Anna, intanto Summer esce in cortile e Sophie si rimette a studiare. La sera è vicina e il lavoro da fare, per lei, è ancora incredibilmente lungo. PARTY DI RACCOLTA FONDI La notte ci mette meno del previsto a calare su Newport Beach e la vecchia abitazione di Caleb e Julie Cooper, oggigiorno disabitata, è già piena di invitati per quella serata di beneficenza durante la quale Summer ed il suo gruppo proveranno a raccogliere i fondi necessari per costruire un’area ecologica lì a Newport Beach. Sulla destra dell’enorme piscina ci sono i tavoli del catering. Una lunga schiera di supporti in legno, coperti da tovaglie rigorosamente bianche, e con una marea di cibi diversi. Dietro quei tavoli, delle persone sono indaffarate a riempire i piatti dei presenti. Alcuni camerieri, invece, fanno avanti e indietro con dei vassoi contenenti numerosi bicchieri di champagne che, man mano che l’ora si fa più tarda, spariscono sempre più velocemente. Seth è stato accompagnato da Anna, come suggeritogli da Summer, ed è tutta la serata che fa la spola dalla sua invitata a sua moglie. Sophie e Gabriel sono venuti insieme, ma sono evidentemente fuori posto. Lei non ama essere circondata da quel tipo di persone, lui detesta essere fermato da tutti gli ex amici di suo padre che gli chiedono informazioni sulla sua detenzione. Nessuno di loro, però, è davvero interessato. Nessuno va mai a trovarlo, eccetto lui. Ellie, dopo il rifiuto di Brandon, è stata accompagnata da suo cugino, di cui ha perso le tracce subito dopo essere entrata. E’ più che evidente che si siano usati a vicenda solo per entrare a quel party. Di Brandon, invece, ancora nessuna traccia. Tutti gli invitati sono intenti a mangiare, a chiacchierare e, non ultimo, a staccare assegni. ANNA: Allora, Seth, me lo dici o no il motivo per cui sei così cupo? SETH (stranito da quella domanda): Non sono cupo. Sono normale. A quelle parole non crede nemmeno lui stesso. ANNA: Ti conosco. Si vede da quaranta miglia che sei triste. Il Seth Cohen che conoscevo io non aveva mai quest’aria così grigia. Che ti succede? SETH (evitando la domanda): Scusa se ti lascio un attimo, ma devo andare da Summer. E’ tutta la sera che vado avanti e dietro tra voi due. Ora che ci penso, mi sembra di essere tornato a quel famoso giorno del Ringraziamento a casa mia! Seth scaccia via il ricordo di quella figuraccia che gli è appena tornata in mente e si allontana da Anna. La ragazza resta lì a pensare al comportamento di quello che qualche anno fa era il suo migliore amico. Non la convince. C’è qualcosa che non quadra. Sophie sta sorseggiando, di nascosto, dello champagne. Non farsi vedere da Seth e Summer è fin troppo facile quella sera. Sono così presi da chissà cosa. Gabriel si è allontanato un attimo per andare in bagno. Nessuno dei due ha minimamente accennato a quel bacio appassionato di più di una settimana fa. Sembra non essere mai successo. Sembra non importargli. Almeno è quello che vorrebbero lasciar trasparire. Ad un certo punto, lo smartphone di Sophie inizia a squillare. La ragazza lo estrae dalla borsetta e legge il nome che compare sul display. Un milione di emozioni, anche diverse tra loro, la assalgono. Ci pensa su un secondo, poi preme il pulsante rosso del touch screen e rifiuta la chiamata. Perché lui la sta chiamando? Cosa vuole? Perché proprio ora? Scaccia via quelle domande e ripone nuovamente il cellulare nella borsetta. Pochi istanti ed ecco, ancora una volta, che inizia a squillare. SOPHIE (tra sé e sé): Cazzo! Si affretta a tirare il telefono di nuovo fuori dalla borsetta e respinge nuovamente la chiamata. Resta a fissare il display. Il suo sguardo dice tutto e niente. Niente, come ciò che ha da dire a quella persona. Mette via l’iPhone, solamente dopo averlo spento del tutto. Anche Nick è presente a quella serata, ma indossa la divisa da cameriere. Oltre a lavorare al ristorante in cui Ellie e Brandon l’hanno conosciuto, arrotonda dando una mano a quell’agenzia di catering. Notando Ellie da sola, Nick le si avvicina da dietro. NICK: Dov’è che l’hai lasciata la tua dolce metà? ELLIE (voltandosi e vedendo Nick): Ehi, signor “vado alla scuola pubblica”! Cosa ci fai qui? NICK (indicando i suoi abiti): Non si vede? ELLIE (imbarazzata): Hai ragione! NICK: Allora? Come mai sei qui tutta sola? ELLIE: A quanto pare mi sono fatta l’idea sbagliata su Brandon e ora sono costretta ad andarmene in giro con mio cugino che non ho la più pallida idea di dove si sia cacciato. Ti avviso, comunque, che se hai intenzione di provarci con me perché mi vedi qui sola e indifesa stai sbagliando di grosso. Il mio cuore appartiene ad un’altra persona, anche se lui non lo sa. NICK: Ehi, calma tigre. Puoi stare tranquilla, non sei il mio tipo. ELLIE (indispettita): Stai forse dicendo che non sono abbastanza carina? NICK: No, sto dicendo che il mio tipo è più così… Nick indica, con la sua mano destra, un posto ad una quindicina di metri da loro, dove un ragazzo molto elegante ed una ragazza non troppo appariscente stanno sorseggiando delle bevande. ELLIE: Quella? Scusami se te lo dico ma hai proprio dei gusti di merda, Nick! NICK: No, non lei… Ellie finalmente capisce dov’è che Nick vuole andare a parare. ELLIE: Sei… NICK: Gay, sì. E’ forse un problema per te? ELLIE: Assolutamente! Sei appena diventato la persona più interessante di questa festa, considerato che Brandon non si è ancora fatto vivo. NICK: Allora, miss “parlo solo di Brandon”, me la dai qualche notizia su quel ragazzo lì in fondo o devo cercarmi qualche altro informatore meno impegnato di te? Ellie focalizza bene il ragazzo a cui si riferisce Nick e nota che è Daniel Peters. ELLIE: Quello lì puoi anche scordartelo. NICK: Perché mai dovrei? ELLIE: In primis Daniel Peters non è gay e già questo potrebbe bastare per escluderlo dalla tua lista. Poi è un tipo arrogante, presuntuoso e sicuro di sé. Non appena compirà diciotto anni entrerà nel consiglio di amministrazione delle Peters Industries. Possiede già un elicottero privato, con tanto di pilota, ed è convinto che i suoi soldi possano comprare tutto. Ti bastano queste come motivazioni? NICK (assorto nei suoi pensieri): Daniel Peters… interessante… Proprio in quel momento, fa il suo arrivo al party anche Brandon. E’ accompagnato da Kimberly. Essendo uno dei migliori amici di Gabriel, Ellie sapeva già che fosse anche un grande amico di Kim. Tuttavia il fatto di vederli lì, insieme, la manda in fumo. ELLIE: Ma tu guarda quel gran figlio di puttana… Cosa avrà mai quella che io non ho? NICK (ironico): Le tette? Ellie lo gela con uno sguardo aggressivo, poi si volta nuovamente a guardare Brandon. Anche Brandon guarda Ellie. I loro sguardi si incrociano per qualche secondo. C’è elettricità. C’è magia. O almeno Ellie la avverte. Poi, di nuovo, i loro sguardi si perdono altrove. Sophie si è allontanata dalla festa. E’ seduta, sola, su un muretto, a fumare erba, lontana dalla musica e da quelle persone. Sta pensando. Le stelle le fanno compagnia. Si avvicina a lei Gabriel. GABRIEL: Ehi, cosa ci fai qui? SOPHIE: Mi sto prendendo una pausa. Gabriel si siede accanto a lei. Capisce che c’è qualcosa che non va. GABRIEL: Ti senti come un pesce fuor d’acqua, eh? SOPHIE: Hai mai la sensazione che tutto sia sbagliato? Che stai vivendo una vita non tua, che niente sia al posto giusto, che tu non sia al posto giusto, che ci sia un qualche grosso, enorme, errore? GABRIEL (dopo un attimo di silenzio): Sai, da piccolo partecipavo spesso a feste come questa. Stare in mezzo ai ricchi, a persone che pensano più all’apparire che all’essere: questa mi sembrava la normalità. Questa per me ERA la normalità. Era casa mia. Dopo ciò che è successo a mio padre, tutto è cambiato. Quelle stesse persone che prima si atteggiavano ad amici, ora aspettano solo l’occasione per ricordarmi quanto miserabile sia la mia famiglia. Dovresti vedere i loro sguardi, sentire i toni delle loro voci, mentre mi chiedono se mio padre sia ancora in carcere. Da allora ho iniziato a sentirmi fuori luogo. Fuori luogo anche a casa mia. I due si guardano. Sophie ascolta attentamente. GABRIEL: Che soluzioni hai quando ti senti così? Puoi accettare la situazione o scappare. Io non sono un tipo che scappa. Qui ho persone a cui tengo, a cui voglio bene. Ho Brandon, ho Kim, AVEVO Kim, ora ho te. Ho imparato a lottare per quelle persone. Ho imparato ad essere me stesso. Ho imparato che il concetto di “casa” va ben oltre un luogo, un insieme di muri, un paese. Casa è piuttosto un insieme di emozioni. E’ dove appartiene il tuo cuore. Il consiglio che posso darti è di iniziare a mettercelo quel cuore. Non vivere come se fosse la vita di un altro, non vivere come se tutto dovesse finire prima o poi. Mettici i sentimenti. Affezionati. Ama. Vedrai che in breve tempo diventerà questa casa tua. Sophie ascolta quelle parole, dopodiché tra i due cala il silenzio. Per la prima volta ha iniziato a guardare oltre quel bel viso e quei capelli biondastri. E’ riuscita a guardargli dentro. Forse, dopotutto, lo ha giudicato in maniera troppo affrettata e superficiale. Non è così male come sembra. Dal momento in cui è arrivato, accompagnato da una Kimberly in splendida forma, Brandon non ha mai fatto trascorrere dieci minuti consecutivi senza dare un’occhiata ad Ellie. Vederla lì gli fa uno strano effetto. Sono anni che frequentano lo stesso istituto e non è mai successo. L’ha sempre vista ma mai guardata. Ma perché ha passato la maggior parte del tempo a parlare con quel cameriere? Perché non lo lascia lavorare? Dio quanto è logorroica, lo starà sicuramente riempiendo di chiacchiere. Un’altra occhiata. ELLIE: Visto? Mi ha guardata di nuovo! Perché lo fa? NICK: E’ la centesima volta che me lo chiedi. Va’ e parlagli! ELLIE: Non ci penso proprio! NICK: Allora non lamentarti. ELLIE: Non mi sto lamentando, sto semplicemente constatando i fatti. E poi tu non mi sembri molto diverso. Stai letteralmente sbranando con gli occhi Daniel, ma ogni volta che fai un giro con il vassoio dello champagne ti guardi bene dal passare nella zona in cui c’è lui. NICK: Ti sbagli. Non ho alcun problema a passargli vicino. E’ il mio lavoro, lo faccio da una vita. ELLIE (con aria di sfida): Dimostramelo. NICK: Ok. Vado. PARCHEGGIO DEL NEWPORT PALACE HOTEL La luna, piena, splende altissima nel cielo di Newport Beach ed illumina in maniera incredibile il panorama circostante. La bellezza di quei luoghi, del mare, di notte, è mozzafiato. La raccolta fondi sta volgendo a termine e Ryan ha riaccompagnato all’hotel Charlotte che l’indomani ha un importante meeting di lavoro con alcuni suoi partner. La macchina dell’ex ragazzo di Chino è ferma davanti al viale dell’albergo in cui la ragazza alloggia fintanto che il Newport Group non le consegnerà le chiavi della sua nuova abitazione. Lei, dal sedile del passeggero, si volta verso di lui. CHARLOTTE: Ti ringrazio per la splendida serata. E per il passaggio. RYAN: Grazie a te! E perdonami per aver incasinato i tuoi piani per quanto riguarda la cena di lavoro. CHARLOTTE (sorridendogli): Tranquillo. La faremo un’altra volta. Sono stata benissimo stasera. E’ vero. La serata passata insieme a Ryan è stata piacevolissima. I due hanno parlato a lungo, si sono conosciuti meglio, hanno scherzato. Era da tempo che lei non trascorreva una nottata così. Il cambio di città e i pochi amici hanno contribuito a far sì che si concentrasse prevalentemente sul suo lavoro. Nemmeno Ryan è più abituato a serate di quel tipo. RYAN: Lo stesso vale per me. Charlotte gli sorride. Lo ha trovato attraente fin dal primo momento in cui l’ha visto, ma sotto la luce di quella luna che filtra dai finestrini dell’auto il suo viso e i suoi capelli biondastri sembrano risaltare ancor di più, se possibile. I due restano a fissarsi per un interminabile attimo. E’ come se tutto intorno a loro fosse svanito nel nulla. E’ come se il tempo non esistesse più. Avete mai avuto la sensazione di stare guardando negli occhi il vostro destino? Per un momento è così. Per entrambi. Le loro bocche non pronunciano nemmeno una parola più del necessario. Lei china la testa in avanti, verso di lui. Lui le guarda le labbra. Poi l’eleganza di uno dei suoi movimenti lo distrae. Poi torna a guardarle le labbra. In quel momento sono vicinissimi. Ognuno può sentire il fiato dell’altro sulla propria pelle. Passa qualche altro secondo. RYAN: E’ meglio che vai. Cosa gli è passato in mente? Lasciarsi andare così. Non va bene. Non è giusto. Non è giusto per lui e non è giusto per lei. Non è giusto nemmeno per l’altra, quella nel suo cuore. CHARLOTTE (ritraendosi): Sì, forse è meglio. Buonanotte Ryan! RYAN: Buonanotte. La ragazza scende, chiudendo la portiera dell’auto e si avvia verso l’ingresso dell’hotel. Lui resta lì, in macchina, a pensare a cosa è successo. A cosa è QUASI successo. La malinconia si avventata su di lui come un serial killer pronto a strangolarlo. Fa quasi fatica a respirare. Appoggia la testa sui dorsi delle mani che tiene saldamente sul volante dell’auto. Qualche secondo ancora. Poi riparte. Verso casa. PARTY DI RACCOLTA FONDI Nick, dopo aver preso un nuovo vassoio con sopra dodici bicchieri pieni di champagne, si è avviato verso Daniel. Fa alcuni passi ed un signorotto in abito da sera lo ferma, prendendo uno dei bicchieri. Nick riprende il suo tour. Si avvicina sempre più. Ad ogni passo il suo cuore sembra battere più velocemente. Daniel è di spalle. Lascia un altro bicchiere ad uno degli invitati, poi si incammina di nuovo. Sembra impiegarci delle ore ad avvicinarsi a lui. Proprio quando è arrivato a pochi passi da quell’elegante ragazzo, accade qualcosa. Nick inciampa in qualcosa. Il suo corpo si protende in avanti. Il vassoio con i dieci bicchieri rimasti gli scivola dalle mani e vola. Vola verso quel ragazzo di spalle. Il disastro. Daniel, bagnato fradicio, si volta di scatto verso quel cameriere diventato rosso in volto. DANIEL (arrabbiato): Ma sei un idiota? Non certo le prime parole che Nick avrebbe sperato ascoltare dalla sua bocca. NICK (mortificato): Mi dispiace. DANIEL: Lo credo bene! Non hai la minima idea di quanto mi sia costato quest’abito. E ora, grazie a te, posso solo buttarlo. Arrabbiato è ancora più sexy. NICK: Sono desolato. Il responsabile del catering, vedendo quella scena che mette in imbarazzo la sua agenzia, con tanto di reazione da parte di Daniel, si avvicina alla porzione di cortile dove i due stanno discutendo. E’, al tempo stesso, furioso e imbarazzato. RESP. CATERING: Nick, raccogli le tue cose e vai via. NICK: Ma… RESP. CATERING: Sei licenziato! Nick china la testa e si limita ad allontanarsi. E’ nel più totale imbarazzo. Daniel assiste, sorpreso, alla scena. Per un istante si sente responsabile. Quasi gli dispiace. Poi il dispiacere per un completo così costoso rovinato supera qualsiasi altro dispiacere. Anna ha perso di vista Seth da un po’, ormai. E’ sola accanto al bordo lato nord della grossa piscina centrale e inizia a stancarsi. Dà un’occhiata a Summer. E’ ai piedi del palchetto e suo marito non è con lei. Dove diavolo si è cacciato? Decide di andare a cercarlo. Si avvia verso l’interno dell’enorme villa e si reca in direzione dei bagni. Seth è in piedi vicino alla porta del bagno e poggia la sua schiena contro una delle pareti. Anna lo vede. E’ visibilmente ubriaco. Gli occhi spenti. Persi. Tiene in mano una bottiglia di vodka presa chissà dove. ANNA: Seth, che diavolo fai? SETH: Seth? Chi è Seth? ANNA: Seth è colui che dovrà subire la mia ira se non si dà subito una sistemata! SETH (con un sorriso ebete): Non vorrei essere nei suoi panni. ANNA (prendendogli la testa tra le sue mani): Che ti succede, Seth? Non dirmi “niente”. Ti conosco. Tu non sei così… SETH: Non avrò mai un figlio, Anna. Non avrò mai una famiglia. Sono sterile! ANNA: Ascoltami. Tu hai già una famiglia che ti ama, Seth. Hai Summer, una moglie fantastica. Hai Ryan, il miglior fratello che si possa desiderare. Hai me. Hai Sophie, ora. Non pensi a Sophie? Ha appena perso i suoi genitori. I tuoi stessi genitori. Devi essere forte per lei. Sei qui a lamentarti del fatto che biologicamente non puoi diventare padre. Ma che razza di padre darebbe un esempio del genere alla sua figlia adolescente? Se reagisci così ad una brutta notizia, magari non sei pronto per avere dei figli. Essere padre non è solo una questione di DNA. Un padre è un modello da imitare. E’ colui che si rimbocca le maniche e si fa carico dei problemi dei suoi familiari, non uno che si ubriaca alla prima difficoltà. Datti una ripulita e va’ da Summer. Parlate. Se poi avrai bisogno di un ulteriore sostegno, io sono qui. Sono sempre al tuo fianco, Seth Cohen. Non dimenticarlo! Alcuni minuti e molti caffè più tardi, un Seth totalmente ripulito e rigenerato si avvicina a Summer. La serata è finita. Quasi tutti gli invitati sono andati a casa. SUMMER: Ciao. SETH (baciandola): Ciao. SUMMER (tirandosi indietro e aggrottando le sopracciglia): E’ alcol quello che sento nel tuo alito? SETH (abbassando lo sguardo): Devo confessarti una cosa. FINE EPISODIO. 05. THE TRUTH ABOUT ME CASA MITCHELL E’ una mattina come tante a Newport Beach e Kimberly sta finendo di preparare la colazione per sé e sua sorella. Pancakes, frutta e succo d’arancia. Rebecca scende le scale, guidata da quel delizioso profumino, e si siede al tavolo. Indossa una canotta nera. Kim, invece, ha i capelli raccolti in una coda di cavallo e indossa una t-shirt bianca. E’ ancora lontana anni luce dalla perfezione con cui è solita andare a scuola. REBECCA: Mamma dov’è? KIMBERLY (fissandola): Hai mai visto mamma svegliarsi prima delle dieci? Avrà passato la serata in qualche bar ad ubriacarsi insieme a qualche sua amica, figurati. REBECCA: Non parlare così di lei. E’ pur sempre nostra madre. KIMBERLY (mettendole davanti un piatto con del cibo): Mangia. Odia quando Rebecca prende le difese di sua madre. E’ stata lei a dover crescere una sorella di soli due anni più piccola perché la loro mamma era troppo occupata a bere. Becca non ha vissuto ciò che ha vissuto lei. E’ stata lei a non avere un punto di riferimento e, al contempo, a doverlo essere per qualcun altro. Meglio che si limiti a mangiare quel piatto senza aggiungere altro. REBECCA (dopo aver assaporato due bocconi e aver atteso che sua sorella si sedesse con lei): Come va con Gabriel? KIMBERLY: Male. Respira ancora. Rebecca scoppia in una risata contagiosissima e Kim la guarda sorridendo soddisfatta. REBECCA (mostrando una forchetta): E’ fortunato. Se avesse tradito me gli avrei infilato questa in quel suo culetto sodo. KIMBERLY: Buon sangue non mente. Sei mia sorella dopotutto! REBECCA (precisando): Solo di madre! Proprio in quel momento fa capolino in cucina un uomo in mutande, dai capelli lunghi e dall’aspetto trasandato. Kimberly fa un balzo e afferra un coltello spingendo sua sorella dietro di lei, come per proteggerla. KIMBERLY: Prendi quello che vuoi ed esci da questa casa. ROBERT: Ehi ehi, calma pollastrella! Siete le figlie di Jessica, giusto? Tornate a tavola, io prendo questa e me ne torno in camera. Robert afferra una bottiglia di bourbon dalla mensola in cucina e, senza aspettare una risposta delle ragazze, torna di sopra. Kimberly e Rebecca si guardano ancora impaurite. KIMBERLY: Chi cazzo è quello? REBECCA: Cosa vuoi che ne sappia. Sarà il nuovo fidanzato di mamma! HARBOR SCHOOL Ellie è a scuola. Quella mattina è fortunata, ha la prima ora libera, così decide di lavorare al giornale all’interno dell’aula redazione. Con il suo bicchierone bianco e verde di Starbucks in mano, apre la porta della stanza e vi si infila. Poggia il bicchiere e il suo portatile sulla scrivania, si siede e avvia il computer. Pochi attimi di attesa, che le consentono di finire quel latte macchiato, ed ecco che una notifica visiva ed una sonora la avvertono della presenza di una nuova e-mail nella casella di posta del giornale. Prende il mouse nella mano destra e clicca su quel pop up aprendo la mail. Quindici allegati e due semplici parole: “Pubblica queste”. Quindici fotografie che ritraggono un uomo e una donna. Un uomo e una ragazza, ad essere precisi. Il professor Elliot. Sienna. Giorni diversi. Stessa coppia. Ellie scorre le immagini con lo sguardo fisso sul monitor. Chi le avrà mandato quelle foto? Perché vuole che vengano pubblicate? Chi, oltre a lei, sa della relazione di Sienna ed Elliot? Sophie? No, non può essere stata lei. Dev’esserci qualcun altro che sa. Qualcuno che vuole distruggere le loro vite. No, non può farlo. Non può pubblicarle. Deve parlare con Sienna. Non muore certo dall’idea di farlo. Però deve. Ellie salva le foto sul suo iPhone, dopodiché getta via il bicchierone di Starbucks e si alza dalla sedia. Fa due passi ed esce dall’aula, alla ricerca di Sienna. Quella dev’essere la sua mattinata fortunata perché, proprio in quel momento, la ragazza latina sta attraversando il corridoio in compagnia di un gruppo di amiche. Ellie le si avvicina. ELLIE: Sienna, devo parlarti. SIENNA: Che diavolo vuoi da me? ELLIE: E’ importante, fidati. Non posso dirlo qui davanti a tutti. Sienna, riluttante, decide di seguire Ellie in un angolo appartato alla fine della lunga fila di armadietti. Ellie tira fuori il suo smartphone. SIENNA: Cos’è, mi hai portato qui per scattare un selfie? ELLIE: Dovresti preoccuparti più delle foto che ti vengono scattate inconsapevolmente! Ellie le mostra il materiale che ha ricevuto quella mattina da quel mittente anonimo. Sienna è terrorizzata. La sua faccia si blocca in un’unica, strana, espressione. Ellie riesce a leggere la paura dai suoi occhi. SIENNA: Dove cazzo hai preso queste foto? ELLIE: Qualcuno le ha mandate alla mail del giornale chiedendo che venissero pubblicate. SIENNA (con aria minacciosa): Non ti azzardare… ELLIE (interrompendola): Tranquilla, non lo farò. Ho voluto avvertirti perché è altamente probabile che questa persona non si fermerà qui. Quando vedrà che le foto non saranno state pubblicate, potrebbe volerle divulgare altrove e in qualche altro modo. Pensavo dovessi saperlo. SIENNA: Devo andare! Sienna si volta immediatamente e inizia a camminare nel senso opposto rispetto a quello che percorreva in precedenza, lasciando lì Ellie in un misto di dispiacere ed incredulità. Un paio di ore dopo, i ragazzi sono tutti impegnati a seguire la lezione nell’aula di storia. Il professore sta distribuendo dei fogli alla classe. Ellie è distratta da ciò che è successo poco prima e continua a farsi domande su quella mail; Sienna è seduta ad un banco in fondo e non lascia trasparire alcuna emozione, probabilmente dentro starà morendo, ma fuori appare freddissima; Sophie giocherella con una matita e ogni tanto lancia un’occhiata a Gabriel, seduto ad un banco dall’altra parte dell’aula. PROFESSORE: Questi documenti che vi sto consegnando fanno parte del materiale che vi sarà utile per il compito che sto per assegnarvi. Dalla classe vien fuori un mormorio generale. Gli studenti, ovviamente, sembrano non apprezzare affatto quella notizia. PROFESSORE: Si tratta di un progetto di gruppo da consegnare dopodomani. Siete in ventiquattro. Vi dividerò in tre raggruppamenti da otto e mi aspetto che tutti collaboriate e facciate un buon lavoro. A questo punto dell’anno non vi conviene certo prendere una F nella mia materia. Il professore, un anziano uomo baffuto, ma dall’aspetto abbastanza simpatico, prosegue. PROFESSORE: Del primo gruppo faranno parte Brandon Baker, Kimberly Mitchell, Sienna Torres, Gabriel Ross… Kimberly lancia un’occhiataccia a Gabriel. Non è affatto entusiasta dell’idea di dover trascorrere del tempo insieme a lui per lavorare a quello stupido progetto. PROFESSORE (continuando): …Ellie Sanders… Ellie sorride. E’ nello stesso gruppo di Brandon! PROFESSORE (andando avanti): …Julian Thornton, Tricia Boggarty e Sophie Rose Cohen. Del secondo gruppo, invece…. Sophie non sa se essere felice di essere capitata insieme ad Ellie o contrariata per essere nello stesso raggruppamento di Gabriel e Kimberly. Altri drammi in arrivo? SEDE DELLA CASA EDITRICE DI ATOMIC COUNTY Seth è in ufficio che lavora al lancio del nuovo fumetto della sua casa editrice. Sono settimane che ci sta lavorando come un forsennato insieme all’autore, ma ha sempre l’impressione di essere con l’acqua alla gola. E’ seduto dietro una scrivania, da solo questa volta, a sistemare dei dettagli al computer, quando sente bussare alla porta del suo ufficio. SETH (distrattamente): Avanti! A fare capolino in quella stanza è Anna. SETH: Anna, ciao! Entra pure. Qual buon vento ti porta da queste parti? ANNA (avanzando nella stanza e sedendosi dall’altro lato della scrivania): Sono passata a controllare come stai. Sai, l’ultima volta che ci siamo visti non eri proprio in forma! Anna sorride e Seth ricambia l’atteggiamento positivo della ragazza. SETH: Già. Scusami per quello spettacolo orribile. ANNA: Hai parlato con Summer? SETH: Sì, le ho parlato. ANNA (preoccupata): E come l’ha presa? SETH: Non mi ha lasciato, se è questo che intendi. In realtà Summer si è mostrata molto comprensiva nei confronti di suo marito. Gli ha spiegato che questo genere di cose va affrontato in due, che l’unione fa la forza e che ciò che conta sarà esserci sempre l’uno per l’altra. Ha deciso di sorvolare le bugie e le notti alcoliche di quei dieci folli giorni e di fingere che tutto ciò non sia mai successo. Summer è diventata una donna d’oro. Ma questo Seth, in fondo, lo ha sempre saputo. ANNA: Non ho mai avuto dubbi su questo… SETH: Beh, magari dovrebbe. Da marito non sono in grado di darle ciò che più desidera. ANNA: Seth Cohen vuoi che ti strappo uno per uno quei peletti che ti sono cresciuti sulla faccia negli ultimi anni? Smettila di dire idiozie. SETH (cambiando discorso): Tu per quanto tempo rimarrai a Newport? ANNA: Non ho una scadenza. Sto iniziando a guardarmi intorno, a dire il vero. Magari il mio prossimo lavoro non sarà a Pittsburgh. Per l’occasione giusta sarei anche disposta a rimanere qui in California! Seth ci pensa un attimo. A dire il vero, l’idea già gli ronza in testa da un po’, ma finora non era sicuro che l’amica fosse disposta a tornare a vivere lì a Newport. SETH: Ti assumo io! ANNA: Cosa? SETH: Questa casa editrice si sta espandendo. Un solo avvocato non ci basta più. Tu a Pittsburgh eri un avvocato, giusto? ANNA: Sì, ma… SETH: Niente “ma”! Sarai il nuovo avvocato alle mie dipendenze. Sempre se ti va… ANNA: Sarete costretti a sopportarmi, ne sei consapevole? SETH (sorridendo): Non chiedo altro! HARBOR SCHOOL Sophie ed Ellie stanno attraversando il corridoio per recarsi in cortile dove Brandon ha chiesto a tutti di riunirsi per parlare di come organizzarsi per il compito che è stato assegnato loro. SOPHIE: Kimberly. Tra le tante persone che seguono quel corso doveva capitarci proprio lei nel nostro gruppo? ELLIE: Non è lei quella di cui lamentarsi. SOPHIE: Che vuoi dire? ELLIE: Non so se hai sentito il professore, ma ci sarà anche Tricia Boggarty con noi. SOPHIE: E chi sarebbe? ELLIE: Non conosci “Miss Gambe Aperte”? SOPHIE (con gli occhi spalancati): La chiamano così? ELLIE: No, in realtà sono solo io che la chiamo così. Ma aspetta di conoscerla e capirai il perché. SOPHIE (facendo una smorfia con la bocca): Credo di averlo già intuito, grazie! Le due ragazze si scambiano un’occhiata complice e sorridono. ELLIE: Capitolo ragazzi: come va con Gabriel? In cortile, Brandon e Gabriel stanno aspettando l’arrivo degli altri del gruppo e ne approfittano per chiacchierare un po’. BRANDON: Capitolo ragazze: come va con Sophie? GABRIEL: Tra me e Sophie non c’è nulla. SOPHIE: Tra me e Gabriel non c’è nulla. ELLIE: Andiamo, ho visto come lo guardi. Vorresti scartarlo come un cioccolatino, di nuovo! SOPHIE (sorridendo): Chiudi il becco. Sei fuori strada. BRANDON: Andiamo, è evidente che sei cotto di lei. Altrimenti non avresti mandato a puttane la tua storia con Kim che durava dai tempi di Tutankhamon. GABRIEL: Sei fuori strada, amico. Tu ed Ellie, invece? Hai notato come va in crisi quando sei nei paraggi? Secondo me è cotta! SOPHIE: Parliamo di te e Brandon, piuttosto. Ho la sensazione che sia cotto di te. ELLIE: Ma cosa dici. Sai benissimo che gli ho chiesto di accompagnarmi alla serata di beneficenza ed ha rifiutato. E’ una storia chiusa. Se mai c’è stata una storia. BRANDON: Chi, Ellie? No, non credo. Siamo usciti una sola volta perché doveva aiutarmi a risolvere una questione. E’ stata molto disponibile, ma finisce lì. E’ una storia chiusa. Se mai c’è stata una storia. Alcuni minuti più tardi, i ragazzi sono ormai tutti riuniti nel cortile della Harbor e si stanno organizzando per svolgere il progetto di storia. BRANDON: La mia casa sulla spiaggia è libera, potete venire da me e possiamo anche restare a dormire lì. KIMBERLY (guardando Sophie con aria di sfida): Ci sto! Sienna si limita ad annuire, spalleggiando la sua fedele amica anche se in maniera non troppo convinta. Gabriel guarda Sophie, lei osserva Tricia, la ragazza di cui le ha parlato Ellie. ELLIE (rivolta a Brandon): Ultimamente sono più a casa tua che a casa mia! Tutti la guardano confusi, lei se ne accorge e, imbarazzata, rettifica. ELLIE: Nel senso che non ero mai stata prima ad una delle sue feste e ora invece vengo invitata spesso nella sua casa in spiaggia. Non che due volte possano essere definite “spesso”. Però è più di prima, no? Non riesce più ad uscire da quel circolo vizioso di parole messe una dietro l’altra in maniera rapida. SOPHIE (guardando Gabriel e poi Kim): Vada per la casa di Brandon! TRICIA: Io porto l’alcol. Ho un amico che può procurarmene quanto ne vogliamo. JULIAN (preoccupato): Dobbiamo studiare, non ubriacarci! TRICIA (guardandolo male): Chi cazzo è questo sfigato? Da quando viene a scuola alla Harbor? JULIAN: In realtà da sempre… TRICIA: Allora dovresti sapere già chi è che comanda da queste parti. KIMBERLY (sussurrando e facendo una smorfia sarcastica, mentre guarda Sienna): Nei tuoi sogni. TRICIA: Cos’hai detto? GABRIEL: Basta ragazze. Siamo un gruppo, almeno per un giorno. E’ nell’interesse di tutti far filare le cose nella maniera più liscia possibile e tornarcene alle nostre vite. KIMBERLY: O magari sotto un tir. Gabriel ignora la provocazione della sua ex. Sophie abbassa la testa sapendo di avere una parte di responsabilità in tutto ciò. BRANDON: Andata, allora! Vi aspetto per le cinque. Gli occhi di Ellie si illuminano. Non vede l’ora di passare un’altra giornata insieme a Brandon. E l’idea di poter dormire da lui di certo non le fa schifo, anzi. NEWPORT UNION Daniel è sul sedile posteriore della limousine di suo padre. Da alcune decine di minuti ormai, il veicolo è fermo davanti all’ingresso della Newport Union, la scuola pubblica della cittadina. Il suo autista è passato a prenderlo subito dopo l’uscita da scuola e lui, invece di andare a casa, gli ha dato istruzioni di accompagnarlo lì. AUTISTA: Per quanto tempo dovremo rimanere qui, signor Peters? DANIEL: Fin quando lo dico io. Daniel ed il suo autista non sono nuovi a questi appostamenti. Di solito il ragazzo li utilizza per minacciare qualcuno. Forse anche quel giorno è così. Daniel continua a sbirciare fuori da uno dei finestrini di destra della macchina, finché non vede – finalmente – la persona che sta aspettando, uscire da quell’edificio. Per Nick è un giorno come un altro. Si è svegliato prestissimo, si è preparato ed è andato a seguire le sue lezioni a scuola. Tutto nella norma. Proprio mentre si sta allontanando, solitario, da quella struttura, viene avvicinato dall’ultima persona che pensava di vedere lì. DANIEL: Nick, giusto? NICK (sorpreso): Cosa ci fai tu qui? Sei venuto a farmi buttare fuori anche da scuola? DANIEL: Hai forse intenzione di rovinarmi un altro abito? NICK: Io… DANIEL (interrompendolo): Sono spiacente per quello che è successo alla serata di beneficenza. Ci ho riflettuto su in questi giorni e sono giunto alla conclusione che è doveroso, da parte mia, scusarmi. Nick rimane scioccato da quelle parole. Non riesce a capire se Daniel sia davvero dispiaciuto, a dispetto di tutto ciò che gli hanno detto di lui, o se quello sia solo uno dei suoi soliti giochetti. Vuole fidarsi. NICK: Wow. Sei diverso da come ti descrivono. DANIEL: Fidati, sono anche peggio. NICK: A vederti qui a chiedermi scusa per avermi fatto licenziare si direbbe tutto il contrario. DANIEL: Quando si tratta di me non fidarti di ciò che sembra, non fidarti delle apparenze. NICK: Beh, ti ringrazio per le scuse, comunque. Anche se quelle non mi permettono di mantenere mia nonna come faceva quello stupido lavoro di catering. DANIEL: Lo so. Conosco la tua situazione familiare. NICK: Come fai a conoscerla? DANIEL: Ehi, io sono Daniel Peters. Per la maggior parte delle cose mi basta schioccare le dita. Nick è incantato dalla sicurezza e dalla sprezzante presunzione di quel figlio di papà. DANIEL (continuando): Comunque, questo è per te. Per scusarmi. Daniel consegna un foglio a Nick. Il ragazzo lo prende tra le mani e gli dà un’occhiata. Si tratta della ricevuta di un trasferimento di fondi bancari. Un trasferimento di cinquantamila dollari a favore di… Nick Miller! Il ragazzo è sbalordito. Quella cifra, che per Daniel può non significare nulla, per lui significa tutto. E’ decisamente più di quanto avrebbe guadagnato lavorando per un lustro in quell’agenzia di catering. NICK: Sei forse impazzito? Non posso accettarlo! DANIEL: Ti conviene farlo. Sono una persona che si scusa molto raramente, non farmene pentire. NICK: No, non posso. DANIEL: I soldi sono sul tuo conto in banca. Utilizzali come meglio credi. Buona giornata. Senza attendere ulteriori repliche dal ragazzo, Daniel si infila nuovamente nella parte posteriore della limousine e ordina al suo autista di partire. Nick è lì, in piedi, ancora sconvolto dal gesto di quel ragazzo che tutti dicono essere presuntuoso, arrogante e attaccato al suo denaro. Quella che ha incontrato lui oggi è una persona totalmente diversa. Ora, però, il problema è un altro. Cosa deve farne di quel denaro? Restituirlo? Tenerlo? Non ha mai accettato l’aiuto di nessuno per pagare le spese di sua nonna e non intende certo iniziare a farlo ora. Inoltre, è sicuro prendere quei soldi? E se Daniel, presto o tardi, verrà a riscuotere in qualche modo il favore che gli ha fatto? In mezzo a quella marea di dubbi e di quesiti, Nick ha una sola certezza: Daniel lo ha colpito. CANTIERE DI CASA MORGAN Ryan sta lavorando insieme al suo team alla casa di Charlotte, quando la ragazza appare sulla porta d’ingresso. CHARLOTTE (entrando nella sua futura abitazione): Si direbbe che ci siamo quasi! Ryan la vede e fa alcuni passi verso di lei. RYAN (sorridendo): Non mi sbilancio con precisione sui tempi, ma a breve la tua casa ti sarà consegnata. CHARLOTE: Non avrebbe potuto dirmi una cosa più bella di questa, signor Atwood. RYAN: Stiamo lavorando notte e giorno per rispettare le scadenze, signorina Morgan. Charlotte mostra a Ryan un sacchetto che ha tra le mani. CHARLOTTE: E questo lavoro di notte e giorno prevede una pausa pranzo? RYAN (sorpreso): Solitamente no, ma si potrebbe fare un’eccezione! Alcuni minuti dopo, Ryan e Charlotte sono seduti uno di fronte all’altra ad un tavolo improvvisato all’interno della cucina della casa. Stanno mangiando del cibo da asporto e Ryan è piacevolmente sorpreso dal fatto che lei, che in quel momento potrebbe essere in un qualsiasi ristorante a mangiare piatti prelibati, è lì con lui ad ingerire quella robaccia. RYAN (con tono serio): Mi dispiace per l’altra sera. CHARLOTTE: Per cosa? RYAN (imbarazzato): Per… quella situazione… perché mi sono bloccato. CHARLOTTE: Oh, ti riferisci a quando stavamo per baciarci e ti sei tirato indietro? RYAN (spalancando gli occhi): Già. CHARLOTTE: Non hai nulla di cui scusarti, Ryan. RYAN: Il fatto è che… CHARLOTTE (interrompendolo): Shhh. Non voglio saperlo! Charlotte gli tappa la bocca poggiandogli delicatamente un dito sulle labbra. A lui, per un attimo, manca il respiro. CHARLOTTE: Mangiamo. Ryan è sorpreso dalla reazione della ragazza. E’ una sorpresa continua, a dire il vero. Una qualsiasi altra persona avrebbe scatenato il delirio, o almeno avrebbe chiesto una motivazione. Lei è serena. E bella. Perfino quel cibo da fast food sembra trasformarsi in un piatto raffinato per la grazia con cui lo mangia lei. Ryan scaccia via quelle osservazioni che sono nella sua mente e riprende a mangiare sorridendo. CASA TORRES E’ pomeriggio e Kimberly è davanti casa di Sienna, pronta per andare da Brandon a svolgere quel maledetto progetto scolastico. Suona il campanello. Nessuna risposta. Prova di nuovo. La seconda volta è più fortunata, dato che la sua amica scende ad aprirle. Sienna non è affatto pronta per uscire di casa. Indossa una vecchia tuta larga ed una canotta stropicciata. I capelli sono arruffati ed il viso struccato. KIMBERLY (entrando in casa): Ti sei dimenticata che dobbiamo andare da Brandon per lavorare al progetto? SIENNA (chiudendo la porta): Non vengo. Senza dare ulteriori spiegazioni, Sienna si reca in camera sua, seguita da Kimberly che continua a domandarle il motivo. KIMBERLY: Che ti succede? Parlami! SIENNA (iniziando ad alterarsi): Non mi va. Ok? Kimberly capisce che c’è qualcosa che non va, qualcosa di grosso. Si siede di fronte a lei sul letto su cui Sienna si è fiondata appena entrata in camera e ci riprova. KIMBERLY (sussurrando): Ehi, parlami. Sienna non riesce a reggere lo sguardo della sua migliore amica e scoppia in un pianto. Kimberly è sorpresa e spaventata da ciò e la abbraccia nel tentativo di darle conforto. Anche se non sa quale sia la causa. SIENNA (asciugandosi le lacrime): Qualcuno ha fotografato me insieme al professor Elliot e sta tentando di pubblicare quelle foto. KIMBERLY (scioccata): Il professor Elliot? Quello di letteratura? Cosa diavolo ci facevate insieme quando vi hanno fotografati? SIENNA (abbassando il capo): Abbiamo una relazione. Da alcuni mesi. KIMBERLY: Una relazione? Sei impazzita? Che ti dice il cervello? Sienna non risponde. Sta tremando. Vorrebbe dirle che c’è dell’altro, ma non ha il coraggio di farlo. Sa perfettamente che a Kim può parlare di tutto, sono amiche da sempre. Però non è facile dirle quella cosa. Non è facile nemmeno ammetterla a sé stessa, figuriamoci a qualcun altro. KIMBERLY: Perché, S? Perché? SIENNA (facendosi coraggio): Credo di essere gay. Sienna inizia a singhiozzare e Kimberly le prende il viso tra le mani. Spostandole i capelli, la costringe a guardarla negli occhi. KIMBERLY (cercando di sforzarla a sfogarsi): Ti ascolto. SIENNA (asciugandosi le lacrime): Se dovessi dirti con quanti ragazzi sono andata a letto in quest’ultimo anno non saprei farlo, ho perso il conto… Eppure non sono mai riuscita a provare nulla. Le altre ragazze parlavano di questi loro rapporti come di un qualcosa di magnifico, raccontavano le loro emozioni, le loro paure. Io mi ubriacavo e facevo sesso. Stop… Non c’è mai stato niente di più… Ho iniziato a farmi delle domande. Perché sono così? Perché a me il sesso non fa lo stesso effetto? Una parte di me conosceva già la risposta a quelle domande. Tuttavia mi sono autoconvinta che magari erano quei ragazzetti a non essere in grado di farmi provare qualcosa. Forse avevo bisogno di un uomo vero… Così ho iniziato a provarci con il signor Elliot. Ma… non è andata come speravo. Lui si diverte, fa ciò che vuole, credo si sia persino innamorato, ma io mi sento quasi sempre un corpo estraneo alla vicenda, un oggetto che sta lì a godersi la scena dall’esterno. A volte mi faccio schifo. A volte vorrei solo urlare o scappare. Lontano da me stessa. Kimberly è sbalordita da quella mole di informazioni che sta ascoltando. Prova una pena enorme per quella ragazza con cui è cresciuta. Se potesse le strapperebbe via quel dolore con le sue mani. Si limita ad abbracciarla, invece. La stringe forte. Quasi la stritola. Sienna riprende a piangere ininterrottamente. Ora anche il viso di Kim è rigato da una lacrima che le scivola fino alle labbra. KIMBERLY: Ti voglio bene. E’ l’unica cosa che riesce a dire. Non ha grandi parole pronte, non ha discorsi da Nobel per ogni situazione. Spera che a Sienna un semplice, ma sentito, “ti voglio bene” riesca a bastare, perché non sa davvero cos’altro aggiungere. CASA BAKER Sophie ed Ellie, nel frattempo, sono arrivate a casa di Brandon. L’abitazione è molto diversa dalla location di baldoria che era durante il party, nell’unica volta in cui ci sono state. Ora ha tutta l’aria di essere una casa tranquilla e riservata, pur affacciandosi sulla solita spiaggia. Ad attendere le ragazze ci sono già, oltre al padrone di casa, Gabriel e Julian. Kim ha avvertito di essere in ritardo, mentre Tricia ancora non è arrivata, né ha avvisato. Gabriel e Sophie si lanciano uno sguardo, Ellie e Brandon fanno lo stesso. Julian è già intento a preparare del materiale per il compito. BRANDON (riferito a Julian): Hai fretta di tornare a lavorare al tuo blog? JULIAN (alzando la testa da quei fogli): Ho un fandom da soddisfare. BRANDON: A soddisfare il tuo uccello, invece, quando ci penserai? Gabriel scoppia a ridere, così come Ellie che cerca in tutti i modi di non farsi scorgere. Beh, lei avrebbe riso anche se Brandon avesse recitato i versi più seriosi della storia, non fa testo. Sophie è rimasta, come sempre, sulle sue. L’immancabile cappellino sulla testa e le braccia conserte. Mentre sono tutti lì in salotto, arriva anche Tricia. TRICIA: Le porte non si chiudono da queste parti? La ragazza si fa avanti all’interno della stanza. I suoi occhioni azzurri passano del tutto inosservati a causa di un rossetto marcato ed una scollatura da capogiro. Indossa un vestitino nero decisamente corto. BRANDON: Sei consapevole che non stiamo andando a un party, ma siamo riuniti per lavorare ad un compito, vero? TRICIA (assumendo una posa da top model): Ti metto forse in soggezione? Ellie la guarda corrugando la fronte. La detesta. Sophie se ne accorge, sono quasi telepatiche ormai. Pochi minuti dopo arriva anche Kim. KIMBERLY: Scusate il ritardo, ho avuto un contrattempo. Sienna non riesce a venire, dobbiamo farlo senza di lei. Ellie ricollega subito i pezzi: c’entra sicuramente qualcosa la questione delle foto. TRICIA (punzecchiando Kim): Ritardo? Ma figurati! La principessa sul pisello può arrivare quando vuole! JULIAN (intervenendo): Possiamo iniziare, per favore? GABRIEL: Per una volta sono d’accordo. Mettiamoci al lavoro! I sette ragazzi si accomodano attorno ad un tavolo ed iniziano a tirar fuori fogli e matite e a passarsi il materiale che ha consegnato loro il professore. Alcune ore più tardi, la notte è calata su Newport Beach e i ragazzi sono in silenzio a completare il progetto. Nonostante le loro diversità e i loro drammi, sono riusciti più o meno tutti a fare la propria parte senza complicare ulteriormente le cose. Dopo tutto quel tempo passato sui libri, però, ora sono al limite. GABRIEL: Che dite se facciamo una pausa? JULIAN: Non abbiamo ancora finito… BRANDON: Io ci sto. Completeremo il lavoro più tardi, tanto possiamo stare qui tutta la notte. SOPHIE: Una pausa mi ci vuole proprio! JULIAN: Ma… TRICIA: Io sono in pausa già da un paio d’ore! Ellie si limita a guardarla in malo modo. Kimberly, invece, è ancora concentrata sul compito e non risponde. BRANDON: Scendiamo in spiaggia, dai. TRICIA: Le birre che ho portato sono in frigo! GABRIEL: Le prendo e vi raggiungo. TRICIA (ammiccante): Posso darti una mano, se vuoi… Kimberly e Sophie la guardano senza proferire parola. ELLIE (rivolta a Tricia, ma sussurrando per farsi sentire solo da Sophie che è accanto a lei): Se non chiudi il becco io ti do un piede. Dritto nel culo. I ragazzi si avviano per scendere in spiaggia. Appena aperta la porta, una folata di vento fresco li travolge. Di sicuro non è il miglior periodo dell’anno per andare in spiaggia di notte. Arrivati a pochi metri dal mare, Brandon – aiutato da Julian – dispone della legna in una piccola buca scavata nella sabbia e accende un mini falò. Gabriel, intanto, dopo aver preso le birre ha raggiunto i suoi compagni ed ha iniziato a versarne nei bicchieroni di carta rossi. Ognuno ha preso il suo ed ha incominciato a bere. Poi un’altra volta. E un altro bicchiere ancora. Ancora uno. Sono tutti seduti intorno al fuoco. TRICIA (alzandosi in piedi): Bagno di mezzanotte? ELLIE (guardando lo smartphone): Sono le dieci. TRICIA: Bagno delle dieci allora! Tricia si sfila l’abito che già di per sé copriva molto poco e resta in intimo. Julian scuote il capo immediatamente, mentre Ellie è sbalordita. Kimberly, di solito nemica giurata di Tricia, è la prima a raccogliere l’invito e a togliersi i vestiti. KIMBERLY: Affare fatto. Kim manda giù rapidamente un altro bicchierone di birra e corre in acqua, seguita da Tricia. Brandon guarda Gabriel. BRANDON: Beh, io non disdegno un tuffo. Il ragazzo si alza e, come le sue amiche in precedenza, si toglie la t-shirt. Gabriel lo imita. Brandon è proprio di fronte ad Ellie, senza maglietta. La ragazza si sente trapassare da mille emozioni diverse e, in un attimo, arrossisce. Sophie la guarda e sorride. SOPHIE: Andiamo anche noi? ELLIE (combattiva): Non lo lascerò di certo tutto nudo nelle mani di quella troia! Sophie sorride e, dopo aver gettato a terra il cappello, si spoglia e raggiunge gli altri, seguita da Ellie. L’unico ad essere rimasto in spiaggia è Julian che prende in mano il suo smartphone ed inizia a scrivere un nuovo post per il suo blog di fumetti. E’ ciò che fa di solito nel tempo libero. Un’ora dopo, i ragazzi sono nuovamente tutti intorno al fuoco acceso in spiaggia, con delle coperte con cui cercano di scaldarsi. Ancora una volta, Tricia tira fuori un’idea. TRICIA: Giochiamo a obbligo o verità? GABRIEL: Buongiorno! Siamo nel ventunesimo secolo! TRICIA: Avrai mica paura, Ross? GABRIEL: Niente affatto. Non è quello il moti… KIMBERLY (interrompendolo): Giochiamo! BRANDON: Per me va bene. ELLIE: Ci sto! Sophie, riluttante, annuisce per non essere l’unica a tirarsi indietro. E Julian, sforzato dagli altri ragazzi, questa volta non può restarne fuori. BRANDON (sollevando un bicchiere): Comincio io. Julian, obbligo o verità? Julian ci pensa un secondo. JULIAN: No, dai… ragazzi… BRANDON (scandendo le parole): Obbligo o verità, Julian? JULIAN: Obbligo. BRANDON: Ti obbligo a fare un tuffo in mare. JULIAN: Cosa? Non… TRICIA: Tic toc… Stiamo aspettando… Julian non ha altra scelta se non quella di togliersi i vestiti e correre verso il mare. Tutti ridono. L’unico che non ha voluto farlo prima, è stato costretto a farlo adesso. Mentre lui è intento a compiere il suo obbligo, è tempo di proseguire nel gioco. ELLIE (guardando la sua migliore amica): Sophie, obbligo o verità? SOPHIE: Obbligo! ELLIE: Ti obbligo a dare un bacio a Gabriel. Sophie è scioccata. Come può la sua migliore amica chiederle di fare ciò davanti a Kimberly? E’ impazzita? E’ colpa dell’alcol? La guarda con aria interrogativa e quando Ellie realizza di aver fatto un pasticcio è ormai troppo tardi. Stringe i denti e con una smorfia si scusa con lei facendole capire di non averci pensato più di tanto. Sophie guarda Kimberly che ha già abbassato la testa. Si avvicina a Gabriel e, in maniera molto veloce, gli dà un bacio a stampo tra la delusione di tutti. SOPHIE: Ecco fatto. Ora tocca a me! Brandon, obbligo o verità? BRANDON: Verità. SOPHIE (a bruciapelo): Attualmente provi dei sentimenti per qualcuna? BRANDON (esitando un po’): Non so dirtelo di preciso… forse qualcuna che non mi è indifferente c’è. Brandon guarda verso destra, dove sono Kimberly ed Ellie. Non è chiaro a chi sia diretta quell’occhiata. KIMBERLY (prendendo di forza la parola): Tricia, obbligo o verità? TRICIA (in maniera allusiva): Che domande. Obbligo! KIMBERLY: Ti obbligo a correre nuda fino alla strada. Tricia, senza nemmeno provare a replicare, si slaccia il reggiseno, buttandolo via. Lo stesso fa con il tanga che indossava. Julian è nell’imbarazzo più totale. Tricia, invece, sembra essere decisamente a proprio agio. Gabriel e Brandon fanno qualche battutina tra di loro e se la ridono. Ellie a quella scena si infastidisce, mentre Sophie osserva in silenzio. Tricia solleva le braccia e comincia a correre verso la strada che è a poche decine di metri da loro, accanto alla casa di Brandon. La ragazza esce su quel viale proprio mentre un’auto si trova a passare, costringendola a schivarla bruscamente. Lancia un urlo che lascia intuire quanto sia ubriaca, fa un piccolo balletto nel pieno centro della carreggiata, poi torna di corsa dagli altri. La stessa Kimberly è sorpresa da tutta quella scena. Non pensava che la sua “rivale” l’avrebbe presa con tale tranquillità. GABRIEL (in direzione di Ellie): Ora tocca a me. Obbligo o verità? ELLIE: Verità. Non ho nulla da nascondere. GABRIEL: Hai mai fatto sesso? Ellie tergiversa. Brandon ascolta, curioso di sapere quale sarà la sua risposta. ELLIE (abbassando la testa, rossa in volto): No. In quel momento si sente morire. Vede Tricia che se la ride e Brandon che fa evidentemente finta di nulla. Gabriel ha l’aria soddisfatta per averle tirato fuori quello scoop, mentre Sophie le poggia una mano sulla spalla. TRICIA (dopo aver bevuto ancora un altro drink): Kimberly non penserai davvero di scamparla. Obbligo o verità? KIMBERLY (sentendosi sfidata da quella lurida troietta): Obbligo. TRICIA: Bacia Brandon. Con la lingua. Ellie sente il suo sangue gelarsi in corpo. Viene attraversata da una scossa di rabbia. Si è sentita in difficoltà per più di una volta quella sera, ma quando è troppo è troppo. Kimberly si avvicina a Brandon, lo guarda. Lui sorride. Lei chiude gli occhi ed inizia a baciarlo, infilando la sua lingua nella bocca del ragazzo. La cosa sembra non dispiacere a nessuno dei due, anzi. Ellie non ce la fa a sopportare quella scena e, platealmente, scappa via tra lo stupore di tutti. CASA TORRES Sienna è sola a casa sua, distesa sul letto, a guardare un film. O meglio, la tv lo sta trasmettendo, ma lei è talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersene nemmeno. E’ assalita da mille dubbi, da mille domande. Non ha ancora smesso di piangere. Se ci riesce smette per alcuni minuti, dopodiché le lacrime tornano a solcare il suo viso. E’ del tutto sopraffatta dalle emozioni. Chi è in realtà? Non lo sa nemmeno lei. Come non sa perché ha raccontato quelle cose a Kimberly. Non è riuscita mai ad aprire del tutto nemmeno a sé stessa la possibilità di essere gay ed ora lo ha fatto con Kim. E se si sbagliasse? Se non fosse davvero così? Se fossero i suoi “uomini” che finora sono stati totalmente incapaci di catturarla e di farle provare qualcosa di forte? Perché si è sbilanciata così tanto quel pomeriggio? Prende il cellulare dal comodino accanto a sé e scorre la rubrica. Arriva al nome di Kimberly e si ferma. Guarda per alcuni secondi il tasto verde della chiamata. Rinuncia. Torna a scorrere. Si ferma sul nome del professor Elliot. Guarda per alcuni istanti la fotografia che ha associato a quel nome in rubrica, poi decide di lanciare la chiamata. Uno squillo. E’ libero. Due squilli. Tre squilli. Nessuna risposta. Quattro squilli. Niente. Cinque. “Risponde la segreteria di…” Sienna riaggancia. In quel momento si sente completamente sola al mondo. Forse avrebbe fatto meglio ad andarci a casa di Brandon. Perché ha rifiutato? Si alza dal letto, ancora sconvolta in volto. Va in bagno. E’ assalita dall’ansia. Deve calmarsi. Apre l’armadietto dei medicinali e cerca dei calmanti. Trova un flacone ed estrae una pillola. La manda giù immediatamente. Pensa che non le basterà. Ne prende un’altra, poi un’altra ancora. Quella sera l’ansia è a mille. Forse è meglio prenderne ancora. Lascia scivolare altre quattro o cinque pillole sulla sua mano, richiude il flacone e le ingerisce tutte in un colpo. Dopo qualche minuto i calmanti cominciano a fare effetto. Si sente più tranquilla, poi più leggera. Molto leggera. La testa inizia a girarle e tutto intorno a sé diventa opaco. E’ una sensazione bella ma allo stesso tempo terribile. Non ha più il controllo del suo corpo. Prova a fare un passo ma le sue gambe non reggono. Crolla. Un tonfo. Sul pavimento. Freddo. E’ tutto buio. Forse avrebbe davvero fatto meglio ad andarci. FINE EPISODIO. 06. A CHRISMUKKAH MIRACLE CASA COHEN SETH: Me lo sento, questo è l’anno in cui la tradizione del Chrismukkah travolgerà tutto il mondo! Seth pronuncia quelle parole con un tono realmente convinto. Mancano alcuni giorni al Natale ed il suo entusiasmo per quel periodo dell’anno non è scemato neanche un po’ con il passare degli anni. Sta sistemando la Menorah sul caminetto del salotto, mentre le calze rosse con i nomi sono già state posizionate a dovere. Seth, Summer, Ryan, Sophie. Anche se non vive più lì da un pezzo, Ryan è sempre una parte importante della famiglia. Anche in quel momento è a casa Cohen e sta aiutando con gli addobbi. RYAN: Lo dici tutti gli anni! SETH (sbuffando): Ma che dici, non è vero! Ryan lo guarda male. SETH: Ok è vero, ma questa volta è diverso. Domani uscirà un numero di Atomic County interamente dedicato a questa ricorrenza. Quest’anno il Chrismukkah scriverà la storia delle tradizioni, caro mio. Mi studieranno sui libri. Devo iniziare a pensare a un nome d’arte, secondo te? O Seth Cohen va bene? In quell’istante Sophie ed Ellie, che ha dormito a casa Cohen quella notte ma che adesso sta uscendo per raggiungere sua madre, entrano nel salotto e ascoltano l’ultima frase di Seth. ELLIE: Chrismu-cosa? SOPHIE: Chrismukkah. E’ una festa che mio fratello ha inventato qualche anno fa. SETH (intervenendo): E’ un’idea geniale che coniuga la tradizione ebraica a quella cristiana. Consiste in otto giorni di regali, seguiti da un giorno di super regali. ELLIE: O…ok SETH: Entusiasmo, ragazza! Quest’anno conquisteremo gli Stati Uniti d’America! CASA MITCHELL Robert e Jessica sono appoggiati all’isola della cucina di casa Mitchell e si stanno scambiando effusioni. Lui tiene entrambe le mani sul didietro di lei, mentre la donna lo cinge alla vita. Le loro lingue sono intrecciate. In quel momento entrano in cucina, chiacchierando tra di loro, anche Kimberly e Rebecca. KIMBERLY: …perciò ho intenzione di passare in ospedale da Sienna e lasciarle qualche addobbo natalizio. Sono in pena per lei. REBECCA: Ti capisco ma non posso aiutarti, ho già un impegno per questo pomeriggio. ROBERT (intervenendo): Sienna è quella tua amica che ha tentato di suicidarsi, vero? Nelle ultime settimane Robert ha trascorso ogni minuto a casa di Jessica, Kim e Becca. Ha mangiato il loro cibo, ascoltato i loro discorsi, si è impadronito di una porzione di quella casa. Non è uscito nemmeno per andare a lavoro. E’ probabile che non ce l’abbia nemmeno un lavoro. KIMBERLY: Non ha tentato di suicidarsi. ROBERT: Dici? Ha ingerito tanti di quei tranquillanti da stendere un ippopotamo! KIMBERLY: Non la conosci, non hai il diritto… Robert, stizzito, dà una pacca sul sedere di Kimberly che, parlando, sta attraversando la cucina. ROBERT: Calma pollastrella, scherzavo… Quanta acidità! KIMBERLY (voltandosi di scatto): Non azzardarti mai più a mettermi le mani addosso. Robert, sentendosi parlare così, va per reagire, ma Jessica interviene prima di lui. JESSICA: Tu non azzardarti mai più a parlare in questo modo a Bob. Rebecca, impaurita, assiste in silenzio alla scena che si svolge davanti ai suoi occhi. La piccola di casa detesta quando sua madre e sua sorella litigano in quel modo. E succede decisamente troppo spesso. KIMBERLY: Tu sei fuori di testa, mamma. Jessica si avvicina a Kim e le molla un ceffone sulla guancia sinistra. La ragazza la spintona via ed esclama. KIMBERLY: Andate a farvi fottere tutti e due! Kimberly raccoglie il suo maglione da una delle sedie della stanza e lascia la casa sbattendo violentemente la porta dietro di sé. VIVAIO DI NEWPORT BEACH ELLIE: Quindi mi stai dicendo che secondo te Jeffrey Dean Morgan è più sexy di Chris Wood? Ellie esclama quella domanda con un tono di voce a metà tra l’incredulo e lo scioccato. Lei e sua madre sono da qualche decina di minuti dal rivenditore di alberi di Natale di Newport, a scegliere il prossimo abete che andrà ad adornare il loro salotto durante le imminenti festività. LAURA: E’ più affascinante, sì. ELLIE (spalancando gli occhi e gesticolando con la mano destra aperta): Ok che sei vecchia, ma non pensavo fossi anche cieca! LAURA: Ehi, mi stai forse dando della vecchia? ELLIE: Non mi permetterei mai. Sto solo dicendo che probabilmente alle elementari eri in classe con Tutankhamon. Laura scoppia a ridere a quella battuta. LAURA: Dovresti vedermi in azione. Sono piuttosto agile per essere una “vecchia” Laura scandisce lentamente quell’ultima parola, poi riprende a parlare. LAURA: Tuo padre non si è mai lamentato! ELLIE (coprendosi le orecchie): Che schifo, mamma! Non riuscirò più a togliermi questa scena dalla mente. Dovrò farmi lobotomizzare! Laura riprende a ridere e dà uno spintone scherzoso a sua figlia che si lascia contagiare da quella risata. La loro complicità è fantastica. Nonostante il marito di Laura, nonché padre di Ellie, sia via per lavoro anche durante quel periodo di festa, le due cercano sempre di essere di buon umore. A volte, a vederle insieme, si ha l’impressione di essere finiti in un episodio di Gilmore Girls. Mentre sta scherzando con sua madre, Ellie intravede tra gli alberi una figura che le sembra molto familiare. Incuriosita, fa due passi in avanti e si nasconde dietro uno degli abeti esposti in quel negozio all’aperto. Scosta un ramo e inizia a spiare quella persona, rimanendo al sicuro, nascosta dietro tutto quel verde. Proprio come pensava: è Brandon! Tra tutti, proprio lui doveva passare lì a quell’ora? Proprio lui con cui ha fatto una magra figura la sera del falò in spiaggia? La sua reazione plateale al bacio tra lui e Kim è stata del tutto inopportuna. Come l’avrà presa? Cosa avrà pensato? Avrà forse capito che è innamorata di lui? Ma, soprattutto, come farà a guardarlo di nuovo in faccia senza sentirsi in imbarazzo? Ellie si pone mille domande, mentre osserva l’oggetto di tutti i suoi più profondi desideri muoversi tra gli abeti di quel posto, alla ricerca di un albero da portare a casa. Deve stare ben attenta a non farsi vedere. Non saprebbe cosa dirgli. LAURA (arrivando alle spalle di sua figlia): Cosa fai? Ellie è ancora abbassata dietro l’albero, tiene spostato con la mano destra uno dei rami, e sta spiando Brandon. ELLIE (imbarazzata): Eh? No, mi sono appena accorta di avere una scarpa slacciata. Ellie finge di fare un nuovo nodo ai lacci della sua scarpa. LAURA (sollevando un sopracciglio): Ma davvero? Laura si sporge leggermente per vedere cosa c’è di tanto interessante dall’altra parte. LAURA (porgendole la mano): Alzati da lì, non vorrai mica farti arrestare per stalking!? Ellie segue il consiglio di sua madre, stando però attenta a rimanere coperta dai rami dell’albero. LAURA: Perché lo stai evitando? ELLIE (fingendo stuporte): Chi, Brandon? Ma che dici, non lo sto evitando! Laura fa una smorfia che mette perfettamente in chiaro che non se l’è bevuta. ELLIE: Ok, forse un pochino… Ma è una storia lunga e dobbiamo ancora scegliere il nostro albero. Ellie riesce ad evitare l’interrogatorio. LAURA (indicando un punto poco distante da lì): Ok, io vado a vedere quello. A distanza mi sembra perfetto. Quando hai finito… qui… raggiungimi. Laura si reca esattamente nel punto che ha indicato, mentre Ellie rimane per qualche istante lì, si risistema, sbuffa e poi fa per raggiungerla guardando indietro nel tentativo di assicurarsi di non essere vista. Appena un passo fuori dalla fila di abeti ed ecco che urta qualcosa di fronte a lei. Qualcuno. Brandon. BRANDON (sorridente): Ehi, Ellie! ELLIE (nel più totale imbarazzo): B…Brandon! Che ci fai qui? BRANDON: La stessa cosa che ci fai tu, credo. ELLIE (accelerando le sue parole): Giusto. Senti.. devo andare, mi stanno aspettando. Ciao. Senza nemmeno concedere una possibilità di replica a Brandon, Ellie affretta i passi e raggiunge sua madre. Brandon resta lì a guardarla curioso di sapere dove stia andando e, una volta visto che è accompagnata dalla signora Sanders, decide di non avvicinarsi. OSPEDALE DELLA CONTEA DI ORANGE Sienna è nella sua stanza di ospedale. E’ seduta sul letto e sta rispondendo ad alcuni SMS con il suo cellulare. Da quando si è ripresa dopo essere andata in overdose ha passato tanto tempo a rispondere a domande, via cellulare o faccia a faccia, alle quali non riesce ancora a dare nemmeno a sé stessa una risposta. “Come stai?” è la domanda che odia di più. L’ha sentita più volte in quella manciata di giorni che in tutto il resto della sua vita. Come sta? Non sa dirlo nemmeno lei. Di sicuro non male, se pensa che ha rischiato seriamente di lasciarci le penne. Di sicuro non bene, però, se pensa che ha tanta di quella confusione in testa da aver solo voglia di urlare e fuggire chissà dove. Dovrebbero abolirla quella maledetta domanda. Che poi è una domanda di rito, a nessuno interessa veramente saperlo. Il “Come stai?” è diventato il nuovo “Ciao”. Si chiede per abitudine e non si presta la benché minima attenzione alla risposta. Per questo chi risponde si limita a liquidare il tutto con un semplice “Bene”. Mentre è intenta a inviare quella stessa risposta monosillabica a tutti coloro che le hanno scritto, Sienna sente bussare alla porta della sua stanza. SIENNA: Avanti! Kimberly, dopo la risposta proveniente dall’interno, apre la porta ed entra. Un sorriso si fa largo sul viso di Sienna. KIMBERLY: Ciao S. SIENNA (sorridendo): Finalmente un volto amico! KIMBERLY (abbracciandola): Come stai? Di nuovo quella fastidiosa domanda. Con Kim, però, può essere sincera. Lo è stata quasi sempre. SIENNA: Non lo so nemmeno io. Sono tanto confusa. KIMBERLY: Per qualsiasi cosa conta pure su di me, ok? SIENNA: Certo. Le due ragazze si abbracciano di nuovo. Sienna si sente finalmente rassicurata, dopo quei giorni d’inferno. Kimberly è passata a trovarla anche più di una volta al dì da quando è in ospedale. SIENNA: Cosa dicono di me a scuola? KIMBERLY: Non preoccuparti di queste sciocchezze. Quando tornerai sarà tutto passato e non appena ci sarà un nuovo scandalo si dimenticheranno totalmente del tuo. In fondo siamo a Newport Beach, gli scandali sono dietro ogni angolo! SIENNA: Lo spero. KIMBERLY (ironica): Al massimo possiamo pestare qualcuno! Sienna le sorride distrattamente. Ora che a scuola tutti hanno sentito del suo gesto avranno iniziato a domandarsi quale sia stato il motivo che l’ha spinta a tanto. Di una cosa, però, è sicura: Kimberly non ha rivelato la verità a nessuno. Non le farebbe mai una cosa del genere. Sarebbe pronta a metterci la mano sul fuoco. KIMBERLY: Allora, quando esci? SIENNA: Per i dottori sarei già potuta uscire. I miei genitori, però, vogliono che rimanga qui, controllata dagli psichiatri di questa clinica per assicurarsi che uscirò solamente una volta che sarò forte e in salute anche dal punto di vista mentale, oltre che da quello fisico. KIMBERLY: Lo sospettavo… Infatti guarda cosa ti ho portato! Solo in quel momento, Sienna si accorge che Kim ha in mano un’enorme busta di plastica, da cui estrae un cappello rosso da Babbo Natale. KIMBERLY: Prendi! Kimberly porge il cappello a Sienna che lo prende leggermente timorosa. Il suo Natale non sarà certo da festeggiare, chiusa lì dentro. Tuttavia apprezza il gesto della sua amica. SIENNA: Cos’altro hai lì dentro? KIMBERLY: Ho raccolto un po’ di vecchie decorazioni che a casa non usiamo più e te le ho portate. Ti aiuterò a trasformare questo mortorio nella miglior stanza d’ospedale natalizia del mondo! Sienna è commossa, ma si sforza di non darlo a vedere. Kimberly estrae tutti gli addobbi dalla busta e inizia a sparpagliarli sul letto di Sienna, dopodiché prende un paio di fili colorati e si alza in piedi. KIMBERLY: Allora? Mi aiuti?? CASA ATWOOD Ryan è appena uscito dalla doccia. Dopo aver aiutato Seth e Summer a portar dentro casa – dato che il suo fratellastro è allergico ai lavori manuali –, sistemare ed addobbare l’albero di Natale, è tornato a casa sua a riposare un po’. Ryan ha una villetta normalissima, molto diversa dalle case super lussuose delle altre persone di quello che ormai è anche il suo rango sociale lì a Newport. Un ingresso tipico delle abitazioni americane di periferia, due piani non esageratamente grandi ed una piccola piscina nel cortile sul retro. Per lui, abituato a vivere dapprima in una topaia a Chino, poi nella casetta in piscina di casa Cohen, è più che sufficiente. Del resto vive da solo, non ha queste grosse esigenze. Uscito dal bagno, Ryan ha indossato i pantaloni e una delle sue tipiche canotte bianche che ormai utilizza solamente in casa, e si sta asciugando i capelli con un asciugamano. Il campanello della sua abitazione, però, lo interrompe. Ryan mette l’asciugamano attorno al collo, a mo’ di pugile e scende al piano di sotto ad aprire. Con suo grande stupore, Ryan si trova davanti Charlotte. A saperlo si sarebbe presentato in condizioni più decenti. Scaccia via quel pensiero, mentre lei è decisamente affascinata da quella visione. Lo ha sempre visto indossare camicie e giacche, ma quella canotta bianca gli sta veramente da Dio addosso. RYAN: Ehi, Charlotte! CHARLOTTE: Ciao Ryan. RYAN: Come hai fatto a trovarmi? CHARLOTTE: Non è difficile reperire l’indirizzo del direttore del Newport Group. La città è piccola e la gente mormora. Spero non ti dispiaccia che ti sono piombata a casa all’improvviso, magari eri occupato… RYAN: No, no, affatto. Anzi, mi fa piacere! Ryan è in evidente imbarazzo. Non la invita nemmeno ad entrare in casa. Lì per lì non ci pensa. E’ impacciato come suo solito. CHARLOTTE: Sono passata a lasciarti un piccolo pensiero di Natale. Charlotte estrae dalla sua borsa una bottiglia di champagne, presa durante uno dei suoi recenti viaggi in Europa, avvolta alla base del collo da un nastro rosso e verde che culmina in un fiocchetto che fa molta scena. A giudicare dall’aspetto, quella bottiglia dev’essere molto costosa. RYAN: Grazie, ma non dovevi. Io non ti ho fatto nulla. CHARLOTTE (non curante delle parole del ragazzo): Mettilo da parte per un’occasione speciale. RYAN: Non so che dire… CHARLOTTE: Si dice “Grazie Charlotte, la terrò in frigo per le occasioni importanti”. Ryan sorride, lei si lascia contagiare dalla sua espressione. In quel momento tutto sembrano fuorché la figlia di un lord inglese ed un importante imprenditore edile. Hanno l’aria di due adolescenti imbranati e impacciati. Charlotte nota un ramo appeso sull’arco della porta d’ingresso della casa di Ryan. Il ragazzo segue il suo sguardo e vede che è diretto proprio lì, proprio a quel ramo di vischio. Da che il mondo è mondo, le persone che finiscono sotto del vischio devono darsi un bacio. E’ la tradizione. Entrambi pensano alla stessa cosa. Si guardano l’un l’altra. Si guardano negli occhi. Ci sono di nuovo quella tensione e quell’elettricità nell’aria. Restano in silenzio per qualche attimo. Lei stacca leggermente le labbra, lasciandole socchiuse. Lui le guarda. Se c’è un momento perfetto per cogliere l’attimo è quello. Purtroppo, Ryan non se la sente. Per l’ennesima volta si tira indietro. RYAN: Ci becchiamo in giro, allora. Ci becchiamo in giro? Non avrebbe potuto dire frase più idiota di quella. Charlotte è leggermente delusa dal suo atteggiamento, ma cerca di non darlo a vedere. CHARLOTTE: Stai pur sempre lavorando alla mia casa! RYAN: Già, hai ragione. Charlotte sorride. Ryan anche. CHARLOTTE: Ciao allora. RYAN: Ciao. E grazie ancora! La ragazza si avvia verso la sua auto e lui rimane lì, impietrito sulla porta. Dopo alcuni secondi rientra in casa e la chiude, guardando e riguardando quella bottiglia di champagne che ora ha tra le mani. CASA COHEN Sophie sta passando dalla cucina al salotto, dove gli ultimi preparativi natalizi la attendono. Attraversa il corridoio che collega le due stanze e qualcosa, all’improvviso, attira la sua attenzione. Su uno dei mobili del salotto, Seth ha posizionato una foto di tanti anni fa. Lui, Ryan, Sandy e Kirsten sono ritratti, proprio nel periodo del Chrismukkah, davanti al caminetto di casa Cohen a cui sono appese le classiche calze rosse natalizie. Vedere le facce di tutti e quattro fa mancare il respiro a Sophie. Qualcosa le blocca il petto ed inizia a stringere fortissimo. All’improvviso una malinconia tremenda la assale. E’ strano quanto triste possa diventare una festività gioiosa come il Natale quando ti manca qualcuno. Alcuni secondi dopo, passa di lì anche Seth che, vedendola in piedi a fissare quella foto con lo sguardo perso nel nulla, si ferma accanto a lei mettendole una mano sulla spalla destra. SOPHIE (continuando a guardare la foto): Ti mancano mai? SETH: Giorno e notte. SOPHIE: Questo è il nostro primo Chrismukkah senza di loro. Non so se ce la faccio. SETH (prendendole anche l’altra spalla e costringendola a voltarsi e a guardarlo negli occhi): Ehi, questo Chrismukkah non è affatto senza di loro. Loro sono qui con noi. Magari i nostri occhi non li vedono, ma i nostri cuori li percepiscono. Mentre spolveravo la Menorah, papà era con me. Mentre tu mettevi sull’albero le palline rosse in maniera perfettamente simmetrica con quelle dorate, mamma era con te. Lei lo faceva in quel modo. Loro sono in ogni minimo gesto che facciamo, nel modo in cui ci prendiamo cura l’uno dell’altra, nel modo in cui mettiamo in pratica i loro insegnamenti, persino nel modo in cui imburriamo le ciambelle. Mamma e papà, ovunque essi siano, ovunque noi saremo, saranno sempre accanto a noi. E questo niente e nessuno potrà portarcelo via. Né un incidente, né le persone che ci vogliono male, né l’ingiustizia della vita. Gli occhi di Sophie si gonfiano di lacrime a quel discorso, ma la ragazza si sforza di non piangere. Abbassa lo sguardo e annuisce come a dire “Ho capito” o “Hai ragione”. SOPHIE (interrompendo il silenzio): Io vado a prendere una boccata d’aria. Seth le dà un bacio sulla fronte. SETH: Vai. Sophie esce sul vialetto di casa e inspira profondamente. Lo stomaco le si è completamente contratto. Un altro respiro profondo, poi si avvia verso la strada. Si ferma sul marciapiede del viale, nel punto esatto in cui Ryan la sera del suo arrivo a Newport si fermò a fumare quella sigaretta, e si siede su un muretto, anch’essa a fumare. Non si lascia per nulla spaventare dall’idea che suo fratello o Summer possano vederla. Ne ha enormemente bisogno. Mentre è lì, con il fumo che le esce dalla bocca e crea delle strane forme in aria, si trova a passare una faccia conosciuta. GABRIEL (vedendo il suo volto sconvolto): Ehi, tutto bene? SOPHIE (evitando di rispondere): Cosa ci fai qui? GABRIEL: A dire il vero speravo di incontrarti. SOPHIE: Per quale motivo? GABRIEL: Hai impegni per domattina? SOPHIE: Non che io sappia, perché me lo chiedi? GABRIEL (sedendosi accanto a lei): Questo è il primo Natale che mio padre passerà in carcere. Vorrei andare a trovarlo, è una festa a cui ha sempre tenuto molto. Amava passarla con la sua famiglia. SOPHIE: E perché lo dici a me? GABRIEL: Ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia. Mia madre lavorerà domani, Brandon e gli altri sono impegnati, sei l’unica rimasta a cui posso chiederlo. Ti va di venire con me? Sophie è spiazzata. Non si sarebbe mai aspettata una proposta simile. Tuttavia sa benissimo cosa significa essere costretti a trascorrere il Natale lontano dai propri genitori. Se avesse avuto anche lei la possibilità di vederli a pochi giorni dalla festa, l’avrebbe colta al volo. Anche se per farlo avesse dovuto chiedere a Satana in persona di accompagnarla. Decide, dunque, di aiutarlo. SOPHIE: Va bene. GABRIEL: Ti ringrazio. Significa molto per me. Sophie si limita a sorridergli. Pensa nuovamente a Sandy e Kirsten. GABRIEL (alzandosi in piedi): A domattina allora. Vengo qui alle nove e andiamo insieme alla fermata dell’autobus. SOPHIE: Ok. GABRIEL: Grazie ancora. PRIGIONE DELLA CONTEA Poco meno di venti ore più tardi, Sophie è in una sala del carcere ad attendere il ritorno di Gabriel. Il ragazzo era visibilmente agitato per l’imminente incontro e lei ha passato tutto il viaggio a cercare di tranquillizzarlo e distrarlo. Arrivati al carcere, le guardie hanno permesso ad una sola persona di incontrare Lincoln, così Sophie si è accomodata nella sala apposita. Non che sarebbe entrata se avesse potuto. E’ lì solamente come supporto morale. Ora, però, sta iniziando a pentirsene. Gabriel è dentro da una ventina di minuti e lei non sa più come ammazzare il tempo. Prende il suo iPhone e avvia uno dei tanti giochini che vi ha installato. Prima ancora di poter iniziare a giocare, però, chiude l’applicazione. Si è stufata ancor prima di cominciare. Le succede spesso. Apre l’app per i messaggi e cerca il nome di Ellie. SOPHIE (SMS): S.O.S. Ellie risponde subito. ELLIE (SMS): Che succede? SOPHIE (SMS): Sono alla prigione della contea con Gabriel e suo padre. Mi annoio. ELLIE (SMS): Addirittura in prigione? Non sapevo che fare una cosa a tre fosse reato SOPHIE (SMS): Ah ah ah. Spiritosa. ELLIE (SMS): Attenta a non far cadere la saponetta! In quel momento, Gabriel entra nella stanza in cui c’è anche Sophie e lei si affretta a chiudere quella discussione, che ci ha impiegato pochissimo a delirare, con Ellie. SOPHIE (SMS): Devo andare. A guardarlo in faccia, Gabriel sembra molto provato. Sophie si avvicina a lui e gli mette una mano sul braccio sinistro. SOPHIE: Com’è andata? GABRIEL: E’ dura. Come posso pensare di starmene a casa a festeggiare il Natale, quando so che mio padre è chiuso qui dentro insieme ad assassini e psicopatici? SOPHIE: Come sta? Gli è successo qualcosa? GABRIEL: A parte un occhio nero, l’ho visto tranquillo. Come se fosse rassegnato. SOPHIE: Un occhio nero? GABRIEL (annuisce): Lui dice di essere scivolato e aver sbattuto allo spigolo del letto, ma non penso sia andata esattamente così. Sono preoccupato per lui. Sophie, di getto, gli cinge le braccia intorno al collo, abbracciandolo. Gabriel rimane sorpreso da quel gesto, ma ricambia immediatamente mettendo le sue mani sulla schiena della ragazza. SOPHIE: Andrà tutto bene, vedrai. OSPEDALE DELLA CONTEA DI ORANGE Il professor Elliot entra nella stanza, decorata da mille addobbi, di Sienna. Ci ha messo un po’ a decidersi a fare quella visita. Da quando è accaduto il fattaccio, non ha fatto altro che domandarsi se fosse colpa sua o, comunque, quale fosse il motivo di quel folle gesto. Sebbene abbia qualche teoria, non è mai arrivato a nessuna conclusione. SIENNA (vedendolo): Edward, cosa ci fai qui? PROF. ELLIOT: Sono passato a vedere come stai. SIENNA: Sei matto? Se ci vedono è la fine. PROF. ELLIOT: Perché mai? Non stiamo facendo nulla di male. Sono solo un professore che va a trovare una sua alunna che ha rischiato di morire. Nessuno si scandalizzerà per questo. Sienna si convince della validità della sua obiezione e lo invita a sedersi sul letto. Edward si accomoda accanto a lei. PROF. ELLIOT: Senti, volevo scusarmi con te. SIENNA: Per cosa? PROF. ELLIOT: Per quella sera. Ho trovato la tua chiamata solamente dopo. Magari se avessi sentito il telefono squillare avrei potuto impedirti di fare quella pazzia. SIENNA: Non avresti potuto nemmeno se avessi voluto. Nessuno avrebbe potuto impedirmelo in quel momento. PROF. ELLIOT: Posso sapere cosa ti è passato per la mente? Sembrava che andasse tutto a gonfie vele. SIENNA: Per te, forse. PROF. ELLIOT: Cosa ti rende tanto infelice? Sienna ci riflette un po’ su e poi decide di non aprirsi con lui. E’ ora di dare un taglio a quella farsa. SIENNA (con lo sguardo rivolto verso il basso): E’ meglio se la tronchiamo qui. PROF. ELLIOT: Come dici? SIENNA: In questo momento l’ultima cosa di cui ho bisogno è crearmi altri drammi. E’ meglio per entrambi se io e te smettiamo di vederci. Edward resta di stucco. In fondo capisce il punto di vista della ragazza, ma non si sarebbe mai aspettato una chiusura così secca. Tuttavia ci tiene davvero a lei, molto più di quanto avesse progettato all’inizio della loro relazione. PROF. ELLIOT: Ok, d’accordo. Semmai avessi bisogno di me sai dove trovarmi. Stammi bene. Elliot le dà un bacio sulla fronte e si limita ad uscire dalla stanza, solo dopo aver poggiato il mazzo di fiori che le ha portato, su uno dei tavoli della stanza. CIMITERO DI NEWPORT BEACH Ryan è passato a fare un salto al cimitero di Newport Beach. Si è soffermato davanti alle lapidi di Sandy e Kirsten. Avrà scelto un orario insolito, dato che quel posto è praticamente deserto. Un silenzio assordante lo accompagna durante la sua visita. Si china per togliere dal vaso un paio di fiori appassiti e li butta via. Osserva le foto sulle lapidi. Entrambe. E’ bello rivedere i volti sorridenti delle due persone più importanti della sua vita. Due persone che gli hanno donato una speranza, senza conoscerlo, senza giudicarlo per le sue origini. E’ diventato un uomo migliore grazie a loro. Si può dire che sia diventato un uomo grazie a loro. Stop. Passa una mano sul vetro che protegge le due foto e toglie quel sottilissimo velo di polvere che impedisce loro di splendere. Le lapidi sono veramente ben curate: lui, Seth e Summer ci passano un paio di volte a settimana a dare una sistemata. Ryan resta qualche altro secondo in piedi, in religioso raccoglimento, davanti alle tombe dei suoi genitori adottivi, dopodiché li saluta tra sé e sé e si volta per andar via. E’ il momento di passare a quell’altra lapide. La SUA. Della ragazza che più ha amato al mondo. Gli fa sempre un male cane recarsi lì, ma è l’unico posto in cui può avere un seppur minimo contatto con ciò che è stato e che il destino ha interrotto terribilmente presto. Ryan attraversa una fila di lapidi, poi prende la destra. Un corridoio isolato lo porta in un’altra ala del cimitero. Continua a camminare, svolta a sinistra ma, proprio nel momento in cui sta per raggiungere la sua destinazione, sente mancargli l’appoggio del piede. La sua scarpa slitta repentinamente in avanti. E’ scivolato su qualcosa. Nemmeno il tempo di rendersene conto che è già con le spalle e la nuca sul cemento che fa da passerella in mezzo alle file di lapidi. CASA SANDERS Nick suona il campanello di casa Sanders. Ha voglia di raccontare le ultime novità ad Ellie. A dire il vero erano alcuni giorni che sperava di incontrarla, ma non ha mai avuto fortuna così, non amando troppo parlare di certe cose via telefono, ha deciso di fare un salto a casa sua. Ad aprire la porta, però, non è la ragazza. Laura si reca al piano di sotto non appena sente il suono del campanello e spalanca la porta. Davanti a lei un ragazzo molto giovane. NICK: Salve, signora. Ellie è in casa? LAURA: La chiamo subito. Il tempo di girarsi verso l’interno della casa, che subito Laura si trova Ellie davanti. La guarda con un sorriso che dice tutto. LAURA (sussurrando): Sei più ricercata tu che Bin Laden dopo l’11 Settembre. Ellie, imbarazzata, le fa segno di chiudere la bocca e sparire. Laura continua a ridere. ELLIE: Ehi, Nick. Che ci fai qui? NICK: Volevo parlarti di Daniel. Ellie fa un passo fuori casa e chiude la porta alle sue spalle. Lo porta in un angolo più riservato ed entrambi si mettono seduti su un muretto. ELLIE: Dimmi tutto. NICK: Ti sbagliavi sul suo conto. ELLIE: Stiamo parlando di Daniel Peters? No, non credo proprio di essermi sbagliata. NICK: Se è davvero così arrogante, egoista e viscido, come lo descrivi tu, come mai si è presentato davanti alla mia scuola con la ricevuta di un trasferimento bancario di cinquanta mila dollari verso il mio conto corrente? ELLIE (sbalordita): Cinquantamila dollari? NICK: Esattamente. Mi ha detto di considerarlo una specie di risarcimento per avermi fatto licenziare. Sono giorni che penso a come utilizzare quei soldi. ELLIE: Sei sicuro che puoi fidarti di lui? Stai attento… NICK: Ehi, ragazza… Nick Miller non si fa fregare così facilmente! Ellie gli sorride, lui ricambia. CIMITERO DI NEWPORT BEACH Ryan si alza da terra, leggermente stordito. Si guarda controllando se c’è qualche macchia sui suoi abiti. Pare di no. Bene. Raccoglie una stella di Natale da terra e continua a camminare verso la lapide di Marissa. Il cielo è improvvisamente diventato di uno strano colore. Deve affrettarsi se non vuole rischiare di ritrovarsi nel mezzo di una bella tempesta. Finalmente arriva alla tomba desiderata. La foto di Marissa ha una strana luce negli occhi. Sembra più bella del solito. Ryan si china a togliere un accenno di erbaccia che sta nascendo sulla pietra e infila la stella di Natale nel vaso ai piedi della lapide. RYAN (sussurrando): Buon Natale, Marissa. “E’ bellissima!” Una voce alle sue spalle gli toglie il respiro. Il cuore inizia a battergli all’impazzata, sembra in procinto di sbalzargli fuori dal petto. Quella voce. La SUA voce. Un brivido attraversa la schiena di Ryan che, molto lentamente, si volta. Ciò che si trova davanti rischia di ucciderlo. Le mille emozioni che lo assalgono contemporaneamente rischiano di ucciderlo. LEI è lì. E’ davanti a lui. Sorridente. Bellissima. RYAN (balbettando): Ma…Marissa…sei tu? MARISSA: Chi vuoi che sia? Non mi riconosci nemmeno più? RYAN: Com’è possibile? Come diavolo è possibile che lei sia lì, proprio davanti a lui? Ha sofferto per anni. Ha sognato per anni di rivederla, di riabbracciarla, di sentire nuovamente la sua voce. Ora che tutto ciò sta succedendo, lui se ne sta lì, immobile e balbuziente. E’ talmente scioccato da non riuscire a muoversi. Dio quant’è bella. E’ ancora più bella di come la ricorda. Un fiocco di neve cade sulla guancia di Ryan. Un altro ancora. E un altro. Nevica. Nevica a Newport Beach. MARISSA: Perché non la smetti di provare a razionalizzare sempre tutto, Ryan? Smettila di farti mille domande, mille problemi. A volte devi solo prendere le cose così per come ti vengono. Lasciati andare. E’ davvero importante il “come”? Siamo l’uno di fronte all’altra, è questo ciò che conta! Ryan riesce finalmente a muoversi e fa un passo verso di lei. Marissa ne fa uno indietro. E’ abbastanza chiaro che vuol mantenere una certa distanza da lui. RYAN: Ma io… tu… MARISSA: Ti ho tenuto d’occhio ultimamente, sai? Non mi pare te la stia cavando molto bene! RYAN: Perché dici così? MARISSA: Com’è che si chiama? Oh, già… Charlotte Morgan! Ti dice niente questo nome? RYAN: E’ solo un’amica. Le sto ristrutturando una casa. MARISSA: E’ questo quello che racconti? Che racconti a te stesso? Non sei mai stato bravo a mentirmi, né tantomeno a nascondere i tuoi sentimenti. Tu provi qualcosa per lei, Ryan… RYAN: No, Marissa. Io provo qualcosa per te. Ho sempre provato qualcosa solo per te e per nessun’altra. Non esiste al mondo una ragazza che possa prendere il tuo posto, che possa sostituirti. MARISSA: Ryan, nessuna sta cercando di sostituirmi. Niente ti verrà portato via di me se ti aprirai a nuove possibilità. Io e te, ciò che c’è stato tra noi due è stato più forte di qualsiasi altro sentimento al mondo, nulla è neanche lontanamente paragonabile. Le lacrime iniziano a scendere sul volto di Marissa. MARISSA: Ma io e te siamo il passato, Ryan. La mia vita si è spezzata quella sera, in quella macchina, su quella strada. La mia, non la tua, Ryan. Io sono sempre stata impulsiva e forse ho sbagliato. Però non ho rimpianti. Mi sono sempre lasciata andare, ho vissuto appieno tutte le emozioni che provavo. L’amore, il rancore, la voglia di ribellione, di nuovo l’amore. Tu in questi ultimi anni non stai vivendo. Ti sei costruito un futuro, hai una casa, un lavoro, è vero. Ma quando inizierai a dare spazio anche ai sentimenti, Ryan? E’ una vita che merita di essere vissuta una vita che non lascia nemmeno un briciolo di spazio all’amore? Non è questo che voglio per te. Io ti amo, ti ho sempre amato. Ti amo fin da quel “Chiunque tu vuoi che io sia”, non voglio vederti buttare via la tua vita in questo modo, attaccato ad un ricordo che, per quanto meraviglioso, rimarrà sempre e solo un ricordo. Apriti, Ryan. Inizia a sognare. Inizia a vivere. Ryan… “Ryan…” “Ryan…” Ryan si sente come sprofondare. Sprofondare nella realtà. Apre pian piano gli occhi. Il cielo è limpido di fronte a lui. Ha le spalle a terra. Sbatte un paio di volte le palpebre, confuso. “Ryan, stai bene?” Ryan gira leggermente lo sguardo e chinata su di lui vede Alex. RYAN: Alex… cos’è successo? ALEX: Devi aver battuto la testa. Come ti senti? RYAN: Sto… sto bene. Ryan, con estrema lentezza, riesce a rimettersi in piedi. E’ stordito, molto stordito. RYAN: Cosa ci fai qui? ALEX: Sono passata a lasciare dei fiori sulla tomba di Marissa. RYAN (ripensando): Marissa… IN STRADA La visita a suo padre in prigione ha decisamente scosso Gabriel. Non si sarebbe mai aspettato di trovare Lincoln in quelle condizioni. E se succedesse di nuovo? Non è certo raro che in una prigione i detenuti più pericolosi se la prendano con quelli che vedono più indifesi o comunque diversi dagli altri. Suo padre non è certo un criminale, non è un tipo che può intimorire. Le cose potrebbero diventare sempre più dure per lui. Gabriel guarda Sophie. GABRIEL: Apprezzo davvero molto ciò che hai fatto per me oggi. SOPHIE: L’avrebbe fatto chiunque. GABRIEL: Fidati, non è così. Sophie gli sorride. Lui abbassa per un attimo lo sguardo, come se stesse cercando il coraggio di aprirsi definitivamente, di dire qualcosa di importante. Lo trova. GABRIEL: Io ci ho pensato molto in queste settimane, Sophie. Ho cercato a lungo una spiegazione al mio tradimento a Kimberly e credo di poter affermare con sicurezza che la verità sia, forse, quella più ovvia: mi sono innamorato di te. Mi sono innamorato di te fin dal primo momento, da quando ti ho vista correre in aiuto di una sconosciuta sulla spiaggia e fare a botte per lei. Mi sono innamorato ancor di più man mano che ho iniziato a conoscerti, a leggere dietro quella tua corazza dura e quell’atteggiamento scontroso. Mi sono innamorato di te perché nonostante i tuoi mille problemi sei sempre pronta ad aiutare gli altri. Mi sono innamorato, credo, della tua diversità. Sei l’esatto opposto delle tipiche ragazze di Newport, una come te qui non dovrebbe sopravvivere nemmeno due settimane. Eppure tu ce la stai facendo, sei determinata, non ti lasci scalfire da nulla, non ti lasci cambiare da questo contesto. Sei stata una ventata d’aria nuova, fresca, in un ambiente angusto. So che ci ho impiegato un paio di mesi per ammetterlo, Sophie, ma io ti amo fin dal primo giorno! Sophie è stupita dalle parole di Gabriel. E’ colpita. Si accorge solo ora che il suo cuore sta battendo all’impazzata, che la sua fronte sta sudando e che le sue mani tremano come foglie. Senza proferire la benché minima parola si allunga verso di lui, gli afferra la testa e lo bacia. Un bacio appassionato, un bacio intenso. Un bacio vero. Tutto intorno sembra scomparire. Il sole, il mare, la brezza, i passanti. Ci sono solamente loro due. Loro due e null’altro. Continuano a baciarsi. Alcuni istanti dopo, qualcosa li risbatte nella realtà da quel posto pieno di petali e fuochi d’artificio in cui si erano persi. Un cellulare che vibra. Sophie si rende conto immediatamente che si tratta del suo. I due ragazzi dividono le loro labbra e lei apre la borsetta per prendere lo smartphone. Guarda il nome sul display. Ancora lui. La chiama di nuovo. Perché è così insistente? Sophie si affretta a rifiutare la chiamata sotto lo sguardo curioso di Gabriel. GABRIEL: Chi era? SOPHIE: Nessuno. PALACE HOTEL Ryan si precipita all’hotel in cui alloggia Charlotte. Attraversa tutta la hall e inizia a salire le scale. Il suo è un passo molto svelto. Supera i primi due piani, poi imbocca il corridoio del terzo. Attraversa una decina di porte, poi finalmente trova il numero che cercava: stanza 318. Bussa alla porta. Bussa di nuovo. CHARLOTTE: Arrivo! Da dentro, Charlotte avverte che sta per arrivare alla porta. Ryan estrae dal taschino interno della sua giacca un ramo di vischio e, tenendolo in mano, alza il braccio sopra la propria testa. Charlotte apre la porta. CHARLOTTE: Ryan, che ci fai… Si interrompe quando nota il vischio sopra le loro teste, tenuto saldamente dalla mano di Ryan. La ragazza sorride. Lui prende coraggio e avvicina la sua bocca a quella di lei. Finalmente si baciano! Questa volta nulla li interrompe, nessun dubbio, nessun ripensamento, niente. Mentre si baciano un sorriso si fa largo sulla bocca di entrambi. CHARLOTTE (spostando la testa indietro di qualche centimetro): Ce ne hai messo di tempo! RYAN (sorridendo): Scusa il ritardo. Ryan mostra, con l’altra mano, una bottiglia. La stessa bottiglia che le ha regalato Charlotte il giorno prima. CHARLOTTE: Ti ho detto di tenerlo da parte per le occasioni speciali. RYAN: E’ questa l’occasione speciale! CASA COHEN A casa Cohen, Seth, Summer e Sophie stanno cenando. Quella sera lo stanno facendo più tardi del solito. Improvvisamente suona il campanello. SETH: Vado io. Seth si alza dal tavolo e procede verso la porta d’ingresso della villa. Apre la porta e davanti a sé trova uno strano ragazzo. Ha tutta l’aria di essere un teppistello. Di sicuro non è di quelle parti, Seth non l’ha mai visto prima. SETH: Salve, posso aiutarti? RAGAZZO: Buonasera, Sophie è in casa? SETH: Te la chiamo subito. Chi devo dirle che la sta cercando? RAGAZZO: Sono Boone, il suo ragazzo. FINE EPISODIO. 07. TROUBLES CAN RING A BELL HARBOR SCHOOL KIMBERLY (voltandosi verso sinistra dove c’è la sua migliore amica): Sei pronta? SIENNA (tirando un sospiro per farsi coraggio): Andiamo! Per Sienna è il giorno del rientro a scuola dopo il tragico gesto di quella maledetta sera. Dall’ultima valutazione psichiatrica di un paio di giorni fa, è emerso che la ragazza è perfettamente cosciente ed in salute e, secondo il parere dei medici, non c’è pericolo che possa commettere nuovamente una sciocchezza simile. Per sua stessa decisione, ha fatto trascorrere solamente una quarantina di ore prima di tornare a scuola. Ha una gran voglia di lasciarsi quella brutta storia alle spalle e pensa che ricominciare a vivere sia il modo migliore per farlo. Ora, però, nel cortile della Harbor, quella sicurezza è quasi del tutto svanita. E’ spaventata. Non sa da cosa, esattamente, ma è spaventata. Sarà forse la consapevolezza di dover affrontare quegli sguardi, quei bisbigli che la seguiranno passo dopo passo, quelle domande poco opportune. Grazie al cielo c’è Kimberly con lei quella mattina. Non che ci fossero dubbi su questo. Non l’avrebbe mai lasciata affrontare quel branco di squali da sola. “Io per te, tu per me”, è sempre stata questa la loro filosofia. Non è certo il momento migliore per cambiarla! Sienna fa un passo in avanti e Kimberly la segue immediatamente. Un attimo per prendere l’ultima boccata di coraggio e le due ragazze iniziano a camminare verso la porta d’ingresso principale della Harbor, accompagnate da decine e decine di occhi che aprono e chiudono la loro strada, come a formare il lungo tappeto rosso di una qualche manifestazione cinematografica. PONTILE DI NEWPORT BEACH In quella mattinata soleggiata ma non eccessivamente calda, dato il periodo dell’anno, Alex sta per recarsi in ufficio. Prima, però, come da tradizione per coloro che lavorano in commissariato, è passata al bar sul pontile per comperare delle ciambelle e dei caffè da portare ai suoi colleghi. Lo fanno una volta ciascuno. E’ un modo come un altro per fare gruppo e sentire di poter contare l’uno sull’altro, cosa che in un lavoro come quello è di fondamentale importanza. Alex, dopo aver ordinato, è alla cassa a pagare, quando si sente chiamare da una voce alle sue spalle. SETH: Alex! ALEX (voltandosi e vedendolo): Ehi, Seth. Buongiorno! SETH: Buongiorno a te. Cosa ci fai qui? ALEX (sottolineando l’ovvietà della risposta): Tu che dici? SETH (grattandosi il capo con la mano destra): Domanda stupida! E’ che non ti ricordavo come un tipo da colazione al pontile di prima mattina! ALEX (dopo aver finito di pagare ed afferrato il resto): Sono leggermente cambiata da quando ero l’adolescente bionda, ribelle e tatuata che lavorava al Bait Shop. SETH: …ed eri fidanzata con quel fustacchione del tuo collega! ALEX (dopo averci riflettuto per un secondo): Ti riferisci a te? Ma dai, saremmo stati insieme per una settimana! Due al massimo! SETH: Ero molto richiesto all’epoca. Cambiavo ragazza ogni tot di giorni. ALEX: Ma se ho avuto più ragazze io in un mese che tu in tutta la vita! SETH: Ok, colpito. I due iniziano a ridere. Era da tempo che non si sentivano così vicini. Ricordare il passato ha messo una gran malinconia a entrambi. Le serate spensierate, i concerti, ridere e scherzare tutti insieme, i primi drammi, gli amori. ALEX: Sai che ti dico? Perché non organizziamo una serata come i vecchi tempi? Io, te, Summer, Ryan. Portate pure chi volete. Ho sentito che questa sera suona una buona band al Bait Shop. Che ne dici? SETH: Mi sembra fantastico. E’ proprio il tipo di serata di cui abbiamo bisogno un po’ tutti. ALEX: Ci conto, allora. Ti mando un SMS più tardi con i dettagli. Tu intanto avverti gli altri. HARBOR SCHOOL Ellie è nel corridoio della Harbor e si sta recando nell’aula di francese per la prossima lezione che inizierà a minuti. E’ immersa nei propri pensieri e, come fa ormai da qualche settimana a questa parte, sta attenta a non percorrere la stessa strada di Brandon. Dopo ciò che è successo la sera del falò in spiaggia, non è riuscita ancora ad affrontarlo. Sa che non appena succederà sarà costretta a rivelargli tutto, a rivelargli che è cotta di lui. Mentre percorre il suo tragitto, Ellie nota un viso che le è molto familiare. Dapprima non ci dà peso, poi si rende conto che quello è l’ultimo posto dove avrebbe pensato di vedere quel volto. Si ferma e lo guarda di nuovo. Più attentamente, stavolta. Nick nota che la sua amica lo sta fissando e decide di avvicinarsi a lei con il sorriso stampato sulla bocca. NICK: Ellie, ciao! ELLIE (confusa): Cosa ci fai qui? NICK: Ti ricordi dei soldi di cui ti ho parlato? Quelli che mi ha dato Daniel… ELLIE: Certo! NICK: Ecco, ho deciso di investirli nella mia istruzione scolastica. Niente più scuola pubblica, da oggi frequento la Harbor! ELLIE: E’ grandioso! Ma ti basteranno? NICK: Secondo i miei calcoli, mantenendo la media dell’otto dovrei raggiungere ogni anno la borsa di studio messa in palio dal consiglio amministrativo per gli studenti della Harbor. Quella, sommata al generoso regalo di Daniel, mi permetterà di coprire l’ottanta per cento circa della retta scolastica. Il restante venti, lo racimolerò tagliando alcune spese inutili. E’ tutto programmato, mia cara. Una volta entrato non ho più intenzione di uscire, se non con un bel diploma tra le mani. ELLIE: E tua nonna? Non avresti fatto meglio ad utilizzarli per lei quei soldi? NICK: Pensalo come un investimento a lungo termine. Un’istruzione migliore, mi porterà un lavoro migliore e quindi in futuro un salario più alto. Il denaro di Daniel non lo avrei utilizzato mai e poi mai per coprire le spese di mia nonna, sono troppo orgoglioso. Per il momento continuerò a lavorare la sera e la manterrò con gli stipendi che io stesso mi sarò sudato. ELLIE (con un sorriso a trentadue denti): Beh, benvenuto alla Harbor, allora! SEDE DELLA CASA EDITRICE DI ATOMIC COUNTY Seth è arrivato da poco nel suo ufficio. Durante il tragitto ha avvisato Summer e Ryan della proposta di Alex. Entrambi hanno accettato immediatamente l’invito a trascorrere una serata d’altri tempi al Bait Shop. L’unica da informare ancora è Anna. Solo una volta in ufficio, Seth ricorda che quello è il giorno libero della sua bionda amica, così decide di chiamarla. ANNA: Pronto? SETH: Ciao, Anna! ANNA: Seth, dimmi. Qualche problema in ufficio? SETH: No no. Ti chiamavo per dirti che stamattina ho incontrato Alex… ANNA (interrompendolo): Alex? SETH: Sì, Alex. Ora che ci penso credo che tu non l’abbia mai conosciuta. Probabilmente eri già partita quando ci mettemmo insieme. Comunque, il punto è un altro. Che ne dici di una serata tra amici al Bait Shop come facevamo da ragazzi? C’è una band forte stasera! ANNA (senza pensarci neanche un attimo): Mi piacerebbe molto. SETH: Perfetto! A stasera allora. ANNA (fermandolo prima che possa riagganciare): Ah, Seth!? SETH: Si? ANNA: Lo sai che conterò uno per uno tutti i drink che berrai, vero? SETH (sorridendo): Tranquilla, l’ho superata quella fase. ANNA (minacciosa): Buon per te. Altrimenti ciò che non ti farò superare sono i tuoi anni. HARBOR SCHOOL Sophie ed Ellie sono appena uscite nel cortile della scuola. Hanno un’ora di buco prima di riprendere le lezioni. ELLIE: …così ha deciso di iscriversi alla Harbor utilizzando i soldi di Daniel. SOPHIE: Beh, non mi pare una cattiva scelta. ELLIE: Sono un po’ preoccupata per lui. Daniel non è il tipo di persona che ti regala qualcosa. Ho paura che prima o poi dovrà pagare il conto. SOPHIE: Scusa, non è un multimiliardario? Per lui quei soldi… Sophie si interrompe immediatamente quando l’ultima persona che avrebbe voluto vedere compare dal nulla proprio davanti a lei: Boone, colui che ha avuto il coraggio di presentarsi quella sera alla porta di casa sua e che da allora è riuscita perfettamente ad evitare; colui che aveva lasciato a Berkeley e che pensava di non dover più rivedere; Boone, il suo ex. Anche se lui sembra vederla in maniera diversa. BOONE (mettendole un braccio intorno al collo, abbracciandola come fosse di sua proprietà): Ehilà bionda! Sophie non fa una piega. Non ricambia il saluto, non si sposta di un millimetro. Ellie, notando l’evidente imbarazzo in quella situazione, decide di intervenire. ELLIE: Ci conosciamo? Boone scioglie l’abbraccio a Sophie e si volta verso Ellie. La osserva per due secondi, poi afferma. BOONE (tendendole una mano): Io sono Boone, il ragazzo di Sophie. Tu sei..? ELLIE (sbalordita): Ellie, la sua migliore amica. BOONE (voltandosi verso Sophie): E brava la mia bionda, te la fai con gli sfigatelli ora? SOPHIE (intervenendo): Lasciala stare. Cosa vuoi? BOONE: Dio, che acidità. Non posso esser passato a salutare la mia ragazza? SOPHIE: Non sono più la tua ragazza. BOONE (nervoso): Il periodo di pausa è finito. Ti ho aspettata per tre mesi, ma tu non ti sei fatta sentire. Ora è il momento di darci un taglio. Sono venuto a riprendermi ciò che mi spetta. SOPHIE: Scusami se sono stata impegnata a seppellire i miei genitori! Gabriel, che ha osservato la scena da lontano, decide di intervenire. Quella discussione gli sembra fin troppo animata e, di solito, questo non è un bene. Non ha la minima idea di chi possa essere quel tipo che sta importunando Sophie ed Ellie, ma ha intenzione di scoprirlo presto. GABRIEL: C’è qualche problema qui? BOONE (voltandosi verso di lui): Abercrombie, perché non te ne torni a spararti qualche selfie e mi lasci parlare in pace con la mia ragazza? GABRIEL (stupito): La tua ragazza? Sophie vuole accorciare quella discussione che ora sta seriamente rischiando di degenerare. SOPHIE: Diamoci una calmata, ok? Dopo aver pronunciato quelle parole, Sophie prende per un braccio Boone e lo porta qualche metro più in là, con lei, mentre Ellie e Gabriel restano a guardare. SOPHIE: Che sei venuto a fare a scuola? BOONE: Devi aiutarmi, devi fare la tua magia. Sophie sa benissimo di cosa sta parlando. Nell’ultimo anno prima di trasferirsi a Newport Beach era diventata un’abitudine. SOPHIE: Ho chiuso con quella merda. BOONE: Chi vuoi prendere in giro, bionda? Sento l’odore di marijuana da qui. Sophie sa perfettamente che dovrebbe dirgli di no, ma una parte di lei, una parte che sta prendendo sempre più forza man mano che parla con Boone, la sta spingendo ad accettare. Lo odia quel ragazzo. Lo odia, ma al tempo stesso c’è qualcosa in lui che la attrae. Il pericolo, la sua sicurezza, il suo modo di fare. Solo ora Sophie si sta rendendo conto che quel ragazzo ha ancora un certo potere su di lei. SOPHIE: D’accordo. Quando vuoi farlo? BOONE: Stasera. Ti passo a prendere io. SOPHIE: Dopodiché non voglio più vederti qui a Newport. BOONE: Vacci piano, bionda. Non penserai di liberarti di me così facilmente. Prima che Sophie possa replicare, Boone si volta e fa per tornare al parcheggio, dove ha lasciato la sua auto. Nel tragitto passa nuovamente accanto a Gabriel e non fa nulla per evitare il contatto con lui. La sua spalla urta violentemente contro quella di quel ficcanaso che, dal canto suo, non si sottrae certo a quello che già da qualche metro si capiva sarebbe stato uno scontro. Spalla contro spalla. Come a volersi mettere in guardia l’un l’altro. Come a voler far capire chi è che comanda. Dopodiché ognuno prende la propria strada. CORRIDOIO DELLA HARBOR Sienna e Kimberly stanno attraversando nuovamente il corridoio della Harbor. Le prime ore di lezione non sono passate poi così lisce. Sienna non ha fatto altro che rispondere a scomode domande sull’accaduto ed è già stanchissima di quella situazione. Kimberly non l’ha lasciata nemmeno per un secondo ed ha perfino urlato contro un gruppetto di ragazze che erano rimaste a fissarla nell’intervallo tra la prima e la seconda ora. Adesso le due ragazze sono dirette agli armadietti a prelevare alcuni libri utili per la prossima lezione che dovranno affrontare. Kim inserisce la combinazione esatta ed apre il suo. Tira fuori in fretta e furia un libro e richiude l’armadietto. L’armadietto di Sienna è esattamente accanto a quello di Kimberly. Hanno lottato per qualche giorno, ma alla fine sono riuscite a farsene assegnare due vicini. Sienna fa come l’amica, inserendo la combinazione del lucchetto di sicurezza. In maniera distratta apre la parte anteriore, ma ciò che si trova davanti la atterrisce. Nella parte posteriore della porticina dell’armadietto, una foto che ritrae lei ed il professor Elliot abbracciati. Sienna sente il sangue gelarsi nelle sue vene. Chi può aver messo quella foto lì dentro? Chi può sapere la sua combinazione? Chi può volerle così male? Kim, accanto a lei, tenta di spingere la porticina per richiudere velocemente l’armadietto, ma Sienna la blocca prima che possa farlo. Lo spalanca nuovamente e afferra la foto attaccata all’interno. La afferra prepotentemente con la mano destra, strappandola via, e si incammina verso chissà dove. Kim non può far altro che restare a guardare. CORTILE DELLA HARBOR ELLIE: Chi era quel coglione? SOPHIE: Il mio ragazzo. ELLIE: Il tuo ragazzo, davvero? SOPHIE: Stavamo insieme, sì. Poi, poco prima dell’incidente abbiamo deciso di prenderci una pausa. Non ne potevo più di lui e del suo modo di cacciarmi nei guai. I miei lo odiavano. ELLIE: Cos’è successo poi? SOPHIE: Beh, è successo che mi sono trasferita qui a Newport e non l’ho più visto, né sentito. Ha provato a chiamarmi più di una volta, ma ho sempre ignorato le sue chiamate. Non credevo sarebbe venuto fin qui per cercarmi. ELLIE: Ma tu lo ami? SOPHIE: E’… complicato! ELLIE (sdrammatizzando): Fattelo dire, “bionda”, prima di conoscermi avevi proprio dei gusti di merda in quanto a ragazzi! Sophie sorride. Il suo, tuttavia, non è un sorriso convinto. Non riesce a fare a meno di pensare al casino in cui si è cacciata e ai possibili scenari che verranno fuori: Boone, Gabriel, la “magia”, Seth. La tempesta sembra essere all’orizzonte, pronta ad investire nuovamente la sua vita. AULA DI LETTERATURA Il professor Elliot è chiuso nella sua aula a preparare la prossima lezione quando, senza nemmeno bussare, Sienna irrompe nella stanza. SIENNA: Edward, abbiamo un grosso problema! PROF. ELLIOT: Sienna! Non sapevo fossi tornata, vieni qui! Il professor Elliot si alza dalla cattedra e fa qualche passo verso di lei, abbracciandola. E’ bello riaverla a scuola e vedere che si sta riprendendo. SIENNA (divincolandosi dall’abbraccio): E’ grave, Ed! PROF. ELLIOT (corrugando la fronte): Cos’è successo? SIENNA: Ecco cos’è successo. Sienna mostra al professor Elliot la foto che ha trovato nel suo armadietto. Lui la guarda per un millisecondo, poi le fa cenno di metterla via. PROF. ELLIOT: Sei impazzita!? SIENNA: L’ho trovata nel mio armadietto, Ed. Qualcuno l’ha messa nel mio armadietto! Edward sembra basito da quella rivelazione. PROF. ELLIOT (cercando di ragionare lucidamente): Hai idea di chi possa essere stato? SIENNA: Non so, probabilmente la stessa persona che le ha mandate ad Ellie per farle pubblicare sul giornale della scuola. Qualcuno che vuole farci del male. PROF. ELLIOT: Qualcuno che non lascerà scoprire la sua identità molto facilmente… SIENNA (ormai in confusione): Cosa facciamo, Ed? Come usciamo da questa storia? PROF. ELLIOT: Non ne ho idea. Bisogna trovare qualcosa che possa metterci in una botte di ferro, un alibi, una situazione inattaccabile. Sienna ci pensa su per qualche istante. Una piccola idea le viene in mente, ma per ora non vuole parlarne. Non può. Sconsolata e sovrappensiero, si volta per tornare ad attraversare il corridoio della scuola, ma Edward la blocca strappandole via dalle mani la foto incriminata. PROF. ELLIOT: Questa la tengo io. Sienna gliela lascia e abbandona l’aula. Il professor Elliot, con la foto tra le mani, fa il giro della cattedra e si siede sulla sedia di fronte ad essa. Prende in mano il suo registro e scorre le pagine, fino ad arrivare ad una delle ultime. In mezzo, tra un foglio e l’altro, una serie di immagini simili a quella che ora sta infilando tra di loro. Lui e Sienna. Sienna e lui. Abbracci. Coccole. Foto incriminanti. Una marea di foto incriminanti. CORRIDOIO DELLA HARBOR Nick è seduto su una delle panchine situate nel corriodio della Harbor, al piano superiore, e sta leggendo un libro. Nick adora leggere, adora letture di tutti i generi: dal classico al romanzo rosa, dal giallo alla poesia, dal fantasy al saggio. Quel giorno ha tra le mani la biografia postuma di Caleb Nichol, uno degli uomini più importanti degli ultimi due decenni lì a Newport. Il ragazzo è immerso nella lettura, quando sente un trambusto poco distante da lì. Volta la testa verso le voci e stende il collo nel tentativo di migliorare la sua visuale. Tutto ciò che vede è un insieme di persone, radunate in un preciso punto del corridoio. Incuriosito, mette via il libro e decide di avvicinarsi a loro. Arrivato a pochi passi da lì, riconosce immediatamente Daniel, al centro di quel baccano. Il ragazzo sembra inveire nervosamente contro un altro tipo che Nick non ha mai visto prima. Del resto è in quella scuola da pochissime ore. DANIEL: Io posso farti sparire dalla faccia della Terra con uno schiocco di dita. Posso renderti una nullità con la facilità con cui mi lavo la faccia la mattina. Non che tu non lo sia già. Una nullità, intendo. RAGAZZO: Ti ho chiesto scusa, Daniel. DANIEL: Mi ci pulisco il culo con le tue scuse. Ti do un consiglio: fa attenzione alle persone a cui calpesti i piedi. Potresti calpestarli alla persona sbagliata un giorno. Daniel dà due buffetti sulla mascella sinistra del ragazzo e poi va via, tra la delusione delle persone radunate che avrebbero preferito uno scontro fisico. Ma Daniel è fatto così. Adora dar battaglia con altre armi. Non alza praticamente mai le mani. Non in prima persona, almeno. Anche perché il suo fisico non è tanto imponente da permetterglielo. Eppure lì alla Harbor lo temono e lo rispettano tutti. Nick riesce a captare pochissime parole di quel discorso. Poche ma che gli sembrano di una cattiveria e di una violenza unica. Perché Daniel si comporta in quel modo? Nick vuole parlargli. Le ultime ore di lezione sono trascorse abbastanza rapidamente ed Ellie sta varcando la porta che dà sul cortile. Ha la testa bassa, sul cellulare. Sta rispondendo ad un SMS di sua madre ed è troppo distratta per accorgersi di chi le si è appena parato davanti. Vede un’ombra con la coda dell’occhio, alza la testa ed eccolo lì: Brandon è di fronte a lei. Immediatamente la ragazza si gela. Mette via il telefono. BRANDON: Ciao. ELLIE (balbettando): C..Ciao! BRANDON: Possiamo parlare? ELLIE: Mi… Mi piacerebbe molto, ma devo scappare. Ellie fa per andar via, ma Brandon la blocca per un braccio e la porta con sé per quattro o cinque passi, alla ricerca di una postazione più riservata dove poter parlare tranquillamente. BRANDON: Ho come l’impressione che tu mi stia evitando. ELLIE (nel panico): Io? Ma no… figurati! Brandon rimane a fissarla, alzando le sopracciglia. Ellie lo guarda e capisce che l’ora di sputare il rospo è giunta. ELLIE: Ok, magari un pochino. BRANDON: C’entra qualcosa la notte in spiagga con gli altri? E’ da allora che sei strana, anche se non riesco a capirne il motivo. Non riesco a capire cos’è successo. ELLIE (prendendo un bel respiro e facendosi coraggio): Vuoi sapere cos’è successo, Brandon? Vuoi saperlo davvero? Ok. Sono cotta di te. L’ho detto. Ricordi quando in terza elementare stavi con Christa? Ero già cotta di te e ti guardavo in silenzio sperando che un giorno avrei potuto prendere il suo posto. Poi hai lasciato Christa e sei finito con Madeline. Stessa cosa: ti guardavo e speravo che prima o poi quel posto sarebbe stato mio. Poi, però, c’è stata la breve parentesi con Agatha… BRANDON (intervenendo): Agatha, è vero… me l’ero dimenticata!! ELLIE: …poi Tiffany, poi Sam, poi tutte le altre che ti portavi a letto party dopo party. Per tutto il tempo, io ero lì ad osservarti, ad ascoltare le voci su di te, a studiare piani per farti accorgere che esistevo. Piani che puntualmente evitavo di mettere in atto perché… scusa… come poteva uno come te notare una come me? L’altra sera, poi, quando ho visto che baciavi Kimberly, proprio davanti a me… Era un gioco ok, ma per l’ennesima volta nella mia vita mi sono sentita quella ragazzina che se ne stava in disparte a guardarti, sperando che un giorno avrebbe preso il posto della tua ragazza di turno. Sono stanca di aspettare, Brandon. Brandon è talmente colpito dalle parole di Ellie che, senza aggiungere altro, prende il suo volto e la bacia. Un bacio vero, senza “sé” e senza “ma”. Il cuore di Ellie assume un ritmo vertiginoso. La lacrima che aveva iniziato a rigare il suo volto a metà discorso, ora dà sapore alle loro labbra, unite come mai prima avevano fatto. Cosa si prova a baciare la persona che si desidera baciare da sempre? Cosa si prova a sentire così vicino a te l’oggetto dei tuoi sogni, quella persona che ha il potere di farti sentire invincibile e l’attimo dopo di farti sentire vinta? Ellie non ha una risposta a quelle domande. Le emozioni che prova in quel momento sono indescrivibili. Il dizionario non comprende parole così assolute, così meravigliose, così adatte per raccontare quel momento. Un sorriso si fa largo sulla sua bocca, non appena realizza ciò che sta accadendo. Non è mai stata così felice. Mai. CORTILE DELLA HARBOR All’uscita da scuola, Nick riesce finalmente ad incontrare Daniel. Il ragazzo sta scendendo da solo la scalinata che lo porterà al parcheggio dove il suo autista lo starà già aspettando da qualche minuto. Nick pensa che quello è il momento giusto, così si avvicina a lui. NICK: Daniel! DANIEL (voltandosi): Che ci fai tu qui? NICK: Hai detto che con quei soldi potevo farci ciò che volevo, quindi… eccomi alla Harbor! DANIEL: Interessante come scelta, ma ora devo andare. NICK (prendendolo per un braccio): Devo parlarti. DANIEL: Ti insegno una cosa su di me: odio essere toccato. NICK (togliendo immediatamente la sua mano dal braccio di lui): Scusami. Daniel segue Nick in un posto più appartato a pochi passi da lì, impaziente di sapere cosa ha da dirgli quel ragazzo. Impaziente anche se non lo dà a vedere. NICK: Volevo dirti che ho assistito alla scena di poco fa con quel ragazzo. DANIEL: Abituatici, vedrai molto spesso scene simili da queste parti. NICK: Perché ti comporti in questo modo? Tu non sei così. DANIEL: Io non sono così? Cosa ne sai di come sono io? Tu non mi conosci, non mi conosci affatto. NICK: Ho visto in prima persona che sai essere gentile quando vuoi. DANIEL: Pensi di conoscermi soltanto perché ti ho staccato un assegno? Sai quanti assegni stacco ogni giorno? Non ne hai la più pallida idea. Uno in più non mi ha cambiato la vita e non è certo per quello che puoi pensare di conoscermi. Ora, se non ti dispiace, devo andare via. C’è un’altra persona a cui stacco assegni che mi sta aspettando per riportarmi a casa. Daniel fa un paio di passi per andar via, poi si volta e aggiunge un’ultima cosa. DANIEL: E non intrometterti più nei miei affari. Non ti conviene farlo. Nick rimane lì, sconvolto da quella breve chiacchierata. Non è andata certo come sperava, parlare con Daniel è più difficile del previsto. Eppure dev’esserci un modo per dialogare con la parte che lui è sicuro aver visto dietro quella corazza arrogante e presuntuosa. Che gli piaccia o no, quel ragazzo è decisamente diverso dall’immagine che vuol far passare di sé stesso. CASA MORGAN Un’auto si ferma di fronte all’ingresso di quella che sarà la nuova casa di Charlotte. Si apre una portiera e scende Ryan. Il ragazzo, facendo il giro dalla parte anteriore del veicolo, arriva all’altra portiera e la apre. Una gamba appare timidamente dall’auto, seguita subito dopo dall’altra. Ryan stende un braccio all’interno del veicolo e afferra la mano del passeggero, aiutandolo ad alzarsi e ad uscire dalla vettura. E’ Charlotte. Ed è bendata. Qualche decina di minuti prima, Ryan si è presentato alla porta della sua stanza d’hotel e, dopo averle dato un bacio, l’ha bendata e le ha comunicato di avere una sorpresa per lei. Charlotte, dapprima meravigliata dalla richiesta del ragazzo, ha accettato con molta curiosità e si è lasciata bendare e infilare in macchina. Adesso che sono arrivati, lei non ha la più pallida idea di dove si trovino. Più volte durante il tragitto ha avuto l’impulso di sbirciare, ma si è autocostretta a non rovinare la sorpresa. Ora sono entrambi in piedi, davanti alla macchina di lui, con lo sguardo rivolto verso l’abitazione di Charlotte, completamente ristrutturata dal Newport Group. Ryan decide di guidarla all’interno della casa, è lì che le svelerà la sorpresa. La accompagna dolcemente verso la porta d’ingresso e la apre. CHARLOTTE (curiosa): Dove mi stai portando? RYAN: Lo scoprirai presto! Ryan la conduce all’interno della casa e richiude la porta alle loro spalle. Pian piano, un passo dopo l’altro, la porta nel salone dove, finalmente, le permette di guardare. RYAN: Puoi toglierti la benda ora. Charlotte, sorridendo, porta le mani dietro la sua nuca e scioglie il nodo che teneva su quel velo nero, davanti ai suoi occhi. Ciò che vede è meraviglioso. La casa è completamente ristrutturata, pronta all’uso, ed è venuta fuori anche molto più bella di come l’aveva immaginata inizialmente a giudicare dai progetti. Al centro del salone, che si chiude con un’elegantissima scalinata che porta al piano superiore, c’è un tavolo apparecchiato con una tovaglia bianca sopra ed una rossa sotto, con un’enorme candela al centro e degli eleganti bicchieri di champagne ai due capi: uno per lui, uno per lei. RYAN: Miss Morgan, le presento la sua nuova casa. Charlotte, ancora con lo sguardo meravigliato, gli si getta addosso abbracciandolo. Le sue braccia cingono il collo di lui che, solo ora, poggia le sue mani sulla schiena di lei. RYAN: Allora? Ti piace? CHARLOTTE: E’ meravigliosa! Tu sei meraviglioso! In barba a coloro che dicono che sei un tipo freddo e chiuso. RYAN (aggrottando la fronte): Chi è che lo dice? CHARLOTTE: Qualcuno dei tuoi operai, non so. RYAN: Ah si? Da domani li ammazzo di straordinari quelli! Ryan sorride e Charlotte avvicina le sue labbra a quelle del ragazzo, baciandolo con tutta l’eleganza che la contraddistingue. Sullo sfondo, la candela crea un’atmosfera unica. E’ un’immagine bellissima. SPIAGGIA DI NEWPORT BEACH E’ ormai calata la sera a Newport Beach e Sophie e Boone arrivano, con la macchina del ragazzo, vicino alla spiaggia dove l’ultimogenita della famiglia Cohen dovrà mantenere la promessa fatta a quello che ancora si definisce il suo ragazzo. La “magia”, come la chiama lui, è un’azione che loro due erano soliti fare nelle cittadine nei dintorni di Berkeley. Boone, l’unico dei due ad avere la patente, dopo aver inquadrato il prossimo obiettivo tra i piccoli spacciatori della zona, accompagna Sophie sul luogo d’interesse ed aspetta in auto, mentre la ragazza, fingendosi ubriaca, ha il compito di approcciare lo spacciatore e, distraendolo, sottrargli la quantità maggiore possibile di marijuana. Di sicuro non è un piano furbissimo, ma ha sempre dato i suoi frutti. Boone, come ha iniziato a fare fin da subito appena messo piede a Newport prima di Natale, riceve delle informazioni ben precise da qualche suo contatto vicino alle forze dell’ordine e subito dopo inizia a studiare gli spostamenti di quelle che saranno le sue vittime. Ovviamente, tra gli spacciatori dell’area presa in considerazione, sceglie sempre quello meno furbo e imprescindibilmente single. Una volta osservata per bene la preda, entra in gioco Sophie. BOONE (indicando con un dito da dentro la macchina): E’ lui. Vai e colpisci. Sophie senza rispondere scende dalla macchina del ragazzo. Un abito nero con una scollatura da capogiro ed un rossetto pesante la rendono praticamente irresistibile. La ragazza si avvia, barcollando, verso il loro bersaglio. E’ incredibile quanto, anche solo nei movimenti, sia perfettamente in grado di recitare la parte della ragazza ubriaca. E’ una veterana in quella “magia”. Proprio quando sta passando accanto allo spacciatore, Sophie finge di inciampare, cascandogli addosso. SOPHIE (portando le mani in avanti in maniera impacciata): Oops scusami, non ti avevo visto. Il ragazzo, che a giudicare dall’apparenza non avrà più di diciassette o diciotto anni, si rende immediatamente conto che quella bionda che le è piombata addosso è in stato d’ebbrezza e si guarda intorno per vedere se c’è qualcuno con lei o è sola. E’ stranamente sola. Sola e ubriaca. E’ la sua serata fortunata! RAGAZZO: Dove te ne vai tutta sola? SOPHIE: Cerco di tornare a casa. Poi, dopo essersi interrotta per qualche attimo. SOPHIE: Ehi, sai che sei proprio un bel ragazzo? Sophie inizia a toccargli il petto. Il ragazzo è in preda all’entusiasmo. Non capita spesso che una ragazza ubriaca di tale bellezza ti serva un’occasione d’oro come quella. RAGAZZO: Se vuoi ti ci porto io a casa. Dimmi dove abiti. SOPHIE (maliziosa): A dire il vero ho cambiato idea. Restiamo un altro po’ qui. Sophie inizia a baciare quel tipo. Lui non ci pensa due volte e ricambia immediatamente. Dopo alcuni minuti Sophie e quello spacciatore sono sdraiati in spiaggia e si stanno toccando ovunque. Fin troppo facile, per la ragazza, sfilargli la droga senza che egli se ne accorga. Boone sceglie sempre benissimo. Una volta portata a compimento la “magia”, Sophie si interrompe bruscamente. SOPHIE: Devo andare. RAGAZZO: Ti accompagno io. SOPHIE (con un sorriso ebete, continuando a fingersi ubriaca): C’è il mio ragazzo lì da qualche parte. Devo scappare. Il ragazzo, confuso, resta lì a guardare mentre Sophie va via. E’ fatta. Per l’ennesima volta la sua magia le è riuscita. Boone, ancora all’interno della sua macchina ben nascosta, sorride alla vista della scena. E’ tutto come ai vecchi tempi. BAIT SHOP Ryan e Charlotte arrivano davanti all’ingresso del Bait Shop. Sono gli ultimi: Seth, Summer, Alex e Anna sono già lì ad aspettarli. RYAN: Scusate il ritardo Poi presenta la sua accompagnatrice. RYAN: Questa è Charlotte! SETH (con enfasi): Charlotte! Che piacere rivederti! CHARLOTTE: Seth Cohen, giusto? SETH: Esattamente! Ci siamo conosciuti qualche mese fa quando hai suonato al mio campanello cercando Ryan. CHARLOTTE: Mi ricordo, sì… SUMMER (spintonando via suo marito, ansiosa di fare la conoscenza della nuova ragazza di Ryan): Io invece sono Summer, è un piacere. CHARLOTTE: Il piacere è mio! SETH: Che dite se entriamo e proseguiamo dopo con le presentazioni? Non vorrei che il live finisse. Non sono i Guns N’ Roses, non penso abbiano un repertorio molto vasto! ALEX: Andiamo! I ragazzi, dopo aver varcato la porta d’ingresso del locale, scendono la lunga scalinata che porta alla pista accanto alla quale si estende l’enorme bancone, rinnovato rispetto a qualche anno fa, dove due bariste stanno servendo le bevande. Rialzati di qualche decina di centimetri rispetto alla pista da ballo, un gruppo sta suonando la propria hit di maggior successo: una canzone dedicata alla California. Niente di più indovinato, anche se forse un po’ troppo da teenager per quel gruppo di amici. Se ne rendono conto immediatamente, appena vedono che l’ambiente è frequentato perlopiù da adolescenti che si scatenano saltellando e danzando qua e là. ANNA: Ad un tratto mi sento di nuovo giovane! SETH: E’ questo l’effetto che ti fa stare in mezzo a noi giovanotti di oggi? SUMMER (mentre tutti ridono): Ti piacerebbe, Cohen! Tu eri un vecchio anche a sedici anni! RYAN: Questo posso confermarlo! SETH (imbarazzato): Ma dai! Non è affatto vero! Facevo molte cose giovanili all’epoca. ANNA: Per esempio? E’ ufficiale: è una coalizione contro di lui. SETH: Beh, andavo ai party a casa di Holly! RYAN: Se non fosse stato per me te li saresti sognati quelli! CHARLOTTE: Beh, se può confortarti, nemmeno io ho avuto una grandissima adolescenza. Figlia di… beh… mio padre… schiava del galateo e nessun amico. I primi party che ho frequentato sono stati quelli del college! SETH (felice di aver trovato qualcuno su cui scaricare il 50% di quell’accanimento): Ecco, finalmente qualcuno che mi capisce! Alex, che finora è stata in silenzio ad osservare la nuova fiamma di Ryan, si volta verso di lui approfittando del momento di distrazione della ragazza e, con i pollici rivolti verso l’alto, gli sussurra da lontano. ALEX (lentamente per permettere a Ryan di leggerle il labiale): E’-u-n-a-b-o-m-b-a. SUMMER (abbracciando Charlotte e Anna che si trovano casualmente una alla sua destra e l’altra alla sua sinistra): Adoro questa canzone. Venite con me! La ragazza trascina le due nel mezzo della pista e tutte e tre iniziano a muoversi a ritmo di musica. Alex sorride a Ryan a seguito del commento che ha appena fatto sulla sua nuova compagna, poi dice di doversi allontanare un secondo per andare in bagno. Seth e Ryan restano lì, da soli. Il primo mette una mano intorno alle spalle del secondo, abbracciandolo. Con quel semplice gesto riesce a trasmettergli tutta la sua felicità per il fatto che ha, finalmente, provato a voltare pagina. Vederlo nuovamente felice è una delle cose che desidera più al mondo e spera con tutto il cuore che Charlotte diventi la sua nuova fonte di felicità. CASA TORRES Kimberly e Sienna hanno deciso di passare la serata a casa della seconda. Kim non ha alcuna voglia di tornare così presto da Jessica e Bob, mentre Sienna ha avuto una giornata difficile, col rientro a scuola, ed ha bisogno di compagnia. Le due stanno guardando un episodio di Game of Thrones in tv, ma sembrano non prestare molta attenzione alle immagini sullo schermo. Le loro menti sono da tutt’altra parte. KIMBERLY (interrompendo il silenzio): Che ti ha detto il professor Elliot? SIENNA: Che potremmo essere nei guai. Niente che non sapessi già. KIMBERLY: Avete idea di chi possa essere stato a mettere quella foto nel tuo armadietto? SIENNA: Purtroppo no. E’ una situazione assurda. KIMBERLY: Abbiamo bisogno di un piano… SIENNA: Ce l’ho già un piano. KIMBERLY (curiosa): Cosa aspetti? Ti ascolto. SIENNA (rassegnata): Domani a scuola farò coming out. Davanti a tutti. KIMBERLY: Sei impazzita? SIENNA: E’ la soluzione migliore. E’ l’alibi perfetto. Una volta che tutta la scuola saprà che sono gay, quelle foto non avranno più alcun valore. KIMBERLY (accarezzandole la spalla): Sei sicura? SIENNA (dopo averci pensato un po’): Sì, lo sono. La ragazza sembra davvero pronta. Più che rassegnazione, sul suo volto si intravede un briciolo di sicurezza. Sta, forse, iniziando ad accettarsi per ciò che è? L’ospedale l’ha così cambiata? E’ pronta a rivelarsi al mondo? KIMBERLY: Sono fiera di te. BAIT SHOP La musica continua a rimbombare all’interno del Bait Shop. La serata scorre via in maniera più che piacevole. Tutti e sei, chi per un motivo, chi per un altro, avevano tremendamente bisogno di un’uscita come quella. Charlotte non ci ha messo molto ad ambientarsi tra gli amici di Ryan. La sua prima uscita con loro. Era nervosa inizialmente, temeva di non piacergli. Rotto l’imbarazzo iniziale, però, si è subito sentita accettata e amata. Alex è al bancone a chiacchierare con il suo vecchio datore di lavoro, tuttora proprietario di quel locale. Anna, invece, ha appena lasciato gli altri per dirigersi in bagno. Di tanto in tanto ha lanciato un’occhiata a Seth, senza farsi notare, per controllare che non esagerasse più con l’alcol. Non l’ha fatto. Ha bevuto un paio di cocktail e nient’altro. Il suo periodo nero sembra essere davvero passato. Summer, osservando la marea di giovani che balla in quella stanza, è avvolta da mille ricordi di quel luogo e di quella che era la sua vita una quindicina di anni fa. E’ cambiata molto. E’ cambiato tutto. All’improvviso Seth sente il suo iPhone vibrare nella tasca destra dei pantaloni e si allontana dagli altri per rispondere. Chi sarà mai a quell’ora? Ryan e Summer lo osservano mentre tira fuori il telefono e parla, senza lasciar trasparire alcuna emozione, con il suo interlocutore. La telefonata è abbastanza breve e Seth, con la testa bassa, fa ritorno verso il gruppo. Sembra confuso. Sconvolto. SUMMER (preoccupata): Tutto bene? SETH (con gli occhi sbarrati): Si tratta di Sophie… è stata arrestata! FINE EPISODIO. 08. BAD CHOICES HAVE BAD CONSEQUENCES STAZIONE DI POLIZIA DI NEWPORT BEACH L’inaspettata notizia dell’arresto di Sophie per possesso di marijuana, è piombata addosso al gruppo, che stava passando una serata spensierata al Bait Shop, come un macigno sbucato dal nulla ed ha lasciato Seth in un misto di paura, disperazione e confusione. Alex, detective di quel distretto, e Anna, avvocato, si sono offerte di accompagnare Seth e Summer alla stazione di polizia, mentre Ryan e Charlotte hanno deciso di recarsi a casa Cohen ad attendere notizie. Il tragitto in macchina è stato accompagnato da un silenzio assordante. Nessuno dei quattro ha osato pronunciare una sola parola e Seth non ha potuto fare a meno di pensare a quali potrebbero essere le conseguenze di quella situazione. Una mezza idea ce l’ha, ma lo spaventa incredibilmente. Dopo alcuni minuti, dato che Seth non ha rispettato nemmeno un limite, un cartello stradale o un semaforo, i quattro ragazzi arrivano alla stazione di polizia. Seth parcheggia l’auto e immediatamente tutti si fiondano fuori, verso l’ingresso della stazione. Alex, che arriva prima degli altri, apre la porta per prima e, una volta arrivati tutti, la attraversano. SETH: Come si fa ad essere così stupidi!? SUMMER: Calma, Seth. Andrà tutto bene! Alex chiede informazioni ad un suo collega che la indirizza verso una delle stanze di quel commissariato. Arrivati a destinazione, i quattro passano davanti ad una porta in vetro. Sophie è lì dentro, seduta su una sedia blu e di fronte a lei ci sono due agenti di polizia. Attraverso quella porta trasparente, Seth riesce a vederla e lei, sentendosi osservata, si volta, riuscendo a vedere lui. Lo scambio di sguardi è tremendo. Sophie ha gli occhi spaventati di un cucciolo abbandonato su un’autostrada, si sta rendendo conto solo ora del pasticcio in cui si è cacciata, mentre Seth la gela con la sua occhiata. Suo fratello è visibilmente arrabbiato, ma nei suoi occhi sono ben evidenti anche i segni di una forte delusione. ANNA (rivolta ad Alex): Entriamo noi? ALEX (voltandosi verso Seth e Summer): Voi aspettateci qui. Vi chiamerò io quando potrete parlarle. Summer annuisce, mentre Seth continua a guardare attraverso quel vetro. Non riesce a staccarsi da lì. Anna e Alex aprono la porta della stanza ed entrano. ALEX: Lei è Anna Stern, il legale della ragazza! La porta, alle loro spalle, si chiude e Seth e Summer non riescono più a sentire alcuna parola. SETH: Io proprio non capisco. Dov’è che abbiamo sbagliato con lei? SUMMER: Ehi, ehi. E’ un’adolescente, ci sta che faccia degli errori. Non per questo dobbiamo pensare di essere stati cattivi genitori con lei. Ci siamo ritrovati a fare da madre e da padre all’improvviso. Non è stata una cosa graduale. Non esiste un manuale che ti insegni come si diventa improvvisamente un buon genitore per una quindicenne. Credo che la cosa più importante sia starle vicino e darle amore. E’ una ragazza intelligente, capirà da sola quali sono i suoi errori ed eviterà di ripeterli. Ne sono certa. CASA COHEN Ryan e Charlotte sono a casa Cohen ad attendere notizie su Sophie. Lui moriva dalla voglia di andare con Seth e gli altri ma, consigliato da Charlotte, ha deciso di non creare ulteriore confusione ed attendere notizie stando in disparte. Alex e Anna sarebbero state più utili lì alla stazione di polizia, meglio mandare loro. Ryan è seduto su una delle sedie della cucina, ha entrambi i gomiti poggiati sull’isola al centro di essa e le sue mani tengono il mento. E’ assorto in mille pensieri. CHARLOTTE (avvicinandosi e mettendogli una mano sulla spalla): Come stai? RYAN (mantenendo apparentemente una gran calma): Come vuoi che stia? Non sono nuovo a queste situazioni, so benissimo come ci si sente a stare dall’altra parte della sala interrogatori con tutte le dita puntate contro. CHARLOTTE: Cosa credi che succederà? RYAN: Con un po’ di fortuna la rilasceranno stasera stessa. Non ha certo commesso un omicidio… almeno credo! CHARLOTTE (sorridendo): Certo che no! Vedrai che sarà così. La riavrete immediatamente a casa. Mentre i due stanno parlando e cercano di farsi forza a vicenda, o meglio è Charlotte a cercare di far forza a Ryan, il campanello di casa Cohen suona improvvisamente. RYAN: Chi può essere a quest’ora? CHARLOTTE: Beh, va’ a vedere! Ryan, ancora stranito da quella surreale situazione, si reca alla porta d’ingresso e la apre, curioso di sapere chi c’è dall’altra parte. Davanti a lui Ellie che, appena saputa la notizia, ha costretto Brandon ad accompagnarla a casa di Sophie per restare aggiornata sulla situazione. ELLIE: Ciao Ryan, lui è Brandon: il mio ragazzo. Dopo aver pronunciato quelle parole, Ellie avverte una stretta allo stomaco. E’ la prima volta che definisce Brandon “il suo ragazzo” e lui sembra non aver fatto nemmeno un accenno di protesta. Dopo tanti anni è davvero suo! Non è certo quello il momento di pensarci, però. BRANDON: Piacere di conoscerla. RYAN (spostandosi e facendo un cenno con la mano): Entrate. E dammi del tu, Brandon. Ryan chiude la porta dietro di loro. ELLIE: Sophie mi ha inviato un messaggio dal carcere, non so come abbia fatto. Sapete qualcosa? Ryan, che nel frattempo ha condotto i due ragazzi in cucina dove anche Charlotte attende impaziente delle novità, spiega la situazione. RYAN: L’unica cosa che so è che l’hanno beccata con della marijuana. Non so in che quantità, quindi non so dirti quanto sia grave la situazione. Seth, Summer e l’avvocato di famiglia sono alla stazione di polizia. Aspettiamo una chiamata da un momento all’altro. ELLIE: Possiamo aspettare con voi? RYAN: Certo! STAZIONE DI POLIZIA DI NEWPORT BEACH Dopo una ventina di minuti dall’ingresso delle due donne nella stanza in cui le forze di polizia tenevano la piccola Cohen, Alex, Anna e Sophie appaiono nella sala d’attesa dove Seth e Summer si sono accomodati nel tentativo di ingannare l’attesa e riprendere fiato. Non appena le vede arrivare, Seth scatta in piedi e si avvia verso di loro. Summer lo segue. SETH: Allora? ANNA: Fortunatamente, il quantitativo di droga con cui l’hanno sorpresa è leggermente inferiore al limite massimo al di sotto del quale viene considerata “ad uso personale”. Per il momento può tornare a casa, ma il giudice Coleman è già al lavoro per studiare la sua punizione. Seth si sente da una parte sollevato, dall’altra ha una tremenda paura degli sviluppi che tutto ciò potrebbe portare. Dà un’occhiata a Sophie che, non appena i loro sguardi si incrociano, abbassa la testa. ALEX: Cercherò di tenermi informata su qualunque evoluzione di questa storia. Vi farò sapere appena saprò qualcosa. SUMMER: Devo chiamare Ryan e Charlotte, saranno in pensiero. Summer estrae l’iPhone dalla sua borsetta e si allontana di qualche metro per mettere al corrente coloro che stanno attendendo novità a casa Cohen. Seth, finalmente, rivolge la parola a Sophie. SETH: Perché? Eh? Me lo spieghi? Sophie non risponde. SETH: Dico, come si può essere così stupidi? Dopo tutto quello che abbiamo passato. Non era forse abbastanza? Non avevamo raccolto una scorta di drammi sufficiente per anni? No? Ci mancava solo la droga… SOPHIE: Senti, non ho voglia di starmene qui ad ascoltare le tue prediche. Vi aspetto in macchina. Sophie non ha alcuna voglia di sentirsi dire cose che sa già. Ha sbagliato, ok. Ma non è colpa sua. Non completamente, almeno. Quel cretino di Boone se l’è cavata come sempre. Non era certo lui ad avere la sostanza illegale addosso. Lui guidava semplicemente una macchina. Ha negato di sapere che Sophie fumasse e si è salvato. Non c’è nulla contro di lui. Come se non bastasse, ora Seth la sta assillando con sguardi delusi e ramazine inutili. Non è mica suo padre. Dirglielo, tuttavia, lo ferirebbe troppo, così si limita ad andare via. Si alza di scatto e, con un passo decisamente serrato, esce dalla stazione di polizia, nel tentativo di raggiungere la macchina di suo fratello. ANNA: Seth, dalle tregua. Credo che ormai si sia accorta di aver commesso uno sbaglio. E’ dispiaciuta, si vede. Non credo che urlarle contro, in questo momento, possa aiutarla in qualche modo. Andiamo a casa, dormiamoci su. Seth, con lo sguardo assente, rivolto verso un qualche punto fisso sul muro del commissariato, si rende conto della validità delle parole di Anna e si convince: creare ulteriori attriti non è la cosa più intelligente da fare. Nel frattempo, Summer torna col gruppo. SUMMER: Ho parlato con Ryan. Lui e Charlotte sono a casa nostra e con loro ci sono anche Ellie ed il suo ragazzo. SETH (calmo e visibilmente abbattuto): Torniamo a casa. CASA COHEN Sophie, Seth e Summer, dopo un tragitto trascorso avvolti nei loro pensieri, arrivano a casa. Le ultime parole che si sono scambiati sono state quelle alla stazione di polizia. Da allora niente più. Seth sta seguendo il consiglio di Anna, mentre Sophie anche se volesse parlare non saprebbe cosa dire. I tre varcano la porta d’ingresso. Non appena sentono la porta di casa aprirsi, Ryan, Charlotte, Ellie e Brandon si precipitano ad andare incontro ai rientranti Seth, Summer e Sophie. La notizia l’hanno già appresa dalla telefonata di Summer, tuttavia ci tengono a guardarli negli occhi e cercare di aiutarli in qualche modo. Alla vista di quelle persone a casa sua, Sophie decide di non fermarsi nemmeno un secondo e, senza proferire parola, sgattaiola velocemente di sopra, nella sua stanza. ELLIE: Vado a vedere come sta. Ellie, che più di una volta ha dormito a casa Cohen e ormai si sente come se fosse a casa sua, prende le scale, seguendo Sophie al piano superiore. Brandon, spaesato, resta in salotto con gli adulti. Difficilmente ha vissuto una situazione più imbarazzante di quella, nella sua vita. RYAN: Lei come sta? SETH: Lei bene! SUMMER: Seth… SETH: Non riesco proprio a mandarla giù questa situazione. Non è possibile che una persona debba rischiare di giocarsi tutto per della droga. RYAN: Se non ricordo male anche tu hai attraversato la “fase spinelli”, no? SETH: E’ diverso… SUMMER: Io non voglio giustificarla, Seth, però tutti possiamo commettere degli errori. La storia della tua ammissione-non-ammissione all’università di qualche anno fa ne è l’esempio. SETH: Sarà. Speriamo solo che non succeda ciò che temo. Seth si alza e va in cortile. Si sofferma a guardare la piscina, come incantato da quel manto d’acqua. La sua mente non smette di pensare. Ellie, nel frattempo, è davanti alla porta chiusa della stanza di Sophie. Bussa. ELLIE: Sophie, sono io. Posso entrare? Dall’interno la ragazza risponde. SOPHIE: Vieni. Ellie entra nella camera da letto della sua amica e chiude la porta alle sue spalle. Sophie è distesa sul suo materasso, con la testa immersa tra i cuscini. Ellie fa alcuni passi verso di lei e si siede sul letto. ELLIE: Come stai? SOPHIE: Una merda. ELLIE (poggiandole una mano sulla gamba distesa accanto a lei): Vedrai che si sistemerà tutto. SOPHIE (dopo un attimo di silenzio): Come ho fatto ad essere così stupida? ELLIE (sorridendo e cercando di sdrammatizzare): In effetti è quello che mi chiedo anch’io. SOPHIE: Conosco Boone, conosco la merda in cui è immerso. Mi sono allontanata da lui proprio per quel motivo. Poi, dopo mesi, piomba qui a Newport e io ci ricasco. ELLIE: Te l’ho detto che prima di conoscermi avevi pessimi gusti in quanto a ragazzi! SOPHIE (aggrottando la fronte): Sei qui per supporto o per convincermi a suicidarmi? ELLIE: Ehm… quanti secondi ho per rispondere? Ellie scherza, ovviamente. Il fatto che sia piombata lì a quell’ora della notte, solo per vedere come sta Sophie è la dimostrazione che quella ragazza le è entrata davvero nel cuore, le vuole bene, non vorrebbe mai che le succedesse qualcosa di brutto. SOPHIE: Che casino! Non so cosa fare ora. ELLIE: Beh, intanto se ti è avanzata della marijuana puoi iniziare tirandola fuori, in modo che possiamo fumarcela qui, adesso, e far sparire le prove. SOPHIE (confusa): Sei seria? ELLIE (con tono di chi sta dando una risposta ovvia): Certo che no, Sophie! Sophie sorride e le tira un cuscino sulla faccia. Anche in quella situazione difficile, Ellie è riuscita a tirarla un po’ su di morale. Mentre Ryan, Seth, Charlotte, Summer e Brandon sono in salotto a discutere della questione Sophie, o meglio Brandon non sta discutendo con loro ma solamente ascoltando imbarazzato dall’assurdità della situazione e disperato dal fatto che Ellie sembra esser stata inghiottita dalla camera di Sophie, il campanello di casa Cohen suona improvvisamente. SUMMER: Sono le tre di notte, chi potrà mai essere? RYAN (alzandosi dal divano su cui è seduto): Vado io. Nonostante quella non sia casa sua, Ryan trascorre sempre molto più tempo lì che nella sua villetta, dove si è sempre sentito un po’ solo. Si avvia verso la porta d’ingresso e, curioso di scoprire chi fa visita alle persone a quell’ora della notte, la apre. Di fronte a lui trova Boone. Con che coraggio osa presentarsi lì dopo ciò che è successo? BOONE: Sophie è in casa? RYAN: No. Ryan chiude immediatamente la porta in faccia al ragazzo che, senza provare la benché minima vergogna, suona nuovamente al campanello. Ryan non ci pensa su nemmeno per un secondo e riapre violentemente la porta. BOONE: Voglio vederla. RYAN: Non se ne parla. BOONE: Devo parlarle, è importante. RYAN (iniziando a perdere la pazienza): Va’ via. Ryan sta per voltarsi e richiudere la porta, ma il ragazzo gli afferra un braccio. BOONE (indisponente): Ho detto che voglio vederla. RYAN: Ho detto va’ via. E’ già tanto che… Ryan si blocca e decide di non continuare la frase. BOONE: Cosa? Eh? Cosa? RYAN: Vattene. BOONE (con aria di sfida): Altrimenti? Ryan perde del tutto la pazienza. Scuote il braccio per toglierlo dalla presa del ragazzo e si avvicina a lui, arrivando faccia a faccia. RYAN (minaccioso): Te lo ripeto per l’ultima volta, ragazzino. Vai via. Boone volta per un secondo la testa cercando di ragionare sulla sua prossima mossa. Certo, Ryan sembra deciso e le sue minacce non hanno per nulla l’aspetto di un bluff così, con un sorriso beffardo, torna a guardarlo negli occhi. Lo sguardo di Ryan non subisce neanche la più piccola variazione, resta fermo, deciso, minaccioso. Boone si volta e, senza aggiungere altro, torna verso la sua macchina, parcheggiata alla fine del viale di casa Cohen. HARBOR SCHOOL Il mattino successivo, Kimberly e Sienna sono in prossimità del portone d’ingresso della Harbor. KIMBERLY: Sei sicura di volerlo fare? SIENNA (decisa): Sicurissima. Ho smesso di nascondermi. Mentre si scambiano quelle parole, le due ragazze mettono piede all’interno della struttura. Sulla loro sinistra, una decina di metri dopo l’inizio del lungo corridoio, c’è un banchetto rivestito di bianco, dove alcuni studenti stanno raccogliendo firme per una causa ambientale. Iniziative di quel tipo vengono fatte di tanto in tanto, ma raramente producono dei reali risultati. Quel giorno, comunque, hanno deciso di riprovarci. KIMBERLY: Hai già deciso come farlo? Sienna ci riflette su due secondi, poi risponde decisa. SIENNA: Sta a vedere! Sienna è più determinata che mai. Quella cosa va fatta e va fatta in maniera plateale, se si vuole evitare lo scandalo che potrebbero suscitare le foto della sua presunta relazione con il professor Elliot. Sienna, con un balzo agilissimo, sale sul banchetto. Se i muri potessero immagazzinare dei ricordi, sicuramente quella scena riporterebbe nella loro mente la dichiarazione d’amore di Seth nei confronti di Summer fatta sul banco dei baci. Le due situazioni sono molto diverse tra loro, le dichiarazioni sono molto diverse, ma l’analogia è inevitabile: non succede tutti i giorni vedere uno studente arrampicarsi su di un banco per parlare all’intero corpo studentesco. SIENNA (a voce abbastanza alta): So che molti di voi, in questa scuola, si stanno chiedendo il motivo di ciò che ho fatto quella sera di qualche settimana fa. Quando Sienna inizia a parlare, una marea di persone curiose si accalca di fronte al banco su cui è salita la ragazza. SIENNA: So che molti di voi stanno ipotizzando le cose più assurde ed elaborando teorie che non hanno alcun fondamento. Prima che tutto ciò sfugga al mio e al vostro controllo, ho deciso di dirvi una cosa importante su di me. In primis, perché sono stanca di nascondermi, poi perché nel corso di queste settimane ho avuto tempo e modo di riflettere sulla mia vita. E finalmente credo di aver capito chi sono. Man mano che va avanti nel discorso, Sienna sente dentro di sé sempre più entusiasmo. E’ orgogliosa di sé stessa, di ciò che sta facendo. Kimberly, lì in prima fila, con lo sguardo cerca di trasmetterle sicurezza e protezione. E’ lì per lei. SIENNA: Perciò, Harbor, è il momento che lo scopriate anche voi. Sono gay. Mi piacciono le ragazze. Dal mormorio che proviene in quel momento dal corridoio, si direbbe che la notizia sia una vera bomba. Del resto, oltre al clamore di ciò che ha rivelato, il modo che Sienna ha scelto per la sua comunicazione è piuttosto bizzarro. Irreale. Irreale ma efficace. Ha di sicuro centrato il suo scopo. Nel giro di pochissimi secondi le sue parole sono sulla bocca di tutti gli studenti della Harbor, ci sono persino dei video probabilmente destinati a finire su Youtube. Poco importa, però. Sienna si sente finalmente libera. Libera come non si sentiva da un’eternità. Libera e leggera. Quel pesante macigno che le premeva sullo stomaco negli ultimi mesi è sparito, svanito nel nulla. Kimberly osserva la sua amica con ammirazione. KIMBERLY: Sono orgogliosa di te. Poi le si avvicina ulteriormente e le tende una mano. KIMBERLY: Vieni, ti aiuto a scendere. CAMPO DI CALCIO DELLA HARBOR Al campo di calcio della scuola, Nick ha il suo primo allenamento con la squadra della Harbor. Il calcio non è uno sport molto popolare in California, anche se la sua importanza sta crescendo in maniera esponenziale negli ultimi anni, ma il ragazzo adora giocarci. Non si può certo dire che Nick sia un cliché da teen drama. Solitamente l’amore per la lettura e quello per gli sport non si conciliano così facilmente in un’unica persona. Ma lui è un tipo particolare. Poco, ma sicuro. Alla scuola pubblica è sempre stato il capitano della squadra, complice anche il fatto che i suoi compagni non erano certamente dei fenomeni, tuttavia sa che lì sarà molto difficile per lui ambientarsi ed entrare nei meccanismi di una squadra già consolidata, facendosi accettare dai suoi nuovi compagni. Per un volto nuovo è sempre difficile entrare a far parte di un gruppo che già esiste. Nick arriva al campo con una discreta puntualità. Il giorno precedente ha già incontrato l’allenatore ed ha parlato con lui della sua voglia di mettersi in gioco. L’uomo, come risposta, lo ha sfidato ad impressionarlo nell’allenamento del giorno dopo, dicendogli di dimostrargli quanta voglia ha di entrare nel team. NICK: Buongiorno, mister! ALLENATORE: Buongiorno, Nick. Man mano che i ragazzi arrivano al campo, si dispongono in una linea retta, di fronte al loro allenatore. Tutti si chiedono chi sia il nuovo arrivato, in pochi l’hanno notato girare per i corridoi in quei suoi primi giorni di Harbor. ALLENATORE: Dov’è Daniel? A rispondergli è un ragazzo biondino e decisamente più alto della media della squadra. RAGAZZO: E’ negli spogliatoi, si sta cambiando. ALLENATORE (seccato): Sempre la solita storia. Mentre l’uomo replica, ecco arrivare sul terreno di gioco l’ultimo componente della squadra. Quando lo vede, Nick resta di stucco. Daniel Peters. E’ lui il Daniel a cui si riferiva l’allenatore? Non pensava che lo avrebbe trovato lì. Daniel si dispone in fila insieme a tutti gli altri, finendo per capitare proprio accanto a Nick. NICK: Ti facevo più un tipo da golf. DANIEL (ironico): Nah, il calcio ti offre molte più possibilità di picchiare gli avversari. A meno che tu non voglia rompergli una mazza sulla testa. ALLENATORE: Nick, fai due passi in avanti. Il ragazzo obbedisce. ALLENATORE: Allore, gente. Lui è Nick e sta provando ad entrare in squadra. Per molto tempo è stato il capitano della squadra della scuola pubblica, ma qui quello non conta. Oggi deve dimostrarmi di meritare il posto nel nostro gruppo. Mi raccomando, non rendetegli la vita facile! Poi inizia a spiegare come si svolgerà quell’allenamento. ALLENATORE: Vi dividerò in due squadre e, dopo un breve riscaldamento, vi sfiderete in una partita vera e propria. Voglio vedervi sudare! Al lavoro! L’ora di allenamento scorre piuttosto velocemente, ma non senza fatica. Nick si sente decisamente sotto pressione e si rende autore di un paio di giocate non troppo felici. I suoi futuri compagni lo punzecchiano spesso, tra falli, spallate, scorrettezze, e lui inizia ad innervosirsi. Sa che manca poco alla fine di quell’allenamento e non è ancora riuscito a dimostrare ciò che vale, ciò che avrebbe sperato. All’improvviso uno dei suoi compagni arriva sul fondo del campo e lascia partire un cross verso il centro dell’area. La palla sembra diretta verso Nick. E’ quella l’occasione che sta aspettando da un’ora. Non può permettersi di fallirla. Nick salta, con le spalle rivolte verso la porta. La palla si avvicina sempre più a lui, mentre si prepara ad eseguire una giocata ad alto grado di difficoltà. Quando il pallone lo raggiunge, esegue una meravigliosa rovesciata che va ad insaccarsi alle spalle del portiere, gonfiando la rete. E’ goal! Un grandissimo goal. Nick atterra con le spalle sul terreno e, non appena si rende conto che la palla è finita nel sacco, un sorriso a trentadue denti si fa largo sulla sua bocca. A pochi passi di distanza, Daniel ha osservato, non senza fastidio, la scena. Si avvicina al ragazzo, che nel frattempo si sta rialzando da terra. DANIEL (avvicinandosi al suo orecchio): Bel goal. Poi aggiunge, minaccioso. DANIEL: Non so cosa credi di fare, ma questa è la mia squadra. Qui non sei alla scuola pubblica. Qui il capitano sono io. HARBOR SCHOOL Sienna è ancora elettrizzata da ciò che è successo quella mattina. Ha davvero rivelato al mondo di essere gay? L’ha davvero fatto in quel modo? Da una parte è immensamente fiera di sé stessa, dall’altra è ancora incredula per essersi arrampicata in quel modo su quel banco. Non che gli manchi il coraggio, sia chiaro, ma ora che ci pensa a mente fredda le sembra davvero un gesto curioso. E’ stato come se avesse iniziato a scalare una montagna a mani nude e, una volta arrivata sulla cima più alta, si fosse messa in piedi, con le braccia larghe e in aria, con lo sguardo rivolto verso il vuoto, e avesse urlato all’intero pianeta il suo essere. La sensazione di libertà che ciò le ha regalato è indescrivibile. La ragazza si avvia verso il suo armadietto, dove sono custoditi dei libri di cui ha bisogno per la prossima lezione che dovrà affrontare quella mattina. Arrivata nel punto desiderato, Sienna inizia ad inserire la combinazione. Quel gesto la catapulta al giorno precedente quando, appena aperta quella porticina, ha trovato una foto compromettente di lei e del professor Elliot. In sostanza quello è stato l’oggetto che ha scatenato il tutto e che l’ha spinta al coming out. Certo, ora ha poca importanza, ma la domanda che le ronza ancora nella testa è: chi può averla messa lì dentro? Un lampo. Un’illuminazione. Il cassetto cerebrale dei ricordi la riporta indietro, al giorno in cui quell’armadietto le fu assegnato. La preside, quel giorno, le raccomandò di scegliere una combinazione e di comunicarla, tramite un apposito modulo, alla segreteria degli studenti. Ciò la induce ad un semplice ragionamento: qualcuno può aver avuto accesso al suo codice segreto tramite la segreteria. Ma chi ha accesso a quella? Nessuno studente può girovagare lì dentro liberamente, senza che nessuno lo noti. Chi è che ha i privilegi necessari per farlo, allora? I professori? Un lampo. E se fosse stato proprio Edward? Mio Dio. No, non può essere stato lui. O sì? Sienna inizia a camminare velocemente alla ricerca di Kimberly. Deve parlarle. Deve sapere se la sua teoria può avere un senso o se ha qualche grossa lacuna che lei, in quel momento, non riesce a vedere. Kimberly sta uscendo proprio in quel momento dal bagno delle ragazze. Sienna le si avvicina, ha un’aria strana. KIMBERLY: Sienna, che succede? Per quale motivo sei così agitata? SIENNA: Kim, credo di sapere chi è stato a minacciarmi! CASA COHEN E’ calato nuovamente il buio su Newport Beach e Sophie è di nuovo chiusa nella sua stanza. E’ sdraiata sul letto e sta osservando, sovrappensiero, il soffitto. In realtà ci ha trascorso quasi l’intera giornata su quel letto. Non è andata a scuola e si è recata al piano di sotto solamente per consumare un pranzo veloce. Non ha scambiato nemmeno una parola né con Seth, né con Summer. Gli unici contatti col mondo esterno li ha avuti, tramite SMS, con Ellie. Mentre è avvolta nei suoi pensieri, sente un ticchettio provenire dalla finestra. Di nuovo. Ancora una volta. Sophie si alza e si avvicina al vetro, guardando fuori. Sotto la sua stanza c’è Gabriel. Sta raccogliendo dei sassolini da terra e li sta lanciando contro la sua finestra. Sophie solleva la parte inferiore dell’infisso e si affaccia. SOPHIE (bisbigliando per non farsi sentire da Seth e Summer): Che ci fai qui? GABRIEL: Volevo vederti. Posso salire? Sophie, istintivamente, si guarda intorno, poi fa un cenno di via libera al ragazzo che inizia ad arrampicarsi su un albero che costeggia la casa fino ad arrivare alla finestra della stanza della piccola Cohen. Una volta raggiunta quell’apertura, Gabriel si infila dentro, cascando sul pavimento. SOPHIE: Fai piano! Gabriel si riassesta e si alza in piedi. Sono l’uno di fronte all’altra. Si sorridono. GABRIEL: Scusami se non sono venuto finora. Ho pensato che l’ultima cosa che avrebbero voluto tuo fratello e sua moglie è vedere un altro ragazzo che ti ronza intorno. Non dopo quello che è successo con il tuo ex ieri sera… Gabriel finge indifferenza al fatto che Sophie sia andata a comprare della droga con lui, ma in realtà non l’ha digerita così facilmente. Per quel motivo, ha deciso di preparare una sorpresa a quella biondina che le ha fatto perdere la testa. Se c’è un altro ragazzo nella sua vita, lui è pronto a battersi per conquistarla. E la sua prossima mossa consiste in quell’improvvisata che, spera, avrà presto risvolti che Sophie non si aspetta. SOPHIE: Se ti trovano qui ti ammazzano. E ammazzano me. GABRIEL: Hai mangiato? SOPHIE: No. A dire il vero non ho molta fame. GABRIEL: Vieni con me. SOPHIE: Come? GABRIEL: Ti porto in un posto. Gabriel tende la mano a Sophie che, però, è restia ad accettare il suo invito. SOPHIE: Sei pazzo? Ho il divieto assoluto di uscire di casa. Se mi beccano… GABRIEL: E tu non farti beccare! Sappi che non me ne andrò finché non avrai accettato. Sophie ci riflette su per qualche istante. Da un lato sa benissimo che finire nuovamente nei guai con Seth vorrebbe dire deluderlo per l’ennesima volta, dall’altra ora è estremamente curiosa di sapere cos’ha in mente Gabriel. Inoltre, dato che minaccia di non voler andare via, che scelta ha? Se Seth lo trovasse lì, finirebbe ugualmente nei guai. Quindi, tanto vale… SOPHIE: Ti concedo mezz’ora. Poi dovrò essere di nuovo in questa stanza. GABRIEL (sorridendo): Perfetto! Faremo in modo che ci basti. Il ragazzo, seguito da Sophie, inizia a scendere via albero. In un paio di minuti, sono entrambi fuori dalla stanza della ragazza, con i piedi ben saldi sul cortile di casa Cohen. Sgattaiolare via è un gioco da ragazzi. Con grande sorpresa da parte di Sophie, un taxi è fermo alla fine dell’isolato di casa sua. GABRIEL (tirandola per un braccio): Andiamo! Gabriel sale sull’auto e costringe Sophie a fare lo stesso. La ragazza è sempre più curiosa e sorpresa da ciò che sta succedendo. La paura di essere scoperta sta man mano svanendo, mentre l’eccitazione per il fatto di star facendo una cosa che le è stata vietata, rende tutto più bello e avvincente. Una volta chiusa la portiera, il taxi parte. Dopo poco meno di quattro minuti di tragitto, l’auto si ferma. Entrambi i ragazzi scendono. SOPHIE: Posso sapere dove stiamo andando? GABRIEL: Stai per scoprirlo. Gabriel e Sophie entrano in un palazzo della zona residenziale di Newport ed iniziano a salire le scale. Dopo un numero di gradini tale da iniziare a farsi sentire sulla muscolatura delle gambe dei due ragazzi, Gabriel spalanca una porta, la porta più alta in quell’edificio: quella del tetto. Ciò che Sophie vede, una volta attraversata quella porta, la lascia di stucco. Sul punto più alto di quel palazzo, Gabriel ha allestito una scena degna dei migliori film romantici. Un tavolo, delle sedie, due candele ed una vista mozzafiato. Le luci delle case, sotto di loro, creano un’atmosfera meravigliosa ed il mare sulla destra contribuisce a regalare a tutto ciò un tocco di magia straordinario. SOPHIE (meravigliata): E’… è bellissimo! GABRIEL: Tu sei bellissima! Sophie lo guarda, poi guarda quel panorama. Il cuore rischia di saltarle fuori dal petto. Non si è mai sentita così prima di allora. Pensa che quel ragazzo che ha di fronte alla fine ce l’ha fatta, nonostante lei abbia resistito a lui il più possibile. Fin dal suo arrivo a Newport ha cercato di tenerlo a distanza, di allontanarlo, di sfiduciarlo. Lui ha combattuto e ci è riuscito. E’ riuscito a conquistarla. Ora ne è certa. Si avvicina a lui, gli avvolge le braccia intorno al collo e si lascia andare. Lo bacia. Il rumore del mare che si infrange sugli scogli, il profumo della cena che, nel frattempo, un cameriere amico di Gabriel sta servendo in degli eleganti piatti bianchi, le lucine delle case che sembrano diventare tanti occhi sbrilluccicanti che li osservano. E’ tutto perfetto. Per qualche minuto Sophie dimentica tutti i suoi problemi. Per qualche minuto è veramente felice. CASA COHEN A casa Cohen, Seth è intento ad apparecchiare la tavola. E’ ora di cena ed ha una fame da lupi. Summer, invece, ha appena spento i fornelli dopo aver preparato un piatto non troppo impegnativo. Non ha mai amato più di tanto cucinare. SETH: Dici che Sophie mangerà qualcosa? SUMMER: Deve. E’ tutto il giorno che non esce da quella stanza. Vado a chiamarla. Summer sale le scale che la portano al piano superiore della casa e si ferma davanti la porta della stanza di Sophie. Bussa. Nessuna risposta. SUMMER: Sophie! Silenzio assoluto. Summer bussa di nuovo. SUMMER: Sophie, scendi a mangiare qualcosa con noi. Nessuna risposta. Summer, allora, decide di aprire la porta per vedere cosa sta succedendo. Solo una volta spalancata, si rende conto che Sophie è scappata. La tenda della finestra si muove, spinta dal vento che attraversa quella che di sicuro è stata la sua via di fuga. Summer prende il telefono e prova a chiamarla. Un secondo e sente una suoneria squillare. Sophie ha lasciato il telefono lì. E’ uscita senza di esso. Allora prova a digitare il numero di Ellie. SUMMER: Dai, dai, dai… ELLIE: Pronto? SUMMER: Ellie, grazie a Dio! Sono Summer. Sophie è con te? ELLIE: No, io sono con Brandon. E’ successo qualcosa? SUMMER: E’ scappata. Sono nella sua stanza, non è più qui. ELLIE: Cazzo! SUMMER: Hai idea di dove possa essere? ELLIE: Non saprei, ma ci mettiamo a cercarla immediatamente. Ti avviso se scopro qualcosa. SUMMER: Grazie. Ellie riaggancia il telefono, decisamente preoccupata dopo le parole di Summer. Brandon, con cui quella sera sta facendo una passeggiata sotto le stelle, lo nota immediatamente. BRANDON: Che succede? ELLIE: Sophie è scappata. Dobbiamo trovarla! I due ragazzi, seppur a piedi, decidono di iniziare a perlustrare la zona in cui si trovano, ignari del fatto che il palazzo su cui stanno cenando Sophie e Gabriel è a poche centinaia di metri dalla loro posizione. IN STRADA La cena di Sophie e Gabriel è trascorsa in maniera meravigliosa, anche se un po’ affrettata. I due ragazzi, ad un certo punto, si sono accorti che la mezz’ora era quasi scaduta e si sono precipitati ad uscire da quel palazzo per far ritorno a casa. Ora sono sul marciapiede che costeggia la strada e stanno tentando di raggiungere il taxi ad alcune decine di metri da loro, ma qualcosa li blocca. Qualcuno. “Ma che belli!” Una voce alle loro spalle richiama la loro attenzione. Sophie e Gabriel si voltano e davanti a loro trovano la causa di tutti i recenti problemi: Boone. BOONE: Te la fai con la mia ragazza, quindi? SOPHIE: Non sono più la tua ragazza. Quando lo capirai? BOONE (afferrandole un braccio): Vieni con me, devo parlarti. GABRIEL: Lasciala in pace. Boone molla la presa e si avvicina al ragazzo. Gli si para davanti, faccia a faccia. BOONE: Come hai detto, scusa? GABRIEL: Ho detto che devi lasciarla in pace Senza pensarci su, Boone scaglia un gancio destro contro il volto di Gabriel. Un impatto tremendo e il ragazzo cade a terra. Gabriel, dopo essersi toccato il punto in cui è stato colpito, che ora gli fa un male cane, si rialza e si scaglia, con tutta la violenza che possiede, contro Boone a mo’ di placcaggio. I due finiscono sulla strada e danno inizio ad una vera e propria colluttazione. Pugni, calci, spintoni, di tutto e di più. Boone sembra quello che riesce a mettere a segno i colpi più violenti. Avendo qualche anno in più rispetto a Gabriel, è anche più dotato fisicamente. All’improvviso, però, qualcuno lo colpisce da dietro. Brandon ed Ellie si sono trovati a passare di lì proprio in quel momento e il ragazzo non ci ha pensato due volte prima di intervenire a favore del suo amico. Adesso Boone è da solo contro due persone e le sta prendendo. La situazione si è capovolta. Gabriel gli sferra un pugno nello stomaco, poi Brandon alza un piede e lo colpisce sul ginocchio. Di nuovo Gabriel infierisce con un altro pugno, questa volta sulla faccia. Boone cade a terra poi, lentamente, si rialza. Non ha più alcuna forza. Si tiene un fianco con una mano ed il suo volto inizia ad essere rigato dal sangue. GABRIEL: Questo è solo un assaggio di cosa ti accadrà se ti farai vedere di nuovo da queste parti. Sparisci da Newport e dalla vita di Sophie. BOONE (che oramai ha deciso di suonare la ritirata): Non finisce qui. Prima o poi le nostre strade si incroceranno di nuovo e per voi non sarà così piacevole. Boone lancia un’ultima occhiata a Sophie, poi sparisce nell’ombra di un vicolo lì accanto. E’ andato via. Per quanto tempo non lo rivedranno? CASA ATWOOD E’ tarda sera e Ryan è da solo a casa sua. Ha cenato lì con Charlotte, poi l’ha riaccompagnata alla sua nuova villa. Ora è sul divano, la tv accesa al solo scopo di tenergli compagnia, mentre sta lavorando a dei progetti con il suo tablet. Il suo telefono, però, inizia a squillare. Ryan lo afferra e legge il nome sul display: Alex. RYAN: Pronto? ALEX: Ehi Ryan, scusa l’orario ma ho delle importanti novità. RYAN: Dimmi. ALEX: Ho chiamato te perché l’ultima volta ho visto che Seth non è ancora pronto per gestire questa faccenda a sangue freddo. RYAN: Di che faccenda stai parlando? ALEX: Ryan, forse ho trovato un modo per collegare Masano alla morte dei Cohen! FINE EPISODIO. 09. THE GUILTY ONES CASA ATWOOD E’ una mattina soleggiata, come spesso accade, a Newport Beach e Ryan ha deciso di fare colazione a casa sua invece che da Seth e Summer come ha sempre fatto da quando i due hanno riacquistato la vecchia casa dei Cohen. La decisione, all’inizio, ha leggermente insospettito Seth che ha iniziato a chiedersi il motivo di quello strano comportamento da parte del suo fratellastro, che lo ha chiamato al telefono fingendo di sentirsi poco bene. Poi Ryan è riuscito ad essere piuttosto convincente, dandogliela a bere. Almeno così sembra. In realtà quella mattina Ryan non è malato, ma ha in programma un incontro con Alex, che dovrebbe arrivare a breve a casa sua. Una settimana fa, la detective del dipartimento di polizia di Orange County, l’ha chiamato dicendogli di avere una potenziale svolta nel caso riguardante l’incidente mortale di Sandy e Kirsten, salvo poi svanire nel nulla. E’ tornata a farsi sentire solamente la scorsa sera chiedendogli di riceverla l’indomani mattina. Il ragazzo, ovviamente, non ci ha pensato su nemmeno una volta ed ora è lì ad aspettare impaziente, per capirci qualcosa di più. Ha passato l’intera settimana a chiedersi cosa può mai essere cambiato dall’ultima volta che ha parlato con lei, ma non è ancora riuscito a giungere ad una conclusione sensata. Finalmente, mentre sta finendo di ingerire la sua colazione a base di pancake e succo d’arancia bionda, il campanello di casa sua suona. Ryan si alza di scatto, mette giù forchetta e coltello e si precipita ad aprire. La porta d’ingresso non è molto distante dalla cucina, quindi ci impiega pochissimi secondi. RYAN (dopo aver aperto la porta): Alex… vieni, entra! Alex, senza aggiungere nulla, fa tre passi all’interno della casa e Ryan chiude la porta alle sue spalle. ALEX: Scusami se sono sparita dopo quella telefonata, ma ho avuto dei problemi con ciò che credevo di avere. RYAN (confuso): Credevi? ALEX: Dall’analisi dei filmati di videosorveglianza di una banca a pochi metri dal luogo dell’incidente sono saltate fuori delle novità importanti. RYAN: Scusa, ma dopo tutto questo tempo non avevate ancora visionato quelle registrazioni? ALEX: Certo che lo avevamo fatto, ma per tutto il tempo siamo andati alla ricerca di un’inquadratura dell’incidente, della macchina o di qualcosa di simile. Tuttavia, qualche giorno fa, all’ennesimo PLAY, ho notato un uomo sullo sfondo che sembra aver assistito alla scena da dietro uno dei pilastri di un edificio comunale. RYAN: Quindi questo tizio potrebbe dirci se c’era davvero quel ragazzino alla guida della macchina, a lui intestata, che ha mandato fuori strada Sandy e Kirsten… ALEX: Non è così semplice. Come ben sai, una delle telecamere sull’altra strada riuscì ad inquadrare la targa di quella maledetta macchina. Noi risalimmo a quel ragazzino proprietario del veicolo che, dopo un iniziale tira e molla, confessò di essere il responsabile di quell’incidente. Il caso venne, così, archiviato. RYAN: Quindi a meno che non lo riaprano, per legge hai le mani legate… ALEX: Dopo averti messo al corrente del fatto che ci fossero novità, ho provato ad andare a parlare con quell’uomo, il signore Montez, che si è rivelato essere il proprietario di una tabaccheria a pochi passi dalla banca, e gli ho chiesto di raccontarmi cos’ha visto. Purtroppo mi ha detto di non aver visto nulla, ma era piuttosto evidente il fatto che stesse mentendo. Tuttavia, ufficialmente il caso è chiuso e ben sigillato con la confessione del presunto responsabile, quindi legalmente non c’è nulla che possa fare. Ho provato a farlo ragionare, a fargli raccontare ciò che ha visto, ma dopo qualche domanda mi ha sbattuto fuori. Per questo non ti ho più richiamato. RYAN: E ora me lo stai dicendo perché… ALEX: Non potevo lasciarti sulle spine per sempre dopo averti telefonato quella sera. RYAN: Capisco. La delusione è bella forte nel tono di Ryan, mentre nella sua mente sta già pensando che, forse, Masano non pagherà mai per ciò che ha fatto. Non riusciranno mai a collegarlo all’omicidio dei Cohen. ALEX (mentre Ryan la accompagna alla porta): Mi dispiace. RYAN: Troveremo un altro modo. Grazie comunque. Alex lascia l’abitazione di Ryan e il ragazzo chiude la porta dietro di lei, con le parole della sua amica che gli ronzano ancora nella testa. CASA COHEN E’ passata una settimana da quando Sophie è stata beccata con della marijuana, arrestata e poi rilasciata, e a casa Cohen si inizia a respirare un’aria leggermente più rilassata. La sera successiva, la sorellina di Seth era addirittura scappata dalla porta di camera sua per andare a cena con Gabriel. Per fortuna Ellie è riuscita a trovarla e, una volta tornata a casa, se l’è cavata con una piccola ramanzina. Ora Seth e Summer sono in cucina a fare colazione, mentre Sophie è sotto la doccia. Si sta preparando per andare a scuola. Seth sta mangiando con il tablet sul tavolo, accanto a lui. SETH (leggendo a voce alta): “…Il nuovo numero di Atomic County ha rappresentato un affronto all’intelligenza dei lettori. Ci sono evidenti lacune che non possono sfuggire all’occhio esperto di chi, come me, vive di fumetti sin dall’infanzia. Se solo mi fossi impegnato per una decina di minuti, di sicuro avrei saputo scrivere una storia migliore di quella. La scelta di non fare di Nerw il super villain è inconcepibile. Seth Cohen è davvero un autore mediocre. Firmato: Crazybull0707.” SUMMER: Perché continui a leggere la merda di quel tipo? SETH: Mi fa ridere. E’ solo un pallone gonfiato. SUMMER (preoccupata): A me non sembra tu stia ridendo. Anzi, a quanto pare le sue parole ti fanno molto male, Seth. Perché ti torturi in questo modo? Perché vai a leggere il suo blog ogni mese? SETH: Non vado a leggere il suo blog di proposito. Gli articoli di quel tizio sono ovunque. Sono sicuro che se spegnessi qualsiasi dispositivo elettronico, verrebbe a bussarmi alla porta pur di farmi arrivare le sue critiche. E’ peggio di un testimone di Geova! SUMMER: Non che le critiche di un ragazzetto viziato, con zero competenza e che probabilmente fa anche finta di aver frequentato qualche college, valga qualcosa. SETH: Te l’ho detto, non so perché ma ha un gran seguito tra i ragazzini. E non posso permettergli di infangare così il mio lavoro ogni volta. Bisogna screditarlo una volta per tutte! SUMMER (cercando di dissuaderlo): Cerca semplicemente di ignorarlo, Seth. Fallo per me. Seth la guarda per alcuni istanti, poi si lascia convincere dai suoi occhioni. Del resto il suo Atomic County continua ad avere un gran successo a livello nazionale, che motivo ha di preoccuparsi di quel blogger da quattro soldi? SETH: D’accordo. SUMMER (dandogli un bacio): Grazie. Nonostante abbia convinto Seth a lasciar perdere, Summer dentro di sé è determinata a porre fine a quell’assurda storia. SUMMER (alzandosi dallo sgabello sul quale è seduta): Vado a fare una telefonata. La ragazza si allontana dalla cucina e prende in mano il suo iPhone. Cerca il numero di Anna in rubrica e fa partire la chiamata. SUMMER: Ciao Anna, sono io. Sei ancora in contatto con quel tuo amico hacker? Ho bisogno che mi aiuti a scoprire l’identità e l’indirizzo di un blogger… CASA MITCHELL C’è un grosso trambusto in casa Mitchell e Kim, che stava finendo di prepararsi per andare a scuola, scende immediatamente di sotto a vedere cosa sia successo. Jessica, stranamente sveglia a quell’ora di mattina, e Rebecca stanno litigando. I loro toni sono decisamente agitati e Kimberly, appena arrivata al piano di sotto, cerca di capire cosa diavolo stia succedendo. JESSICA (urlando): Quando io ti dico di non fare una cosa, tu non la fai. E’ chiaro? REBECCA: Sono grande abbastanza da fare ciò che voglio. JESSICA: Farai ciò che vuoi quando sarai fuori da questa casa. Finché abiterai sotto questo tetto farai ciò che ti dico io. KIMBERLY (intromettendosi): Becca! REBECCA: Tu stanne fuori, Kim. Non ti riguarda. Kimberly, che cercava di far ragionare sua sorella, decide di seguire il suo consiglio e starsene in disparte, vigile però all’evoluzione di quella situazione che non le piace per niente. E’ raro vedere Rebecca che risponde il quel modo a Jessica, di solito stravede per lei, nonostante sia sempre stata una pessima madre. JESSICA: Ma tu guarda se devo subire queste mancanze di rispetto a casa mia! REBECCA (infastidita): Ti preferisco quando bevi, almeno te ne freghi di quello che faccio. JESSICA: Cos’hai detto? Robert, che fino a quel momento ha assistito alla scena in silenzio anche se con una voglia matta di intervenire e far vedere a quella mocciosa chi è che comanda, fa un paio di passi in avanti verso Rebecca. ROBERT: Non parlare mai più così a tua madre! L’uomo solleva il braccio sinistro e fa per schiaffeggiare Rebecca, ma Kimberly si intromette e glielo blocca. Egli sentendosi vittima di un affronto da parte della ragazza, solleva allora l’arto destro e le molla un ceffone. Kim se ne accorge e riesce quasi a schivare il colpo spostando la testa all’indietro, tuttavia il fatto che Bob non la colpisca in pieno, le provoca dei graffi della lunghezza di tre o quattro centimetri sulla parte alta della guancia. ROBERT: E tu impara a farti i cazzi tuoi, pollastrella! HARBOR SCHOOL Sophie ed Ellie stanno attraversando i corridoi della Harbor e si stanno aggiornando a vicenda sulle situazioni con i loro rispettivi ragazzi. Per la prima volta, da quando Sophie è arrivata a Newport, entrambe si ritrovano sentimentalmente impegnate. Ellie ha finalmente conquistato il ragazzo che fin da quando frequentava le scuole medie faceva capolino tutte le notti nei suoi sogni e con cui tutte le mattine successive non riusciva poi ad aprirsi, mentre Sophie ha finalmente fatto chiarezza sulla sua relazione con Gabriel. Dopo il sesso iniziale, quando lui era ancora fidanzato con Kimberly, tutto si era complicato e la stessa Sophie si era ripromessa di ignorarlo. Il destino, tuttavia, tramite il suo disegno supremo, ha fatto sì che si verificassero situazioni ed eventi che li avvicinassero. ELLIE: …Io dico che era destino! SOPHIE: Tu ci credi? Nel destino, dico. Non pensi che la nostra vita sia il frutto delle nostre scelte, compiute con quello che viene chiamato “libero arbitrio”? ELLIE: Onestamente non so a cosa credo. Non so se ci sia qualcuno, al di sopra di tutto, che decida per noi e scriva il nostro futuro, o se siamo noi stessi a scriverlo. Se vuoi ho una lettura da consigliarti, a questo proposito. Ti mando il link via e-mail. Ellie estrae lo smartphone dalla sua borsetta e apre una pagina web. Dopo aver copiato l’URL, inizia a scrivere una nuova e-mail, indirizzata alla sua amica, nel cui testo incolla quell’indirizzo. SOPHIE (curiosa): Di cosa tratta? ELLIE (evidentemente appassionata): Il titolo è The Writer. E’ una fantastica riflessione sul confronto tra Fato e Libero Arbitrio, condito con tocchi Shakespeariani. Lo adorerai, fidati. SOPHIE (sempre più curiosa): Ok. Proprio nel momento in cui le ragazze stanno pronunciando quelle ultime parole, Gabriel e Brandon, che hanno attraversato il corridoio insieme quella mattina, arrivano al loro cospetto. ELLIE (sorridente): …a proposito di destino! Ellie va verso Brandon, gli cinge le braccia intorno al collo e gli dà un bacio a stampo. Gabriel si avvicina a Sophie e la abbraccia, baciandola sulla testa. GABRIEL (riferendosi ovviamente a Boone): Ancora nessun segnale dallo psicopatico? SOPHIE: Dopo quella sera non si è più fatto vivo. Credo sia tornato a Berkeley. BRANDON (mostrando i muscoli): Io dico che bisogna festeggiare! Ormai credo sia ufficiale che abbiamo vinto noi. SOPHIE: Cosa? ELLIE (entusiasta): Sì! Facciamo qualcosa tutti insieme! Stasera! Gabriel e Sophie si guardano. Sembra davvero una buona idea. GABRIEL: Beh, perché no!? SOPHIE: Ci sto! Cosa proponete voi? BRANDON: Che mi dite del luna park? Ho voglia di una serata spensierata. Ellie e Sophie sono entusiaste da quella proposta. La prima ha sognato un milione di volte di andarci insieme a Brandon; la seconda non vi è mai stata. Gabriel nota l’entusiasmo nei loro occhi. GABRIEL: E luna park sia! CORRIDOIO DI FRONTE ALLA SEGRETERIA DELLA HARBOR Sienna è più che decisa ad indagare su chi abbia messo quelle foto di lei e del professor Elliot nel suo armadietto al fine di minacciarla. L’idea che ha iniziato a ronzarle nella testa, secondo la quale lo stesso professor Elliot è l’autore delle intimidazioni che l’hanno portata al coming out, prende sempre più piede e le sembra sempre più sensata. Ha provato in tutti i modi ad ottenere una sua confessione o a cogliere qualche dettaglio in più parlandogli nel corso degli ultimi giorni, ma Edward è stato bravissimo a non lasciarsi sfuggire nulla di compromettente. Eppure, il suo istinto le indica con forza sempre maggiore che la persona alla quale stare attenta è proprio quella. A Sienna non resta molto da fare se non un’infrazione in piena regola. In quel momento le sembra la strada più sensata da percorrere. Ha evitato di parlare con Kimberly del suo piano perché è sicura che la sua amica avrebbe provato a convincerla a non farlo, dicendole che è una follia, che rischia grosso e tante altre cose che sicuramente hanno senso. Ma con la paura non si va da nessuna parte. E lei deve assolutamente scoprire la verità. Quello è il giorno libero del professor Elliot e lei, che lo conosce molto bene, sa perfettamente che quando non ha lezione, è solito lasciare le sue cose all’interno dell’istituto, più precisamente nella sala professori. Quella stanza, tuttavia, è accessibile esclusivamente tramite la segreteria, essendo le due aule collegate, e Sienna ha bisogno di un diversivo per distrarre la segretaria che, per la prossima ora, sarà l’unica a lavorare in quell’ufficio, prima dell’arrivo della sua collega. La ragazza entra in quell’ufficio. SIENNA: Buongiorno. SEGRETARIA: Buongiorno signorina Torres. Come posso aiutarla? SIENNA: A dire il vero sono io che posso aiutare lei. Sienna negli ultimi tre giorni ha studiato attentamente i movimenti e le abitudini della donna. Ha il piano perfetto per farle lasciare la stanza. SEGRETARIA: In che modo? SIENNA: Sono appena arrivata e, passando dal parcheggio, ho visto degli studenti comodamente seduti sul cofano anteriore della sua nuova macchina. Anche se sono troppo giovane per avere una macchina, immagino quanto possa essere fastidioso per chi ne ha una. Se fosse successo a me, li avrei immediatamente minacciati di denunciarli. La segretaria, una donna sulla cinquantina, impacciata e con degli enormi occhiali da vista con una montatura nera dallo stile classico, si alza in piedi di scatto. SEGRETARIA: La mia macchina nuova! Si guarda intorno per un secondo. SEGRETARIA (uscendo di corsa dall’ufficio): Puoi restare tu di guardia qui in segreteria per un paio di minuti? Se qualcuno dovesse chiedere di me dì che sono andata in bagno e torno subito. SIENNA: Certamente! Vada! La donna lascia l’ufficio. E’ stato un gioco da ragazzi costringerla a lasciarla da sola in quella stanza. Sienna si assicura di chiudere la porta della segreteria, dopodiché pian piano apre quella della sala professori e sbircia all’interno. E’ vuota. Perfetto. Sienna fa un paio di passi dentro di essa e richiude la porta alle sue spalle. Si avvicina alla fila di cassetti dei professori e, con lo sguardo, cerca quello su cui è riportata la scritta “Edward Elliot”. Lo trova. La ragazza prova ad aprire il cassetto che, però, è sigillato da un lucchetto con apertura numerica, simile a quello degli armadietti degli studenti. SIENNA: Cazzo! Sienna prova ad inserire un paio di combinazioni. Il cassetto non si apre. Ne prova un’altra, niente. Poi un’idea. E se il professor Elliot avesse scelto come combinazione proprio la sua data di nascita? Ha ripetutamente sostenuto di essere innamorato di lei, avrebbe perfettamente senso. Senza contare che nessuno di coloro che possono avere accesso alla sala professori avrebbe mai potuto pensare a quella combinazione di numeri. Sienna prova ad inserire le cifre della sua data di nascita. Tic. Uno scatto le segnala che la serratura si è aperta. Assurdo. Non sa se essere colpita o spaventata dal fatto che la sua data di nascita sia la combinazione per aprire il cassetto personale di Edward. Ma quello non è il momento di pensarci. Sienna apre il cassetto che, all’apparenza, contiene solamente il suo registro. La ragazza, inzialmente, è delusa, ma non appena inizia a scorrere le pagine dello stesso, scopre l’agghiacciante verità. All’interno del registro del professor Elliot sono nascoste decine e decine di foto che lo ritraggono insieme a Sienna, spesso in atteggiamenti compromettenti. La ragazza è inorridita da quella scoperta, anche se è esattamente ciò che il suo istinto le aveva suggerito negli ultimi giorni. A minacciarla più volte di divulgare quelle foto è stato proprio Edward. Ma perché lo ha fatto? Quale motivo può averlo spinto a fare una cosa tanto sconsiderata che avrebbe potuto mettere a rischio la sua stessa carriera? SPOGLIATOIO DELLA HARBOR Dopo l’allenamento con la squadra di calcio della Harbor, della quale ormai è entrato a far parte, Nick è negli spogliatoi insieme al resto della squadra. Alcuni di loro, compreso lui, sono appena usciti dalla doccia. Il ragazzo ha un asciugamano legato attorno alla vita e sta preparando i vestiti che dovrà indossare una volta che il suo corpo si sarà asciugato. Nick sta faticando immensamente ad integrarsi nella squadra. I suoi nuovi compagni non lo hanno ancora accettato e tentano in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote. Sono un gruppo molto affiatato e vedono quel nuovo ragazzo come una minaccia ai loro posti da titolare. Inoltre, il fatto che egli sia un gay dichiarato non aiuta di certo nell’ambiente sportivo. Nick sta asciugando i suoi capelli con un phon portatile quando, ad un certo punto, uno dei suoi compagni di squadra gli si avvicina. RAGAZZO (cercando di attaccar briga): Ehi, frocetto. Che stai guardando? NICK: Come dici? RAGAZZO: Mi stai forse guardando il cazzo? Eh? NICK (cercando di mantenere la calma): Non so di cosa tu stia parlando. RAGAZZO: Oh sì che lo sai. Ti ho appena sorpreso mentre i tuoi occhi fissavano il mio cazzo. NICK (voltandogli le spalle e tornando ad asciugare i suoi capelli): Ti sbagli. RAGAZZO (afferrandolo per una spalla e costringendolo a voltarsi di nuovo): Non darmi le spalle mentre ti sto parlando. NICK: Qual è il tuo problema? Me lo spieghi?? RAGAZZO: Tu sei il mio problema, frocetto. NICK: Chi se ne frega. Nick fa per voltargli di nuovo le spalle, quando il ragazzo, ormai irritato, colpisce violentemente uno degli armadietti, accanto all’orecchio di Nick, con un violento pugno. RAGAZZO: Non voltarmi le spalle ho detto! Daniel, che dopo esser uscito dalla doccia ha assistito a tutta la scena, decide di intervenire. Con la sua solita calma si avvicina al ragazzo che sta infastidendo Nick e, con un tono di voce che lascia trasparire una calma invidiabile, lo richiama. DANIEL: Perché non ci dai un taglio, Mike? MIKE: Mi sto solo divertendo un po’ con il novellino, Daniel. Lo facciamo sempre con i nuovi arrivati, lo sai bene. DANIEL (ripetendolo con delle pause tra una parola e l’altra): Dacci un taglio. Daniel è il capitano della squadra e, naturalmente, questo suo ruolo lo rende rispettato da tutti i suoi compagni. In aggiunta, tutti a scuola hanno un leggero timore nei suoi confronti, così Mike decide di dare ascolto alle sue parole e, dopo esser rimasto lì per un attimo a guardare Nick, si volta e torna al suo posto. NICK (rivolto a Daniel): Ti ringrazio. DANIEL (freddo come sempre): La prossima volta evita di infastidire i tuoi compagni di squadra. Non siamo certo qui per fare a botte. TABACCHERIA DEL SIGNOR MONTEZ Il proprietario della tabaccheria in cui Ryan sta entrando è un uomo sulla cinquantina, mingherlino, decisamente basso e con un taglio di baffi che fa molto anni ’70. La sera dell’incidente dei Cohen si era recato al negozio, nonostante fosse chiuso da qualche ora, a prendere il regalo per sua moglie che aveva dimenticato lì. Una volta chiusa nuovamente la serranda del locale, ha percorso qualche decina di metri a piedi e si è trovato ad essere spettatore dell’agghiacciante show. Qualche giorno dopo, ripetute azioni intimidatorie rappresentate da atti di vandalismo si sono verificate ai danni della sua piccola attività di provincia, così l’uomo ha preferito raccontare alla polizia di non aver visto nulla. Ryan entra nella tabaccheria e si reca direttamente al bancone. Il negozio è vuoto quella mattina e per il ragazzo è decisamente un colpo di fortuna. RYAN: Il signor Montez? SIG. MONTEZ: Sono io, chi mi desidera? RYAN: Salve, sono Ryan Atwood. SIG. MONTEZ: Lieto di conoscerla, signor Atwood. Come posso aiutarla? RYAN (andando dritto al punto): Sono il figlio adottivo della coppia deceduta qualche mese fa in quell’incidente stradale avvenuto a poche decine di metri da qui. SIG. MONTEZ (impaurito): Mi spiace, ma sono impegnato. La prego di accomodarsi all’uscita. RYAN: Mi ascolti. So che probabilmente è spaventato, signore. So che con quelle persone non si scherza e so anche che sarebbero in grado di rovinare la vita a chiunque, ma guardandola negli occhi ho capito subito che lei non è affatto come loro. SIG. MONTEZ: Lei non mi conosce. RYAN: Lei è un lavoratore onesto, probabilmente un marito e un padre di famiglia. Dico bene? Il proprietario della tabaccheria si limita ad annuire. Ryan nota solo allora una foto appesa dietro al bancone che lo ritrae insieme a una donna e una bambina. RYAN: Anche Sandy Cohen lo era. Quando è rimasto coinvolto in quell’incidente stava lavorando al caso di Anthony Masano, aveva una fantastica moglie di nome Kirsten ed un figlio, Seth. Anni fa trovarono un ragazzino che non aveva alcun futuro, lo strapparono via alla vita da criminale e lo trasformarono in un uomo. E’ grazie a loro se sono diventato un uomo, signor Montez. Ogni volta che guardavo Sandy negli occhi ero fiero di lui, sapevo che era una persona di cui andar fiero. Combatteva ogni giorno cose come criminalità, corruzione, delinquenza. Ha combattuto anche contro di me, un tempo. Lei che persona vuole essere? Vuole essere un uomo di cui su moglie e sua figlia possano andare fieri? O vuole diventare complice di un mafioso che ha rovinato chissà quante famiglie e che sta trovando di nuovo un modo per sfuggire alle grinfie della giustizia? Il signor Montez guarda la foto alle sue spalle e inizia a riflettere sulle parole di Ryan. SIG. MONTEZ (con le lacrime agli occhi): Vada fuori, la prego. RYAN: D’accordo. Me ne vado. Ma rifletta bene su ciò che le ho detto. Cerchi di essere un padre di cui essere orgogliosi, come io lo sono stato di quello che anni fa mi ha adottato. HARBOR SCHOOL Sienna è ancora sconvolta da ciò che ha scoperto qualche ora fa sul professor Elliot. Kimberly, invece, aveva le prime ore libere ed arriva a scuola solamente in quel momento. La ragazza ha una strana aria e sta attraversando di tutta fretta il corridoio principale della Harbor. Sienna le va incontro e la ferma. SIENNA: Ehi, Kim. Tutto bene? Prima che Kimberly possa rispondere, Sienna nota dei graffi sul lato sinistro del suo volto. Preoccupata le chiede spiegazioni. SIENNA: Cos’hai fatto lì? KIMBERLY: Niente. SIENNA (inclinando leggermente la testa verso sinistra): Kim… KIMBERLY: E’ stato Bob. SIENNA: Il fidanzato di tua madre? KIMBERLY: Già. SIENNA: Quel pezzo di merda. Gli infilo il telecomando su per il culo la prossima volta che vengo da te. KIMBERLY: Tranquilla, non è niente. SIENNA: Non sembrerebbe. Stai attenta. Se dovesse alzare le mani un’altra volta andiamo dritte alla polizia, intese? Kimberly annuisce e proprio in quel momento nota che Sienna è decisamente più irrequieta del solito. KIMBERLY: Tu, invece, cos’hai che non va? SIENNA: Ricordi che ti parlai dei miei sospetti su Edward per quanto riguarda la foto nel mio armadietto? KIMBERLY: Certo. SIENNA: Ora ne ho la certezza. E’ stato lui a mettercela! KIMBERLY: Il professor Elliot ti stava minacciando con le vostre foto? Perché mai avrebbe dovuto farlo? SIENNA: Non ne ho idea. Ma stai pur certa che lo scoprirò. Alcune decine di metri più in là, Daniel sta attraversando il corridoio per recarsi nell’aula dove assisterà alla sua prossima lezione, quando si imbatte in Tricia. I due sono amici praticamente da sempre. I loro genitori facevano parte della stessa comitiva fin dai tempi del liceo e i due ragazzi sono sostanzialmente cresciuti insieme. Essendo entrambi figli unici, possono considerarsi quasi fratelli. TRICIA: Da quand’è che Daniel Peters si schiera in difesa dei più deboli? DANIEL: Buongiorno anche a te, Tricia. TRICIA: Non evitare di rispondermi. DANIEL: A dire il vero non sono sicuro di aver capito quale sia la domanda. TRICIA: Ho saputo che negli spogliatoi hai difeso quel ragazzo nuovo da un tuo compagno di squadra. DANIEL: E tu come fai a saperlo? TRICIA (riempiendo quelle parole di infinite allusioni): Oh, andiamo! Lo sai che ho numerose fonti nello spogliatoio! DANIEL: Da capitano ho semplicemente fatto il mio dovere. Non è bene per la squadra se due compagni litigano tra di loro. Dovremmo essere uniti contro gli avversari. TRICIA: Questo è ciò che racconti agli altri o ciò che racconti anche a te stesso? Non stai passando un po’ troppo tempo con lui ultimamente? Vi ho visti più di una volta chiacchierare. DANIEL (evitando di rispondere): Sai che ti dico? Io vado in classe. TRICIA: Vai pure, Dan. Puoi fuggire da me, ma non dalla verità. Ti conosco come le mie tasche! ALCUNI CHILOMETRI PIU’ IN LA’ Dopo aver scoperto l’identità del blogger che si nasconde dietro il nickname di Crazybull0707, Summer è determinata a metterlo a tacere una volta per tutte, così sta per mettere in atto il piano che minuziosamente ha studiato insieme ad Anna per tutta la mattinata. E’ stanca di vedere Seth in quello stato a causa del signor nessuno. E’ il momento di agire. La ragazza si reca all’indirizzo che l’hacker amico di Anna le ha rimediato una volta scoperto il nome che si cela dietro quell’account, e suona il campanello. Ad aprire la porta è un ragazzino un po’ sovrappeso, Julian. JULIAN (vedendo Summer sulla porta di casa sua): Posso aiutarla? SUMMER: Sto cercando il signor Julian Thornton. E’ in casa? JULIAN: Sono io, mi dica. SUMMER (incredula): Tu? JULIAN: Sì, perché? SUMMER: O…ok. Posso entrare? JULIAN (indicandole con la mano l’interno di casa sua): Prego. Summer fa alcuni passi all’interno di casa Thornton e sente il ragazzo chiudere la porta alle sue spalle. JULIAN: Dunque, di che si tratta? SUMMER (determinata come suo solito): Vado subito al sodo: se non la smetti di criticare ogni maledetto numero di Atomic County prendo il mouse del tuo computer e te lo infilo nella giugulare. JULIAN: Sei una fan di Seth Cohen, eh? SUMMER: A dire il vero sono sua moglie! JULIAN (incredulo): Su.. sua moglie? La moglie di Seth Cohen è venuta a casa mia? Seth Cohen sa che esisto? Oh mio dio! Non vedo l’ora di scriverlo su Facebook! Summer è stupita dalla reazione del ragazzo. A giudicare dalle sue recensioni non avrebbe mai detto che sarebbe stato così entusiasta per il fatto che l’uomo che sempre critica sa chi è. SUMMER: Dacci un taglio, ragazzino. Smettila di criticare per partito preso chi dei fumetti ne ha fatto un lavoro. Smettila di infangare Seth! JULIAN: Credi che m’importi qualcosa di Atomic County? O dei fumetti in generale? Non me ne frega nulla. L’unica cosa che m’importa è la popolarità. E quel blog me ne dà un sacco. Non è certo colpa mia se quel mucchio di decerebrati che mi seguono pendono dalle mie labbra e prendono per oro colato tutto ciò che scrivo. E’ fin troppo facile al giorno d’oggi fingersi esperti di qualcosa. Basta trovare delle nozioni su Wikipedia, mescolarle ai commenti delle persone su Tumblr e a una manciata di tweet ed ecco che sei un guru. Non so nemmeno com’è fatto un numero di Atomic County. Tuttavia, criticarlo mi concede tanta visibilità, dunque non ho nessuna intenzione di smettere di farlo. A meno che suo marito non sia disposto a pagare un giusto prezzo che mi compensi della popolarità che perderò cambiando il mio metodo di lavoro. SUMMER: Stai forse tentando di estorcerci dei soldi, ragazzino? Beh, ti è andata male. Summer estrae dalla sua borsetta un registratore portatile e glielo mostra. Ha registrato ogni singola parola di quella conversazione. SUMMER: Vedi, ragazzino, la vita reale è diversa da quella che vivi stando dietro una scrivania. Nella vita reale, non si confidano cose a dei perfetti sconosciuti. Nella vita reale non sei quel Dio che quella massa di “decerebrati”, come li chiami tu stesso, esalta. Sei un piccolo e stupido verme. Poi la ragazza decide di passare direttamente al sodo. SUMMER: Scrivi una sola altra critica ad Atomic County e la nostra conversazione finirà su ogni piattaforma esistente online. Sei fregato, ragazzino! LUNA PARK I quattro ragazzi sono al luna park da più di un’ora e si stanno divertendo come non facevano da tempo. Una serata spensierata era proprio quello che gli serviva dopo le vicissitudini delle ultime settimane. Hanno sfidato insieme il brivido delle montagne russe e delle torri gemelle, ridendo e urlando come matti. A vederli sembrano il ritratto della felicità. Ora Ellie e Brandon sono sulla ruota panoramica, mentre Sophie e Gabriel stanno mettendo alla prova la loro abilità da cecchini alla bancarella del tiro a segno. BRANDON (guardando giù, nel vuoto): Ammettilo che stai morendo di paura! ELLIE: Io? Oh, no mio caro. Sei tu che hai una paura marcia. BRANDON (sbuffando): Ma che dici! Non ho paura. Non è mica la prima volta che salgo sulla ruota panoramica! ELLIE (indispettita): Ah, ci sei venuto anche con altre ragazze? BRANDON (scherzoso): Certo! Le porto tutte qui per limonare. Dicono che sia romantico. ELLIE: Davvero? BRANDON: Vuoi provare? ELLIE (prendendolo in giro): Mmm.. nah! Sono più una tipa da ottovolante. Ti dò il permesso di baciarmi lì, più tardi. Sempre ammesso che riesci a non vomitare! BRANDON: Affare fatto! I due si sorridono, immaginando già nelle loro menti il momento in cui si scambieranno quell’insolito bacio ad alta velocità. Sophie ha appena terminato i proiettili di gomma con cui era stato caricato il suo fucile dal proprietario della bancarella. SOPHIE (commentando la sua sessione di tiri): Sono una frana. GABRIEL: L’ho notato! SOPHIE (dandogli una pacca sul petto): Ma sentilo! GABRIEL: Ho semplicemente detto la verità. SOPHIE (con aria di sfida): Vediamo cosa sai fare tu. Gabriel prende il suo fucile e comincia a sparare ai bersagli. Uno dopo l’altro inizia ad abbatterli. SOPHIE: Wow! Sei davvero bravo! GABRIEL: Te l’avevo detto! Una volta terminato il suo turno, Gabriel va a riscuotere il premio vinto, dopodiché torna da Sophie con un orsetto di peluche tra le mani. GABRIEL (porgendoglielo): Questo è per te! SOPHIE (prendendo il suo orsetto e dando un bacio appassionato al ragazzo): E questo è per te! Gabriel le sorride. Lei ricambia. Sono bellissimi. I tempi del loro rincorrersi senza trovarsi sembrano ormai passati. Ora nelle loro vite c’è spazio solamente per la voglia di stare insieme. Kimberly e Boone sono solamente dei lontani ricordi. SOPHIE: Sai, sono felice. GABRIEL: Non dirlo ad alta voce! Il destino potrebbe sentirti e fartela pagare! SOPHIE: Scemo! GABRIEL (sussurrandole nell’orecchio): Sono felice anch’io. CASA COHEN Anna suona il campanello di casa Cohen. Seth va ad aprire la porta e la conduce in salotto dove Summer è intenta a guardare la replica di un episodio di “Valle di Lacrime”, soddisfatta della vittoria ottenuta quel pomeriggio contro quel Crazybull0707 che tanto ha fatto penare suo marito. SUMMER: Anna! Cosa ti porta qui? ANNA: Temo di avere brutte notizie. Summer e Seth si mettono comodi sul divano, aggrottando le loro fronti. Il sangue si gela nelle loro vene. SETH: Che succede? ANNA: Ho appena ricevuto una chiamata dal giudice Coleman. Non so come dirvelo, ma ha deciso di revocarvi l’affido di Sophie. Il tempo di preparare i documenti necessari e tua sorella andrà in una casa famiglia di Chicago. Mi dispiace, Seth. Ho fatto tutto il possibile. Seth e Summer si sentono mancare il respiro. SETH: Chicago? Ma è dall’altra parte degli Stati Uniti! Proprio nel momento in cui Anna stava comunicando la decisione del giudice a Seth e Summer, Sophie aveva fatto ritorno a casa. Nessuno dei tre l’ha sentita rientrare e la ragazza ha potuto ascoltare quella conversazione dal corridoio. Con le lacrime agli occhi, Sophie torna sui suoi passi ed esce di casa, attenta a non far rumore. Una volta all’aria aperta, le lacrime continuano a solcarle il viso in maniera copiosa. Inizia a correre. Senza meta. CASA ATWOOD Il cellulare di Ryan inizia a squillare. Il ragazzo interrompe la cena che stava consumando in compagnia di Charlotte e si avvicina al mobile su cui il dispositivo è poggiato. Vede la foto del chiamante e risponde. RYAN: Alex? ALEX: Ryan, ciao. Disturbo? RYAN: No, dimmi pure. ALEX: Volevo che fossi il primo a saperlo. RYAN: Sapere cosa? ALEX: Il signor Montez, il proprietario della tabaccheria, ha deciso di collaborare. Ha appena rilasciato una deposizione che inchioda Anthony Masano e il suo clan. Ce l’abbiamo fatta, Ryan! E’ un miracolo. RYAN (sorridendo): Già. E’ un miracolo! IN STRADA Sophie si è allontanata di alcune centinaia di metri da casa. Le lacrime continuano a bagnare il suo viso, mentre la sua mente è totalmente in preda al panico. Prende in mano il suo cellulare e manda un sms nella conversazione di gruppo di cui fanno parte Ellie, Gabriel e Brandon. SOPHIE (SMS): Mi mandano in una casa famiglia a Chicago. Devo scappare di casa prima che succeda. Ho bisogno del vostro aiuto. FINE EPISODIO. 10. THE GOODBYE CASA COHEN Summer è distesa sul divano di casa sua, con un panno sulla fronte. Ha indosso ancora il pigiama, nonostante siano le nove di mattina ed ha, sul piccolo tavolino accanto al divano, una tazza di una qualche bevanda che dovrebbe alleviare la sua emicrania. Il tremendo mal di testa che l’ha colpita, probabilmente dovuto all’enorme stress vissuto in quegli ultimi giorni, ha portato con sé anche qualche linea di febbre. Seth, che quel giorno ha deciso di andare a lavoro con un paio d’ore di ritardo, si sta occupando di lei. SETH: Va meglio? SUMMER (tirandosi su e mettendosi seduta): Andrà meglio quando avremo riportato Sophie a casa. SETH: La troveremo, vedrai. Seth si china verso sua moglie, poi le dà un bacio sulla fronte. SUMMER: Come fai ad essere così tranquillo? Tua sorella è scappata di casa… di nuovo! SETH: Non sono affatto tranquillo, ma Sophie ci ha fatto recapitare quella lettera in cui spiegava di aver ascoltato la nostra conversazione con Anna riguardo il fatto che a giorni sarebbe stata mandata in quella casa famiglia a Chicago, ricordi? Ha sottolineato che sta bene e che non dobbiamo preoccuparci. SUMMER (con l’aria di chi sta proponendo una teoria bizzarra): E chi ci assicura che non sia stata uccisa da qualche psicopatico serial killer che poi per depistarci ci ha mandato quel biglietto firmato a nome di Sophie? SETH: Era la sua calligrafia. La riconoscerei tra mille! SUMMER (preoccupata): Non ti fa impazzire il fatto che sia lì fuori, chissà dove, tutta sola? SETH (con lo sguardo nel vuoto): Certo che mi fa impazzire. Ma mi fa impazzire di più il fatto di sapere che quando la troveremo sarà solo per dirle addio. Ce la porteranno via, Summer! Ce la porteranno via. SPIAGGIA DI NEWPORT BEACH Ellie e Gabriel, stranamente insieme, salgono la scalinata esterna di una casa di legno che affaccia su una spiaggia non certo principale di Newport Beach. La giornata, seppur iniziata da pochissime ore, è meravigliosa. Il sole fa capolino da dietro le colline della contea e inizia ad irradiare il paesaggio che Ellie, nonostante viva lì da quando è nata, trova ancora straordinariamente bello. I due ragazzi, una volta arrivati su un terrazzo esterno dell’abitazione, si avvicinano alla porta di vetro e bussano. Toc Toc Toc. Tre colpi netti, brevi e decisi, che sembrano essere una sorta di segnale a chiunque si trovi all’interno della residenza. Pochi secondi dopo, la porta si apre. Dall’altro lato di essa, spunta Sophie. La ragazza indossa solamente una t-shirt da uomo, tanto lunga da fungerle da abito. GABRIEL (ironico): Vedo che sei proprio affezionata a quella mia maglia! SOPHIE (facendoli accomodare in casa): E’ l’unica cosa che ho. Sai, non posso andarmene in giro a fare shopping. Sophie chiude la porta dietro i suoi due amici che ormai sono all’interno della casa. ELLIE (mostrandogli delle buste di plastica): Tranquilla, ti ho portato io qualcosa. Sophie prende le buste che Ellie le consegna e inizia a sbirciare. ELLIE: Sono alcuni dei miei vecchi vestiti. Ho pensato che potessero esserti utili. Abbiamo all’incirca la stessa taglia, direi. SOPHIE: Andranno benissimo! Grazie! Sophie abbraccia Ellie che la tiene lì, stretta a lei, qualche secondo in più del solito. Poi le ragazze si separano. GABRIEL (dandole un bacio a stampo): Come stai? SOPHIE: Di sicuro sono stata meglio. Comunque ci tengo a ringraziarvi, ragazzi. Mi state dando una grossa mano. ELLIE: Ehi, non ci penso nemmeno a lasciarti andare dall’altra parte degli Stati Uniti! GABRIEL: Lo stesso vale per me. Troveremo una soluzione, tutti insieme. Nel frattempo, ti copriremo le spalle! Sophie guarda Gabriel, poi Ellie. E’ bello sapere di essere riuscita a farsi amare così tanto, nonostante gli iniziali problemi di ambientamento. Lasciare una città e trasferirsi in un posto nuovo è sempre difficile per un’adolescente, ma Sophie ce l’ha fatta. Ha trasformato quella cittadina della California, che tanto odiava, nella sua nuova casa. Una casa che ora sta rischiando di perdere. HARBOR SCHOOL TRICIA (consegnando, con fare ammiccante, un volantino di propaganda ad alcuni studenti): …e mi raccomando, dopodomani votatemi come reginetta! Mentre sta pronunciando quelle parole, Sienna e Kimberly si ritrovano ad attraversare la sua stessa porzione di corridoio, al piano terra della Harbor. La propaganda che Tricia sta ormai portando avanti da una settimana, ha come obiettivo quello di essere eletta reginetta del ballo di primavera, che si terrà tra due giorni nella palestra della scuola. Come ogni anno, le ragazze più belle dell’istituto si contendono la preziosa corona e tutti, a scuola, vivono in funzione di quella serata che sta per arrivare. TRICIA (vedendole arrivare): Guarda un po’ chi sta arrivando! Kimberly cerca di ignorarla, ma Tricia va dritta verso di loro. TRICIA: Vi darei un volantino, ma il regolamento del ballo prevede che siano solo gli uomini a votare per eleggere la reginetta. Poi ci pensa un po’ su. In realtà ha in mente la sua prossima frase fin dal momento in cui ha visto le due ragazze camminare in quel corridoio. TRICIA (riferendosi a Sienna): Oh, aspetta. Le lesbiche possono votare, no? Del resto anche a loro piace… Tricia indica il suo corpo, soffermandosi soprattutto sul suo seno e sul suo prorompente lato b. TRICIA: …questo! SIENNA: Anche se potessi votare, non ti voterei nemmeno se fossi l’unica in lizza. TRICIA (punzecchiandola di nuovo): Chi disprezza compra, mia cara! KIMBERLY (innervosita): Dacci un taglio, ok!? TRICIA: Oh, ma allora parli? Pensavo fossi soltanto un bel soprammobile! Kimberly fa uno scatto verso di lei e a muso duro le si para dinanzi. KIMBERLY: Vuoi che la corona non ti entri in testa per via del bernoccolo che ti farò? Sienna la afferra per un braccio e la tira verso di sé. SIENNA: Lascia stare, Kim. Non ne vale la pena. Brandon è nel corridoio della Harbor, al piano superiore, insieme a Ellie e Gabriel. BRANDON (riferendosi a Sophie): Allora, come sta? ELLIE: Sta bene, per ora. BRANDON (aggrottando le sopracciglia): Per ora? ELLIE: Non può stare lì in eterno. GABRIEL (intervenendo): Quella casa è di mio zio. Può starci tutto il tempo che vuole, lui è nel Michigan. ELLIE: La troveranno, è solo questione di tempo. BRANDON (sovrappensiero): Dobbiamo inventarci qualcosa per risolvere questa situazione. ELLIE: Sì, ma cosa? Non possiamo certo andare dal giudice e dirgli “Ehi, noi siamo gli amici di Sophie. Può farla rimanere qui a Newport? Sa, non vorremmo perderla.” GABRIEL (visibilmente sconsolato): Che situazione di merda. ELLIE: Già, puoi dirlo forte! CASA ATWOOD E’ già sera, la giornata si è rivelata intensa per tutti, e Ryan e Charlotte sono a casa Atwood. Sono entrambi distesi sul letto di lui a guardare la tv. Il ragazzo è in posizione supina, mentre lei ha la testa poggiata sul suo petto e, leggermente in diagonale, le gambe piegate in avanti. CHARLOTTE (guardando la sveglia sul comodino accanto al letto): Si è fatto tardi. Devo tornare a casa. RYAN: Puoi restare a dormire qui, se vuoi. CHARLOTTE (prendendolo in giro per il modo imbarazzato con cui è solito relazionarsi con lei, nonostante non sia più un ragazzino): Ryan Atwood. Non starai forse correndo troppo? RYAN (fingendo di pensarci su): Tu dici? CHARLOTTE (sorridendo e tirandogli un cuscino sulla faccia): Ma no! Ryan ricambia il sorriso, ancora più imbarazzato di prima. CHARLOTTE: E cosa potremmo mai fare per far passare un’intera notte? RYAN (prendendo l’iniziativa): Io un’idea ce l’avrei… Con la sua mano destra, Ryan afferra il capo di Charlotte e inizia a baciarla. La ragazza ricambia più che volentieri. In amore Ryan non è il tipo di ragazzo che prende molto spesso l’iniziativa, ma quando lo fa sa essere irresistibile. Charlotte stacca per un attimo le sue labbra da quelle di Ryan e si sfila la maglietta. Lui approfitta per togliersi la canotta bianca che è ancora solito utilizzare in casa. Riprendono a baciarsi. Per quanto ormai siano un po’ cresciuti, quella notte sembrano due ragazzini alle prese con uno dei primi amori. La passione, la complicità, la voglia di stare insieme, tutto ricorda una di quelle cotte adolescenziali che rischia di restarti dentro per tutta la vita. Ma Ryan non ha voglia di fare progetti così a lungo termine, non se la sente. Non più. Nessuno può sapere quali avversità gli riserverà la vita. Ciò che conta è godersi i momenti, uno dopo l’altro. Charlotte si piega leggermente ed inizia a sbottonare i jeans di Ryan. Glieli toglie. Poi si sfila i suoi. I due si avvolgono tra le coperte e gettano a terra anche il loro intimo. Iniziano a fare sesso. Anzi, l’amore. Fanno decisamente l’amore. Una volta terminato, i due sono distesi con i volti rivolti verso il soffitto, uno accanto all’altra. Ryan tiene entrambe le braccia piegate dietro la sua testa, mentre Charlotte sembra sovrappensiero. CHARLOTTE: Sono felice. RYAN: Di cosa? CHARLOTTE: Di tutto. Di me, di te, di noi. Della mia nuova casa. Di essere venuta qui a Newport, di aver ascoltato mio padre ed essermi rivolta al Newport Group. In fondo è grazie a lui se ci siamo incontrati! RYAN: Beh, allora ricordami di mandargli un cesto il prossimo Natale! Charlotte sorride e lo bacia. Ryan ricambia. RYAN: Comunque sono felice anch’io. CHARLOTTE: Lo vedo. Lo vedo nei tuoi occhi. RYAN (dopo una breve pausa): Sai che ti dico? Domani voglio portarti in un posto. CHARLOTTE (curiosa): Dove? RYAN: Lo scoprirai. SPIAGGIA DI NEWPORT BEACH Il mattino seguente, Ellie è di nuovo alla casa in spiaggia in cui si sta nascondendo Sophie. Arriva, questa volta da sola, poggia la sua bicicletta contro uno dei pilastri di legno che tengono l’abitazione sollevata dalla sabbia a mo’ di palafitta, e sale le scale che conducono alla porta d’ingresso. Bussa e, dopo che qualcuno dall’interno le apre, entra velocemente dentro, richiudendo la porta alle sue spalle. Summer e Anna sono appostate dall’altro lato della strada, quella esattamente di fronte alla casa in cui Ellie è appena entrata. La prima indossa un cappellino da baseball nero e tiene in mano un binocolo con il quale cerca conferme alle sue ipotesi, mentre la seconda ha un atteggiamento del tutto normale. Quella mattina hanno seguito Ellie dall’esatto momento in cui ha messo piede fuori da casa sua. SUMMER (dandole una pacca sulla spalla): Te l’ho detto che Ellie ci avrebbe condotte direttamente al nascondiglio di Sophie! ANNA: Chi ti dice che ci sia Sophie dietro quella porta? Non abbiamo visto nulla per ora. SUMMER: Che motivo avrebbe mai Ellie per entrare in una casa abbandonata di prima mattina? ANNA: Magari è il luogo dove viene a fare sesso con il suo ragazzo. SUMMER (scuotendo velocemente la testa): Che schifo! ANNA: Non ci resta che aspettare che esca. SUMMER (portandosi una mano sulla fronte): Mi tornerà il mal di testa. ANNA: A proposito, come stai? Seth mi ha detto che ieri ti sentivi poco bene. SUMMER: Oggi sto benone. Sarà stato lo stress di questi giorni. Di questo passo, a breve Sophie sarà costretta a pagarmi l’ospizio in cui mi farà rinchiudere. ANNA (sorridendo): E’ solo una ragazzina, Anche noi eravamo piuttosto problematici alla sua età. SUMMER (interrompendo bruscamente quel discorso): Guarda, sta uscendo! Summer indica la porta della casa che, improvvisamente, si è aperta. Ellie fa un passo fuori dall’abitazione, mentre continua a parlare con chiunque sia nascosto al suo interno. Summer prende nuovamente il binocolo e tenta di sbirciare. Ellie saluta con un gesto della mano e torna a scendere le scale che la porteranno verso la sua bici. Una testa si affaccia fuori dalla residenza. Summer la riconosce immediatamente: è Sophie. SUMMER: E’ lei, te l’avevo detto! ANNA: Beccata. Le due ragazze aspettano che Ellie sia andata via, poi scendono dall’auto. Summer chiude la portiera violentemente e si dirige in fretta verso la scalinata. Anna cerca di starle dietro. ANNA: Summer, aspetta! Summer sale, una dopo l’altra, le scale e arriva nel giro di pochi secondi fino alla porta. Bussa. Nessuna risposta. Bussa ancora. SUMMER: Sophie, apri. Lo so che sei lì, ti ho vista. Summer bussa di nuovo sulla porta. SUMMER: Sophie! Apri questa porta! La porta pian piano si apre. Sophie, ormai rassegnata al fatto che Summer l’abbia scovata, è costretta ad aprirla. Non appena ciò succede, la Roberts piomba all’interno della casa e con lei anche Anna. Una volta dentro, Summer si rende conto che il suo cuore ha iniziato a battere all’impazzata. E’ nervosa, stressata, ha bisogno di calmarsi. Dà un ceffone sul braccio sinistro di Sophie, poi esclama: SUMMER: Che ti dice il cervello!? SOPHIE (rispondendo in maniera tranquilla): Ho dovuto farlo, Summer. Non lo capisci? SUMMER: Quello che capisco io è che hai messo in ansia me e tuo fratello. Non puoi pensare di sparire così all’improvviso e risolvere tutti i problemi fuggendo. SOPHIE (evidentemente disperata): Io non voglio andar via da Newport, Summer. Ci ho impiegato mesi ad ambientarmi dopo ciò che è successo a mamma e papà. Ho sempre odiato questo posto e alla fine sono stata costretta a venire a viverci. Ora che, magicamente, ho trovato la mia dimensione in questa città, devo andarmene? Per un solo errore che ho commesso? ANNA (intervenendo): Sophie, ascolta. In questo modo non farai altro che peggiorare la tua situazione. I documenti per il tuo trasferimento nella casa famiglia di Chicago sono già arrivati e a breve abbiamo l’obbligo di incontrare gli assistenti sociali. Rischiamo grosso se ci opponiamo. Quello che posso consigliarti io, come avvocato, è di accettare al più presto l’idea di doverti trasferire. Dopodiché cercheremo una soluzione al problema. Sophie resta in silenzio per qualche secondo, sconsolata dall’inattaccabile ragionamento di Anna. SOPHIE (rivolta ad Anna): Queste persone aspettano una tua comunicazione, giusto? ANNA: Per nostra fortuna il tuo caso è stato assegnato a una mia vecchia cliente che lavora nei servizi sociali. La aiutai molto quando ebbe problemi di stalking. Siamo d’accordo che non piomberà qui all’improvviso, ma ci sentiremo prima per telefono, per evitare guai. SOPHIE (riflettendo, con lo sguardo nel vuoto): Ok. Smetterò di oppormi alla decisione del giudice. SUMMER: Grazie a Dio. SOPHIE: Ma ho due richieste. Come prima cosa, voglio rimanere qui, in questa casa, finché non arriverà il momento in cui gli assistenti sociali verranno a rilevarmi. SUMMER: Ma… SOPHIE (continuando senza lasciarsi interrompere): Poi, voglio andare al ballo di domani. E’ l’ultima occasione che ho per andarci e non voglio perdermela. Riesci a temporeggiare fino a domani sera? ANNA: Posso farcela. SOPHIE: Bene. Dopo il ballo, sarò a loro completa disposizione. CIMITERO DI NEWPORT BEACH Ryan e Charlotte sono da poco arrivati al cimitero ed hanno già iniziato a percorrere la viottola che separa le lapidi. CHARLOTTE (curiosa): Perché mi hai portata in un cimitero? RYAN: Voglio farti conoscere una persona. CHARLOTTE (ironica): Se me l’avessi detto, magari mi sarei vestita meglio. RYAN: Si tratta della mia ex. CHARLOTTE (capendo di aver appena fatto una gaffe): Mi dispiace, Ryan. Non sapevo… RYAN (stringendola): Va tutto bene. CHARLOTTE: Era a lei a cui stavi facendo visita il giorno che ci siamo conosciuti? RYAN: Già… I due continuano a camminare. Svoltano dapprima a sinistra, poi a destra e, finalmente, arrivano a destinazione. Il sole, in quel periodo dell’anno, comincia ad essere decisamente caldo, tuttavia la giornata è abbastanza piacevole. Ryan si avvicina alla lapide di Marissa e, come sempre, la prima azione che compie è lucidare la fotografia. CHARLOTTE (guardando l’immagine e con un filo di voce): Era bellissima. RYAN: Sì, lo era. Poi, dopo qualche secondo di religioso silenzio, aggiunge: RYAN: Charlotte, ti presento Marissa; Marissa, ti presento Charlotte. Charlotte accenna un inchino con un’eleganza e una grazia uniche. E’ come se per lei fosse un onore essere al cospetto di quella lapide. E lo è. Ha capito immediatamente la profondità del segno che ha lasciato in Ryan e ciò spiega alla perfezione molte sfaccettature del suo carattere e molti suoi comportamenti. Il fatto che Ryan l’abbia portata lì, la fa sentire importante. Si sente, per l’appunto, onorata di ciò. CHARLOTTE: Com’è morta? Se posso chiedere… RYAN (con lo sguardo nel vuoto): Un incidente stradale. La stavo accompagnando all’aeroporto, era in procinto di lasciare Newport. E’ stata la prima persona che ho conosciuto dopo il mio arrivo in questa città e volevo essere l’ultima a dirle addio. Invece un matto ha iniziato a tamponarci, mandandoci fuori strada. Non siamo mai arrivati a quel maledetto aeroporto. Una lacrima inizia a solcare il volto di Ryan. Charlotte se ne accorge e fa due passi verso di lui, stringendolo a sé. CHARLOTTE (cercando di dire qualcosa di utile): Non la conoscevo, ma sono sicura che sia fiera di te, del fatto che dopo tutto questo tempo sei ancora qui a versare lacrime sulla sua tomba. Sei un brav’uomo, Ryan. E l’hai amata davvero. Lei lo sa. SPIAGGIA DI NEWPORT BEACH E’ calata la notte su Newport Beach e Sophie e Gabriel sono nella casa sulla spiaggia dove lei si sta rifugiando da alcuni giorni. Sono soli, seduti sul pavimento di legno e, come se non bastasse il fatto che quella potrebbe essere la loro ultima notte insieme, l’atmosfera è resa magica da una marea di candele che tentano di compensare la mancanza di elettricità. La ragazza ha raccontato al suo compagno della visita di Summer e Anna di quella mattina, e della sua decisione di accettare il trasferimento a Chicago subito dopo il ballo. GABRIEL: Così te ne andrai… SOPHIE: Non ho scelta. Non voglio peggiorare la mia situazione, è già piuttosto incasinata. GABRIEL: Vieni qui… Gabriel la prende per un braccio e la tira a sé. Sophie si siede a terra, davanti a Gabriel, tra le sue gambe distese in avanti. Il ragazzo la abbraccia da dietro e la stringe, sussurrandole nell’orecchio sinistro. GABRIEL: Vedrai, troveremo un modo. Sophie resta in silenzio, non troppo convinta del fatto che qualcuno riuscirà a risolvere la sua situazione. Dopo alcuni secondi, tenta di cambiare l’umore a quella serata. SOPHIE: Basta parlare di cose tristi. Abbiamo ancora una notte prima del ballo, non vorrai mica passarla a piagnucolare!? Sophie, con fare sensuale, fa scivolare giù la spallina del top che le ha portato Ellie tra gli altri abiti che non usa più. GABRIEL: Piagnucolare io? Adesso ti mostro cosa fa un vero uomo! Gabriel afferra Sophie e la distende sul pavimento. I due iniziano a baciarsi appassionatamente. Quell’aria da ultima notte dona al tutto un sapore più intenso, più vivo. Gabriel sbottona il pantaloncino di Sophie e lei fa lo stesso con quello di lui. Il ragazzo si sfila la maglietta, rimanendo a torso nudo. E’ proprio un bel vedere per Sophie. Un pizzico di nostalgia sta per attanagliarla, ma lei la ricaccia via con determinazione. Sposta Gabriel e fa in modo di cambiare posizione. Ora lei è sopra di lui. Si toglie il top, poi si china sul ragazzo e gli sfila i jeans. Infine, toglie i suoi. La notte di passione ha inizio. HARBOR SCHOOL Il mattino seguente, alla Harbor si respira appieno l’aria di una giornata di festa. L’istituto è completamente addobbato in vista del ballo che si terrà quella sera ed il comitato apposito che si occupa dell’organizzazione sta cercando di sistemare, in fretta e furia, gli ultimi dettagli, e risolvere i piccoli problemini che immancabilmente sono sorti a poche ore dall’evento. Tutti schizzano di qua e di là come fossero palline incastrate in un vecchio flipper. Sienna è ad un passo dall’entrata. E’ determinata ad affrontare il professor Elliot e l’ultima cosa di cui in quel momento si sta preoccupando è proprio il ballo che sembra tanto interessare a tutti. La ragazza entra all’interno dell’istituto e, dopo aver preso un profondo respiro, si dirige a passo svelto verso l’aula di Edward. Una volta arrivata davanti alla porta della stanza, bussa. Dall’interno proviene una voce. La sua. PROF. ELLIOT: Avanti! Sienna apre la porta e dà un’occhiata. Edward è in piedi, dietro la scrivania, ed è chino su di essa a leggere alcuni documenti, probabilmente dei test dei suoi alunni. E’ da solo. E’ il momento perfetto. La ragazza entra e chiude la porta alle sue spalle. Edward alza gli occhi e vede che si tratta di lei. PROF. ELLIOT: Sienna! Sienna procede spedita verso di lui e, senza pensarci due volte, gli assesta un ceffone. Il suono di quella sberla rimbomba per tutta l’aula. Edward ha un’espressione sconvolta. PROF. ELLIOT: Che diavolo fai!? SIENNA: Non fare il finto tonto, Edward. So tutto! PROF. ELLIOT: Di cosa stai parlando? Sienna afferra, dalla scrivania, il cellulare del professore e, con un movimento tanto repentino quanto rabbioso, lo scaglia contro il muro, schivando di qualche centimetro la faccia di Edward. Il cellulare si fa in mille pezzi. PROF. ELLIOT (con un tono di voce decisamente più alto): Sei impazzita? SIENNA (con un sorriso isterico): Tu mi minacci con le foto di noi, costringendomi a fare coming out davanti a tutta la scuola e quella impazzita sarei io? PROF. ELLIOT: Quindi ora credi che sia stato io? SIENNA: Non lo credo. Lo so. PROF. ELLIOT: Sei totalmente fuori strada, Sienna. Te lo giuro. Non sono stato io. Ora se mi lasci correggere questi test… Sienna si avvicina a lui e afferra il suo registro. Lo capovolge ed inizia a scuoterlo. Gli occhi di Edward si riempiono di terrore. Ormai ha le spalle al muro. Dal registro iniziano a cadere, una dopo l’altra, tutte le foto della loro relazione. Quelle foto con cui lei è stata minacciata ed altre che nemmeno ricordava di essersi scattata. SIENNA (indicando con la mano destra le foto sparse sul pavimento): E queste? PROF. ELLIOT (mettendo entrambe le mani davanti a lui): Sienna, posso spiegarti. SIENNA: Hai ancora le palle di dirmi che non sei stato tu a minacciarmi? PROF. ELLIOT (confessando): Ok, sono stato io. Ma devi sapere la verità… SIENNA: Mi fai schifo. PROF. ELLIOT: Lasciami spiegare, ti prego. SIENNA: Qualunque cosa mi dirai, pensi che ti crederò? Sei un verme. Non voglio ascoltare una sola parola in più uscire da quella tua bocca di merda. Mi fai schifo. PROF. ELLIOT: Sienna… Sienna non dà nemmeno una chance di replica a Edward. Si volta di scatto, con le lacrime agli occhi, e va via dalla stanza. Nonostante tutta questa situazione le faccia immensamente male – di certo non prova nulla per Edward, ma era convinta di potersi fidare di lui – una parte di lei è felice di aver finalmente scoperto la verità, o almeno parte di essa, e di aver schiaffeggiato come merita, quel verme. Il professor Elliot, visibilmente dispiaciuto da quella situazione, si accomoda sulla sedia situata accanto alla cattedra. Ha dovuto farlo. E’ stato costretto. Prende il suo registro ed estrae da esso un documento. Lo guarda. Lo legge per l’ennesima volta. “ISTANZA DI DIVORZIO” CASA MORGAN Charlotte è nella piscina della sua nuova casa. Finalmente ha iniziato ad abituarsi al fatto che ormai vive lì. Ryan le ha reso tutto molto più semplice. Ora la ragazza si sta godendo attimi di meritato relax, prima che sia ora di cena. Mentre è distesa su un materassino gonfiabile, intenta a prendere il sole nell’orario più caldo del pomeriggio, sente lo squillare di un telefonino. Immersa nei suoi pensieri e nei suoi piani per il futuro, Charlotte viene ricatapultata nella realtà da quel suono che, a dire il vero, è piuttosto soave e non disturba più di tanto, nemmeno quando si sta cercando di rilassarsi. Charlotte mette via gli occhiali da sole che le stanno proteggendo gli occhi e si avvicina al bordo della piscina. Il cellulare continua a squillare. Sale le scalette ed esce dall’acqua. Si avvicina a una delle sdraio sul bordo della piscina e prende in mano il suo smartphone. Controlla il nome del mittente. Mamma. Risponde. CHARLOTTE: Pronto? Dall’altro capo del telefono, la voce più familiare di tutte. MAMMA DI CHARLOTTE: Pronto, Charlotte! Dal tono sembra abbastanza agitata. CHARLOTTE: Mamma, è successo qualcosa? MAMMA DI CHARLOTTE: Figlia mia, temo che dovrai venire qui. CHARLOTTE (in ansia e col cuore che ha iniziato a battere a mille): In Inghilterra? Mamma, mi stai facendo preoccupare. Cosa sta succedendo? MAMMA DI CHARLOTTE: Non so come dirtelo, si tratta di tuo padre. I medici gli hanno diagnosticato un cancro ai polmoni. Charlotte, a tuo padre restano poche settimane di vita! HARBOR SCHOOL Finalmente è giunta la sera del tanto atteso ballo. La palestra della scuola, adibita per l’occasione a sala da ballo, è gremita di ragazzi in completi eleganti e vestitini alla moda. La festa è iniziata ormai da un’ora e tutti gli invitati sono già a ballare in pista. Sophie ed Ellie sono arrivate al party insieme, accompagnate rispettivamente da Gabriel e Brandon. La piccola Cohen indossa un abito molto elegante con dei fiorellini ed è priva del suo immancabile cappellino, mentre la sua migliore amica ha scelto un vestito molto particolare nero e bianco e presenta un trucco più marcato del solito. Sophie non riesce a non pensare che quella, per lei, sia l’ultima sera insieme ai suoi amici prima della partenza per Chicago. Ha un nodo alla gola che quasi le impedisce di respirare. Cerca di godersi quegli ultimi momenti, senza dar troppo a vedere la sua malinconia. Non vuole rovinare quella serata né ad Ellie, né a Gabriel. Brandon, ad un certo punto della serata, cerca di restare da solo con Ellie. Vuole parlarle di una cosa importante. BRANDON: Andiamo a prendere qualcosa da bere? ELLIE: Certo! BRANDON (rivolto a Gabriel e Sophie): Scusateci, torniamo subito. Il ragazzo prende per mano Ellie e insieme si dirigono verso il banco delle bevande. Ad Ellie fa ancora strano essere mano nella mano insieme al ragazzo dei suoi sogni. Nella vita di tutti i giorni ha ormai realizzato di stare davvero insieme a lui, ma quello è il ballo. Il ballo è il sogno di qualsiasi liceale e andarci con la persona sperata, di questi tempi, è un evento molto più raro di ciò che sembrerebbe. Una volta lontani dai loro amici, Brandon cambia direzione. ELLIE (indicando il tavolo con un dito): La roba da bere è dall’altro lato. BRANDON: Ho voglia di ballare. Ellie sorride. ELLIE: Ok, John Travolta. Vediamo come te la cavi. I due arrivano nel mezzo della pista da ballo. Lui cinge la vita di lei che, a sua volta, poggia le sue mani sulle spalle del ragazzo. Iniziano a ballare lentamente. Sono una cosa sola. Una cosa totalmente isolata da tutti gli altri in quella sala, completamente diversi da loro, ma insieme sono bellissimi. BRANDON: Ho bisogno di dirti una cosa, Ellie. Quelle parole interrompono il magico momento che Ellie stava vivendo. Perché quel tono? Perché proprio ora? Non può stare zitto e ballare? ELLIE (con un filo di voce): Cosa? BRANDON: Ricordi quando mi hai detto che è dalla terza elementare che aspettavi il tuo turno per stare con me? Che mi osservavi in silenzio passare da una ragazza all’altra, sperando che un giorno sarebbe arrivato il tuo turno? ELLIE (imbarazzata): Sì… BRANDON: Beh, mi dispiace averti fatta aspettare. Da quando stiamo insieme io mi sento diverso. Con te sento di avere tutto ciò che con le altre non ho mai avuto. Sento di poter essere me stesso, di essere apprezzato per ciò che sono, senza sé e senza ma. Amo il modo in cui mi fa sentire stare con te. Amo svegliarmi la mattina e trovare un tuo messaggio sul telefonino. Amo mandarti la buonanotte prima di addormentarmi. Amo persino quando mi svegli nel cuore della notte, telefonandomi solamente perché hai voglia di sentire la mia voce. Amo le mattinate a scuola, amo il tuo modo goffo e veloce di parlare, amo il modo in cui ti comporti con Sophie, il modo in cui cerchi di proteggerla e di farti in quattro per lei. Amo tutte queste cose ed un milione di altre. Io ti amo, Ellie. Brandon ha davvero detto le paroline magiche? Quel Brandon? Il suo Brandon? Ellie si accorge solo in quel momento che le sue mani hanno iniziato a tremare e che entrambi hanno smesso di danzare. La salivazione è praticamente pari a zero ed i suoi occhi sono spalancati. Probabilmente in quel momento avrà l’espressione più brutta di sempre. Ma chi se ne frega! Brandon ha appena detto che la ama. E’ l’attimo più bello della sua vita. ELLIE: Ti amo anch’io, John Travolta! I due si sorridono con una dolcezza inaudita ed iniziano a baciarsi al centro della pista. Tutti intorno a loro continuano a ballare. Non hanno mai smesso di farlo. Un paio di ore più tardi, Sophie, Gabriel, Brandon ed Ellie sono di nuovo tutti insieme a godersi quella magica serata. Ad un tratto la musica si interrompe e prende la parola la preside Chang. SIG.RA CHANG: Scusatemi. Mi spiace interrompere questi splendidi balli, ma abbiamo i risultati del concorso e siamo pronti per eleggere la reginetta di quest’anno. Tutti gli studenti si radunano ai piedi del piccolo palco. Tricia, decisamente più elegante del solito, ha il suo canonico sorrisino stampato sulla bocca. E’ maledettamente sicura di aver vinto. TRICIA (rivolta verso Daniel, suo accompagnatore di quella serata): Preparati a salire sul palco. SIG.RA CHANG: Rullo di tamburi, grazie. Il batterista fa partire il sottofondo. SIG.RA CHANG: Gli studenti della Harbor hanno così deciso. La reginetta del ballo di quest’anno è… Kimberly Mitchell! Alla pronuncia del suo nome, Kimberly – che quella sera ha scelto un abito bianco – è stupita. L’ultima cosa che si sarebbe aspettata era di essere eletta reginetta del ballo. A causa di tutti i problemi che ha avuto nell’ultimo periodo non ha minimamente pensato a farsi propaganda. Il suo nome, fatto dalla signora Chang, la sorprende per davvero. Kim, tuttavia, dopo un’iniziale confusione mentale, sale sul palco. Gli occhi di Tricia le sono puntati addosso come fossero due pistole pronte a far fuoco. La preside consegna la corona a Kimberly e le cede il microfono. E’ il momento dei ringraziamenti. KIMBERLY: Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno dato il loro voto, ma sono salita qui su per dirvi che la vostra scelta è sbagliata. La persona che realmente merita questa corona non sono io. La vera reginetta di quest’anno risponde al nome di Sienna Torres. Sienna, che era emozionata per la vittoria della sua migliore amica, resta senza parole. KIMBERLY: Vieni sul palco, S. Tutti si guardano frastornati. La ragazza raggiunge la Mitchell sul palco. KIMBERLY: Questa ragazza negli ultimi mesi ha dato una grande lezione a tutti noi. In una società dove troppo spesso veniamo etichettati per ciò che ci piace, dove veniamo giudicati anche senza essere conosciuti a fondo, anche da chi conosce soltanto il nostro nome, o nemmeno quello, Sienna ha dato prova di una forza mille volte superiore alla norma. E’ caduta, tutti cadiamo, ma si è rialzata con una determinazione che io, onestamente, le invidio. Come se ciò non bastasse, ha deciso di togliersi la maschera che il mondo là fuori le ha sempre imposto di indossare e si è mostrata per ciò che è realmente. E questo è meraviglioso. Dio, se è meraviglioso. Io sogno di essere eletta reginetta del ballo fin da quando ho iniziato a muovere i miei primi passi. Ma questa volta non lo merito. Quest’anno la vera reginetta della Harbor è lei. Un applauso per Sienna Torres, gente. Kimberly sistema la coroncina sulla testa della sua amica, da qualche secondo in un mare di lacrime, e fa partire un applauso. Pian piano tutte le persone presenti in sala, seguono l’esempio della ragazza che hanno votato e in poche decine di secondi, per Sienna è una standing ovation. La ragazza, senza parole, guarda meravigliata ciò che ha davanti ai suoi occhi. CASA COHEN A casa Cohen, Seth sta controllando le recensioni di Atomic County dal suo iPad, mentre sorseggia una tisana. Con suo immenso piacere, nota che il blog di quel Crazybull0707 è sparito dal web, senza lasciare alcuna traccia. Strano, pensa, ma non se ne dispiacerà di certo. Finalmente quel pallone gonfiato è sparito chissà dove. Si alza, nel tentativo di dare a Summer la lieta notizia. Sua moglie, qualche minuto fa, è uscita fuori per distendersi a bordo piscina e godersi quella piacevole serata. Seth apre la porta in vetro che li separa e fa un paio di passi fuori. Immediatamente il suo buon umore viene spazzato via, calpestato, distrutto. Summer è a terra, vicino alla piscina, e sembra essere priva di sensi. SETH (urlando): Summer!! Seth si avvicina a lei, la raccoglie e nota che la ragazza non si muove. E’ terrorizzato. Prende immediatamente il suo iPhone e chiama il numero d’emergenza. OPERATORE: Pronto? SETH (in preda al panico): Venite, presto! Mia moglie sta male! HARBOR SCHOOL Dopo l’elezione della reginetta della Harbor, il ballo prosegue e si avvia verso la conclusione. Nick non è certo a suo agio quella sera e, nel tentativo di prendere una boccata d’aria, esce nel cortile accanto alla palestra della scuola. La luna piena risplende alta nel cielo e dona a quella serata un chiarore fuori dal comune. Pochi secondi per godersi la bellezza di quella notte, dopodiché l’attenzione di Nick viene richiamata da delle voci non molto distanti da lui. Fa alcuni passi in avanti e cerca di scorgere ciò che sta accadendo lì fuori. Sulla destra del cortile, nascosto nell’ombra, Nick nota Daniel. Il ragazzo non è solo. Accanto a lui c’è una persona che non riesce a distinguere. Due, persone. Anzi, tre. Quattro. Man mano che si avvicina, Nick si rende conto che Daniel è in compagnia di almeno altre cinque o sei persone, tutte vestite di nero. Irriconoscibili. Una di quelle persone dà un pugno sulla faccia del ragazzo che casca a terra. Gli altri, poi, iniziano a prenderlo a calci. E’ un tutti contro uno di una violenza inaudita. NICK (iniziando a correre verso il luogo del misfatto, senza ragionarci su): Ehi! Ehi, voi! Che cazzo state facendo!? Nick si scaglia contro uno dei ragazzi che sta prendendo a calci Daniel e, con una spallata, lo spinge via. Uno dei suoi compagni, da dietro, lo colpisce alla nuca. Poi un altro gli sferra un pugno nello stomaco e lo mette al tappeto. Nick ora è disteso accanto a Daniel. Quel gruppo di ragazzi inizia a picchiare entrambi. Calci su calci, su calci, su calci. Una serie che sembra essere infinita. Dopo un minuto che sembra lungo un giorno, gli aggressori scappano via, lasciando i due ragazzi a terra, insanguinati. Il primo che riesce a tirarsi su, seppur con molta fatica, è Daniel. L’erede dei Peters, tende una mano a Nick, accorso in suo aiuto, e lo fa rialzare. NICK: Chi cazzo erano quelli? DANIEL (evitando di rispondere): Tu sei matto da legare. NICK (sorridente ma dolorante): Forse un pochino. DANIEL: Toglimi una curiosità: perché sei venuto ad aiutarmi? Era un suicidio. In sei contro due. Sei forse un kamikaze? NICK (abbassando lo sguardo): Certo che no. Il motivo per cui sono venuto in tuo soccorso è solo uno. Tu mi piaci, Daniel. “E adesso, l’ultimo ballo della serata” La voce che proviene dal palco, annuncia l’imminente conclusione di quel ballo studentesco. La musica riparte, per l’ultima volta. Gabriel si avvicina a Sophie e le tende la mano. GABRIEL: Signorina, mi concede questo ballo? SOPHIE (afferrando la sua mano): D’accordo, signore. Gabriel conduce la ragazza fino al centro della pista, poi la stringe a sé. I corpi dei due sono a stretto contatto, mentre le loro teste si sfiorano e ciascuno ha la bocca accanto all’orecchio dell’altro, quasi come a volersi sussurrare qualcosa a vicenda. Le emozioni che provano in quel momento non sono descrivibili a parole. Entrambi sanno che quella è l’ultima volta in cui saranno così vicini, entrambi sperano che i cinque minuti di quella canzone possano durare una vita. Entrambi sono consapevoli che non sarà così. Si stringono l’uno contro l’altra, come se non volessero lasciarsi mai, come a volersi trattenere lì, intrappolati in quel momento magico che sa di addio. Iniziano a dondolare, lentamente, a ritmo di musica. Ellie e Brandon, da lontano, li osservano in pena. Lei è con le lacrime agli occhi. Li trovano stupendi e strazianti. GABRIEL (con la voce rotta dall’emozione): Non andartene, ti prego. SOPHIE: Non ho scelta, Gabriel. Non dipende da me. Sono le uniche parole che riescono a dirsi. Ogni tentativo di parlare viene bloccato e ricacciato indietro da un groppo in gola che sembra esser grande quanto un macigno. Lo stomaco di entrambi è come stretto in una morsa dolorosa. Il cuore inizia a pesare terribilmente. Gabriel toglie le mani dalla vita di Sophie e le cinge la testa, spingendola contro la sua spalla destra. Sophie si lascia trasportare e cerca di godersi quel momento. Cerca di imprimere nella sua mente ogni suo singolo muscolo, ogni singolo particolare del suo volto. Il suo profumo. Ripensa con rammarico ai mesi in cui ha tentato di tenerlo a distanza da lei. Lo ha allontanato in tutti i modi possibili. Non voleva affezionarsi a lui e rischiare, poi, di perderlo. Eppure alla fine l’ha fatto, si è affezionata. Eppure, alla fine, lo perderà. Sophie rialza la testa. I due si fissano negli occhi per un lungo, interminabile, momento. Gabriel ci vede tutto il suo mondo in quegli occhi. La ragazza avvicina le sue labbra ed inizia a baciarlo. Gabriel si lascia andare a quel bacio. E’ un bacio diverso da tutti i baci che si son dati fino a quel momento. E’ un bacio che sa di lacrime, un bacio che sa di dolore. E’ un bacio inasprito dalla consapevolezza che sarà l’ultimo. Un bacio che non avrebbero mai voluto darsi. La canzone termina, le loro bocche si separano. Sophie lo guarda per l’ultima volta negli occhi, poi gli sussurra nell’orecchio. SOPHIE: Addio, Gabriel. Prima che il ragazzo possa rispondere, o anche solo realizzare, Sophie, piangendo a dirotto, si stacca da lui, gli volta le spalle, e corre via verso l’uscita. E’ finita. E’ l’addio. CASA MITCHELL Il ballo è ormai concluso da una mezz’oretta e Kimberly, pur non morendo dalla voglia di farlo, sta rientrando a casa. E’ felice di esser stata eletta reginetta, ma ancora più felice della sua scelta di aver ceduto la coroncina a Sienna. La meritava molto più di lei. La stima che prova nei confronti della sua amica è immensa. Negli ultimi mesi ha davvero avuto una forza e un coraggio che è difficile immaginare contenuti in un corpo così minuto e grazioso. Kimberly infila le chiavi nella serratura della porta d’ingresso ed entra in casa. C’è un gran silenzio. Probabilmente Jessica e Bob saranno a sbronzarsi in qualche bar. Meglio così. Kim richiude la porta alle sue spalle ed inizia a salire le scale che portano al piano superiore dell’abitazione. Man mano che avanza, incomincia a sentire strani rumori provenienti dal piano di sopra, come dei piccoli lamenti. Kimberly inizia a salire le scale sempre più in fretta e quei lamenti diventano via via più intensi. Arrivata al piano superiore, si rende conto che i rumori provengono dalla stanza di Rebecca, così va a controllare. Si avvicina alla porta e la spalanca. La scena che si trova davanti, una volta entrata in quella stanza, è agghiacciante. Rebecca è distesa sul letto, mezza nuda, ed ha la bocca tappata da una delle manone di Robert. Egli è sopra di lei, con i pantaloni abbassati. Sta abusando di lei. Quel porco sta abusando di sua sorella. Kimberly si guarda intorno, in stato di shock, prende la mazza da baseball che è accanto alla porta e con uno scatto si scaglia contro Bob. Lo colpisce sulla testa. Una volta, due volte, tre volte. Robert cade a terra, in una pozza di sangue. Rebecca urla a pieni polmoni, finalmente può farlo. Kim resta in piedi. Trema. Il suo abito bianco macchiato di sangue. Gli occhi sbarrati. Sotto shock. OSPEDALE DELLA CONTEA DI ORANGE Summer è distesa su un lettino in una stanza d’ospedale. Fortunatamente ha ripreso conoscenza ed ora si sente benone. Sta sorridendo a Seth. Lui è seduto su una sedia, accanto a lei. Stanno parlando, lui sta cercando di sdrammatizzare e di non farla pensare all’accaduto. All’improvviso la porta della stanza si apre ed un medico fa il suo ingresso. DOTTORE: Signori Cohen… SETH (alzandosi in piedi): Dottore, cos’ha mia moglie? Il dottore li guarda con uno sguardo indecifrabile. Seth non riesce a capire se è in procinto di dar loro una buona o una cattiva notizia. DOTTORE: Sta bene, non si preoccupi. SETH: Allora cosa le è successo? Il dottore rivolge lo sguardo verso Summer. DOTTORE: Congratulazioni, signora Cohen. Lei è incinta! CASA COHEN Sophie, che cambiando idea è tornata a casa Cohen per preparare i bagagli in vista della partenza, ha appena riagganciato il telefono. Seth l’ha informata della situazione di Summer. Improvvisamente il campanello di casa Cohen suona. Sophie va ad aprire. E’ Ellie. La fa accomodare in casa. ELLIE: Ho visto che sei scappata di corsa dal ballo e volevo vedere come stai. SOPHIE: Sto bene. Scusa se sono andata via senza salutarti. ELLIE: Va tutto bene. Quindi quand’è che partirai? SOPHIE: Domattina presto. ELLIE: Quindi questa è l’ultima volta che ci vediamo… SOPHIE: No, niente addii strappalacrime. Basta, per oggi! Ellie sorride. ELLIE: Almeno un abbraccio me lo concedi? SOPHIE (fingendo di rifletterci su per qualche secondo): Mmm… uno solo però! Ellie scoppia a ridere e le si getta addosso, stringendola a sé. Sophie cinge la sua schiena. ELLIE: Mi mancherai. SOPHIE: Tu no. Mi farò nuove amiche. Magari una che ha ammazzato qualche genitore, o una che ha sparato a un poliziotto. ELLIE: E che mi dici di una che è andata in un ristorante ed ha vomitato nel piatto di tutti i clienti? SOPHIE: Che schifo! Le due ragazze scoppiano a ridere. Già sentono la mancanza l’una dell’altra, ma non lo danno a vedere. Si sono promesse che si sentiranno tutti i giorni. AEROPORTO DI LOS ANGELES Il mattino seguente, Ryan ha accompagnato Charlotte all’aeroporto. Non appena lei gli ha raccontato della telefonata di sua madre, Ryan l’ha incoraggiata ad andare. Se la sua ragazza dovesse perdere suo padre mentre è con lui in California, non se lo perdonerebbe mai. CHARLOTTE: Mi spiace, Ryan. Mi spiace dover partire proprio ora… RYAN (mettendole una mano sulla guancia sinistra): Ehi, non dirlo nemmeno. Devi andare, devi farlo per lui e per te. CHARLOTTE: Potrebbero passare settimane prima che io possa tornare qui in America. RYAN: Ti aspetterò in questo stesso, esatto, punto quando tornerai. Che siano passati dieci giorni, due settimane, tre mesi o dieci anni. Io sarò qui ad aspettarti. Charlotte, colpita dalle parole di quello che ormai è il suo compagno, lo abbraccia un’ultima volta e lo bacia. “Attenzione. Questa è l’ultima chiamata. I passeggeri del volo 526 diretto a Londra sono pregati di recarsi all’ingresso 12.” CHARLOTTE: E’ il mio, devo andare! RYAN: Vai. Charlotte fa una decina di passi verso la direzione indicata, poi si volta a guardare Ryan e lo saluta, con un cenno della mano, prima di tornare a camminare, scomparendo tra la folla. Mentre Ryan è ancora con la mano alzata in un cenno di saluto, sente una voce provenire dalle sue spalle. “Ryan? Ryan Atwood?” Si volta. Dietro di sé c’è l’ultima persona che avrebbe pensato di incontrare. RYAN: Taylor! TAYLOR: Beh? Ti sembra questo il modo di salutare la tua ex che torna a vivere a Newport? CASA COHEN Gli assistenti sociali sono già a casa Cohen e Sophie, dopo aver preso la sua roba, sta salutando Seth e Summer, dimessa dall’ospedale nel giro di poche ore. ASS. SOCIALE: Signorina Cohen, dobbiamo andare. Ci attende un lungo viaggio. SOPHIE (rivolta a Seth): Devo andare. Grazie di tutto. Sophie abbraccia Seth. SETH: Non preoccuparti, Bambi. Troveremo il modo di riportarti qui. SOPHIE: Vedi di farlo in fretta, sfigato. Non vorrai lasciarmi marcire nella neve! I due si sorridono. Poi si volta verso Summer. Abbraccia anche lei. SOPHIE: Prenditi cura di mio fratello e di mio nipote. Sophie, con una mano, accarezza il ventre di Summer. SUMMER: E tu prenditi cura di te, tesoro. Sophie si volta e, con un nodo in gola, esce di casa, accompagnata dagli assistenti sociali. Seth e Summer li seguono. Sophie e gli assistenti sociali salgono in macchina e partono. Dallo specchietto della portiera lato passeggero, la ragazzina guarda Seth e Summer sempre più lontani da lei che, con la mano alzata, salutano. Il riflesso del sole nello specchietto, dona uno splendido bagliore arancione a quella scena. La macchina si allontana sempre più, finché le sagome di suo fratello e sua moglie, scompaiono del tutto. FINE PRIMA STAGIONE. PERSONAGGI E CAST Sophie Rose Cohen (interpretata da Chloë Grace Moretz); Seth Cohen (interpretato da Adam Brody); Summer Roberts (interpretata da Rachel Bilson); Ryan Atwood (interpretato da Ben McKenzie); Ellie Sanders (interpretata da Amanda Leighton); Gabriel Ross (interpretato da Luke Benward); Brandon Baker (interpretato da John-Alan Slachta); Kimberly Mitchell (interpretata da Nicola Peltz); Sienna Torres (interpretata da Kiersey Clemons); Charlotte Morgan (interpretata da Taylor Swift); Alex Kelly (interpretata da Olivia Wilde); Anna Stern (interpretata da Samaire Armstrong); Prof. Edward Elliot (interpretato da Henry Cavill); Daniel Peters (interpretato da Sterling Beaumon); Nick Miller (interpretato da Callan McAuliffe); Jessica Mitchell (interpretata da Anna Faris); Robert “Bob” Wale (interpretato da Callan Mulvey); Rebecca Mitchell (interpretata da Danika Yarosh); Julian Thornton (interpretato da Adam Cagley); Tricia Boggarty (interpretata da Katya Kulyzhka); Boone Simpson (interpretato da Karl Huges); Laura Sanders (interpretata da Laura Leighton). COLONNE SONORE OPENING THEME “The California Song” performed by Panicland 1x01 - PILOT “Summer Paradise” performed by Simple Plan Feat. Sean Paul Scene: Sandy, Kirsten e Sophie Rose viaggiano in auto da Berkeley a Newport Beach. “See You Again” (no rap version) performed by Charlie Puth Scene: L’auto dei Cohen viene spinta giù dal burrone. Inoltre, nella scena successiva al funerale. “With Me” performed by Sum 41 Scene: Gabriel e Sophie fanno sesso per la prima volta. 1x02 - THE DAY AFTER “Boom Clap” performed by Charli XCX Scene: Sophie Rose si incammina verso l’ingresso della scuola, nel suo primo giorno alla Harbor. “Photograph” performed by Ed Sheeran Scene: Summer consola Sophie in camera sua. “Hey Mama” performed by David Guetta Feat. Nicki Minaj, Bebe Rexha & Afrojack Scene: Sophie ed Ellie arrivano al party di Brandon. 1x03 - OLD FACES “Who Are You?” performed by The Who Scene: Ellie interroga gli studenti della Harbor nel tentativo di scoprire la verità. “Love The Way You Lie” performed by Eminem Feat. Rihanna Scene: Sophie e Gabriel litigano di ritorno da casa di Kimberly. “Hide And Seek” performed by Imogen Heap Scene: Seth riceve una telefonata dall’ospedale. 1x04 - THE FUNDRAISING NIGHT “Eve, the Apple of my Eye” performed by Bell X1 Scene: Sienna è nella stanza d’hotel con il professor Elliot. “A Fine Romance” performed by Stacey Kent Scene: Arriva il momento del tanto atteso party di beneficenza organizzato da Summer. “Grand Piano” performed by Nicki Minaj Scene: Ryan accompagna Charlotte all’hotel dopo la festa. 1x05 - THE TRUTH ABOUT ME “Afire Love” (acoustic version) performed by Ed Sheeran Scene: Sienna confida a Kimberly il suo più grande segreto. “Untitled” performed by Simple Plan Scene: Sienna, scossa dai recenti avvenimenti, non è più in grado di gestire la situazione. 1x06 - A CHRISMUKKAH MIRACLE “Maybe This Christmas” performed by Ron Sexsmith Scene: Seth è entusiasta per l’imminente arrivo del Chrismukkah. “Maybe I’m Amazed” performed by Jem Scene: Ryan, al cimitero, vede la sua Marissa. “Little House” performed by Amanda Seyfried Scene: Gabriel ringrazia Sophie e le confessa i suoi sentimenti. 1x07 - TROUBLES CAN RING A BELL “One and Only” performed by Joshua Radin Scene: Ellie confessa a Brandon di essere da sempre innamorata di lui. “Strange and Beautiful (I’ll Put a Spell on You” performed by Aqualung Scene: Ryan mostra a Charlotte la sua nuova casa. “The California Song” performed by Panicland Scene: Seth, Summer, Ryan, Alex, Anna e Charlotte sono a una serata al Bait Shop. 1x08 - BAD CHOICES HAVE BAD CONSEQUENCES “Arrest Me” performed by Bria and Chrissy Scene: Seth, Summer, Alex e Anna arrivano in commissariato dopo l’arresto di Sophie. “Beautiful” performed by Marie Jung & Thomas Sørensen Scene: Sienna fa coming out davanti all’intera scuola. “Fallen” performed by Sarah McLachlan Scene: Gabriel si intrufola in camera di Sophie per farle una sorpresa. 1x09 - THE GUILTY ONES “Catch my Breath” performed by Kelly Clarkson Scene: Sienna prova ad intrufolarsi in segreteria. “Through the Eyes of my Father” performed by Brianna Haynes Scene: Ryan cerca di convincere il signor Montez a dire la verità sull’incidente. “On my Mind” performed by Ellie Goulding Scene: Sophie, Ellie, Brandon e Gabriel vanno al luna park. 1x10 - THE GOODBYE “No Ordinary Love” performed by Sade Scene: Gabriel e Sophie fanno l’amore per l’ultima volta. “Lovin’ so Hard” performed by Becky G Scene: Brandon dice a Ellie di amarla. “Fuckin’ Perfect” performed by Pink Scene: Kimberly, eletta reginetta, cede la sua corona. “All of Me” performed by John Legend Scene: Gabriel e Sophie si concedono un ultimo ballo e si dicono addio. “Someone’s Always Saying Goodbye” performed by Allona Scene: Sophie lascia Newport Beach. INTERVISTA INIZIALE AL CREATORE DI NEWPORT BEACH PER TELEFILM ADDICTED Come tutti sapete, siamo arrivati ormai agli sgoccioli della fase promozionale e Newport Beach è pronto ai blocchi di partenza. Ma com’è nato questo progetto? Come verrà strutturato? L’autore, Luca Prince, racconta questa nuova avventura a 360° nell’intervista che vi proponiamo qui di seguito, realizzata da Walkerita e Lestblue per telefilmaddicted.com. Ebbene, nella vita alle volte i ruoli si ribaltano e ora toccherà proprio a Luca rispondere ad alcune domande sul suo progetto. Sei pronto a iniziare? Mi sono divertito tantissimo ad intervistarvi quella volta, poi visto il successo sia a livello di qualità che di quantità di The Writer per me è un onore rispondere alle vostre domande. Sono prontissimo! Partiamo subito: E’ la prima volta che ti cimenti nella scrittura di una Fan Fiction ispirata ad uno show che hai amato? Diciamo che è la prima volta che lo faccio in via ufficiale e per un pubblico così ampio. Tuttavia qualche anno fa mi cimentai nella scrittura di un’altra fan fiction/sequel che riguardava una possibile seconda stagione di Moonlight (ricordate la serie tv con Alex O’Loughlin, vero?). Ricordo che mi impegnai parecchio nella progettazione dell’intera storia e c’erano dei plot twist incredibili, ma poi non riuscii mai a portarla a termine nonostante i primi due episodi che scrissi fecero letteralmente il giro del web. Oddio, mi sembra sia passata una vita! Newport Beach è un progetto che va avanti già da diversi anni, è nato un po’ per scherzo, ma nel tempo ha preso sempre più forma. Dall’idea originaria che ti aveva ispirato qualche anno fa ad oggi, la storia si è evoluta oppure è rimasta uguale a come l’avevi immaginata allora? La prima idea per questa fan fiction la partorii nell’Aprile del 2013. Da allora devo dire che la storia si è evoluta e anche molto. Ho passato interi mesi a valutare tutte le idee che avevo in mente e a raffinare le varie storyline che compongono questa Fan Fiction. Il prodotto finale che leggerete è ben diverso da quella che fu l’idea originale. Solo su una cosa son rimasto convinto fin dal primo giorno: Newport Beach è la storia di Sophie Rose Cohen. Sebbene abbia valutato anche diverse opzioni nel corso del tempo, basti pensare al figlio di Theresa, magari, o a quel ragazzino che si vede nel finale della stagione 4 e che poteva essere la scelta più logica ma anche più scontata, il mio pallino è sempre stato quella bambina. Una nuova Cohen. La perfezione per chi ha amato quello show come l’ho amato io. Comunque credo che la mia decisione migliore sia stata quella di non darmi mai alcuna tempistica. Volevo semplicemente che venisse pubblicata solamente una volta pronta. Le cose affrettate non mi piacciono. Questo tipo di storie va studiato per bene e per mesi, altrimenti si rischia di cadere in qualche incongruenza o in qualche forzatura. Non stai creando un mondo ex-novo. Stai prendendo un mondo in prestito da un’altra persona. C’è da studiare, tanto. Io ho semplicemente avuto tutto il tempo del mondo per incastrare al meglio tutti i tasselli. Credo sia questo il punto di forza di Newport Beach. La difficoltà nel partire con una Fan Fiction ispirata a una serie reale è il caratterizzare i personaggi esattamente come erano nello show, andare Out Of Character è semplicissimo soprattutto se non si conosce approfonditamente la materia. E’ stato difficile per te riuscire in questa impresa? Quali sono stati i personaggi originari più difficili da rendere? Sicuramente caratterizzare dei personaggi che non hai scritto tu è la parte più difficile del lavoro. Come dici tu, è fin troppo semplice andare OOC. Io nel corso di questi mesi li ho studiati tantissimo e sono abbastanza sicuro di aver raggiunto una conoscenza approfondita di ciascuno di loro. Come parlano, come si muovono. Qualsiasi dettaglio che riguarda questi personaggi è studiato in maniera maniacale perché stiamo parlando di personaggi che io in primis ho amato alla follia e come me anche il 99,999% degli addicted li ha portati e li porta tuttora nel cuore. Il più difficile da caratterizzare è sicuramente Seth. Seth è un personaggio che ha un umorismo tutto suo, è facile cadere nell’errore o voler strafare. Seth è Seth. Punto. Non somiglia a nessuno, non ha niente che possa essere ripreso da altri personaggi. E’ unico ed ha un modo di fare unico. Comunque sono felicissimo di aver ricevuto, sotto questo aspetto, una marea di complimenti per il pre-air. La gente è riuscita a immaginare perfettamente Sandy, Kirsten, Seth, Ryan e Summer e ad avere la sensazione di guardare un vero e proprio episodio di The OC. C’è forse gratificazione più grande di questa? Le nuove generazioni di Newport Beach riescono appieno a restare fedeli a ciò che ci saremmo aspettati da The O.C., è stato difficile aggiungere nuovi elementi a questo mondo? Quale credi sia il nuovo personaggio meglio caratterizzato e con cui il pubblico empatizzerà subito? I ragazzi di oggi sono sicuramente diversi dai ragazzi di dieci anni fa. Ho cercato di inserirli al meglio nella realtà di Newport, rimanendo il più fedele possibile al mondo che conoscevamo ed amavamo allora. Ma al giorno d’oggi i ragazzi hanno interessi diversi, problemi diversi, modi di fare diversi. E’ divertente prendere una nuova generazione ed intrecciarla a quella che già conosciamo grazie alla serie tv. I personaggi meglio caratterizzati sono sicuramente Sophie ed Ellie. Della prima abbiamo già parlato tanto, essendo la protagonista. La seconda, invece, è quella che amo maggiormente. E’ un incrocio tra un Seth Cohen e una Felicity Smoak. E’ un personaggio unico con cui il pubblico empatizzerà fin dai primissimi episodi. Tuttavia ogni personaggio di Newport Beach ha un suo background, una sua storia. Non mi stupirei se il pubblico riuscisse a tifare anche per la stronza di turno. E’ sicuramente un’opzione anche quella! Così com’è successo a noi, anche tu, come ci hai appena detto, avevi provato in precedenza a mettere per iscritto idee anche valide ma che per svariate ragioni non erano andate in porto. Secondo te perchè Newport Beach ha funzionato? Cosa vedi in questa Fan Fiction che ti ha spinto ad andare avanti fino al traguardo? Beh, innanzitutto ora come ora sono più maturo e mi sento più pronto a portare avanti un progetto di questa complessità. Poi, probabilmente, è stato l’amore per The O.C. a fare il resto. Io amo questa serie, la amo infinitamente e ogni volta che mi accingo a scrivere un episodio di Newport Beach non vedo l’ora di riportare in vita quei personaggi le cui vicende mi hanno tanto appassionato un decennio fa. Infine, avere dietro un team come quello di Telefilm Addicted fa di certo la differenza. Quando guardi il logo che ti ha progettato Sara, il trailer che ha realizzato Elisa e il continuo supporto di Rita, Patrick e Giorgia che, rigo dopo rigo, ti spronano a dare il meglio di te, consigliandoti ed incoraggiandoti, diventa tutto molto molto più facile. Qual era il tuo rapporto con una serie importante come The O.C.? E se avessi potuto cambiare una storyline nel corso della serie, quale sarebbe stata? Il mio rapporto con The O.C. può essere definito AMORE PURO. Questa serie è arrivata in un periodo particolare della mia adolescenza ed è stata un vero punto di riferimento per me, un vero e proprio sostegno. Non vedevo l’ora, di settimana in settimana, di mettermi davanti alla tv a guardare gli episodi, affascinato da quel mondo e da quei personaggi che imparavo a conoscere sempre di più. Sebbene credo che anche le storyline meno appariscenti o meno “popolari” siano state fondamentali per lo sviluppo di quella storia chiamata The O.C., compresa la morte di Marissa che da molti è stata criticata, se proprio dovessi scegliere di cambiare o eliminare un arco narrativo, sarebbe stato sicuramente quello relativo a Oliver. Mi ha sempre fatto storcere il naso. Però non tutto il male viene per nuocere: non dimentichiamoci che è grazie a lui se abbiamo avuto quella fantastica scena di capodanno! Parlaci un po’ della linea temporale della tua Fan Fiction, a quanti anni di distanza dalla conclusione della serie ci troviamo? Cosa è successo in questo arco di tempo? Speravo in questa domanda perché va precisato un dubbio che di sicuro attanaglierà i più fedeli. L’ultimo episodio della quarta stagione di The O.C. ci ha proposto un bel salto temporale, scaraventandoci al matrimonio di Seth e Summer in cui una Sophie vestita di bianco sembrava avere già 5 anni. Newport Beach riparte esattamente dieci anni dopo quel giorno, con il decimo anniversario di matrimonio di Seth e Summer e con Sophie ormai quindicenne. Non si può dire, quindi, che la fan fiction sia ambientata nel 2015 perché non ci è dato sapere quanti anni esatti siano passati nell’arco del finale della quarta stagione e, per esigenze di copione, abbiamo deciso di andare ad occhio. Avremmo avuto questo stesso problema anche incentrando (e, come dicevo prima, ci ho pensato) la fan fiction su quel ragazzino che si vede nel series finale. Josh Schwartz & co ce l’hanno mostrato collocandolo temporalmente addirittura dopo il matrimonio di Seth e Summer, quindi anche per lui avremmo dovuto fare lo stesso discorso. Per renderlo adolescente avremmo dovuto ambientare la fan fiction non nel 2015, ma a otto/dieci anni di distanza da quel matrimionio. L’unica storyline per cui non avremmo avuto di questi problemi, sarebbe stata quella del figlio di Theresa. Però, dai, chi avrebbe mai voluto leggere quella storia? In questi dieci anni, comunque, sono successe un sacco di cose. Seth e Kirsten hanno continuato a vivere a Berkeley insieme alla loro ultimogenita, mentre Seth e Summer hanno ristrutturato la villa dei Cohen e ora vivono lì. Il padre di Summer ci ha lasciati, mentre Ryan, single dopo aver messo fine alla sua relazione con Taylor, ha tirato su una nuova versione del Newport Group di Caleb. Seth ha acquistato i diritti di Atomic County che aveva ceduto a Zach e, grazie all’enorme successo di quel fumetto, è stato in grado di comprare l’intera casa editrice, diventando editore di sé stesso. Il resto non posso svelarlo. Lo scoprirete nel corso degli episodi! Rivelaci qualcosa sull’aspetto “tecnico” di questo sequel, come sarà strutturato? Quanti episodi prevede l’attuale prima stagione? La prima stagione di Newport Beach sarà composta da 10 episodi e ciascuno di essi sarà di una lunghezza abbastanza contenuta. Ho voluto mantenere la stessa struttura che avete utilizzato già voi con The Writer perché credo sia la più adatta ad una fan fiction. Abbiamo riscontrato che episodi molto lunghi stancano il lettore e che stagioni di 20-22 episodi rischiano di tenere incollate le persone per troppi mesi. E’ un impegno che non tutti possono permettersi e non mi sembra corretto costringere ad un tale onere chi mi seguirà. In questo modo, nel giro di poco più di due mesi la stagione sarà completa e ci lasceremo soddisfatti e con la mente fresca, in attesa – spero – del ritorno per una seconda stagione. Grazie mille per aver risposto alle nostre domande e per averci incuriositi ancora di più! Grazie a voi e grazie ai lettori! Non vedo l’ora di leggere i vostri pareri non appena la fan fiction partirà. Manca ormai pochissimo, vi aspetto tutti!! I PIU’ BEI COMMENTI DEI LETTORI AL PILOT DI NEWPORT BEACH * ATTENZIONE: POSSIBILITA’ DI SPOILER * Da Miriam - 9 luglio 2015 at 16:35 “Wow per un attimo mi è sembrato di tornare indietro di 8 anni! L’atmosfera è resa alla perfezione e i nuovi personaggi caratterizzati molto bene. La ciliegina sulla torta però secondo me è la caratterizzazione dei personaggi ‘vecchi’.” Da RachelinaB - 9 luglio 2015 at 17:03 “Al ‘Che schifo!’ ero già innamorata! Ottimo lavoro, l’ho letta tutta di un fiato” Da anima90 - 9 luglio 2015 at 17:06 “Wow!!! Adoro questo progetto… ho sempre sperato in un continuo della serie e state realizzando un mio sogno” Da WalkeRita - 9 luglio 2015 at 17:23 “Non so come descrivere il momento al cimitero con Ryan che parla a Marissa, è stato straziante, ho ancora i brividi!! Complimenti, è immenso, è puramente The OC, il tuo amore per questa serie tv si legge in ogni parola” Da BibiGirl - 9 luglio 2015 at 18:05 “Ammetto che ero scettica inizialmente perché avevo paura che rovinassi una storia con cui sono cresciuta. Tuttavia devo ammettere che hai svolto un lavoro meraviglioso sia nella caratterizzazione dei personaggi che tanto abbiamo amato, sia nell’intrecciare le varie vicende. La scena di Ryan e Marissa al cimitero è valsa l’intero episodio. Ho pianto a dirotto. :'( Complimenti davvero!” Da Aniel - 9 luglio 2015 at 19:58 “Non so cosa dire… IO LO ADORO. The O.C. è stata una serie molto importante per me, quindi tornare a Newport è stato un sogno. Ho amato tutto di questo pilot, dalle novità ai rimandi alla serie, ai vari parallelismi. Non vedo davvero l’ora di leggerti ancora. Me ne starò qui, ad aspettare… ADOLESCENZA ALL OVER AGAIN, BABY!” Da thisperfecttime - 9 luglio 2015 at 20:47 “L’idea di riportarci tutti a Newport Beach é magnifica; solo l’idea mi faceva saltellare come un bambino la notte di Natale!!! E poi la scelta e la caratterizzazione é perfetta, soprattutto Seth… Che spettacolo! Per non parlare della colonna sonora, azzeccatissima anche quella, molto The O.C!” Da Celia - 9 luglio 2015 at 21:21 “L’ho amato, sul serio. Sembrava proprio The O.C., il modo in cui i personaggi si muovono e parlano è praticamente identico a quello originale. La colonna sonora era azzeccatissima e alcune scene erano veramente emozionanti. Complimenti, si vede che ci hai messo tutta la passione che avevi per lo show!” Da ChelseaH - 9 luglio 2015 at 21:51 “Ti odio tantissimo, in un attimo mi hai riportata a Newport, mi hai ridato Seth e Ryan e Summer e SETH E E SUMMER e poi quel ‘Ciao Marissa’ mi ha uccisa. È un po’ come 90210 vs Beverly Hills, con la differenza che 90210 era trashissimo e per lo più pessimo mentre questa storia promette già benissimo. I personaggi sono credibilissimi rispetto agli originali, complimenti!” Da Roberta - 9 luglio 2015 at 22:52 “Che emozione… è stato come ritornare nel passato anche solo leggendo l’episodio…” Da Claw - 9 luglio 2015 at 23:18 “CHE FIGATA. Davvero non saprei cosa altro dire dopo aver letto questo capitolo perché davvero probabilmente mi son resa conto solo ora quanto mi è mancato O.C., quanto mi è mancato Ryan, quanto mi è mancato il mio Seth e lui con Summer, una delle mie prime OTP tra l’altro, e…UAO. Semplicemente stupendo. La scrittura è impeccabile, tutto fila veloce e praticamente divori tutto sino ad arrivare alla fine dove tra nuovi e vecchi personaggi, buona musica e quell’aria di Newport che si respira tutto il tempo non si può far a meno di chiamare a gran voce il proseguo. WELL DONE!” Da Julia - 10 luglio 2015 at 07:07 “Mi sono sentita di nuovo a Newport Beach ed è stato bellissimo.” Da Gio.spike - 10 luglio 2015 at 16:43 “La scena del cimitero mi ha lasciato in lacrime… Lo sai che io sono sempre stata una gran fan di questo progetto, e vederlo realizzato e poterlo leggere nella sua completezza con le canzoni che hai scelto è qualcosa di veramente emozionante. La storia ha un potenziale enorme e con questo pilot non hai disatteso le aspettative che qualsiasi fan dello show poteva avere. Chapeau.” Da alessioxoxo - 11 luglio 2015 at 08:35 “Partiamo dal presupposto che NON ho mai amato le FF, le ho sempre trovate poco interessanti, ma questa volta ho voluto dare una possibilità perché devo molto a The OC è stata la serie che mi ha fatto diventare un telefilm addicted. Che dire, che emozione, ho amato i riferimenti alla serie. Ho amato la scena finale con una colonna sonora perfetta. La scena del cimitero mi ha fatto ‘male’ perché ripensare a Marissa è difficile, era uno dei miei personaggi preferiti! Complimenti!” Da Arianna - 12 luglio 2015 at 07:44 “Divorato in pochi minuti… scritto perfettamente, ti riporta indietro nel tempo! Sarebbe meraviglioso vederlo riprodotto in tv! Ti faccio i miei complimenti…bravissimo!!!” Da Caterina - 14 luglio 2015 at 00:23 “Adoro. Altrochè lagna Gilbert (parlando da fan della serie) questa è una protagonista cazzuta coi fiocchi, già mi piace un sacco. Per il resto parto dal presupposto che raramente leggo fan fiction sulle serie tv perchè difficilmente l’autore riesce a scrivere bene personaggi già costruiti ma in questo caso devo dire che hai fatto un ottimo lavoro! Mi sembrava di vedere i personaggi in scena, che emozione! Complimenti!” Da Ale - 14 luglio 2015 at 10:31 “Sono una fan dello show che ha sempre sperato in almeno un mini-sequel, quindi ritrovare tutti i personaggi a cui ero affezionata, vederli passare il testimone a un’altra generazione, è stato un vero piacere :) Ecco come si fanno gli spin-off, qualcuno vada a dirlo agli autori di 90210! Sono anche colpita dalla caratterizzazione non solo delle new entry ma in particolare dei personaggi già esistenti, non è mai facile riprendere dei fan favourite mantenendone i tratti originali senza scadere nel banale, ma in questo caso -giusto per dare un’idea- ho letto questo pilot l’altro giorno in mattinata e la sera avevo come la sensazione di aver beccato una replica di the O.C. in tv, tanto i dialoghi mi hanno ritrasportata in quel mondo. Leggendo le varie battute mi immaginavo proprio i personaggi che parlavano, le colonne sonore sono perfette…” Da Anci - 23 luglio 2015 at 14:20 “Voglio complimentarmi per la scelta dei pezzi in sottofondo, azzeccatissimi, e per i richiami alla serie originale. I personaggi sono caratterizzati alla perfezione e, posso ammetterlo? Ho pianto durante la scena del funerale e della tomba di Marissa, nonostante lei e Ryan non siano mai stati una delle mie ship preferite. Complimenti, continua così.” Da Chiara - 26 luglio 2015 at 12:05 “Non ho parole, pochi minuti e sono tornata adolescente! Ho iniziato a ridere come una matta al primo ”EW” di Summer e a piangere come una disperata con Ryan sulla tomba di Marissa che le confessava di non averla mai dimenticata: ma in fondo, chi lo ha fatto?!? Grazie per questo magnifico tuffo nel passato! Nessuno di noi può vivere senza The Oc.” Da Antonia - 26 luglio 2015 at 12:18 “The OC è da sempre il mio telefilm preferito!! Quando scorrendo l’home della pagina ho visto questa nuova iniziativa, me ne sono innamorata all’istante! Ho letto il primo capitolo tutto d’un fiato… e l’ho trovato davvero stupendo!! Alcune scene hanno richiamato il telefilm da cui si ispira… ma ho trovato i nuovi personaggi fantastici!! Ho sempre immaginato come si fossero evolute le storie dei miei personaggi preferiti e devo dire che questa interpretazione l’ho trovata straordinaria!!” Da Ste Hale - 26 luglio 2015 at 13:14 “In alcuni tratti é scritto talmente bene che le parole si trasformano in immagini..” Da Laura - 29 luglio 2015 at 11:10 “Innanzitutto, grazie mille!!! Grazie perchè era da quando ho fatto l’ultima maratona di The O.C. che non mi sentivo così. All’inizio ho pensato ‘Ok, leggiamo questa fanfiction e vediamo se ne vale veramente la pena’. Poi ho iniziato a leggere. Ed è stata un’emozione che non riesco nemmeno a spiegare. Man mano che la storia andava avanti ero sempre più curiosa di sapere cosa sarebbe successo, come le cose si sarebbero evolute… La cosa più importante per continuare a leggere la storia, mi sono detta, è che i personaggi siano coerenti con quelli del telefilm, ma anche le situazioni devono essere su quello stile, alla colonna sonora originale (una delle cose migliori del telefilm) bisogna rendere giustizia… e tutte queste aspettative sono state ampliamente soddisfatte. La storia è perfetta, con i classici colpi di scena che non potevano mai mancare nel telefilm, i personaggi con il loro umorismo, i loro punti forti ma anche le loro debolezze, la musica che hai utilizzato era, oltre che bellissima, molto adatta alle situazioni e mi sono detta ‘se mai Josh Swartz &co. dovessero fare uno spin off o un continuo del telefilm, userebbero queste canzoni!’. Ancora complimenti!” Da Veronica - 13 agosto 2015 at 16:07 “WOW! Non amo particolarmente le fan fiction, ma questa mi ha conquistata subito. Sarà che i personaggi ‘vecchi’ sono esattamente come quelli che conosciamo (il ‘che schifo’ di Summer è un tocco di classe che non può mancare mai), sarà che quelli nuovi sono comunque interessanti e mi ricordano molto, per certi aspetti, i primi, sarà quel pizzico di nostalgia con cui leggo, perché alla fine OC ci è rimasto nel cuore. Comunque non si può far soffrire le persone così fin dall’inizio! Giuro che avevo le lacrime agli occhi leggendo dell’incidente, nella mia testa rivivevo anche quello di Marissa.” IL CASTING In questa intervista il creatore della fan fiction ci spiega come sono stati scelti i vari attori che prestano il volto ai personaggi descritti nell’opera, rivelandoci aneddoti, decisioni, insicurezze e pensieri, permettendoci di “vivere” uno dei momenti più importanti della fase di creazione. Come si effettua il casting di una fan fiction di questo genere? Posso dirti com’è che ho fatto io! Fin dal primo momento in cui ho iniziato a ideare questo sequel di The O.C. ho sempre pensato che ogni componente dovesse avere un volto ben preciso, che rispecchiasse in pieno l’idea che, dentro di me, avevo di quel personaggio. La scelta è durata un bel po’. Ho passato in rassegna centinaia e centinaia di attori, di volti, di persone. Il tutto è stato reso ben più arduo da una mia decisione che potremmo anche definire un po’ inusuale. Spesso nelle serie tv vengono utilizzati attori trentenni per interpretare ruoli di liceali. Ecco, io ho voluto totalmente escludere questa possibilità. Che senso avrebbe avuto scegliere un attore del 1986 per interpretare un quindicenne? Che credibilità avremmo avuto? In questo mi sono imposto dei paletti e ho optato per una schiera di attori nati tra il 1995 e il 1997, con un possibile scarto di uno, due anni in alcuni rari casi. Non ti dico quanto più difficile mi ha reso le cose! Però in questo modo è tutto molto più bello, tutto molto più reale. Qual è stato il primo attore scelto per la serie? Beh, Chloe Moretz è stata la prima. La storia, a dire il vero, è nata proprio attorno a lei. Ancor prima di iniziare a decidere la trama, il suo volto era già stato scelto. Guardatela, non è una perfetta Cohen? Bionda come Kirsten, con delle sopracciglia leggermente marcate come quelle di Sandy. Se poi ci aggiungiamo che la adoro, il gioco è fatto. Sì, sapevo fin dal primo momento che la bambina che avevamo visto nel series finale di The O.C. nella sua versione adolescente sarebbe stata interpretata dalla Moretz. E dopo Chloe? Dopo aver scelto la nostra protagonista, era ora di sceglierle un compagno. Ero alla ricerca di un belloccio da metterle accanto, ma ne volevo uno che rappresentasse il carattere di Gabriel. Dopo averne scartato qualcuno, mi è capitato tra le mani il profilo di Luke Benward. “E’ lui!” ho pensato. Non so dire cosa in particolare mi abbia convinto, però da quel momento non ho più potuto evitare di associare il volto di Gabriel al suo. Pensavo “Gabriel”? Puff, mi appariva lui. Qual è stato, invece, il più difficile da scegliere? Ellie, senza dubbio. Per quel ruolo avevo bisogno di un’attrice che trasmettesse simpatia e goffaggine. Ellie è uno dei personaggi che più amo, quindi la scelta doveva essere per forza di cose curata nei minimi dettagli. Ricordo che fino all’ultimo ero indeciso tra due volti per quel personaggio: da una parte c’era Amanda Leighton, dall’altra McKaley Miller. Per una questione anagrafica avrei scelto la seconda, ma poi Amanda nonostante quei tre anni in più mi ha convinto maggiormente. Voglio dire, è perfetta per quel ruolo, no? Come mai la scelta di Taylor Swift nel ruolo di Charlotte, invece? Scegliere Taylor è stato molto più facile di quanto crediate. Fin dal primo momento in cui ho ideato il suo personaggio, il volto che avrebbe avuto mi è stato ben chiaro. Bionda, aggraziata, di classe e con quell’aspetto da ragazza a modo. Senza contare che accanto a Ben McKenzie ci sta da Dio. Se la tua domanda si riferiva al fatto che non è un’attrice, ma una cantante, ti dirò che non mi ha mai minimamente sfiorato questo problema. Pensaci. Chi altri avrebbe potuto prendere il suo posto? Ci sono altri aneddoti sulla scelta degli altri volti? La scelta di Brandon non è stata così immediata. Ho vagliato diverse possibilità, soprattutto per il fatto che John-Alan Slachta non sia così conosciuto dai più. Pensate, su di lui ci sono così poche foto e così pochi video in rete! Kimberly e Sienna, invece, sono state scelte piuttosto semplici. Nicola Peltz la adoro, la volevo a tutti i costi, mentre Kiersey Clemons ha quel non so cosa che mi ha convinto immediatamente. Tra gli adulti, invece, non potevo non prendere Anna Faris per interpretare Jessica, mentre quella che mi sono divertito di più a scegliere è stata Laura. La Leighton è la mamma perfetta per Emma. Trasmettono la stessa simpatia, fisicamente sono simili e le due attrici hanno anche lo stesso cognome. Cosa vuoi di più? ANTEPRIMA SECONDA STAGIONE Il successo della prima stagione di Newport Beach è stato straordinario, è andato ben oltre le più rosee aspettative, e per questo motivo Telefilm Addicted, in accordo con l’autore, ha deciso di rinnovare la fan fiction per una seconda stagione. Ma cosa accadrà ai personaggi nei nuovi episodi? Il nuovo ciclo si aprirà con il ritorno a Newport Beach di Sophie Rose, tre mesi dopo esser stata portata via dagli assistenti sociali. Durante la sua permanenza a Chicago, la piccola Cohen ha deciso di tagliare alcuni rapporti con le persone conosciute in California e questo le creerà non poche difficoltà al suo ritorno. È l’inizio dell’estate e molte cose sono cambiate da quando è andata via. Seth e Summer stanno affrontando le varie fasi della gravidanza. È una cosa nuova per loro, una cosa a cui non speravano nemmeno più, una cosa molto bella ma che li sottoporrà a parecchio stress. Ryan, invece, è alle prese con una relazione a distanza con Charlotte, volata in Inghilterra per assistere il padre malato, che si fa sempre più complicata, tutt’al più ora che Taylor è tornata a Newport. Decisamente complessa è anche la situazione delle sorelle Mitchell. Nel finale della prima stagione, Kimberly, cercando di salvare Rebecca dal tentativo di violenza sessuale di Robert, ha colpito violentemente l’uomo. Dopo tre mesi le ritroviamo alloggiate a casa di Sienna, ora che Bob è finito in prigione e Jessica è sparita chissà dove. Nella seconda stagione Rebecca e Kim avranno un ruolo centrale, con delle storyline che racconteranno le conseguenze di quella nottataccia. Nick e Daniel si ritroveranno coinvolti nella stessa situazione e saranno costretti a lavorare insieme, non che questo gli dispiaccia, mentre la storia tra Ellie e Brandon sembra procedere a gonfie vele. L’estate sta iniziando e nella vita di un adolescente tre mesi sono un’eternità. Nuovi personaggi, nuove situazioni, nuove storie, nuove emozioni, gioie, dolori, successi, tragedie, amicizia, amori, litigi, tutto questo e molto di più nella seconda stagione di Newport Beach, in arrivo prossimamente su Telefilm Addicted.