Premio Adrenalina

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Premio Adrenalina
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Roma, 15 novembre – 2 dicembre 2012 MACRO – Testaccio, La Pelanda
Piazza Orazio Giustiniani, 4
www.adrenalina.roma.it
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Assessorato alle Politiche Culturali e del Centro Storico
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Federico Mollicone
Presidente Commissione Cultura, Sport,
Politiche Giovanili e Comunicazione
di Roma Capitale
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Roma ha riscoperto il suo ruolo di piazza internazionale di grande arte contemporanea rimettendo al centro delle politiche culturali la valorizzazione dei giovani
talenti e delle nuove tendenze artistiche del nostro tempo.
Il Premio Adrenalina, che rappresenta l’evoluzione nazionale dell’osservatorio
sull’arte capitolina istituito nel 2009 dall’assessore Laura Marsilio, è uno dei tasselli
più importanti di questa strategia.
Edizione dopo edizione, Adrenalina si è affermata come punto di riferimento sulla
scena artistica italiana e internazionale e palcoscenico privilegiato per l’osservazione della produzione artistica contemporanea.
E anche grazie al coinvolgimento del MACRO - Museo d’Arte Contemporanea di
Roma, l’Amministrazione ha trasformato Adrenalina in un appuntamento stabile
nell’ambito della programmazione culturale della Città Eterna e in uno strumento
permanente di promozione del genio creativo delle giovani generazioni.
Con 340 domande pervenute, 60 artisti selezionati dalla Giuria di varie nazionalità
(Italia, Austria, Germania, Cina) e la presenza di un ospite internazionale d’eccezione come Javier Marìn, il Premio Adrenalina si è spogliato della sua veste di
progetto territoriale ed è diventato un evento di respiro internazionale.
Grazie al lavoro appassionato dei curatori artistici, Ferdinando Colloca e Federico
Bonesi, e alla sinergia con il Campidoglio e il MACRO, è possibile annoverare
Adrenalina tra i case history di successo dell’Amministrazione capitolina, frutto di
una visione innovativa della cultura in grado di coniugare tradizione e innovazione.
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Ferdinando Colloca
Curatore e Direttore Artistico
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Quando quattro anni fa ebbe inizio il progetto Adrenalina sinceramente non mi
sarei mai immaginato un successo così cristallino. Aver dato un’anima pulsante
ad un pensiero privo di forma definita è stata la prima grande scommessa vinta.
L’intuizione dell’allora assessore Laura Marsilio e del suo staff nell’affidare al sottoscritto ed a Federico Bonesi l’apertura di Roma Capitale all’arte contemporanea
legata principalmente ai giovani è stata ampiamente ripagata dai risultati ottenuti.
Centinaia di migliaia i contatti avuti con la creazione di un database d’eccellenza,
più di 300 artisti in esposizione, costante presenza sui social network, l’utilizzo del
portale in maniera interattiva tra gli utenti, tre cataloghi editi, migliaia di persone
intervenute ad ogni opening…questi i risultati che in soli quattro anni di vita la dicono ben lunga sul lavoro svolto dal sottoscritto e dal mio fantastico team che voglio ringraziare pubblicamente.
“L’unica cultura che riconosco? Quella delle idee che diventano azione” un mio
personale e costante mantra che omaggia il grande Ezra Pound ma che in ADRENALINA diventa FORMA COMPIUTA.
La missione impossibile però è stata quella di “rompere” gli schemi precostituiti
in un mercato dell’arte che fino a ieri ha pontificato e santificato i figli di una
cultura che riconosco ma da cui non provengo. Oggi “rompere” quegli schemi
acquisisce un significato ancor più dirompente per me figlio di ideologie fino a
ieri da mettere alla berlina…a prescindere!
La cultura non ha colore, così come la stupidità dell’uomo ottuso, il pluralismo,
quello vero, mi ha regalato una tavolozza completa di tutte le cromie ed è con
questa tavolozza che ho dipinto il Progetto/Premio Adrenalina così come oggi è
diventato.
L’uomo contemporaneo è ossessionato dalla necessità di agire in funzione dell’altro, ossessionato dalle necessità di mostrarsi per poter ESSERE.
L’arte è la sola speranza perché il mondo moderno possa apprezzare la sofisticazione di un’espressione di vita decadente.
Sono convinto che nell’arte ci sia la vita e dove c’è vita c’è anche speranza!
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Federico Bonesi
Co-Curatore
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Arrivato alla sua quarta edizione il Progetto Adrenalina cambia i suoi connotati e
le sue fattezze e si evolve, facendo un passo in più verso lo scopo per il quale è
nato: dare una possibilità di emergere e mostrare le proprie capacità alle giovani
leve di artisti. Da principale rassegna della capitale dedicata alle nuove tendenze
artistiche, Adrenalina diventa Premio, offrendo non solo l’opportunità alle nuove
generazioni di artisti di mostrare il proprio talento, ma anche una concreta possibilità di ricevere un riconoscimento del proprio genio creativo.
Questo voltare pagina verso una nuova e più avvincente avventura, senza dimenticare il prolifico percorso fatto finora, ha portato Adrenalina a stringere un
connubio con il MACRO-Testaccio, principale realtà capitolina per l'arte contemporanea, da sempre attenta ai nuovi input che giungono dal variegato panorama
del contemporaneo, con un’offerta culturale che strizza l’occhio al pubblico giovane, che numeroso gravita in uno dei rioni più “vivi” del centro storico. In questa
sede prestigiosa, e più che mai adatta ad affacciarsi su un panorama di opere
che spaziano dalla scultura alla pittura fino al video, alla fotografia e alle performance live, questa prima edizione del Premio ha visto la partecipazione di numerosi artisti; molti già affermati sul campo internazionale, altri che si sono trovati
a fare i primi passi in uno spazio espositivo di eccellenza.
Novità importante è quella di aprire le porte del Premio Adrenalina, non solo alle
nuove generazioni, ma a tutti coloro che vogliono esprimere i propri ideali ed
emozioni attraverso gli sterminati mezzi che offre l’espressione artistica, senza
limiti di età. L’arte è un percorso ed una sfida che si può scegliere di intraprendere
anche dopo aver peregrinato in altre direzioni, perché è sempre il momento giusto
per incanalare la propria adrenalina e dare forma tangibile alle idee.
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Francesca Barbi Marinetti
Commissione Scientifica
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Si dice che nei momenti di crisi l’arte e la cultura producano energie rinnovate
per emergere e farsi sentire. Investire e comunicare nuovi talenti artistici di questi
tempi non è operazione che passa inosservata. Non ci sorprendono dunque le
oltre mille persone che hanno riempito gli spazi espositivi di Macro Testaccio La
Pelanda, Museo di Arte Contemporanea di Roma in occasione dell’inaugurazione
del Premio d’arte Adrenalina. Ad ospitare gli oltre sessanta artisti selezionati per
questa quarta edizione, una sede istituzionale amata e frequentata da giovani e
appassionati d’arte e nuove tendenze. Gli artisti hanno presentato opere incentrate sul tema: “La Nuova Era tra Simbolismo e Tecnologia”. Il ricco percorso espositivo, che presentava numerose opere espresse con tutti i differenti mezzi che
offre il contemporaneo, è stato arricchito dalla presenza di un ospite internazionale
d’eccezione, l’artista messicano Javier Marin.
L’osservatorio sull’arte contemporanea Adrenalina, lanciato dall’Amministrazione
capitolina dal 2009 con la direzione di Ferdinando Colloca il coordinamento di
Federico Bonesi, ci conforta per il suo successo affermandosi come la principale
rassegna di Roma Capitale dedicata alle nuove tendenze artistiche. Pittura classica e digitale, fotografia, scultura, grafica, ma anche video art, body art, performance e musica elettronica hanno dato un forte segnale di come la ricerca
creativa rappresenti ancora e sempre una presa di posizione libera e capace di
sottrarsi alle strettoie del tornaconto.
Ad inaugurare l’evento Laura Marsilio, ex assessore alle Politiche Educative e
della Gioventù, promotrice istituzionale di questa manifestazione che ha fortemente creduto nell’importanza di dare spazio e voce al talento con l’invito ad attingere all’energia positiva che ognuno porta dentro di sé, l’adrenalina appunto.
E Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura, Sport, Politiche giovanili e Comunicazione, che ha seguito fin dal principio e poi raccolto e rilanciato
la sfida culturale di creare uno strumento permanente di promozione del genio
creativo delle giovani generazioni, motore pulsante dei nuovi linguaggi artistici
contemporanei.
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Indice
Ospite d'onore
16/17
JAVIER MARIN
18/19
32/33
GIAMPAOLO ADDARI
PIETRA BARRASSO
20/21
34/35
ALESSIO ANCILLAI
ELENA BOCCOLI
22/23
36/37
ALESSANDRO ANEMONA
VITO BONGIORNO
24/25
38/39
MICHELANGELO ARIZZI
MARCO CASOLINO
26/27
40/41
MICAELA BARBAROSSA
LAVINIA CECCARELLI
28/29
42/43
ANGELO BARONE
ANTONIO CIARALLO
30/31
44/45
SERENA BAROTTI
GIANNI COLANGELO
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13
46/47
62/63
ANGELO CORTESE
LUCA GIANNINI
48/49
64/65
MARIAGRAZIA DARDANELLI
MONICA GIUSSANI
50/51
66/67
De_FORMA (FILIPPO TRAVAGLINI)
ANNALISA GONNELLA
68/69
52/53
HuM-ART
PETRA DE GOEDE
(HERMINE REIDINGER – MICHAEL SARDELIC)
54/55
70/71
MARIA LETICIA DE MELO
SANDRA HAUSER
56/57
72/73
CHANDRA FANTI
VELIA IANNOTTA
58/59
74/75
FRANCESCA FINI
JESSICA IAPINO
60/61
D. FUSCO – F. AFFAITATI
S. DE MARTINO – S. VARCHI
76/77
LAURA ISAIA
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78/81
96/97
KYRAHM & JULIUS KAISER
ROBERTO MERCOLDI
82/83
98/99
BARBARA LALLE
JACOPO MEUCCI
84/85
100/101
CECILIA LUCI
ADRIANA MIANI
86/87
102/103
FERRUCCIO MAIERNA
KRISTINA MILAKOVIC
88/89
104/105
ALEXIA MANZONI PORATH
NORA LUX
90/91
106/107
MARCO MARASSI
SABRINA ORTOLANI
92/93
108/109
SALVATORE MAURO
ALESSIO PAIANO
94/95
110/111
MATTEO MERCALDO
TOMMASO PENSA
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15
112/113
VOLHA PIASHKO
& ANASTASIA KURAKINA
128/129
114/115
130/131
ROBERTO PINETTA
GIULIA SPERNAZZA
116/117
132/133
ELENA PROVANTINI
ALESSANDRO STEFONI
118/119
134/135
DARIO PUGGIONI
DAMIANO TULLIO
120/121
136/137
NADIA PUNIS
FRANCESCO VARESANO
122/123
138/139
DANIELE ROMANI
TIZIANO VERGATI
124/125
140/141
STEFANO SABETTA (SABA)
GIULIA WINCKLER RASA
126/127
142/143
MARIA JOLE SERRELI
XIANG LI
LUCIA SIMONE
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Javier Marin
Ospite d'onore
Javier Marin è nato a Uruapan, Michoacán (Mexico) nel 1962. Ha studiato dal
1980 al 1983 presso la Scuola Nazionale di Art Visive (Accademia di San Carlo)
dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, di Città del Messico dove ancora
oggi vive e lavora.
Formatosi all’inizio come pittore ed incisore, ha poi evoluto la sua indagine artistica
verso la scultura in terracotta, resina e bronzo.
All’inizio del 1983 ha cominciato a partecipare ad esposizioni collettive mentre tre
anni più tardi fa la sua prima personale. Da quel momento, con più di cinquanta
mostre personali ed un vasto elenco di mostre collettive, il suo lavoro è stato presentato in istituzioni culturali e spazi pubblici di grande importanza in America
Latina, Stati Uniti ed Europa.
Tra gli eventi europei spiccano: personale nel 2000 presso Espace Pierre Cardin,
Parigi; la presenza alla 50° Biennale d’Arte di Venezia del 2003 (Padiglione Messico); la grande installazione pubblica realizzata in Plaza de Cibeles a Madrid nel
2007, e, sempre nello stesso anno, la prima mostra personale dell’artista in una
galleria italiana, Barbara Paci Galleria d’Arte, a Pietrasanta (Lucca).
I suoi lavori sono stati esposti, tra gli altri, nei seguenti spazi: 1996-Museo del Palacio de Bellas Artes, Mexico City; 1997-Nohra Haime Gallery, New York; 1999The Museum of Art, Fort Lauderdale,Florida; 2000-Espace Pierre Cardin,Paris;
2003-50° Biennale di Venezia,Venezia; 2005-Galeria Ignacio de Lassaletta y Asc,
Barcellona; 2005-2006 Travelling exhibition to Guatemala, Costa Rica, Colombia,
Paraguay; 2007 Barbara Paci Gallery, Pietrasanta, Italy; 2007-Plaza de Cibeles,
Madrid.
Nella produzione di questi anni, l’artista privilegia la resina come materiale sperimentale e duttile per le sue sculture: ad essa mescola semi di amaranto, carne
secca, petali di fiori, foglie di tabacco. Si creano così colorazioni e sfumature fuori
dalla norma, dove la trasparenza della resina si fonde i colori della natura e della
cultura del Messico.
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Mujer Varilla
280x100x120 cm
Resina poliestere e bronzo
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Giampaolo Addari
Nasce a Pescina in provincia de L'Aquila nel 1975 e si accosta al mondo dell'arte
in età adolescenziale. Laureato in Marketing e Comunicazione, dopo varie esperienze nel campo della comunicazione ed eventi, si forma da autodidatta e, seguendo prima gli impulsi dell'espressione artistica gestuale giunge nell'ultimo
periodo della sua indagine a plasmare le forme degli oggetti del nostro vivere più
intimo e quotidiano. Le sue opere compaiono in varie comunicazioni pubblicitarie
televisive nazionali. Vive e lavora a Roma.
DESCRIzIONE OPERA
“Viviamo gran parte del tempo protetti da una serie di veli o immobilizzati da lacci
e da lacciuoli forniti dall’educazione, dalla coscienza, dalle paure.
Ho conosciuto molta gente che ha buttato via il proprio talento bevendo, era gente
che parlava con tale eloquenza della vita che aveva intenzione di fare, che alla
fine si è convinta di averla già fatta.
Sognare ad occhi aperti sostituiva la vita stessa”.
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Nemesi 2
100x100 cm
Olio su tela
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Alessio Ancillai
Alessio Ancillai (1973) vive e lavora a Roma nella zona Pigneto, esprime la sua ricerca nel campo della pittura, videoarte, installazione.
Formato in materie medico scientifiche, si dedica professionalmente alla ricerca
artistica dal 2000. Segue una ricerca sulle dinamiche interumane e ultimamente
sta realizzando un progetto che esplora ed approfondisce lo specifico umano
(linea come caratteristica umana) ed un progetto parallelo sulle dinamiche di perdita ed assenza di umanità, partendo da un particolare punto di vista sociale
(morti sul lavoro).
Principali riconoscimenti: Celeste Prize International (2012, Segnalato, Installazione); Premio Celeste Italia (2012, Segnalato, Pittura); Abstractafilmfestival (2012,
2011, Finalista, Videoart); Premio Accda, Museo Antinum - Civita D'Antino (2012,
Finalista, Pittura); Festarte Videoart Festival, Macro Roma (2010, Selected, Videoart); Premio Combat, I Bottini dell'Olio, Livorno (2010, Finalista, Pittura).
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero ed
ha recentemente iniziato una collaborazione con la storica Galleria Pio Monti di
Roma.
DESCRIzIONE OPERA
L’opera, facente parte di un progetto sulle caratteristiche esclusivamente umane,
indaga sul concetto di linea, che solo l’essere umano ha capacità di immaginare.
La linea come simbolo universale che va verso l’infinito realizzata per mezzo della
moderna tecnologia led.
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Linear composition
65x75xh200 cm
Acrilico su tavola, chiodi,
filo, red led light stripe, alimentazione
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Alessandro Anemona
Nasce a Torino il 31 gennaio del 1977.
La sua famiglia si trasferisce presto a Roma e qui comincia il suo percorso formativo che lo porta a laurearsi in Ingegneria meccanica. Gli studi tecnici si amalgamano con la passione per le arti figurative e si concretizzano nella ricerca
fotografica come principale mezzo espressivo. Il suo percorso artistico si focalizza
sullo studio del corpo, inizialmente quale archetipo estetico, poi sempre più come
concretizzazione materiale di sensazioni ed inquietudini. Alla ricerca delle
tante sfaccettature che un nudo può comunicare, considera il corpo umano come
“l’oggetto” più duttile per poter esprimere qualsiasi concetto, da un pensiero
astratto ad immagini molto più concrete, realizzando scatti che hanno in sé sia la
forza che la dolcezza ma possono anche essere spaventosi o ammalianti, eterei
o molto terreni.
Vive e lavora a Roma.
DESCRIzIONE OPERA
Non c’è un solo mondo, una sola verità, bisogna sapersi muovere tra esse e, a
volte, pur sapendolo fare, lo scontro tra noi stessi è inevitabile.
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Hekate-IV
40x100 cm
Stampa digitale
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Michelangelo Arizzi
Michelangelo Arizzi nasce nel 1955 a Roma dove vive e lavora. Frequenta le
scuole di arti ornamentali, di fotografia e cinematografia, più un corso di specializzazione fotografica allo IED. Inizia la sua attività nella pittura e scultura, forma
un movimento di quattro artisti chiamato “Interazione” con cui espone varie volte
allo studio Gabrielli di via Margutta e in una collettiva “Approdi della memoria”.
Successivamente si dedica alla fotografia e al fotomontaggio su diversi generi e
in special modo a quello satirico, collabora con la rivista “Il Male e la Peste”,
espone a Palazzo Braschi nella rassegna internazionale “Fantasmagorie” e alla
Chiave, poi espone in una personale al Foto Roma Show e alla mostra “Erotica
93” di Bologna. Pubblica una monografia fotografica sulla rivista “Blue” con prefazione di Gian Piero Mughini poi si dedica quasi esclusivamente alla fotografia
di moda, beauty e personaggi con pubblicazioni su riviste nazionali. Espone recentemente nelle collettive “Natrix”, “A Spina di Pesce”, “Gallo di Cuori” e “Electronic Art Caffè”.
DESCRIzIONE OPERA
“Ho usato il neon come simbolo di tecnologia, ma anche come il flusso delle tre
energie cosmiche in forma serpentina ad onda, creando una croce di schiavitù
e dipendenza, apparentemente soft, alle varie forme di tecnologie inquinanti di
questa era, ironicamente definita luminosa.
Ma se si guarda più a fondo vi leggeremo quella incapacità umana di essere padroni dell'energia stessa, qui intesa come influenza cosmica e quindi sua inconsapevole schiava.
La figura femminile non vuole essere una provocazione ormai datata della donna
crocifissa, ma un gioco di analogie formali alla forma serpentina che le accomuna,
oltre che allo loro natura creatrice”.
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Luminosa Crocifissione
68,36X100 cm
Stampa UV flatbed su plexiglass
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Micaela Barbarossa
Micaela Barbarossa nasce a Cosenza il 19 luglio 1982, si laurea con lode presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano.
Da sempre presente nel suo lavoro il tema del doppio, inteso come dicotomia tra
anima e corpo e come contrasto tra il cosmo e l’uomo.
Nella sua ricerca pittorica si percepisce l’ossessione per la velocità d’esecuzione,
come se non vi fosse troppo tempo per dare corpo a una “visione”.
DESCRIzIONE OPERA
Nell’opera “Anima divisa” si confonde la linea che demarca la realtà dall’irrealtà
e tutto diviene visione, incubo, presagio, perdita di conoscenza del soggetto.
La pelle della modella diventa la piattaforma dove l’inconscio prende il sopravvento, dove le ombre dell’anima prendono vita, consistenza.
In un buco nero è incastonata la figura, come una statua muta, immobile e allo
stesso tempo attraversata da una vita sotterranea, incolore, misteriosa che morde
i recinti della mente, che si perde negli argini di una carne “sconosciuta”.
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Underskin - Anima divisa
100x150 cm
Fotografia su tela
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Angelo Barone
Angelo Barone, è nato nel 1953 a Casalbuono (Salerno) dove vive e lavora.
Si è dedicato alla ricerca pittorica fin da giovanissimo.
Ha esposto i suoi lavori in mostre personali e collettive tra Biella, Novara e Salerno.
Della sua pittura si sono occupati, con recensioni e presentazioni, scrittori e critici
di chiara fama, come Bruno Pozzato, Gilberto Carpo, Antonio Petti, Luigina Furlan.
Hanno inoltre scritto di lui varie testate giornalistiche, tra le quali si segnalano: “Il
Mattino”, “L'Eco di Biella”, “Il Biellese”, “Gazzetta di Novara e Laghi”, “Biella Magazine”. Ha realizzato il logo della Si.Na.Sc.El. CISL - Roma nel 1986. Le sue
opere figurano in numerose ed importanti collezioni pubbliche e private.
Ha vinto nel 2012 la IX Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Roma Sale del Bramante, Piazza del Popolo.
DESCRIzIONE OPERA
Il dipinto è una pregevole testimonianza di quanto il percorso artistico dell’artista
nel suo svilupparsi vada connotandosi sempre più come una sorta di “archeologia
dell’immaginario”, ossia un progressivo addentrarsi nel profondo della propria
esperienza e delle forme immaginifiche interiori che essa ha generato nel tempo
per farne emergere delle occorrenze significative.
è una vera e propria opera di scavo nell’interiorità alla ricerca di “reperti” della
storia personale e al contempo della vicenda umana tout-court. L’interiorità in cui
ci si immerge non è però vaga e impalpabile, ma è un sentire generato dall’incontro con la materia e da essa contaminato e a sua volta la materia appare segnata e trasfigurata dalla relazione profonda col sentire umano.
E così l’esplorazione si compie all’interno di elementi di esperienza che potremmo
definire “concrezioni di anima-materia” e del loro strutturarsi in forme-architetture
simboliche; uno strutturarsi che, si badi, non è mai scontato ma è il risultato di un
travaglio umano ed artistico che si riattualizza ad ogni opera.
è una “città interiore” i cui ambienti vanno ricostituiti, come ogni operazione propriamente archeologica, ridando una collocazione ai reperti all’interno dello spazio-tempo, in questo caso interiore e pittorico.
E così sulla tela prendono forma porzioni di universi con zone chiare e altre ancora
oscure; stratificazioni di piani che si muovono tra rivelazioni e occultamenti; accostamenti simbolici a volte concilianti ed altre decisamente spiazzanti; ricombinazioni
raffigurative delle categorie percettive dentro-fuori, prima-dopo, soggetto-oggetto;
è insomma una ricostruzione i cui esiti non sono affatto prevedibili né definitivi. (…)
Aldo D’Angiò
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Materia 131
140x160 cm
Acrilico su tela juta
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Serena Barotti
Nata a Roma il 3 Aprile 1976, si è laureata in Antropologia Filosofica all'Università
di Roma Tor Vergata. Ha studiato Fotografia alla Scuola d'Arte e Mestieri di Roma
e alla Fonderia delle Arti, sempre a Roma, mentre conseguiva contemporaneamente un diploma in Grafica Pubblicitaria.
Pur avendo studiato grafica, una sorta di rispetto nei confronti della fotografia le
ha sempre impedito d’intervenire con manipolazioni sui suoi lavori. Considera infatti la Fotografia come il Ricordare (al Cuore) ciò che ha significato Reale e come
il Recuperare la Bellezza intesa come aderenza esatta a ciò che si è, alla propria
natura originaria. La Fotografia è per lei, in ultima analisi, soprattutto esercizio di
Consapevolezza del “Qui ed Ora”; “Emergenza”, nel senso preciso del termine,
poiché fa “emergere” alla coscienza l’oggetto osservato, permettendo il suo ripensamento e dunque una crescita personale.
Terminati gli studi ha iniziato a lavorare come fotografa soprattutto in campo aziendale, e dal 2010 al Gennaio 2012 ha gestito “Alchimie”, un Concept-Store a Frascati (RM) che si è occupato anche d’esposizioni artistiche.
Attualmente sta lavorando a diversi progetti fotografici tra i quali la serie degli
“Algoritmi”.
DESCRIzIONE OPERA
L’Algoritmo è il procedimento matematico usato in Informatica per la costruzione
dei software che consentono la nostra tecnologia. Molto spesso, e già anticamente, la nostra Realtà quotidiana è stata immaginata come Virtuale, ossia come
il risultato creativo di un potentissimo software. “In quest’opera ho immaginato di
esprimere un Algoritmo che faccia parte di questo software e che gestisca la DECISIONE di un’Eva simbolica di tornare sui propri passi: Eva pentita compie un
atto di riscatto per la nostra società mettendo simbolicamente al “patibolo” la
Mela. La mia visione della nuova Era è questa: siamo nell’epoca del POST (postcontemporaneo), un’Era ormai giunta alla fine sotto diversi punti di vista, non ultimo quello religioso, e anche a causa di quella stessa tecnologia che l’ha
prodotta. In quest’opera il problema “vitale” è risolto attraverso l’“Algoritmo Resurrezione” che consente la possibilità di una nuova innocenza, e dunque di un
nuovo Inizio”.
L’opera è composta da sei fotografie (digitale - nessuna elaborazione grafica) sistemate su un telaio immaginato come fosse una lavagna sulla quale viene disegnato un diagramma di flusso, e costituisce l’inizio della serie degli “Algoritmi”.
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Algoritmo Resurrezione (Il Pentimento di Eva)
Stampe digitali 30x45 cm su forex su un telaio 170x250 cm
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Pietra Barrasso
Pietra Barrasso nasce a Venticano (AV) in Irpinia. Inizia la sua attività artistica giovanissima riscuotendo sempre successo di critica, di pubblico e consensi da
parte di importanti personalità. Sue grandi opere sono presenti alla Camera dei
Deputati, Ambasciate, Regioni, Comuni e vari Enti Pubblici. La Presidenza della
Regione Campania l’ha incaricata di eseguire opere pittoriche in omaggio alle
Presidenze delle varie regioni italiane.
Inizia ad esporre nel 1983 e nel ventennio successivo espone le sue opere in diverse personali allestite in importanti gallerie private e spazie espositivi pubblici
di Roma, Massa, Gargano, Perugia, Milano, Frosinone, nonché in Cina, Canada
e Stati Uniti per non citarne che alcune. Nel corso della sua carriera artistica riceve
numerosi premi e riconoscimenti, tra cui recentemente si è aggiudicata il premio
Personalità europea 2012 ed il premio biennale 2012 Nobel dell’Arte di Montecarlo. Attualmente opera a Roma.
DESCRIzIONE OPERA
Il suo è un paesaggio che, da un approccio tradizionale, apre orizzonti originali a
partire da quegli accostamenti di colotri e dalla gestione della composizione degli
elementi nei quali è facile prevedere il futuro verso il complicato tema della luce
nell’arte.
Giammarco Puntelli
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Raggi di luce
100x100 cm
Acrilico su tela
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Elena Boccoli
Donne con occhi grandi e grandi vite sono la sua dipendenza artistica.
Elena Boccoli è un’artista che vive e lavora a Roma. Il suo universo creativo è caratterizzato dalla forte spinta eclettica nell’utilizzo dei materiali (legno, tela, libri,
stoffe) e dall’ironia come cifra stilistica. Oggi vive un passaggio a una stagione
più matura, in cui conferma il suo tocco dissacrante ma anche l'apertura a una
nuova fase di sperimentazione. Non è un caso, dunque, se con la sua prima mostra personale dal titolo “Domina”, al Margutta RistoArte fino al 5 dicembre 2012,
che raccoglie opere realizzate dal 2009 ad oggi, l’artista viva appieno tale passaggio ad una stagione più consapevole, in cui le sue donne sono in grado di affermarsi sul palcoscenico della vita con la consistenza di un vero e proprio
principio di personalità.
Oggi Elena Boccoli espone la sua arte in diverse gallerie italiane, tra cui il Museo
Pietro Canonica e Palazzo dei Congressi ed è stata recentemente premiata nell’ambito delle manifestazioni “Gemine Muse” e “Giovane Eccellenza romana”.
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Oriana Fallaci - “Il coraggio fa paura”
80x103,5 cm
Tecnica mista su “Un uomo”
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Vito Bongiorno
Vito Bongiorno nasce ad Alcamo (TP) nel 1963. Si trasferisce giovanissimo a
Roma, dove si diploma presso il Liceo Artistico Statale quale allievo di Mino Delle
Site, l’aeropittore leccese molto stimato da Marinetti. Arricchisce, quindi, le sue
conoscenze seguendo nella Capitale corsi di disegno dal vero e del nudo, di incisione, modellato e scultura. Al fine di ampliare le sue esperienze si reca all’estero, dapprima a Monaco di Baviera, poi a New York, dove prende contatto
con gli ambienti artistici più avanzati e incomincia a esporre le sue opere, ispirate
a quella filosofia estetica che egli stesso chiama “sintetismo della vita” e che si
può riassumere nella sintesi fra esperienza oggettiva ed espressione delle proprie
esigenze interiori. Egli mira principalmente a conquistare un proprio linguaggio,
a definire un proprio stile, nell’ambito delle correnti più innovative e più aggiornate,
tuttavia sempre autonomo e personale. Denominato da Costanzo Costantini l'Yves
Klein italiano, Bongiorno è noto per le sue antropometrie sulla scia di quelle realizzate dal pittore francese. è rimasta celebre la spettacolare antropometria che
realizzò nel 2008 a Fregene e del dipinto lungo circa mezzo chilometro realizzato
a Tarquinia nel 2002, unico nel panorama dell'arte contemporanea. Nel corso
degli ultimi anni l’artista ha intrapreso una serie di sperimentazioni tra Body Art e
Land Art. Nella Body Art considera il corpo come fondamentale mezzo di espressione artistica, mentre nella Land Art usa l’ambiente come teatro dell’attività creativa. Crea così una fusione tra questi due movimenti artistici. Spesso le opere di
quest’artista sono legate, con messaggi essenziali, a temi di profonda rilevanza
sociale, come ad esempio uno dei suoi ultimi lavori “TERRA MATER” presentato
al Museo Macro Testaccio di Roma, volto a significare l’inquinamento ecologico
e sociale che caratterizza la nostra epoca e alla Mole Vanvitelliana di Ancona la
mostra “Gino on my mind” dedicata all’artista scomparso Gino De Dominicis. Alcune opere sono state donate in beneficenza dall’artista: al Giappone nell’ambito
dell’iniziativa “Emergenza Origami”, all’Associazione “Italians for Darfur”, all’Associazione “Smile Train” per la catastrofe dello tsunami.
DESCRIzIONE OPERA
It’s Not a game! è l’io collettivo che lancia un monito nei confronti di chi compie
azioni che portano il nostro paese ad affrontare, quotidianamente, tematiche come
la crisi. Crisi a livello non solo economico ma soprattutto sociale. Simbolico in quest’opera è il gioco. Ma questo non è né un video game di alta tecnologia, né un
gioco digitale, bensì un gioco antico, millenario. L’esortazione dell’artista è proprio
questa: non è un gioco! Bensì è una situazione in cui l’uomo sembra liquefarsi,
ove tutto pare scorrere verso un baratro spalancato e pronto ad accoglierci.
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It's not a game
150x100 cm
Acrilico su tela e carbone
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Marco Casolino
Marco Casolino nasce a Roma nel 1972.
Dopo il diploma di perito meccanico e l’Istituto Europeo di Design, nasce l’interesse per il design industriale.
Dal 1994 al 2006 lavora quotidianamente in un’attrezzata officina, dove acquisisce
dimestichezza con macchinari di ogni genere e matura una preziosa esperienza
manuale su molti materiali. Parallelamente fonda la società di computer grafica
J.N. Graphics attiva fino al 2004, dove l’analogico diviene digitale.
Dal 2005 al 2008 partecipa a tre edizioni di Officina delle Arti, rassegna di design
promossa dalla Regione Lazio, con diversi progetti.
Nel 2010 nasce “La disgregazione dell’io”, ventisei fotocomposizioni in cui l'artista
indaga il rapporto con il mondo umano, esposta in numerose mostre tra personali
e collettive, italiane ed estere, fino alla partecipazione dell'opera “Il grande circo”
alla Biennale di Venezia del 2011, a cura di Vittorio Sgarbi.
Nel febbraio del 2011 la scultura “Way Out”, espressione del dolore dell’artista di
fronte alla piaga della pena capitale, realizzata per l'associazione Nessuno Tocchi
Caino, viene esposta nelle sale della Torre Viscontea di Lecco.
Nell’ottobre del 2011 nasce l'installazione “Eyes Dispenser” esposta nelle gallerie
di Roma Tra Le Volte, Mondrian Suite e One Piece Art. Essa rappresenta una evoluzione della costante ricerca dell'artista sugli sguardi.
Nel novembre del 2011 nasce la performance “Azione Albatro (Ali e Fede)” ispirata alla poesia di Baudelaire “L’albatro”. L'artista sfila per le strade di diverse
città italiane ed estere con ali di 15 metri, simbolo del suo disagio all'interno della
macchina sociale.
A tutt'oggi continua la sua ricerca nelle forme più disparate dell'arte.
DESCRIzIONE OPERA
L’opera, dal titolo “Way Out”, vuole rappresentare la repulsione dell’autore per la
pena di morte in generale e per quella per lapidazione nello specifico. I sampietrini, che attribuiscono un legame territoriale alla scultura, sono per dimensione e
peso affini alle pietre usate per le esecuzioni capitali (non troppo piccole che non
feriscano, non troppo grandi che uccidano con un solo colpo). La scultura, quindi,
vuole suggerire un percorso emotivo e culturale che ci porti dalla pietra nuda,
arma arcaica e letale, al pugno, simbolo di fermo diniego.
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Way out
44x14xh24 cm
Scultura in leucitite (sampietrino romano)
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Lavinia Ceccarelli
Lavinia Maria Ceccarelli nasce a Fano il 27 settembre 1960. Dopo il Diploma di
Maturità Artistica nel Luglio 1978, si iscrive all'Istituto Europeo di Design (IED)
conseguendo il diploma di studi triennali in Comunicazione visiva e grafica nel
giugno del 1981. Lavora per qualche anno in vari studi grafici di Roma.
Smette di dedicarsi alla grafica per conseguire Diploma e Laurea in Scienze Infermieristiche (1997) e per dedicarsi alla sua famiglia.
Recentemente ha ripreso a dedicarsi all'arte e alla grafica. Nel Maggio 2012 ha
partecipato al premio Nazzano Arte del Riciclo 2012 classificandosi prima con
l'opera “Meno PET”.
DESCRIzIONE OPERA
Nell’opera confluiscono gli elementi del tempo che passa, del movimento, del risveglio inteso come rituale. I ritmi del tempo accompagnano l’uomo nella vita. Addormentarsi e poi svegliarsi sono azioni che acquisiscono ruolo di scansione del
tempo biologico, e che si ripetono uguali e con cadenza fissa per tutta la vita. In
questo rituale siamo sempre più accompagnati dalla tecnologia.
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Risveglio 2
40x60 cm
Disegni a matita e grafica digitale
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Antonio Ciarallo
Antonio Ciarallo (San Severo, 1957) vive e lavora a Cumiana (Torino). La freschezza
del suo linguaggio ha radici trentennali: affonda nel fertile humus del poverismo e
dell'informale. Lo si intuisce da quella potenza del gesto che nessuna accademia
può dare e che negli anni '80 lo avvicina all'amico e Maestro Piero Ruggeri. Da questa esuberanza nascono tele di grande formato, grezze, impregnate di bitume, grumose, le cui irregolarità concorrono senza sbavatura alcuna all'unità compositiva.
Negli anni immediatamente successivi, nei “Cementi” una materia impenetrabile,
apparentemente priva di segno, ricopre integralmente la tela. Poi nel nuovo decennio da quella lava esplodono finalmente i sentimenti. è il ‘90 l'anno della personale
all'Unione Antonicelli e dell'incontro con Dragone. Un giro di boa, anni di svolta, segnati dall'incontro con molti critici che seguirà con attenzione il suo lavoro che rivela
man mano una semplificazione cromatica sino ad operare solo in blu, bianco, nero.
Nel nuovo millennio Ciarallo compie un deciso salto nel concettuale, anticipando le
tendenze décor di tanta arte europea, semplificando coraggiosamente la struttura
dell'opera, ridotta al dato essenziale dello sfondo, spesso volutamente sbilanciata
nel rapporto di questo con la materia, quasi che la pittura resa ancora più ossessiva
dalla coazione a ripetere, prendesse la sua rivincita. Dagli anni ‘90 partecipa con
Eidos alle principali Fiere d'Arte Moderna e Contemporanea. Tra le più recenti esposizioni si ricordano quelle di Praga, Roma, Innsbruk, Dubai.
DESCRIzIONE OPERA
Uno sfondo apparentemente mono-cromo e mono-tono, ad un secondo sguardo,
quando l’occhio si adatta al gioco percettivo, si anima. Fissando meglio si scoprono
fiori, pizzi, putti, i segni e i disegni dell'Art Nouveau. Un apparente frivolo gioco che
è invece contemporanea attenzione al frammento ed alla sua forza evocativa. Per
stupire però ancora una volta lo spettatore ecco i bagliori metallici dell’oro, ad illudere ed illudersi che tutto sia facile: che sia facile vivere, che sia facile comprendere.
E l’uso dell’oro al di là della valenza estetica di un “colore” che indica da sempre la
pienezza dell’essere, è richiamo alla tradizione tutta europea dell’icona, un richiamo
magico e sacrale alla trascendenza che ogni opera d’arte sfiora. Il pizzo nell’arte
invece materializza il concetto della velatura, intesa come disambiguazione dell’apparenza; così se coprire le forme in antico è un atto di censura, nel contemporaneo
è la possibilità di andare oltre la bellezza intesa come schermo per conoscere la
verità. Antonio Ciarallo non si sottrae al seduttivo gioco della trina, ma ne interrompe
la perfezione ritmica delle sequenze con l'affiorare di quella materia che riunisce
l'azione concettuale alla matrice informale del suo lavoro. E se il pizzo resta appannaggio delle donne, quelle che lo usano e quelle che lo lavorano, intrecciando i fili
per fermare il pensiero ed il Tempo, si pensi a Penelope, Ciarallo in una fattualità
tutta maschile ed alchemica, crea da sé i suoi pigmenti.
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Symbology technology
230x150 - 150x130 cm
Dittico,tecnica mista su tela
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Gianni Colangelo
Gianni Colangelo (MAD) si può definire un artista eclettico. La sua estrema fantasia gli permette di spaziare in tanti e svariati campi senza mai divenire banale.
Con l’uso delle mani, ma soprattutto dell’intelletto, è in grado di creare ammassi
di ferraglia in grado di trasformarsi in veri e propri soggetti che da un momento
all’altro sembrano prendere vita. Qualcuno afferma che le sue opere, così ricche
di forza vitale siano solo assorte, vittime di un sonno profondo; e come tutte le
strane creature scelgono la notte per animarsi e dare origine ad insolite scenette.
I suoi personaggi, abitanti di un universo parallelo, lo accompagnano nella vita e
lo ossessionano al tempo stesso.
Consapevole della situazione in cui il mondo versa, ha capito che non avrebbe
potuto tirarsi indietro nell’utilizzare la tecnica del riciclo; pertanto si è dedicato per
diversi anni alla realizzazione di lampade ed oggetti di design partendo da vecchie macchinette del caffè ed utensileria varia.
Negli ultimi anni le sue opere sono divenute sempre più complesse, perché la
sua ossessione di donargli la vita lo ha portato all’inserimento di parti meccaniche
e robotiche, che inducono l’opera a chiedere l’interazione con il fruitore. Un diploma di conservatorio, una laurea triennale in Lettere e Filosofia e una specialistica in Decorazione all’Accademia di Belle Arti non sono altro che un bagaglio
che l’artista porta dietro di sé e riversa su tutte le sue creature.
Mad lavora tra Pratola e Introdacqua, due Paesi dell’entroterra abruzzese, in
quella valle di lacrime detta Valle Peligna.
DESCRIzIONE OPERA
La scultura rappresenta Pinocchio, bambino di legno attaccato dai picchi che gli
procurano fori su tutto il corpo. L’opera, apparentemente gioiosa, esprime tutta la
sua forza nell’espressione sofferente e al tempo stesso sorpresa di Pinocchio, che
resta immobilizzato di fronte all’attacco dei volatili; indifeso ed incredulo al tempo
stesso Pinocchio è convinto di esser diventato di carne ed ossa, pertanto non
concepisce la furia dei picchi che si stanno cibando del suo corpo. L'opera riprende il senso romantico del genere fiabesco, ma in un attimo riporta alla realtà
dura e cruda che fa parte della vita.
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Pinocchio attaccato dai picchi
128x68x49 cm
Assemblaggio di metallo riciclato
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Angelo Cortese
Nasce a Cassano delle Murge (Bari) il 22 Aprile 1950, vive e lavora a Roma.
Nel 1969 si diploma presso l’Istituto d’Arte di Bari. Nel 1973 si diploma in Pittura
presso l’Accademia Delle Belle Arti di Roma con il prof. Luigi Montanarini, nello
stesso anno comincia ad esporre.
Nel 1991 inizia l’attività di Scenografo realizzatore e realizza scenografie ed allestimenti per Rai, Mediaset, Sky, La 7, teatri di prosa e lirica, cinema. Fino al dicembre
del 2011 è stato Direttore Artistico presso gli studi di scenografia “Esse a Sistemy”.
Tra le mostre più recenti ricordiamo le due collettive del 2012, allestite a Roma
negli spazi delle Gallerie Margutta 102 e Spazio Artificio. Il 2011 vede la “Repubblica delle Arti” in mostra presso Mola (Ba), Murge (Ba), Ostia e Roma. Le sue
mostre collettive e personali si esprimono soprattutto in importanti spazi espositivi
della capitale e del litorale romano; ricordiamo anche le sua mostra del 2009 “The
12th west lake art fair” allestita nella Galleria Vittoria a Shanghai (Cina).
DESCRIzIONE OPERA
L'attesa ripresa del nostro Paese non può prescindere da una rinnovata consapevolezza di quanto le nuove tecnologie, insieme alla cultura e all'arte, siano
centrali nella crescita dell'uomo e della società; ma non può prescindere, anche,
da una rinnovata condivisione del valore del nostro “Tricolore”, simbolo imperituro
dell'Italia unita.
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L'ora della tecnologia a tre colori
340x100 cm
Tecnica mista su tavola con resina
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Mariagrazia Dardanelli
Nasce a Roma il 23 luglio 1951. In questa città dove vive e lavora ha completato
gli studi artistici e si è laureata in Decorazione all’Accademia di Belle Arti (Corso
di Laurea con Monachesi e Scordia). Dal 1972 ha insegnato Discipline Pittoriche
nei Licei Artistici e negli Istituti d’Arte. Nel 1991 ha diretto l’Istituto d’Arte di Bologna
e dal 1992 dirige l’Istituto Statale d’Arte e Liceo Artistico “Roma 2”. Pittrice, si occupa da anni di fotografia e di letteratura per l’infanzia. Sue opere sono presso collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. www.dardanelli.photoshelter.com
Le opere di Mariagrazia Dardanelli mostrano il potere assoluto della luce, dei suoi
movimenti, delle sue sorprese, in FotoGrafie memori del futurismo e legate alle
moderne tecniche digitali (…) Sono opere colorate oppure elegantemente giocate
sul bianco e nero, in cui la luce si stempera, si distende, si arriccia, si dilata, fila
diritta come un dardo o compie volute simili a ricami di organza e tulle. I risultati
non sono mai del tutto casuali ma rispondono invece ad una severa logica costruttiva, spesso ispirata da norme geometriche ed architettoniche (...) L’emozione
veicola lo sguardo dello spettatore, incantato da un mondo astratto che pure inevitabilmente allude a fenomeni naturali come i giochi di luce, le profondità insondabili del buio, le sorprese del colore (…) I pixel vanno così a formare un forma
inesistente nel diramarsi lento del tempo (…) ma anche assolutamente vera, rispondente ad una logica ed unicità, proprio come quella dell’antica arte della pittura, in cui ogni pennellata si propone come inevitabile…
(Da “FotoGrafie - Segni di luce di Mariagrazia Dardanelli” a cura di Daniela De Angelis,
Gangemi Editore 2010)
Esposizioni, premi e pubblicazioni più recenti:
2012 - “Visioni dall’Arte Contemporanea” Collettiva presso il Complesso dei Dioscuri
al Quirinale, Roma; “Mail Art Artedonna” Collettiva presso la Pinacoteca Civica B.
Molajoli di Fabriano; 2011 - Vince il Premio Italiano al Concorso on line “Top Ten
Women in the Arts - Edition 2” - Artrom Gallery, Roma; Pubblica il libro “Filastrocche”
per Telethon a cura di Teresa Coratella - Acco Editore; “I Percorsi dell’Anima” Collettiva a Palazzo Valentini, Roma; “Tutte le strade” Collettiva presso L’artrom Gallery,
Roma; 2010 - Pubblica il libro “Fotografie - Segni di luce” a cura di Daniela De Angelis - Gangemi Editore; Vince il 1° premio al Concorso Fotografico “La Luce” presso
la Biblioteca Casanatense di Roma, organizzato da Capit Lazio con Fiaf e Amibec;
Personale “Segni di Luce” presso le Scuderie Estensi di Tivoli (RM).
DESCRIzIONE OPERA
Il video “I Cinque Elementi”, attraverso una sequenza di immagini digitali che rappresentano forme inesistenti nella realtà – scaturite nel momento dello scatto fotografico in una totale sinergia tra luce e movimento – vuole essere un omaggio
al musicista Vangelis (Evangelos Odysseas Papathanassiou).
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I Cinque Elementi
Durata video 10:16 min
Sequenza di fotografie digitali senza ritocco
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De_Forma (Filippo Travaglini)
Nasce a Lanciano (CH) il 3 Settembre del 1975. Attualmente vive a Roma; lavora
nel settore dell’architettura e contemporaneamente si dedica ad attività creative
ed artistiche. Dopo il conseguimento della maturità superiore si trasferisce a Roma
dove ha intrapreso studi artistici ed ha conseguito la laurea in Architettura presso
la Facoltà di Architettura, La Sapienza.
Con il passare del tempo ha approfondito la sua passione per la fotografia, seguendo alcuni corsi semi-professionali, facendo esperienze tese alla comprensione dei soggetti architettonici e partecipando a numerosi concorsi fotografici;
tra questi il Premio Fotografico Artelaguna 2007/2010, il National Geographic
International Photography Contest 2008 e la Biennale d’Arte Contemporanea
di Alatri, Anagni e Frosinone. Il suo interesse si rivolge alle tecniche di grafica
e fotografia digitale. La sua ricerca si incentra sulla fotografia di tipo “paesaggistico-ambientale” e sui soggetti “tecnologici”; sulla manipolazione, la Deformazione ed il montaggio di immagini scattate da prospettive diverse ed in
tempi diversi. Una ricomposizione fotografica che stampa una “realtà virata”,
“un’altra visione”.
DESCRIzIONE OPERA
Un’architettura tecnologica in “ferro” rinchiude le “Disorientate” attività Umane.
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Ferriera_SW1
38x60 cm
Elaborazione fotografica digitale
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Petra De Goede
Petra de Goede nasce a L’Aia nel 1965 e dal 1988 vive in Italia. Lavora a Tuscania,
nella cui storia e cultura sicuramente ha frugato, assorbendone il remoto senso.
L’opera racchiude esperienze di anni trascorsi, di altre mostre realizzate, di altre
scoperte che si sono sedimentate nel suo cuore, nella sua arte fotografica. Si percepisce anche l'attento lavoro di un esperto stampatore, il fedele, appartato e
oscuro nume protettore dei fotografi d'arte e degli incisori. L'artista-fotografa ci
parla di Luce, Qui e Ora, Terra Aria Acqua Fuoco, e dice di essere andata “al sud,
giù, sempre più giù...”. Ma siamo certi che il sud sia poi così in giù? Così lontano?
E che invece, sempre più si unisca al nord della nostra brava fotografa e che insieme inventino un nuovo parallelo: il mondo nuovo da cui trarre rinnovata creatività e forza per resistere al presente. Non la fotografia come siamo abituati a
immaginare, a guardare, ma una forma espressiva altra, che si avvale di sé stessa
come primo mezzo e poi sperimenta in libertà, trattando l'oggetto fotografia come
un palcoscenico di idee e contaminazioni tecniche e spirituali.
Adriana Pedone
DESCRIzIONE OPERA
“Per cinque anni sono tornata nello stesso posto, un posto che conosco da
quando ero bambina. è uno dei varchi più lunghi per attraversare le dune, perciò
non c'è quasi mai nessuno, qui il tempo sembra non esistere, l'acqua è immutata,
i suoni sono gli stessi. Mi dà un grande senso di pace e fiducia. ...Il vento, l'acqua,
il sole, la sabbia hanno avuto campo libero per lasciare le loro tracce”.
(V. Fava, “Acqua infuocata” - novembre 2011, Magazzini della Lupa, Tuscania) Petra de Goede, nella sua ricerca artistica, usa una grande varietà di materiali,
puntando sopratutto a conferire una sorprendente tridimensionalità al mondo
piatto della fotografia. I suoi lavori sono tecnicamente perfetti e ben messi a fuoco,
costituiti da molteplici strati concettuali sovrapposti.
(J. Turner, “L’Ottobre degli Olandesi” - ottobre 1994, Galleria di Sarro, Roma)
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Quiddità, indole - Wezen, aard
90x90 cm
Fotografia digitale
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Maria Leticia De Melo
Maria Leticia De Melo nasce a Itajaì nello stato di Santa Caterina (Brasile), si laurea
in Studi sociali presso l'Università di Vale do Itajaì della sua città natale. Attualmente è una libera professionista e insegna arte contemporanea presso l'atelier
privato “Leticia Melo” a Itapema (Brasile).
Il suo percorso formativo nel campo artistico inizia nel 1992 con un corso di disegno con la scultrice Elke Hering. Successivamente frequenta un corso di disegno anatomico a Florianópolis e nel 1997 segue un corso di pittura
contemporanea tenuto da Rubens Oestroem. Nello stesso anno segue un corso
di disegno all'Accademia Lorenzo de' Medici di Firenze ed effettua un viaggio di
ricerca/studio prima a Venezia, nell'ambito della Biennale Internazionale di Arte,
e poi a Kassel, in Germania, nell'ambito di Documenta. Tornata in patria segue
un corso teorico “Arte e Psicanalisi nel finale di Millennio”, tenuto presso l'università Tuiuti, a Curitiba, nello stato di Paraná. L'anno seguente la vede impegnata in un laboratorio di xilografia, organizzato dal Centro Integrato di Cultura
di Florianópolis. Nel corso del 2000 si perfeziona seguendo un corso di disegno
e concettualizzazione tenuto dal professor Charles Watson a Rio de Janeiro. Va
nuovamente a Venezia nel 2001 per la Biennale e poi a Düssendolf in Germania
per la retrospettiva dedicata a Paul Klee nel 2001. Nel 2008 si perfeziona con il
corso di incisione tenuto dall'artista Juliana Fugante, per intraprendere poi un
nuovo viaggio, che la vede questa volta arrivare fino a New York per il viaggiostudio di arte contemporanea “Dynamic Encounters” organizzato dal professor
Charles Watson. Nell'ambito della stessa iniziativa, partecipa nel 2010 alla Biennale di Arte Contemporanea di San Paolo. Gli ultimi due anni la vedono ancora
itinerante, prima nella sua terra, dove porta avanti uno studio presso il Museo
Aberto de Inhotim nello Stato di Minas Gerais,e poi di nuovo a Venezia per La
Biennale Internazionale di Arte “Illiminations”.
Tra le mostre personali ricordiamo quelle di Itapema e Itajaí tenute tra il 1984 e
il 2002.
DESCRIzIONE OPERA
Disegni di oggetti di uso quotidiano che ci circondano e che si sovrappongono
nelle nostre retine, a volte evidenti e talvolta taglienti… diffusi.
Allegorie della nostra vita. I disegni sono mescolati con pennellate forti e collage
come soluzioni incisive del lavoro.
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Ordinary things/le cose ordinarie
112x120 cm
Tecnica mista su carta (disegno, carboncino, acrilico, collage)
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Chandra Fanti
Nata a Terni il 13 Novembre del 1982.
Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2009.
Vive e lavora tra Roma e Berlino.
DESCRIzIONE OPERA
L’essere umano è afferrato dalle sue ferite e attraverso di esse rovesciato. Ciò che
è dentro adesso è esposto. è una stanza molle e sensibile dove attraverso passaggi bui sfilano un corteo di paure, angosce e traumi che prendono forma entrando in contatto con il mondo del visibile.
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Father
90x130 cm
Olio su tela
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Francesca Fini
Performance artist, video artist.
“Nei miei video la presenza del corpo è essenziale: un corpo che agisce in uno spazio
surreale e in un tempo cristallizzato, in una sorta di epifanizzazione cinematografica
di un pezzo di live art. Il corpo che agisce è ciò che mi guida alla conoscenza essenziale e alla rappresentazione del mondo. Le mie performance nascono dal tentativo
di creare un dialogo tra il corpo e la sua immagine politica e sociale.”
Nel 2000 incontra l'artista americana Kristin Jones con la quale collabora a “Tevereterno”, creando installazioni a Roma. Tra queste “Solstizio d'Estate” che, con
la monumentale processione di lupe giganti ricavate rimuovendo lo smog dai muraglioni del Tevere, è stata considerata una delle opere di arte urbana più interessanti degli ultimi anni. Tra i numerosi festival a cui ha partecipato ricordiamo
quelli in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Polonia. Nel dicembre 2012 partecipa alla prima edizione di Venice International Performance Art Week, a Palazzo
Bembo, insieme ad artisti del calibro di Yoko Ono ed Hermann Nitsch.
DESCRIzIONE OPERA
VIDEO
Elettrodi terapeutici, regolati al massimo della potenza, determinano forti contrazioni muscolari che fanno danzare la bandierina sulla mia pelle, al ritmo dell'inno
nazionale. A un paese malato non resta che la meccanicità grottesca della retorica
dell'inno e lo spasmodico appello ad un rispetto preteso ma svuotato di ogni sentimento autentico.
PERFORMANCE LIVE
Con G. Bianchini, R. Bolino, A. Brunitto, D. Cortese, F. Cinelli, K. FauxPas, F. Fini,
M. Fiorentini, M. M. Pochetti, L. Tarantelli. Alla tromba J. W. Kralkowski.
I protagonisti della performance si offrono al pubblico nudi e vulnerabili. Indossano
caschetti da operaio, trasposizione ironica del leggendario Elmo di Scipio che
mette in relazione la retorica di un passato glorioso, ma di cui non rimane neanche
la polvere, con la sofferenza inascoltata dei veri eroi della quotidianità di questo
paese; quelli che vivono “con un casco” e indossando quel casco talvolta muoiono.
Muoiono nei cantieri e nelle fabbriche, e quello che resta di loro viene nascosto in
fretta e furia sotto il tappetino della cronaca di questo paese malato. Durante la
performance, sulle braccia degli attori vengono sistemati degli elettrodi che determinano forti contrazioni muscolari involontarie; una danza grottesca che fa muovere la bandierina da sola, al ritmo delle scariche elettriche regolate in sincrono
con l'inno nazionale. A questo paese non resta che la meccanicità del rituale dell'inno nazionale e lo spasmodico appello ad un rispetto preteso ma svuotato di
ogni sentimento autentico. Una stanchezza collettiva e rassegnata che si trasforma
in isteria quando anche i burattinai scoprono i loro fili e il semplice atto di bere un
bicchiere di vino diventa lotta contro una forza più grande, invincibile e oscura.
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With an helmet (con un elmo)
Live installation e video
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D. Fusco - F. Affaitati - S. De Martino - S. Varchi
“Dall’unione casuale delle nostre quattro menti è nata “Genesi”.
è stato per questioni di tempo che abbiamo deciso di unirci.
Quando abbiamo saputo che i termini della presentazione dell’opera sarebbero
stati più prossimi di quanto credessimo abbiamo valutato che da soli, ognuno per
conto suo, non ce l’avremmo fatta e così si è formato “l’atelièr 1312”.
Così abbiamo unito forze, idee, tempo.
Simòn, “writer” appassionato di street art da sempre, ha avuto la brillante idea di
usare come sfondo il cofano di una macchina, io ero seduta nel salone vecchio
di San Carlo ho visto sulla parete disegnato “l’uomo vitruviano” di Leonardo e pensando al tema indicato per la mostra mi è venuta in mente l’idea di usare questo
soggetto estremamente simbolico combinato con la tecnologia di Daniele:ingegnere informatico ovviamente genio del computer che ha creato in digitale tutti i
passaggi dell’uomo vitruviano presenti sul cofano. Simone, filosofo del gruppo ha
scritto la frase.
Per noi è stata una soddisfazione enorme quando abbiamo saputo che la nostra
opera era stata selezionata. Quando ho visto “Genesi” esposta al Macro ho provato
il piacere puro. Puro nella sua essenza e soprattutto soddisfazione per avere fatto
parte di un unico nucleo dal quale è nata un’opera artistica che è sicuramente influenzata dal posto in cui in questo particolare periodo della nostra vita viviamo. La
comunità (Ceis n.d.r.) ha sicuramente influenzato ognuno di noi sulle scelte personali usate in essa, non saprei dire in che cosa nei particolari, forse nei colori, forse
nello stile, ma è una sensazione certa che questo posto ha cambiato qualcosa in
noi e so che “Genesi” è un’insieme di quattro persone che in comune hanno un trascorso quotidianamente offuscato dall’uso di sostanze ma che ora condividono
anche l’euforia e l’adrenalina di un progetto portato a termine con il solo spirito di
gruppo”.
Francesca Affaitati
DESCRIzIONE OPERA
“Genesi”, evoluzione dell’uomo vitruviano da disegno a mano libera al digitale,
su cofano con sfondo con tecnica dell’aerosolart.
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Genesi
135x88 cm
Tecnica mista: disegno, digitale, scrittura
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Luca Giannini
Luca Giannini (Bologna, 1972) segue presso l'Accademia RUFA di Roma i corsi
di pittura, incisione e scultura tenuti da Tullio De Franco, M. Pina Bentivenga e
Davide Dormino.
Nel 2007 vince l’XI Premio Internazionale Massenzio per la pittura. Tra il 2007 ed
il 2008 partecipa a collettive in spazi istituzionali di Roma quali la FAO (World
Food Day '07), l'Auditorium Parco della Musica, il Museo di Chimica dell'Università
La Sapienza e Palazzo Chigi di Formello.
Sue personali sono allestite tra il 2007 e il 2009 presso la RufArt Gallery di Roma
(“Mater” a cura di Andrea R. Barberini), la Fortezza Spagnola di Porto S. Stefano
(“Progetto per un'Arca” a cura di Gianni De Mattia), la galleria Massenzio Arte di
Roma (“Seconda Terra” a cura di Alessandro D'Ercole).
Nel 2010 ArteFact Hotel Art Consultants/Londra seleziona sue opere per la collezione di Castel Monastero resort, dove realizza inoltre un progetto contemporaneo
di Via Crucis per la Chiesa dei SS. Jacopo e Cristoforo.
Partecipa alla collettiva “Tutte le strade” organizzata nel 2011 da Elizabeth Genovesi presso ArtRom Gallery di Roma. Nel 2012 viene invitato da zètema ad esporre
presso il Centro Elsa Morante nelle collettive “Synthesim 365” e “Mondi Lontanissimi” a cura di Pier Luigi Manieri e Raffaele Soligo (32° FantaFestival di Roma) e
nella doppia personale “Cibernetica e Alchimia” a cura di Pier Luigi Manieri.
DESCRIzIONE OPERA
ll titolo dell’opera deriva dalle parole del poeta John Keats, che definiva il mondo
“la valle del fare anima”, concetto che è stato ripreso dal filosofo e psicologo
James Hillman nella sua ricerca sulle radici mitologiche dell’uomo e sulle finalità
dell’esistenza.
L’opera, che sfrutta un campo prodotto da magneti permanenti in grado di produrre un effetto di levitazione stabile, è il risultato di uno sforzo volto a superare i
limiti della materia e del peso, che sempre hanno condizionato il fare artistico.
Gravità e magnetismo, forze primordiali dell’universo, si compongono e si equilibrano, come la sostanza del mondo materiale con la dimensione dell’anima esperienziale.
La forma biologica dell’opera assurge a simbolo della realtà nascosta e trascendente della natura di cui si è parte, ed il suo specchiarsi fluttuante rimanda alla
consapevolezza intuitiva, unitaria ed immediata della realtà dell’universo che le mistiche antiche insegnano attraverso la meditazione, e che tutti recuperano durante
quel passaggio di stato energetico che impropriamente viene chiamato “morte”.
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The vale of Soul making
70x19xh150 cm
Magneti al Ne-Fe-Bo, polistirolo HD, gesso, dibond a specchio, plexiglass, legno
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Monica Giussani
Nasce a Milano il 14 Marzo 1973, si trasferisce a 20 anni in Liguria, dove qualche
anno più tardi, per hobby inizia a dipingere prima su porcellana e poi si innamora
della pittura ad olio. Da sempre legata per passione al disegno a matita, trova
nella pittura ad olio un mondo magico, ricco di possibilità .
Intraprende così un cammino personale, fatto di scoperte continue. Caparbia e
piena di volontà crea i primi lavori, che vengono presto scoperti dai critici della
zona, che la invitano prontamente a mostre ed esposizioni con pittori già affermati
della Liguria.
Ma Monica non si ferma ed espone a Milano; a Roma, nella Basilica degli artisti,
a Napoli e così via.
Viene notata anche in campo editoriale da affermate case editrici come la Libreria
Vaticana, le edizioni Messaggero, la Shalom; e perfino dal lontano Brasile le viene
richiesta un’immagine per la copertina di un libro dedicato a Sant’Antonio.
Nel Natale del 2002 l’immagine ormai abbastanza famosa della “Natività” viene
stampata nel giornale dell’Università di Notre Dame, in America.
Nel 2008 il quadro di Grace Kelly viene esposto all’Hotel de Paris a Monte Carlo.
Come ogni bravo artista, Monica incomincia a sondare nuove possibilità e quindi
si apre, dopo l’Arte Sacra, al ritratto e agli animali, ma la vita è lunga e la fantasia
la porterà lontano, verso un futuro ricco di esperienze e soddisfazioni.
DESCRIzIONE OPERA
I paesi occidentali donano la tecnologia ai paesi disagiati i quali a loro volta donano
la genuinità, i buoni sentimenti, la spontaneità che i paesi ricchi hanno dimenticato.
La tecnologia come elemento positivo, come scambio di culture, come aiuto ed
apertura al mondo.
La cornice ha un inserto di tessuto Africano ed alcuni elementi in foglia d’argento
che simboleggiano la tecnologia che si diffonde nel mondo.
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L'Umanizzazione della tecnologia
50x70 cm
Olio su tela, cornice con inserto in tessuto africano e foglia d'argento
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Annalisa Gonnella
Annalisa Gonnella nasce nel novembre del 1980 mentre la strade della sua prima
città, Napoli, sono scosse dal terremoto; la permanenza in questa città sarà breve,
ma i suoi vicoli e vincoli rimangono un punto di snodo costante nella sua vita, una
presenza alla quale la sua ricerca fotografica e il percorso formativo continuamente rimandano e tendono.
Consegue la laurea in Filosofia all'Università La Sapienza di Roma. Ma le strade
di Roma non bastano: sono stimolo continuo e indefesso per la ricerca di nuovi
percorsi.
La prima tappa (2009) è la vicina Senigallia nella ricerca de “I linguaggi delle arti visive” di Nino Migliori, l’inizio dello studio in Polaroid, che porterà all'esposizione per
la Biennale di Fotografia di Bibbiena (2010), e nei percorsi lontani segnati da Ara
Guler e Coskun Asar nelle loro “Storie di Istanbul”, città, questa, che fornirà il contesto
e lo scenario per lo sviluppo di “La memoria nella pietra”, 2011, personale che si terrà
presso la Hackney Picture House, galleria nel quartiere londinese di Hackney, a cura
di Miloslav Vorlicek. Nel 2010, a Senigallia inizia il percorso formativo con Massimo
Siragusa nella sua “Estetica del paesaggio”, ma la ricerca di nuovi paesaggi, di nuove
strade non si sazia del contesto italiano: lo sguardo non pago tende verso percorsi
transoceanici. Nello stesso anno a New York segue il corso di Street photography,
“The poetic Witness” con Barron Rachmann e “Liberating the intuitive”, sotto lo
sguardo di Larry Fink. Londra ospita i primi percorsi espositivi individuali e corali in
occasione dell'International Photohraphy Festival, “Photomonth East London”, a cura
di Altenative Arts, festival per il quale è artista selezionata nel 2011 e nel 2012.
DESCRIzIONE OPERA
“Come la vita, la sua potenza vivente, attraversa l’arte? Come la fotografia “sopporta” le immagini? Dai primi graffiti dell’uomo, scolpiti, disegnati nella pietra e conservati grazie all’oscurità delle caverne, fino alle moderne rappresentazioni visive
e anche sonore, ciò che è in gioco è l’esperienza vitale come tema fondamentale
di tutta l’arte. Attraverso il linguaggio fotografico ricerco questa esperienza, cercando di eludere le consuetudini dello sguardo, rappresentando l’esperienza stessa
evitando le convenzioni associate alle percezioni, per permettere allo spettatore, di
avvalorarla. Come nei primi graffiti, fotografo un’animalità selvaggia, preistorica, infantile, senza volontà artistica in cui non si può vedere senza toccare con la mente.
Ricerco ciò che Deleuze definisce “Arte Nomade”, ovvero quella visione ravvicinata
per cui lo spazio contenuto nelle immagini permette mille direzioni e raffigurazioni,
visione ravvicinata per cui nelle immagini questo spazio non è semplicemente visivo, ma è innanzitutto spazio tattile e addirittura uditivo. La fotografia è infatti occasione per una visione ravvicinata in cui non è possibile prendere distanza da ciò
che è visto, in cui non si è mai di fronte a qualcosa senza esserne dentro”.
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Grotteska
Stampe 60x60cm
Polaroid film, Polapressure Tecnique, Hahnemuhle fine art
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HuM-ART
Hermine Reidinger nasce nel 1961 ad Andorf (Alta Austria) e si laurea presso la
Pedagogical University di Linz; Michael Sardelic nasce nel 1959 a Vienna e studia
presso la Pedagogical University di Innsbruck, è attualmente libero professionista.
Lavorano insieme, con lo pseudonimo HuM-ART, a progetti comuni nelle città di
Ried im Innkreis e Andorf. Alcune delle loro opere sono state acquisite dal Ministro
dell'Educazione, Arte e Cultura del governo federale austriaco e dalla Provincia
dell'Alta Austria, nonché da acquirenti privati. Partecipano a numerose esposizioni
nazionali ed internazionali e vantano nel loro curriculum numerosi premi.
Premi e Riconoscimenti
2012 Nomination alla XII edizione del Syrlin International Art Award 2013
Stuttgart (Germania)
2011 Nomination per il St. Leopold Peace Award 2011 di Klosterneuburg,
Vienna (Austria)
2007 PX3 - Prix de la Photographie Parigi, (Francia)
1982 Award of the Provincial Capital City of Innsbruck (Austria)
Mostre (Selezioni) più recenti:
2012 2nd Ruhr Biennale, Dortmund,
2011 Sala terrena Gallery, Klosterneuburg Monastery, (Austria)
Galleria Momus, Torino
2010 City Museum Neuötting (Germania).
2009 SchlossÖkonomie Gern, Eggenfelden, (Germania)
2008 Padiglione Paradiso, Giardini della Biennale, Venezia,
Darmstadt Photography Days (Germania)
2007 Aplanat Gallery of Photography, Amburgo
Galleria d'Arte Terzo Millennio, Venezia
DESCRIzIONE OPERA
Trentasei lastre radiografiche del torace da un lato, e immagini TAC del cranio
dall’altro, che sono indipendenti le une dalle altre. Il contrasto tra l’asettica immagine medica e il movimento oscillante delle singole lastre scatena delle riflessioni sulla sede dell’anima e la sua localizzazione. Inconsciamente lo spettatore
crea una connessione tra i suoi sentimenti e le immaginarie anime fluttuanti delle
persone che stanno dietro le immagini mediche.
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In-Between-Soul
252x112x112 cm
Oggetto cinetico, stampe digitali su UV-resistant film, polistirolo, velcro industriale,
struttura di sostegno in profilati di alluminio
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Sandra Hauser
Sandra Hauser è nata a Bad Aibling nel 1983 e vive fra Roma e Monaco. Di professione ricostruisce drammi ed emozioni.
La sua arte non ha un media specifico, ogni sfida la raccoglie riflettendo, interiorizzandone l'essenza, catalogando le emozioni e filtrando tutto con istinto viscerale. Proprio la particolare combinazione di passione e ragione rendono i suoi
lavori avvolgenti e pulsanti, intrisi della tensione tipica dell'artista che vive in simbiosi con la sua opera ed esteticamente perfetti. Hauser porta sulle proprie spalle
il peso del ruolo di testimone dei nostri difficili tempi, ne interpreta le contraddizioni
con profonda delicatezza e intensa drammaticità, lasciando una cicatrice emozionale sul pubblico.
Giovanni Cervi, Libero Curatore
Ricordiamo le numerose mostre a Monaco e in diverse città italiane tenute tra il
2007 e il 2012.
DESCRIzIONE OPERA
L’opera “Devi morire prima di morire” - un autoritratto bipartito - è un omaggio al
“Davide con la testa di Golia” di Caravaggio. Una foto e un video mostrano l’artista
girare senza posa su se stessa, mentre prova disperatamente a riunire nel suo
seno i due ego in conflitto. Forse uno dei due deve morire prima che lei possa
morire…
La guerra dei due Ego si mostra anche nel linguaggio artistico che ha scelto Hauser. L’installazione gioca con la messinscena, una foto digitale che sembra un
quadro dipinto ad olio con un cornice dorata e un video che mostra la sua origine.
Una finzione dentro la finzione? Soprattutto una ricerca che va oltre il confine e i
tempi delle discipline artistiche.
Il simbolismo delle immagini ispirato dal simbolismo e dalla profondità di Caravaggio espresso con la tecnologia digitale di oggi, per raccontare storie profonde,
che non hanno confine di tempo o età, che sono sempre attuali, perché sono storie delle persone, della vita e dell’essere umano.
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Devi morire prima di morire
Fotografia digitale 101x125 cm, video Full HD 6:25 min
Installazione, Autoritratto bipartito
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Velia Iannotta
Scultrice, inizia negli anni ‘60 ad esprimersi artisticamente con la pittura a spatola,
ma l’esigenza della “ricerca sulla materia” la spinge ad intraprendere la strada
della scultura.
Negli anni ‘70 allieva di Toti Scialoja, si laurea in Scenografia all’Accademia delle
Belle Arti di Roma. Realizza scenografie e costumi per il teatro.
Le sue opere vengono esposte in numerose personali in spazi Istituzionali italiani
e mostre all’estero.
Nel giugno del 2010, all’8^ edizione della Biennale d’Arte di Roma, riceve in Campidoglio il Primo Premio per la scultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il suo linguaggio creativo, nasce negli anni ‘70 dall’idea di utilizzare la vetroresina,
prodotto contemporaneo, che risponde alle sue esigenze di duttilità, leggerezza
e resistenza nel tempo.
L’operazione della vetroresina ricoperta di foglia d’oro, attraverso lunghe sperimentazioni di materiali diversi nella ricerca della luce, viene soddisfatta con l’uso
delle lamine d’oro e d’argento, patinate e brunite alla maniera delle vecchie fucine,
che applica alla materia industriale un significato di metallo prezioso.
L’assorbimento della luce, riflessa dall’oro e dall’argento, continua a espandersi
come fenomeno fisico in una sorta di “rito magico-religioso”.
Risulta chiaro l’intendimento dell’artista, per la quale l’inganno non è quello dell’artigiano dell’Ottocento, ma l’inganno post-moderno che mira alla percezione di
chi osserva. L’ironia nasce per lo scontro tra l’aspettativa che l’opera suggerisce
(peso, materia, antichità) e l’esperienza percettiva che l’opera provoca.
La capacità di trasformare, una “materia” in un linguaggio, sta in lunghi anni di
ricerca e sperimentazioni, nel virtuosismo e nelle esigenze espressive dell’artista. Dal ‘70 ad oggi un unico filo conduttore caratterizza le sculture: il nero, l’oro
e l’argento.
Le ultime opere, oltre alle tessere musive oro e argento, presentano inserti di mosaico cromatico, raggiungendo effetti interessanti.
Dalle resine con cui realizza prevalentemente le sue sculture, passando per il
bronzo, fino ai metalli preziosi per la creazione di gioielli, pezzi unici a cera persa,
arricchiti da pietre grezze che li rendono irripetibili.
“Desidero fortemente che l’opera scultorea emerga dalla materia, che esprima la
sua forza, i tagli di luce creati dall’oro o dall’argento e dalle tessere musive, contribuiscono a renderla viva e palpitante”.
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Scudo
190x80 cm
Vetroresina, paste vitree oro veneziano,
foglia oro patinato, foglia argento patinato, base in marmo
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Jessica Iapino
Jessica Iapino nasce il 14 Ottobre 1979 a Roma dove vive e lavora. Diplomata
alla Marymount International School continua i suoi studi presso la A.U.R. American University in Rome. Il suo lavoro parte da un’analisi introspettiva con uno
sguardo alla società contemporanea, ritraendone gli aspetti più semplici, più
umani. Attraverso una filosofia di pensiero in costante “costruzione-costrizione”
inizia la sua sperimentazione con il video, fotografia e installazione. L’esigenza
del mezzo filmico diventa un aspetto importante nel suo lavoro; considerato come
mezzo più incorporeo e quindi “leggero”.
Dal 2004 al 2006 esordisce con due personali: “HERO” Galleria Arturarte e
“EDEN” presentata al MLAC Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Roma.
Nel 2007 partecipa a “Gemine Muse” mostra curata da Antonio Arèvalo intitolata
“Le Jeu de l'Hombre (lo sviluppo delle virtù cortesi)” con un intervento site-specific
nel Museo Napoleonico Roma. Del 2008 è la personale “bring me back_HIGH” a
cura di Alessandro Facente, L’Union arte contemporanea co-prodotta con la fondazione VOLUME! e nel 2009 presenta una personale dal titolo “LOVERKILLERLOOP” Dora Diamanti Arte Contemporanea Roma. Partecipa a numerosi Film &
Video Festival in Italia e all’estero tra cui l’Optica Festival Gijon 2008; candidata
al “Optica Award” per Artisti Indipendenti, Gijon, Madrid e Parigi. A settembre del
2009 partecipa alla XIV Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo: SKOPJE gates BIENNALE 2009, Repubblica di Macedonia, dove si classifica
al primo posto nella selezione “immagini in movimento”. Nel suo lavoro comincia
a prevalere l’idea di evoluzione filmica. Considerando il concetto di Cinema come
“mezzo” e non come “industria”. Nel aprile 2010 è tra i finalisti nella categoria
“corti italiani” del RIFF Rome Independent Film Festival IX edizione. Nell’ottobre
2010 presenta “Previous. To the source.” all’interno del progetto “Another_Fiction”
a cura di Antonio Arèvalo nella galleria V.M.21. Nel Marzo 2011 presenta alla X
edizione del RIFF Rome Independent Film Festival il cortometraggio “Il Quarto Ordine” nella sezione sperimentale del Festival.
DESCRIzIONE OPERA
Testaccio, Roma. Cinque suore missionarie rigorose e mistiche sostano immobili
come bloccate da un’auto-costrizione. Trovano la libertà attraverso la loro divisa:
l’abito monacale. Una bambina rumena, la cui realtà culturale e sociologica richiama quella gabbia in cui involontariamente si trova. Ursula dai capelli rossi,
con i vestiti colorati sulla sua bici rosa pedala. Uno slalom attraverso queste suore
poste lì come birilli. Il gioco, la costrizione. Una doppia libertà a confronto, una
medaglia a due facce. La libertà in cui la donna si trova, attraverso la costrizione
e una costrizione attraverso cui la donna vive la sua libertà.
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Baptism
Durata 02:03 min
Video mono canale
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Laura Isaia
NOME L’aura
COGNOME Isaia
DATA c’era il sole di giugno e correva l’anno 1977 ma era notte. Me lo ricordo bene!
LUOGO: i miei insistono nel dirmi che sono nata in Sicilia e comincio a credergli,
poiché ogni volta che ritorno in quei luoghi mi sembra di rinascere (o di morire).
Secondo le mie approssimative considerazioni sono nata su Marte.
Ho studiato prima Lettere e poi Filosofia. Dopo Lettere e Filosofia insieme. Kant è
stato sempre orgoglioso di me, Hegel continua a darmi filo da torcere, Sartre mi
ha amato ma non lo sa e io non sono mai stata “una ragazza per bene”. La fotografia non è per me né una professione né un nobile passatempo ma è una necessità del mio DNA geneticamente trasmessa da mio nonno. Ma lui non c’è più
da troppo tempo e non lo sa. La mia prima fotocamera era di legno e aveva per
lente un fondo di bottiglia! così le mie prime foto vennero tutte ubriache… ubriache
di vita… e con qualche dolore allo stomaco. Poi la pellicola: mai meno di due
scatti in uno. Oggi il digitale: è come offrire la sangria ad un astemio e vedere di
nascosto l’effetto che fa.
DESCRIzIONE OPERA
Perché LEI arriva sempre quando meno te lo aspetti.
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Lei
Stampa 50x70 cm
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Kyrahm & Julius Kaiser
Kyrahm e Julius Kaiser sono artisti e curatori che operano in ambito internazionale
nel settore della Performance Art. Kyrahm è artista concettuale, videoartista, body
artist e performer. Julius Kaiser è videomaker, drag king e performance artist. La
sua ricerca artistica ha origine nell’ambito della sperimentazione che indaga i ruoli
sociali di genere proponendo una visione fluida degli stessi coerentemente con le
teorie filosofiche Queer. Come videomaker ha realizzato videoclip e documentari,
organizza workshop. Diversi storici dell’arte indicano la coppia artistica come una
delle nuove evoluzioni della body art contemporanea, alla quale sono stati dedicati
diversi testi. Vincitori di numerosi premi in Italia e all’estero.
I corrispettivi delle loro azioni (foto, video, disegni e dipinti preparatori) appartengono a diverse collezioni private. Hanno istituito il movimento artistico italiano
“Human Installations”. Hanno creato Extreme Gender Art, progetto che promuove
le arti performative creando eventi internazionali. Di Kyrahm e Julius Kaiser hanno
parlato numerosi media.
DESCRIzIONE OPERE
Human Installation 0: Crisalide
Performance - durata variabile, preferibilmente 24 ore, data creazione: settembre 2009
“Dormi o sei morta?”
Mamma conchiglia,
figlia poltiglia.
“sono viva, non senti il mio respiro?”
“Credevo fosse il vento.” (Kyrahm)
L’isolamento volontario è l’illusione di sentirsi al sicuro. Rinchiusa in un bozzolo per
27 ore con collegamento web 24 ore su 24. L’artista Kyrahm è vegliata giorno e
notte dalla propria madre che provvederà ai suoi bisogni primari. Un gesto per risanare l’incomunicabilità tra genitore e figlio. Una webcam è posizionata allinterno
della crisalide, collegata al sito http://www.humaninstallations.com/channel.htm
durante l’esecuzione della performance. Il pubblico può lasciare feedback scritti
nella chat attiva. “Attraverso il livestreaming cerchiamo un’interazione tra spazio
pubblico e privato, un’estensione dell’hic et nunc, l’interdisciplinarietà dei linguaggi
della comunicazione.”
Durante la performance il canale è inserito in portali d’arte e culturali, diffuso attraverso i principali social network e mailing list.
Dopo 27 ore, uscita dal bozzolo, ricomincerà a nutrirsi e riprendersi per iniziare
“Human Installation II: Ciclo della vita” ispirato alle fasi dell’esistenza dopo la nascita: un neonato che piange affamato, la pubertà che si copre imbarazzata, soggetti anziani che mostrano i loro vecchi corpi.
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Human Installation 0: Crisalide
Performance Live e Video
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Human Installation VIII: Techno Amniotic
Performance - durata: circa 45 minuti, data creazione: giugno 2011
Se il liquido amniotico e la placenta sono i primi trasmettitori e conduttori delle stimolazioni colte dall’esterno al bambino, in questo caso è invece il feto a produrre
variazioni sull’ambiente rendendo possibile la pubblica condivisione della connessione madre-figlio.
In una prima fase la donna incinta invita il pubblico ad auscultare le vibrazioni del liquido
amniotico, il battito cardiaco del bambino e i suoi movimenti attraverso un eco doppler,
consentendo quindi di entrare in connessione intima con il miracolo della vita.
In un secondo momento il doppler è collegato a supporti tecnologici: tutti i suoni
sono amplificati in tempo reale e luci, colori, ambient effect e forme si modificano
in base alle stimolazioni ricevute dal bambino e dal liquido amniotico trasformando
lo spazio fisico esterno: è in pratica il bambino nella pancia a modificare l’ambiente circostante, a disegnare con la luce.
L’adrenalina accelera la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Il battito
cardiaco del bambino, molto più veloce di quello di un adulto è amplificato attraverso le casse e genera un concerto “technoamniotico”.
Numerose le donne incinte che desiderano partecipare alla performance. Visto
l’inevitabile trascorrere del tempo, ogni volta che la performance è ripetuta è necessaria una nuova donna disponibile all’azione. Ma è stato interessante notare
come diverse donne reagiscano in modo simile durante l’azione: dopo qualche
minuto, le mamme chiudono gli occhi abbandonandosi completamente all’ascolto.
Human Installation I: Obsolescenza del Genere
Performance - durata 6 minuti circa, data creazione: luglio 2007
Tra le 30 migliori alternative exploration performance del mondo - Manifestazione
IDKex - 2008 Columbus, Ohio - USA; Premio Arte Laguna, prima edizione della
sezione sperimentale performance - Venezia 2009
Il corpo nudo e l’io, la maschera e lo stereotipo. Un quadro ginoandroide. Il sesso
biologico come pelle, maschio, femmina. Il genere come senso del sé, uomo, donna.
Percorso, attraversamento, transizione. Ogni soggetto, una storia. Cambiare sesso è
doloroso come la nascita. Le maschere d’oro sul volto non nascondono le identità:
come son riconoscibili le sfumature del genere. Solitaria subentra una creatura di
sesso femminile. Accarezza i corpi uno per uno. Il travaglio è faticoso, la carne materia
da modellare. Il rito della vestizione tra fasce contenitive, pantaloni, giacca e cravatta
è il ritorno all’opposto. Non è più necessario indossare la maschera: l’io è rivelato.
“La mia ricerca considera il corpo obsoleto. Il vostro lavoro parla di transizione.Viviamo in un’era dove la tecnologia ci permette di modificare il nostro corpo”.
Stelarc
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Human Installation VIII: Techno Amniotic - Human Installation I: Obsolescenza del Genere
Performance Live e Video
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Barbara Lalle
Barbara Lalle è un’artista performer romana. Nella vita esplora le infinite possibilità
dell’arte e delle sue declinazioni, sempre e soltanto mossa da una “emergenza di
dire”. A fine anni novanta entra a far parte del gruppo sperimentale del prof. Luigi
Mosca; questa esperienza la arricchisce nel campo della creatività motoria e, come
danzatrice, la condurrà a partecipare a varie manifestazioni di danza e sport. Sono
anni in cui sperimenta anche la scrittura con una serie di racconti, partecipando nel
2005 al concorso “Parole in corsa III” promosso da ATAC e Trambus. Già attrice nella
compagnia teatrale Living Theatre Europe, è al MAXXI di Roma impegnata nella performance “L’arte dell’errore giudiziario” (Libero - 9 Febbraio 2011, Manifesto - 9 Febbraio 2011). Da piccola, rimane affascinata dal concetto della “seconda possibilità”.
Delle persone e delle cose. è da ciò che sviluppa la ricerca nel campo dell’ecoarte
e del design con materiali di riciclo. Nel 2009 partecipa ad una cooperazione in West
Bank, per proporre laboratori teatrali nei centri giovanili a bambini e ragazzi e nei
centri antiviolenza a donne. A Gerusalemme con la compagnia del Living Theatre
Europe recita nello spettacolo “Not in my name” scritto da Judith Malina. Al ritorno
da questa esperienza in Medio Oriente nascono delle opere pittoriche tra cui “20/25”
che partecipa alla 7° edizione del concorso Shopping Bag = Arte organizzata dalla
Galleria Vittora di Via Margutta in collaborazione con Roma Capitale, Regione Lazio,
Accademia di Belle Arti di Roma e AMA. L’opera è stata esposta dal 27 aprile al 1°
Maggio presso la galleria (Catalogo “Arte del recupero” - Ed. Vittoria - 2012). Insegna
da anni in licei ed istituti di Roma ove conduce laboratori di arteterapia rivolti a studenti con disabilità. Per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’ Italia ed il centenario della nascita dell’artista americano Jackson Pollock, è ideatrice e responsabile
del progetto “Parliamo con gesti tricolore”. Tre opere “Il Bianco”, “il Rosso”, “Il Verde”,
realizzate con la tecnica del dripping dal laboratorio integrato degli studenti dell’Istituto agrario “Emilio Sereni” di Roma condotto dalla stessa, sono state esposte per
l’apertura degli Stati Generali del Welfare della Provincia di Roma, corredate da un
reportage del fotografo romano Marco Marassi, compagno nella vita e nell’arte. Le
opere di Barbara Lalle si distinguono per una matericità che affonda le sue radici
nella pittura di Burri, nell’universo dell’Arte Povera e nella scultura di Mario Ceroli.
Non tralascia però il disegno pittorico, attualmente infatti è allieva di Bianca Cavalieri,
approfondendo con lei il disegno dal vero e la pittura alla Scuola Arti Ornamentali
del Comune di Roma.
DESCRIzIONE OPERA
Tecnologia vs Natura. La dicotomia non ha più nessun senso davanti alle forme
metamorfizzate non solo possibili, ma già presenti nella nostra realtà. è ora di rovesciare l’assunto cartesiano e chiedersi non se gli animali abbiano un’anima, ma
se la tecnologia non si sia guadagnata il diritto ad averne una.
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Canide
Legno, metallo, acrilico
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Cecilia Luci
Cecilia Luci nasce a Roma. Si forma mediante studi artistici, per poi iscriversi alla
facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma. Nel contempo frequenta la scuola
di recitazione “La Scaletta”, tenuta da Antonio Pierfederici e Gianni Diotaiuti. Inizia
durante il periodo del liceo la ricerca del suo percorso fotografico, che riprenderà
solo più tardi negli anni dopo aver portato avanti il lavoro di attrice. Pertanto si
riaffaccia concretamente alla fotografia ed al percorso artistico nel 2006/7, attraverso la scuola di fotografia Outsideschool di Daniele Fiore a Roma. In tale occasione, fra i vari insegnanti, incontra anche Daniele Fiore e Riccardo Improta, che
porrà le basi per gli sviluppi venturi della sua ricerca fotografica analogica. Nel
contempo studia a Bolzano alla scuola di Berth Hellingher, le costellazioni familiari
sistemiche dalle quali in seguito scaturirà molto del suo lavoro fotografico. Subito
dopo seguono le sue prime mostre: nel 2008/10 a cura di Umberto Scrocca ed
Achille Bonito Oliva; poi nel giugno del 2010, su interessamento del Comune di
Roma, presso le sale espositive della Torretta del Valadier a Ponte Milvio (Roma).
Nel 2012 partecipa alla collettiva: “Il Divino nell’arte contemporanea”, a cura di
Roberto Bilotti con la collaborazione di Giovanni Intra Sidola
Nello stesso anno partecipa alla mostra collettiva a Palazzo Costantino e Palazzo
di Napoli ai Quattro Canti a Palermo organizzata da Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona e curata da Giovanni Intra Sidola.
Recentemente ha esposto in una mostra personale dal titolo “Gravità” presso il
Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto, a cura di Gianluca Marziani.
DESCRIzIONE OPERA
Bosone, DNA, luoghi ove risiede la scintilla, parte più profonda, sconosciuta, ma
eternamente ricercata da tutti, il Sé.
Luogo intimo e cosmico al contempo, dove tutto nasce, inizia, diventa, muore per
poi ricrearsi trasmutandosi. Proiezione del passato, quanto seme del futuro.
In fisica quantistica i bosoni sono le particelle che obbediscono alla statistica BoseEinstein, tutte le particelle elementari mediatrici delle forze fondamentali sono i bosoni.
Le stesse particelle vi sono dal punto di vista dell’artista nell’animus umano, e sono
quelle che, obbedendo alla volontà, agglomerano e portano l’essenza, recandola in
un centro permanente di unità. Essendo poco stabile, l'Higgs decade quasi immediatamente, quindi non si può sperare di osservarlo per caso nell'Universo. Per lo
stesso motivo, sempre che esista, non può essere osservato direttamente nell'enorme quantità di particelle prodotte a ogni collisione nell'acceleratore, ma bisogna
guardare ai suoi prodotti di decadimento. Le particelle cui dà luogo, però, possono
formarsi in molti modi diversi. Per questo ed in modo azzardato associo simbolicamente il bosone al “sé”, che ad ogni istante si crea e si determina attraverso
un’azione attuata dalla volontà. A volte presente, a volte assente ed indeterminabile.
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La particella di Dio
100x70 cm
Stampe digitali su carta cotone montate su alluminio
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Ferruccio Maierna
Ferruccio Maierna nasce nel 1969 ad Amsterdam e in seguito si trasferisce in Belgio. Si forma artisticamente presso l’Ecole des Arts d’Ixelles (Bruxelles) e l’Académie des Arts dove si specializza nella lavorazione del metallo. Nel 1997, si
trasferisce in Italia e partecipa a diverse mostre collettive e personali ottenendo
alcuni riconoscimenti.
Mostre personali:
• Arte 54 Contemporanea (Molfetta -Bari 2012)
• Massenzio Arte (Roma 2012)
• Galleria Lombardi (Roma 2006)
• Galleria Vittoria (Roma 2001)
Tra le mostre collettive:
• Arte 54 Contemporanea (Molfetta-Bari 2012)
• Galleria Theodora (Frascati 2010)
• Associazione G.A.P (Roma 2010)
• A.R.G.A.M (Associazione romana gallerie arte moderna 2002)
• Premio Sulmona, rassegna internazionale D’Arte contemporanea (Sulmona,
2012, 2004, 2003, 2002)
Tra i riconoscimenti:
• Vincitore premio internazionale Massenzio Arte XIV (2010)
• XXIX Premio Sulmona, premio targa d’ argento (2002)
• Concorso “Pierre-Paul Hamesse”, premio speciale della giuria (Belgio, 1993)
• Vincitore concorso Marie - Louise Rousseau (Belgio, 1992)
Selezionato dal Dipartimento VI Politiche della Programmazione e Pianificazione
del Territorio.
Inserito nell’elenco di artisti professionisti per l’affidamento di incarichi di realizzazione di opere d’arte.
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Neo Mantis
100x130x70 cm
Acciaio, lamiera martellata
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Alexia Manzoni Porath
Alexia Manzoni Porath é un’artista italiana che lavora con la ceramica da piú di
vent’anni. Laureatasi in Scienze Politiche a Roma, nel 1994 si è trasferita a Londra,
dove ha realizzato il suo sogno di studiare arte frequentando inizialmente gli studi
di vari artisti ceramisti, per poi entrare al corso di Belle Arti con specializzazione
in Ceramica dell’Universitá di Westminster di Londra, Ceramics (Ba Hons), dove
si é laureata nel 2006.
Unisce la sua passione per l’arte all’attenzione che dedica a temi d’attualitá. Nei suoi
lavori affronta argomenti quali la guerra, il terrorismo e l’inquinamento ambientale,
producendo opere nuove e all’avanguardia che provocano e sfidano il pubblico.
“Mi piace pensare che la mia arte sia un mezzo che inviti alla riflessione sui nostri
tempi. Mentre attraverso le mie opere rappresento il modo in cui percepisco alcuni
avvenimenti che stanno caratterizzando la nostra societá, insieme a loro spero di
coinvolgere lo spettatore in un dialogo dove diverse opinioni possano essere
messe a confronto.
Il mio lavoro vorrebbe sottolineare che siamo sempre noi gli artefici del nostro futuro e quindi in grado di scegliere quale strada prendere…”
DESCRIzIONE OPERA
“Come artista specializzata in ceramica ho sempre sentito nella materia l’essenza
della mia espressione artistica, ma proprio questa aderenza mi ha portato a cercare un riferimento alla profanazione che materie e prodotti creati dall’uomo attraverso la tecnologia hanno sull’equilibrio ecologico del nostro mondo. Le mie
“bottiglie” nella loro forma simbolica sono un grido di speranza e di amore verso
la natura e la sua conservazione ed allo stesso tempo ricordano formalmente le
cause che invece contribuiscono al disequilibrio ecologico. è questa la mia battaglia è questo il messaggio che le mie bottiglie racchiudono.”
Alexia Manzoni Porath riproduce le bottiglie di plastica con la porcellana (“terra”
pregiata) e su di esse fa intravedere una natura pura e combattente. I fiori sono
in bilico fra l’essere inghiottiti dall’inquinamento ambientale ed il suo contrario…
la sopraffazione finale della natura su tutto ció che l’uomo crea. Gli insetti, liberi
nel volo, hanno il destino segnato da un mirino in quanto sono fra gli animali destinati ad una lenta ma progressiva sparizione dovuta allo squilibrio ambientale
da noi provocato. “CAOS” ( _._. ._ _ _ _ … ) parla della lotta che la natura compie
ogni giorno per la sua sopravvivenza e le sue bottiglie, disposte secondo il linguaggio Morse, ci parlano attraverso un linguaggio in disuso e poco comprensibile alla maggior parte di noi, ma spesso utilizzato nei momenti di emergenza.
Cosí si crea un legame fra l’artista e l’opera e fra l’opera ed il pubblico perché
l’arte puó anche essere denuncia e fonte d’ispirazione.
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Caos
105x80 cm
Porcellana su legno e pasta acrilica
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Marco Marassi
Allievo del fotografo Astolfo Leti Messina, è stato tra i fotografi della rivista “Hide
Park Photograpy” fino al 2011, nello stesso anno partecipa con una trilogia alla
mostra collettiva “In Strada Fabula” con i fotografi Umberto Verdoliva, Massimo
Napoli, Luca Farinelli, Alessio Coghe. Per i centocinquanta anni dell'unità d'Italia
è autore di un reportage, esposto per l'apertura degli Stati Generali del Welfare
presso la provincia di Roma, su un gruppo di studenti diversamente abili coinvolti
in un laboratorio integrato diretto da Barbara Lalle compagna nella vita e nell'arte.
Studente presso la scuola di fotografia Ettore Rolli di Roma, attualmente è impegnato nel progetto “In Strada Fabula due” promosso dalla curatrice Edit Benet.
DESCRIzIONE OPERA
L'opera si ispira alla pittura simbolista, la donna di spalle alla realtà mostra sul
collo un codice a barre, simbolo dell'omologazione di massa e della mercificazione di ogni cosa (anche del corpo). Il suo volto è percepibile attraverso un'ombra, come oggi le nostre identità “digitali” sono una mera proiezione di quello che
siamo realmente o che forse vorremmo essere. L'orologio alto ed asimmetrico
sopra la figura ci ricorda quanto il tempo sia sovrano sulla volontà umana.
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Senza titolo
30x40 cm
Fotografia digitale
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Salvatore Mauro
Di grande interesse è la sua attenzione al carattere performativo dell'arte contemporanea, (installazioni; cinema espanso), cui percepisce chiaramente gli sconfinamenti di carattere teatrale. Salvo ha anche operato in questo ambito, con la
collaborazione artistica al Teatro Vascello di Roma, molto noto internazionalmente
per le sue programmazioni di neoavanguardia. Sin dai primi anni duemila, per i suoi
lavori video e fotografici di ambienti legati all'intimità del corpo, quale si costringe e
si svela negli spazi dell'intimità quotidiana (come in “Extasy- On”, 2007), la fotografia
di base, ossatura della sua produzione, è manipolata con diversi materiali che le
danno un effetto “acquatico”, anche quando l'acqua vera, reale, non è in qualche
modo compartecipe dell'opera. Salvo, sceglie di interpolare l'installazione di light
box e le matrici simbolico-esoteriche necessarie alla tematica prescritta.
Simonetta Lux, Professoressa di Storia dell'arte contemporanea
Sapienza Università di Roma
DESCRIzIONE OPERA
Un corpo di donna nudo isolato su sfondo bianco e luminoso esce dalla luce
come qualcosa di etereo e carnale insieme, inizia così il gioco malizioso e simbolico tra immagine fotografica e il suo reale messaggio. Nell’immagine scelta nulla
è lasciato al caso; bocca rossa e carnosa, lunghi e lisci capelli nero corvino, neo
sulle labbra, carnagione candida e pelle segnata da tatuaggi provocatori. Questa
donna ha tutte le caratteristiche della “femme fatale”, una Valentina in chiave ipercontemporanea, che rappresenta una nuova sensualità estremamente attuale
nella sua energia, una “femmina” che lotta per la dovuta indipendenza senza rinunciare alla carica femminile che ogni donna possiede. Esile ma forte perché
“nella nuova contemporaneità tutto deve esser forzatamente bello e quelle forme
sono il simbolo dell’idea di un raggiungimento di vittoria sulla vita”. (Come racconta l’autore) In questo gioco estetico come riesce a cavarsela il messaggio
reale? Partendo dalle parole di uso comune “luce dei miei occhi”, il simbolo del
messaggio diventa un neon posizionato sullo sguardo non per illuminarlo come
ci si potrebbe aspettare, ma per coprirlo perché dove arriva la luce termina il bisogno di guardare, scrutare o seguire ma basta farsi guidare da quell’intima illuminazione che ognuno di noi può raggiungere. Il lightbox è sicuramente la cifra
stilistica dell’artista ma in questo per la prima volta sfrutta la luce come unica e
indiscussa protagonista sia nella forma che nei contenuti, dichiarando la velleità
e la determinazione di creare un’estetica autonoma che duri nel tempo.
Valeria Gatti
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Luce dei miei occhi
60x40 cm
Light box, foto digitale, luce, acqua
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Matteo Mercaldo
Matteo Mercaldo [M²] - artista digitale nato a Roma nel 1987. La sua ricerca artistica, è orientata verso nuove dimensioni, mondi paralleli, forme di vita. La scoperta di realtà nuove è sempre legata a idee e concetti dominanti rintracciabili
nel simbolismo dell'opera spesso di tipo mistico. Grande motivo generativo di
ogni lavoro, è quello di creare effetti ottici di multidimensionalità. La composizione
degli oggetti digitali è sempre organizzata in maniera che tutti gli elementi siamo
in connessione tra di loro. Maggiore attenzione viene data ai colori e alla texture
di ogni materiale impiegato ad alta definizione con effetti di grande impatto fotorealistico. Tra le mostre: “Festa delle Giovani Eccellenze di Roma”, Museo Pietro
Canonica - “L'Eroe”, “Gemini Muse”, Caffè Letterario; “Festival dei Giovani Talenti”,
Palazzo dei Congressi; “Adrenalina”, Museo Centrale Montemartini; “Giovani e
Italiani, Rassegna Futurista sull'Unità d'Italia”, Biblioteca Rispoli; “Synthesim”,
Centro culturale Elsa Morante; “MaM13”; Mostra arte moderna Mediterraneo, Palazzo del Governatorato di Ostia; “MiscelArti: Idee, Artisti & Contaminazioni”, Caffè
Letterario; “Versus: rassegna d'arte digitale”, Centro culturale Elsa Morante; “Synthesim365”, Centro culturale Elsa Morante; “Fantafestival”, Centro culturale Elsa
Morante.
DESCRIzIONE OPERA
L’opera nasce dall’intento di attribuire alla natura il compito di generare la tecnologia della nuova era e di assimilarla al suo interno per costruire assieme alle differenti specie viventi la natura di una macchina perfetta: NETWORLD.
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Networld
170x110 cm
Pittura digitale
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Roberto Mercoldi
Nasce il 19 agosto 1983 a Roma, dove vive e lavora. Studia presso la Facoltà di
Architettura “Ludovico Quaroni”. Collabora con numerosi studi professionali in diversi campi, dalla progettazione architettonica, urbanistica al design. Contemporaneamente frequenta la bottega di un pittore e perfeziona la tecnica della pittura
ad olio. Ultimamente sta collaborando con un gruppo di giovani designers nella
produzione di interventi pittorici ad hoc su oggetti di design.
Mostre personali: “zENWORLD”, Roma (2009); “DART” - Caffetteria Chiostro del
Bramante, Roma (2010); “CARGO”, Roma (2010). è stato selezionato “Artista del
mese” dal circuito GAI (Giovani Artisti Italiani) e da Artgallery, Milano.
DESCRIzIONE OPERA
L'analisi della città come luogo e dimensione della vita di chi la vive è il nucleo intorno al quale Roberto Mercoldi costruisce la sua ricerca. Nella città si imprime il
mutare del tempo sotto forma di storie e di architetture; in essa convivono il passato, il presente e il futuro di chi visse, di chi vive e di chi vivrà. è un'eredità materiale e collettiva che direttamente o indirettamente chiama tutti i suoi abitanti ad
imprimervi un'impronta che verrà tramandata. Questa eredità è in continua trasformazione: ciascuno ne possiede un pezzo, ciascuno la muta e con ciò trasforma il volto di chi la abita. La città conferisce ai suoi cittadini un carattere
ereditato dalla sua storia, essa è il “Luogo” per antonomasia dove si svolge la
vita. Non è un caso che essa in passato vissuta come “madre”, venga oggi sentita
dai “nuovi” abitanti come luogo di pericolo ambientale, sociale, individuale. Tutto
ciò sta a denunciare la perpetuazione di una rotta sbagliata. Da questo prende
spunto l'Artista: la sua critica si scaglia contro i creatori di mondi che, mossi dall'interesse speculativo figlio di una precisa ideologia, erigono contenitori alienanti
senza attinenza con uno spazio abitabile.
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Simboli metropolitani
110x155x80 cm
Scultura in legno verniciato
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Jacopo Meucci
Jacopo Meucci (Roma 1983) è un artista e web designer italiano che vive e lavora
a Roma. Il suo lavoro si concentra sull'uomo in senso ampio e si avvale di diversi
media che vanno dalla fotografia al materiale organico.
Nel 2009 partecipa alla prima edizione di “Adrenalina”, progetto organizzato dal
Comune di Roma e da zètema progetto cultura. A febbraio del 2010 espone al
Museo Pietro Canonica per la collettiva “GRA: Giovani Artisti a Roma”, evento organizzato dal Comune di Roma e da zètema progetto cultura nell'ambito della
“Festa delle Giovani Eccellenze di Roma”.
DESCRIzIONE OPERA
“Il processo creativo è la sorgente invisibile del mio lavoro. è difficile parlarne in
termini generali poiché la realizzazione di ogni creazione segue un suo percorso
peculiare. Per me ogni atto creativo, ogni gesto artistico, si sviluppa in maniera
unica e irripetibile. Se però dovessi sforzarmi di tracciare delle linee comuni, trovare
delle corrispondenze tra l'elaborazione di un lavoro e un altro direi che per un periodo di tempo più o meno lungo convivo con una serie di idee di riferimento, continue e disorganizzate. Queste idee, se così si può dire, non hanno una vera e
propria esistenza visuale, sono piuttosto dei pensieri vaghi e ricorrenti, un sentire
non ancora imbrigliato dalla forma ma esposto ad un rischio e ad una necessità
produttiva. Queste idee, questo sentire nasce e vive di uno scambio continuo tra
gli oggetti dell'esperienza e il mio organismo, e si modifica fino ad assumere nella
mia mente una qualche forma visiva ideale. Chiaramente questa non sarà poi la
forma definitiva del mio lavoro, ma la forma che incontra il mio agire artistico vero
e proprio attraverso il corpo. Questo incontro, tra idea e azione, tra pensiero e
corpo, è per me un dato problematico e crea una sorta di circolarità del processo
creativo. L'idea elaborata coscientemente, quando si sta traducendo in immagine,
nel momento gestuale della sua realizzazione, si scontra con l'occhio fisico, con il
meccanismo della visione e di conseguenza ritorna come immagine concreta nel
mio corpo. Qui, credo, si elabori una sorta di risposta istintiva che, pur essendo
collegata all'idea cosciente originaria, se ne distacca e guida la mia re-azione. è
in questo momento che il mio lavoro incontra il mondo e la sua struttura fondamentale, quella che di fatto lo costituisce come flusso, divenire, cambiamento continuo
che si determina in maniera sempre diversa. Qui l'opera diviene imprevedibile,
può essere uguale oppure diversa da se stessa, può diventare qualcosa oppure
qualcos'altro. è in questa circolarità che si colloca il mio processo artistico. Graffiare una lastra di alluminio, bruciare, tagliare sono reazioni istintive dovute all'insopportabilità fisica dell'idea cosciente originaria, alla sua immobilità destinata a
sgretolarsi appena incontra un mondo mutevole e corruttibile”.
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Cartografia
120x120 cm
Tecnica mista su alluminio
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Adriana Miani
Nasce a Roma dove attualmente vive e lavora; dopo un lungo percorso lavorativo
oggi si dedica con passione alla fotografia:
“Mi piacerebbe essere un veicolo di messaggi positivi e sottolineare la positività
dell’essere umano ,anche quando vive in circostanze negative, per donarli a chi
si sofferma a guardare i miei scatti”.
L’intensità di uno scatto fotografico è la capacità di comunicare agli altri un’emozione provata in quell’attimo, o quanto meno lo svolgersi di un pensiero immaginario legato proprio a quell’evento; ogni immagine è un appunto, uno stop su
qualcosa di vissuto che trova forza nella casualità rubata al quotidiano e che si
può in ogni momento riportare nel tempo, magari con letture ed emozioni diverse.
Consegue la specializzazione come fotografa commerciale ma la sua vera passione è lo street style ed il reportage.
Ha partecipato a numerosi concorsi e mostre fotografiche tra le quali:
Mostra fotografica al Museo del Fiume - Nazzano
Mostra fotografica alla Torretta Valadier - Roma
Concorso Internazionale del giocattolo Palazzo Rospigliosi e vincitrice di un premio presso il Museo del giocattolo
Mostra Auditorium di Roma “Botteghe Storiche”
Concorso Artisti emergenti per l’ambiente e vincitrice di un premio presso l’Auditorium di Roma
Concorso nazionale Casio e vincitrice di un premio presso Galleria Open Mind di
Milano
DESCRIzIONE OPERA
“Immaginifico” fa parte di un progetto in evoluzione che attraverso le forme
espressive, consente il superamento della realtà affinché la coscienza onirica si
elevi e permetta all’UOMO di innalzarsi ad una dimensione superiore e mistica.
è uno sguardo emotivo, un viaggio all’interno del sogno che svela aspetti e momenti della conoscenza soprannaturale.
In ognuno di noi esiste un mondo di suggestioni e visioni: rivelarli permette di condividere storie e ricordi comuni.
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Immaginifico, donna sognante, parole, lo scorrere della vita
50x70 cm
Stitching
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Kristina Milakovic
Kristina Milakovic è nata a Belgrado nel 1976.
Dal 1993 al 1994 studia presso l’Atelier della Pittrice Etela Merc a Belgrado.
Nel 1994 Consegue il Diploma della Scuola Superiore di Architettura a Belgrado.
Dal 1994 al 1995 frequenta il Corso di Scultura del professor Milan Rakocevic a
Belgrado e il Corso d’Iconografia Bizantina del professor Slobodan Vitkovic.
Nel 1996 si trasferisce in Italia e si iscrive presso all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1997 si iscrive presso all’Accademia di Belle Arti di Roma e frequenta il Quadriennio della Prima Cattedra di Pittura del Professore Nunzio Solendo.
Nel 2003 consegue presso l’Accademia di Belle Arti di Roma il Diploma di Laurea
Nel 2010 fonda l’Associazione culturale ARTE-SAMAN con il contiguo spazio
espositivo Galleria d’arte Collezione Saman, sito a Roma in via Giulia, del quale
è a tutt’oggi coordinatrice insieme ad altri due artisti.
Premi
2012 Primo Premio acquisto Estemporanea di pittura, Avezzano
2012 Terzo Premio acquisto Estemporanea di pittura, Rocca di Papa
2012 Primo Premio acquisto “Massimo Di Somma”, Ostia
2011 Terzo Premio acquisto, Guidonia-Montecelio
2011 Secondo Premio acquisto “Massimo Di Somma”, Ostia
2010 Secondo Premio acquisto “Massimo Di Somma”, Ostia
Ha partecipato a numerose mostre a Roma, Sulmona, Bracciano, Terni, Firenze
nonché a Chicago, e a Hangzhou in Cina.
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Deadline
200x70 cm
Dittico, acrilico su tela
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Nora Lux
Nasce e vive a Roma, dove sviluppa l'interesse per le Arti Figurative, il Cinema e
il Teatro. Dopo il diploma di laurea in Visual Design e linguaggio delle immagini
presso l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, inizia le sue collaborazioni professionali con studi fotografici e pubblicitari, viaggiando in Europa e in Italia.
Frequenta la Scuola di cinema e televisione di Roma, nella quale produce il suo
primo cortometraggio “Eluana”. Dal 2006 ad oggi partecipa a diverse esposizioni
con le sue opere fotografiche e performance. Ricordiamo la sua partecipazione
a “LIFE & VOID” per E.A.C. curata da Achille Bonito Oliva e Umberto Scrocca.
L’uso di linguaggi diversi (fotografia, video, performance art) sono frutto di una
comune ispirazione della sua poetica artistica: la coesistenza della realtà concreta
e della realtà “diversa” - esistenza invisibile, sfuggevole, astratta, atemporale.
DESCRIzIONE OPERA
L'artista Nora Lux ci propone una fotografia nella quale viene rappresentato un
punto di vista che non sarebbe corretto definire come “pelle che riveste le ossa”,
ma piuttosto come epidermide adattabile a delle identità molteplici e metamorfiche, scambievoli come abiti, che da sogno possono trasformarsi in incubo.
“L'angelo nudo è caduto dal cielo per il peso del corpo”, vivendo nell'ossessione
della fisicità corruttibile; dato non ammissibile per la nostra società asettica, legata
alle pratiche attuate sul corpo fisico e su quello virtuale, sempre più influenzate
dalle trasformazioni genetiche in atto e dall’autoreferenzialità introdotta dall’individualismo proposto dalla rete; infatuati dall'immateriale viviamo nella nevrosi dell'immortalità, nella proiezione dell'uomo integrato con le macchine, clonato,
totalmente dimentico del presente.
La forza di questa artista, consiste nella capacità di costruire un linguaggio di
forme che non intende, seppur evidentemente alterato, misurarsi con i codici condivisi della realtà oggettiva, una protezione prioritaria che le garantisce di liberarsi
dall'abitudine del processo tradizionale di realizzazione, dallo scorrere del tempo
normalizzato, nell’ipotesi in cui la sua arte, venisse adottata come flagrante processo di superamento della realtà.
Le forme che riusciamo a riconoscere mettendoci di fronte quest'immagine fotografica si perdono ad occhio nudo, risucchiate dal mulinello blu preponderante
nella parte superiore dell'opera, unica traccia e testimonianza “dell'esserci nella realtà” e nel mondo, un auspicio per allontanare il rischio di smaterializzarci nell'etere,
di essere robotizzati o inghiottiti nello spazio virtuale, dove la carne è un simulacro.
Ridelineando i confini etici che definiscono la misura in cui l’ipermedialità possa
non nuocere al naturale processo vitale dell’uomo, tenendo ben presenti i limiti
imposti dall’emotività, le sostanze non vengono quindi determinate necessariamente dai segni: la cosa ci appare ancora più evidente quando questo gioco di
aforismi ci risulta, come nel caso di questa fantasiosa creazione, il positivo ed il
negativo della medesima fotografia.
Alessia De Palma
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L'occhio del tempo
100x150 cm
Fotografia digitale
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Sabrina Ortolani
è pittrice diplomata all'Accademia di Belle Arti di Roma, città dove vive e lavora.
Dipinge il paesaggio metropolitano e industriale e in particolare le macchine, qualunque forma abbiano. La sua intenzione è quella di trasmettere con la pittura
l’esperienza della scoperta del paesaggio urbano. La città è un luogo da scoprire,
arrivando a capire dove porta una strada e spesso, rivelazione ancor più interessante, meravigliarsi di cosa c'è in quella via che conduce certamente ad una
meta, senza il timore di perdersi o lasciarsi distrarre dalla destinazione, presi dalla
curiosità della scoperta durante il percorso in sé, coscienti di muoversi all’interno
di una città fatta di prospettive imprevedibili. Le interessa l’aspetto estetico
spesso logorato e modificato dall’abbandono e dal tempo che muta i colori e i
contrasti delle lamiere contorte di carcasse di auto e macchinari una volta attivi e
laboriosi per mano dell’uomo, figura apparentemente assente ma inevitabilmente
responsabile.
Nel 1996 ha vinto il Primo Premio al concorso nazionale “Andrea Pazienza”, San
Severo (Foggia); nel 2006 il Primo Premio al concorso nazionale “Rocco Addamiano”, Nova Milanese (Milano) e la Menzione d’Onore al concorso nazionale
“Profilo d’Arte”, Milano. Nel 2011 è stata selezionata per il catalogo “EcoArt Book”
nell’ambito del Premio Acea EcoArt 2010 e risultata tra gli artisti segnalati dalla
giuria del Premio Combat. Nel 2012 è tra gli artisti finalisti del Premio Marina di
Ravenna.
Tra le mostre personali nel 2004 ha esposto a Milano presso la Casa di Tolleranza
di Giorgio Del Basso con la mostra “Sonorità Periferiche”; nel 2006 a Nepi (Viterbo)
presso la Galleria Puntarte di Carlo Scaparro con la mostra dal titolo “Strutture e
Margini”; nel 2010 con la mostra “CONCRETE” a cura di Paolo Balmas alla Galleria Endemica di Roma e nel 2011 presso il Teatro Palladium (Roma) con la mostra “Buildscapes” a cura di NUfactory. Nel 2012 ha esposto presso la Galleria
On the Moon a Roma.
Numerose le collettive a cui ha partecipato tra cui: ROMA VISIONARIA a cura di
Lucia Collarile presso la Galleria Area 10 Design, Roma; “Città Aperta” a cura di
Artedì alla Galleria Spazio 120 (Roma, 2011); “Adrenalina 1.2” presso Centrale
Montemartini (Roma, 2010); “Archiviarti” di Fabbrica Borroni a cura di Fiordalice
Sette, Bollate (Milano, 2009); “Profilo d'Arte” a cura di Banca Profilo presso Palazzo della Borsa e Museo della Permanente (Milano 2006, 2007, 2009); “XII Premio Internazionale Massenzio Arte” (Roma 2008); esposizione internazionale
“AutomobilArt” di Montreal (Canada 2008).
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107
Autodemolizioni 027
100x80 cm
Olio e antirombo su tela
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Alessio Paiano
Alessio Paiano nasce a Francavilla Fontana, provincia di Brindisi nel 1979. Si trasferisce a Roma nel 2007, dove frequenta la Scuola delle arti e dei mestieri con
indirizzo fotografia. Parallelamente continua la sua attività artistica che lo aveva
già visto protagonista di diverse mostre sul territorio nazionale, arricchendo il suo
curriculum di ulteriori esperienze che gli permettono di accrescere la sua ricerca,
che negli ultimi lavori lo vede approdare ad un linguaggio che si inserisce nel panorama pop/neo-pop con l'uso miscelato di tecniche sia moderne, quali la stampa
digitale su vari supporti (tela, carta, tavola, perspex, ecc), sia di tecniche del fotochimico o camera oscura, utilizzando però delle lastre pittoriche da lui stesso
realizzate come negativi. Il misticismo e la simbologia del sacro, rivisitata in chiave
contemporanea, sono l'attuale fonte di ispirazione per gli ultimi lavori. Tra le mostre
a cui ha partecipato ricordiamo: "Nuove proposte" presso la galleria SMAC, Roma
2010; la collettiva all'interno della rassegna Electronic Art Cafè, presso il wine-bar
Camponeschi, Roma 2012, curata da Achille Bonito Oliva e Umberto Scrocca; la
recente collettiva alla Mole Vanvitelliana in occasione del festival “Sguardi sonori”
intitolata “Gino on my mind” omaggio a Gino de Dominicis con l'opera “De Domini
Cis Pieta” che ha ricevuto un largo consenso da parte della critica, degli artisti
partecipanti alla mostra e dai visitatori della stessa.
DESCRIzIONE OPERA
L’artista ricerca in questa immagine, carica di simbolismo, la consapevolezza che
l’arte in quanto tale può davvero vincere la morte, in un’epoca come la nostra in
cui probabilmente si ha più la percezione del finito che dell’infinito, come continuum temporale, che attraversa lo spazio/immagine percepita dall’osservatore.
Attraverso la figura del Cristo, che si erge danzando su di un teschio, il nostro artista vuole caricare di significato la scena, due putti, in alto, testimoniano l’ascesa,
mentre fiori di cicale disegnano il fondale.
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Res Ur Reaction
125x167 cm
Stampa flatbed su tela
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Tommaso Pensa
Nato a Roma nel dicembre 1970. Vive e lavora a Roma. Ha esposto in varie mostre
collettive in Italia e all’estero.
Premi
Premio della critica - “Premio internazionale Arteggiamoci” - Roma, Maggio 2012
Finalista e 4° classificato - Concorso artistico internazionale “Art Prize in Rome”,
ottobre 2011
Eventi del 2012
“Passion Art Barcellona” - Ada Art Gallery, Barcellona
“Totem Art” - Galleria Collezione Saman, Roma
“Totem Art” - Galleria Vista&Vanio, Roma
“I 7 Peccati Capitali” Villa Bondi, Pisa
“Shopping Bag Art” - Galleria Vittoria, Via Margutta Roma
“Arteggiamoci” - Galleria Baccina 66, Roma
“Eroticamente” - Galleria Ex Roma Club, Roma
“zago And Your Friends For Emergency Uk”, Harrow Arts Centre, Londra
“zago And Your Friends For Emergency Uk”, Wimbledon Art Gallery, Londra
“zago And Your Friends For Emergency Uk”, The Gallery, Londra
DESCRIzIONE OPERA
I tempi moderni con la loro globalizzazione, industrializzazione, tecnologia e velocità danno ma anche tolgono possibilità alle nuove generazioni; ecco il “grido”
di chi chiede per le nuove generazioni le stesse possibilità dei “vecchi tempi”.
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111
Give them a chance
100x70 cm
Acrilico su tela
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Volha Piashko & Anastasia Kurakina
Anastasia Kurakina nasce a Mosca nel 1987. Ha studiato pittura dal 1998 al 2005
presso il Liceo artistico di Mosca e nel 2007 si è trasferita a Roma iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti. Ha tenuto mostre personali alla Casa centrale dell’Artista
di Mosca, al Museo internazionale dell’Umorismo nell’Arte di Tolentino, allo Studio
Noesi d’arte ed architettura ed al centro Elsa Morante di Roma. Nel 2008 vince il
primo premio Under 25 del Concorso Nazionale d’Arte Sacra contemporanea “Familia Sancta”, nel 2009 il primo premio alla 4° Biennale dell’illustrazione “Renzo
C. Ventura” del Comune di Colmurano ed il 2° premio “Domenico Purificato” del
Comune di Gaeta. Nel 2010 si è aggiudicata anche il primo premio della Galleria
Vittoria in via Margutta a Roma, nel 2011 il premio “Illustrare Manzoni” organizzato
dal CASM di Milano. Inoltre ha vinto la 26° edizione della Biennale Internazionale
dell’Umorismo nell’Arte, il premio “Città di Tolentino” e nel 2012 ha vinto il V concorso Nazionale per l’attribuzione delle borse di studio per la ricerca artistica organizzato dalla Società Umanitaria di Milano. Anastasia Kurakina ha inoltre
rappresentato ufficialmente l’arte russa contemporanea in Italia nella mostra al
Palazzo della Civiltà Romana, organizzata dall’Ambasciata Russa e dal Centro
Russo di Scienza e Cultura in occasione dell’anno della cultura russa in Italia, e
alla “4° Bienal Internacional Siart” di La Paz in Bolivia. Nel 2014 terrà una vasta
personale all’Accademia d’Ungheria di Roma.
Giovanni Cozzi - Loolitart
Volha Piashko attualmente vive ed opera a Roma dove si è trasferita nel 2007. Ha
studiato dal 1996 al 2006 presso il Liceo artistico A. K. Glebov a Minsk. Dal 2000
al 2006 ha frequentato l’Accademia Statale delle Arti di Belarus e dal 2007 studia
presso l’Accademia di Belle Arti di Roma
Nel 2012 ha realizzato il ventaglio al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio
Napolitano. Nello stesso anno si aggiudica il primo premio internazionale del CIO
nel concorso “Arte e Sport” con l’opera “In cerca dell’armonia” e partecipa alla
mostra internazionale in omaggio dei Giochi Olimpici 2012 di Londra.
Terrà una mostra personale al Centro Culturale Elsa Morante del 2013.
DESCRIzIONE OPERA
“Stanza fiscale” è una grande incubatrice fiscale che offre un certo modello di
vita, tempo, memoria e articolazione spaziale. è una matrix fiscale, un database,
uno scorrere costante delle immagini di scontrini che rappresentano la nostra vita
in cifre e dati. Il progetto parla della nuova strategia del controllo.
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Stanza fiscale
150x100 cm
Digital painting
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Roberto Pinetta
Nasce a Roma, dove vive e lavora. Pittore, scultore, grafico, inizia a dipingere fin
da bambino, ricercando continuamente un suo personale linguaggio espressivo.
Un lungo percorso, che lo porta a realizzare infine opere dallo stile inconfondibile,
dove le ombre non rispettano la fonte luminosa canonica; piazze dove il cielo è
soltanto un “appiglio” naturalistico, usato come pannello scenografico, elemento
per appoggio di piani dove il reale diviene apparenza; figure dai corpi sinuosi che
in una articolata sintassi compositiva, si scompongono per poi ricomporsi in un
“assemblage” di colori, al punto che: “…la pittura così intensa nel suo rapporto
con la vita da cui continuamente si alimenta e si rinnova, investe l’artista in modo
totale, per cui egli c’è dentro con tutte le sue reazioni, lati del carattere, ossessioni,
…uno spiraglio aperto sulla propria anima …” (AFRO)
Tutto in una dimensione sospesa, dove i movimenti si fermano, cristallizzati, come
da un invisibile, inquietante, ironico, scatto fotografico.
Costance Gherardi, docente-critico d’arte
“Le figure stilizzate del Pinetta ricordano le volumetrie del Cubismo, anche le sinuosità delle figure“Fauves”. Le assenze nel volto ci riportano alla pittura metafisica di De Chirico”.
Nicola Bietolini, critico d’arte
“…Nelle opere di Pinetta tutto è sospeso: il tempo, nella misura metafisica, e lo
spazio, nella prospettiva senza profondità”.
Massimo Locci, critico d’arte
Innumerevoli le mostre collettive e personali, fra le più recenti:
2011 - Galleria PentArt, Roma
2012 - MitreoArteContemporanea, Roma
2012 - Galleria PentArt, Roma
2012 - Università eCAMPUS, Roma
Dal 2002 ad oggi partecipa come socio alle diverse edizioni della storica manifestazione romana dei “Cento Pittori di Via Margutta”
DESCRIzIONE OPERA
Il burattino Pinocchio, simbolo di menzogne e di errori, aspetta la sua redenzione,
con il compimento delle sue sembianze in un ragazzo di carne ed ossa.
Si accorge invece con inquietudine di trasformarsi pian piano in un “androide”.
Allegoria di una società artificiale e meccanica, che attraverso la tecnologia, uniforma e controlla le coscienze. Infatti notiamo che anche il grillo parlante, la sua
“buona coscienza”, sta subendo la stessa metamorfosi.
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Pinocchio
80x100 cm
Tecnica mista
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Elena Provantini
Elena Provantini nasce a Roma alla fine dell'inverno, nel 1981. Conduce studi
umanistici di stampo classico, che conclude a pieni voti. Da sempre interessata
all'Arte espressa in ogni sua forma o alfabeto, vive la propria produzione personale pressoché come fatto privato. Dal 2009 in poi dedica le proprie attenzioni
alla critica d'arte, collaborando con diversi artisti emergenti. Nel 2010 cura la stesura del catalogo “Astrazioni Concettuali” dell'artista Corrado Delfini e fa lo stesso
per l'artista Luca Loseto, con “Effrazioni Impop”. Per le selezioni romane della IX
Biennale d’Arte Internazionale di Roma 2012, collabora con lo studio d'arte scelto
per l'acquisizione e la catalogazione delle opere, firmando testi di critica per molte
delle opere in gara. Nel 2012 cura due mostre personali: la prima per l'artista Tiziano Vergati, presso la Torretta Valadier di Ponte Milvio a Roma, la seconda per
gli artisti Petra de Goede e Maurizio Pio Rocchi, promossa presso il Centro Culturale Elsa Morante di Roma, dal titolo “Verde bianco rosso - Gli italiani osservati
da una fotografa olandese”. Torna, oggi, al primo amore di sempre, quello per la
poesia, presentando un ipertesto inedito.
DESCRIzIONE OPERA
Poesia.
“Due è l’errore di sistema, il lato umano non contemplato che sfugge la logica del
codice binario. Il mio pensiero entra nel sistema e affoga nel computo certo, rotondo, finito e trova in esso ristoro. Lo schermo. La macchina. Il continuo alternarsi,
spento e acceso, che traduce e riduce intervalli di luce in parole e volti, vibrazioni
e sentire, senza alcuna distinzione tra valore, emozione o calcolo. L’infinito anemotivo ed esatto che può salvarmi dall’imperfetto del vibrare emozione. Macchina docente: riduce a zero l’indugio che non produce contante. Macchina
intelligente: esercizio d’utilità ragionata cui dovrei in qualche modo coincidere.
Macchina che scrive: obbedisce al mio dettare anche quando non asseconda
utile, anche quando cede ad altro, anche quando volge oltre lo sguardo. Macchina che cancella. Macchina che risolve. Macchina che nasconde e passa oltre.
Il sentire è l’errore. Il desiderio è l’errore. E se cedo al sentire, se il desiderio trabocca, vuol farsi largo, vuol prodursi in parola, il sistema mi salva da quello che
non voglio ricordare, dall’errore dell’amare, del gioire o morire degli occhi tuoi di
lame. Cancella e passa oltre. Cancella e riconverte. Cancella e risolve altrove il
mio pensare. Il foglio torna bianco, non c’è posto per l’errore, il sistema è sgombro
ed io posso… dimenticare”.
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Due
70x100 cm
Poesia su stampa
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Dario Puggioni
Nasce a Seria Brunei in Borneo (Indonesia) nel 1977. Si diploma al Liceo Artistico
di Roma e si laurea all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Vive e lavora tra Roma
e Berlino.
DESCRIzIONE OPERA
I corpi gridati di Dario Puggioni si coprono di una velata malinconia, nei toni cupi
che li riducono a esili fantasmi retti su barcollanti impalcature ossee. Laddove la
luce taglia l’immagine, la visione è portata a spingersi nelle pieghe delle ombre
che si confondono con lo sfondo in secondo piano, dove lo sguardo finisce col
perdere ogni punto di riferimento. Indiscutibilmente il corpo emaciato e dilaniato
dell’artista, nella sua tragica contemporaneità, contrasta con la quotidianità mediatica ove, dotato di un’apparente perfezione, è messo alla mercé di acquirenti
affamati di vuoti estetismi. Solitarie e affrante le sagome galleggiano sospese in
pose di grande tensione, al punto che i muscoli e i fasci di nervi pare possano da
un momento all’altro stracciare la stessa pittura.
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Collaps I
60x100 cm
Olio e smalto su alluminio
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Nadia Punis
Nadia Punis nasce a Roma nel 1981.
Nel 2005 si laurea all'Accademia di Belle Arti di Roma, sezione decorazione. Nello
stesso anno si trasferisce in un paesino in provincia di Campobasso dove tutt'ora
vive. Qui ha continuato la sue esperienza artistica pressoché di natura personale.
Ad oggi si divide tra i lavori artistici e quelli di mamma.
DESCRIzIONE OPERA
Un videoproiettore collegato a un notebook proietterà sull’immagine della bottiglia
frasi, nomi, pensieri o comunque tutto ciò che viene scritto dai visitatori sul computer messo a loro disposizione.
In questa nuova era ci potremmo sentire sempre più dei naufraghi, soli come in
un’isola deserta e sarà la tecnologia la nostra arma di unione.
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Just a Castaway
200x100 cm
Proiezione su fotografia digitale
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Daniele Romani
Nasce nel 1977 a Roma, dove vive e lavora.
Architetto dal 2004, partecipa a concorsi di architettura e grafica e ad esposizioni
collettive.
Nel 2004 e nel 2005, in occasione del concorso “Lapis Tiburtinus”, si classifica
prima terzo e poi secondo, rispettivamente con le opere “N-Astro - Sistema di allestimento museale” e con “Le torri sul fiume”.
Sempre in quegli anni presenta l’opera “MMM - Museo Multiculturale del Mediterraneo” alla XII edizione della “Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo”.
Nel 2005 vince in ex aequo il concorso di idee per la progettazione del marchio/logotipo del Nuovo Centro Civico di Cascina di Roccafranca.
Nel 2009 espone l’opera “Un punto rosso” presso l’ex Mercato Ebraico del Pesce
di Roma in occasione dell’evento “Adrenalina - l’arte emerge in nuove direzioni”.
Due anni più tardi espone l’opera “Roma - Ostia (sola andata)” presso il Chiostro
del Palazzo del Governatorato di Ostia in occasione dell’evento “MaM 13”.
DESCRIzIONE OPERA
Uno, nessuno e centomila …
Chi si cela dietro il QR Code?
QR Code, un crittogramma che al tempo stesso è “burqa tecnologico” e porta
verso il mondo.
Il visitatore interagirà direttamente con l’opera e l’artista attraverso l’uso del proprio
smartphone, e con la lettura del QR code animerà l’opera e svelerà il volto e il disagio dell’artista intrappolato dagli schemi dell’omologazione quotidiana.
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123
Autoritratto
100x70 cm
Stampa digitale
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Stefano Sabetta (SABA)
Nasce a Roma.
Nel 1997 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma applicandosi nel disegno
e nella progettazione scultorea.
Nel 1999 si trasferisce all’Accademia di Belle Arti di Carrara e segue i corsi della
prima cattedra di scultura, acquisendo esperienza nella lavorazione del marmo e
della pietra. Frequenta gli studi dei più importanti maestri a Carrara e Pietrasanta,
arricchendo le sue conoscenze ed allargandole all’uso di materiali come bronzo e
ferro. Nel 2001 si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara.
Il suo percorso artistico è ricco di diverse attività: mostre, manifestazioni, realizzazioni di opere monumentali in marmo e bronzo sia per enti pubblici che per privati.
Dal 2006 fa parte degli artisti iscritti all'ENAP (Ente Nazionale Autori Protetti).
La sua ricerca poetica si concentra sulle dinamiche che regolano il mondo della
materia, indagando le combinazioni infinite (mai casuali) della forme che la natura
offre agli occhi di chi le sa osservare. Le sue sculture sono organismi che mutano
seguendo precise traiettorie nello spazio.
DESCRIzIONE OPERA
GEOMORG, Geometria organica: Sive Descriptio Linearum Curvarum Universalis
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125
Geomorg
h100x40x35 cm
Marmo di Carrara
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Maria Jole Serreli
Nasce a Roma nel 1975 da famiglia di emigrati sardi; vive e lavora tra la Sardegna
e Londra. Sin da bambina manifesta una grande passione per il disegno. Tiene
la sua prima mostra personale nel 1999 ad Oristano. Il contatto con la materia è
per lei un’esigenza naturale quanto la sperimentazione del colore, e così il suo
percorso artistico comprende l’installazione, la scultura e la pittura, modalità
espressive unite da un medesimo filo conduttore di ricerca, il tutto mediato in un
unico linguaggio stilistico ricco di valenze estetiche e concettuali. Pittrice e scultrice autodidatta, conta personali in tutti i capoluoghi di Provincia della Sardegna
e in importanti sedi isolane. Partecipa, inoltre, a numerose collettive al fianco d’illustri artisti sardi. Dopo aver completato gli studi, approfondisce la tecnica della
ceramica qualificandosi ceramista nel 2004 presso l’Istituto C.R.F.P di Oristano.
è del 2008 la personale di pittura e scultura “Alle Soglie dell’Eros”. Nel 2010 inizia
ad esporre a Londra con la personale dal titolo “Who Are We? Where Are We
Going?”. Seguono partecipazioni a varie collettive. Nel 2011 presenta ad Amburgo la personale “Omaggio alla mia terra”, ciclo pittorico-materico dedicato alla
Sardegna. Ha ideato “In Your Shoes”, progetto artistico di solidarietà per sostenere Emergency UK, e “Niente mi pettina meglio del vento”. Ha realizzato opere
su commissione per enti e privati. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e
private, in Italia e all’estero. è cofondatrice del Circolo Culturale d’arte Prometeo.
DESCRIzIONE OPERA
Parafrasando il titolo di un famoso film tratto da un noto romanzo, l’opera racconta
che il libro non finirà mai, continuerà sempre ad essere il simbolo delle conoscenza,
come finora è stato. Il suo segreto è la sua essenza di “macchina dei tempi”, fucina
nella quale si forgiano e coniugano i verbi, al presente, passato, futuro, ecc., un
instancabile propulsore verbo-temporale che permette al libro di attraversare le
ere come una macchina del tempo. Così giunge, anche nella nuova era, come una
macchina del tempo. Così giunge, anche nella nuova era, come strumento tecnologico di conoscenza, sempre disponibile a svelare, ad una mente sensibile, i segni
d’inchiostro che custodisce come semi pronti a germogliare.
Il libro infinito – La macchina dei tempi
Come macchina dei tempi senza sosta
Attraverso le ere in attesa di trovare
Quella mente curiosa nella quale germogliare
I semi d’inchiostro che porto in grembo.
Poesia di Riccardo Giuseppe Mereu
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Il libro infinito - La macchina dei tempi (parole di Riccardo Giuseppe Mereu)
40x50 cm
Opera tridimensionale, carta, filo di rame,
lenza, acrilico su tela, supporto in MDF laccato bianco
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Lucia Simone
Lucia Simone nasce nel 1986 a Perugia, dove avviene la sua prima formazione
artistica, sia nel campo delle arti visive che nel campo musicale. Nel 2010 consegue il Diploma di Primo Livello presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, tesi in
Pittura.Nel 2010 si iscrive al corso di Diploma di Secondo Livello in Pittura presso
l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 2009 ha composto le musiche originali per il contributo di Fernanda Moneta
a Walls and Borders con il film cortometraggio Love Conquers Mountains.
Collettive: X edizione della Biennale Internazionale per l’Incisione - Premio Acqui
2011; “Il Gesto e il Segno” presso la galleria Collezione Saman, Gennaio 2012;
“Primati, Trascendenti” a cura del Prof. Enzo Elefante, Maddaloni (CE), Maggio
2012; “I Mille Volti di Ulisse” presso il Teatro Vascello di Roma, collettiva studenti
Prof. Aristea Kritsotaki, Maggio 2012; Giugno 2012 collettiva finalisti al Premio
Combat presso il Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno; Terzo posto Premio Lanci
2012, mostra collettiva finalisti Premio Lanci, dal 30 settembre al 13 ottobre,
presso il Caffè Letterario Giubbe Rosse Firenze, mostra collettiva vincitori Premio
Lanci, dal 13 ottobre al 20 ottobre, presso il Caffè Letterario Giubbe Rosse Firenze;
Finalista “L’Arte Genera l’Arte” (progetto Premio Terna 04 e Accademia Nazionale
Santa Cecilia) 2012; XI edizione della Biennale Internazionale per l’Incisione - Premio Acqui 2013.
DESCRIzIONE OPERA
L’opera è una denuncia dell’uso dell’energia nucleare. Partendo dal simbolo che
la rappresenta, l’artista ha sviluppato un discorso leggibile in senso orario. Tale
costruzione cede all’opera una qualità temporale, che richiama le conseguenze
di un uso non appropriato dell’energia nucleare, le quali non sono visibili a breve
termine ma solo con il passare degli anni. Nelle tre lunette del simbolo nucleare
l’artista ha trovato una forte somiglianza con lo schema di un esame ecografico,
dunque ha realizzato ogni lunetta come un’ecografia. La prima non ha alcuna
anomalia, mentre la seconda presenta una condizione di policefalia e l’ultima non
contiene alcun feto, indicando così la non presenza di vita.
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Radioactivity
100x90 cm
Inchiostro, acrilico, smalto su tela
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Giulia Spernazza
Giulia Spernazza (1979) dopo aver conseguito nel 1998 il diploma di Liceo Artistico (“A.Caravillani”,Roma) ad aprile 2008 ottiene con il massimo dei voti il Diploma Accademico in decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. A
novembre 2008 inaugura lo Studio di Pittura e Scultura “Evasioni” (Roma) ed
espone in permanenza dal 2011 presso la Galleria Spazio120 (Rm). Tra le esposizioni, nel 2012 effettua la Mini Personale di Pittura durante l’Art Festival Cerreto
Laziale presso il Mamec e la Personale di Scultura e videoarte “Fluidoessenza” a
cura di Togaci presso lo Studio Artistico Evasioni.
Nel 2011 partecipa alla Mostra Collettiva “Carpe Viam”, a cura di Traslochi ad
Arte, presso il Centro Polifunzionale Elsa Morante (Rm) e alla Mostra Collettiva
“Città Aperta”, presso la Galleria Spazio 120 (Rm). Con il progetto Adrenalina partecipa alla Mostra Collettiva “Mam 13” presso il Chiostro del Palazzo del Governatorato di Ostia, nel 2010 alla Mostra Collettiva “L’Intimo mistico dell’Opera”
presso il Museo Centrale Montemartini (Rm) ed al Festival dei giovani talenti
presso il Palazzo dei Congressi (Rm). Nel 2010 tiene la Mostra Personale “La poesia nelle cose immobili” a cura di Claudio Miani, presso il Sinergy Art Studio (Rm).
Nel 2009 espone con la Galleria Gaudì (Madrid) a “Kunstart 09”, la 6° Fiera Internazionale di Arte Moderna di Bolzano.
Tra i concorsi nel 2011 viene selezionata per il Festival Internazionale Artcevia,
per il Progetto Adrenalina 1.2, per il XXV Premio Pandosia e per il Premio Arciere
a cura di Vittorio Sgarbi.
Nel 2011 riceve la Manzione speciale della giuria al Concorso “Roma Restyle”
per l’Opera Scultorea “Essere Umano”.
DESCRIzIONE OPERA
Le immagini urbane si stratificano nella nostra memoria. La percezione che abbiamo di queste visioni cambiano a seconda del nostro stato d’animo, attraverso
uno schermo posto tra realtà e mondo interiore. L’atmosfera eterea dell’immagine
è raggiunta con un tonalismo ricercato, le forme suggerite delineate con un impercettibile equilibrio di linee.
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Oltre la visione
100x100 cm
Acrilico su tela
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Alessandro Stefoni
Alessandro Stefoni classe 1980 cresce nel litorale capitolino più precisamente ad
Ostia. Da sempre ha avuto la consapevolezza che l’entusiasmo è il principale terreno da cui nascono le idee. Guidato da un senso estetico nella purezza delle
linee, cerca sempre nuovi stimoli ed idee al fine di creare forme uniche nel loro
genere e innovative nella tecnica della lavorazione dei materiali, come con la
creta. Partecipa al progetto Artistar 2012 con esposizione nella galleria N.O.A. di
Milano, prende parte a esposizioni in varie gallerie della capitale, finalista all'ultimo
concorso d’Arte Contemporanea di Deruta e terzo classificato al premio Massimo
di Somma 2012, sezione arti visive.
DESCRIzIONE OPERA
Nel caso di questa scultura luminescente, alla lavorazione della creta si aggiunge
un inserto in vetro con resine bicomponenti, la base è in cristallo fuso. Alla maestria tecnica si sommano originalità creativa e funzionalità oggettuale, le quali, insieme, assumono indiscutibile valore estetico grazie al suo aero movimento
tentacolare che cattura, mobidamente, luci ed ombre. La scelta cromatica richiama trasparenze marine dalle sfumature turchesi.
Nata dallo studio del movimento fluttuante delle meduse nel proprio habitat naturale, con l’intento di ricreare in modo fedele tale dinamismo fuori dall’acqua. I tentacoli, in argilla trafilata, prendono forma nelle tre dimensioni seguendo un
andamento fluido e disomogeneo. L’incontro tra tecnica e concetto, alterano la
percezione gravitazionale dello spazio portando l’osservatore in una realtà quasi
surreale. Il manubrium prende forma da movimenti puliti e continui donando leggerezza e toni differenti alla scultura nel suo insieme. L’esombrella è modellata e
dipinta a mano con smalti e cristalline e l’insieme poggia su una base in cristalli
fuso. Questa opera è l’espressione di complesse sfere emozionali non chiaramente definibili ma facilmente percepibili.
Con questa opera l’artista cerca di trasmettere la sua idea di “Contemporaneo
Urticante”, attraverso forme sinuose in questa società cinica e frenetica che tende
a irritare troppo facilmente, proprio come tante meduse.
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Contemporaneo Urticante
55x35 cm
Modellazione in ceramica con base in vetro fusione
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Damiano Tullio
Damiano Tullio nasce a Roma nel 1979 e si laurea in Discipline demo-etnoantropologiche. Parallelamente inizia ad interessarsi all’arte ed utilizza da subito un repertorio simbolico a lui molto caro, tratto dallo studio dell’arte primitiva, caricandolo
di nuovi significati molto personali e moderni. Durante i primi anni di sperimentazione lavora con materiali di ogni genere legati alla vita urbana e moderna come
parti di computer, tubi di scappamento e altri oggetti post industriali recuperati e
trasformati in figure dal forte carattere simbolico. Grazie a questi primi lavori
espone a Roma, Parigi, Londra e La Rochelle.
Negli ultimi anni, lavorando attivamente sul campo come antropologo visivo, attraverso la fotografia ed il video, si è avvicinato ad un linguaggio più semplice, spesso
non figurativo ma sempre altamente simbolico e spirituale. Ad avere maggior rilievo
non sono più i colori pieni, le linee marcate e i relitti della modernità, ma reperti antichi, spesso appartenenti alla tradizione contadina e alla sfera religiosa popolare,
o elementi naturali, come foglie, sassi o alberi, che l’artista combina nelle sue opere.
DESCRIzIONE OPERA
(…) Damiano Tullio, reduce da una formazione da antropologo visuale raggiunge
risultati inusuali nello sviluppare la sua visione del lavoro artistico.
L’analisi di un elemento della cultura immateriale di una società, legato ad un particolare universo semantico, nello specifico quello della pastorizia, avviene attraverso i processi dell’antropologia visuale. L’attenzione è posta sulla relazione che
si innesca con lo spettatore, e sulla funzione che ogni elemento può avere nel
contesto culturale cui appartiene. La foto documentaria è scattata con l’urgenza
di testimoniare momenti appartenenti ad una sfera effimera della realtà, che perde
il carattere di primitività non appena inizia ad essere indagata scientificamente.
Il sistema integrato di immagini che ne deriva viene divulgato dall’artista attraverso
la produzione di documenti lontani dai fini puramente scientifici.
Immagini di carattere astorico ed atemporale vengono affiancate ad oggetti raccolti sui luoghi della registrazione nei momenti di ricerca etnografica, come a sottolineare sia il carattere documentario ed oggettivo del lavoro prodotto, ma anche
il passaggio dell’artista e la sua volontà di appropriarsi di un particolare materiale
di una realtà sfuggente, trasformandolo in riferimento visivo attraverso cui immaginare un particolare universo di senso. Ogni singolo ramo dell’installazione, ogni
elemento materico raccolto, è stato catalogato ed appartiene a momenti differenti
dell’esperienza transdisciplinare effettuata sul campo, in Basilicata, Molise ed
Abruzzo. Cade la barriera tra le differenti discipline umanistiche e tra diversi approcci: l’opera nella sua totalità estetica diviene documento della ricerca sul
campo. La ricerca, attraverso l’atto della raccolta, è vissuta dall’artista come performance, senza mai distogliere l’attenzione dal principio di oggettività nella produzione del singolo documento etnografico.
Roberta Pucci
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Transumanza
Installazione materica di carattere etnografico
con elementi fotografici e rilevamenti reperiti sul campo
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Francesco Varesano
Francesco Varesano è nato nel 1956 a Roma dove attualmente vive e lavora.
Autodidatta, si può definire un artigiano/artista, incuriosito e attratto da sempre
dalla materia e dalla sua manipolazione.
Inizialmente ha sperimentato la tecnica ad olio e successivamente quella dell’aquerello liquido. Questi periodi hanno caratterizzato a fasi alterne la maggior
parte della sua giovinezza, nei suoi lavori si evidenzia infatti un disagio acerbo
legato alla condizione umana; afferma l’autore a questo proposito: “osservare con
intensità l’insignificante accumulo degli svariati material che mi capita di incontrare, mi porta a considerare e pensare l’essenza stessa della materia, delle molecole, degli atomi, di noi stessi. Mi attira e mi spaventa l’infinitamente piccolo,
dove il mistero, il caos e lo smarrimento umano lasciano sgomenti, dove siamo
incapaci di dare risposte”.
Successivamente, nel tempo ha sentito la necessità di sviluppare una tecnica più
materialistica nel vero senso del termine, dando finalmente sfogo alla sua vecchia
esigenza di “toccare” la materia attraverso l’assemblaggio tridimensionale.
L’attuale fase produttiva è la naturale evoluzione delle precedenti, più intensa e
adulta, evidenzia una nuova maturità artistica.
L’autore si misura con la materia, si guarda intorno, la trova, la raccoglie, la elabora e la assembla; trovare dice: “trovare materiali nei luoghi più comuni e banali
dei percorsi quotidiani è diventata una esigenza, un bisogno appassionato. Vedere negli oggetti semplici e insignificanti della vita potenzialità infinite per un
nuovo impiego creativo, mi procura forti emozioni. Vedere dove la maggior parte
ignora, dove nessuno posa lo sguardo, l’idea che da un oggetto buttato, rifiutato,
possa con la fantasia, la creatività, la manualità, nascere un altro percorso, anche
artistico è entusiasmante. Il recupero di materiali semplici prodotti e successivamente scartati dal consumismo, la loro trasformazione forse in poesia mi pone in
relazione di equilibrio e armonia con tutto ciò che mi circonda”.
Osservando le sue realizzazioni, si evidenzia una tecnica e una manualità artigiana specifica, che utilizzando svariati materiali, gli fa realizzare opere singolari,
che coinvolgono per la loro disarmante semplicità. Sembra che l’autore voglia
tracciare col suo lavoro un percorso coinvolgente, dove le emozioni visive possano trasmettere la gioia del fare e del creare, suggerendo a chi guarda sensazioni di appagamento e semplicità interiori.
DESCRIzIONE OPERA
A tutti i costi “r esistere” al peso della modernità.
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R Esistere
70x38x10 cm
Assemblaggio in legno di recupero successivamente smaltato
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Tiziano Vergati
Tiziano Vergati nasce a Roma nell'agosto del 1969. Inizia il suo apprendistato artistico fin da giovanissimo, frequentando prima e lavorando negli anni successivi
nello storico laboratorio scultoreo di famiglia. In questi anni giovanili si dedica
completamente all'apprendimento della lavorazione della pietra ed al restauro di
antiche opere marmoree. A metà degli anni novanta gestisce con successo un
laboratorio di restauro e lavorazione pietre antiche in Via del Gesù a Roma. Dal
2000 inizia una fase di ricerca verso nuovi materiali cominciando ad utilizzare per
le proprie sculture polimeri quali resine poliestere, resine epossidiche, lattice e
polistirene. Nel 2011, in collaborazione con Luca Loseto, inizia un ciclo di opere
utilizzando varie tecniche di fotomanipolazione. Nel 2011 partecipa ad aprile alla
collettiva “Danza con l'arte” presso la galleria Spaziottagoni a Roma ed a maggio
espone presso la galleria Arte e Valore sempre a Roma. Nel 2012 espone a gennaio presso le Scuderie Estensi di Tivoli ed a febbraio alla Torretta Valadier di
ponte Milvio a Roma. Da giugno del 2012 inizia una nuova esperienza con la fotografia artistica utilizzando tecniche e materiali d'epoca, dalle polaroid alle macchine fotografiche dei primi del '900.
DESCRIzIONE OPERA
Io al plasma, Io struttura a matrice di Led, Io ventiquattroresuventiquattro su questi
schermi, Io perfetta botulino permettendo, Io giovane, per sempre plasticamente
giovane, Io ruffiana, Io sorriso denti bianchi occhi vitrei, Io lacrime a comando.
Io vera, si ho detto bene, Io vera, catodicamente vera, Io con il tasto sul telecomando.
Non carne, non fatica, non rughealmattino, non sveglia alle sei fuori piove.
Io vi arrivo diretta dalla vostra parabola, dai fili gialloverdeblu che vermi si infilano
nelle vostre case.
Aprite bene gli occhi, Io esisto perchè sono viva nel vostro schermo, Io LCD Io.
Non cosa c’è per cena, non hai lavato le mutande, non paga oggi o ti togliamo la
casa.
Io appaio dunque Sono.
Io infatuata di me. Io ventidue pollici di feticismo digitale, Io Bondage Sadomaso
stasera, Io Unomattina al risveglio.
Non pantofola bigodino disoccupata in poca carne e troppe ossa.
Io tacco a spillo grandi firme bomba sexy maggiorata in mondovisione stessa ora
tutti i giorni.
Realtà a senso unico, vita virtuale più viva della vita stessa, l’unica possibile,
l’unica che non delude mai.
Effetto placebo, goccia dopo goccia, flebo di soluzione elettronica.
La penombra di una stanza squallida, la luce azzurro cenere di un televisore acceso, la pelle diafana e lo sguardo vitreo di una vita spenta.
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L'Io 22 pollici
80x92 cm
Mosaico di polaroid
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Giulia Winckler Rasa
Pittrice e poetessa nasce a Roma dove ha studiato e si è diplomata all’Istituto
d’arte, perfezionando poi, la sua tecnica pittorica seguendo semplicemente la
sua infinita passione e il suo istinto per l’arte. In un primo momento l’interesse artistico è stato per la scultura, in seguito, la sua evoluzione artistica l’ha portata
alla pittura, dove si è fatta apprezzare per la sua originalità e creatività ogni volta
che ha partecipato a mostre collettive, sia in Italia che all’estero, dove ha ottenuto
riconoscimenti anche a livello internazionale. Artista con grande fantasia, ha iniziato ad esprimere su tela soggetti metafisici con un leggero spunto Dechirichiano
gettando uno sguardo profondo anche verso l’astrattismo, il surrealismo e il simbolismo. I suoi quadri hanno un profondo significato psicologico incrementato
ancor di più dalle tonalità coloristiche che Giulia Winckler Rasa utilizza, proprio
per far uscire attraverso essi, la potenzialità emozionale che scaturiscono.
DESCRIzIONE OPERA
L’ominide come simbolo della nuova era tenta di assoggettare l’uomo alla nuova
dimensione virtuale impedendo la sua naturale espressione verbale e sensoriale.
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Nuova Era
150x70 cm
Tecnica mista (grafica digitale e pittura a olio)
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Xiang Li
Xiang Li nasce a Xi'An (Cina), il 23 febbraio 1986. Si diploma nel 2008, alla fine
di un percorso quadriennale, all'Accademia di Belle Arti della sua città natale specializzandosi in produzione cinematografica e televisiva di cartoni animati. Attualmente vive a Roma, dove frequenta il corso di laurea specialistica in Arti
Multimediali e tecnologiche presso l'Accademia di Belle Arti. Ha lavorato presso
la Cina Corporation Television Internationl - CCTV, come designer e produttore di
effetti di animazione speciali per un telefilm di ventotto puntate. Inoltre ha collaborato con la SpicyHorse Games (USA), la Giant Interactive Group Inc. a Shanghai e la Gameloft come concept artist e graphic designer 2D.
Nell'ottobre 2008 ha vinto il Diploma d'Onore alla terza edizione del “China International Student Animation Festival” di Pechino. Nell'anno successivo ha partecipato
ad una mostra di illustrazione. Nel 2010 alcune sue illustrazioni sono state selezionate per la terza edizione del “China international comics festival” e per il settimo
“Golden dragon award original comic&animation competition qualify for promotion”.
La rivista “Fascino” di Xi'an ha pubblicato recentemente un articolo sui suoi lavori.
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Oriente
80x60cm - 70x60cm
Pittura digitale
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MACRO - Testaccio
La Pelanda
Frame inaugurazione
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Comune di Roma
Assesorato alle Politiche Culturali e Centro Storico
Giovanni Alemanno
Sindaco
Dino Gasperini
Assessorato alle Politche Culturali e Centro Storico
Federico Mollicone
Presidente Commissione Cultura, Sport, Politiche Giovanili
e Comunicazione di Roma Capitale
Federico Bonesi, Ferdinando Colloca
Curatori e direzione artistica
FEF sas
Organizzazione mostra e catalogo
Edizioni Ponte Sisto
Composizione, progetto grafico, edizione
Via di Monserrato, 109 – 00186 Roma
In collaborazione con MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma
Direttore – Bartolomeo Pietromarchi
Relazioni esterne MACRO – Testaccio – Teresa Emanuele
Servizi Museali
Zètema Progetto Cultura srl
Presidente Francesco Marcolini
Amministratore delegato Albino Ruberti
Responsabile Eventi Claudio Di Biagio
Comitato tecnico organizzativo Andrea Enrico Rossi
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Finito di stampare nel mese di Febbraio 2013