Daniele Doglio cifre impressionanti
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Daniele Doglio cifre impressionanti
WEB il business del sesso ROCCA 15 APRILE 2014 Daniele Doglio 26 S e avete perso da tempo la battaglia per non lasciare da soli i bambini davanti alla Tv è il momento di non commettere lo stesso errore con il Pc e gli altri strumenti mobili che mettono internet alla portata di tutti. È dura da digerire per chi ha avuto la fortuna di crescere in una società (più povera, ma meno impaurita) dove i bambini potevano giocare all’aperto perché c’era sempre qualcuno che garantiva il controllo, anche nei confronti degli «uomini con l’impermeabile» (rarissimi eppur presenti e non solo nell’immaginario collettivo). Io ho avuto le chiavi di casa a dieci anni e giravo da solo per una grande città come Napoli, consapevole della esistenza di rischi ai quali ero stato preparato. Oggi abbassare la guardia non si può. «Una persona su quattro ha iniziato una nuova relazione grazie al nostro sito di incontri on line» dice uno spot tv in queste settimane. Speriamo che non sia vero, ma non c’è dubbio che Internet è ormai una presenza acquisita, centrale nella nostra vita, e in moltissimi casi diventa il pre-requisito o il sostituto di normali attività di relazione e di incontro fra persone reali. Fino a qualche tempo fa la parola più cliccata su internet era music. L’incentivo degli scambi illegali di files musicali l’aveva spinta irresistibilmente al vertice superando di slancio nel 2009 la parola sex detentrice del record precedente. Poi il sesso (inteso come porno più che come erotismo) si è ripreso il primato, che adesso è di nuovo insidiato dalla parola business. Peraltro le due parole insieme non avrebbero rivali, perché il sex-business è da sempre uno dei grandi motori della rete. cifre impressionanti Le statistiche relative alla industria del porno sono abbastanza impressionanti. Secondo stime di Google (che dovrebbe saperlo) nel mondo sono attivi circa 25 milioni di siti pornografici, pari al 12% di tutti i siti esistenti e al 30% di tutto il traffico web. Per capirci, un sito di interesse universale come Wikipedia attiva circa 8 miliardi di visualizzazioni in un mese. I primi cinque siti della classifica sex&porn ne raccolgono 11 miliardi. Il primo fra loro ne fa 4,5 miliardi da solo, con 350 milioni di utenti unici al mese che vengono da piattaforme fisse e mobili e vi trascorrono in media quindici minuti. Nei soli Stati Uniti si produce un video porno ogni 39 minuti e nel mondo gli utenti che guardano porno in rete sono 28mila al secondo!, mentre il 34% degli utilizzatori di internet si trova esposto a materiali inerenti il sesso anche se non avevano intenzione di cercarli. Non ci sono dati sicuri sul valore economico del mercato mondiale del sesso, ma è sicuro che si tratta di una cosa davvero grossa, spesso alla base di storie di successo di imprese con sede in Lussemburgo o quotate a Wall Street che si guardano bene dal dichiararlo esplicitamente (qualche traccia nelle inevitabili pieghe dei bilanci). Stime di diversa fonte concordano sulla cifra di 100 miliardi di dollari all’anno, di cui 13,5 miliardi nei soli Stati Uniti, pari alla somma di tutti gli incassi delle principali attività sportive (baseball + football + basket). Ma gli Usa sono solo il quarto paese consumatore. Prima vengono Cina, Corea del Sud e Giappone. Dietro di loro l’Australia. In questo tripudio di cifre la quota di Internet è salita progressivamente dai 3 miliardi del 2006 ai 14 miliardi del 2012, nonostante che fra modalità promozionali ad accesso gratuito e scambio di files amatoriali autoprodotti fra gli utenti i ricavi delle principali imprese del settore si sarebbero ridotti del 50%. D’altra parte la tecnologia è sempre stata una sicura alleata della pornografia moderna. La grande diffusione è arrivata prima grazie alla fotografia e ai media di massa (cinema, tv, e infine internet). Poi grazie alla moltiplicazione della creatività decentrata, quando alle prime foto di fine novecento si sono affiancate le polaroid degli anni cinquanta poi replicate in milioni di esemplari grazie all’entrata in scena delle fotocopiatrici Xerox (altro che riproducibilità tecnica dell’opera d’arte!, povero Walter Benjamin). Oggi dominano i contenuti digitali generati dagli utenti, il cosiddetto Porn-UGC (user-generated-content), i cui autori sempre più numerosi possono contare su strumenti di produzione e montaggio digitali a basso costo molto efficaci, e soprattutto sulla rete delle reti, il «medium» pubblico per eccellenza che ha consentito un salto di scala storicamente senza precedenti. Nel suo articolo dal titolo «L’immaginazione pornografica» del 1967 la grande saggista newyorkese Susan Sontag metteva in luce la forza straordinaria che sostiene il desiderio sessuale affermando che «la ses27 ROCCA 15 APRILE 2014 la diffusione e le sue ragioni WEB sualità... rimane una forza sovrumana che a volte ci spinge al limite dei tabù e di desideri pericolosi come l’impulso di commettere improvvisamente e arbitrariamente violenza su un’altra persona, o il desiderio voluttuoso di estinguere la propria coscienza, di andar verso la morte stessa». Una certa dialettica negativa le sembrava implicita nel desiderio sessuale, la cui rappresentazione mediatica peraltro è in continuo cambiamento. Internet porta tutto ciò alle estreme conseguenze. Entrare nel mondo del sesso on line è una esperienza abbastanza paradossale dove si naviga sospesi fra horror e comico. C’è di tutto, basta scorrere l’elenco alfabetico delle sezioni che costituiscono uno dei siti più popolari in Italia: adolescenti, amatoriali, anale, a tre, bonding, c... enormi, celebrità, doppia penetrazione, fetish, giocattoli, indiane, interrazziali, giapponesi, nani, uniformi, tette piccole, tette grosse, vedo/non vedo... un elenco che fa impallidire la gloriosa Psychopathia Sexualis del professor Richard Ferher von Kraft-Ebbing (1886) ridotta a un trattatello per educande. Un pizzico del Divin Marchese, molte fatiche per sostenere qualcosa di più delle centoventi giornate di Sodoma. E sempre quella parcellizzazione della visione, quel trionfo del particolare visto da vicino, ipertrofizzato dai media come diceva Baudrillard, che il surrealista George Bataille aveva giudicato come l’essenza della pornografia, a cui contrapporre un erotismo capace di ricomporre le fratture dell’essere, anche se attraverso atti trasgressivi, osceni e problematici (L’erotismo, 1957). Infatti gli utenti sono uomini all’82%, e dai messaggi che inviano sembrano una truppa di potenziali stupratori nascosti dietro un linguaggio che una volta si usava definire «da caserma». E purtroppo i siti in italiano offrono in questo senso un quadro veramente allarmante (ne sa qualcosa Laura Boldrini) a cinquant’anni dall’inizio del percorso di liberazione sessuale e parità di genere. Le donne, che pure ci sono e sempre più numerose (secondo le solite fonti ben informate), sono meno di un quinto e possono consolarsi accedendo alle proposte cosiddette «women-friendy», sequenze prive dei molti aspetti degradanti, ai limiti del sadismo, che caratterizzano quasi tutto il resto, garantite dal primo principio del marketing moderno, ovvero la cosiddetta «attenzione al cliente». In fondo solo di business si tratta. Poi ci sono gli spiriti positivi che considerano il sesso, e in particolare l’industria del porno come il vero motore della innovazione in rete. Internet non esisterebbe senza la forza di propulsione del sesso, che non avrà inventato le tecnologie ma di certo le ha applicate e perfezionate fino a farle accettare da utenti e fornitori come norma. La sua stessa onnipresenza, la velocità di adozione delle reti 3G a larga banda, la diffusione di massa dello streaming video, i sistemi di pagamento e le video-chat di rete... tutto merito dell’industria del porno, compresa la diffusione degli spyware e dello spam (qualcosa di negativo dovrà pur esserci dietro cotanta forza del bene). un’industria vera e propria Sono davvero tanti i modi in cui il business del sesso avrebbe cambiato in meglio lo spazio della rete. A cominciare dalla stessa velocità di proliferazione di Internet trascinata negli anni novanta dall’offerta di servizi per adulti già accessibili dai primi home-computer che ha portato al boom delle dot.com grazie alla domanda mondiale di siti porno e erotici senza i quali il World-Wide-Web non sarebbe decollato così in fretta. Ma anche il successo dell’e-commerce non ci sarebbe senza l’adozione di sistemi di pagamento sicuri che si deve alla industria del porno. Secondo il New York Times nel corso degli anni novanta del secolo scorso ROCCA 15 APRILE 2014 È un universo quasi sempre algido, talvolta grottesco, spesso disgustoso, quasi mai erotico... una rappresentazione decisamente «maschilista» del desiderio dove le donne (giovani, belle, bianche, nere, gialle, velate e svelate, alte e magre, basse e grasse, gay e etero, da sole e in coppia, a gruppi, con o senza la partecipazione di animali domestici...) sono sempre disponibili e ansiose di soddisfare tutta la gamma delle di lui possibili voglie. Con puntate sempre più frequenti verso la prostituzione, escort-lines, numeri di telefono e indirizzi espliciti, altro che seduzione. un mercato che innova la rete 28 . velocità 3G, in parallelo alla crescente diffusione degli smart-phone. come sta cambiando il business del sesso Se si guardano i dati relativi alla ricerca di siti mobili in Google, si vede che più del 20% delle ricerche sui dispositivi è dedicato alla pornografia. Entro il 2015 gli esperti prevedono che i servizi in mobilità cosiddetti «per adulti» genereranno nel mondo quasi 3 miliardi di dollari di ricavi, quelli in abbonamento raggiungeranno un miliardo, e il numero di video erotici sui tablets semplicemente aumenterà del 300%. E tuttavia anche l’industria del porno deve affrontare una pesante ristrutturazione che ne mette in discussione il modello di business e che ha portato alla chiusura di molte aziende, soprattutto nell’area di Los Angeles, capitale mondiale del porno, e al taglio di posti di lavoro e dei compensi. Via dai cinemini ambigui per «gente con l’impermeabile», via dai noleggi postali di Dvd, il suo futuro resta affidato alla transizione verso l’editoria tutta digitale e alla distribuzione di video in streaming, pur dovendo combattere anch’essa, come tutte le altre industrie del contenuto (quotidiani, periodici, libri, dischi) contro una pirateria arrembante e la vendita illegale di materiali protetti da copyright, contro la facilità di produzione e di distribuzione dei video amatoriali fai-da-te che trovano accoglienza su migliaia di siti ad accesso gratuito, e infine contro la recessione che taglia la spesa per consumi soprattutto in un certo segmento del pubblico maschile. In conclusione non lasciate i bambini da soli davanti al Pc. Disturbate il manovratore, chiamate la Polizia Postale se avete qualche sospetto. Ma portate anche pazienza, il sesso è «una delle forze più demoniache della coscienza umana» diceva sempre Susan Sontag, ed è anche un mercato che, come quello della prostituzione, chiede di essere controllato e regolamentato. E non stupitevi se nei prossimi mesi vi capiterà di vedere in televisione una bella campagna pubblicitaria finalizzata a istituzionalizzare l’immagine di qualche importante sito per così dire erotico. Già succede negli Usa, fra poco toccherà anche a noi. ROCCA 15 APRILE 2014 la Electronic Card Systems di Richard Gordon rivoluzionò le modalità di pagamento online con carta di credito proprio per servire molti siti di dubbia reputazione. Per esempio il mitico ClubLove, famoso per aver messo in rete il video sulle acrobazie sessuali dell’attrice Pamela Anderson e del marito Tommy Lee. La Forrester, autorevole società di ricerca sui consumi, afferma che nel solo 1999 gli internauti hanno speso 1,3 miliardi di dollari per il sesso online, pari all’8% dell’intero fatturato dell’e-commerce, molto più che per libri, musica o per prenotare voli aerei. In quel momento quella del porno era senza dubbio l’industria leader della rete. A seguire, fra i meriti del sesso online ci sarebbe anche l’adozione a partire dal 2001 dello standard di streaming Jpeg Video che opera direttamente nel browser, e senza il quale le applicazioni successive di YouTube non avrebbero trovato un mercato pronto. Il porno ha anche aperto la strada alle video-chat, basate sulla esperienza acquisita con i siti in cui una ragazza si propone in modo esplicito, ma del tutto virtuale e a un prezzo esorbitante, a vari utenti singoli. Da qui nasce una delle applicazioni web di maggior successo per il mondo degli affari, la video-conferenza in rete che fa risparmiare un sacco di spese di viaggio. E naturalmente non poteva mancare il contributo fondamentale alla diffusione della larga banda veloce, nata per soddisfare la domanda insaziabile di connessioni di qualità trainata (secondo i dati Nielsen) dal sesso e dalla musica almeno fino al 2003-2005. Il contributo più recente della industria del porno è certamente quello relativo alla sperimentazione dei sistemi di ottimizzazione del traffico in rete attraverso l’utilizzazione di una serie di siti civetta collegati uno all’altro che si scambiano gli utenti e gli incassi secondo un modello molto efficiente di condivisione degli abbonamenti e dei ricavi. E adesso che il mondo di Internet si sta spostando massicciamente sulle piattaforme mobili ecco il pocket porn, il porno tascabile, che come era già successo per il contributo dei suoi predecessori all’affermazione delle connessioni Adsl, spinge per lo sviluppo di una offerta mobile in alta Daniele Doglio 29 .