Oltre il Confine
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Oltre il Confine
Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione ONLUS Anno XX - n. 1 - 2015 3 4 5 Sommario 10 13 15 Una vita normale Mario Barbuto L’impegno dell’I.Ri.Fo.R. per l’inclusione sociale dei sordociechi Luciano Paschetta Viaggi e tecnologia, i servizi dell'I.Ri.Fo.R. Stefano Caredda Angela, la sordocecità e “le molte cose che mi piace fare” Stefano Caredda Progetto PARLOMA Politecnico di Torino Progetto Tiflowebhelp, una sperimentazione che può diventare un modello Luciano Paschetta Oltre il Confine Le nuove frontiere della riabilitazione Trimestrale dell’I.Ri.Fo.R. Istituto per la Ricerca, la Formazione e la riablitazione ONLUS Iscritto al n. 101/1997 del Registro della Stampa del Tribunale Civile di Roma Anno XX N. 1 - 2015 Amministrazione, Direzione e Redazione Via del Tritone, 197 - 00187 Roma Centralino 06.699.88.700 Fax 06.45.44.07.44 E-mail [email protected] Sito internet www.irifor.eu Editore I.Ri.Fo.R. Istituto per la Ricerca, la formazione e la Riabilitazione ONLUS Presidente Mario Barbuto Comitato Editoriale Luciano Paschetta (responsabile della rivista) Caterina Di Cresce (componente) Alessandro Licheri (componente) Valeria Liberti (segretaria di redazione) Consulenza e Coordinamento Editoriale Luca Ajroldi, Chiara Giorgi Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana È consentita la riproduzione totale o parziale di quanto contenuto nel periodico, anche senza citare la fonte. Degli articoli firmati dovrà essere citato l’autore. Si invitano i lettori a visitare il sito dell’I.Ri.Fo.R. www.irifor.eu ed iscriversi alle NEWS. Una vita normale di Mario Barbuto Il nostro primo obiettivo? Conquistare una vita normale. Quel che per i più è appunto normale, per tanti di noi diviene straordinario. Straordinario andare a scuola; straordinario imparare un mestiere; straordinario andare a lavorare; straordinario usare un telefono cellulare; straordinario prendersi una vacanza... persone private della vista, dell'udito, della parola, riescono ora a usare un telefono cellulare per scrivere, inviare e ricevere SMS, leggere libri, riviste e giornali quotidiani, gestire la propria email, navigare in internet... Con i soggiorni estivi e invernali sostenuti da altrettanto impegno, decine di persone private della vista, dell'udito e della parola, possono oggi fruire di periodi di vacanza durante i quali intrecciare relazioni umane, vivere esperienze comuni, godere di giorni di relax, con il supporto di personale specializzato, competente ed entusiasta. L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti si batte contro la straordinarietà; promuove la vita normale. Questo non è un miracolo! Ma il frutto della volontà di tanti, della forza d'animo degli utenti, della voglia di farcela che alloggia indomabile nel cuore di ognuno di noi. Un esempio di pubbliche risorse ben indirizzate, ottimamente impiegate, realmente produttrici di risultati positivi. Un esempio da ripetere, da raccontare, da imitare. Tramite l'I.Ri.Fo.R., proprio strumento operativo, l'Unione vuole incoraggiare, favorire e sostenere tutto ciò che può apparire normale. Tutto ciò che giova a vincere la straordinarietà dell'isolamento e dell'esclusione. Con il progetto Mercurio Smart Braille, sviluppato da anni grazie a un impiego notevole di risorse umane, tecniche e finanziarie, decine di 3 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione L’impegno dell’I.Ri.Fo.R. per l’inclusione sociale dei sordociechi Luciano Paschetta utilizzare autonomamente l’iPhone, ha consentito ai sordociechi che ne hanno imparato l’uso di “affacciarsi” sul mondo, leggendo i quotidiani, dialogando via Facebook ed inviando email ad amici e conoscenti, ma anche permettendo di consultare l’orario ferroviario e di prenotare un viaggio, o di accedere ad intere biblioteche digitali ed ad ogni altra informazione presente sul web in formato testo. Tuttavia le tecnologie favoriscono sì la comunicazione interpersonale a distanza, ma l’isolamento lo si vince veramente solo quando ci si incontra e ci si relaziona direttamente con altre persone. Proprio per favorire momenti di incontro socializzanti, l’Istituto, ormai da alcuni anni, organizza un soggiorno estivo ed uno invernale in occasione del Capodanno, destinati a sordociechi. Per la buona riuscita di queste attività di socializzazione è fondamentale la collaborazione dei volontari che, grazie all’impegno della dottoressa Angela Pimpinella, nostra collaboratrice e riferimento per le attività rivolte ai sordociechi, vengono appositamente formati ed aggiornati dall’I.Ri.Fo.R. stesso, con appositi workshop dedicati. “Questa iniziativa (Mercurio Smart Braille, n.d.r.) apre a noi sordociechi una finestra sul mondo e ci consente di allontanare lo spauracchio della solitudine”: in questa testimonianza è racchiuso l’obiettivo dell’impegno dell’I.Ri.Fo.R. a favore dei sordociechi. L’I.Ri.Fo.R. è anche ricerca e, anche in questo settore, non ha dimenticato i sordociechi collaborando ad un progetto di un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino che ha come obiettivo riuscire a costruire un sistema capace di “parlare” con un sordocieco da remoto con la LIS tattile. Inoltre questo sistema, già in grado oggi di far riprodurre ad una mano robotica comandata “a distanza” i segni della LIS tattile delle singole lettere dell’alfabeto, potrebbe essere utilizzato in sede scolastica per alfabetizzare i piccoli sordociechi. Le disabilità spesso producono isolamento e la sordociecità, limitando tantissimo le possibilità di comunicazione di chi ne è affetto, fa sì che il sordocieco abbia grosse difficoltà a “conoscere” ciò che succede nel mondo che lo circonda. L’averli messi nella condizione di poter 4 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Viaggi e tecnologia, i servizi dell’I.Ri.Fo.R. Stefano Caredda Dopo tre anni sulla riviera romagnola - a Rimini, a Cattolica e a Lido di Savio - la prossima estate il tradizionale appuntamento con il soggiorno socio-culturale, educativo e riabilitativo dell’I.Ri.Fo.R. dedicato alle persone con sordocecità potrebbe spostarsi un po’ più a nord. Si rimarrà comunque sul mare Adriatico, e come nelle scorse edizioni tutto sarà organizzato per far vivere ai partecipanti una forte esperienza di coinvolgimento e di socializzazione: il format scelto dall’Istituto si è rivelato, infatti, in questi anni molto apprezzato e i risultati raggiunti spingono a continuare sulla strada finora tracciata. Ai soggiorni estivi (ma anche a quelli invernali) partecipano gruppi di 10 – 12 persone sordocieche, affiancati da altrettanti volontari, provenienti da diverse regioni italiane. L’attività è anzitutto quella di una profonda esplorazione culturale del territorio, con visite ai musei e al patrimonio artistico della zona, oltre alle varie attività prettamente estive (o invernali) che il soggiorno in una località di vacanza consente. Ma la cosa più importante è che “quello che si viene a creare – ci spiega Angela Pimpinella, che dei soggiorni cura l’organizzazione e ne è la prima animatrice – è un ambiente in cui le persone non hanno quei problemi di comunicazione che si trovano davanti ogni giorno nei luoghi dove vivono; si mette invece in atto fra i partecipanti un meccanismo che permette di esprimere se stessi in relazione con l’altro e di generare molte conseguenze po5 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione sitive”. I soggiorni sono uno degli strumenti più apprezzati messi a disposizione delle persone sordocieche dall’I.Ri.Fo.R., che si fa carico di tutte le spese della permanenza, lasciando a carico dei partecipanti solamente il costo del biglietto di viaggio (per sé e per l’accompagnatore) dalla propria residenza fino alla località di vacanza (e ritorno). Un investimento per l'Istituto di circa 12 mila euro per singolo soggiorno, che rappresenta un aiuto fondamentale per persone che mediamente non possono contare su grandi disponibilità economiche. L'ultima esperienza in ordine di tempo è stata quella di Abano Terme: era il Capodanno 2015. “In molti – spiega ancora Pimpinella non erano mai stati alle terme e ci avevano espresso la curiosità di conoscere ed esplorare quel tipo di ambiente: ne è venuta fuori come sempre un’esperienza più che positiva sotto tutti gli aspetti, compreso quello dell’interazione con gli altri turisti ospiti della struttura”. Insieme alle cene e ai balli, infatti, chi c’era racconta di come in molti si siano interessati ai sistemi di comunicazione – dal Braille al Malossi – e alle modalità per conversare con le persone con sordocecità. “In tutti questi anni – dice Pimpinella – non abbiamo mai trovato difficoltà nei luoghi dove siamo stati, anzi abbiamo suscitato molta attenzione perché in tanti osservano con curiosità il modo in cui viviamo la nostra condizione: questo aspetto è molto positivo e rappresenta in fondo un ulteriore obiettivo dei soggiorni, quello di dare informazioni alle persone che non conoscono il problema e così allargare la conoscenza della sordocecità e di quanto le persone sordocieche possono fare”. Ciò non toglie, evidentemente, che lo scopo principale abbia invece a che fare con due parole molto importanti: autonomia e autostima. Lo spiega bene un partecipante, una persona che in età adulta è diventata sordocieca: “Il mio percorso non è stato facile ma partecipare al soggiorno e rendermi conto di come gli altri sordociechi vivono e di quello che sono capaci di fare mi ha aiutato molto a riprendere la mia autostima e a rafforzare la mia volontà nel raggiungere la più ampia autonomia possibile”. Condivisione e aiuto reciproco: il soggiorno socio-culturale, educativo e riabilitativo dell’I.Ri.Fo.R. è insomma un’esperienza che resta. Così come resta – e porta grandi vantaggi – anche il progetto “Mercurio Smart Braille”, che insegna alle persone sordocieche l'uso dello smartphone (l'iPhone 4S). Nel concreto significa diventare in grado di usare la posta elettronica e i social network, inviare sms e altri messaggi di testo, navigare su internet, leggere i giornali elettronici, il televideo e così via: il tutto grazie ad un display Braille (Easylink 12). Evidenti i vantaggi in termini di socializzazione e di integrazione nella società. Per chi ha già un minimo di competenze informatiche, imparare a fare tutto questo con lo smartphone non è difficile e l'I.Ri.Fo.R. aiuta con un corso di formazione, gratuito e individualizzato, di 40 ore. Se volete anche a casa vostra, comodamente seduti sul vostro divano (vedi la testimonianza di Gerardo Sannino a pag. 9, n.d.r.). Dietro progetti come questo, apparentemente semplici, c'è una grande rete di lavoro: gli operatori che svolgono il servizio combinano infatti la grande competenza sugli aspetti squisitamente tecnologici alla conoscenza dei sistemi di comunicazione con i sordociechi, il Braille, il Malossi, la LIS tattile. E' necessaria dunque un'apposita formazione, per molti versi simile a quella richiesta ai volontari che accompagnano gli ospiti nei soggiorni estivi e invernali. “In genere – spiega ancora Pimpinella – non si tratta di persone qualsiasi ma di persone che già lavorano nell'ambiente, che hanno familiari o amici sordociechi o comunque che tramite il passaparola vengono a conoscenza di questa possibilità di formazione e volontariato: è certamente da apprezzare la loro grande disponibilità nell'apprendere e la carica umana che dimostrano di avere”. Insomma, che si tratti di viaggiare o di usare la tecnologia, dai progetti dell'I.Ri.Fo.R. nascono competenze, conoscenze, capacità, relazioni e anche amicizie. Un vero tesoro, in una società ancora piena di barriere. 6 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Voci dalle vacanze biamo posto diverse domande alle quali Rita e Luciano rispondevano. Finita la visita abbiamo chiacchierato un po' fra di noi fino all'ora di cena. Terminata la cena abbiamo preparato il programma e poi ciascuno era libero di chiacchierare o di andare a dormire. La mattina dopo, fatta colazione, alle 9,30 siamo partiti per andare a visitare il monastero di S. Benedetto vicino a Subiaco. S. Benedetto era nato nel 480 d. C. a Norcia e si era poi trasferito per vocazione, andando a vivere solo in una grotta vicino a Subiaco. S. Benedetto visse per tre anni isolato nella grotta e i suoi confratelli gli portavano da mangiare calandolo con un cesto. Intorno all'anno 1000 venne costruita una chiesa e successivamente un'altra più grande tutta affrescata con immagini sacre e di S. Benedetto, dipinti bellissimi e anche fuori la chiesa c'è un bellissimo panorama. S. Benedetto rimase lì fino al suo trasferimento nell'abbazia di Montecassino dove morì nel 547 d. C. Terminata la visita siamo tornati all'agriturismo a mangiare e poi alle 15,30 è tornata Rita con una sua amica per insegnarci a ballare in vista della serata di Capodanno, fino alle ore 17. Siamo andati poi a riposare fino all'ora di cena; per il cenone, oltre il nostro gruppo, c'erano anche altre persone che avevano prenotato, in tutto eravamo sessanta. Il cenone era abbondante e buonissimo, con tantissime portate. A mezzanotte abbiamo brindato e mangiato panettone e ci siamo abbracciati e baciati per salutare il nuovo anno. Poi ci siamo trasferiti in una grande sala dove abbiamo ballato fino alle due quando abbiamo mangiato le lenticchie con il cotechino, poi abbiamo continuato a ballare fino alle 3,30. Il primo gennaio ognuno poteva fare ciò che voleva: passeggiare, dormire fino a tardi, andare a messa nel centro di Jenne... Dopo il pranzo del primo gennaio siamo andati a Jenne a visitare il museo di arte e tradizioni popolari, sorto nel 1800; Rita ci ha spiegato i vari oggetti presenti e la loro funzione. Tornati all'agriturismo abbiamo cenato e chiac- Mi chiamo Gianni Consorti, e ho partecipato ad alcuni soggiorni organizzati dall’I.Ri.Fo.R. All’inizio ero un po’ diffidente, forse perché si teme sempre quello che non si conosce, ma subito mi sono dovuto ricredere. Durante il soggiorno si alternano momenti di relax a momenti di interesse culturale. Ho visitato musei, monumenti, chiese e altre cose che mi hanno sbalordito. Come, per esempio, le tombe di Dante e di Petrarca. I volontari ti danno un aiuto impagabile, sia a muoverti che a spiegarti le cose. E gli altri sordociechi sono sempre allegri e sorridenti. Con loro mi sono fatto un sacco di risate. Alla fine, contento, penso sempre: “Chissà dove andremo la prossima volta!”. Soggiorno di Capodanno Anche quest'anno, come lo scorso anno, siamo andati a Jenne per festeggiare il Capodanno, dal 30 dicembre al 2 gennaio. Eravamo nove sordociechi, dieci volontari e due responsabili, Angela e Marco. L'appuntamento era alla stazione Termini dove il gruppo si è radunato; abbiamo poi preso un pullman che ci ha portato a Jenne, presso l'agriturismo dove siamo stati lo scorso anno. Appena arrivati abbiamo pranzato tutti insieme, poi abbiamo sistemato i bagagli nelle stanze e ci siamo riposati un poco. Alle 17 siamo scesi nel salone e sono venute a trovarci due persone di Jenne, Rita e Luciano, che ci hanno spiegato come si munge il latte di pecora e di capra; il latte si mette poi a cuocere dentro contenitori di rame e piano piano si toglie il grasso. Ci hanno fatto assaggiare questo prodotto fresco e poi ognuno di noi ha impastato per creare una forma di formaggio. Alla fine ab7 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione chierato tra noi, poi il 2 mattina abbiamo ripreso il pullman per tornare a Roma. Nella riunione che abbiamo fatto, tutti si sono detti soddisfatti ed hanno espresso un giudizio positivo. I nostri ringraziamenti vanno ad Angela e Marco in qualità di responsabili, ai volontari, tutti molto bravi, e all'I.Ri.Fo.R. che ci ha consentito questo soggiorno. Io sono rimasto molto contento e soddisfatto dell'esperienza, sia di quest'anno che dell'anno passato. Ciao a tutti, Amerigo Iannola braccia una colomba. Al primo piano vivono trenta monaci di clausura che sono autonomi, si fanno tutto da soli. Durante la seconda guerra mondiale il monastero fu adibito a ospedale ma, nonostante avesse esposta la croce rossa, fu comunque bombardato. Nel pomeriggio siamo andati al parco dei monti Simbruini. C'era un'aria talmente pura e pulita che ho gridato: «Basta! Quest'aria mi sta uccidendo! Riportatemi a Roma, ho bisogno di smog!». In questo grande parco vivono molti animali tra cui lupi, cervi e caprioli. Ho anche toccato alcuni animali imbalsamati: il picchio, il falco pellegrino e lo scoiattolo. Dentro al parco c'è anche un mulino dove viene macinata la farina di Jenne. La sera abbiamo fatto una festa, durante la quale, incredibile ma vero, ho anche ballato. Dopo i balli abbiamo mangiato le lenticchie col cotechino. La mattina dopo ci siamo alzati tardi a causa dei bagordi della notte precedente, ma dopo pranzo, ci siamo messi a lavoro. Abbiamo fatto la pasta tipica di Jenne: gli ndremmappi. Durante il lavoro ci è venuto addirittura a trovare il sindaco di Jenne! Alla fine del lavoro Angela e Marco sono stati intervistati. E dopo di nuovo festa, e stavolta ho ballato con una grande ballerina: Angela Pimpinella! Insomma, un bellissimo Capodanno, sia interessante per quello che abbiamo visto e abbiamo fatto, che divertente per la compagnia dei volontari sempre amichevoli e pronti a darti una mano, e dei sordociechi sempre con un contagioso sorriso sulle labbra. Fra i quali c'era la persona più simpatica del mondo: Antonio Russo. Saluto tutti con affetto e vi auguro un buon anno. Gianni Consorti (da Voce Nostra, periodico dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) La mia esperienza a Jenne Ho partecipato a un incontro organizzato dall'I.Ri.Fo.R. a Jenne, un paese vicino Roma, in occasione del Capodanno. Il viaggio è stato organizzato da Angela Pimpinella e Marco Armeni. Appena arrivato mi sono accorto che c'era qualcosa di diverso: l'aria pura. Siamo subito andati a vedere la chiesa di Jenne. Una chiesa a forma di croce latina che ha al suo ingresso due colonne di marmo cipollino che una volta facevano parte della villa di Nerone. Ne ho abbracciata una e ho toccato altre sculture, e mi sono seduto alla tastiera dell'organo della chiesa. All'uscita si arriva a piazza Vittorio Emanuele III dove era stato allestito un presepe artistico di cui ho potuto toccare alcune statuette. C'era un arco e un bassorilievo di Fogazzaro. C'era anche una sala dove erano esposti alcuni articoli artigianali. Il giorno dopo siamo andati al monastero di Santa Scolastica che è molto bello. Al suo interno ci sono due chiostri, uno romanico, che è chiuso, e uno germanico che è aperto e ci siamo entrati. Lì ho toccato varie sculture tra le quali una della Madonna che tiene tra le (da Voce Nostra, periodico dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) 8 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Mercurio Smart Braille Un progetto dell’I.Ri.Fo.R. per permettere ai sordociechi di utilizzare l’iPhone a inviare e ricevere messaggi, lettura di giornali, e-mail, internet. Dato il mio entusiasmo e la voglia di imparare mi sono spinto oltre e ho imparato a leggere le notizie dell’ansa, ad usare il telefono, le applicazioni sulle scommesse calcio e youtube, un programma che consente l’ascolto di ogni tipo di canzone. È anche possibile imparare ad usare il televideo e il vivavoce, ma per poterlo fare è necessario che il corsista abbia un discreto residuo uditivo. Il corso è gratuito e al termine del quale si riesce ad imparare ad usare gli ausili e a muoversi in autonomia. Vengono consegnati, sempre gratuitamente, lo smartphone e la barretta Braille. Chi non l’avesse ancora fatto e fosse interessato a questa lodevole iniziativa, può contattare Valeria Liberti al numero dell’I.Ri.Fo.R. centrale allo 06 69988606. Desidero ringraziare di vero cuore l’I.Ri.Fo.R. Questa iniziativa apre a noi sordociechi una piccola finestra sul mondo che ci consente di allontanare lo spauracchio della solitudine che, nel mio caso, non riesce a trovare la porta di casa. Ringrazio altresì di vero cuore la signora Carmen, sempre attenta e paziente, consentendomi un ottimo grado di preparazione e suscitando in me un grande entusiasmo per questo cellulare che pensavo potesse essere utilizzato solo dai normodotati. Grazie I.Ri.Fo.R.! Cari amici ed amiche, ciao a tutti, sono Gerardo Sannino. Dal 4 all’8 agosto ho partecipato al progetto Mercurio Smart Braille organizzato dall’I.Ri.Fo.R. centrale. Un’operatrice, la signora Carmen, è venuta al mio domicilio e mi ha insegnato l’uso dello smartphone che, collegato ad una barretta Braille a 12 caratteri, consente di accedere a internet, scrivere e ricevere messaggi, inviare e-mail, leggere i giornali e qualsiasi altra cosa che cattura il nostro interesse. Sia lo smartphone che la barretta Braille, sono di facile utilizzo. Secondo il mio modesto parere è più facile di un computer. Naturalmente bisogna avere una buona conoscenza del Braille e, all’inizio del corso, un po’ di entusiasmo e buona volontà. La comunicazione con i sordociechi è assicurata, in quanto l’istruttore conosce il Malossi, la LIS tattile e il Braille. Ad essere sincero grazie all’impianto cocleare mi è stato semplicissimo capire le istruzioni e nel contempo sono stato agevolato di molto nel compito dalla signora Carmen, peraltro molto attenta e paziente. Il corso si articola in 40 ore settimanali quasi 8 ore al giorno - e prevede l’insegnamento 9 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Angela, la sordocecità e “le molte cose che mi piace fare” Stefano Caredda Le piacciono i romanzi e il ballo latino americano, viaggia spesso nei paesi europei, si trova perfettamente a suo agio in piscina e quando, grazie all'impianto cocleare, ha ricominciato a sentire, una delle sensazioni più piacevoli è stata quella di poter nuovamente ascoltare la musica. Lei, Angela Pimpinella, è stata quindici anni fa la prima persona sordocieca del nostro paese a laurearsi: oggi lavora al Sant'Alessio di Roma, cura l'organizzazione di alcuni progetti dell'I.Ri.Fo.R., vive una vita il più possibile autonoma impegnandosi anche per migliorare quella degli altri. Ma proprio quando le si chiede un giudizio sulla situazione delle persone sordocieche in Italia, la sua risposta lascia poco spazio ai dubbi: “Stiamo andando più indietro che avanti, i servizi sono inesistenti e fra noi e i più avanzati paesi del nord Europa c'è un abisso”. Pimpinella è la responsabile della commissione sordocecità dell'Ebu (European Blind Union), la principale organizzazione che rappresenta milioni di cittadini europei ciechi e ipovedenti, anche con pluriminorazioni. Col suo lavoro di ricerca e documentazione ha individuato numerose forme di discriminazione verso le donne sordocieche (sul tema ha curato 10 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione anche il primo Forum delle donne sordocieche Ebu, nel 2013, che ora punta a bissare nel 2017), e grazie ai rapporti di cooperazione con i rappresentanti delle altre organizzazioni di sordociechi in Europa conosce bene la realtà delle altre nazioni del continente. “Il gruppo dei paesi scandinavi – spiega - è quello in cui la condizione delle persone sordocieche è migliore, perché i diritti di tutte le persone con disabilità vengono garantiti: si pensi all'importanza degli ausili tecnologici, a carico dello Stato e dunque gratuiti, o ai servizi di interpretariato, per cui ogni sordocieco ha un certo numero di ore con personale formato. Qualcosa che, qui da noi, semplicemente non esiste”. A suo parere, l'unico passo avanti che, faticosamente, si è riusciti a raggiungere in tempi recenti è l'approvazione della legge 107 del 2010, quella che ha riconosciuto ufficialmente la sordocecità come disabilità unica: “Che il principio sia stato scritto è naturalmente positivo, ma per il resto quel testo è rimasto lettera morta, dato che i servizi e gli interventi previsti – a partire dalla formazione – non sono diventati realtà”. E' anche per questo, dice, che sono da apprezzare le iniziative che alcuni enti, come l'I.Ri.Fo.R. mettono in piedi, ma che ovviamente non giustificano l'inqualificabile inerzia delle istituzioni. pria vita, ha comunque avuto modo, in tenera età, di sviluppare la capacità di ascolto: un particolare che oggi diventa fondamentale, ad esempio, per quanti intendono sottoporsi all'intervento di impianto cocleare. Quando ricorrono precise condizioni cliniche, infatti, anche dopo decenni si può tornare a sentire. “Io – racconta Angela parlando di sé - ho perso prima la vista e poi l'udito quando avevo 17 anni: da quel momento, per circa trent'anni, ho comunicato con il Braille e il Malossi, e certamente avevo raggiunto in quella situazione un mio equilibrio di vita. Quando un amico, che a sua volta aveva fatto l'impianto cocleare, mi ha spinto a considerare quella possibilità, e quando poi i medici, dandomi molta sicurezza, mi hanno comunicato che avrei potuto farlo, ho deciso di provarci. Mi avevano informato che in una prima fase avrei sentito solo molta confusione, e così è stato, ma via via – anche grazie alla riabilitazione – ho riattivato l'ascolto e a livello emotivo tornare a sentire nuovamente dopo così tanto tempo è stato molto particolare: soprattutto è stato emozionante riascoltare la musica, che avevo amato tanto”. “Oggi, un anno e mezzo dopo l'intervento – continua Angela – mi sono ormai abituata a questa comodità, per quanto le difficoltà ovviamente non siano tutte scomparse: voci sovrapposte o situazioni di confusione rendono difficile la comprensione, ma è innegabile che il mio modo di comunicare sia cambiato”. Ora, naturalmente, anche le relazioni con il mondo esterno sono più immediate. Per pianificare gli interventi da attuare nel concreto sarebbe certamente utile conoscere i numeri della sordocecità nel nostro paese: nella cronica assenza di statistiche ufficiali, però, le uniche stime disponibili (peraltro abbastanza datate) raccontano di un numero di persone sordocieche comprese fra 3 mila e 11 mila. Differenza non proprio di poco conto, che la dice lunga sul grado di attenzione che è stata loro riservata fino ad ora. “In ogni caso – ragiona Pimpinella – è comunque certo che non sono poche: attenzione però a considerarci in tutto e per tutto un gruppo omogeneo perché in realtà non è così”. E il riferimento è soprattutto alla differenza fra sordocecità congenita e acquisita. Chi ha perso l'udito nel corso della pro- Probabilmente in questa nuova situazione sarebbero stati un po' meno complicati pure gli anni dell'università, quelli che Pimpinella, nel corso di pedagogia all'Università Roma Tre, passava a studiare le lezioni che dopo esserle state registrate, venivano ascoltate e (come tutti gli altri libri e materiali didattici) trascritte in Braille dai suoi operatori. E' stata la prima sordocieca a laurearsi in Italia, nel 2000, e c'è voluto oltre un decennio perché qualcuno (è 11 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Francesco Mercurio) riuscisse a fare altrettanto. “Quella universitaria fu una bella esperienza di pari opportunità”, dice Angela, costretta però ammettere che da allora ben poche cose sono cambiate: se un ragazzo sordocieco volesse intraprendere ora, nel 2015, un percorso di studi universitario, dal punto di vista dei servizi offerti dovrebbe fare i conti (impianto cocleare a parte) con i medesimi problemi che a suo tempo dovette affrontare lei. prestare più attenzione anche verso le famiglie, per sostenerle maggiormente”. Specialmente in quelle zone – soprattutto al sud e nei piccoli centri – dove gli aiuti sono davvero inesistenti. In definitiva, per tutte le persone sordocieche l'obiettivo principale è quello di acquisire autonomia. Attraverso quale strada, è secondario. Angela Pimpinella di autonomia ha sempre fame. “Sono una – confessa candidamente – alla quale piace fare molte cose”. Come leggere romanzi (ci nomina “Il profumo delle foglie di limone”, di Clara Sanchez) oltre che libri dei più svariati generi che “mi danno modo di ampliare il mio bagaglio culturale”, o come viaggiare (“stare a contatto con altri modi di vivere e tradizioni mi affascina”), o nuotare (“quando sono in piscina sento grande libertà fisica”) o ballare (“mi piace il latino americano, vivo il ballo come un'espressione di comunicazione del nostro corpo”). La dimostrazione vivente di quanto sia fuori strada chi pensa che la sordocecità possa fare rima solamente con il buio e il silenzio. Non c'è da stupirsi se, in questo come in altri campi, il supporto per un sordocieco arrivi quasi solamente dalla famiglia. “La mia – dice ancora Angela - è stata fondamentale, tutti hanno imparato in tempi brevi il Malossi per comunicare con me e l'appoggio che mi è sempre stato dato non voleva darmi protezione, ma indirizzarmi verso una condizione il più possibile autonoma”. Non sempre è così: “Purtroppo le situazioni sono varie e ci possono anche essere molte difficoltà nell'accettare la disabilità. Può subentrare un'iper-protezione, o può anche arrivare il disinteresse. Ecco perché oltre ai diritti della persona disabile si dovrebbe 12 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Progetto PARLOMA a cura del Politecnico di Torino Il progetto PARLOMA (www.parloma.com) intende sviluppare un sistema di comunicazione a distanza attraverso un’interfaccia aptica (dispositivo che permette di manovrare un robot, reale o virtuale, e di riceverne delle sensazioni tattili in risposta, ndr) che consenta alle persone sordocieche di comunicare ricevendo il messaggio linguistico in lingua dei segni tattile, ovvero il sistema di comunicazione più naturale ed efficace per le loro esigenze. Nel corso dei tre anni di progetto, il sistema di comunicazione tattile sarà implementato inizialmente rispetto alla lingua dei segni italiana tattile, ovvero quella utilizzata dalle persone sordocieche italiane e dalla rete sociale che interagisce con esse, e successivamente esteso per supportare tutte le lingue esistenti. Il progetto è stato finanziato dal MIUR nell’ambito del bando Smart Cities per l’innova- zione sociale, categoria Under30, per un importo complessivo di oltre 780.000 euro. Nella figura sopra è rappresentato uno scambio comunicativo tra due persone sordocieche. Il messaggio viene recepito attraverso l'esplorazione tattile. Tuttavia la comunicazione in lingua dei segni tattile non è sempre simmetrica (Tabella 1). Tabella 1 - Modelli di comunicazione Coppia: sordocieco-sordocieco Produzione: LS tattile Ricezione: LS tattile Coppia: sordocieco-sordo Produzione: LS visiva Ricezione: LS tattile 13 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Coppia: sordocieco-udente Produzione: LS visiva Ricezione: LS tattile sia utilizzata per la comunicazione. Motivazioni Per quanto riguarda la comunicazione a distanza, nel progetto PARLOMA il quadro è leggermente diverso perché il sordocieco userà in produzione sempre la lingua dei segni visiva anche quando comunica con un altro sordocieco e riceverà sempre in modalità tattile. I dati relativi alla situazione italiana sulla quantità di persone sordocieche sono scarsi e non forniscono un quadro ufficiale della situazione. Il numero di Sordociechi in Italia non è al momento ufficialmente disponibile, in quanto ad oggi non è mai stato effettuato un vero e proprio censimento. Si stima che in Italia le persone affette da sordocecità oscillino dalle 3.000 alle 11.000. In particolare si può stimare che il target a cui il progetto in Italia è rivolto è un insieme che varia dalle 2.000 alle 5.000 unità. Si pone quindi una soluzione al problema dell’isolamento mediante il trasferimento in remoto della lingua dei segni tattile, garantendo un livello di inclusione maggiore da parte dei sordociechi nella società in quanto viene finalmente permesso loro di comunicare senza l’evidente necessità di essere fisicamente presenti nello stesso luogo. Inoltre, le tecnologie sviluppate nell’ambito di questo progetto potranno avere un impatto notevole anche in altri ambiti. Il controllo dell’interfaccia robotica low-cost è già stato impiegato con successo in ambiti di teleriabilitazione e telemedicina. Obiettivi del progetto Il progetto PARLOMA mira a progettare e sviluppare un sistema per la comunicazione a distanza tra: • Sordociechi e sordociechi • Sordociechi e sordi • Sordociechi esudenti con la conoscenza della lingua dei segni tattile. Il principio è di creare un sistema in grado di trasferire la lingua dei segni (LS) in remoto, in modo tale che un sordo-cieco ricevente sia in grado di comprendere il messaggio trasmesso da un segnante. Il segnante comunica ricorrendo alla LS, il sistema cattura il segno, lo elabora digitalmente, e fornisce l'output in lingua dei segni tattile (LST). L'output è inviato attraverso il web e ricevuto dal destinatario in grado di comprendere il messaggio grazie a un’interfaccia basata su braccia e mani robotiche antropomorfe low-cost. Questo progetto pone le basi per la prima sperimentazione in assoluto di un “telefono per sordociechi” basato sulla lingua dei segni. Il sistema complessivo sarà validato mediante l’uso della LIS nella sua forma visiva e tattile. Ci preme sottolineare come la tecnologia presentata in questo progetto sia indipendente dalla lingua dei segni che viene utilizzata. Quindi PARLOMA si pone come strumento tecnologico cross-sign languages in grado di trasferire in remoto qualsiasi lingua dei segni Validazione Tenendo in dovuta considerazione le caratteristiche cognitive atipiche della popolazione sordocieca segnante, verrà valutata sperimentalmente l’abilità delle persone sordo cieche segnanti nel comprendere le informazioni veicolate attraverso la loro lingua madre. La valutazione della comprensione del messaggio informativo verrà indagata e valutata attraverso due tipi di indicatori, quali ricordi a livello di significato (ricordi corretti, parafrasi) e la capacità di trarre inferenze, ovvero di ragionare ulteriormente sulle informazioni ricevute. 14 Oltre il Confine le nuove frontiere della riabilitazione Progetto Tiflowebhelp, una sperimentazione che può diventare un modello Luciano Paschetta molto specifiche e riferite ad un “gruppo” numericamente modesto e territorialmente “disperso” (i disabili visivi gravi inclusi nelle scuole di ogni ordine e grado sono meno di 4.000 a fronte di circa 235.000 ragazzi con disabilità inclusi nella scuola). Inoltre è verificato che quasi mai questi insegnamenti trovano posto nei programmi dei corsi universitari: neanche nelle facoltà di scienze della formazione. Il numero percentualmente modesto di disabili visivi inclusi nella scuola (circa il 2% dei disabili) è insufficiente a motivare i futuri docenti alla frequenza di specifici corsi di formazione, e, quando poi si vengono a trovare nella necessità di dover insegnare ad un disabile visivo, spesso si trovano lontano dalle sedi delle “offerte” di formazione specifica o nell’impossibilità di accedervi. L’I.Ri.Fo.R., consapevole di questa situazione, ha ideato una soluzione sostenuta e finanziata dal MIUR, oggi in fase di concreta sperimentazione in 30 scuole. La nostra proposta, capace di fornire la formazione là dove necessita e nel momento in cui occorre, è al contempo efficiente ed economicamente sostenibile: si tratta di un servizio di counseling a “distanza”, capace di rispondere in “tempo reale” alle esigenze tiflopedagogiche e tiflodidattiche. “Tiflowebhelp” è un servizio personalizzato di formazione, supporto e di consulenza tiflologica rivolto ai dirigenti scolastici, ai docenti curriculari e di sostegno, agli operatori scolastici ed agli assistenti domiciliari che si trovano ad operare con alunni con disabilità visiva in territori lontani dalle offerte e possibilità di aggiornamento. L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva, pur essendo una realtà consolidata in tutto il paese, per aver successo necessita che i docenti, in presenza di alunni ciechi o ipovedenti gravi, possiedano alcune specifiche competenze psicopedagogiche relative alla didattica quali: lo sviluppo dello schema corporeo e motorio, le modalità di esplorazione degli oggetti e degli ambienti, la rappresentazione bidimensionale della realtà con il disegno, l’educazione all’autonomia personale e di movimento, solo per citare le principali. Vi sono poi tutti i problemi di comunicazione derivanti dalla disabilità visiva: l’acquisizione di un metodo di lettura e scrittura autonomo, l’uso delle nuove tecnologie e degli ausili informatici specifici, con le annesse problematiche di accessibilità, e la necessità di conoscere gli strumenti ed i sussidi per garantire “pari opportunità” all’allievo cieco per l’apprendimento di alcune discipline. Come si vede, si tratta di conoscenze 15 “Si dovrebbe prestare più attenzione anche verso le famiglie, per sostenerle maggiormente” Angela Pimpinella Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione ONLUS