Una piuma d`amore Ogni mattina la Signora Pollastrini si svegliava
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Una piuma d`amore Ogni mattina la Signora Pollastrini si svegliava
Una piuma d’amore Ogni mattina la Signora Pollastrini si svegliava alle sette precise. Si alzava dal letto e, con estrema calma, indossava le pantofole e una comoda vestaglia di lana. Con altrettanta lentezza, si dirigeva verso il salotto e salutava il suo pappagallo che ricambiava gracchiando allegramente. Tuttavia, un giorno, l’uccello rimase in silenzio e non si mosse di un centimetro. L’anziana signora si stupì, si avvicinò alla gabbia e l’aprì: il pennuto non diede segni di vita. Sempre più spaventata la vecchia lo toccò con cautela e gli tirò una piuma. L’uccello non si muoveva. Allora la donna comprese la dolorosa verità: il pappagallo era morto. Ma come? Forse assassinato! Il vero, unico amore della Signora Pollastrini giaceva immobile nella piccola gabbietta. La signora aveva perso il marito vent’anni prima in un incidente d’auto, non aveva figli e non si era mai voluta risposare. Aveva deciso così di comprarsi un animale. Ora la donna era terribilmente confusa. Chi poteva aver ucciso il pappagallo? Ma soprattutto, perché? Una serie di ipotesi cominciarono a vagarle nella testa: l’assassino aveva ucciso il suo pappagallo perché odiava gli uccelli, perché era pazzo, perché aveva cercato di entrare in casa e il pennuto da guardia lo aveva scoperto, oppure perché qualcuno voleva farla soffrire. La Signora Pollastrini, sempre più spaventata, decise allora di chiedere aiuto a un suo vecchio amico inglese. Le erano giunte voci che Mr Smith aveva aperto un’agenzia investigativa. Proprio quello che le serviva! Prese un grosso elenco telefonico e iniziò a sfogliarlo freneticamente. - Ecco, ho trovato, Smith Abelard, Smith Albert, Smith Bernard, Smith Charles, via De Medici 27, Firenze. Ma è incredibile, dietro casa mia! – La Signora Pollastrini si vestì e si lavò più in fretta che potè. Quasi correndo, afferrò il soprabito e la borsetta. Scese le scale, prese la macchina, girò a destra poi a sinistra ed ecco Via de Medici. L’agenzia si trovava in un’angusta casa azzurrina, che sembrava dover crollare da un momento all’altro. La donna aprì la porta e si rivolse alla segretaria: - Scusi, cercavo il Signor Smith, sono venuta a commissionargli un caso molto particolare. - Il signore è occupato in questo momento. Mi può dire il suo nome per favore? - Rosina Pollastrini, ma lei dica Polly. Solamente Polly. - Va bene, ma di che cosa si tratta? - Hanno ucciso il mio pappagallo. Stavo dormendo, ho sentito degli strani rumori e la mattina dopo ho ritrovato il mio adorato Colorino nella sua gabbietta morto. La segretaria rimase in silenzio per qualche secondo, sforzandosi di non ridere. Fece appello a tutte le sue forze “zen” e alla fine riuscì a dire in tono formale: - Benissimo signora, anzi condoglianze. Le faremo sapere. Ma aspetti, penso che il Signor Smith stia per arrivare. Rosina Pollastrini era ansiosa e tamburellava le dita sul bancone di vetro. Charles Smith entrò. Era un inglese polveroso e malinconico. - Polly, ma sei proprio tu, la mia vecchia compagna di liceo Polly Pollastrini. Come stai? In che cosa posso esserti utile? – chiese Smith con un accento britannico. - Dear Charles, hanno ucciso il mio pappagallo – rispose impetuosa la Signora Pollastrini. - Bene, bene, iniziamo subito le indagini. Dove abiti mia cara? – disse Smith con un sorriso imbarazzato. - In Via Michelangelo Bonarroti, n. 52. I due si diressero verso il luogo del delitto. Arrivati davanti al palazzo, Charles Smith aprì la porta; sul pianerottolo sfociavano tre scale e Smith, automaticamente, senza indecisioni, prese quella di sinistra. - Oh Charles, che fiuto – disse stupita la padrona di casa. - Ma perché Polly cara? - Beh hai indovinato la giusta direzione. - Ho un sesto senso e poi ho visto, con la coda dell’occhio, dove ti stavi dirigendo – rispose con tranquillità l’investigatore. Una volta saliti i tre piani e giunti di fronte all’appartamento, Smith estrasse dal suo impermeabile una lente di ingrandimento e incominciò ad osservare l’area del pavimento. Bisogna sapere che Charles Smith era un fanatico di Shelock Holmes e, fin da piccolo, leggeva libri gialli. L’investigatore notò una serie di impronte fangose sul parquet di tutta la casa. - Rosina, vedi le impronte di queste scarpe da uomo? - Certo, ora che me le fai notare. - Conosci qualcuno che ha scarpe con la suola così rilevata? Mi sembrano da caccia. - Credo che il mio vicino di casa, l’ìngegner Cementini, abbia un paio di scarpe così. E’ un grande appassionato di caccia! Le impronte conducevano alla gabbietta del pappagallo. L’uccello aveva il petto insanguinato e le piume gialle e blu si erano tinte di un rosso intenso. Il corpicino di Colorino era trafitto da un proiettile. La Signora Pollastrini si portò una mano sulla bocca per non scoppiare in singhiozzi, ma poi si riprese. Visto che era la vedova di un militare si intendeva di armi. La donna si accorse subito che si trattava di un proiettile inglese, di fabbricazione londinese. Non se ne vedevano tanti di proiettili così. Colui che aveva sparato al suo adorato Colorino doveva essere un intenditore di armi da fuoco. Quel tipo di bossolo funzionava solamente con una determinata pistola, non più in produzione: lo storico Revolver Supergold H55. Il caso voleva che fosse la pistola preferita da Sherlock Holmes. - Charles, guarda, vedi quel proiettile nel corpo di Colorino? – chiese la Signora Pollastrini. In un attimo Charles Smith perse il suo aspetto da britannico serioso, diventò tutt’un tratto rosso e cominciò a balbettare. - Sì,sì,sì….no, no, non..s.s.so…chi..chi…po-po-possssa, u-u-sa-sa-sa-re, questi-tit-ti ve-vecchi proietti-ti-li-li, se-semra-no-no, que-quelli che usa-sava Sherlock Ho-Holmes – rispose imbarazzato l’investigatore. - Che caso, Charles, tu al liceo non eri un appassionato di Conan Doyle? L’ultimo revolver di quel tipo risale proprio a circa 65 anni fa. Proprio il periodo in cui tu eri studente – ribatte Polly. Rosina aveva perfettamente intuito il disagio di Charles. A questo punto anche lei cominciò a sudare freddo. Nella sua mente turbinavano le più spaventose ipotesi. Charles Smith poteva aver ucciso il suo adorato Colorino. L’inglese aveva sempre portato rancore nei confronti dei pappagalli, perché a scuola lo prendevano tutti in giro per il suo naso non aquilino, ma “pappagallino”. Un becco, insomma. Anche adesso, Smith non sembrava così infelice della morte di Colorino. - Rosina – la chiamò Smith, che aveva ritrovato un po’ di sicurezza. - Sì? – rispose acida la Signora Pollastrini. - Conosci qualcuno che odiava il tuo pappagallo? - In effetti – rispose Rosina – ci sono due persone che non hanno mai amato il mio adorato uccellino. Uno di questi sei tu, Charles, mentre la seconda persona è il Signor Cementini, il mio dirimpettaio. È sempre stato gentile con me, tanto che avevo deciso di lasciare la mia eredità di 100.000 euro a lui. Tuttavia quando ho comprato Colorino, ho preferito lasciare i miei soldi al pappagallo e solo una piccola parte a Cementini. La Signora Pollastrini si mise a gironzolare per la casa, poi uscì sul pianerottolo e urtò lo zerbino. Il Signor Cementini e la Signora Pollastrini avevano pattuito, qualche tempo prima, di lasciare una copia delle loro chiavi sotto lo stuoino, cosicché ognuno, in caso di necessità, poteva entrare nella casa del vicino. Solo loro sapevano dove trovare la copia delle chiave. Tuttavia quando Rosina alzò lo zerbino notò che le chiavi erano scomparse. - Charles, tu conosci per caso il Sinogr Cementini? – chiese con aria inquisitoria la donna. - Si, mia cara, mi pare di averlo visto una volta in agenzia – rispose titubante Smith. - Credi che sia stato lui il pappagallicida? - Ma certo Polly, come ho fatto a non pensarci! Sei un detective perfetto! – gridò Charles, tirando un sospiro di sollievo. A quel punto l’investigatore si tolse il cappello a quadretti – una vera citazione da Sherlock Holmes – e si grattò la testa, quasi pelata. I due si stavano per abbracciare, quando la Signora Pollastrini notò qualcosa di strano tra i capelli di Smith: una piuma gialla, proprio come quella che aveva in fronte il suo Colorino. Cosa ci faceva lì quella piuma? Il ragionamento fu rapidissimo e la Signora Pollastrini lanciò un urlo di orrore. Ormai il colpevole era stato scoperto. - Charles, ma come hai potuto? Perché? Perché? Per qualche minuto regnò un silenzio di tomba. Poi l’investigatore si inginocchiò davanti alla Signora Pollastrini. - Ebbene sì, my dear, sono stato io a uccidere quell’infame bestiaccia che ti aveva rapito il cuore. Tu amavi lui e non me. Cementini è stato mio complice, mi ha prestato le scarpe e mi ha rivelato dove si trovavano le chiavi. Con Colorino morto, la tua eredità sarebbe andata a lui. Ti chiedo perdono, l’ho fatto per amore. Ma adesso pensiamo al futuro: sposami Polly – disse tutto d’un fiato Smith. Nonostante il dolore, Rosina rimase in silenzio qualche secondo, poi sorridendo disse: “Sì, Charles, ti sposo”. Le nozze furono un tripudio di allegria : lo sposo aveva 85 anni e la sposa 79! G.Z. Classe IIB