Botte, pugni e coltellate alla compagna Ferito anche

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Botte, pugni e coltellate alla compagna Ferito anche
CRONACA DI BRESCIA
Corriere della Sera Giovedì 21 Gennaio 2016
Botte, pugni e coltellate alla compagna
Ferito anche il padre che la protegge
 L’inchiesta
Il pm sentirà
la figlia di Pinki: vide
il padre darle fuoco
Biglietto aereo per il passato.
Parvinder Aoulakh, la 26enne di Dello
a cui il marito ha dato fuoco il 20
novembre scorso, è volata con la
famiglia d’origine in India per
assistere alle nozze del fratello. Sei
anni dopo aver compiuto lo stesso
viaggio per andare in sposa ad Agib
Singh, l’uomo che l’ha sfigurata
perché troppo occidentale, Pinki è
tornata nella terra in cui è nata,
portando con sé le ferite di uno
scontro culturale che, innescato in
India, è esploso tra le mura di casa a
Dello. I parenti e gli amici la
rivedranno, con il volto segnato dalle
fiamme e il terrore nel cuore.
Quando tornerà nel Bresciano
Pinki dovrà affrontare i risvolti
giudiziari di quella sera: il marito
dopo averla cosparsa di diavolina
liquida e aver appiccato il fuoco è ora
recluso a Canton Mombello con
l’accusa di tentato omicidio. La prima
a essere sentita nell’inchiesta sarà la
Vittima Parvinder Aoulakh, 26 anni (foto Cavicchi)
bambina: la figlia di cinque anni della
coppia il 2 febbraio dovrà raccontare
l’accaduto: lei infatti la sera
dell’aggressione era in casa con il
fratello di tre anni e la nonna ed
avrebbe assistito alla lite tra i genitori
vedendo il padre bruciare la madre e
lei scappare fuori in fiamme, salvata
dall’intervento dei vicini. La pm
Roberta Panico, che conduce
l’inchiesta, la sentirà in audizione
protetta: in una stanza del tribunale
riservata alle testimonianze dei
bambini, la piccola ripercorrerà
l’incubo di quella sera con l’aiuto di
uno psicologo. (g.v.)
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rende.
Va di nuovo in cucina e torna in salotto, brandendo delle
grosse forbici con l’intenzione di finire quello che aveva
iniziato.
Provvidenziale, a quel punto, l’arrivo delle pattuglie della Volante. L’uomo sente le sirene, lascia la compagna sanguinante sul divano e il suocero a terra. Va in bagno, si lava
le mani e aspetta che entrino
in casa gli agenti. Il 40enne
viene immobilizzato. Padre e
figlia caricati sull’ambulanza
che li trasporta all’ospedale
Civile dove entrambi vengono
sottoposti d’urgenza a delicati
interventi chirurgici. Lui ha
un polmone perforato, ma
ora è fuori pericolo. Sua figlia
ha riportato lesioni all’intestino e i medici si sono presi alcune ore prima di sciogliere la
prognosi. Anche la madre viene medicata in ospedale. Ha
ferite lievi, giudicate guaribili
in 7 giorni.
Indelebili per tutti rimarranno le cicatrici della memoria di questa serata a cui si è arrivati dopo anni di violenze
domestiche, fisiche e psicologiche, mai denunciate perché
la paura aveva sempre vinto
sul desiderio di tornare ad una
vita tranquilla. Era successo
anche un anno fa, nell’unica
volta in cui la 30enne si era
presentata in questura, dopo
l’ennesimo pestaggio. Per timore di ulteriori violenze, aveva poi ritirato la denuncia che
però, per la gravità delle lesioni, era scattata d’ufficio, C’era
stato anche l’ammonimento
del Questore nei confronti del
suo compagno, col quale, per
quello strano meccanismo di
terrore per il quale si fatica a
scappare dal proprio aguzzino, aveva continuato a vivere.
O, meglio, sopravvivere, solo
perché casualmente fino all’altra sera non era accaduto il
peggio. Polizia e carabinieri
più volte erano arrivati al quartiere Perlasca per sedare gli eccessi di ira del 40enne che intimidiva anche gli altri condomini con i suoi atteggiamenti
aggressivi. Atteggiamenti che
non ha messo da parte nemmeno mentre lo ammanettavano per portarlo in carcere
per il duplice tentato omicidio. «Appena esco, vi ammazzo tutti».
Lilina Golia
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BS
La protesta di tre bresciani
Bimbi dal Congo
Famiglie adottive
si incatenano
a Montecitorio
La polizia arresta un 40enne. I litigi tra la coppia, al quartiere Perlasca, erano continui
Al quartiere Perlasca, a Brescia, tutti, almeno una volta li
avevano sentiti discutere, soprattutto gli abitanti della palazzina in cui vivevano. La situazione durava da tempo. Fino all’altra sera, quando subito si è capito che la lite era più
pesante del solito. Storia di un
dramma annunciato che solo
per un caso non ha avuto un
epilogo peggiore al secondo
piano di un condominio nel
tranquillo quartiere residenziale.
Le urla, i rumori delle botte
e dei tonfi. Per fortuna qualcuno ha chiamato per tempo
la polizia. Lui, 40enne, nullafacente e pregiudicato per reati vari. Lei, un anno di meno,
lavora regolarmente. Meno
regolare la loro storia, iniziata
qualche anno fa, fatta più di
bassi che di alti, ma soprattutto di litigi, spesso innescati da
motivi banali, e violenze che
lui riservava a lei. Una volta
l’aveva aggredita per strada,
l’aveva picchiata fino a romperle i denti. E poi quell’ultimo bisticcio, l’altra sera, dopo
cena. Lui si infuria. Lei, impaurita, chiama i genitori che
abitano a pochi metri di distanza. Arrivano in suo aiuto
in men che non si dica. Si ritrovano tutti in salotto. Vano il
tentativo di riportare la calma.
«Prendi le tue cose. Vieni a
casa con noi». Il padre esorta
la figlia. Ma lui, il convivente,
sempre più fuori di sé, colpisce con pugni e schiaffi prima
l’uomo, 68 anni, e poi la donna che interviene in difesa del
padre. Le sferra in volto un
pugno così violento da farla
cadere a terra. Poi chiude con
doppia mandata la porta d’ingresso e va in cucina. Prende
un coltello e si dirige verso la
convivente. A quel punto è il
padre che fa da scudo alla figlia, rimediando alcuni fendenti nel tentativo di proteggerla. Ma il 40enne riesce ad
avventarsi sulla sua compagna, affondandole la lama
nell’addome, mentre il padre,
pur ferito, lotta come un leone per cercare di fermarlo.
Nella foga dell’ira, ad un certo
punto, il coltello gli scappa di
mano e la madre, anche lei
colpita con schiaffi e pugni,
fino a quel momento impietrita dalla paura, trova la freddezza per raccoglierlo velocemente, andando a nasconderlo. Ma il carnefice non si ar-
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La vicenda
 Martedì sera
nel quartiere
Perlasca viene
richiesto
l’intervento
della polizia per
un violento
litigio a casa di
una coppia, lui
40enne, lei
39enne. A casa
loro le urla e i
colpi sono
all’ordine del
giorno, ma
l’altra sera è
troppo e i vicini
preoccupati
chiedono aiuto.
La donna
chiama anche i
genitori che
vivono a pochi
metri. Ma
prima che arrivi
la polizia il
40enne riesce
a ferire la
compagna, con
una serie di
coltellate
all’addome,
pugni e schiaffi
e colpisce con il
coltello anche il
padre della
compagna che
si mette in
mezzo epr
cercare di
difenderla.
Schiaffi anche
alla madre
della
compagna che
riesce a
prendere il
coltello. Poi
l’arresto
Le risposte che chiedono da
tempo sono andati a cercarle
da chi da tempo dovrebbe
darle. Per Roma sono partiti
anche da Brescia alcuni dei
genitori di bimbi adottati
giuridicamente in Congo oltre
due anni fa e mai arrivati. Una
cinquantina di persone, in
rappresentanza di 130 famiglie
italiane — tre quelle bresciane
— che vivono nell’attesa che
dura da 848 giorni, come
ricordano anche sul blog
genitoriadottivircd. Si sono
incatenati davanti a
Montecitorio «senza mancare
di rispetto alle istituzioni o al
Congo, ma per far conoscere
la catena di dolore che ci
unisce». A parlare è Alba che
con il marito Alessandro
Rovida aspetta l’arrivo a
Brescia di Angèle. «Aveva 9
mesi quando il tribunale
congolese l’ha dichiarata
nostra figlia. Ora ha 3 anni e
quello che è passato è tutto
tempo che ci è stato
sottratto». #lavitanonaspetta è
l’hashtag con il quale ogni
giorno su Twitter contano i
giorni di separazione dai loro
figli. Ma almeno una notizia
positiva è arrivata: «Il Congo
ha approvato in queste ore la
nuova legge sulle adozioni e
questo potrebbe fare
accelerare l’arrivo dei nostri
figli», spiega Fabrizio Vertua,
anche lui partito da Brescia
con la moglie Annalisa, per
poter abbracciare il prima
possibile la loro Benedicte.
«Serve un’azione politica e
diplomatica incisiva per
sbloccare definitivamente la
situazione. Non chiediamo
teste, ma uno sforzo maggiore
da parte della Commissione
Adozioni Internazionali che
non ha mai compiuto attività
sul posto», dice ancora
Fabrizio. «I parlamentari con
cui abbiamo parlato, Pierluigi
Bersani e Mario Sberna,
hanno mostrato vicinanza alla
nostra tragedia — spiega Alba.
Meritiamo attenzione». (l.g.)
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