Rassegna Stampa del 08/11/2016

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Rassegna Stampa del 08/11/2016
ANIEM
Rassegna Stampa del 08/11/2016
INDICE
ANIEM
Il capitolo non contiene articoli
ANIEM WEB
Il capitolo non contiene articoli
SCENARIO EDILIZIA
08/11/2016 Il Sole 24 Ore
Economia regionale in cerca di certezze
5
08/11/2016 La Repubblica - Nazionale
Morti bianche gli edili vogliono più sicurezza
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08/11/2016 La Stampa - Novara
"Nell'edilizia tre vittime in 4 mesi"
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08/11/2016 ItaliaOggi
Bonus edilizi a lungo respiro
10
08/11/2016 L'Unità - Nazionale
Ape agevolata per gli edili
12
08/11/2016 QN - Il Giorno - Bergamo Brescia
Edili, un protocollo per la sicurezza
13
08/11/2016 QN - La Nazione - Grosseto
Cambio al vertice nell'Epg Il nuovo presidente è Trapanese
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SCENARIO ECONOMIA
08/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
«Il vero rischio visto dai mercati? Per l'Italia è perdere la stabilità»
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08/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Patuelli: salvataggi, il conto salirà Torna la febbre su Mps, più 22%
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08/11/2016 Il Sole 24 Ore
Toni alti e ricerca del compromesso
19
08/11/2016 Il Sole 24 Ore
Gina Miller: così ho distrutto Brexit e spiego i pericoli per i mercati
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08/11/2016 Il Sole 24 Ore
Se l'Europa ha i fondi anti-sisma ma non lo sa
22
08/11/2016 Il Sole 24 Ore
Le Borse puntano in anticipo su Clinton
24
08/11/2016 La Repubblica - Nazionale
La ragione e l'azzardo
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08/11/2016 La Repubblica - Nazionale
La rivolta delle donne comincia alle 16 e 34 *
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08/11/2016 La Repubblica - Nazionale
"Ai pensionati un miliardo in più"
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08/11/2016 La Repubblica - Nazionale
Juncker alza i toni contro l'Italia "Renzi sbaglia, non otterrà risultati"
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08/11/2016 Il Messaggero - Nazionale
Banche Ue, rischio choc da 1.300 miliardi
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08/11/2016 ItaliaOggi
Costa: la legge sull'editoria è un passo verso il rilancio
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SCENARIO PMI
08/11/2016 Il Sole 24 Ore
Il turismo in crescita, si punta a destagionalizzare
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08/11/2016 La Repubblica - Torino
Le ombre di Bankitalia sulla ripresa in Piemonte "C'è, ma è troppo lenta"
38
08/11/2016 La Repubblica - Palermo
Benzina, il boom dei "no logo"
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08/11/2016 ItaliaOggi
Sabatini-ter, cinque classi di merito per le piccole imprese
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SCENARIO EDILIZIA
7 articoli
08/11/2016
Pag. 27
PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI
diffusione:103971
tiratura:161285
Economia regionale in cerca di certezze
Favuzzi (Confindustria): «Attuazione del Patto per la Puglia, spesa dei fondi europei e prospettive
dell'industria 4.0 sono i temi su cui invitiamo la Regione ad entrare nel merito»
Domenico Palmiotti
la preoccupazione delle imprese pugliesiè che possano affievolirsii segnali positivi riguardanti l'economia
regionale. Banca d'Italia, nel rapporto di giugno, aveva parlato di «lieve crescita» nel 2015. L'Osservatorio
banche-imprese ha previsto per la Puglia una crescita del valore aggiunto del 3,9% nel periodo 2017-2020
dopo il +2,74% del periodo 2014-2016. E poi ci sono i numeri sul tasso di occupazione e su quello di
disoccupazione nel secondo trimestre 2016, confrontati con lo stesso periodo 2015, con il primo aumentato
dal 43,8% al 45,5%e il secondo sceso dal 20,3% al 18,8 per cento. C'è però anche la variazione negativa
dell'export: -2,7% nei primi sei mesi 2016 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, dopo che l'intero
2015 aveva fatto registrare un +0,7 per cento. Domenico Favuzzi, presidente di Confindustria Puglia,
individua le ombre «negli effetti del post Brexit, nel blocco che il Codice degli appalti ha causato alle opere
pubbliche e all'edilizia e nel rallentamento dell'economia mondiale». Il Regno Unito, dice l'assessore
regionale allo Sviluppo economico Loredana Capone, «è il sesto mercato della Puglia per tutto l'export, ma
diviene il terzo se consideriamo solo l'aerospazio». «Dalla Brexit- aggiunge Favuzzi- le nostre esportazioni di
agroalimentare, tessile e arredo potrebbero subire un contraccolpo». Rivolgendo invece lo sguardo al fronte
interno, ancor più esplicito sull'edilizia è Gerardo Biancofiore, presidente dell'Ance (l'associazione dei
costruttori edili) pugliese: «Noi il Codice degli appalti lo vogliamo. Siamo per la trasparenza e la legali- tà,
non si discute, ma interroghiamoci anche su cosa sta accadendo ora e troviamo le soluzioni per superare la
paralisi». Nei primi nove mesi dell'anno, relativamente alla Puglia, non un bando superiore ai 50 milioni di
euro è stato lanciato contro i 2, per un valore complessivo di 118 milioni, messi a gara nello stesso periodo
l'anno scorso. Ma la frenata è ancora più evidente per i bandi sotto i 50 milioni: sempre nei primi nove mesi
del 2016, sono stati 699 quelli lanciati, per un importo di 434 milioni; un anno prima, stesso periodo, se ne
contavano 1.148 per 1,182 miliardi. A ciò si aggiunga l'onda lunga della crisi, che ha visto le imprese di
costruzioni pugliesi ridursi di oltre l'8% dal 2008 al 2014: -2.626 aziende. «Numeri significativi - commenta
Biancofiore -. C'erano 32.197 imprese nel 2008, ne abbiamo contate 29.571 due anni fa». La Puglia ha in
mano comunque alcune leve per la crescita dell'economia regionale.A partire dal "Patto per la Puglia" che
Governo e Regione, dopo una fase molto conflittuale (che in verità continua su altri fronti), alla fine sono
riusciti a firmare a settembre e che prevede 2 miliardi e 71 milioni di stanziamenti per una quarantina di
interventi su vari fronti (da quelli in materia di mobilità o di logistica al rafforzamento del sistema di
depurazione, dall'adeguamento strutturale della rete ospedaliera alla bonifica di siti inquinati), a cui si
aggiungono 1,4 miliardi del Cipe (Fondo per lo sviluppo e la coesione) per altri 21 interventi riguardanti
mobilità, trasporto regionale, aiuti alle imprese, valorizzazione dei beni culturali. «Attuazione del Patto per la
Puglia, spesa dei fondi europei e prospettive dell'industria 4.0 sonoi temi su cui invitiamo la Regione ad
entrare nel merito» sottolinea Favuzzi.E Biancofiore: «Bene la firma del Patto, investire nelle infrastrutture
come nella logistica, nella mobilità come nel turismo, c'è bisogno per rafforzare la Puglia; ma quando
andiamo oltre l'annuncio? Quando si vedranno i cantieri?». Preoccupata Daniela Fumarola, segretaria Cisl
Puglia, per la quale «non c'è nulla che si muova. Abbiamo chiesto alla Regione di farci conoscere le risorse
su tutti gli assi, comunitari, Patto e infrastrutture, ma non c'è stata risposta, mentre Emiliano (il presidente
della Regione, ndr) non ci riceve da una vita». «Siamo in attesa che la presidenza del Consiglio ci convochi
per definire tempi e modalità di utilizzo delle risorse - annuncia il governatore Michele Emiliano -. Moltissimi
dei progetti inseriti nel nostro Patto sono ad una fase esecutiva, quindi pronti per essere cantierizzati.
Siamo tuttavia preoccupati perché pare che le somme realmente a disposizione della Puglia per il biennio
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Scenari
08/11/2016
Pag. 27
PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI
diffusione:103971
tiratura:161285
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
20162017 non siano sufficienti a dare il via alle opere previste». Un punto interrogativo da chiarire, quindi.
Intanto le imprese rilanciano all'esecutivo regionale l'invito ad entrare nel merito dei temi in agenda.
Continua u pagina 28 u Continua da pagina 27 «Con la Regione - riconosce Favuzzi- c'è stato un grande
confronto, dal Masterplan alla Smart Spe- cialization, dal Patto per la Puglia ai fondi europei, e apprezziamo
la riconferma dei contratti di programma per l'attrazione degli investimenti, ma adesso serve un passo
avanti. Lo stesso riordino ospedaliero e sanitario può innescare prospettive di impresae di lavoro se
pensiamo alla telemedicina, alle biotecnologie, alle macchine per le attività cliniche». La Puglia, osserva
Emiliano, «sta già lavorando per rendere più inclusiva la comunità e per ridurre le aree di povertà
economica e sociale». «Ma non enfatizziamo il Reddito di dignità - dice Fumarola -. Rischiamo, dopo un
anno di reinserimento sociale, che le famiglie tornino nella condizione in cui erano. È la creazione di lavoro
che include le persone nella società, è la ripresa dei consumi che fa bene all'economia, quindi le misure
che determinano crescita e lavoro vanno stabilite e rese definitive». «Stiamo accrescendo la competitività
del territorio con una serie di interventi rilevanti dal punto di vista industriale, ambientale, del welfare e della
sanità, della mobilità, selezionando progetti, a valere sui fondi strutturali 2014-2020, per oltre 2,2 miliardi di
euro», sottolinea Emiliano. «Oggi abbiamo oltre 2.600 imprenditori che negli ultimi 15 mesi ci hanno
presentato progetti di investimento per circa 1,4 miliardi di euro» dice il governatore, che aggiunge: «Circa
l'80% per cento è costituito da imprese di piccolae piccolissima dimensione, che hanno già in corso
investimenti per oltre 540 milioni di euro. Parliamo complessivamente di un'occupazione a regime di circa
40mila unità». E allargando la visuale alle anticipazioni del rapporto Svimez (si presenta il 10 novembre)
che parlano di «anno positivo» per il Sud «ben oltre le previsioni», Emiliano dice che «la Puglia ha dato un
contributo molto importante, a partire dall'occupazione, che ha registrato nel 2015 un andamento tra i più
positivi del Mezzogiorno e del Paese intero». La Puglia, però, è anche la terra che vede due grandi nodi
ancora irrisolti: uno si chiama gasdotto Tap, il cui approdo è nel Salento,a Melendugno, l'altroè l'Ilva di
Taranto. Su di essi, la posizione delle imprese è chiara: sì al gas dall'Azerbaigian perchè l'Italia deve
diversificare le sue fonti di approvvigionamento di energia, e sì al rilancio dell'Ilva unito al risanamento
ambientale perchè la manifattura metalmeccanica ha bisogno dell'acciaio prodottoa Taranto. Questi, però,
sono anche i temi su cui Emiliano sta dando battaglia al Governo in quanto non condivide l'impostazione
data, tant'è che ha impugnato alla Consulta l'ultima legge Ilva. «Sappiamo - dice Emiliano - che l'unico modo
per salvare l'Ilva è decarbonizzare il processo produttivo abbattendoa zero le emissioni nocivee della metà
le emissioni di CO spensabile disporre dei 20 miliardi di metri cubi di gas che ci può assicurare solo il
gasdotto Tap, che noi riteniamo strategico anche per l'Italia e per l'Europa». Ma la localizzazione dell'opera
è oggetto di scontro tra Regione e governo nazionale. Emiliano parla di rilievi geologici non eseguiti prima
di localizzare l'opera.E non solo. «Non è colpa nostra - aggiunge se si è ritenuto di localizzarla nella più
bella spiaggia pugliese dell'Adriatico, attrattiva turistica irrinunciabile per la nostra Regione. Abbiamo
proposto di spostare l'approdo di qualche decina di chilometri, in una zona possibilmente industriale».
«Tutto questo - sottolinea ancora Emiliano - in coerenza con un programma di governo (regionale, ndr) molto
dettagliato, votato dalla maggioranza dei pugliesi e approvato dal Consiglio regionale. E quando le scelte
del Governo (nazionale, ndr) contrastano con questa volontà popolare, o quando esse determinano un
impatto negativo sulla vitae sulla salute delle persone, sull'ambiente e sullo sviluppo economico, la Regione
Puglia fa valere le sue ragioni nell'esclusivo interesse pubblico».
IL GOVERNATORE
Michele Emiliano: «Siamo in attesa che la presidenza del Consiglio ci convochi per definire tempie
modalità di utilizzo delle risorse. Moltissimi dei progetti inseriti nel nostro Patto sonoa una fase
esecutiva»
Foto: Il teatro. Lo studio romano Abdr ha firmato la progettazione esecutiva del recupero funzionale e della
valorizzazione del Teatro Margherita di Bari, uno dei tre tasselli dell'operazione Polo delle arti.
08/11/2016
Pag. 27
PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI
diffusione:103971
tiratura:161285
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Nell'immagine la nuova torre scenica del complesso che punta a ospitare ogni possibile forma di arte
contemporanea
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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08/11/2016
Pag. 38
diffusione:248077
tiratura:374273
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PROTESTA
Morti bianche gli edili vogliono più sicurezza
ROMA. In sciopero contro le morti bianche: gli edili di Cgil, Cisl e Uil ieri si sono fermati per un'ora per
chiedere per chiedere più attenzione sul tema della sicurezza e salute sul lavoro.
Inoltre un presidio di lavoratori ha manifestato davanti a Montecitorio.
Nel 2016 si è registrato finora un incremento delle vittime di oltre il 27% rispetto al 2015. Inoltre Feneal,
Filca e Fillea rilevano che «in particolare è sconcertante il dato degli over 60, più che raddoppiato rispetto al
2015. Siamo in presenza di una vera e propria strage di nonni».
+27% GLI INCIDENTI Quest'anno le vittime degli incidenti sul lavoro sono aumentate del 27% rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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08/11/2016
Pag. 44 Ed. Novara
diffusione:159849
tiratura:244697
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Da luglio a oggi ci sono stati due incidenti mortali nel Novarese e uno a Gravellona Toce
"Nell'edilizia tre vittime in 4 mesi"
elisabetta fagnola
Sei morti in Piemonte negli ultimi quattro mesi, due a Novara nei cantieri dell'autostrada e uno solo quindici
giorni fa a Gravellona Toce durante la demolizione di un edificio. È il bilancio degli incidenti mortali in
edilizia, tragico e in crescita, che ieri pomeriggio i rappresentanti del settore di Cgil, Cisl e Uil hanno
ricordato anche a Novara mentre in tutta Italia i lavoratori dell'edilizia osservavano un'ora di sciopero. Di
fronte al palazzo della prefettura dove solo a fine ottobre sono state presentate le iniziative per la settimana
europea della sicurezza sul lavoro, i delegati ieri pomeriggio hanno allestito un presidio chiedendo un
incontro col prefetto: «Fretta, prezzi stracciati, ditte improvvisate senza sicurezza» si leggeva nei cartelli,
«gli infortuni sul lavoro non sono una fatalità». Sempre più over 60
Nel Novarese i lavoratori del comparto sono oltre 2mila, le aziende 656: «Da luglio a oggi a Novara e
Romentino due operai sono morti lavorando in cantiere - ricorda Luca Bartolini, segretario degli edili della
Cgil -, un altro nel Vco. Ora nei cantieri c'è di tutto, lavoratori autonomi, partite Iva, pagati con i voucher,
anche contratti meccanici, ed è dimostrato che nei cantieri in cui ci sono più forze lavoro autonome si fa
meno attenzione alla sicurezza e gli infortuni sono più frequenti». Cadute dall'alto, incidenti con i mezzi
meccanici, che sempre più spesso coinvolgono lavoratori vicini alla pensione: «Raddoppiano i morti over 60
anni, che non dovrebbero più sollevare pesi o salire sulle impalcature, ma essere in pensione» segnalano i
sindacati in un comunicato congiunto. Una patente a punti
Le richieste del settore, inoltrate ieri pomeriggio al prefetto Francesco Paolo Castaldo, sono le stesse in
tutta Italia: intervenire sull'età pensionabile, mettere mano al Durc, il documento unico di regolarità
contributiva, riportandolo alla validità mensile di un tempo (e non agli attuali sei mesi) per rendere più
capillari le verifiche. «Da tanti anni ad esempio si parla di una patente a punti per le imprese virtuose in
tema di sicurezza - aggiunge Bartolini -, vorremmo che venisse finalmente fatto». E ancora, più controlli e
sanzioni, l'applicazione del contratto edile a tutti i lavoratori in cantiere.
Per Novara, in particolare, al prefetto è stata inoltrata la proposta di un sistema di monitoraggio su
sicurezza e legalità tramite la Cassa edile di tutti i cantieri e le imprese della provincia: «Il prefetto ci ha
ricordato che un osservatorio in questo ambito esiste già e coinvolge le parti istituzionali, noi abbiamo
chiesto che anche le parti sociali, i sindacati, siano coinvolti» precisa Bartolini. In prefettura la disponibilità
c'è, «a fronte del consenso di tutte le parti al tavolo. Se ci pensate, i sindacati hanno a disposizione
un'enorme quantità di in-formazioni sulla regolarità dei pagamenti, i contratti che vengono applicati, gli esiti
dei controlli, dati davvero utili a fare un quadro completo della situazione, fondamentale per raggiungere
l'obiettivo infortuni zero». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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08/11/2016
Pag. 26
diffusione:40471
tiratura:74049
Bonus edilizi a lungo respiro
Proroga a tutto il 2017. Detrazioni ad hoc antisisma
FABRIZIO G. POGGIANI
Ristrutturazione edilizia e bonus sul risparmio energetico con proroga a tutto il 2017. Confermata la misura
del 50% per gli interventi di recupero edilizio e del 65% per la riqualifi cazione energetica, con l'aggiunta di
detrazioni maggiorate per gli interventi fi nalizzati all'adozione di misure antisismiche. Queste, in pillole, le
principali disposizioni inserite nel dl della legge di Bilancio 2017 riguardanti gli interventi di ristrutturazione e
di risparmio energetico per i futuri periodi d'imposta (si arriva sino al 31/12/2021). Com'è noto, le detrazioni
indicate sono state inserite, a regime, nell'art. 16-bis, dpr 917/1986 (Tuir) grazie all'intervento che il
legislatore tributario ha fatto con il dl 201/2011, in vigore a partire dal gennaio successivo (2012). Le
disposizioni hanno subito numerose modifiche e integrazioni (dl 83/2012, dl 63/2013 e Stabilità 2016) sino
alle ulteriori previsioni inserite nella bozza di ddl della legge di Bilancio per il 2017, con la conferma della
detrazione Irpef per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio nella misura del 50%, per le spese
sostenute nel corso del 2017, e la detrazione, nella misura del 65%, per le spese destinate al risparmio
energetico, tenendo conto dei tetti per tipologia. Sulla base di quanto indicato nella manovra 2017, peraltro,
non viene prorogata la detrazione sulle spese destinate alla installazione e messa in opera di dispositivi
multimediali per il controllo in remoto degli impianti di riscaldamento e/o di produzione dell'acqua calda,
come introdotti dalla legge di Stabilità per il 2016. Si conferma la detrazione anche per gli interventi
condominiali di riqualificazione energetica sino al 31/12/2021, con differente maggiorazione (70 e/o 75%)
se i detti interventi interessano l'involucro edilizio con un'incidenza superiore al 25% della superfi cie
disperdente lorda (70%) o se gli interventi sono destinati al miglioramento della prestazione invernale e/o
estiva e raggiungono la qualità media prevista dal provvedimento del ministero dello sviluppo economico
del 26/06/2015 (75%); la spesa ha un limite a 40 mila euro e la stessa può essere ceduta a coloro che
hanno eseguito gli interventi (restano escluse banche e intermediari fi nanziari), con ulteriore possibilità di
cedere il credito a terzi. Infine, fin troppo interessanti i bonus riferibili agli interventi antisismici che la legge
di Stabilità 2016 aveva già previsto per le costruzioni collocate in aree sismiche ad alta pericolosità (classifi
cabili in aree 1 e 2 su una scala di 4), a destinazione abitativa e/o ad attività produttive nella misura del
65%. La manovra 2017, in effetti, proroga sino al 31/12/2017 la detrazione generale per gli interventi relativi
all'adozione di misure antisismiche, di cui alla lettera i), comma 1, art. 16bis del Tuir e proroga sino al 2021,
quindi per cinque anni, la detrazione delle spese per interventi di adozione di misure antisismiche su tutte le
tipologie di costruzione (abitative e destinate alle attività produttive), collocate nelle zone ad alta pericolosità
(classifi cati in aree 1, 2 e 3), riducendo la detrazione al 50% da ripartire in cinque anni ma innalzando di
nuovo, rispettivamente al 70%, per gli interventi che permettono di ridurre la classe di pericolo di una
posizione nella scala di determinazione del rischio, e all'80% per gli interventi che permettono di ridurre la
classe di pericolo di due posizioni nella medesima scala, con ulteriore maggiorazione del 5% se i lavori si
riferiscono a parti in comune di edifi ci condominiali, confermandosi il tetto di spesa a 96 mila euro per unità
immobiliare. Sul punto sarà emanato un provvedimento del dicastero delle infrastrutture e dei trasporti che
indichi le linee guida per la classificazione del rischio sismico degli edifi ci e le modalità di attestazione
dell'effi cacia degli interventi eseguiti da parte dei professionisti incaricati. © Riproduzione riservata
Le principali novità 2017 sui bonus edili
t fi
l 31/12/2017
S
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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Il disegno di legge di Bilancio per il 2017 conferma il 50% (recupero) e il 65% (energia)
08/11/2016
Pag. 26
diffusione:40471
tiratura:74049
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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t
Detrazione ristrutturazione
Riqualifi cazione energetica
Spese sostenute fi no al 31/12/2017 • Detrazione del 65% • Spesa massima (in base ai tetti di spesa
previsti per ogni • tipologia) Ripartizione in 10 anni • Escluse spese di installazione e messa in opera di
dispo• sitivi multimediali per il controllo da remoto degli impianti di riscaldamento o di raffreddamento
Interventi antisismici
Spese sostenute dall'1/1/2017 al 31/12/2021 • Immobili a destinazione abitativa e ad attività produttive •
Detrazione 50% • Spesa massima 96 mila euro • Ripartizione in 5 anni •
Interventi con detrazione al 70%
Interventi con detrazione all'80%
Riqualifi cazione energetica con detrazione al 70%
Spese sostenute dall'1/1/2017 al 31/12/2021 • Parti a comune degli edifi ci • Se interessano l'involucro
edilizio con incidenza superiore • al 25% della superfi cie disperdente lorda Detrazione 70% • Spesa
massima 40 mila euro •
Riqualifi cazione energetica con detrazione al 75%
Spese sostenute dall'1/1/2017 al 31/12/2021 • Parti a comune degli edifi ci condominiali • Per interventi di
riqualifi cazione fi nalizzati a migliorare la • prestazione energetica invernale ed estiva e che raggiungono la
qualità media del DM 26/06/2015 Detrazione 75% • Spesa massima 40 mila euro •
Bonus mobili
Spese sostenute nel 2017 • Limitatamente ai lavori per interventi di recupero iniziati • nel 2016 Spesa
massima 10 mila euro • Ripartizione in 10 anni • Mobili e grandi elettrodomestici (classe non inferiore a A+ •
e A per i forni) Spese sostenute fi no al 31/12/2017 • Estensione agli interventi antisismici • Detrazione del
50% • Immobili a destinazione abitativa ricadenti nella generalità • delle zone (anche in zona "4")
Detrazione ristrutturazione del 50% • Spesa massima 96 mila euro • Ripartizione in 10 anni • Spese
sostenute dall'1/1/2017 al 31/12/2021 • Si comprendono le spese per la classifi cazione e verifi ca • sismica
Destinata agli interventi antisismici che riducono di una po• sizione la classe di pericolo (classe di rischio
inferiore) Immobili a destinazione abitativa (anche seconde case) e • ad attività produttive Detrazione 70%
(+ 5% per i condomini) • Spesa massima 96 mila euro • Ripartizione in 5 anni • Spese sostenute
dall'1/1/2017 al 31/12/2021 • Destinata agli interventi antisismici che riducono di due • posizioni la classe di
pericolo Si comprendono le spese per la classifi cazione e verifi ca • sismica Immobili a destinazione
abitativa (anche seconde case) e • ad attività produttive Detrazione 80% (+ 5% per i condomini) • Spesa
massima 96 mila euro • Ripartizione in 5 anni •
08/11/2016
Pag. 1
diffusione:22216
tiratura:57915
Alessandro Genovesi
Ieri in centinaia di cantieri edili, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil hanno organizzato scioperi ed assemblee
per ricordare al Paese che nonsipuòmoriredilavoro. P. 7 Ieri in centinaia di cantieri edili, Fillea Cgil, Filca
Cisl e Feneal Uil hanno organizzato scioperi ed assemblee per ricordare al Paese (ma anche ai lavoratori e
soprattutto alle imprese) che non si può morire di lavoro. Sono tantissimi, anche quest'anno (e il 2016 non è
ancora finito) gli operai edili che hanno subito gravi incidenti, molte volte mortali. Questi morti, però, non
sono figli del caso. La crisi ha solo aumentato u n ' incultura di impresa che negli anni è stata favorita dal
legislatore: introduzione dei voucher, massimo ribasso negli appalti (e quindi risparmio su salari e
sicurezza), ricorso abnorme a sub-appalti, accettazione (anche da parte del committente pubblico in alcuni
casi) di contratti collettivi non edili nei cantieri - il che concretamente vuol dire non inscrivere questi
lavoratori in Cassa Edile e quindi non dargli quella formazione sulla sicurezza, sugli strumenti,
sull'organizzazione del cantiere, oltre che non dargli caschi, imbracature, scarpette adatte -,
depotenziamento del Documento Unico di Regolarità Contributiva (portandolo a 6 mesi), mancata
estensione del Durc per congruità a tutti gli appalti, liberalizzazione delle Partite Iva nei cantieri (e non
parliamo di piccoli artigiani), aver condannato migliaia di over 60 a rimanere sulle impalcature con la Legge
Fornero, aver messo in soffitta la "patente a punti", cioè un sistema premiante l'azienda che investe nella
sicurezza dei propri dipendenti (per cui si premiano giustamente oggi le aziende edili che costruiscono
inquinando di meno, ma non quelle che non hanno infortuni...), si sono depotenziati i servizi ispettivi e di
consulenza delle Asl, con poche decine di ispettori in realtà come Milano, Roma, Napoli, Palermo. E anche
quando si torna a parlare di sicurezza sul lavoro dopo la notizia di cronaca del giorno che fa indignare,
dispiacere e poi finisce nell'oblio (la vittima e la sua famiglia) - lo si fa senza il coraggio necessario. Voglio
citare un caso per tutti. Il governo (giustamente) ha sempre detto che era sbagliato che un operaio edile
potesse stare su un impalcatura o alla guida di una gru a 63 o 65 anni. Anche noi lo abbiamo detto da
sempre, scendendo in piazza, incontrando parlamentari e ministri e quando alla fine qualcosa sembrava
muoversi nella direzione giusta ecco l'ennesima beffa. Mi riferisco all'Ape Agevolata per come il governo
l'ha proposta nella legge di Stabilità: un operaio edile potrà accedervi a 63 anni solo se avrà 36 anni di
contributi e almeno 6 anni (gli ultimi?) continuativi. Peccato che quasi nessun edile (si contano in alcune
centinaia, che poi sono i dipendenti delle grandi aziende che già fanno i capi cantiere più che i manovali o i
manovratori) ha 36 anni di contributi o 6 continuativi. Perché il suo lavoro è per definizione discontinuo, con
mesi di lavoro (quasi sempre quelli che vanno da marzo a ottobre, per ovvi motivi climatici) e mesi di non
lavoro. Perché in edilizia non esiste di fatto il tempo indeterminato per come lo conosciamo, iniziando il
rapporto di lavoro con l'avvio del cantiere e terminando con la fine dello stesso (e per molti più che di
cantiere si dovrebbe parlare di inizio e fine del subappalto). E non consideriamo il lavoro nero, una piaga e
un ricatto che il lavoratore subisce, certo non s ceglie. Se si vuole fare qualcosa di concreto allora il
governo, o il parlamento, riduca i 36 anni, tolga il riferimento alla continuità del lavoro e avremmo salvato la
vita a qualche migliaio di operai anziani, i primi - per ovvi motivi - a perdere equilibrio, ad aver i riflessi più
rallentati. Cioè i primi a farsi male e a farne agli altri. I nonni è giusto che stiano con i nipotini, non a 15
metri di altezza su passerelle e p onteg gi.
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ape agevolata per gli edili
08/11/2016
Pag. 3 Ed. Bergamo Brescia
diffusione:40468
tiratura:69236
- BERGAMO - NON ACCENNA ad arrestarsi nella Bergamasca il fenomeno delle morti sul lavoro: nel 2015
si sono registrati 11 incidenti mortali, di cui due nel settore delle costruzioni; gli infortuni sono stati invece
975, dei quali il 30% nell'edilizia. Negli ultimi due anni i morti sul lavoro sono saliti a 3. Un drammatico
bollettino che ha un costo sociale diretto e indiretto pari ad oltre 50 miliardi di euro. Uno dei settori più colpiti
è l'edilizia: nel periodo gennaio -ottobre 2016 i morti nel settore delle costruzioni sono stati 92, contro i 72
registrati nello stesso periodo del 2015, con un incremento del 27,8%: a Bergamo si sono verificati 4
infortuni mortali, di cui uno nel settore dell'edilizia. Negli ultimi 15 anni, inoltre, il comparto delle costruzioni
nella nostra provincia è stato quello con il più alto tasso infortunistico: dei 164 incidenti mortali 58 (35,4%)
sono accaduti in questo settore. Per quanto riguarda infine le malattie professionali, le denunce a Bergamo
sono state 965, delle quali 300 riguardano lavoratori edili. Per invocare maggiore sicurezza nei cantieri, ieri
mattina, in occasione dello sciopero nazionale, i sindacalisti del comparto edile, Fillea Cgil, Filca Cisl e
Feneal Uil, hanno organizzato un presidio davanti alla sede della Prefettura, in via Tasso. Una delegazione
di rappresentanti sindacali è stata ricevuta dal prefetto, Tiziana Costantino, alla quale ha presentato un
protocollo con una serie di proposte sulla sicurezza nei cantieri. «Il prefetto - sottolinea Angelo Chiari della
Fillea Cgil di Bergamo - ha accolto e apprezzato la piattaforma presentata ed ha aggiunto che è sua
intenzione promuovere un protocollo generale per definire le linee guida e di controllo per tutte le aziende,
non solo per quelle edili». SODDISFATTI per l'esito dell'incontro i rappresentanti sindacali Angelo Chiari,
Fillea Cgil, Danilo Mazzola e Giuseppe Mancin, Feneal Uil. «Il prefetto - hanno sottolineato i sindacalisti ha dato la massima disponibilità ad attivare un tavolo sulla sicurezza, per contrastare l'eccessivo utilizzo di
voucher e di altre forme contrattuali non ortodosse. Inoltre, ha dato la sua disponibilità ad intervenire presso
il Governo e il Ministero del Lavoro affinché le nostre richieste vengano prese in considerazione. Oltre alla
maggiore sicurezza, chiediemo attenzione al tema previdenziale: pensiamo che l'Ape agevolata (Anticipo
pensionistico) debba essere accessibile agli operai edili, permettendogli di accedere alla pensione in
anticipo senza penalizzazioni, considerando che il lavoro edile è non solo pesante ma anche caratterizzato
da lunghi periodi di discontinuità contributiva».Michele d'Orsi
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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Edili, un protocollo per la sicurezza
08/11/2016
Pag. 3 Ed. Grosseto
diffusione:82833
tiratura:124987
«UN COMPITO difficile, ma che accetto con grande soddisfazione». Poche, misurate, parole per Claudio
Trapanese, eletto ieri mattina presidente dell'Edilizia Provinciale Grossetana. Trapanese prende il posto di
Andrea Bartalucci alla guida dell'Epg. Domani mattina ci sarà l'insediamento vero e proprio, con Trapanese
che avrà il suo primo incontro ufficiale con i dipendenti dell'Epg. dopo settimane durante le quali si faceva il
suo nome, è arrivata l'ufficialità ieri mattina, quando l'assemblea dei soci dell'Edilizia Provinciale
Grossetana spa, composta dai sindaci dei 28 comuni della Provincia, ha nominato il nuovo presidente
dell'Epg spa, individuandolo nella figura di Claudio Trapanese, che ha preso il posto del presidente uscente
Andrea Bartalucci in carica dal febbraio scorso. NOMINATI anche i nuovi componenti del consiglio di
amministrazione: Paolo Albanese, Anna Maria Schimenti, Guido Mario Destri e Alessandra Fanciulli. Il
Collegio sindacale, anch'esso completamente rinnovato, è composto da Elena Insabato (presidente),
Gianluca Ancarani e Andrea Pialli. Francesco Del Mazza è il revisore legale dei conti. «Mi aspetta un
compito difficile - ha detto Trapanese -, ma che mi dà soddisfazione. Mercoledì (domani ndr) mi insedierò
ufficialmente e potrò capire meglio la situazione. L'Epg va a gestire i bisogni sociali, un settore importante.
Trovo una società solida, dove credo che potremo lavorare bene». L'Edilizia Provinciale Grossetana ha
chiuso il bilancio del 2015 in attivo, e anche la verifica dell'andamento dell'ultimo bilancio 2016 è positiva.
BARTOLINI lascia quindi una società con i conti in ordine e, senza dubbio, con delle prospettive anche a
breve termine. Ad agosto sono stati consegnati 12 nuovi appartamenti a Bagno di Gavorrano e a breve
saranno pronti altri 4 nel comune di Cinigiano e 12 nel Comune di Castiglione della Pescaia. Epg attivo sul
fronte delle nuove costruzioni, ma anche su quello delle manutenzione, sia ordinarie e straordinarie, da
sempre consistente e costante, tanto che ormai da anni è considerata tra gli enti gestori della Toscana più
virtuosi in questo settore. Claudio Trapanese è stato contattato nelle scorse settimane, è stata tastata la
sua disponilità e poi è arrivata l'ufficialità dell'incarico. «E' un impegno importante - ha aggiunto -, ma fino a
mercoledì, quando mi insedierò all'Epg, non posso dire niente. Valuteremo poi se ci sono possibilità di
azione. L'Epg comunque in questi anni ha lavorato bene, ad agosto ha consegnato una serie di
appartamenti e ce ne sono altri in dirittura d'arrivo. Tutto con un bilancio sempre in utile». L'Epg gestisce il
patrimonio di edilizia pubblica residenziale dei 28 Comuni della Provincia di Grosseto per un totale di 3187
alloggi, di cui 2169 ex ater trasferiti ai sensi della Legge regionale 77/98, 580 ex proprietà del Demanio
acquisiti dai Comuni prima dello scioglimento dell'ater e 427 già di proprietà dei comuni. Trapanese troverà
un'azienda ricca di professionalità e competenze, uno strumento che funziona e che è in grado di lavorare
bene, ma che, indubbiamente, ha anche una strada ardua da percorrere, perché le problematiche in corso
sono tante, così come le sfide da intraprendere e da vincere. «Il mio unico rammarico - ha concluso l'ex
presidente Bartolini - è quello di non aver avuto il tempo necessario per poter lavorare al massimo delle mie
capacità e mettere in atto almeno alcune delle misure necessarie per poter migliorare e ampliare le
potenzialità di cui dispone l'Azienda in sinergia con i Comuni del territorio».
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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Cambio al vertice nell'Epg Il nuovo presidente è Trapanese
SCENARIO ECONOMIA
12 articoli
08/11/2016
Pag. 11
diffusione:254805
tiratura:382356
«Il vero rischio visto dai mercati? Per l'Italia è perdere la stabilità»
Wolf (Ft): in questa zona euro è un Paese condannato a non crescere I referendum sono grandi
scommesse. Alcuni possono votare per ragioni che hanno a che fare con la domanda sulla scheda, anche
se magari mal informati Il premier Renzi Renzi all'estero è stato visto come il primo politico popolare con
un'agenda di riforme
Federico Fubini
A giudicare da come ricorre ai superlativi, cinismo e indifferenza non fanno parte della vita di Martin Wolf.
Nato a Londra da una madre olandese e da un padre drammaturgo austriaco entrambi sfuggiti
all'Olocausto, Wolf si è avvicinato all'economia da ragazzo perché era certo che fosse stata la Grande
depressione a causare la Seconda guerra mondiale. Oggi che ha settant'anni e da venti è il capo dei
commentatori e direttore associato del «Financial Times», Wolf non ha cambiato idea sui danni che può
provocare - anche in Italia - quella che lui vede come la cecità dei leader europei.
I referendum sulla Brexit e quello italiano sono diversi. Lei vede anche dei paralleli?
«Il più evidente è che i referendum sono enormi scommesse. I politici si sono abituati a usarli per risolvere
le questioni difficili. Ma loro possono decidere il quesito, non il modo in cui gli elettori lo capiranno. Alcuni
possono votare per ragioni che hanno a che fare con la domanda sulla scheda, anche se magari
malinformati. Molti altri invece rispondono a domande diverse: se sono felici, se sono soddisfatti del
governo, se trovano Matteo Renzi o David Cameron simpatici, se hanno fiducia. Diventa un referendum
sulla politica, sui leader, sullo stato dell'economia».
Questo facilita o complica le consultazioni?
«Diventa tutto imprevedibile. E la risposta può avere un impatto politico molto grande. Brexit lo ha. In modo
simile un No o un Sì avranno conseguenze enormi in Italia e potrebbero destabilizzare il sistema politico e
l'economia».
Prima del referendum si sentivano profezie su un disastro finanziario immediato in Gran Bretagna, che poi
non si è visto. Non sarà così anche per l'Italia?
«La robustezza dell'economia britannica mi ha sorpreso, ma la prevista caduta della sterlina c'è stata e
imporrà ai britannici una sostanziale riduzione di reddito in termini reali. L'ottimismo è finito in ghiacciaia».
E l'Italia?
«La situazione è diversa».
Intende dire che il Paese va alle urne in una condizione economica più fragile?
«È così, per ragioni evidenti. La recessione è durata molto di più e la fiducia è molto bassa. Il significato
economico di questo referendum in sé è piccolo; un No non cambierebbe niente di fondamentale in Italia,
se non per il fatto che solleverebbe interrogativi sulla stabilità politica e questo può diventare importante per
l'economia. Lo abbiamo visto nel 2011, con le domande su cosa stava succedendo al governo di Silvio
Berlusconi e chi ne avrebbe preso il posto. Se ci si inizia a chiedere se l'Italia sia entrata in una fase di
disgregazione o se ha un vero e proprio governo, allora il Paese non riuscirà a far funzionare le sue
politiche. Poi c'è un grosso rischio legato al sistema bancario. La gente potrebbe concluderne che l'Italia è
nei guai».
Teme che questi dubbi potrebbero allontanare gli investitori?
«Potrebbero, sì. Potrebbero anche creare un po' di fuga di ricchezza italiana. La gente si chiederebbe cosa
sta per succedere e alcuni potrebbero convincersi a lasciare l'Italia, se vedono che il Paese non riesce a
risolvere i suoi problemi decentemente».
Qual è il giudizio all'estero su Matteo Renzi?
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
16
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L'intervista
08/11/2016
Pag. 11
diffusione:254805
tiratura:382356
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
17
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«All'estero, almeno, questo premier è stato visto come il primo politico popolare che ha una plausibile
agenda di riforme, e l'Italia ha davvero molto bisogno di riforme. La percezione, da fuori, è che non c'è un
vero sostituto di Renzi. Dunque se lui perdesse e sparisse, la conclusione sarebbe che il sistema politico
non è in grado di cambiare il Paese e il consenso dei cittadini per farlo non esiste».
Con quali conseguenze?
«Ciò può portare all'estero a un pessimismo davvero notevole sull'Italia, sulla sua capacità di tornare
economicamente vitale e di fare della sua partecipazione all'euro un successo. Parliamo di un Paese che in
questo secolo non è ancora cresciuto».
Lei critica da tempo l'architettura dell'euro, ma Spagna e Irlanda sono decisamente uscite dalla crisi e i
tassi d'interesse sono scesi in tutta l'area .
«Per me i problemi restano. Italia, Portogallo e Grecia non si sono riprese, Irlanda e Spagna sì. Ma queste
ultime avevano già prima una dinamica migliore e hanno affrontato con più decisione i loro problemi dopo.
C'è poi un problema più generale: una cronica mancanza di domanda nell'economia, e nessuna politica per
generarla. In termini reali la domanda nell'area euro è ancora sotto a dov'era prima della crisi, un dato
impressionante».
Da cosa dipende questa debolezza di consumi e investimenti?
«La Bce con Mario Draghi è stata molto determinata nel cercare di riattivarli, con qualche successo. Ma la
domanda manca nei Paesi colpiti dalla crisi e manca nei Paesi del nucleo duro, che puntano tutto
sull'export. Così l'Italia non può generare la crescita necessaria: non ha spazio per farlo con il deficit,
mentre recuperare competitività riducendo i prezzi interni implicherebbe anni e anni di deflazione e
recessione».
La Germania dovrebbe fare di più per spendere e investire?
«O lo fa, oppure voi francesi e italiani siete bloccati non nella miseria, ma in una stagnazione semipermanente. La disoccupazione resterebbe alta e i giovani e i più capaci lascerebbero il Paese, rendendo i
problemi di bilancio anche peggiori, perché l'Italia soffre di un estremo problema demografico che la
Francia non ha. L'economia tornerebbe ai livelli del 2010 forse nel 2024. Mi pare un incubo».
Nel 2012 lei pensava che l'euro fosse finito e non è stato così. Perché questo pessimismo ora?
«Capisco l'impegno politico sul progetto, è fortissimo. Ma Draghi non può risolvere tutti i problemi da solo.
Mi chiedo se grandi Paesi come l'Italia o la Francia possano sopportare sul piano politico e sociale questa
stagnazione semi-permanente. A un certo punto, non so quando, un sistema sotto pressione salta. Quando
s'innesca, una crisi di fiducia può diffondersi molto in fretta».
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Il profilo
Martin
Wolf, 70 anni, da vent'anni primo commentatore e direttore associato
del «Financial Times»
08/11/2016
Pag. 35
diffusione:254805
tiratura:382356
Possibile buco di 1,6 miliardi dalla cessione a Ubi delle «good banks» Il negoziato Prosegue il negoziato tra
Nicastro e l'istituto lombardo. Il nodo di 4,2 miliardi di crediti
Fabrizio Massaro
MILANO A quasi un anno dalla messa in risoluzione di Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara,
CariChieti che a novembre 2015 costarono al sistema bancario 1,8 miliardi, è in arrivo «una nuova fattura di
conguaglio» per le banche italiane. A dirlo è Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, a un seminario a Ferrara.
E sarà una fattura parecchio salata.
Patuelli non dà cifre - «ho solo incertezza sul quanto e sul quando» - ma secondo fonti a conoscenza del
dossier la stima potrebbe essere fino a 1,6-1,8 miliardi, cioè pari alla tranche di versamento al Fondo di
Risoluzione che l'anno scorso venne anticipata con un finanziamento di Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi e
che va rimborsata entro l'anno. A novembre 2015 era stato previsto che la cifra sarebbe stata coperta con
l'ammontare della vendita delle quattro good banks. Ma le cose non stanno andando nella direzione
sperata. L'unico acquirente rimasto è Ubi (che peraltro esclude dall'offerta CariFerrara) ma l'istituto guidato
da Victor Massiah sarebbe disposto a pagare di fatto una cifra simbolica - qualcuno parla di «un euro» ma
non ci sono conferme - per Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti. In ogni caso è certo che non ci
saranno grosse cifre da girare al venditore, l'Autorità di Risoluzione (Bankitalia).
Ubi in particolare vorrebbe comprare le tre banche ripulite di tutti i crediti deteriorati (sono 4,2 miliardi per le
quattro good banks) e per questo i board presieduti da Roberto Nicastro stanno continuando a cercare un
acquirente di quei crediti a rischio. Per Ubi - che assorbirebbe oltre 5 mila dipendenti - la scelta nasce dal
fatto che dovrà effettuare un aumento di capitale (500 milioni secondo alcune stime) per mantenere l'attuale
patrimonio a livello di gruppo. Ubi avrebbe due vantaggi: da un lato la «dote fiscale» derivante dalla perdite
delle tre banche; dall'altro l'applicazione dei «modelli interni» di valutazione dei crediti nelle nuove banche.
Ma la partita non è ancora chiusa: si attende il via libera della Bce.
Intanto ieri Mps in Borsa ha vissuto un altro boom, +22% a 0,26 euro (finora il maggiore rialzo in una sola
seduta), con scambi pari al 6,9% del capitale: il mercato ha fatto leva sulle indiscrezioni relative a un
interesse del fondo sovrano Qia, del Qatar. Il ceo Marco Morelli - ieri ricevuto in Consob con il presidente
Massimo Tononi per spiegare la versione di Mps sul caso di Corrado Passera - e le banche del consorzio
targato JPMorgan-Mediobanca ripartiranno oggi per Londra per un secondo giro di incontri con i fondi, con
l'obiettivo di stringere impegni di investimento prima dell'assemblea del 24 novembre. Sempre ieri sono
arrivate le offerte di Cerved e DoBank per l'acquisto della piattaforma «Juliet» di gestione dei crediti
deteriorati: la decisione lunedì 14.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mps, un mese a Piazza Affari d'Arco 0,20 0,25 0,30 Ott. 9 17 25 Nov. 1 Ieri Ieri 0,2578 +22,1%
Seminario
Presidente
Antonio Patuelli, presidente Abi è intervenuto a un seminario della stessa associazione a Ravenna
I fondi
Lo scorso 22 novembre sono state poste in «risoluzione» Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti,
CariFerrara. Il sistema bancario si è impegnato per 3,6 miliardi tra copertura delle perdite e nuovo
patrimonio alle 4 good banks
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
18
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Patuelli: salvataggi, il conto salirà Torna la febbre su Mps, più 22%
08/11/2016
Pag. 1
diffusione:103971
tiratura:161285
Dino Pesole
Se nel braccio di ferro tra Roma e Bruxelles si è tornati indietro al gennaio scorso, quando Renzi tuona- va
contro la Commissione e Juncker gli rispondeva che mancavano «gli interlocutori» per il confronto, la
ragione va oltre lo scarto di qualche decimale di deficit. pagina 8 u Continua da pagina 1 Il problema per
Juncker è provare a blindare l'operato della Commissione, in una fase in cui è lo stesso ruolo della
Commissione come "guardiano" dei Trattati ad essere posto in seria discussione. Non a caso, nel duro
botta e risposta di ieri, Juncker ha ricordato come sia stata proprio la Comunicazione sulla flessibilità del
gennaio 2015 ad aprire la strada a 19 miliardi di flessibilità concessi all'Italia nel biennio 2015-2016. Ma
soprattutto sottolinea come in primavera l'intesa raggiunta con Roma prevedeva un deficit 2017 all'1,8%, e
che ora siamo al 2,4% già autorizzato dal Parlamento. Il debito non scende, e il deficit strutturale passa il
prossimo anno dall'1,2 all'1,6%, nonostante Bruxelles abbia chiesto a maggio di ridurlo di almeno lo 0,6 per
cento. Non vi è dubbio che dal punto di vista tecnico/contabile, la legge di Bilancio risulti inadempiente
rispetto all'attuale set di regole europee e nei confronti degli impegni assunti la scorsa primavera. Lo scarto
tra deficit netto tendenziale e programmatico (in sostanza il maggior indebitamento) si cifra in 12 miliardi
per il 2017, 6,6 miliardi nel 2018 e 2,8 miliardi nel 2019. Per il resto delle coperture (14,7 miliardi nel 2017),
ci si affida a un mix di tagli alla spesa (2,6 miliardi) e maggiori entrate. Il deficit nominale passa di
conseguenza al 2,3% e il deficit strutturale incorpora nel nuovo target dell'1,6% lo 0,4% nominalmente
ascrivibile all'emergenza terremoto e alla gestione del flusso dei migranti. Permangono differenze di stime,
come confermano le nuove previsioni che la Commissione Ue diffonderà domani. Anche se con la legge di
Bilancio non si invocano le clausole applicate finora (riforme e investimenti), e si rinvia se mai al capitolo
delle cosiddette «circostanze eccezionali», il risultato è sostanzialmente lo stesso dal punto di vista di saldi
di finanza pubblica. E allora il punto è ancora una volta tutto politico: vi è consenso sufficiente in Europa
attorno alla constatazione che si è chiusa una stagione, quella del rigore a senso unico? E che ora va
imboccata rapidamente una nuova strada, che anche attraverso il ricorso alla flessibilità di bilancio
accompagni (e non ostacoli) crescita e sostegno all'occupazione? Più che scambi anche accesi di
reciproche accuse, servono alleati, ammesso che si sia deciso in che direzione andare.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
19
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Toni alti e ricerca del compromesso
08/11/2016
Pag. 1.3
diffusione:103971
tiratura:161285
Gina Miller: così ho distrutto Brexit e spiego i pericoli per i mercati
Mara Monti
U pagina 3 LONDRA. Dal nostro inviato p«Mi chiede che cosa succederà nei prossimi mesi? Credo che si
andrà verso le elezioni anticipate, quasi sicuramente la prossima primavera» . Non ha dubbi Gina Miller la
fund manager che gestisce insieme al marito la società finanziaria Scm Direct, promotrice insieme al
parrucchiere brasiliano Deir dos Santos del ricorso all'Alta Corte inglese, sfidando il governo di Theresa
May, con l'intento di imporre un voto del Parlamento prima dell'avvio dei negoziati con l'Unione Europea. Il
premier inglese si è appellato alla Corte Suprema nella speranza di modificare il corso degli eventi «ma la
Corte rigetterà il ricorso perché il problema nonè legale, è politico. Ci aspettiamo una decisione prima di
Natale», ha aggiunto la manager, 51 anni, avvocato, la quale ieri si è presentata di frontea decine di fund
manager della City per spiegare i rischi della Brexit per i mercati finanziari. In questa intervista al Sole 24
Ore, Gina Miller che oggi viaggia sotto scorta dopo le minacce ricevute nei giorni scorsi, ripercorre i motivi
dell'azione legale avviata dopo il referendum del 23 giugno scorso. Perché avete avviato questa azione
legale? In che cosa consiste la mancanza di trasparenza che avete denunciato? Sia chiaro, l'Alta Corte non
siè espressa contro Brexit, ha rimesso nelle mani del Parlamento una decisione vitale per gli interessi
nazionali di questo paese che dal giorno del referendum viaggia all'oscuro di tutto. Guardi, da dieci anni
insieme a mio marito mi occupo di trasparenza dei mercati finanziari e negli ultimi due anni abbiamo
collaborato con la Commissione europea sul testo della Mifid II e su alcune direttive che riguardano i
mercati finanziari. Io sono stata una sostenitrice del "Remain". Prima del referendum mi sono resa conto
che anche se quello fosse stato il risultato delle urne, qualcosa doveva cambiare perché i processi
all'interno dell'Europa sono diventati poco efficienti. La Gran Bretagna era in una posizione di forza per
avviare questi cambiamenti. Purtroppo il messaggio che è passato durante la campagna elettorale è andato
in un'altra direzione: tutti erano convinti che il risultato sarebbe stato diverso, nessuno aveva contemplato
l'ipotesi di "Brexit". E invece la realtà è stata diversa. Ora che cosa succederà? Quali prevede potranno
essere i prossimi scenari e le reazioni dei mercati? I mercati hanno reagito positivamente alla decisione
dell'Alta Corte ed è prevedibile che succederà la stessa cosa quando si esprimerà la Corte Suprema sul
ricorso del governo: il consenso sta crescendo, altre aree del paese stanno sostenendo la nostra causa a
cominciare dalla Scozia. La realtà è che il governo non ha un piano preciso per uscire dall'Unione europea
ea quel punto non avrà alternative che accettare il confronto e il voto del Parlamento. Abbiamo bisogno di
vedere un piano, abbiamo bisogno di dati perché fi- nora non abbiamo visto nulla, solo parole. Invocare
l'articolo 50 senza avere un progetto è molto pericoloso. Che cosa succederà quandoi singoli negoziati
dovranno essere ratificati da tutti i 27 Stati dell'Unione? Nessuno lo sa. Si stima per la City una riduzione
del 20% del business se la Gran Bretagna uscirà dall'Unione europea. Che cosa succederà ai mercati
finanziari se si andrà avanti con questa ipotesi? La City rappresenta una grande risorsa per questo paese e
per l'Unione Europea: il 20% dei lavoratori della City proviene dai 27 paesi dell'UE. C'è un patrimonio di
conoscenza che non ha eguali. Il rischio è che si vada verso la frammentazione dei mercati, l'asset
management ad esempio potrebbe spostarsi in Lussemburgo, con una perdita di efficienza difficilmente
recuperabile.
L'andamento del debito/Pil Usa
19.382 18.450
105,05
64,235 5.323 8.287 Debito pubblico (scala sx) Rapporto debito/Pil (scala dx) 22.500 13.750
5.000 31/12/1996 Pil (scala sx) 30/06/2016
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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L'INTERVISTA. FUND MANAGER SCM DIRECT
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
diffusione:103971
tiratura:161285
08/11/2016
Pag. 1.3
Foto: In prima linea. Gina Miller
08/11/2016
Pag. 1
diffusione:103971
tiratura:161285
Se l'Europa ha i fondi anti-sisma ma non lo sa
Alberto Quadrio Curzio
L'Italia è entrata in un autunno politicamente difficile e molto doloroso per i terremoti. Incoraggia l'esemplare
comportamento degli italiani delle zone devastate che con grande dignità hanno espresso l'impegno per la
ricostruzione. Così come colpisce l'impegno di chi è istituzionalmente titolato a fronteggiare le emergenze
sia di chi interviene per volontario solidarismo. Dunque gli italiani possono essere orgogliosi (così come
possono esserlo anche peri soccorsi ai migranti) della loro comunità di popolo e istituzioni. Bene ha fatto
perciò il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a chiedere che le forze politiche in questa tragedia
cerchino la collaborazione costruttiva. Su questo sfondo riflettiamo sui nostri problemi e sui rapporti
Italia-Ue. Italia: ricostruzione e crescita. Sconcerta che la Ue sia invece così fredda nel consentire a Paesi
che sono investiti dalle emergenze l'esclusione ampia dal calcolo dei deficit di bilancio delle spese
connesse. Consentirlo sarebbe ragionevole perché le vitee la dignità umana contano più dei vincoli di
bilancio. Purtroppo non si tratta però di una soluzione definitiva perché più deficit si ribalta sul debito che
poi va corretto. Questo è un problema per l'Italia per l'entità dei costi di ricostruzione, ma anche di
prevenzione e la messa in sicurezza, data la nostra vulnerabilità sismica e idrogeologica. Infatti l'intervento
che il Governo prefigura si avvicina ad un costo poliennale di circa 5,5 miliardi. Non basteranno ma sono
già sufficienti per chiedere ai governi passati se nel nostro enorme debito pubblico non c'era spazio per la
messa in sicurezza. Tutto si semplificherebbe se la nostra crescita riprendesse con vigore. Anche per non
aggravare la sostenibilità del debito, la sfida del Governo italiano per il 2017e anche 2018è puntare tutto
sulla crescita. Il ministro Padoan lo ha confermato nella sua audizione presso le commissioni parlamentari
per illustrare la legge di bilancio 2017. Continua u pagina 33 u Continua da pagina 1 Meno tasse sui fattori
di produzione e sulle imprese, più investimenti pubblici e privati unitamente alle riforme strutturali che li
ostacolano sono i pilastri della legge di bilancio su cui il Governo punta quasi tutto nella consapevolezza
che la sfida è ardua. E questo perché il sistema Italia, a fianco di punti di forza, ha anche delle grandi
debolezze rilevate, giustamente, dalla Commissione Europea che tuttavia riconosce che il Governo si sta
attivando. Un punto di forza dell'economia italiana è certamente la manifattura ma anche questa è stata
duramente colpita dalla crisi e necessita di un rilancio fatto da misure varie molte delle quali si trovano nella
legge di bilancio in discussione. Nel recente studio del Centro studi Confindustria(CsC) si evidenzia che
l'Italia è uscita dalla recessione ma fatica. La crisi (la cui gravitàè stata di portata storica anche se molti
ancora non lo capiscono) ha lasciato solchi profondi e distruzione di capacità produttiva con il
dimezzamento della nostra quota di valore aggiunto manifatturiero su quello mondiale. Ciononostante la
nostra manifattura è per valore aggiunto la seconda in Europa (dopo la Germania), la settima al mondo con
una quota del 2,3% mentre è ottava per l'export di manufatti. In molti settori l'Italia è prima, seconda o terza
su scala mondiale in base al trade performance index (e il posizionamento risulta migliore con il più ampio e
approfondito indice Fortis-Corradini). Ma tutto ciò non basta per mettere il nostro Paese in condizioni di
sicurezza e di ripresa. Per questo il CsC indica anche una serie di innovazioni endogene che le imprese
devono adottare tra cui quelle di far leva sul Made in Italy e su Industria 4.0. Europa: emergenze e rilan- cio.
Anche l'Europa stenta a uscire dalla crisi avendo una crescita ben più bassa di quella Usa e delle
vulnerabilità ben maggiori tra cui quella della frammentazione. Eppure il suo maggiore impegno sembra
essere quello per il semestre europeo, il fiscal compact, i conti pubblici. Lo si constata nel caso dell'Italia
che, come gli altri Paesi, ha iniziato da poco il suo semestre europeo 2017 con una richiesta di chiarimento
della Commissione sul documento programmatico di bilancio. Un terzo di questa lettera è dedica- to a
chiedere delucidazioni sulle spese eccezionali dovute al sisma e ai migranti senza neppure un cenno,
quanto meno per stile, di solidarietà. La risposta di Padoan è stata esaustiva e per ora (malgrado in Italia
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LA UE E LE EMERGENZE
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non pochi sperassero il contrario) non ha avuto repliche da parte della Commissione. Speriamo che a
rinforzo della sua risposta Padoan mandi a Bruxelles anche il testo della sua audizione presso le
Commissioni parlamentari per chiarire ulteriormente la posizione italiana anche sulle richieste di più deficit
peri due eventi eccezionali(migranti e sisma). Il governo italiano, che in due documenti di quest'anno, ha
proposto all'Europa un "growth compact"(in febbraio) e un "migration com- pact" (aprile) dovrebbe adesso
proporre un "natural disaster compact". Pur sapendo che la speranza di vederlo accettato sarebbe minima,
tuttavia servirebbe a dimostrare che l'Italia continua a ragionare in una logica europeistae non nazionalista.
Il punto di partenza dovrebbe essere il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (Fsue) varato nl 2002 per
intervenire a sostegno dei Paesi dell'Europa centrale colpiti da inondazioni. Da alloraè stato utilizzato da
allora per 72 interventi in 24 Paesi per concorrere alle spese connesse a catastrofi (tra cui inondazioni,
incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità) con una erogazione totale di quasi 4 miliardi di euro. La
struttura del Fondo è buona ma le sue possibilità di intervento sono limitate a soli 500 milioni di euro annui.
Invece potrebbe essere potenziato in varie direzioni tra cui quella della concessione di prestitia lunga
scadenzaea tassi agevolati agli Stati (o alle regioni) colpiti da calamità (si pensi che il Fondo Esm ha
concesso alla Grecia prestiti a scadenza di 32 anni). Questo richiederebbe un potenziamento del fondo
attualmente finanziato sul bilancio europeo (e magari un suo imparentamento al Piano Juncker). L'Europa a
comparti bloccati. Ancora una volta constatiamo che la Ue ha molte strutture valide ma operanti spesso
disgiunte e con modesta disponibilità di risorse. L'Italia, celebrando nel 2017 i 60 anni dei Trattati di Roma,
dovrebbe proporre maggiori complementarietà e dimensioni. Il dibattito aspro di ieri tra Renzi e Juncker è
causato proprio da questa debolezza della Ue che continua a non essere attrezzata per problemi (migranti
ed emergenze) che le competerebbero (almeno in buona parte) e ciò porta gli Stati membri a scegliere non
la strada migliore ma quella necessaria.
LOGICA EUROPEISTICA
L'Italia dovrebbe adesso proporre un «natural disaster compact» per sostenere le zone terremotate
Il punto di partenza dovrebbe essere il Fondo di solidarietà dell'Unione europea varato nel 2002 LA
STRADA PERCORRIBILE
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Le Borse puntano in anticipo su Clinton
Il mercato scommette su azioni e dollaro - Piazza Affari spicca (+2,56%) in Europa
Vito Lops
PAi mercati non piace arrivare dopo le notizie. E così, anche in questa tornata, come sempre accade prima
di ogni grande evento, gli investitori hanno "puntato" in anticipo. Ma non al buio. Supportati dagli ultimissimi
sondaggi - come quello condotto da Abc News e il Washington Post che dà la Clinton in vantaggio di 4 punti
percentuali su Trump - ieri hanno giocato la carta della vittoria della candidata democratica alle elezioni
statunitensi di questa notte (ora italiana). Premiandoi titoli più rischiosi (come le azioni)e il dollaro.I rialzi
sono stati importanti (vicini al 2% per le Borse) ma non fragorosi. Forse perché brucia ancora la scottatura
della puntata (sbagliata) preBrexit dello scorso 23 giugno quandoi sondaggi fecero flop. Gli investitori
preferiscono la Clinton perché darebbe un segnale di continuità alle attuali istituzioni e politiche (fiscali e
monetarie) piuttosto che navigare nell'incertezza delle dichiarazioni (potenzialmente anti-sistemiche) del
magnate newyorkese che trova la sua forza nella crescita del malcontento del ceto medio-basso che negli
ultimi anni, a dispetto delle statistiche che dipingono gli Usa come un Paese florido (crescita superiore al
2% e disoccupazione inferiore al 5%) si sta impoverendo. Basti pensare che i buoni alimentari (food
stamps) - per citare uno degli indicatori sulla povertàsono oggi richiesti da 45,4 milioni di americani, un
cittadino su sette. Nel 2008 - quando prima dello scoppio della recessione il tasso di disoccupazione era al
5% - i food stamps "interessavano" molti meno cittadini (28 milioni). In ogni caso, non spetta ai mercati
analizzare gli aspetti legati alle politiche sociali. Ragionano in modo più freddo, quasi automatico.E
preferiscono la linea della continuità garantita dalla Clinton. Ecco perché ieri- quando il direttore dell'Fbi,
James Comey, ha scritto al Senato annunciando che al termine delle nuove indagini viene confermato che
Hillary Clinton non ha commesso nessun reato - le Borse hanno festeggiato con rialzi corali. Tokyo è salita
dell'1,61%. Gli indici europei hanno guadagnato in media l'1,75% con Piazza Affari maglia rosa. Tra- scinato
dalle banche (+4%) il Ftse Mib ha guadagnato il 2,56%. Wall Street ha interrotto una serie di nove ribassi di
fila, con lo S&P 500 che ha guadagnato il 2,22%a 2.131,52 punti,e il Nasdaq salito del 2,37%a quota 5.166.
Il rialzo più corposo degli ultimi quattro mesi. In modo quasi sinfonico i capitali hanno premiato il dollaro
(una vittoria della Clinton farebbe aumentare le probabilità di una stretta monetaria a dicembre) che siè
rafforzato dell'1,2% sullo yen, dello 0,7% sull'euro (sceso da 1,114 di venerdìa 1,105)e dell'1% sulla sterlina
(con il cambio tornato sotto 1,24). Tra le valute si segnala poi lo scatto del peso messicano che ha recupero
il 2% sul biglietto verde. La divisa messicana è considerata una misura della percezione sul vincitore delle
elezioni Usa. Se si rafforza, scendono di pari misura le probabilità di successo per Trump che ha promesso
di ergere un muro tra Usa e Messico (scenario che penalizzerebbe le esportazioni messicanee di
conseguenza la valuta). Deflussi invece dall'oro (-1,5% a 1.285 dollari l'oncia) in una giornata in cui le classi
di investimento che proteggono dal rischio sono state penalizzate. Sul mercato dei titoli di Stato le vendite
hanno interessatoi titoli di Stato americani coni decennali all'1,817% e i biennali allo 0,81%. Anche questo
movimentoè il segnale di una "puntata" proClinton, proprio perché la candidata democratica non
ostacolerebbe il percorso di rialzo dei tassi che la Federal Reserve sembra impostata a intraprendere nei
prossimi mesi, a cominciare dal meeting del 14 dicembre. La rinnovata propensione al rischio ha favorito le
vendite sui Bund tedeschi (con il rendimento del decennale che è salito allo 0,15%)e gli acquisti sulla
periferia. Il rendimento del BTpa 10 anniè sceso di quattro punti base, dall'1,75% all'1,71% confermandosi
comunque ben più alto (156 punti) di quello tedesco e (47 punti) di quello spagnolo. Questo a
testimonianza del fatto che l'Italia sta pagando un altro market mover, il referendum costituzionale del 4
dicembre. Straordinario il balzo dei bond della Grecia con il rendimentoa 10 anni sceso di 38 punti base al
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L'America al voto LA GIORNATA DEI LISTINI Vigilia elettorale di ottimismo sui mercati Gli indici europei
hanno guadagnato circa l'1,75% , positiva anche Tokyo Rally anche a Wall Street dopo nove sedute di fila
di ribassi
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7,2%. In piena armonia con la giornata l'indice Vix- che misura la volatilità sul mercato statunitense - è sceso
del 16,5% in una sola seduta. Ultimo indizio, ma non il meno importante, chei mercati- sondaggi alla
manoora hanno meno paura di Trump.
VALUTA SEGNALETICA
Il peso messicano è considerato una misura della percezione sul vincitore delle elezioni Usa. Se si
rafforza calano le probabilità di Trump
Milano
Ftse Mib
Le attese positive sull'esito del voto Usa
+2,56%
+1,70%
+2,22%
+1,45%
+1,91%
+1,93%
155,5
98,2 Variazioni % di ieri e da inizio anno LE BORSE Madrid Ibex 35 DA INIZIO ANNO -6,55% LO SPREAD
4/1/2016 Londra Ftse 100 PERFORMANCE DI GIORNATA +9,04% Parigi Cac 40 -3,79% Francoforte
7/11/16 Dax -2,66% Differenziale di rendimento del BTp decennale r ispetto al Bund. In punti base New
York S&P 500 +4,28% L'andamento INDICE VIX 30 26 22 18 14 10 18,21 31/12/15 -21,86% 18,54 Var. di
ieri -16,5% 7/11/16
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La ragione e l'azzardo
ANDREA BONANNI
BRUXELLES CI SONO alcune buone ragioni e qualche calcolo forse azzardato dietro le dure parole usate
dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. A PAGINA 25 BRUXELLES. Ci sono alcune
buone ragioni e qualche calcolo forse azzardato dietro le dure parole usate dal presidente della
Commissione Jean-Claude Juncker nei confronti dell'Italia e delle sue pretese in materia di bilancio. Le
ragioni, obiettive, stanno nel fatto che è ingiusto accusare la Commissione di eccessiva austerità nel
giudicare i conti pubblici italiani. E' stato proprio Juncker, all'indomani della sua nomina, a varare il principio
della flessibilità, ritagliato su misura per l'Italia. L'applicazione delle nuove regole sulla flessibilità ci ha già
consentito di spendere diciannove miliardi che non avevamo, cioè facendo deficit e rinviando la riduzione
del debito. E anche quest'anno ci permetterebbe uno sforamento di circa sei miliardi nel deficit dei nostri
conti pubblici (ma il governo ne chiede di più). Il tutto senza aprire una procedura di infrazione. Cioè senza
additare il nostro Paese come possibile bersaglio dei mercati, sempre alla ricerca di un anello debole su cui
puntare per attaccare l'euro. Può darsi che le concessioni fatte non siano sufficienti per sostenere la
crescita economica, come sostiene Matteo Renzi. Ma la Commissione non può che applicare regole che
sono state sottoscritte da tutti i governi e da tutti i Parlamenti dei Paesi che fanno parte dell'Unione
monetaria, Italia compresa. E lo fa utilizzando i criteri più tolleranti che può applicare.
Per questa generosità nel valutare i conti pubblici italiani, ma non solo italiani, Juncker è finito da tempo nel
mirino dei falchi del rigore. Assieme al presidente della Bce Mario Draghi, "colpevole" di aver varato un
programma di Quantitative easing che ha per effetto di calmierare gli spread sui titoli di stato salvando il
bilancio italiano, è diventato il bersaglio preferito della destra tedesca. Non si tratta di un nemico che un
politico consumato, come Juncker, possa sottovalutare.
Ancora recentemente, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, è tornato a chiedere che la
sorveglianza dei bilanci nazionali nella zona euro sia sottratta alla Commissione, «per ristabilire la fiducia».
Berlino vorrebbe affidare questo compito al Meccanismo di stabilità, un organismo secondo Schaeuble «più
neutro», guidato, guardacaso, da un tedesco.
E qui entra in gioco il calcolo politico che ha spinto Juncker ad alzare i toni della polemica con Renzi.
Drammatizzando lo scontro con Roma su un contenzioso tutto sommato irrisorio, che sta tra lo 0,1 e lo
0,2% del Pil, cioè tra 1,7 e 3,5 miliardi, il presidente della Commissione spera di poter ridorare i suoi galloni
di difensore delle regole europee agli occhi dei Paesi del Nord Europa.
Sta giocando allo stesso gioco di PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE Jean-Claude Juncker, 61 anni,
guida la commissione Ue dal novembre 2014, dopo essere stato primo ministro del Lussemburgo dal 1995
al 2013 e dal 2005 al 2012 presidente dell'Eurogruppo Renzi, che da parte sua enfatizza la
contrapposizione con Bruxelles tirando in ballo la sicurezza delle scuole: tema emotivamente "caldo", ma
su cui evidentemente il governo italiano ha piena e unica sovranità nel decidere l'assegnazione dei fondi.
La scommessa di Juncker è che alla fine, doppiata la boa del referendum, l'Italia accetterà di ridurre dello
0,1 o dello 0,2% le previsioni di spesa della sua legge di bilancio. Questo consentirebbe a Bruxelles di dare
via libera ai conti pubblici italiani. E, se il confronto sarà stato adeguatamente drammatizzato, permetterà
alla Commissione di presentarsi a Berlino come garante delle regole europee, pur avendoci concesso nuovi
margini di manovra. L'azzardo di un simile calcolo sta nel pensare che Renzi accetti di stare al gioco e non
preferisca invece prendere la strada della collisione frontale rischiando una procedura di infrazione.
Come molte incognite che riguardano il comportamento di Renzi, anche l'esito di questa scommessa
dipenderà in larga misura dal risultato del referendum.
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IL RETROSCENA
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La rivolta delle donne comincia alle 16 e 34 *
ANAIS GINORI
DAL 7 novembre fino al 31 dicembre le donne francesi lavoreranno in perdita perchè hanno un salario
annuo inferiore del 15,1% rispetto agli uomini. A PAGINA 17 PARIGI. Dal 7 novembre fino al 31 dicembre
le donne francesi lavoreranno in perdita visto che secondo le statistiche hanno un salario annuo inferiore
del 15,1 per cento in meno rispetto agli uomini. Non è un caso isolato, anzi è comune a gran parte delle
lavoratrici occidentali, ma alcuni gruppi femministi hanno indetto ieri una strana manifestazione per
denunciare la persistenza della disparità di stipendio tra i sessi. L'iniziativa prevedeva di incrociare le
braccia dal pomeriggio di ieri, più precisamente alle 16.34: un modo di segnalare sul calendario il giorno e
l'ora in cui l'attività professionale femminile smette di essere remunerata al pari con quella maschile. Il 15,1
per cento dello stipendio annuale corrisponde infatti a circa 38,2 giorni lavorativi. Tempo "regalato",
secondo lo slogan della protesta.
Il calcolo stato fatto da una giovane economista, Rebecca Amsellem, sulla base dei dati Eurostat.
Amsellem si è ispirata all'esempio dell'Islanda, paese dove è stato istituito un Women's Day Off che si
svolge ogni anno il 24 ottobre alle 14.38. L'appuntamento esiste da tempo ma l'edizione di qualche
settimana fa è stata molto più partecipata del solito. Molte donne sono davvero andate via dall'ufficio a
metà pomeriggio andando a manifestare davanti al parlamento di Reykjavik.
In Francia il debutto è stato più morbido. «Non vogliamo che le donne lascino uffici e posti di lavoro, ma
vogliamo contribuire a promuovere una presa di coscienza collettiva attraverso questa data simbolica»,
spiega Amsellem che guida il gruppo femminista "Les Glorieuses". Proclamare un vero e proprio sciopero
non era possibile. Ma la protesta si è diffusa sui social, con una petizione online, ed è riuscita a mobilitare
anche il mondo della politica.
L'hashtag #7novembre16H34 è stato ripreso dal premier Manuel Valls, da molti ministri del governo, e
pure da Marine Le Pen con un apposito tweet. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha eccezionalmente
interrotto la seduta del consiglio comunale alle 16.34 per appoggiare la protesta.
La Francia, come altri Paesi, ha varato molte leggi per combattere la discriminazione salariale, ma finora
senza sostanziali progressi. Una delle prime misure di Barack Obama appena eletto fu varare il Lilly
Ledbetter Act, dal nome di un'operaia dell'Alabama che aveva sporto denuncia quando aveva scoperto che
guadagnava meno dei colleghi. Da allora il gender wage gap è rimasto bloccato intorno al 20 per cento.
Uno studio del Forum economico mondiale ha valutato che lo scarto si riduce a un ritmo così lento che,
continuano così, la parità di stipendio tra uomini e donne sarà raggiunta solo nel 2186. Tra i motivi che
spiegano il livello retributivo più basso ci sono i contratti part-time, più usati per le donne e meno pagati, i
congedi parentali, la difficoltà di accedere ad alcuni mestieri e incarichi di vertice.
Ma al di là di cause oggettive, c'è una discriminazione pura e semplice, stimata intorno all'8,5% a parità di
mansione e carriera: un dato che si spiega solo con un fattore culturale che stenta a modificarsi.
Le francesi non sono neanche le più penalizzate. Il divario salariale nell'Ue è del 16,7%, in leggero
aumento rispetto a quello di cinque anni fa (16,4%). Con il 22,3% di differenziale tra uomini e donne, la
Germania della Cancelliera Angela Merkel non fa una gran bella figura. L'Italia ha sulla carta una disparità
inferiore (6,1%) ma è una falsa buona notizia: il dato è infatti legato all'esclusione delle donne dal mercato
del lavoro. Il nostro Paese ha un tasso di occupazione femminile al 47,32%, record negativo nell'Ue.LA
SCHEDA
IL CALCOLO L'edizione francese di "Slate" ha calcolato sulla base dei dati Eurostat del 2014 in quale
momento dell'anno in media nei Paesi d'Europa le donne cominciano a svolgere un lavoro "volontario", cioè
non retribuito LA CLASSIFICA Il Paese peggiore nella classifica è l'Estonia dove il lavoro non pagato delle
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IL GAP DEI SALARI IN FRANCIA
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donne inizia il 20 settembre, seguita dalla Repubblica Ceca, Germania e Austria dove comincia l'11 ottobre
L'ITALIA Le italiane iniziano a lavorare gratis il 9 dicembre alle 14.58: la disparità salariale è del 6,1%. Ma è
una falsa buona notizia: il nostro Paese ha infatti un tasso di occupazione femminile al 47,32%, record nella
Uewww.lemonde.fr www.lefigaro.fr PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: Parigi, ore16.34 donne in sciopero contro le disparità di stipendio IN PIAZZA Manifestanti contro il
divario salariale a Place de la République di Parigi FOTO: ©THOMAS SAMSON/AFP
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"Ai pensionati un miliardo in più"
VALENTINA CONTE
ROMA. Benefici a un'impresa su due. E a quasi 7 milioni di famiglie. L'Istat promuove la manovra del
governo, arrivata in una fase dell'anno in cui prevalgono «segnali di espansione» (nel terzo trimestre la
crescita congiunturale del Pil potrebbe essere in linea con quella dell'Eurozona e cioè +0,3%). Ma ne
sottolinea anche i limiti di impatto. Se il 57% delle aziende incasserà nel 2017 meno tasse per 2,4 miliardi,
a guadagnarne di più saranno le grandi imprese, strutturate, esportatrici e ad alta intensità tecnologica e di
conoscenza.
Così anche il pacchetto pensioni inciderà in modo diverso. L'aumento e l'allargamento della
quattordicesima, ad esempio, non premierà - come sostiene il presidente Inps Boeri - le famiglie agiate (7
su 10). Al contrario, in 8 casi su 10 andrà alle fasce più bisognose, per un beneficio medio di 250 euro.
Tuttavia l'innalzamento dell'area di esenzione fiscale dei pensionati, la no tax area, avrà effetti minimi sui
più poveri: appena 3-4 euro mensili, contro i 38 euro medi. E questo perché le detrazioni sono «uno
strumento imperfetto» dal punto di vista dell'equità, tagliando fuori gli incapienti. Le due misure comunque
aumenteranno il reddito dei pensionati di 1 miliardo. E i giovani? Quelli tra i 15 e i 34 anni rappresentano
«una fra le categorie più svantaggiate», dice il presidente Giorgio Alleva. Le criticità sul mercato del lavoro sebbene le ultime tendenze siano positive - si riflettono «inevitabilmente» sui profili di povertà. L'incidenza
della povertà assoluta sui giovani adulti tra 18 e 34 anni e i minori è cresciuta di quasi 7 punti percentuali in
10 anni (è attorno al 10-11%). Mentre è stabile per le generazioni più anziane, gli over 65 percettori di
pensione. «Un cambiamento profondo nella mappa della povertà», lo definisce l'Istat. Nel 2015 un giovane
su 10 viveva in povertà assoluta, per un totale di un milione e 202 mila ragazzi.
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IL CASO/ AUDIZIONE DEL PRESIDENTE DELL'ISTAT ALLEVA: BENE IL TERZO TRIMESTRE
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Ma il premier non cambia linea: "Sui soldi per la stabilità delle scuole non vogliamo vincoli" Il presidente
della Commissione replica a chi l'accusa di sostenere l'austerity: "Me ne frego"
ROBERTO PETRINI
ROMA. È battaglia tra Roma e Bruxelles sulla legge di Bilancio.
«L'Italia sbaglia ad attaccarci, così non otterrà risultati», ha tuonato ieri Jean-Claude Juncker che ha
accennato anche ad un «me ne frego» nei confronti di chi accusa la Commissione di austerity. «Nessuna
polemica, ma sui soldi per la stabilità delle scuole non guardiamo in faccia nessuno. Nel 2017 metteremo il
veto sul bilancio Ue», ha replicato il premier Matteo Renzi da Latina che poi, parlando con i suoi, ha
ammesso di «essere molto amareggiato per quella frase».
«Il negoziato europeo - ha aggiunto - viaggia su un altro binario». Dietro allo scontro l'avvicinarsi del
giudizio della Commissione sulla nostra manovra e sulla Moscovici : "È bene calmarsi". Moody's conferma
il nostro rating ma pesa il debito richiesta di flessibilità aggiuntiva su sisma e migranti: per Bruxelles
valgono solo lo 0,1 del Pil e non lo 0,4 come abbiamo richiesto. Dopo qualche ora interviene il commissario
agli Affari monetari Pierre Moscovi nel tentativo di raffreddare il clima: «È bene calmarsi, Juncker non sta
aggredendo l'Italia, la sta ascoltando ma Roma deve rispettare le regole». Aggiunge una piccola apertura:
«Terremo conto anche delle spese a medio termine per il terremoto». Il caso si amplia e scende in campo il
nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che si rivolge a Juncker: «Non oltrepassi i limiti». Renzi reitera
con un tweet. «La sicurezza dei figli vale più della burocrazia di Bruxelles». Infine Moody's che in serata ha
ricordato di aver confermato il rating dell'Italia (Baa2) la cui economia si presenta «ampia e diversificata ma
alle prese con alcune debolezze, quali l'elevato debito pubblico». DUBBI SU COPERTURE In Italia le
maggiori critiche, durante le audizioni parlamentari sulla legge di Bilancio, riguardano le coperture.
Bankitalia con prudenza si limita a segnalare che il gettito delle una tantum ammonta a due terzi della
manovra e che invece la spending review contribuisce alla partita solo per un decimo. La Corte di Conti
raddoppia il tiro: «Ci sono elementi di problematicità nelle coperture, necessari approfondimenti». Più netto
il giudizio dell'Upb, l'ufficio parlamentare di bilancio: «Ci sono dubbi, le spese sono solo in parte
compensate da entrate permanenti e certe: nel complesso l'equilibrio dei conti è a rischio», dice il
presidente, Giuseppe Pisauro.
LA QUERELLE SUL PIL Va meglio sulle stime di crescita. Bankitalia valuta che l'1 per cento del Pil
previsto dal governo per il 2017 «non è irraggiungibile» e l'Istat certifica che il Pil del terzo trimestre dà
«segnali di espansione». L'Upb, che bocciò la previsione prima dell'arrivo della manovra, ritiene ora il livello
«ammissibile».
SANATORIE ED EVASIONE Nel mirino c'è il pacchetto fiscale della manovra, dalla rottamazione alla
voluntary, alla lotta all'evasione. In tutto, per la Corte dei conti, si tratta di 4,2 miliardi: rappresentano buona
parte del 30% di misure una tantum che compongono il provvedimento. Dalla lotta all'evasione «sono
attese risorse ingenti», commenta Bankitalia ma, aggiunge, per centrare gli obiettivi ci vuole un'azione
«attenta ed efficace». La Corte dei conti invita ad un «attento monitoraggio» del gettito della lotta
all'evasione. L'Upb è più esplicita: «La rottamazione è un condono». Pisauro comunque boccia: «È un
premio ai contribuenti meno meritevoli: l'evasione potrebbe aumentare». RISCHIO NO DALLA UE È
soprattutto l'Upb che affronta il tema. La richiesta dello 0,2 di Pil per il sisma rischia di non essere accettata:
no alle spese preventive già effettuate (2,8 mld) ma solo per la ricostruzione. Anche per i migranti no alla
richiesta delle spese dal 2011-2013 (0,2 di Pil) ma solo l'incremento tra il 2016-2017.
I pareri sulla manovra
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Juncker alza i toni contro l'Italia "Renzi sbaglia, non otterrà risultati"
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UPB
CORTE DEI CONTI
ISTAT
BANKITALIA
Ripresa
Coper ture
Evasione
Sociale L'1% nel 2017 non è irraggiungibile Il gettito delle una tantum raggiunge i 2/3 nel 2017.
Dalla sp ending 1/10 Attese risorse ingenti. Ma p er raggiungere gli obiettivi ci vuole azione attenta ed ec
ace Su p ensioni e p over tà necessarie misure più organiche e co ordinate S egnali di espansione nel 3°
trimestre ma stasi nel 4° L'evasione è una grave distorsione dell 'economia del paese L'aumento della 14ª p
er i p ensionati b eneficia p er l '80% i redditi più bassi Potenziali elementi di fragilità E lementi di
problematicità: necessari approfondimenti. Sp ending limitata Attento monitoraggio dell 'ec acia del gettito
lotta all 'evasione in passato non sempre all 'altezza delle asp ettative Legare all 'Isee le misure sulla
famiglia Crescita tra lo 0,8 e l '1%.
L'1 è ammissibile pur colloc andosi al limite sup eriore D ubbi. Sp ese solo in par te comp ensate da
entrate p ermanenti e cer te.
Voluntary sovrastimata La rottamazione è un condono ed è un premio ai contribuenti meno meritevoli I nter
venti p er la famiglia mo desti e frammentati
08/11/2016
Pag. 15
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tiratura:185029
Banche Ue, rischio choc da 1.300 miliardi
L'Abi attacca: «Basta nuove regole e paletti patrimoniali Stop a Basilea 4 altrimenti si penalizzano crediti e
crescita» Patuelli: «No a diktat sui tempi di cessione delle sofferenze Segni positivi sui deteriorati, c'è
spazio per riprese di valore»
Roberta Amoruso
dal nostro inviato R A V E N N A Ma non ci avevano raccontato che centrati i requisiti di Basilea3 sul
patrimonio, raggiunti con tre anni di anticipo dalle banche italiane, gli istituti sarebbero stati più solidi e la
fiducia dei mercati sotto chiave? Ce l'aveva raccontato l'Eba, con i suoi stress test e gli schemi di
«shortfall» da colmare per creare i cuscinetti anti-crisi. Tutto sottoscritto dalla vigilanza della Bce, per carità.
Ma ora si scopre che tutto questo non è bastato. Proprio così, già dal 2019 potrebbe arrivare per la
Federazione bancaria europea (Ebf) una mannaia da oltre 1.300 miliardi sulle banche europee (dai 1574
miliardi di capitale Cet1 attuale si dovrebbe arrivare a quota 2800). La stima include gli effetti di Basilea4
(nuovi cuscinetti di patrimonio), di un nuovo principio contabile (IFRS 9) che farà lievitare gli
accantonamenti per le rettifiche su crediti, e di altri due impronunciabili cuscinetti patrimoniali (Tlac e Mrel)
destinati ad assorbire le perdite in caso di crisi. Insomma, tra Basilea4, IFRS 9 e Tlac si chiederà al
mercato una cifra da capogiro, se non si cambiano le cose. E per di più sarà più difficile finanziare le
infrastrutture tanto care al piano Juncker, fare credito a famiglie e imprese o esporsi su immobili
commerciali. A sventolare questi numeri è l'Abi, che nel tradizionale seminario a porte chiuse a Ravenna
svolto dal presidente Antonio Patuelli, alza la voce per bloccare un nuovo potenziale tsunami per il settore.
A partire da Basilea4, visto che la proposta del comitato arriverà al G20 entro fine anno, praticamente
domani. Con Basilea3 la Ebf aveva previsto 559 miliardi di capitale da cercare. Le richieste dell'Eba si sono
fermate a 544 miliardi. Tanto per confermare la minaccia delle stime. La speranza è che questa volta le
voce finora sollevate contro Basilea4, da Bce alla Commsisione Ue, dal Parlamento europeo all'Ecofin,
diventi un muro comune contro nuovi paletti. Anche sul bail-in (contro il quale secondo Patuelli i
risparmiatori potrebbero rivolgersi alla Corte Costituzionale) emergono i primi dubbi a livello Ue. Lo si è
capito nel corso di una riunione a Berlino presso la Bundesbank. E chissà se l'Europa capirà che mettere
tempi troppo stretti, tra l'altro bruciati immediatamente dai mercati, è come mettere una tagliola micidiale.
Vale anche per la riduzione delle sofferenze, avverte l'Abi. Dare una scadenza significa svalutarne il prezzo
(già penalizzato dai tempi della giustizia) e impedire la gestione in casa. E allora Patuelli punta il dito sugli
stress test dell'Europa, «non vincolanti», ma «che fanno impazzire le Borse» e costano caro anche alla
reputazione. Quanto alle sofferenze, come è già successo per i mutui, «ci sono nuovi germogli di
recupero», sui flussi di deteriorati, ma anche sulle transazioni, sui saldi e stralcio». Non solo, dice Patuelli,
«vedo spazio anche per saldo e stralcio alla pari e per riprese di valore». Ma ci sono altre due buone
notizie. L'anno prossimo, dopo la riorganizzazione delle Bcc, l'Italia avrà meno banche di Francia e
Germania». E poi «le banche operanti in Italia riserveranno sorprese positive, con risultati sorprendenti
quando ci sarà la ripresa dei tassi». E il conto per il salvataggio delle quattro banche? «È in arrivo una
nuova fattura di conguaglio», è convinto Patuelli, che chiede di inserire in un decreto la norma non
ammessa alla Manovra che consente di spalmare, per lo stato sul fronte fiscale, e per le banche su quello
di bilancio, l'esborso fino a 5 anni.
Foto: IL PRESIDENTE: «DALL'ANNO PROSSIMO AVREMO MENO BANCHE DI GERMANIA E FRANCIA
E CON LA RIPRESA DEI TASSI VEDREMO RISULTATI SORPRENDENTI»
Foto: Il presidente dell'Abi, Patuelli
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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L'ALLARME
08/11/2016
Pag. 1.m4
diffusione:40471
tiratura:74049
Costa: la legge sull'editoria è un passo verso il rilancio
MARCO A. CAPISANI
«Possiamo pensare a un futuro per l'editoria meno critico e pesante degli ultimi anni, grazie alla nuova
normativa, alla modernizzazione in atto nel settore e al contenimento dei costi», spiega a ItaliaOggi
Maurizio Costa, presidente Fieg (la federazione che riunisce gli editori di giornali). «Con il credito d'imposta
per gli investimenti pubblicitari incrementali previsto dalla riforma dell'editoria, già approvata, si stima per
esempio che la raccolta complessiva passi in terreno positivo nel 2017, invertendo il trend negativo più
recente». Per agganciare subito la ripresa e alimentarla concretamente, quindi, Fieg chiede al governo di
Matteo Renzi di approvare in tempi brevi i decreti attuativi della riforma. Capisani a pag. 21 «Possiamo
pensare a un futuro per l'editoria meno critico e pesante degli ultimi anni, grazie alla nuova normativa, alla
modernizzazione in atto nel settore e al contenimento dei costi», sostiene Maurizio Costa, presidente Fieg
(la federazione che riunisce gli editori di giornali). «Con il credito d'imposta per gli investimenti pubblicitari
incrementali, previsto dalla riforma dell'editoria già approvata, si stima per esempio che la raccolta
complessiva passi in terreno positivo nel 2017, invertendo il trend negativo più recente. Abbiamo la
possibilità di fermare l'emorragia d'inserzioni e recuperare». La previsione non è scontata, visto che
quest'anno tv e internet si attesteranno in media a un +8% mentre la stampa è intorno al -5% e visto che
negli ultimi otto anni si è perso il 50% del fatturato di tutto il comparto editoria, con le inserzioni pubblicitarie
che hanno subito una contrazione addirittura del 60%. Per agganciare subito la ripresa e alimentarla
concretamente, quindi, Fieg chiede al governo di Matteo Renzi, con una campagna pubblica pianificata in
questi giorni sui giornali, di approvare in tempi brevi i decreti attuativi della riforma. Domanda. La ripresa
della pubblicità risolverà tutti i problemi dell'editoria? Risposta. Non credo e infatti gli editori chiedono che
vengano emanati al più presto i decreti attuativi che riguardano anche lo sblocco dei prepensionamenti, con
le misure per agevolare il ricambio generazionale nelle testate, e quelli per la modernizzazione e
liberalizzazione del sistema distributivo, a partire dalle edicole. D. Che tempi prevede per l'emanazione dei
decreti, referendum costituzionale permettendo? R. Auspico che si parta nelle prossime settimane, per
arrivare all'emanazione assolutamente prima della fi ne dell'anno, come già promesso dall'esecutivo. La
sensibilità politica per riuscirci c'è. D. A proposito di prepensionamenti, ci saranno le risorse suffi cienti? R.
Io credo che il nuovo Fondo per l'editoria possa, in generale, disporre di risorse sufficienti. Sicuramente per
i tre fronti che gli editori giudicano prioritari. Ripeto: investimenti pubblicitari, innovazione nel sistema
distributivo e ricambio generazionale. Per quel che riguarda i prepensionamenti, ce ne sono oltre 300 oggi
in attesa, da r e g o l a r e con i criteri vigenti. Per quelli a venire, ragioneremo su diverse ipotesi, una delle
quali potrebbe essere un Ape (Anticipo pensionistico), che tenga conto delle specifi cità del settore. D. E
per la liberalizzazione delle edicole quali sono, secondo Fieg, le linee guida da seguire? Riuscirete a
trovare un'intesa con gli edicolanti? R. Ci confronteremo. Ma la soluzione dev'essere quella di trovare un
sistema capillare e più effi ciente. Ciò signifi ca un allargamento della distribuzione dei giornali, una
diversificazione dei servizi e l'informatizzazione della rete. D. Insomma, sembra che l'editoria si stia c o m p
l e s sivamente sbloccando. Il clima nuovo faciliterà il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti? R.
Confermo che il quadro si è fortemente evoluto. La nuova legge sull'editoria, la possibilità dello sblocco dei
prepensionamenti e la riforma dell'Inpgi sul fronte previdenziale contribuiscono a creare un contesto nel
quale è possibile una ripresa del dialogo. D . C h e novità si aspetta sul fronte pubblicitario? R. Intanto va
considerata la particolarità del mercato italiano: la televisione ha un peso pubblicitario di oltre il 50%, contro
una media internazionale al 37%. Percentuale che si sta accentuando con l'abbassamento delle tariffe tv e
che a sua volta deprime ulteriormente l'interesse degli investitori per gli altri media. È vero poi che internet
è tra i media quello che cresce di più ma circa il 70% del totale web viene dai format pubblicitari search,
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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INTERVISTA IL PRESIDENTE FIEG: ORA I DECRETI ATTUATIVI
08/11/2016
Pag. 1.m4
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tiratura:74049
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 08/11/2016
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video e social. E c'è l'egemonia di due player che fanno sostanzialmente il mercato. D. E aggiungiamo che i
big del comparto, come Google e Facebook tra gli altri, non sembrano molto propensi a rendere noti i loro
dati pubblicitari. R. I temi importanti da affrontare sono trasparenza e misurabilità. Credo che siano due
aspetti che, in prospettiva, interesseranno anche i big della rete. Alla luce di queste due parole d'ordine,
dobbiamo sciogliere il nodo della visibilità ed effi cacia dei messaggi pubblicit a r i , quello dell'ad blocking e
quello dei clic fatti da robot e non da persone reali, senza dimenticare il programmatic buying, procedura
che va monitorata meglio in ogni passaggio. Fieg ritiene fondamentale che, su questi punti focali, emergano
delle proposte concrete con parametri certi e fi ssi. L'Upa (associazione degli investitori pubblicitari
presieduta da Lorenzo Sassoli de Bianchi, ndr) ha creato un tavolo di lavoro insieme con Fieg, Assocom,
Iab Italia, Fedoweb e Fcp per predisporre un Libro bianco sul digitale, iniziativa che riteniamo di grande
importanza nell'interesse del mercato. D. Quindi l'accordo con Google non ha risolto tutti i problemi... R.
Intend i a m o c i , l ' av v e n t o di internet è una novità positiva, che ha portato tra l'altro alla
disintermediazione tra clienti e marchi e alla diffusione dell'e-commerce. In editoria, tuttavia, ci sono temi
più sensibili di altri: per informazione e cultura serve più attenzione, servono chiavi di lettura più sofi sticate.
D. Tradotto? R. Per esempio vanno rivendicate e tutelate la qualità e la professionalità del giornalismo, ma
ci sono anche gli snodi della privacy e della fi scalità. L'accordo Fieg-Google ha risolto positivamente il
riconoscimento del diritto d'autore, della compartecipazione ai ricavi digitali e della condivisione dei dati.
Anzi, dalle ultime verifi che, l'intesa porterà più benefi ci al settore di quelli stimati. Detto questo, l'accordo
non può chiudere tutti i capitoli ma su quelli che rimangono aperti la disponibilità c'è e il dialogo procede. ©
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Foto: Maurizio Costa
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SCENARIO PMI
4 articoli
08/11/2016
Pag. 30
PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI
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tiratura:161285
Nei primi nove mesi dell'anno sono aumentati gli arrivi (+4%) e le presenze (+3%)
Laura Dominici
Aumento delle presenze in bassa stagione, nuovi prodotti e un'accoglienza che passi da un approccio
intuitivoa una organizzazione industriale: è il salto in avanti che la Puglia del turismo dovrà compiere da qui
al 2025, seguendo le indicazioni del recente piano strategico regionale Puglia365, in cui vengono
individuate sei macroaree di intervento (prodotto, accoglienza, formazione, infrastrutture, innovazione e
promozione). Tra le azioni previste la creazione di club di prodotto, incentrati su temi come cultura, turismo
naturalistico, sportivo e religioso, anche attraverso alleanze interregionali; azioni di
promo-commercializzazione; potenziamento della comunicazione digitale; focus sull'innovazione, con un
lavoro sulle piattaforme online di operatori e pubblica amministrazione; rafforzamento della formazione
rivolta agli operatori turistici in qualsiasi ruolo. La Puglia del turismo ha conquistato negli ultimi anni un
ottimo posizionamento internazionale. Gli aeroporti pugliesi sono passati dai 2,5 milioni di passeggeri
movimentati nel 2010 al superamento dei 6,5 milioni previsto quest'anno. Il mare resta il core business
dell'offerta turistica, in cui però trovano spazio anche il distretto del luxury e del wedding, la natura e le
tradizioni, un turismo business che guadagna posizioni, così come quello sportivo. Tra le novità, la sigla del
protocollo d'intesa per la progettazione della Ciclovia dell'Acquedotto pugliese, 500 km da Caposele
(Avellino) a Santa Maria di Leuca (Lecce). «Finora abbiamo sviluppato un'attività di promozione che ha
determinato una crescita dei flussi grazie al contributo delle compagnie (aeree, ndr) low cost - dichiara
l'assessore regionale all'Industria turistica Loredana Capo- ne- ma adesso occorre potenziare le presenze e
destagionalizzare». Due gli strumenti regionali per finanziare il comparto: Programmi integrati di
agevolazione (Pia) Turismo e Titolo II Turismo, che fanno parte del ciclo dei fondi strutturali 20142020. I Pia
Turismo (con 40 milioni di euro di risorse iniziali) si rivolgono a Pmi per investimenti voltia migliorare l'offerta
turistica territoriale per favorire la destagionalizzazione. Dotazione di 15 milioni per il Titolo II Turismo,
strumento indicato per ristrutturazioni volte ad un miglioramento dell'impatto ambientale. Per allungare la
stagione «si sta puntando molto sugli eventi culturalie sulla convegnistica», afferma Marina Lalli,
vicepresidente della sezione turismo di Confindustria Babt (Bari e Barletta, Andria, Trani). Questa è la
direzione intrapresa da Greenblu Hotels& Resorts (7 strutture ricettivee un'apertura in arrivo nel 2018a
Monopoli), che puntaa conquistare nuove quote di mercato allargando la commercializzazione del prodotto
e che nell'ultimo biennio ha aumentato ricavi e margini gestionali. Francesco Caizzi, presidente di
Federalberghi Puglia, riconosce che il 2016 si sta rivelando un anno positivo, «ma il settore- sottolineaconcorre ancora con un modesto 8,5% alla formazione del Pil regionale. L'obiettivo peri prossimi cinque
anniè quello del raddoppio». Nei primi9 mesi del 2016, rispetto allo stesso periodo 2015, gli arrivi sono
aumentati del 4%e del 3% le presenze, con una componente straniera aumentata di 8 punti percentuali.
Nell'analisi dei risultati non si può ignorare il successo della sharing economy, «che ha ingrossato le fila
dell'abusivismo - osserva Caizzi- creando danni al mercato». Altro punto dolente, secondo il presidente di
Federalberghi Puglia, è stato il mancato coordinamento con gli assessorati economici della Regione
(Trasportie Sviluppo economico)e le istituzioni del territorio, «che ha causato una distonia nella
programmazionee nella realizzazione di opere infrastrutturali».A questo proposito la Regione ha concepito
una ventina di interventi inseriti nel piano per il Sud del ministero dei Trasporti. Una vetrina importante per
mettere in luce le potenzialità regionali è rappresentata dal prossimo G7 Finanze in programmaa maggio
del 2017 in Puglia (a Bari). «È la dimostrazione che è una destinazione matura a livello internazionale commenta Mauro Piccini, presidente di Piazza di Spagna View, la catena che gestisce due hotela Baria4e5
stelle,3 strutture a Monopolie unaa Polignano -. Noi stiamo affiancando al nostro gruppo una divisione che si
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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Il turismo in crescita, si punta a destagionalizzare
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Pag. 30
PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI
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tiratura:161285
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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occuperà di incominge un dipartimento dedicato al mondo dei meetinge dei congressi». Per Piccini nella
regione c'è bisogno di implementare servizi «e le grandi città devono essere più propositive sul fronte
congressuale per attrarre i grandi eventi». Presidio del prodotto e controllo del servizio hanno spinto il
Gruppo Nicolaus della famiglia Pagliara ad affiancare all'attività di tour operator quella di investitore
immobiliare, con «gestioni dirette e acquisizioni - spiega l'amministratore delegato Giuseppe Pagliara -. Nei
prossimi due anni rileveremo4 strutture per un investimento di 35 milioni di euro».A livello di trend Pagliara
riferisce di un aumento di presenze in bassa stagione di anglosassonie tedeschi per circuiti di nicchiae
cicloturismoe di francesi peri fly& drive. Tra le tendenze, oltre alla domanda di boutique hotel, il manager
indica «una crescente richiesta di ville con piscina non distanti dal mare». Una critica all'operato della
Regione riguarda la promozione, «troppo mirata a raggiungere il consumatore finale - afferma Pagliara -.
Finora è stata trascurata l'attività b2b con i tour operator e la creazione di piani di marketing condivisi».
L'orientamento «Finora abbiamo sviluppato un'attività di promozione che ha determinato una crescita dei
flussi grazie al contributo delle compagnie low cost ma adesso occorre potenziare le presenze e
destagionalizzare» Loredana Capone, assessore regionale Industria turistica
08/11/2016
Pag. 13 Ed. Torino
diffusione:248077
tiratura:374273
Ecco il rapporto sull'economia nei primi sei mesi dell'anno Preoccupa anche la scelta di congelare gli
investimenti
STEFANO PAROLA
LA RIPRESA c'è, ma procede a rilento. Nella prima metà dell'anno l'economia piemontese «ha continuato a
espandersi a ritmi moderati», dicono da Banca d'Italia. L'occupazione è tornata a crescere, il credito a
imprese e famiglie è aumentato.
Solo che non si capisce cosa accadrà domani: «L'incertezza degli operatori sulle prospettive future
continua a essere elevata e potrebbe frenare l'attività di investimento del prossimo anno», recita
l'aggiornamento congiunturale curato dai ricercatori della sede torinese dell'istituto di vigilanza, diretta da
Luigi Capra.
L'ECONOMIA REALE Secondo lo studio di Bankitalia, il primo semestre è stato piuttosto positivo per
l'industria, che ha aumentato la propria produzione dell'1 per cento nonostante l'export abbia frenato (meno
7,4 per cento) dopo anni di grande crescita. Anche nei servizi i ricercatori segnalano che le attese delle
aziende sono «ancora moderatamente positive», anche perché «è proseguito il graduale recupero della
spesa per consumi».
Chi continua invece a sprofondare è il settore edile, i cui «deboli segnali di miglioramento registrati a inizio
anno non sono stati confermati». IL PERICOLO "INCERTEZZA" Sul futuro, segnala Banca d'Italia, c'è un
«lieve deterioramento del clima di fiducia, ma le aspettative rimangono moderatamente positive». Eppure,
in base al sondaggio tra le imprese condotto da Palazzo Koch, oggi la percentuale di realtà che intendono
investire nel 2017 è uguale a quella di aziende che invece pensano di ridurre gli sforzi per migliorarsi. Solo
sei mesi fa il saldo era positivo di 15 punti percentuali. IL MERCATO DEL LAVORO Il futuro è un'incognita,
proprio ora che il mercato del lavoro piemontese aveva iniziato a rimettersi in moto. Nella prima metà del
2016 l'occupazione è tornata a crescere dello 0,8 per cento, cioè a ritmi più contenuti rispetto al più 1,5
registrato lo scorso anno e comunque meno rispetto al dato medio del Nord-Ovest. Tra gennaio e
settembre Bankitalia segnala anche una frenata delle assunzioni, sia a tempo indeterminato (meno 24,3
per cento) che a termine (meno 4,4), anche a causa del ridimensionamento degli incentivi alle assunzioni. Il
tasso di disoccupazione regionale è comunque sceso al 9,5 per cento e in questo modo il Piemonte si è
scrollato di dosso l'etichetta di regione peggiore del Nord (è stata superata dalla Liguria).
CREDITO SÌ, MA NON PER TUTTI Qualcosa si è mosso sul versante del credito, nel senso che le banche
concedono finanziamenti più volentieri di un tempo, anche perché c'è più domanda, così è accaduto che a
giugno il valore dei prestiti bancari ai privati sia aumentato dell'1,1 per cento rispetto a 12 mesi prima. Ma
non è andata a tutti nello stesso modo, perché il credito alle imprese medio-grandi è lievitato del 2,5 per
cento, mentre quello alle piccole è sceso del 2. Anche il settore costruzioni è in controtendenza: in questo
caso i prestiti sono calati del 3,1 per cento. Al contrario, i mutui alle famiglie sono in grande crescita, del
32,1 per cento nel primo semestre, anche grazie a tassi d'interesse sempre più contenuti. IL TESORETTO
RESTA IN BANCA La politica europea di tassi bassi sta però creando anche un altro fenomeno in
Piemonte: i risparmiatori non sanno più come investire e sempre più spesso tengono i soldi in banca. A
giugno nei conti correnti e nei depositi delle famiglie piemontesi c'erano 73,8 miliardi, il 3,9 per cento in più
rispetto all'anno prima. Sono invece in netto calo tutti i titoli a custodia, in cui i risparmiatori subalpini
investono 96,8 miliardi: scendono bot, btp & co.
(meno 6,6 per cento), obbligazioni bancarie (meno 18,2), altri tipi di bond (meno 3,5) e pure le azioni
(meno 16,1).
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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Le ombre di Bankitalia sulla ripresa in Piemonte "C'è, ma è troppo lenta"
08/11/2016
Pag. 13 Ed. Torino
diffusione:248077
tiratura:374273
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'economia piemontese secondo Bankitalia L'industria
84%
16%
26%
Il lavoro
I prestiti bancari imprese che chiuderanno l'anno con un utile imprese che prevedono un calo della
produzione (variazione % a giugno 2016 rispetto a 12 mesi prima) Occupati Agricoltura Industria
Costruzioni Servizi imprese che prevedono un aumento della produzione In cerca di occupazione +1,2 +7,7
+1,6 +1,6 -7,9 -7,9 (variazione % a giugno rispetto a 12 mesi prima) Amministrazioni pubbliche Società
finanziarie e assicurative Imprese medio-grandi Piccole imprese Famiglie -6 -9,5 +2,5 -2 +2,1
L'OCCUPAZIONE
Nella prima metà del 2016 il mercato del lavoro si è rimesso in moto, però ora cresce a ritmo più
lento
I PRESTITI
C'è più denaro ma non per tutti: se le banche inseguono le aziende medio grandi, le piccole soffrono
ancora
IL TESORETTO
La stagione dei tassi a zero ha convinto i piemontesi a tenere i soldi sui conti: in forte discesa gli impieghi in
titoli AL VERTICE Il direttore della sede torinese di Bankitalia Luigi Capra
08/11/2016
Pag. 1 Ed. Palermo
diffusione:248077
tiratura:374273
Benzina, il boom dei "no logo"
GIOACCHINO AMATO
Da venti a trecento in appena dieci anni. In Sicilia è boom dei distributori di carburante "no logo" mentre
sempre più spesso alle livree delle grandi compagnie petrolifere si sostituiscono nuovi marchi. Ma non
sempre il prezzo praticato dalla "pompe bianche" e indipendenti è il più conveniente. E dietro alle bandiere
dei colossi del petrolio e alle stazioni di rifornimento più o meno anonime ci sono una decina di imprese
siciliane che si dividono buona parte del mercato.
A PAGINA IV Da venti a trecento in dieci anni di liberalizzazione dei distributori di carburante. È il boom
siciliano delle "pompe bianche", distributori di benzina senza marchio e insegne, dove gli automobilisti
sperano di approfittare dei "prezzi stracciati" per risparmiare sul pieno.
Ma in dieci anni in Sicilia non è cambiato solo questo, da 2400 distributori si è scesi a 2200 e di questi, dai
dati del ministero per lo Sviluppo Economico, ne risultano operativi 1600. E dietro l'insegna, bianca o
"griffata" che sia sempre più spesso ci sono una decina di imprese che stanno prendendo il posto delle
compagnie petrolifere.
«Le "vere pompe" bianche sono molto meno di quel che appaia - spiega Gian Maria Orsolini, responsabile
Rete e area tecnico operativa di Assopetroli - perché molti distributori senza marchio o con insegne
"indipendenti" in realtà appartengono alle stesse imprese che gestiscono i distributori con insegne delle
grandi compagnie. Ma soprattutto si è assottigliato il margine di risparmio per chi si rifornisce alle colonnine
"no logo", da 12/10 centesimi al litro a un massimo di sette/otto». I colossi petroliferi, infatti, si stanno
sempre più disimpegnando dal settore della distribuzione che ha margini di guadagno sempre più risicati,
per concentrarsi su ricerca, estrazione e raffinazione di idrocarburi ma mantengono alla fine il controllo sul
prezzo finale. Così Shell e Erg hanno già ceduto la rete, TotalErg e ExxonMobil con marchio Esso lo stanno
per fare e ad acquistare sono le piccole e medie imprese che già gestivano in concessione parte della rete
delle stesse compagnie, i cosiddetti "retisti". «In Sicilia la maggioranza dei distributori è in mano proprio ai
"retisti" - conferma Luciano Parisi di Assopetroli Sicilia - dei 1600 attivi circa 1200 hanno la livrea delle
grandi compagnie petrolifere ma solo il 40 per cento di questi sono gestiti direttamente, il restante 60 è in
mano ai "retisti" come più della metà delle pompe bianche». Una tendenza che rispecchia quella del resto
d'Italia e che è destinata a continuare nei prossimi anni: «I retisti - continua Parisi sono gli unici che
continuano ad investire in nuovi impianti». In Sicilia le imprese che si dividono il grosso della rete di
distribuzione sono una decina con tre aziende che staccano nettamente il resto del gruppo.
Sono la Grs Petroli di Palermo, Giap Petroli di Modica e Sp Energia di Catania. La Grs di Giacomo
Giuliano e figli è quella con più distributori in Sicilia (circa 240 grazie alla recente acquisizione della rete Erg
attraverso Erg Oil Sicilia) e promette di espandersi ancora. «Guardiamo con attenzione - conferma il
direttore commerciale Marco Pedi - ad altre cessioni di impianti da parte delle compagnie petrolifere».
Meno impianti (circa 135) ma maggiore statura finanziaria per la Giap del modicano Saro Minardo e dei figli
Raimondo e Nino che, grazie alle vendite "extra rete" e ai distributori nel resto d'Italia (soprattutto in
Lombardia), fattura circa 300 milioni di euro l'anno ed è solo una parte di un piccolo impero che spazia dal
turismo all'editoria.
Terzo gradino del podio per la Sp fondata dal cavaliere del lavoro catanese Salvatore Pappalardo,
scomparso nel 2010, e adesso gestita dai nipoti. Una delle prime imprese a creare un proprio marchio ma
che adesso sembra ridurre la sua presenza cedendo 25 dei 150 impianti agli agrigentini di Nobile Group.
Proprio l'azienda agrigentina, nata nel 1985 come "Empedoclina Petroli" è una delle realtà "medie" che
coniugano - come le imprese più grandi - una rete fra i 50 e i 20 distributori con il cosiddetto "extra rete" che
si può definire la "vendita all'ingrosso" di carburante per agricoltura, riscaldamento e anche "aviation",
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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I DISTRIBUTORI INDIPENDENTI SONO PASSATI DA 20 A 300 IN DIECI ANNI
08/11/2016
Pag. 1 Ed. Palermo
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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
quello per gli aerei. Fra queste ben tre sono del Ragusano come la Giap: Blanco Petroli di Modica, Nd
Petroli di Nunzio Dibbernardo e Sallemi Carburanti di Comiso. Poi la Gp di Cosimo Giuliano di Palermo
(parente dei Giuliano di Grs), Saccne Rete del messinese Gaetano Basile, Scandura Petrol Company di
San Giovanni La Punta, Di Benedetto di Canicattì, i due fratelli Adamo di Marsala con due diverse società e
infine una delle più antiche aziende isolane, la Taoil dei fratelli Tantaro di Salemi nata nel 1964. Fra tanti
marchi concorrenti l'automobilista dovrebbe guadagnarci. «Il risparmio si può trovare - spiega Alfonso
Anzalone segretario provinciale Figisc, federazione dei gestori aderente a Confcommercio - ma non è
facile. La liberalizzazione e la concorrenza sono sempre limitate dal fatto che il prezzo dipende sempre
dalle compagnie petrolifere». E infatti secondo le rilevazioni del quotidiano specializzato Staffettaonline,
prendendo ad esempio un normale lunedì di ottobre, il prezzo più basso in Sicilia per la benzina lo segna
un self service Agip Eni con 1,148 euro al litro, il più alto il "servito" di una pompa bianca con 1,930 euro al
litro e una differenza di meno di otto centesimi al litro. A dimostrazione che la mancanza di livrea non
corrisponde automaticamente a un prezzo più basso. «Stare attenti al prezzo è importante - consiglia Parisi
- ma è bene badare anche alla qualità del servizio, alla fiducia nell'operatore e non cercare lo sconto ad
ogni costo.
Non dimentichiamo che un prezzo molto più basso del normale praticato per molto tempo può nascondere
anche truffe e un traffico illegale di carburanti».
I NUMERI
1
4
300 Le pompe bianche censite in Sicilia dal Mise Dieci anni fa erano solo 20 1600 I distributori di
carburante attivi Il 40% è gestito dalle compagnie petrolifere 8 centesimi al litro che in media si possono
risparmiare fra una stazione di rifornimento e l'altra 4 centesimi di differenza media fra il prezzo al self
service e quello del "servito"PER SAPERNE DI PIÙ
www. palermo.repubblica.it www.confartigianato.it
Foto: Un distributore "no logo"
Foto: IN VIALE REGIONE SICILIANA Una "pompa bianca" in viale Regione Siciliana a Palermo Boom di
impianti no logo negli ultimi dieci anni in Sicilia, gli automobilisti cercano il pieno con risparmio
08/11/2016
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diffusione:40471
tiratura:74049
Sabatini-ter, cinque classi di merito per le piccole imprese
CINZIA DE STEFANIS
De Stefanis a pag. 37 Un nuovo modello di valutazione basato su 5 classi di merito creditizio, per assistere
le banche nella concessione alle imprese di un fi nanziamento della «Sabatini-ter». Il nuovo sistema di
rating, formalmente, è stato già adottato dal Consiglio di gestione del fondo di garanzia pmi e sarà
applicato, in una prima fase sperimentale, alle sole richieste di garanzia riferite ai fi nanziamenti agevolati
della Sabatini, per poi essere esteso all'intera operatività del fondo di garanzia. La novità, secondo quanto
risulta a ItaliaOggi, fa parte della più ampia riforma del fondo di garanzia per le pmi elaborata dal ministero
dello sviluppo economico, guidato da Carlo Calenda. Come detto, saranno cinque le classi di merito
creditizio per ammettere le pmi alle agevolazioni: basso (prima classe), contenuto (seconda classe),
accettabile (terza classe), signifi cativo (quarta classe) e elevato (quinta classe). Doppio step per adozione
nuovo modello rating. L'adozione del nuovo modello di valutazione per la concessione delle garanzie da
parte del fondo pmi e la rimodulazione delle coperture saranno introdotte seguendo un approccio graduale,
con due step. Il primo (cd. di sperimentazione) prevede l'adozione (verso la fi ne di novembre) di un dm del
nuovo modello di valutazione per le richieste di garanzia su fi nanziamenti legati alla Sabatini-ter e il
secondo (cd. differito) prevede l'estensione del nuovo modello di valutazione al fondo e la rimodulazione
delle coperture da attuare con dm, con data di entrata in vigore differita a marzo/aprile 2017 per consentire
a tutte le imprese e ai richiedenti (banche e confi di) di conoscere le nuove regole. L'applicazione differita
(quella del marzo/aprile 2017) non riguarda la disciplina delle operazioni a rischio tripartito (si veda
ItaliaOggi del 4 novembre 2016) che potrà, dunque, divenire operativa anche prima della completa entrata
in vigore della riforma. Nell'idea dei tecnici dello sviluppo economico la fase di sperimentazione (cd. step 1
con emanazione del dm rating per Sabatini-ter) del nuovo modello di valutazione serve a testare, su un
banco di prova signifi cativo ma non eccessivo di operazioni (le richieste di garanzia su fi nanziamenti ex
nuova Sabatini nel 2015 sono state poco meno di 1.000) il funzionamento della nuova procedura e del
sistema informativo del fondo e consentire alle imprese e ai richiedenti (banche e confi di) di familiarizzare
con il nuovo modello di valutazione. Finalità del modello rating e ruolo delle regioni. L'adozione del modello
di rating consentirà una stima accurata della rischiosità delle imprese. La conoscenza della rischiosità
dell'imprenditore permetterà al ministero dello sviluppo economico di rendere più selettivi, mirati ed effi caci
gli interventi del fondo, attraverso un'articolazione delle coperture che preveda misure via via crescenti
all'aumentare della rischiosità dell'impresa. Questo consentirà una maggiore focalizzazione del sostegno
pubblico in favore delle imprese rischiose che presentano un reale bisogno di sostegno da parte dello stato.
Al contempo, la conoscenza del grado di rischio delle imprese, consentirà al gestore del fondo di effettuare
accantonamenti prudenziali a fronte delle garanzie rilasciate calibrati in funzione dei rischi effettivamente
assunti dal fondo. Le regioni potranno destinare proprie risorse al fondo per incrementare, per le imprese
del territorio, le ordinarie percentuali di copertura del fondo per ciò che attiene le risorse comunitarie dei
fondi Sie (fondi strutturali di investimento europeo).
Il nuovo modello di rating
uovo modello di valutazione per l'accesso dei •
Nuovo modello di valutazione per l'accesso dei • fi nanziamenti legati alla sabatini ter al fondo di garanzia
dello stato; Cinque classi di merito per ammettere le pmi che • accedono alle agevolazioni della Sabatini-ter
alla garanzia del fondo statale; La valutazione del rischio di credito sarà così • suddivisa: basso (prima
classe); » contenuto (seconda classe); » accettabile (terza classe); » signifi cativo (quarta classe); » elevato
(quinta classe). »
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 08/11/2016
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