L`antifascismo e la guerra di Spagna

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L`antifascismo e la guerra di Spagna
POLITICA,ISTITUZIONIeDIRITTO
L’antifascismo e la guerra di Spagna
Un gruppo
di repubblicani
si arrende
ai nazionalisti,
29 agosto 1936
Che cosa legava Esmond Romilly, nipote di Winston Churchill e cugino, sia pure alla
lontana, del Primo ministro inglese Stanley Baldwin, all’operaio perugino Giovanni
Cuccagna, che aveva frequentato la scuola soltanto fino alla 4° elementare, prima di
emigrare giovanissimo in Francia? E che cosa accomunava Hans Landauer, ragazzo
sedicenne di Vienna, che aveva varcato clandestinamente i Pirenei, a Mihail Florescu,
che per arrivare in Spagna, aveva percorso di nascosto un lungo tragitto attraverso
Cecoslovacchia, Austria, Liechtenstein, Svizzera e Francia?
Tutti questi personaggi presero volontariamente parte alla guerra civile spagnola, schierandosi al fianco dei repubblicani. Agli occhi dell’opinione pubblica democratica e di
sinistra, a partire dal 1936 in Spagna si stava combattendo una battaglia decisiva. La
sollevazione di Francisco Franco, appoggiata da Hitler e Mussolini, appariva come
l’ennesimo tentativo delle forze fasciste di espandersi in Europa. Il sostegno alla Spagna repubblicana si presentava dunque come una assoluta priorità per quanti ritenevano necessario bloccare l’avanzata del nazifascismo; pertanto, mentre le potenze
democratiche di Francia e Inghilterra aderivano al comitato di «non intervento» e l’Unione Sovietica forniva alla Repubblica spagnola un aiuto parziale e condizionato,
migliaia di volontari antifascisti, circa 40.000, si recarono a combattere nella penisola
iberica, nelle file delle Brigate internazionali. Tedeschi, italiani, francesi, inglesi, americani, polacchi, iugoslavi, e tanti altri provenienti da ben 52 paesi, pur con diversi
orientamenti politici (dai comunisti ai socialisti, passando per anarchici e trozkisti, fino
ad arrivare ai democratici), andarono a difendere la Repubblica spagnola, offrendo non
GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
L’antifascismo e la guerra di Spagna
POLITICA,
ISTITUZIONIeDIRITTO
solo un importante contributo militare, ma anche un chiaro segnale politico: l’antifascismo, infatti, si presentava come il nuovo orizzonte unificante di tutta la sinistra mondiale, dai liberali progressisti ai marxisti, e la solidarietà internazionale, per la prima
volta dopo la primavera dei popoli del 1848, tornava a rinnovare la passione politica di
militanti e intellettuali. Alcuni di questi, come André Malraux, Ernest Hemingway e
George Orwell, imbracciarono le armi per difendere la Repubblica spagnola, raccontando poi la loro esperienza in capolavori della letteratura quali Omaggio alla Catalogna (1938) e Pe r chi suo na la campana (1940). Altri artisti, spagnoli e non, come
Pablo Picasso, Rafael Alberti, Paul Éluard, Albert Camus, Pablo Neruda e Ilja Erenburg, si schierarono apertamente a sostegno della causa repubblicana. Significativamente, nel 1937, per ribadire l’opposizione di gran parte del mondo della cultura al
fascismo, si tenne nelle città di Valencia, Madrid e Barcellona, il II Congresso internazionale degli scrittori in difesa della cultura, a riconferma dell’impegno degli intellettuali nella battaglia antifascista.
Nelle schiere delle Brigate internazionali si annoveravano pure molti antifascisti italiani, giunti in Spagna direttamente dai paesi in cui avevano trovato rifugio. Nel battaglione Garibaldi, in cui erano organizzati i volontari del nostro paese, erano arruolati, tra gli altri, i comunisti Luigi Longo e Giuseppe Di Vittorio, futuro segretario della Cgil, il repubblicano Randolfo Pacciardi, comandante del battaglione, il socialista
Pietro Nenni, tutti uomini destinati a ricoprire importanti ruoli politici nell’Italia
repubblicana. In occasione del discorso tenuto nel novembre 1936 dai microfoni di
Radio Barcellona, il leader di Giustizia e Libertà, Carlo Rosselli, inventore dello slogan «oggi in Spagna, domani in Italia», si rivolse agli italiani rimasti in patria ricordando loro che in Spagna «si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli», per cui «quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa». Attraverso i
volontari giunti in Spagna, l’antifascismo rilanciò il suo ruolo di baluardo contro il totalitarismo fascista, proseguendo nella difficile opera di incontro tra culture politiche
diverse, ma concordi nel riconoscere la pericolosità delle dittature nazi-fasciste come
minaccia principale per la democrazia nel mondo.
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