Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne

Transcript

Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Rassegna alfìeriana (1982-1984)
Bianca Maria
Da
Rif
PARTE PRIMA
L'andamento
ti,'
irregolare della fortuna alfìeriana, per quanto concerne
romantica e ottocentesca, rilevato nelle rassegne preceden-
la critica
sembra
una dimensione accentratrice
essersi ora stabilizzato in
non marginali né
di interessi
Parametro fondamentale
superfìciali.
della fortuna arrisa in questi ultimi anni all'Alfieri è infatti costituito
inequivocabilmente dall'attenzione filologica e critica sollecitata
dall'edizione, a cura del Centro Nazionale astese, dell'Opera omnia,
affiancata, e ne
va rilevata l'importanza, dalla ripresa della pubbli-
cazione della rivista Annali alfieriani.
Hanno
visto la luce infatti, nel periodo considerato, le edizioni
critiche del Saul, degli
ni
—
nei
Appunti di lingua e
due volumi àelV Eneide e
letterari, delle
di Terenzio
—
Traduzio-
volume
numerose altre
e del terzo
degli Scritti politici e morali, oltre alle riedizioni di
opere in veste commentata.
L'interesse della critica non
giori,
o quanto meno ritenute
collaterali
spunto
si
appunta solo però sulle opere mag-
tali,
ma
con contributi che, sovente,
iniziale, e dell'Alfieri e della
tuiscono preziosi risvolti
utili
cura di approfondire aspetti
estendono
là
dello
sua produzione letteraria
resti-
si
a ricomporre
il
al di
complesso quadro della
sua personalità.
Nel corso della presente rassegna
to, di
esporre, in primo luogo,
i
si
segue
risultati delle
il
criterio, già collauda-
pubblicazioni curate dal
Centro Nazionale, seguiti dalle notizie sull'edizione
o
di
frammenti
di testi,
Nel settore dedicato
argomenti affrontati,
si
di piccole
completate dalla menzione delle riedizioni.
alla critica, così frequentato e vario per gli
dà
il
resoconto dei contributi di maggior
levanza, raggruppandoli attorno a nuclei tematici rapportati
possibile
—
opere
—ove
ri-
sia
all'ordine cronologico di pubblicazione dei saggi.
Angelo Fabrizi
cura,
con chiarezza e precisione,
QUADERNI d'italianistica Volume
IX, No.
1,
la
1988
"Nota"
al testo,
Rassegna alfumana (1982-1984)
il
testo critico e
il
11
corredo critico che accompagna
la
versificazione,
nell'edizione critica del Saul (69), frutto di un'assidua collaborazio-
ne con Carmine Jannaco,
al
quale spetta
la trascrizione e
la
cura
delle prime tre fasi (idea, stesura, versificazione) e nel cui ricordo
si
apre
pubblicazione
la
do centenario
questo capolavoro alfieriano nel secon-
di
Con
della sua composizione.
la
medesima attenzione
dedicata anche a quei particolari che, pur esulando da un discor-
so puramente filologico, convergono a ricostruire nei dettagli Y iter
compositivo del Saul,
momenti
dite in sei
il
Fabrizi ne illustra
redazionali, scan-
le fasi
basilari (pervenutici integralmente ali 'infuori di
parte del quinto, ossia delle penultime bozze di stampa) che, nelF
ordinamento intemo
di
questo
XIV volume
dell'edizione astese,
ri-
sultano cosi disposte: testo della tragedia secondo l'edizione Didot,
idea, stesura e versificazione, versificazione ed ultime varianti.
Nel manoscritto Laurenziano Alfieri 26^, a
30 Marzo 1782," anteposta
all'idea, attesta
prima redazione della
La
conti.
IT
che quella finale e
Vita
la
data
"Roma
disegno del Saul
il
come confermeranno
prese consistenza appunto in quel mese,
sia la
e.
che
il
carta 78, recante nel verso l'elenco dei personaggi,
dopo
serita per sbaglio nella rilegatura
l'idea e
poi
Rendimento
—
di
in-
prima della stesura
—
contiene l'indicazione di due figure che in seguito Alfieri non riterrà
opportuno utilizzare tout-court: quelle della Pitonissa e dell'Ombra
di
Samuel. Quest'ultima comparirà, mirabilmente rielaborata, nelle
deliranti allucinazioni di Saul (a.V, se. Ili) nella stesura
te
(rapidamen-
completata dal 2 all'S aprile 1782), mentre nell'idea ancora Saul
chiamava
maga, esigendo da
evocasse l'ombra
di Sa-
puntuali raffronti fra idea e versificazione (compiuta a
Roma
la
muel, secondo
Con
dal 3 al
30
che
lei
gli
gli antichi patti.
luglio 1782)
il
Fabrizi illustra le modificazioni via via ap-
portate dall'Alfieri in relazione non solo all'ordito della materia,
anche
alla ricerca lessicale
tragico,
le
edizione segnalati
nel manoscritto
effettua
mirante a
da cui risulteranno
due
rifinire letterariamente
in veste definitiva
in corsivo.
interventi:
il
il
dettato
versi, nell'attua-
In questa fase di lavoro (attestata
Laurenziano Alfieri 28^
tipi di
240
ma
alle ce.
QH-Hl^),
Alfieri
primo, contemporaneo o di poco
posteriore alla verseggiatura, è costituito da una serie di correzioni
a penna,
il
secondo (indicato con
ficazione ultimata, è a lapis
e,
VA
per
la
nell'
apparato critico) a versi-
sua importanza, "si configura
Da
Bianca Maria
78
come una
vera e propria revisione"
Rif
con
lettura,
scenza del
Essa viene operata con
(p. 18).
segni convenzionali di disapprovazione:
le soprallineature,
la cui
passar del tempo, risulta vieppiù difficile per l'evane-
il
tratto in matita e
calco dall'originale.
ad essere così
il
conseguente problema di discemere
il
Saul risulterà l'ultima delle tragedie alfieriane
Il
rivisitata
dato che, nelle seguenti,
momento
il
della
correzione coinciderà con quello della versificazione.
Una
successiva fase redazionale, in cui
no forma
altri
286
160-214
definitiva, è conservata alle ce.
versi
del manoscritto
Laurenziano Alfieri 29^, dettata a Martinsbourg nel 1786
segretario Gaetano Polidori.
Di essa
assumo-
al
nuovo
Fabrizi indica, scena per
il
scena, le modifiche effettuate (nel corredo critico distingue con
copia Polidori, con P
copista e con
ziona inoltre
PA
II lez. le
P
la
correzioni fatte apportare dallo stesso
gli esigui interventi autografi dell'autore),
le varianti introdotte dal
men-
Polidori rispetto al testo della
versificazione, per le quali avanza, attendibile, l'ipotesi che siano da
imputare a dettatura. Alla medesima causa risalgono
discrepanze
le
di ordine grafico
che
Centro Nazionale
di Studi Alfieriani di Asti (cartella 4, busta 6), (ri-
si
rilevano nella copia ora alla Biblioteca del
portate alle pp. 30-31 della "Nota"), di
mano sempre
del Polidori,
di poco successiva a quella Laurenziana. Fu quest'ultima a fornire
il
testo per l'edizione Didot, pubblicata a Parigi nel
ta di
54
1789 accresciu-
versi e caratterizzata da altre varianti frutto di un'ulteriore
tormentata elaborazione condotta sulle bozze e che
stampa ultimata, ad
tre cartolini
altre correzioni apportate
(contrassegnati in apparato
Fabrizi illustra
il
D
si
estese poi, a
mediante l'aggiunta
cart.).
A
conclusione
sistema di emendamenti operati in ordine alle
di
il
mo-
dalità grafiche alfieriane e segnala altri interventi riguardanti singoli
punti in cui, per stanchezza, aveva fallito l'acribia correttrice del tra-
gediografo, suggerendo infine di recuperare, per una corretta lettura
dell'apparato, gli avvertimenti indicati da Jannaco neìV Introduzione
generale all'edizione critica di tutte
Edito nel 1983,
ra alfieriana
il
le tragedie.^
XXXIX volume dell'edizione nazionale dell'ope-
Appunti di lingua e
letterari,
giunte ai volumi pubblicati è distinto,
in
due
diosi;
parti
come
già
si
apprende dal
titolo,
autonome, ciascuna delle quali curata da due diversi
segnatamente Gian Luigi Beccaria
settore,
con un 'Appendice di ag-
Marco Sterpos
del secondo (113).
si
è occupato del
stu-
primo
Rassegna alfieriana (1982-1984)
79
Dal resoconto offerto dal curatore nella "Prefazione"
di lingua
agli
Appunti
un risvolto particolarmente interes-
lettore e edotto di
il
sante della formazione linguistica di Alfieri, che risale alla fase in
cui
suo cocente desiderio
il
"spicmontizzarsi" e di "sfrancesiz-
di
zarsi" (rispondente peraltro ad un diffuso clima filofiorentino, dal
immune
quale non è
—
ricorda Beccaria citando Fubini^
— neppure
il
Baretti "contraddittoriamente alla sua posizione di critico del tosca-
nismo"
11), lo indusse, nel
(p.
1776, a lasciare Torino alla volta
della Toscana, per apprenderne la lingua sublime, la sola che potesse
consentirgli di differenziarsi dagli scrittori e dai letterati periferici.
Ancora una
volta è la Vita a testimoniare la sofferenza, l'umiltà, la
perseveranza e
la fatica
con cui
Alfieri cercò di
colmare
le
proprie
lacune linguistiche, imputabili essenzialmente all'educazione per
dizione impartita a
lui,
come
del resto a "tutti
Settecento" (p. 21), in francese.
i
tra-
nobili piemontesi del
Di questa lingua però, sottolinea
Beccaria, l'Alfieri dimostra di avere "una conoscenza imperfetta, o
meglio pratica e anarchica
tografia" (p. 22). Negli
una sorta
.
.
.
soprattutto per quanto concerne l'or-
Appunti
infatti
il
francese è utilizzato
e per formulare delle definizioni, più che per fornire
dente traduzione di vocaboli,
di cui
il
come
metalinguaggio, che serve per spiegare termini toscani
di
come avviene
quaderno alfieriano non ha
in
una corrispon-
un dizionario bilingue
affatto l'aspetto. Redatta invece
per uso colloquiale e privato, questa raccolta lessicale è articolata in
varie parti,
tivamente
il
cui nucleo primario è da vedersi in due settori rispet-
intitolati
"Modi
toscani," preceduti da
o
giri di
francesi e toscani";
una rassegna
di "Frasi,
"Modi piemontesi
o modi
e
di dire poetici,
lingua" e da "Francesismi del Boccaccio, Gior.^ IV. nov. P.
pag. 273," e conclusi da un piccolo elenco di "Belle parole che non
hanno
A
corrispettive né in Fr. né in P.," limitato a soli 4 vocaboli.
siffatto
assemblaggio
di
termini non presiede né un uso
stematico dei dizionari (ma quello del Vocabolario della Crusca
sisi
evince chiaramente a proposito di "antiquati plurali neutri del tipo
fr[ancese]
donora''
—
it[aliano]
(p. 14),
319
\efilaccica, piem[ontese]
—
it[aliano]
43
le
che non è probabile siano desumibili dalla parlata
viva), né una griglia di motivi riportabili alle letture di autori trecenteschi che l'Alfieri
invece un elenco
quotidiana,
andava completando
di
vocaboli
come ebbe ad
tratti
nel 1778.
Essa comprende
dalla conversazione fiorentina
annotare, per diretta confidenza di Alfieri,
Bianca Maria
80
Da
Rif
Prospero Balbo nella sua trascrizione del manoscritto degli Appunti,
leggibile ora nell'edizione fornita dal Cibrario. Vocabolario
dunque
d'uso domestico, nel cui ambito semantico l'editore individua delle
zone d'interesse,
le
raggruppa in categorie (riguardanti ad esempio
arnesi e oggetti domestici
o
gli
ambienti contadino, rurale, artigia-
commerciale, medico e così
nale,
via), all'interno delle quali,
nell'ordine casuale di disposizione,
pur
vocaboli sono assemblati in
i
base ad una radice comune, o per analogie foniche o semantiche,
Quanto poi
o ancora per sinonimia o per opposizione.
to piemontese, viene usato negli
proposito del francese
Appunti
—per sopperire
—come
già
si
al
dialet-
è notato a
lacune del toscano, oppu-
alle
momento che
re in relazione a chiarimenti di termini francesi, dal
"nel toscano sta la 'partenza' mentale del vocabolarietto, e non nel
fr[ancese] o nel piem[ontese]" (p. 18).
La prima
Balbo
trascrizione di questo
documento, compiuta da Prospero
Alfieri
da Luigi Cibrario
sul testo dell'autografo nel 1802, fu utilizzata
nella sua edizione intitolata Voci e
con
le
Modi
toscani raccolti da Vittorio
corrispondenze de 'medesimi
dialetto piemontese, Torino, Per l'Alliana.
brajo della R.
Accademia
C). Pubblicato poi nel
margine
ai
delle Scienze,
1886 dal nipote
in lingua
francese ed in
A spese di
1827
di
—
P.G. Pie
Li-
(dall' editore siglato
Massimo D'Azeglio
in
suoi Studi di un ignorante sul dialetto piemontese, Torino,
questo quaderno conobbe un'edizione corretta, condotta finalmente
sull'autografo, solo negli Appunti di lingua e traduzionacce prime,
documenti
inediti
o
rari, Torino, 1946, a cura di
(siglato J). Rilevate le
mende
Carmine Jannaco
e le inesattezze delle precedenti edi-
zioni, Beccaria fornisce la descrizione della copia degli
Appunti di
lingua esemplata dal segretario di Alfieri Francesco Tassi e conservata a Montpellier, Bibl. Municipale, Ms. 61.9.12, che contrassegna
M,
oltre a quella del manoscritto autografo,
un quadernetto carto-
nato dalla copertina verde penicillina, contenuto nella miscellanea
Alfieri
10 della Biblioteca Laurenziana.
Nei confronti dell'edizio-
ne di quest'opera, data l'eccezionalità della sua conformazione, lo
studioso adotta criteri improntati ad una metodologia strettamente
conservativa e rispettosa dell'originale, da cui non deroga neppure per
uniformare l'uso delle maiuscole
alle
consuetudini grafiche
moderne. Le norme seguite da Alfieri nell'accentazione dei termini francesi
sono quanto mai aleatorie ed
arbitrarie.
Di fronte a
tali
1
Rassegna alficriano (I9S2- 1 9H4)
oscillazioni ancora una volta Beccaria
conferma
8
il
criterio conserva-
Interviene solo nei casi sporadici in cui l'accento, pur essendo
tivo.
segnalato, è indecifrabile, e
si
adegua allora
Ugualmente segnala, per
seguita.
alla
norma
modi piemontesi,
i
alfieriana più
oscillazioni
le
grafiche ed accentative, delle quali dà un dettagliato resoconto analitico e indica
nota riguarda
Ms.
particolareggiatamente
la
pubblicazione,
le
norme
Un'ultima
adottate.
176*^ del
"Appendice," dalla carta
in
Alfieri 3 della Biblioteca Laurenziana, del Vocaholarietto sati-
rico, qui accostato agli altri testi per analogie tematiche e strutturali,
dal
in
momento che è costituito da un triplice elenco di lemmi ripartito
"Nomi propri," "Sinonimi" ed "Epitteti" (sic) (limitato alle sole
A
lettere
satirici
e B) che sintetizza, in lapidarie ed argute parole, giudizi
su vari aspetti della vita.
La seconda
parte del
volume
ticola in tre differenti sezioni:
letterari," le altre due:
il
prima è dedicata
la
"Aggiunte
die" sono comprese sotto
Marco Sterpos
è curata da
alla Vita" e
comune denominatore
di
si
ar-
"Appunti
agli
"Aggiunte
e
Trage-
alle
"Appendice."
Gli Appunti letterari, qui editi dalle carte conclusive del manoscritto Laur. Alfieri 3,
argomento
la vita
dioso ne analizza
manoscritto oltre
sono
anche brevissimi "che hanno per
scritti,
o l'opera
di altri poeti" (p. 55).
quattro,"^ sulla
al fatto "di
Fra essi lo stu-
base dell'appartenenza allo stesso
essere
tutti
dedicati ad altrettanti capo-
lavori consacrati del genere pastorale, eroicomico ed epico" (p. 55).
Attinenti
al
primo faticoso apprendistato
letterario di Alfieri questi
testi,
dall'esame linguistico avallato da considerazioni di altro tipo,
sono
fatti risalire
dallo studioso
al
che Alfieri formula nei confronti
il
óeWAminta,
negativo
sottoposta
dei parametri fondamentali dell'azione tragica:
ed
il
vigore drammatico.
A
Non
commento
periodo estate-autunno 1775.
privo di obiettività e sicurezza di giudizio è
non godere ancora
la
al
vaglio
rappresentabilità
delle sue simpatie di
irriducibile censore sta la favola pastorale in generale, per propria
costituzione insipida via di
per l'intransigenza alfieriana
personaggi secondari,
za,
sono
le
la
—
mezzo
—
mancanza
tale intollerabile
dramma.
L'inutilità dei
di verisimiglianza e di naturalez-
componenti negative che
Tasso, riscontra e biasima:
ed in quanto
fra tragedia e
egli, nella
favola pastorale del
chiaro indizio dell' esistenza in
linee
metodologiche confluenti nella poetica che darà
frutti
nel Filippo e nel Polinice.
Con analogo
i
nuce
di
suoi primi
rigore di giudizio
Bianca Maria
82
Alfieri
esamina
la
Da
Rif
Gerusalemme, non senza a volte una punta
di iro-
nia, sottolineando, nel corso dell' opera, la stranezza, l'artificiosità
e la scarsa credibilità di alcuni episodi, guidizio che peraltro
non
sminuisce un sostanziale apprezzamento del poema epico nella sua
globalità.
Gli
altri
due appunti conservati nello stesso manoscritto Lauren-
ziano riguardano
la
Secchia rapita del Tassoni, non apprezzata
quanto non appartiene né
r Orlando furioso,
il
cui
al
in
genere comico né a quello eroica, e
commento bruscamente
arresta all'altez-
si
za del quarto canto, quasi Alfieri avesse "avvertito d'un tratto un
invincibile fastidio per questo tipo di lavori" (p. 61).
A
conclusione degli Appunti letterari Sterpos pubblica, dal ma-
noscritto Laurenziano Alfieri 13, le
chiaramente rimaste
Memorie per
all'iniziale stadio di
le vite
de' 4 Poeti,
abbozzo, e limitate
sola biografia del Tasso, e dal manoscritto della Bibliothèque
cipale di Montpellier 61.9.9
un
alla
Muni-
testo inedito, intitolato Viaggio del
Poeta, schematica nota degli argomenti di
tutti
i
óeWInferno
canti
e dei primi otto del Purgatorio, la cui importanza non è da ricercarsi in motivazioni stilistiche o contenutistiche,
ma
nel fatto che
essa fornisce un'ennesima prova della paziente dedizione con cui
andava studiando ed appuntando
Alfieri
le
opere dei maggiori espo-
nenti della letteratura italiana. Si è già anticipato che
con cui
si
"Aggiunte
conclude
ai
te alla Vita"
la terza
volume
parte del
volume
"Appendice"
raccoglie,
con
pubblicati," in due sezioni distinti:
e "Aggiunte alle Tragedie," "un consistente
che possono considerarsi un complemento
scritti
1'
che precedenti"
(p. 83).
Nel primo
settore:
titolo
numero
di
alle edizioni criti-
"Aggiunte
ora possibile leggere parecchi documenti che, per
to e per essere tutt'ora inediti, rivestono
il
"Aggiun-
il
alla Vita" è
loro contenu-
non poca importanza (pur
nel difforme valore delle notizie arrecate) nell'integrare e completare
il
composito mosaico della biografia
alfieriana.
Sono,
in
gran
parte, testi autografi, redazioni di scritti afferenti nelle appendici alla
Vita,
ed ancora testimonianze di autori coevi, che apportano nuovi
contributi nell'ambito della stessa linea d'indagine.
Il
primo documento pubblicato
nelle
"Aggiunte
alla Vita" è la re-
dazione inedita delle Colascionate, desunta dal manoscritto autografo
Alfieri 3 della Biblioteca Laurenziana, testimone di
sa da
quella accolta nella II redazione della Vita
una lezione diver-
che segue
il
testo del
Rasscf^na aìfieriana (1982-19H4)
Ms. Laur.
Alf. 24,
come "Appendice
citare poi, oltre al capitolo "Cettra
per
le
D'Albany
possono
III." Si
mormorar," dall'autografo
a
Alfieri 3, varie redazioni delle epigrafi
se stesso, per la contessa
air"Epoca
II"
che
83
composte dall'astigiano per
e per
Francesco Cori Gandellini,
quali la datazione proposta nella Vita va integrata con quelle
dedotte e sostenute dallo studioso sulla base delle testimonianze dei
Per ultima e pubblicata
manoscritti inediti.
Caluso
di
"Lettera dell'Abate
la
Contessa D'Albany col racconto della morte dell'Al-
alla
due successive redazioni che presentano lezioni
fieri" nelle
diverse e diverse pure dalla forma definitiva che
va aggiunta
alle quali
fieri,"
la
si
fra loro
legge nella Vita,
"Narrazione abbreviata della morte dell'Al-
sempre autografa del Caluso:
una sorta
di
breve riassunto,
tormentato dalle varianti, tanto da presentare notevoli difficoltà
lettura, che, in
mezza pagina, concentra
dicate all'argomento.
relazione della
ma
precedentemente de-
le tre
Interessante a questo proposito è la sintetica
D'Albany
sulla
morte
una traccia che
di fornire all'Abate
di
formulata allo scopo
di Alfieri,
gli servisse alla stesura dell'ulti-
nota biografica da apporre a suggello della Vita. Quest'incarico
il
Caluso portò a termine rielaborando con eleganza d'eloquio e decoro
formale
le
scarne notizie della relazione, ampliando
sapienti aggiunte e
pos non manca
non meno
la
narrazione con
calibrati interventi personali,
di evidenziare
come esempio
che Ster-
della prudente cautela
e dell'accorta diplomazia del dottissimo letterato.
La sezione
successiva, relativa
senta ricca di curiosità.
ai
documenti autobiografici,
Si apre, grazie ad essi,
si
pre-
una pagina sulla
meticolosa precisione dell'astigiano nel redigere note, resoconti e
bilanci della sua situazione economica.
dal
di
1785
al
1792 rimangono
24 pagine dal
titolo
appunti, annotati in un quadernetto
"Spese del viaggio da Londra a Siena,"
peraltro restrittivo rispetto
viaggi e ad
gli
Di rendite, entrate e spese
altri contesti.
al
contenuto che
Sono frammenti,
si
riferisce
sono da
inseriti e valutati in
tutto superficiali: così
non
classificare solo fra gli aneddoti le note sull'episodio del tra-
sferimento dei quattordici cavalli dall'Inghilterra
relative al
"Viaggio a Colmar da Siena," o
rario da seguire nel
il
altri
brevi flashes sulle piccole
cose di vita vissuta, che possono apportare, se
un giusto contesto, informazioni non del
titolo
anche ad
il
all'Italia,
o quelle
preventivo dell'itine-
"Viaggio da Pisa a Colmar con
la
carovana" e
rendiconto infine dcir"ltinerario con note di spese dei viaggi del
Bianca Maria
84
1792
Germania,
in Francia, Fiandra,
Altri fascicoletti editi
Rif
Italia."
da Sterpos stanno a testimoniare momenti
strettamente privati, quali
le
Da
il
"Libro in cui saranno specificate
tutte
spese per metter su casa in Parigi" (nel 1787-88 in rue de Montil
successivo "Elenco di spese varie" dello stesso torno
le
note degli effetti lasciati all'Hotel de Pons a Parigi,
parnasse), o
tempo e
di
a causa della precipitosa partenza del 18 agosto 1792, o domestici,
come
ti
Ed
"Biglietto a proposito del cane Achille."
il
ancora offrono
possibile sintetizzare in categorie generali.
passaporto per sé, la contessa
menzione
Basti qui far
documenti
delle più rappresentative, etichettabili in:
le carte di
spun-
altri
meticolosi appunti, che non è
ai biografi questi
D 'Albany
ufficiali,
e per
come
tre servi
i
Merita
per l'Inghilterra; semiufficiali, scritture private e contratti.
anche attenzione un elenco autografo dei destinatari dei volumi
in
omaggio
dati
dall'astigiano, per l'importanza che esso ha nella storia
della diffusione e della circolazione delle opere alfieriane, ed ancor
più per la rete dei rapporti intrattenuti dal poeta in ambito letterario,
ecclesiastico e nobiliare.
L'ultima parte infine del volume: "Aggiunte
dicata ad
un nucleo
di scritti, peraltro di
"pur avendo qualche attinenza con
le
alle
varie tragedie,
allusiva alla volontà di esperire
toriale (altre
testi
i
la
che
stati
pub-
marginali sia sintomaticamente
massimi
livelli di
"Aggiunte" sono programmate per
Scritti politici
entità,
non sono
Nonostante
inseriti nelle rispettive edizioni critiche" (p. 83).
blicazione di questo manipolo di
Tragedie" è de-
non cospicua
completezza edi-
le
Rime
e per gli
e morali), lo Sterpos non nasconde l'impossibilità di
raggiungere tale obiettivo per un autore della statura di Alfieri. Ecco
dunque
testi
sconosciuti affiancarsi a quelli già noti, con
bagaglio di notizie, curiosità più o
qui solo
le
meno
rilevanti.
il
relativo
Rammentiamo
osservazioni inviate a completamento di un saggio di
traduzione della scena
I,
atto
I
del Filippo, da Alfieri alla
D 'Alba-
ny, "per correggere una precedente traduzione di quest'ultima e per
offrire alla contessa
(p.
un modello
atto a guidarla nel
110) (testo che Sterpos dimostra appartenere agli
1783),
i
suo esercizio"
inizi
dell'anno
versi errati della Virginia, per sciatteria dell'editore senese
Pazzini Carli rimasti
tali in
un unico esemplare del primo volume
dell'edizione delle tragedie, e ancora un breve scritto che reca le
tracce di quello che lo studioso ipotizza essere
il
nucleo, o quanto
Rassegna alfieriana
meno
l'idea, di
(1
982- 1 984)
una tragedia imperniata
85
vicende
sulle
di
Giovanna
Gray, ulteriore testimonianza del vivo interesse dell'astigiano per
Nel 1983 vede
alfieriana (1 15).
per
il
luce anche
la
il
XXXVII volume
Secondo, nell'ordine
progetto delle traduzioni, è
Sensi.*"
Contiene l'edizione
voro che,
in
come
di
questo settore ad esse-
Mariarosa Masoero e
critica della traduzione
una prima prova, impegnò
15 maggio 1793,
(icWopera omnia
stabilito dal consiglio direttivo
primo
il
re pubblicato, affidato alle cure di
al
i
della storia inglese.
fatti
si
Claudio
di
à^WEneide,
la-
giugno 1790
l'Alfieri dal 15
apprende dalle numerose annotazioni
autografe apposte nel manoscritto Laur. Alf. 37 (dai curatori siglato
È
quindi
infatti, di
la
stesura più antica di cui resta documentazione; rimane
questo torno
di
tempo, un solo frammento
di
36
versi di
traduzione del libro X, datato 1792, contenuto nel manoscritto 61.2
della Bibliothèque Municipale di Montpellier (siglato M^).
seconda traduzione autografa
settembre 1793 e
(siglato L^^),
di tutta
V Eneide, completata
10 agosto 1795, è testimone
il
il
Di una
il
26
Alf.
36
tra
Ms. Laur.
che conserva un testo affine a quello del manoscritto
È
base, utilizzato dai curatori e contrassegnato Ma"^.
una copia non autografa, bensì
Tassi, preparata per la stampa,
di
mano
quest'ultima,
del segretario Francesco
con correzioni però
di errori
mecca-
nici e introduzione di rare varianti apportate dallo stesso Alfieri, ora
alla
Bibliothèque Municipale di Montpellier, con segnatura Ms. 59.
Vili. 1-2.
Di scarsa importanza
segnata Réserve 225) che
di Ma'*,
ma
senza
si
la
copia
M^
limita a fornire
le definitive
(della stessa biblioteca,
un
analogo a quello
testo
correzioni e le revisioni alle quali fu
invece sottoposto Ma'*.
Queste
fondamentali fornite nel paragrafo della "Prefa-
le notizie
zione" dedicato alla descrizione dei manoscritti ed alla costituzione
del testo, mentre è rinviata
derà
il
primo volume,
edizioni a stampa
dibile, su
si
Ma'*"
definisce
il
.
(p.
.
.
la
generale, che corre-
segnalazione dettagliata delle "precedenti
basate unicamente, non sempre in
XV).
modo
atten-
Nell'illustrazione poi dell'apparato critico
metodo, che consiste nel registrare
verso per verso. Di grande
casistica di
ali '"Introduzione"
utilità si
le
singole varianti
dimostra, a questo proposito,
esempi chiaramente impostata (anche
al
punto
la
di vista
tipografico) per esporre le formule convenzionali adottate, di cui
si
Bianca Maria
86
riporta, in questa sede, solo
.
.
in interlinea;
.
Rif
qualche esempio. Sono parole chiave del
tipo: in interlinea su; in interlinea
nel rigo e poi
Da
su ... a sua volta in interlinea su;
segue
.
.
.
e poi
.
.
a pie pagina su, che non solo segnalano vari
varianti,
ma
indicano anche l'ordine e
la
.
in interlinea; rifatti
aggiunte e di
tipi di
successione diacronica delle
varie stesure. Altre indicazioni sono per sé eloquentemente allusive
ad interventi
di carattere grafico,
la serie di
come ad esempio:
cassato, sotto-
mentre con l'espressione lettura incerta termina
lineato, sott. tratt.,
queste esemplificazioni di indubbia efficacia pratica.
Completano l'edizione
le
segnalazioni in "Appendice" degli inter-
venti e delle annotazioni autografe sul testo latino in
di altri tipi di interventi, quali
Vili. 1-2) e
i
in
L^^ e
i
capoversi non rientrati e rientrati in M^.
L'ordinamento intemo del terzo volume degli
rali, edito nel
L^^ e
versi segnati in M"* (Montpellier 59.
1984 a cura
di
Scritti politici
Clemente Mazzotta (quinto però
e mo-
nell'or-
dine del piano programmatico dell'edizione nazionale), che raccoglie
la
produzione "satirica"
dell'Alfieri, si articola in tre sezioni, dedi-
cate rispettivamente all'edizione critica éoìV Esquisse
du Jugement
Universel e delle Lettres à un Sansguignon
la
quella della Satire,
ne" a\V Esquisse
ne che fornì
viaggi,
in
il
al
sofferma a puntualizzare l'occasio-
lo studioso si
dandy settecentesco,
prove legate
alle
persone"
alla Société
ta nell'autografo
(p. XII).
fra
il
Una
il
ridicolo
parte soltanto di siffatte
des Sansguignon è giunta a noi, documenta-
Laurenziano Alfieri
dicembre 1773 e
la
5,
testimone unico, forse, delle
composte, come dimostra
più importanti pièces satiriche,
il
Mazzot-
seconda metà dell'anno seguente, e
formale rispetto dell'anonimato, nel corso delle esclusive
riunioni di piazza
tere in francese,
San Carlo: V Esquisse du Jugement e
"che
si
fingono indirizzate a un
partial" (p. XIII). L'attenzione dell'editore
usata dall'Alfieri
—lontano
—dialogo
neW Esquisse
ma già
nel tempo,
le
membro
due
let-
effettivo
Modeste Simplicien e Véridique Im-
della società dagli aspiranti soci
no
'illuminato' dai recenti
destro di cimentarsi in composizioni satiriche, agevolato
cose che
lette, nel
seconda a
Neir"Introduzio-
questo dalla sua inclinazione naturale "all'appiccicare
sì alle
ta,
prima,
Misogallo (202).
la terza al
nobile
la
venato
di
si
tra
focalizza sulla lingua
lucianesco e volteria-
prodromi, di implicazioni
linguistiche e contenutistiche, e di cifre stilistiche che saranno for-
mula e connotazione
specifica di "quel singolare impasto di torbidi
umori
atrabiliari"
che è
il
87
(1982-1984)
Rassi'f^na alfieriana
Miso^allo.
Del solo testimone laurcnziano (l'assetto del quale niente accerta
sia
conforme, nell'ordine
tore)
il
in cui ci e
Mazzetta fornisce
descrizione (da valutarsi
la
descriptae dall'unico autografo
testi" (p.
si
come
infatti
stampe: pietroburghese del 1912
le
e napoletana del 1914); illustra poi
questo caso,
pervenuto, alla volontà dell'au-
le
modalità
di edizione, che, in
limitano alla "fedele riproduzione interpretativa dei
XVIII), ed offre chiarimenti relativi
confezione dei due
ai criteri adottati nella
settori in cui è distinto l'apparato critico:
uno
adibito alle varianti del manoscritto, l'altro alle lezioni rifiutate o
modificate nel corso della revisione editoriale.
Maggiori
difficoltà invece
sono
state affrontate nella trascrizione
del francese, chiaramente, per Alfieri, lingua acquisita, di conversa-
zione familiare, appresa oralmente e senza l'aiuto di grammatiche,
lingua che pertanto, nello scritto,
tografiche ed accentative.
A
si
traduce in vistose incertezze or-
—come
questo proposito
per l'edizione degli Appunti di lingua e letterari
già Sterpos
— Mazzotta
ritie-
ne opportuno "orientarsi verso una prudente formula conservativa"
(p.
CXXI) riducendo
gli interventi ai casi indispensabili, elencati
tualmente nel capitolo dedicato
ai criteri di trascrizione (pp.
pun-
CXX-
CXXVIII).
Dando sfogo
al
suo temperamento graffiante. Alfieri
si
cimentò,
sulla scia delle letture di Persio e Giovenale, appassionatamente fre-
quentati nel periodo senese (1777), in altre tematiche satiriche e, se-
gnatamente,
in
quella pariniana del cicisbeismo, intitolando Nobili,
e Galanteismo la sua prima prova in capitoli ternari, prova rivelatasi
peraltro subito tanto deludente da indurlo a rinunciare
progetto,
il
della sua edizione dei
9, si
al
primitivo
cui piano programmatico, annotato sui fogli di guardia
due poeti
latini:
l'attuale Laur. Alfieri post.
estendeva a comprendere ben dodici tracce
delle Satire, ripreso con
il
di temi.
Il
lavoro
Cavalier Servente Veterano, nel castello
alsaziano di Martinsbourg, dopo essere stato disatteso per nove anni,
soppiantato dalle tragedie, acquisita forma e spessore
in
concomi-
tanza di rinnovati interessi del poeta per una tematica implicante un
progetto destinato, per gli eventi sopravvenuti e per suo manifesto
desiderio, ad assumere aspetto definitivo solo
Rinunciando
infatti
dopo
la
sua morte.
alla pubblicazione delle sue ultime opere {Mi-
sogallo compreso), delegava nelle Ultime volontà
.
.
.
esposte e rac-
—
Bianca Maria
88
comandate,
alla contessa
discrezione,
te celata ai
il
D 'Albany,
Da
Rif
compito
il
di stampare, a
sua
testo delle Satire, la cui lettura aveva accuratamen-
contemporanei,
sembra, della Stolberg, del
ali 'infuori,
Caluso (ma non prima del 1802) e
dal 1804 al 1806, collaborerà, con la
François Xavier Fabre che,
di
D 'Albany,
princeps stampata a Firenze, da Guglielmo
Londra 1804.
Della complessa gestazione
alla
Piatti,
delle Satire, che
cura ddVeditio
con
vede
la falsa data
Alfieri
impe-
gnato prima a Parigi e poi ancora a Firenze, per un lungo arco
di
tempo
(superato solo da quello richiesto per la composizione delle
di un risentito atteggiamento anti-illuministico e
un vieppiù "cupo livore misogallico" (p. XXII) riflesso di una
poetica del genere satirico che trova una sorta di assetto teorico nel
Rime), sull'onda
di
Del Principe e
terzo libro del trattato
delle lettere
lustra, nell "introduzione," la storia delle fasi
le tracce nelle
il
Mazzotta
il-
compositive, scandita
rielaborativi, di cui restano
da riprese, correzioni, intensi interventi
documentate
—
copie di servizio. Del tutto diverse dal
piano originale, le Satire furono ritrascritte, nel loro assetto definitivo, in bella copia, nell'attuale Laur. Alfieri 20 (siglato A), da cui
il
poeta stesso fece esemplare, nel timore che l'opera venisse distrutta
o requisita dagli "aborriti schiavi-cannibali" d'oltralpe (p. XXIV),
tre copie idiografe, ora conservate alla Bibliothèque Municipale di
Montpellier con segnatura 59. VI. BI, 59 VI. BII, 59. VI. C, rispet-
tivamente siglate dal Mazzotta BI, BII e C.
Fornita la descrizione dei dodici manoscritti che, alla luce della
recensio,
co, e
si
sono dimostrati
menzionata l'esistenza
segnalarne
la
mancanza
essere citata è la
— Mazzotta
di
utili
di
alla ricostruzione del testo criti-
numerosissime stampe
ogni valore ecdotico (l'unica
princeps che ricalca
ripercorre,
date e sigle apposte,
la
con vera acribia
come
—ma solo per
di consueto,
infatti
ad
lezione dell'idiografo BII)
filologica, la fitta
trama
di
da Alfieri nelle sue carte, per
dare innanzitutto un'attendibile seriazione alle Satire e procedere poi,
con sicurezza, nell'identificazione della volontà ultima dell'autore.
questa operazione
ti
in
si
A
ostacoli, costitui-
proprio da quel labirinto di reiterati interventi operati dall'Alfieri
tempi diversi,
ma
o attraverso schede
za
frappongono invece non pochi
alla
senza soluzione di continuità, personalmente,
di errata corrige, oltre alla corriva acquiescen-
convinzione, e della superiorità di
A
sugli altri manoscritti,
Rassegna a Ifier lana (19S2-19H4)
e della equivalenza di
A
alla valicata, ipotesi
89
quest'ultima avallata
&à\Vauctoritas di Carducci e di Rodolfo Renier.' Sfatata
ziale
equazione, già messa
sondaggi
e dai primi
in forse dalle
di Branca,'"
moderno
il
Ae
neppure
mente
in
C
alfieriana,
ta e
si
ma
non va ricercata "in
XXXV). Segnatadepositario ùcW ultima lectio
nei tre idiografi" (p.
deve identificare
affermazione
pregiudi-
editore indica che la
via corretta per la ricostruzione critica del testo
nelle stampe,
la
segnalazioni del Mazzatinti
il
codice
quale lo studioso perviene con l'atten-
alla
precisa valutazione crociata dei tre documenti montpellieriani,
non senza scartare l'esame anche
trebbero sembrare parziali,
come
prima
di apporti che, a
po-
vista,
quelli appartenenti ai "primissimi
acerbi tentativi di realizzazione" (p. XXXIII), a primi comiciamenti,
a versi spicciolati
o a sporadici abbozzi prosastici. Di
plice iter ricostruttivo si
non semin
prima delle quali confluisco-
cui è articolato l'apparato critico, nella
no
tale
ha puntuale documentazione nelle fasce
"le varianti, le correzioni e le annotazioni riscontrate nelle varie
copie," nella seconda, in corpo minore, "i rari lapsus d'autore,
quenti innovazioni spurie del copista
e,
le fre-
contraddistinte da un punto
C"
interrogativo, le quattro lezioni dubbie di
(p.
XLVII), procedura
peraltro ulteriormente chiarita nell'utilissimo capitolo "Gli apparati
e le appendici" (pp.
CXXXV-CXXXIX),
in cui
sono incluse pure
due tavole riassuntive, l'una, dei segni convenzionali adottati per
produrre "le particolarità interne dei singoli codici"
l'altra delle
(p.
ri-
CXXXVII),
abbreviazioni delle glosse editoriali ricorrenti con mag-
gior frequenza. Per le Satire non resta che da segnalare ancora
il
re-
CXL-CXLIII), completato da una
"Concordanza dell'ordinamento delle Satire" e r"Appendice" nella
gesto delle cronologia dei
testi (pp.
quale, con lo stesso criterio adottato per
tutti
quei componimenti che
si
il
Misogallo, sono pubblicati
rivelano "irriducibili all'apparato ge-
netico" o che sono "troppo elaborati
al
loro interno" (p.
Nella terza sezione del volume degli Scritti politici e
prendente
il
Misogallo, Mazzetta
gli è usuale, a
composizione,"
sofferma, con
la
precisione che
sottoporre a revisione, nel paragrafo "Cronaca della
le
opinioni espresse dal Renier, che faceva risalire
gennaio 1793 l'idea prima
dei
si
CXXXVIII).
morali, com-
di
al
una raccolta, organicamente disposta,
componimenti misogallici sino ad
tualizza diacronicamente, a partire dal
allora allo stato fluido, e pun-
1789
le
tappe dell'evoluzione
e dell'accrescimento progressivo dell'acido prosimetro. Questi
i
mo-
Da
Bianca Maria
90
Rif
menti fondamentali: nella seconda metà del 1795 Alfieri esemplò la
copia autografa, ora Montpellier 61.1 (siglata A), in cui già prendeva
forma un primo assetto dell'opera, in prosa e in versi; nel 1796, dal 9
giugno al 3 agosto, completò una seconda copia di servizio; l'attuale
Laurenziano Alf. 22 (siglato B), continuamente sottoposto a revisione e ad ampliamento, sino alla decisione irrevocabile, presa nel
1798, con
suo
la
quale rinunciava ad incrementare ulteriormente questo
espressione di odio concentrato contro
libello,
tivato dalle
medesime cause che
lo indussero a
copie idiografe delle Satire, con l'intenzione poi
—
di depositare
lizzata in concreto
amiche
dell'Autore e del
i
francesi.
—mai
le
peraltro rea-
Misogallo "in mani
il
Mo-
commissionare
illibate,
ed
(p. LI), l'Alfieri, rifuggendo, per lo
Vero"
specifico del testo, dall' affidarlo alle stampe, ne fece trascrivere otto
esemplari calligrafici, siglandoli con lettere dell'alfabeto" e ricono-
scendo ciascuno
Per reagire però alla notizia infausta della
di essi.
stampa, effettuata a Parigi, contro
la
sua volontà nel 1799 da Gio-
vanni Claudio Molini, delle Rime, étXV Etruria vendicata, dei
Del Principe e
trattati
delle lettere e Della Tirannide, Alfieri fece pubblicare,
anonima, un'antologia ridotta di
testi
misogallici, intitolata Contrav-
veleno Poetico per la Pestilenza corrente, che, annota in una lettera
al
Caluso del 3 e 4 febbraio 1800, è
non a
quelli
che non han preso
il
tale
"da non poter piacere se
veleno prima"
(p.
LUI).
a differenza delle Satire, fece circolare estratti ed
Ma,
plari completi del
fra gli
amici più
fidati,
nondimeno ap-
loro curiose clausole restrittive sia per la durata del prestito,
ponendo
sia per
Misogallo
anche esem-
un'eventuale diffusione del libello in un'ulteriore cerchia di
amicizie.
La prima stampa,
invece, del pamphlet vide la luce
—
pro-
prio grazie alle cure ed alle precauzioni con cui Alfieri conservò
presso di
sé, a Firenze, nel
palazzo Gianfigliazzi,
soltanto nel 1814, con la falsa data
dopo
la
sua morte.
Presentando
i
ciolata,
ci
(p.
...
il
il
to la
documenti con apporti misogallici
i
secondo "antichi e
e prosastici
il
Londra 1799, parecchi anni cioè
dell'indagine per la ricostruzione del testo,
risultati
primo raggruppa carte
LXXXIX),
—
'^
Mazzotta distingue
settori:
tutti gli originali
.
terzo
.
i
.
e
i
di appunti,
minute e versi
in quattro
alla spic-
distinti collettori dei materiali poeti-
depositari di trascrizioni occasionali"
testimoni delle tre fasi compositive,
stampa cp {Contravveleno Poetico) ed
il
il
quar-
manoscritto conservato
—
Rassegna alfieriana (1982-1984)
ad Asti, Centro Nazionale
91
contrassegnato
di Studi Alfieriani, cart. 3,
a, seriori rispetto all'intera serie siglata.
Il
censimento dei testimoni, a fronte dei quattro codici presi
esame
dal precedente editore,
nessun rilievo
scritti (di
grafi noti),
le
il
stampe, invece,
che pongono allo studioso non pochi problemi,
parte dei quali originata dalla difficoltà, se
lità di
tutte riconducibili
discemere
non
la
in
mano-
Renier, allinea più di venti
ad anti-
maggior
talora dall'impossibi-
gli interventi correttori dell'autore dalle
innovazioni
indebite del copista, caso particolarmente evidente per l'ultimo idio-
grafo misogallico:
(siglato F), la
il
codice 59. XI. F della Biblioteca di Montpellier
cui situazione è ulteriormente aggravata, in
rimediabile, dal fatto che
i
curatori della
stampa
Firenze nel 1814, con falsa data Londra 1800
Piatti
modo
ir-
— impressa a
intervennero diret-
tamente sulle carte del manoscritto, confondendo così
le
correzioni
autentiche dell'Alfieri con le loro, apposte su rasura.
A
la
complicare
operazioni per
le
la restituzione del testo sta
poi
CU, CHI, DI e DII, testimoni della
la cui mancanza interrompe la cache sono lo specifico di questo Work
perdita dei quattro originali
forma intermedia della tradizione,
tena diacronica delle varianti
in
Progress.
L'Alfieri infatti,
nel lavoro
copia
la
come
come dimostra Mazzotta, sembra
per
le Satire,
eleggendo "a modello
copia composta e corretta più di recente"
vedendo
aver proceduto
(p.
di
ogni nuova
XCVIII), prov-
successive revisioni e integrazioni degli esem-
in seguito a
plari approntati dal segretario, sia
a parte, sia di persona,
V impasse comportata
con
le
con appositi errata corrige
dall' idiografo F, e in
CU, l'editore propone, per
mento alla lezione presente
stilati
consuete e ben note procedure. Data
la
nel
assenza dell'esemplare
ricostruzione del testo, di far riferi-
primo idografo CI (Firenze, Biblio-
teca Nazionale Centrale, N.A.88), con l'avvertenza di collazionarlo
attentamente con
B
per eliminare
le
mende, e con
i
codici seriori,
allorquando siano portatori di varianti sicuramente o probabilmente
d'autore.
Prescelto
dunque CI
manoscritto-base, Mazzotta
a
si
allontana
dalla sua lezione solo in alcuni casi, che raggruppa in sette categorie
di cui descrive la tipologia in distinti paragrafi e,
correda
renziate.
il
testo critico di
Fra
i
un apparato articolato
documenti
infine prodotti in
come
in
per
le Satire,
due fasce
diffe-
"Appendice" sono da
Da
Bianca Maria
92
segnalare
"Componimenti
i
o
rifiutati
M
delle copie del
Con
il
marzo 1800,
raccolti altrove," gli "Elenchi
r"Intenzione dell'autore," e
isogallo,''''
"Patti misogallici" acclusi alla copia
febbraio e
Rif
DI concessa
i
singolari
in lettura, fra
il
Mocenni.
a Teresa Regoli
MaXXXVIII volume
l'edizione critica delle traduzioni di Terenzio, allestita da
Masoero (203) è completato, nel 1984,
deW opera omnia di Alfieri. Rinviando, per la
riarosa
il
varie edizioni delle
opere di Terenzio presenti nella libreria alfieriana,
neir"Introduzione" generale
curatrice
si
alle notizie fornite
primo volume delle
al
occupa, nella Nota anteposta
traduzioni,'^ la
ai testi, della
descrizione
dei manoscritti che conservano la traduzione delle seguenti opere del
Eunuco, Aspreggia se
teatro terenziano: Andria,
mione, Ecira:
si tratta
stesso, Adelfi,
For-
del Laurenziano Alfieri 33 e del 59. IX.
1-6
della Bibliothèque Municipale di Montpellier.
Il
primo, siglato L^^, è un testo dell'edizione Publii Terentii Afri,
Comoediae,
MDCCLXXII,
Birminghamiae,
adibiti alla traduzione
stati
Johannis
typis
cui margini laterali esterni,
i
come
una nota
italiana;
Baskerville,
d'abitudine, sono
di
possesso, datata
Lx)ndra 1784, è vergata sul foglio anteriore di guardia.
traduzione invece—
lo si
apprende dagli appunti autografi
lungò dal 22 giugno 1790
concomitante traduzione
gnala
gli errori
10 ottobre 1793,
al
ôdV Eneide.
la.
in alternanza
Nella "Nota"
i
si
pro-
con
la
la curatrice se-
che ricorre altrettanto frequentemente
nell'altra
versi della traduzione posti in rilievo da Alfieri
un segno convenzionale a penna a forma
ce"
lavoro di
—
compiuti da Alfieri nella numerazione dei versi del
testo italiano (svista
copia) e riporta
II
L'"Appendice" Ib è
annotazioni autografe
di croce,
riservata all'elenco
con
neir"Appendi-
completo delle varie
ai versi latini.
L'altro manoscritto è la copia per la stampa, esemplata dal segretario Tassi, rivista dall'Alfieri che, in particolare,
punteggiatura, e contrassegna
i
con l'usuale segno a croce. Di
una linea e una croce, sono
versi coincidenti
tali
versi e di
corregge accenti e
con
altri,
quelli di
L^^
evidenziati con
dati accurati elenchi nell '"Appendice"
Ila.
I
criteri adottati nella
compilazione dell'apparato critico
mano a quelli già illustrati
Da segnalare inoltre l'accorgimento
a proposito della traduzione
numero ad esponente
le didascalie,
si
unifor-
ócW Eneide.
consistente nell' indicare con un
per
le
quali è stato convenzionai-
—
Rassegna alfieriana (1982-1984)
mente adottato
corpo tipografico usato negli ultimi volumi
lo stesso
Completa
di teatro.
nota introduttiva una nutrita serie di esemplifi-
la
cazioni delle formule ideate per facilitare
la lettura e la
comprensione,
apparato critico, degli interventi alficriani negli autogra-
a livello di
avuta occasione di esprimere un
sull'utilità delle quali si è già
fi,
93
giudizio favorevole.
Passando
mente,
alle edizioni di singoli scritti dell'Alfieri e successiva-
va indicata,
alle riedizioni,
da Vittorio Alfieri a
26 novembre 1799,
il
modo
25 novembre
due
parti
l'Alfieri infatti
la terza,
mentre
—ciascuna
può essere
di
letta nella
del possessore del
il
come appunto sembrava
deve
lettera
completò
suo curioso destino
il
prima
la
il
lacerto,
il
delle
in
—solo ora
la
Andrea Gandolfo, che,
dott.
la
pubblicazione, ha reso
prime pagine conservate
Gentro Nazionale
Roberta Turchi segnala
lezione Tognetti:
Smembrata
sua fisionomia originale, grazie alla liberalità
secondo
il
(il
seconda pagi-
conseguenza con una sorte diversa
completamento
12 busta 6) presso
e la
quarta rimaneva bianca).
la
mettendolo a disposizione del Garetti per
possibile
si at-
—
essere stata scritta in due tempi su di un foglio doppio
al fatto di
26
che ovviamente
écW Epistolario della
Tommaso Valperga di Caluso
incompleto,
La
potersi dedurre dal contesto.
il
pubblicazione
cui testo finora era noto attraverso un'esigua
tradizione a stampa, e in
na,
la
due volumi
tiene ai criteri adottati nei primi
lettera inviata
primo luogo,
in
Lanfranco Garetti (79)
integrale, ad opera di
(cartella
di Studi Alfieriani di Asti.
presenza (194), nel cartone
I
della col-
Notizie e scritti riguardanti Francesco Albergati
Capacelli, conservato presso
la
Comunale dell'Archigin(mm. 372x260) contenente la
comica in Italia, scritto, come
Biblioteca
nasio di Bologna, di un foglio volante
prima redazione del Parere sull'arte
la
studiosa dimostra, di
mano
di
Gaetano Polidori
e corretto, in
secondo momento, con inchiostro e con interventi a penna
un
diversi,
troppo esigui però per poter essere ricondotti fondatamente all'Alfieri.
Si tratta della copia del Parere inviata
Francesco Albergati Gapacelli, opera che,
riana, viene a collocarsi
"come
lo scritto
in
il
12 agosto 1785 a
ordine alla poetica
alfie-
conclusivo di una premessa
intorno al genere tragico e alle proprie tragedie" (p. 275).
Il
raffronto operato dalla Turchi su alcune varianti fra
lidori e quello
I
stampato nel 1787
volume dell'edizione Didot
e pubblicato
(raffronto che
il
testo Po-
però nel 1789, nel
non vuole ambire
—
sot-
Bianca Maria
94
tolinea la studiosa
—
che, della stessa, ha
Da
Rif
un'edizione
ai risultati definitivi di
il
critica,
ma
rigore filologico dell'impostazione), fa emer-
Questo evidenzia
gere l'accurato lavoro alfieriano di revisione.
la
volontà dell'Alfieri di procedere (puntualizzando lemmi plurisigni-
riducendo ripetizioni e pleonasmi, potenziando concetti) in
ficanti,
direzione di una stringatezza espressiva, irrinunciabile nel contesto
di
critico mirante a sottolineare
un discorso
1'
"eccellenza" degli
scritti tragici.
L'attualità di
to
un tema come quello dibattuto da Alfieri nel
Del Principe e
delle lettere
non è estranea
alle
tratta-
motivazioni della
recente edizione (data infatti 1983), proposta e curata da Giorgio
Barberi Squarotti (Milano, Serra e Riva) (114).
I
volume dell'edizione
Il
testo è quello del
astese degli Scritti politici e morali, a cura di
Pietro Cazzani, del 1951, rispetto al quale
il
moderno
editore inter-
viene, adeguando punteggiatura e grafia alle normative oggi in uso.
Anche nelF "Introduzione" Barberi
Squarotti offre una lettura attua-
lizzante della griglia tematica sviluppata, nel
suo
trattato,
precursore dell'idea, da qualche tempo di moda, "che
da scriversi come storia degli
letteratura sia
rapporto con
il
potere"
che fu
(p. IX),
Nel contesto
"sociologo della co-
noscenza" {ibidem), quale appunto dovette apparire
che vedeva
a rivelare
il
di tale
ultimo esempio
illustre,
di intellettuale libero, nell'aspetto primario di
Alfieri,
la storia della
intellettuali e del loro
l'Alfieri.
direzione critica è presentato Machiavelli,
da quel
inoltre, nei suoi scritti, realizzato
agli occhi dell'
un modello
atto
risvolto mistificatorio e negativo, che inevitabilmente
fi-
nisce per assumere ogni rapporto di alleanza fra letterato e potere
politico.
via via
i
Attorno a questa problematica lo studioso viene segnalando
punti più salienti della concezione alfieriana, segnatamente la
funzione essenziale e precipua della letteratura, l'atteggiamento che
il
principe avveduto deve tenere nei confronti degli intellettuali, ed
infine
delle
il
ruolo rivestito dagli intellettuali stessi nel complesso gioco
committenze e delle protezioni.
lato che, per
il
di evidenziare
A
questo proposito va segna-
termine "intellettuali," Barberi Squarotti non manca
come
Alfieri lo connotasse di
un'ampiezza semantica
superiore all'odierna concezione, piuttosto restrittiva, usandolo infatti
per designare "gli scrittori e
i
letterati in
genere,
scultori, architetti, musicisti, scienziati, tecnici "(p.
si
ma
anche
XIV).
Il
pittori,
curatore
sofferma inoltre a chiarire quale importanza Alfieri attribuisse
alla
95
Rassegna alfieriana (1982-1984)
parola stampata, privilegiata per T immediatezza delle sue possibilità
ogni sua forma, vuoi
vuoi filosofica o
comunicative,
in
storiografica o
politica, rispetto alle altre manifestcìzioni artistiche.
Di conseguenza,
questo
in
trattato,
letteraria,
ad essere celebrata è
riorità intellettuale dello scrittore che, se
la
supe-
svincolato dalla protezione
dei principi, se disobbligato da implicazioni di osservanza politica,
se
immune da
seduzioni di premi o di aiuti economici, se, in una
parola è libero, è unico depositario e maestro di verità e di moralità.
Alfieri, nel corso della storia letteraria, è riuscito
Solo
drare e a trattare in
nella varietà delle
modo
così completo
D'Annunzio), nel corso dei
Pascoli,
zioni della poesia ...
del mito
(Omero
rapporto scrittore-potere,
numerose implicazioni ad esso
ma
sottese, limitando-
menziona Foscolo, Leopardi,
poeti (e qui Bàrberi Squarotti
si altri
il
ad inqua-
rispettivi interventi, a "celebra-
condotte in
modo autonomo,
nei "Sepolcri") o dell'allegoria" (p.
e nelle
forme
XXVII).
Nella collana Grande Universale Mursia è iniziata, nel 1983, con
la Vita a
cura di Vittore Branca (116)
alfieriane. In questa edizione
zione
—
è adottato
il
—
pubblicazione di varie opere
la
di pratica lettura e di facile consulta-
da Luigi Passò nel
testo critico curato
I
volume
dell'edizione astese (1951), nel quale sono state apportate le correzioni delle
mende
indicate da V.
Branca
in Lettere italiane,
XVI, 1964.
Air"Introduzione" segue un sintetico e chiaro profilo biografico
datto cronologicamente, completato da
il
una nota
re-
bibliografica, che fa
punto sulle pubblicazioni del Centro Nazionale
di Studi Alfieriani
di Asti e sui contributi più qualificati della critica contemporanea.
Neir"Introduzione,"''* affrontando diacronicamente e da angolature diverse
il
complesso
ritratto d'artista
ciare nelle pagine della Vita, Vittore
che
di sé Alfieri volle trac-
Branca indica, con suggestiva
analisi, le caratteristiche peculiari di questa
"prodigiosa e folgorante
autobiografia" (p. 5). Opera originale e inusitata per
gramma
nel
di appunti e
un unicum
fiche,
panorama
quanto
superandone
i
e pro-
culturale del Settecento, particolarmente ricco
documenti memorialistici,
in
metodo
si
la Vita di Alfieri
rappresenta
stacca dalle consuete metodologie biogra-
parametri più usuali e scontati, in forza della
sua innovativa concezione.
Essa consiste nel rievocare sentimenti,
passioni, episodi, persone, sullo sfondo di un itinerario psicologico
in cui
confluiscono
le
manifestazioni della cupa solitudine alfieriana,
velata di malinconia saturnina, riflessa negli orrorosi paesaggi toc-
Bianca Maria
96
Da
Rif
suo inquieto vagabondare per l'Europa.
cati nel
composite
fasi della travagliata e
specchiano e ripropongono
la
Parallelamente
assidua rivisitazione letteraria
sofferenza stessa del suo farsi di
le
ri-
uomo
e di artista ricreata, in questo processo inverso di ricostruzione, sulla
base di sicuri punti di riferimento,
costituiti dagli
appunti precisi che
corredano di notazioni psicologiche ogni redazione delle sue opere.
La
più eclatante intuizione di Branca consiste nel ricercare in que-
ste segrete e intime
la
componente
pieghe dell'animo, in questi scavi psicanalitici
onirica,
aprendo l'indagine
finora quasi del tutto inesplorata.
ferenti si
addensano, che
si
È
in
una direzione rimasta
soprattutto nella Vita che
potenziano e
drammatizzano
si
tali re-
gli aspetti
più significativi, affioranti dai recuperi memoriali delle epoche più
lontane, tramite
il
ricorso alle tecniche narrative più disincantate ed
idonee a rendere espressionisticamente (con
gismi e composti, con una
la
coniazione di neolo-
sapiente scelta lessicale
ed una vigilata
attenzione all'aspetto stilistico) la storia "sperimentale" della forma-
zione diegetica di questo personaggio.
L'agile collana Mursia
si
è arricchita poi, nel 1984, di
volume alfieriano, con la riedizione
(201). La presentazione, immutata
del 1971,
trattati,
si
un secondo
del Saul a cura di Ettore Mazzali
rispetto alla precedente edizione
presenta tutt'ora valida per la varietà degli argomenti
propedeutici ad una lettura circostanziata e documentata delle
tragedie alfieriane,
sinteticità,
e, in
primo luogo, ovviamente, del Saul. Con
non meno che con
la
la
chiarezza richieste da un libro indiillustrata la psicologia sensistica
rizzato ad un vasto pubblico, viene
dell'Alfieri, inquadrata nelle tappe basilari del
suo accanito appren-
distato letterario, puntigliosamente condotto su autori italiani, latini
e greci, nella progressiva conquista di una coscienza critica e istitu-
zionale del lavoro tragico e nelle coordinate infine del suo pensiero
politico.
Dedicato
Saul,
il
all'analisi della struttura, del
fulcro del saggio è arricchito da una bibliografia di base per
l'approccio
al
problema della genesi
di questa tragedia,
da una
sintesi
contemporanee
all'Alfie-
e da una traccia sinottica, atto per atto, dei principali
momenti
cronologica delle rappresentazioni
ri
ritmo e del linguaggio del
teatrali
d'azione.
Manca
però, nella
"Nota
dente edizione, chiariva che
al testo,"
il
l'indicazione che, nella prece-
testo riprodotto era
esemplato "sull'edi-
97
Rassegna alfieriana (19H2-19H4)
zionc Mondadori
come non
si
fa
.
.
.
che
a
sua volta riproduce
il
menzione dell'edizione nazionale
utilità si rivela la
culturali, politici e storici.
menti esplicativi,
(p. 22),
i
coevi avvenimenti
testo del Saul, dotato di note e
II
com-
da due "Appendici" contenenti,
e corredato infine
prima, un profilo bibliografico della critica relativa alla tragedie
primo apparire ad oggi (con un'integrazione ag-
alfieriane dal loro
giornativa per
il
decennio 1970-81),
A metà
recupero
tra biografia e
una rassegna
l'altra
antologizzati brani di critica dal Parini
alfieriani presentato
sono
in cui
ai nostri giorni.
di inediti,
ricorderemo
di spigolature di piccoli testi e di redazioni inedite di
ti
Didot"
tavola cronologica, che sinteticamente illustra vita
e opere dell' Alfieri, mettendole a raffronto con
la
testo
del 19X2. Di grande
il
manipolo
componimen-
da Filippo Di Benedetto come frutto
di
una
sistematica ricognizione dei manoscritti conservati nelle biblioteche
fiorentine, in
uno studio (144)
vengono
in cui
a fornire lo spunto per
sei note curiose su abitudini insospettate dell'Alfieri.
di dettato e vivacità d'intuizione lo studioso chiarisce,
sottili
avvalendosi
procedimenti dimostrativi, l'appartenenza all'Alfieri della
duzione
in latino di
con un'operazione scherzosamen-
inoltre,
definibile di "microdeduzione,"
Troppo
tardi
però per offrire
tezza di non essere
di
tra-
un epigramma causticamente rivolto ad Angelo
Maria D'Elei, precisando
te
Con eleganza
lui la
anche
la
data di tale esercizio.
segretario Gaetano Polidori
al
la cer-
vittima del distico così pungente, che tanto
risentimento gli causò, a torto, nei confronti dell'Alfieri.
I
sonetti inclusi nei
due
trattati
momento
diverso dalle prose.
Della Tirannide e Del Principe
come dimostra
e delle lettere furono composti,
A
Io studioso,
un
in
questo proposito Di Benedetto se-
gnala un particolare finora non rilevato, consistente nel fatto che
tali
sonetti erano originariamente destinati a far parte del corpus delle
Rime, come
si
desume
dalle carte del manoscritto Laur. Alfieri 13,
in cui risultano "contrassegnati
dica
la
furono
posizione rispetto agli
inseriti nei trattati,
solo in un secondo
per
con un numero d'ordine che ne
altri" (p. 54).
la
Ne consegue
in-
perciò che
loro idoneità tematica e ideologica,
momento, ed
in
seguito ad un attento processo
di revisione, di cui lo studiso ricostruisce le tappe,
riassumendole
in
prospetti ordinati cronologicamente.
Per La virtù sconosciuta
poraneamente
al
dialogo,
i
sonetti invece furono
come
attesta
il
composti contem-
primo abbozzo nel Laur.
Da
Bianca Maria
98
Alfieri 6, fra
il
settembre 1784 e
il
Rif
gennaio 1785. Anch'essi sono
manoscritto Laur. Alfieri 13, destinati evidentemen-
però
inseriti nel
te al
corpus delle Rime. Nella ricostruzione del processo formativo
dell'opera,
Di Benedetto propone
i
risultati del
zione "primitiva dell'abbozzo, quella
confronto con
— —non ancora
la reda-
modificata
cioè
dagli interventi nell'interlinee, che poi saranno, quasi sempre, definitivi" (p. 58).
Nella nota 3 Di Benedetto corregge
Francesco Maggini attribuendo
no alcune rime giovanili
al
Padre Paolo Paciaudi
Tana
la cui grafia è
il
lapsus in cui era incorso
osservazioni anonime che correda-
dell'Alfieri nel manoscritto Laur. Alfieri 13
(la cui scrittura è
medesimo
in altri luoghi del
le
ampiamente documentata
manoscritto), anziché
conte Agostino
al
invece attestata nel ms. Laur. Alfieri
Brevi, interessanti,
altri rilievi
2.
riguardano questioni di
stile e di
grafia, con particolare attenzione alla reduplicazione degli aggettivi
ed
degeminazione delle consonanti. Per concludere, Di Benedet-
alla
to offre altre
singolare
due schede:
nome
la
prima propone un'ipotesi esegetica del
arcadico dell' astigiano: Filaerio Eratrostrico,
una congettura sull'origine del motto araldico
l'altra
che fregia lo
latino
stemma della famiglia Alfieri.
La segnalazione offerta da Roberto Marchetti (167)
del ritrova-
mento, nella biblioteca privata della famiglia Ferrerò Ventimiglia
Torino, del manoscritto contenente
della Tirannide e del Panegirico,
le
di
redazioni inedite del Principe,
lungamente cercate dal Mazzatinti
e dal Cazzani, è stata registrata nella precedente "Rassegna alfieria-
na" curata da Guido Santato,
Annali
alle pp.
184-185 del
III
Com'è consuetudine
degli
dell'edizione promossa dal Centro Nazionale
accanto all'edi-
di Studi Alfieriani, ogni testo dell'astigiano prevede,
zione
volume
alfieriani.
critica,
ampie indagini preliminari;
è di queste
ragione, iniziando da quella di Emilio Bogani
che diamo qui
che, nel
(1983) degli Studi di Filologia italiana, presenta
volume XLI
l'esito della
sua
lunga, accurata indagine su "La raccolta delle rime alfieriane nel
manoscritto 13 della Biblioteca Laurenziana," che costituisce
voro preparatorio
alla
nuova edizione
critica delle
Rime
il
la-
affidatagli
dal Centro di Studi di Filologia italiana presso l'Accademia della
Crusca, in accordo con
ta a sostituire la
il
Centro
di Studi Alfieriani di Asti, destina-
precedente, curata nel 1954 da Francesco Maggini
Rassegna alfieriana
(1 982- J 984)
99
(128).
L'analisi del manoscritto Laur.
to
come momento primario
Alfieri
della recensio,
zione delle Rime, esso "rappresenta
testimone"
13 s'impone innanzitut-
(p. 95), oltre a rendersi
della
mancanza
retta,
essendo consultabile solo
il
quanto, per
in
la
se-
più importante e travagliato
indispensabile in considerazione
una descrizione esauriente e filologicamente cor-
di
in dattiloscritto
gliata del codice: quella cioè approntata
Tunica scheda detta-
da Filippo Di Benedetto per
collaboratori del Centro astese, mentre altre descrizioni non sono
i
fruibili,
critica.
o perche
Bogani
do però, per
o perché insoddisfacenti per un'edizione
parziali,
offre un'accurata descrizione del codice (rimandan-
ulteriori precisazioni, ai
prossimi contributi), a partire
—come
dalla composita struttura dei fascicoli (con l'aiuto
di avvertire
—
si
premura
della precedente scheda del Di Benedetto), fornendo
informazioni che vanno ben oltre quelle reperibili nella scheda di
restauro e nel Catalogo manoscritto del
L'esame
ziana.
Fondo
Alfieri della
Lauren-
estende poi all'accertamento delle numerazioni,
si
che risultano essere quattro, ben differenziate
disposizione dei fascicoli delle
complessa sovrapposizione
fra loro,
Rime, che rappresenta
ed all'attuale
l'esito di
una
di interventi scrittori, la cui ricostruzione
diacronica, pur tenendo conto dei segni di rinvio apposti dall'Alfieri,
non è esente da
Ampio
difficoltà.
spazio è riservato alla prima parte delle
sivamente, con
gli stessi criteri, alla
Rime
seconda parte
—
—
in
e succes-
merito alle
quali lo studioso presenta, carta per carta, la trascrizione dei sonetti
e degli altri
componimenti,
la
loro disposizione e le successive
metodo e
le
intenzioni dell'autore nell'assem-
seriazioni, indica
blamento
lasciati
di
il
questo corpus poetico, valutando, ad esempio,
liberi
in vista di ulteriori inserimenti
opere già iniziate,
i
mutamenti
grafiche in corrispondenza del
ogni colonna,
gli
appunti,
i
o
gli
spazi
prosecuzioni di
di
penna
e di inchiostro, le variazioni
numero
dei sonetti da trascrivere in
di
contrassegni e le altre abitudini scrittone
del poeta.
A
conclusione di tale presentazione analitica, di grande
riesce la breve ricapitolazione finale, che riassume
tali,
i
dati
utilità
fondamen-
sintetizza la successione cronologica della disposizione dei
componimenti
(di cui
205
sonetti,
276
55 epigrammi, 14 composizioni
di
vario metro e due motti di un sol verso) raccolti nella prima parte, e
Bianca Maria
100
dei
146
sonetti,
110 epigrammi, 2
Da
Rif
un poemetto, un capitolo,
epigrafi,
un'ode, un distico e un verso singolo, che
compongono
seconda
la
autori: 2 odi e 2 traduzioni latine di altrettante composizioni
(di altri
alfieriane).
Completa l'indagine
ri:
tavola di
la
"Sonetti," "Versi d'altro metro,"
opere
tali
ripartita in tre setto-
"Epigrammi"
(e
analogamente
"Sonetti, 2^ parte," "Versi d'altro metro, 2^ parte," "Epigrammi, 2^
parte"), in cui ogni
componimento, numerato progressivamente, è
corredato da un ricco bagaglio di notizie, consistente nell'indicazio-
ne della seriazione originale, negli incipit secondo
la
prima stesura
(rispettando grafie ed abitudini interpuntive dell'Alfieri), nel riferi-
mento
dell'
alle carte e alle date,
nelle note che interessano lo studio
ordinamento ed infine nel rinvio
alle
moderne
Al
edizioni.
termine lo studioso riporta, nel paragrafo intitolato "Indice dei capoversi," gli incipit di tutte le composizioni rappresentate nelle varie
tavole,
dotando ciascuna di esse delle sigle
numero
testi:
loro pertinente, ed offre in
di
individuazione e del
Appendice l'edizione
di
un'anacreontica, inspiegabilmente non pubblicata dal Maggini,
quattro sonetti e tre
epigrammi che presentano,
neir "Appendice
so all'Alfieri del 4
non
allo studioso,
III," dalla lettera di
marzo 1795,
la
ma-
nella stesura del
noscritto Alfieri 13, redazioni inedite rispetto a quelle già a
e,
nove
Tommaso
stampa
Valperga di Calu-
sezione relativa alle rime, che,
risulta essere stata finora considerata in questa
prospettiva.
Sempre
in
ai
problemi
testuali delle
Rime
si
rivolge
Marco Sterpos
un saggio ove dà conto dei suoi studi preparatori a quella nuova
edizione di cui, dopo quella curata dal Maggini, vieppiù
necessità (189). Nel saggio
introduttivo illustra
adottati per la pubblicazione di
netti,
epigrammi, rime
incerte
una scelta
di vario metro,
o spurie, chiarendo
i
criteri
di rime,
si
sente la
metodologici
radunate
frammenti e versi
in particolare quelli seguiti per
so-
in:
sparsi,
rime
componi-
menti che già figurano nella menzionata edizione del Maggini,
in versione sensibilmente diversa, e per
di riferimento
l'Alfieri
il
testo pubblicato
diede alle stampe"
come
La
(p. 73).
i
quali prende
definitivo, e cioè quello
state così pubblicate
dimostra che
le varianti
che
novità consiste nel fatto che
"le rime che presentano varianti di rilievo rispetto al testo a
sono
ma
"come punto
stampa
anche quando un confronto con l'apparato
erano già presenti, parzialmente o totalmente,
Rassegna alfìcriana (1982-1984)
medesimo"
nell'apparato
Dei
(p. 73).
non pubblicati
testi
101
dal Maggini,
ma
compresi nella terza edi-
zione dell'ormai classico volume di Vittore Branca: Alfieri e la ricer-
ca dello
Sterpos non propone
stile,
"Novella prima,"
in
la riedizione,
eccezion
quanto contenutisticamente affine
fatta
per
la
"Novella
alla
seconda," che non compare invece nell'^Appendice" del Branca. La
questo testo giustifica
difficoltà di lettura di
rispetto alla
prima pubblicazione, risalente
studioso russo
I.I.
Glivenko, e
in
le
al
differenze notevoli
1912, ad opera della
qualche luogo anche nei confronti
della più recente edizione.
Nella classe delle "rime incerte o spurie" sono collocati
ti
tre
i
dubbi: "Dei, che sarà? doppio furor divide"; "Questo è
Roma
in cui
ebbe
la
cuna"; "Regni sconvolti, e Regi a morte
rispettivamente intitolati "Sullo stato d'Italia," "Contro
decimottavo"—per
secolo
il
i
sonet-
giorno,
tratti"
—
Roma," "Al
quali lo studioso dimostra, con prove
a carattere contenutistico e stilistico, l'impossibilità della paternità
alfieriana (dissentendo dall'opinione espressa
"O
madre,
da Aldo Actis Caporavento
parole getti,"
le),'^
unitamente
per
quale giunge alle medesime conclusioni, operando un confronto
il
con
le
all'altro sonetto
al
le
diverse motivazioni esposte, a proposito dello stesso argomen-
una
to, dall'Alfieri, in
lettera indirizzata
appunto a sua madre, datata
11 settembre 1787.
La
costante presenza di Alfieri nella cultura europea è confermata
dal posto riservatogli nella storia della letteratura italiana dal titolo
Précis de littérature italienne, pubblicata in Francia nel 1982
rettore Christian Bec),
che —
sia detto per inciso
—colma
la
(di-
lacuna
di parecchi anni intercorrente dalla data di edizione dei precedenti
manuali;'^ in essa infatti
il
capitolo
XVIII
della
IV
sezione, affidata
a Robert Perroud, è interamente dedicato all'Alfieri (102).
La
trattazione prende avvio dalla constatazione dell'importanza
quasi univoca ed esclusiva, rivestita nel contesto culturale del se-
colo XVIII, dal genere tragico, filone in cui confluivano
le
più alte
aspirazioni dei letterati del secolo, con risultati però scarsamente
rimarchevoli.
scite
sono
la
In tale
Merope
panorama non
di
eclatante, le cui opere più riu-
Scipione Maffei e
il
Serse di Bettinelli, lo
studioso mette in risalto l'apporto innovativo offerto
co
dall'Alfieri, pertanto
du"
(p.
262).
Il
al
genere tragi-
sintomaticamente definito, "un auteur atten-
sintetico profilo biografico che segue è ripartito in
Bianca Maria
102
Da
Rif
momenti: "les années de formation," "les années fécondes," "le
repli et le déclin" e si conclude con una serie di riflessioni dedicate
agli aspetti più rilevanti del suo carattere e del suo temperamento,
tre
classificato,
con singolare abbondanza
"fougueux,
di aggettivazione:
coléreux, passionné, tourmenté, partagé entre des élans enthousiastes
et
des retombées dans une noire
tristesse, le tout
couronné par un
amour-propre sans mesure" (pp. 264-65).
La produzione
di Alfieri analizzata nella successiva sezione
—non
senza tener conto dei più qualificati interventi e delle più recenti posizioni della critica
contemporanea
pensiero politico, presentato
chi costruttivi, limitato
non
—
è inquadrata nel profilo del suo
come speculazione che non
com'è ad una visione
offre sboc-
pessimistica, critica
ma
analitica della storia, influenzato dalle letture di Montesquieu,
Rousseau, Helvétius, Voltaire
stica eroe-tiranno,
È messo poi
e,
per quel che concerne l'idea apori-
da Plutarco.
in risalto
il
fatto
che
la
fortuna arrisa nel Risorgimento
ad un certo filone tragico della produzione dell'astigiano, è paradossalmente ascrivibile all'astoricità ed all'astrazione della sua visione
politica,
che consente quindi
alle
opere in cui
si
riflette,
di essere
caricate di significati e di valenze particolari, del tutto estranee alla
concezione che
le
ha
ispirate. Altrettanto critico è
compilatore di
il
questa storia letteraria nell' indicare allo studioso straniero
di orginalità e
il
risvolto
innovazione attuato nel teatro tragico dall'Alfieri, se-
gnatamente indicato nella
totale abolizione dei cori e dei confidenti,
nella drastica riduzione del
numero
dei personaggi minori, accanto a
quello degli elementi narrativi e spettacolari, comprese
le
manfesta-
zioni d'amore, di contro al largo spazio assegnato ai monologhi, ai
tempi morti e "parfois à des scènes, voire à des actes de pur remplissage"
(p.
267).
Sulla staticità dell'azione così congegnata,
un solo protagonista
di statura grandiosa,
che
è, di solito,
emerge
eponimo
del titolo della tragedia.
Non manca
poi un cenno alla concisione del metro, "dur jusqu'à
en être parfois rocailleux"
(p.
268), aile tematiche più frequentate
e alle figure dei personaggi principali, in cui però
curatore—vana sarebbe
camente determinati.
Il
la ricerca di tratti
paragrafo
si
—suggerisce
il
storicamente o psicologi-
conclude con una riflessione
finale sulla constatazione che, nel teatro odierno, le tragedie alfieria-
ne non sono più rappresentate, forse a causa delle
difficoltà create
Rassegna alficriana (1982-1984)
103
dal linguaggio o dalla concentrazione parossistica dell'azione
matica e dell'orrore, quasi
il
dram-
tragediografo dovesse scontare ora "Ics
excès d'admiration, les louanges presque hagiographiques, dus en
aux circonstances historiques, dont
partie
trop longtemps" (p. 269).
fiche termina
il
Con
la
pendant
a été l'objet
il
menzione
delle opere autobiogra-
capitolo Alfieri, nel cui ambito Io spazio maggiore è
riservato alla Vita. Vi
sono tracciate
le
principali linee d'impostazio-
ne di questo racconto biografico, idealizzato e stilizzato, compilato
non tanto per obbedire ad istanze storiche o a rigorose
docu-
finalità
mentarie, quanto per rispondere ad esigenze più intime e private, dal
momento che Alfieri "raconte sa vie à la fois comme
même et comme, consciemment et inconsciemment, il
(p.
il
la voit lui-
veut
la
voir"
270).
Per quanto riguarda
cominciare da una
rilettura di
Van Neck dedica, da
su singole opere
gli studi particolari
si
può
alcune tragedie. Al Saul Willem Jan
singolari angolature, negli Annali alfieriani,
uno
studio (197) che permette, recuperando letterariamente reazioni del
pubblico e testimonianze di ordine diverso, di rivivere ancora l'emozione suscitata dalle vibranti interpretazioni dell'Alfieri in veste di
passionale attore e protagonista delle proprie opere. L'eco dei suoi
successi è via via registrata, a proposito dell' Antigone, a partire dal
trionfo ottenuto a
Roma
nella recita tenuta
nanzi ad un'illustre platea
.
.
.
20 novembre 1782 "di-
il
nella parte di Creonte" (p. 140).
logamente è poi segnalata l'ammirazione che
Saul
il
all'atto della
sua ammissione,
romani, testimoniata da un documento
terati
come
egli riscosse
pastore, fra gli arcadi
stilato dai
ragguardevoli
che componevano "la numerosa sceltissima udienza"
Pubblicato
il
testo di
due diplomi d'iscrizione,
una dettagliata nota esegetica
al
curioso
nome
Filaerio Eratrostico,
proponendo soluzioni
quelle avanzate nel
medesimo volume, per
Ana-
leggendo
il
let-
(p. 141).
Van Neck dedica
arcadico dell'Alfieri:
interpretative differenti da
lo stesso
argomento, da
Filippo Di Benedetto.'^
Espressioni di sincero entusiastico plauso nei riguardi della potenza espressiva e delle capacità mimiche dell'Alfieri lo studioso
le
indica successivamente in testimonianze di vario genere, quali un
epigramma
.
latino del dottissimo
Raimondo Cunich
S.J., cui Alfie-
era legato da intellettuale amicizia, una "squisita lettera inedita
ri
.
.
indirizzata[gli] dal
suo estimatore Ansano Mocenni, da Siena,
Bianca Maria
104
il
giugno 1795" (pp. 145-146), o
1
Da
Rif
ricordi vivissimi lasciati dal
i
giovane Carmignani, che ebbe ad interpretare negli anni 1793-1795
la parte di
David accanto
impersonante Saul, quando
all'Alfieri
il
tragico riprese la sua attività di attore.
Da
ultimo Van
Neck richiama
l'attenzione su un risvolto affasci-
nante della potenza declamatoria dell'astigiano, costituito dall'ispirazione fornita
al pittore
François Xavier Fabre per
raffigurazione di Saul in un quadro ora al
lier.
A
tal
proposito lo studioso
si
la
Musée Fabre
sofferma a
suggestiva
di
Montpel-
rettificare la data di
composizione del dipinto, 1793, indicata da Carlo
Pellegrini,'^ cor-
reggendola, in base alla data leggibile sulla tela accanto alla firma,
in 1803.
A completare l'indagine sulle testimonianze e le curiosità del Saul
Van Neck propone un
interessante elenco, in ordine cronologico,
delle traduzioni in 13 lingue attestate per questa tragedia, elenco di
cui potenzia ulteriormente l'utilità operando una traslitterazione nei
confronti dell'ortografia delle lingue a carattere non-latino.
Nel brivido raccapricciante che Byron aveva provato assistendo
ad una rappresentazione teatrale della Mirra, da
to, in
una
lettera al
lui
stesso descrit-
suo editore bolognese, come una sensazione di
terrore più che di semplice empatia nei confronti degli attori, Ezio
Raimondi (250) ravvisa una singolare capacità
di percepire la
mo-
dernità del "neoclassico orrifico del linguaggio alfieriano" (p. 432),
modernità che spesso sfugge
re l'Alfieri in
una specie
di
al lettore
rimbombante esametro troncato"
Nella prima scena della Mirra
no
al
odierno, avvezzo "a legge-
temi più attuali
i
gaddiano "strazio senza confessione"
(p.
si
addensano
(ivi).
intor-
433) che tormenta
la
protagonista, prendono forma nei fantasmi che nella notte l'assillano,
nei sogni che le "dan martiro" e
né loco," sogni
terribili,
mai
le
concedono "pace, né
riposo,
che la sceneggiatura, di fatto, non è in grado
di riproporre.
Analogamente
Saul, personaggio murato nel suo silenzio, vive in
una dimensione onirica che
si
realizza nella drammatizzazione del
sogno, nel
momento
in cui
esso rivive in scena, considerabile perciò,
orme
di Fiissli,
come
via esperibile nell'esplorazione dell'indi-
sulle
vidualità e dell'essere. Dalle letture dell'Alfieri, inerenti alla tematica
dell'onirico nel Settecento, l'attenzione del critico
in
si
sposta (passati
rassegna Monti, Verri, Foscolo óelV Ortis) alla prima generazione
Rassegna alficriana (1982-1 984)
ambito della quale propone una ricerca
postalficriana, nclT
tagmi e lopoi dalle tragedie considerate.
complessa trama
del
di sin-
stempera così,
Si
in
una
dimensione oni-
di singolari risvolti analogici, la
personaggi dei Promessi sposi messa a raffronto con quelli
rica dei
Fermo
morali
105
e Lucia, ideale prolusione ad una rilettura delle Operette
e della
Coscienza di Zeno. Con quest'opera termina
l'analisi
che prende l'avvio dall'esame della parola "che scruta se stessa e
propri paralogismi,
proprie simmetrie, le proprie
le
che Raimondi suggerisce come una strada "che
rere, forse per
caso,
sognare forse per trovare
come un nuovo strumento
ombre
i
oniriche,"
potrebbe percor-
si
la realtà" (p.
454)
e, in
ogni
di scoperta e di ricerca nell'indagine
letteraria.
A
a
óoWAntigone, messa
proposito della rappresentazione
Roma
il
20 novembre 1782, nel piccolo
zo dell'ambasciatore
Raimondi
(249),
il
di
Spagna,
in
scena
teatro privato del palaz-
in cui Alfieri
impersonava Creonte,
un
sottolinea, nel saggio "Alfieri 1782:
teatro 'terribile'"
fascino esercitato sul pubblico dalla nota dominante dello
"stile contratto dell'orrore" (p. 74).
In particolare riporta, accanto
ma non meno
ad un accademico e compassato,
positivo consenso
dell'abate Taruffi, l'entusiastico giudizio critico di Alessandro Verri
(espresso nella corrispondenza con
fratello Pietro) sulla teatralità
il
della tragedia alfieriana, all'indomani della recita
dtWAntigone, giu-
dizio confortato dall' aver egli assistito, in precedenza, alla lettura
cinque sue tragedie.
fattagli dallo stesso Alfieri di
trasformazione che
parola e
la
il
dall'autore diventato attore, Verri
drammatico
ria,"
ma
non
si
limita "a descrivere lo stile
della partitura alfieriana nella sua codificazione lettera-
coglie anche
valore teatrale,
"il
scena realizzata dall'attore regista"
Questa problematica
temporaneo
Sorpreso dalla
verso subiscono in teatro, declamati
—
dibattito sul
rileva
la
dinamica vivente della
(p. 79).
Raimondi
melodramma
— non
è estranea al con-
e sul rapporto tra
musica e
poesia, tematiche sviluppate nei saggi filosofici di Matteo Borsa e nel
capitolo "Riflessioni sopra
la
rappresentazione
Emilio Campi, edito a Modena nel 1783
storico
si
Woldomiro o
rivela
conte
si
generale"
appendice
sia la conversion della Russia.
estremamente significativo
Campi
in
in
estende a raffrontare
cese con quella italiana,
in
seno
in
la
alla
quanto
al
di
Paolo
dramma
Tale capitolo
l'analisi attuata dal
tradizione interpretativa fran-
quale sono denunciati
i
difetti
Bianca Maria
106
Da
Rif
della lingua poetica ed illustrati gli accorgimenti necessari per ren-
dere idonea alla recita una scrittura teatrale. In
effetti,
il
parola scritta e quella interpretata ebbe puntualmente
la
mente
—
divario tra
—
e ampia-
a manifestarsi all'atto della stampa delle tragedie alfieriane.
Esso viene esaminato con precisione nella "Risposta dell'Autore"
che ha qui
alla "Lettera di Ranieri de'Calsabigi" dallo stesso Alfieri,
modo
di chiarire le motivazioni dialettiche inteme che fanno prefe-
come momento
rire la recita (intesa
di ascolto e di visualizzazione
gestuale) alla lettura, basandosi sulla recente esperienza della rap-
presentazione romana.
Di conseguenza,
proposta di educare
alla
pubblico "a sentir recitare" affianca, non secondaria,
l'attore, di acquisire
viale,
che punti
delle valenze
il
la necessità
per
una dizione energica, non cantilenante né
tri-
valorizzazione semantica delle parole e alla resa
alla
drammatiche del pensiero, con
tonale della vocalità,
con
le
pause calcolate,
carica impulsiva e
la
o
le reticenze
i
silenzi
allusivi e suggestivi.
Raimondi prosegue identificando
L'analisi di
i
momenti
del testo
che, nelle fasi intermedie della scrittura stratificata
óeWAntigone,
in funzione di un'orchestrazione
drammatica e
sono riorganizzati
una regia dell'enunciato, già proiettato idealmente
di
Del pari enuclea
gli interventi apportati dal
sulla scena.
drammaturgo
sul lessi-
co, sull'andamento distributivo dell' endecasillabo, scandito su di
ritmo franto da un susseguirsi
mile, che
delle voci
si
un
di battute, abbreviate sino all'inverosi-
dilatano invece, a livello scenico, con la forza contrastiva
drammaticamente dialoganti
in
una "sequenza lunga poli-
fonica" pausata dagli "spazi del silenzio," dai "vuoti dell'attesa o del
linguaggio contratto del gesto"
rammenta che
il
ne
deWAntigone
.
.
.
l'utopia di
la letteratura
to di
A conclusione,
(p. 96).
lo studioso
pubblico, che aveva assistito alla rappresentazionel palazzo di Spagna, "aveva
un parlato
irreale
ma
.
.
.
sperimentato
vibrante, costruito attraverso
documen-
e insieme contro di essa" (p. 103), primo
un linguaggio
teatrale antimelodico
capacità di rottura con
che s'imporrà, per
la tradizione, agli scrittori della
la
sua
generazione
postrivoluzionaria.
Sul carattere esemplare di quell'avvenimento di eccezionale im-
portanza nella storia del teatro alfieriano,
si
sofferma anche Francesca
Bonanni in una breve nota intitolata "La rappresentazione
gone
di Alfieri nel Palazzo di
Spagna
di
Roma"
(217).
dcWAnti-
Inquadrata
Rassegna alfieriana (1982- 1 984)
in
primo luogo
la recita
1
della tragedia nell'orizzonte d'attesa creato,
all'epoca, dalla polemica letteraria sul genere teatrale,
sottolinea
propone,
la
in
di appendici, le
studiosa
la
risonanza riscossa da tale rappresentazione ed
una serie
07
e inediti, redatti da coloro che assistettero -dW Antif^onc, a
tezza dei quali aggiunge
merito
in
testimonianze di commenti editi
comple-
formulate dallo stesso Alfieri.
le riflessioni
Nella preoccupazione dominante dell'astigiano, di natura esculsiva-
mente
teatrale nei confronti del testo tragico,
problemi connessi
al
che annovera,
oltre ai
'genere' letterario, anche quelli di ordine or-
ganizzativo (palesemente confermata dall'aver egli anteposto, contro
ogni consuetudine,
un punto
europei
tuali
da
lui
la
prova teatrale
e,
contemporaneamente,
avviata in
stampa),
alla
di contatto del tragediografo
con
la
nucleo pulsore della riforma
il
campo drammaturgico.
Nella Mirra (ma con riscontri anche nel Saul)
Santato (183) individua
dramma, che solo
del
luzione.
Bonanni indica
la
posizione degli intellet-
le
ricerca di
la
coordinate che determinano
nella morte del protagonista
L'analisi evidenzia, quale
Guido
la tragicità
può trovare so-
componente determinante
della
tragicità, la dialettica negativa dei contrari, potenziata dalla retori-
ca delle antitesi che ha luogo nella coscienza dei protagonisti e che
consiste nel conflitto delle passioni e della volontà, nella coesistenza
di
affermazione e negazione, nel
dramma che
ed infine e soprattutto nella tensione che
si
si
scatena nell'intimo,
crea fra silenzio e paro-
quest'ultima affidata, nel recitativo di Mirra, alle leggi retoriche
la,
che governano reticenza e dissimulazione.
Il
conflitto degli opposti
e l'inconfessabile mistero (la parola portando in se la distruzione
dell'ordine morale prestabilito) che tormentano Mirra nella solitudi-
ne del suo isolamento, ne determinano
l'afasia e la
vina
—
spingono
i
silenzi allusivi, le reticenze,
vittima inconsapevole di una vendetta di-
— all'autocensura estrema per una passione
non
una
detta, per
colpa non commessa.
In
un saggio articolato
dimostra che
mezzi
la tragedia,
e fini, quale
si
in
quattro punti Piero Bigongiari (125)
per Alfieri, consiste nella coincidenza di
attua nella catastrofe finale.
Le correzioni
tamente apportate nel passaggio dalla stesura in prosa
moduli
illuministici, alla versificazione
ricerca delle cause sottese all'agire
lità
che vanno
oltre
—che presenta
a
gli esiti della
umano, sono motivate da
una funzione puramente
fit-
— improntata
fina-
sintattica e morfologica,
Bianca Maria
108
Da
Rif
rispondendo invece ad esigenze ritmiche, foniche e musicali. La sofferta valutazione di ogni parola, rileva Bigongiari, si ripropone, per
Alfieri, a livello di meditata
in cui si risolvono
operazione di ricerca dei tempi musicali,
—segnatamente
Mirra
nella
—
coincidenza degli
la
marca
opposti, la solitudine (nelle sottili implicazioni di
trinitaria)
morale
etica, e l'isolamento individuale della protagonista che, at-
tuato
vuoto attorno a
il
tacendo," in se stessa
sé, nel silenzio, definito nella Vita
consuma
Sottoponendo a confronto
di Alfieri,
il
la
propria tragedia.
Brutus volteriano con
Giuseppe Antonio Camerino
come
nide" (132), rileva
"operar
il
Bruto primo
nell'articolo "Libertà e tiran-
l'opera dell'astigiano
ponga
si
in netta e
cosciente contrapposizione con quella del francese, pur trattando lo
stesso
il
tema
e ruotando attorno allo stesso personaggio. Pare anzi che
—
Bruto primo vada collegato
cinanza cronologica oltre che
e lo autorizzano
l'affinità
meditazione sulla tirannide che
ideologica
l'Alfieri
anni e che culmina nell'ST, con
la
ampiamente
—
alla più
andava svolgendo
la vi-
generale
in quegli
redazione definitiva del trattato
omonimo.
Questa
riflessione, a un'attenta analisi, pare prendere le
certi versi proprio dal Bruto,
zione e
come
mosse per
da leggersi "anche come contrapposi-
correzione delle idee sul potere monarchico emergenti
nel Brutus volteriano" (p. 265) e da ambientare all'interno dell'ampio
processo di adesione a idee libertarie che
la trionfante
rivoluzione
americana aveva avviato
in quegli
parrebbe anticipare
qui la cautela è d'obbligo e giustamente
Camerino
—ma
—
vi si attiene
Per altro verso
anni in Europa.
alcuni motivi che, travalicando la posizione
politica espressa nel trattato Della Tirannide, l'Alfieri avrebbe vo-
luto sviluppare in
modo
più organico ed
omogeneo
nel progettato
e mai attuato capitolo Della Repubblica e che sono da ravvisare in
temi quali "l'inconciliabilità
la
tra politica tirannica e idea di patria,
contrapposizione frontale di monarca e popolo,
dino
come
caso
il
garanzia di libertà e di egalitarismo"
271).
al
mancanza, nella prima,
In ogni
di
ogni ac-
motivo amoroso, che invece presiede nella seconda, e nella
—
—
radicale sostituzione dell'idea che nel sovrano
dovuta
(p.
titolo di citta-
netto contrasto fra la tragedia di Alfieri e quella volteriana
è chiaramente avvertibile nella
cenno
il
in
quanto rappresentante della legge
cui l'obbedienza è
e nel patto sociale e
giuridico risiede la legittimazione del potere, con quella che essa è
1
Rassegna aljìcriana
(
1
982- 9H4)
invece di esclusiva pertinenza del popolo che,
eseguire
re e far
leggi.
le
il
costante esempio della
solo con
la
Roma
creazione dei tribuni"
che possa garantire
amor proprio
e di
il
09
deve crea-
di diritto,
Alla radice dell'ideologia alfìeriana resta
naturalmente, oltre all'entusiasmo per
cana,
1
ventata democratica ameri-
la
repubblicana "libera e grande
272), unica forma di governo
(p.
rispetto delle idee di patria
cosmopolitismo, per
netta, inconciliabile antitesi
con
la
i
ed
concetti di
i
quali l'astigiano
pone
si
in
posizione esposta da Voltaire nel
suo Brutus.
In
al
un saggio a
(119) Paola Azzolini
tesi
si
propone
di accostarsi
senso riposto e simbolico dell'ultima tragedia alfìeriana: VAlceste
seconda, che l'autore compose, come attesta l'annotazione autografa
(nel manoscritto Laur. Alf. 7) "pieno tutto di dolce melanconia." In
questa linea di ricerca
li
culturali
che sono
si
alla
colloca anche l'indagine relativa
model-
ai
base del testo e ne costuiscono una sorta
In tale rapporto la Azzolini inquadra anche le
di lontana origine.
motivazioni di quell' "ingrato lavoro dell'apprendimento del greco,
giustificato solo in superficie dal desiderio di
culturale" (p. 379), al
Momento
zione
si
si
colmare una lacuna
dedicò nei suoi ultimi anni.
di per sé essenziale dell'approccio ai classici,
il
primo: quello della traduzione vera e propria,
secondo: quello dell'assimilazione e dell'appropriazione dei temi,
che prende forma poi nella nuova dimensione drammatica
linguistica e stilistica
il
—
—
oltre
che
conferitagli dalla rielaborazione alfieriana: è
caso óeWAlceste prima nei confronti dcWAlceste seconda.
Alle affinità ódVAlceste seconda con
ri
tradu-
la
configura, nella fattispecie nei confronti di Euripide, in due
aspetti determinanti:
il
quale Alfieri
de' Calzabigi per
l'omonima opera
di
il
libretto scritto
Gluck
è dedicato
successivo del saggio, mentre nei seguenti paragrafi
amplia a comprendere anche il
emerge così (completato da analoghi sondaggi per
testo di Euripide.
meto
e Fereo)
con
i
da Ranie-
Il
il
mito
le
il
punto
raffronto
di
si
Alceste
figure di
Ad-
connotati appostigli dalla rivisitazione alfieriana.
Vibrante di umanissimo amore l'eroina, sicura nella sua volontà, affronta la morte:
vede
la
morte generatrice
di vita,
tematica degli opposti placarsi
in
in
questa tragedia che
una dimensione
lirica e
sentimentale.
Sul versante del linguaggio Gian Luigi Beccaria offre importanti
spunti di riflessione in undici schede dedicate a Giovanni Getto
—
—
Bianca Maria
110
una comunanza
in ricordo di
Da
Rif
di interessi
emersa
in
occasione delle
giornate di studio e della recita di Giovampietro del Saul alfieriano,
novembre 1980
nel
redatte in
forma colloquiale e discorsiva (per
riproporsi nelle motivazioni originarie), che impostano, da diverse
angolature, nuove possibilità di riflessione sul linguaggio tragico alfieriano o "del sublime" (207). Incisività è la parola d'ordine scandi-
nota per nota, sin dalle osservazioni
ta,
iniziali,
che
si
adeguano
alla
necessità di fornire le coordinate culturali per la comprensione del
"sublime" nella tragedia
alfieriana, più
risposta univoca all'urgere di
ha
ria
modo
non va
—
a scapito della chiarezza)
di
—comune
E
Così Becca-
definitoria.
concetto di nostalgia determinato
il
peraltro ai poeti suoi contemporar-
tale nostalgia
ne, a sua volta attivata
tutto, a
desiderio di dare una
non poter attingere più a "quel grande
antichi" (p. 423).
stile
sublime degli
diventa presupposto all'emulazio-
anche dall'aspirazione a pervenire, nonostante
quei concetti etemi, a quelle cadenze che solo traducendo-
nell'alto stile tragico,
si
una esigenza
al
di inquadrare nella sensibilità alfieriana (e la sinteticità
dalla consapevolezza
nei
che
potevano essere contrassegnate dal carisma
della classicità.
Giudizi sintetici hanno per oggetto poi
i
testi di Alfieri,
ed ancora
il
le varianti
che affollano
suo scarno e disadorno verseggiare e
la
sua incessante ricerca di quel linguaggio che, soltanto nelle gran-
di
opere del passato
—
formule
ne
—aveva
trovate e sperimentate le
Non di
letteraria" come
di un'incontrastata validità espressiva.
si tratta,
Beccaria
a suo parere
beninteso,
(p.
ma
di "illusione
restauraziola definisce
425), concepita in seno ad una poetica che prevede un
linguaggio puro, assoluto,
non condizionato
dalle
mode
e dal tempo,
ed è questo linguaggio inalterato e inalterabile a garantire, nella sua
essenzialità espressiva, ancor oggi, l'attualità delle tragedie alfieriane.
Sempre
al
campo
tragico
vanno ricondotte alcune esperienze
dell'
Alfieri traduttore: in quest'ottica è da considerarsi un'ideale prefazio-
ne all'edizione critica delle traduzioni di Terenzio
dello studio di Mariarosa
Masoero
il
primo paragrafo
e Claudio Sensi:
Vittorio Alfieri
interprete del teatro classico (242), che ricostruisce con attenzione
i
momenti dell'approccio alfieriano ai testi dell'illustre comico
L'impegno del tradurre, iniziato "così per balocco" "verso il Giugno del 1790"''' sulle pagine àcìVEneide, diventa invece, per l'opera
antico.
1
Rassegna alfieriana (1982-WH4)
430) dovute
chezza con
1
una scelta motivata da "ragioni strumentali e pratiche"
di Terenzio,
(p.
1
il
alla necessità di acquisire, a livello retorico, dimesti-
verso comico. Le difficoltà di ordine formale,
stilistico
e linguistico, che Alfieri ebbe ad affrontare nella multiforme palestra
del teatro terenziano, sono esaminate dai due studiosi che propongo-
no numerosi esempi delle soluzioni via via esemplate dal
Egli dimostra, con
il
traduttore.
procedere delle sperimentazioni, sempre mag-
ócWEcira
gior competenza e disinvoltura, sino alla versione italiana
che "ha
tutte le carte in regola
tura, soprattutto là
dove
psicologica dei personaggi"
que proprio
il
di
(p. 433). Più che
risvolto serio,
particolarissima
commedia
per essere considerata incisiva e ma-
modello classico delinea
il
Ad
dopo
con
lo sforzo ostinato e caparbio
compimento del 45° anno
il
le sole
riferiti
di
questa
di
il
paragrafo successivo,
con cui
età,
momenti più
i
fatica della tradu-
la
Alfieri
si
applicò,
nello studio del greco,
sue forze, senza l'aiuto di maestri.
sono puntualmente
condizione
la
comico è dun-
impegnato e antitradizionale
Eschilo e a Sofocle è destinato
che inquadra
lato
terenziana a far breccia sulla sua natura
tragediografo, rendendogli più congeniale
zione.
il
Di questo tirocinio
significativi e determinanti
nell'acquisizione degli strumenti tecnici appropriati,
le
pause
di ri-
flessione, le improvvise interruzioni nel lavoro, l'evoluzione infine
dal 'privato' al 'pubblico,' culminante nella decisione di dare alle
stampe
le
sue versioni dal greco.
Fra Eschilo e Sofocle è
il
sulla psicologia di Alfieri, in
dramma
quanto
di
Sofocle Filottete a far presa
gli offre,
indicano
"tre fondamentali spunti di meditazione tragica:
fisicamente sulla scena;
il
dramma
della decezione di chi
quello dell'ingannatore suo malgrado"
una
(p.
ne, versione completata, ad avviso della
si
fida e
442). Conclude lo studio
serie di osservazioni sulla traduzione delle
del 1801 su fogli
gli studiosi,
l'eroe che soffre
Masoero
Rane
di Aristofa-
e di Sensi,
non pervenutici, dal momento che
prima
Alfieri trascris-
se direttamente in bella copia questo suo lavoro, dal 18
maggio
al
15 luglio 1801, su un'edizione settecentesca di Aristofane, durante
l'intervallo trascorso fra l'idea e la stesura della Finestrino.
illustrato, nel saggio,
il
comica aristofanesca, improntata ad una concezione
nea
alla mentalità alfieriana.
lemiche,
Viene
confronto non sempre pacifico con l'opera
del tutto estra-
Tale dicotomia giustifica
la stizza del traduttore di fronte alle difficoltà
le
punte po-
o addirittura
Bianca Maria
112
Da
Rif
all'impossibilità, a volte, di rendere in lingua italiana
tute, le
alle postille e alle croci
emerge
la
marginali che testimoniano
sua forza inventiva,
la
il
gamma
studiosi, ancora
una
impronterà, nella
giudizio.
La
che rimane
esempla-
Ma
di
come fanno
è,
sottile di
di variazioni
nell'ambito del linguaggio satirico e caricaturale.
tirocinio la lezione più vitale
suo disagio,
sua capacità originale e
coniare neologismi, modellando una
ri
frizzi, le bat-
i
ambiguità semantiche del testo greco. Purtuttavia, di contro
questo
notare gli
volta, quella inerente al versante tragico,
medesima ambientazione
che
infernale delle scene di
Finestrina, l'ultima opera di Alfieri, la più aristofanesca
della sua vita.
Su
Alfieri traduttore di Sallustio si sofferma
Antonia Mazza,
tandolo tra Manzoni e Leopardi (243) per documentare
tali autori,
com'è consuetudine,
comunque
scolastico o
Alfieri,
al
si
in età giovanile.
limita a profilare,
in
La breve scheda dedicata ad
causa per una qualche analogia
con l'esclusivo supporto delle pagine
della Vita, le tappe della sua consuetudine
Le traduzioni
sallustiane tennero
zione poco omogenea nel tempo,
sentita, dal
con l'opera
impegnato
ma non
1776, anno in cui maturò
1799 quando, revisionando
questo classico, letto da
nel corso del rispettivo apprendistato
chiamato marginalmente
tema,
di
ci-
fortuna 'di
dovute ad una lunga se-
ritorno,' corrispondente a riprese tarde, quasi
dimentazione negli anni, di echi e pagine
la
la
l'Alfieri,
per questo
di Sallustio.
con applica-
meno
intensa e
decisione di tradurlo, sino
le versioni già
al
compiute da Virgilio e da
Terenzio non ritenne necessario riprenderle e ritoccarle, essendone,
evidentemente, soddisfatto.
NOTE DELLA PARTE PRIMA
1
Cfr.
Guido Santato, "Rassegna
3 (1978), 388-410.
III
Id.,
alfìeriana
"Rassegna
(1972-1977)," Lettere italiane,
alfìeriana
(1978^1981)," Annali
XXX,
alfieriani,
(1983), 165-195.
2 Nel volume Vittorio
naco
(Asti:
Casa
Alfieri, Filippo, edizione critica a
cura di Carmine Jan-
d'Alfieri, 1952).
3 Mario Fubini, Dal Muratori al Baretti (Bari, 1968), 240.
4 Copia che
dovere
si
"non completamente fedele perché
rivela
di mettere
un po'd'ordine negli appunti
il
Tassi
si
sente in
di Alfieri" (20).
5 Si tratta tìoiVAminta, della Secchia rapita, della
Gerusalemme
liberata
e
étW Orlando furioso.
6 Mariarosa Masoero
si
è occupata dei libri I-VI, Claudio Sensi dei libri VII-
Rassegna alfier lana (I9H2-19S4)
1
13
XII.
7 Vitilio Masiello,
XXXIX
8 Satire
/
cornua.
"La
falsa libertà:
//
Misuf^allu e
il
suo problema," Bclfafior,
(1984), 253.
di
I
/
Vittorio Alfieri
da
/
Asti/-/.
.
in
.
mains asperrimus
I
Parata
Lt)ndra/MDCCCIV (ma
Horat. Lpod. Od. VI/ \fusello\l
tnllo
lircnze.
1806).
Piatti,
9 Rodolfo Renier,
//
Misoi^allo, le Satire e gli
Epigrammi
edili e inediti (Firenze:
Sansoni, 1884).
10 Vittore Branca, Alfieri e la ricerca dello
stile
(con cinque nuovi studi) (Bolo-
gna: Zanichelli, 1981), 260.
11
Precisamente: CI, CU, CHI, CIV, DI, DII, E, F.
12/// Misogallo I Prose, e Rime
1799,
ma
I ài I
Vittorio Alfieri
/
da Asti
/
[Fuso]
Londra
/
/
edito a Pisa nel 1814 da Sebastiano Nistri.
13 Su questo argomento va segnalato l'importante contributo già offerto dallo
studio di Mariarosa
Masoero
e di Claudio Sensi, in bibliografìa segnalato al
nO 242.
14 Leggibile anche, con qualche variazione, nei "Nuovi Annali della Facoltà di
Magistero dell'Università
15 Aldo Actis Caporale,
di
"Due
Messina, qui
al
rP 131.
sonetti inediti attribuiti a Vittorio Alfieri in
miscellanea piemontese del primo Ottocento," Studi piemontesi, X,
1
una
(1981),
93-99.
16
Come
17 Cfr.
mette
/v7
in
evidenza Franco Suitner nella sua recensione, qui
al
vP (190).
pp. 65-67.
18 Carlo Pellegrini, La contessa d 'Albany e
il
salotto del
Lungarno (Napoli: Edi-
zioni Scientifiche Italiane, 1951), 102.
19 Vittorio Alfieri, Vita scritta da esso, a cura
d'Alfieri, 1951), 286.
di
Luigi Fassò,
I
(Asti:
Casa