Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Transcript
Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Rassegna alfìeriana (1982-1984) Bianca Maria Da Rif PARTE PRIMA L'andamento ti,' irregolare della fortuna alfìeriana, per quanto concerne romantica e ottocentesca, rilevato nelle rassegne preceden- la critica sembra una dimensione accentratrice essersi ora stabilizzato in non marginali né di interessi Parametro fondamentale superfìciali. della fortuna arrisa in questi ultimi anni all'Alfieri è infatti costituito inequivocabilmente dall'attenzione filologica e critica sollecitata dall'edizione, a cura del Centro Nazionale astese, dell'Opera omnia, affiancata, e ne va rilevata l'importanza, dalla ripresa della pubbli- cazione della rivista Annali alfieriani. Hanno visto la luce infatti, nel periodo considerato, le edizioni critiche del Saul, degli ni — nei Appunti di lingua e due volumi àelV Eneide e letterari, delle di Terenzio — Traduzio- volume numerose altre e del terzo degli Scritti politici e morali, oltre alle riedizioni di opere in veste commentata. L'interesse della critica non giori, o quanto meno ritenute collaterali spunto si appunta solo però sulle opere mag- tali, ma con contributi che, sovente, iniziale, e dell'Alfieri e della tuiscono preziosi risvolti utili cura di approfondire aspetti estendono là dello sua produzione letteraria resti- si a ricomporre il al di complesso quadro della sua personalità. Nel corso della presente rassegna to, di esporre, in primo luogo, i si segue risultati delle il criterio, già collauda- pubblicazioni curate dal Centro Nazionale, seguiti dalle notizie sull'edizione o di frammenti di testi, Nel settore dedicato argomenti affrontati, si di piccole completate dalla menzione delle riedizioni. alla critica, così frequentato e vario per gli dà il resoconto dei contributi di maggior levanza, raggruppandoli attorno a nuclei tematici rapportati possibile — opere —ove ri- sia all'ordine cronologico di pubblicazione dei saggi. Angelo Fabrizi cura, con chiarezza e precisione, QUADERNI d'italianistica Volume IX, No. 1, la 1988 "Nota" al testo, Rassegna alfumana (1982-1984) il testo critico e il 11 corredo critico che accompagna la versificazione, nell'edizione critica del Saul (69), frutto di un'assidua collaborazio- ne con Carmine Jannaco, al quale spetta la trascrizione e la cura delle prime tre fasi (idea, stesura, versificazione) e nel cui ricordo si apre pubblicazione la do centenario questo capolavoro alfieriano nel secon- di Con della sua composizione. la medesima attenzione dedicata anche a quei particolari che, pur esulando da un discor- so puramente filologico, convergono a ricostruire nei dettagli Y iter compositivo del Saul, momenti dite in sei il Fabrizi ne illustra redazionali, scan- le fasi basilari (pervenutici integralmente ali 'infuori di parte del quinto, ossia delle penultime bozze di stampa) che, nelF ordinamento intemo di questo XIV volume dell'edizione astese, ri- sultano cosi disposte: testo della tragedia secondo l'edizione Didot, idea, stesura e versificazione, versificazione ed ultime varianti. Nel manoscritto Laurenziano Alfieri 26^, a 30 Marzo 1782," anteposta all'idea, attesta prima redazione della La conti. IT che quella finale e Vita la data "Roma disegno del Saul il come confermeranno prese consistenza appunto in quel mese, sia la e. che il carta 78, recante nel verso l'elenco dei personaggi, dopo serita per sbaglio nella rilegatura l'idea e poi Rendimento — di in- prima della stesura — contiene l'indicazione di due figure che in seguito Alfieri non riterrà opportuno utilizzare tout-court: quelle della Pitonissa e dell'Ombra di Samuel. Quest'ultima comparirà, mirabilmente rielaborata, nelle deliranti allucinazioni di Saul (a.V, se. Ili) nella stesura te (rapidamen- completata dal 2 all'S aprile 1782), mentre nell'idea ancora Saul chiamava maga, esigendo da evocasse l'ombra di Sa- puntuali raffronti fra idea e versificazione (compiuta a Roma la muel, secondo Con dal 3 al 30 che lei gli gli antichi patti. luglio 1782) il Fabrizi illustra le modificazioni via via ap- portate dall'Alfieri in relazione non solo all'ordito della materia, anche alla ricerca lessicale tragico, le edizione segnalati nel manoscritto effettua mirante a da cui risulteranno due rifinire letterariamente in veste definitiva in corsivo. interventi: il il dettato versi, nell'attua- In questa fase di lavoro (attestata Laurenziano Alfieri 28^ tipi di 240 ma alle ce. QH-Hl^), Alfieri primo, contemporaneo o di poco posteriore alla verseggiatura, è costituito da una serie di correzioni a penna, il secondo (indicato con ficazione ultimata, è a lapis e, VA per la nell' apparato critico) a versi- sua importanza, "si configura Da Bianca Maria 78 come una vera e propria revisione" Rif con lettura, scenza del Essa viene operata con (p. 18). segni convenzionali di disapprovazione: le soprallineature, la cui passar del tempo, risulta vieppiù difficile per l'evane- il tratto in matita e calco dall'originale. ad essere così il conseguente problema di discemere il Saul risulterà l'ultima delle tragedie alfieriane Il rivisitata dato che, nelle seguenti, momento il della correzione coinciderà con quello della versificazione. Una successiva fase redazionale, in cui no forma altri 286 160-214 definitiva, è conservata alle ce. versi del manoscritto Laurenziano Alfieri 29^, dettata a Martinsbourg nel 1786 segretario Gaetano Polidori. Di essa assumo- al nuovo Fabrizi indica, scena per il scena, le modifiche effettuate (nel corredo critico distingue con copia Polidori, con P copista e con ziona inoltre PA II lez. le P la correzioni fatte apportare dallo stesso gli esigui interventi autografi dell'autore), le varianti introdotte dal men- Polidori rispetto al testo della versificazione, per le quali avanza, attendibile, l'ipotesi che siano da imputare a dettatura. Alla medesima causa risalgono discrepanze le di ordine grafico che Centro Nazionale di Studi Alfieriani di Asti (cartella 4, busta 6), (ri- si rilevano nella copia ora alla Biblioteca del portate alle pp. 30-31 della "Nota"), di mano sempre del Polidori, di poco successiva a quella Laurenziana. Fu quest'ultima a fornire il testo per l'edizione Didot, pubblicata a Parigi nel ta di 54 1789 accresciu- versi e caratterizzata da altre varianti frutto di un'ulteriore tormentata elaborazione condotta sulle bozze e che stampa ultimata, ad tre cartolini altre correzioni apportate (contrassegnati in apparato Fabrizi illustra il D si estese poi, a mediante l'aggiunta cart.). A conclusione sistema di emendamenti operati in ordine alle di il mo- dalità grafiche alfieriane e segnala altri interventi riguardanti singoli punti in cui, per stanchezza, aveva fallito l'acribia correttrice del tra- gediografo, suggerendo infine di recuperare, per una corretta lettura dell'apparato, gli avvertimenti indicati da Jannaco neìV Introduzione generale all'edizione critica di tutte Edito nel 1983, ra alfieriana il le tragedie.^ XXXIX volume dell'edizione nazionale dell'ope- Appunti di lingua e letterari, giunte ai volumi pubblicati è distinto, in due diosi; parti come già si apprende dal titolo, autonome, ciascuna delle quali curata da due diversi segnatamente Gian Luigi Beccaria settore, con un 'Appendice di ag- Marco Sterpos del secondo (113). si è occupato del stu- primo Rassegna alfieriana (1982-1984) 79 Dal resoconto offerto dal curatore nella "Prefazione" di lingua agli Appunti un risvolto particolarmente interes- lettore e edotto di il sante della formazione linguistica di Alfieri, che risale alla fase in cui suo cocente desiderio il "spicmontizzarsi" e di "sfrancesiz- di zarsi" (rispondente peraltro ad un diffuso clima filofiorentino, dal immune quale non è — ricorda Beccaria citando Fubini^ — neppure il Baretti "contraddittoriamente alla sua posizione di critico del tosca- nismo" 11), lo indusse, nel (p. 1776, a lasciare Torino alla volta della Toscana, per apprenderne la lingua sublime, la sola che potesse consentirgli di differenziarsi dagli scrittori e dai letterati periferici. Ancora una volta è la Vita a testimoniare la sofferenza, l'umiltà, la perseveranza e la fatica con cui Alfieri cercò di colmare le proprie lacune linguistiche, imputabili essenzialmente all'educazione per dizione impartita a lui, come del resto a "tutti Settecento" (p. 21), in francese. i tra- nobili piemontesi del Di questa lingua però, sottolinea Beccaria, l'Alfieri dimostra di avere "una conoscenza imperfetta, o meglio pratica e anarchica tografia" (p. 22). Negli una sorta . . . soprattutto per quanto concerne l'or- Appunti infatti il francese è utilizzato e per formulare delle definizioni, più che per fornire dente traduzione di vocaboli, di cui il come metalinguaggio, che serve per spiegare termini toscani di come avviene quaderno alfieriano non ha in una corrispon- un dizionario bilingue affatto l'aspetto. Redatta invece per uso colloquiale e privato, questa raccolta lessicale è articolata in varie parti, tivamente il cui nucleo primario è da vedersi in due settori rispet- intitolati "Modi toscani," preceduti da o giri di francesi e toscani"; una rassegna di "Frasi, "Modi piemontesi o modi e di dire poetici, lingua" e da "Francesismi del Boccaccio, Gior.^ IV. nov. P. pag. 273," e conclusi da un piccolo elenco di "Belle parole che non hanno A corrispettive né in Fr. né in P.," limitato a soli 4 vocaboli. siffatto assemblaggio di termini non presiede né un uso stematico dei dizionari (ma quello del Vocabolario della Crusca sisi evince chiaramente a proposito di "antiquati plurali neutri del tipo fr[ancese] donora'' — it[aliano] (p. 14), 319 \efilaccica, piem[ontese] — it[aliano] 43 le che non è probabile siano desumibili dalla parlata viva), né una griglia di motivi riportabili alle letture di autori trecenteschi che l'Alfieri invece un elenco quotidiana, andava completando di vocaboli come ebbe ad tratti nel 1778. Essa comprende dalla conversazione fiorentina annotare, per diretta confidenza di Alfieri, Bianca Maria 80 Da Rif Prospero Balbo nella sua trascrizione del manoscritto degli Appunti, leggibile ora nell'edizione fornita dal Cibrario. Vocabolario dunque d'uso domestico, nel cui ambito semantico l'editore individua delle zone d'interesse, le raggruppa in categorie (riguardanti ad esempio arnesi e oggetti domestici o gli ambienti contadino, rurale, artigia- commerciale, medico e così nale, via), all'interno delle quali, nell'ordine casuale di disposizione, pur vocaboli sono assemblati in i base ad una radice comune, o per analogie foniche o semantiche, Quanto poi o ancora per sinonimia o per opposizione. to piemontese, viene usato negli proposito del francese Appunti —per sopperire —come già si al dialet- è notato a lacune del toscano, oppu- alle momento che re in relazione a chiarimenti di termini francesi, dal "nel toscano sta la 'partenza' mentale del vocabolarietto, e non nel fr[ancese] o nel piem[ontese]" (p. 18). La prima Balbo trascrizione di questo documento, compiuta da Prospero Alfieri da Luigi Cibrario sul testo dell'autografo nel 1802, fu utilizzata nella sua edizione intitolata Voci e con le Modi toscani raccolti da Vittorio corrispondenze de 'medesimi dialetto piemontese, Torino, Per l'Alliana. brajo della R. Accademia C). Pubblicato poi nel margine ai delle Scienze, 1886 dal nipote in lingua francese ed in A spese di 1827 di — P.G. Pie Li- (dall' editore siglato Massimo D'Azeglio in suoi Studi di un ignorante sul dialetto piemontese, Torino, questo quaderno conobbe un'edizione corretta, condotta finalmente sull'autografo, solo negli Appunti di lingua e traduzionacce prime, documenti inediti o rari, Torino, 1946, a cura di (siglato J). Rilevate le mende Carmine Jannaco e le inesattezze delle precedenti edi- zioni, Beccaria fornisce la descrizione della copia degli Appunti di lingua esemplata dal segretario di Alfieri Francesco Tassi e conservata a Montpellier, Bibl. Municipale, Ms. 61.9.12, che contrassegna M, oltre a quella del manoscritto autografo, un quadernetto carto- nato dalla copertina verde penicillina, contenuto nella miscellanea Alfieri 10 della Biblioteca Laurenziana. Nei confronti dell'edizio- ne di quest'opera, data l'eccezionalità della sua conformazione, lo studioso adotta criteri improntati ad una metodologia strettamente conservativa e rispettosa dell'originale, da cui non deroga neppure per uniformare l'uso delle maiuscole alle consuetudini grafiche moderne. Le norme seguite da Alfieri nell'accentazione dei termini francesi sono quanto mai aleatorie ed arbitrarie. Di fronte a tali 1 Rassegna alficriano (I9S2- 1 9H4) oscillazioni ancora una volta Beccaria conferma 8 il criterio conserva- Interviene solo nei casi sporadici in cui l'accento, pur essendo tivo. segnalato, è indecifrabile, e si adegua allora Ugualmente segnala, per seguita. alla norma modi piemontesi, i alfieriana più oscillazioni le grafiche ed accentative, delle quali dà un dettagliato resoconto analitico e indica nota riguarda Ms. particolareggiatamente la pubblicazione, le norme Un'ultima adottate. 176*^ del "Appendice," dalla carta in Alfieri 3 della Biblioteca Laurenziana, del Vocaholarietto sati- rico, qui accostato agli altri testi per analogie tematiche e strutturali, dal in momento che è costituito da un triplice elenco di lemmi ripartito "Nomi propri," "Sinonimi" ed "Epitteti" (sic) (limitato alle sole A lettere satirici e B) che sintetizza, in lapidarie ed argute parole, giudizi su vari aspetti della vita. La seconda parte del volume ticola in tre differenti sezioni: letterari," le altre due: il prima è dedicata la "Aggiunte die" sono comprese sotto Marco Sterpos è curata da alla Vita" e comune denominatore di si ar- "Appunti agli "Aggiunte e Trage- alle "Appendice." Gli Appunti letterari, qui editi dalle carte conclusive del manoscritto Laur. Alfieri 3, argomento la vita dioso ne analizza manoscritto oltre sono anche brevissimi "che hanno per scritti, o l'opera di altri poeti" (p. 55). quattro,"^ sulla al fatto "di Fra essi lo stu- base dell'appartenenza allo stesso essere tutti dedicati ad altrettanti capo- lavori consacrati del genere pastorale, eroicomico ed epico" (p. 55). Attinenti al primo faticoso apprendistato letterario di Alfieri questi testi, dall'esame linguistico avallato da considerazioni di altro tipo, sono fatti risalire dallo studioso al che Alfieri formula nei confronti il óeWAminta, negativo sottoposta dei parametri fondamentali dell'azione tragica: ed il vigore drammatico. A Non commento periodo estate-autunno 1775. privo di obiettività e sicurezza di giudizio è non godere ancora la al vaglio rappresentabilità delle sue simpatie di irriducibile censore sta la favola pastorale in generale, per propria costituzione insipida via di per l'intransigenza alfieriana personaggi secondari, za, sono le la — mezzo — mancanza tale intollerabile dramma. L'inutilità dei di verisimiglianza e di naturalez- componenti negative che Tasso, riscontra e biasima: ed in quanto fra tragedia e egli, nella favola pastorale del chiaro indizio dell' esistenza in linee metodologiche confluenti nella poetica che darà frutti nel Filippo e nel Polinice. Con analogo i nuce di suoi primi rigore di giudizio Bianca Maria 82 Alfieri esamina la Da Rif Gerusalemme, non senza a volte una punta di iro- nia, sottolineando, nel corso dell' opera, la stranezza, l'artificiosità e la scarsa credibilità di alcuni episodi, guidizio che peraltro non sminuisce un sostanziale apprezzamento del poema epico nella sua globalità. Gli altri due appunti conservati nello stesso manoscritto Lauren- ziano riguardano la Secchia rapita del Tassoni, non apprezzata quanto non appartiene né r Orlando furioso, il cui al in genere comico né a quello eroica, e commento bruscamente arresta all'altez- si za del quarto canto, quasi Alfieri avesse "avvertito d'un tratto un invincibile fastidio per questo tipo di lavori" (p. 61). A conclusione degli Appunti letterari Sterpos pubblica, dal ma- noscritto Laurenziano Alfieri 13, le chiaramente rimaste Memorie per all'iniziale stadio di le vite de' 4 Poeti, abbozzo, e limitate sola biografia del Tasso, e dal manoscritto della Bibliothèque cipale di Montpellier 61.9.9 un alla Muni- testo inedito, intitolato Viaggio del Poeta, schematica nota degli argomenti di tutti i óeWInferno canti e dei primi otto del Purgatorio, la cui importanza non è da ricercarsi in motivazioni stilistiche o contenutistiche, ma nel fatto che essa fornisce un'ennesima prova della paziente dedizione con cui andava studiando ed appuntando Alfieri le opere dei maggiori espo- nenti della letteratura italiana. Si è già anticipato che con cui si "Aggiunte conclude ai te alla Vita" la terza volume parte del volume "Appendice" raccoglie, con pubblicati," in due sezioni distinti: e "Aggiunte alle Tragedie," "un consistente che possono considerarsi un complemento scritti 1' che precedenti" (p. 83). Nel primo settore: titolo numero di alle edizioni criti- "Aggiunte ora possibile leggere parecchi documenti che, per to e per essere tutt'ora inediti, rivestono il "Aggiun- il alla Vita" è loro contenu- non poca importanza (pur nel difforme valore delle notizie arrecate) nell'integrare e completare il composito mosaico della biografia alfieriana. Sono, in gran parte, testi autografi, redazioni di scritti afferenti nelle appendici alla Vita, ed ancora testimonianze di autori coevi, che apportano nuovi contributi nell'ambito della stessa linea d'indagine. Il primo documento pubblicato nelle "Aggiunte alla Vita" è la re- dazione inedita delle Colascionate, desunta dal manoscritto autografo Alfieri 3 della Biblioteca Laurenziana, testimone di sa da quella accolta nella II redazione della Vita una lezione diver- che segue il testo del Rasscf^na aìfieriana (1982-19H4) Ms. Laur. Alf. 24, come "Appendice citare poi, oltre al capitolo "Cettra per le D'Albany possono III." Si mormorar," dall'autografo a Alfieri 3, varie redazioni delle epigrafi se stesso, per la contessa air"Epoca II" che 83 composte dall'astigiano per e per Francesco Cori Gandellini, quali la datazione proposta nella Vita va integrata con quelle dedotte e sostenute dallo studioso sulla base delle testimonianze dei Per ultima e pubblicata manoscritti inediti. Caluso di "Lettera dell'Abate la Contessa D'Albany col racconto della morte dell'Al- alla due successive redazioni che presentano lezioni fieri" nelle diverse e diverse pure dalla forma definitiva che va aggiunta alle quali fieri," la si fra loro legge nella Vita, "Narrazione abbreviata della morte dell'Al- sempre autografa del Caluso: una sorta di breve riassunto, tormentato dalle varianti, tanto da presentare notevoli difficoltà lettura, che, in mezza pagina, concentra dicate all'argomento. relazione della ma precedentemente de- le tre Interessante a questo proposito è la sintetica D'Albany sulla morte una traccia che di fornire all'Abate di formulata allo scopo di Alfieri, gli servisse alla stesura dell'ulti- nota biografica da apporre a suggello della Vita. Quest'incarico il Caluso portò a termine rielaborando con eleganza d'eloquio e decoro formale le scarne notizie della relazione, ampliando sapienti aggiunte e pos non manca non meno la narrazione con calibrati interventi personali, di evidenziare come esempio che Ster- della prudente cautela e dell'accorta diplomazia del dottissimo letterato. La sezione successiva, relativa senta ricca di curiosità. ai documenti autobiografici, Si apre, grazie ad essi, si pre- una pagina sulla meticolosa precisione dell'astigiano nel redigere note, resoconti e bilanci della sua situazione economica. dal di 1785 al 1792 rimangono 24 pagine dal titolo appunti, annotati in un quadernetto "Spese del viaggio da Londra a Siena," peraltro restrittivo rispetto viaggi e ad gli Di rendite, entrate e spese altri contesti. al contenuto che Sono frammenti, si riferisce sono da inseriti e valutati in tutto superficiali: così non classificare solo fra gli aneddoti le note sull'episodio del tra- sferimento dei quattordici cavalli dall'Inghilterra relative al "Viaggio a Colmar da Siena," o rario da seguire nel il altri brevi flashes sulle piccole cose di vita vissuta, che possono apportare, se un giusto contesto, informazioni non del titolo anche ad il all'Italia, o quelle preventivo dell'itine- "Viaggio da Pisa a Colmar con la carovana" e rendiconto infine dcir"ltinerario con note di spese dei viaggi del Bianca Maria 84 1792 Germania, in Francia, Fiandra, Altri fascicoletti editi Rif Italia." da Sterpos stanno a testimoniare momenti strettamente privati, quali le Da il "Libro in cui saranno specificate tutte spese per metter su casa in Parigi" (nel 1787-88 in rue de Montil successivo "Elenco di spese varie" dello stesso torno le note degli effetti lasciati all'Hotel de Pons a Parigi, parnasse), o tempo e di a causa della precipitosa partenza del 18 agosto 1792, o domestici, come ti Ed "Biglietto a proposito del cane Achille." il ancora offrono possibile sintetizzare in categorie generali. passaporto per sé, la contessa menzione Basti qui far documenti delle più rappresentative, etichettabili in: le carte di spun- altri meticolosi appunti, che non è ai biografi questi D 'Albany ufficiali, e per come tre servi i Merita per l'Inghilterra; semiufficiali, scritture private e contratti. anche attenzione un elenco autografo dei destinatari dei volumi in omaggio dati dall'astigiano, per l'importanza che esso ha nella storia della diffusione e della circolazione delle opere alfieriane, ed ancor più per la rete dei rapporti intrattenuti dal poeta in ambito letterario, ecclesiastico e nobiliare. L'ultima parte infine del volume: "Aggiunte dicata ad un nucleo di scritti, peraltro di "pur avendo qualche attinenza con le alle varie tragedie, allusiva alla volontà di esperire toriale (altre testi i la che stati pub- marginali sia sintomaticamente massimi livelli di "Aggiunte" sono programmate per Scritti politici entità, non sono Nonostante inseriti nelle rispettive edizioni critiche" (p. 83). blicazione di questo manipolo di Tragedie" è de- non cospicua completezza edi- le Rime e per gli e morali), lo Sterpos non nasconde l'impossibilità di raggiungere tale obiettivo per un autore della statura di Alfieri. Ecco dunque testi sconosciuti affiancarsi a quelli già noti, con bagaglio di notizie, curiosità più o qui solo le meno rilevanti. il relativo Rammentiamo osservazioni inviate a completamento di un saggio di traduzione della scena I, atto I del Filippo, da Alfieri alla D 'Alba- ny, "per correggere una precedente traduzione di quest'ultima e per offrire alla contessa (p. un modello atto a guidarla nel 110) (testo che Sterpos dimostra appartenere agli 1783), i suo esercizio" inizi dell'anno versi errati della Virginia, per sciatteria dell'editore senese Pazzini Carli rimasti tali in un unico esemplare del primo volume dell'edizione delle tragedie, e ancora un breve scritto che reca le tracce di quello che lo studioso ipotizza essere il nucleo, o quanto Rassegna alfieriana meno l'idea, di (1 982- 1 984) una tragedia imperniata 85 vicende sulle di Giovanna Gray, ulteriore testimonianza del vivo interesse dell'astigiano per Nel 1983 vede alfieriana (1 15). per il luce anche la il XXXVII volume Secondo, nell'ordine progetto delle traduzioni, è Sensi.*" Contiene l'edizione voro che, in come di questo settore ad esse- Mariarosa Masoero e critica della traduzione una prima prova, impegnò 15 maggio 1793, (icWopera omnia stabilito dal consiglio direttivo primo il re pubblicato, affidato alle cure di al i della storia inglese. fatti si Claudio di à^WEneide, la- giugno 1790 l'Alfieri dal 15 apprende dalle numerose annotazioni autografe apposte nel manoscritto Laur. Alf. 37 (dai curatori siglato È quindi infatti, di la stesura più antica di cui resta documentazione; rimane questo torno di tempo, un solo frammento di 36 versi di traduzione del libro X, datato 1792, contenuto nel manoscritto 61.2 della Bibliothèque Municipale di Montpellier (siglato M^). seconda traduzione autografa settembre 1793 e (siglato L^^), di tutta V Eneide, completata 10 agosto 1795, è testimone il il Di una il 26 Alf. 36 tra Ms. Laur. che conserva un testo affine a quello del manoscritto È base, utilizzato dai curatori e contrassegnato Ma"^. una copia non autografa, bensì Tassi, preparata per la stampa, di mano quest'ultima, del segretario Francesco con correzioni però di errori mecca- nici e introduzione di rare varianti apportate dallo stesso Alfieri, ora alla Bibliothèque Municipale di Montpellier, con segnatura Ms. 59. Vili. 1-2. Di scarsa importanza segnata Réserve 225) che di Ma'*, ma senza si la copia M^ limita a fornire le definitive (della stessa biblioteca, un analogo a quello testo correzioni e le revisioni alle quali fu invece sottoposto Ma'*. Queste fondamentali fornite nel paragrafo della "Prefa- le notizie zione" dedicato alla descrizione dei manoscritti ed alla costituzione del testo, mentre è rinviata derà il primo volume, edizioni a stampa dibile, su si Ma'*" definisce il . (p. . . la generale, che corre- segnalazione dettagliata delle "precedenti basate unicamente, non sempre in XV). modo atten- Nell'illustrazione poi dell'apparato critico metodo, che consiste nel registrare verso per verso. Di grande casistica di ali '"Introduzione" utilità si le singole varianti dimostra, a questo proposito, esempi chiaramente impostata (anche al punto la di vista tipografico) per esporre le formule convenzionali adottate, di cui si Bianca Maria 86 riporta, in questa sede, solo . . in interlinea; . Rif qualche esempio. Sono parole chiave del tipo: in interlinea su; in interlinea nel rigo e poi Da su ... a sua volta in interlinea su; segue . . . e poi . . a pie pagina su, che non solo segnalano vari varianti, ma indicano anche l'ordine e la . in interlinea; rifatti aggiunte e di tipi di successione diacronica delle varie stesure. Altre indicazioni sono per sé eloquentemente allusive ad interventi di carattere grafico, la serie di come ad esempio: cassato, sotto- mentre con l'espressione lettura incerta termina lineato, sott. tratt., queste esemplificazioni di indubbia efficacia pratica. Completano l'edizione le segnalazioni in "Appendice" degli inter- venti e delle annotazioni autografe sul testo latino in di altri tipi di interventi, quali Vili. 1-2) e i in L^^ e i capoversi non rientrati e rientrati in M^. L'ordinamento intemo del terzo volume degli rali, edito nel L^^ e versi segnati in M"* (Montpellier 59. 1984 a cura di Scritti politici Clemente Mazzotta (quinto però e mo- nell'or- dine del piano programmatico dell'edizione nazionale), che raccoglie la produzione "satirica" dell'Alfieri, si articola in tre sezioni, dedi- cate rispettivamente all'edizione critica éoìV Esquisse du Jugement Universel e delle Lettres à un Sansguignon la quella della Satire, ne" a\V Esquisse ne che fornì viaggi, in il al sofferma a puntualizzare l'occasio- lo studioso si dandy settecentesco, prove legate alle persone" alla Société ta nell'autografo (p. XII). fra il Una il ridicolo parte soltanto di siffatte des Sansguignon è giunta a noi, documenta- Laurenziano Alfieri dicembre 1773 e la 5, testimone unico, forse, delle composte, come dimostra più importanti pièces satiriche, il Mazzot- seconda metà dell'anno seguente, e formale rispetto dell'anonimato, nel corso delle esclusive riunioni di piazza tere in francese, San Carlo: V Esquisse du Jugement e "che si fingono indirizzate a un partial" (p. XIII). L'attenzione dell'editore usata dall'Alfieri —lontano —dialogo neW Esquisse ma già nel tempo, le membro due let- effettivo Modeste Simplicien e Véridique Im- della società dagli aspiranti soci no 'illuminato' dai recenti destro di cimentarsi in composizioni satiriche, agevolato cose che lette, nel seconda a Neir"Introduzio- questo dalla sua inclinazione naturale "all'appiccicare sì alle ta, prima, Misogallo (202). la terza al nobile la venato di si tra focalizza sulla lingua lucianesco e volteria- prodromi, di implicazioni linguistiche e contenutistiche, e di cifre stilistiche che saranno for- mula e connotazione specifica di "quel singolare impasto di torbidi umori atrabiliari" che è il 87 (1982-1984) Rassi'f^na alfieriana Miso^allo. Del solo testimone laurcnziano (l'assetto del quale niente accerta sia conforme, nell'ordine tore) il in cui ci e Mazzetta fornisce descrizione (da valutarsi la descriptae dall'unico autografo testi" (p. si come infatti stampe: pietroburghese del 1912 le e napoletana del 1914); illustra poi questo caso, pervenuto, alla volontà dell'au- le modalità di edizione, che, in limitano alla "fedele riproduzione interpretativa dei XVIII), ed offre chiarimenti relativi confezione dei due ai criteri adottati nella settori in cui è distinto l'apparato critico: uno adibito alle varianti del manoscritto, l'altro alle lezioni rifiutate o modificate nel corso della revisione editoriale. Maggiori difficoltà invece sono state affrontate nella trascrizione del francese, chiaramente, per Alfieri, lingua acquisita, di conversa- zione familiare, appresa oralmente e senza l'aiuto di grammatiche, lingua che pertanto, nello scritto, tografiche ed accentative. A si traduce in vistose incertezze or- —come questo proposito per l'edizione degli Appunti di lingua e letterari già Sterpos — Mazzotta ritie- ne opportuno "orientarsi verso una prudente formula conservativa" (p. CXXI) riducendo gli interventi ai casi indispensabili, elencati tualmente nel capitolo dedicato ai criteri di trascrizione (pp. pun- CXX- CXXVIII). Dando sfogo al suo temperamento graffiante. Alfieri si cimentò, sulla scia delle letture di Persio e Giovenale, appassionatamente fre- quentati nel periodo senese (1777), in altre tematiche satiriche e, se- gnatamente, in quella pariniana del cicisbeismo, intitolando Nobili, e Galanteismo la sua prima prova in capitoli ternari, prova rivelatasi peraltro subito tanto deludente da indurlo a rinunciare progetto, il della sua edizione dei 9, si al primitivo cui piano programmatico, annotato sui fogli di guardia due poeti latini: l'attuale Laur. Alfieri post. estendeva a comprendere ben dodici tracce delle Satire, ripreso con il di temi. Il lavoro Cavalier Servente Veterano, nel castello alsaziano di Martinsbourg, dopo essere stato disatteso per nove anni, soppiantato dalle tragedie, acquisita forma e spessore in concomi- tanza di rinnovati interessi del poeta per una tematica implicante un progetto destinato, per gli eventi sopravvenuti e per suo manifesto desiderio, ad assumere aspetto definitivo solo Rinunciando infatti dopo la sua morte. alla pubblicazione delle sue ultime opere {Mi- sogallo compreso), delegava nelle Ultime volontà . . . esposte e rac- — Bianca Maria 88 comandate, alla contessa discrezione, te celata ai il D 'Albany, Da Rif compito il di stampare, a sua testo delle Satire, la cui lettura aveva accuratamen- contemporanei, sembra, della Stolberg, del ali 'infuori, Caluso (ma non prima del 1802) e dal 1804 al 1806, collaborerà, con la François Xavier Fabre che, di D 'Albany, princeps stampata a Firenze, da Guglielmo Londra 1804. Della complessa gestazione alla Piatti, delle Satire, che cura ddVeditio con vede la falsa data Alfieri impe- gnato prima a Parigi e poi ancora a Firenze, per un lungo arco di tempo (superato solo da quello richiesto per la composizione delle di un risentito atteggiamento anti-illuministico e un vieppiù "cupo livore misogallico" (p. XXII) riflesso di una poetica del genere satirico che trova una sorta di assetto teorico nel Rime), sull'onda di Del Principe e terzo libro del trattato delle lettere lustra, nell "introduzione," la storia delle fasi le tracce nelle il Mazzotta il- compositive, scandita rielaborativi, di cui restano da riprese, correzioni, intensi interventi documentate — copie di servizio. Del tutto diverse dal piano originale, le Satire furono ritrascritte, nel loro assetto definitivo, in bella copia, nell'attuale Laur. Alfieri 20 (siglato A), da cui il poeta stesso fece esemplare, nel timore che l'opera venisse distrutta o requisita dagli "aborriti schiavi-cannibali" d'oltralpe (p. XXIV), tre copie idiografe, ora conservate alla Bibliothèque Municipale di Montpellier con segnatura 59. VI. BI, 59 VI. BII, 59. VI. C, rispet- tivamente siglate dal Mazzotta BI, BII e C. Fornita la descrizione dei dodici manoscritti che, alla luce della recensio, co, e si sono dimostrati menzionata l'esistenza segnalarne la mancanza essere citata è la — Mazzotta di utili di alla ricostruzione del testo criti- numerosissime stampe ogni valore ecdotico (l'unica princeps che ricalca ripercorre, date e sigle apposte, la con vera acribia come —ma solo per di consueto, infatti ad lezione dell'idiografo BII) filologica, la fitta trama di da Alfieri nelle sue carte, per dare innanzitutto un'attendibile seriazione alle Satire e procedere poi, con sicurezza, nell'identificazione della volontà ultima dell'autore. questa operazione ti in si A ostacoli, costitui- proprio da quel labirinto di reiterati interventi operati dall'Alfieri tempi diversi, ma o attraverso schede za frappongono invece non pochi alla senza soluzione di continuità, personalmente, di errata corrige, oltre alla corriva acquiescen- convinzione, e della superiorità di A sugli altri manoscritti, Rassegna a Ifier lana (19S2-19H4) e della equivalenza di A alla valicata, ipotesi 89 quest'ultima avallata &à\Vauctoritas di Carducci e di Rodolfo Renier.' Sfatata ziale equazione, già messa sondaggi e dai primi in forse dalle di Branca,'" moderno il Ae neppure mente in C alfieriana, ta e si ma non va ricercata "in XXXV). Segnatadepositario ùcW ultima lectio nei tre idiografi" (p. deve identificare affermazione pregiudi- editore indica che la via corretta per la ricostruzione critica del testo nelle stampe, la segnalazioni del Mazzatinti il codice quale lo studioso perviene con l'atten- alla precisa valutazione crociata dei tre documenti montpellieriani, non senza scartare l'esame anche trebbero sembrare parziali, come prima di apporti che, a po- vista, quelli appartenenti ai "primissimi acerbi tentativi di realizzazione" (p. XXXIII), a primi comiciamenti, a versi spicciolati o a sporadici abbozzi prosastici. Di plice iter ricostruttivo si non semin prima delle quali confluisco- cui è articolato l'apparato critico, nella no tale ha puntuale documentazione nelle fasce "le varianti, le correzioni e le annotazioni riscontrate nelle varie copie," nella seconda, in corpo minore, "i rari lapsus d'autore, quenti innovazioni spurie del copista e, le fre- contraddistinte da un punto C" interrogativo, le quattro lezioni dubbie di (p. XLVII), procedura peraltro ulteriormente chiarita nell'utilissimo capitolo "Gli apparati e le appendici" (pp. CXXXV-CXXXIX), in cui sono incluse pure due tavole riassuntive, l'una, dei segni convenzionali adottati per produrre "le particolarità interne dei singoli codici" l'altra delle (p. ri- CXXXVII), abbreviazioni delle glosse editoriali ricorrenti con mag- gior frequenza. Per le Satire non resta che da segnalare ancora il re- CXL-CXLIII), completato da una "Concordanza dell'ordinamento delle Satire" e r"Appendice" nella gesto delle cronologia dei testi (pp. quale, con lo stesso criterio adottato per tutti quei componimenti che si il Misogallo, sono pubblicati rivelano "irriducibili all'apparato ge- netico" o che sono "troppo elaborati al loro interno" (p. Nella terza sezione del volume degli Scritti politici e prendente il Misogallo, Mazzetta gli è usuale, a composizione," sofferma, con la precisione che sottoporre a revisione, nel paragrafo "Cronaca della le opinioni espresse dal Renier, che faceva risalire gennaio 1793 l'idea prima dei si CXXXVIII). morali, com- di al una raccolta, organicamente disposta, componimenti misogallici sino ad tualizza diacronicamente, a partire dal allora allo stato fluido, e pun- 1789 le tappe dell'evoluzione e dell'accrescimento progressivo dell'acido prosimetro. Questi i mo- Da Bianca Maria 90 Rif menti fondamentali: nella seconda metà del 1795 Alfieri esemplò la copia autografa, ora Montpellier 61.1 (siglata A), in cui già prendeva forma un primo assetto dell'opera, in prosa e in versi; nel 1796, dal 9 giugno al 3 agosto, completò una seconda copia di servizio; l'attuale Laurenziano Alf. 22 (siglato B), continuamente sottoposto a revisione e ad ampliamento, sino alla decisione irrevocabile, presa nel 1798, con suo la quale rinunciava ad incrementare ulteriormente questo espressione di odio concentrato contro libello, tivato dalle medesime cause che lo indussero a copie idiografe delle Satire, con l'intenzione poi — di depositare lizzata in concreto amiche dell'Autore e del i francesi. —mai le peraltro rea- Misogallo "in mani il Mo- commissionare illibate, ed (p. LI), l'Alfieri, rifuggendo, per lo Vero" specifico del testo, dall' affidarlo alle stampe, ne fece trascrivere otto esemplari calligrafici, siglandoli con lettere dell'alfabeto" e ricono- scendo ciascuno Per reagire però alla notizia infausta della di essi. stampa, effettuata a Parigi, contro la sua volontà nel 1799 da Gio- vanni Claudio Molini, delle Rime, étXV Etruria vendicata, dei Del Principe e trattati delle lettere e Della Tirannide, Alfieri fece pubblicare, anonima, un'antologia ridotta di testi misogallici, intitolata Contrav- veleno Poetico per la Pestilenza corrente, che, annota in una lettera al Caluso del 3 e 4 febbraio 1800, è non a quelli che non han preso il tale "da non poter piacere se veleno prima" (p. LUI). a differenza delle Satire, fece circolare estratti ed Ma, plari completi del fra gli amici più fidati, nondimeno ap- loro curiose clausole restrittive sia per la durata del prestito, ponendo sia per Misogallo anche esem- un'eventuale diffusione del libello in un'ulteriore cerchia di amicizie. La prima stampa, invece, del pamphlet vide la luce — pro- prio grazie alle cure ed alle precauzioni con cui Alfieri conservò presso di sé, a Firenze, nel palazzo Gianfigliazzi, soltanto nel 1814, con la falsa data dopo la sua morte. Presentando i ciolata, ci (p. ... il il to la documenti con apporti misogallici i secondo "antichi e e prosastici il Londra 1799, parecchi anni cioè dell'indagine per la ricostruzione del testo, risultati primo raggruppa carte LXXXIX), — '^ Mazzotta distingue settori: tutti gli originali . terzo . i . e i di appunti, minute e versi in quattro alla spic- distinti collettori dei materiali poeti- depositari di trascrizioni occasionali" testimoni delle tre fasi compositive, stampa cp {Contravveleno Poetico) ed il il quar- manoscritto conservato — Rassegna alfieriana (1982-1984) ad Asti, Centro Nazionale 91 contrassegnato di Studi Alfieriani, cart. 3, a, seriori rispetto all'intera serie siglata. Il censimento dei testimoni, a fronte dei quattro codici presi esame dal precedente editore, nessun rilievo scritti (di grafi noti), le il stampe, invece, che pongono allo studioso non pochi problemi, parte dei quali originata dalla difficoltà, se lità di tutte riconducibili discemere non la in mano- Renier, allinea più di venti ad anti- maggior talora dall'impossibi- gli interventi correttori dell'autore dalle innovazioni indebite del copista, caso particolarmente evidente per l'ultimo idio- grafo misogallico: (siglato F), la il codice 59. XI. F della Biblioteca di Montpellier cui situazione è ulteriormente aggravata, in rimediabile, dal fatto che i curatori della stampa Firenze nel 1814, con falsa data Londra 1800 Piatti modo ir- — impressa a intervennero diret- tamente sulle carte del manoscritto, confondendo così le correzioni autentiche dell'Alfieri con le loro, apposte su rasura. A la complicare operazioni per le la restituzione del testo sta poi CU, CHI, DI e DII, testimoni della la cui mancanza interrompe la cache sono lo specifico di questo Work perdita dei quattro originali forma intermedia della tradizione, tena diacronica delle varianti in Progress. L'Alfieri infatti, nel lavoro copia la come come dimostra Mazzotta, sembra per le Satire, eleggendo "a modello copia composta e corretta più di recente" vedendo aver proceduto (p. di ogni nuova XCVIII), prov- successive revisioni e integrazioni degli esem- in seguito a plari approntati dal segretario, sia a parte, sia di persona, V impasse comportata con le con appositi errata corrige dall' idiografo F, e in CU, l'editore propone, per mento alla lezione presente stilati consuete e ben note procedure. Data la nel assenza dell'esemplare ricostruzione del testo, di far riferi- primo idografo CI (Firenze, Biblio- teca Nazionale Centrale, N.A.88), con l'avvertenza di collazionarlo attentamente con B per eliminare le mende, e con i codici seriori, allorquando siano portatori di varianti sicuramente o probabilmente d'autore. Prescelto dunque CI manoscritto-base, Mazzotta a si allontana dalla sua lezione solo in alcuni casi, che raggruppa in sette categorie di cui descrive la tipologia in distinti paragrafi e, correda renziate. il testo critico di Fra i un apparato articolato documenti infine prodotti in come in per le Satire, due fasce diffe- "Appendice" sono da Da Bianca Maria 92 segnalare "Componimenti i o rifiutati M delle copie del Con il marzo 1800, raccolti altrove," gli "Elenchi r"Intenzione dell'autore," e isogallo,'''' "Patti misogallici" acclusi alla copia febbraio e Rif DI concessa i singolari in lettura, fra il Mocenni. a Teresa Regoli MaXXXVIII volume l'edizione critica delle traduzioni di Terenzio, allestita da Masoero (203) è completato, nel 1984, deW opera omnia di Alfieri. Rinviando, per la riarosa il varie edizioni delle opere di Terenzio presenti nella libreria alfieriana, neir"Introduzione" generale curatrice si alle notizie fornite primo volume delle al occupa, nella Nota anteposta traduzioni,'^ la ai testi, della descrizione dei manoscritti che conservano la traduzione delle seguenti opere del Eunuco, Aspreggia se teatro terenziano: Andria, mione, Ecira: si tratta stesso, Adelfi, For- del Laurenziano Alfieri 33 e del 59. IX. 1-6 della Bibliothèque Municipale di Montpellier. Il primo, siglato L^^, è un testo dell'edizione Publii Terentii Afri, Comoediae, MDCCLXXII, Birminghamiae, adibiti alla traduzione stati Johannis typis cui margini laterali esterni, i come una nota italiana; Baskerville, d'abitudine, sono di possesso, datata Lx)ndra 1784, è vergata sul foglio anteriore di guardia. traduzione invece— lo si apprende dagli appunti autografi lungò dal 22 giugno 1790 concomitante traduzione gnala gli errori 10 ottobre 1793, al ôdV Eneide. la. in alternanza Nella "Nota" i si pro- con la la curatrice se- che ricorre altrettanto frequentemente nell'altra versi della traduzione posti in rilievo da Alfieri un segno convenzionale a penna a forma ce" lavoro di — compiuti da Alfieri nella numerazione dei versi del testo italiano (svista copia) e riporta II L'"Appendice" Ib è annotazioni autografe di croce, riservata all'elenco con neir"Appendi- completo delle varie ai versi latini. L'altro manoscritto è la copia per la stampa, esemplata dal segretario Tassi, rivista dall'Alfieri che, in particolare, punteggiatura, e contrassegna i con l'usuale segno a croce. Di una linea e una croce, sono versi coincidenti tali versi e di corregge accenti e con altri, quelli di L^^ evidenziati con dati accurati elenchi nell '"Appendice" Ila. I criteri adottati nella compilazione dell'apparato critico mano a quelli già illustrati Da segnalare inoltre l'accorgimento a proposito della traduzione numero ad esponente le didascalie, si unifor- ócW Eneide. consistente nell' indicare con un per le quali è stato convenzionai- — Rassegna alfieriana (1982-1984) mente adottato corpo tipografico usato negli ultimi volumi lo stesso Completa di teatro. nota introduttiva una nutrita serie di esemplifi- la cazioni delle formule ideate per facilitare la lettura e la comprensione, apparato critico, degli interventi alficriani negli autogra- a livello di avuta occasione di esprimere un sull'utilità delle quali si è già fi, 93 giudizio favorevole. Passando mente, alle edizioni di singoli scritti dell'Alfieri e successiva- va indicata, alle riedizioni, da Vittorio Alfieri a 26 novembre 1799, il modo 25 novembre due parti l'Alfieri infatti la terza, mentre —ciascuna può essere di letta nella del possessore del il come appunto sembrava deve lettera completò suo curioso destino il prima la il lacerto, il delle in —solo ora la Andrea Gandolfo, che, dott. la pubblicazione, ha reso prime pagine conservate Gentro Nazionale Roberta Turchi segnala lezione Tognetti: Smembrata sua fisionomia originale, grazie alla liberalità secondo il (il seconda pagi- conseguenza con una sorte diversa completamento 12 busta 6) presso e la quarta rimaneva bianca). la mettendolo a disposizione del Garetti per possibile si at- — essere stata scritta in due tempi su di un foglio doppio al fatto di 26 che ovviamente écW Epistolario della Tommaso Valperga di Caluso incompleto, La potersi dedurre dal contesto. il pubblicazione cui testo finora era noto attraverso un'esigua tradizione a stampa, e in na, la due volumi tiene ai criteri adottati nei primi lettera inviata primo luogo, in Lanfranco Garetti (79) integrale, ad opera di (cartella di Studi Alfieriani di Asti. presenza (194), nel cartone I della col- Notizie e scritti riguardanti Francesco Albergati Capacelli, conservato presso la Comunale dell'Archigin(mm. 372x260) contenente la comica in Italia, scritto, come Biblioteca nasio di Bologna, di un foglio volante prima redazione del Parere sull'arte la studiosa dimostra, di mano di Gaetano Polidori e corretto, in secondo momento, con inchiostro e con interventi a penna un diversi, troppo esigui però per poter essere ricondotti fondatamente all'Alfieri. Si tratta della copia del Parere inviata Francesco Albergati Gapacelli, opera che, riana, viene a collocarsi "come lo scritto in il 12 agosto 1785 a ordine alla poetica alfie- conclusivo di una premessa intorno al genere tragico e alle proprie tragedie" (p. 275). Il raffronto operato dalla Turchi su alcune varianti fra lidori e quello I stampato nel 1787 volume dell'edizione Didot e pubblicato (raffronto che il testo Po- però nel 1789, nel non vuole ambire — sot- Bianca Maria 94 tolinea la studiosa — che, della stessa, ha Da Rif un'edizione ai risultati definitivi di il critica, ma rigore filologico dell'impostazione), fa emer- Questo evidenzia gere l'accurato lavoro alfieriano di revisione. la volontà dell'Alfieri di procedere (puntualizzando lemmi plurisigni- riducendo ripetizioni e pleonasmi, potenziando concetti) in ficanti, direzione di una stringatezza espressiva, irrinunciabile nel contesto di critico mirante a sottolineare un discorso 1' "eccellenza" degli scritti tragici. L'attualità di to un tema come quello dibattuto da Alfieri nel Del Principe e delle lettere non è estranea alle tratta- motivazioni della recente edizione (data infatti 1983), proposta e curata da Giorgio Barberi Squarotti (Milano, Serra e Riva) (114). I volume dell'edizione Il testo è quello del astese degli Scritti politici e morali, a cura di Pietro Cazzani, del 1951, rispetto al quale il moderno editore inter- viene, adeguando punteggiatura e grafia alle normative oggi in uso. Anche nelF "Introduzione" Barberi Squarotti offre una lettura attua- lizzante della griglia tematica sviluppata, nel suo trattato, precursore dell'idea, da qualche tempo di moda, "che da scriversi come storia degli letteratura sia rapporto con il potere" che fu (p. IX), Nel contesto "sociologo della co- noscenza" {ibidem), quale appunto dovette apparire che vedeva a rivelare il di tale ultimo esempio illustre, di intellettuale libero, nell'aspetto primario di Alfieri, la storia della intellettuali e del loro l'Alfieri. direzione critica è presentato Machiavelli, da quel inoltre, nei suoi scritti, realizzato agli occhi dell' un modello atto risvolto mistificatorio e negativo, che inevitabilmente fi- nisce per assumere ogni rapporto di alleanza fra letterato e potere politico. via via i Attorno a questa problematica lo studioso viene segnalando punti più salienti della concezione alfieriana, segnatamente la funzione essenziale e precipua della letteratura, l'atteggiamento che il principe avveduto deve tenere nei confronti degli intellettuali, ed infine delle il ruolo rivestito dagli intellettuali stessi nel complesso gioco committenze e delle protezioni. lato che, per il di evidenziare A questo proposito va segna- termine "intellettuali," Barberi Squarotti non manca come Alfieri lo connotasse di un'ampiezza semantica superiore all'odierna concezione, piuttosto restrittiva, usandolo infatti per designare "gli scrittori e i letterati in genere, scultori, architetti, musicisti, scienziati, tecnici "(p. si ma anche XIV). Il pittori, curatore sofferma inoltre a chiarire quale importanza Alfieri attribuisse alla 95 Rassegna alfieriana (1982-1984) parola stampata, privilegiata per T immediatezza delle sue possibilità ogni sua forma, vuoi vuoi filosofica o comunicative, in storiografica o politica, rispetto alle altre manifestcìzioni artistiche. Di conseguenza, questo in trattato, letteraria, ad essere celebrata è riorità intellettuale dello scrittore che, se la supe- svincolato dalla protezione dei principi, se disobbligato da implicazioni di osservanza politica, se immune da seduzioni di premi o di aiuti economici, se, in una parola è libero, è unico depositario e maestro di verità e di moralità. Alfieri, nel corso della storia letteraria, è riuscito Solo drare e a trattare in nella varietà delle modo così completo D'Annunzio), nel corso dei Pascoli, zioni della poesia ... del mito (Omero rapporto scrittore-potere, numerose implicazioni ad esso ma sottese, limitando- menziona Foscolo, Leopardi, poeti (e qui Bàrberi Squarotti si altri il ad inqua- rispettivi interventi, a "celebra- condotte in modo autonomo, nei "Sepolcri") o dell'allegoria" (p. e nelle forme XXVII). Nella collana Grande Universale Mursia è iniziata, nel 1983, con la Vita a cura di Vittore Branca (116) alfieriane. In questa edizione zione — è adottato il — pubblicazione di varie opere la di pratica lettura e di facile consulta- da Luigi Passò nel testo critico curato I volume dell'edizione astese (1951), nel quale sono state apportate le correzioni delle mende indicate da V. Branca in Lettere italiane, XVI, 1964. Air"Introduzione" segue un sintetico e chiaro profilo biografico datto cronologicamente, completato da il una nota re- bibliografica, che fa punto sulle pubblicazioni del Centro Nazionale di Studi Alfieriani di Asti e sui contributi più qualificati della critica contemporanea. Neir"Introduzione,"''* affrontando diacronicamente e da angolature diverse il complesso ritratto d'artista ciare nelle pagine della Vita, Vittore che di sé Alfieri volle trac- Branca indica, con suggestiva analisi, le caratteristiche peculiari di questa "prodigiosa e folgorante autobiografia" (p. 5). Opera originale e inusitata per gramma nel di appunti e un unicum fiche, panorama quanto superandone i e pro- culturale del Settecento, particolarmente ricco documenti memorialistici, in metodo si la Vita di Alfieri rappresenta stacca dalle consuete metodologie biogra- parametri più usuali e scontati, in forza della sua innovativa concezione. Essa consiste nel rievocare sentimenti, passioni, episodi, persone, sullo sfondo di un itinerario psicologico in cui confluiscono le manifestazioni della cupa solitudine alfieriana, velata di malinconia saturnina, riflessa negli orrorosi paesaggi toc- Bianca Maria 96 Da Rif suo inquieto vagabondare per l'Europa. cati nel composite fasi della travagliata e specchiano e ripropongono la Parallelamente assidua rivisitazione letteraria sofferenza stessa del suo farsi di le ri- uomo e di artista ricreata, in questo processo inverso di ricostruzione, sulla base di sicuri punti di riferimento, costituiti dagli appunti precisi che corredano di notazioni psicologiche ogni redazione delle sue opere. La più eclatante intuizione di Branca consiste nel ricercare in que- ste segrete e intime la componente pieghe dell'animo, in questi scavi psicanalitici onirica, aprendo l'indagine finora quasi del tutto inesplorata. ferenti si addensano, che si È in una direzione rimasta soprattutto nella Vita che potenziano e drammatizzano si tali re- gli aspetti più significativi, affioranti dai recuperi memoriali delle epoche più lontane, tramite il ricorso alle tecniche narrative più disincantate ed idonee a rendere espressionisticamente (con gismi e composti, con una la coniazione di neolo- sapiente scelta lessicale ed una vigilata attenzione all'aspetto stilistico) la storia "sperimentale" della forma- zione diegetica di questo personaggio. L'agile collana Mursia si è arricchita poi, nel 1984, di volume alfieriano, con la riedizione (201). La presentazione, immutata del 1971, trattati, si un secondo del Saul a cura di Ettore Mazzali rispetto alla precedente edizione presenta tutt'ora valida per la varietà degli argomenti propedeutici ad una lettura circostanziata e documentata delle tragedie alfieriane, sinteticità, e, in primo luogo, ovviamente, del Saul. Con non meno che con la la chiarezza richieste da un libro indiillustrata la psicologia sensistica rizzato ad un vasto pubblico, viene dell'Alfieri, inquadrata nelle tappe basilari del suo accanito appren- distato letterario, puntigliosamente condotto su autori italiani, latini e greci, nella progressiva conquista di una coscienza critica e istitu- zionale del lavoro tragico e nelle coordinate infine del suo pensiero politico. Dedicato Saul, il all'analisi della struttura, del fulcro del saggio è arricchito da una bibliografia di base per l'approccio al problema della genesi di questa tragedia, da una sintesi contemporanee all'Alfie- e da una traccia sinottica, atto per atto, dei principali momenti cronologica delle rappresentazioni ri ritmo e del linguaggio del teatrali d'azione. Manca però, nella "Nota dente edizione, chiariva che al testo," il l'indicazione che, nella prece- testo riprodotto era esemplato "sull'edi- 97 Rassegna alfieriana (19H2-19H4) zionc Mondadori come non si fa . . . che a sua volta riproduce il menzione dell'edizione nazionale utilità si rivela la culturali, politici e storici. menti esplicativi, (p. 22), i coevi avvenimenti testo del Saul, dotato di note e II com- da due "Appendici" contenenti, e corredato infine prima, un profilo bibliografico della critica relativa alla tragedie primo apparire ad oggi (con un'integrazione ag- alfieriane dal loro giornativa per il decennio 1970-81), A metà recupero tra biografia e una rassegna l'altra antologizzati brani di critica dal Parini alfieriani presentato sono in cui ai nostri giorni. di inediti, ricorderemo di spigolature di piccoli testi e di redazioni inedite di ti Didot" tavola cronologica, che sinteticamente illustra vita e opere dell' Alfieri, mettendole a raffronto con la testo del 19X2. Di grande il manipolo componimen- da Filippo Di Benedetto come frutto di una sistematica ricognizione dei manoscritti conservati nelle biblioteche fiorentine, in uno studio (144) vengono in cui a fornire lo spunto per sei note curiose su abitudini insospettate dell'Alfieri. di dettato e vivacità d'intuizione lo studioso chiarisce, sottili avvalendosi procedimenti dimostrativi, l'appartenenza all'Alfieri della duzione in latino di con un'operazione scherzosamen- inoltre, definibile di "microdeduzione," Troppo tardi però per offrire tezza di non essere di tra- un epigramma causticamente rivolto ad Angelo Maria D'Elei, precisando te Con eleganza lui la anche la data di tale esercizio. segretario Gaetano Polidori al la cer- vittima del distico così pungente, che tanto risentimento gli causò, a torto, nei confronti dell'Alfieri. I sonetti inclusi nei due trattati momento diverso dalle prose. Della Tirannide e Del Principe come dimostra e delle lettere furono composti, A Io studioso, un in questo proposito Di Benedetto se- gnala un particolare finora non rilevato, consistente nel fatto che tali sonetti erano originariamente destinati a far parte del corpus delle Rime, come si desume dalle carte del manoscritto Laur. Alfieri 13, in cui risultano "contrassegnati dica la furono posizione rispetto agli inseriti nei trattati, solo in un secondo per con un numero d'ordine che ne altri" (p. 54). la Ne consegue in- perciò che loro idoneità tematica e ideologica, momento, ed in seguito ad un attento processo di revisione, di cui lo studiso ricostruisce le tappe, riassumendole in prospetti ordinati cronologicamente. Per La virtù sconosciuta poraneamente al dialogo, i sonetti invece furono come attesta il composti contem- primo abbozzo nel Laur. Da Bianca Maria 98 Alfieri 6, fra il settembre 1784 e il Rif gennaio 1785. Anch'essi sono manoscritto Laur. Alfieri 13, destinati evidentemen- però inseriti nel te al corpus delle Rime. Nella ricostruzione del processo formativo dell'opera, Di Benedetto propone i risultati del zione "primitiva dell'abbozzo, quella confronto con — —non ancora la reda- modificata cioè dagli interventi nell'interlinee, che poi saranno, quasi sempre, definitivi" (p. 58). Nella nota 3 Di Benedetto corregge Francesco Maggini attribuendo no alcune rime giovanili al Padre Paolo Paciaudi Tana la cui grafia è il lapsus in cui era incorso osservazioni anonime che correda- dell'Alfieri nel manoscritto Laur. Alfieri 13 (la cui scrittura è medesimo in altri luoghi del le ampiamente documentata manoscritto), anziché conte Agostino al invece attestata nel ms. Laur. Alfieri Brevi, interessanti, altri rilievi 2. riguardano questioni di stile e di grafia, con particolare attenzione alla reduplicazione degli aggettivi ed degeminazione delle consonanti. Per concludere, Di Benedet- alla to offre altre singolare due schede: nome la prima propone un'ipotesi esegetica del arcadico dell' astigiano: Filaerio Eratrostrico, una congettura sull'origine del motto araldico l'altra che fregia lo latino stemma della famiglia Alfieri. La segnalazione offerta da Roberto Marchetti (167) del ritrova- mento, nella biblioteca privata della famiglia Ferrerò Ventimiglia Torino, del manoscritto contenente della Tirannide e del Panegirico, le di redazioni inedite del Principe, lungamente cercate dal Mazzatinti e dal Cazzani, è stata registrata nella precedente "Rassegna alfieria- na" curata da Guido Santato, Annali alle pp. 184-185 del III Com'è consuetudine degli dell'edizione promossa dal Centro Nazionale accanto all'edi- di Studi Alfieriani, ogni testo dell'astigiano prevede, zione volume alfieriani. critica, ampie indagini preliminari; è di queste ragione, iniziando da quella di Emilio Bogani che diamo qui che, nel (1983) degli Studi di Filologia italiana, presenta volume XLI l'esito della sua lunga, accurata indagine su "La raccolta delle rime alfieriane nel manoscritto 13 della Biblioteca Laurenziana," che costituisce voro preparatorio alla nuova edizione critica delle Rime il la- affidatagli dal Centro di Studi di Filologia italiana presso l'Accademia della Crusca, in accordo con ta a sostituire la il Centro di Studi Alfieriani di Asti, destina- precedente, curata nel 1954 da Francesco Maggini Rassegna alfieriana (1 982- J 984) 99 (128). L'analisi del manoscritto Laur. to come momento primario Alfieri della recensio, zione delle Rime, esso "rappresenta testimone" 13 s'impone innanzitut- (p. 95), oltre a rendersi della mancanza retta, essendo consultabile solo il quanto, per in la se- più importante e travagliato indispensabile in considerazione una descrizione esauriente e filologicamente cor- di in dattiloscritto gliata del codice: quella cioè approntata Tunica scheda detta- da Filippo Di Benedetto per collaboratori del Centro astese, mentre altre descrizioni non sono i fruibili, critica. o perche Bogani do però, per o perché insoddisfacenti per un'edizione parziali, offre un'accurata descrizione del codice (rimandan- ulteriori precisazioni, ai prossimi contributi), a partire —come dalla composita struttura dei fascicoli (con l'aiuto di avvertire — si premura della precedente scheda del Di Benedetto), fornendo informazioni che vanno ben oltre quelle reperibili nella scheda di restauro e nel Catalogo manoscritto del L'esame ziana. Fondo Alfieri della Lauren- estende poi all'accertamento delle numerazioni, si che risultano essere quattro, ben differenziate disposizione dei fascicoli delle complessa sovrapposizione fra loro, Rime, che rappresenta ed all'attuale l'esito di una di interventi scrittori, la cui ricostruzione diacronica, pur tenendo conto dei segni di rinvio apposti dall'Alfieri, non è esente da Ampio difficoltà. spazio è riservato alla prima parte delle sivamente, con gli stessi criteri, alla Rime seconda parte — — in e succes- merito alle quali lo studioso presenta, carta per carta, la trascrizione dei sonetti e degli altri componimenti, la loro disposizione e le successive metodo e le intenzioni dell'autore nell'assem- seriazioni, indica blamento lasciati di il questo corpus poetico, valutando, ad esempio, liberi in vista di ulteriori inserimenti opere già iniziate, i mutamenti grafiche in corrispondenza del ogni colonna, gli appunti, i o gli spazi prosecuzioni di di penna e di inchiostro, le variazioni numero dei sonetti da trascrivere in di contrassegni e le altre abitudini scrittone del poeta. A conclusione di tale presentazione analitica, di grande riesce la breve ricapitolazione finale, che riassume tali, i dati utilità fondamen- sintetizza la successione cronologica della disposizione dei componimenti (di cui 205 sonetti, 276 55 epigrammi, 14 composizioni di vario metro e due motti di un sol verso) raccolti nella prima parte, e Bianca Maria 100 dei 146 sonetti, 110 epigrammi, 2 Da Rif un poemetto, un capitolo, epigrafi, un'ode, un distico e un verso singolo, che compongono seconda la autori: 2 odi e 2 traduzioni latine di altrettante composizioni (di altri alfieriane). Completa l'indagine ri: tavola di la "Sonetti," "Versi d'altro metro," opere tali ripartita in tre setto- "Epigrammi" (e analogamente "Sonetti, 2^ parte," "Versi d'altro metro, 2^ parte," "Epigrammi, 2^ parte"), in cui ogni componimento, numerato progressivamente, è corredato da un ricco bagaglio di notizie, consistente nell'indicazio- ne della seriazione originale, negli incipit secondo la prima stesura (rispettando grafie ed abitudini interpuntive dell'Alfieri), nel riferi- mento dell' alle carte e alle date, nelle note che interessano lo studio ordinamento ed infine nel rinvio alle moderne Al edizioni. termine lo studioso riporta, nel paragrafo intitolato "Indice dei capoversi," gli incipit di tutte le composizioni rappresentate nelle varie tavole, dotando ciascuna di esse delle sigle numero testi: loro pertinente, ed offre in di individuazione e del Appendice l'edizione di un'anacreontica, inspiegabilmente non pubblicata dal Maggini, quattro sonetti e tre epigrammi che presentano, neir "Appendice so all'Alfieri del 4 non allo studioso, III," dalla lettera di marzo 1795, la ma- nella stesura del noscritto Alfieri 13, redazioni inedite rispetto a quelle già a e, nove Tommaso stampa Valperga di Calu- sezione relativa alle rime, che, risulta essere stata finora considerata in questa prospettiva. Sempre in ai problemi testuali delle Rime si rivolge Marco Sterpos un saggio ove dà conto dei suoi studi preparatori a quella nuova edizione di cui, dopo quella curata dal Maggini, vieppiù necessità (189). Nel saggio introduttivo illustra adottati per la pubblicazione di netti, epigrammi, rime incerte una scelta di vario metro, o spurie, chiarendo i criteri di rime, si sente la metodologici radunate frammenti e versi in particolare quelli seguiti per so- in: sparsi, rime componi- menti che già figurano nella menzionata edizione del Maggini, in versione sensibilmente diversa, e per di riferimento l'Alfieri il testo pubblicato diede alle stampe" come La (p. 73). i quali prende definitivo, e cioè quello state così pubblicate dimostra che le varianti che novità consiste nel fatto che "le rime che presentano varianti di rilievo rispetto al testo a sono ma "come punto stampa anche quando un confronto con l'apparato erano già presenti, parzialmente o totalmente, Rassegna alfìcriana (1982-1984) medesimo" nell'apparato Dei (p. 73). non pubblicati testi 101 dal Maggini, ma compresi nella terza edi- zione dell'ormai classico volume di Vittore Branca: Alfieri e la ricer- ca dello Sterpos non propone stile, "Novella prima," in la riedizione, eccezion quanto contenutisticamente affine fatta per la "Novella alla seconda," che non compare invece nell'^Appendice" del Branca. La questo testo giustifica difficoltà di lettura di rispetto alla prima pubblicazione, risalente studioso russo I.I. Glivenko, e in le al differenze notevoli 1912, ad opera della qualche luogo anche nei confronti della più recente edizione. Nella classe delle "rime incerte o spurie" sono collocati ti tre i dubbi: "Dei, che sarà? doppio furor divide"; "Questo è Roma in cui ebbe la cuna"; "Regni sconvolti, e Regi a morte rispettivamente intitolati "Sullo stato d'Italia," "Contro decimottavo"—per secolo il i sonet- giorno, tratti" — Roma," "Al quali lo studioso dimostra, con prove a carattere contenutistico e stilistico, l'impossibilità della paternità alfieriana (dissentendo dall'opinione espressa "O madre, da Aldo Actis Caporavento parole getti," le),'^ unitamente per quale giunge alle medesime conclusioni, operando un confronto il con le all'altro sonetto al le diverse motivazioni esposte, a proposito dello stesso argomen- una to, dall'Alfieri, in lettera indirizzata appunto a sua madre, datata 11 settembre 1787. La costante presenza di Alfieri nella cultura europea è confermata dal posto riservatogli nella storia della letteratura italiana dal titolo Précis de littérature italienne, pubblicata in Francia nel 1982 rettore Christian Bec), che — sia detto per inciso —colma la (di- lacuna di parecchi anni intercorrente dalla data di edizione dei precedenti manuali;'^ in essa infatti il capitolo XVIII della IV sezione, affidata a Robert Perroud, è interamente dedicato all'Alfieri (102). La trattazione prende avvio dalla constatazione dell'importanza quasi univoca ed esclusiva, rivestita nel contesto culturale del se- colo XVIII, dal genere tragico, filone in cui confluivano le più alte aspirazioni dei letterati del secolo, con risultati però scarsamente rimarchevoli. scite sono la In tale Merope panorama non di eclatante, le cui opere più riu- Scipione Maffei e il Serse di Bettinelli, lo studioso mette in risalto l'apporto innovativo offerto co dall'Alfieri, pertanto du" (p. 262). Il al genere tragi- sintomaticamente definito, "un auteur atten- sintetico profilo biografico che segue è ripartito in Bianca Maria 102 Da Rif momenti: "les années de formation," "les années fécondes," "le repli et le déclin" e si conclude con una serie di riflessioni dedicate agli aspetti più rilevanti del suo carattere e del suo temperamento, tre classificato, con singolare abbondanza "fougueux, di aggettivazione: coléreux, passionné, tourmenté, partagé entre des élans enthousiastes et des retombées dans une noire tristesse, le tout couronné par un amour-propre sans mesure" (pp. 264-65). La produzione di Alfieri analizzata nella successiva sezione —non senza tener conto dei più qualificati interventi e delle più recenti posizioni della critica contemporanea pensiero politico, presentato chi costruttivi, limitato non — è inquadrata nel profilo del suo come speculazione che non com'è ad una visione offre sboc- pessimistica, critica ma analitica della storia, influenzato dalle letture di Montesquieu, Rousseau, Helvétius, Voltaire stica eroe-tiranno, È messo poi e, per quel che concerne l'idea apori- da Plutarco. in risalto il fatto che la fortuna arrisa nel Risorgimento ad un certo filone tragico della produzione dell'astigiano, è paradossalmente ascrivibile all'astoricità ed all'astrazione della sua visione politica, che consente quindi alle opere in cui si riflette, di essere caricate di significati e di valenze particolari, del tutto estranee alla concezione che le ha ispirate. Altrettanto critico è compilatore di il questa storia letteraria nell' indicare allo studioso straniero di orginalità e il risvolto innovazione attuato nel teatro tragico dall'Alfieri, se- gnatamente indicato nella totale abolizione dei cori e dei confidenti, nella drastica riduzione del numero dei personaggi minori, accanto a quello degli elementi narrativi e spettacolari, comprese le manfesta- zioni d'amore, di contro al largo spazio assegnato ai monologhi, ai tempi morti e "parfois à des scènes, voire à des actes de pur remplissage" (p. 267). Sulla staticità dell'azione così congegnata, un solo protagonista di statura grandiosa, che è, di solito, emerge eponimo del titolo della tragedia. Non manca poi un cenno alla concisione del metro, "dur jusqu'à en être parfois rocailleux" (p. 268), aile tematiche più frequentate e alle figure dei personaggi principali, in cui però curatore—vana sarebbe camente determinati. Il la ricerca di tratti paragrafo si —suggerisce il storicamente o psicologi- conclude con una riflessione finale sulla constatazione che, nel teatro odierno, le tragedie alfieria- ne non sono più rappresentate, forse a causa delle difficoltà create Rassegna alficriana (1982-1984) 103 dal linguaggio o dalla concentrazione parossistica dell'azione matica e dell'orrore, quasi il dram- tragediografo dovesse scontare ora "Ics excès d'admiration, les louanges presque hagiographiques, dus en aux circonstances historiques, dont partie trop longtemps" (p. 269). fiche termina il Con la pendant a été l'objet il menzione delle opere autobiogra- capitolo Alfieri, nel cui ambito Io spazio maggiore è riservato alla Vita. Vi sono tracciate le principali linee d'impostazio- ne di questo racconto biografico, idealizzato e stilizzato, compilato non tanto per obbedire ad istanze storiche o a rigorose docu- finalità mentarie, quanto per rispondere ad esigenze più intime e private, dal momento che Alfieri "raconte sa vie à la fois comme même et comme, consciemment et inconsciemment, il (p. il la voit lui- veut la voir" 270). Per quanto riguarda cominciare da una rilettura di Van Neck dedica, da su singole opere gli studi particolari si può alcune tragedie. Al Saul Willem Jan singolari angolature, negli Annali alfieriani, uno studio (197) che permette, recuperando letterariamente reazioni del pubblico e testimonianze di ordine diverso, di rivivere ancora l'emozione suscitata dalle vibranti interpretazioni dell'Alfieri in veste di passionale attore e protagonista delle proprie opere. L'eco dei suoi successi è via via registrata, a proposito dell' Antigone, a partire dal trionfo ottenuto a Roma nella recita tenuta nanzi ad un'illustre platea . . . 20 novembre 1782 "di- il nella parte di Creonte" (p. 140). logamente è poi segnalata l'ammirazione che Saul il all'atto della sua ammissione, romani, testimoniata da un documento terati come egli riscosse pastore, fra gli arcadi stilato dai ragguardevoli che componevano "la numerosa sceltissima udienza" Pubblicato il testo di due diplomi d'iscrizione, una dettagliata nota esegetica al curioso nome Filaerio Eratrostico, proponendo soluzioni quelle avanzate nel medesimo volume, per Ana- leggendo il let- (p. 141). Van Neck dedica arcadico dell'Alfieri: interpretative differenti da lo stesso argomento, da Filippo Di Benedetto.'^ Espressioni di sincero entusiastico plauso nei riguardi della potenza espressiva e delle capacità mimiche dell'Alfieri lo studioso le indica successivamente in testimonianze di vario genere, quali un epigramma . latino del dottissimo Raimondo Cunich S.J., cui Alfie- era legato da intellettuale amicizia, una "squisita lettera inedita ri . . indirizzata[gli] dal suo estimatore Ansano Mocenni, da Siena, Bianca Maria 104 il giugno 1795" (pp. 145-146), o 1 Da Rif ricordi vivissimi lasciati dal i giovane Carmignani, che ebbe ad interpretare negli anni 1793-1795 la parte di David accanto impersonante Saul, quando all'Alfieri il tragico riprese la sua attività di attore. Da ultimo Van Neck richiama l'attenzione su un risvolto affasci- nante della potenza declamatoria dell'astigiano, costituito dall'ispirazione fornita al pittore François Xavier Fabre per raffigurazione di Saul in un quadro ora al lier. A tal proposito lo studioso si la Musée Fabre sofferma a suggestiva di Montpel- rettificare la data di composizione del dipinto, 1793, indicata da Carlo Pellegrini,'^ cor- reggendola, in base alla data leggibile sulla tela accanto alla firma, in 1803. A completare l'indagine sulle testimonianze e le curiosità del Saul Van Neck propone un interessante elenco, in ordine cronologico, delle traduzioni in 13 lingue attestate per questa tragedia, elenco di cui potenzia ulteriormente l'utilità operando una traslitterazione nei confronti dell'ortografia delle lingue a carattere non-latino. Nel brivido raccapricciante che Byron aveva provato assistendo ad una rappresentazione teatrale della Mirra, da to, in una lettera al lui stesso descrit- suo editore bolognese, come una sensazione di terrore più che di semplice empatia nei confronti degli attori, Ezio Raimondi (250) ravvisa una singolare capacità di percepire la mo- dernità del "neoclassico orrifico del linguaggio alfieriano" (p. 432), modernità che spesso sfugge re l'Alfieri in una specie di al lettore rimbombante esametro troncato" Nella prima scena della Mirra no al odierno, avvezzo "a legge- temi più attuali i gaddiano "strazio senza confessione" (p. si addensano (ivi). intor- 433) che tormenta la protagonista, prendono forma nei fantasmi che nella notte l'assillano, nei sogni che le "dan martiro" e né loco," sogni terribili, mai le concedono "pace, né riposo, che la sceneggiatura, di fatto, non è in grado di riproporre. Analogamente Saul, personaggio murato nel suo silenzio, vive in una dimensione onirica che si realizza nella drammatizzazione del sogno, nel momento in cui esso rivive in scena, considerabile perciò, orme di Fiissli, come via esperibile nell'esplorazione dell'indi- sulle vidualità e dell'essere. Dalle letture dell'Alfieri, inerenti alla tematica dell'onirico nel Settecento, l'attenzione del critico in si sposta (passati rassegna Monti, Verri, Foscolo óelV Ortis) alla prima generazione Rassegna alficriana (1982-1 984) ambito della quale propone una ricerca postalficriana, nclT tagmi e lopoi dalle tragedie considerate. complessa trama del di sin- stempera così, Si in una dimensione oni- di singolari risvolti analogici, la personaggi dei Promessi sposi messa a raffronto con quelli rica dei Fermo morali 105 e Lucia, ideale prolusione ad una rilettura delle Operette e della Coscienza di Zeno. Con quest'opera termina l'analisi che prende l'avvio dall'esame della parola "che scruta se stessa e propri paralogismi, proprie simmetrie, le proprie le che Raimondi suggerisce come una strada "che rere, forse per caso, sognare forse per trovare come un nuovo strumento ombre i oniriche," potrebbe percor- si la realtà" (p. 454) e, in ogni di scoperta e di ricerca nell'indagine letteraria. A a óoWAntigone, messa proposito della rappresentazione Roma il 20 novembre 1782, nel piccolo zo dell'ambasciatore Raimondi (249), il di Spagna, in scena teatro privato del palaz- in cui Alfieri impersonava Creonte, un sottolinea, nel saggio "Alfieri 1782: teatro 'terribile'" fascino esercitato sul pubblico dalla nota dominante dello "stile contratto dell'orrore" (p. 74). In particolare riporta, accanto ma non meno ad un accademico e compassato, positivo consenso dell'abate Taruffi, l'entusiastico giudizio critico di Alessandro Verri (espresso nella corrispondenza con fratello Pietro) sulla teatralità il della tragedia alfieriana, all'indomani della recita dtWAntigone, giu- dizio confortato dall' aver egli assistito, in precedenza, alla lettura cinque sue tragedie. fattagli dallo stesso Alfieri di trasformazione che parola e la il dall'autore diventato attore, Verri drammatico ria," ma non si limita "a descrivere lo stile della partitura alfieriana nella sua codificazione lettera- coglie anche valore teatrale, "il scena realizzata dall'attore regista" Questa problematica temporaneo Sorpreso dalla verso subiscono in teatro, declamati — dibattito sul rileva la dinamica vivente della (p. 79). Raimondi melodramma — non è estranea al con- e sul rapporto tra musica e poesia, tematiche sviluppate nei saggi filosofici di Matteo Borsa e nel capitolo "Riflessioni sopra la rappresentazione Emilio Campi, edito a Modena nel 1783 storico si Woldomiro o rivela conte si generale" appendice sia la conversion della Russia. estremamente significativo Campi in in estende a raffrontare cese con quella italiana, in seno in la alla quanto al di Paolo dramma Tale capitolo l'analisi attuata dal tradizione interpretativa fran- quale sono denunciati i difetti Bianca Maria 106 Da Rif della lingua poetica ed illustrati gli accorgimenti necessari per ren- dere idonea alla recita una scrittura teatrale. In effetti, il parola scritta e quella interpretata ebbe puntualmente la mente — divario tra — e ampia- a manifestarsi all'atto della stampa delle tragedie alfieriane. Esso viene esaminato con precisione nella "Risposta dell'Autore" che ha qui alla "Lettera di Ranieri de'Calsabigi" dallo stesso Alfieri, modo di chiarire le motivazioni dialettiche inteme che fanno prefe- come momento rire la recita (intesa di ascolto e di visualizzazione gestuale) alla lettura, basandosi sulla recente esperienza della rap- presentazione romana. Di conseguenza, proposta di educare alla pubblico "a sentir recitare" affianca, non secondaria, l'attore, di acquisire viale, che punti delle valenze il la necessità per una dizione energica, non cantilenante né tri- valorizzazione semantica delle parole e alla resa alla drammatiche del pensiero, con tonale della vocalità, con le pause calcolate, carica impulsiva e la o le reticenze i silenzi allusivi e suggestivi. Raimondi prosegue identificando L'analisi di i momenti del testo che, nelle fasi intermedie della scrittura stratificata óeWAntigone, in funzione di un'orchestrazione drammatica e sono riorganizzati una regia dell'enunciato, già proiettato idealmente di Del pari enuclea gli interventi apportati dal sulla scena. drammaturgo sul lessi- co, sull'andamento distributivo dell' endecasillabo, scandito su di ritmo franto da un susseguirsi mile, che delle voci si un di battute, abbreviate sino all'inverosi- dilatano invece, a livello scenico, con la forza contrastiva drammaticamente dialoganti in una "sequenza lunga poli- fonica" pausata dagli "spazi del silenzio," dai "vuoti dell'attesa o del linguaggio contratto del gesto" rammenta che il ne deWAntigone . . . l'utopia di la letteratura to di A conclusione, (p. 96). lo studioso pubblico, che aveva assistito alla rappresentazionel palazzo di Spagna, "aveva un parlato irreale ma . . . sperimentato vibrante, costruito attraverso documen- e insieme contro di essa" (p. 103), primo un linguaggio teatrale antimelodico capacità di rottura con che s'imporrà, per la tradizione, agli scrittori della la sua generazione postrivoluzionaria. Sul carattere esemplare di quell'avvenimento di eccezionale im- portanza nella storia del teatro alfieriano, si sofferma anche Francesca Bonanni in una breve nota intitolata "La rappresentazione gone di Alfieri nel Palazzo di Spagna di Roma" (217). dcWAnti- Inquadrata Rassegna alfieriana (1982- 1 984) in primo luogo la recita 1 della tragedia nell'orizzonte d'attesa creato, all'epoca, dalla polemica letteraria sul genere teatrale, sottolinea propone, la in di appendici, le studiosa la risonanza riscossa da tale rappresentazione ed una serie 07 e inediti, redatti da coloro che assistettero -dW Antif^onc, a tezza dei quali aggiunge merito in testimonianze di commenti editi comple- formulate dallo stesso Alfieri. le riflessioni Nella preoccupazione dominante dell'astigiano, di natura esculsiva- mente teatrale nei confronti del testo tragico, problemi connessi al che annovera, oltre ai 'genere' letterario, anche quelli di ordine or- ganizzativo (palesemente confermata dall'aver egli anteposto, contro ogni consuetudine, un punto europei tuali da lui la prova teatrale e, contemporaneamente, avviata in stampa), alla di contatto del tragediografo con la nucleo pulsore della riforma il campo drammaturgico. Nella Mirra (ma con riscontri anche nel Saul) Santato (183) individua dramma, che solo del luzione. Bonanni indica la posizione degli intellet- le ricerca di la coordinate che determinano nella morte del protagonista L'analisi evidenzia, quale Guido la tragicità può trovare so- componente determinante della tragicità, la dialettica negativa dei contrari, potenziata dalla retori- ca delle antitesi che ha luogo nella coscienza dei protagonisti e che consiste nel conflitto delle passioni e della volontà, nella coesistenza di affermazione e negazione, nel dramma che ed infine e soprattutto nella tensione che si si scatena nell'intimo, crea fra silenzio e paro- quest'ultima affidata, nel recitativo di Mirra, alle leggi retoriche la, che governano reticenza e dissimulazione. Il conflitto degli opposti e l'inconfessabile mistero (la parola portando in se la distruzione dell'ordine morale prestabilito) che tormentano Mirra nella solitudi- ne del suo isolamento, ne determinano l'afasia e la vina — spingono i silenzi allusivi, le reticenze, vittima inconsapevole di una vendetta di- — all'autocensura estrema per una passione non una detta, per colpa non commessa. In un saggio articolato dimostra che mezzi la tragedia, e fini, quale si in quattro punti Piero Bigongiari (125) per Alfieri, consiste nella coincidenza di attua nella catastrofe finale. Le correzioni tamente apportate nel passaggio dalla stesura in prosa moduli illuministici, alla versificazione ricerca delle cause sottese all'agire lità che vanno oltre —che presenta a gli esiti della umano, sono motivate da una funzione puramente fit- — improntata fina- sintattica e morfologica, Bianca Maria 108 Da Rif rispondendo invece ad esigenze ritmiche, foniche e musicali. La sofferta valutazione di ogni parola, rileva Bigongiari, si ripropone, per Alfieri, a livello di meditata in cui si risolvono operazione di ricerca dei tempi musicali, —segnatamente Mirra nella — coincidenza degli la marca opposti, la solitudine (nelle sottili implicazioni di trinitaria) morale etica, e l'isolamento individuale della protagonista che, at- tuato vuoto attorno a il tacendo," in se stessa sé, nel silenzio, definito nella Vita consuma Sottoponendo a confronto di Alfieri, il la propria tragedia. Brutus volteriano con Giuseppe Antonio Camerino come nide" (132), rileva "operar il Bruto primo nell'articolo "Libertà e tiran- l'opera dell'astigiano ponga si in netta e cosciente contrapposizione con quella del francese, pur trattando lo stesso il tema e ruotando attorno allo stesso personaggio. Pare anzi che — Bruto primo vada collegato cinanza cronologica oltre che e lo autorizzano l'affinità meditazione sulla tirannide che ideologica l'Alfieri anni e che culmina nell'ST, con la ampiamente — alla più andava svolgendo la vi- generale in quegli redazione definitiva del trattato omonimo. Questa riflessione, a un'attenta analisi, pare prendere le certi versi proprio dal Bruto, zione e come mosse per da leggersi "anche come contrapposi- correzione delle idee sul potere monarchico emergenti nel Brutus volteriano" (p. 265) e da ambientare all'interno dell'ampio processo di adesione a idee libertarie che la trionfante rivoluzione americana aveva avviato in quegli parrebbe anticipare qui la cautela è d'obbligo e giustamente Camerino —ma — vi si attiene Per altro verso anni in Europa. alcuni motivi che, travalicando la posizione politica espressa nel trattato Della Tirannide, l'Alfieri avrebbe vo- luto sviluppare in modo più organico ed omogeneo nel progettato e mai attuato capitolo Della Repubblica e che sono da ravvisare in temi quali "l'inconciliabilità la tra politica tirannica e idea di patria, contrapposizione frontale di monarca e popolo, dino come caso il garanzia di libertà e di egalitarismo" 271). al mancanza, nella prima, In ogni di ogni ac- motivo amoroso, che invece presiede nella seconda, e nella — — radicale sostituzione dell'idea che nel sovrano dovuta (p. titolo di citta- netto contrasto fra la tragedia di Alfieri e quella volteriana è chiaramente avvertibile nella cenno il in quanto rappresentante della legge cui l'obbedienza è e nel patto sociale e giuridico risiede la legittimazione del potere, con quella che essa è 1 Rassegna aljìcriana ( 1 982- 9H4) invece di esclusiva pertinenza del popolo che, eseguire re e far leggi. le il costante esempio della solo con la Roma creazione dei tribuni" che possa garantire amor proprio e di il 09 deve crea- di diritto, Alla radice dell'ideologia alfìeriana resta naturalmente, oltre all'entusiasmo per cana, 1 ventata democratica ameri- la repubblicana "libera e grande 272), unica forma di governo (p. rispetto delle idee di patria cosmopolitismo, per netta, inconciliabile antitesi con la i ed concetti di i quali l'astigiano pone si in posizione esposta da Voltaire nel suo Brutus. In al un saggio a (119) Paola Azzolini tesi si propone di accostarsi senso riposto e simbolico dell'ultima tragedia alfìeriana: VAlceste seconda, che l'autore compose, come attesta l'annotazione autografa (nel manoscritto Laur. Alf. 7) "pieno tutto di dolce melanconia." In questa linea di ricerca li culturali che sono si alla colloca anche l'indagine relativa model- ai base del testo e ne costuiscono una sorta In tale rapporto la Azzolini inquadra anche le di lontana origine. motivazioni di quell' "ingrato lavoro dell'apprendimento del greco, giustificato solo in superficie dal desiderio di culturale" (p. 379), al Momento zione si si colmare una lacuna dedicò nei suoi ultimi anni. di per sé essenziale dell'approccio ai classici, il primo: quello della traduzione vera e propria, secondo: quello dell'assimilazione e dell'appropriazione dei temi, che prende forma poi nella nuova dimensione drammatica linguistica e stilistica il — — oltre che conferitagli dalla rielaborazione alfieriana: è caso óeWAlceste prima nei confronti dcWAlceste seconda. Alle affinità ódVAlceste seconda con ri tradu- la configura, nella fattispecie nei confronti di Euripide, in due aspetti determinanti: il quale Alfieri de' Calzabigi per l'omonima opera di il libretto scritto Gluck è dedicato successivo del saggio, mentre nei seguenti paragrafi amplia a comprendere anche il emerge così (completato da analoghi sondaggi per testo di Euripide. meto e Fereo) con i da Ranie- Il il mito le il punto raffronto di si Alceste figure di Ad- connotati appostigli dalla rivisitazione alfieriana. Vibrante di umanissimo amore l'eroina, sicura nella sua volontà, affronta la morte: vede la morte generatrice di vita, tematica degli opposti placarsi in in questa tragedia che una dimensione lirica e sentimentale. Sul versante del linguaggio Gian Luigi Beccaria offre importanti spunti di riflessione in undici schede dedicate a Giovanni Getto — — Bianca Maria 110 una comunanza in ricordo di Da Rif di interessi emersa in occasione delle giornate di studio e della recita di Giovampietro del Saul alfieriano, novembre 1980 nel redatte in forma colloquiale e discorsiva (per riproporsi nelle motivazioni originarie), che impostano, da diverse angolature, nuove possibilità di riflessione sul linguaggio tragico alfieriano o "del sublime" (207). Incisività è la parola d'ordine scandi- nota per nota, sin dalle osservazioni ta, iniziali, che si adeguano alla necessità di fornire le coordinate culturali per la comprensione del "sublime" nella tragedia alfieriana, più risposta univoca all'urgere di ha ria modo non va — a scapito della chiarezza) di —comune E Così Becca- definitoria. concetto di nostalgia determinato il peraltro ai poeti suoi contemporar- tale nostalgia ne, a sua volta attivata tutto, a desiderio di dare una non poter attingere più a "quel grande antichi" (p. 423). stile sublime degli diventa presupposto all'emulazio- anche dall'aspirazione a pervenire, nonostante quei concetti etemi, a quelle cadenze che solo traducendo- nell'alto stile tragico, si una esigenza al di inquadrare nella sensibilità alfieriana (e la sinteticità dalla consapevolezza nei che potevano essere contrassegnate dal carisma della classicità. Giudizi sintetici hanno per oggetto poi i testi di Alfieri, ed ancora il le varianti che affollano suo scarno e disadorno verseggiare e la sua incessante ricerca di quel linguaggio che, soltanto nelle gran- di opere del passato — formule ne —aveva trovate e sperimentate le Non di letteraria" come di un'incontrastata validità espressiva. si tratta, Beccaria a suo parere beninteso, (p. ma di "illusione restauraziola definisce 425), concepita in seno ad una poetica che prevede un linguaggio puro, assoluto, non condizionato dalle mode e dal tempo, ed è questo linguaggio inalterato e inalterabile a garantire, nella sua essenzialità espressiva, ancor oggi, l'attualità delle tragedie alfieriane. Sempre al campo tragico vanno ricondotte alcune esperienze dell' Alfieri traduttore: in quest'ottica è da considerarsi un'ideale prefazio- ne all'edizione critica delle traduzioni di Terenzio dello studio di Mariarosa Masoero il primo paragrafo e Claudio Sensi: Vittorio Alfieri interprete del teatro classico (242), che ricostruisce con attenzione i momenti dell'approccio alfieriano ai testi dell'illustre comico L'impegno del tradurre, iniziato "così per balocco" "verso il Giugno del 1790"''' sulle pagine àcìVEneide, diventa invece, per l'opera antico. 1 Rassegna alfieriana (1982-WH4) 430) dovute chezza con 1 una scelta motivata da "ragioni strumentali e pratiche" di Terenzio, (p. 1 il alla necessità di acquisire, a livello retorico, dimesti- verso comico. Le difficoltà di ordine formale, stilistico e linguistico, che Alfieri ebbe ad affrontare nella multiforme palestra del teatro terenziano, sono esaminate dai due studiosi che propongo- no numerosi esempi delle soluzioni via via esemplate dal Egli dimostra, con il traduttore. procedere delle sperimentazioni, sempre mag- ócWEcira gior competenza e disinvoltura, sino alla versione italiana che "ha tutte le carte in regola tura, soprattutto là dove psicologica dei personaggi" que proprio il di (p. 433). Più che risvolto serio, particolarissima commedia per essere considerata incisiva e ma- modello classico delinea il Ad dopo con lo sforzo ostinato e caparbio compimento del 45° anno il le sole riferiti di questa di il paragrafo successivo, con cui età, momenti più i fatica della tradu- la Alfieri si applicò, nello studio del greco, sue forze, senza l'aiuto di maestri. sono puntualmente condizione la comico è dun- impegnato e antitradizionale Eschilo e a Sofocle è destinato che inquadra lato terenziana a far breccia sulla sua natura tragediografo, rendendogli più congeniale zione. il Di questo tirocinio significativi e determinanti nell'acquisizione degli strumenti tecnici appropriati, le pause di ri- flessione, le improvvise interruzioni nel lavoro, l'evoluzione infine dal 'privato' al 'pubblico,' culminante nella decisione di dare alle stampe le sue versioni dal greco. Fra Eschilo e Sofocle è il sulla psicologia di Alfieri, in dramma quanto di Sofocle Filottete a far presa gli offre, indicano "tre fondamentali spunti di meditazione tragica: fisicamente sulla scena; il dramma della decezione di chi quello dell'ingannatore suo malgrado" una (p. ne, versione completata, ad avviso della si fida e 442). Conclude lo studio serie di osservazioni sulla traduzione delle del 1801 su fogli gli studiosi, l'eroe che soffre Masoero Rane di Aristofa- e di Sensi, non pervenutici, dal momento che prima Alfieri trascris- se direttamente in bella copia questo suo lavoro, dal 18 maggio al 15 luglio 1801, su un'edizione settecentesca di Aristofane, durante l'intervallo trascorso fra l'idea e la stesura della Finestrino. illustrato, nel saggio, il comica aristofanesca, improntata ad una concezione nea alla mentalità alfieriana. lemiche, Viene confronto non sempre pacifico con l'opera del tutto estra- Tale dicotomia giustifica la stizza del traduttore di fronte alle difficoltà le punte po- o addirittura Bianca Maria 112 Da Rif all'impossibilità, a volte, di rendere in lingua italiana tute, le alle postille e alle croci emerge la marginali che testimoniano sua forza inventiva, la il gamma studiosi, ancora una impronterà, nella giudizio. La che rimane esempla- Ma di come fanno è, sottile di di variazioni nell'ambito del linguaggio satirico e caricaturale. tirocinio la lezione più vitale suo disagio, sua capacità originale e coniare neologismi, modellando una ri frizzi, le bat- i ambiguità semantiche del testo greco. Purtuttavia, di contro questo notare gli volta, quella inerente al versante tragico, medesima ambientazione che infernale delle scene di Finestrina, l'ultima opera di Alfieri, la più aristofanesca della sua vita. Su Alfieri traduttore di Sallustio si sofferma Antonia Mazza, tandolo tra Manzoni e Leopardi (243) per documentare tali autori, com'è consuetudine, comunque scolastico o Alfieri, al si in età giovanile. limita a profilare, in La breve scheda dedicata ad causa per una qualche analogia con l'esclusivo supporto delle pagine della Vita, le tappe della sua consuetudine Le traduzioni sallustiane tennero zione poco omogenea nel tempo, sentita, dal con l'opera impegnato ma non 1776, anno in cui maturò 1799 quando, revisionando questo classico, letto da nel corso del rispettivo apprendistato chiamato marginalmente tema, di ci- fortuna 'di dovute ad una lunga se- ritorno,' corrispondente a riprese tarde, quasi dimentazione negli anni, di echi e pagine la la l'Alfieri, per questo di Sallustio. con applica- meno intensa e decisione di tradurlo, sino le versioni già al compiute da Virgilio e da Terenzio non ritenne necessario riprenderle e ritoccarle, essendone, evidentemente, soddisfatto. NOTE DELLA PARTE PRIMA 1 Cfr. Guido Santato, "Rassegna 3 (1978), 388-410. III Id., alfìeriana "Rassegna (1972-1977)," Lettere italiane, alfìeriana (1978^1981)," Annali XXX, alfieriani, (1983), 165-195. 2 Nel volume Vittorio naco (Asti: Casa Alfieri, Filippo, edizione critica a cura di Carmine Jan- d'Alfieri, 1952). 3 Mario Fubini, Dal Muratori al Baretti (Bari, 1968), 240. 4 Copia che dovere si "non completamente fedele perché rivela di mettere un po'd'ordine negli appunti il Tassi si sente in di Alfieri" (20). 5 Si tratta tìoiVAminta, della Secchia rapita, della Gerusalemme liberata e étW Orlando furioso. 6 Mariarosa Masoero si è occupata dei libri I-VI, Claudio Sensi dei libri VII- Rassegna alfier lana (I9H2-19S4) 1 13 XII. 7 Vitilio Masiello, XXXIX 8 Satire / cornua. "La falsa libertà: // Misuf^allu e il suo problema," Bclfafior, (1984), 253. di I / Vittorio Alfieri da / Asti/-/. . in . mains asperrimus I Parata Lt)ndra/MDCCCIV (ma Horat. Lpod. Od. VI/ \fusello\l tnllo lircnze. 1806). Piatti, 9 Rodolfo Renier, // Misoi^allo, le Satire e gli Epigrammi edili e inediti (Firenze: Sansoni, 1884). 10 Vittore Branca, Alfieri e la ricerca dello stile (con cinque nuovi studi) (Bolo- gna: Zanichelli, 1981), 260. 11 Precisamente: CI, CU, CHI, CIV, DI, DII, E, F. 12/// Misogallo I Prose, e Rime 1799, ma I ài I Vittorio Alfieri / da Asti / [Fuso] Londra / / edito a Pisa nel 1814 da Sebastiano Nistri. 13 Su questo argomento va segnalato l'importante contributo già offerto dallo studio di Mariarosa Masoero e di Claudio Sensi, in bibliografìa segnalato al nO 242. 14 Leggibile anche, con qualche variazione, nei "Nuovi Annali della Facoltà di Magistero dell'Università 15 Aldo Actis Caporale, di "Due Messina, qui al rP 131. sonetti inediti attribuiti a Vittorio Alfieri in miscellanea piemontese del primo Ottocento," Studi piemontesi, X, 1 una (1981), 93-99. 16 Come 17 Cfr. mette /v7 in evidenza Franco Suitner nella sua recensione, qui al vP (190). pp. 65-67. 18 Carlo Pellegrini, La contessa d 'Albany e il salotto del Lungarno (Napoli: Edi- zioni Scientifiche Italiane, 1951), 102. 19 Vittorio Alfieri, Vita scritta da esso, a cura d'Alfieri, 1951), 286. di Luigi Fassò, I (Asti: Casa