l`aria di domani

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l`aria di domani
l’aria diAbbonamento
domani annuo fr. 38.- Agosto-Settembre
Numero
Numero88 Prezzo in edicola Fr. 5.- MENSILE
28 Agosto 2004
l’aria di domani
ISSN 1660-7163
Tutto quello che dovremmo sapere sul degrado dell’ambiente e delle istituzioni
SPORCA
GUERRA
2-3
SPORCA
GUERRA
Najaf: in nome di quale
Dio si attaccano le moschee?
I ponti di Nassiriya
4-5
Storia di un’ambulanza colpita in piena notte
RISORSA
FUOCO
Siamo ormai al bidone
6
RISORSA
SERVIZI
Il prezzo del petrolio ci strangolerà?
La salute è malata!
7
Cliniche private e vizi pubblici
RISORSA
CULTURA
Politica cornuta
8/9
I camosci del Generoso, quelli che-si-fidano
RISORSA
TERRA
L’idea di Bissone
10/11
Come rimarginare la ferita dell’autostrada
RISORSA
ARIA
Ozono: l’ aria è fritta
12
Inquinare la Svizzera costa tre miliardi l’anno
RISORSA
ARIA
Il nucleare è scoppiato
13
Giappone: tre incidenti lo stesso giorno
RISORSA
POLITICA
RISORSA
La villa del presidente
POLITICA
14/15
Il governante si porta a casa il lavoro8-9
1
l’aria di domani
Numero 8
l’aria di domani
28 Agosto 2004
Najaf: in nome di quale Dio?
Dopo gli attentati alle chiese cristiane, Moqtad Al-Sadr, il leader sciita assediato dagli USA a
Najaf tratta con il Vaticano, ma anche stavolta la coalizione preferisce la strada del massacro.
l’aria di domani
Cronache dall’assedio di Najaf , la più sporca
battaglia della sporchissima guerra preventiva.
Ecco come le truppe della coalizione guidata da
George Bush hanno stroncato qualsiasi
possibilità di mediazione fra Al-Sadr e il
Vaticano. Come si fa a portare la democrazia
in Iraq ignorando il 65 per cento della sua
popolazione, ovvero la maggioranza
musulmano-sciita? Ecco perché gli americani
avrebbero dovuto consentire al Governo
iracheno di mediare con Sadr
anziché distruggere a cannonate
lo splendido Mausoleo di Ali e
la sua gente, in nome di George
Bush e dei signori della guerra!
Intervistare Moqtad Al-Sadr
era l’obiettivo di Enzo Baldoni,
il giornalista free-lance italiano
scomparso giovedì 19 agosto
2004 sulla strada fra Baghdad e
la città santa sciita di Najaf.
Maometto
sotto assedio
Enzo era diretto verso il punto
centrale dell’uragano: lo splendido Mausoleo dell’Imam Ali, il
luogo dell’assedio. Voleva forare
il muro di censura e vergognosa
disinformazione
che
la
coalizione ha costruito attorno a
questa nuova “guerra del Vietnam”. Qualcuno gli ha impedito
di raggiungere Moqtad Al-Sadr,
di dar voce al capo sciita
attraverso un’intervista. Sadr non
deve aver voce.
Gli attentati
alle chiese
Domenica 1. agosto 2004. Sei
diverse auto-bomba, quattro a
Baghdad e due nella città
settentrionale di Mosul fanno
strage dei fedeli cristiani che
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Numero 8
l’aria di domani
28 Agosto 2004
“Noi dobbiamo collaborare,
cristiani e musulmani,
per il bene dell’Iraq,
perché siamo una sola famiglia”.
Emmanuel Delly, patriarca caldeo dell’Iraq,
Baghdad, 1 agosto 2004
Abu Al-Zarqawi
Moqtad Al-Sadr
partecipano al rito del vespro. Per
la prima volta la sporca guerra
coinvolge anche la minoranza
cristiana irachena (3%).
Le immagini - atroci - giungono
in Vaticano suscitando grande
preoccupazione anche nel Papa.
Chi ha interesse a terrorizzare i
cristiani caldei e ortodossi
dell’Iraq? Non certo gli sciiti!
Moqtad Al-Sadr
condanna la strage
Inascoltato, quasi completamente ignorato dai media
occidentali, Moqtad Al-Sadr
interviene per condannare
duramente gli attentati contro i
cristiani e le
loro chiese. Si
presenta così
una formidabile occasione
per uscire dal
vortice
del
massacro.
Il Vaticano lo
capisce perEnzo Baldoni fettamente e
riesce ad aprire
una trattativa con gli sciiti di AlSadr. Il massacro di Najaf è
evitabile! A non capire niente è il
Pentagono: gli ordini ormai sono
evidenti, lo sporco gioco mostra
la corda: si tratta di impedire a
ogni costo che Moqtad Al-Sadr
possa partecipare alla ripartizione del potere iracheno.
Mentre il leader sciita dichiara al
mondo la sua disponibilità al
dialogo, un’unità della coalizione
prende d’assalto anche la sua
abitazione in barba alla tregua.
Bush si è creato
una spina nel fianco
“Si tratta di azioni per fiaccare
il nemico”, dice un comunicato
del comando americano. In realtà
si tratta dell’operazione più
stupida e miope di tutta la storia
dell’amministrazione Bush.
Anzi, probabilmente di un errore fatale. A due mesi dal
confronto elettorale con John
Kerry, lo sciita Moqtad Al-Sadr
è destinato a divenire la spina nel
fianco di George W. Bush. Sa che
deve resistere fino al giorno delle
elezioni americane.
Chi ha massacrato
i fedeli sciiti?
I musulmani sciiti sono pronti
a difendere il Mausoleo di Ali
fino alla morte: è sacro. Ed è
pieno di gente. Sarebbe come
bombardare San Pietro o il
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monastero di Einsiedeln. C’è chi
lo ha già fatto, senza pietà, come
Bush. Le tremende immagini
delle chiese dilaniate dalle
esplosioni del primo agosto
scorso ricordano maledettamente
quelle di un anno fa. Il 29 agosto
2003 un’autobomba viene
condotta di fronte al Mausoleo di
Ali e fa strage di un centinaio di
fedeli sciiti (foto). Muore anche
l’ayatollah Mohammed Baqr
Al-Hakim. Il Mausoleo di Ali
simbolo aureo degli sciiti riceve
il primo sfregio. Da chi?
Lo stile è quello
di Al-Zarquawi
L’esplosivo che dilania i fedeli
sciiti di Najaf è identico a quello
che uccide i 19 ragazzi italiani di
Nassiriya (12 nov. 2003). Pure lo
stesso che dieci giorni prima (19
agosto) ha messo in ginocchio la
sede ONU di Baghdad
uccidendo Sergio Vieira de
Mello e una ventina dei suoi
collaboratori. È stato il boia di AlQaeda Abu Al-Zarqawi.
È lui il vero cattivo di questa
storia. Lui non è come Al-Sadr.
Non tratta coi cristiani: Abu le fa
esplodere le chiese e le moschee,
e in questo è molto simile al suo
nemico dichiarato George Bush.
Numero 8
l’aria di domani
28 Agosto 2004
I ponti di Nassiriya
di Sidney Rotalinti
Micah Garen, il giornalista americano rapito
lunedì 16 agosto a Nassiriya, viene liberato una
settimana dopo, come predetto dal portavoce del
leader
sciita
Moqtad
Al
Sadr.
La sua è una storia dai retroscena allucinanti. Non
era scomparso per caso. Lo avevano espulso dalla
base italiana di Nassiriya perché la
sua telecamera era stata la scomoda
testimone di una sparatoria della
“forza di pace” italiana contro un
Anche Moqtad Al-Sadr
ringrazia, in un certo senso,
Micah Garen. Fa dire al suo
portavoce di Nassiriya che il
giornalista “è stato liberato anche
perché ha contibuito a far luce su
un episodio avvenuto a Nassiriya
pochi giorni fa in cui sono
implicati soldati italiani”. Ovvio
il riferimento alla tragedia del
ponte. Alla notte buia della
sparatoria, quella sul 6 agosto.
Garen aveva avuto il coraggio
di documentare quel che era
autofurgone in transito, nella notte fra il 5 e il
6 agosto, sui famigerati ponti della città. 6 morti
e 12 feriti. “Era un’autobomba lanciata
all’attacco” sostiene il comando italiano.
Era un’ambulanza con una donna partoriente,
secondo il servizio televisivo realizzato da
Garen. Quando lo hanno liberato ha
ringraziato gli artefici della sua
liberazione, la fidanzata e il leader
sciita Moqtad Al Sadr.
Micah Garen
successo, persino di far giungere
a Roma le immagini di quel
furgone e soprattutto di smentire
completamente la versione del
comandante del contingente
italiano gen. Dalzini al Tg2 Rai:
“...il mezzo contro il quale i miei
soldati hanno fatto fuoco era a
luci spente, non si è fermato ai
primi colpi di avvertimento.
A metà del ponte ha fatto scendere
del personale che ha incominciato a fare fuoco contro lo
schieramento dei miei soldati, ha
continuato la corsa contro i miei
uomini e quando è saltato in aria
è deflagrato completamente. Il
film che ho visto non mi da’ l’idea
di un mezzo esploso, la cui
esplosione è stata vista e udita a
Il ponte “Charlie”di Nassiriya teatro
della tragedia descritta da Garen.
A fianco: un fotogramma del filmato.
Autobomba o inerme ambulanza? Nel
primo caso il veicolo dovrebbe essere
esploso. Nella seconda eventualità le
pareti del furgone tendono a implodere,
vengono cioè deformate verso l’interno
come pare suggerire l’ immagine.
4
Numero 8
oltre quattro chilometri di
distanza. Ritengo che si tratti di
una mistificazione e in ogni caso
farò tutti gli accertamenti del
caso per arrivare a stabilire la
verità”.
Mobbing di guerra:
Espulso dalla base
Micah Garen, per ragioni di
sicurezza, è ospite della base
italiana di Nassiriya. Come tanti
altri giornalisti. Lavora a una serie
di documentari sul traffico di
reperti archeologici .
Le rivelazioni sull’ambulanza
colpita fanno infuriare il
comando. Si ritrova sulla strada.
Il primo a confermarlo è il
direttore del museo di Nassiriya
Abdel Amir Al-Hamdani. Privo di
qualunque protezione, come
prevedibile, Garen viene rapito.
La gravissima scorrettezza del
comando viene resa invisibile da
una vera e propria cortina
fumogena. A erigerla sono gli altri
giornalisti italiani: “illazioni sugli
italiani”, “Accusa infamante”,
“Il giornalista rapito esagera”.
La Repubblica attraverso i
pessimi servizi del suo
corrispondente Pietro Del Re
parla di un giornalista squattrinato
che sfida la sorte da sei mesi a
bordo di una vecchia Toyota
senza scorta.
Linciato e rapito
allo stesso tempo
Micah
Garen
viene
letteralmente linciato su giornali
come la Repubblica. Chi può
evita di fare riferimento alla
tragedia del ponte, cioé alla vera
causa delle disgrazie di Garen.
Ma la scorrettezza del comando
militare di Nassiriya , se mai
possibile, va ancora oltre: ora
l’aria di domani
viene messo in dubbio tutto,
persino il filmato viene giudicato
“assolutamente inverosimile”.
La scomparsa di Garen rende
possibili nuove censure.
Quell’incidente, in pratica, non
c’è mai stato. Almeno fin quando
un
dirigente
iracheno
dell’ospedale locale conferma:
nella notte fra il 5 e il 6 agosto
un’ambulanza con a bordo
quattro civili è stata colpita durante uno scontro fra miliziani e
soldati italiani.
Chi ha rapito
Micah Garen?
Apparentemente le cose
sembrano andare nel peggior
modo possibile. Micah è davvero
solo. In pericolo. In che mani è
finito?
In un primo tempo il vero
timore della sua compagna
Marie-Helene Carleton e dei
suoi collaboratori della Four
Corners Media è quello che
possa essere finito nelle mani di
Al-Qaeda, cioè del tristemente
famoso Abu Al-Zarquawi,
quello che taglia la testa agli
ostaggi.
La
risposta,
inconfutabile, arriva con la
liberazione di Micah. Una
settimana dopo il sequestro Garen
viene liberato in perfetta salute
dai miliziani sciiti di Moqtad Al
Sadr come promesso dal loro
portavoce.
Ecco la prova che si può
trattare con Al-Sadr, che non
ci sono solo i cannoni come
pensano i signori della guerra
preventiva per risolvere la
tremenda impasse irachena.
Non c’è più alternativa,
oramai non c’è una sola città
in tutto l’Iraq dove la
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28 Agosto 2004
Uno fra i moltissimi reperti
archeologici fotografati da Micah
Garen e dalla sua compagna,
Marie-Helene
Carleton in Iraq per
la Four Corners
Media.
coalizione possa dire di
controllare veramente la
situazione. La tragedia
dell’ambulanza è ormai
consegnata alla storia, tragica,
di questa guerra senza senso.
Ed Enzo Baldoni
in che mani è finito?
Sano e salvo Garen, ora
vogliamo sperare che la stessa
cosa possa valere anche per il
giornalista italiano Enzo
Baldoni. Ma i primi segnali
non
sono
altrettanto
tranquillizzanti. L’uccisione di
Gharib, il suo interprete, è un
pessimo indizio. Sembra
indicare che Enzo sia stato
bloccato non dagli sciiti di AlSadr, ma da fazioni legate al
generale di Al-Qaeda per
l’Iraq Al-Zarquawi. Per
questo faremmo bene a
rinunciare, noi giornalisti, al
solito cinico ragionamento del
tipo “se è finito nei guai è
perché se l’è voluta”. Con
Enzo dovremmo essere un po’
più solidali che con Micah; se
lo vogliamo vivo.
Numero 8
l’aria di domani
28 Agosto 2004
Il boomerang petrolio
L’oro nero costava 35 dollari al barile (160 litri) la scorsa primavera. Ora ha sfiorato i 50 e c’è
chi pronostica 80 dollari al barile entro fine anno. La guerra del bidone e gli attentati agli oleodotti
iracheni rischiano di far collassare l’economia globale. Un altro favore che facciamo a Bin
Laden e compagni. Ma attenzione: non sono solo gli attentati agli oleodotti a far salire il prezzo.
Anche l’effetto serra e la politica estera di Bush, Blair e Berlusconi hanno fatto la loro parte.
Da un anno a questa parte, dalla
guerra, non passa giorno senza
che esploda qualche oleodotto in
Iraq. Ma è in queste ultime
settimane, a partire dai primi di
agosto che la guerra del bidone,
la guerra preventiva di George
Bush, mostra i suoi effetti
catastrofici. E il terrorismo segna
punti. Le città irachene sono
sempre più pronte a esplodere, a
cominciare da Falluja. Come
potranno ritrovare la normalità se
manca tutto, a cominciare
dall’elettricità e dalla benzina?
La situazione è incandescente
anche perché la sola risorsa
economica
vagamente
funzionante del paese è
completamente paralizzata, per
giorni, a causa di una serie di
attacchi coordinati agli oleodotti
che esportano il petrolio verso
nord, a partire dalla città di Mosul
e contemporaneamente a quelli
del sud, che trasportano il greggio
verso Mina Al-Bakr.
Di solito da qui possono passare
circa 700 mila barili al giorno.
Ora questa gigantesca macchina
che pompa energia fossile verso
il resto del mondo funziona
quando funziona. I terroristi di AlQaeda e i loro alleati segnano
punti. Il 15 agosto salta
l’oleodotto principale del nord,
due giorni dopo una stazione nei
pressi di Baghdad. Nelle zone
TURCHIA
IRAN
Mosul
OLEODOTTI
linee fuori uso
SIRIA
fuori uso
TRIANGOLO
SUNNITA
Baqubah
Ramadi
Baghdad
Fallujah
Najaf
meridionali
di
Bassora
s u c c e d e
esattamente la stessa
cosa.
Al distributore si comincia
a pagare più di un franco e
quaranta per un litro di benzina .
Le compagnie aeree volano
sempre più a stento e la ripresa
economica affoga in una pozza di
olio fossile puzzolente.
Ma attenzione, non è solo la
guerra a far salire il prezzo del
petrolio. Le notizie di borsa ci
avvertono che a portare il prezzo
fino a sfondare la soglia dei 45
dollari al barile sono state le
conseguenze dell’effetto serra .
Il temuto uragano Bonnie ha
infatti costretto la Shell a
evacuare mezzo migliaio di
dipendenti dalle piattaforme
6
Nassiriya
Bassora
KUWAIT
fuori uso
ARABIA SAUDITA
Princess e Crosby, nel Golfo del
Messico e a sospendere la
produzione.
Un lettore (Roland Ulmi, di
Minusio) scrive a un quotidiano.
Poche righe sull’uragano che ha
devastato la Florida governata da
Jeb Bush, fratello del presidente
americano. Gli uragani sono figli
dell’effetto serra che a sua volta
è figlio del petrolio: quindi “gli
uragani sono dei boomerang”.
Numero 8
l’aria di domani
Cliniche private
e pubblici vizi
Nella repubblica dell’invidia si combatte un’altra sporca
guerra, quella della pianificazione ospedaliera. Ci si chiede
perché la clinica Alabardia debba chiudere, così come il centro
di riabilitazione di Sementina. Che ne sarà dei pazienti delle
valli e del Bellinzonese? Per certi politici, per certi funzionari
l’importante è far quadrare i conti. I propri possibilmente, anche
a costo di mettere in scena una serie di colpi bassi che fanno
sorgere un dubbio: siamo ancora in un paese democratico o
siamo comandati da una schiera di sederi di cuoio? Vige il
libero mercato o dobbiamo tesserarci in qualche cosca mafiosa
per avere gli stessi diritti di certi “eletti”? Come mai alcuni
beneficiano a piene mani delle disgrazie degli
altri? Le vittime di questi tagli suggeriscono che
la causa di tutte le cause si chiama corruzione.
Le premesse le conosciamo.
Nel numero scorso abbiamo
affrontato le strabilianti stranezze
della nuova pianificazione
ospedaliera. Patrizia Pesenti
deve tagliare. Lo fa a scapito della
psichiatria, a danno del settore
fondamentale della riabilitazione, a svantaggio delle valli
settentrionali del Ticino.
I poveri pazienti
“dovranno adattarsi”
Un paziente depresso di
Olivone, per curarsi, dovrà andare
al “Neuro” di Mendrisio, oppure
alla Clinica Santa Croce di
Orselina verso la quale vengono
inspiegabilmente travasati gli altri
30 dei 45 posti-letto della Clinica
Casa Alabardia di San Nazzaro/
Piazzogna,
semplicemente
sopressa come il Centro di
riabilitazione di Sementina
28 Agosto 2004
secondo cui il “pibe de oro”
vorrebbe venire a occupare uno
dei 45 letti di Piazzogna per
liberarsi dalla schiavitù della
cocaina che lo sta mangiando
dall’interno.
La repubblica
dell’invidia
Lo psichiatra Orlando Del
Don, direttore della Clinica Casa
Alabardia assicura che mai e poi
mai avrebbe chiesto allo Stato i
230 franchi previsti dalla
pianficazione ospedaliera per il
“Pibe de oro”. “Ci mancherebbe”.
Curare Maradona significa
mettere a segno un bel colpo per
una clinica esclusa dalla
pianificazione. In questo quadro,
così delicato,
interviene di
punto in bianco
l’Associazione
delle cliniche
senza alcun comprivate con un
prensibile motivo.
comunicato
Sempre
in
che
è
la
assenza di ogni
quintessenza
comprensibile
La Clinica Casa Alabardia di dell’invidia più
ragione i 45 letti Piazzogna e il Centro di i n t e r e s s a t a .
di
Piazzogna riabilitazione di Sementina È la cattolica
v e r r e b b e r o sono le principali vittime della Mimi Bonetti
smembrati
e pianificazione ospedaliera.
Lepori
a
attribuiti ad altri,
presiedere l’asal Neuro di Mendrisio (15 letti) e
sociazione, è lei a preoccuparsi
soprattutto alla Clinica Santa
per la “privacy” di Maradona
Croce di Orselina (30 letti).
(qualcuno potrebbe scoprire che
“il pibe” è cocainomane!). Intanto
Diego Maradona
il medico cantonale Ignazio
e i suoi problemi
Cassis ci mette la sua particolare
Fin qui potrebbe essere la solita
forma di entusiasmo e promuove
storia di una repubblica delle
un duplice ‘blitz contapulci’
banane con l’acqua alla gola.
all’Alabardia. Come mai questo
Ma la storia è evoluta, fino a
meraviglioso (!) coordinamento
incrociarsi con la vicenda del
fra iniziative di politici e
mitico calciatore argentino Diego
funzionari? Vuoi vedere che
Maradona, quando la stampa
qualcuno ha “le capre a mezzo”
argentina accredita l’ipotesi
con la clinica di Orselina?
Vi
de ttim
it e
ag
li
7
l’aria di domani
Numero 8
28 Agosto 2004
Politica
Lugano
“Simbiosi” è una parola priva di significato
per i nostri politici. Significa vivere in pace tra
specie diverse traendone reciproco vantaggio.
Significa lasciar vivere i 50 camosci del Monte
Generoso. Non sono bastate undicimila firme
per convincere il Consiglio di Stato del Canton
Ticino a lasciar perdere la solita logica da tagli
Ponte-diga
Monte Generoso
Ma quante firme ci vorranno per
convincere il Consiglio di Stato a
rivedere la propria decisione?
Oggi saranno ben più di
undicimila. Ma ci chiediamo a
cosa sarà servita la mobilitazione
di tanta gente se il Governo ne fa
una questione di principio.
Mobilitazione
popolare
Mendrisio
Chiasso
8
È
letteralmente
sconcertante
che
neanche personaggi
del mondo della
cultura come Tita
Carloni siano riusciti
a
convincere
i
governanti che quei
cinquanta camosci del
Monte Generoso non sono
come tutti gli altri, sono
divenuti parte del paesaggio,
anzi sono diventati nostri amici.
Un giorno o l’altro dovremo
riuscire a dire ai cinque ammiragli
del palazzo delle Orsoline che la
loro logica da tagli lineari si fonda
su un puro ragionamento
statistico. Un puro numero. Quei
camosci sono sani e vivono in
sintonia con un ambientre natu-
Numero 8
l’aria di domani
v e r d e
intenso), ma
anche nelle
nuove aree di
caccia che la
nostra grafica
lineari. Il camoscio-che-si-fida non lo evidenzia in
rosso.
Le
vogliono. Forse qualdo leggerete questo parti gialle
articolo lo avranno già cancellato dalla faccia sono quelle
della terra. O forse ci sarà la grazia. Intanto urbane dove,
sorge il dubbio che Marco Borradori e almeno per
ora, non si
compagni abbiano dello spazio libero nei loro spara ancora.
congelatori.
Possible
che non ci sia
posto
per
cinquanta
camosci in
rale che si chiama Monte
uno spazio così grande?
Generoso. Una montagna che è in
I politici non lo sanno, ma questi
grado di dare loro tutto ciò di cui
camosci
vivono in simbiosi anche
necessitano.
con noi. Contrariamente alle
Devono morire per far quadrare
una statistica? È da poco che il
Consiglio di Stato è così ligio
alla statistica. Poche settimane
fa si parlava di abolirla o
quasi (per risparmiare,
ricordate?)
cornuta
L’area
di caccia
è vastissima
Come mostra la
cartina che abbiamo
elaborato grazie ai
materiali forniti
dagli Amici dei
camosci
del
Generoso la zona di
caccia è enorme. Include praticamente
tutta la sponda sinistra
del bacino del Ceresio
compresa
fra
la
latitudine di Lugano e
quella di Chiasso. I poveri
ungulati
verranno
sterminati nella zona della
bandita vera e propria (in
9
28 Agosto 2004
statistiche dell’Ufficio caccia e
pesca, qualsiasi bimbo-figlio-diturista che abbia avuto la fortuna
di vederli può testimoniare in
qualsiasi momento e di fronte a
qualsiasi tribunale che di camosci
non ce ne sono due uguali. Non
solo, ma questi camosci lavorano
per noi. Sergio Barenco li
difende in quanto sensibile uomo
di cultura ma anche in quanto
direttore della Ferrovia del
Generoso.
Questi camosci
lavorano per noi
“Sono diventati delle attrazioni
turistiche” lavorano per noi e noi
vogliamo gentilmente assassinarli.
Quanto all’Ufficio caccia e
pesca - sono in molti a dirlo potrebbe essere una voce
privilegiata per ottimi
risparmi ai preventivi
2005. La sola denominazione fa pensare a
congelatori con grandi
spazi liberi e antichi
privilegi nobiliari.
“Nel terzo millenio sottolinea Sergio
Barenco - dovremmo avere semmai un
pacifico “Ufficio
fauna e flora” in
grado di assicurare
un futuro alle
specie animali
che oggi finiscono in salmì
sulla mensa del
baronetto di turno.
Quanto ai tagli
lineari essi sono
f o r t e m e n t e
controindicati
agli
umani, figuriamoci in
natura!
Numero 8
l’aria di domani
28 Agosto 2004
L’idea di Bissone
Bissone è da vent’anni un paese spaccato in due dall’autostrada. Ora ha deciso di spazzar via la
rassegnazione e cominciare a “pensare in grande”. Nel giro di poche settimane la gente ha cominciato
a pensare che i normali ripari fonici non avrebbero risolto il problema. Avrebbero solo arricchito
qualche fortunato appaltatore. Si può fare di meglio: coprire l’autostrada ricuperando anche nuovivecchi territori a vantaggio della collettività. Secondo Ludwig Grosa, fondatore del movimento
che promuove questa idea, a conti fatti il coraggio verrebbe premiato. Anche economicamente,
perché spendere soldi per tutelare l’ambiente non è un costo, ma un investimento. Nel futuro.
“Settanta milioni spesi così sono
sprecati, mettono al mondo
un’opera brutta e inutile, bisogna
fermarli questi ripari fonici” dice
uno dei giovani seguaci di questa
idea formidabile facendomi
vedere i pannelli in vetro che
stanno arginando l’autostrada ai
piendi del Generoso, un po’ più
giù di Bissone. Più tardi, con
Ludwig Grosa, siamo proprio
sopra il curvone che taglia in due
Bissone. La ferita è evidente e
sanguina ancora.
Una sfida
fondamentale
Ludwig Grosa, in fin dei conti,
una sfida l’ha già vinta: il no ai
pannelli di vetro ha convinto
moltissima gente di tutte le età
che malgrado il clima politico
attuale, le ristrettezze finanziarie,
i tagli, vale la pena di investire
nel ricupero del nostro terrotorio.
“Non solo - rilancia - ma vi è
anche un concreto ritorno
economico. Ma dobbiamo tener
ben presente che questo ritorno
economico lo possiamo avere
solo investendo nel futuro. Se oggi
non si investe... niente ritorno.
Col progetto dei soli e semplici
ripari fonici avremmo un costo
secco e definitivo per
la comunità...
Sessanta milioni...
Sessanta milioni
privi di qualunque
rientro sottoforma di
eventuali
ricavi,
benefici... bisogna
pensare
con
lungimiranza e con
spirito positivo, rivolto al futuro.
Si tratta di migliorare una
situazione che è stata rovinata
dall’autostrada, uno squarcio
innaturale, fatto dall’uomo per
permettere quotidianamente il
transito di 70 mila veicoli, una
presenza che certamente non fa
gli interessi di Bissone .
Coprire la A2
creando territorio
Vogliamo modificare questa
situazione, risolvere davvero i
problemi attuali, ma non è tutto!
Vogliamo anche ricuperare parte
del territorio che verrebbe a
crearsi sopra la copertura.
Costruirci sopra delle case, per
esempio.
Quanto costerebbe la copertura
del tratto che attraverso il paese e
di parte del Ponte diga di Melide
così come proposta da voi?
10
Non è solo questione
di costi, i progetti
vanno giudicati sulla
base del rapporto tra
i costi e i benefici che
vengono offerti alla
popolazione.
Coprire costerebbe
circa 90 milioni di
franchi per un risanamento toale,
da Maroggia a Melide. 30-40
milioni per Bissone. Costi quel
che costi bisogna fare gli interessi
della gente, risolvere un
problema drammatico.
Ma attenzione: nel calcolo
bisogna poi inserire anche i
benefici economici. Bisogna
pensare a cosa significherebbe
avere, supponiamo, un centinaio
di contribuenti in più sul
territorio ricuperato con la
copertura.
Ecco allora che il miracolo si
compie e il conto perdite e
profitti, in futuro, promette di
ricompensare il coraggio di quelli
che vi hanno creduto nel futuro.
Artemia Cozzi (foto), per tanti
anni funzionaria delle strade
nazionali l’ha vista nascere questa
“tremenda
lacerazione
dell’autostrada” ora vorrebbe
vederla rimarginata. CONTINUA
Numero 8
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28 Agosto 2004
l’aria di domani
Numero 8
L’odore
dell’ozono
Intervista con il pediatra Marco Maurizio
II parte
L’inquinamento ci costa 3 miliardi di
franchi l’anno. Ecco dove potremmo
veramente realizzare dei seri risparmi
investendo nella prevenzione e nella salute
Che cosa può fare il singolo
individuo?
Purtroppo quelli che lasciano a
casa l’automobile sono sempre
gli stessi, gli altri continuano ad
usarla, senza imparare ad usare
il treno, la bicicletta, ad andare
a piedi.
Gli effetti di ‘giornate speciali’
come quelle della scorsa estate si
vedono poi concretamente?
Sì, certamente. Lì non si tratta
solamente di ozono ma di una
netta diminuzione del biossido di
azoto e di polveri fini.
Significa che se vado da
Bellinzona a Lugano rispettando
i limiti di velocità posso davvero
fare qualcosa di buono, per
l’ambiente?
Certo, è già molto. Ma bisogna
arrivare alla gente. Ci vuole una
presa di coscienza da parte degli
automobilisti: usare l’automobile
soltanto quando è strettamente
necessario.
L’autostrada
ci ruba l’aria
Il problema è che siamo in un
luogo particolare, che è oltretutto
un luogo di passaggio per gli altri,
che attraversano l’Europa.
Personalmente mi sono battuto
per l’iniziativa “Avanti”, che si
opponeva al raddoppio del tunnel del San Gottardo.
I maledetti camion
del tipo euro zero
Un altro fatto riguarda il
passaggio di camion del tipo
“euro zero” su questo asse.
Questi autocarri rappresentano il
7% del traffico pesante e sono
altamente inquinanti. Siamo
rimasti i soli ad accettarli, nel
resto dell’Europa sono vietati.
Non passano né il Brennero né il
Monte Bianco, ma il Gottardo sì.
Questo non è normale. Il
Consigliere di Stato leghista
Borradori risponde: è la
Confederazione a decidere. Non
è vero: abbiamo questa ordinanza
sull’inquinamento atmosferico
del 1985 che dà la possibilità ai
Cantoni di adottare misure contro
l’inquinamento, di poter
presentare un pacchetto di misure
e poi attuarle. Ma qui non si è mai
fatto nulla. L’anno scorso, per la
prima volta si è presa questa
decisione di limitare la velocità
a 80 all’ora, finalmente si è fatto
qualcosa di importante.
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28 Agosto 2004
Questo problema non riguarda
solo il Mendrisiotto, ma tutto il
Ticino, anche Lugano. Ma per
anni ci si è rifiutati persino di
discuterne, per paura di
danneggiare il turismo… Ora non
si può più negare: Mendrisio o
Lugano, cambia poco.
Vale anche per il Sopraceneri,
per le Valli …
Certo! Si piange per la
mancanza di turisti, ma è da lì
che dobbiamo partire: dalla
nostra natura, dall’aria pulita.
Che cosa rischia un bambino
che vive nel traffico i primi 15
anni della sua vita?
Le conseguenze purtroppo le
vedremo tra venti o trent’anni.
Conosciamo gli effetti immediati:
arrossamento degli occhi, tossi
persistenti, che durano settimane.
Per quanto riguarda gli adulti e
gli anziani notiamo un aumento
di ricoveri durante i giorni di
punta dell’inquinamento a causa
di problemi polmonari e
cardiovascolari.
I bambini con l’asma
sono triplicati
Le allergie, come l’asma, non
nascono
a
causa
dell’inquinamento, ma ne
vengono favorite. 50 anni fa
avevamo circa un 7% dei
bambini svizzeri con problemi di
asma. Adesso siamo sul 20%,
dunque in poco tempo c’è stato
un aumento impressionante.
Gli inquinanti atmosferici come
biossido di azoto e l’ozono
provocano irritazione delle
mucose, i pollini arrivano più
facilmente a causare la reazione
o a scatenare la crisi.
Quanto costa l’inquinamento?
Si calcola che l’inquinamento
alla Svizzera costa circa 3
Numero 8
miliardi all’anno. Sono cifre
impressionanti.
E’ vero che la legge viene per
così dire “adattata” allo stato di
fatto? Oggi la Svizzera è nella
legalità per quanto riguarda
l’ozono oppure no?
No, assolutamente. Abbiamo
superato i tassi fissati per essere
nella legalità. Ampiamente fuori
dai 180 microgrammi per metro
cubo…quando il limite è di 120.
Il problema principale è sapere
che cosa succederà a lunga
scadenza. Si ipotizza un aumento
dei tumori, soprattutto polmonari
(dato riscontrato negli Stati Uniti
dove il problema viene
monitorato da 30 anni e più). Per
chi vive vicino ad un asse
autostradale è un rischio
importante.
Che cosa significa “vicino
all’autostrada”?
Hanno calcolato addirittura
fino a un raggio di 20 chilometri.
Se così fosse, non c’è valle
esente da rischi.
Abbiamo sollecitato anche il
registro dei tumori svizzero. Il
Ticino, da solo, non può fare
statistica, dovremmo avere la
possibilità di raccogliere dati
sull’intero asse autostradale,
Italia compresa, per avere un
quadro completo dei rischi e dei
danni alla salute.
Ricordo l’ex consigliere Respini
che una volta mi disse: “Se un
uomo inizia ad interessarsi
all’ecologia, poi diventa un
ecologista”. Se la gente si
avvicina all’ambiente, capire,
diventa un percorso naturale, non
forzato.
Un percorso appassionante.
Pensare al futuro, parlare al futuro, con il massimo rispetto per
le generazioni nuove.
l’aria di domani
28 Agosto 2004
L’atomo
scoppiato
La giornata 9 agosto passerà alla
storia come la data più nera nella
storia del nucleare giapponese.
Un’impressionante successione
di incidenti ha colpito tre diversi
impianti nel giro di poche ore.
L’incidente più grave si
verificato vicino a Kyoto, nella
centrale di Mihama, della
Kansai Electric. Quattro morti e
altri sette operai in fin di vita.
“Avevano il volto bianco a causa
del tremendo calore sprigionato
dalle radiazioni” dice un medico
che si è occupato dei primi
soccorsi.
Altro che sicurezza assoluta!
Nel giro di poche ore altri due
impianti subiscono incidenti di
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rilievo, ma senza perdite
radioattive. A Shimane una
centrale della Tepco si è ritrovata
nell’emergenza a causa di un
incendio nei magazzini delle
scorie.
All’altra estremità del paese, a
Fukushima, un altro impianto
della Tepco registra una perdita
di acqua dal generatore.
Nei prossimi numeri inizieremo
un’inchiesta sul mondo del
nucleare. Si è davvero sopìto il
desiderio di creare nuove centrali
atomiche?
Ne
parleremo
con
il
coordinatore di “Corrente senza
nucleare” e militante antiatomico
Egon Schneebeli.
Numero 8
l’aria di domani
28 Agosto 2004
Il governante
si porta a casa il lavoro
Le migliori menti del
reame si sono tormentate
per cercare di capire cosa
abbia voluto dire Silvio
Berlusconi con il suo look
da discotecaro. In realtà,
come sospettavamo, la
“bandana” non dice nulla.
Serve a nascondere un
trapianto di capelli che è
la continuazione logica del
recente lifting luganese.
Il cavaliere aspira
all’immortalità. Ma non è
solo
questione
di
prestanza fisica. Cosa c’è
sotto al fazzoletto?
L’ eternità, certo, ma non
solo fisica, anche politica.
Lo dimostra il luogo stesso
dell’incontro con Tony
Blair: la mega-villafortezza-baia-pugno-inun-occhio di Sardegna. Un
castello, una piramide
balneare destinata ad
accogliere il Governo
italiano. Per sempre.
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Numero 8
l’aria di domani
Come si è permesso di
perforare una grotta tra
gli scogli per ingrandirla,
costruendo un tunnel di
approdo come misura di
sicurezza per una possibile
visita di Bush ?
Segreto di Stato.
Sicurezza nazionale.
Maggio 2004 Villa Certosa in costruzione Segreto dei segreti. Mentre
l’Italia è sotto scacco, nella
sua villa dai molti cunicoli e
passaggi segreti (come si addice
Il mausoleo
ai veri dittatori) lui riceve la
ciurma dei suoi fedeli. Ci sono
della presunzione
pure sette primi Ministri in
Mentre l’Italia trema sotto le
prenotazione per visitare lui e il
continue minacce di stragi da
suo “resort”.
parte di presunti terroristi, mentre
“i poveri sono sempre più
poveri”, il Presidente del
Consiglio italiano Silvio
Berlusconi, l’uomo più ricco
d’Italia (nonché trentesimo nella
classifica mondiale con un
patrimonio stimato in 10 miliardi
di dollari) riceve Tony Blair nella
villa abusiva di Porto Rotondo in
Sardegna.
Un “mostro edilizio” da 2500
metri quadrati con 50 ettari di
terreno, 1600 cactus, sette
piscine, un lago artificiale
(alimentato da una
fonte pubblica), un
anfiteatro finto greco
da
400
posti.
Cinquecento metri di
interdizione
alla
navigazione e forze di
sicurezza in cielo, in
terra, in alto mare,
dovunque.
Come ha potuto, lui,
aggirare le leggi sulla
protezione
del
paesaggio, ignorare la
tutela dell’ambiente?
Meglio una sana
calvizie
Mentre a Milano si soffoca e si
pranza alla mensa dei poveri di
ferragosto, mentre Al Qaeda
minaccia di bruciare l’Italia, nelle
sue stanze lui si fa bello con un
trapianto di capelli che
nasconderà con un ridicolo
fazzoletto in testa.
16 agosto, Porto Rotondo
presidiata dalle forze dell’ordine.
Arriva Tony Blair con la moglie.
La coppia per prepararsi allo
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shock ha dovuto passare una
settimana di vacanza con quello
scoppiato di Keith Richard dei
Rolling Stones.
Il fazzoletto in testa a
Berlusconi, l’ormai famosa “bandana” che ha fatto rotolare il
mondo dalle risate cela l’ultimo
capriccio del Cavaliere: un
trapianto di capelli, forse solo
per paura di non reggere il
confronto con i riccioli ribelli del
leader
libico
Gheddafi
nell’incontro del 25 agosto.
Villaggio turistico
per pirati
Un vero bunker protetto da
qualsiasi attentato terroristico con
armi convenzionali, biologiche o
chimiche. Ora si scopre che si
tratta della fortezza che
ospiterebbe il Governo in una
situazione d’emergenza. La
fortezza…come nel Medioevo.
Fuori da questo ridotto
nazionale, esposti ai gas nervini
della vita quotidiana, ci siamo
tutti noi, che viviamo il nostro
tempo sotto le minacce e le
controminacce preventive.
Dentro c’è lui, che non si sa
bene in quale era stia credendo di
vivere, convinto che la
sua condizione di
imperatore durerà per
l’eternità, coperta da
mille segreti, al riparo
da peste bubbonica e
toghe rosse. Lui che le
guerre se le va a
cercare, con Bush e
Blair.
In realtà Villa Certosa
fa più paura delle
minacce terroristiche di
Al Qaeda.
l’aria di domani
Numero 8
28 Agosto 2004
GAB
6500 Bellinzona 1
Caro ex-direttore,
ti ho incontrato l’altro giorno sulla soglia del tuo piccolo regno. Era la prima
volta che tornavo sul luogo di lavoro dove ho vissuto 18 anni della mia vita.
Forse non dovevo venirci. Di certo non avrei dovuto incontrarti. Mentre stavo
per salutarti in modo tutto sommato affettuoso, hai subito sparato una delle tue
cavolate peggiori. “Hai speso - mi hai detto - i soldi che ti abbiamo dato per
un’iniziativa votata al fallimento come è un giornale...”. Mettiamo subito in
chiaro una cosa: quelli non sono, caro direttore, “i soldi che mi avete dato”
come dici tu. No. Quelli sono semplicemente i soldi puliti, che mi sono
guadagnato in una mezza vita di lavoro all’insegna di un’ineccepibile integrità.
È il danaro previsto dal contratto collettivo di lavoro (mai sentito nominare?).
In più, come sai, c’era anche una sorta di risarcimento per i bastoni fra le ruote,
gli intralci, le scelte strategiche sbagliate e i danni che mi hanno causato persone
come te e il tuo “luogotenente” Edy Salmina.
Non ho altro da dirti, caro direttore, tranne una cosa: l’aria di domani non è
un’iniziativa votata al fallimento. Certo, lo so, preferirei avere anche una concessione mineraria in una zona aurifera dell’Alaska. Ma io, come tutti i miei
collaboratori, amo profondamente il mio mestiere. Ancor più da quando, con
un gesto di coraggio e di ribellione, ho speso quei
soldi per fare un giornale come tu non riusciresti
Impressum
neanche a pensarlo. In ogni caso ricordati che il
mio modo di spendere sarà sempre meglio di certi
l’aria di domani
Direttore responsabile: Sidney Rotalinti
tuoi modi di risparmiare.
Tutto quello che dovremmo sapere sul degrado dell’ambiente e delle istituzioni
l’aria di domani
C.P. 2496
6501 Bellinzona
Telefono: (+41) 076 309 14 67
www.the-flying-mountain.com
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