06/03/2011. Tokyo. Hotel Amistà Asagaya. 2.00 del mattino

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06/03/2011. Tokyo. Hotel Amistà Asagaya. 2.00 del mattino
06/03/2011.
Tokyo. Hotel Amistà Asagaya. 2.00 del mattino.
Cercherò di essere breve. La giornata è stata intensa e produttiva, in vero stile japan.
Nonostante la stanchezza, ho preso sonno tardissimo. Ho scritto la pagina di diario e questo mi ha
fatto passare il sonno. Alle 4 di notte avevo ancora tre chili di adrenalina da smaltire...come si dice
camomilla in giapponese? Questi bevono solo l'eccitantissimo thè...
Mi sveglio alle 8 di mattina, completamente devastata dalla nottata. Mi faccio una bella doccia
calda e sono in forma. Solo che sono in ritardo, quindi salto la colazione. Ora che l' eccitantissimo
thè mi servirebbe, mi viene negato.
A parte gli scherzi, la mattinata è molto importante. Abbiamo appuntamento con il Rettore della più
importante Università privata di musica di Tokyo, il Kunitachi College. Si tratta di una scuola per
cui gli allievi pagano una retta annuale di circa 10.000 euro e che conta 400 iscritti solo al corso di
canto. È un numero altissimo, rispetto a quelli dei nostri Conservatori. Consideriamo che a questa
prestigiosa scuola si insegnano tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Non riesco nemmeno a
fare il conto di quanta gente ci studia...
Guardo dalla finestra e sembra che piova. Non ci voleva. Col tailleur non ci vanno gli stivali per la
pioggia. Cerco di organizzarmi per avere un aspetto "assessorile" senza rischiare il congelamento.
In hotel viene a prenderci il Maestro Kotetsu, il direttore artistico del Tokyo Opera festival e del
Traetta Opera Festiva in Japan, nonché cantante eccezionale. Ci presentiamo. È una persona molto
gentile ed educata, ma soprattutto molto preparata. Parla un ottimo italiano. Insegna a Kunitachi ed
è stato lui ad organizzare questo incontro.
Non appena usciamo dall'hotel, restiamo di sasso. Non è pioggia, ma neve! Pare che sia rarissimo
che accada un fenomeno del genere, ma non ci stupiamo più di tanto. Due bitontini alla conquista di
Tokyo...non poteva che nevicare!
Prendiamo un taxy, poi due treni e una metropolitana. Mentre ci avviciniamo faticosamente alla
meta, rifletto sulle primo contraddizioni che noto in questo paese. I sedili del treno\metro sono
RISCALDATI! Una cosa eccezionale che non mi era ancora capitato di trovare in nessuna
metropoli visitata. Nonostante questa attenzione per il freddo, non posso fare a meno di notare
l'abbigliamento delle teenager che vanno a scuola con la divisa: giacca di panno, camicia, gilet,
minigonna kilt cortissima e...calzettoni. Niente cappotto e niente collant!!!! Fuori ci sono zero gradi
e loro vanno in giro senza calze. Tutte! Hanno le gambe viola, ma non tremano come me, che sono
molto più coperta di loro. Non ho ben capito questa storia delle calze. È la scuola che le costringe o
sono loro che non vogliono metterle? Cioè uno c'ha i sedili riscaldati per il freddo e poi proibisce di
mettere le calze d'inverno? Misteri orientali. Di certo i giapponesi non hanno le nostre mamme che
ci dicono di coprirci. (Ma questo non so se poi è un male...)
Arriviamo al college tutto imbiancato dalla neve. L'atmosfera è eccezionale. La neve mi è sempre
piaciuta. Spero sia di buon auspicio.
Ci fanno salire in un ufficio dove dobbiamo aspettare il Rettore. Nel frattempo ci offrono del thè e
cominciamo a parlare con il Vice-direttore e il Maestro Kobayashi, un musicista e insegnante
importantissimo che ha molta voglia di collaborare con noi. Quando incontrano il Maestro
Clemente, questi esperti della musica, lo riempiono di complimenti e si mostrano onorati di
conoscerlo. Buon inizio.
Il Rettore ci riceve. Gli faccio dono - a nome del Sindaco, di tutta l'Amministarzione comunale e di
tuttii cittadini di Bitonto - del Libro Rosso dell'Università di Bitonto. I giapponesi in queste
situazioni di lavoro sono abituati a non far trapelare emozioni, ma lui non regge, quando lo vede
ripete in italiano "libro rosso, libro rosso", facendo di sì con la testa, come a dire che sa bene cos'è.
Gli si illuminano gli occhi e abbozza un mezzo sorriso. Perfetto.
Gli mostro poi l'Orbicolare e i libri di foto su Bitonto, spiegandogli quanto sia speciale la nostra
città, quanto l'arte e la cultura facciano parte di noi e su quanto noi bitontini amiamo l'arte e la
valorizziamo (?). Gli dico che saremmo felici di averlo nostro ospite a Bitonto. Lui non dice di no.
Dopodiché parlano Vito e il maestro Kotetsu. Si parla di musica, di progetti, di cose fatte e cose da
fare e si chiede il coinvogimento dell'Università. Se riuscissimo a convincerli, potremmo avere una
struttura di riferimento per alcune manifestazioni da fare a Bitonto. Come il Traetta Opera Festival o
un Festival Italia – Giappone che potrebbe coinvolgere in maniera più attiva le diverse
professionalità dei due stati partner, creando occasioni di scambio, di crescita e di promozione del
territorio. Se l'Università dovesse essere interessata, potrebbero attivarsi una serie di possibilità
economiche, artistiche e commerciali non indifferenti. Bisogna guadagnarsi la fiducia del Rettore e
del M° Kobayashi. È importante.
Parliamo per un bel pò. I miei doni hanno aperto bene la strada. I due maestri si cimentano nella
descrizione dei vari progetti che abbiamo in serbo per l'Università. L'obiettivo è di creare un polo
Italia - Giappone serio e riconosciuto. Se ne sono fatti altri di progetti del genere in giro, ma non
hanno mai portato a nulla, a causa della disonestà di alcuni soggetti. I giapponesi non amano essere
presi in giro e vogliono persone serie con cui relazionarsi. Dobbiamo convincerli che siamo quelli
giusti.
A fine discorso tiro fuori l'ultimo asso nella manica: dei vecchi manifesti di Bitonto che mostrano il
torrione, la porta baresana e l'antica pianta di Bitonto. Li vedo contenti. Molto molto bene.
Sapevo che stavano costruendo un nuovo edificio e che avrebbero gradito ricevere manifesti e
quadri da appendere. Mi fanno vedere la pianta del nuovo plesso in costruzione. Dall'alto, con un
particolare gioco di colori e di alberi, la struttura sembra composta da tre enormi tastiere di
pianoforte. Arrossisco "dentro" pensando ai nostri Campus.
I regali sono piaciuti. Scattiamo le foto di rito e ci salutiamo, con la promessa che ci risentiremo. I
giapponesi non danno mai risposte prima di un congruo numero d'incontri. Eppure il Maestro
sussurra in italiano all'orecchio del nostro Vito: "Io mi sa che ci vengo a Bitonto". È da non
crederci. Kobayashi rifuterebbe Rimini (con cui non si è trovato tanto bene) per Bitonto. Qui mi
parte nella testa la sigla di chiusura, come nelle sit-com americane. Per me la giornata è stata già
sufficentemente produttiva. Posso anche chiudere qui.
Ma Kotetsu non è soddisfatto. Ci ha fissato un altro appuntamento alle 14. Mangiamo un panino al
volo e poi prendiamo un'altra serie interminabile di treni per arrivare al luogo dell'appuntamento.
Incontriamo un giovane signore che scopro essere uno dei più famosi compositori giapponesi di
nuova generazione. Al momento è proprio sulla cresta dell'onda, à la page come si diceva una volta.
Questo compositore ha una voglia matta di collaboare col Maestro Clemente (ma che gli fa ai
giapponesi?!?), vuole comporre qualcosa da far dirigere a lui. Detto, fatto. Si comincia a parlare di
idee, di date, di prime e di repliche.
È un momento molto speciale, quello di due o tre artisiti che s'incontrano e cominciano a progettare
insieme. Il processo creativo che s'instaura fra le parti ha una qualità superiore al solito. Vengono
fuori delle idee pazzesche, a volte.
Il punto è che siamo in ritardo. I giapponesi organizzano tutto almeno due anni prima di un evento.
Noi due giorni, se va bene. Nel Traetta Opera Festival potrebbe esserci un pezzo scritto
appositamente per noi da questo grande compositore, mi pare si chiami Wada, Kaoru Wada. Voglio
dire, uno che sta su Wikipedia che scrive un pezzo che viene suonato in prima mondiale a Bitonto,
non so come dire, è un'occasione. O no?
E come gli dici a questo signore qui, a sei mesi dal festival, di attendere, che non è ancora sicuro
che si faccia, perché aspettiamo i finanziamenti dalla Regione Puglia? Tergiversiamo parlando
d'altro, ma qui le storie si fanno sempre più serie.
Finito il caffè, me ne torno piena di pensieri in hotel, accompagnata da un'altra gentile signorina di
nome Satomi. Vito e Kotetsu vanno a provare per il concerto. Finiranno tardi. Io ho qualche ora
libera, ma nevica ancora. Vorrei cambiarmi e uscire a passeggiare per la città. Questi giorni non
avrò molto tempo per girare. Mi appoggio sul letto e mi addormento. Mi sveglio alle 20 di sera. Il
fuso e la levataccia del mattino, mi hanno giocato un brutto scherzo.
Comunque dovrò cenare. Mi vesto per andare a cercare del cibo nei paraggi. Suona il telefono della
stanza. È Vito. Deve farmi conoscere una persona speciale. Ma sto andando a cena, dico io. Aspetta
mezz'ora. Arriviamo.
Mentre aspetto il loro arrivo, conto i biglietti da visita di oggi. I giapponesi quando si presentano a
una persona nuova, sopratutto per lavoro, ti danno il loro biglietto da visita. E tu devi dare il tuo a
loro, altrimenti si offendono. Meno male che me n'ero portati un pò. Ma mi sono già quasi finiti. Tra
ieri e oggi ho conosciuto un sacco di gente. Non so più dove metterli. E – al momento – non
distinguo più i nomi. Kaoru? Ando? Chiharu? Oddio, che confusione!
Intanto arriva il Maestro Vito con una bella ed elegante signora. Me la presenta dicendo che è una
"principessa". La signora che mi ha portato a conoscere è una cantante eccezionale, famosissima in
Giappone, che ha provenienze nobiliari di alto livello. In effetti, ha dei modi veramente raffinati e
indossa una mise che non credo abbia comprato ai saldi. La "principessa" tiene molto a cantare in
Italia (tra l'altro parla molto bene italiano) e ha avuto un paio di "idee" per aiutarci a realizzare
qualcuno dei nostri progetti. Tra l'altro, scopro che ha un fan club internazionale molto nutrito, che
pare la segua ovunque lei vada a cantare. Anche all'estero. Questo vuol dire altri turisti. Altri
giapponesi ad invadere Bitonto. E – scusate la volgarità molto poco principesca – altri possibili
entrate economiche per il nostro paese.
1. Questo mi fa pensare che dobbiamo cominciare a organizzarci meglio per l'arrivo di questi
visitatori. Devo ricordare al vicesindaco di far pensare ai ragazzi dello IAT dei tour adatti
per questo tipo di turisti. Magari un tour che comprenda anche la visita a delle nostre
aziende agroalimentari con degustazione. I turisti quando degustano, poi comprano. Poi
spargono la voce. E alla fine ordinano direttamente dall'estero. Poi - adesso - con la
partenza del Centro Commerciale Naturale, dovrebbe essere anche organizzato meglio lo
shopping. Bisognerà suggerire a qualcuno di cominciare a pensare a qualche gadget e
souvenir su Bitonto e su Traetta. È da tempo che penso al fatto che nel nostro paese non
esiste un negozio di souvenir, potrebbe essere l'occasione per alcuni artigiani locali e un
cittadino in cerca di un'idea, una possibilità di lavoro in più.
Mentre mi travolge questo flusso di pensieri, mostro l'ormai rodato Orbicolare alla principessa.
Quando scopre che i libri che le ho mostrato sono per lei, quasi si commuove e mi ringrazia.
L'accompagnamo al taxy e – mentre ci saluta con la manina come una vera regnante – prego che la
carrozza non si trasformi in zucca e che il lavoro che stiamo facendo qui, non risulti vano.
Ceno velocemente pensando a quanto c'è ancora da fare. Forse non siamo ancora pronti per questo.
Ma io credo che non lo saremo mai, se non cominciamo. Se non ci mettiamo alla prova.
Con tutti questi pensieri, mi parte di nuovo l'adrenalina. Anche per stanotte ho timore che avrò
problemi ad addormentarmi. E – cosa ben peggiore - non ho ancora imparato come si dice
camomilla in giapponese.
Elisabetta Tono