Tawaifs, le cortigiane cantanti

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Tawaifs, le cortigiane cantanti
Tawaifs, le cortigiane cantanti
Lunedì 02 Novembre 2009 09:36
Il personaggio letterario o cinematografico della Tawaif, sorta di geisha dell'India del Nord sin
dall'epoca
moghul ,
continua a ossessionare la cultura popolare; Trisha Gupta
si interroga su
Tehelka
a proposito di cosa abbia spinto intanto verso l'oblìo quelle autentiche.
Dal film Umrao Jaan , del 2006, a Pakeezah , del 1972, o Chandramukhi , del 2005, la
figura della
Tawaif
ha sempre affascinato la cultura dell'Asia meridionale e non solo: una sensuale, affascinante
danzatrice
ingioiellata
, dotata di voce d'oro e - quasi sempre - di altrettanto aureo cuore. Per il già sovraccarico
sguardo dello spettatore di cinema hindi, potrebbe quindi sembrare in principio strano dover
visionare in proposito anche le immagini in bianco e nero che popolano
The Other Song
, il documentario di
Saba Dewan
che tratta l'argomento, e che ci guardano dallo schermo con una inattesa austerità. Ma è
un'austerità solo apparente; in una sequenza significativa, la cinepresa inquadra un vecchio
album, mentre una mano ne percorre le immagini fino a fermarsi su di un viso piacevolmente
pieno e la ruvida voce di un anziano suonatore di
Sarangi
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pronuncia un nome:
Rasoolan Bai
. La regista gli chiede:
Kya yeh hamesha itne saade kapde pehentin thi?
Indossava sempre vestiti così austeri?
- La risposta è brusca e un po' ironica: "
Mujra naach toh karna nahi tha"
Beh, non doveva mica ballare la
Mujra
, qui
... -.
Rasoolan Bai, classe 1902, smise di ballare quella danza piuttosto suggestiva e accompagnata
dalla specifica musica
tawaifi
, nel 1948. Lasciò allora la sua
casa
e la Tawaif, le cui sofferte canzoni furono probabilmente le più famose versioni del genere
Thumri,
non si esibì da allora in poi mai più nella sua città,
Varanasi
. La coincidenza temporale è notevole: nel momento in cui India e Pakistan iniziarono la loro
vita nazionale indipendente, il
Thumri
uscì definitivamente dal mondo delle Tawaif. Quel genere musicale, la cui forma più autentica intima, espressiva, dai testi sempre cantati in prima persona da voce femminile - nata nelle
case
delle cortigiane, era ormai destinata solo ai teatri, alla radio e al cinema, e per sopravvivere
nella luce brillante della modernità, e farsi ascoltare da quel nuovo mondo, le stesse Tawaif
erano dovute diventare semplici cantanti
, interpreti professioniste e nulla più.
In questo senso, la metamorfosi più brillante fu quella di Akhtari Bai Faizabadi, divenuta Begu
m Akhtar
. La cortigiana, che era divenuta celebre come tale sin da giovanissima, si trasformò allora in
una rispettabile signora sposata, abbandonando persino la sua arte canora per anni, "s
olo per ricomparire poi davanti al pubblico come icona nazionale di quella cultura musicale di
corte che l'aveva forgiata
", scrive di lei la studiosa
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Regula Qureshi
. Ma la nazione esigeva in cambio un alto prezzo: per poter divenire la
voce
della
Nuova India
, Akhtari Bai dovette vivere una doppia vita. Il suo nuovo e rispettabile status dipendeva infatti
totalmente dalla radicale dissociazione dal suo passato, mentre il potere che da lei emanava
verso il pubblico, l'attrazione che esercitava sui suoi fans, paradossalmente dipendevano in
gran parte proprio da quello. L'affascinante film di Saba Dewan, The Other Song - l'altra canzone, patrocinato dalla India
Foundation for the Arts
e da
HIVOS
- deve il suo titolo a un analogo caso di sdoppiamento, di un'altra palese repressione dell'Io
erotico indiano. La regista aveva saputo da un musicista di Varanasi, Shivkumar Shastri, che
Rasoolan Bai aveva registrato in una sola occasione, nel 1935, una versione differente del suo
celebre
Bhairavi
thumri
'
Lagat karejwa mein chot'
il mio cuore è ferito
- e così la Dewan si mise in caccia di quella versione. Mentre chiedeva a musicista dopo
musicista e poi a Tawaif dopo Tawaif, se avessero mai ascoltato la versione di quel canto che,
invece di
cuore,
recitava
Lagat jobanwa mein chot
- i miei
seni
sono feriti - senza successo, la regista cominciò a trovare indizi dell'esistenza di un mondo
nascosto, un mondo nel quale la sessualità esplicita, così come le frequenti e allegre
sconcezze, erano state col tempo sepolte sotto la superficie della decenza spesso proprio dai
suoi stessi protagonisti. Canzone dopo canzone, scoprì infatti che erano davvero molti i brani
celebri che avevano visto col tempo il loro testo rivisitato in forma
rispettabile
per rispondere ai gusti del nuovo pubblico.
Le Tawaif dell'India del Nord, come le Devadasi dell'India meridionale, facevano parte di una
comunità ereditaria. Secondo la storica Katherine Butler Brown , il termine Tawaif venne
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utilizzato in principio nel testo Muraqqa’-i Delhi
, di Dargah Quli Khan, composto tra il 1739 e il 1741, per indicare genericamente le comunità di
donne che cantavano e ballavano professionalmente; ma bisogna attendere fino al principio del
XIX° secolo perchè questo diventi un termine fortemente
connotato
e anche allora, specifica la Brown, fino a
prima del 1857
si faceva sempre forte distinzione tra le Taiwaif d'elite - coltissime, molto raffinate, maestre
d'eleganza e delle arti di spettacolo, che potevano anche mantenere lo stesso ed unico
amante-patrono durante tutta la vita - e le Tawaif meno talentuose, meno coltivate e che si
mantevano invece principalmente proprio con la generica prostituzione. Ma dopo il
1857
, quando la legislazione britannica divenne effettiva in tutta l'India, le Tawaif vennero
criminalizzate in blocco assieme alle comuni prostitute, con l'accusa di utilizzare le loro arti
musicali come semplice contorno
della reale e principale attività.
Nel frattempo, la crescente classe media "influenzata dai valori vittoriani e rafforzata in ciò
dalle leggi coloniali, emarginò sempre di più queste figure, classificandole come immorali e
decadenti e dando vita a vari movimenti volti a riscattare la
musica hindustani
dal loro dominio
", continua la Brown. La campagna a favore della musica nazionale - depurata dalla sua
tradizionale associazione con le Tawaif e con i musicisti musulmani che le accompagnavano aiutò a far sì che questa divenisse col tempo un passatempo
appropriato
per le signore della classe media hindu. Con un'incredibile doppia mossa, lo stesso processo
che consentì quindi alle signore rispettabili di uscire dal
purdah la tradizionale pratica di segregazione femminile, Ndt per studiare canto e musica, costrinse contemporaneamente all'invisibilità le già altamente
qualificate e spesso coltissime donne che erano state invece pubbliche
fino ad allora: le Tawaif. Lo stesso processo accadde ovviamente anche al Sud con le
Devadasi
e la loro danza rituale.
Col declino delle corti feudali che avevano patrocinato queste ed altre arti, molte Tawaif
esplorarono allora nuove opzioni. Le trasmissioni della radio nazionale indiana, All India Radio
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(AIR) dipesero in principio quasi esclusivamente dalla voce di queste professioniste, così come
accadde alle prime case discografiche: furono Tawaif come
Gauhar Jan
le prime superstar indiane dell'era del grammofono. Eppure, nei primi Anni 2000, una
dotatissima interprete come
Saira Begum
- una delle donne di ascendenza
tawaifi
con le quali ha girato il suo film la Dewan - ottenne un'audizione alla AIR di Varanasi, grazie
all'impegno di una sua devota allieva italiana ( suppongo si tratti di Francesca Cassio
, Ndt ) ma venne umiliata con un esame di
teoria musicale
previo che non fu ovviamente in grado di superare.
Mano a mano che i nuovi guardiani della musica ne sprangavano le porte d'ingresso, le Tawaif
cercarono quindi di entrarvi comunque passando prima dalle compagnie teatrali e in seguito dal
cinema. "
Il cinema diviene parte della storia delle Tawaif,
documentandone le arti che non potremmo più vedere altrimenti e offrendo loro anche un modo
per reinventarsi
- dice Kidwai - e questo
reinventarsi è sorto dentro e fuori dallo schermo. Se
Hema Malini
in
Sharafat
indossa piume o una tiara danzando una Mujra, non ci si può certo lamentare della sua scarsa
autenticità. Molte vere Tawaif, come
Siddheshwari
, nel frattempo furono costrette invece a imparare a cantare in Inglese, magari anche solo per
esibirsi poi in canzoncine tipo Twinkle Twinkle Little Star!" L'operazione di autoriciclo che le Tawaif misero in atto raggiunse anche forme più radicali,
come fu il caso della celebre attrice
 Nargis
, figlia della Tawaif Jaddan Bai, che la preparò accuratamente alla carriera cinematografica
insegnandole tutto ciò che sapeva: eccetto cantare. La luminosa fama ottenuta da Nargis indica
una delle possibili rotte attraverso le quali una Tawaif ha potuto entrare nel mondo moderno,
ma si potrebbe anche essere tentati di concludere che, di fatto, si trattò dell'altro lato dell'ascesa
dei
cantanti da playback
: la voce femminile incorporea mantenne tutta la sua rispettabilità, perchè invisibile agli occhi,
mentre l'attrice di ascendenza tawaifi si mostrava al pubblico, ma senza cantare.
Tuttavia, quella cinematografica, è ovviamente una carriera preclusa per la maggior parte delle
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donne; il documentario della Dawan fa parte di una trilogia, nella quale le altre due opere
esplorano campi più sommersi delle performances artistiche femminili in India. DelhiMumbai-Delhi
(
D-M-D)
ruota attorno a Riya, che balla in un bar di Mumbai ma è di Delhi, mentre
Naach
racconta l'esperienza delle ragazze che oggi replicano in massa le coreografie bollywoodiane
su palcoscenici improvvisati e mal sicuri durante l'enorme fiera del bestiame di Sonpur, in
Bihar
. Secondo l'autrice, le differenze tra queste donne superano decisamente le apparenti
similitudini: la protagonista del suo
D-M-D
, Reiya, proviene da una famiglia di comuni lavoratori e si è certo guadagnata la propria
autodeterminazione, oltre a un certo potere decisionale nei confronti della famiglia, ma si tratta
sempre di manovalanza
."
Le Tawaif erano invece lavoratrici autonome, imprenditrici di loro stesse, possedevano il loro
spazio e sceglievano e pagavano di tasca propria i loro musicisti",
spiega la Dawan.
Che piaccia o meno, le Tawaif rimangono ancora il punto di riferimento. "Esiste un tentativo,
mediato dal cinema, di ricreare quel passato
- continua la regista Nei bar di Bombay, le ragazze vestono il cosiddetto 'costume indiano', in parte perchè così è più
facile ottenere la licenza come locale di danze folcloriche, ma soprattutto perchè così abbigliate
rispondono agli appetiti del pubblico. Gli uomini desiderano immaginare Rekha l'attrice protagonista del già citato
Umrao Jaan
,
NdT - che balla per loro
..." Anche le
odierne ballerine da bar
, nelle versioni cinematografiche, vengono tratteggiate secondo il personaggio della Tawaif dei
film Anni 70: Tabu, in
Chandni Bar
, 2001, deve rimanere casta nonostante la sua professione, così come Asha Parekh in
Main Tulsi Tere Aangan Ki
, del 1978. Ma la relazione tra ballerine da bar e Tawaif scorre lungo canali ancora più profondi.
L'etnomusicologa
Anna Morcom
stimava che l'80-90 % delle ballerine da bar di Mumbai provenissero da caste e tribù di
tradizione artistica ereditaria, quali i Deredar, i Nat, i Bedia e i Kajar. E, come le Tawaif e le
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comuni prostitute cent'anni or sono, sono state infatti l'oggetto di una campagna moralizzatrice
che ha portato Mumbai nel 2005 al divieto d'esercizio
, che ne lasciò disoccupate circa 75.000. All'alba del XX° secolo, la danza sembrava essere la base dell'obbrobrio morale : le Tawaif
l'abbandonarono allora per acquisire la
rispettabilità
accordata invece alle cantanti da concerto o alle attrici, ma nella nuova India globalizzata la
Bollywood Dance
è diventata nel frattempo una legittima e attraente attività per le signore della classe media
urbana, a giudicare dai matrimoni, gli shows televisivi e molti film di successo...
Liberamente tratto e tradotto da Tehelka .
{youtube}SguwHVA-yKk{/youtube}
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