Doñana è la più estesa area protetta spagnola

Transcript

Doñana è la più estesa area protetta spagnola
,/3$5&21$=,21$/(&272'2f$1$
Doñana è la più estesa area protetta spagnola, riserva della biosfera per l'UNESCO e Patrimonio
dell'Umanità dal 1994.
Istituito formalmente nel 1969, ma effettivamente nel 1978, è costituito da due distinte aree: il parco
nazionale che occupa una estensione di 50.174 ettari e l’adiacente e omonimo parco naturale
(chiamato Entorno de Doñana) di 53.709 ettari.
Situato tra la foce del Guadalquivir e la costa atlantica, 140
chilometri a ovest del promontorio di Gibilterra, è il punto di
unione tra due continenti, terra di passaggio obbligato per migliaia
di uccelli; attraverso il vicino stretto di Gibilterra rappresenta,
assieme al Bosforo, una delle due grandi rotte migratorie del
paleartico occidentale. Rappresenta il secondo complesso di zone
umide per importanza dell’Europa occidentale dopo il Waddensee
(tratto di costa che va dall’Olanda al territorio danese).
Il Parco nazionale di Coto Doñana annovera oltre un centinaio di
specie di uccelli residenti ed altrettanti migratori: oltre sei milioni
di volatili passano qui almeno una parte dell'anno.
/DVWRULD
Si può dire che la storia del Doñana cominci con gli insediamenti romani del II secolo a.C., che si
mantennero fino al V secolo d.C., dediti fondamentalmente alla pesca e alla salatura del pesce, e che
si insediarono intorno alla zona ora nota col nome di 0DULVPDV (paludi salmastre) del Guadalquivir.
Dopo l’espulsione degli Arabi nel sec. XII, il re Alfonso X il Saggio comincia la cristianizzazione
del territorio e la costruzione dei primi eremi.
Tuttavia solo dopo il secolo XV, con l'inizio di un'organizzazione del territorio di tipo signorile,
incominciano ad essere tracciati i primi confini di proprietà e ad essere imposti i primi limiti di
sfruttamento, soprattutto relativamente alla caccia.
Il nome di queste terre si consolida un secolo dopo, quando, sulla cima del monte, il settimo duca di
Medina costruì un palazzo per la sua sposa, Doña Ana Gómez de Mendoza y Silva. Le terre
circostanti cominciarono presto ad essere note come il %RVTXHGH'RxD$QD, il&RWRGH'RxD$QD,
ecc, finché la denominazione si contrae fino a quella che oggi conosciamo.
Dopo questo primo periodo in cui l’area venne sfruttata come riserva di caccia, comincia una
seconda epoca (fino al secolo
XVIII) durante la quale si
consolidano tre utilizzi: lo
sfruttamento forestale del bosco,
il mantenimento dei pascoli per
l’allevamento del bestiame e la
riserva di caccia.
L’interesse
scientifico
e
naturalistico nasce nel secolo
XIX, con la pubblicazione di un
catalogo di uccelli avvistati in
alcune province dell’Andalusia.
Comincia in questo momento
anche una intensa attività di
ricerca e raccolta di uova e
pellicce, da parte di naturalisti e
cacciatori, che finisce col mettere in grave pericolo le popolazioni di alcune specie.
Nel secolo XX i nuovi proprietari del Doñana introducono alcune specie animali, piantano pini da
pinoli e organizzano abitualmente battute di caccia. Pochi anni più tardi, nel 1940, viene fondata la
6RFLHGDG&LQHJpWLFDGHO&RWRGHO3DODFLRGH'RxDQD (Società Venatoria della Riserva del Palazzo
di Doñana).
L’ immensa ricchezza faunistica di queste terre attrae anche ornitologi di tutto il mondo, che
propongono, nel 1952, di rendere l'
area patrimonio internazionale.
E’ l’ inizio di una coscienza conservazionistica che culminerà, nel 1963, con l’ acquisizione di circa
7000 ha, da parte dello Stato Spagnolo in collaborazione con il WWF e con la creazione della
Riserva Biologica del Doñana.
Sei anni più tardi sarà creato il Parco Nazionale del Doñana.
(FRVLVWHPLHELRGLYHUVLWj
Il Coto Doñana possiede una storia recente: “solo” qualche migliaio di anni fa il Guadalquivir
sfociava in un grande golfo che ricopriva le attuali zone del parco; l’ azione delle correnti marine
mediante l’ accumulo di materiali arenosi hanno reso possibile la formazione dell’ odierno profilo
costiero permettendo così la separazione dall’ oceano di quel lago salmastro che i successivi depositi
fluviali avrebbero trasformato in palude.
Un paesaggio che è in continua evoluzione e che è caratterizzato da tre grandi ecosistemi: FRWRV,
PDULVPDV e VSLDJJHFRQGXQH.
I FRWRV non sono altro che la parte stabile del parco, un vastissimo terreno incolto inframezzato da
sugherete, boschetti di pino domestico, corbezzolo, frassino (Fraxinus angustifolia).
È in questo ambiente che i rapaci la fanno da padroni: aquila imperiale e minore, poiana, nibbio
reale e bruno, biancone e gheppio. Accanto a usignoli, averle capirosse e maggiori, vi si possono
incontrare rarità come il cuculo dal ciuffo, il succiacapre collorosso, la gazza azzurra, che è una
specie che si rinviene in Europa solo in Spagna (nelle regioni di Estremadura e Andalusia) e nel
Portogallo meridionale (altrove, vive solamente nell’ Asia orientale, a una distanza di ben 8.000
chilometri!).
Le PDULVPDV sono le zone
umide formate dal Guadalquivir
e dagli altri fiumi che nel corso
del secoli hanno creato un
ambiente paludoso costituito da
vecchi bracci del fiume, lagune,
pianure ricoperte da salicornia,
canali e giuncheti. D’ inverno è
l’ areale di svernamento preferito
dalle oche selvatiche (fino a
70.000 individui) e praticamente
da tutte le specie di anatidi
europee con punte di 150.000200.000 individui (le più
comuni sono alzavola e
fischione). Svernanti sono il
tarabuso, l’ airone guardabuoi, la
cicogna bianca; tra gli uccelli di ripa, la beccaccia di mare, pivieri e pivieresse, chiurli, pittime e
pavoncelle e un numero notevole di passeriformi. Tutto questo “cibo” attira un gran numero di
rapaci svernanti che sono in maggior parte rappresentati da falchi pellegrini.
Le marismas assumono un nome diverso a secondo del livello e delle acque e delle condizioni di
inondazione a cui sono assoggettate. Le YHWDV, sono la parte di terreno più elevata e solo nei periodi
di grandi inondazioni sono allagate (è il luogo di nidificazione dei limicoli). È possibile osservare
cavalieri d’ Italia e avocette contendersi lo spazio utile alla costruzione del nido. I OXFLRV sono i
terreni più bassi, che rimangono completamente allagati per tutto il periodo dell’ anno: sono
l’ ambiente preferito dalla fauna alata delle marismas e in particolare dai fenicotteri. /HTXHEUDGDV
sono una via di mezzo tra lucios e vetas: acque superficiali basse, costantemente inondate e quindi
luogo di pastura ideale per i limicoli. Infine, LFDxRV: sono i canali naturali che tengono in vita la
marisma, luogo prediletto dalle innumerevoli folaghe, dalla rarissima folaga crestata (nel parco è
nidificante e svernante) e dal pollo sultano.
Infine le VSLDJJHGLGXQHPRELOL, situate tra il mare e le paludi,
disposte su quattro fronti che, avanzando, coprono
progressivamente la vegetazione. Larghe sino a 5 km, sono
spinte dal vento dal mare verso l'
interno anche di 6 metri
all'
anno; quando raggiungono il fiume, sono trasportate di
nuovo al mare, e il ciclo ricomincia.
Il Coto Doñana è famoso non solo per gli uccelli ma anche per
la sua ricca fauna di mammiferi, anfibi e rettili. Tra i
mammiferi, avvistabili con un po’ di fortuna, vi sono il cervo, il
cinghiale, la lontra, il gatto selvatico, la puzzola e la genetta.
Difficilissima da avvistare è la lince pardina, autentico relitto di
un'
Europa selvaggia che ormai esiste solo qui.
Tra gli anfibi, il tritone marmorato, il rospo ostetrico, il rospo
calamita.
I rettili sono ben rappresentati con specie quali la lucertola ocellata,
la testuggine greca, il camaleonte (presente in una piccola stazione
nei pressi della spiaggia vicino Huelva), il colubro lacertino, il
colubro ferro di cavallo, la natrice viperina, la vipera di Lataste.
(O5RFuR
Particolarissimo paesino “ messicaneggiante” al confine settentrionale del Parco. La sua
caratteristica principale, oltre a possedere una stupenda
cattedrale (letteralmente tempestata di nidi di balestruccio), è
l’ aria western che vi si respira: le bianche case assolate, le
strade di sabbia battuta e le classiche staccionate a corredo di
ogni costruzione dove poter legare le briglie dei cavalli.
Il villaggio è affacciato su di una laguna frequentata da cavalli
e bestiame allo stato brado che nelle basse acque della
PDULVPD (chiamata “ La Madre” ) sono accompagnati da
cavalieri d’ Italia, aironi guardabuoi, spatole e fenicotteri.