Tra storia e mito- Autobiografie al femminile

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Tra storia e mito- Autobiografie al femminile
Autobiografie al femminile
DONNE ILLUSTRI DELL’EPOCA MODERNA
TRA STORIA E MITO
Istituto Comprensivo Noviglio-Casarile
LAVORO INTERDISCIPLINARE STORIA-INGLESE
CLASSE 2°A SECONDARIA NOVIGLIO
A.S. 2015/2016
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AUTORI:
A. A.
A. E.
A. E.
B. G.
B. L.
B. L.
B. G.
B. G.
C. L.
C. S.
D. G. L.
G. I.
G. E.
G. G.
M. S.
M. D.
R. A.
R. G.
S. M.
S. A.
S. G.
Docenti responsabili del progetto
Prof.ssa Titti Migliavacca, Prof.ssa Simona Vigo
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INDICE
QUEEN BOADICEA
PAG. 4
GIOVANNA D’ARCO
PAG. 5
ISABELLA DI CASTIGLIA
PAG. 7
ISABELLA D’ESTE
PAG. 9
CATHERINE OF ARAGON
PAG. 11
BLOODY MARY
PAG. 12
ANNE BOLEYN
PAG. 13
ELISABETH I TUDOR
PAG. 14
QUEEN MARY STUART
PAG. 15
LA STREGA GOSTANZA
PAG. 16
M.TERESA D’ASBURGO
PAG. 18
CRISTINA DI BELGIOIOSO
PAG. 20
M. ANTONIETTA
PAG. 23
QUEEN VICTORIA
PAG. 25
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Autobiograpy by G. B., G. B., S. M.
I’m Boadicea, queen of the tribe of the Iceni, I
live in east England. I hate the Romans because
they want to steal my Country. I am leading a
massive anti-roman revolt of my people. I am of a
noble family . For seven years I went to live with
a second family, where I remained until I was
about fourteen. It was during this time that I
learned the history , traditions , religion and
culture of the Celtic tribes and learned the art of
war . Around 47 A.D. I returned home and my
family gave me to Iceno Prasutagus . I had two
daughters. Prasutagus hoped to leave the kingdom
to his family , co - heir of the Roman Emperor.
According to his will then the kingdom was to be divided between me , my
daughters and the Roman Empire at that time commanded by Emperor Nero . It was
normal practice Rome grant independence to the allied kingdoms only until their
Kings were alive , but they had to leave their kingdoms to Rome after their death.
The Roman law also recognized the validity of
inheritance through the male line. So when
Prasutagus died my attempts failed and my people
and territory were annexed to the Roman Empire.
The land and property were confiscated from nobles
and the people treated like slaves . I protested
vigorously , but in response, the Romans humbled me
naked in public and exposing whip while my
daughters were raped ( Tacit ).
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Giovanna d’Arco
Autobiografia a cura di: E. A., G. B., L. B.
Sono un eroina dimenticata !
Anche se ho aiutato il mio popolo a riprendersi le terre perdute non ho ricevuto
nessun ringraziamento … Anzi, sono caduta nelle mani del nemico e nessuno è
venuto a salvarmi … E per di più mi sono beccata una condanna per eresia e
stregoneria …
Scusatemi, non mi sono ancora presentata, sono
Giovanna, Giovanna d’Arco, sono nata a Domrémy,
in Lorena, da una famiglia di poveri contadini, nel
1412.
Una sera, mentre stavo per andare a letto, mi sentii
pervasa da un sentimento religioso che si faceva
strada dentro di me, come una farfalla che esce dal
suo bozzolo. Dio mi parlò. Mi affidò il compito di
salvare il mio popolo dall’attacco degli inglesi, ma
qualcosa mi diceva che non dovevo farlo. Presi
comunque coraggio e affrontai le mie paure, il timore
che mi pervadeva. Ero terrorizzata!
Dovevo dirlo al re, ma come fare? La fortezza era
sorvegliata da guardie e sentinelle e non c’era modo
di entrare, allora mi travestii da contessa ed entrai.
Quando arrivai alla sala del trono, era lì: che bello, per la prima volta vidi Carlo,
Carlo VII, da piccola sognavo di sposarlo ma, si sa, i sogni son sogni. Comunque gli
raccontai tutto quello che mi era successo, gli dissi di aver parlato con Dio e che mi
aveva detto di prendere in mano l’ esercito e di portarlo alla riscossa. Lui ebbe fiducia
in me e mi concesse il privilegio di guidare i
soldati alla guerra.
Dovevo trovare delle persone che mi
appoggiassero. Ma dove? Girai allora tutta la
Francia in cerca di uomini. Quando ebbi
racimolato un po’ di volontari iniziai il mio
lungo, pesante e tragico cammino. La mia vita
era rovinata e il mio destino segnato per sempre.
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Da lì, come pensavo, vincemmo molte battaglie soprattutto perché eravamo molto
legati. Avevo scelto degli uomini coraggiosi. La battaglia più importante che
combattemmo fu la battagli di Patay, combattuta interamente sul suolo francese.
Stranamente la vincemmo. Stento ancora a crederci.
Comunque, partiamo dall’inizio. Era una bella giornata d’estate, il 18 giugno, per
l’esattezza, io e Hire, un mio grande amico e compagno di ventura, guidammo un
esercito di quasi 1500 soldati contro gli inglesi. Loro usavano un tecnica difensiva
molto efficace: lanciavano le frecce per terra per evitare la cavalleria. Ma noi
superammo questo inconveniente perché li attaccammo di sorpresa. Riuscimmo a
vincere e fu una vittoria decisiva per la guerra. Anche per questo sono ricordata. Ma
la battaglia più dura fu quella a Parigi, dove fui ferita e quindi costretta a ritirarmi. Da
qui iniziò la mia decadenza: la corte non mi accolse come un’eroina ma come una
perdente. Essendo essenziale per la vincita della guerra mi
richiamarono nell’esercito ma, durante una ricognizione,
fui catturata e condannata per eresia e stregoneria dagli
inglesi.
Una volta arrivata in Inghilterra andai in tribunale,
precisamente il tribunale dell’Inquisizione. Durante i
durissimi interrogatori che subii non rinnegai mai tutto
quello che avevo fatto e fui giudicata colpevole. Il 30
Maggio del 1431 un rogo pose fine alla mia vita nel centro
della piazza.
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Autobiografia a cura di: L. B., D. M., G. R.
Sono Isabella figlia di Giovanni II, re di Castiglia, regina di Spagna e mio marito,
Ferdinando è il Re d’Aragona. Le nostre nozze sono state celebrate in segreto perché
il re di Francia, ma anche i nobili castigliani erano contrari al rafforzamento della
monarchia che ne sarebbe derivato. Il rapporto tra me e mio marito era regolato anche
da norme precise: nel momento in cui fossimo saliti sul trono avremmo dovuto
gestire separatamente i nostri due regni.
Io e mio marito ci siamo impegnati a combattere contro i mori (Arabi) che
occupavano i territori nel sud della Spagna e con la guerra di Las Navas De Tolosa
(Reconchista), abbiamo riconquistato il Regno di Granada.
Il 2 gennaio 1492, dopo molte guerre, io e Ferdinando eravamo distrutti, ma
vittoriosi: il regno di Granada si era arreso e ci incamminammo verso Alhambra,
fortezza dei musulmani. Appena arrivati, trasformammo le moschee in chiese (il
contrario di quello che avevano fatto i musulmani a Costantinopoli).
Io e Ferdinando volevamo un paese unito e quindi obbligammo gli ebrei e i
musulmani ad andarsene o a convertirsi al cattolicesimo.
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Anche se alcuni di loro dichiararono di aver abbracciato la religione cattolica, li
cacciammo lo stesso perché pensavamo che la loro confessione fosse falsa.
Intanto io e mio marito dovevamo pensare ad un modo per raggiungere le Indie per
comprare la seta e le spezie perché nel Mediterraneo c’erano i pirati e via terra i
turchi ottomani controllavano tutte le attività commerciali.
Quindi io convinsi quello stupido di mio
marito a finanziare il viaggio di Cristoforo
Colombo che aveva un progetto
entusiasmante: arrivare alle Indie andando
verso ovest e attraversando l’oceano con
tre caravelle.
Io volevo finanziare questo ambizioso
progetto per diffondere il Vangelo perché
la religione per me era la cosa più importante, invece Fendry era interessato
all’impresa solo per aumentare la ricchezza e la potenza del paese.
Grazie a me, Colombo partì ma non ha raggiunse le Indie, bensì un nuovo
continente, che sarà chiamato America. Cristoforo non se ne accorse e un po’ di
tempo dopo il suo prestigio cominciò a diminuire perché nelle terre scoperte non
c’erano le ricchezze sperate.
Morii il 26 novembre 1504 dopo aver dato alla luce ben 5 figli!
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Di: A. A., E. G., G. G.
All’inizio mi sentivo un po’ impaurita e nello stesso tempo spaventata, perché dopo
la morte di mio marito, il governo del ducato è finito nelle mie mani; in più, avevo
anche da accudire e proteggere mio figlio. La cosa che mi ha dato fastidio ed anche
arrabbiare è stato il fatto che mi abbiano tolto dalla vita politica una volta che non
servivo più. Ma … un attimo, torniamo un po’ indietro. Sono figlia di Ercole I
d’Este, duca di Ferrara, e di Eleonora d’Aragona.
Il 12 febbraio 1490, quando avevo 16 anni, sposai Francesco II Gonzaga, diventando
così marchesa di Mantova. Ricordo ancora quel giorno: entrai in città tra la folla
festante e vedevo gli sguardi affascinati dei mantovani. Ero una donna molto raffinata
e ben presto fui considerata la "Prima donna del Rinascimento". Immediatamente mi
innamorai della corte mantovana e mi dedicai al suo sviluppo culturale, invitando a
letterati e musicisti e mantenendo i contatti con i maggiori artisti del tempo, come
Mantegna, Correggio, Leonardo, che arricchirono i miei appartamenti con le loro
opere.
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Spendevo moltissimo per i vestiti e per i gioielli, tanto da diventare il riferimento
dell'intero mondo occidentale per la moda, il galateo, la cosmesi e la bellezza in
genere. Tutti copiavano il mio look e fui la prima ad indossare i "caleçon", gli
antenati dei pantaloni.
Il 29 marzo 1519 mio marito purtroppo morì, lasciando a me il ducato di Mantova
perché mio figlio, il legittimo erede, era ancora piccolo. Dovetti quindi occuparmi
della vita politica, anche se ero abituata a farlo durante le numerose assenze di
Francesco. Devo dire che me la sono cavata : anche in questo campo ho usato il
mio proverbiale fascino!
Vent'anni più tardi, il 13 febbraio 1539, morii e fui sepolta accanto a mio marito.
Questo è lo stemma del ducato di Mantova che dal 1519 fu governato da Isabella
d’Este fino a quando il figlio non divenne maggiorenne.
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Catherine of Aragon
Autobiography by: L. B. , G. B. , E. A.
Welcome to the story of my life !!!!!
I’m Catherine of Aragon and I was born 16th December 1485.
I’m the daughter of Queen Isabella I of Castile and King Ferdinand II of Aragon .
My career as English Queen starts in 1509 and finishes in 1533. Before I was the
Princess of Wales and the wife of my second husband’s
brother, Arthur.
We married in 1501. It was beautiful, I loved him!
Unfortunately he died after five months.
I became the ambassador at the Spanish court in
England, becoming the first ambassador in European
history. Then I had to marry king Henry VIII in 1509.
I led my people when Henry was in France and
together we won the Battle of Flodden. But my
husband never loved me. He loved Anne Boleyn. She was very very ugly. Henry
tried to have our marriage annulled because I didn’t have any surviving sons. I was
very sad !!!
This events led to England’s schism with the Catholic church. When Pope
Clement VII refused to annul our marriage, Henry became the Head of the Anglican
Church of England in addition to being King of England. Then our marriage was
declared invalid and Henry married Anne.
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BLOODY MARY
Autobiography by: I. G., L. D. G., G. S.
Hello everyone, I am queen Mary. I was born on 18th February 1526 in Greenwich
and I died on 17th November 1558, in London. I
married Philip II of Spain. I was queen of England
and Ireland from July 1553 until I died. I was the
older daughter of Henry VIII
by Catherine of Aragon but
following the annulment of my
parents’ marriange I was
declared
illegitimate.
I
succeeded my brother Edward
VI to the throne. He was king
only for just nine days. I was a
convinced Roman Catholic
and I married Philip II, king
of Spain. My Catholic faith
provoked a rebellion led by Sir
Thomas Wyatt. My systematic persecution of protestants in
1555, during which I sentenced to death about 300 heretics who were burnt at the
stake, earned my name of “Bloody Mary”. During my reign the English lost their
last possessions in France; according to tradiotion I said:” when I am dead and
opened you shall find ’Calais’ engraved on my heart”. I died unpopular and
childless.
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Anne Boleyn
Autobiography by: E. A., L. C., A. R.
I am Anne Boleyn and I was queen of England. My father was an ambitious Knight,
and my uncle was the duke of Norfolk.
I spent my teens in France and I return to
England with style and great charme. I had
a circle of admirers but I secretly was
engaged with Henry Percy. I also entered
the service of the Katharine of Aragon.
But,
with
my “class”
I caught the eye of Henry VIII. He ordered Percy from
court and tried to make me his mistress. I refused! My
sister, Mary, had been the king’s mistress and gained
little from it but scandal. I demanded the king to
marry me. I waited nearly seven years for Henry to
obtain his marriage annulment.
Finally the King and I celebrated our marriage in 1553. Unfortunately I was unable
to give Henry the son he desperately needed and our marriage ended tragically for
me. I was executed on accuse of witchcraft incest and adultery on 19th May 1536.
My daughter Elisabeth became “the great Elisabeth I of England”.
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ELISABETH I TUDOR
Autobiography by: L. B., D. M., G. R.
I was Elisabeth I Tudor and I was born at
Hatfield in 1533.
I was Daughter of Henry VIII and of Anne
Boleyn, king and queen of England.
I ascended the throne on 17th November 1558.
In religion I put force on the book of common
prayers while in policy I was wise and
balanced.
My cousin was Mary Stuart the queen of Scotland, she found refuge in England
because of a protest against the Catholic Church . I accused my cousin of high betray
and had her sentenced to death.
Phillip II , king of Spain, assaulted me with the “Invincible Army”, because I was
Anglican and because I had killed Mary Stuart.
I won the battle because the Invincible Army was destroyed by a storm.
Thanks to me, England had an incredible development in policy and culture.
I died in 1603. I was childless, so my successor was James I, Mary Stuart’s son.
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Autobiography by: S. C., M. S., A. S.
My name is Mary Stuart! I was born on 7th or 8th
December 1542 and I died on 8th February 1587. I
was Queen of Scotland from 14th December 1542 to
24th July 1567 and Queen consort of France from 10th
July 1559 to 5th December 1560.
I was the only surviving legitimate child of King James
V of Scotland. When I was just six days old my father
died and I acceded to the throne. I spent most of my
childhood in France while Scotland was ruled
by regents, and in 1558 I married the Dauphin of
France, Francis. My husband ascended the French throne
as King Francis II in 1559, and I became queen consort of France, until his death in
December 1560. Once widowed, I returned to Scotland, on 19th August1561. Four
years later, I married my first cousin, Henry Stuart, Lord Darnley, but we were
unhappy.
In February 1567, his residence was destroyed by an explosion, and Darnley was
found murdered in the garden.
I am quite sure that James Hepburn, 4th Earl of Bothwell, orchestrated Darnley's
death, but he was acquitted of the charge in April 1567, and the following month I
had to marry him.
Following an uprising against my husband and I, I was imprisoned in Loch Leven
Castle and on 24th July 1567, I was forced to abdicate in favour of James, my oneyear-old son by Darnley.
I attempted to regain the throne, but my attempt was unsuccessful ; I had to flee
southwards seeking the protection of my first cousin once removed, Queen Elizabeth
I of England. I had previously claimed Elizabeth's throne as my own because I was
considered the legitimate sovereign of England by many English Catholics .
Perceiving me as a threat, Elizabeth had me confined in various castles and manor
houses in England. After eighteen and a half years in custody, I was found guilty of
plotting to assassinate Elizabeth, and I was beheaded.
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Autobiografia a cura di: S. C., M. S., A. S.
Io, Gostanza da Libbiano, sono nata attorno al 1535 e sono morta dopo il 1594, sono
stata una donna processata per stregoneria a San Miniato, in Toscana.
Mio padre era un uomo molto ricco che, un
giorno, si invaghì della sua serva; da questa
relazione nacqui io e, come potete bene
immaginare, non ebbi una vita facile. All’età di
otto anni fui costretta a sposare il figlio di un
pastore, un uomo rozzo e violento che mi
maltrattava come fossi una delle sue bestie.
Per fortuna morì presto ed io, per guadagnarmi da
vivere, iniziai a fare la filatrice e la levatrice,
assistevo cioè le donne durante il parto. Sapevo
anche curare i malati: raccoglievo le erbe medicinali per farne infusi e unguenti con
cui guarire le malattie. Così mi guadagnai la fama di guaritrice e divenni sempre più
famosa. Quasi ogni giorno mi portavano malati da curare o semplicemente i loro
vestiti: bastava che li toccassi.
Ben presto qualche malalingua, invidiosa della mia notorietà, cominciò però a dire
che tutto questo era opera del demonio, soprattutto se non riuscivo a guarire
qualcuno. Devo confessare che, ogni tanto, mi sono divertita con chi si comportava
male: esemplare è l’episodio della lezione che inflissi ad
un garzone punito con un gran mal di pancia,
provocatogli dal succo di un’erba, perché era colpevole
di importunare i suoi figli.
Iniziarono così ad accusarmi di stregoneria e, ormai
sessantenne, fui costretta a subire un processo.
All’inizio negai tutto ed i giudici decisero di torturarmi.
Non immaginate che dolore: mi hanno sollevato con
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una fune in modo che le braccia, legate dietro la schiena, reggessero tutto il peso del
corpo. Non sopportando tanta sofferenza ammisi le colpe che non avevo commesso,
poi però negai tutto. Allora i giudici decisero di torturarmi ancora … ancora e ancora
finché, sfinita, mi dichiarai pronta a parlare; dissi di essere una strega, di avere
rapporti con il diavolo, di poter trasformarmi in un gatto, di succhiare il sangue ai
bambini, di partecipare al sabba con le altre streghe, qualunque cosa pur di farli
smettere.
Per fortuna, ad un certo punto, il giudice venne sostituito e decise di cercare prove
della mia colpevolezza, senza dare ascolto alle chiacchiere. A lui devo la mia
salvezza: si convinse che non ero affatto una strega ma solo una povera vecchia
odiata dai miei compaesani e che mi ero inventata tutto pur di far cessare le torture.
Venni scarcerata e posso dire di essere tra le poche donne accusate di stregoneria ad
essere sopravvissuta. Certo dovetti trasferirmi e vivere di stenti perché mi vietarono
di continuare a fare il mestiere di guaritrice, mestiere che adoravo perché curare i
malati mi faceva sentire utile.
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Autobiografia a cura di: G. B., G. B., S. M.
Sono Maria Teresa d'Asburgo, nata a Vienna il
13 maggio 1717, dall'imperatore Carlo VI e
della principessa Elisabetta Cristina di
Brunswick-Wolfenbüttel. Ero la secondogenita
ma la prima tra le figlie femmine, quindi divenni
erede al trono in virtù della Prammatica
Sanzione del 1713. Infatti mio padre, imperatore
del Sacro Romano Impero, non avendo figli
maschi, per non rischiare un vuoto di potere
dopo la sua morte, fece approvare una legge che,
in mancanza di un erede maschio, dava il diritto
di successione al trono anche alla prima figlia
femmina dell'imperatore.
Il 12 febbr. 1736 sposai l’uomo che amavo, una fortuna per l’epoca, il duca
Francesco Stefano di Lorena insieme al quale, dopo qualche anno, mi stabilii a
Firenze, dove rimasi solo pochi mesi, fino alla morte del mio amato padre, avvenuta
inaspettatamente nel 1740 . E così io, all'età di 23 anni, ereditai la corona d'Austria e
divenni l'arciduchessa regnante, un fatto assolutamente inedito, per molti anche
inaccettabile. Anche se gli altri monarchi avevano dato, nel 1713, il loro consenso
alla "Prammatica Sanzione", sembrava che non se ne ricordasse più nessuno. La
Prussia colse subito l'occasione e aggredì il mio regno semplicemente perché pensava
che io fossi una giovane e inesperta regnante, incapace di governare, un avversario
debole. Le altre monarchie dell'Europa non si scandalizzarono più di tanto di questo
attacco e si allearono con l'aggressore, nella speranza di poter partecipare allo
smembramento dell'Austria.
Per fortuna l'Ungheria mi aiutò e riuscii a respingere gli attacchi. Nel 1763, alla fine
di quella che fu chiamata la "guerra dei sette anni", giurai di non farmi mai più
trascinare in una guerra del genere. "Non scordatelo mai, meglio una pace mediocre
che una guerra fortunata" dissi a Giuseppe, mio figlio primogenito. Il lungo periodo
di pace che seguì era proprio quello che ci voleva per il mio paese perché l'economia
e le finanze erano disastrate per le ingenti spese di guerra. Mi resi conto che il paese
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aveva un urgente bisogno di riforme, come aveva fatto la mia più acerrima nemica: la
Prussia!
Allora decisi di modernizzare l'Austria, cominciando dall'abolizione di molte regole
di corte. Prima di salire al trono non avevo ricevuto nessuna educazione specifica per
prepararmi al difficile compito di governare un paese, ma forse è stata proprio questa
la mia fortuna perché riuscii ad affrontare molte questioni usando il buonsenso.
Anche nel difficile campo dell'economia avevo capito più di molti miei colleghi
monarchi, che il commercio e l'industria erano l'unico mezzo per creare benessere al
paese e attirare denaro straniero. Così, abolii le tasse che ostacolavano il commercio e
feci importanti riforme nel campo della giustizia, eliminando ,per esempio, l’orrenda
abitudine della tortura.
Per l'istruzione, mi battei come una forsennata contro la Chiesa che non voleva
perdere l’esclusiva in campo educativo e contro i proprietari terrieri che pensavano
che troppa istruzione fosse superflua, anzi pericolosa per i contadini. Ma io avevo
capito che l'obbligo scolastico e una scuola pubblica erano di primaria importanza per
uno stato moderno. Feci una cosa sorprendente: chiesi alla Prussia, il mio nemico
numero uno, di darmi in prestito Ignaz von Felbiger, uno monaco specialista del
sistema scolastico moderno. La Prussia accettò e così entrò in vigore, nel 1774, il
primo "Regolamento scolastico generale per l'Austria".
La mia vita privata andava intanto a
gonfie vele: ebbi con il mio amato
Francesco ben 16 figli, anche se ne
sopravvissero 12 (4 maschi e 8
femmine) e quasi tutti sono stati
importanti
per
la
politica
dell'Austria: fui infatti madre degli
imperatori Giuseppe II e Leopoldo
II, nonché di Maria Antonietta,
regina di Francia, e Maria Carolina,
regina di Napoli e Sicilia.
Morii nel 1780, a 63 anni, dopo 40
anni di regno. Fui l'unica donna sul trono asburgico e ritengo di essere stata una dei
migliori regnanti dell'Austria!
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Cristina di Belgioioso
Autobiografia a cura di: E. A., L. C., A. R.
Io Cristina, figlia di Gerolamo Trivulzio (1778-1812) - discendente di una delle
famiglie storiche dell'aristocrazia milanese e del celebre Gian Giacomo Trivulzio - e
di Vittoria dei Marchesi Gherardini. (1790-1936), nacqui
alle dieci e tre quarti del mattino, il 28 giugno 1808 nel
bellissimo palazzo di famiglia. L'atto del mio battesimo
venne registrato nella parrocchia della chiesa di
Sant'Alessandro: nel documento figuro come Cristina
Trivulzio, anche se varie furono le varianti usate per il mio
cognome, da Trivulzi a Triulzi o Triulzio, tanto che io
stessa,da fanciulla, mi firmavo Cristina Trivulzia. Solo
dopo la mia morte si imporrà la versione Trivulzio.
Rimasi orfana di padre a quattro anni. Mia mamma si
risposò un anno dopo con Alessandro Visconti d'Aragona ed ebbe un figlio maschio e
tre altre figlie femmine. Fui molto attaccata ai miei fratelli e sorelle (Alberto, Virginia
,Valentina, Giulia, Teresa). Non mi ricordo molto di quando ero bambina. Ho però
ritrovato una lettera del 1842 in cui parlo di me alla mia amica Ernesta Bisi,
contrariando un frenologo che pretendeva di conoscere le persone solamente dalla
forma del loro corpo. Lui sosteneva, basandosi semplicemente sul mio aspetto, che io
ero stata, durante l’infanzia, vivace ed estroversa, invece ero una bambina
melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente
timida che mi accadeva spesso di scoppiare in
singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di
accorgermi che mi stavano guardando o che volevano
farmi parlare.
Nonostante la differenza d'età,io ed Ernesta
rimanemmo grandi amiche per sempre e le confidenze
più intime le ho fatte proprio a lei. Sarà lei che mi
introdurrà, qualche anno più, tardi nel mondo della
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cospirazione carbonara.
Di certo la mia infanzia non fu felice: dopo aver perso il papà, subirò un altro
dolore, perché Visconti, che avevo in qualche modo accolto nel mio cuore , fu
arrestato nel 1821 con l'accusa di aver partecipato ai moti Carbonari. Tenuto in
prigione due anni, ne uscì distrutto a livello fisico e soprattutto nervoso, senza più
riuscire a riprendersi. Per me, appena tredicenne, era stato come restare orfana di
padre per la seconda volta. Mia madre, che fu sempre persona gaudente, non tardò a
trovare nel siciliano conte di Sant'Antonio il suo nuovo uomo.
Il momento più importante della mia giovinezza è stato il matrimonio con il giovane
ed appena ventenne principe Emilio Barbiano di Belgioioso. Molti cercarono di
dissuadermi, conoscendo le abitudini libertine di Emilio, ma alla fine il mio
matrimonio si celebrò. Invitati di rango si affollarono nella chiesa di S. Fedele a
Milano il 24 settembre 1824. Io, la più ricca ereditiera d'Italia, vantavo una dote di
400.000 lire austriache. Avevo allora solo 16 anni.
L'unione non durò molto. Il principe non era certo fatto per la vita coniugale, e nei
rapporti con le donne veniva attratto fondamentalmente dal piacere e dal
divertimento. Io Cristina , dal canto mio , cominciavo già a mostrare i segni
dell'epilessia che mi tormenterà per tutta la vita. Il male non si traduceva solo in
periodiche crisi, ma aveva il potere di agire sul mio comportamento, inibendomi, e
togliendomi anche il desiderio sessuale.
Negli anni del matrimonio, Emilio intrattenne una relazione extraconiugale con Paola
Ruga, una signora della buona società milanese. Fu proprio il rapporto con la Ruga,
che era oltretutto un'amica mia, a risvegliare in me quel senso di dignità che mi
portò alla rottura del legame coniugale. In una lettera che scrissi 14 novembre 1828
alla Bisi dicevo che ritenevo, per rispetto al mio decoro ed al mio titolo di moglie, di
non acconsentire formalmente alla continuazione delle relazioni di Emilio con la
Ruga.
Ufficialmente non divorziai mai, ma mi separerò di fatto nel 1828, rimanendo poi in
rapporti più o meno cordiali con il mio ex marito e tentando qualche volta un
riavvicinamento.
Alla fine degli anni venti mi avvicinai alle persone più coinvolte con i movimenti per
la liberazione. Gli austriaci, che dominavano la Lombardia dal 1815 e specialmente il
capo della polizia Torresiani iniziarono la loro opera di spionaggio che durò fino
all'unità d'Italia. Io ero bella, potente, e potevo dare molto fastidio. Fortunatamente la
mia fama, la mia posizione sociale, e la mia scaltrezza mi salvarono più volte
dall'arresto. Gli Austriaci non volevano dare l'idea di infierire contro le élite sociali e
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culturali milanesi. Chiudevano quindi un occhio sulle mie frequentazioni. Non va
inoltre dimenticato che mio nonno, il Marchese Maurizio dei Gherardini, fu Gran
Ciambellano dell'Imperatore d'Austria e poi, fino alla sua morte, anche Ministro
Plenipotenziario d'Austria presso il Regno Sabaudo. Un arresto della nipote avrebbe
causato uno scandalo dagli sviluppi imprevedibili.
Nel 1858 io morii. Solo tre anni dopo, nel 1861, si costituì finalmente l'Italia unita, da
me tanto desiderata.
Il mio papà
Gerolamo Trivulzio.
La mia mamma Vittoria Gherardin
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MARIA ANTONIETTA
Autobiografia a cura di: L. D. G., I. G.,G. S..
Il 2 novembre del 1755 l'imperatrice d'Austria Maria
Teresa d’Asburgo mi diede alla luce nella reggia di
Vienna: ero la sua quindicesima figlia! Povera la mia cara
mamma! Mi battezzò con il nome di Maria Antonia. Poi
fui costretta a sposare un uomo che neanche conoscevo, ero
preoccupata: chissà come sarebbe stato mio marito… a
quell’epoca noi ragazze eravamo destinate a sposarci
contro il nostro volere e per di più giovanissime, che
strazio! Ebbi paura di colui che sarebbe diventato mio
marito, non sapevo chi fosse, … magari era anche brutto e
arrogante. Divenni la sposa di Luigi XVI ma il nostro non
fu un matrimonio felice. A corte si mormorava che io pensassi
solo a divertirmi e venni giudicata una persona frivola e
superficiale, disposta a seguire ogni moda stravagante che
giungesse a Parigi.
Anche l'amicizia con la mia dama di compagnia divenne uno
dei pettegolezzi preferiti.
Quando mio suocero,Luigi XV, morì, io e mio marito, che fu
chiamato il delfino, diventammo i nuovi sovrani di Francia.
Luigi mi accontentava in tutto, mi permise di vivere da sola nel
Petit Trianon, nei giardini di Versailles, lontano dai grezzi popolani francesi. Che
gentaglia! Il popolo mi detestava, pensava che non mi interessassi dei loro problemi.
Dopo otto anni di matrimonio, il 18 dicembre 1778, diedi alla luce una bambina e,
nel 1781, arrivò anche il sospirato erede maschio. Intanto, la situazione finanziaria
della Francia diventava sempre più grave. Così, quando ordinai la costruzione di un
bellissimo, anche se, lo ammetto, costoso villaggio con otto cottage e una fattoria nei
miei giardini privati al Trianon, tutti mi criticarono e fui accusata di essere la causa di
tutti i problemi del paese.
Ma nel rigido inverno tra il 1788 e il 1789 fui colpita da un'immane tragedia: mio
figlio, l'erede al trono di Francia, si ammalò di tubercolosi e morì. Incuranti del
nostro dolore, il 14 luglio 1789, il popolo di Parigi insorse contro di noi. Mentre i
rivoltosi prendevano d'assalto la Bastiglia, cercai invano di convincere mio marito
che era arrivato il momento di usare la forza.
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Il popolo insorse di nuovo in ottobre e prese d’assalto anche il nostro palazzo. Per
fortuna riuscimmo a fuggire attraverso un passaggio segreto e a rifugiarci nel palazzo
abbandonato delle Tuileries dove rimanemmo rinchiusi per molto tempo.
La notte del 20 giugno 1791 reale tentammo la fuga, lasciando Parigi nel più gran
segreto. Ma il nostro piano andò in fumo: fummo riconosciuti e bloccati nella
cittadina di Varenne.
Mio marito fu costretto ad accettare la Costituzione. Che sciocchezza! Non ero
d’accordo e chiesi aiuto agli altri sovrani. Fu tutto inutile: Luigi fu ghigliottinato ed io
rinchiusa in una lurida prigione. Ormai il mio destino era segnato! Il 16 Ottobre 1793
la ghigliottina ha tranciato anche il mio regale collo…
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Autobiography by:A. A., E. G., G. G.
My name is Alexandrina Victoria and I was
born on May 24th in 1819. I was the queen
of Great Britain and Ireland from 20th June
1837. I am the daughter of Prince Edward,
I have been under the strict supervision of
my mother Victory of Saxony who came
from Germany. I inherited the throne at the
age of 18 after my father and his brothers
had died. The United Kingdom was already
an established constitutional monarchy.
I married my first cousin, Prince Albert of Saxony, in 1840. I had nine surviving
children and thanks to them I gained my nickname "the grandmother of Europe."
After my husband Albert’s death in 1861 I was alone. On 1st May 1876 I had the
additional title of Empress of India. My reign of 63 years is known as the Victorian
era. It was a period of industrial, cultural, political, scientific, and military change
within the United Kingdom, and was marked by a great expansion of the British
Empire.
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