Il CarneVale

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Il CarneVale
Il Nome della Casa
Mensile di informazione
e approfondimento sociale
Bologna - www.coopansaloni.it
N. 36 Anno 4 - 1 Febbraio 2013 - ¤ 1,00
Primo Piano
Manutencoop
Intervista al Presidente
Claudio Levorato
nell’urna, La scelta
Presto ci saranno le elezioni.
Sento dire da qualcuno: “Non
vado più a votare, tanto sono
tutti uguali.”
Una bella risposta ce la dà
Francesco de Gregori con
la canzone “La storia siamo
noi” del 1985, dove dice:
“E poi ti dicono ‘’Tutti sono
uguali, tutti rubano alla stessa maniera’.
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso
dentro casa quando viene la
sera.”
Ma siamo proprio sicuri che
non sia possibile distinguere
il giusto da quello che è sbagliato? Non sarà un nostro
problema, una nostra pigrizia, una nostra incapacità di
guardare veramente in faccia
la realtà?
Certo, la realtà ci dice che il
nostro paese è stato governato molto peggio di altri paesi europei, che la corruzione
è tra le più alte riscontrabili
nei paesi occidentali, che il
menefreghismo e l’approssimazione sono spesso la caratteristica principale della
pubblica amministrazione,
che l’economia e il sistema
delle imprese italiane sono
da sempre alquanto precari e poco affidabili, ma tutto
questo è davvero sufficienti
ad impedirci di compiere una
scelta? O forse è il contrario?
Forse è proprio ora il momento di prendere in esame i
governi che si sono succeduti
in questi anni 2000 e guardare con serenità chi ha fatto
qualcosa di più, potremmo
dire anche chi ha fatto meno
schifo, se proprio siete così
tanto arrabbiati. Si tratta
di un esame che dobbiamo
fare da soli, senza lasciarci
influenzare dagli amici, dai
parenti o da tutto ciò che ci
circonda, perché se noi guardiamo dentro di noi, seguendo la nostra ragione e i nostri
sentimenti, lo sappiamo per
chi votare.
Anche senza guardare al passato, guardando come forse
è più giusto al presente degli
schieramenti politici, sappiamo per chi votare.
Affidabilità, serietà, coerenza
di pensiero, prestigio internazionale, esperienza di governo, visione del futuro: sono
queste le variabili a cui guardare per compiere la nostra
scelta.
D’altra parte, il voto è un diritto conquistato dai nostri
padri, con l’impegno, il sudore della fronte e in taluni casi
anche col sangue, vogliamo rinunciarci e dare ragione a chi
il potere ce l’ha da sempre?
Non andando a votare, a chi
crediamo di dare un dispiacere?
Ai politici, alla casta, a chi non
ha bisogno di votare perché
gli bastano i soldi che ha? Se
volete possiamo scegliere anche il meno peggio, è sempre
una scelta.
Spero proprio che nessuno
vorrà fare come quel marito,
che si tagliò gli attributi per
fare un dispetto alla moglie.
Maurizio Cocchi
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Buone Notizie
Bologna
“Sostenibilità e Trasparenza
con Cooperativa Edificatrice Ansaloni”
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Primo Piano
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1 Febbraio 2013
presidente di Manutencoop - facility management
www.buonenotiziebologna.it
I lavori più umili diventano un’eccellenza
Chiamo Claudio Levorato, presidente di Manutencoop, tramite Skype,
perché gli impegni reciproci ci impediscono di vederci di persona.
Conosco Claudio da vecchia data,
occorre infatti risalire agli anni 70,
e ricordo perfettamente quando
lui fu chiamato nel lontano 1984 a
risolvere determinati problemi di
quella cooperativa.
Così gli chiedo:
Quando sei entrato in Manutencoop era una cooperativa in crisi,
cosa hai fatto per tirarla su?
Non era in crisi, era una cooperativa normale, aveva però dei seri
problemi finanziari, era indebitata
ed era finita a lavorare solo per le
banche. Così con i miei collaboratori abbiamo cominciato a sistemare
la questione finanziaria e contemporaneamente abbiamo operato
per espandere l’impresa. Prima
infatti fatturava 16 milioni di euro
l’anno, mentre attualmente fattura
più di un miliardo.
Quindi la dimensione, nei settori in
cui opera, è fondamentale?
Si. Le economie di scala sono importanti nonostante i costi dei servizi non siano variabili, cioè i costi
del lavoro. Ma le economie di scala
ci sono: le strutture di marketing,
di accesso al mercato, le strutture
di ingegnerizzazione, dei servizi e
delle attività. Inoltre bisogna tenere
conto che essendo servizi prevalentemente a contenuto di manodopera, è importante che chi li fornisce
sia in grado di garantire la massima
affidabilità al cliente. Ad esempio,
in base ad una recente normativa, chi affida un appalto, qualora
l’appaltatore non dovesse pagare i
costi, i vari contributi in tempo, dovrebbe poi pagarli colui che affida
l’appalto. Per cui l’affidabilità per
chi gestisce i lavori pubblici è fondamentale e la dimensione dell’impresa offre una misura significativa
di serietà e credibilità.
Manutencoop ultimamente ha fatto una scelta, puntando sulle pulizie e verde. Vuole quindi diversificarsi oppure no?
Non è esatto. Non facciamo pulizie e verde, ma attraverso il facility
management ci occupiamo di attività funzionali alla gestione dell’edificio, attività manutentive che
garantiscono funzionalità all’interno dell’edificio. Offriamo ai clienti
servizi integrati, occupandoci della
funzionalità complessiva degli edifici. Abbiamo però abbandonato il
settore dei rifiuti perché era un settore in cui era impossibile sopravvivere. Da una parte mancava un vero
e proprio mercato libero, dall’altra
parte si deve accettare la presenza
di imprese di dubbia capacità e serietà, addirittura invischiate con la
criminalità.
Le grosse imprese tendono ora a
globalizzarsi. Voi avete intenzione
di espandervi, anche solo in Europa, oppure rimanete in Italia?
L’intenzione di espandersi l’abbiamo, però non abbiamo i mezzi. Uno
dei nodi che ci troviamo davanti è
proprio quello dell’internazionaliz-
zazione perché in Italia siamo la prima impresa in questo settore. Ma
non ci sono prospettive di crescita
qui da noi, quindi dovremmo guardare ad altri Paesi.
Tu, un po’ di tempo fa, in occasione del Premio Cresciuti con Bologna, hai avuto modo di dire che la
cooperazione in generale dovrebbe avere più coraggio, ma in che
senso?
Si, bisogna saper rischiare. Alcuni
anni fa abbiamo fatto come Manutencoop una specie di “campagna
acquisti”, cioè abbiamo acquisito
delle imprese con importanti investimenti finalizzati alla crescita
e abbiamo operato là dove altri si
sono chiusi, dunque abbiamo scelto di crescere. E il tema dell’internazionalizzazione è connesso con
la crescita, col fare scelte imprenditorialmente sfidanti che presentano anche delle difficoltà.
Passando ora a parlare dei problemi dell’Italia nel suo complesso,
sentiamo spesso parlare di politiche della crescita. Tu sei il presidente di un gruppo importante,
il primo nel vostro settore, cosa
occorre per favorire la crescita,
tenendo presente i punti su cui di
solito ci si basa: la flessibilità del
lavoro, l’accesso al credito e le politiche di incentivazione? Qual è
l’aspetto più importante?
Va detto che l’economia nel nostro
Paese è piena di problemi. Ci vorrebbero delle riforme, ci sarebbe
bisogno di liberalizzazioni, ma parliamo di niente. Il problema più
drammatico in Italia adesso è la
mancanza di domanda interna sia
di beni che di servizi.
Viviamo una fase di calo della domanda sia per quanto riguarda i
consumi, sia degli investimenti,
l’unica che regge è la domanda
estera, ma un’economia non può
reggersi solo sulle esportazioni,
c’è appunto bisogno di domanda
interna. C’è bisogno di politiche di
attivazione della domanda interna, di politiche di incentivazione
alla domanda, di politiche fiscali.
Tutto il contrario di quello che si è
fatto finora. A causa delle politiche
di austerità, si è prelevato denaro
dalle tasche dei cittadini, dal cosi
detto ceto medio, i lavoratori a
reddito fisso, che si sono visti con
meno soldi in tasca e quindi meno
possibilità di spesa per consumi. Le
imprese, di conseguenza, non hanno potuto fare investimenti perché mancava la domanda. Il primo
vero problema è la domanda.
Poi ci sarebbero da fare delle riforme sul versante del mercato
del lavoro, anche se non è questo il problema più importante.
L’art.18 non è un vero ostacolo
all’economia, alla sua crescita. Si
potrebbe, ad esempio, cominciare ad intervenire sull’IMU, come
suggerito da Bersani, apportando
delle modifiche. Ma, soprattutto,
bisognerebbe incentivare la spinta
ai consumi.
Maurizio Cocchi
In redazione Valentina Trebbi
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Primo Piano
1 Febbraio 2013
Donne d’oriente e donne d’occidente violate
“Così l’uomo che si innamora della
bellezza è assai differente dall’uomo che ama una ragazza e pensa
che sia bella e può scorgere ciò che
è bello in lei” (Winnicott).
La notizia di una studentessa di 23
anni stuprata a New Delhi ha risollevato la questione della violenza sulle
donne in tutto il mondo. Secondo
un’indagine di un’organizzazione
indiana molti uomini accusati di violenza sessuale si sono pure candidati
al potere negli ultimi trent’anni. In
questi giorni abbiamo assistito alle
numerose manifestazioni e a folle
che marciavano verso la residenza
del presidente Pranab Mukherjee,
che ha successivamente esposto
la sua intenzione di intervenire su
questo gravoso problema. Dopo una
settimana il primo ministro Manmohan Singh ha dichiarato la necessità
di rendere l’India un posto più sicuro per le donne. Anche la donna più
famosa d’India, la presidente del
partito del Congresso Sonia Gandhi,
sembra ci abbia messo un po’ prima
di incontrare gli studenti che volevano esprimere la loro indignazione.
E poi, c’è la proposta del governo di
Pondicherry, nel sud dell’India, che
vorrebbe che le studentesse indossassero un soprabito ‘antistupro’ obbligatorio. (L’idea è del dipartimento
dell’istruzione). Sembra un po’ la
convinzione di alcuni che se le donne non mettessero la minigonna non
verrebbero violentate per strada.
In questo scenario culturale ovviamente diverso dal nostro, sembrano
esserci tanti punti in comune, tanti
stereotipi che ci competono pur non
essendo indiani, pur vivendo nella
‘civile’ Europa. Sarebbe confortante
distinguere nettamente gli scenari culturali, distinguere le geografie
tracciando i percorsi di territori a favore delle donne, ma a parte il Regno
delle Amazzoni, che spero sia esistito
davvero, io ci vedo solo un unico scenario antropologico dove le donne
hanno da sempre dovuto subire ogni
tipo di sopraffazione dal sesso opposto. Certo, in India si aggiunge pure il
problema delle caste, che è già una
forma di discriminazione consentita
socialmente, ma come pure il nostro
‘delitto d’onore’ sono forme sociali sì
razionalmente arretrate, ma dure a
far morire e non le uniche al mondo.
È complicato parlare di violenza, di
etica, proprio perché sono argomenti a noi contemporanei, in cambiamento continuo, ma si può di certo
distinguere quello che potrebbe essere il rispetto dell’altra persona dal
non rispetto e quindi la violenza dalla
non violenza. Per fortuna il mondo
cambia e con esso la sua coscienza;
si affina, si modifica, si complica, si
migliora. Non siamo più quelli di dieci anni fa e il pensiero dei ventenni di
oggi è nettamente diverso dai loro
genitori, (per fortuna); stereotipi
che cambiano, convinzioni che cadono; ma ancora, si può delineare un
aspetto di un’etica valida nel corso
del tempo. Lo fece Gesù di Nazareth
in fondo, tracciando i confini di valori immutabili, semplici e chiari nella
loro sintesi che vedeva nell’uomo,
qualsiasi uomo, l’immagine e la somiglianza a Dio. Perciò tutti siamo
uguali, in dovere di amare gli altri
come noi stessi. Il che vuol dire che
non dobbiamo nemmeno porci un
gradino al di sotto di chi amiamo, che
abbiamo il dovere di amare noi stessi
quanto amiamo gli altri, e non è un di
più, una nota di merito, è un dovere
sociale. Detto questo viene subito da
chiedermi che ruolo abbia avuto la
donna fino ad adesso e mi passano
davanti agli occhi tantissime immagini. Donne col grembiule, donne
che cucinano, donne che servono ai
mariti. In Sicilia, (ma potrebbe essere
anche altrove!) mi ricordo, signore
che all’ora di pranzo non si sedevano
mai a tavola perché facevano avanti
e indietro dalla cucina per servire il
marito e i figli maschi. Mi vengono in
mente donne che hanno rinunciato
a studiare perché dovevano studiare al posto loro i fratelli, mi vengono
in mente donne maltrattate, offese,
percosse dai compagni alle quali veniva detto di avere pazienza e di sopportare in silenzio. Mi chiedo spesso
cosa sia la violenza e ovviamente non
è solo fisica, quella è il lato più rozzo
e il più gretto, il più visibile. La violenza sta pure nelle parole, nei modi,
negli atteggiamenti, nelle leggi sbagliate o mancanti, nell’imposizione di
un pensiero, di una religione, di uno
stile di vita. La violenza sta nell’imporre un comportamento sessuale o
vietarlo, la violenza è delle donne che
non sono complici delle altre donne,
ma concorrono ad una mentalità
maschilista. Il maschilismo è davvero
solo degli uomini?
Ricordo mia madre quando mi ripeteva: - Non pensare a sposarti, ma a farti
una cultura, ad andare all’università,
ad essere indipendente- .Mi chiedo
se mai sua mamma glielo abbia mai
detto, che se era infelice doveva cambiare, andarsene, che non doveva
per forza sposarsi, che non doveva
rinunciare a tutto. Quante mamme,
donne, hanno detto questo alle loro
figlie? Alle altre donne? Quante hanno avuto delle amiche alle quali confidarsi delle violenze subite in casa e
quante sono state aiutate? Quante
invece giudicate dalle stesse donne?
- Sei una puttana perché non dovevi
innamorarti al di fuori del matrimonio, non dovevi trascurare i figli, non
dovevi e basta. C’è in questo modo
di pensare una chiara visione della
donna come un non-essere umano.
Winnicott pubblica nel 1953 il saggio
“Oggetti e fenomeni transizionali”
scrivendo: “La madre, all’inizio, con
un adattamento quasi del cento per
cento, fornisce al bambino l’opportunità di un’illusione che il suo seno
sia in parte del bambino”. In seguito il
bambino indica il suo oggetto transizionale, (come un orsacchiotto), cioè
si accaparra di
un oggetto a
cui dà dei nomi
abbastanza significativi, trasferendo quell’idea di possesso.
Non è un caso,
direbbe Freud,
che proprio ora
mi vengono in
mente queste
‘strane’ teorie
sull’essere figlio
e madre. Forse
mi sto chiedendo: “È ancora
così? Non facciamo che trovare degli oggetti transizionali nelle
donne? Non facciamo di loro che dei
meri oggetti da utilizzare, consumare,
violentare ogni giorno?” Senza dubbio il fatto di oggettivizzare la donna
in tutto e per tutto non fa che renderci ciechi di fronte all’irriducibilità
dell’essere umano, alla sua identità
prima che come genere sessuale,
come individuo.
Scaraventati dentro categorie umane,
ci prendiamo la briga di decidere quale vada bene o meno, (vedi la Chiesa e
i suoi folli dettami religiosi e morali), ci
prendiamo il diritto di far valere la nostra vita più di quella altrui. Una volta
un amico alla domanda del perché
fossero sempre le donne a lasciare
gli uomini, mi rispose: “Una donna fa
sempre comodo in casa”. Virginia Woolf dovette ritagliarsi una stanza tutta
per sé per poter vivere, per poter lasciare spazio alla sua identità. Eppure
non apparteneva ad un basso ceto,
non era costretta a lavorare, ma era
una donna che aveva un marito, ed
era infelice. In Al Faro, il personaggio
di Lily ha una veloce visione nell’osservare i signori Ramsay che giocano
a palla con i figli: “…Come d’un tratto,
senza nessuna ragione, il significato
precipita su della gente che esce dalla
metropolitana, o suona un campanello, e la rende simbolica, rappresentativa, così ora investì loro, mentre
stavano lì, ritti nel
crepuscolo, e li trasformò nei simboli
del matrimonio, la
moglie e il marito assoluti. Ma un istante
dopo, il contorno
simbolico che trascendeva le figure
svanì, e tornarono
a essere il signore e
la signora Ramsay,
che guardavano i
propri figli giocare a
palla”. I cervelli comuni non sono fatti
che per riuscire a
svolgere operazioni
matematiche non
troppo complicate, guardano al mondo come ad un tessuto umanoide incastrato in categorie e sistemi ordinati
banalizzandoli. Preferiscono pensare
che non ci sia altro oltre a quello che
già conosciamo e che le tradizioni ci
hanno già insegnato tutto. Per lo più
le rispettiamo, le adoriamo a scapito
delle nostre capacità critiche, di distinguere il bene dal male, a scapito di
vedere le donne come una categoria
intoccabile, immutabile, a nostra disposizione. Il fatto di apparire mezze
nude in tv non è elasticità mentale o
sana trasgressione, anzi. Il fatto di dover passare da un uomo prima di ottenere un posto di lavoro, non è furbizia
e intelligenza perché “tanto il mondo
va così”. Ho sentito dire: “Il femminismo è stato un movimento inutile,
fatto solo di donne aggressive, contro
gli uomini. Donne lesbiche che hanno
estromesso gli uomini, oltraggiose,
contro la famiglia”. Io invece ringrazio
queste donne, e ringrazio ancora chi
si batte contro questo tipo di uomini.
Il corpo della donna non è a disposizione degli altri, non è un oggetto
transizionale a scadenza illimitata;
sembra scontato quello che dico, ma
non lo è affatto. Vi viene più istintivo
dire: “mamma fammi un caffè o papà
fammi un caffè?” Io immagino già la
maggior parte delle risposte. Per i rimanenti, beh, siete fortunati. Ci sono
stati degli esseri umani nella storia vittime di una prepotenza retrograda e
primitiva, lo sono stati per etnia, per
religione, per appartenenza sociale;
le donne lo sono per appartenenza di
genere. “Tanti auguri e figli maschi”.
Oggi le strutture convogliate all’assistenza delle donne che subiscono
violenza sono o troppo poche o chiudono addirittura. Forse lo Stato pensa
che non sia una priorità, forse uccidere una donna, violentarla, non è poi
ai nostri occhi un atto così tremendo,
chissà. È già tanto difficile che una
donna ammetta a se stessa che l’uomo che dovrebbe amarla, adorarla,
invece la violenta, figuriamoci se non
esistono nemmeno strutture, centri,
in grado di accogliere dall’inferno
queste donne. E mentre scrivo mi
stanco a chiamarle donne, le voglio
chiamare esseri umani, confondere i
generi fino a far scomparire le parole
cosicché ad ogni donna ammazzata,
stuprata, corrisponderà un essere
umano, di cui si parlerà, un essere
umano qualunque.
Emanuela De Siati
emanueladesiati.wordpress.com/
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Né la cultura né la provenienza geografica sembrano arrestare il femminicidio in atto oggi
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Buone Pratiche
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1 Febbraio 2013
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ottavi: “Fare rete per lo sviluppo del terzo settore”
Per Mauro Ottavi, già presidente
regionale dell’Aics (Associazione
italiana cultura e sport, fondatore
e dirigente di varie realtà associative culturali e sportive), per un
quindicennio dell’Aig (Associazione
italiana alberghi per la gioventù),
oggi presidente del Cid-Aics e coordinatore Aics Turismo, «oggi più
che mai occorre fare rete, massa
critica, per lo sviluppo del cosiddetto terzo settore nell’interesse delle
varie attività senza scopo di lucro
e della stessa collettività». Infatti,
come spiega Ottavi, «bisogna dare
reale valore alle attività e alle azioni
messe in campo da un settore che
non è considerato a sufficienza dalle amministrazioni pubbliche come
valore sociale».
Eppure il terzo settore è riconosciuto sin dalla metà degli anni ’80
dalla legislazione regionale, e anche da quella nazionale.
Certamente, ma non adeguatamente valorizzato. Alcuni vedono
le onlus come modo per “ottenere” benefici particolari o personali. Mentre invece ce ne sono
una miriade dove il volontariato
sportivo, culturale, ambientale,
eccetera, opera quotidianamente
per “fare” iniziative, attività e comunità. Soprattutto per colmare
alcune carenze, strutturali o gestionali, delle istituzioni pubbliche. Per questo deve esserci un
dialogo, o una comprensione, tra
il terzo settore e le istituzioni, anche dal punto di vista partecipativo e nello svolgimento di azioni
di utilità sociale. Coordinamento
e collaborazione, senza competizioni non equilibrate tra pubblico
e privato sociale.
In che senso?
Non è sufficiente guardare il bilancio economico o “aziendale”.
Per valutare il valore aggiunto del
volontariato e del terzo settore
bisogna analizzarne il “bilancio
sociale”. Non è calcolato il valore del “fare”, non remunerato, e
il conseguente risultato sociale.
Per esempio: per un’attività imprenditoriale l’utile va a beneficio
della proprietà ma se una onlus
organizza un’attività, economica,
la svolge in un’ottica di autofinanziamento. Il valore aggiunto del
lavoro volontario, e i risparmi economici, sono riversati in azioni di
utilità sociale. Inoltre c’è un altro
aspetto molto importante. Il fare
socialità, aggregazione, costruire
rapporti interpersonali tra soci,
volontari, persone. Anche questo
un valore aggiunto di grande importanza per una comunità.
Ma le onlus non godono di un regime fiscale agevolato?
Per modo di dire, e non efficace, se
non viene calcolato il “valore” del
lavoro volontario. E c’è il problema
delle risorse tra l’ente pubblico, che
ne ha sempre meno, e dell’associazionismo che si mette in campo, per
fare, che chiede sostegni. Aiuti che
non sono soltanto il poter disporre,
in convenzione, un tetto per lo svolgimento dell’attività, o un impianto
sportivo da gestire. Il guaio è che
sul terzo settore c’è ancora un grande percorso da sviluppare.
Quali sono le maggiori necessità
del terzo settore?
Ad esempio poter qualificare sempre di più e meglio i propri operatori,
dirigenti, tecnici soprattutto se questi hanno a che fare con altre persone. Poi quelle di essere aiutato, formato e informato dai punti di vista
fiscale, amministrativo, assicurativo
e gestionale. Manca poi un centro
servizi che aiuti l’associazionismo,
soprattutto le realtà più piccole, nelle contabilità economiche, fiscali e
sociali. Con bilanci che tengano conto anche del tempo volontario impiegato e dei risultati ottenuti. Ossia
del valore aggiunto creato a favore
della collettività. Servono agevolazioni su vari versanti. Un altro esempio è quello dell’Imu con attività del
terzo settore tassate per strutture, o
locali, che utilizzano ma di cui nella
realtà non sono materialmente proprietari.
Cosa significa concretamente
fare rete?
Fare rete vuol dire collaborare
mettendo in campo strutture
e spazi, o servizi e competenze, nell’interesse generale superando steccati oggi datati ed
anacronistici. Così come a San
Lazzaro da tempo c’è un Forum
del volontariato, che fa da coordinamento alle iniziative delle
associazioni volte all’assistenza
sociale e sanitaria, si potrebbero mettere in rete anche le associazioni e le attività onlus più
rivolte alla ricreazione, alla socializzazione, all’arte, alla cultura
e all’ambiente, portando particolare attenzione verso le fasce
sociali più deboli.
Ci sono esempi di cooperazione
fra realtà differenti?
L’esempio più significativo è
quello dell’azione comune che
il terzo settore ha sviluppato
per arrivare alle leggi di riferimento sia del volontariato che
dell’associazionismo di promozione sociale. Azioni partite ai
livelli regionali che dovrebbero
diventare un modo di rapportarsi anche a livello territoriale,
comunale e di distretto. La cooperazione tra realtà associative
deve servire in prima istanza tra
le realtà organizzate per comprendere e apprezzare l’azione
altrui e le collaborazioni che
possono scaturire per fare comunità.
Giancarlo Fabbri
Cooperazione sociale tra solidarietà e impresa
All’Agriverde gli antichi valori si sposano con interventi innovativi
La Cooperativa sociale Agriverde
opera nel settore del verde sia
pubblico che privato da 27 anni,
ha sede nel parco di Villa San
Camillo a San Lazzaro di Savena
dove si trovano anche il vivaio e
l’orto con produzioni esclusivamente biologiche e certificate e,
essendo cooperativa sociale di
tipo B, ha come compito principale l’inserimento lavorativo di
persone svantaggiate.
A quanto ammonterebbe questo
risultato se si potesse monetizzare? Qual è il valore di un giardino
realizzato anche con l’apporto di
persone con handicap psichico?
Per rispondere occorre tener conto del fatto che se non ci fossero
le cooperative sociali, queste persone sarebbero, nella migliore
delle ipotesi, a carico dei servizi
pubblici, oppure si troverebbero
a pesare completamente sulle famiglie. Tuttavia, tiene a precisare
il presidente Fabrizio Pedretti, ciò
che chiedono le cooperative, non
è certo di essere assistite, ma che
gli Enti Locali prestino attenzione
quando affidano degli incarichi,
tenendo conto che la logica del
massimo ribasso non può essere
l’unico parametro adottato nella
valutazione di un preventivo.
È necessario, prosegue, che le pubbliche amministrazioni si orientino a valorizzare maggiormente
queste imprese, perché di vere e
proprie imprese si tratta, che tutti
i giorni si confrontano con le normali logiche del mercato, utilizzando fino in fondo le opportunità
concesse dalla normativa vigente.
La cooperativa sociale di tipo B è,
infatti, uno dei mezzi migliori per
abbattere gli enormi costi dell’esclusione, perché è in grado di ridare piena dignità a cittadini che
vivono una posizione di svantaggio
e di disagio e trasforma soggetti
tradizionalmente assistiti e a carico della collettività, in cittadini a
tutti gli effetti, in grado di emanciparsi attraverso il lavoro.
E, a proposito di qualità del lavoro
e di lavoro di qualità, gli esempi
riferibili ad Agriverde potrebbero
essere molteplici ma, tra i tanti,
sono particolarmente orgogliosi
di un intervento realizzato di recente in viale della Repubblica a
San Lazzaro di Savena. Si è trattato di prove di trazione controllata, una procedura recente e decisamente innovativa, effettuate
su alcuni pini, le cui radici, nel
corso del tempo, hanno originato
sollevamenti del manto stradale,
rappresentando un reale pericolo
per i fruitori della strada. L’amministrazione comunale ha dovuto
provvedere alla risistemazione
dei tratti più sconnessi della superficie asfaltata, dovendo necessariamente recidere le radici che
maggiormente avevano danneggiato il manto. È stato necessario,
quindi, testare se e in che misura
l’intervento avesse influito sulla stabilità degli alberi coinvolti,
procedendo alla verifica statica
delle piante interessate dai lavori di scavo mediante prove di
trazione controllata. L’obiettivo
era determinare, con la minore
approssimazione possibile, la po-
tenzialità al ribaltamento della
zolla radicale o la rottura del fusto sottoponendo l’albero ad una
sollecitazione di trazione con un
apposito strumento denominato
“tirfor” e nel misurare la relazione che sussiste fra la forza esercitata e le sollecitazioni indotte
sull’albero.
Per lo svolgimento di questo lavoro Agriverde si è avvalsa di
personale estremamente
specializzato, come i dottori forestali
Vincenzo Blotta e Luigi Sani unitamente alla squadra di arboricoltori esperti, capace di operare in
quota con estrema professionalità e competenza.
Maria Chiara Magnani
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AUSER
1 Febbraio 2013
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Città Fragile: chiuso progetto
Contrastare la fragilità sociale nella
popolazione anziana e promuovere
occasioni di incontro e socializzazione. Si è concluso il progetto “La
Città fragile”, promosso da Auser
di Bologna assieme a numerosi
partner e finanziato dal Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Attraverso un ampio lavoro di rete
il progetto si è posto l’obiettivo di
contrastare e prevenire le situazioni di fragilità degli anziani, acuitesi
a fronte della crisi e del progressivo disgregarsi dei legami sociali e
familiari tradizionali. In particolare
nei centri sociali Villa Torchi, Andrea Costa e Casa del Gufo, molto
frequentati dagli anziani della zona,
sono state attivate alcune azioni
concrete, mirate al contrasto diretto
della fragilità. Dagli sportelli di tutela legale, alla distribuzione pasti agli
indigenti, fino alla promozione di
momenti di incontro e formazione.
Accanto a queste iniziative sono
state promosse molteplici attività
di sensibilizzazione, con l’obiettivo
di intercettare il bisogno espresso e
inespresso; perché spesso, per imbarazzo o mancanza di informazione, le persone anziane in condizione
di fragilità tendono a non chiedere
aiuto ai servizi. Al centro di questa
azione una ricerca, realizzata dal sociologo Alberto Bertocchi, per indagare sul fenomeno delle nuove povertà nel territorio bolognese, con
particolare attenzione alla terza età.
Sempre con questo obiettivo, e per
prevenire il fenomeno, nell’ambito
del progetto sono state realizzate
anche numerose azioni di comunicazione volte a promuovere prodotti e strumenti informativi con
l’obiettivo di prevenire il fenomeno. In particolare l’associazione di
comunicazione sociale Bandiera
Gialla ha promosso due inchieste mirate ad indagare sulle reti
di buon vicinato per contrastare
la crisi e il progressivo disgregarsi
dei legami famigliari e sul tema del
senso di vergogna che spesso provano le persone anziane quando si
trovano costrette a dover chiedere
aiuti economici. Il tutto arricchito
con immagini, fotografie e video.
“Per innovare il nostro Welfare e far
sì che possa continuare a rispondere
ai nuovi e crescenti bisogni è fondamentale prevedere risorse per promuovere azioni mirate a prevenire
il disagio e contrastare il crescente
fenomeno della povertà e dell’emarginazione, ha sottolineato il
presidente del Quartiere Navile Daniele Ara nel convegno di presentazione del progetto, In questo senso
progetti come questo sono fondamentali perché, attraverso la coprogettazione e la sinergia tra pubblico
e privato sociale danno vita a processi virtuosi che gli consentono di
durare nel tempo e innovarsi”. E il
prossimo obiettivo della rete promotrice è proprio questo: dar vita a
nuove azioni e progettazioni mirate
a proseguire le attività e gli importanti servizi fino ad ora realizzati.
Le inchieste, i video e tutte le informazioni utili sono disponibili nel blog de “La città fragile”:
http://lacittafragile.blogspot.it/
L’8 febbraio Auser Bologna si riunisce a Ca’ Vecchia per il suo Congresso territoriale. Un appuntamento
importante, a cui si giunge dopo
un percorso che ha coinvolto i soci
(più di 4500) nei diversi territori
della provincia, chiamati ad eleggere i 150 delegati che comporranno l’assemblea congressuale.
L’evento anticipa il Congresso na-
zionale, in programma il prossimo marzo, e si va a inserire in una
fase estremamente complessa dal
punto di vista storico, economico
e sociale. Sarà dunque un’occasione importante, in questo contesto così delicato, per promuovere
elaborazioni e strategie mirate a
riaffermare il ruolo delle organizzazioni di volontariato e del terzo
settore quale motore della “ripartenza”. Soggetti chiamati a ricoprire
un ruolo fondamentale per riaffermare una visione di welfare, non
come mero fattore di costo, ma
quale parte integrante e propulsore delle politiche per lo sviluppo.
Per informazioni: [email protected]
Annalisa Bolognesi
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E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale di protezione
nazionale transitoria per la Piadina
romagnola Igp. Con questo atto, viene riconosciuta – per ora solo a livello
nazionale – la protezione dell’indicazione geografica “piadina romagnola”, e
la legittimità del suo uso da parte dei
produttori che rispettano il disciplinare
disponibile sul sito del Ministero delle
Politiche agricole alimentarie forestali.
Dopo la presentazione delle prime
istanze di registrazione, la procedura
era stata infatti sospesa a causa della
difficoltà di rendere compatibili in un
disciplinare unico i due diversi metodi
di presentazione della piadina romagnola, che nel riminese è più sottile,
larga e flessibile rispetto alle altre province. Riavviato l’iter di riconoscimento, altre discussioni hanno riguardato
l’opportunità o meno di utilizzare i conservanti, di differenziare tramite marchi o diciture la piadina confezionata da
quella di pronto consumo, di prevedere
ingredienti aggiuntivi oltre a quelli di
base.
«Come Regione abbiamo contribuito,
- ha commentato l’assessore regionale
all’Agricoltura Tiberio Rabboni - grazie
anche alle sollecitazioni provenienti
dai sindaci di Cesena e di Ravenna, alla
composizione dei problemi che si erano
manifestati nel corso della procedura di
registrazione – ha aggiunto l’assessore Credo che l’Igp della Piadina romagnola
sia un’ottima occasione per riconoscere spazio sui mercati tanto alle imprese
più strutturate, che realizzano piadina
romagnola per la grande distribuzione e possono raggiungere zone più
lontane, quanto ai produttori che tutti
conosciamo e vediamo nei chioschi. A
questi ultimi va riconosciuto il merito
di far conoscere la piadina romagnola
ai turisti che frequentano il territorio, e
di far loro comprendere il fascino di un
prodotto che è tra i più noti non solo
della Romagna, ma anche dell’Italia».
Il disciplinare di protezione transitoria
differenzia le tipologie di piadina romagnola e prevede un’etichettatura
specifica per quella alla riminese e per
quella ottenuta con lavorazione manuale tradizionale. Gli ingredienti sono
farina, acqua, sale, grassi, lievito, e non
è consentito l’uso di conservanti, aromi
e altri additivi. L’area di produzione corrisponde al territorio delle province di
Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e, in parte, di Bologna.
G.L.
www.buonenotiziebologna.it
Proseguono le azioni per prevenire le nuove povertà tra gli anziani
6
Economia
BNB
1 Febbraio 2013
economie strategiche ai tempi della globalizzazione
www.buonenotiziebologna.it
L’ottimismo della speranza e il pessimismo della ragione
L’UOMO è un animale fondamentalmente razionale ed è talmente
convinto della sua possibilità e
capacità di superare ogni ostacolo
e difficoltà da poter essere considerato un inguaribile ottimista. Ci
facciamo guidare costantemente dalla speranza di qualche cosa
di migliore nel futuro rispetto al
passato o al presente ed interpretando la realtà tumultuosa che ci
circonda con categorie logiche
fondate sulle nostre aspirazioni
ed i nostri desideri e non su di una
analisi realistica e razionale della
situazione effettiva, finendo così
col rischiare di crearci una realtà
che non esiste e di vivere, di conseguenza, come in una “bolla” che
ci impedisce di vedere, valutare e
provvedere di conseguenza in tempo utile. D’altronde è molto logico
che l’uomo tenda a difendersi da
una realtà troppo dura rifiutandosi
di accettarla e di riconoscerla per
come effettivamente è, rischiando
quindi di non predisporsi ad affrontarla con le armi più adeguate
al momento. Quando la situazione
peggiora costantemente, le difficoltà aumentano, gli ostacoli si
moltiplicano ogni giorno, allora è
solo l’“ottimismo della speranza”
che ci sorregge e ci aiuta ad andare avanti, facendoci illudere che la
soluzione sia dietro l’angolo e che
presto tutto tornerà come prima o,
addirittura, meglio di prima. Lucio
Dalla, seguendo questa struttura
logico-mentale umana, da fine conoscitore dell’animo umano, non
per nulla scriveva nell’“anno che
verrà”: “avremo tre Natali e festa
tutto il giorno…” Rimaniamo quindi immobili nell’attesa che gli eventi migliorino, il vento cambi e qualcuno ci tolga le castagne dal fuoco
senza che noi dobbiamo fare nulla.
Naturalmente col passare del tempo tutto diventa più difficile e la soluzione ieri possibile diventa oggi
impraticabile e la nuova soluzione
è più complessa, difficile e dolorosa della precedente. Il prezzo
da pagare cresce costantemente.
Il rifiuto di abbandonare l’ottimi-
smo della speranza per accettare
invece una visione condizionata
dal “pessimismo della ragione” diventa esercizio sempre più costoso
ed il conto che tutti, alla fine, saranno comunque costretti a pagare per saldare il conto sarà molto
maggiore di quello che si sarebbe
avuto qualora si fosse provveduto
al momento opportuno senza nascondere la testa sotto la sabbia.
La Globalizzazione e le conseguenze da essa indotte, specialmente
sulle economie e sugli stati sociali
dell’occidente industrializzato, è
un esempio eclatante di quanto
sopra esposto. Globalizzazione
non vuole infatti dire solo mondializzazione dell’economia, ma
anche passaggio da un mondo prima bipolare (dalla fine della prima
guerra mondiale all’inizio degli
anni ’90 con il collasso dell’Unione
Sovietica), poi basato su una unica
superpotenza egemone che pensava di gestire autonomamente il
mondo e di controllarne l’evoluzione, all’attuale fase in cui si vede
chiaramente l’avvento di un mondo MULTIPOLARE, in cui si stanno
presentando sulla scena attori un
tempo di secondaria importanza
ma che stanno diventando fondamentali nel contesto mondiale
come Cina, India, Brasile, che, inizialmente in sordina e poi in modo
sempre più eclatante, hanno cercato il loro spazio a spese degli
stessi Stati Uniti e, ancor di più,
dell’Europa ancora legata a schemi economico-sociali da secondo
dopoguerra. L’Europa ha pensato
dapprima, basandosi sull’ottimismo della speranza, che questi
nuovi attori fossero meteore che
sarebbe scomparse in breve tempo e che l’ordine e l’equilibrio preesistenti sarebbe tornati a dominare la scena senza dover intervenire
direttamente. Questo ha fatto sì
che si siano persi anni cruciali in
discussioni sterili sulla globalizzazione da governare e sugli equilibri
da mantenere mentre altri attori
acquisivano potere, ricchezza e
cominciavano ad erodere alla base
la potenza economica europea. In
questo frangente l’Europa si è mostrata purtroppo per quella che era
(ed in gran parte ancora è), cioè un
agglomerato di stati sovrani ciascuno con i propri interessi particolari ed incapace di presentarsi
come un singolo forte interlocutore sugli scenari economico-politici
mondiali. A questo punto sarebbe
stato necessario un colpo di reni
decisivo per eliminare i particolarismi nelle aree cruciali: economica,
politica, militare, e di essere capaci
di spostare il potere in dette aree
dai singoli stati nazionali all’Europa stessa, rendendola quindi un
interlocutore forte sugli scenari
internazionali dove, al giorno d’oggi, le dimensioni sono un fatto cruciale. La mancanza di coesione e di
centralizzazione delle decisioni ha
di fatto paralizzato l’Europa portandola a diventare da elemento
trainante a controparte debole in
grado solo di parlare a più voci, flebili e fra loro spesso contrastanti.
In questo contesto gli Stati Uniti di
Barack Obama hanno decisamente cambiato strada rispetto all’epoca di Bush: hanno cominciato
a non voler più essere i guardiani
del mondo ma a richiede agli alleati, essenzialmente l’Europa, di
assumersi responsabilità e costi in
proprio; hanno poi spostato il baricentro della loro attenzione strategica sia dal punto di vista politico
che economico che militare verso
l’area del Pacifico e dell’Oceano Indiano, marginalizzando così l’Europa stessa. La crisi prima finanziaria
e poi industriale scatenatasi nel
2008 partendo proprio dagli Stati
Uniti e trasferitasi in Europa in un
battibaleno ha poi messo a nudo le
debolezze proprie dell’Unione europea, che ne ha quindi subito le
principali conseguenze: il PIL americano cresce del 2-3% all’anno,
quello dei paesi emergenti come
Cina, Brasile, India del 7-9% all’anno, l’Europa è stagnate o cresce al
massimo di miseri “zero virgola”. E
in un mondo globalizzato chi non
cresce a ritmi sostenuto o almeno
al pari dei competitori è destinato
al declino sempre più rapido. In
questo contesto l’Europa ha continuato ad operare con la logica
dell’“ottimismo della speranza”,
confidando che le cose si sarebbero aggiustate da sole. Ma la crisi
del 2011-2012 in Europa, l’EURO
attaccato dai mercati, la diversità
di robustezza dei vari paesi riuniti
nell’Unione europea in maniera
raffazzonata e non omogenea e
coordinata (pensiamo alle differenze fra la situazione economica,
politica, sociale in Germania e nei
paesi del nord Europa e quelli del
sud come Grecia e Portogallo in
primis, ma anche Spagna e Italia)
hanno messo a nudo che l’ottimismo della speranza portato avanti
in maniera miope per tanto, troppo, tempo era stato assolutamente
deleterio e che il conto da pagare a
questa miopia sarebbe stato molto
più salato che se si fosse intervenuti, per tempo, con un sano “pessimismo della ragione”, mettendo
in campo un crudo realismo ed
intervenendo di conseguenza. I risultati sono sotto gli occhi di tutti:
stiamo pagando un conto salatissimo e chi sa ancora per quanto.
E gli interventi di tamponamento
messi in atto sono stati del tutto
tardivi e, a tutt’oggi, inadeguati ed
insufficienti, mancando ancora del
collante principale: la coesione politica ed economica, la visione unitaria dei problemi, il parlare con
una voce sola, quella dell’Europa
e non di ogni singolo stato; in una
parola il presentare l’Europa come
“gli Stati uniti d’Europa”, forte, coesa e presente sugli scenari internazionali da protagonista. Il futuro è
ancora incerto perché le avvisaglie
della volontà di coesione come sopra detto si scontrano ancora con
miopi particolarismi ed egoismi retaggio di un passato di guerre e di
odi reciproci duri a morire. Solo le
nuove generazioni, nate in un’Europa che possano considerare la loro
patria comune, potranno renderla
di nuovo forte e rispettata a livello
globale; basandosi però su un sano
“pessimismo della ragione” più che
su un vacuo “ottimismo della speranza”. Nei prossimi articoli passerò
in rassegna i singoli punti qui sorvolati a volo d’angelo, per poter far
meglio capire la situazione attuale e
gli scenari che si presenteranno nel
futuro prossimo.
Gianni Cacchiani
[email protected]
BNB
7
I Personaggi
1 Febbraio 2013
Città metropolitana. Il parere dei sindaci
Nel numero scorso di BNB abbiamo
iniziato una serie di articoli sul tema di
Bologna come “Città metropolitana”.
Un supercomune che dovrà, o dovrebbe, prendere il posto dell’istituzione
Provincia, della quale era prevista la
scomparsa, salvata dall’ulteriore e indesiderata discesa in campo del Cavaliere. Secondo il decreto, poi non
convertito in legge dal disciolto Parlamento, allo scorso 1 gennaio dovevano
già scomparire gli assessori provinciali
sostituiti, fino alla fine del 2013, dal
solo presidente, Beatrice Draghetti, e
da tre consiglieri delegati. Con la Città
metropolitana che è una cosa (molto)
misteriosa per gli stessi amministratori. Per capirne di più sono già stati fatti
degli incontri pubblici, e nelle segrete
stanze, a vari livelli per definire le linee
cardine del futuro Statuto e, soprattutto, le funzioni e i compiti da assegnare a
ciascuno dei nuovi, e vecchi, enti di gestione del territorio e delle sue risorse
fisiche ed economiche: Regione, Città e
Comuni, forse declassati a municipalità
consultive, che la formano.
Per questo abbiamo avviato una
serie di contatti con alcuni dei primi cittadini dei comuni che faranno
parte della Città per conoscere il
loro parere con la speranza di aiutare poi anche i lettori a comprendere
la portata i questa innovazione istituzionale di cui si parla da tempo.
Secondo il sindaco di San Lazzaro,
Marco Macciantelli, «un conto sono gli
auspici un altro le condizioni poste dal
legislatore nazionale. Credo sia fuor di
dubbio che il contesto bolognese, sin
dall’accordo sottoscritto nell’Aula absidale di Santa Lucia nel lontano 1994,
abbia dimostrato di guardare con interesse, al progetto metropolitano. Un
altro conto sono le condizioni e ora,
a livello legislativo, siamo da un lato a
una impasse, dall’altro a un intrigo da
sciogliere e chiarire. Non c’è dubbio,
purtroppo - rileva poi Macciantelli -,
che con la mancata conversione del
decreto, vi sia stata una brusca battuta d’arresto di un processo già avviato
con evidente responsabilità del centrodestra. E il buon senso suggerisce di
disporsi a comprendere l’orientamento del futuro Parlamento che dovrà
mettere mano alla questione».
«Mi dispiace che non si sia proceduto.
Evidentemente - osserva poi il sindaco di San Lazzaro - non ci sono state
le condizioni e la volontà di farlo. Non
escludo che l’indicazione dell’inizio
del 2014 per il varo del nuovo ente
metropolitano possa rimanere, ed è
auspicabile, ma al momento più che
certezze ci sono speranze, ipotesi,
congetture. Non si dimentichi che la
questione metropolitana sta dentro
a quella delle province le quali sono
tuttora in attesa, a seguito di un ricorso, di una pronuncia della Corte
Costituzionale. Insomma la materia è
complessa e occorre investire subito
la futura maggioranza parlamentare
perché affronti il tema dando indirizzi
precisi e definitivi. Resta tutta intera
la disponibilità, già dimostrata, dell’area metropolitana bolognese alla trasformazione, al di là di un dibattito
sacrosanto su tante questioni, anche
sui possibili assetti. Per quello che mi
riguarda confermo la mia adesione
all’innovazione e della semplificazione - ribadisce infine concludendo
Marco Macciantelli -, per un progetto
di governo che sia più conforme a ciò
che oggi serve contro la crisi, per dare
più forza, attrattività, capacità competitiva, al nostro sistema territoriale».
Giancarlo Fabbri
Alessandro Ferretti
«Di “Aree metropolitane,” o “Città
metropolitane” - ci dichiara il Sindaco
di Monghidoro, Alessandro (Ronny)
Ferretti -, se ne parla da decenni senza alcun risultato nonostante alcune
leggi nazionali che già le prevedevano
da tempo. Enti istituzionali che dovranno infine sostituire le attuali province
per cui spero che non ne siano poi un
doppione ma un qualcosa che vada oltre alla gestione e manutenzione delle
strade, e dell’edilizia scolastica per fare
alcuni esempi.
Spero che la futura “Città”, della quale però non si conosce ancora ruolo
e compiti, come per gli stessi attuali
comuni - precisa il primo cittadino di
Monghidoro -, possa essere ancora
più vicina del passato alle municipalità locali, con particolare riguardo a
quelle della montagna, nella difesa
e valorizzazione del territorio, nella
gestione dei rifiuti, nel superamento
del “digital divide” e nelle tariffe del
trasporto pubblico fondamentale
per gli spostamenti delle persone».
«In Italia - prosegue la dichiarazione
di Ferretti - non abbiamo precedenti
esperienze di aree o città metropolitane”. Ben vengano se le loro gestioni
si collocano il più possibile vicine alle
amministrazioni locali e ai cittadini
senza diventare, più in piccolo, dei
doppioni delle Regioni. È infine importante, anzi indispensabile, che poi
non ci siano territori, unioni o comuni
e cittadini di serie A e altri di serie B o
C. Territori o cittadini di montagna, di
collina o di pianura ma tutti uguali con
la “Città” consapevole della necessità
di tutelare i territori di pianura - conclude il sindaco - partendo proprio
dalla difesa dei versanti e dei corsi
d’acqua montani dal dissesto idrogeologico».
Giancarlo Fabbri
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Alla scoperta della cosa misteriosa. Giancarlo Fabbri mette a confronto il parere di due comuni della provincia
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L’angolo Spinoso
BNB
1 Febbraio 2013
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amministrazioni: Chi rimane da corrompere?
La corruzione sembra ormai essere un problema cronico della
società italiana, un problema che
non presenta una facile e immediata soluzione. Già in auge e oggetto di pubblico dibattito presso
i Romani, la corruzione non ha
mai smesso di scandire il susseguirsi delle vicende storiche. Già
ai tempi di papa Leone X, con la
vendita delle indulgenze che provocò la Riforma protestante, la
corruzione regnava nel nostro Paese e continuò a manifestarsi attraverso lo scandalo della Banca
Romana che travolse il governo
Giolitti alla fine dell’Ottocento.
Ai giorni nostri quando si parla
di corruzione ci si riferisce in genere allo scandalo delle tangenti,
indicato dai giornali con il nome
di “inchiesta di Mani Pulite” o
“Tangentopoli”, che coinvolse
numerosi politici e imprenditori
causando il declino delle classe
dirigente dei primi anni Novanta.
La corruzione e la concussione,
rispettivamente ai sensi dell’art
318 e 317 del c.p., si classificano come reati contro la Pubblica amministrazione: si configura
un’ipotesi di corruzione qualora
si offre denaro a un pubblico funzionario per riceverne dei vantaggi, diversamente si configura
un’ipotesi di concussione se è il
pubblico ufficiale a chiedere una
ricompensa in cambio di favori
da elargire. Per quali motivi la
corruzione, nonostante le severe
condanne e i tragici prezzi umani
pagati da alcuni inquisiti continua a prosperare, continua a essere la protagonista di numerose
dalla classe sociale di appartenenza. Nel nostro Paese contano
le frequentazioni, le conoscenze,
le parentele: i cervelli migliori e
più qualificati sono costretti a
emigrare per trovare condizioni
di lavoro soddisfacenti e intere
generazioni di meritevoli sono
tagliate fuori dal mondo produttivo poiché contano le relazioni
più delle capacità individuali,
le lobby professionali più che
le competenze e il talento. I legami attinenti alla vita privata,
dunque, prevalgono sull’attribuzione degli incarichi mediante
una valutazione sistematica delle
capacità. Il ricorso generalizzato
alla raccomandazione, la prevalenza degli interessi particolari
sugli interessi generali, la scarsa
equità delle istituzioni verso i cittadini distruggono il senso civico,
rendendo manifeste le “regole
del gioco” a cui tutti i cittadini
sono soggetti. Per promuovere il
senso civico a livello generale è
necessario creare società in cui
l’individuo può farsi valere per le
proprie capacità e non per la sua
appartenenza a reti verticali. Il
riconoscimento del merito sarebbe un primo passo per rendere la
società italiana più giusta e più
ricca, mettendo così a disposizione di chi ha più motivazione e
talento tutti gli strumenti per sviluppare le proprie potenzialità. A
tal fine è necessario combattere
la corruzione politica e ammi-
nistrativa, anche attraverso una
riforma della giustizia, mediante
una riduzione del numero di leggi
e l’aumento della loro efficacia,
una riforma della Pubblica amministrazione che migliori la trasparenza degli atti amministrativi
e renda più efficace ed efficiente
il lavoro dei funzionari. E’ necessario, soprattutto, che gli italiani
riacquistino i valori della responsabilità e del rispetto delle regole
nella consapevolezza che occorra
perseguire l’interesse generale
del nostro Paese ed evitare che
si continui a vivere in una società in cui i giochi sono truccati e a
vincere non sono i più bravi ma i
più furbi.
Valentina Ametta
Basta una panchina per documentare lo stato di degrado di un giardino pubblico a
Rastignano. Nella primavera
dell’anno scorso sono state divelte dal terreno, comprese le
gettate di cemento, una panchina e un cestino per i rifiu-
ti. Alcuni l’hanno considerata
opera di teppisti. Altri, invece,
che gli arredi erano stati rimossi per consentire lavori di
scavo per la posa di una conduttura attraverso il piccolo
parco pubblico.
In ogni caso sono passati molti
mesi ma nessuno ha provveduto con lo stato di degrado, di incuria e di rischi per i
frequentatori accentuato da
arredi e giochi danneggiati,
staccionate malferme e alte
erbacce.
Giancarlo Fabbri
solo caff
Catia Bencivenni
C
B
&
è
no
n
pagine di giornali dimostrandosi
una realtà ancora estremamente
diffusa e radicata nel Belpaese?
In questi anni numerosi studiosi,
sociologi, magistrati ed economisti hanno provato a dare una
risposta a questa domanda. Secondo alcuni l’Italia non è ancora
una democrazia matura, forte e
stabile, secondo altri la causa potrebbe essere ricercata all’interno delle Pubbliche amministrazioni che presentano procedure e
modalità di organizzazione degli
uffici eccessivamente farraginose
e burocratiche che privilegiano la
correttezza formale a scapito dei
risultati da raggiungere. Un ruolo
importante, inoltre, gioca anche
l’interpretazione delle leggi e dei
regolamenti che spesso, lasciando ampi margini di discrezionalità al singolo funzionario, crea
spiragli favorevoli per il dilagare
della corruzione. Tuttavia i motivi che favoriscono la corruzione
non sono solo di ordine giuridico,
ma si ritrovano anche in numerosi fattori sociali e culturali. Ormai
il principale segno di distinzione
degli italiani è l’arricchimento,
l’unica vera fonte di felicità è il
denaro perché i soldi facili rappresentano una tentazione a cui
è difficile resistere. Questo modo
di agire ha creato un Paese in cui
anche il potere si conquista con
il denaro e non con la competenza o il merito. Una delle più gravi
difficoltà della società italiana,
infatti, è rappresentata dall’assenza della meritocrazia che riconosce e premia l’eccellenza di un
individuo,
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1 Febbraio 2013
l’hockey in carrozzina
Il nostro Luca racconta la sua esperienza in questo sport
Dopo aver scritto articoli di altri
sport, come l’ultimo il rugby in carrozzina, vi volevo raccontare il mio
sport. Premetto che a me piace lo
sport di qualsiasi genere anche se il
calcio è il mio preferito.
Faccio hockey in carrozzina da sedici anni, anche se tutto è iniziato per
caso. Un giorno mentre mi trovavo in
piscina per fare terapia, si avvicina un
ragazzo che conoscevo e mi dice se
mi sarebbe piaciuto andare a vederlo
giocare. L’aver visto l’entusiasmo con
il quale me lo ha detto mi ha fatto
nascere la curiosità di vedere di cosa
si trattasse. La squadra si chiamava
Rangers Bologna e giocavano alla polisportiva Antal Pallavicini. Mi ricordo
che appena sono arrivato in palestra
si è avvicinato quello che sarebbe
stato uno dei miei allenatori, mi ha
aiutato a scendere dalla macchina e
mentre mi portava vicino la panchina per farmi vedere meglio la partita,
mi raccontava di come e quando era
nata la squadra. Io non ero per niente
convinto di quello che avevo visto, ed
infatti prima di decidere se iniziare o
no questa mia nuova attività sportiva
è passato quasi un anno. La decisione
di intraprendere questa esperienza è
avvenuta per caso, parlandone con
i miei genitori, dicendogli che avrei
avuto piacere di ritornare a vedere
la squadra giocare. Ero in tribuna, mi
vide il papà di un ragazzo che era già
nella squadra e mi chiese se volevo
andare in panchina con gli altri ragazzi, io accettai e da quel giorno non ho
più smesso di giocare, era il 1997.
Nei Rangers Bologna ho giocato per
dodici anni. Esperienza fantastica che
mi è servita per conoscere altre realtà, altri luoghi e fare nuove amicizie
che a tutt’oggi sono ancora molto forti. Dal 2009 gioco a Spilamberto nel
gruppo sportivo sen martin.
L’hockey i carrozzina nasce in Olanda
durante gli anni ’70 nelle scuole dove
gli insegnanti cercavano una attività
da fa svolgere ai ragazzi diversamente
abili mentre i compagni facevano educazione fisica. Venne l’idea di copiare
l’hokcey usando la mazza e al posto di
correre usare le carrozzine elettriche.
In Italia arriva nei primi anni ’90, quando viene organizzata una dimostrazione di questo sport sul lago di Garda.
Da allora iniziano a nascere le squadre: Reggio Emilia, Monza, Milano e
9
Padova sono le prime. Nacque prima
la WHL che poi si trasforma in FIWH,
Federazione Italiana Wheelchair Hockey, che gestisce il movimento in Italia! Si gioca in 5 contro 5, si pratica in
palestra e su superfici piane. 5 atleti
in campo, un portiere e 4 esterni. Per
permettere di giocare anche a chi ha
poca forza nelle braccia (chi ne ha usa
una mazza) viene inventato lo stick
che viene applicato alla base delle
carrozzina (una specie di spatola). In
campo il portiere e minimo un altro
atleta devono avere lo stick, le mazze
possono essere un massimo di tre (ma
anche due, una o zero), gli stick come
abbiamo detto da un minimo di due
fino anche a un massimo di 5! Lo scopo del gioco e fare più gol possibili alla
squadra avversaria. Possono giocarvi
insieme uomini e donne, bambini,
adulti e perfino anziani. Unico requisito è sapere guidare la carrozzina elettrica, con le mani, con la bocca, con la
pancia, non ha importanza.
Se qualcuno mi chiedesse: che cos’è
per te l’hockey? Gli potrei dare tante risposte, ma se parla il mio cuore,
la risposta è una sola. L’hockey è un
qualcosa che mi è entrato dentro,
è quella famiglia che mi tiene caldo
quando sento freddo.
Per informazioni andare sul sito: www.
fiwh.org
Luca Mascia
www.buonenotiziebologna.it
w w w. p ro g e t t o d at a . i t
BNB
Sport
10
Provincia
BNB SPI
S ervizi
Pr i m a
I nfanzia
1 Febbraio 2013
Budrio e castenaso
Nido
Sistema Integrato per la Gestione delle Anagrafiche
e delle Rilevazioni relative ai Servizi per la Prima Infanzia
www.virtualcoop.net
pianoro
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interrare l’ex veneta il 13 fermera’ a rastignano
«Assurdo interrare l’ex ferrovia Veneta Bologna-Portomaggiore». Lo
dicono all’unisono i consigli comunali
di Budrio e Castenaso che lo scorso
21 dicembre hanno approvato quasi
all’unanimità (solo quattro astenuti
a Castenaso) mozioni simili contrarie
all’interramento. Ossia al progetto
da 41 milioni di euro, di cui 35,5 finanziati dalla Regione e 5,5 dal Comune di Bologna, per interrare circa
2,3 chilometri (700 metri in galleria,
il resto in trincea), da via Larga alla
galleria San Vitale. Opera che renderà
possibile l’eliminazione di cinque passaggi a livello; quelli sulle vie Larga,
Cellini, Rimesse, Libia e Paolo Fabbri.
«Tali modifiche - elenca Fer (Ferrovie
Emilia-Romagna) del gruppo Tper
(Trasporto Passeggeri Emilia-Romagna) - porteranno numerosi vantaggi:
maggiore velocità ai treni, agevolazione del traffico urbano e garanzia di
una maggiore sicurezza della circolazione ferroviaria».
Vantaggi indiscutibili che però si
scontrano con le molte perplessità
sul progetto così com’è: ossia l’interramento della linea con un solo binario. L’interramento in galleria o in
trincea, senza prevedere almeno la
predisposizione del secondo binario.
Per gli amministratori locali e soprattutto per i pendolari dei territori interessati (Castenaso, Budrio, Molinella
e Portomaggiore) l’interramento
precluderebbe ogni possibilità di futuro raddoppio. Proprio per questo si
stanno impegnando per scongiurare
tale idea che non guarda a un futuro
potenziamento soprattutto in previsione di una possibile espansione urbanistica in questi comuni.
Al contrario la Regione bacchetta Provincia e Comune di Bologna per il loro
mancato via libera ai lavori di interramento del tratto urbano della ferrovia. Un progetto approvato, di cui si
parla da tempo, con i lavori che - stando alle note sul sito di Fer - dovevano
iniziare entro il 2011, per essere completati entro il 2013, ma non ancora
iniziati proprio perché l’interramento
con un solo binario inibirebbe ogni
futuro potenziamento della linea e il
cadenzamento delle corse.
Infatti anche Bologna ora starebbe
valutando se interrare o predisporre
un secondo binario ma per Provincia,
Regione e Fer, invece, sarebbe chiara
l’impossibilità economica e tecnica,
di raddoppiare il binario, spingendo per andare avanti con il progetto
già finanziato. La mozione approvata dal consiglio di Castenaso chiede
piuttosto di «annullare il progetto
dirottando i 41 milioni di euro verso
interventi infrastrutturali che siano
realmente destinati a migliorare il
servizio. Come la predisposizione di
raddoppi di binari, di treni elettrici
più capienti, e più frequenti, incentivando l’utilizzo del treno, e della bici,
e non dell’auto privata».
Budrio e Castenaso ritengono che
l’interramento a un solo binario non
porterà alcun beneficio, e che l’interruzione del servizio per un anno, per
consentire i lavori porterà disagi alle
migliaia di pendolari che utilizzano il
treno. Poi che gli autobus sostitutivi,
e le prevedibili ulteriori auto dei pendolari, aumenteranno il volume del
traffico, i tempi di percorrenza e l’inquinamento dell’area San Vitale. Infine chiedono che venga avviato al più
presto un tavolo di discussione con la
partecipazione dei pendolari e di tutti
i comuni e gli enti interessati.
Altair
Dopo tante speranze, solleciti e raccolte di firme, con ogni probabilità (salvo imprevisti, ndr) entro il
2014 il capolinea del filobus Tper
13 (già Atc) sarà spostato da via
Pavese, al Trappolone, al “Ponte
delle oche” a Rastignano di Pianoro. Per i residenti non è un successo da poco se si considera che
attualmente la frazione pianorese
è servita dalla linea Tper 96, che
fa capolinea a Pianoro Vecchio,
con una corsa ogni 15-20 minuti
mentre il 13 ha una cadenza di 5-8
minuti. Una differenza che si nota
molto d’inverno, e quando piove,
che dovrebbe disincentivare l’utilizzo dell’auto privata a favore
dell’autobus. Con l’auspicio che
l’elettrificazione della linea possa infine anche ridurre l’inquinamento atmosferico indotto dalla
strozzatura del cosiddetto “Nodo
di Rastignano” dal ponte del Paleotto a quello di San Ruffillo.
Lo ha assicurato il sindaco di Pianoro, Gabriele Minghetti, ribadendo l’aspirazione «di avere il
filobus a Rastignano in tempo per
l’inizio del prossimo anno scolastico; ovvero per il settembre
2013. La prossima primavera - ha
proseguito Minghetti - ci sarà la
demolizione del capannone, di
fronte al Ponte delle oche, per la
realizzazione della rotatoria. Se
poi da Tper hanno detto al giornalista che ci vorranno due anni, per
la realizzazione della linea, questo
è un altro discorso. Ma non credo
che per prolungarla di poco più
di un chilometro ci voglia tanto
tempo». Infatti il “Carlino” dello
scorso 20 dicembre faceva dire
al sindaco pianorese di sperare di
«poter avere, in tempo per l’inizio
dell’anno scolastico 2014-2015, il
nuovo filobus per Rastignano».
Con la precisazione il sindaco poi
ci conferma la firma dell’accordo
di progetto svoltasi il 18 dicembre tra Tper, Regione, Provincia
e comuni di Bologna, Pianoro e
San Lazzaro. Con la firma dell’accordo è stato infine definito il programma che prevede, nel 2013, la
conferenza dei servizi che dovrà
esprimersi sul prolungamento
della linea 13. Con la buona notizia che il problematico incrocio
tra le vie Andrea Costa (Sp 65
“della Futa”), De Gasperi (Fondovalle Savena) e Marzabotto sarà
finalmente sostituito da una rotatoria. Non ci dovrebbero infine
essere problemi sui finanziamenti delle opere che sono già state
inserite nella ridestinazione dei
fondi della metrotramvia. Tper le
finanzierà con 985 mila euro, la
Regione con 444 mila e il Comune
di Pianoro con altri 300 mila euro.
Si spera perciò che abbia ragione
Minghetti dato che di prolungare
la linea 13 fino a Rastignano se ne
parla da trent’anni come ricorda
il farmacista di Rastignano, dottor Mauro Nizzi, che anni fa prese
l’iniziativa di raccogliere, e conse-
gnare, le firme in tal senso.
Per onor di cronaca si ritiene
opportuno ricordare che già nel
dicembre 2009, durante un’assemblea di frazione, fu dato come
imminente l’arrivo del 13 a Rastignano. Allora l’idea era di portarlo fino alla chiesa allargando
lo spiazzo dove un tempo faceva
capolinea il “G”. Col sindaco a riferire che l’intenzione era di andare oltre la ferrovia «ma da Atc ci
dicono che il filobus non riesce a
passare sotto la ferrovia». Su questo, però, molti hanno dei dubbi
ma, comunque, la soluzione della
rotonda al Ponte delle oche risolve anche il problema di un incrocio dove succedono frequenti, e
gravi, incidenti.
Giancarlo Fabbri
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Speciale Carnevale
1 Febbraio 2013
13
Società OcaGiuliva | 1° premio carnevale 2012 "l'UOMO DEL SOGNI" | San Giovanni in persiceto (BO)
Il Carnevale
“visto” da chi lo costruisce
Intervista a Barbara Albertini, restauratrice e decoratrice
Per questo Carnevale BNB ha voluto conocere il lavoro
di coloro che fanno di questa festa un'esplosione di
colori e fantasia per ironizzare sulla realtà.
Barbara racconta a BNB come e da dove nasce questa
passione per il Carnevale?
Per quanto mi riguarda mi ci sono trovata dentro
quasi per forza a causa del lavoro che facevo (la
restauratrice e decoratrice)!
La prima proposta venne fatta a me e a mio marito,
da un nostro amico dei Corsari. Cercavano persone
che se la cavassero bene in cantiere e che sapessero
fare i più svariati lavori, richiesti in un contesto
complesso come quello della costruzione di un carro
di carnevale: saldare, fare il carpentiere, dipingere,
creare costumi e scenette, cucinare, ma soprattutto
saper stare in compagnia e tenere il ritmo delle
mangiate e delle bevute (la cosa più difficile!!)
Poi varie vicissitudini mi hanno spostata nell’unica
società carnevalesca non di san Giovanni, ma che
partecipa da sempre a questo unico e poliedrico
spettacolo: La società Angeli di Sant’Agata bolognese.
Ho abitato là per 15 anni, avevano bisogno di pittori
“solo per quell’anno”… e sono rimasta per 5 anni,
finché non ha preso il sopravvento la noia.
“Basta! Col Carnevale ho chiuso!!!”
Un anno sabbatico e il destino mi ha depositata questa
volta nell’accogliente, folle, incasinato, energetico,
amorevole e SFRUTTATORE nido dell’OCAGIULIVA!
Non credo che la mia, nei 7 anni passati, fosse vera
passione per il Carnevale, quanto più che altro, un
voler rendersi utile al paese dove vivevo. Ho fatto del
volontariato.
Non mi sono mai sentita veramente coinvolta come
ora con questi pazzi scatenati! Con l’Ocagiuliva
finalmente faccio carnevale a tutto tondo!
Si lavora insieme, si fanno le ferie in cantiere, ci si
abbuffa coi manicaretti dei nostri chef, ci si riempiono
i vestiti di fumo pestilenziale del “fugone” (la stufa
a legna (n.d.a.)) e si arriva stanchi morti a casa, ma
pieni di adrenalina… è fantastico!
Com’è organizzato il vostro gruppo? C’è una vera e
propria gerarchia o comunque figure ben definite?
La gerarchia c’è, anche se durante i lavori, poi ognuno
dice la sua (e spesso viene ascoltato!!), ma più che la
classica piramide, la vedo a CLESSIDRA.Dalla prima
riunione, il tempo è sotto controllo…
A turno, dopo la prima bozza di idee discussa a più
voci e rigorosamente con l’ausilio di ottimo vino,lo
sceneggiatore, gli scenografi e il tecnico (chiamati
spesso con epiteti non riproponibili fuori dal
contesto!!!), fanno a turno il loro lavoro: nasce il
bozzetto.
Da noi “il bozzetto” è la copia perfettamente in scala
del carro di 13 metri. Disegnato, costruito in scala,
poi ricreato al computer.
A questo punto il nostro “Arch.” Con l’Ing. e il Geom.,
studiano costruendo un disegno a 3D in esploso
o a rischio di esplosione, quella che dovrà essere
la struttura portante in ferro, i vari complessi
movimenti e rendono possibile, ciò che la mente
malata dei tre artisti visionari ha meditato. (I carri a
San Giovanni si devono completamente trasformare
anche due o tre volte!!! N.d.a.)
Poi vengono la carpenteria e la pittura, i costumi e
Lo Spillo, che è la parte teatrale ed è creatura dello
sceneggiatore che fa anche da regista.
Le sarte creano altissima moda, essendo la sartoria
ai piani superiori!
Noi tutti Giulivi dedichiamo molte delle nostre ore
extra lavoro al carro (beh non proprio tutti, ma
molti!!) e parte delle nostre scarse finanze, essendo
il tutto autofinanziato da soci e accoliti!
Famiglie intere lavorano alla sua costruzione e anche
i bambini vengono messi sotto, ognuno secondo età
e predisposizione: abbiamo anche l’angolo morbido
per i più piccini… tutti li teniamo d’occhio (è pur
sempre un cantiere!) e loro si possono sporcare a
piacimento senza essere sgridati! (sfruttati sì, ma
sono consenzienti!)
Di anno in anno le idee per creare il nuovo carro
come nascono? Dall’attualità sociale e politica del
paese? O esclusivamente dalla vostra fantasiosa
immaginazione?
Le due cose vanno assieme: mettere in chiave
comica l’attualità, richiede notevoli capacità di
immaginazione!
Qual è l’obiettivo principale che porta te e i tuoi
amici coinvolti nell’ideazione e costruzione di un
carro, a lavorare con così tanto impegno per tanti
mesi prima della manifestazione?
Credo che un po’ lo si sia capito dalle risposte
precedenti, ma lo spiegherò più direttamente.
Stare insieme in armonia, discutere e prendersi
in giro, conoscersi a fondo e scoprire di poter fare
cose che Mai avresti creduto di poter fare. Potersi
sfogare dopo una giornata di lavoro stressante e
fare qualcosa di magico, che durerà due, massimo
tre giorni è come un Mantra tibetano: Intendo quei
disegni complicatissimi fatti con la sabbia colorata
dai monaci tibetani, che appena finiti vengono poi
distrutti. (Mantra perché mentre lo creano, con
pazienza e precisione, ripetono frasi di preghiera, i
mantra appunto! Senza voler essere blasfemi, noi
costruiamo questi carri complicatissimi con grande
fatica... niente preghiere né durante né dopo, ma
tanta passione, quella sì che ce la mettiamo!)
Direi che fare Carnevale è catartico!
D’altro canto, non è sempre stato questo lo scopo
del Carnevale?!
di Giusy Carella
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la
Regala
BNB
Speciale
14CarneVale
San giovanni in Persiceto
3 - 10 Febbraio
1 Febbraio 2013
Imola
10 Febbraio
Carnevale dei Fantaveicoli
Il Carnevale di Imola, chiamato quest’anno
“Carnevale dei Fantaveicoli”, partirà per la prima volta dalla griglia di partenza dell’Autodromo “Enzo e Dino Ferrari” e consisterà in una
grande sfilata, la più “verde” d’Italia, caratterizzata da mezzi bizzarri ma ad impatto zero
nel pieno rispetto dell’ambiente.
Comacchio
3 - 10 Febbraio Carnevale sull’Acqua
Il comune di Comacchio propone quest’anno
il “Carnevale sull’Acqua” un tuffo nel passato.
Ci saranno feste e sfilate domenica 3 e 10 febbraio, a partire dalle ore 14.30.
Il filo conduttore sarà le diverse epoche storiche.
Domenica 3 Febbraio
ore 8.00 Piazza Sassoli
29° Moto Carnevale Persicetano
ore 10.00 Parco Pettazzoni
Ritrovo dei carri allegorici e delle mascherate
ore 11.45 Piazza del Popolo
Sua Maestà Re Bertoldo aprirà il Carnevale
e pronuncerà il tradizionale “Discorso della
Corona”
ore 12.00 Corso Mascherato
Inizio del 139° Carnevale Persicetano
Esecuzione degli Spilli ai quali si potrà
assistere dalla tribuna in Piazza del Popolo.
ore 17.30 Termine della sfilata
Ravenna
3 - 10 Febbraio Carnevale dei Ragazzi
Torna il tradizionale Carnevale dei Ragazzi Città
di Ravenna, con due appuntamenti: domenica
3 febbraio a Punta Marina Terme e domenica
10 febbraio a Ravenna. Durante la giornata del
10, avverrà l’estrazione dei biglietti della lotteria di beneficenza abbinata al Carnevale. Il ricavato della vendita dei biglietti verrà devoluto al
fondo Caritas per le famiglie in difficoltà.
San Pietro in Casale
3 - 10 Febbraio Carri
9 Febbraio Carnavale dei Bambini
10 -17-24 Febbraio e 3 Marzo
EB
B R AI
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DOME
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3
69
10 2013
BB
DOMENICA 3 FEBBRAIO
R AIO
SABATO 9 FEBBRAIO
Ore 14,30
Ore 20,30
LETTURA DEL TESTAMENTO DI
“SANDRON”,
dopo il quale verrà bruciata la tradizionale
maschera
A cura di Teatro dell’Olmo Gobbo - Ferruccio Fava
TUTTE LE RAPPRESENTAZIONI
SONO GRATUITE.
P.zza Giovanni XXIII
“I BURATTINI TRADIZIONALI:
IL TESORO DI SGANAPINO”
Ore 15,30
“WANDA MITO FAMMI SOGNARE “
spettacolo di sputa fuoco, fakirismo ed altro ancora
a cura di Wanda Circus
In collaborazione con
“l’associazione genitori rilassati”
Ore 16,30
MERENDA
SFILATE CARNEVALESCHE
In caso di maltempo la manifestazione sarà
rinviata a Domenica 17.02.2013
o Domenica 7 Aprile 2013.
Nelle giornate di carnevale è possibile acquistare i biglietti della lotteria con favolosi premi
Per maggiori informazioni
www.carnevaledisanpietroincasale.it
LOTTERIA DI BENEFICENZA
Domenica 3 e 10 febbraio 2013
Forlì
10 Febbraio
La tradizionale sfilata dei carri allegorici che
concorreranno per il Primo Premio Cento
Carnevale d’Europa, si svolgerà a partire dalle ore 14.00 e vedrà sfilare, oltre i tradizionali
carri, anche un nutrito gruppo di ballerine e
percussionisti brasiliani, a suggellare il famoso gemellaggio con la città di Rio de Janeiro.
bologna
21 Febbraio
60° Carnevale dei Bambini
DOMENICA 10 FEBBRAIO
Ore 14,30
SFILATA CONCLUSIVA
Carri allegorici e maschere a piedi, con la par- DEI CARRI ALLEGORICI
tecipazione della Banda di Anzola dell’Emilia
Ore 19,30
BALLO IN PIAZZA
Ore 14,30
SFILATA DI APERTURA CON SANDRON
“Ballo dei Bambini”
www.carnevalecittadiravenna.it
1871
ietro in Casale
San P
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Cento
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SABAT
òn Spavi
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C a r n ev a l e
dr
n
rò
Comune di
San Pietro in Casale
O
ore 13.00 Corso Mascherato
Sfilata dei carri e premiazioni.
ore 17.00 Piazza del Popolo
Chiusura del Carnevale Persicetano con
tradizionale “Bruciata di Re Bertoldo”
ore 20.30 Bocciofila Persicetana
Veglione di fine Carneval
n
Domenica 10 febbraio
CA
www.buonenotiziebologna.it
[email protected]
www.carnevalefantaveicoli.it
Tradizionale appuntamento di Carnevale con
sfilata di carri e di gruppi in maschera nel centro della cittadina. Il Carnevale, come sempre, propone giornate imperdibili per grandi e
piccini. Fino al martedì grasso eventi, mostre,
concerti animeranno le giornate di febbraio.
Martedì Grasso, fra maschere e coriandoli,
torna a Bologna il 60° Carnevale Nazionale dei
bambini, con la tradizionale
sfilata dei carri allegorici che attraversa le vie
del centro, da Piazza VIII Agosto a Piazza Maggiore e ritorno.
L'appuntamento:
martedì 21 febbraio alle 14.30.
INSERIMENTO
DATI
www.virtualcoop.net
Anzola
BNB
Provincia
1 Febbraio 2013
15
Pieve di cento
stile libero Torna la musica live
Letture in provincia
La Biblioteca Comunale di Anzola Emilia
organizza degli incontri con gli autori di
libri che si ritiene possano interessare il
pubblico.
Per il mese di febbraio 2013 sono previsti
due incontri con gli autori.
Martedì 5 febbraio 2013 Nicola Tassoni
presenterà il suo libro intitolato “L’ironia
delle bolle di sapone”.
Ne parlerà con l’autore Sara Accorsi.
Martedì 12 febbraio 2013 Consuelo Camas presenterà il suo libro intitolato “Il
controllo politico di Internet in Cina”. Ne
parlerà con l’autrice il giornalista Pier Luigi
Trombetta. Gli incontri si svolgeranno alle
ore 20.30 nei giorni sopra indicati presso
la Biblioteca Comunale “Edmondo De
Amicis” di Anzola Emilia.
Per maggiori informazioni ci si può recare
in Piazza Giovanni XXIII ad Anzola. Si può
telefonare al numero 051/6502222 Oppure si può inviare una e-mail all’indirizzo:
[email protected]
www.bibliotecaanzola.it
Presso la Biblioteca di Sala Bolognese,
Giovanna Degli Esposti leggerà dei racconti per bambini.
Sabato 16 febbraio 2013 alle ore 10.30
verrà letto il racconto “Tempi e stagioni”.
Giovedì 21 febbraio 2013 alle ore 17.30
verrà letto il racconto “A ciascuno il suo
cappello”. L’ingresso è gratuito.
Per maggiori informazioni e per le prenotazioni fino ad esaurimento dei posti
disponibili ci si può recare presso la Biblioteca Comunale di Sala Bolognese in Piazza
Marconi, 5. 051/6822541. Oppure: [email protected]
www.comune.sala-bolognese.bo.it
Alessandro Legnani
6 Febbraio - THE JEFFERSON
Capitanati da Fabio Govoni (leader
dei Bluestress) e da Max Mugnani (batterista dei Queentet), propongono un repertorio di brani
originali e cover che spaziano dal
blues al soul, dal funk alla fusion.
Una band decisamente eclettica,
che riunisce ottimi musicisti di varia estrazione.
13 Febbraio - LISA MANARA
SOUL TRIO
Imolese, di soli 20 anni, Lisa è la
nuova promessa del Jazz-Blues
italiano. Nel 2011 ha vinto il
concorso nazionale Voci Nuove
Donne Jazz e Blues di Bertinoro
(davanti a 70 partecipanti), e nel
2012 ha partecipato ad uno stage
sulla voce nella prestigiosa Venice
Voice Academy di Los Angeles. Durante la visita allo studio di incisione
di Lee Curreri, accompagnata da un
suggestivo coro soul, ha registrato
un brano il cui video sta impazzando su youtube. Notata da una gior-
nalista di Radio RAI all’ultimo MEI di
Faenza, è stata invitata a registrare
un concerto di 50 minuti negli storici studi di Via Asiago a Roma.
20 Febbraio - RIGO, ROBBY, MEL,
MAX e FRANCO from the ROCKING
CHAIRS
Antonio “Rigo” Righetti, Carmelo
“Mel” Previte e Robby “Sanchez”
Pellati: per i fans di Luciano Ligabue
sono “La Banda” che ha accompagnato il rocker di Correggio negli
album “Buon Compleanno Elvis”,
“Miss Mondo”, “Radiofreccia” e
“Fuori Come Va”. Il loro esordio
discografico risale invece al 1986,
quando insieme al vocalist Graziano Romani, al sassofonista Max
Marmiroli ed all’organista Franco
Borghi, pubblicarono il primo LP dei
Rocking Chairs (da molti considerati
la E Street Band italiana) dal titolo
“New Egypt”. Per l’occasione svestiranno i panni di band del Liga (indossati per 15 anni) e torneranno
alle origini.
27 Febbraio - SOUL STIRRING
SOUND
Nati nel 2009, grazie all’impegno
della leader Fulvia Gasperini, i Soul
Stirring Sound sono un collettivo
soul rhythm and blues di dodici elementi con base a Vignola
(MO). Dopo un periodo di rodaggio, durante il quale si sono esibiti
in numerosi locali in tutta Italia,
nel 2011 partecipano per la prima volta al Porretta Soul Festival
dove, grazie al notevole riscontro
del pubblico, fanno ritorno nel
2012. Sempre nel 2012 danno alle
stampe il loro primo lavoro discografico dal titolo “Throwin’ out
the blues”.
Info e prenotazioni:
Gianluca 347/3461563
Alessandro 347/2841692
[email protected]
Sito: http://www.stilelibero-live.it
Presso Stile Libero Fun Food & Drink
a Cento (FE), in via Bologna n.40
TUTTI I CONCERTI SONO AD INGRESSO GRATUITO
www.buonenotiziebologna.it
Stile libero live - Programma di
febbraio 2013
Dopo la pausa per le festività, riprende il consueto appuntamento
con la musica live presso lo Stile
Libero Fun Food & Drink. Ogni mercoledì blues, Soul, Rock’n’Roll, Roots Rock, Swing e musica d’autore,
sempre e rigorosamente ad ingresso gratuito.
16
Almanacco
BNB
VIRTUALCOOP
1 Febbraio 2013
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ricordando la vita ed il cinema di Alberto Sordi
Alberto Sordi è nato a Roma il 15
giugno 1920. Figlio di un direttore d’orchestra e di un’insegnante
elementare. È stato un attore, un
doppiatore e un regista italiano.
Da giovane Alberto Sordi ha studiato canto lirico e ha inciso un
disco per bambini. In seguito è
partito per Milano e ha studiato
recitazione. Per trasferirsi Sordi ha
abbandonato gli studi poi si è diplomato in ragioneria. Durante la
guerra Alberto Sordi si è arruolato
nelle bande musicali.
Nel 1937 Sordi è rientrato a Roma
e ha esordito in “Scipione l’Africano”. In seguito ha vinto un concorso come doppiatore. La sua voce è
presente in “La vita è meravigliosa” e in “Ladri di biciclette”. Sordi
è stato un doppiatore fino al 1951.
Alberto Sordi è stato un attore
teatrale e ha debuttato in “Ma in
campagna è un’altra cosa”.
Dal 1938 al 1947 l’attore ha interpretato diversi spettacoli teatrali.
Nel 1953 con Gran Baraonda” termina il periodo teatrale.
Dal 1947 al 1950 Sordi ha lavorato
in radio.
Nel 1947 esce il film “Il vento m’ha
cantato una canzone” di Camillo
Mastrocinque dedicato al successo
radiofonico dell’attore romano.
Nel 1950 esce il film “Mamma mia
che impressione” di Vittorio De
Sica. L’attore romano era Alberto un
giovane innamorato di Margherita.
Nel 1952 esce il film “Lo sceicco
bianco” di Federico Fellini. Alberto Sordi era l’attore di fotoromanzi
Fernando Rivoli che si concedeva
delle avventure con le ammiratrici.
Nel 1953 esce il film “I vitelloni” di
Federico Fellini. L’attore romano
era Alberto, un giovane immaturo.
In seguito Sordi ha girato dei film
con Steno.
Nel 1953 e nel 1954 escono i film
“Un giorno in pretura” e “Un americano a Roma”. Alberto Sordi era
Nando Menconi, un giovane che
voleva trasferirsi nel Kansas.
Nel 1955 esce il film “Piccola posta”. Sordi era Rodolfo Vanzino, il
direttore di una casa di riposo che
truffava gli ospiti della struttura.
Nel 1955 esce il film “Bravissimo”
di Luigi Filippo D’Amico. L’attore
romano era Ubaldo Impallato, un
insegnante precario.
Nel 1956 esce il film “Mi permetta
babbo!” di Mario Bonnard. Sordi
era Aldo Fabrizi, uno studente di
canto che si fa mantenere.
Nel 1957 Alberto Sordi si è diplomato come suonatore di mandolino.
Nel 1958 esce il film “Venezia la
luna e tu” di Dino Risi. Sordi era
Bepi, un gondoliere infedele fidanzato con Nina.
Nel 1959 esce il film “Il vedovo”
di D. Risi. L’attore romano era Alberto Nardi, un industriale sempre
indebitato.
Nel 1959 esce il film “Il moralista”
di Giorgio Bianchi. Sordi era Agostino, un uomo che reclutava le
ballerine di un night club.
Nel 1959 esce il film “La grande
guerra” di Mario Monicelli. Alberto Sordi era Oreste Jacovacci, un
soldato della I guerra mondiale.
Nel 1960 esce il film “Tutti a casa”
di Luigi Comencini. L’attore romano era Alberto Innocenzi, un militare che torna a casa dopo l’8 settembre ’43.
Nel 1960 esce il film “Il vigile” di
Luigi Zampa. Alberto Sordi era
Otello Celletti, un vigile severo e
inflessibile.
Nel 1961 esce il film “Una vita difficile” di D. Risi. Sordi era Silvio
Magnozzi, un antifascista salvato
da Elena. In seguito Silvio Magnozzi sarà un giornalista.
Nel 1963 esce il film ”Il boom” di V.
De Sica. L’attore romano era Giovanni Alberti, un imprenditore che
voleva mantenere una vita agiata
negli anni del boom economico.
Nel 1968 esce il film “Il medico
della mutua” di L. Zampa. Il popolare attore era Guido Tersilli.
Tersilli era un giovane medico che
voleva diventare un primario di
ospedale.
Nel 1968 esce il film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico
scomparso in Africa?” di Ettore
Scola. Alberto Sordi era Fausto di
Salvio, un editore che parte alla ricerca del cognato.
Nel 1969 esce il film “Il Prof Dott
Guido Tersilli primario della clinica
Villa Celeste di Roma convenzionata
con la mutua”. Sordi era Guido Tersilli, un primario che vuole trasformare la clinica in un centro estetico
Nel 1971 esce il film “Detenuto in
attesa di giudizio” di Giovanni Loy.
Alberto Sordi era Giuseppe Di Noi,
un geometra accusato di omicidio
colposo.
Nel 1971 esce il film “Bello onesto
emigrato in Australia sposerebbe
compaesana illibata” di L. Zampa.
Il popolare attore era Amedeo Battipaglia, un emigrato che cercava
moglie.
Nel 1972 esce il film “Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini.
L’attore romano era Peppino, un
baraccato che sperava di vincere
giocando con la moglie a scopone
scientifico.
Nel 1977 esce il film “Un borghese
piccolo piccolo” di Monicelli. Il popolare attore era Giovanni Vivaldi,
un modesto impiegato.
Nel 1979 esce il film “Il malato immaginario” di Tonino Cervi. Sordi
era Don Argante, un ipocondriaco.
Nel 1981 esce il film “Il marchese
del Grillo” di Monicelli. Alberto
Sordi era Onofrio del Grillo, un nobile che viveva nell’ozio.
Nel 1982 esce il film “Lo so che
tu sai che lo so”. Sordi era Fabio
Bonetti, un tifoso della Roma che
trascurava la moglie.
Nel 1982 esce il film “In viaggio
con papà”. L’attore romano era Armando D’Ambrosi, un affarista.
Nel 1983 esce il film “Il tassinaro”.
Il popolare attore era Pietro Marchetti, un tassista.
Nel 1985 esce il film “Sono un fenomeno paranormale” di Sergio
Corbucci. Sordi era Roberto Razzi,
il conduttore di “Futuro”.
Nel 1986 esce il film “Troppo forte” di Carlo Verdone. Alberto Sordi
era l’avvocato Giangiacomo Pigna
che difendeva un attore.
Nel 1989 l’attore romano era Don
Abbondio ne “I Promessi Sposi”
di Salvatore Nocita. Tra gli ultimi
film girati da Sordi ricordiamo:
“Nestore, l’ultima corsa” (1994),
“Romanzo di un giovane povero”
(1995) e “Incontri proibiti” (1998).
Affetto da tumore, Alberto Sordi è
morto a Roma il 25 febbraio 2003
all’età di 82 anni.
ll 27 febbraio 2003 nella Basilica di
San Giovanni in Laterano si sono
svolti i funerali davanti a una folla
immensa.
Alberto Sordi nei suoi film ha impersonato l’italiano medio coi suoi
pregi e i suoi difetti.
Nel corso della sua carriera Sordi
ha ricevuto numerosi riconoscimenti cinematografici
Alessandro Legnani
l’avv. Francesco Galgano
Francesco Galgano è nato a Catania il 31 dicembre 1932 ed è morto
a Bologna il 6 febbraio 2012. Trascorre l’infanzia a Catania ma poi si
trasferisce con la famiglia prima a
Tripoli poi a Roma ed infine a Bologna. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna
dal 1964 al 1966 diventa professore
straordinario di Diritto Commerciale all’Università di Trieste.
In seguito viene nominato professore ordinario di Diritto Commerciale della Facoltà di Economia e
Commercio dell’Università di Bologna fino al 1972.
Dal 1972 viene nominato professore ordinario di Diritto Privato della
Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna.
Nel 1975 viene nominato professore ordinario di Diritto Civile della
Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna.
Dal 1967 era iscritto nell’albo professionale degli avvocati e dal 1972
era iscritto nell’albo professionale dei procuratori legali. Tra i suoi
clienti figurano il Monte Dei Paschi
di Siena, la Fiat e Silvio Berlusconi.
A metà degli anni ’80 il Ministro
Mino Martinazzoli lo nomina
membro della Commissione per la
riforma dello statuto dell’impresa.
Negli anni ’90 il Ministro Giulio
Tremonti lo nomina membro del
Comitato per le privatizzazioni e
successivamente è stato nominato Presidente del Comitato per la
trasparenza finanziaria. Ha partecipato a varie riforme legislative ed è
autore di numerosi testi di Diritto
Privato, di Diritto Civile e di Diritto
Commerciale.
Non c’è studente della Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università di
Bologna che non si sia imbattuto
ne “Il Galgano” cioè il testo di Diritto Privato su cui gli studenti del
primo anno della Facoltà di Giurisprudenza preparano l’esame. Il
corso di Diritto Civile è un corso
biennale e coinvolge gli studenti
del secondo e del terzo anno della
Facoltà di Giurisprudenza.
Diritto Commerciale coinvolge
gli studenti del quarto anno di
Giurisprudenza.
Francesco Galgano è morto a
Bologna nel tardo pomeriggio
del 6 febbraio 2012 all’età di 79
anni. I funerali si sono svolti l’8
febbraio 2012 alle 11 presso la
Chiesa di Santa Maria della Misericordia.
L.A.
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Cultura
1 Febbraio 2013
17
Anche un cimitero, soprattutto quando
è definito storico monumentale, come
la Certosa di Bologna, può fare, ed in
effetti fa, autentica cultura. Non a caso,
nella buona stagione, visite guidate
notturne e seminotturne all’“altra Città”, quella dei morti, sono sempre più
frequenti. Bolognesi e non, scoprono
o riscoprono così il valore e la bellezza
dell’arte funeraria, sia scultorea che pittorica. Molti vedono così, magari per la
prima volta, la “Grande casa dei morti”,
come ebbe a definirla Giosuè Carducci,
o “Terra della memoria”, secondo un altro grande intellettuale, tuttora vivente,
Ezio Raimondi. Purtroppo la somma di
cento miliardi di lire, stanziata dal Comune nel 2001, alla vigilia della nascita
dell’euro, per un progetto pluriennale di
risanamento, finora non ha dato i frutti
sperati. Crolli avvenuti, previsti o soltanto temuti, fanno sì che vi siano zone
più o meno ampie vietate all’accesso, in
questa ultima dimora che da poco più
di duecento anni accoglie spoglie mortali di tanti defunti, sempre più spesso
ridotte ad impalpabile cenere. Però
luoghi visitabili, con o senza cicerone,
ve ne sono tanti. A questo cimitero
già nel 1998, a cura di Giovanni Pesci,
fu dedicata un’opera che non è esagerato definire monumentale, anche se
nel tempo andrà soggetta ad inevitabili
aggiornamenti. “La Certosa di Bologna,
immortalità della memoria”, è il suo titolo. Consta di 400 pagine riccamente illustrate, anche a colori, di opere di tanti
pittori (ovvia la presenza di un Carracci)
e scultori. Tra questi ultimi anche quel
Diego Sarti (1850-1914) del quale sono
note soprattutto le sculture del Parco
della Montagnola: quelle che esaltano
evidenti attributi femminili e quindi la
vita e l’amore. Di una bella scultura però
bisogna accontentarsi della sola riproduzione fotografica. Si tratta dell’“Eva
che stacca il frutto proibito”. Questa
opera dell’imolese Cincinnato Baruzzi (1790-1878), allievo del più famoso
Canova, collocata sulla tomba della moglie, è stata rubata nell’ormai remoto
1992, senza che nessuno abbia tentato
“approfondite indagini”. Furto di appassionati d’arte o di persone indignate
dalla inopportuna presenza del simbolo
stesso del primo peccato dell’uomo, nel
luogo dedicato al culto dei defunti?
La domanda è rimasta senza risposta.
In un passato non troppo remoto, scultori del marmo e del bronzo, ma anche
pittori, hanno lavorato spesso per la
committenza funeraria, sapendo che
difficilmente altrove avrebbero avuto
occasione di esprimere la loro arte. Ma
la Certosa offre altre cose meritevoli
di essere conosciute. Magari connesse
alla più misteriosa delle arti: cioè la musica. Tra le tombe più antiche ricordiamo allora quella del celebre cantante
Carlo Brioschi detto il Farinelli (Andria
1705-Bologna 1782), definito “il più
completo cantante di tutta la storia
dell’opera” perché “vantava una splendida figura scenica e un’educazione
musicale d’eccezione”. L’artista è pur ricordato per una non invidiabile vicenda
personalissima: era stato evirato! I resti
mortali di questo personaggio finirono
in questo cimitero nel 1810, a seguito
della soppressione del Convento dei
Cappuccini (oggi Villa Revedin), dove
erano stati conservati per anni. Molti,
e non poteva essere altrimenti, i personaggi illustri ospiti di questo luogo.
Statisti come Marco Minghetti, scrittori
come Riccardo Bacchelli ed industriali
come Alfieri Maserati, Edoardo Weber
e Nicola Zanichelli. Ad appassionati di
storia moderna o addirittura contemporanea vanno segnalati: l’ampia area
monumentale dei Caduti della Grande Guerra, il monumento ai partigiani
che svetta nel cielo ed ancora opere a
ricordo dei caduti di Russia, della Marina e delle vittime dei lager hitleriani.
Ai nostalgici della RSI (cioè di quella
istituzione mussoliniana di cui nel 2013
ricorre il 70° anniversario della fondazione) ma anche ai semplici curiosi,
va rammentato che anche ai caduti di
quella repubblica è dedicato un piccolo
sacrario. Si trova in un sotterraneo nella
zona Est del cimitero. A promuovere le
visite guidate di cui si è detto all’inizio
di questa non proprio rapida carrellata,
è soprattutto l’associazione “Amici della
Certosa”. Sorta nel 2009, ha promosso
anche un “Cantiere scuola” in collaborazione con l’Istituto Aldrovandi Rubbiani. Grazie a questo, nel 2010 alcuni
studenti hanno adottato alcuni monumenti del cimitero. Opportuni interventi di ordinaria manutenzione sono
stati effettuati, tra gli altri, alle tombe di
Carducci e del suo allievo prediletto ed
amico Severino Ferrari. Ma torniamo a
chi voglia erudirsi su quella gigantesca
raccolta d’arte che è il maggior cimitero petroniano. Oltre al testo di cui abbiamo già riferito, c’è una piccola guida
tascabile, intitolata “La Certosa di Bologna”. Pure questa, come la sorella maggiore, è curata da Giovanna Pesci e reca
ottimi testi a firma di Cristina Rocchetta
e Cristina Zaniboni. La stampa si deve
alla tipografia storica della Città ed ora
nota come Editrice Compositori. La pubblicazione è stata realizzata col sostegno
economico della SO.CREM. Il suo estremo
interesse sta anche nei dati relativi alla
dislocazione delle varie opere nonché al
tempo della nascita e della morte dei loro
autori. Ma per concludere, e qui si chiede
venia per averla fatta troppo lunga! Una
battutella forse un tantino macabra ma
(purtroppo!!!) sempre di attualità. È dovuta ad un poeta: “La morte è un tamburo che batte sempre.”
Giuliano Vincenti
Il 13 gennaio 1993 veniva inaugurato Teatri di Vita. Vent’anni
dopo i Teatri di Vita lo festeggiano con le persone che il
teatro lo hanno visto crescere, sperimentare, creare. Iniziando la festa con il GRANDE
GIOCO DELL’OCA, insieme a
tanti ospiti che hanno accompagnato la storia del Teatro. La
partecipazione è gratuita e ci
sono stati ricchi premi, carnet,
abbonamenti, libri, dvd, gadget e la possibilità di conoscere gli artisti protagonisti della
storia dei vent’anni di Teatri di
Vita; i premi sono anche ricavati da spettacoli che hanno
fatto la storia del Teatro e ha
consegnarli sono proprio gli
attori di quegli spettacoli che
hanno debuttato e sono stati
fondamentali per la continuità
dei Teatri di vita. Tra gli artisti
che presenzieranno la serata,
partecipando alle attività insieme al pubblico, Eva Robin’s
ne sarà in qualche modo la
madrina honorem causa. Legata a Teatri di Vita dal 1993,
fu proprio da qui che iniziò
la sua carriera teatrale con lo
spettacolo “La voce umana”.
Tra una premiazione e l’altra
mini interventi di Stefano Casi
che racconta, in maniera ironica, le tappe fondamentali mischiando passato e presente
del percorso del Teatro dalla
sua fondazione, gli spostamenti, le varie collaborazioni,
festival fino hai giorni nostri.
Interventi decisi, ironici e con
qualche spunto di riflessione per far notare al pubblico
stante che Teatri di vita c’è
e ci sarà sempre. A seguire,
come “biglietto beneaugurale” per la nuova stagione alle
porte, lo spettacolo di danza/
physical theatre La Gabbia di
Sisina Augusta e l’interpretazione di Lorenzo Meid Pagani,
che approda a Bologna dopo
aver debuttato alla Biennale
Danza di Venezia del 2012. Lo
spettacolo, con la coreografia
di Sisina Augusta, porta come
sottotitolo “Libero spazio di
un equilibrista”. E in effetti siamo di fronte a un equilibrismo
sia muscolare che tecnico, di
lieve eleganza e di profonde
ragioni: il performer, attore
di se stesso, fa confluire nella
costruzione di una struttura di
metallo ciò che appartiene alla
sua stessa esperienza di vita:
visioni, sogni, ideali, emozioni,
sofferenze e fallimenti… Una
gabbia nascondiglio ma anche
una gabbia misura dell’uomo.
Al termine della performance,
per tutta la notte, presso il Teatro inizia dj-set anni ’90 con
Fiandrix, per poi arrivare fino
all’alba con bomboloni e cappuccino per i superstiti.
Che bello iniziare l’anno con un
Teatro che festeggia i vent’anni...
Puck
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Anche la Certosa fa Cultura Vent’anni di Vita
18
Arte
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1 Febbraio 2013
a Padova uno dei più grandi pittori dell’800
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La favola di un ragazzo di Barletta che conquista Parigi e Londra
“A volte, felice, restavo sotto gli
improvvisi acquazzoni. Perché,
credetemi, l’atmosfera io la conosco bene; e l’ho dipinta tante
volte. Conosco tutti i colori, tutti
i segreti dell’aria e del cielo nella
loro intima natura. Oh, il cielo! La
natura, io le sono così vicino! L’amo! Quante gioie mi ha dato! Mi
ha insegnato tutto: amore e generosità. Mi ha svelato la verità che si
cela nel mito…”
Vita incredibile quella di Giuseppe
De Nittis: un’esistenza fulminea capace di condensare in appena 38
anni tali e tanti eventi da portarlo dall’oscura provincia italiana al
trionfo nella capitale mondiale della
cultura ottocentesca; da renderlo
ricco e celebrato e da consegnarlo
alla storia come pittore dal talento
straordinario. E pensare che la sua
infanzia è costellata da difficoltà,
ostacoli e lutti. Nato a Barletta nel
1846, a soli 3 anni resta orfano di
madre e dopo qualche anno perde
anche il padre.È cresciuto dai nonni.
Si avvicina alla pittura, prende lezioni da un maestro che intuendone
il talento, lo incoraggia ad andare
avanti. Sviluppa una ferrea volontà
di diventare artista, desiderio che lo
porta a scontrarsi con la dura opposizione della famiglia (che sosteneva
che con tale attività non si sarebbe
guadagnato da vivere!). A 14 anni si
trasferisce a Napoli coi fratelli e nonostante la loro avversione, riesce
ad andare a scuola di pittura: frequenta l’Accademia di Belle Arti. Ma
dopo qualche anno viene espulso,
perché insofferente ai metodi d’insegnamento, che giudica vecchi e
inadeguati alla sua formazione. Per
De Nittis la pittura è e sarà sempre
espressione fresca e sincera della
propria emotività e lo stile, lontano
da ogni esercizio formale fine a se
stesso, deve piegarsi ad essa. Libero da ogni vincolo accademico, si
immerge nello studio della natura,
che diventa la sua insegnante privilegiata e dipinge la campagna e il
mare. A 17 anni fonda la Scuola di
Portici, in cui viene affermata la predilezione per la pittura en plein air e
il paesaggismo. A Firenze si avvicina
ai Macchiaioli e ne resta influenzato.
È a Parigi a 21 anni e s’innamora della Francia che diverrà la sua seconda
patria. Sposa una francese e conquista la piena maturità umana ed artistica, il successo e la stima dei transalpini, il benessere economico. Qui
si tratterrà per il resto della sua breve vita, anche se non disdegnerà mai
di spostarsi in altre città (notevole
per la sua carriera il suo soggiorno
londinese, di cui restano bellissimi
quadri). A Parigi entra in contatto
col movimento degli Impressionisti
e partecipa alla loro prima mostra.
Pare che in seguito alcuni di loro lo
abbiano allontanato dal loro gruppo,
perché gelosi del suo successo. Di sicuro bisogna sottolineare l’indipendenza e la fedeltà dell’italiano al suo
personalissimo stile, che pur assorbendo influenze macchiaiole e impressioniste, seppe rimanere fedele
a se stesso e sostanzialmente esterno a qualsiasi movimento artistico. Il
salotto parigino dei coniugi De Nittis
ospita la crema della società culturale del tempo, i loro “sabati dell’amicizia” sono rinomati per la cordialità
informale e per gli squisiti maccheroni cucinati dall’artista barlettano.
Solo per ricordare alcuni nomi di
personaggi di spicco, bisogna citare
Degas, Manet, Daudet, Zola, Dumas
figlio. Il pittore nella sua opera seppe
rendersi testimone delle trasformazioni sociali e culturali dell’Europa
della seconda metà dell’ottocento,
un mondo dinamico, ottimista, in
rapida trasformazione sotto la spinta di prodigiosi progressi tecnologici,
nuovi stili di vita e idee moderne. E
questa potenza innovativa, questo
entusiasmo, questa gioia di vivere è
resa al meglio nei dipinti che fissano
le atmosfere parigine e londinesi,
con stile accattivante e percezione
originale della realtà rappresentata.
La favola di De Nittis, sogno breve
e fragile di umana felicità, si spezzò improvvisamente, con la morte
improvvisa del Maestro nel 1884, a
seguito di un ictus cerebrale. Riposa
nella sua adorata Parigi. Oggi Padova ne celebra la grandezza, con una
mostra di straordinaria importanza.
Ugo De Santis
“De Nittis” dal 19 gennaio al 26
maggio 2013
Palazzo Zabarella, via San Francesco, 27 - Padova
Orari Mostra: tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 9.30 alle 19.30
Informazioni e prenotazioni:
049.875.31.00
BIGLIETTI Intero € 12,00 Ridotto € 9,00
PROGETTI
2012
SEDE c/o Studio legale Russo Valentini, Via Marconi 34 - 41122 Bologna
www.annulliamoladistanza.org / [email protected]
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1 Febbraio 2013
Spaghetti western... erano e sono
Il cinema western italiano è noto con
il nome di “spaghetti western” ed è
un genere cinematografico che si è
sviluppato a partire dalla metà degli
anni ’60, fino ai primi anni ’70.
Le differenze principali tra i western
americani e quelli “nostrani”, le troviamo nelle locations, nelle storie più
cruente e, non da ultimo, nel budget
decisamente più ridotto.
L’eroe tipico di questi film, non è il
classico eroe alla John Wayne, ma è
un uomo cinico, senza scrupoli, sporco, dotato di un’ironia a volte quasi
macabra. Ma come si è sviluppato
questo genere in Italia?
Quando il cinema mitologico iniziò a
non riscuotere più successo, alcuni
registi italiani sentirono l’esigenza di
far nascere un nuovo genere cinematografico, tra questi registi ricordiamo
Sergio Leone, Duccio Tessari e Sergio
Corbucci.
Il western statunitense viene radicalmente stravolto: niente storie d’amore
o chiacchiere di tipo moraleggiante, ma
solo violenza e azione spinte agli estremi. La scena è dominata da polvere,
vento, cimiteri spettrali, torture, pestaggi: un quadro decisamente più cruento.
Solo a partire dagli anni ’70 questo
genere subisce una svolta: inizia il filone del comico-western (ricordiamo la
serie di “Trinità” e “… continuavano a
chiamarlo Trinità”).
Non tutti questi film furono dei prodotti buoni, ma ebbero la fortuna di uscire
nel momento giusto nelle sale e così
riuscirono a riscuotere un discreto successo tra il pubblico.
Possiamo dividere le trame di questi
film in 3 filoni: uno riconducibile ai film
di Leone, caratterizzato da un eroe solitario, senza un passato, veloce con la
pistola e quasi sempre in cerca di vendetta o di denaro. C’è poi il western
ambientato tra rivoluzionari messicani,
alla ricerca di libertà e giustizia. E infine
c’è anche un western un po’ più leggero
e divertente.
Quasi tutti questi film furono girati in
Spagna e attori e registi spesso usavano
pseudonimi americani per celare le loro
origini italianissime. Inoltre, i bassissimi
budget imponevano molti sacrifici per
poter girare un prodotto credibile.
Parlare di western, vuol dire parlare
sia di Sergio Leone, ma anche di Clint
Eastwood. Tuttavia, oltre a queste due
icone, possiamo trovare anche un’altra
coppia regista-attore altrettanto cele-
Tarantino: Django Unchained
Il maestro del Pulp torna facendo rinascere lo spaghetti western
Quentin Tarantino o lo si ama, o
lo si odia. In un momento nella
storia del cinema che individua
nel citazionismo un valido aiutante, egli è certamente l’unico
autore che fa degli omaggi rivolti al passato una vera e propria
forma d’arte. Auspicando che i
poco più che cent’anni dalla nascita del dispositivo inventato dai
Lumière non siano già sufficienti
per segnare la morte delle idee,
anche chi si definisce antitarantiniano e per hobby gli avanza
ridicole accuse di plagio dovrà
arrendersi di fronte all’evidente
originalità degli elementi rielaborati in “Django Unchained”. Prima
fra tutte, la tematica razzista, mai
così esposta prima (per buona
pace di Spike Lee, che come al
solito non ha esitato di lesinare
critiche negative su una questione a lui molto cara). Per il resto,
nessun saloon, nessun conteggio
a rallenty di passi che precedono la pistola più veloce del west,
ma cavalli galoppanti e fiumi di
sangue immersi in uno stile visivo elegantemente rock, che nulla
ha in comune con l’estetica sporca e sabbiosa tipica del genere.
Mai come in questo caso l’amore viscerale nutrito per un film
trash, (quel Django violentissimo
di Sergio Corbucci, che nel 1966
portò alla ribalta Franco Nero),
riprende una storia di sottogenere (lo spaghetti western), nota
solo ai cinefili più incalliti e agli
spettatori di allora, e la riporta in
luce con una nuova veste fiammante. Il remake infatti, prevede talmente tanti stravolgimenti
da risultare non una copia, bensì un altro film. A cominciare da
Django, che da gringo e cowboy
solitario in lotta con schiavisti del
nord e messicani, qui si trasforma in schiavo di colore vittima di
Cinema
soprusi e assetato di vendetta. È
ovvio dunque che un’operazione
scanzonata di questo tipo, che
non usurpa capolavori intoccabili
ma film di serie B (quando non Z),
se ben fatta, diventa utile e persino necessaria, poiché apre nuovi
scenari e contemporaneamente,
in modo indiretto, rievoca per il
grande pubblico una pellicola di
culto altrimenti sepolta dal passare del tempo. Chi difatti correrà
in sala al grido dell’ultimo Django,
sarà invogliato nel reperire quante più notizie possibili sul cowboy
che trascinava con sè una bara di
legno contenente una mitragliatrice. Ed ecco che avremo preso
due piccioni con una fava. Diffidate però dalla lunga sfilza che
sta in mezzo e impropriamente si
serve dello stesso nome. Il mito
resta il primo e oggi tutti, grazie a
Tarantino, possono onorarlo.
Paola Gianderico
bre: Sergio Corbucci e Franco Nero, che
insieme girarono la fortunata serie dei
“Django”. Tale film ebbe un così enorme successo da essere riproposto nelle
sale in questi giorni.
Il regista cult, Quentin Tarantino, ha
arruolato un cast di star, tra cui Jamie
Foxx, Leonardo di Caprio, Christopher
Walz per riportare sullo schermo questa pellicola, rivista e corretta in chiave
più moderna, ma sempre con una buona dose di violenza e ironia. Da segnalare il cameo di Franco Nero, il buon
vecchio Django.
Parlare di cinema western all’italiana,
vuol dire citare anche altri registi e attori cult: ricordiamo Giuliano Gemma
nei panni di “Ringo”, una serie storica,
in cui impersonava un pistolero dal grilletto facile ma con la faccia d’angelo.
Egli venne addirittura definito il “Re del
western all’italiana” e, questo genere
gli portò molta fortuna poiché i suoi
film fecero sempre registrare ottimi
incassi. Tra gli altri possiamo ricordare
“Sella d’argento”, “I lunghi giorni della
vendetta”, “Per pochi dollari ancora”.
Come non ricordarsi di un altro celebre
attore, Lee Van Cleef, il “cattivo” del fa-
19
moso film “Il buono, il brutto, il cattivo”.
Tra gli attori italiani, oltre ai già citati
Nero e Gemma, non possiamo dimenticarci di Terence Hill in coppia con Bud
Spencer in tanti western decisamente
più leggeri e, un altro attore più di nicchia come Fabio Testi.
Vanno menzionati anche attori come
Klaus Kinski e Tomas Milian che hanno quasi sempre ricoperto il ruolo del
cattivo. A questo proposito possiamo
citare “I quattro dell’Apocalisse” di Lucio Fulci un magnifico western incredibilmente violento con uno straordinario Milian nei panni del cattivo privo di
scrupoli.
Questo genere di film e, di conseguenza tutti questi attori, non sarebbero esistiti senza i grandi registi che li hanno
diretti: non solo Leone o Corbucci, ma
anche Sollima, Valerii, Giuseppe Colizzi
(quello de “I quattro dell’Ave Maria”),
Tessari (che ha diretto film della serie
di Ringo), Barboni (suoi i film della serie
Trinità), e molti altri che hanno contribuito a creare e sviluppare un genere
che, ancora oggi, riscuote un certo
successo.
Valentina Trebbi
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MOSTRA “New Future” rEINVENTARE LO SPAZIO PUBBLICO
Fino al 17 febbraio gli spazi del Museo di Palazzo Poggi accolgono tredici interventi
site-specific realizzati da giovani artisti nell’ambito della
mostra collettiva “New Future” promossa da Visioni Future, MAMbo e dalla Biennale
dei giovani artisti dell’Europa
e del Mediterraneo (BJCEM). Il
progetto espositivo è stato appositamente prodotto per Art
City Bologna, con l’obiettivo di
valorizzare
il patrimonio storicoartistico
della città
di
Bologna attraverso le incursioni dei
linguaggi
contemporanei.
Il Palazzo,
che all’inizio del Settecento fu
tramutato
in un efficientissimo centro
di
ricerca, produzione e diffusione del sapere
scientifico, opere d’arte contemporanea convivono con
le preziose collezioni permanenti del Museo costituite da
esemplari di minerali, reperti archeologici e strumenti
per lo studio delle scienze e
dell’anatomia, esposti nelle
sale affrescate da alcuni grandi pittori del passato come
Pellegrino Tibaldi e Prospero Fontana. L’esposizione
presenta i lavori di tredici
giovani artisti visivi provenienti dal World Event Young
Artist, prestigioso festival
svoltosi a Nottingham (UK)
nel settembre 2012 che ha
celebrato l’incontro di talenti
creativi provenienti da tutto
il mondo d’età compresa tra
i 18 e i 30 anni nell’ambito del
programma delle Olimpiadi
Culturali.
All’interno di un percorso
d’indagine e di sostegno alle
pratiche
artistiche
delle nuove
generazioni nei
paesi del
Mediterraneo sviluppato dalla
Biennale
dei giovani
artisti
dell’Europa e del
Mediterraneo,
la
curatrice
Manuela
Valentini
ha selezionato per il
pubblico
italiano tredici artisti promettenti per le arti visive: Akram
Al Halabi (Siria), Muna Amareen (Giordania), Igor Bošnjack
(Bosnia & Erzegovina), Karmil
Cardone (Italia), Fabrizio Cotognini (Italia), Zoe Giabouldaki (Grecia), Tzion Abraham
Hazan (Israele), Alexandros
Kaklamanos (Grecia), Jessica
Lloyd-Jones (UK), Giulia Manfredi (Italia), Laura Skocek (Austria), Moussa Sarr (Francia) e
Martin Vongrej (Slovacchia).
Seconda tappa del progetto Frontier,
dedicato al Writing e alla Street Art:
un convegno aperto al pubblico per
analizzare insieme a studiosi, esperti
e artisti due discipline riconosciute a
livello internazionale come forme di
espressione tra le più interessanti nel
panorama dell’arte contemporanea.
Programma:
Dopo la completa realizzazione delle tredici grandi facciate nel corso
del 2012, il progetto Frontier. La linea
dello stile è giunto al secondo passaggio, fondamentale per la riflessione e
l’analisi scientifica delle due discipline.
L’8 e il 9 febbraio 2013, presso la
sala conferenze del MAMbo - Museo
d’Arte Moderna di Bologna, si terrà konFRONTIERt. Writing, Street Art
e spazio pubblico: ipotesi, ricerche e
confronti, un’importante occasione di
studio e confronto fra metodologie e
professionalità differenti, come testimonianza tangibile di quanto il Writing e la Street Art possano essere osservate, studiate ed esaminate in una
prospettiva multi disciplinare.
Le due giornate di studio presentano
infatti numerose possibilità di lettura
e codifica delle svariate anime dei due
contesti. L’indagine analitica, grafica
e dinamica della lettera (riconosciuta
come “anima” del gesto pittorico del
Writing) e la lettura del territorio in
cui le opere si inseriscono negli interventi di Leonardo Sonnoli, di Andrea
Mubi Brighenti, nelle testimonianze
dirette di Dado e di Simone Pallotta.
La riflessione sullo spazio pubblico è
affidata all’esperienza di Ramon Parramon, alle visioni di Lorenzo Bini e di
Jane Rendell, alle analisi semiotiche di
Francesco Marsciani e agli interrogativi sulla democrazia della comunicazione visiva di Christian Omodeo.
VENERDÍ 8 FEBBRAIO
9:00 - saluti/opening session
Massimo Mezzetti (Assessore alla
Cultura e Sport della Regione EmiliaRomagna); Alberto Ronchi (Assessore
alla Cultura, Politiche Giovanili e Rapporti con l’Università del Comune di
Bologna); Gianfranco Maraniello (direttore MAMbo)
10:00 - introduzione/intro
Claudio Musso e Fabiola Naldi
10:30 - Writing come discpilina
Dado (artista)
11:30 - An European Graffiti Collection
in the MuCEM, Claire Calogirou (etnologa, dottore in antropologia CNRSIDEMEC, MuCEM)
14:30 - La modifica della percezione
spaziale e le trasformazioni del senso
vissuto. Una lettura di alcuni interventi
Francesco Marsciani (etnosemiologo,
Professore associato presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, presidente di CUBE)
15:30 - From Critical Spatial Practice
to Site-Writing: Art, Architecture and
Urbanism
Jane Rendell (critico d’arte e storico
dell’architettura, teorico e progettista,
professore di Architettura e Arte, Vice
Dean of Research presso la Bartlett,
University College di Londra)
16:30 - Per una territoriologia del
Writing
Andrea Mubi Brighenti (teorico sociale presso il Dipartimento di Sociologia
dell’Università di Trento)
17:30 - Creative Practices, Collective
Strategies, Networking and Social Space
Ramon Parramon (artista, docente, direttore del ACVIc – Centro per le Arti
Contemporanee di Barcellona, direttore e fondatore di Idensitat)
18:30 -chiusura/closure
SABATO 9 FEBBRAIO
10:00 - Le mani sulla città
Simone Pallotta (direttore artistico di
WALLS_contemporary public art, curatore indipendente e storico dell’arte)
11:00 - Analfabeti nello spazio
Leonardo Sonnoli (designer grafico,
partner dello studio Tassinari/Vetta,
docente all’Isia di Urbino e alla Risd di
Providence)
12:00 - studio milano - Lorenzo Bini (architetto)
14:30 – Street Art: la frontiera e il diritto
Andrea Pizzi (avvocato specializzato in
diritto dell’arte, proprietà intellettuale, media)
15:30 – Descent into the Street: Escaping the Institution of Art, Stewart
Home (artista, scrittore, teorico)
16:30 – Democrazia visiva e spazio
pubblico: controllo e repressione del
Writing
Christian Omodeo (curatore indipendente, ricercatore presso Université
Paris-Sorbonne)
17:30 – chiusura con / final closure
with Gianfranco Maraniello (direttore
MAMbo)
Media partner del convegno: Lepida.tv
Frontier – La linea dello stile è il progetto con cui il Comune di Bologna,
in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, intende valorizzare il
Writing e la Street Art, avviando una
riflessione approfondita su due discipline riconosciute a livello internazionale come forme di espressione tra le
più interessanti nel panorama dell’arte contemporanea.
Il progetto, curato da Claudio Musso e
Fabiola Naldi, si collega idealmente e
storicamente alla mostra Arte di Frontiera. New York Graffiti, organizzata
nel 1984 alla Galleria d’Arte Moderna
di Bologna, alla quale parteciparono
gli esponenti principali del graffitismo newyorkese, tra i quali artisti
noti anche al grande pubblico come
Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e
Kenny Scharf. Strutturato come una
piattaforma aperta e in evoluzione,
Frontier è basato su due fasi operative
complementari: una dedicata alla valorizzazione artistica del Writing e della Street Art attraverso la realizzazione
di tredici opere murali di dimensione
monumentale, e una dedicata all’approfondimento teorico e critico delle
due discipline.
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Realizzazione e gestione
di strumenti editoriali
sia cartacei che on-line.
1 Febbraio 2013
21
A spasso
nei parchi
A spasso per i Parchi: un febbraio per tutti i
gusti, dalle ciaspolate alle fioriture precoci
Terra si andrà alla scoperta dei fossili con il gesso e la creta mentre
sabato 23 i bambini che parteciperanno al laboratorio si divertiranno moltissimo a preparare gustosi
biscotti a forma di fossile e di ammonite. Imperdibili domenica 17 e
sabato 23 le ciaspole al chiaro di
luna, il ritrovo è al Muse del Bosco
di Poranceto per una ciaspolata
sulle praterie illuminate dalla luna
piena. Il termine previsto è alle ore
24.30 circa, possibilità di cenare in
foresteria alle ore 19.15 (per prenotare in foresteria 335.5344413).
Costo dell’escursione 10 € per gli
adulti e 5 per i minori di 14 anni,
eventuale noleggio ciaspole 5 €,
bacchetti 2 €.
Naturalmente al Parco del Corno
alle Scale siamo ancora in pieno
pone per domenica 10 alle ore 15 Il
bosco a Carnevale, al Centro Visita
Villa Torre, Settefonti Ozzano Emilia una divertente attività per bambini dai 6 ai 12 anni. A cura delle
GEV. Costo 5€ partecipante. Si prosegue sabato 16 alle ore 15 con
una visita guidata all’oasi fluviale
del Molino Grande. Si percorrerà il
sentiero lungo l’Idice nei pressi di
Cà de Mandorli fino al lago dove
si potranno effettuare osservazioni ornitologiche. Termine della
visita ore 17.30 circa. Il percorso
non presenta particolari difficoltà
ma, dati possibili tratti di terreno
bagnato, si consigliano scarponi
o stivali. A cura del WWF, contributo a favore dell’associazione 3€
per i maggiorenni. Informazioni e
prenotazioni 3394820205. Il mese
si conclude domenica 24 alle ore
9.30 con I colori dell’inverno: visita
guidata naturalistica alla scoperta
delle fioriture precoci nella Dolina
di Gaibola. Nel bosco privo di foglie, con un aspetto invernale, spiccano tra gli altri colori il giallo del
corniolo e della primula, il violetto
della scilla fino all’insospettabile
fioritura bianca della saxifraga.
La prenotazione è sempre obbligatoria:
Parco del Corno alle Scale
tel. 053451761 info.parcocorno@
enteparchi.bo.it
Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa tel. 051/6254821 info.parcogessi@
enteparchi.bo.it entro il venerdì
precedente la visita
Parco dei Laghi di Suviana e Brasimone
tel. 053446712 [email protected]
Annalisa Paltrinieri
Concludiamo la nostra panoramica
scendendo di quota e raggiungendo il Parco dei Gessi Bolognesi e
Calanchi dell’Abbadessa che pro-
ABBONATI A BNB
€15 all’anno
(incluso costi di spedizione)
11 numeri di Buone Notizie
Con solo
Per abbonarsi a BNB potete:
Venire presso la nostra casa editrice:
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Compilare il form che trovate sul sito web del giornale:
www.buonenotiziebologna.it nella sezione Abbonamento
Andare in un ufficio postale e pagare con un bollettino sul
CCP n.° 1002171138
Gli operatori del Centro di tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte
Adone sono decisamente soddisfatti,
anche se per nulla meravigliati, delle
performance della volpe soccorsa e
ricoverata presso di loro dopo la brutta avventura occorsale. Recuperata
da una tagliola posizionata lo scorso 8
novembre da un cacciatore di frodo (in
seguito denunciato per l’utilizzo dell’arma e per maltrattamenti) all’interno del
Parco Regionale dei Gessi Bolognesi
e Calanchi dell’Abbadessa a seguito
dell’intervento del Guardiaparco Marco Vasina, la volpe è stata ricoverata al
Centro dove le sono state prestate le
cure necessarie. Attualmente, benché
amputata della zampa, la volpe è estremamente vitale e si muove con disinvoltura, al punto che dal piccolo recinto
adatto alle cure quotidiane utilizzato
nei primi tempi, è stata trasferita in uno
decisamente più grande di 1200 mq.
dove corre, scava e si arrampica.
Non c’è da stupirsi: la volpe è un animale versatile, capace di un recupero
e di un adattamento straordinari ed
è per questo che, superato l’inverno,
sarà rimessa in libertà probabilmente
dotata di un radio collare che consentirà un monitoraggio continuo dei suoi
spostamenti e nuove abitudini. Nel
frattempo i bambini delle scuole Donini di San Lazzaro di Savena si sono
appassionati alla sua vicenda e, dopo
averle dato il nome Terry, racconteranno la sua storia in un libretto illustrato.
guarda il video https://www.youtube.
com/watch?v=sltNfM2eDPg
Con bonifico alle seguenti coordinate
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Informazioni:
Tel. 051 533106
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In montagna è ancora pieno inverno, più giù le fioriture precoci sono
un anticipo di primavera a voler dimostrare, ancora una volta, la grande varietà di habitat presenti nel
sistema delle aree protette della
nostra provincia.
Cominciamo con il Parco dei Laghi di Suviana e Brasimone che
propone per sabato 2 e domenica3 il Corso sul Lupo al Poranceto. Doppio appuntamento, invece
sabato 9 con alle ore 9 una visita
guidata al Vivaio delle Cottede e
alle ore 21 un trekking/ciaspolata
per scoprire i segreti degli animali
al chiaro di luna. Domenica 10 alle
ore 14 adulti e ragazzi potranno
cimentarsi con il laboratorio della
lana cotta. Si prosegue sabato 16
con un’interessante attività pensata per i più piccoli, nella Sala della
inverno, infatti per tutte le domeniche di febbraio viene proposto
Ciaspolando: una passeggiata guidata con le racchette da neve alla
scoperta delle tracce animali e dei
panorami appenninici. Il ritrovo è
alle ore ore 9.30 rientro ore 13.30
circa. Iniziativa organizzata dalla
Cooperativa Madreselva e patrocinata dal Parco Corno alle Scale.
Non mancano le iniziative rivolte
ai bambini come Chi si nasconde
nel bosco: gnomi, folletti e….?” in
programma sabato 9. Sempre per
bambini è la passeggiata nel bosco con le racchette da neve per
osservare i segni della presenza
degli animali in programma sabato 23 Bambini a spasso con le
ciaspole. Ancora sabato 23 Luna
piena sul crinale: itinerario serale
guidato oltre il limite degli alberi per raggiungere il Rifugio Duca
degli Abruzzi situato nei pressi del
Lago Scaffaiolo sul crinale appenninico. Ritrovo alle ore 18 e rientro
ore 23.30 con sosta e possibilità di
cena presso il rifugio. Costo 15,00
compreso il noleggio (esclusa la
cena). Al monitoraggio del lupo
in inverno è dedicato il week end
del 16 e 17: due giorni di snow
tracking, trappolaggio fotografico
e ricerca dei segni di presenza. Il
ritrovo è alle ore 9.30 del sabato.
Costi: 15 € per gli adulti e 5 per i
minori di 14 anni.
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22
Il Banditore
Azienda richiedente SERVIZI FERROVIARI INTEGRATI SRL - Altri servizi di
supporto alle imprese nca - Tratto
linea ferroviaria Bologna-Piacenza
snc 40100 Bologna (BO)
Mansione n. 1/2 Operatore macchinista per servizi ferroviari
Qualifica ISTAT 7443014 manovratore di carroponte
Contesto del lavoro conduzione
macchine operatrici specialistiche e
loro relativa manutenzione
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Abruzzo/Lazio
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compresa tra 30/50 anni, capacità di lavorare in team, organizzare
e di problem solving. Disponibile
a fare turni anche notturni e non
avere procedimenti penali in corso
Conoscenze preferibile diploma tecnico
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e alloggio compreso in trasferta
Contattare il numero 0544271048
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Via Modena 66/b tel.: 051.822341800286040 - cimp.persiceto�nts.
provincia.bologna.it
Cod. 109/2013 valida fino al
21/02/2013
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Qualifica ISTAT 3216201 Odontotecnico
Contesto del lavoro Odontotecnico
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Formazione e conoscenze Diploma di odontotecnico esperienza nella mansione di almeno 5
anni, conoscenza della lingua
inglese, patente b, automunito
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Orario di lavoro Tempo Full Time
spesso il sabato mattina
Inviare CV a:
[email protected]
Centro per L’impiego di Zola Predosa
Piazza della Repubblica, 1 (c/o Municipio) tel.: 051.6598080 - 800286040
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18/03/2013
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65 - 40050 Monteveglio (BO)
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Turismo
Qualifica ISTAT 3335000 Tecnici del
Marketing
Contesto del lavoro Wellness
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nuova area per organizzare corsi
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realizzazione dei pacchetti turistici
e alla loro promozione attraverso
il contatto con le strutture locali,
tour operator, enti pubblici (APT e
IAT), ed il sito internet dedicato al
progetto
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Formazione e conoscenze Laurea
oppure Specializzazione Post-Diplo-
ma ad indirizzo Marketing/Turismo
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della lingua Inglese scritta e parlata.
Possibilmente conoscenza di una
seconda lingua, preferibilmente del
tedesco
Contratto da definire insieme al/
alla candidato/a
Inviare CV a: [email protected]
Centro per l’impiego di S. Lazzaro
di Savena
Via Emilia, 107 - tel.: 0516272040800286040 fax: 051 6272246
e-mail: cimp.sanlazzaro@provincia.
bologna.it
Cod. 36/2013 valida fino al
08/02/2013
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dell’Emilia (BO)
Mansione Addetto alla contabilità
generale
Qualifica ISTAT 3312108 Addetto
alla contabilità generale
Contesto del lavoro Supporto ufficio amministrazione, contabilità
clienti/fornitori, funzioni di tesoreria, redazione della reportistica
settimanale-mensile-trimestrale;
tenuta dei conti della società, registrazione nei conti delle operazioni
giornaliere, elaborazione delle in-
formazioni contabili e finanziarie
dei diversi ambiti aziendali
Luogo di lavoro Comune di Ozzano
Dell’emilia (BO)
Formazione e conoscenze Laurea ed
sperienza come indicata in dettaglio
Automunito. È indispensabile
avere l’esperienza di almeno 1
anno in area finance del software erp microsoft dynamics ax non inviare candidature se non
in possesso di questo requisito
inglese scolastico. Informatica:
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Mattioli Giuseppe: nato a Bologna e ivi residente,
diplomato Geometra. Esperienze lavorative: tipografo e magazziniere. Attualmente pensionato.
Dal 2000 volontario Auser. Dopo il pensionamento
nascono come hobby: decoupage e poesia.
ATTRAVERSAMENTO 2
Attraverso l’aorta del mare
il veto del vento ferma la nave.
La terra trema, le note della sera
suonano l’ave, l’aratro è in attesa
davanti al maso, il trattore si avvicina
per trattare con il vomere
quale sarà la sua sorte?
Comunque qui sento e qui smento
che il ratto matto si è reso reo
della morte di Eva, là sulla torretta
quella notte.
Ora il tema, temo, prenda una trama
una rete vana verso amene aree
senza meta.
Il versante del monte raso dagli armenti
di trote di orate omertose
si vanta e mostra more e rose
per ornare e onorare il Vate.
C’è però un neo sul naso
è un’onta, è una tara che
verrà rasata.
Il resto serva a sorreggere le travi
di questo estratto, esatto ed ermo testo
AMEN.
1 Febbraio 2013
23
MANCANZA
12 marzo 2010
Mentre si comincia a pedalare
nella zona passata
spunta un mattino sereno
dove il sole era dentro
l’aria era aria
le speranze ancora volavano
la neve era scherzosa
il viaggio eccitava la notte.
Pedalando nella zona presente
la poesia non è più mia.
UNA NOTTE
SENZA STELLE
Silenzio nel viale.
La pioggia s’appoggia timida
sulla terra.
Un uomo seduto sul marciapiede
pesca nei suoi pensieri.
Il semaforo s’affloscia all’incrocio
solo, con i suoi tre colori.
Il cielo ora borbotta, lampeggia
non sa più tacere.
Rumore di serranda,
il bar sta chiudendo.
Un gatto bagnato in amore
urla disperato.
Le stelle dormono fuori
questa notte.
Giuseppe Mattioli
La Dama per tutti!
Nela puntata di gennaio abbiamo
dato avvio alla pubblicazione di
partite famose giocate e analizzate
dai più esperti. Proseguiremo ancora sulla “Vigevanese” vedendo altre
giocate sempre ricche di sorprese,
rispetto alla condotta classica.
23-29, 11-15, 28-23, 10-13, 32-28,
13-17, 19-14, 12-16, 23-19, 8-12,
28-23, 6-11, 21-18, 3-6, 23-20!
se 21-17? 10-13, 17x10, 1620, 23x16, 9-13, 18x9, 11x18,
22x13, 5x30 N.V.
x, x, x, 12-15, x, x, tiro a tre e N. vin-
ce.), x, 25-21, e tiro a due di patta
per il B.
25-21, 9-13, x , x, (il N. guadagna
momentaneamente un pezzo)1914,diagr 3) 5-10?? ( 6-10 portava
alla patta) 9-5!! x, 23-20! x, x e tiro
a tre b.v.
I 3 problemi che pubblicheremo
risolvibili in 3, 4, 5 mosse sono del
M° Atzeni Gabriele che di recente
ha pubblicato il primo libro interamente dedicato alla Problemistica.
Arrivederci a marzo !
Federico Piras
http://facebook.com/buonenotiziebolognait
https://twitter.com/BNBologna
le parole nascoste
www.youtube.com/handishow2011
Roswell
Here with me
Topolsky
Buio
Max
Liz
Isabel
Maria
Michael
Evans
Parker
Guerin
De Luca
Crashdown
Ufocenter
Dido
Alieni
Scuola
Alex
Destino
Agenti
Mai
Amore
Kyle
Jeep
Cameriera
Chiave
Visioni
Nasedo
Diario
Fbi
Sceriffo
Astronave
Buone Notizie Bologna
mensile.
N. 36 distribuito il 1 febbraio 2013
Registrazione
c/o Tribunale di Bologna
n. 8003 del 01/10/2009
Proprietà:
Virtual Coop Cooperativa
Sociale ONLUS
Viale Lenin, 55 - 40138 Bologna
Tel. 051.533106 Fax:051.530761
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Redazione c/o Virtual Coop
Direttore Responsabile:
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Coordinatore:
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Ufficio Stampa:
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Stampa:
Galeati Industrie Grafiche s.r.l.
Via Selice, 187/189 - 40026
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POESIE
dell’AUSER
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Lo Sfizio
La ricetta del mese
Faraona in peverada
iNGREDIENTI
-1 faraona
-50 gr di burro
-80 gr di olio
-50 gr di pancetta a dadini -180 gr di fegatini di faraona o di pollo
-1 fetta spessa di soppressa veneta
-120 gr di vino bianco secco
-1 spicchio d’aglio, privato dell’anima
-3-4 filetti d’acciuga
-sale e pepe
-succo e scorza di 1 limone
-prezzemolo tritato a piacere
-aceto
PROCEDIMENTO
Fiammeggiare la faraona, così
da eliminare tutte le piume
eventualmente residue, lavarla, asciugarla bene e dividerla
in 6 parti. In una casseruola scaldare metà dell’olio col
burro, rosolarci la pancetta e
tutti i pezzi di faraona. Il fuoco
dev’essere bello vivace, così
che la pelle brunisca. Salare,
pepare, sfumare col vino bianco, lasciare evaporare l’alcool
ed abbassare la fiamma al mi-
nimo portando a cottura e rigirando la carne di tanto in tanto. Intanto tritare la soppressa,
le acciughe, i fegatini, l’aglio e
la scorza di limone: rosolare
nell’olio rimanente, poi aggiungere il succo di limone ed
il prezzemolo. Finire con una
spruzzata di aceto, regolare
di sale, macinare abbondante
pepe nero e levare dal fuoco.
Una volta pronta la faraona,
servirla accompagnata dalla
peverada ben calda.
Oroscopo
di Febbraio
Le previsioni del Mago di Durbio
ARIETE
Non riuscirete a convincere a cambiare idea ad altri; vi conviene lasciarli cuocere nel suo brodo. Venere sconsiglia lo shopping; sono
in arrivo spese che non avevate
preventivato.
TORO
Preparatevi ad affrontare una serie
di cambiamenti importanti in ambito lavorativo; si tratta di novità che
vi porteranno lontano e gratificheranno. Ad I single sono troppo riservati e non riescono a concludere.
GEMELLI
Niente scelte azzardate in ambito
professionale; resistete alle tentazioni marziane ed evitate di ribaltare una situazione. Venere e Urano
disarmonici mettono in guardia gli
accoppiati.
CANCRO
Il transito lunare dice che al lavoro
dovete subire scelte altrui che non
vi piacciono per niente. Saturno
vuole i single frettolosi e sfacciatamente intraprendenti.
LEONE
Luna e Plutone annunciano determinazione, fantasia e una carica
energetica galattica. Urano annuncia momenti memorabili per single
e coppie; è arrivato il momento di
pianificare.
VERGINE
Saturno dice che il conto in banca si
riprende; perché non vi concedete
uno sfizio? I single desiderosi di fare
incontri devono accettare un invito
e uscire.
BILANCIA
Nettuno e Giove dicono che al lavoro dovete dimostrarvi meno disponibili nei confronti dei colleghi e e
sbolognarvi una serie di fastidiose
mansioni. Dedicate le vostre energie alla famiglia .
SCORPIONE
Luna e Mercurio annunciano occasioni da
cogliere al volo in ambito professionale;
farete conoscenza con soggetti che siedono ai vertici. I single incantano chiunque.
SAGITTARIO
Al lavoro non avete voglia di farvi coinvolgere più di tanto e preferite gestire le
questioni di ordinaria amministrazione;
se i colleghi dovessero provocarvi, fate
finta di non accorgervene.
CAPRICORNO
Datevi da fare e cogliete al volo le occasioni che si presenteranno; farete sicuramente centro. Venere e Luna dicono che
in ambito sentimentale siete in una botte
di ferro.
ACQUARIO
Avete bisogno di fare chiarezza su una
situazione professionale che vi irrita;
sentite che un collega sparla alle vostre
spalle. Il modo migliore per uscire indenni dall’impasse è quello di fare finta di
niente e aspettare che i nodi vengano al
pettine.
PESCI
Sono in arrivo interessanti opportunità
professionali da cogliere al volo; resistete
ai timori e all’ assurda idea di non essere
all’altezza della situazione e buttatevi a
capofitto in questa nuova avventura.