FreePDF XP File - Gruppo Biasca Sostenibile
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Introduzione Tutti conoscono l’arsenale di Biasca, opera negli anni 40 degli architetti Rino Tami, Augusto Jäggli e Bruno Brunoni, ma sono pochi i biaschesi che hanno avuto l’opportunità di poterlo visitare e conoscerne effettivamente il suo stato e contenuto. Per l’acquisto è stata lanciata a livello regionale una petizione, firmata da circa tremila cittadini delle tre valli, cittadini certi di sostenere il Comune di Biasca per riavere ad un prezzo simbolico quanto egli ed il Patriziato hanno donato alla Confederazione in piena guerra mondiale. Arsenale vista dall’alto del 1942 1 Tutti sull’onda emotiva hanno pertanto firmato la petizione certi di fare un favore al Comune e che gli enti avrebbero potuto installarsi all’arsenale con una minima spesa. Non si sono resi conto che strategicamente l’ubicazione dell’arsenale non è confacente e gli stabili devono subire delle importanti modifiche per permettere ai mezzi dei pompieri di entrare. Trasformazioni rese ancor più difficoltose a causa dei vincoli preservativi che gravano sul complesso, che limitano e non permettono, seppur con un’ingente spesa, di poter disporre di una struttura ideale alle esigenze degli enti di soccorso. Nessuno mette in dubbio l’abilità di un architetto a trovare una soluzione per stivare dei mezzi, ma che questa è la giusta soluzione è un altro discorso .A nostro avviso, quando un ente pubblico agisce deve preoccuparsi che il risultato finale sia al passo con i tempi e non limitarsi a risolvere un problema tecnico attuale, la proiezione deve essere rivolta con uno sguardo ai bisogni ed alle esigenze future della popolazione, agendo in modo da non comprometterle e risolvere l’attuale problema senza precluderne o crearne dei nuovi. Foto di interni. La struttura portante delle solette del 2° piano è di difficile intervento. Modifiche ne rovinerebbero la concezione strutturale. Chi ha avuto modo di visionare il progetto proposto dal Municipio, si rende immediatamente conto che si tratta di una soluzione molto precaria sia dal punto di vista della praticità come pure carente nell’ottimizzazione d’occupazione degli spazi e finanziariamente troppo onerosa per il risultato ottenuto. Nel confronto con un nuovo progetto ci si dimentica di dire, che si va ad occupare un’area nel mezzo di una zona residenziale, pagata sì un milione e mezzo, ma che il suo reale valore è di molto superiore, attorno ai sei milioni, area che, se come sarebbe logico, inserita a PR come zona abitativa, il suo valore aumenterebbe notevolmente. 2 L’eliminazione delle solette per ottenere una doppia altezza ne comporterebbe il mancato utilizzo del 2° piano. La facciata mostra nel suo insieme Il valore architettonico degli edifici. L’accordo con la Confederazione prevede, a contratto e non inscritto a registro fondiario, che se il Comune rivende il sedime nei prossimi 25 anni ricavandone un beneficio, la metà deve essere versata alla Confederazione. Nessuno chiede di alienare la proprietà ma di farne un uso più rispettoso e confacente con la zona in cui si trova. Una delle zone migliori del paese. Aquilino Caprara 3 La nascita del gruppo La nascita del gruppo per uno sviluppo sostenibile del paese è stata spontanea e dettata dall’amore e all’attaccamento del paese. Il gruppo, che assolutamente non vuole far politica, ha però accolto l’invito di molti cittadini che percepiscono un malessere all’interno del paese, legata ad un appiattimento della vita e del confronto politico, al mancata partecipazione della popolazione e all’assuefazione alle spese importanti senza una gestione mirata e attenta. Sintomatico è il progetto, sbagliato, per l’insediamento presso gli stabili ex arsenale del Centro servizi regionali. Un progetto frettoloso, incompleto e non controllato, contrario agli interessi pubblici e alla volontà dei singoli enti di soccorso e dai concetti fondamentali sulla pianificazione e di uno sviluppo sostenibile del paese. Il gruppo, che in precedenza si presentava con la denominazione per un uso più intelligente dell’arsenale, ha preferito identificarsi in un gruppo per uno sviluppo sostenibile del paese, proponendo soluzioni alternative e cercando il dibattito con la popolazione. Da qui la serata dibattito proposta. Un quartiere residenziale che gli abitanti conoscono molto bene e che tutti voglio salvaguardare. 4 Il ricorso contro il credito di Fr. 700'000.— Ogni cittadino o persona non domiciliata che dimostra un legittimo interesse può chiedere l’annullamento di ogni singola decisione comunale contraria alla legge, in prima istanza presso il Consiglio di Stato e in seconda battuta presso il Tribunale cantonale amministrativo. Il Comune di Biasca ha già speso la bellezza di franchi 200'000.— per il progetto in via Al Ramon, ora frettolosamente abbandonato dall’esecutivo e altri franchi 70'000.— per uno studio di fattibilità giudicato carente e fuorviante, che ha portato ad una decisione sbagliata del CC volta a concedere il credito di franchi 700'000.— per uno studio definitivo del progetto. I ricorrenti contestano questo credito per più motivi. Anzitutto prima di spendere ben franchi 700'000.— per un progetto definitivo occorre rendere la zona dell’ex arsenale confacente ai requisiti pianificatori. Una sentenza analoga del Tram disciplina questa prassi nel senso che occorre procedere a tappe nella concessione dei crediti per simili investimenti. Il Municipio vuole a tutti i costi spendere subito questi soldi malgrado il concreto rischio che una revisione o variante del PR non venga approvata in quanto del tutto contraria ai concetti della pianificazione. Senza ricorsi una simile variante comporta almeno due, tre anni prima dell’approvazione. Di conseguenza il Municipio deve rendersi conto che prima del 2011-2012 non sarà possibile utilizzare questo credito se non con il concreto rischio di bruciare qualche cosa come franchi 700'000.—. Lo studio di fattibilità nemmeno contempla questa importante problematica. Come dichiarato dal direttore del Servizio ricorsi avv. Marco Lucchini il Municipio nemmeno ha interpellato il dott. Moreno Celio, capo Sezione sviluppo territoriale e mobilità e il signor Nicola Kleiguti dell’Ufficio pianificazione locale. Minimo minimo, lo studio di fattibilità doveva comprendere almeno un rapporto preliminare dell’autorità cantonale, come prescrive la Legge cantonale di applicazione alla LPT (Lalpt). Così come è accaduto giustamente per il centro Al Ramon che prima di procedere a una progettazione definitiva si è chiesta la conformità della zona con una variante di piano regolatore. Un Municipio quindi che si muove alla cieca, illegalmente. Con la nuova Legge organica comunale il Municipio è tenuto a dimostrare la sostenibilità dei costi. Contrariamente all’affermazione dell’esecutivo, almeno indicazioni di massima andavano date con lo studio di fattibilità (altrimenti cosa serve?). Studio di fattibilità che entra nel dettaglio solo per distruggere il buon lavoro del progetto Al Ramon mentre oltre ad essere completamente assente sulla questione pianificatoria, si limita ad indicare un costo di franchi 10 milioni con variazioni di +/25 % che in pratica rappresentano addirittura il 50 %. Quest’indicazione, in piccolino, 5 quasi invisibile, ha lasciato esterrefatto il gruppo, che vede nello studio stesso una forzatura del Municipio ben consapevole dell’inadeguatezza dei costi. Il rischio è quello di buttare al vento la bellezza di 1 milione di franchi. Scusate se è poco! Ma lo studio nemmeno tenta di entrare nel merito dei costi di gestione e dei ricavi degli affitti. E’ una base fondamentale. Nessuno vuole cifre al ghello, da verificare con la progettazione definitiva, ma almeno abbozzare dei costi di gestione e manutenzione, ricavi affitti, ecc. è fondamentale. E’, che piaccia o meno al Municipio, il concetto di uno studio di fattibilità. Ma il ricorso verte anche su diritti fondamentali della Costituzione svizzera ovverosia la trasparenza, la partecipazione alla popolazione e il diritto di essere uditi, ma soprattutto sulla sovranità del popolo. Per quanto riguarda la pianificazione e lo sviluppo del paese la partecipazione della popolazione attraverso diritti democratici sono fondamentali. Con la revisione o una variante di piano regolatore parallela (se non susseguente) a una progettazione definitiva, tale libertà di espressione verrebbe soffocata dal Municipio attraverso “l’imposizione” di un progetto definitivo. Il cittadino si troverebbe o dover scegliere fra un progetto idoneo, buttando al vento franchi settecentomila oltre quelli già spesi, oppure adeguarsi alla volontà del Municipio su una scelta sbagliata ex arsenale, che condizionerebbe il paese per i prossimi conto anni. Nel frattempo in Ticino più ricorsi in materia comunale sono stati inoltrati al Consiglio di Stato per decisioni dei rispettivi Consigli comunali. Questi ricorsi hanno similitudini con quelli del Gruppo (che per l’occasione hanno agito singolarmente) ma che in tutto e per tutto ne sottolineano la carenza di preparazione e valutazione dei rispettivi esecutivi. E’ la certezza di non essere soli! 6 Una revisione di PR o una variante tutta in salita… …poiché contraria ai concetti della pianificazione, una delle più importanti leggi federali entrata in vigore con l’1.1.1980. In primo luogo si contesta la volontà del Municipio di eseguire una variante del piano regolatore per rendere la zona ex arsenale conforme al diritto pianificatorio. Lo strumento attualmente in vigore è “vecchio” più di 15 anni e quindi anziché una variante si ritiene necessaria una revisione globale. I tempi, Municipio e popolazione ne devono essere coscienti, si aggirano dai tre, nell’ipotesi più ottimistica possibile, ai cinque anni, termini quest’ultimi già favorevoli. Prima di allora il Municipio non potrà presentare domanda di costruzione e se lo farà verrebbe sospesa. Una revisione, anziché una variante, è necessaria anche per il fatto che tocca tutta la viabilità dell’intera zona e non una superficie limitata del territorio. Inoltre la revisione si rende necessaria poiché spetta al popolo decidere il dove e il come e le soluzioni possibili sono a ampio raggio. Il concetto della pianificazione si riassume nella contenibilità, nello sviluppo sostenibile, nella parsimonia, e nella conformità delle zone. 7 Il piano regolatore di Biasca è ormai datato. S’impone quindi una revisione generale, anziché delle modifiche singole incontrollate. Per quanto riguarda la contenibilità si ritiene il progetto uno spreco. Il concetto verrà presentato in uno dei capitoli seguenti. La zona è tipicamente residenziale con caratteristiche R2, vale a dire zona pregiata di cui il Comune ha bisogno per attirare validi contribuenti a beneficio delle finanze. Il progetto presentato limita una cerchia di persone ma è indirizzato anche a questo tipo di concetto. Dagli anni ’50 in poi i terreni attorno all’ex arsenale hanno visto un insediamento abitativo importante mentre lo stesso è caduto in disuso. E’ quindi contro i principi della pianificazione dire che in fondo lì vi era l’arsenale e che il Centro servizi è per questo compatibile. Un’attività molesta come i pompieri e i veicoli di soccorso in generale non sono quindi inseribili e il recupero degli edifici va fatto in base alle attuali caratteristiche della zona e non di certo ad una situazione prima della seconda guerra mondiale. Una lettura dei piani e una visione delle foto ne rendono il concetto. D’altro canto è assurdo e contro la pianificazione rendere abitativi terreni non confacenti (fondo Al Ramon), soggetti a inquinamento fonico, per inserire attività moleste in zona tipicamente residenziale, pregiata e tranquilla. Gli enti di soccorso hanno quale concetto fondamentale la viabilità e devono essere inseriti in zona vicino alle vie di collegamento principali e non certo transitare su vie di quartiere prima dell’intervento. Il Municipio replica dicendo che gli enti di soccorso sono poste 8 all’interno delle città. Questo è vero ma solo nei centri urbani fortemente edificati e non in una regione delle Tre valli fatte di piccoli agglomerati sparsi lungo diversi chilometri e in cui pompieri e Tre valli soccorso sono chiamati a intervenire. Ancora una volta il Municipio presenta la minestra, meglio un minestrone, tanto è confuso il progetto, come un delicato dessert. 9 Un danno presumibile grave al Patriziato Con il progetto Al Ramon il terreno del Patriziato di Biasca, circa 5000 mq., è stato inserito in zona attrezzature pubbliche, abbandonando la zona R3. Il Municipio vorrebbe ritornare sui suoi passi ma il primo ostacolo è il problema della contenibilità. Inoltre per il forte traffico rilevato sulla strada cantonale esso risulta fortemente inquinato e verosimilmente non potrà più quindi essere inserito in zona abitativa. Anche qui il Municipio sbaglia (vedi variante di piano regolatore già allestita per questo comparto) nell’affermare che è in fase di domanda di costruzione che si verificano questi aspetti. Questo è vero per i terreni già inseriti nei piani regolatori, non certo per l’inserimento di nuove zone. Inoltre Biasca dispone di ampie zone inedificate e la verifica del calcolo della contenibilità, come detto sopra, ne bloccherebbe l’ampliamento. Un danno annunciato per il Patriziato di Biasca che potrebbe aprire per i danni subiti un contenzioso con il Municipio! Le condizioni erano chiare e nell’ottica del cambiamento di destinazione di allora nessuno avrebbe ipotizzato un dietro front del Municipio di questa portata e in questi termini. Il terreno Al Ramon, posto in zona strategica per le vie di comunicazione 10 Un affare … sprecato Se l’acquisto dell’arsenale con la spesa di 1.5 milioni di franchi è stato per Biasca un vero affare, realizzando lo studio di fattibilità per il Centro servizi, il Municipio lo trasformerebbe in un affare… sprecato. Capiamone il perché. Il centro Al Ramon con 5’000 mq. mette a disposizione un’area altamente qualificata a condizioni finanziarie per il nostro Comune super conveniente e sostenibili a medio e lungo termine. All’arsenale, pur inserendo i magazzini comunali, verrebbero sprecati sedimi del valore di almeno 6 milioni di franchi, con un uso altamente al di sotto delle potenzialità di mercato. Se utilizzati in modo più intelligente all’ora si potrebbe fare un affare anche per le casse dei contribuenti biaschesi senza inutili sprechi. Insomma un Municipio che non vede al di la del proprio naso! 11 Uno studio di fattibilità che tale non è Lo studio di fattibilità è vuoto nei suoi contenuti. Manca del calcolo dei costi al mc. secondo norme SIA, manca di un preavviso pianificatorio, manca di un preavviso dell’Ufficio beni culturali, manca di una stima dei costi di manutenzione, manca una stima dei costi di gestione, insomma manca di tutto. Esso è stato voluto e studiato ad arte per demonizzare il valido progetto Al Ramon, forte di una variante di PR approvata, forte dei necessari calcoli, forte di un concorso pubblico! Il Municipio lo ha commissionato ad arte. In effetti la prima variante non mostrava alcun paragone. Con le prime opposizioni, maldestramente, il Municipio ha tentato di correre ai ripari. Come si nota dallo studio di fattibilità il Municipio nasconde il fatto che non vi è più il rifugio protezione civile, da non confondere con il centro di apprestamento. Nella prima versione dello studio era compreso, nella seconda versione è stato tolto e camuffato. Il prezzo è stranamente rimasto di 10 milioni di franchi e ben ci si guarda nel far rilevare che nel progetto Al Ramon era compreso nel prezzo indicato mentre per gli stabili ex arsenale è stato tolto. Ne è che il Municipio ha però incassato quale contributo sostitutivo per i rifugi Pci delle case ca. 700'000.— franchi e al più presto dovrà costruire il rifugio comune per dei soldi già incassati. Tolte le spese del centro di apprestamento per tutti gli edifici il Municipio vorrebbe spendere circa 5 milioni di franchi. Una cifra inusuale e troppo bassa. Il Municipio si giustifica nel voler trasformare solo in parte gli edifici a mo’ di cascina sui monti. Non è certo nello spirito di edifici pubblici che si procede in questo modo per stabili che dovrebbero servire e non essere toccati, salvo nelle manutenzioni ordinarie, per i prossimi cinquanta anni. Anche il più profano può vedere che una trasformazione corretta degli edifici può costare dai 20 a 25 milioni di franchi. 12 Piante e sezioni dello studio di fattibilità ne evidenziano un grave sfregio architettonico delle facciate 13 Gli spazi ristretti mostrano l’inadeguatezza degli stabili con spreco di volumetrie importanti 14 Conseguenze finanziarie per i cittadini Il Comune di Biasca, con un debito pubblico di 30 milioni di franchi, ha in previsione spese che possono variare dai 30 ai 40 milioni di franchi (casa anziani, scuole, canalizzazioni Stradone Vecchio, Centro servizi regionali, ecc.). Addirittura il Municipio sta spendendo ben 300'000.— franchi per ricostruire e emettere i contributi del PGS ( piano generale smaltimento acque) quale terzo acconto. Questa spesa, nella forma e nella quantità, non è mai stata vista in tutti gli anni nel Cantone Ticino. È certo che in diverse parti del Comune verranno emessi contributi di miglioria come in Via Stradone Vecchio e in tutta la zona ai Grotti per creare quell’assurda pista semofarizzata per i veicoli di soccorso. In più vi saranno i contributi di costruzione delle canalizzazioni. Ma un investimento sbagliato comporterebbe un amento del moltiplicatore ben al di sopra del 100% dopo che il Cantone ha rinunciato al limite del prelievo, sempre del 100%, “politico”. Le tasse indirette a Biasca sono già “alle stelle”. Il piano finanziario 2008-2012 M.M. no. 48 del 2007 pag. 10 (consultabile su internet nel sito del Comune) è molto chiaro: Importante sottolineare che se da una parte l’evoluzione dei risultati di gestione corrente è sostenibile, fermo restando un controllo stretto della spesa, dall’altra il livello di investimenti previsto fa lievitare in modo importante il debito pubblico netto pro-capite. Passa infatti dal dato accertato di consuntivo 2006 di CHF 4'956.00 (definito come elevato) a CHF 5'808.63 raggiungendo una valutazione di “molto elevato/eccessivo”. Questo dato è sinonimo di un elevato indebitamento. Vogliamo un moltiplicatore al 150% ? Ogni cittadino attento ne prenda atto! 15 Ma è solo il Centro Servizi Regionali che serve al Comune ? Certo che no. Negli stabili ex arsenale il Gruppo per uno sviluppo sostenibile del paese vede indispensabile l’inserimento dell’Ufficio tecnico. In vista di future aggregazioni la Casa comunale non va solo dotata di lift, ma andrebbero create delle sale idonee a ricevimenti, a congressi, assemblee, riunioni e altro. L’unica sala attuale disponibile è quella del Municipio ma un Comune come Biasca ha bisogno di qualcosina in più. Il secondo piano della Casa comunale andrebbe adibito a sala del CC come a tutt’oggi con degli spazi multifunzionali di servizio! Vogliamo aggregarci con Iragna, Pollegio, Osogna ? Recentemente questi Comuni hanno eretto a nuovo la casa comunale mentre Biasca ha una Casa comunale faitiscente… L’Ufficio tecnico coordinerebbe cosi “sul posto” squadra esterna, l’azienda acqua e tutto quanto necessario. In effetti il Gruppo non vuole “ostinarsi” solo su idee alternative ma vuole amalgamare anche le proposte, seppur parzialmente, del Municipio. Un centro degno di coesione tipicamente svizzero. 16 Gli stabili ex arsenale, edifici protetti Gli stabili ex arsenale sono stati progettati dagli architetti Tami, Brunoni, Jäggli e, per il valore architettonico e urbanistico che rappresentano, degni di protezione e di interesse cantonale. Piante e sezioni dello studio di fattibilità mostrano come il valore architettonico degli stabili verrebbe pesantemente snaturato tale da renderne discutibile il rilascio di qualsivoglia licenza di costruzione. Anche per questo prima di spendere franchi 700'000.— per un progetto definitivo occorrono delle valutazioni attente e preavviso, su più pareri, dell’Ufficio beni culturali. Lo squarcio mostra il carattere della zona residenziale legata ad un particolare architettonico degli stabili protetti. 17 L’arch. Carloni ne illustrerà di certo i valori enunciati ma quello che si vuol qui far rilevare è l’uso dei materiali da parte degli architetti presenti sul posto. Oltre ad un inserimento urbanistico di alto valore e ad un’architettura che fa onore alla fama degli architetti Tami, Brunoni e Jäggli spicca come gli stessi architetti hanno usato materiali della zona, trovati addirittura sul posto. In effetti l’ex arsenale è stato costruito, seguendo le linee naturali del terreno, sulla Buzza di Biasca, tagliando e recuperando la pietra dello scoscendimento per i muri portanti e usando legno locale per solette e ballatoi. Perché rovinare tutto questo? 18 Il progetto non piace né alla PCi, né a Tre valli soccorso, né ai pompieri Le lettere rivolte al Municipio parlano chiaro e non necessitano di commenti. Si potrà strapparne un sì, si potrà forzare una decisione non voluta ma tutto è contro all’interesse pubblico e alla volontà degli enti. Inoltre i requisiti minimi necessari agli enti di soccorso non sono rispettati. 19 Il progetto di Mesocco, di Bellinzona, Chiasso, Mendrisio e della Capriasca. Quando un committente, per il qual caso il Municipio, vuole proporre un progetto di questa portata, la prima cosa che assolutamente deve fare è guardarsi attorno. Inspiegabilmente e forse con una certa supponenza, il Municipio di Biasca non vuole guardare più in giù della Giustizia, vale a dire 5 centimetri più in là del proprio naso. Centri simili li hanno di recente costruiti in Capriasca e a Chiasso, li stanno progettando a Bellinzona e Mendrisio ed è in fase di realizzo/ultimazione il centro di Mesocco. E’ assurdo, un simile paragone mostrerebbe come in tutto e per tutto questo progetto è fuorviante, improponibile. Un muro contro muro dove i cittadini dovranno sopportarne le conseguenze. Mesocco sta costruendo, completo di magazzini, il proprio centro per 2,6 milioni di franchi pari a un costo al mc. di franchi. 438.—. Per il centro di Biasca questo progetto è forse piccolo ma mostra comunque inevitabilmente lo spreco finanziario e di territorio proposto dal Municipio. Il primo progetto di Mesocco era concentrato sugli stabili abbandonati dell’ex ferrovia, poi abbandonato. I motivi sono facilmente intuibili, meno che per i municipali di Biasca. 20 Il Nostro progetto L’idea del Gruppo è di creare sui sedimi dell’ex Arsenale di Biasca un vero centro multifunzionale integrando servizi a carattere pubblico e sociale in armonia con l’intera area circostante. Un centro che dia pregio agli attuali stabili riconosciuti nella loro importanza storica ed architettale, aperto a tutti gli interessati come studenti nel campo dell’architettura o a turisti in visita nella nostra regione. Insomma, un vero biglietto da visita, che possa aggiungersi alle nostre bellezze partendo dalla zona dei Grotti, per arrivare alla Casa Cavalier Pellanda o alla Chiesa di San Pietro e non da ultimo all’area verde della cascata di Santa Petronilla. Il concetto fondamentale risiede nel trasformare gli attuali stabili posti sul lato est (contro montagna) in appartamenti funzionali per la residenza di persone bisognose quali pensionati o persone anziane che necessitano di particolari attenzioni e cure a domicilio. Sinergie, che vista la vicinanza, si potrebbero creare con la Casa anziani: preparazioni pasti, cure infermieristiche, per citarne solo alcune. Eventualmente degli spazi adeguati potrebbero essere ricavati per uno studio medico o dentistico. Non dimentichiamo che nei prossimi decenni aumenterà esponenzialmente la necessità di creare questo tipo di servizio per questa fascia di popolazione e Biasca quale polo delle Tre valli deve trovarsi pronta! Se si considera poi una crescente ma velata povertà che tocca persone che pur avendo un lavoro si trovano in serie difficoltà, questo concetto potrebbe essere facilmente ampliato, dando loro soccorso e la possibilità di trovare una sistemazione dignitosa per le loro famiglie (anche solo temporaneamente). Un progetto del genere potrebbe facilmente raccogliere ampi consensi da vari enti sociali, che verosimilmente potrebbero essere interessati a ritagliarsi degli spazi per delle loro attività a beneficio di persone bisognose come pure laboratori per persone portatori di handicap. All’Arsenale non mancano certo queste opportunità! E se non fosse abbastanza ecco altre proposte. Nello stabile principale, già adibito ad uffici e sale, potrebbero trovare posto l’Ufficio tecnico comunale e l’azienda acqua potabile. Verrebbe così liberato il secondo piano della Casa comunale e valorizzata la sala del Consiglio comunale, uno spazio, che nell’ottica dell’importanza che dovrà assumere il Comune di Biasca nei prossimi decenni per l’intera regione, dovrà essere sicuramente rivalutato nella sua funzionalità. 21 Il finanziamento Non c’è dubbio, un pool di banche finanzierebbe senz’altro un progetto del genere, anche semplicemente a fronte del valore di mercato degli attuali sedimi. È senz’altro vero, l’acquisto ad un prezzo così favorevole è stato un vero affare! I soli affitti degli appartamenti, di eventuali studi medici, ecc. servirebbero solo loro a coprire gli interessi, gli ammortamenti finanziari, come pure i costi di manutenzione. Un simile progetto raccoglierebbe i favori di varie associazioni di beneficenza e potrebbe beneficiare di sussidi federali e cantonali. Non da ultimo gli anziani che vi troverebbero dimora potrebbero contribuire con una parte della loro cassa pensione (una tantum), riducendo l’eventuale debito. Somme di denaro, queste, che un domani verrebbero però restituiti agli eredi. Se da una parte è vero che ciò comporterebbe una minor rendita per gli anziani in questione, nel ragionamento economico la perdita sarebbe ampiamente compensata da un sensibile minor costo del loro alloggio. Dal profilo imprenditoriale la ristrutturazione potrebbe avvenire per tappe, attendendo per fase la piena occupazione degli spazi, riducendo al massimo qualsiasi rischio finanziario nell’ottica di un progetto globale. E perché non ipotizzare la creazione di una fondazione volta proprio a beneficio di questo progetto e delle fasce di popolazione più bisognose della nostra regione? Tutti sanno che persone ben trattate un giorno potrebbero decidere di lasciare determinati importi in segno di riconoscenza. Ecco il nostro progetto! La zona dei Grotti va salvaguardata e messa a disposizione di tutta la popolazione! Occorre evitare che venga inutilmente deturpata da servizi che possono facilmente trovare una migliore sistemazione altrove con costi facilmente sostenibili per il nostro Comune. 22 Commento allegati seguenti 1. Il Corpo pompieri Biasca, la Tre Valli Soccorso e la Protezione Civile, in una lettera aperta al Municipio in data 30 novembre 2005 hanno espresso la loro chiara contrarietà al progetto, ritenuto inadeguato. Municipio che ora sostiene di aver appianato le problematiche ma il Gruppo, interpellando gli attori, ne ha tratto la convinzione di una chiara forzatura. 2. Il Comandante del Corpo pompieri conferma l’attività molesta e i forti rumori in zona residenziale dovuta a esercizi sia la sera tardi che di domenica. Sarà anche la salvaguardia del proprio orticello ma la quiete pubblica è un diritto sacrosanto. 3. Il progetto Al Ramon, senz’altro avveniristico ma compatto e funzionale a differenza dello studio di fattibilità dell’arsenale. Completo di rifugio protezione civile oltre al centro di apprestamento potrebbe essere reso molto più lineare e semplice con una sensibile riduzione dei costi. Un lusso da ridimensionare ma non da abbandonare come vuole il Municipio di Biasca. Il gruppo ha chiesto dei preventivi per strutture prefabbricate. 4. Il Centro di Mesocco, visitato dal Gruppo, compatto semplice e lineare dai costi decisamente accessibile. 5. Il Municipio nello studio di fattibilità e in forma ossessiva, tenta di far credere che il progetto ex arsenale è molto più vantaggioso di quello Al Ramon. Si dimentica però la bellezza di 700 posti Pci. 23 24 25 26 27 28 29 30 Il gruppo per uno sviluppo sostenibile del paese ringrazia: tutta la popolazione che in forma semplice ci ha dimostrato sostegno, l’arch. Tita Carloni, per la partecipazione alla serata pubblica e per aver da subito aderito con entusiasmo, raccogliendo le nostre preoccupazioni, l’ingegner Pietro Martinelli, presidente dell’ATTE e già Consigliere di Stato per la sua attenzione verso gli anziani, il direttore delle Scuole Medie Biasca professore Franco Lazzaretto, per la messa a disposizione della sala, il moderatore ingegner Massimo Ferrari, già granconsigliere. Coordinatore del gruppo: Nello Sprugasci, Via ai Grotti 9, 6710 Biasca, tel. 079 423 69 06 Collaboratori: Aquilino Caprara, Via ai Grotti 27, 6710 Biasca, tel. 079 370 29 85 Spartaco Rossi, Via ai Grotti 26, 6710 Biasca, tel. 091 862 27 01 Biasca, 12 giugno 2009 31