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G It Diabetol Metab 2012;32:4-9 Lavoro originale Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 RIASSUNTO La prevalenza delle patologie tiroidee è maggiore nei soggetti affetti da diabete mellito di tipo 2 rispetto a quella osservata nella popolazione generale. L’ipotiroidismo conclamato e quello subclinico sono stati associati ad alterazioni metaboliche e a un incremento del rischio cardiovascolare (CVD, cardiovascular disease). Alterazioni subcliniche della funzionalità tiroidea potrebbero contribuire a peggiorare il profilo di rischio CVD anche nei soggetti diabetici, sebbene i dati disponibili sulla relazione tra livelli di TSH (thyroid stimulating hormone, ormone tireotropo) e fattori di rischio di CVD in questa popolazione siano a tutt’oggi limitati. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare le potenziali relazioni tra i valori di TSH e il profilo lipidico e metabolico in 325 soggetti con diabete di tipo 2 senza patologia tiroidea nota, 133 uomini e 192 donne, con un’età media di 63 anni, consecutivamente afferenti a due centri diabetologici del Sud Italia. I soggetti con valori di TSH al di fuori del range di normalità del nostro laboratorio (0,27-4,2 mIU/L) e quelli in trattamento con farmaci per patologie tiroidee sono stati esclusi dallo studio. Il valore medio di TSH in questa popolazione era di 1,53 ± 0,75 mIU/L, con valori di FT3 ed FT4 entro il range della norma. Considerando uomini e donne separatamente, i livelli di FT4 erano significativamente inferiori nelle donne rispetto agli uomini (17,02 ± 7,06 vs 19,19 ± 7,70 pmol/L; p = 0,005), mentre non sono emerse differenze significative nei livelli di TSH ed FT3 tra i due sessi. Stratificando la popolazione in studio in base ai valori di TSH, l’età diminuiva progressivamente dal quartile più basso a quello più alto di TSH (p = 0,04), mentre vi era un progressivo aumento del BMI (body mass index, indice di massa corporea) e dei livelli di trigliceridi e di colesterolo totale, sebbene tali differenze non raggiungessero la significatività statistica. All’analisi multivariata, una più giovane età e il sesso femminile si associavano in modo indipendente a più elevati livelli di TSH, in questa popolazione. In conclusione, i dati di questo studio indicano che nei pazienti diabetici di tipo 2 ambulatoriali valori più elevati di TSH, seppur A. Giandalia1, G.T. Russo1, E.L. Romeo1, A. Alibrandi2, P. Villari1, A.A. Mirto3, M.F. Stagno1, G. Armentano3, S. Benvenga4, D. Cucinotta1 1 Dipartimento di Medicina Interna, Policlinico Universitario di Messina; 2Dipartimento di Scienze Statistiche, Università di Messina; 3Centro Diabetologico DEA, Rossano Calabro (CS); 4Dipartimento Clinico Sperimentale di Medicina e Farmacologia, Sezione di Endocrinologia, Policlinico Universitario di Messina, Messina Corrispondenza: dott.ssa Giuseppina T. Russo, Dipartimento di Medicina Interna, Policlinico Universitario di Messina, via C. Valeria, 98124 Messina e-mail: [email protected] G It Diabetol Metab 2012;32:4-9 Pervenuto in Redazione il 14-11-2011 Accettato per la pubblicazione il 24-01-2012 Parole chiave: tiroide, TSH, diabete, lipidi, rischio CVD Key words: thyroid, TSH, diabetes, lipids, CVD risk Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 entro il range di normalità, si osservano più frequentemente nei soggetti più giovani di sesso femminile. Resta da valutare l’impatto di queste associazioni sul rischio di CVD nei soggetti affetti da diabete di tipo 2. SUMMARY TSH levels and metabolic parameters in euthyroid type 2 diabetic subjects Thyroid diseases are more frequent in type 2 diabetic subjects than in general population. Both overt and subclinical hypothyroidism have been associated with metabolic disorders and with an increased risk of cardiovascular disease (CVD). Also subclinical thyroid dysfunction might contribute to CVD risk in diabetic subjects, but available data on the relation between TSH levels and CVD risk factors in this population are limited. The aim of the present study was to investigate the interplay between TSH levels, metabolic parameters and lipid profile in 325 type 2 diabetic subjects without known thyroid disease and normal TSH values, 133 men and 192 women with a mean age of 63 years, consecutively recruited among those attending two diabetic units in Southern Italy. Overall, in this population, TSH mean value was 1.53-0.75 mIU/L, with FT3 and FT4 levels within the normal range. Women had lower FT4 levels than men (17.02 ± 7.06 vs 19.19 ± 7.70 pmol/L; p = 0.005), whereas TSH and FT3 concentrations were similar in the two genders. When we stratified study population according to TSH levels, age decreased from the first to the fourth quartile of TSH concentrations (p = 0.04), while BMI, triglycerides and total cholesterol levels increased, although not significantly. At multivariate analysis, a younger age and female gender were the only factors independently associated with higher TSH levels in this population. In conclusion, our data indicate that in outpatient type 2 diabetic subjects, higher levels of TSH, in the euthyroid range, are more frequent in younger women. The impact of these associations on CVD risk in diabetic subjects remains to be determined. Introduzione Le malattie della tiroide e il diabete mellito sono le due più comuni endocrinopatie riscontrate nella pratica clinica. Entrambe le condizioni frequentemente coesistono e la prevalenza della disfunzione tiroidea nei soggetti diabetici è più alta rispetto a quella osservata nella popolazione generale1. La relazione complessa tra malattia tiroidea e diabete mellito ha notevoli implicazioni cliniche: una disfunzione tiroidea misconosciuta nei pazienti diabetici, infatti, potrebbe comprometterne il controllo metabolico e amplificare il rischio di malattia cardiovascolare (CVD, cardiovascular disease), associato al diabete mellito2. Tuttavia a tutt’oggi non esiste consenso unanime riguardo alle strategie ottimali di screening e di sorveglianza delle patologie tiroidee nella gestione routinaria dei soggetti con diabete3. Nei pazienti diabetici l’ipotiroidismo è la forma di disfunzione tiroidea riscontrata più comunemente, con una prevalenza del 5,7% per l’ipotiroidismo manifesto1, rispetto all’1,1% 5 della popolazione generale4. Anche l’ipotiroidismo subclinico è di frequente riscontro nei soggetti con diabete mellito; secondo i dati del NHANES III5 la sua prevalenza negli Stati Uniti è del 4,3%, mentre la prevalenza osservata nelle donne con diabete mellito di tipo 2 del Fremantle Diabetes Study arrivava all’8,6%6. L’elevata prevalenza di ipotiroidismo osservata nei soggetti con diabete riveste notevole importanza clinica, a causa della possibilità che la disfunzione tiroidea influenzi direttamente il compenso glicometabolico. Gli ormoni tiroidei, infatti, possono influenzare il metabolismo del glucosio attraverso vari meccanismi, comprese la regolazione della secrezione insulinica e della gluconeogenesi2. D’altra parte, anche il compenso glicemico è in grado di influenzare la funzione tiroidea e bassi valori di triiodotironina (T3) sono stati osservati in soggetti con grave iperglicemia3. Inoltre, la coesistenza di diabete può influenzare l’efficacia del trattamento con ormoni tiroidei nei soggetti con ipotiroidismo7. Esistono inoltre evidenze che l’ipotiroidismo, sia clinico sia subclinico, possa aumentare il rischio CVD, per la sua associazione con diversi fattori di rischio, quali la dislipidemia, l’obesità, l’ipertensione arteriosa, la disfunzione diastolica, la flogosi sistemica di basso grado, l’ipercoagulabilità e la disfunzione endoteliale8-10. In particolare, negli ultimi anni, numerosi studi hanno suggerito l’associazione tra più elevati livelli di TSH (thyroid stimulating hormone, ormone tireotropo), seppure entro il range di normalità, con vari parametri metabolici e fattori di rischio CVD, suggerendo la possibilità che gli ormoni tiroidei siano in grado di influenzare il metabolismo lipidico e l’omeostasi energetica e vascolare, anche nei soggetti eutiroidei6,11-17. Benché queste osservazioni suggeriscano che la funzione tiroidea, anche nell’ambito dei valori definiti “normali”, possa svolgere un ruolo importante nel determinare il profilo metabolico dei soggetti diabetici, i dati a oggi disponibili sulla relazione tra livelli di TSH nei limiti della norma e i fattori di rischio CVD in questa popolazione sono limitati. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare i potenziali rapporti tra i valori plasmatici di TSH, il profilo metabolico e l’assetto lipidico in un gruppo di soggetti eutiroidei affetti da diabete mellito di tipo 2. Materiale e metodi In questo studio sono stati reclutati 325 soggetti diabetici di tipo 2, senza patologia tiroidea nota, consecutivamente afferenti a due centri di diabetologia del Sud Italia: la UOC di Medicina delle Malattie Metaboliche del Policlinico Universitario di Messina e il centro diabetologico DEA di Rossano Calabro (CS). La diagnosi di diabete mellito di tipo 2 è stata posta secondo i criteri suggeriti dagli standard italiani per la cura del diabete mellito dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società Italiana di Diabetologia, 2009-201018; tutti i soggetti erano in trattamento con terapia dietetica, ipoglicemizzanti orali, insulina o con una terapia di associazione. 6 A. Giandalia et al. I criteri di esclusione, validi per tutti i partecipanti, comprendevano: gravidanza, neoplasie, malattie infiammatorie croniche, patologie rilevanti nei 6 mesi precedenti lo studio; in particolare, sono stati esclusi dallo studio tutti i soggetti con patologie tiroidee note, con livelli di TSH al di fuori del range di normalità secondo il nostro laboratorio, in trattamento con farmaci per patologie tiroidee (levotiroxina, tionamidi ecc.) o in grado di influenzare la funzionalità tiroidea (IFNγ, amiodarone, litio ecc.). Tutti i partecipanti allo studio hanno fornito il loro consenso informato. Mediante un questionario standardizzato sono stati raccolti i dati anamnestici e riguardanti lo stile di vita. La pressione arteriosa, l’indice di massa corporea (body mass index, BMI) e la circonferenza vita sono stati misurati con metodiche standard. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a prelievo venoso dopo 12-14 ore di digiuno. I livelli a digiuno di glucosio, colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi sono stati dosati con metodiche standardizzate. Il colesterolo LDL è stato calcolato con la formula di Friedwald. L’emoglobina glicata (HbA1c) è stata dosata con la tecnica HPLC; i valori considerati normali nel nostro laboratorio sono 4-6% (Diamat, BioRad Laboratories, Milano). I livelli sierici di TSH (mIU/L, range di normalità 0,27-4,20), FT4 (pmol/L, range di normalità 12,0-22,0) e FT3 (pmol/L, range di normalità 3,0-8,5), sono stati dosati con kit commerciali forniti dalla Roche Diagnostics (Mannheim, Germany). Analisi statistica I dati sono stati valutati con l’ausilio del programma statistico SPSS versione 11.0 per Windows (SPSS Inc. Chicago, IL). I risultati sono espressi come medie ± deviazione standard (DS) e numero di casi (%). Per il confronto di misure categoriche è stato utilizzato il test chi-quadro (χ²), per confrontare le variabili continue è stato utilizzato il test ANOVA. È stato considerato significativo un valore di p < 0,05. Risultati Le caratteristiche cliniche dei 325 soggetti partecipanti allo studio sono mostrate nella tabella 1. I pazienti (133 uomini e 192 donne) avevano un’età media di 63 anni, erano in media obesi (BMI medio 31 kg/m2; circonferenza vita 103 cm), con un valore di HbA1c di 7,7% e un profilo lipidico caratterizzato da valori di LDL-C calcolato di poco più elevati, in media, di quanto raccomandato per i pazienti con diabete di tipo 2 (LDL-C medio 116 mg/dl) e valori medi di colesterolo HDL (HDL-C) e trigliceridi di 50 mg/dl e 147 mg/dl, rispettivamente. Il 67% dei soggetti partecipanti allo studio era affetto da ipertensione arteriosa, in trattamento farmacologico specifico, e il 44% era in trattamento con farmaci ipolipemizzanti (statine, fibrati, omega 3). Tabella 1 Caratteristiche cliniche dei soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 partecipanti allo studio. Soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 n 325 M n (%) 133 (41) Età (anni) 62,8 ± 12,8 BMI (kg/m2) 30,8 ± 6,5 Circonferenza vita (cm) 103,3 ± 13,3 PA sistolica (mmHg) 130,4 ± 17,1 PA diastolica (mmHg) 78,3 ± 9,1 Glicemia a digiuno (mg/dl) 167,1 ± 62,2 HbA1c (%) 7,7 ± 1,6 Colesterolo totale (mg/dl) 187,5 ± 43,0 Colesterolo HDL (mg/dl) 49,99 ± 14,5 Colesterolo LDL (mg/dl) 116,5 ± 39,8 Trigliceridi (mg/dl) 146,6 ± 86,2 Ipertensione arteriosa n (%) 219 (67,4) Statine/fibrati/Ω3 n (%) 142 (43,7) TSH (mIU/L) 1,5 ± 0,7 FT3 (pmol/L) 5,1 ± 1,4 FT4 (pmol/L) 17,9 ± 7,4 I dati sono n, % e medie ± SD. Il valore medio di TSH in questa popolazione era di 1,53 ± 0,75 mIU/L, con valori di FT3 ed FT4 entro il range di normalità. I livelli di FT4 erano significativamente inferiori nelle donne rispetto agli uomini (17,02 ± 7,06 vs 19,19 ± 7,70 pmol/L; p = 0,005), mentre non sono emerse differenze significative nei livelli di TSH ed FT3 tra i due sessi (dati non mostrati). Per valutare l’eventuale relazione tra i valori di TSH e i parametri in studio, la popolazione è stata stratificata in quartili di TSH. Come mostrato nella tabella 2, tra tutti i parametri esplorati, solo l’età differiva significativamente in base ai quartili di TSH (p = 0,04). Rispetto al primo quartile (TSH ≤ 0,96 mIU/L), nel quartile più alto (TSH ≥ 1,80 mIU/L) vi era una minore percentuale di soggetti di sesso maschile (32,5% vs 45,1%), più elevati valori di BMI e circonferenza vita (31 vs 29,5 kg/m2, 104 vs 101 cm, rispettivamente), minore glicemia a digiuno ed emoglobina glicata (160 vs 167 mg/dl e 7,5 vs 7,9%, rispettivamente), maggiori valori di colesterolo totale e colesterolo LDL (193 vs 183 mg/dl e 117 vs 112 mg/dl), più elevati valori di trigliceridi (154 vs 125 mg/dl), una maggiore percentuale di pazienti ipertesi (65% vs 60%) e meno pazienti in trattamento con farmaci ipolipemizzanti (41% vs 46%). Tuttavia, tutte queste differenze erano modeste e non statisticamente significative, con la sola eccezione dei trigliceridi (p = 0,04). Risultati simili sono stati osservati quando abbiamo valutato 7 Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 Tabella 2 Parametri clinici, profilo lipidico diabete di tipo 2 partecipanti allo studio. Quartili di TSH I TSH (mIU/L) 0,51–0,96 n 82 M n (%) 37 (45,1) TSH (mIU/L) 0,7 ± 0,1 Età (anni) 65,4 ± 10,3 PA sistolica (mmHg) 128,8 ±17,5 PA diastolica (mmHg) 77,2 ± 9,3 BMI (kg/m2) 29,5 ± 5,7 Circonferenza vita (cm) 101,1 ± 13,6 Glicemia (mg/dl) 166, 8 ± 49,0 HbA1c (%) 7,9 ± 1,6 Colesterolo Tot (mg/dl) 182,8 ± 41,7 Colesterolo HDL (mg/dl) 52,2 ± 17,3 Colesterolo LDL (mg/dl) 112,1 ± 39,7 Trigliceridi (mg/dl) 125,5 ± 51,2 Ipertensione n (%) 49 (59,7) Statine/fibrati/Ω3 n (%) 38 (46,3) e metabolico in base ai quartili di TSH nei soggetti eutiroidei con II TSH (mIU/L) 0,97–1,37 82 32 (39,0) 1,2 ± 0,1 60,4 ± 14,6 128,3±16,3 77,9 ± 7,9 30,9 ± 6,6 102,9 ± 12,9 171,2 ± 49,0 7,9 ± 1,9 185,9 ± 48,8 46,8 ± 12,6 122,9 ± 53,2 146,8 ± 82,0 57 (69,5) 32 (39,0) III IV TSH (mIU/L) TSH (mIU/L) p1 1,38–1,79 1,80–3,28 81 80 38 (46,9) 26 (32,5) – 1,7 ± 1,2 2,6 ± 0,5 < 0,001 63,9 ± 11,6 61,3 ± 13,8 0,04 133,3 ±19,3 131,5 ± 15,0 – 79,8 ± 9,7 78,3 ± 9,4 – 31,5 ± 6,2 31,1 ± 7,2 – 105,8 ± 14,5 103,7 ± 12,1 – 171,2 ± 69,4 159,7 ± 60,3 – 7,4 ± 1,5 7,5 ± 1,5 – 188,5 ± 41,9 192,6 ± 3 9,4 – 49,6 ± 13,5 51,1 ± 13,7 – 114,7 ± 33,2 117, 3 ± 36,8 – 159,4 ± 100,7 154,4 ± 98,8 – 61 (75,3) 52 (65,0) – 39 (48,1) 33 (41,2) – p2 – < 0,001 0,03 – – – – – – – – – 0,04 – – I dati sono n, % e medie ± SD. Sono mostrati solo i valori di p significativi. p1: valore di p per confronti interquartile di TSH nei soggetti; p2: valore di p per confronto del I vs IV quartile di TSH. i parametri in studio in base ai livelli di TSH escludendo specifici sottogruppi di pazienti, quali quelli in trattamento con farmaci ipolipemizzanti (statine, fibrati, omega 3; n = 142, 44%) o con farmaci antipertensivi (n = 219, 67%) (dati non mostrati). Inoltre, i livelli di TSH erano paragonabili nei soggetti diabetici con e senza trattamento ipolipemizzante (1,54 ± 0,78 mIU/L vs 1,53 ± 0,74 mIU/L; rispettivamente; p = ns) o antipertensivo (1,55 ± 0,73 mIU/L vs 1,50 ± 0,81 mIU/L; rispettivamente; p = ns). All’analisi univariata, i livelli di TSH mostravano un’associazione inversa con età (p = 0,02) e il sesso maschile (p = 0,03); i valori di TSH erano, inoltre, positivamente associati con i livelli di trigliceridi (p = 0,02) e, sebbene in modo non significativo, con quelli di colesterolo totale (p = 0,078) (Tab. 3). All’analisi multivariata, eseguita includendo nel modello tutte le variabili associate ai livelli di TSH all’analisi univariata, una più giovane età (p = 0,042) e il sesso femminile (p = 0,045) erano le sole variabili che rimanevano associate in modo indipendente ai livelli di TSH (Tab. 3). Discussione La prevalenza di patologie tiroidee è più alta nei soggetti diabetici rispetto a quella osservata nella popolazione generale1. Il diabete di tipo 1 e le malattie autoimmuni della tiroide con- Tabella 3 Regressioni uni- e multivariate tra i valori di TSH e i parametri in studio, in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 partecipanti allo studio. Regressione Regressione univariata multivariata β p β p Età Sesso BMI Circonferenza vita PA sistolica PA diastolica Glicemia HbA1c Colesterolo totale Colesterolo HDL Colesterolo LDL Trigliceridi Ipertensione arteriosa Statine/fibrati/Ω3 FT3 FT4 –0,008 –0,187 0,008 0,004 0,07 0,06 0,00 –0,03 0,002 0,002 0,001 0,001 0,04 0,01 0,03 0,007 0,02 –0,007 0,042 0,03 –0,176 0,045 0,22 0,38 0,15 0,23 0,56 0,23 0,078 0,001 – 0,98 0,68 0,023 0,001 – 0,62 0,87 0,53 0,20 8 A. Giandalia et al. dividono una comune suscettibilità genetica e frequentemente si manifestano insieme ad altre malattie autoimmuni organo-specifiche. La disfunzione tiroidea è, infatti, di più comune osservazione nei soggetti con diabete di tipo 1, rispetto a quelli con diabete di tipo 2, potendo interessare fino a un terzo di tale popolazione3. Anche nel diabete di tipo 2, tuttavia, la prevalenza di disfunzione tiroidea è maggiore rispetto a quella osservata nella popolazione generale, risultando in alcuni studi perfino simile a quella osservata nel diabete di tipo 1, soprattutto nei soggetti con età avanzata3. Nonostante il potenziale effetto negativo della disfunzione tiroidea sulla storia clinica del diabete, a tutt’oggi non esiste consenso unanime circa le strategie di screening delle patologie tiroidee nei soggetti con diabete3. I punti più discussi riguardano la scelta dei test da eseguire, il timing e l’effettiva necessità di uno screening rivolto a tutti i soggetti con diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2. I livelli sierici di TSH rappresentano l’indice più sensibile della funzionalità tiroidea, in assenza di patologie dell’asse ipotalamo-ipofisario. Le variazioni dei livelli di TSH, infatti, generalmente precedono quelle degli ormoni tiroidei nell’evoluzione clinica delle tireopatie. Tuttavia, le linee guida dell’American Diabetes Association (ADA) raccomandano di misurare i livelli di TSH e gli autoanticorpi tiroidei in tutti i soggetti con diabete mellito di tipo 1 alla diagnosi e successivamente ogni 1-2 anni, ma non forniscono chiare indicazioni sui soggetti con diabete di tipo 219. L’American Thyroid Association suggerisce controlli frequenti della funzionalità tiroidea, sia nei soggetti con diabete di tipo 1 sia in quelli con diabete di tipo 220. Valori di TSH ai limiti superiori della norma sembrano predittivi dello sviluppo di ipotiroidismo: infatti valori di TSH superiori a 2,0 mIU/L sono stati associati a un aumento del rischio di ipotiroidismo nella popolazione generale21. Negli ultimi anni, una grande attenzione è stata posta, inoltre, sul range di normalità dei livelli di TSH, dal momento che è in discussione l’abbassamento del limite superiore di normalità, attualmente fissato intorno a 5 mIU/L. Già nel 2003, l’American Association of Clinical Endocrinologists (AACE) aveva proposto di abbassare tale limite a 3,0 mIU/L22. Infatti, nella popolazione generale i livelli di TSH nei soggetti apparentemente sani hanno una distribuzione logaritmica: nell’80% dei casi sono compresi tra 0,3 e 2,0 mIU/L, mentre nel 97,5% sono inferiori a 5,0 mIU/L23. Nella nostra casistica la distribuzione del TSH era nella grande maggioranza dei pazienti inferiore a tali limiti. Al di là degli effetti dei livelli del TSH al di fuori del range di normalità, negli ultimi anni sono emerse numerose evidenze di un’associazione tra normali livelli di TSH e vari parametri metabolici e fattori di rischio CVD, quali i lipidi plasmatici, i valori di pressione arteriosa e il BMI11,13-16. Questo suggerisce la capacità degli ormoni tiroidei di influenzare il metabolismo lipidico ed energetico, anche nei soggetti eutiroidei. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’eventuale associazione tra i valori plasmatici di TSH, il profilo metabolico e l’assetto lipidico, in un gruppo di soggetti eutiroidei affetti da diabete di tipo 2, regolarmente afferenti a due centri diabetologici del Sud Italia (Sicilia e Calabria). Questi ambulatori incidono in un’area geografica con una moderata carenza iodica24,25, che potrebbe associarsi a un’aumentata prevalenza di tireopatie gozzigene, per la maggior parte di tipo non funzionale26. Sebbene nel nostro studio non siano disponibili informazioni né sull’apporto di iodio né sulla prevalenza di gozzo, la nostra casistica è stata accuratamente selezionata per includere nell’analisi solo i soggetti con valori di TSH entro il range di normalità (0,27-4,20 mIU/L) che non facevano uso di farmaci in grado di influenzare la funzione tiroidea e con un’anamnesi negativa per tireopatie. In questa popolazione, all’aumentare dei livelli di TSH si osservava un progressivo aumento, sebbene non significativo, del grado di obesità e un peggioramento del profilo lipidico, e questi dati sono concordi con quelli di altri autori. Infatti, un ampio studio norvegese ha dimostrato un’associazione lineare tra i valori alto-normali di TSH e le concentrazioni di colesterolo totale, colesterolo LDL (LDL-C), colesterolo non HDL (non HDL-C) e trigliceridi, oltre che un’associazione inversa con i livelli di HDL-C11. È interessante osservare come queste associazioni fossero più evidenti nei soggetti in sovrappeso o obesi11; l’associazione tra livelli circolanti di TSH nei limiti della normalità e BMI è stata osservata anche da altri autori12,13. Tali associazioni sembrano essere modulate dal grado di sensibilità insulinica, essendo più evidenti nei soggetti più insulinoresistenti. Bakker e colleghi, per esempio, hanno riscontrato, in un’ampia popolazione di soggetti eutiroidei, non diabetici né ipertesi, una forte associazione tra valori di TSH e livelli di LDL-C, colesterolo totale e non HDL-C, ma tali associazioni erano osservabili solo nei soggetti insulino-resistenti16. In un altro studio condotto in una popolazione di soggetti eutiroidei con livelli di TSH < 3 mU/L, l’età e l’insulino-sensibilità erano gli unici predittori del prodotto TSH×FT417. Inoltre, nel Fremantle Diabetes Study, uno studio che ha coinvolto un gruppo selezionato di donne diabetiche di tipo 2 che non assumevano farmaci ipoglicemizzanti né statine, l’associazione tra TSH e lipidi plasmatici era osservabile solo nei soggetti più insulino-resistenti6. Anche i nostri dati suggeriscono come i soggetti con più elevati valori di TSH possano avere una maggiore prevalenza di obesità, dislipidemia e ipertensione ma, all’analisi multivariata, solo il sesso femminile e una più giovane età erano predittori indipendenti dei valori di TSH. Mentre è noto che i valori di TSH sono in generale più elevati nelle donne rispetto agli uomini, l’associazione negativa con l’età non era attesa. Nella nostra popolazione l’età media era di 63 anni ed è stato dimostrato come la prevalenza di cardiopatia ischemica sia maggiore nei soggetti con ipotiroidismo subclinico di età inferiore ai 65 anni27. La mancata standardizzazione delle metodiche di rilevazione di eventi cardiovascolari nella popolazione del nostro studio non ci consente, purtroppo, di valutare un’eventuale associazione tra tali eventi e livelli di TSH. In conclusione, i dati preliminari di questo studio, ottenuti su un gruppo ben selezionato di pazienti eutiroidei ambulatoriali con diabete mellito di tipo 2, dimostrano che valori più elevati di TSH, entro il range di normalità, si osservano più di fre- Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 quente nei soggetti più giovani e di sesso femminile. Resta da definire il significato clinico di queste associazioni. Infine, il riscontro di una maggiore tendenza all’obesità, alla dislipidemia e all’ipertensione nei soggetti con più elevati valori di TSH suggerisce l’opportunità di valutare, mediante studi specifici, il ruolo delle variazioni dei livelli di TSH sul rischio di eventi cardiovascolari in questi pazienti. Conflitto di interessi Nessuno. Bibliografia 1. Perros P, Crimmon RJ, Shaw G, Frier BM. Frequency of thyroid dysfunction in diabetic patients: value of annual screening. Diabet Med 1995;12:622-7. 2. Duntas LH, Orgiazzi J, Brabant G. 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