articolo completo in pdf - Giornale Italiano di Diabetologia e

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articolo completo in pdf - Giornale Italiano di Diabetologia e
G It Diabetol Metab 2012;32:4-9
Lavoro originale
Livelli di TSH e parametri metabolici
in soggetti eutiroidei
con diabete di tipo 2
RIASSUNTO
La prevalenza delle patologie tiroidee è maggiore nei soggetti
affetti da diabete mellito di tipo 2 rispetto a quella osservata nella
popolazione generale. L’ipotiroidismo conclamato e quello subclinico sono stati associati ad alterazioni metaboliche e a un
incremento del rischio cardiovascolare (CVD, cardiovascular disease). Alterazioni subcliniche della funzionalità tiroidea potrebbero contribuire a peggiorare il profilo di rischio CVD anche nei
soggetti diabetici, sebbene i dati disponibili sulla relazione tra
livelli di TSH (thyroid stimulating hormone, ormone tireotropo) e
fattori di rischio di CVD in questa popolazione siano a tutt’oggi
limitati.
Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare le potenziali
relazioni tra i valori di TSH e il profilo lipidico e metabolico in
325 soggetti con diabete di tipo 2 senza patologia tiroidea nota,
133 uomini e 192 donne, con un’età media di 63 anni, consecutivamente afferenti a due centri diabetologici del Sud Italia.
I soggetti con valori di TSH al di fuori del range di normalità del
nostro laboratorio (0,27-4,2 mIU/L) e quelli in trattamento con
farmaci per patologie tiroidee sono stati esclusi dallo studio.
Il valore medio di TSH in questa popolazione era di 1,53 ± 0,75
mIU/L, con valori di FT3 ed FT4 entro il range della norma.
Considerando uomini e donne separatamente, i livelli di FT4
erano significativamente inferiori nelle donne rispetto agli uomini
(17,02 ± 7,06 vs 19,19 ± 7,70 pmol/L; p = 0,005), mentre non
sono emerse differenze significative nei livelli di TSH ed FT3 tra i
due sessi.
Stratificando la popolazione in studio in base ai valori di TSH,
l’età diminuiva progressivamente dal quartile più basso a quello
più alto di TSH (p = 0,04), mentre vi era un progressivo aumento del BMI (body mass index, indice di massa corporea) e dei
livelli di trigliceridi e di colesterolo totale, sebbene tali differenze
non raggiungessero la significatività statistica.
All’analisi multivariata, una più giovane età e il sesso femminile si
associavano in modo indipendente a più elevati livelli di TSH, in
questa popolazione.
In conclusione, i dati di questo studio indicano che nei pazienti
diabetici di tipo 2 ambulatoriali valori più elevati di TSH, seppur
A. Giandalia1, G.T. Russo1, E.L. Romeo1,
A. Alibrandi2, P. Villari1, A.A. Mirto3,
M.F. Stagno1, G. Armentano3,
S. Benvenga4, D. Cucinotta1
1
Dipartimento di Medicina Interna, Policlinico Universitario
di Messina; 2Dipartimento di Scienze Statistiche,
Università di Messina; 3Centro Diabetologico DEA,
Rossano Calabro (CS); 4Dipartimento Clinico Sperimentale
di Medicina e Farmacologia, Sezione di Endocrinologia,
Policlinico Universitario di Messina, Messina
Corrispondenza: dott.ssa Giuseppina T. Russo,
Dipartimento di Medicina Interna, Policlinico
Universitario di Messina, via C. Valeria, 98124 Messina
e-mail: [email protected]
G It Diabetol Metab 2012;32:4-9
Pervenuto in Redazione il 14-11-2011
Accettato per la pubblicazione il 24-01-2012
Parole chiave: tiroide, TSH, diabete, lipidi, rischio CVD
Key words: thyroid, TSH, diabetes, lipids, CVD risk
Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2
entro il range di normalità, si osservano più frequentemente nei
soggetti più giovani di sesso femminile. Resta da valutare
l’impatto di queste associazioni sul rischio di CVD nei soggetti
affetti da diabete di tipo 2.
SUMMARY
TSH levels and metabolic parameters in euthyroid type 2 diabetic subjects
Thyroid diseases are more frequent in type 2 diabetic subjects
than in general population. Both overt and subclinical hypothyroidism have been associated with metabolic disorders and with
an increased risk of cardiovascular disease (CVD).
Also subclinical thyroid dysfunction might contribute to CVD risk
in diabetic subjects, but available data on the relation between
TSH levels and CVD risk factors in this population are limited.
The aim of the present study was to investigate the interplay
between TSH levels, metabolic parameters and lipid profile in
325 type 2 diabetic subjects without known thyroid disease and
normal TSH values, 133 men and 192 women with a mean age
of 63 years, consecutively recruited among those attending two
diabetic units in Southern Italy.
Overall, in this population, TSH mean value was 1.53-0.75
mIU/L, with FT3 and FT4 levels within the normal range.
Women had lower FT4 levels than men (17.02 ± 7.06 vs 19.19
± 7.70 pmol/L; p = 0.005), whereas TSH and FT3 concentrations were similar in the two genders.
When we stratified study population according to TSH levels,
age decreased from the first to the fourth quartile of TSH concentrations (p = 0.04), while BMI, triglycerides and total cholesterol levels increased, although not significantly.
At multivariate analysis, a younger age and female gender were
the only factors independently associated with higher TSH levels in this population.
In conclusion, our data indicate that in outpatient type 2 diabetic subjects, higher levels of TSH, in the euthyroid range, are
more frequent in younger women. The impact of these associations on CVD risk in diabetic subjects remains to be determined.
Introduzione
Le malattie della tiroide e il diabete mellito sono le due più
comuni endocrinopatie riscontrate nella pratica clinica.
Entrambe le condizioni frequentemente coesistono e la prevalenza della disfunzione tiroidea nei soggetti diabetici è più
alta rispetto a quella osservata nella popolazione generale1.
La relazione complessa tra malattia tiroidea e diabete mellito
ha notevoli implicazioni cliniche: una disfunzione tiroidea
misconosciuta nei pazienti diabetici, infatti, potrebbe comprometterne il controllo metabolico e amplificare il rischio di
malattia cardiovascolare (CVD, cardiovascular disease),
associato al diabete mellito2.
Tuttavia a tutt’oggi non esiste consenso unanime riguardo
alle strategie ottimali di screening e di sorveglianza delle
patologie tiroidee nella gestione routinaria dei soggetti con
diabete3.
Nei pazienti diabetici l’ipotiroidismo è la forma di disfunzione
tiroidea riscontrata più comunemente, con una prevalenza
del 5,7% per l’ipotiroidismo manifesto1, rispetto all’1,1%
5
della popolazione generale4. Anche l’ipotiroidismo subclinico
è di frequente riscontro nei soggetti con diabete mellito;
secondo i dati del NHANES III5 la sua prevalenza negli Stati
Uniti è del 4,3%, mentre la prevalenza osservata nelle donne
con diabete mellito di tipo 2 del Fremantle Diabetes Study
arrivava all’8,6%6.
L’elevata prevalenza di ipotiroidismo osservata nei soggetti
con diabete riveste notevole importanza clinica, a causa
della possibilità che la disfunzione tiroidea influenzi direttamente il compenso glicometabolico. Gli ormoni tiroidei, infatti, possono influenzare il metabolismo del glucosio attraverso vari meccanismi, comprese la regolazione della secrezione insulinica e della gluconeogenesi2.
D’altra parte, anche il compenso glicemico è in grado di
influenzare la funzione tiroidea e bassi valori di triiodotironina
(T3) sono stati osservati in soggetti con grave iperglicemia3.
Inoltre, la coesistenza di diabete può influenzare l’efficacia del
trattamento con ormoni tiroidei nei soggetti con ipotiroidismo7.
Esistono inoltre evidenze che l’ipotiroidismo, sia clinico sia
subclinico, possa aumentare il rischio CVD, per la sua associazione con diversi fattori di rischio, quali la dislipidemia,
l’obesità, l’ipertensione arteriosa, la disfunzione diastolica, la
flogosi sistemica di basso grado, l’ipercoagulabilità e la disfunzione endoteliale8-10.
In particolare, negli ultimi anni, numerosi studi hanno suggerito l’associazione tra più elevati livelli di TSH (thyroid stimulating hormone, ormone tireotropo), seppure entro il range di
normalità, con vari parametri metabolici e fattori di rischio
CVD, suggerendo la possibilità che gli ormoni tiroidei siano in
grado di influenzare il metabolismo lipidico e l’omeostasi
energetica e vascolare, anche nei soggetti eutiroidei6,11-17.
Benché queste osservazioni suggeriscano che la funzione
tiroidea, anche nell’ambito dei valori definiti “normali”, possa
svolgere un ruolo importante nel determinare il profilo metabolico dei soggetti diabetici, i dati a oggi disponibili sulla relazione tra livelli di TSH nei limiti della norma e i fattori di rischio
CVD in questa popolazione sono limitati.
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare i potenziali
rapporti tra i valori plasmatici di TSH, il profilo metabolico e
l’assetto lipidico in un gruppo di soggetti eutiroidei affetti da
diabete mellito di tipo 2.
Materiale e metodi
In questo studio sono stati reclutati 325 soggetti diabetici di
tipo 2, senza patologia tiroidea nota, consecutivamente afferenti a due centri di diabetologia del Sud Italia: la UOC di
Medicina delle Malattie Metaboliche del Policlinico
Universitario di Messina e il centro diabetologico DEA di
Rossano Calabro (CS).
La diagnosi di diabete mellito di tipo 2 è stata posta secondo i criteri suggeriti dagli standard italiani per la cura del diabete mellito dell’Associazione Medici Diabetologi e della
Società Italiana di Diabetologia, 2009-201018; tutti i soggetti
erano in trattamento con terapia dietetica, ipoglicemizzanti
orali, insulina o con una terapia di associazione.
6
A. Giandalia et al.
I criteri di esclusione, validi per tutti i partecipanti, comprendevano: gravidanza, neoplasie, malattie infiammatorie croniche, patologie rilevanti nei 6 mesi precedenti lo studio; in
particolare, sono stati esclusi dallo studio tutti i soggetti con
patologie tiroidee note, con livelli di TSH al di fuori del range
di normalità secondo il nostro laboratorio, in trattamento con
farmaci per patologie tiroidee (levotiroxina, tionamidi ecc.) o
in grado di influenzare la funzionalità tiroidea (IFNγ, amiodarone, litio ecc.).
Tutti i partecipanti allo studio hanno fornito il loro consenso
informato.
Mediante un questionario standardizzato sono stati raccolti i
dati anamnestici e riguardanti lo stile di vita. La pressione
arteriosa, l’indice di massa corporea (body mass index, BMI)
e la circonferenza vita sono stati misurati con metodiche
standard.
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a prelievo venoso
dopo 12-14 ore di digiuno. I livelli a digiuno di glucosio, colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi sono stati dosati
con metodiche standardizzate. Il colesterolo LDL è stato calcolato con la formula di Friedwald. L’emoglobina glicata
(HbA1c) è stata dosata con la tecnica HPLC; i valori considerati normali nel nostro laboratorio sono 4-6% (Diamat, BioRad Laboratories, Milano).
I livelli sierici di TSH (mIU/L, range di normalità 0,27-4,20),
FT4 (pmol/L, range di normalità 12,0-22,0) e FT3 (pmol/L,
range di normalità 3,0-8,5), sono stati dosati con kit commerciali forniti dalla Roche Diagnostics (Mannheim,
Germany).
Analisi statistica
I dati sono stati valutati con l’ausilio del programma statistico SPSS versione 11.0 per Windows (SPSS Inc. Chicago,
IL). I risultati sono espressi come medie ± deviazione standard (DS) e numero di casi (%). Per il confronto di misure
categoriche è stato utilizzato il test chi-quadro (χ²), per confrontare le variabili continue è stato utilizzato il test ANOVA. È
stato considerato significativo un valore di p < 0,05.
Risultati
Le caratteristiche cliniche dei 325 soggetti partecipanti allo
studio sono mostrate nella tabella 1.
I pazienti (133 uomini e 192 donne) avevano un’età media di
63 anni, erano in media obesi (BMI medio 31 kg/m2; circonferenza vita 103 cm), con un valore di HbA1c di 7,7% e un
profilo lipidico caratterizzato da valori di LDL-C calcolato di
poco più elevati, in media, di quanto raccomandato per i
pazienti con diabete di tipo 2 (LDL-C medio 116 mg/dl) e
valori medi di colesterolo HDL (HDL-C) e trigliceridi di 50
mg/dl e 147 mg/dl, rispettivamente.
Il 67% dei soggetti partecipanti allo studio era affetto da ipertensione arteriosa, in trattamento farmacologico specifico, e
il 44% era in trattamento con farmaci ipolipemizzanti (statine,
fibrati, omega 3).
Tabella 1 Caratteristiche cliniche dei soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 partecipanti allo studio.
Soggetti eutiroidei
con diabete
di tipo 2
n
325
M n (%)
133 (41)
Età (anni)
62,8 ± 12,8
BMI (kg/m2)
30,8 ± 6,5
Circonferenza vita (cm)
103,3 ± 13,3
PA sistolica (mmHg)
130,4 ± 17,1
PA diastolica (mmHg)
78,3 ± 9,1
Glicemia a digiuno (mg/dl)
167,1 ± 62,2
HbA1c (%)
7,7 ± 1,6
Colesterolo totale (mg/dl)
187,5 ± 43,0
Colesterolo HDL (mg/dl)
49,99 ± 14,5
Colesterolo LDL (mg/dl)
116,5 ± 39,8
Trigliceridi (mg/dl)
146,6 ± 86,2
Ipertensione arteriosa n (%)
219 (67,4)
Statine/fibrati/Ω3 n (%)
142 (43,7)
TSH (mIU/L)
1,5 ± 0,7
FT3 (pmol/L)
5,1 ± 1,4
FT4 (pmol/L)
17,9 ± 7,4
I dati sono n, % e medie ± SD.
Il valore medio di TSH in questa popolazione era di 1,53 ±
0,75 mIU/L, con valori di FT3 ed FT4 entro il range di normalità.
I livelli di FT4 erano significativamente inferiori nelle donne
rispetto agli uomini (17,02 ± 7,06 vs 19,19 ± 7,70 pmol/L;
p = 0,005), mentre non sono emerse differenze significative
nei livelli di TSH ed FT3 tra i due sessi (dati non mostrati).
Per valutare l’eventuale relazione tra i valori di TSH e i parametri in studio, la popolazione è stata stratificata in quartili di
TSH.
Come mostrato nella tabella 2, tra tutti i parametri esplorati,
solo l’età differiva significativamente in base ai quartili di TSH
(p = 0,04). Rispetto al primo quartile (TSH ≤ 0,96 mIU/L), nel
quartile più alto (TSH ≥ 1,80 mIU/L) vi era una minore percentuale di soggetti di sesso maschile (32,5% vs 45,1%), più
elevati valori di BMI e circonferenza vita (31 vs 29,5 kg/m2,
104 vs 101 cm, rispettivamente), minore glicemia a digiuno
ed emoglobina glicata (160 vs 167 mg/dl e 7,5 vs 7,9%,
rispettivamente), maggiori valori di colesterolo totale e colesterolo LDL (193 vs 183 mg/dl e 117 vs 112 mg/dl), più elevati valori di trigliceridi (154 vs 125 mg/dl), una maggiore percentuale di pazienti ipertesi (65% vs 60%) e meno pazienti in
trattamento con farmaci ipolipemizzanti (41% vs 46%).
Tuttavia, tutte queste differenze erano modeste e non statisticamente significative, con la sola eccezione dei trigliceridi
(p = 0,04).
Risultati simili sono stati osservati quando abbiamo valutato
7
Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2
Tabella 2 Parametri clinici, profilo lipidico
diabete di tipo 2 partecipanti allo studio.
Quartili di TSH
I
TSH (mIU/L)
0,51–0,96
n
82
M n (%)
37 (45,1)
TSH (mIU/L)
0,7 ± 0,1
Età (anni)
65,4 ± 10,3
PA sistolica (mmHg)
128,8 ±17,5
PA diastolica (mmHg)
77,2 ± 9,3
BMI (kg/m2)
29,5 ± 5,7
Circonferenza vita (cm)
101,1 ± 13,6
Glicemia (mg/dl)
166, 8 ± 49,0
HbA1c (%)
7,9 ± 1,6
Colesterolo Tot (mg/dl)
182,8 ± 41,7
Colesterolo HDL (mg/dl)
52,2 ± 17,3
Colesterolo LDL (mg/dl)
112,1 ± 39,7
Trigliceridi (mg/dl)
125,5 ± 51,2
Ipertensione n (%)
49 (59,7)
Statine/fibrati/Ω3 n (%)
38 (46,3)
e metabolico in base ai quartili di TSH nei soggetti eutiroidei con
II
TSH (mIU/L)
0,97–1,37
82
32 (39,0)
1,2 ± 0,1
60,4 ± 14,6
128,3±16,3
77,9 ± 7,9
30,9 ± 6,6
102,9 ± 12,9
171,2 ± 49,0
7,9 ± 1,9
185,9 ± 48,8
46,8 ± 12,6
122,9 ± 53,2
146,8 ± 82,0
57 (69,5)
32 (39,0)
III
IV
TSH (mIU/L)
TSH (mIU/L)
p1
1,38–1,79
1,80–3,28
81
80
38 (46,9)
26 (32,5)
–
1,7 ± 1,2
2,6 ± 0,5
< 0,001
63,9 ± 11,6
61,3 ± 13,8
0,04
133,3 ±19,3
131,5 ± 15,0
–
79,8 ± 9,7
78,3 ± 9,4
–
31,5 ± 6,2
31,1 ± 7,2
–
105,8 ± 14,5
103,7 ± 12,1
–
171,2 ± 69,4
159,7 ± 60,3
–
7,4 ± 1,5
7,5 ± 1,5
–
188,5 ± 41,9
192,6 ± 3 9,4
–
49,6 ± 13,5
51,1 ± 13,7
–
114,7 ± 33,2 117, 3 ± 36,8
–
159,4 ± 100,7 154,4 ± 98,8
–
61 (75,3)
52 (65,0)
–
39 (48,1)
33 (41,2)
–
p2
–
< 0,001
0,03
–
–
–
–
–
–
–
–
–
0,04
–
–
I dati sono n, % e medie ± SD. Sono mostrati solo i valori di p significativi.
p1: valore di p per confronti interquartile di TSH nei soggetti; p2: valore di p per confronto del I vs IV quartile di TSH.
i parametri in studio in base ai livelli di TSH escludendo specifici sottogruppi di pazienti, quali quelli in trattamento con
farmaci ipolipemizzanti (statine, fibrati, omega 3; n = 142,
44%) o con farmaci antipertensivi (n = 219, 67%) (dati non
mostrati).
Inoltre, i livelli di TSH erano paragonabili nei soggetti diabetici con e senza trattamento ipolipemizzante (1,54 ± 0,78
mIU/L vs 1,53 ± 0,74 mIU/L; rispettivamente; p = ns) o antipertensivo (1,55 ± 0,73 mIU/L vs 1,50 ± 0,81 mIU/L; rispettivamente; p = ns).
All’analisi univariata, i livelli di TSH mostravano un’associazione inversa con età (p = 0,02) e il sesso maschile
(p = 0,03); i valori di TSH erano, inoltre, positivamente associati con i livelli di trigliceridi (p = 0,02) e, sebbene in modo non
significativo, con quelli di colesterolo totale (p = 0,078) (Tab. 3).
All’analisi multivariata, eseguita includendo nel modello tutte
le variabili associate ai livelli di TSH all’analisi univariata, una
più giovane età (p = 0,042) e il sesso femminile (p = 0,045)
erano le sole variabili che rimanevano associate in modo
indipendente ai livelli di TSH (Tab. 3).
Discussione
La prevalenza di patologie tiroidee è più alta nei soggetti diabetici rispetto a quella osservata nella popolazione generale1.
Il diabete di tipo 1 e le malattie autoimmuni della tiroide con-
Tabella 3 Regressioni uni- e multivariate tra i valori di TSH e i parametri in studio, in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2 partecipanti allo studio.
Regressione
Regressione
univariata
multivariata
β
p
β
p
Età
Sesso
BMI
Circonferenza vita
PA sistolica
PA diastolica
Glicemia
HbA1c
Colesterolo totale
Colesterolo HDL
Colesterolo LDL
Trigliceridi
Ipertensione arteriosa
Statine/fibrati/Ω3
FT3
FT4
–0,008
–0,187
0,008
0,004
0,07
0,06
0,00
–0,03
0,002
0,002
0,001
0,001
0,04
0,01
0,03
0,007
0,02 –0,007 0,042
0,03 –0,176 0,045
0,22
0,38
0,15
0,23
0,56
0,23
0,078 0,001
–
0,98
0,68
0,023 0,001
–
0,62
0,87
0,53
0,20
8
A. Giandalia et al.
dividono una comune suscettibilità genetica e frequentemente si manifestano insieme ad altre malattie autoimmuni
organo-specifiche. La disfunzione tiroidea è, infatti, di più
comune osservazione nei soggetti con diabete di tipo 1,
rispetto a quelli con diabete di tipo 2, potendo interessare
fino a un terzo di tale popolazione3.
Anche nel diabete di tipo 2, tuttavia, la prevalenza di disfunzione tiroidea è maggiore rispetto a quella osservata nella
popolazione generale, risultando in alcuni studi perfino simile a quella osservata nel diabete di tipo 1, soprattutto nei
soggetti con età avanzata3.
Nonostante il potenziale effetto negativo della disfunzione
tiroidea sulla storia clinica del diabete, a tutt’oggi non esiste
consenso unanime circa le strategie di screening delle patologie tiroidee nei soggetti con diabete3. I punti più discussi
riguardano la scelta dei test da eseguire, il timing e l’effettiva
necessità di uno screening rivolto a tutti i soggetti con diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2.
I livelli sierici di TSH rappresentano l’indice più sensibile della
funzionalità tiroidea, in assenza di patologie dell’asse ipotalamo-ipofisario. Le variazioni dei livelli di TSH, infatti, generalmente precedono quelle degli ormoni tiroidei nell’evoluzione
clinica delle tireopatie.
Tuttavia, le linee guida dell’American Diabetes Association
(ADA) raccomandano di misurare i livelli di TSH e gli autoanticorpi tiroidei in tutti i soggetti con diabete mellito di tipo 1
alla diagnosi e successivamente ogni 1-2 anni, ma non
forniscono chiare indicazioni sui soggetti con diabete di
tipo 219. L’American Thyroid Association suggerisce controlli frequenti della funzionalità tiroidea, sia nei soggetti con diabete di tipo 1 sia in quelli con diabete di tipo 220.
Valori di TSH ai limiti superiori della norma sembrano predittivi dello sviluppo di ipotiroidismo: infatti valori di TSH superiori a 2,0 mIU/L sono stati associati a un aumento del rischio
di ipotiroidismo nella popolazione generale21.
Negli ultimi anni, una grande attenzione è stata posta, inoltre, sul range di normalità dei livelli di TSH, dal momento che
è in discussione l’abbassamento del limite superiore di normalità, attualmente fissato intorno a 5 mIU/L. Già nel 2003,
l’American Association of Clinical Endocrinologists (AACE)
aveva proposto di abbassare tale limite a 3,0 mIU/L22.
Infatti, nella popolazione generale i livelli di TSH nei soggetti
apparentemente sani hanno una distribuzione logaritmica:
nell’80% dei casi sono compresi tra 0,3 e 2,0 mIU/L, mentre
nel 97,5% sono inferiori a 5,0 mIU/L23. Nella nostra casistica
la distribuzione del TSH era nella grande maggioranza dei
pazienti inferiore a tali limiti.
Al di là degli effetti dei livelli del TSH al di fuori del range di
normalità, negli ultimi anni sono emerse numerose evidenze
di un’associazione tra normali livelli di TSH e vari parametri
metabolici e fattori di rischio CVD, quali i lipidi plasmatici, i
valori di pressione arteriosa e il BMI11,13-16. Questo suggerisce
la capacità degli ormoni tiroidei di influenzare il metabolismo
lipidico ed energetico, anche nei soggetti eutiroidei.
Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare
l’eventuale associazione tra i valori plasmatici di TSH, il profilo metabolico e l’assetto lipidico, in un gruppo di soggetti
eutiroidei affetti da diabete di tipo 2, regolarmente afferenti a
due centri diabetologici del Sud Italia (Sicilia e Calabria).
Questi ambulatori incidono in un’area geografica con una
moderata carenza iodica24,25, che potrebbe associarsi a
un’aumentata prevalenza di tireopatie gozzigene, per la maggior parte di tipo non funzionale26. Sebbene nel nostro studio
non siano disponibili informazioni né sull’apporto di iodio né
sulla prevalenza di gozzo, la nostra casistica è stata accuratamente selezionata per includere nell’analisi solo i soggetti con
valori di TSH entro il range di normalità (0,27-4,20 mIU/L) che
non facevano uso di farmaci in grado di influenzare la funzione tiroidea e con un’anamnesi negativa per tireopatie.
In questa popolazione, all’aumentare dei livelli di TSH si
osservava un progressivo aumento, sebbene non significativo, del grado di obesità e un peggioramento del profilo lipidico, e questi dati sono concordi con quelli di altri autori.
Infatti, un ampio studio norvegese ha dimostrato
un’associazione lineare tra i valori alto-normali di TSH e le
concentrazioni di colesterolo totale, colesterolo LDL (LDL-C),
colesterolo non HDL (non HDL-C) e trigliceridi, oltre che
un’associazione inversa con i livelli di HDL-C11. È interessante osservare come queste associazioni fossero più evidenti
nei soggetti in sovrappeso o obesi11; l’associazione tra livelli circolanti di TSH nei limiti della normalità e BMI è stata
osservata anche da altri autori12,13.
Tali associazioni sembrano essere modulate dal grado di sensibilità insulinica, essendo più evidenti nei soggetti più insulinoresistenti. Bakker e colleghi, per esempio, hanno riscontrato,
in un’ampia popolazione di soggetti eutiroidei, non diabetici né
ipertesi, una forte associazione tra valori di TSH e livelli di
LDL-C, colesterolo totale e non HDL-C, ma tali associazioni
erano osservabili solo nei soggetti insulino-resistenti16.
In un altro studio condotto in una popolazione di soggetti
eutiroidei con livelli di TSH < 3 mU/L, l’età e l’insulino-sensibilità erano gli unici predittori del prodotto TSH×FT417.
Inoltre, nel Fremantle Diabetes Study, uno studio che ha
coinvolto un gruppo selezionato di donne diabetiche di tipo 2
che non assumevano farmaci ipoglicemizzanti né statine,
l’associazione tra TSH e lipidi plasmatici era osservabile solo
nei soggetti più insulino-resistenti6.
Anche i nostri dati suggeriscono come i soggetti con più elevati valori di TSH possano avere una maggiore prevalenza di
obesità, dislipidemia e ipertensione ma, all’analisi multivariata, solo il sesso femminile e una più giovane età erano predittori indipendenti dei valori di TSH.
Mentre è noto che i valori di TSH sono in generale più elevati nelle donne rispetto agli uomini, l’associazione negativa
con l’età non era attesa. Nella nostra popolazione l’età
media era di 63 anni ed è stato dimostrato come la prevalenza di cardiopatia ischemica sia maggiore nei soggetti con
ipotiroidismo subclinico di età inferiore ai 65 anni27. La mancata standardizzazione delle metodiche di rilevazione di
eventi cardiovascolari nella popolazione del nostro studio
non ci consente, purtroppo, di valutare un’eventuale associazione tra tali eventi e livelli di TSH.
In conclusione, i dati preliminari di questo studio, ottenuti su
un gruppo ben selezionato di pazienti eutiroidei ambulatoriali
con diabete mellito di tipo 2, dimostrano che valori più elevati di TSH, entro il range di normalità, si osservano più di fre-
Livelli di TSH e parametri metabolici in soggetti eutiroidei con diabete di tipo 2
quente nei soggetti più giovani e di sesso femminile. Resta
da definire il significato clinico di queste associazioni. Infine,
il riscontro di una maggiore tendenza all’obesità, alla dislipidemia e all’ipertensione nei soggetti con più elevati valori di
TSH suggerisce l’opportunità di valutare, mediante studi
specifici, il ruolo delle variazioni dei livelli di TSH sul rischio di
eventi cardiovascolari in questi pazienti.
Conflitto di interessi
Nessuno.
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