il pensiero creativo: teorie, metodi, tecniche di applicazione e focus
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il pensiero creativo: teorie, metodi, tecniche di applicazione e focus
UNIVERSITÀ TELEMATICA INTERNAZIONALE UNINETTUNO FACOLTÀ DI PSICOLOGIA Corso di Laurea in Discipline Psicosociali Elaborato finale in Educazione e Nuovi Media IL PENSIERO CREATIVO: TEORIE, METODI, TECNICHE DI APPLICAZIONE E FOCUS SUI CONTESTI EDUCATIVI Relatore: Dott. Luciano Di Mele Candidata: Paola Furia matricola 2027HHHCLDIPSI Anno Accademico 2014/2015 “Molti uomini muoiono senza essere mai nati veramente. Creatività significa aver portato a termine la propria nascita prima di morire. Educare alla creatività significa educare alla vita. Ognuno deve sviluppare la propria creatività produttiva, ognuno deve sentirsi se stesso ed essere se stesso”. Eric Fromm Ringraziamenti Desidero ringraziare tutta la mia famiglia, mia sorella e mio padre che sono dei grandi creativi, ed in particolare mia madre per i suoi continui sostegno, fiducia e amore, sia nella vita che in questa avventura. Ma prime tra tutti le mie ragazze Silvia e Arianna, che amo con tutta me stessa e che in questo periodo mi sono sempre state vicine. Ringrazio tutti i ragazzi che ho incontrato in questo percorso e che mi hanno supportato, in particolar modo Bruno e Giulia, ma in special modo Gianluigi, che mi ha sempre dato fiducia, mi ha aiutato e sopportato oltre che supportato (e non è stata una cosa semplice!). Ringrazio la mia azienda, Telecom Italia, per avermi dato questa opportunità attraverso l’iniziativa “Io imparo, l’azienda è con te”. Infine tutte le persone amiche che amo con tutto il cuore: Barbara, Fabrizia, Marco, Michela, Moira e Silvia, mia sorella, che mi sono sempre state vicine. II Introduzione Il crescente e continuo interesse verso la creatività non è frutto di una moda, ma di una necessità. Come afferma Fromm, se un uomo non sviluppa la propria creatività è come se non nascesse, come se non portasse a termine la propria nascita prima di morire. Sviluppare la propria creatività significa essere se stessi. La creatività concretizza il bisogno umano di espandersi e svilupparsi ed è tipica dell’essere umano. L’esperienza creativa permette all’individuo di realizzare il proprio benessere, qualsiasi sia il suo campo di interesse: nella musica, nell’arte, nello sport, nella lettura di un buon libro o nella conversazione con un buon amico o anche giocando ad una partita di bridge o con un bambino. Lo scopo di tanti studiosi è stato quello di dare una definizione di creatività ma, come afferma Cavallin (2015), è un tentativo inutile: è impossibile costringere in una definizione precisa e puntuale un concetto che rappresenta proprio l’opposto della staticità e della certezza. In un momento di grande cambiamento, imprevedibilità ed incertezza, come quello attuale, la creatività è una competenza e capacità necessaria ad affrontare le incertezze (Morin, 2000); presuppone flessibilità e consente di costruire nuovi modi di adattamento all’ambiente, di comprensione e di costruzione di nuovi significati. La capacità di innovare è prospettiva di benessere sia materiale che psicologico e spirituale della persona. La creatività consente di vivere momenti di vita intensa, esperienze che, come la felicità, concorrono a rendere la vita migliore e permettono di essere protagonisti della propria esistenza. La dimensione creativa appartiene geneticamente all’essere umano, a prescindere dalla sua cultura, educazione, genere o professione ed è di fondamentale importanza coltivarla per una crescita armoniosa, per l’equilibrio mentale e per la salute psicofisica degli individui (Manciocchi, 2012). In questo elaborato daremo uno sguardo alla storia umana legata al creare, all’innovare, all’immaginare e allo scoprire, affronteremo la molteplicità di teorie e l’enorme III interesse che ha portato tanti studiosi a cercare di capire i processi del pensiero che guidano la creatività; vedremo alcune tecniche sviluppate per incrementare questa abilità e sottolineeremo l’importanza dell’educazione alla creatività. Alla fine di questo elaborato vedremo un progetto per lo sviluppo della creatività attuato in alcune scuole primarie della Lombardia. Numerosi studi sottolineano l’importanza dell’educazione della creatività in qualunque fascia di età mentre troppo spesso è relegata ai soli contesti delle scuole primarie. Sono diversi anni che si sottolinea l’importanza di metodi alternativi nell’insegnamento, guardando la necessità di implementare questa capacità in tutti gli individui, anche in chi necessita di metodi alternativi per le difficoltà nell’apprendimento attraverso l’insegnamento tradizionale, ovvero gli alunni con bisogni educativi speciali (BES). L’educazione alla creatività non dovrebbe riguardare rare iniziative o rare occasioni “di convivialità” ma dovrebbe essere far parte di percorsi formativi anche all’interno di università in quanto è un sapere traslazionale e meta-disciplinare che si stimola attraverso il contatto con altri saperi e attraverso la possibilità di trasferire, da un contesto all’altro, contenuti, tecniche, linguaggi e metafore (Cinque, 2010). IV Indice Ringraziamenti............................................................................................II Introduzione .............................................................................................. III Indice............................................................................................................ V Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia ........................... 1 1.1 Il termine creatività: tentativi di definizione ........................................................... 1 1.2 Le differenti denominazioni terminologiche ........................................................... 4 1.3 La personalità creativa: Lombroso, Freud e Guilford ........................................... 10 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività....................... 13 2.1 Un’introduzione ai contributi teorici sulla creatività ............................................ 14 2.1.1 Classificazioni dei principali approcci alla creatività .................................... 14 2.2 I contributi più recenti allo studio della creatività................................................. 17 2.2.1 Le teorie della confluenza .............................................................................. 19 2.2.1.1 Le tre componenti della creatività secondo Amabile.................................. 19 2.2.1.2 Il locus of creativity di Csikszentmihalyi .................................................... 20 2.2.1.3 La teoria dell’investimento della creatività di Sternberg e Lubart ............ 21 2.2.1.4 Il modello sistemico di Puccio, Murdock e Mance ..................................... 23 2.2.2 Creatività come metacompetenza .................................................................. 23 2.2.3 Il modello di produzione creativa di Bruno Munari ...................................... 28 2.3 Il flow .................................................................................................................... 29 2.3.1 Il networked flow: la creatività come processo di rete .................................. 30 2.3.1.1 Le fasi del networked flow .......................................................................... 32 2.4 La valutazione della creatività tramite test ............................................................ 34 2.4.1 Test per misurare il potenziale creativo: i processi cognitivi ........................ 35 2.4.2 Test per misurare il potenziale creativo: i tratti di personalità....................... 39 2.4.3 Test per misurare le proprie attività creative ................................................. 41 2.4.4 Prospettive future ........................................................................................... 43 V Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi........................................................................................ 45 3.1 Metodi per la creatività ......................................................................................... 45 3.1.1 Il metodo di Rossman .................................................................................... 46 3.1.2 Metodo create ................................................................................................ 47 3.1.3 Creative Design Thinking .............................................................................. 48 3.2 Le tecniche a supporto del metodo creativo .......................................................... 50 3.2.1 Sei cappelli per pensare ................................................................................. 52 3.2.2 Mindmapping ................................................................................................. 53 3.2.3 Bacchetta magica ........................................................................................... 53 3.2.4 Making the familiar strange and the strange familiar e Supereroi ................. 53 3.2.5 Pensiero laterale ............................................................................................. 54 3.2.6 SCAMPER ..................................................................................................... 54 3.2.7 Visual brain storming..................................................................................... 55 3.3 Promuovere la creatività in ambiti educativi ........................................................ 55 3.3.1 Lo stile comunicativo-relazionale del docente .............................................. 59 3.3.2 Il contesto ....................................................................................................... 62 3.4 Un progetto di avvicinamento all’arte nella scuola primaria ................................ 63 3.4.1 L’arte nei contesti educativi ........................................................................... 64 3.4.2 La metodologia .............................................................................................. 64 3.4.2.1 La fruizione ................................................................................................. 65 3.4.2.2 La produzione ............................................................................................. 65 3.4.2.3 La discussione ............................................................................................. 66 3.4.3 Formazione per genitori ed insegnanti........................................................... 66 3.4.3.1 Attività laboratoriale: la fruizione .............................................................. 68 3.4.3.2 Attività laboratoriale: la discussione ......................................................... 69 3.4.3.3 Attività laboratoriale: la produzione .......................................................... 69 3.4.3.4 Condivisione dei presupposti teorici .......................................................... 70 Conclusioni ................................................................................................. 72 Riferimenti bibliografici ........................................................................... 73 VI Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia La logica ti porterà da A a B, l’immaginazione ti porterà dappertutto. Albert Einstein In questo capitolo vedremo alcuni tentativi di definizione del termine “creatività”, stileremo una rassegna della storia del termine e delle differenti denominazioni che si sono susseguite nel tempo e, infine, illustreremo il concetto di “personalità creativa” sulla base degli studi svolti sino a metà del secolo scorso. 1.1 Il termine creatività: tentativi di definizione “Per attività creativa intendiamo qualunque attività umana che produca qualcosa di nuovo”. Con queste parole Vygotskij inizia il suo libro “Immaginazione e creatività nell'età infantile”. “Quando, con la fantasia cerco di immaginare un avvenimento futuro, oppure il remoto passato come le lotte dell’uomo preistorico, faccio ben altro che riprodurre delle impressioni che già qualche volta mi sia avvenuto di sperimentare […]. L’attività creativa è quindi quella che rende l’uomo un essere rivolto al futuro, capace di dar forma a quest’ultimo e di mutare il proprio presente.” (Vygotskij, 1992, pp. 19-21). Nella lingua italiana il sostantivo “creatività” rimanda al verbo “creare”, la cui etimologia è da ricondursi alla radice sanscrita kar- che significa “fare”; in sanscrito, infatti, kar-tr è il creatore cioè “colui che fa dal nulla”. Il termine può prestarsi a numerose interpretazioni ed è difficile pervenire a una chiarificazione definitiva delle svariate forme in cui la creatività si manifesta. La creatività è fantasia, immaginazione, 1 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia intuizione, curiosità, ingegnosità, la si trova in tutto ciò che ci circonda, è il prodotto quotidiano dell’attività umana ed è una condizione indispensabile all’esistenza umana che può manifestarsi in una scoperta scientifica rivoluzionaria come nel semplice gesto di rapportarsi con gli altri. Diversi autori definiscono la creatività un “pensiero alternativo”, Joy P. Guilford la definisce “pensiero divergente”, Edward De Bono un “pensiero laterale”, Ellis P. Torrance “pensiero destro” mentre Max Wertheimer “pensiero produttivo”. Lo spirito creativo è il desiderio di innovare, di esplorare nuovi percorsi, di realizzare sogni. Esso anima tutto il modo di essere, a prescindere da chi si è, esso può entrare nella vita di chiunque, è alla portata di chiunque si senta spinto a provare a migliorare le cose, di chiunque voglia esplorare nuove possibilità, lasciandosi alle spalle una situazione migliore (Goleman, Ray, & Kaufman, Lo spirito creativo, 1999). Il termine “creatività” fa venire in mente, nella concezione comune, un’abilità misteriosa e rara alla portata di pochi individui, prerogativa di persone particolari o particolarmente intelligenti o, a volte, addirittura affetti da patologie. Nel 2008 è stata realizzata un ricerca Ipsos che chiedeva “Che cosa è la creatività?” rivolta ad un campione significativo della popolazione italiana di età compresa tra i 16 e i 35 anni. Qualche anno prima, nel 2004, una ricerca di Eurisko aveva chiesto “Che cosa pensano gli italiani della creatività?” (Ricerca condotta da Eurisko, Convegno “Nuovo e Utile”, Firenze, 28 settembre 2004, pubblicata su NeU, http://nuovoeutile.it/gli-italiano-e-lacreatività-un-commento-alla-ricerca-eurisko-2/). Dai risultati di queste ricerche emerge anzitutto che la creatività assume significati differenti in base ai segmenti di popolazione ai quale ci si rivolge. Per i giovani, la creatività coincide con la fantasia e si esprime in azioni ego-riferite al limite della trasgressività senza alcuna attenzione ai risultati. Per gli adulti, il suo significato si accosta con gli stereotipi secondo cui al femminile si manifesta in prodotti artistici mentre al maschile è espressa nell’area matematico-scientifica. Solo le persone che per professione vivono con sfide creative hanno una visione della creatività come attività 2 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia volta a conoscere, innovare, apprendere dalle esperienze, un’attività che si muove in un percorso e necessita dell’applicazione di un metodo per il raggiungimento di un obiettivo. I risultati emersi evidenziano inoltre che la maggior parte degli italiani percepiscono la creatività come un dono innato più che come talento da sviluppare, la considerano un’attività di autogratificazione piuttosto che l’impegno nella produzione di idee e scoperte utili e innovative. Si ignora, quindi, il fatto che esistono metodi e strumenti per superare le difficoltà, per risolvere i problemi e per diventare creativi. In questa prospettiva la comunità educante e il sistema scolastico sono interpellati per riflettere sulle caratteristiche del proprio metodo di insegnamento in un contesto culturale che si modifica rapidamente e pone una complessità non riscontrata prima (Giorgetti, 2014). La creatività è stata studiata sotto molteplici prospettive: storico-culturale, psicometrica, educativa, neuroscientifica, psicodinamica. Si hanno due principali cornici teoriche: • da un lato la creatività viene studiata sotto l’aspetto delle abilità cognitive caratterizzate dai processi mentali e, in quest’ottica, ci si può chiedere se la creatività appartenga al pensiero quotidiano o se costituisca una peculiare forma di pensiero “divergente” o “laterale”; • dall’altro lato la creatività viene vista come collegata alla personalità e alle differenze individuali. Alcuni ritengono, invece, importante concentrarsi sui prodotti dell’attività creativa, risultati di attività del pensiero collegabili ad abilità intellettive e a meccanismi di trasformazione della conoscenza. L’idea che la creatività sia misurabile tramite i suoi prodotti ha ispirato l’approccio psicometrico, sviluppato da Joy P. Guilford e Ellis P. Torrance. La Gestalt distingue tra pensiero riproduttivo, che applica meccanicamente procedure precedentemente acquisite, e pensiero produttivo, capace di produrre soluzioni originali tramite la ricombinazione creativa degli elementi su cui opera attraverso nuove strutture mentali (Wertheimer, 1959). Questa distinzione trova conferma in alcune ricerche 3 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia neuroscientifiche, le quali evidenziano come gli stati cerebrali legati a produzione di idee originali siano differenti da quelli osservati durante la produzione di idee convenzionali. La letteratura psicoanalitica e psicodinamica si focalizza sul funzionamento del pensiero creativo e lo riconduce al potere generativo del pensiero inconscio. Un esperimento effettuato da Ap Dijksternhuis e Teun Meurs conferma l’attivazione di processi inconsci e l’attivazione di strategie cognitive affidate a processi associativi e divergenti in compiti secondari richiesti in soggetti già impegnati in altre attività (Dijksterhuis & Meurs, 2006). La prospettiva che si occupa di creatività dal punto di vista della personalità prende in esame diversi personaggi illustri definiti con “forte personalità creativa”, esaminandone le determinanti ambientali come quelle educative, sociali, storico-culturali e le determinanti ereditarie. A tal proposito, dall’esame della biografia di alcuni individui emergono delle predisposizioni individuali. Anche se nessun tratto psicologico, preso isolatamente, equivale a “personalità creativa” alcune caratteristiche individuali ne sono fortemente correlate come ad esempio l’autonomia o l’introversione, intesa non come mancanza di abilità sociali, quanto piuttosto come orientamento alla riflessione verso il mondo interiore. Importante è il ruolo svolto dalla curiosità, dal saper cercare e trovare problemi (problem-seeking; problem-finding) prima ancora di risolverli (problemsolving); come afferma anche De Bono, spesso il problema più difficile sta proprio nella formulazione dei problemi (De Bono, 1969). Anche l’intelligenza è correlata alla creatività, sebbene elevate capacità cognitive siano comuni alle persone creative, non è tuttavia dimostrato che l’intelligenza implichi necessariamente abilità creative. 1.2 Le differenti denominazioni terminologiche Se si analizza il termine creativity su Google Ngram Viewer dal 1905 al 2008 si nota che tale termine si affaccia nel 1920 nel corpus dei libri in lingua inglese e la sua presenza continua a salire, fino a restare quasi costante dall’inizio del 1990 al 2008 (cfr. 4 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia Fig. 1). Pertanto l’argomento non sembra essere soggetto, a differenza di molti altri, all’alternarsi di momenti di gloria sulla base delle mode del momento. Fig. 1 Frequenza percentuale del termine creativity nel corpus inglese dei libri considerato da Google Ngram Viewer. Un forte impulso allo studio della creatività si ebbe a partire dagli anni ’50 del secolo scorso: le crescenti conoscenze dei meccanismi della mente umana portarono allo sviluppo di ricerche per promuovere nella persona la scoperta delle proprie capacità creative, nella contrapposizione del pensiero logico-scientifico alle potenzialità dinamiche della mente. In quel periodo Guilford (1950) sottolineò la profonda mancanza di interesse all’epoca per tale argomento da parte degli psicologi. La creatività è un argomento che continua ad attirare l’attenzione di ricercatori e di operatori, superando curiosità del momento. Pertanto affrontare la storia della creatività potrebbe sembrare una cosa semplice (è solo da meno di mezzo secolo che ci si sta interessando all’argomento), tuttavia nella definizione del concetto si affacciano contributi da diverse discipline, come la filosofia, la sociologia e la psicologia, che si intrecciano a creare un quadro ricco ed articolato. Inoltre, sebbene gli psicologi ritengano che il concetto di creatività sia stato studiato solo a partire dagli anni ‘20 dello scorso secolo, esso ha in realtà alle spalle una storia secolare, sebbene la terminologia si sia modificata nel tempo: “immaginazione”, “fantasia”, “invenzione”, “innovazione” sono i termini maggiormente utilizzati in 5 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia precedenza, i quali appaiono semplici ma sottendono tematiche e problematiche legate al “processo”, alle “caratteristiche di personalità” o al “prodotto” che è il risultato dall’atto creativo. Nel saggio “Un’utopia contemporanea” Trombetta (1989) evidenzia come il termine “creare” non esisteva né nella lingua greca né in quella latina. Per i greci la “creazione” implicava una libertà di azione che era possibile solo agli dèi e quindi essi preferivano il termine “poièin”, che indicava l’atto di scrivere delle poesie, e il termine “tèchne”, che indicava il saper lavorare in modo artistico. L’uomo non poteva creare qualcosa di nuovo ma solo esprimere l’intelligenza, l’esperienza, la conoscenza delle tecniche e la capacità di fare qualcosa secondo delle regole preciso, in ambito artistico e in ambito tecnologico. Nella lingua latina i termini utilizzati erano “facere” e “agere”, i quali si avvicinano ai verbi greci ma assumono un significato differente. Con l’avvento del primo cristianesimo le cose non sembrano cambiare: da una parte c’è il Dio creatore che crea dal nulla e dall’altra l’uomo “artigiano” o “artista” scopre le leggi divine e non ricerca ciò che non può conoscere, né esprime la sua libertà in quanto egli stesso è oggetto di creazione. L’artista può al massimo “scoprire”, ma non “inventare”, in quanto non partecipa al disegno divino. Nel Rinascimento gli uomini acquisiscono il senso dell’indipendenza, della libertà e creatività e iniziano a dargli voce, avventurandosi in opere artistiche e tecnologiche. Ma ancora non si parla di creatività: l’artista “pensa”, “modella”, “realizza” delle opere. Il campo artistico e quello scientifico e tecnologico sono in fermento ma, nonostante tutti i progressi, ancora si risente della lunga storia passata e la condanna di Galileo Galilei ne è la prova. Ciononostante, grazie alla creatività di molti uomini, il progresso va avanti: si “scoprono” dei nuovi continenti, già nel ‘600 si utilizza il microscopio, si introduce la vivisezione dei cadaveri, si accetta la matematica come strumento privilegiato di conoscenza della natura, vengono tradotte opere arabe, si scopre il moto terrestre e si ipotizza l’esistenza di altri mondi. 6 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia In ambito filosofico il termine “immaginazione” per molto tempo ha coinciso con il termine ”fantasia”. Fu Giordano Bruno a considerare l’immaginazione un sapere universale, dove le nozioni fanno capo ad immagini che rimandano ad altre idee, ed è l’immaginazione che consente di cogliere le somiglianze e le affinità tra queste idee. Laddove per Aristotele l’immaginazione svolgeva una mediazione conoscitiva tra i sensi e l’intelletto e per Platone era una facoltà che metteva in rapporto il mondo delle idee con quello delle cose sensibili, secondo Giordano Bruno la capacità di formare immagini svolge un ruolo di mediazione universale. Con Cartesio emerge la necessità di sganciarsi dalla nozione meccanicistica della materia e così il termine “immaginazione” acquista un nuovo significato. Da un lato cerca di individuare un punto di osservazione privilegiato da cui elaborare uno sviluppo del pensiero scientifico. Dall’altro lato il termine identifica la capacità di agire a distanza, si sviluppano le “teorie embriologiche”, si tenta di spiegare alcuni fenomeni inerenti i corpi viventi, si inizia a non dubitare della possibilità di influire sulla generazione (sino ad allora legata alla volontà divina) e quindi nascono suggerimenti per condizionare il sesso, l’aspetto fisico, il carattere del proprio figlio. È Immanuel Kant a tracciare, nel XVIII secolo, un sentiero fecondo. Kant distingue tra “immaginazione riproduttiva”, ossia la capacità di far riaffiorare nello spirito oggetti precedentemente intuiti, e “immaginazione produttiva”, che coincide con la funzione delle intuizioni pure di spazio e tempo. Nella “Critica del giudizio” Kant (1921) sostiene che il libero gioco dell’immaginazione, insieme all’intelletto e alla ragione, produce l’esperienza del bello e del sublime ed è anche simbolo della moralità in quanto ingloba la concezione del “genio” e del “bello”: la moralità è tale solo se l’immaginazione contribuisce alla convivenza sociale. L’immaginativo pone limiti all’irreale, mentre la fantasia deborda, operando in modo inusuale. Nel secolo successivo, nell’ambito della filosofia idealista, scaturisce la nozione dell'uomo come “spirito”, ovvero come attività infinita ed inesauribile che si autocostituisce. Secondo Fichte lo spirito è la realtà umana come attività conoscitiva e pratica e come libertà creatrice. Nella dottrina di Schelling diventa centrale la funzione 7 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia cognitiva dell’immaginazione, che egli denomina “respiro dell’anima”: essa svolge un’azione unificatrice del reale con l’ideale, della natura con lo spirito. Con Hegel l’immaginazione viene distinta per la prima volta dalla fantasia: la prima ha la funzione riproduttiva delle immagini mentre la seconda ha una vera e propria capacità creativa (Hegel, 2006). Un altro cambiamento si ha agli inizi del XX secolo grazie al filosofo francese Frédéric Paulhan, secondo il quale l’arte non è né conoscenza né trasformazione del mondo, né rispecchiamento ideologico, bensì una soppressione della realtà attraverso la menzogna (Paulhan, 1907). Nella teoria dell’invenzione e del genio, riportata in due saggi del 1898, Paulhan sostiene che in ciascun fatto psicologico vi è una parte d’invenzione e una parte d’istinto. L’invenzione vera e propria è l’ultimo momento di un processo che tenta di portare a compimento una sintesi sistematica e intellettuale di due elementi che in precedenza sono vari ed eterogenei. È con Théodule-Armand Ribot che si porta a compimento l’analisi psicologica del processo creativo. Secondo Ribot l’invenzione creatrice è un procedimento che si articola in varie fasi: una fisiologica, una psicofisiologica e una psicologica. La fase psicologica costituisce l’immaginazione creatrice ed è in quest’ultima che viene a mostrarsi esteriormente ciò che avviene all’interno della psiche. In questo modo ogni emozione si concretizza in un’idea o in un’immagine che le dà corpo (Ribot, 1900). Nuove interpretazioni dell’immaginazione saranno elaborate qualche decennio dopo da Jean-Paul Sartre, secondo il quale l’immaginazione ha un potere “irrealizzante” verso le cose: attraverso l’immaginazione la coscienza va oltre la materialità, esprimendo la propria libertà (Sartre, 1940). Degna di nota è anche la posizione Ernst Bloch, il quale afferma che l’immaginazione rende possibile l’impossibile e l’utopia è una forza propulsiva reale della storia. Con Carl G. Jung e Jacques Lacan si assiste ad un cambiamento terminologico: dall’immaginazione si passa all’”immaginario” e si sposta lo sguardo dalla facoltà immaginativa ai suoi prodotti, cercando di analizzarli nella loro struttura interiore (i 8 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia miti, i sogni, la poesia). Secondo Lacan l’immaginario sarebbe il luogo psicologico delle false immagini che l’io produce di se stesso, è quindi uno “specchio” in cui si riflette non quello che siamo ma quello che vorremmo essere. Le aree geografiche-culturali che hanno posto in risalto i primi studi sulla creatività sono la Francia e l’Italia (Trombetta, 2014), avendo un retroterra più favorevole rispetto a Germania ed Inghilterra per via di una diversa impostazione di ricerca. Gli studi francesi sono orientati verso il pensiero in connessione con l’attività cosciente o meno, sia per coglierne il significato sia per individuarne la genesi, mentre l’orientamento italiano tende a trattare tematiche psicologiche con un orientamento più filosofico. In questo contesto risaltano gli studi di Luigi Ambrosi (Ambrosi, 1892) e di Giovanni A. Colozza (Colozza, 1899). Colozza anticipa qualcosa che verrà elaborato e proposto molti anni dopo da Guilford nel tratteggiare il pensiero “divergente”. Secondo Colozza il pensiero creativo presenta diversi livelli: - il livello “minimale” o “combinatorio”, caratterizzato dall’intensità quantitativa delle informazioni o delle operazioni effettuate; - il livello “intermedio” o “mutativo”, caratterizzato dal grado di differenziazione di un elemento o di un prodotto attraverso caratteri come l’originalità, l’ingegnosità, la novità o la complessità; - il livello più alto, quello “trasformativo”, caratterizzato dalla sua eleganza, bellezza, semplicità, fruibilità e utilizzazione scientifica. Il passaggio tra un livello e l’altro è di tipo qualitativo. Importanti studi sono quelli effettuati sui bambini, sull’uso di droghe e sulle personalità creative. In polemica con Paola Lombroso (Lombroso P. , 1904), secondo la quale i bambini possiedono una scarsa fantasia, Cipriano Giacchetti (Giacchetti, 1912) evidenzia lo spiccato senso del meraviglioso presente nei bambini, nonostante essi siano in possesso di pochi elementi per distinguere il reale da ciò che non lo è. Grazie a delle ricerche effettuate nel 1912, il cui argomento era “davanti al fuoco”, fu evidenziata l’importanza di fattori come l’ambiente, l’educazione, il tipo di insegnamento, le letture, 9 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia le occasioni di osservazione, la prontezza, la comprensione e la disinvoltura (Giacchetti, 1912). Il bambino dimostra nei giochi e nelle bugie la fantasia che possiede. Un altro importante argomento affrontato da Giacchetti è quello relativo alle “intossicazioni” da sostanze come la canapa indiana o l’oppio, le quali producono una fantasia “fittizia ed essenzialmente improduttiva” (Giacchetti, 1912, p. 270). Oltre al termine “immaginazione”, un altro termine che è sinonimo di “creatività” è “invenzione”, il quale va distinto dal termine “scoperta”: il primo si ricollega all’opportunità di trovare elementi che soddisfano un rapporto estetico, sociale, tecnologico, mentre il secondo stabilisce un nesso tra gli elementi. Paulhan considera l’invenzione come una risposta che si origina attraverso un lavoro faticoso a cui partecipa l’intero organismo, alla base della quale c’è l’affettività, un sentimento che mette in moto l’immaginazione creatrice. 1.3 La personalità creativa: Lombroso, Freud e Guilford Per diverso tempo la persona creativa è stata considerata affetta da una particolare patologia, come risultato di tradizioni greche e romani. In tempi molto più recenti, a fine ‘800, anche Lombroso considerava la creatività una forma di psicosi degenerativa appartenente alla famiglia delle affezioni epilettiche (Lombroso C. , 1864). Per trovare una conferma alla sua teoria, egli si dedicò allo studio della vita di famosi geni dell’umanità che furono epilettici tra cui Napoleone, Molière, Giulio Cesare, Petrarca, Maometto, Flaubert, Carlo V, Dostoevskij e San Paolo. Secondo Lombroso il genio non è più divinità né eroe (come suggerito dalla teoria evoluzionistica), bensì la figura del genio è umanizzata al punto da confonderla con la follia: il genio è tale perché vede cose che gli altri non vedono e tale capacità, secondo Lombroso, è causata dagli spostamenti degli organi interni dovuti all’eccessivo sviluppo cerebrale, a discapito di una mancanza o un ridotto sviluppo di altri organi. 10 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia Lombroso fece riferimento ad un ampio ventaglio di studi sulla genialità svolti in Italia ed Europa, ma destarono molte perplessità sia la metodologia utilizzata, che considerava il testo letterario come una manifestazione trasparente dello stato psichico del suo autore, sia l’affidamento a fonti del tutto incontrollate. Non è stato soltanto Lombroso ad occuparsi della relazione tra pazzia e genio, tra altri autori troviamo anche Anne Anastasi (Anastasi, Differential psychology, 1937) e Lange-Eichbaum (Lange-Einchbaum, 1951). I contributi maggiori sui rapporti tra personalità creativa e patologia provengono dalle teorie psicoanalitiche. Sigmund Freud, anche se non si è interessato direttamente all’aspetto psicologico della personalità creativa, ha fornito delle indicazioni per rintracciare le forze motivanti in un artista. Sono interessanti gli studi sulla formazione della personalità nel periodo della prima infanzia, sia essa nevrotica, normale o creativa. Nel suo saggio dedicato a Leonardo da Vinci, Freud (Freud, 1924-1942) scrive dell’artista come “insidiato” da fortissimi bisogni pulsionali: vorrebbe conquistare amore, potere e ricchezza ma, mancandogli i mezzi per raggiungere tali soddisfazioni, egli si distacca dalla realtà e trasferisce tutto il suo interesse sulle formazioni di desiderio di una vita fantastica. I desideri insoddisfatti divengono così le forze propulsive della fantasia, essa diventa un meccanismo atto ad appagare i desideri, a correggere, a modificare, immaginativamente, le situazioni imbarazzanti e incresciose della realtà. Ernest Jones (Jones, 1962) sintetizza il pensiero di Freud affermando che secondo quest’ultimo l’artista è predisposto all’introversione, pertanto non gli ci vuole molto per diventare nevrotico. Di tutt’altro orientamento sono le ricerche sulla personalità creativa a partire dagli studi di Guilford. Secondo questo autore la personalità creativa sa utilizzare e sviluppare adeguate strategie cognitive, si muove nell’ambito della sanità e della normalità, è volta alla libertà, alla sensibilità e all’innovazione. Si è unanimi nel considerare cruciale il celebre articolo sulla creatività di Guilford (Guilford J. P., 1950) ai fini della nascita degli interessi scientifici, culturali, sociologici ed educativi per gli studi psicologici in questo settore. 11 Capitolo 1 Il concetto di creatività: definizioni e storia In realtà ciò che ha reso peculiare gli studi più recenti sulla creatività non è da attribuirsi alla loro novità, bensì al mutato clima politico, culturale e sociale che si è verificato dopo la Seconda guerra mondiale. La creatività si trasforma in un’esigenza politica e sociale, oltre che culturale. Nel dopoguerra, negli Stati Uniti si pongono una serie di problemi, come ad esempio quello relativo all’educazione e ai programmi più attuali ed efficaci da proporre agli studenti americani. Le ricerche che sono scaturite a partire dall’opera di Guilford si inseriscono in un clima nuovo ed hanno una risonanza superiore al previsto. Esse alimentano, quindi, una pluralità di studi che investono vasti settori della società americana, in primis quello educativo, per il superamento di schemi concettuali rigidi e non più idonei alle nuove esigenze sociali ed economiche. È così che la “pedagogia della divergenza” diviene il pilastro su cui fondare la società. Importanti sono anche gli studi sulla creatività svolti qualche anno prima in Europa da Richard Meili (Meili, 1930, 1949) e da Jeanne Monnin (Monnin, 1934), anche se non riscuotono il dovuto successo in ambito scientifico. Il clima culturale, sociale e politico non era adatto per favorire un approfondimento di tali studi, in quanto orientati ad indagare i fattori presenti in tutti gli individui in situazioni diverse, in particolare al fine di rintracciare la “forma inventiva” nell’ambito dell’intelligenza. La psicologia americana ebbe il merito di proporre un nuovo modello, orientato a “differenziare” la creatività da altri aspetti del pensiero. 12 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività In questo capitolo riportiamo alcune classificazioni dei diversi contributi teorici sulla creatività, per poi soffermarci su alcune teorie significative più recenti. I contributi recenti tendono a considerare la creatività, più che la risultante di un univoco fattore, come una risorsa, individuale o di gruppo, attivabile attraverso la sinergia di diversi elementi di un sistema, i quali non riescono ad attivare l’intero sistema se sono disgiunti tra loro. Andremo poi ad esaminare i modelli che vedono la creatività come una metacompetenza, ossia una competenza trasversale a tutte le discipline e a tutti gli ambiti dell’esistenza. Prenderemo quindi in esame il contributo di un grande grafico italiano, Bruno Munari, che molto ha dedicato alla creatività e al suo aspetto didattico, rivolto spesso ai più giovani. Ci soffermeremo, inoltre, su un aspetto importante della creatività: il flow, ovvero il flusso, l’esperienza che nasce dall’atto creativo, un’energia di fondamentale importanza per l’esistenza umana, che ricopre un ruolo fondamentale nell’individuo, è ciò che da un senso all’esistenza e viene spesso utilizzato in ambito clinico per aiutare i pazienti a superare momenti critici della loro esperienza. Infine, affronteremo una panoramica dei diversi metodi di valutazione della creatività andando ad esaminare quelli che riteniamo più significativi. 13 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività 2.1 Un’introduzione ai contributi teorici sulla creatività Come abbiamo visto nel capitolo precedente, gli studi sulla creatività, iniziati a fine Ottocento, hanno avuto un notevole impulso negli anni Cinquanta del XX secolo – prima negli Stati Uniti e poi in Europa – e hanno modificato il modo di concepire il pensiero creativo. Questo mutamento è stato frutto di un vasto dibattito scientifico che ha coinvolto diverse discipline: neuroscienze, filosofia, pedagogia, sociologia, economia e comunicazione. La quantità e l’eterogeneità dei contributi rendono perciò difficile una categorizzazione che riesca ad inquadrare in modo univoco la creatività, in quanto molti studi la hanno analizzata da prospettive diverse. 2.1.1 Classificazioni dei principali approcci alla creatività Una tradizione ormai consolidata tende ad analizzare la creatività in base al livello di ampiezza del fenomeno, distinguendo una creatività little-C da una creatività big-C (Csikszentmihalyi, 1996; Stein, 1953). La creatività big-C si manifesta in risultati di grande originalità e elevato grado d’innovazione, come un’opera d’arte, una teoria scientifica o un prodotto con caratteristiche radicalmente innovative. La creatività littleC è presente nella vita quotidiana e consente di risolvere situazioni di vita, anche semplici, in modo nuovo ed efficace. Più recentemente è stata proposta la creatività proC (Kaufman & Beghetto, Beyond big and little: The four C model of creativity, 2009), che si colloca tra la little-C e la Big-C: è la zona del creativo che realizza la sua opera in modo concretamente originale ma che non ha ancora raggiunto livelli che si possono considerare artistici, come ad esempio la creatività dei professionisti della progettazione o della comunicazione. Un modo alternativo e più articolato di classificare le teorie sulla creatività si fonda sul tipo di elementi che esse tendono ad indagare ed enfatizzare come predominanti. Nel 1999 Sternberg effettuò una rassegna sugli studi effettuati fino a quel momento sulla creatività e rilevò le difficoltà emerse, prima fra tutte le credenze e gli stereotipi che consideravano la creatività come qualcosa di non spiegabile, di “mistico”. Altre 14 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività difficoltà erano dovute anche al fatto che la creatività era stata considerata come qualcosa di marginale rispetto ai principali filoni di ricerca psicologica, focalizzati soprattutto sullo studio dell’intelligenza e della sua misurazione. Ulteriori difficoltà emergevano per la mancanza di una precisa definizione del concetto, dei suoi elementi di base e per la presenza di approcci di tipo unidimensionale o orientati a fini commerciali (Stenberg,1999). Un’altra modalità di analisi degli studi sulla creatività è fornita dal modello delle 4 P di Mel Rhodes, il quale propone di leggere la creatività attraverso quattro punti di vista diversi: - prodotto, inteso anche come idea o teoria; in questa categoria troviamo autori come Bruner (1976), Amabile (1996), Barron (1969) o Mackinnon (1962); - processo, ovvero il percorso del pensiero creativo; tra le varie teorie che lo descrivono troviamo quelle di Koestler (1969), Ghiselin (1952), Rossman (1931); - persona, responsabile dell’atto creativo; questo tipo di ricerca comprende le teorie degli psicologi della personalità ed è riconducibile ad autori come Guilford (1950), Eynsenck (1993), Sternberg e Lubart (1996); - pressioni su persona, processo e prodotto esercitati dall’ambiente (place) nel quale agisce la persona creativa; qui troviamo le teorie di Winnicott (1971) e Vygotskij (1992). A questi è possibile aggiungere una quinta P, power, che indaga la natura dell’energia generativa che attiva e sostiene il processo creativo nella persona. La motivazione, come forza che spinge nella direzione della realizzazione della soluzione creativa, si alimenta da processi spesso legati a dimensioni psichiche situate nella sfera inconscia o preconscia. Il tema dell’energia generativa interessa l’analisi dei processi psichici profondi che consentono l’espressione del potenziale creativo che è, in una certa misura, determinato anche dall’ambiente culturale e educativo in cui opera una persona e dalla sua storia (Cavallin, 2015). 15 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Un’altra possibilità di classificare le teorie sulla creatività è stata proposta recentemente da Kozbelt, Beghetto e Runco (Sternberg & Kaufman, 2010) e consiste nel classificare le principali teorie allo scopo di confrontarle e individuare per ciascuna i punti di forza e di debolezza. Sono state individuate ben dieci categorie, alle quali Cavallin aggiunge la categoria psicodinamica, relativa agli studi che indagano le fonti energetiche della creatività (Cavallin, 2015). Le undici categorie sono le seguenti: - teorie evoluzionistiche Il potenziale creativo è presente in ciascun individuo, è il risultato dei processi evolutivi e va accresciuto all’interno del sistema scolastico e familiare attraverso il gioco, lo studio e qualsiasi esperienza di apprendimento mirata a sollecitare il pensiero flessibile. I principali autori in questa categoria sono Campbell (1960) e Simonton (1988, 1997). - teorie psicometriche Queste teorie hanno come obiettivo quello di misurare la creatività per poterne quantificare il potenziale di partenza. Tra gli autori troviamo Guilford (1968) e Kogan (1965). - teorie economiche Queste teorie focalizzano l’attenzione sull’influenza del pensiero creativo sulle leggi di mercato e sull’analisi costi/benefici nell’ideazione. I principali autori di riferimento sono Sternberg e Lubart (1999) e Runco (1994). - teorie cognitive Queste teorie spiegano come l’utilizzo di abilità cognitive, come per esempio l’attenzione o la memoria, possano influenzare l’espressione della creatività individuale. In questa categoria abbiamo le teorie di Guilford (1968) e Mednick (1962). - teorie del problem finding Le persone creative sviluppano un processo proattivo, soggettivo ed esplorativo per identificare il problema da risolvere. In questa categoria abbiamo autori come Csikszentmihalyi (1996) e Runco (1994). - teorie del problem solving 16 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività La soluzione creativa dei problemi è un processo razionale frutto del processo cognitivo e della competenza in una disciplina. Tra gli autori abbiamo Ericsson (1999) e Simon (1981). - teorie dello sviluppo La creatività è intesa come risultato dell’interazione tra persona e ambiente, che si sviluppa nel tempo dal potenziale al risultato. Tra gli autori abbiamo Runco (1994) e Helson (1999). - teorie psicodinamiche La creatività è la risultante dell’energia psichica inconscia e preconscia, delle pulsioni profonde orientate a un risultato socialmente accettato; gli autori sono Freud (1924), Kubie (1958) e Barron (1969). - teorie sistemiche La creatività deriva da un complesso sistema di interazioni tra elementi che possono includere processi cognitivi, di personalità, interazione con l’ambiente, competenze e ambito disciplinare specifico. Le teorie più recenti sono collocate generalmente in questa categoria, nella quale troviamo autori come Csikszentmihalyi (1999), Gruber (1981) a Garder (1993). - teorie di processo e di fase La creatività si sviluppa attraverso fasi o elementi e il processo può avere elementi lineari o ricorrenti. Gli autori in questa categoria sono Wallas (1926) e Amabile (1996) - teorie tipologiche Queste teorie valutano l’influenza delle variabili individuali collegate a macro e micro fattori. Il focus non è solo la persona ma anche il processo, il prodotto e il posto. In queste categoria troviamo autori come Kozbel (2008) e Galenson (2006). 2.2 I contributi più recenti allo studio della creatività Il grande interesse verso la creatività è stato stimolato dall'importanza del suo ruolo sia nel campo educativo che in quello del business. Pertanto i contributi sulla creatività 17 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività sono molti e molto diversi tra loro: ci sono studi scientifici, opere divulgative e applicative, strumenti operativi e modelli anche molto suggestivi ma non sempre supportati da evidenze scientifiche. Sternberg e Lubart (1999) individuano sette approcci principali alla creatività: 1. mistico si fonda sull’idea che la creatività sia basata sull’intervento divino: la persona creativa è illuminata dalla creatività; 2. pragmatico si basa sullo sviluppo di metodi empirici per potenziare la capacità creativa, con finalità pratica e operativa di potenziamento dell’abilità; 3. psicodinamico valorizza la dimensione inconscia e preconscia dell’individuo; 4. psicometrico si propone di spiegare la creatività attraverso misurazioni obiettive con l’uso di test; 5. cognitivo si propone di studiare il processo mentale che consente la produzione creativa, utilizzando anche simulazioni attraverso computer che riproducono il funzionamento della mente umana; 6. psicosociale e della personalità indaga le variabili legate alla persona, alla motivazione e alle influenze socioculturali dell’ambiente come fonti di creatività; 7. della confluenza ipotizza che la creatività sia frutto della convergenza di più elementi che intervengono simultaneamente. 18 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività 2.2.1 Le teorie della confluenza L’approccio della confluenza fornisce un contributo articolato e si propone non solo di comprendere la natura della creatività, ma anche di fornire strumenti e programmi utili al suo potenziamento. Le teorie della confluenza considerano contemporaneamente più variabili e gli autori che hanno elaborato modelli classificabili in questa categoria tendono a concepire la creatività come l’insieme di caratteristiche personali, abilità e di prerogative dell’ambiente. 2.2.1.1 Le tre componenti della creatività secondo Amabile Tra gli autori che si basano sulla confluenza abbiamo Teresa Amabile (1983), la quale sostiene che la creatività è generata dalla sinergia di tre fattori: la motivazione intrinseca nella persona a raggiungere il risultato; il possesso delle competenze e abilità in un determinato ambito disciplinare; l’uso di stili di pensiero in grado di gestire la complessità per definire il problema, gestire le difficoltà, mantenere la concentrazione ed impiegare l’energia necessaria a generare il prodotto creativo. Fig. 2 – Le tre componenti della creatività (rielaborazione da Amabile, 1983) 19 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività 2.2.1.2 Il locus of creativity di Csikszentmihalyi Mihalyi Csikszentmihalyi (1996, 1999) afferma che senza la creatività sarebbe difficile distinguere la razza umana da quella animale. La creatività rende la vita più piena e soddisfacente, senza di essa non ci sarebbe stato progresso. Questo autore è tra i primi studiosi a proporre una visione “sistemica” della creatività. Egli elabora il modello the locus of Creativity nel quale afferma che il processo creativo è determinato da tre elementi: - il dominio culturale stabile, formato da elementi simbolici e ruoli; - il campo che seleziona le idee da preservare, formato da esperti del dominio, che decidono quali sono i nuovi lavori da riconoscere, conservare e ricordare; - le persone creative: si tratta di individui con personalità complesse, carichi di energia, capaci di rimanere concentrati per lungo tempo e di fare più cose contemporaneamente, capaci di utilizzare il pensiero convergente e divergente, dotati di una buona intelligenza, curiosi e capaci di generare molte e inusuali idee; essi hanno spesso tratti contrapposti, possono essere sia introversi che estroversi, conservatori e allo stesso tempo ribelli e iconoclasti, appassionati del loro lavoro ma anche estremamente oggettivi. Il processo creativo, per Csikszentmihalyi, è suddiviso in cinque fasi: 1. la preparazione, caratterizzata da grande curiosità e ricerca di informazioni; 2. l’incubazione, spazio oscuro nel quale vengono elaborate e analizzate le informazioni raccolte; 3. l’insight, che si verifica quando i pezzi del puzzle trovano la loro collocazione; 4. la valutazione, fase in cui si decide se l'intuizione è preziosa e vale la pena perseguirla, spesso la parte più emozionante del processo; 5. l’elaborazione del prodotto, processo in cui intervengono tre importanti elementi: l’esperienza personale, i requisiti del dominio e la pressione sociale. 20 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Spesso è determinante la grande curiosità che spinge l’individuo creativo ad interessarsi a determinati problemi, l’ispirazione nasce da conflitti nel dominio e le idee migliori nascono trapiantate dalla prospettiva di altri domini e dalla loro differenza. La pressione sociale contribuisce notevolmente: infatti una scarsa disponibilità economica può ostacolare il processo, come anche una situazione politica avversa. Fig. 3 – Locus of Creativity (rielaborazione da Csikszentmihalyi, 1988) 2.2.1.3 La teoria dell’investimento della creatività di Sternberg e Lubart Secondo Sternberg e Lubart (1995) si hanno sei fattori responsabili del prodotto creativo: 1. Abilità intellettive Sono tre e devono essere compresenti per portare ad un prodotto creativo: • la sintesi, come capacità di vedere il problema da diverse angolature e di saper distinguere una buona idea da una non efficace; • l’analisi, come capacità di valutazione critica di un’idea e capacità di coglierne il valore; • la pratica, come capacità di comunicare e persuadere del valore dell’idea. 2. Conoscenze disciplinari 21 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Sono le competenze specifiche in uno o più ambiti disciplinari, il possesso di regole, principi che consentono un’analisi. 3. Stili di pensiero Sono le modalità di utilizzo del pensiero, ne esistono di tre tipi: • legislativo, con il quale la persona definisce le proprie regole ed utilizza un pensiero ipotetico attraverso un ragionamento indipendente; • esecutivo, presente in chi è capace di seguire le regole e le istruzioni e di farle rispettare; • giudiziario, che consente di valutare regole e procedure ed esprimere un giudizio. 4. Personalità Determinati tratti della personalità favoriscono il pensiero creativo, tra questi l’apertura a nuove esperienze, il sentimento di autoefficacia, la propensione al rischio; determinati tratti liberano l’individuo da preconcetti e pregiudizi e gli consentono di cercare nuove idee. 5. Motivazione È l’energia che spinge all’innovazione e aiuta a mantenere la concentrazione verso l’obiettivo. Può essere di due tipi: • motivazione intrinseca, che parte dall’individuo, è generata da forze e tensioni interne ed è la più efficace; • motivazione estrinseca, generata da fattori esterni alla persona. 6. Ambiente È il contesto nel quale agisce l’individuo, è determinato da fattori sociali, psicologici e fisici ed influenza la capacità creativa dell’individuo. Condizioni favorevoli come libertà di azione e di pensiero, accesso alle informazioni, possesso di metodo, supporto ed incoraggiamento alla creatività aiutano al raggiungimento dell’obiettivo. 22 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Fig. 4 – Teoria dell’investimento della creatività (elaborazione da Lubart e Sternberg, 1995) 2.2.1.4 Il modello sistemico di Puccio, Murdock e Mance Un modello interessante è quello proposto da Puccio, Murdock e Mance (2007) che è riferito alla creatività delle organizzazioni e sottolinea come il prodotto creativo apporti modifiche nell’ambiente, che a sua volta andrà ad influenzare e a creare terreno fertile per nuove idee. Si genera così un loop che genera ulteriore cambiamento creativo. Le variabili di questo modello sono tre: la persona, con il suo bagaglio di competenze; il processo, costituito dalle strategie di pensiero utilizzate; l’ambiente, che influenza la persona sia a livello fisico che psicologico. L’interazione di queste variabili determina il risultato creativo. 2.2.2 Creatività come metacompetenza Secondo gli orientamenti attuali la creatività deve essere considerata come l’insieme di diversi fattori che insieme interagiscono nell’intero processo, nella consapevolezza che il risultato non è determinato dalla semplice somma dei singoli fattori, ma dalla sinergia creata dall’azione di tutti gli elementi. 23 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Fig. 5 – Creatività organizzativa: modello sistemico (Puccio, Murdock, Mance, 2010) Un’importante considerazione è che la creatività è una competenza trasversale a tutti gli ambiti del sapere umano: essa non rappresenta una competenza specifica ma pervade tutta la vita degli esseri umani e diviene necessaria anche per l’evoluzione della specie. La competenza è una caratteristica intrinseca di un individuo che determina in modo causale una performance adeguata in un’attività all’interno di un ambiente. Essa si compone di motivazioni, tratti, ruoli sociali, immagine del sé, conoscenze e abilità. La creatività è, pertanto, intrinseca all’individuo ed è considerata metacompetenza in quanto si impiegano contemporaneamente abilità di diversa natura, essa quindi non può essere considerata al pari di altre abilità utilizzate per risolvere problemi. Secondo quanto affermato da Sternberg (2007) la creatività è principalmente un atteggiamento, un’abitudine mentale, un modo di osservare le situazioni e i problemi del mondo. Essa combina capacità logiche e analogiche con un comportamento pragmatico e finalizzato. Infatti la creatività è caratterizzata dalla consapevolezza di come produrre il cambiamento e dalla libertà di gestirlo verso obiettivi specifici e desiderati, mentre il caso non è creativo ma reattivo. Nella creatività il cambiamento è possibile perché parte dalla consapevolezza di ciò che è necessario fare e di come realizzarlo. In Fig. 6 è sintetizzato graficamente il modello della creatività come metacompetenza, che considera i contributi proposti da diversi teorici. 24 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Fig. 6 – Creatività come metacompetenza Gli elementi sul quale si basa questo modello sono i seguenti: • il prodotto creativo: l’opera, il risultato del processo Il risultato deve essere necessariamente nuovo, oltre che utile e coerente con il contesto, altrimenti non sarebbe creativo ma soltanto riproduttivo. Un’opera o un’idea sono creative sempre in rapporto ad un ambiente che le riconosce e le etichetta come tali. Un’opera creativa è anche nuova e originale, mentre un’opera nuova ed originale non è detto che sia creativa. • l’ambiente È l’ambiente a stabilire e valutare il valore del prodotto ed è importante tale riconoscimento. Csikszentmihalyi , nel suo modello locus of creativity, sul quale ci siamo soffermati precedentemente, individua negli influenzatori del dominio, ovvero del contesto disciplinare specifico, gli esperti in grado di comunicare ed influenzare uno specifico dominio per far sì che venga riconosciuto il valore dell’opera. Si è visto in passato che gli esperti non sempre hanno avuto la capacità di riconoscere il valore di un prodotto, e che tale prodotto sia stata promosso dalla collettività. La creatività riconosciuta dagli esperti è detta creatività ortodossa, mentre quella riconosciuta dalla collettività è detta 25 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività creatività eterodossa: dopo il riconoscimento della collettività, la creatività avrà il riconoscimento degli esperti e diventerà ortodossa. • il processo creativo: ormato dal pensiero complesso, dal metodo e dall’atteggiamento. o Il pensiero complesso integra un pensiero creativo o divergente con una capacità di ragionamento, con il pensiero critico, il problem solving e la decision making. Essi intervengono nelle diverse fasi del processo, da quella della raccolta dei dati, dell’analisi e della valutazione delle informazioni necessarie ed utili a definire e comprendere il problema, sino a quella finale della scelta e implementazione della soluzione originale trovata. o Il metodo assume un ruolo chiave, è la strutturazione del lavoro creativo e consente di utilizzare il pensiero più idoneo nelle diverse fasi del processo. È un elemento facilitante perché ottimizza ogni fase del processo. Sono molteplici i metodi disponibili per accompagnare analiticamente ogni fase del processo. o L’atteggiamento è il modo, spesso inconsapevole, che le persone utilizzano per dare risposte agli stimolo dell’ambiente sia nella relazioni con altri individui, sia nell’interazione con gli eventi. Un atteggiamento possibilista apre maggiori possibilità di successo al risultato creativo, consente di cogliere nei problemi le opportunità, piuttosto che le difficoltà, individua le aperture, consente di osservare le cose senza pregiudizi o valutazioni precoci. Il dubbio sistematico è la certezza di non essere mai sicuri delle informazioni, né del processo e né del metodo. Consente di considerare con cautela le informazioni ricevute, di focalizzarsi sugli obiettivi in modo flessibile, di accettare l’intuizione come strumento di conoscenza della realtà e, pertanto, di considerarla come costrutto soggettivo. • i tratti di personalità I tratti di personalità possono essere determinati da differenze genetiche a livello cerebrale o definiti da elementi di tipo sociale, cognitivo, clinico o affettivo26 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività motivazionale della storia individuale (Feist, 2010). È stato stimato che i fattori genetici legati alla personalità e all’intelligenza influiscono tra il 13% e il 29% sui risultati. Le persone caratterizzate da apertura mentale operano meglio in condizioni e in ambienti destrutturati e sembrano avere più hobby creativi degli altri. Recenti ricerche suggeriscono che ci sia una base biologica all’apertura mentale determinata dall’ormone testosterone (Reuter, Panksepp, Schnabel, & all., 2005). Le neuroscienze hanno contribuito ad approfondire lo studio della creatività nell’ultimo ventennio, grazie anche agli studi sui disordini mentali. Eysenck (1993, 1995) ha rilevato correlazioni tra psicosi e creatività, alcuni tratti clinici risultano correlati alla creatività. • l’energia La fonte dell’energia è la motivazione che alimenta il processo creativo e che lo sostiene anche davanti alle difficoltà e gli inconvenienti. Come abbiamo visto può essere intrinseca o estrinseca. Amabile sostiene che la motivazione intrinseca sia il principio della creatività che la sostiene nel suo perdurare nel tempo, mentre la motivazione estrinseca non produce gli stessi effetti. Per esempio la prospettiva di una ricompensa immediata non sembra facilitare la produzione di idee innovative. Nella teoria dell’investimento della creatività di Sternberg e Lubart (1995, 1996) viene indicata la motivazione orientata all’obiettivo come elemento critico per la creatività, determinata appunto da motivatori. È, quindi, la motivazione intrinseca a creare l’energia per la creatività e a consentire livelli più elevati. Essa rappresenta una forza che parte dall’interno dell’individuo, spesso dalla sua dimensione inconscia. La psicoanalisi sostiene che, dietro al desiderio di creare ci sia un’inconscia paura della morte e il desiderio di superare i propri limiti terreni (Arndt, Greenberg, & Solomon, 1999). • le competenze Sono le specifiche abilità possedute dalla persona in un ambito conoscitivo, in un dominio del sapere. La creatività si produce solamente all’interno delle conoscenze padroneggiate e non in quegli ambiti nei quali si ignorano contenuti e i linguaggi. Attraverso delle evidenze empiriche, Ericsson e Lehmann (1999) 27 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività sostengono l’importanza della conoscenza come driver del processo creativo: infatti individui senza competenze specifiche non sono stati in grado di fornire contributi creativi in contesti specifici. 2.2.3 Il modello di produzione creativa di Bruno Munari Il modello di produzione creativa di Bruno Munari non è di tipo accademico, ma di tipo empirico. È un modello molto interessante in quanto è tratto dall’esperienza dell’autore come grafico, designer, pittore e scrittore che mette insieme elementi trascurati da altri approcci come la rilevanza data alla fantasia e all’immaginazione. Bruno Munari realizza una serie di sette libri per bambini seguiti da diversi capolavori e laboratori rivolti ai più piccoli. Il suo approccio innovativo alla didattica dell’arte ebbe un enorme successo in tutto il mondo. L’autore sposta l’attenzione dal risultato al processo, con l’intenzione di estendere il suo modello agli apprendimenti convenzionali e alle routine scolastiche. Il processo creativo, per Bruno Munari, inizia nel mondo esterno, dove sono presenti stimoli, informazioni ed elementi. Questi elementi stimolano l’intelligenza che, attraverso i suoi processi e le sue operazioni, elabora, valuta e analizza gli elementi che ritiene utili. La memoria consente di confrontare le informazioni acquisite con quelle immagazzinate e memorizzate nel breve, nel medio e nel lungo periodo della vita. Entrano in gioco poi la fantasia, l’invenzione e la creatività. Fig. 7 – Il modello di produzione creativa (Munari, 1977) 28 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività • La fantasia è il pensiero maggiormente libero e privo di vincoli. Esso non tiene conto dei limiti della realtà, si sviluppa come se ogni considerazione fosse possibile, anche se assurda o improponibile. La fantasia costituisce l’innesco del processo creativo e supera ogni tipo di schema. • L’invenzione cerca di trovare un risultato operativo, utilizzabile e tende alla realizzazione pratica. L’invenzione è la dimensione funzionale del processo creativo, che pensa a qualcosa che prima non esisteva e che allo stesso tempo deve possedere un’utilità, risolvere un problema, soddisfare un bisogno. • La creatività tiene in considerazione molteplici aspetti del problema nel momento in cui si genera la soluzione, adotta una visione globale del problema e considera gli aspetti psicologico, economico, sociale, estetico. • L’immaginazione rappresenta il punto di arrivo che congiunge i diversi processi mentali con la definizione concreta del prodotto creativo. L’immaginazione serve a visualizzare ciò che fantasia, invenzione e creatività hanno pensato. L’immaginazione non è creativa di per sé, poiché si può immaginare anche qualcosa che già esiste, ma che non appartiene all’immediato campo percettivo della persona. Il processo termina con la realizzazione dell’artefatto nuovo, utile e funzionale, che andrà a sua volta a divenire parte del mondo esterno come stimolo per un nuovo processo di produzione creativa. 2.3 Il flow Il concetto di flow è stato originariamente proposto da Csikszentmihalyi, che lo ha descritto come una condizione mentale caratterizzata da uno stato affettivo globalmente positivo, elevata concentrazione, coinvolgimento, controllo della situazione, chiarezza degli obiettivi, motivazione intrinseca. Secondo Csikszentmihalyi, la caratteristica peculiare di questo stato mentale è la percezione di sfide elevate nel compito che si sta svolgendo e bilanciate capacità di azione altrettanto elevate per fronteggiarle. 29 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Csikszentmihalyi ha dimostrato, in quasi quarant’anni di studio, che questo è un ingrediente fondamentale della creatività. Le persone creative, a prescindere dal campo del quale si occupano, hanno le intuizioni migliori quando sono “in flow”. “Noi tutti siamo in grado di raggiungere degli stati di concentrazione e benessere detto flow”. Csikszentmihalyi (2006) ci invita ad immaginarci sugli sci durante una discesa, con la nostra attenzione focalizzata sul movimento del nostro corpo, la posizione degli sci, l’aria che soffia sul nostro viso, gli alberi che scorrono veloci accanto a noi. Non ci sono distrazioni, conflitti o contraddizioni, è tutto così perfetto che vorresti durasse per sempre. Questo è il flow. I religiosi lo chiamano “estasi”, gli sportivi “essere in zona” e i musicisti “rapimento estetico”. Quando sono immersi nel flow, gli individui creativi non hanno coscienza del sé e non sono distolti da distrazioni, il senso del tempo è distorto e la loro attività è “autotelica”, ovvero trova in se stessa e nel suo svolgimento lo scopo di realizzarsi. Il flow non provoca felicità per la semplice ragione che nel flow si prova solo ciò che è rilevante per l’attività svolta, la felicità è una distrazione. L’attenzione e concentrazione sono la chiave per raggiungere il flow. 2.3.1 Il networked flow: la creatività come processo di rete Raramente la creatività è riconducibile al contributo di un singolo individuo. Essa è spesso il risultato di una complessa interazione di fattori di natura psicologica, sociale e culturale. Mentre Csikszentmihalyi si è focalizzato soprattutto sull’esame delle caratteristiche del flow come esperienza individuale, Sawyer ha esteso i suoi studi in ambiti collaborativi, con l’obiettivo di comprendere quali fattori facilitano l’instaurarsi di questa esperienza ottimale di gruppo e quali sono le modalità in grado di influenzare la performance creativa. Secondo Sawyer (2007), il raggiungimento del flow di gruppo è il risultato graduale che si basa sullo sviluppo di un senso di fiducia e di empatia reciproca, che culmina in uno stato mentale collettivo in cui le azioni degli individui e del gruppo si armonizzano. La creatività e la collaborazione sono due concetti strettamente legati, in quanto tramite la collaborazione si possono scomporre problemi 30 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività complessi e essere distribuiti in base alle competenze. Inoltre la collaborazione stimola il pensiero divergente, facilita il coordinamento e consente ai membri del gruppo di condividere pratiche, metodi e conoscenze. La ricerca sugli aspetti culturali della creatività ha prodotto dei modelli concettuali che convergono in due filoni principali: quello socio-cognitivo e quello socio-culturale. L’approccio socio-cognitivo si focalizza sulle dimensioni cognitive della creatività di gruppo e sulle possibili strategie per ottimizzarne l’efficacia, quello socio-culturale pone invece maggiore enfasi sull’esperienza della collaborazione creativa, approfondendo il ruolo dei fattori intersoggettivi e culturali. Il modello del networked flow supera i limiti dei due approcci e “ibrida” le due prospettive: • è socio-culturale perché assegna un ruolo fondamentale all’interazione dei partecipanti e agli artefatti fisici e simbolici, si propone di dare conto del processo collaborativo in termini evolutivi, a livello micro e macro genetico, analizza il ruolo del processo creativo nello sviluppo culturale e nei contesti educativi; • è socio-cognitivo per l’interesse rivolto alle dimensioni neuropsicologiche del processo creativo di gruppo, l’orientamento sperimentale-quantitativo della metodologia di ricerca (la social network analysis) e per l’attenzione verso l’ottimizzazione della performance creativa. Il modello del networked flow descrive la collaborazione creativa come un processo che emerge nel gruppo quando sono soddisfatte tre condizioni fondamentali: i membri del gruppo condividono le stesse esperienze emotive (livello massimo di presenza sociale); i membri del gruppo sperimentano una situazione di liminalità, di “stare per”; i membri del gruppo identificano nell’attività comune lo strumento per uscire da tale situazione di liminalità. La presenza sociale è la sensazione di essere con gli altri e con questo concetto si fa riferimento a un meccanismo selettivo ed adattivo che consente al Sé di identificare e interagire con l’Altro mediante la comprensione intuitiva delle sue intenzioni (Riva, Waterworth, Waterworth, & Mantovani, 2011). Gli studi di Rizzolatti e Sinigallia 31 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività (2006) sui neuroni a specchio spiegano il meccanismo tramite il quale l’altro diventa presente nel proprio spazio e come sia possibile mettersi nei panni dell’Altro quando compie un’azione. La presenza sociale permette al Sé di identificare e interagire con l’Altro mediante la comprensione intuitiva delle sue azioni. La presenza sociale può essere imitativa, interattiva ed empatica. Il livello dell’empatia è gerarchicamente il più elevato ed è il momento di massima sintonia di Sé con l’Altro e presuppone l’attivazione dei livelli inferiori. Alti livelli di presenza sociale rappresentano il momento di maggior sintonia e permettono di comunicare ed interagire con maggior immediatezza, superando la dualità in uno stato di co-intenzionalità (o intenzionalità condivisa), nel quale l’obiettivo dell’uno diventa dell’altro. In questa prospettiva, il flow di gruppo (Sawyer, 2007) rappresenta il correlato esperienziale ottimale che indica il raggiungimento, da parte del team, del livello più elevato di presenza sociale (Riva & Milani, 2010). 2.3.1.1 Le fasi del networked flow Il flow di gruppo si verifica quando i membri del team fanno esperienza del livello più elevato di presenza sociale. Quando ciò avviene, il gruppo è in grado di esprimere il suo massimo potenziale creativo e di influenzare la cultura di riferimento. Il raggiungimento di questa condizione ottimale non avviene però in modo immediato, ma attraverso i seguenti sei passaggi: • Fase 1: incontro Questa fase è contraddistinta dal mutuo riconoscimento. Affinché il gruppo si possa formare devono essere soddisfatti dei requisiti come la frequenza di interazione, la condivisione delle norme, la presenza di un sistema di attribuzione dei ruoli e il perseguimento di uno scopo comune. • Fase 2: riduzione delle distanze È la fase nel quale gli individui percepiscono intenzioni simili e tendono a ridurre le distanze che li separano e a formare un sottogruppo, ma ancora non c’è la percezione di rispondenza del contesto con le loro intenzioni. 32 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività • Fase 3: liminalità - azione parallela Il sottogruppo leader percepisce un’intenzionalità comune, si sperimenta un livello elevato di presenza sociale e viene identificata nel gruppo lo strumento per superare la condizione di liminalità che lo caratterizza; l’emergere dell’intenzione collettiva rappresenta il primo vero e proprio atto creativo del gruppo. • Fase 4: networked flow In questa fase si sperimentano elevata presenza sociale ed esperienza ottimale (flow di gruppo) che permettono di operare in modo creativo. La continuità nelle interazioni, la qualità delle medesime, la consapevolezza di partecipare alla creazione di un nuovo artefatto operano come fattori di consolidamento del gruppo. • Fase 5: creazione dell’artefatto L’artefatto è prodotto ma è rilevante solo per il gruppo stesso in quanto non vi è ancora riconoscimento socio-culturale. • Fase 6: applicazione L’artefatto viene esternalizzato e, se riconosciuto, viene veicolato dalla rete sociale di appartenenza trasformando il gruppo creativo in rete creativa alla quale possono partecipare nuovi membri. Se l’artefatto non viene riconosciuto dalla rete sociale esistente, esso non si propaga ma rimane parte integrante della memoria extra-somatica del gruppo. La Social Network Analysis (SNA) è uno strumento utile per studiare le proprietà delle relazioni sociali che focalizza le connessioni che sussistono tra le entità incluse in una rete e può riguardare i collegamenti tra entità più o meno complesse e con scambi di varia natura. Essa si avvale di dati raccolti attraverso questionari o interviste utili a evidenziare la struttura sociale e di rappresentarla in maniera oggettiva su un particolare grafo detto sociogramma (Gaggioli, Milani, & Riva, 2010). 33 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività 2.4 La valutazione della creatività tramite test La creatività, in quanto volta alla crescita intellettuale ed emozionale nel ciclo di vita, rientra tra le aree generali considerate prioritarie per una crescita e uno sviluppo ottimali e sta quindi attraendo l’interesse di numerosi attori direttamente coinvolti nel potenziamento di tale costrutto (Annaruma & Fragnito, 2010). Fino a qualche anno fa gli autori si attardavano nello sviluppo di schemi di tipo classificatorio. Oggi, alla luce del proliferare di cornici teoriche in grado di interpretare i processi creativi, è possibile assistere allo sviluppo di una varietà di strumenti e procedure per valutare la creatività (Villani & Dagnello, L'assessment della creatività in ambito educativo: Una panoramica degli strumenti e delle procedure, 2014). Nel 2000 Cropley ha evidenziato che può essere stilato un elenco di almeno 255 test mirati alla valutazione della creatività. Questo sottolinea la necessità di organizzare concettualmente i diversi modi in cui la creatività può essere misurata (Cropley, 2000). La creatività può essere valutata secondo due prospettive: • come una capacità potenziale o atteggiamento, sia in termini cognitivi che di tratti di personalità; • come un reale comportamento. Nel primo caso, la creatività può essere misurata in relazione ai processi cognitivi coinvolti, in particolare la capacità di eseguire operazioni mentali attivate durante la generazione del risultato creativo; parallelamente possono essere misurati i tratti disposizionali con l’obiettivo di individuare le caratteristiche concepite tipiche degli individui creativi. Nel secondo caso viene misurata la creatività sulla base di comportamenti o artefatti osservabili. 34 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività 2.4.1 Test per misurare il potenziale creativo: i processi cognitivi La prospettiva fattorialista presuppone che la creatività si esprima principalmente attraverso la creazione di numerose e diversificate idee. I test utilizzati per la valutazione richiedono di fornire molte risposte a partire da un determinato stimolo e i risultati sono valutati in base alla ricchezza del flusso di pensiero e alla capacità di seguire nuove direzioni al fine di ottenere risultati non comuni. Tra i test atti a misurare i processi cognitivi abbiamo: • TTCT, Torrance Test of Creative Thinking (1996,1974) È un test di creatività per bambini, misura la generazione di idee originali attraverso la richiesta del completamento di immagini schematiche. È attualmente lo strumento psicometrico più utilizzato per valutare la creatività a partire dai 5 anni di età. Studi a lungo termine hanno rilevato buone correlazioni fra i punteggi del test e il rendimento creativo. Il TTCT mira alla valutazione di dimensioni come l’ideazione fluente, la varietà, la flessibilità, l’originalità, l’elaborazione e la sensibilità al problema. Prevede una forma verbale e una figurale ed è stato validato in Italia da Sprini e Tomasello (1989). • Test della creatività di Wallach e Kogan (1965) Anche questo test misura la generazione di idee originali. Esso sottolinea l’importanza di un’atmosfera di gioco piuttosto che valutativa, senza limiti temporali nelle prove, al fine di riuscire ad ottenere indicazioni reali sulla creatività dei soggetti studiati. La creatività è misurata in termini di numero di associazioni e di originalità delle stesse (Giannattasio, Nencini, & Romagnoli, 1988): chi è più creativo riesce a trovare usi diversi e similitudini più originali fra gli oggetti presentati nel test. Secondo Wallach e Kogan possono essere definiti creativi gli individui caratterizzati da un una più ampia gamma di risposte, rare o uniche. Lo scoring delle diverse prove è costituito da quattro componenti: originalità, padronanza della lingua, flessibilità ed elaborazione. • RAT, Remote Association Test di Mednick (Mednick 1962, 1968; Mednick e Mednick, 1967) 35 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Questo test si propone di misurare la capacità di stabilire associazioni inconsuete. Già Vygotskij nel 1930 sosteneva che l’attività creativa consistesse nella ricombinazione delle informazioni già note o acquisite in precedenza, ossia la capacità di collegare le idee che sono semanticamente distanti le une dalle altre. Tali associazioni si caratterizzano per la loro utilità oltre che per la novità e rarità. Tra le variabili considerate c’è la serendipità (contiguità accidentale), l’associazione rara (tra elementi somiglianti, di stimoli e risposte, anche se diversi e indipendenti tra loro) e la mediazione (che avvicina elementi distanti tra loro attraverso passaggi intermedi. Il RAT è stato ampiamente utilizzato in campo educativo e misura la capacità dei soggetti di produrre associazioni in grado di fornire un collegamento tra parole apparentemente non attinenti tra di loro. • Perdue Elementary Problem Solving Inventory (Feldhusen, Houtz e Ringerbach, 1972) Questo test fa riferimento a ciò che gli psicologi del Gestalt chiamavano “pensiero produttivo”, che consente alle persone di individuare nuove proprietà tra gli elementi forniti e di concepirli ed utilizzarli in nuovi ruoli e prospettive. In particolare questo test vuole misurare la capacità di problem-solving di bambini socio-economicamente svantaggiati, appartenenti a differenti background culturali. • CRT, Creative Reasoning Test di Jaarsveld et al.(2010) Questo test segue lo stesso approccio del Perdue Elementary Problem Solving Inventory e vuole misurare il costrutto di intelligenza e creatività. Questo test è ancora in fase di sviluppo e studi recenti ne stanno testando possibili modifiche ed integrazioni con altri strumenti. • TCD, Test of Divergent Thinking di Frank Williams (1994) Questo test permette di valutare otto fattori del pensiero divergente e della personalità creativa. Con questo test è possibile sia diagnosticare il livello di creatività della performance di un alunno, sia indicare a insegnanti e genitori quei fattori di pensiero divergente e di personalità creativa che risultano più importanti per lo sviluppo della creatività. Può essere somministrato a ragazzi e 36 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività ragazze tra i 6 e i 18 anni sia attraverso una somministrazione individuale che di gruppo. È un test validato anche in Italia. • TCI, Test della Creatività Infantile (Antonietti, Giorgetti, & Pizzingrilli, 2011) È un test italiano per bambini dai 4 agli 8 anni che integra test per valutare le abilità di produzione ideativa spontanea e i compiti di problem-solving, le capacità di ricerca di somiglianza, la propensione verso cambiamenti del punto di vista e la propensione a ricercare molte soluzioni variegate ed originali. Il TCI include prove per valutare la fluidità, la flessibilità e l’originalità in compiti di produzione spontanea, a partire da stimoli visivi o verbali. La prima parte è formata da tre prove: - la prova Esempi richiede di nominare il maggior numero di oggetti aventi una certa caratteristica, - la prova Disegni chiede di elencare i possibili significati di una rappresentazioni grafica; - la prova Usi si propone di nominare il maggior numero di usi possibili di un determinato oggetto. La seconda parte è formata da ulteriori tre prove: - la prova Conseguenze chiede di elencare le possibili conseguenze di eventi bizzarri e fantastici; - la prova Storie si propone di raccontare una storia partendo da un’illustrazione; - la prova Problemi richiede che vengano trovate soluzioni adeguate a semplici problemi di tipo pratico. Il test è ispirato a un modello del pensiero creativo che cerca di comprendere i principali meccanismi psicologici che sono stati messi in luce dalla ricerca e dalle varie prospettive teoriche. • ACR, Ampliamento Collegamento Riorganizzazione (Antonietti, Colombo e Pizzingrilli, 2011) In questo modello la creatività è concepita come un cambiamento entro il sistema dinamico dei processi di ideazione. È stato predisposta una versione per valutare le capacità creative nei bambini in due versioni: junior per bambini dei 37 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività primi due anni della scuola primaria, mentre la forma senior è rivolta agli alunni degli ultimi tre anni della scuola primaria. Il cambiamento cognitivo che sta alla base della creatività può avvenire grazie a tre operazioni mentali: - l’ampliamento, che permette di allargare l’orizzonte mentale e di spezzare i vincoli del pensiero quotidiano; in questa sessione viene chiesto di scegliere tra possibili alternative che variano progressivamente dalla perfetta conformità con lo stimolo fino alla completa incoerenza con ciò che lo stimolo rappresenta nella realtà; - la connessione, che permette di stabilire rapporti tra idee apparentemente disparata oppure di combinare idee in maniere insolite; in questa parte viene chiesto al bambino di scegliere, da un elenco di parole o immagini, gli elementi che egli assocerebbe alla situazione data e di giustificare la scelta; - la ristrutturazione, che conduce a interpretare diversamente il campo cognitivo e i suoi elementi; al bambino è richiesto di fornire ad una situazione ipotetica una risposta tra diverse alternative che variano per originalità, scegliendo lo scenario che secondo lui completa la scena iniziale e, sulla base della sua scelta, inventando una breve storia. L’applicazione dei test a campioni differenti di bambini ha permesso di verificare che le prove sono in grado di discriminare gli studenti in base al loro potenziale creativo. • EPoC, Evaluation of Potential for Creativity (Lubart, Besancon, & Barbot, 2011) Questo test valuta il potenziale creativo focalizzato sui processi cognitivi. È stato sviluppato in Francia e vuole misurare: - il pensiero divergente-esplorativo, che consiste nell’ampliare la gamma di idee, tramite 8 subtest nei quali viene chiesto di generare molte idee in riferimento a un dato stimolo; - il pensiero convergente-integrato, che consiste nel combinare elementi in nuovi modi, tramite 8 subtest che richiedono una composizione integrata e finalizzata di elementi. 38 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività 2.4.2 Test per misurare il potenziale creativo: i tratti di personalità Alcuni autori vedono la creatività come un insieme di tratti della personalità e, pertanto, per valutare la persona creativa utilizzano metodi che comprendono test, indagini biografiche, interviste e la valutazione degli interessi e degli atteggiamenti. Tra i test di personalità utilizzati in questo approccio troviamo: • Adjective Check List di Gough (1960) È un test strettamente focalizzato sulla persona creativa, che può essere somministrato sia individualmente che in gruppo, in un tempo breve di circa 1015 minuti. È formato da 30 aggettivi di cui 18 correlati positivamente alla creatività e la persona che compila il test deve semplicemente contrassegnare gli aggettivi che ritiene adatti a descrivere se stesso. È stato anche validato in Italia (Gough, Heilbrun, e Fioravanti,1981). La valutazione considera cinque aree: il modus operandi della persona, i suoi bisogni, la sua originalità e intelligenza, la sua peculiarità e infine le informazioni per la sua analisi transazionale. • KAI, Adaption-Innovation Inventory di Kirton (1976) Questo test si basa sul presupposto che lo stile cognitivo di ogni individuo può essere posizionato lungo un continuum che va da un alto livello di adattamento ad un alto livello di innovazione. Esso considera non le abilità creative dei soggetti ma i loro stili creativi. I soggetti “adattatori” preferiscono tipicamente l’ordine e la precisione, sono individui efficienti e precisi, gli “innovatori” sono più propensi a sfidare le regole e gli schemi. Esiste una versione in italiano di Prato Previde (1984, 1991). • NEO-PI, Five Factor Personality Inventory di Costa e McCrae (1985) Questo test misura la creatività come un fattore incluso nella valutazione della personalità. È diretto ad individui adulti (sopra i 17 anni), anche se versioni recenti includono altre fasce di età. Il test è composto da 240 item e misura tratti di personalità quali estroversione, piacevolezza, coscienziosità, nevroticismo e apertura all’esperienza, tutte dimensioni connesse alla creatività. Il NEO-PI include coppie di aggettivi bipolari e chiede agli intervistati di votare se stessi su una scala Likert a 9 punti. Questo test ha una validità elevata tra le diverse 39 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività culture ed esiste una versione italiana (Caprara, Barbaranelli, Hahn, e Comrey, 2001). • BFQ-C, Big Five Questionnaire Children (Barbaranelli, Caprara, & Rabasca, 1998) È un test orientato ai bambini e basato sul Big Five Questionnaire per adulti sul modello dei cinque fattori (big five) della personalità: Energia, Amicalità, Coscienziosità, Instabilità Emotiva e Apertura Mentale. Il test rileva caratteristiche importanti come la creatività, la curiosità intellettuale, la capacità di organizzazione personale, il rispetto delle regole, le capacità relazionali, la capacità di esprimere e controllare le emozioni. Esiste sia nella versione per l’autovalutazione che nella versione per l’eterovalutazione diretta a genitori, insegnanti o psicologi. • Rorschach Inkblot Test (Rorschach, 1921) Si tratta di un test proiettivo utilizzato per valutare la personalità creative valutando motivazioni inconsce e bisogni alla base del comportamento creativo. L’assunto base dei test proiettivi è che le risposte a stimoli vaghi tendono a ritrarre stili di personalità. Il test si compone di dieci tavole con macchie d’inchiostro per i quale il soggetto esaminato deve esprimere una propria interpretazione su ciò a cui la macchia somiglia. Le risposte vengono poi interpretate a seconda del tipo di siglatura e di approccio teorico interpretativo: non esistono risposte giuste o sbagliate, ma anni di ricerca hanno condotto a un ricco elenco standardizzato di categorie che, secondo i sostenitori di questo test, rende la valutazione attendibile. Sebbene il test sia principalmente utilizzato in ambito clinico, esso è stato utilizzato anche per la valutazione della creatività: le risposte più originali vengono interpretate come un riflesso di maggior creatività e produttività. • TAT, Thematic Apperception Test di Murray (1943) Anche questo è un test proiettivo molto usato e diffuso. È formato da 31 tavole contenenti foto, immagini e quadri dal significato ambiguo. Undici tavole sono uguali per tutti i soggetti, mentre venti tavole sono specifiche per categorie di età e genere. Si richiede al soggetto di costruire una storia intorno alla figura 40 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività presentata. L’ipotesi di base è che il soggetto si identifichi con il personaggio rappresentato sulle tavole attribuendogli sentimenti e pensieri. Il TAT è stato sviluppato per misurare la creatività ed è stato dimostrato che esso può essere utilizzato per evocare motivazione a creare. 2.4.3 Test per misurare le proprie attività creative Tra i test per la misurazione delle proprie attività creative troviamo i seguenti: • Creative Activities Checklist (Runco 1986, 1987, 1989) È un test per bambini e si basa sul concetto secondo cui quando le persone svolgono attività creative il loro pensiero e le loro azioni sono guidate da una definizione personale di creatività, che può essere molto diversa dalle teorie sviluppate dagli esperti sulla creatività (Plucker & Runco, 1998). Il test chiede semplicemente ai partecipanti di indicare la frequenza con cui hanno partecipato, negli ultimi tempi, ad attività in diverse aree: letteratura, musica, teatro, arte, artigianato, scienza. Runco sostiene che questo tipo di lista sia utile, perché i bambini conoscono meglio di chiunque altro le proprie azioni. • CAQ, Creative Achievement Questionnaire (Carson, Peterson, & Higgins, 2005) Questo test misura realizzazioni creative in dieci settori: arti visive, danza, progettazione architettonica, scrittura creativa, umorismo, invenzioni, scoperte scientifiche, teatro, cinema e arte culinaria. • CEQ, Creative Experiences Questionnaire (Merckelbach, Hoselenberg, & Muris, 2001) Questo test valuta la frequenza con cui un individuo è incline alla fantasia. Il test ha una versione validata in lingua italiana da Chiorri e al. (2008) ed è composto da 25 item. Il questionario presenta una struttura monofattoriale e mira a valutare, in modalità self-report, la propensione alla fantasia in bambini e adolescenti. • ECI, Emotional Creativity Inventory (Averill, 1999) 41 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività Questo test misura la capacità effettiva di sperimentare ed esprimere combinazioni originali e pertinenti delle emozioni, intesa come espressione della ricchezza della vita emotiva di una persona. • BICB, Biographical Inventory of Creative Behaviors (Batey, 2007) Si tratta di un test che non si focalizza esclusivamente sulla creatività. È formato da 34 item e valuta la creatività di tutti i giorni in una vasta gamma di settori, come le arti, l’artigianato, la scrittura creativa, ma anche la creatività sociale, la leadership, il coaching e la mentorship. • CDQ, Creativity Domain Questionnarie (Kaufman, 2006) Questo test misura le credenze degli individui circa il loro livello di creatività in differenti ambiti. Le credenze personali sulla creatività giocano un ruolo critico in molte decisioni difficili, perché le persone usano le proprie convinzioni circa i loro tratti, le loro preferenze ed abilità nel momento in cui scelgono hobby, carriere, amici e partner. Esiste una versione aggiornata del test, il CDQ-R, Revised Creativity Domain Questionnarie di Kaufman, Cole, & Bear (2009). • CAT, Consensual Assessment Technique (Amabile, 1982) Questo test si basa sull’idea che la migliore misura della creatività è la valutazione congiunta di esperti in quel campo. Questa tecnica rappresenta un potente strumento di ricerca, in cui appunto sono dei giudici esperti a valutare la creatività di alcuni prodotti, quali storie, collages, poesie e altri artefatti. È un test rivolto a soggetti in età scolare e fino ad oggi è stato utilizzato in ricerca, ma può essere usato per la valutazione nell’istruzione. • Flow ESM, Experience Sampling Method (Csikszentmihalyi, Larson & Prescott, 1977; Csikszentmihalyi & Larson, 1984) Come abbiamo visto, secondo la teoria di Mihalyi Czikszentmihalyi la principale caratteristica distintiva delle persone creative è la capacità di sperimentare lo stato di flow. Il flow è concettualizzato come un equilibrio tra le opportunità di azione (challenges), le abilità possedute (skills) e l’esperienza di atemporalità e di unità con l’attività in cui l’individuo è impegnato. Nell’ambito di questo approccio, il flusso rappresenta un buon indicatore di persone creative. Sono diversi i metodi sviluppati per misurare il flow; in particolare l’ESM, 42 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività sviluppato presso l’università di Chicago, è una procedura altamente innovativa che tiene conto dell’aspetto dinamico dell’esperienza quotidiana degli individui e allo stesso tempo supera le lacune metodologiche degli strumenti di misurazione correnti. L’ESM è, a tutt’oggi, l’unico metodo che permetta lo studio, momento per momento, dell’esperienza quotidiana. L’impiego dell’ESM risulta piuttosto semplice e immediato, considerando che sono necessari in media, due minuti per completare il questionario di 50 voci, ma richiede un’elevata collaborazione da parte degli individui che devono compilarlo diverse volte al giorno. L’ESM è il metodo più utilizzato per misurare lo stato del flow ed è stato utilizzato in modo efficace con soggetti adolescenti ed adulti. • Social Network Analysis (Gaggioli, Milani, & Riva, 2010) Questo test pone l’enfasi sull’opportunità di vedere la creatività come il principale motore dell’evoluzione bioculturale. La creatività è stata analizzata principalmente in una prospettiva individuale, trascurando il ruolo sociale della rete e delle dinamiche interpersonali. In questa prospettiva, la creatività è interpretata come un costrutto sociale, un processo multidimensionale. La Social Network Analysis offre un punto di partenza per estendere, attraverso lo studio del processo creativo in rete, quelle procedure di studio tradizionalmente limitate all’ambito intrapersonale. 2.4.4 Prospettive future Viste le diverse prospettive e i diversi metodi proposti ci si domanda quali siano i metodi di valutazione della creatività più utili. Sono diversi gli autori che suggeriscono, data la natura multidimensionale del costrutto, che la valutazione dovrebbe basarsi sull’integrazione di diversi strumenti di misura. Inoltre, bisogna tener conto del motivo per il quale si intende valutare la creatività del soggetto, se in ambiti educativi, di orientamento, di inserimento del mondo del lavoro o in ambito clinico. Misurare la creatività a partire dall’età scolastica può portare non soltanto a fare delle previsioni relative alla performance in ambito accademico ma anche a fare previsioni 43 Capitolo 2 Teorie, modelli e valutazione della creatività relative allo sviluppo individuale nel ciclo della vita, nei diversi ambiti d’azione. La psicologia della creatività dovrebbe aprirsi ad approcci innovativi alla valutazione, in modo da favorire un’accelerazione relativa alla crescita delle prove per valutare la creatività come è già possibile osservare in altri campi di ricerca (Villani e Dagnello, 2014). 44 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi In questo capitolo andremo a vedere quali sono i metodi e gli strumenti per sviluppare la creatività nei diversi contesti, per poi andarci a concentrare sugli ambienti educativi. Infine illustreremo un progetto scolastico improntato sulla creatività: la progettazione, lo stile comunicativo dell’insegnante verso i discenti, gli obiettivi, i metodi e le tecniche utilizzate. 3.1 Metodi per la creatività Nei paragrafi precedenti si è visto come la creatività si sviluppa e come possano essere create le condizioni che ne consentono l’applicazione. In particolare abbiamo visto come la creatività non sia frutto di una illuminazione improvvisa, ma possa essere generata e sviluppata attraverso l’impiego di modi di pensiero, di metodi e di tecniche. Per realizzare un lavoro creativo occorre quindi stimolare e attivare dei processi mentali ben strutturati. Per “metodo” intendiamo la traduzione operativa di una teoria generale che spiega un fenomeno. Il metodo è costituito dalla sequenza di fasi operative che conducono ad un risultato preventivato e, nello specifico, il metodo creativo è un processo che consente la realizzazione di un risultato originale e nuovo attraverso un percorso che si sviluppa in una serie di fasi. Pur essendo composto da fasi ben strutturate e rigidamente predeterminate, il metodo creativo è allo stesso tempo abbinato ad un ampio grado di 45 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi libertà interna. Infatti, un’eccessiva rigidità non consentirebbe di sviluppare la divergenza, mentre una eccessiva destrutturazione non servirebbe a guidare il processo. La letteratura propone diversi metodi che portano alla soluzione creativa di un problema. Tutti i metodi di problem solving creativo sono caratterizzati dalla presenza di alcune macro-fasi che li accomunano e che li rendono simili nella struttura. Cavallin (2015) evidenzia gli elementi ricorrenti che sono riconducibili a tre fasi di lavoro: 1. percezione del problema e sua definizione in termini precisi, al fine di individuare il risultato ideale da conseguire; 2. analisi del problema, delle sue caratteristiche e conseguente produzione di idee di soluzione coerenti agli obiettivi predefiniti; 3. esame critico delle soluzioni generate per valutare e scegliere quella più idonea. Il pensiero creativo si genera prevalentemente nella seconda macro-fase, dove si creano idee innovative e originali e dove è maggiore la necessità di divergenza. 3.1.1 Il metodo di Rossman Nelle prime decadi del novecento Rossman (1931) ha indagato il lavoro di 710 inventori e a seguito di questo studio ha articolato il modello di Wallas (1926) proponendo un metodo a sette fasi: 1. osservazione di un bisogno o di una difficoltà; 2. analisi del bisogno ed esplorazione delle cause; 3. raccolta delle informazioni disponibili; 4. raccolta delle soluzioni classiche già note e sperimentate; 5. analisi critica delle soluzioni: vantaggi e svantaggi; 6. generazione di una nuova idea di soluzione (insight); 7. sperimentazione della soluzione in situazioni “protette” per precisarla. 46 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Gran parte dei modelli si rifà alla struttura di questo metodo, variando la specificità delle fasi previste. Tra le diverse fasi è di importanza fondamentale la fase preliminare (o le fasi preliminari), in cui si cerca di identificare il problema, di capire le necessità, di fare chiarezza sugli obiettivi. Importante è indagare il problema sotto i suoi diversi aspetti, raccogliere informazioni da diverse fonti e da differenti prospettive, da quella di chi realizza il prodotto e da quella di chi lo utilizzerà. Bisogna far chiarezza su quale è il risultato che si vuole ottenere. Un aspetto da considerare è l’impatto emotivo ed ecologico che la soluzione può apportare: nell’ideazione di una soluzione è importante capire non solo l’aspetto funzionale ma anche quali sono le emozioni che la soluzione genera e qual è il suo impatto sull’ambiente. 3.1.2 Metodo create Un metodo importante è quello del Prof. De Toni (Università di Udine), il quale ha coordinato il progetto create1. Questo metodo è importante per l’attenzione posta alla fase preparatoria del processo: un buon inizio, infatti, facilita le fasi successive ed è quindi fondamentale per attivare tutti i fattori che consentono un proficuo svolgimento delle successive fasi del metodo. Le fasi del metodo create sono le seguenti: • Predisposizione In questa fase si creano le circostanze organizzative preliminari a consentire lo sviluppo della creatività. Queste sono rappresentate dal clima aziendale, dallo stile di leadership, dalla cultura organizzativa e del sistema. Importante è creare un clima favorevole all’ideazione: devono essere predisposte delle iniziative di formazione, la definizione di strategie e la sensibilizzazione delle persone coinvolte. 1 il progetto e i materiali prodotti sono consultabili nel sito www.diegm.uniud.it/create/it [data di ultima consultazione: 17/03/2016]. 47 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi • Mappatura esterna In questa fase si esplora l’esterno dell’organizzazione per identificare eventuali nuovi bisogni da soddisfare, risorse, opportunità, abilità o talenti da utilizzare. Si valutano eventuali soluzioni precedenti già provate per il problema da affrontare, eventuali impatti economici e l’ambiente in cui si va ad agire. • Mappatura interna In questa fase si identificano e valutano le risorse interne, la capacità e le competenze delle persone coinvolte e si identificano eventuali punti critici che possono essere migliorati. • Generazione dell’idea Questa fase può avvenire sia individualmente che attraverso lavori di gruppo. Si utilizzano le specifiche tecniche di produzione creative selezionate precedentemente in base al tipo di lavoro da scegliere. • Valutazione Si valutano le idee generate, anche attraverso l’uso di specifiche tecniche e in base a criteri di valutazione identificati precedentemente. 3.1.3 Creative Design Thinking Andiamo ora ad analizzare il metodo Creative Design Thinking (CDT) che si basa sull’impiego di quattro abilità tra le quali l’intelligenza emotiva e quella ambientale, non considerata in altri modelli. Inoltre, sulla base di questo modello, vedremo delle tecniche utilizzate all’interno delle sue diverse fasi. Le quattro abilità sono: 1. Innovazione concettuale È la capacità di utilizzare il pensiero creativo per superare gli schemi di riferimento, trasgredire le regole per generare, anche con la fantasia e l’immaginazione, idee originali. 2. Intelligenza emotiva ed intelligenza ecologica 48 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Esse aiutano a prefigurare e a valutare l’impatto prodotto dall’idea creativa. L’intelligenza emotiva è utile per comprendere come le persone potranno reagire emotivamente o cosa si aspettano dalla soluzione in termini di emozioni o stati d’animo. L’intelligenza ecologica aiuta a considerare il valore delle risorse impiegate e il valore prodotto dalla soluzione. 3. Creatività applicata Essa serve a rendere la soluzione concreta ed applicabile sia attraverso la creatività che con il ragionamento, tenendo conto sia dell’utilizzatore sia dell’ambito di applicazione. 4. Razionalità progettuale È la logica sequenziale impiegata nella progettazione della soluzione, utilizza un approccio metodologico consapevole e una scelta attenta alle tecniche utilizzate. Il CDT si sviluppa in sei fasi: 1. percezione e descrizione del problema; 2. definizione dell’impatto emotivo ed ecologico; 3. analisi del problema e identificazione delle possibili linee d’azione; 4. soluzioni: o le soluzioni di concetto sono le soluzioni più innovative, libere dalla concretezza, quelle che lasciano più spazio alla fantasia, senza preoccuparsi delle problematiche legate alla sua realizzazione; o le soluzioni concrete o operative sono legate alla concretezza e alla fattibilità, la creatività è in funzione della realizzazione. 5. valutazione delle soluzioni e scelta; 6. applicazione operativa della soluzione scelta e valutazione. 49 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.2 Le tecniche a supporto del metodo creativo Le tecniche a supporto del metodo sono strumenti operativi che consentono di realizzare una singola unità all’interno di una diversa fase del metodo. Le tecniche aiutano ad attivare dei processi di pensiero utili a creare associazioni o collegamenti tra concetti, aiutano a superare schemi di pensiero tradizionali e a spostare il pensiero da verticale a laterale (De Bono E. , 1969). Seguendo le fasi del metodo Creative Design Thinking, si possono distinguere le tecniche in base alle fasi del metodo in cui sono impiegate: 1. Percezione e descrizione del problema: o Mindmapping, Interviewing; o Descrizione del problema; o Giochi di parole. 2. Definizione dell’impatto emotivo ed ecologico: o Role taking; o Analisi contesto; o Making the familiar strange, and the strange familiar. 3. Analisi del problema e identificazione delle possibili linee d’azione: o Mindmapping; o Zio-nipote; o Focus-group; o Riformulazione; o Bacchetta magica; o Purga; o Diagramma ad albero. 4. Soluzioni di concetto: o Analogia; o Matrici; o Relazioni forzate; o Sei cappelli per pensare; 50 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi o Giochi di parole; o Pensiero laterale; o Catastrofe strategica; o Bacchetta magica; o Supereroi; o Visual brainstorming. 5. Soluzioni concrete/operative: o Operazioni di Munari; o SCAMPER; o Diagramma a lisca di pesce; o Sette domande; o Focalizzazione. 6. Valutazione delle soluzioni e scelta: o Elenco dei criteri; o Mappatura delle soluzioni; o Yellow ideas. 7. Applicazione operativa della soluzione scelta e valutazione: o Lista dei sabotaggi; o Avvocato dell’angelo (Cavallin, Creatività, pensiero creativo e metodo, 2015). La classificazione delle tecniche non è semplice da effettuare: esistono diversi criteri di classificazione e le tecniche sono in grandissima quantità ed in continua evoluzione. Ne vedremo di seguito quelle che riteniamo essere tra le più significative e fantasiose. Una ricca raccolta di tecniche è consultabile sui seguenti siti: • http://www.mycoted.com [ultima consultazione: 17/3/2016] • http://www.diegm.uniud.it/create/it [ultima consultazione: 17/3/2016] • http://www.mindtools.com [ultima consultazione: 17/3/2016] • http://creatingminds.org/tools/tools.htm [ultima consultazione: 17/3/2016] 51 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.2.1 Sei cappelli per pensare De Bono (1991) ha proposto la tecnica “Sei cappelli per pensare” per l’utilizzo del pensiero in maniera consapevole. Questa tecnica consente un controllo costante del processo e un continuo monitoraggio su come esso si sviluppa, sia in un lavoro individuale che in un lavoro di gruppo. L’uso di questa tecnica aiuta a superare la semplice argomentazione che tende a ragionare per contrapposizioni, come avviene nella dialettica: spesso la capacità di ascolto si irrigidisce in quanto i protagonisti sono occupati a difendere le proprie posizioni e le argomentazioni diventano sterili ed improduttive. L’uso di sei cappelli di colore differente invece guida il pensiero in base al colore utilizzato. 1. Con il cappello bianco, neutro, si raccolgono fatti, dati oggettivi ed elementi incontrovertibili. 2. Con il cappello rosso si esprimono emozioni e sentimenti, sia positivi che negativi, senza nessun limite, giustificazione o spiegazione. 3. Con il cappello nero si esprimono i lati negativi, i motivi di fallimento o l’impossibilità di attuare un’idea. 4. Con il cappello giallo ci si concentra sui pensieri positivi, sui vantaggi e sugli elementi da cui è possibile costruire o modificare situazioni. 5. Il cappello verde, il cappello della creatività, consente di esprimere e produrre nuove idee, possibilità, cambiamenti e approcci alternativi al problema. 6. Il cappello blu si utilizza per il controllo dell’organizzazione. Con questo cappello si stabiliscono gli argomenti da trattare, si definiscono i problemi e gli elementi da mettere a fuoco, si decidono i compiti da assolvere, si provvede a riassunti, quadri complessivi e conclusioni. L’utilizzo del cappello blu impone la disciplina e sarà utilizzato sia durante il processo che alla sua conclusione. 52 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.2.2 Mindmapping La tecnica “mindmapping” consente la raccolta di stimoli, libera da schemi predefiniti, attraverso una rappresentazione grafica. Essa si basa su una mappa effettuata tramite una rete di associazioni o immagini mentali e fornisce differenti punti di visti relativi al problema-stimolo, utilizzando un criterio di connessione del tutto personale. Dopo aver completato la mappa, si individuano le parole più significative tra tutte quelle riportate. È una tecnica utile in fase di raccolta delle informazioni per aiutare a comprendere il problema. 3.2.3 Bacchetta magica La tecnica “bacchetta magica” è utile nella fase di analisi del problema per trovare le linee di azione da esplorare e anche per formulare soluzioni concetto. Si suppone di avere a disposizione una bacchetta magica e tramite questa si formulano idee per la soluzione del problema senza nessun tipo di vincolo, lasciando libero spazio alla fantasia e svincolandosi dalla realtà. 3.2.4 Making the familiar strange and the strange familiar e Supereroi La tecnica “Making the familiar strange and the strange familiar” viene utilizzata nella fase di analisi del problema ed aiuta ad esplorare la situazione attraverso diversi punti di vista. Ci si pone la questione del modo in cui il problema potrebbe essere riformulato da un personaggio molto diverso da quello che lo sta esaminando o che utilizzerà la soluzione: come riformulerebbero il problema un chimico, una casalinga, un idraulico, una ballerina? Una variante a questa tecnica è quella dei “Supereroi”, che sfrutta lo stesso meccanismo, ma viene utilizzata nella fase di ricerca della soluzione. In una prima fase vengono scelti dei Supereroi di fumetti o fiabe e, attraverso i loro poteri, vengono 53 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi formulate delle soluzioni. Le soluzioni proposte sono spesso fantasiose o magiche, pertanto la seconda fase consiste nel rendere le soluzioni proposte concrete e realizzabili. 3.2.5 Pensiero laterale Il “pensiero laterale” è una tecnica ideata da De Bono (1969). Questa tecnica, attraverso delle provocazioni, rompe gli schemi abituali di pensiero e di organizzazione della mente e sposta il movimento del pensiero da “verticale” a “laterale”. Questo movimento facilita la dimensione produttiva e associazioni insolite tra elementi. Gli spostamenti vengono provocati attraverso delle operazioni suggerite dall’autore. Un esempio di spostamento è dato dalla focalizzazione semplice, ossia lo spostamento dell’attenzione dal quadro complessivo del problema ad un suo singolo elemento. In questo modo ci si svincola dalla percezione stereotipata del problema e si colgono aspetti insoliti, arrivando a percepire in modo nuovo le situazioni. Un'altra operazione è la sfida, che pone in discussione i modi consolidati e la routine, l’unicità del modo di fare le cose e le convinzioni predominanti. Un’ulteriore operazione è la provocazione, che consiste nell’introduzione di elementi irrazionali per deviare il normale percorso del pensiero. Il lavoro di De Bono è molto articolato e ha prodotto sia costrutti teorici esplicativi dei processi sia strumenti operativi molto utili anche nelle situazioni lavorative. 3.2.6 SCAMPER La tecnica SCAMPER (Substitute Combine Adapt Modify/Magnify Purpose Eliminate Revenge/Rearrange) prende il nome dall’acronimo inglese di sette verbi selezionati che costituiscono il modo per affrontare il problema. L’uso di tali verbi aiuta a direzionare il pensiero e stimola l’ideazione di idee sulla stessa situazione, cambiando punto di vista. 54 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Si tratta di una tecnica di frantumazione e scomposizione del problema, operata mediante i seguenti verbi: • Substitute: quali elementi possono essere sostituiti o cambiati nella situazione attuale? • Combine: quali elementi si possono combinare tra loro? • Adapt: quali elementi si possono adattare alla situazione o introdurre? • Modify/Magnify: quali elementi si possono modificare, variare, aggiungere o ampliare? • Purpose: che cosa può essere impiegato diversamente? • Eliminate: quali elementi possono essere eliminati senza problemi? • Reverse/Rearrange: quali elementi si possono rovesciare, invertire o organizzare in modo differente? 3.2.7 Visual brain storming La tecnica “Visual brain storming” trae origine dalla tecnica di “Brain storming” di Alex F. Osborn e consiste nell’esprimere le proprie idee o soluzioni utilizzando esclusivamente immagini, schizzi o foto. La tecnica è utile in quei contesti in cui l’uso della parola limiterebbe la produzione di idee o dove la parola risulterebbe poco efficace o approssimativa. 3.3 Promuovere la creatività in ambiti educativi Da diversi anni gli psicologi pongono l’attenzione degli educatori in ambito scolastico sull’importanza della dimensione comunicativo-relazionale nell’esperienza di apprendimento. La famiglia ha il ruolo primario nel motivare e incoraggiare il bambino affinché esplori con fiducia il mondo, nell’andare incontro alle sue esigenze con 55 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi disponibilità e riconoscimento delle sue risorse, ma la scuola svolge un ruolo cruciale nel percorso di crescita dell’individuo e nello sviluppo delle sue potenzialità. Nel contesto familiare il bambino impara la socializzazione e sarà il tipo di modello d’attaccamento acquisito in questo ambito ad indirizzare successivamente il bambino ad esplorare l’ambiente intorno a lui, sia in senso fisico che sociale o affettivo. Un tipo di attaccamento sicuro con il caregiver lo faciliteranno in tale compito. La scuola, oltre ad essere un luogo di apprendimento, promuove un ulteriore processo di emancipazione degli alunni dai genitori ed aiuta gli alunni nell’interiorizzazione di valori e norme sociali. Un’importante compito svolto dalla scuola, inoltre, è quello di costruire un contesto di prevenzione del disagio giovanile, insieme alla famiglia e ai servizi sociali. È nella scuola che il bambino, che poi diventerà adolescente e successivamente un giovane adulto, incontrerà gli altri significativi, importanti nei processi di identificazione. Laddove si respira un clima orientato più verso l’apertura, la novità, l’autonomia, la diversità, la fiducia sarà possibile far emergere e maturare un atteggiamento creativo (Giampietro, 2014). Non si può insegnare ad essere creativi, ma si possono creare le condizioni perché la creatività a disposizione degli individui possa esprimersi e avere spazio. Come precedentemente abbiamo visto, sono diversi sono i problemi da affrontare riguardo la creatività. Uno dei problemi è legato al fatto che essa è considerata come un’attività legata prettamente al disegno, all’arte, la musica o la tecnica. Un altro problema nasce dal fatto che il mondo scolastico non la promuove, è un mondo nel quale è meglio essere intelligenti piuttosto che creativi. Spesso le persone creative sono considerate originali, strambe, curiose e fuori dalle regole e questi aspetti non sono ben visti negli ambienti scolastici. Le persone creative sono considerate poco affidabili ed indisciplinate e spesso finiscono per uniformarsi a ciò che si pensa di loro, in una sorta di profezia che si autoavvera, risentendo degli effetti mortificanti della propria personalità e provando notevole disagio scolastico. 56 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi La creatività è stata per lo più avvicinata alle doti eccezionali possedute da pochi individui geniali e frutto di illuminazioni improvvise. Oggi possiamo affermare che la creatività è una modalità di lavorare della nostra mente, un aspetto dell’attività del pensiero che riguarda tutti gli individui, interviene in qualsiasi attività, si esplica in diversi ambiti disciplinari e nelle varie esperienze della vita (Hildebrand, 1991). Amabile e collaboratori (2005) sottolineano l’importanza dell’ambiente, un ambiente che favorisca l’attivazione di comportamenti creativi e che permetta di sfidare la tradizione (esplicitamente o implicitamente), sperimentare, muoversi in un clima aperto in cui c’è la libertà di scegliere argomenti, modi e tempi di lavoro. Importante è l’opportunità di mettere a disposizione risorse e occasioni di confronto tra persone che praticano discipline o appartengono a culture diverse. La scuola deve operare una svolta significativa per non perdere le opportunità straordinarie di crescere individui non solo creativi ma anche cooperativi e collaborativi: deve sfruttare le diversità culturali presenti oggigiorno non come punti di criticità bensì come punti di forza e deve promuovere l’autonomia, l’apertura verso l’altro, la credenza che ognuno sia portavoce di qualcosa di buono e utile, che la diversità sia una risorsa e un valore rilevante (Testa, 2010). Purtroppo però il sistema scolastico stimola poco la creatività dei suoi docenti. I vincoli dei programmi scolastici, gli orari prestabiliti, le aule e le attrezzature fornite spesso non sono adeguati alla costruzione e realizzazione dell’esperienza dell’apprendimento o comunque non aiutano le attività creative. I programmi ministeriali dedicano poco spazio all’approfondimento di questa competenza, vi sono riferimenti alla scuola per l’infanzia e alla scuola primaria, mentre nella scuola secondaria di secondo grado, a parte istituti specifici, la parola creatività praticamente scompare. Spesso i docenti sono più preoccupati di trattare tutti gli argomenti dei programmi didattici, facendo passare in secondo piano la sperimentazione. Eppure la creatività si sposa perfettamente con un periodo come quello adolescenziale, un periodo di scoperte, sfide, trasformazioni, novità, ricerca di 57 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi originalità, sofferenza e gioia: tutti elementi che fanno rima con ciò che si ritiene si esprima con la creatività (Giampietro, 2014). Di grande importanza è analizzare cosa pensano gli insegnanti relativamente alla creatività, capire meglio le scelte sullo stile di lavoro e condividere con loro i modi di trasmissione dei contenuti didattici che tengano maggiormente in considerazione le potenzialità creative dei loro studenti. Spesso le difficoltà nascono, oltre che dagli aspetti strutturali-organizzativi scolastici, anche dal modo di intendere il rapporto insegnante/discente. Mentre sul sistema scolastico è molto difficile intervenire, qualcosa in più può essere svolto tramite un confronto con i docenti. Spesso la scuola si accontenta di lavorare su qualche progetto sperando che possa portare dei cambiamenti, ma lavorare sulla creatività è qualcosa di molto più complesso. L’attività creativa non va considerata aggiuntiva al programma delle diverse discipline, ma deve essere un lavoro trasversale alle diverse materie. In ogni disciplina è possibile stimolare la creatività proponendo attività che sollecitino un modo di pensare diverso, il quale possa generare qualcosa di nuovo che risulti utile o interessante (Antonietti, Giorgetti, & Pizzingrilli, 2011). Novak (2012) sottolinea che un’educazione vincente non deve concentrarsi esclusivamente sui fattori cognitivi, ma deve considerare i sentimenti e le azioni individuali. Affinché avvenga un apprendimento significativo vanno prese in considerazione tre forme di apprendimento: l’acquisizione delle conoscenze (apprendimento cognitivo), il mutamento di emozioni o sentimenti (apprendimento emotivo) e il miglioramento nelle attività fisiche o motorie o nelle prestazioni (apprendimento psicomotorio). Questo lavoro implica che docente e discente siano considerati come attori sociali attivi, co-costruttori di un percorso di studio in cui l’insegnante ha lo scopo di guidare, facilitare il processo, promuovere la scoperta e l’autonomia di pensiero, contribuendo così alla formazione, oltre che dello studente, della persona e del cittadino (Giampietro, 2014). 58 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.3.1 Lo stile comunicativo-relazionale del docente Il modo nel quale l’insegnante, nel suo lavoro quotidiano, trasmette i contenuti è detto “stile comunicativo-relazionale” e riguarda competenze ed abilità che comprendono aspetti didattici, comunicativi-relazionali, culturali e, non ultime, le sue caratteristiche di personalità. Esiste una vasta letteratura sull’argomento (Rogers, 1969; Gordon, 1974; Salzberger-Wittenberg, Williams Polacco e Osborne, 1993; Pianta, 2001; Capurso, 2004; Blandino e Granieri, 1995) in cui si mette in evidenza come, oltre alla padronanza degli argomenti della propria materia, risultino importanti le capacità comunicative e relazionali con cui le informazioni vengono trasmesse agli studenti. Gli stili comunicativi che favoriscono l’espressione della creatività sono guidati dall’idea che l’insegnante ha dei suoi allievi, non considerati dei “contenitori” nei quali deve travasare delle informazioni, bensì degli elaboratori attivi delle informazioni, delle risorse di un percorso di lavoro insieme, in cui trovano spazio la scoperta e la costruzione di percorsi che non sono determinati dai docenti a priori. Le lezioni diventano pertanto degli itinerari in cui ognuno può dare il suo contributo. Il docente che incoraggia la creatività è aperto al confronto, facilita la comunicazione interpersonale, accetta espressioni anticonformiste e preferisce una certa flessibilità nelle procedure didattiche. Carl L. Rogers (1969) afferma che la creatività fiorisce in un clima di libertà, che un insegnante non mortifica le idee diverse dalle proprie o quelle non pertinenti ma si pone in una posizione di ascolto e di rispetto. Il rispetto delle loro opinioni e il clima di ascolto vengono molto apprezzato dai ragazzi e, anche se loro stessi spesso si prendono in giro, essi imparano ad accettare opinioni contrastanti e contributi “fuori dalle norme”. Spesso gli insegnanti passano del tempo a preparare i contenuti delle lezioni e a preparare mappe concettuali che per i loro studenti risultano il più delle volte non comprensibili, perché personali. La lezione, invece, dovrebbe essere strategicamente preparata per stimolare la curiosità, la partecipazione degli studenti, per esempio 59 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi iniziando con un brainstorming, con la prospettiva di collaborare nella ricerca di una definizione, di un problema. Importante è far partecipare i ragazzi nel lavoro di ricerca, di ascoltare idee e punti di vista differenti, per arrivare insieme ad una sintesi alla fine del lavoro svolto. Il lavoro in classe va gestito ed orchestrato bene: far rispettare i turni, dare delle consegne per la prosecuzione del lavoro, far rispettare i pensieri altrui, gestire i momenti critici, guidare verso una sintesi finale. Si possono formare dei gruppi di lavoro che sviluppino aspetti diversi di un tema o per la realizzazione di un prodotto o la risoluzione di un problema. L’insegnante deve controllare che nei gruppi ognuno dia il proprio contributo, che siano sfruttate le abilità e le capacità dei singoli. Il lavoro di gruppo sviluppa le capacità di relazione ed empatia e i ragazzi imparano che l’apprendimento non è solo una questione individuale. Marina Giampiero afferma che “è su questi aspetti che l’insegnante dovrebbe investire maggiormente. In un’attività così congegnata entrano in gioco molte di quelle variabili che fanno di un percorso d’apprendimento un viaggio stimolante e avventuroso: l’interesse, l’impegno, la discussione, la voglia di andare avanti, di confrontarsi con gli altri, la gioia di scoprire che le cose che si generano e si producono insieme sono più belle di tante pagine stampate” (Giampiero, 2014, p. 429). Va considerato anche l’aspetto relativo alla valutazione. In un ambiente di accettazione è importante dare spazio all’autovalutazione in quanto l’alunno è egli stesso “regista” del proprio percorso di apprendimento. Rogers (1969) sottolinea il fatto che in un clima di indipendenza, fiducia e creatività sono facilitate l’autocritica e l’autovalutazione e, pertanto, la valutazione altrui passa in secondo piano. Bianchi e Di Giovanni (1997) propongono la tolleranza all’errore e affermano che “per essere creativi bisogna correre rischi conoscitivi, cioè tentare elaborazioni che possono rivelarsi in tutto o in parte errate: solo la libertà del genere consente di allargare gli orizzonti e raggiungere la novità, l’originalità, l’apprezzabilità del proprio operato. Se l’allievo però scopre di essere censurato ogni volta che si cimenta in qualcosa di errato, dopo un po’ smette di correre rischi conoscitivi e lascia perdere l’impegno creativo” (Bianchi e Di Giovanni, 60 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 1997, p.196). Le difficoltà si presentano quando l’errore è provocatorio: in quel caso è difficile gestire il confronto e l’apprendimento dei contenuti, l’insegnante deve comprendere la situazione e aiutare l’alunno ad avere un ruolo propositivo nel gruppo. Gli insegnanti devono porsi pertanto come dei “facilitatori” per l’apprendimento, devono lavorare sul metodo, sul lavoro di gruppo e su una creazione di tipo diverso. Relativamente a nuovi modi di costruire l’apprendimento sottolineiamo l’importanza del lavoro di Henry Jenkins (2010), il quale propone una serie di pratiche, rivolte all’educazione. Jenkins sottolinea l’importanza della creatività, del pensiero critico, del valore della cultura partecipativa e propone diverse pratiche da seguire nell’ambito scolastico. Jenkins sottolinea l’importanza • del gioco, attraverso il quale fare esperienza di ciò che ci circonda e come forma di problem solving; • della simulazione, che consente di sviluppare delle abilità per sperimentare i processi del mondo reale, attivando un processo di apprendimento per tentativi ed errori, attraverso l’osservazione e la sperimentazione; • della performance, che sviluppa la capacità di impersonare identità alternative, l’identità proiettiva. L’autore spiega l’importanza dell’uso di tecnologie multimediali per appropriarsi di materiale digitale, campionarlo e cimentarsi in remix digitali di contenuti mediali. Il Comparative Media Studies Program del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ospita ogni anno un workshop in cui si chiede agli studenti di lavorare in gruppo e di pensare a cosa potrebbe succedere nel trasformare un contenuto mediale esistente (come per esempio un film, un libro, una serie televisiva o un fumetto) in un videogioco, per poi preparare una presentazione per il lancio del loro prodotto. Sono diversi e molto interessanti gli spunti proposti da questo autore, utili ai docenti per favorire un contesto positivo per lo sviluppo delle capacità creative. 61 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.3.2 Il contesto Nella letteratura scientifica le modalità di intervento per favorire lo sviluppo delle capacità creative sono diverse. Da un lato esistono delle proposte di tipo strutturato o procedure di tipo prescrittivo, in cui vengono insegnati i metodi da applicare per risolvere i problemi in modo innovativo. Dall’altro si cerca di sviluppare un “clima” del contesto che riesca a sviluppare determinate caratteristiche proficue per tale attività. Il clima deve concedere autonomia e deve promuovere l’iniziativa personale, deve incentivare la sperimentazione e relazioni interpersonali volte all’accettazione delle diversità e deve promuovere stili di comunicazione accettanti. Le capacità creative si sviluppano in contesti nel quale sia stimolata la curiosità, dove si tollerano le diversità, siano sollecitate domande e critiche, dove si sia aperti al cambiamento e si motivi la ricerca della novità. L’educatore ha il compito di favorire la discussione costruttiva e la comunicazione dialogica, ricoprendo un ruolo di neutralità da un punto di vista contenutistico, ma non procedurale: l’educatore deve favorire lo scambio e l’emergere delle credenze ingenue dei partecipanti. I ruoli dell’educatore sono diversi ed interconnessi (Gilli, Gatti, & Colombo, 2014): - è un iniziatore, in quanto ha il ruolo di attivare contesti di apprendimento incoraggiando le potenzialità cognitive dei partecipanti e sollecitando la soluzione dei problemi; - è un osservatore, in quanto osserva ed individua le potenzialità dei singoli individui e del gruppo; - è un mediatore, in quanto stimola il pensiero critico e la discussione tra i partecipanti; - è un liberatore, in quanto lascia spazio alla libera espressione dei soggetti in modo tale che si sentano liberi di osare, sperimentare e anche di sbagliare 62 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.4 Un progetto di avvicinamento all’arte nella scuola primaria Illustriamo ora un’esperienza laboratoriale di sensibilizzazione all’arte come mezzo per favorire la creatività, ideata e realizzata da Gilli, Gatti e Colombo in diverse scuole primarie della Lombardia. In un contesto scolastico, gli approcci per favorire l’avvicinamento dei bambini all’arte può essere di due tipi: “addestrare” o far “provare liberamente”. L’approccio psicologico tradizionale ritiene più opportuno lasciare liberi i bambini di esprimersi liberamente evitando, il più possibile, di intervenire con insegnamenti di tecniche grafiche. La storia dell’arte, invece, privilegia la trasmissione di un’educazione formale in cui si insegnano modelli e formule e spinge a copiare dal vero. Gilli e i suoi allievi (2007) si sono interrogati su quali siano le modalità più opportune da utilizzare all’interno di contesti educativi per favorire l’avvicinamento all’arte e hanno ritenuto che i macro-obiettivi di un progetto di avvicinamento all’arte dovrebbero essere quelli di: - promuovere l’espressione spontanea e naturale del bambino; - migliorare le capacità percettive e osservative; - sperimentare nuove modalità espressive; - potenziare il pensiero divergente, la curiosità, la motivazione, l’interesse e la possibilità di ipotizzare soluzioni, sia individualmente che nel gruppo come mezzo di costruzione collaborativa di significati, attraverso la co-costruzione di significati. Come si è visto precedentemente, è importante favorire un “clima” adatto allo sviluppo di tali attività. Pertanto nel progetto di seguito riportato gli ideatori hanno ritenuto opportuno coinvolgere sia gli insegnanti che i genitori. La scelta del coinvolgimento dei genitori nel progetto è legata al fatto che la loro presenza agisce positivamente sull’apprendimento e sui processi di socializzazione. È di fondamentale importanza che la scuola crei un rapporto di fiducia e di collaborazione con le famiglie, che conosca e rispetti i bisogni delle famiglie e che, pertanto, costruisca un canale di comunicazione 63 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi tra insegnanti, genitori e famiglie. Nel seguito gli adulti (insegnanti e genitori) coinvolti in questo progetto saranno identificati come “educatori” e i bambini saranno chiamati “allievi”. La prima fase del percorso prevede di formare gli educatori, in prima persona, a sperimentare e ad utilizzare un metodo che stimoli il pensiero creativo. Nello specifico sono stati utilizzati dei libri d’arte per bambini pubblicati dalla casa editrice 22 Publishing. Le fasi successive del progetto prevedono il coinvolgimento dei bambini nell’esplorazione degli stessi libri, guidati dagli educatori. Infine l’ultima fase è stata quella di un approccio formativo basato sulla creatività, che gli autori hanno ritenuto funzionale sia verso gli adulti che verso i bambini. 3.4.1 L’arte nei contesti educativi La scelta dell’arte come mezzo per lo sviluppo della creatività è stata effettuata in quanto la sensibilizzazione all’arte racchiude in sé grandissime potenzialità educative e facilita lo sviluppo cognitivo, affettivo e sociale. Per i bambini dipingere, colorare, osservare immagini e quadri è fonte di piacere e consente lo sviluppo della capacità di giudizio e del pensiero critico, oltre a sviluppare le capacità creative. Avvicinarsi all’arte significa, inoltre, padroneggiare la simbologia comunicativa per trasmettere idee, vissuti emotivi ed esperienziali (Gardner, 1993), quindi promuove empatia (Parsons, 1987) e conoscenza delle emozioni. 3.4.2 La metodologia Il metodo scelto dalle autrici del progetto, da utilizzare per formare gli educatori, è stato il “learning by doing”. Questa scelta è stata effettuata in quanto si è ritenuto che, sperimentando in prima persona ciò che si deve insegnare, venga offerta la possibilità di riflettere sulle leve motivazionali su cui provare ad agire e sulle risorse attivare. Questo 64 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi approccio promuove un contesto di empowerment per gli educatori, rendendoli protagonisti attivi e favorisce in loro la costruzione di una motivazione più profonda e condivisa. Il progetto è stato concluso con un momento di riflessione su ciò che si è vissuto per elaborare da diversi punti di vista e infine sono state spiegate le teorie di riferimento e il metodo utilizzato. Il laboratorio svolge un ruolo centrale, sia come tempo e spazio di pensiero, oltre che come luogo privilegiato per imparare ad utilizzare tecniche, materiali e strumenti diversi. I tre momenti essenziali di questo percorso sono stati: la fruizione, la produzione e la discussione. 3.4.2.1 La fruizione Fruire di un’opera d’arte consiste, oltre che nell’osservarla, anche nell’interpretarla e nel conferirle un significato. L’attribuzione del significato di un artefatto, oltre a quello proposto dall’artista, è in continua ridefinizione e le emozioni sono elementi guida per l’interpretazione (Barrett, 2002). 3.4.2.2 La produzione Nell’ambito scolastico, specialmente nella scuola primaria, la produzione graficopittorica è molto diffusa, apprezzata e sostenuta in quanto per il bambino dipingere è un modo per conoscere l’oggetto, oltre che per sviluppare le capacità di individuarne le forme e gli equivalenti grafici entro lo specifico medium. Le prodizioni graficopittoriche dei bambini non sono una semplice replica della realtà, ma specifiche attività di simbolizzazione. Il rapporto dialettico tra ideazione e rappresentazione determina un progresso infantile nell’interpretazione artistica: infatti il bambino deve capire quali sono i problemi che l’artista deve affrontare, come li risolve, quali sono le soluzioni e le relazioni tra materiali, tecniche e soluzioni stilistiche (De Bartolomeis, 2000). 65 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.4.2.3 La discussione La discussione non consiste nella possibilità di esprimere le proprie idee agli altri né in una semplice chiacchierata, ma richiede lo sforzo di spiegare le proprie idee e convinzioni e difenderle attraverso gli “usi di argomentazioni” (Pontecorvo, Ajello e Zucchermaglio, 1991). La discussione tra pari, attraverso il discorso-ragionamento collaborativo, sollecita sia momenti di co-costruzione che momenti di contrapposizione. Attraverso lo scambio e la reciprocità del dialogo si favoriscono l’apprendimento e la critica costruttiva e si pongono le condizioni favorevoli per una ristrutturazione concettuale. Infatti esplicitare le preconoscenze permette la consapevolezza concettuale e l’eventuale necessità di cambiare idee e convinzioni (Mason, 1999). Discutendo e ragionando intorno all’artista, al fruitore, al mondo e alla sua opera si elabora e si costruisce la soluzione di un problema interpretativo. Queste interazioni sociali sono funzionali alla trasmissione culturale e alla costruzione della conoscenza. Inoltre, consentono al bambino di immaginare cosa potrebbe fare, sentire o pensare se fosse al posto di un’altra persona, permettendogli di sperimentare il sé mentale e permettendogli di comprendere meglio la realtà circostante. 3.4.3 Formazione per genitori ed insegnanti La prima fase del percorso è stato l’incontro di formazione rivolto agli insegnanti e ai genitori con l’obiettivo di far sperimentare agli educatori una metodologia per stimolare il pensiero produttivo divergente dei bambini attraverso il medium grafico-pittorico. L’opera d’arte funge, da un punto di vista psicologico, come un crocevia di relazioni, un mezzo per la formulazione di ipotesi, pensieri ed emozioni. L’arte è un formidabile stimolo comunicativo poiché non esiste una sola verità conclusiva sul significato di un’opera (Gilli e Gatti, 2004). Per avvicinarsi all’arte, sia in veste di produttore che come fruitore, è importante l’apprendimento, anche solo rudimentale, delle tecniche che consentono o hanno 66 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi consentito la realizzazione dell’opera. Inoltre, padroneggiare diversi strumenti consente di espandere le proprie potenzialità ideative e realizzative, tipiche del pensiero creativo. L’educatore, come abbiamo visto prima, deve accompagnare i bambini ad apprezzare la mente dell’artista, attraverso la comprensione dell’opera, osservando e valorizzando i pensieri e le emozioni sottese a qualsiasi opera creativo-espressiva. È attraverso il momento produttivo che si instaura una relazione preziosa tra il bambino e l’adulto, tramite la cura e la valorizzazione di un artefatto, cioè prendendosi cura insieme di un oggetto importante. Ciò avviene in modo particolare con quegli artefatti che richiedono molto tempo e fatica per essere realizzati, attraverso una progressiva ideazione, realizzazione, modifica, crescita e maturazione (Gilli et al., 2007). Gli educatori, nella funzione di mediatori, aiuteranno gli allievi a sollecitare l’incontro tra la mente dell’artista con il bambino (fruitore), in modo che il bambino possa comprendere che le opere d’arte sono delle rappresentazioni che permettono la comunicazione tra una mente e l’altra. L’educatore deve orientare e supportare le capacità del bambino per attribuire un significato all’opera e ad ipotizzare la “mente” dell’artista. L’educatore, debitamente formato, ha la consapevolezza che l’opera non sia una semplice rappresentazione di oggetti piacevoli ma un modo per chiarire a noi stessi la nostra vita mentale (Parsons, 1987). Egli dovrebbe aiutare a stimolare la percezione dell’opera come un percorso di conoscenza della mente degli essere umani, delle loro intensioni, desideri, paure e pensieri. L’attività di laboratorio consiste in un incontro di circa due ore nel quale vengono proposti i tre momenti previsti nella metodologia: fruizione, produzione e discussione. Viene presentata l’opera di Hopper dal titolo Martha McKeen of Wellfleet (1944), rappresentata in Fig. 8. 67 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Fig. 8 – “Martha McKeen of Wellfleet”, opera di Edward Hopper (1944) 3.4.3.1 Attività laboratoriale: la fruizione Prima di iniziare la fase della fruizione, viene chiarito che l’obiettivo di tale attività non è quello di giungere ad una interpretazione univoca e predefinita del quadro, bensì quello di un “incontro di menti”, aperto a diverse chiavi di lettura. Ciò può essere svolto attraverso un brainstorming volto a stimolare la fluidità cognitiva. Vengono poste delle domande-stimolo. • rispetto all’opera Che cosa è rappresentato nel quadro? Deve è ambientata la scena? In che momento della giornata ci troviamo? Che colori individui? Che titolo daresti al quadro? • rispetto all’artista Secondo te, l’artista, che persona era? Che vita conduceva? Che stato d’animo provava mentre stava realizzando l’opera? Come mai? Quali sono le emozioni che voleva comunicare? Da cosa lo capisci? • rispetto al rapporto opera-fruitore Che cosa ti ricorda il quadro (esperienze vissute, fantasie, desideri, ecc.)? che cosa te lo fa pensare? Ti piacerebbe entrare nel quadro e vivere la scena raffigurata? Come mai? Quali emozioni suscita in te il quadro? Ti piace il quadro e i suoi colori? Come mai? • rispetto al contesto 68 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Dove ti aspetteresti di trovare questo quadro? Ciò che è rappresentato in questo quadro rimanda a un contesto reale o immaginario? Secondo te, questo quadro rappresenta un mondo reale e/o uno stato d’animo dell’artista? Secondo te, dove e quando potrebbe essere stato fatto questo quadro? Come mai? 3.4.3.2 Attività laboratoriale: la discussione Nella fase della discussione gli educatori vengono stimolati ad un confronto finalizzato a condividere le risposte alle domande-stimolo proposte precedentemente e a cercare un’integrazione secondo una prospettiva comune. Questa fase è un’importante occasione per stimolare le capacità di esercitare la propria flessibilità e le proprie capacità di valutazione delle idee emerse. 3.4.3.3 Attività laboratoriale: la produzione Dopo i precedenti momenti di riflessione costruttiva, si propone la tavola-stimolo sulla base dell’opera “Hotel Lobby” di Hopper (1943), riportata in Fig. 9, e viene chiesto di immaginare di aver intrapreso il viaggio in barca a vela e di ritrovarsi nella hall di un hotel. Gli insegnanti e i genitori devono rispondere alla domanda: dove siamo arrivati? Ogni partecipante completa individualmente la tavola-stimolo proposta dal libro della 22 Publishing in base al proprio gusto personale, ai suoi desideri e ai suoi interessi. Fig. 9 – “Hotel Lobby”, opera di Edward Hopper (1943) 69 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi 3.4.3.4 Condivisione dei presupposti teorici L’incontro si conclude con la spiegazione della teoria sottesa al laboratorio, degli assunti metodologici di cui hanno fatto esperienza e che dovranno poi utilizzare con i bambini. Viene spiegato ad insegnanti e genitori che la comprensione di un’opera artistica è una costruzione sociale e storica: il significato di un quadro è dato da una visione congiunta dell’artista, dell’osservatore e del contesto sociale. Nella valutazione di un prodotto artistico si affrontano diverse tematiche che si affinano e progrediscono con lo sviluppo individuale (Parsons, 1987) ed è prodotto da una valutazione congiunta tra a diverse tematiche come il soggetto dell’opera, le emozioni che sollecita, gli aspetti formali (ossia le linee, le forme, la struttura, ecc.), le relazioni tra gli elementi dell’opera e lo stile. Tara C. Callaghan (2003) ha constatato che solo dopo i 7 anni i bambini prendono in considerazione la possibilità di migliorare la loro rappresentazione pittorica in quanto è a quell’età che sviluppano la capacità di come un osservatore può interpretare il loro disegno e, pertanto, diviene un oggetto comunicativo. Da questo momento i bambini sviluppano una teoria argomentativa e interpretativa della mente propria ed altrui: elaborano ipotesi circa i desideri, le credenze, le emozioni e gli stati mentali propri ed altrui. Questa è una condizione indispensabile per lo sviluppo di una teoria interpretativa sull’arte. Lo sforzo di mentalizzazione non ha mai termine in quanto è un impegno che dura tutta la vita (Freeman, 2000). Viene illustrata la teoria di Joy P. Guilford (1967) che identifica la creatività nel pensiero divergente, ossia un processo cognitivo che permette più vie d’uscita, in contesti poco vincolanti, che cerca lo sviluppo in varie direzioni, in qualcosa di nuovo e che si caratterizza per - l’originalità: trovare soluzioni e risposte uniche ed insolite; - la flessibilità: risolvere i diversi compiti con differenti strategie; - la fluidità: capacità di produrre numerose idee ed ipotesi; - l’elaborazione e la valutazione delle idee, tra quelle prodotte, che siano le più adeguate per gli scopi prefissati. 70 Capitolo 3 Tecniche e strumenti di applicazione della creatività nei contesti educativi Il percorso è stato valutato positivamente dai partecipanti (insegnanti, educatori e bambini) per la dimensione ludica del percorso, ma soprattutto per la forte valenza educativa e per la produzione di pensiero divergente sia negli adulti che nei bambini. 71 Conclusioni Conclusioni In questo lavoro si è voluto porre l’attenzione sull’importanza del ruolo della creatività e del suo sviluppo verso ogni individuo, in quanto essere creativi vuol dire vedere le cose da un punto di vista personale, procedere con le proprie forze, capacità, possibilità; vuol dire affrontare la propria vita con spirito di ricerca, con atteggiamento coraggioso si fronte al rischio, alla lotta, alla sofferenza, all’insuccesso; vuol dire saper vivere con se stessi e in relazione con quanti hanno avuto o hanno un peso determinante nella nostra vita, nella nostra stessa formazione (Cinque, 2010). Si è sottolineata l’importanza della scuola in questo ambito, la grande responsabilità che gli insegnanti svolgono verso i bambini, i ragazzi, i giovani adulti ma anche verso loro stessi. Riconoscere le responsabilità degli insegnanti, l’importanza della formazione che devono avere, la fiducia che deve essere data loro, la possibilità di muoversi in ambienti e spazi ora ristretti da norme e paletti date delle istituzioni. Il percorso da affrontare è ancora lungo e le ricerche effettuate ben lontane dall’essere esaustive. Come si è visto nell’elaborato è la motivazione intrinseca la più grande energia che consente la creatività e questa energia deve essere sviluppata in primis negli insegnanti che ricoprono un ruolo fondamentale sia verso gli alunni, ma in particolare verso gli individui e verso la società intera. 72 Riferimenti bibliografici Riferimenti bibliografici Amabile, T. M. (1982). Social psychologicy of creativity: A consensual assessment technique. 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