barocco e caravaggio
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barocco e caravaggio
I Cara!e" #nerali del Barocco: Quando si parla di Barocco si fa riferimento piu allo spirito stesso del Seicento, piuttosto che a una vera e propria corrente artistica. La parola probabilmente deriva dallo spagnolo o dal portoghese e sta a indicare un particolare tipo di perla di forma irregolare. Se il Cinquecento è stato il secolo della Riforma con una conseguente crisi di valori e un grande disorientamento, il Seicento è invece il secolo delle Controriforma, in cui la Chiesa tenta di riaffermare le certezze spirituali per contrastare il protestantesimo servendosi dell’arte. L’arte assume infatti un ruolo centrale e architetti, scultori e pittori diventano il tramite fondamentale per toccare efficacemente l’animo dei fedeli e degli eretici. La grandiosità che si ricercava nell’arte non stava solo nell’imponenza e nella spettacolarità, ma soprattutto nella capacità di penetrare a fondo nelle coscienze seducendole non piu con l’armonia e la razionalità, ma con le emozioni. Per quanto riguarda l’architettura, le necessità costruttive sono prioritarie rispetto a quelle espressive e si ricerca dunque la monumentalità. Inoltre nelle chiese si predilige una navata unica, una pianta centrale e la volta a botte per l’interno; all’esterno invece statue e fregi conferiscono importanza scenografica alle facciate. A partire dal XVIII il termine barocco viene utilizzato in modo dispregiativo volendo indicare qualcosa di esagerati e quasi ridicolo. Nello specifico durante il barocco abbiamo il realismo di Caravaggio, il naturalismo dei Carracci e il barocco del Bernini. MICHELANGELO MERISI DA CARAVAGGIO Michelangelo Merisi nasce a Milano nel 1571 da una famiglia originaria di Caravaggio, un piccolo paese nel bergamasco. Sin dalla sua giovinezza il suo carattere si era rivelato molto fiero e ribelle tanto da partecipare a frequenti risse talmente furiose che una volta, a Roma, lo portarono ad uccidere l’avversario durante il gioco della pallacorda. Dopo il delitto Caravaggio è costretto a scappare, con l’aiuto di quelli che ne apprezavano le doti artistiche, recandosi prima a Napoli, poi a Malta, in Sicilia e infine in Maremma dove morì pochi giorni prima di ottenere la grazia da Roma. Durante la sua vita il Merisi entra nelle grazie di numerosi mecenati che gli offrirono ospitalità durante il suo peregrinaggio. Alcuni di questi sono il Cardinale Borromeo, il Cavalier d’Arpino e Francesco Maria Dal Monte. STILE Lo stile di Caravaggio è senza dubbio influenzato dall’ambiente lombardo, ma anche dal colosismo veneto dal quale prende la sensibilità per le luci e per le ombre, tratti che diventeranno distintivi nella sua pittura. Un’altro tratto essenziale del pittore è sicuramente il realismo,appreso in Lombardia, che si esprime nella ricerca del bello nella natura per com’è nella realtà senza inventarla o idealizzarla. Caravaggio fu quindi guidato da un amore per tutti gli aspetti del reale e operò una radicala rottura con la tradizione manierista rinnovando in chiave naturalistica sia la pittura sacra che quella profana. Tutti i personaggi di Caravaggio abbandonano la perfezione delle figure rinascimentali per vestire i panni della gente comune che nel 600 affollavano le chiese, le piazze e le taverne: fu proprio questa la novità assoluta introdotta dal pittore. Infine si attribuisce a lui il merito della nascita delle nature morte, rappresentazioni di fiori e frutti inanimati che hanno uno scopo di carattere solo estetico. Un esempio di natura morta è la Canestra di frutta, dipinto realizzato su una tela di recupero, vede come soggetto una semplice canestra di frutta in cui la frutta non subisce alcun processo di idealizzazione, ma al contrario è descritta quasi con distacco. Nonostante la scena sia disadorna, la composizione è studiatissima in ogni minimo particolare. Inoltre viene riservata una particolare attenzione ai componenti della natura morta, i quali segnalano una non perfetta freschezza. Caravaggio infatti vuole rappresentare una realtà semplice e cruda inserita in un contesto di sobria naturalezza. Opere giovanili Le novita delle opere giovanili del Caravaggio sono costituite dalla luce, che è usata in maniera contrastante per aumentare il pathos della scena, e dai personaggi, che sono persone reali vissute nell’epoca di Caravaggio. RAGAZZO MORSO DA UN RAMARRO Caravaggio viene chiamato a Roma dal cardinale Dal monte e realizza quest’opera in cui mette in pratica il realismo lombardo. Infatti gia in questo dipinto è evidente l’attenzione all’utilizzo pittorico del contrasto tra luce e ombra, tanto è vero che la figura del giovane emerge da un fondo bruno accostato a improvvisi bagliori di luce che rivelano la mano destra, una spalla e il volto, la cui smorfia di dolore è resa attraverso repentini passaggi chiaroscurali. La luce risalta inoltre la trasparenza dell’acqua contenuta nella boccia sul cui cristallo si riflette l’immagine della finestra dalla quale proviene la luce stessa. Nell’opera appaiono quindi i caratteri di grande verità rappresentativa che ritornano in tutte le opere di tale autore. OPERE MATURE IL RIPOSO DURANTE LA FUGA IN EGITTO Introduzione all’episodio: La Fuga in Egitto è un episodio dell'infanzia di Gesù. Tra tutti i libri che compongono il Nuovo Testamento canonico è riportato solo dal Vangelo secondo Matteo (2,13-23), in cui Giuseppe, assieme a Maria e Gesù neonato, fugge in Egitto dopo la visita dei Magi dopo aver appreso che re Erode il Grande intende far uccidere i bambini della zona (strage degli innocenti); Una delle opere piu prestigiose di Caravaggio è certamente Il riposo durante la fuga in Egitto, storia di orgine sacra, rivoluzionata totalmente dall’artista. In effetti Caravaggio interpreta il soggetto alla luce del realismo lombardo e ciò è evidente da come ha reso i particolari realistici quali il fiasco impagliato ai piedi di Giuseppe, la varietà di foglie e di piante. Inoltre l’angelo, spesso presente nell’iconografia dell’episodio, posto in primo piano, costituisce l’asse visivo della composizione. Questo, ricoperto da un candido vestito, è raffigurato mentre suona il violino per cullare il bambino. Per quanto riguarda la luce e i peronaggi, sia il corpo dell’angelo, sia i volti della Vergine e di Gesù sono illuminati da una luce piena e solare. Al contrario San Giuseppe rimane nell’ombra intento a leggere lo spartito di una versione in musica di un brano del Cantico dei Cantici, inneggiati alla bellezza della Madonna. Queste scelte formali hanno l’obbiettivo di umanizzare l’episodio sacro e i personaggi che ne sono coinvolti tanto è vero che la Madonna più che una creatura divina è raffigurata come una madre che teneramente abbraccia il proprio figlio. CHIAMATA DI MATTEO Introduzione all’episodio: San Matteo era anche chiamato Levi, in quanto pubblicano, era membro di una delle categorie più odiate dal popolo ebraico. In effetti a quell'epoca gli esattori delle tasse pagavano in anticipo all'erario romano le tasse del popolo e poi si rifacevano come usurai tartassando la gente. I sacerdoti, per rispettare il primo comandamento, vietavano al popolo ebraico di maneggiare le monete romane che portavano l'immagine dell'imperatore. I pubblicani erano quindi accusati di essere peccatori perché veneravano l'imperatore. Gesù passò vicino a Levi e gli disse semplicemente Seguimi (Marco 2,14). E Matteo, alzatosi, lo seguì. Immediatamente Matteo tenne un banchetto a cui invitò, oltre a Gesù, un gran numero di pubblicani e altri pubblici peccatori. Il riferimento a un riscossore di imposte a Cafarnao, di nome Levi, compare anche in Luca 5,27. Caravaggio approfondisce le tematiche figurative con quest’opera, commissionata dal cardinale Dal Monte per decorare la Cappella Contarelli. Il programma iconografico della cappella era stato scelto da Matteo Contarelli che voleva vi fossero rappresentati episodi della vita del santo suo omonimo. La scena è ambientata in un locale scuro e disadorno, all’estrema destra troviamo Cristo, che tende il braccio destro verso il futuro apostolo, accompagnato da San Pietro, qui quasi di spalle. Nello stesso momento, a sinistra, sono raffigurati i cinque gabellieri, tra cui Matteo, intenti a contare le monete. L’apostolo accorgendosi dell’entrata di Cristo e stupido dal suo gesto di richiamo reagisce con un gesto naturale, accennando interrogativamente a sé stesso con l’indice della mano. Il gesto di Cristo suscita la reazione di Matteo e dei due uomini a destra, mentre il vecchio con gli occhiali il giovane, piu a sinistra, continuano imperterrito a contare le monete quasi ignari di ciò che sta succedendo. E’ importante notare come Cristo e Pietro siano vestiti all’antica, mentre gli altri indossino abiti seicenteschi con lo scopo di rendere piu realistico l’evento sacro collocandolo in un tempo determinato. In quest’opera, al di la dei significati religiosi, la protagonista assoluta è sicuramente la luce che in questo caso proviene da una fonte collocata a destra, al di fuori della stanza, e che da volume e risalto alle figure. In questo caso la luce è sia ideale che reale. Reale in quanto Caravaggio la immagina provenire da una porta che dà sull’esterno dalla quale sono probabilmente entrati Cristo e Pietro. Inoltre la luce giallastra che squarcia la penombra mette in risalto lo squallore e la povertà delle bettole romane che l’artista era solito frequentare. Ma la luce è anche ideale poichè sembra irradiarsi dalle spalle di Cristo che, attraverso il suo braccio teso, sembra proiettarla sugli altri cinque personaggi. E’ evidente che si tratta di una luce spirituale, la luce della grazia divina e qui la simbologia caravaggesca è piu che chiara: la chiamata di Dio è sempre rivolta a tutti gli uomini, ma ciascuno è libero di scegliere di aderirvi o di respingerla decidendo anche della propria salvezza o dannazione. Inoltre il realismo del Caravaggio passa attraverso l’ambientazione e i costumi tanto che le opere del Merisi si possono considerare dei veri e propri documenti storici. CONVERSIONE DI SAN PAOLO Introduzione all’episodio: « Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. » [Atti degli Apostoli] Quest’opera è stata dipinta per la Capella Cerasi, nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Si tratta di una tela raffigurante la celebre conversione di San Paolo sulla via di Damasco, ma qui la scena è ambientata al chiuso di una stalla e gli unici testimoni dell’evento sono il cavallo, che occupa gran parte della scena, e lo scudiero che si intravede a destra. Paolo è disteso a terra con braccia e gambe divaricate e è rappresentato nell’istante immediatamente successivo all’apparizione divina. Alcune indagini radiografiche risalenti al 2001 hanno portato alla luce l’esistenza di un’ulteriore stesura sotto l’attuale, cancellata probabilmente perchè troppo audace. Anche qui, come in tutte le altre opere del Caravaggio, la luce gioca un ruolo fondamentale: essa proviene dall’alto e sta a rappresentare la luce divina che squarcia le tenebre dei paganesimo. Al di la del significato simbolico, è impressionante il realismo del corpo di Paolo, gettato a terra, in preda allo stesso stupore di Matteo durante la sua vocazione. Anche il cavallo è colto in una posa realista che si nota soprattutto dalla zampa destra sollevata per oltrepassare l’ostacolo costituito dal corpo di Paolo. MORTE DELLA VERGINE Quest’opera è stata commissionata dai Carmelitani Scalzi, i quali successivamente la rifiutarono e la censurarono per l’irrispettoso rappresentazione della Madonna che, tradizionalmente immacolata e splendida, è raffigurata con le caviglie nude e con la pancia gonfia. In effetti Caravaggio aveva usato come modello il corpo di una prostituta morta annegata. La scena raffigura la Madonna subito dopo la morte attorniata da Maddalena, piangente su uno sgabello e dagli Apostoli. Proprio nell’atteggiamento di ciascun personaggio si nota il realismo di Caravaggio che tenta ogni volta di attribuire smorfie di dolore genuine, molto simili a quelle assunte da uomini e donne a seguito della morte di un loro caro. L’artista posizione quindi i suoi personaggi su un palcoscenico reale su cui si consumano i drammi quotidiani. Per quanto riguarda l’ambiente, la stanza in cui si svolge la scena è spoglia di arredamento, a parte un drappo rosso cadente sul giaciglio della Madonna. Ciò nonostante si tratta di un’ opera molto religiosa, sensibile alle idee della controriforma secondo di Dio è vicino soprattutto ai poveri, agli umili, ai peccatori. La luce, anche qui di fondamentale importanza, proviene da sinistra e il suo raggio di incidenza è segnato sul muro, colpendo obliquamente gli apostoli ma soprattutto la madonna sottolineandone l’importanza. DAVID CON LA TESTA DI GOLIA Il David con la testa di Golia è forse uno tra i dipinti piu inquietanti del Caravaggio. Dal buio dello sfondo emerge infatti David che regge per i capelli la macabra testa di Golia, la quale ha un’espressione contratta dalla morte che allude a un incredibile realismo e a un probabile autoritratto dell’autore. Gli occhi sono sbarrati. mentre la bocca semiaperta sembra aver voluto pronunciare l’ultimo grido. Questo uso violento della luce, che evoca passioni e immagini, ha destato la meraviglia di numerosi autori barocchi.