Anno XXXXII, 1765 Firenze, 12 febbraio 2011

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Anno XXXXII, 1765 Firenze, 12 febbraio 2011
Anno XXXXII, 1765 Firenze, 12 febbraio 2011 Giornale on-line. Esce il sabato Direttore responsabile Francesco Canosa
Da L’attenzione solo informazione
affidabile e indipendente
Editoriale
Giustizia-lumaca ed esasperante...
Da oltre 35 anni in causa per un terreno di famiglia, venerdì scorso due fratelli di 60 anni, Carla e Giancarlo, si
sono incatenati davanti al tribunale di Roma per protestare
contro una giustizia lumaca: "Senza escort nessuna attenzione!? Invece di pensare al processo di uno solo, Silvio
Berlusconi, pensate ai 938.432 processi degli altri: cittadini italiani che aspettano giustizia da decenni. Vergogna",
recita il cartello che l'uomo, pensionato, cardiopatico e
invalido, mostrava in silenzio sui gradini del foro.
L'oggetto del contendere - spiegano Anna Orecchioni e
Giacinto Canzona, gli avvocati dei due germani - un terreno a Formello, alle porte di Roma, che era stato assegnato in uso perpetuo nel lontano 1947 alla madre, la signora
Teresa Roscetti, classe 1923, con una delibera del
Consiglio Comunale alla fine della Seconda Guerra
Mondiale. Da quella data il terreno, agricolo, è sempre
stato coltivato con dedizione e pazienza dalla famiglia.
Ma il comune lo ha assegnato ad un terza persona nel
1975 e da allora alla famiglia il terreno è stato interdetto.
E da allora sono in causa, per una terra il cui valore è forse
ormai più che altro affettivo, 8 processi ancora in corso e
pendenti davanti al Tribunale civile e penale di Tivoli,
davanti al Tribunale penale e civile di Roma, davanti alla
Corte di Appello di Roma, davanti al Tar Lazio ed infine
davanti alla Corte di Cassazione. Centinaia di udienze ed
oltre 50mila euro spesi cambiando 15 avvocati. E l'odissea
giudiziaria ancora non finisce.
Una giustizia-lumaca ed esasperante condannata anche
dall’Unione europea, che è costata allo Stato nel 2008 ben
81 milioni di risarcimento alle vittime dei ritardi
Un grido d’allarme ripetuto anche al procuratore generale
della Corte di Cassazione, Vitaliano Esposito, nella
relazione per la cerimonia dell'apertura dell'anno
giudiziario 2011.
In materia di diritto di famiglia è una vergogna: cresce
ancora il numero delle nuove iscrizioni riguardanti le separazioni, sia consensuali ( 34%) che giudiziali (3,0%).
Per definire una causa di divorzio si può arrivare anche a 7
anni e mezzo, che porta ad acuirsi sempre più i rapporti tra
coniugi ed a creare sempre più difficoltà ai figli!
Il Governo pensa di intervenire, ma fare la riforma è molto
difficile per i contrasti continui tra Politica e Magistratura.
Non sarà proprio la soluzione definitiva, ma almeno è un
primo passo. Il Consiglio dei ministri ha appena approvato un disegno di legge che ha l’obbiettivo di smaltire l’ingente arretrato delle cause civili, stimato intorno ai 6 milioni di procedimenti. Dopo il vaglio del Csm, il provvedimento sarà trasferito alle Camere per essere discusso.
“La giustizia civile italiana non potrà mai correre – ha
commentato il ministro della Giustizia Angelino Alfano –
se avrà sulle spalle lo zaino di piombo dell’arretrato. Così
abbiamo deciso una misura straordinaria: aggredire il
blocco delle pendenze attraverso una misura straordinaria
per lo smaltimento rapido dell’arretrato”.
Per il sindacato dei togati è importante sì contenere i tempi
dei processi, ma senza interferire sul loro reale corso.
Pertanto, in particolar modo per le cause penali, sono state
presentate alcune proposte fra le quali la depenalizzazione
dei reati di minore allarme sociale, con trasformazione
degli stessi in illeciti amministrativi; la revisione di alcune
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norme processuali che costituiscono soltanto tappi burocratici ed altre riforme abbrevianti già in uso per esempio
dei riti sui minori. Per quanto riguarda invece il settore
civile, si potrebbero promuovere nuove formule per risolvere i contenziosi fuori dagli iter giudiziali tradizionali.
E tutto ciò senza una lira spesa in più, cosa che invece è
necessaria se si vuole incrementare gli organici o riorganizzare ed ammodernare gli uffici. “A tali misure - conclude la nota - dovrebbero poi aggiungersene altre necessariamente onerose ma altrettanto indispensabili, come un
netto e deciso incremento degli strumenti di automazione
e informatizzazione, la revisione delle circoscrizioni
giudiziarie, l'incremento degli organici presso le Corti di
Appello, fermo da anni a numeri assolutamente fuori della
realtà”.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario
sono stati annunciati i dati della giustizia italiana: oltre 5,5
milioni di cause civili, quasi 3,3 quelle penali con processi così lunghi che per il Paese comportano risarcimenti per
decine di milioni di euro. In tempo di crisi aumentano
anche i fallimenti: +24%
In un articolo di Giovanni Negri pubblicato su il Sole 24
Ore si ‘danno i numeri’ sui processi italiani. La durata dei
giudizi definibili con sentenza nel triennio 2007-2009, è
passata dai 1.138 giorni nel 2007 ai 1.163 nel 2009, con
un picco di 1.210 nel 2008 e un incremento percentuale
nel triennio del 2,2%. Dato che trova conferma in quello
sulla durata media dei giudizi di cognizione ordinaria, che
nel triennio 2007-2009 ha oscillato tra i 1.509 giorni del
2007 e i 1.576 giorni dei 2009 (+4,4%).
Francesco Canosa
La vedova sconsolata...
ti faccio una preghiera particolare:
vista la lunghezza dei processi potresti
allungarci anche la vita per cercare di
arrivare alla conclusione da vivi e non
da morti?
Capisco che è una richiesta un pò strana, ma se Politica e Magistratura non
si mettono d’accordo come si fa a
morire ... in pace se non si risolvono i
problemi che la vita ci riserva?
Io ho fatto la mia richiesta: adesso
guarda un pò tu cosa puoi fare: dare
velocità alla giustizia-lumaca o allungare la vita di coloro che aspettano le
sentenze...
Nell’uno e nell’altro caso, se vuoi ...
... raccoglimi pure accanto
a quell’anima benedetta!
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011
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d’esse stata capita veramente,
una matina se n’uscì da casa:
ma se trovò con un fottìo de gente
maligna, dispettosa e ficcanasa
che j’impedì d’annà libberamente.
E tutti je chiedeveno: - Che fai? E tutti je chiedeveno: - Chi sei? Esci sola? a quest’ora? e come mai?...
- Io so’ la Libbertà! - rispose lei Per esse vostra ciò sudato assai,
e mò je l’ho fatta spererei...
- Dunque potemo fa’ quer che ce pare... fece allora un ometto: e ner di’ questo
volle attastarla in un particolare...
Però la Libbertà che vide er gesto
scappò strillanno:- Ancora nun è affare,
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Il saluto di Angela Palamone, nuovo Direttore
Generale dell'Ufficio Scolastico per la Toscana
(dal sito internet www.toscana.istruzione.it)
Nell’accingermi ad assumere l’incarico istituzionale che
mi è stato affidato, intendo innanzitutto rivolgere il mio
più vivo saluto agli studenti e alle loro famiglie, ai dirigenti scolastici, al personale docente e non docente della
scuola, al personale dell’U.S.R. e dei relativi ambiti territoriali, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali
e di tutte le Istituzioni che hanno parte attiva nella vita
del sistema scolastico della regione.
Ho accettato con entusiasmo e senso di responsabilità
questo incarico che, per singolare e inaspettata coincidenza, mi porta nuovamente nella città dove – all’età di
vent’anni - ho assunto servizio per la prima volta
nell’Amministrazione della Pubblica Istruzione, all’interno della quale si è interamente svolta e sviluppata la
mia vita professionale.
Ed è proprio l’esperienza maturata negli anni all’interno
dell’Amministrazione che mi rende consapevole dell’entità dei compiti che mi attendono alla guida di un Ufficio
la cui missione deve imprescindibilmente attuarsi in rapporto diretto e concreto con tutti gli attori e gli interlocutori del sistema scolastico.
Ritengo che tale rapporto vada specialmente coltivato
con i Comuni, le Province e la Regione e debba essere
incentrato sul principio della “leale collaborazione” che,
al di là della semplice enunciazione, definisce una modalità di azione rigorosamente orientata a fornire le migliori risposte alle istanze della comunità scolastica.
In tale quadro e in coerenza con i principi e valori espressi dalla Costituzione, mio impegno prioritario sarà dunque perseguire,
in ogni ambito e con il coinvolgimento di tutto l’Ufficio, l’acquisizione di livelli di “qualità” sempre più alti nell’erogazione del
servizio scolastico cui la comunità – primi fra tutti gli studenti - ha diritto.
Una particolare attenzione intendo rivolgere alla capacità dell’Istituzione di“rendere conto” a tutti i suoi interlocutori delle attività svolte, delle risorse utilizzate e dei risultati raggiunti per la costruzione del bene comune. Sono infatti convinta che questa
modalità di comportamento - intimamente correlata alla consapevolezza che siamo tutti, ognuno in relazione al proprio compito, protagonisti del funzionamento e del miglioramento del sistema scolastico - costituisce di per sé un potente motore per la
costruzione della “qualità”, oltre ad essere indispensabile alla salvaguardia e al rafforzamento di quei legami sociali che, come
la trama di un tessuto, uniscono tra di loro gli individui facendone una comunità coesa e cosciente di se stessa.
Sono peraltro ben consapevole delle situazioni di difficoltà – dalla carenza di organico alla ridotta disponibilità di risorse finanziarie, per citare le più evidenti - in cui gli uffici si trovano ad operare. Difficoltà che non intendo in alcun modo disconoscere o
minimizzare ma rispetto alle quali mi impegno – con l’ottimismo della volontà e nella consapevolezza che il buon funzionamento dell’Istituzione costituisca un bene irrinunciabile – a trovare, con il contributo di tutti i collaboratori, le risposte adeguate.
Il compito che attende l’Ufficio scolastico è dunque complesso ma, nello stesso tempo, appassionante: in questo quadro considero mia diretta responsabilità, nei confronti del personale dell’Ufficio, garantire una guida e un supporto professionale e umano
affinché tutti si sentano direttamente coinvolti nei processi decisionali.
Un particolare saluto rivolgo a chi ogni giorno “è scuola”: invito gli studenti a portare nelle aule la freschezza della loro curiosità e a coltivare progetti ambiziosi per il futuro; ringrazio i docenti che, nonostante le difficoltà a cui ho accennato, continuano
a credere che “insegnare” significa soprattutto trasmettere passione per conoscere e strumenti per capire; al personale ribadisco
che una scuola è eccellente anche per la qualità del servizio quotidiano; alle famiglie chiedo di condividere i progetti educativi
delle loro scuole e assicuro la mia attenzione alle diverse realtà del nostro territorio.
Con i migliori e più affettuosi auguri,
Angela Palamone
Leggere l’intervista a pagina 5
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Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011
Viaggio nella scuola che cambia * L’ottimismo della volontà
Intervista alla Dott.ssa Angela Palamone,
Direttore dell’Ufficio Scolastico per la
Toscana
di Sergio Tavanti
L’Ufficio Scolastico per la Toscana ha
un nuovo Direttore Generale: dall’inizio
di quest’anno infatti, la Dott.ssa Angela
Palamone ha sostituito il Dott. Cesare
Angotti nell’importante e impegnativo
incarico istituzionale di direzione e controllo delle attività scolastiche regionali
per il prossimo triennio.
Una laurea in Scienze Politiche, conseguita all’Università della Sapienza di
Roma, una lunga esperienza professionale dirigenziale e programmatica al
Ministero dell’Istruzione rappresentano
la solida base curricolare della Dott.ssa
Palamone che si appresta ad affrontare i
numerosi problemi che affliggono la
scuola italiana, in particolare quelli della
Toscana, nell’ottica di attuare quei cambiamenti necessari per renderla più adeguata, anche nel rispetto della nuova
legge, a garantire maggiore efficienza,
innalzamento dei livelli qualitativi, recupero della dispersione scolastica.
La Dott.ssa Palamone ha affidato al suo
messaggio di saluto apparso sul sito
dell’Ufficio Scolastico Regionale per la
Toscana (riportato integralmente a latere)
il suo intento programmatico in merito al
suo mandato dirigenziale. Ne traspaiono
consapevolezza, impegno, intenti collaborativi con gli altri soggetti istituzionali,
ma soprattutto un grande ottimismo,
quello della sua volontà.
Come intende attivare quel “rapporto diretto e concreto con tutti
gli attori e interlocutori del sistema
scolastico” per realizzare anche a
livello periferico quella che Lei
chiama una “leale collaborazione”,
dovendosi confrontare con soggetti
ed esponenti di differenti posizioni
politiche e contrattuali?
E’ mia intenzione attivare ogni canale di
confronto e dialogo con tutti coloro che
si propongono il miglioramento della
qualità della scuola. Una delle funzioni
dell’Ufficio Scolastico Regionale è proprio quella di interagire con la Regione
ed Enti locali per la ricognizione delle
esigenze formative e lo sviluppo dell’offerta formativa sul territorio. Quindi solo
attraverso un dialogo costruttivo si potrà
rendere effettivo ed efficace il nuovo
modello di governo locale dell’istruzione
e della formazione. In particolare dopo aver
preso conoscenza di quanto avviene a livello
regionale, è già in atto un preciso programma di
collaborazione sia con la Regione che con
altri soggetti istituzionali. Ribadisco il mio
impegno al dialogo, anche con eventuali
controparti e ci sarà il massimo rispetto
delle opinioni di tutti.
Quali progetti intende prioritariamente realizzare per l’acquisizione
di “livelli di qualità sempre più alti
nell’erogazione del servizio scolastico”?
Credo che per elevare il livello qualitativo della scuola italiana si debba innanzi
tutto intervenire sulla didattica, incoraggiando l’apprendimento interattivo dello
studente al posto dell’insegnamento di
tipo trasmissivo, ancora troppo presente.
I regolamenti di riforma del Ministro
Gelmini perseguono questo obiettivo
attraverso la didattica laboratoriale, cioè
il massimo coinvolgimento nel processo
dell’apprendimento dello studente al fine
di fargli acquisire competenze e non solo
conoscenze. È importante anche stimolare progetti di alternanza scuola lavoro
eventualmente anche mediante la promozione di intese con enti, aziende ed istituzioni. Sarà inoltre importante incentivare
le reti di scuole per il trasferimento delle
buone pratiche. Infine occorre promuovere la diffusione delle tecnologie per
rendere più efficaci gli ambienti di
apprendimento.
Come valuta la situazione scolastica della Toscana e come inquadra
questa situazione in ambito nazionale? Ritiene che sia migliore o
peggiore rispetto ad altre regioni
d’Italia e per quali motivi?
Buona, sicuramente al di sopra della
media nazionale. Questo potrebbe derivare da ragioni storiche, culturali ed educative che in Toscana hanno radici
profonde. In Toscana ci sono esempi di
scuole di eccellenza che sperimentano
laboratori e metodologie didattiche innovative come a Firenze e a Siena.
Anche i risultati dei test OCSE-PISA
confermano una generale valutazione
positiva della scuola toscana che si pone
in linea con la media dei paesi OCSE,
superando il punteggio medio nazionale
in tutte le discipline. Tuttavia è necessario constatare distanze che ancora separano la situazione della nostra Regione dai
livelli migliori rilevati sia a livello nazionale che internazionale.
Sarà inoltre essenziale anche per la
Toscana abbassare il tasso di dispersione scolastica, che attualmente è stimato al 17 per cento.
L’obiettivo è quello di ridurlo al 10 per cento
entro il 2020. A tal fine occorrerà mettere in
campo un’attività di promozione, sviluppo e
monitoraggio delle politiche di orientamento e
formazione professionale per l’occupabilità dei
giovani nell’ambito dell’integrazione tra formazione, lavoro ed istruzione.
Lei si propone “di rendere conto”
a tutti i Suoi interlocutori delle
attività svolte e dei risultati raggiunti “per la costruzione del bene
comune”. Quali canali e quali
provvedimenti aggiuntivi utilizzerà
a tale scopo, constatato che una
delle maggiori fonti di disagio per
gli operatori del sistema scolastico
sono proprio le modalità di diffusione delle informazioni e la loro
adeguatezza?
Occorre lavorare molto sulla comunicazione anche attraverso il miglioramento
dell’interfaccia dei siti internet. Occorre
implementare l’uso della rete come
mezzo di comunicazione e contatto tra
tutti i soggetti afferenti al mondo della
scuola per poter fornire, in tempo reale,
alle istituzioni scolastiche, ai docenti e
alle famiglie informazioni, documentazione giuridica, consulenze. Attualmente
ho personalmente verificato l’inadeguatezza di quanto disponibile in rete.
Come si concilia l’attuazione della
nuova riforma della scuola secondaria
superiore con le attuali risorse finanziarie disponibili, garantendo quei livelli di
qualità che Lei stessa ritiene indispensabili per il miglioramento del sistema
scolastico?
Il Ministero ha destinato consistenti
risorse per le attività di formazione dei
docenti, punto focale per la buona riuscita della riforma. Ogni ulteriore risorsa
dovrà essere gestita e ottimizzata in
modo da evitare sprechi e dispersione
degli investimenti.
Cosa risponde a tutti quei docenti –e
sono tanti– che, credendo nella loro
missione educativa (“trasmettere passione”, come dice Lei), hanno scelto la
carriera scolastica e dopo aver vinto un
concorso per esami e titoli non hanno
ancora ottenuto, a distanza di molti
anni, un’assunzione a tempo indeterminato?
Bisogna precisare che coloro che hanno
“vinto” un concorso sono già stati
immessi in ruolo; coloro che sono nelle
graduatorie sono gli “idonei” che vengono via via immessi in ruolo nei limiti dei
posti per le assunzioni che ogni anno
vengono autorizzati. Il problema del precariato è storico e di ben altro spessore e
non rientra nelle prerogative e facoltà
dell’Ufficio Scolastico Regionale trovarne le soluzioni, comunque penso che con
i futuri pensionamenti e con l’accorpamento delle classi di concorso potranno
essere tutti immessi in ruolo nel corso di
qualche anno.
Crede che il tempo a sua disposizione,
tre anni, Le sia sufficiente per attuare
quanto è nei suoi intenti?
Si, ne sono convinta.
È’ una sfida che la Dott.ssa Palamone
ha accettato con la determinazione di un
Manager che crede nella sua Azienda e
di questo bisogna darle atto. Lei stessa è
consapevole delle difficoltà, ma è altresì
pronta ad affrontarle con l’”ottimismo
della volontà” .
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La Consob ed i furbetti del mercatino
di Marco Onado Lavoce
La Borsa italiana è troppo piccola e va sistematicamente peggio
delle altre: cresce meno quando i mercati salgono e scende di
più quando le cose vanno male. La diagnosi del neo-presidente
di Consob è condivisibile. Eppure, a partire dagli anni Novanta
le riforme non sono mancate. Ma negli ultimi dieci anni l'elenco
delle aziende quotate in cui sono stati individuati comportamenti illegali di ogni sorta è impressionante. E allora è forse
utile ricordare che le autorità di mercato hanno innanzitutto un
ruolo di vigilanza, in modo da dissuadere i furbetti del mercatino.
La prima intervista del nuovo presidente della Consob,
Giuseppe Vegas, (Corriere della Sera, 6 febbraio) parte da una
diagnosi condivisibile di uno dei problemi fondamentali del
mercato finanziario italiano, ma non entra nel merito delle
cause profonde e quindi dei rimedi necessari.
La diagnosi
Partiamo dalla diagnosi: la Borsa italiana è troppo piccola e va
sistematicamente peggio delle altre: cresce meno quando i mercati salgono e scende di più quando le cose vanno male. Come
un ciclista che arranca in salita e frena in discesa e che al Giro
d’Italia finisce fatalmente per indossare la maglia nera, il nostro
mercato occupa un posto sempre più marginale nel sistema
finanziario e nel confronto internazionale.
A metà del 2010 erano quotate in Italia 290 aziende, una in
meno rispetto al 2000. È vero che riduzioni, anche più nette
delle presenze al listino, si sono registrate in altri paesi, ma a
questo punto il nostro mercato si presenta come uno dei più
poveri dal punto di vista del numero assoluto di società quotate,
superato (si fa per dire) solo dalla Spagna, che peraltro nel decennio,
come si dirà fra poco, ha registrato un incremento significativo delle
presenze al listino, passando da 172 a 279.
L’effetto congiunto dell’andamento dei corsi e del numero di
società quotate ha ridotto significativamente la capitalizzazione
di borsa che in valore assoluto è diminuita del 52 per cento nel
decennio, riportando il rapporto rispetto al Pil al 25 per cento.
Nell’intervista, il presidente Vegas cita i dati del 2011, ma il
problema purtroppo non riguarda solo l’ultimo anno. Il grafico
seguente sintetizza la deludente performance della Borsa italiana dall’inizio del 2000 alla metà del 2010.
In ascissa è indicato il rapporto fra capitalizzazione di borsa e
Pil dei principali paesi (o gruppi di paesi, come nel caso di
Euronext), in ordinata la variazione della capitalizzazione nell’arco del decennio considerato (che è abbastanza correlata con
la variazione dell’indice di borsa del periodo).
L’apparente successo del caso spagnolo va interpretato e in
qualche misura ridimensionato: i numeri ufficiali includono
infatti sia le finanziarie che controllano aziende familiari di piccola e media dimensione (ma meglio questo delle nostre finanziarie lussemburghesi), sia le società sudamericane, soprattutto
banche, quotate su uno specifico segmento di mercato.
Non è tutta farina del sacco spagnolo, quella che viene presentata, ma si tratta comunque di aspetti che indicano una significativa vitalità e competitività di quel mercato.
Le riforme degli anni ‘90
Risulta a questo punto evidente che l’ondata delle grandi priva-
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tizzazioni degli anni Novanta si è esaurita e anzi è stata completamente annullata, riportando il mercato di borsa italiano a una
posizione assolutamente marginale, con l’aggravante che nel
frattempo tutti i paesi, compresi quelli dell’Europa continentale
in cui l’intermediazione di borsa ha tradizionalmente avuto un
ruolo marginale, hanno comunque compiuto passi significativi.
In altre parole, mentre per tutti i paesi, l’arretramento dell’ultimo decennio è soprattutto un fatto ciclico, per quanto dominato
da eventi particolarmente importanti, nel caso italiano, sembra
aggiungersi un fatto strutturale, in qualche modo diverso e più
grave rispetto a quanto accade negli altri paesi.
Eppure, lo sforzo riformatore non è mancato: a partire dagli
anni Novanta il sistema delle regole, a cominciare da quelle per
la tutela degli azionisti di minoranza è stato allineato a quello
dei principali paesi, il sistema degli scambi è oggi fra i più efficienti e meno costosi, sono state offerte alle società diversi segmenti di mercato tendenti a soddisfare esigenze diverse, a
cominciare da quelli rivolti alle piccole e medie imprese che
rappresentano la spina dorsale del nostro sistema produttivo.
Nonostante tutto questo, il mercato di borsa italiano ricorda
sempre di più una bella festa organizzata nel migliore dei modi:
buoni cibi, vini raffinati, ambiente elegante. Peccato che non
siano arrivati gli invitati.
Viene in mente il romanzo di Irène Némirosvsky “Il ballo”, ma
lì c’è una mano maliziosa che determina l’insuccesso. E nel
nostro caso? Certo, non c’è un solo colpevole, ma non si può
fare a meno di rilevare che, soprattutto nell’ultimo decennio,
troppi sono stati gli episodi che portano a dire che complessivamente le imprese italiane hanno usato molto più spesso la Borsa
per motivi opportunistici del gruppo di controllo, anziché come
corretto strumento di finanziamento, arrivando in molti casi alla
frode bella e buona.
Un lungo elenco di comportamenti illegali
L’elenco delle aziende quotate in cui sono stati individuati comportamenti illegali di ogni sorta negli ultimi dieci anni è impressionante: Cirio, Parmalat, Popolare di Lodi, Italease,
Giacomelli, Mariella Burani (le ultime tre di nuova quotazione)
solo per citare i più noti. Le manipolazioni non si contano e nel
caso più recente è addirittura coinvolto un ex presidente della
Corte Costituzionale (Antonio Baldassarre per Alitalia).
Come non bastasse, ci sono i tanti casi di azioni di nuova quotazione che sono state offerte a prezzi tanto elevati da registrare
poi performance largamente peggiori della media. Il caso più
clamoroso è quello di Saras, che ha dato origine anche a un’azione penale della procura di Milano, ma non si tratta affatto di
un episodio isolato. Sarebbe ingeneroso dire che tutto questo è
successo perché l’attività di vigilanza non è stata adeguata e
comunque alcuni aspetti (in primis il prezzo di emissione) esulano del tutto dall’ambito di intervento della Consob. È chiaro
però che davanti a un quadro del genere, sarebbe stato gradito
vedere ricordato che le autorità di mercato sono innanzitutto
watchdog, cani da guardia: nessuno chiede che sbranino come
rotweiler, ma che abbaino al momento opportuno, dissuadendo
in tutti i modi possibili i “furbetti del mercatino”, questo sì;
molto meglio che invocare regole “semplici e non vessatorie”.
I vessati sono fra i risparmiatori e se non li tuteliamo abbastanza, la Borsa italiana continuerà a essere la Cenerentola
d’Europa. Senza alcuna speranza di principe azzurro, ovviamente.
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di Sergio Pasquinelli
I TAGLI CHE NON FANNO RUMORE...
I servizi sociali sono stati pesantemente penalizzati dai tagli di spesa. Ma nessuno ne parla. Persino sull'azzeramento del Fondo per
la non autosufficienza, le reazioni sono state modeste anche da parte di sindacati, associazioni del terzo settore e comuni. Il governo punta a disimpegnarsi dal welfare dei servizi, mentre mantiene salda la gestione del welfare monetario, un insieme di misure
poco efficienti, che assorbono gran parte della spesa sociale. Urgente una riforma complessiva della spesa e dei servizi sociali.
I servizi sociali sono stati pesantemente penalizzati dai tagli di spesa. Come fare a rispondere a bisogni crescenti con risorse che
diminuiscono? È una domanda divenuta centrale per Regioni ed enti locali, soprattutto dove è netto il contrasto tra riduzioni in
corso e bisogni in aumento, come nel caso degli anziani non autosufficienti.
Colpisce il silenzio che regna intorno a questi tagli. Rispetto ad altri ambiti di policy e anche ad altri paesi, la comunicazione pubblica sul welfare dei servizi è molto carente e frammentaria. Quello dei tagli di spesa sembra essere un tema troppo tecnico per
essere affrontato dai media nazionali. Oppure talmente delicato da rinviare a questioni più generali da trattare in chiave politica.
E’ ideologica. Non c'è stato un vero dibattito sui tagli possibili: in quale modo esercitarli, chi preservare dalle scelte più difficili,
che cosa mantenere e che cosa sacrificare.
Persino ex post, sull’azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, 400 milioni di euro che vengono a mancare da quest’anno,
le reazioni sono state a dir poco modeste da parte di sindacati, associazioni del terzo settore e soprattutto rappresentanza dei comuni. Sono loro infatti che più di tutti pagheranno il taglio, perché prevalenti beneficiari di un fondo a destinazione sociale, che l’anno scorso ha rappresentato un quarto della loro spesa sociale per la terza età. (1)
I tagli
L’unico “successo” si è registrato per il non profit, con i fondi in parte ripristinati sul 5 per mille. Per il resto il panorama è desolante. A partire dal Fondo nazionale per le politiche sociali, un po’ il padre di tutti i fondi per il sociale, nato tre anni prima della
legge 328/00 e quest’anno ridotto a 275 milioni di euro: erano più del triplo solo tre anni fa. E che dire del Fondo per la famiglia,
passato dai 185 milioni dell’anno scorso a 51? Avrebbe dovuto dare le gambe al lungo elenco di propositi emerso nella Conferenza
nazionale di Milano dell’8-10 novembre 2010: ora sappiamo che quelle intenzioni rimarranno in larga misura tali.
Principali fondi statali a carattere sociale (milioni di euro)
2008
2009
2010
2011
Fondo nazionale politiche sociali
929,3 583,9 453,3 275
Fondo politiche per la famiglia
346,5 186
185,3 52,5
Fondo per la non autosufficienza
300
400
400
0
Fondo per le politiche giovanili
137,4 79,8
94,1
32,9
Fondo servizi per l’infanzia-Piano Nidi
100
100
0
0
Fondo sociale per l’affitto
205,6 161,1 143,8 33,5
Fondo per il servizio civile
299,6 171,4 170,3 113
Fonte: A. Misiani, Finanziaria 2011: fine delle politiche sociali? e legge di stabilità 2011.
Cresce poi il numero dei fondi letteralmente svuotati: dopo il Piano straordinario per i nidi è toccato al Fondo per la non autosufficienza. Altri, come quello per gli affitti, sono ridotti a una cifra simbolica: giovani coppie e famiglie in crisi potranno sperare
quasi soltanto negli aiuti che Regioni e comuni, in ordine molto sparso, hanno deciso di mantenere. Mentre le riduzioni sul servizio civile rischiano di mortificare un’esperienza il cui valore è riconosciuto a livello europeo. Nel complesso, se nel 2008 per i
principali fondi sociali lo stanziamento superava i due miliardi di euro, quest’anno siamo a meno di un quarto (vedi tabella).
E le prestazioni monetarie? I tagli colpiscono la rete dei servizi, il livello territoriale. Prestazioni gestite a livello nazionale, preponderanti in termini di spesa, non sono state minimamente sfiorate da alcuna ipotesi di riforma. Valga per tutti l’esempio dell’indennità di accompagnamento: una misura granitica per cui verranno spesi quest’anno tredici miliardi di euro. Tutti i servizi sociali dei comuni italiani costano la metà di questa sola misura: 6,6 miliardi nel 2008 secondo l’Istat.
Il messaggio che il governo manda è esplicito: ci disimpegniamo dal welfare dei servizi, mentre manteniamo salda la gestione del
welfare monetario, quello che riguarda i vari assegni familiari, per l’assistenza e l’invalidità. Un insieme di misure ingessate, poco
efficienti e perequative, che assorbono i quattro quinti della nostra spesa sociale.
La forbice tra domanda di aiuti e risorse disponibili si allarga particolarmente per i non autosufficienti. Per loro oggi l’offerta di
assistenza poggia essenzialmente su due colonne portanti.
Da una parte, la rete dei servizi domiciliari, residenziali e intermedi, che Regioni ed enti locali governano e producono. Per mantenere e sviluppare questa rete, ancora sotto-dotata rispetto a molti paesi europei, le Regioni dovranno sempre più attingere risorse dalla sanità e dal socio-sanitario, che presentano disponibilità ben maggiori del sociale. (2) Con il rischio di “sanitarizzare” l’assistenza, di spostarla verso le situazioni più gravi e di ridurne i contenuti più propriamente sociali, di accompagnamento, promozionali, preventivi, ambientali, di comunità.
Dall’altra, un’erogazione monetaria nata trent’anni fa e da allora mai migliorata, l’indennità di accompagnamento, insensibile alle
condizioni economiche di chi la percepisce e priva di alcun vincolo di utilizzo, quindi votata a essere la fonte primaria del welfare
fai-da-te, quello del mercato sommerso delle assistenti familiari.
Serve una vera ristrutturazione della spesa sociale: per riformare le erogazioni monetarie nazionali di tipo sociale, superandone i
crescenti limiti; per rafforzare un sistema dei servizi penalizzato in Italia a favore dei trasferimenti economici; per qualificare in
modo non episodico il lavoro privato di cura. Non c’è bisogno della bacchetta magica, serve una visione di sistema, l’intenzione di
cambiare e la capacità di scegliere.
(1)Sui servizi per gli anziani cfr. Network Non Autosufficienza (a cura di), L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia.
Secondo Rapporto, Maggioli Editore, 2010.
(2)I Fondi regionali per la non autosufficienza già oggi attingono risorse dalla sanità. L’Emilia Romagna per esempio ha stanziato
487 milioni di euro per il 2010 di cui 307 provengono dal Fondo sanitario regionale.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011
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Donne alle crociate, ma in nome di chi?
Non ci sono mai piaciute le Crociate, le
chiamate alle armi che hanno sempre storicamente caratterizzato periodi bui e
tempi confusi, quando lo strepito indistinto della massa è chiamato a coprire una
brutale volontà di sopraffazione, ammantandola di un’aura di superiorità che di
fatto non le compete. E un richiamo alla
Crociata, neanche velato, ci appare il
manifesto programmatico della manifestazione prevista per domenica 13, la
grande, sdegnata, virtuosa, ed infine pretestuosa, mobilitazione delle donne che
invocano “Se non ora quando?” ed intanto gettano preventivamente la croce
addosso – che è sempre una buona misura
per garantirsi da eventuali critiche o voci
appena appena dissonanti – a tutte coloro
che non aderiranno, additandole come chi
“vuole continuare a tacere, sostenere,
giustificare, ridurre a vicende private il
presente stato di cose” ed a farlo «assumendosene la pesante responsabilità,
anche di fronte alla comunità internazionale”, perbacco, che il mondo ci guarda
ed attende col fiato sospeso la nostra sollevazione moralistica. Ebbene, la sottoscritta non aderirà e lo dice in anticipo,
tanto perché non ci siano dubbi in proposito e non si possa ipotizzare un malinteso disinteresse alla questione peraltro
essenziale che tutte ci riguarda ogni giorno della nostra vita, ovvero riuscire a stabilire un nesso convincente, e di seguito
una stabile relazione, fra la dignità ed il
rispetto, fra la libertà e la coscienza, fra la
morale e l’etica. Mica facile, un compito
immane a dire il vero, che ci parrebbe
riguardare anche gli uomini e non dover
essere ristretto ad una misera questione di
appartenenza di genere, ma poiché la
chiamata alla Crociata è rivolta alle
donne, vediamo contro chi, e per quale
motivo dovremmo veramente batterci, se
davvero avessimo voglia di farlo. Il femminismo spesso velleitario che ha solo
superficialmente attecchito nel nostro
paese negli ormai lontani anni Settanta,
senza peraltro produrre frutti significativi
– e su questa sterilità di un movimento sì
che ci sarebbe molto da interrogarsi, sempre se davvero avessimo voglia di ragionare – si è seduto alle prime conquiste più
apparenti che eclatanti – divorzio ed
aborto - che fisiologicamente sarebbero
comunque arrivate prima o poi e che, alla
luce della contemporaneità, possiamo
anche provocatoriamente dire che sembrano esser state conquiste più maschili
che femminili, inducendo un senso di
irresponsabilità individuale che non finiremo mai di pagare, aggravato da una
mancata apertura sociale e civile alle
donne che ancora devono scontrarsi con
una società inevitabilmente e scleroticamente costruita sul modello maschile.
Quel femminismo, dunque, pare non aver
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creato i presupposti
grazie ai quali alla
prima azione di rottura
di uno schema ne deve
poi seguire un’altra
costante e continuativa di riequilibrio dei
ruoli e delle parti.
Invece noi – inteso
come donne italiane
destinatarie del manifesto della Crociata di
domenica – siamo
rimaste in mezzo al
guado, apparentemente liberate, di fatto
prive di reali strumenti
per farci valere ed
affermare ragionevolmente e meritatamente anche la nostra
diversa visione della vita. Prova ne sia
che il suddetto manifesto si rivolge ad
una figura di donna del tutto stereotipata,
madre, moglie, figlia – e la sottoscritta ad
esempio sarebbe già esclusa da tutte queste categorie, sebbene sia certa della propria esistenza in vita – nonché lavoratrice
e dotata di una fede religiosa: ora, è legittimo e persino doveroso chiedersi se tutte
le donne di questo paese possano sentirsi
rappresentate da questo modello unico e
quindi anche pienamente comprese nelle
ragioni della manifestazione, ma la questione ha una portata più ampia perché ci
costringe a chiederci cosa davvero intendiamo oggi per presenza femminile nella
società ed entro quale cornice siamo
disposte ad inquadrare tale presenza
affinchè assuma connotati riconoscibili e
degni di rispetto. Se tale cornice corrisponde alla dignità, grande e vitale parola
che, così squadernata fra un rigurgito di
moralismo estremo ed una virtuosa esibizione di falso pudore, sembra farsi piccina picciò fino a somigliare più ad un pretesto tignoso che non ad un valore assoluto quale invece dovrebbe essere, dobbiamo allora essere in grado di riconoscere
che essa non può di fatto esistere senza
libertà, e precisamente senza quella
libertà di scelta che, se esercitata con
autonomia di pensiero ed onestà di
coscienza, è la sola in grado di attribuire
un autentico valore alla dignità di una
persona.
Si rassegnino dunque le combattenti della
Crociata: non si può imporre la dignità
per legge, così come non si può presupporre una virtù di stato simile ad una tassa
da pagare per sentirci tutti migliori –
ognuno di noi è chiamato ad assumersi
una responsabilità individuale che nessuna piazza può collettivizzare e spersonalizzare, ognuno di noi è chiamato a dimostrare con le proprie scelte di vita il valore che è disposto ad attribuire a se stesso
ed agli altri, senza mai rinnegare un prin-
cipio fondante: la libertà di fare di se stessi ciò che si vuole, pur nel rispetto delle
regole di una civile convivenza. Le signorine libere ed indipendenti che decidono
di usare la propria avvenenza per guadagnare denaro all’ombra del potere – fenomeno sempre esistito e che sempre esisterà - compiono una scelta che la sottoscritta non condivide né ha mai fatto propria, ma che non intende sindacare perché
rientra nella libera disposizione di sé che
ciascuno di noi può esercitare. Non sono
ragazze da difendere più di quanto non
siano da biasimare, ed interroghiamoci
piuttosto sulle famiglie che non hanno
saputo trasmettere loro uno straccio di
valore morale – come abbiamo letto nella
parte davvero sconcia delle intercettazioni del caso Ruby – interroghiamoci sulla
cieca follia di un paese che si lascia convincere che il vero problema che lo danna
all’estinzione sia il Bunga Bunga, interroghiamoci sull’inveterato malcostume,
questo sì da combattere, per cui si guarda
il dito piuttosto che la luna e ci si lascia
sempre distrarre dalle fesserie invece di
rivolgere la nostra attenzione alle cose
davvero importanti. E poiché fra le firmatarie del manifesto della Crociata c’è
anche la signora Camusso, avremmo per
lei un modesto suggerimento: la prossima
volta, indica una grande manifestazione
di piazza per ottenere dal governo una
legge come quella approvata da Obama
come primo atto del suo mandato presidenziale, ovvero l’abolizione della disparità salariale tra uomo e donna – perché
quella lede la dignità davvero, perché
quella umilia le donne, perché quella le
rende inferiori a prescindere e le fa perennemente più deboli, mettendole sotto
costante ricatto. Fino ad allora, la sottoscritta non scenderà in piazza, chè la
nostra personale dignità gode di ottima
salute, tanto da esporsi con la propria faccia e da firmarsi regolarmente con il proprio nome.
Chiara Boriosi - Pensalibero
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011
Sviluppo rurale: raffica di bandi per 51,2 milioni.
Salvadori: “Opportunità da cogliere per gli agricoltori toscani”
Sostenere gli investimenti delle imprese agricole, agroalimentari e forestali, concedere premi per la costituzione di nuove
imprese da parte di giovani o per pratiche produttive rispettose
dell’ambiente, assegnare indennità per le imprese che operano
in zone montane o svantaggiate, incentivare la diversificazione
delle attività.
E ancora: sostegno alle imprese che producono prodotti di qualità (DOP, IGP, DOC, Biologici, Agriqualità), interventi per la
protezione dei boschi dagli incendi, difesa del suolo dal dissesto
idrogeologico e prevenzione delle calamità naturali.
Sono questi i settori per i quali in queste settimane stanno uscendo sul BURT, il bollettino ufficiale della Regione Toscana, i
bandi a valere sul Programma di Sviluppo Rurale per il periodo
2007-2013. I fondi pubblici a disposizione per questa tranche
sono pari a 51,2 milioni di euro.
Il Programma di Sviluppo Rurale – ricorda l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori – è il principale strumento di finanziamento con fondi dell’Unione Europea
per gli interventi nel settore agricolo e forestale.
Per dare un’idea di quanto “vale” per l’economia toscana basta
pensare che, complessivamente, sono previsti 876 milioni di
euro di fondi pubblici, che nell’arco delle annualità previste,
mettono in moto grazie alla compartecipazione dei privati, investimenti per 1 miliardo e 400 milioni di euro.
Gli obiettivi che la strategia regionale si propone sono: accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo la
ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione; valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio;
migliorare la qualità di vita nelle zone rurali; promuovere la
diversificazione delle attività economiche nelle zone rurali.
In queste settimane sono già stati pubblicati numerosi bandi. Fra
questi ci sono quelli destinati all’insediamento di giovani agricoltori e al prepensionamento di quelli più anziani (per entrambi
la scadenza è il 30 aprile 2011), ma ve ne sono anche numerosi
altri.
Le scadenze
La scadenza più ravvicinata, il 28 febbraio 2011, è relativa al
bando per “Accrescimento del valore aggiunto delle produzioni
agricole” . E’ questa una misura che insiste in particolare sulle
filiere ed è volta al miglioramento della competitività delle
imprese agroindustriali collegate con i produttori agricoli.
Altre misure, la cui scadenza per l’anno 2011, è stabilita al 31
marzo, sono: Ammodernamento delle aziende agricole;
Migliore
valorizzazione
economica
delle
foreste;
Accrescimento del valore aggiunto delle produzioni forestali;
Sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità
alimentare; Ricostituzione del potenziale forestale e interventi
preventivi; Investimenti non produttivi; Imboschimento di terreni agricoli; Imboschimento di superfici non agricole;
Diversificazione verso attività non agricole.
In tutto, compresi i bandi per i giovani agricoltori e il prepensionamento degli anziani, porta i bandi aperti in queste settimane
ad un totale di 12. Altri saranno emessi nei prossimi giorni e
riguarderanno: Indennità a favore degli agricoltori delle zone
montane”; indennità a favore degli agricoltori delle zone caratterizzate da svantaggi naturali; pagamenti agroambientali; pagamenti silvo ambientali.
Dove presentare le domande
In uno dei Centri di assistenza agricola (CAA) presenti nel territorio, o direttamente mediante firma digitale sul sistema informatico dell’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura
(ARTEA). Per informazioni ci si può rivolgere alle organizzazioni professionali di categoria, agli uffici competenti di
Province, Unioni di Comuni e Comunità montane o consultare il
sito www.artea.toscana.it.
Apprezzamenti da parte del Presidente di UNCEM Toscana
Oreste Giurlani che ha sottolineato come lo sviluppo delle aree
rurali della Toscana, il sostegno alle imprese anche per la diversificazione delle attività, rappresenti una grande opportunità per
il rilancio del settore e una grande occasione per un migliore sviluppo socio-economico regionale a favore dei più giovani.
Giustizia, Rossi: “La via Toscana
al processo breve”
“La via Toscana al processo breve”. Così il presidente della
Regione Enrico Rossi ha definito il nuovo protocollo di intesa
siglato a Roma con i ministri Alfano e Brunetta. Il protocollo
prevede lo sviluppo dei servizi telematici in materia di giustizia
civile e penale e l’integrazione della cancelleria telematica con il
processo civile telematico. A partire da Firenze e in prospettiva
in tutta la Toscana l’obiettivo è la completa dematerializzazione
degli atti e degli scambi attraverso l’accesso tramite smart card.
“La giustizia e il suo buon funzionamento sono fattori di competitività – ha proseguito il Rossi – oltre che di garanzia dell’effettivo esercizio dei diritti per i cittadini. Questo progetto contribuirà a mettere fine allo spettacolo attuale dei tribunali affollati
all’inverosimile, con i corridoi stracarichi di faldoni e percorsi
da segretarie preoccupate che non spariscano le carte”.
L’esperienza della cancelleria telematica è iniziata in Toscana
nel 2008 grazie a un altro protocollo di intesa. Nel 2010 la cancelleria ha avuto quasi 1 milione di accessi e ad oggi 10.000
avvocati sono registrati al sistema.
L’integrazione cancelleria telematica-processo civile telematico, grazie a meccanismi di identificazione e di accesso sicuri e
potenziati, con l’utilizzo della smart card Carta regionale dei
servizi,permetterà di effettuare la consultazione dei dati contenuti nel registri di cancelleria e dei documenti memorizzati nel
fascicolo informatico, di inviare telematicamente e a valore
legale atti in formato digitale firmati digitalmente, di ricevere
telematicamente le comunicazioni e le notificazioni, sempre a
valore legale, accedere ai servizi telematici forniti da tuti gli
uffici giudiziari italiani e ai nuovi servizi che il ministero sta
realizzando, agevolare il rilascio di certificati e altro ancora.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011
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Il presidente di Uncem Toscana, Oreste Giurlani, ha incontrato i sindaci della Val di Bisenzio e il presidente della Comunità Montana
Il presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani ha fatto
tappa in Val di Bisenzio, dove ha incontrato il presidente
della Comunità Montana Marco Ciani e i tre sindaci di
Vaiano, Cantagallo e Vernio.
E' stata l'occasione per parlare delle politiche per la montagna, alla luce delle riduzioni delle risorse fissate dalla
manovra finanziaria per gli enti montani, e per seguire i
passi che la Comunità Montana sta svolgendo per la sua graduale trasformazione in Unione Speciale dei Comuni.
“Questa mia visita è stata importante per analizzare da vicino la situazione della montagna pratese – ha detto il presidente Giurlani – Ho potuto vedere che il percorso di riassetto istituzionale della Comunità Montana è in linea con quello dell'Uncem. Il nostro obiettivo è quello di arrivare alla
costituzione delle varie Unioni Speciali di Comuni entro l'estate e in maniera completa, ovvero con il pieno coinvolgimento di tutte e 13 le Comunità Montane regionali. Certo
Ciani
Cecconi
Giurlani
non è facile, ma stiamo lavorando affinchè il nuovo ente
mantenga le deleghe regionali che ha oggi, ovvero l'agricoltura, la bonifica e la forestazione e aggiunga anche altre funzioni che possano offrire nuovi servizi ai cittadini”.
Nell'incontro è stato affrontato anche il tema della chiusura degli uffici postali della montagna. In modo particolare Giurlani
e il sindaco di Cantagallo, Ilaria Bugetti, si sono fermati ad analizzare la questione dello sportello di Fossato, non più funzionante dalla scorsa estate.
“Nel corso di questi mesi abbiamo continuato a monitorare la situazione con grande attenzione - ha detto Bugetti - Abbiamo
incontrato e parlato con le persone per comprendere le loro esigenze e ci stiamo occupando di trovare le migliori soluzioni,
insieme alla Regione Toscana, per risolvere le difficoltà di chi è rimasto privo di questo servizio”.
Il presidente Oreste Giurlani ha spiegato che, su questo tema, Uncem sta portando avanti due strategie di lavoro: da una parte
ha un dialogo aperto con la Regione e con Poste Italiane perchè la riduzione di alcuni sportelli, senza aver sviluppato prima
una concertazione con i sindaci, è stata una scelta inaccettabile; dall'altra ha allo studio dei meccanismi nuovi che pemetterebbero l'attiviazione di servizi di prossimità che potrebbero coinvolgere anche le politiche giovanili e creare, probabilmente,
anche nuove opportunità di lavoro.
Giurlani (Uncem Toscana) in Lunigiana
Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, ha incontrato i
rappresentanti della Comunità montana della Lunigiana ed i 14
sindaci dei comuni che fanno capo alla stessa C.M.
Sul tavolo i problemi relativi alla trasformazione della C.M. in
Unione di comuni, che ha trovato tutti concordi sia nel continuare a far riferimento all'Uncem sia a mantenere l'attuale
governance montana.
Preoccupazioni sono state espresse in merito al TPL, il rischio
di chiusura di scuole materne e di uffici postali.
L'Uncem è stata incaricata di mantenere i rapporti con le
Istituzioni ovvero Regione, Scuola, Poste spa.
Nella stessa riunione i 14 comuni hanno deciso di aderire al progetto Elisa, di cui Uncem è capofila.
Tale progetto si occupa di fiscalità e catasto.
Altri milioni per le alluvioni per Liguria,
Veneto, Campania e Sicilia e niente per la
Toscana
Finalmente una buona notizia: proprio questa notte in commissione parlamentare è stato approvato un emendamento che inserisce nel decreto "Milleproroghe" il finanziamento di 90 milioni
per i danni subiti dalla Liguria durante le recenti alluvioni.
I fondi verranno dati in due tranches da 45 milioni, una sul 2011
e una sul 2012. Con i dieci milioni già ricevuti fa un totale di
100 tondi, pari a un terzo dei danni – che ammontano a 300
milioni di euro. Non ci si farà tutto, ma almeno le situazioni più
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pericolose le potremo affrontare, come ad esempio l'abbattimento del palazzo-tappo di via Giotto a Sestri.
Passano gli stanziamenti per alcune Regioni alluvionate
(Liguria, Veneto, Campania e Sicilia). Resta fuori la Toscana
malgrado le lamentele dei giorni scorsi del Presidente della
regione Enrico Rossi, il quale sosteneva di “non aver avuto
comunicazioni ufficiali relativi ai 52 milioni stanziati dal
Governo per l’alluvione del Natale 2009, anche se sembra che
stiano per arrivare in Toscana”.
Da parte sua, Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana,
dichiara di “non capire perchè i fondi pro-alluvioni siano andati
alle quattro regioni inserite nel Milleproroghe e niente alla
Toscana, che sta subendo danni ingenti per alluvioni e smottamenti ed è una regione a forte rischio idro-geologico”.
Preoccupazioni sull’Amiata per gli impianti di
innevamento
Dall’incontro tra Uncem Toscana (presidente Oreste Giurlani)
ed i presidenti delle comunità montane grossetane sul sistemaneve è emersa la grossa preoccupazione per la mancanza di
impianti di innevamento artificiale che possono garantire il turismo bianco in questo periodo.
“Purtroppo - dice Giurlani - mancano le risorse finanziarie che
non mette a disposizione la Regione Toscana e gli impiantisti
non hanno capacità proprie per poterlo fare”.
Eppure la questione-neve per l’Amiata è di grande importanza
per la capacità di attrarre turismo non solo regionale, ma anche
dal vicino Lazio.
“Il mio augurio - conclude Giurlani - che si possa arrivare presto
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011
Ceccobao a Tremonti: “Dopo i
treni pendolari, venga a conoscere
anche l’Autopalio”
FIRENZE – “Il ministro Tremonti è salito sul treno dei pendolari e si è accorto che non funzionano. Forse era il caso che lo
facesse prima, così forse non avrebbe tagliato i trasferimenti al
trasporto pubblico locale e non avrebbe tolto 425 milioni alle
Regioni per l’acquisto di nuovi treni”. Così l’assessore ai trasporti della Regione Luca Ceccobao ha commentato le dichiarazioni del ministro che al termine di un lungo viaggio su un
treno Intercity da Roma verso Reggio Calabria, si è lamentato
per l’estrema lentezza degli spostamenti.
L’assessore, che più volte in questi mesi ha percorso le linee dei
pendolari toscani per verificare di persona il funzionamento del
servizio, ha voluto anche rilanciare la posta, proponendo un
altro viaggio al ministro: “Perché, dopo essersi sorpreso dei
treni lenti e vecchi, Tremonti non fa anche un bel viaggio
sull’Autopalio o sulla Grosseto-Fano? Così si può rendere
conto dello stato di queste arterie e del bisogno urgente di interventi. Altro che i pedaggi da lui promossi senza alcun preventivo miglioramento. Se vuol venire a vedere la condizione in cui
versa la Siena – Firenze, mi candido sin da ora ad accompagnarlo”.
In attesa di Tremonti, intanto l’assessore ha confermato la sua presenza alla manifestazione sulla Firenze-Siena.
Scaletti: “Non un euro in meno dal
bilancio regionale per la cultura”
“Dobbiamo un forte ringraziamento a chi ha organizzato questa bella iniziativa, agli organizzatori ed ai partecipanti.
Abbiamo bisogno di eventi che focalizzino l’attenzione di tutti
su un tema così drammatico e penoso del nostro paese, l’agonia
della cultura in cui il taglio operato sui fondi finanziari è soltanto l’esito di un lento, progressivo, inesorabile tentativo di
destrutturazione, delegittimazione fino alla negazione del senso
della cultura, della suo valore assoluto”. Lo ha detto l’assessore
regionale alla cultura, Cristina Scaletti, intervenendo alla due
giorni sulla cultura al Teatro Puccini di Firenze.
“Mettere al centro del governo di un paese, di una regione, di
una citta la cultura – ha proseguito - è prima di tutto un gesto
d’amore verso i cittadini teso a regalare la bellezza, la qualità
della vita, la grazia, l’emozione, il riso, il pianto, la magia, i brividi sulla pelle attraverso la musica, il teatro, l’arte, lo spettacolo . Il taglio del 35 per cento operato dal governo sul fondo
unico per lo spettacolo è una condanna per il futuro. Senza cultura – ha aggiunto – si muore tutti un po’, muore la meraviglia,
la curiosità, la bellezza di essere diversi che porta ed essere
curiosi ed accoglienti verso l’altro. Senza cultura si svuota la
nostra capacità di esprimere sentimenti, diventiamo grigi, anaffettivi. La difesa della cultura è difesa della nostra qualità di
vita”. La Regione Toscana non taglierà un euro dal suo bilancio
nel settore culturale, è la promessa di Scaletti: “Lo posso affermare senza esitazioni, perché è un’indicazione precisa del presidente Rossi. Probabilmente non sarà sufficiente, vista l’entità
devastante dei tagli governativi. Dobbiamo dunque unirci tutti,
istituzioni, operatori ed enti culturali, società civile ed accolgo
con entusiasmo la proposta di un manifesto che questa iniziativa al puccini propone. Lavoreremo – ha concluso – per chiedere che anche l’Italia abbia una legge per la defiscalizzazione
delle donazioni dei privati”.
Save the Children, Nencini:
“Tre impegni per la Toscana”
FIRENZE – Tre problemi da affrontare, tre cose da fare: per i
bambini e per i giovani, messe in fila dall’assessore ai diritti
umani Riccardo Nencini. Primo: nominare il garante dell’infanzia, che la Toscana ha istituito un anno fa, sul finire della scorsa legislatura, e combattere l’abbandono scolastico. Secondo:
ripensare il multiculturalismo, che “va bene, ma con diritti per
tutti e doveri chiari per tutti”. Terzo: rispondere ai giovani che
protestano, “spesso a ragione”, coinvolgendoli di più nelle decisioni e magari concendendo il diritto di voto ai sedicenni, almeno nelle circoscrizioni.
A Palazzo Strozzi Sacrati, sede a Firenze della presidenza della
giunta regionale, “Save the Children” ha presentato il primo
“Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia”. E l’assessore
Nencini sgombra subito il campo da una tentazione. “Non è
detto che la Toscana – spiega – sia ancora la madre di tutto il
meglio del mondo. Lo é stata in passato per qualche tempo. Ma
non è detto che è quello che è stato si ripeta all’infinito. E per
farlo c’è da lavorare ed occorre che tutti adempiano alle proprie
responsabilità”.
Tre nodi da sciogliere
Il primo problema riguarda la bassa natalità. “La Toscana –
ricorda Nencini – è tra le regioni più ‘vecchie’ d’Italia, ovvero
con il peggior rapporto tra giovani ed anziani”. E’ la seconda,
dopo la Liguria. “Una situazione drammatica. E Firenze – precisa sempre l’assessore – è di gran lunga la città più ‘vecchia’
d’Italia”.
La seconda questione attiene al lavoro minorile. “Non ci sono
solo i bambini che lavorano nelle miniere di diamanti del
Sudafrica. A Prato, a meno di dieci chilometri da quello che era
l’ombelico del mondo, ci sono bambini cinesi che fanno le
asole della mia camicia, ad esempio”.
La terza questione interessa le idee. “A volte mancano – conclude Nencini – ed occorre invece investire sulle idee nuove,
come la Regione Toscana sta facendo con il Progetto Giovani
presentato nelle settimane scorse dal presidente Rossi e che
metterà a disposizione dei giovani che vivono in Toscana, non
solo quelli fino a 18 anni, 334 milioni in tre anni”.
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AMBIENTE
Ricerca italiana e politiche per la montagna
Un convegno molto importante e qualificato si è svolto a Roma, presso la sede centrale del CNR nell’ aula Marconi, sul tema: la
ricerca italiana a supporto delle politiche per la montagna.
In generale il convegno ha voluto rivolgere un qualificato appello per l’avvio di un programma nazionale di ricerca per la montagna, in grado di favorire la ripresa e lo sviluppo dei territori montani, da anni trascurati e poco considerati. Hanno partecipato alla
importante iniziativa rappresentanti delle varie istituzioni amministrative, politiche, parlamentari e scientifiche, nonchè ricercatori ed esperti, imprenditori, alpinisti ed escursionisti, provenienti da tutta Italia.
La montagna - è stato sottolineato - contribuisce alla produzione del reddito nazionale per il 16,1 %, una cifra che è solo di poco
inferiore alla quota della popolazione che vi risiede (18,5 %); si tratta quindi di una risorsa e di una opportunità da riconoscere e
valorizzare nell’interesse del nostro Paese; quello montano è un territorio a forte vocazione agricola e turistica, ma nelle vallate
insistono anche distretti produttivi ed industriali molto importanti per la economia nazionale; occorre pertanto creare le condizioni per prevenire il progressivo abbandono delle montagne a favore delle zone costiere e metropolitane, nelle quali, peraltro, la pressione antropica cresce in maniera preoccupante.
“Occorre quindi - è il commento di Oreste Giurlani, vice-presidente nazionale di Uncem - per garantire un reale sviluppo delle aree
montane, l’avvio di un programma nazionale di ricerca per la montagna, che possa adeguatamente supportare le amministrazioni
locali e nazionali ed i politici a tutti i livelli nella individuazione dei punti di forza e di debolezza, e quindi delle azioni strategiche
da intraprendere per valorizzare al meglio le terre di montagna, che costituiscono una vasta parte del territorio nazionale; quindi
occorre pensare alla tutela dell’ambientale e riduzione dei rischi, valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, della filiera
forestale e della zootecnia, sviluppo del sistema agrituristico, potenziamento dei servizi pubblici, crescita demografica e del sistema scolastico, del turismo e degli sport della montagna, sono solo alcune delle tante priorità che possono assicurare uno sviluppo
duraturo e sostenibile delle zone montane. Si tratta di scenari che, con il supporto della ricerca scientifica italiana, potranno determinare un adeguato ed auspicato rilancio di queste aree nell’interesse del sistema-Paese”.
Ma anche la periferia si muove:in Toscana, ad esempio, la Regione ha deciso di far partire una nuova “cabina di regia” per il turismo, insieme alle Province dopo l o scioglimento delle APT decretato dall’ultima legge finanziaria della Regione: sarà una “cabina di regia”, composta dagli assessori provinciali, a concorrere alla determinazione del modello di organizzazione sul territorio e
alle attività di monitoraggio e verifica dei risultati conseguiti, oltre ad identificare le strategie di medio periodo per la promozione
turistica.
“Per ora in questa cabina si fa menzione dell’Uncem, delle comunità montane e dei comuni montani - dice Giurlani - ma penso sia
solo una carenza di informazione che siamo sicuri sarà colmata quando si darà vita ad un tavolo tecnico, che assicurerà il raccordo
operativo tra Toscana Promozione e le indicazioni strategiche generali espresse dalla cabina di regia nell’ambito delle politiche di
promozione turistica”.
Si volta pagina, quindi, e non si può escludere nessun protagonista esistente sul territorio per sviluppare strumenti innovativi sia
per la promozione turistica che per la costruzione della rete sul territorio stesso; in un percorso che deve vedere maggiori sinergie
fra tutte le istituzioni, nessuna esclusa e l’imprenditoria privata.
Banda larga: esiste, ma non si manifesta
In queste ultime ore si è alzato un coro di protesta, diventato manifesto programmatico con sito annesso per chiedere al governo
italiano l'attivazione di un'Agenda Digitale, ovvero un piano sistematico e finanziato con fondi pubblici per portare la società verso
servizi e infrastrutture digitali.
Una campagna che ha coinvolto vari esponenti del panorama culturale italiano in una cordata multimediatica come quella delle
cento firme famose che hanno acquistato una pagina del Corriere della Sera per dare cento giorni di tempo al Governo per realizzare entro 100 giorni un’agenda digitale condivisa.
Una prima è arrivata dal Governo. Con Tremonti abbiamo deciso di stanziare un finanziamento di 100 milioni di fondi fas per la
banda larga per ridurre a zero il digital divide entro la metà del prossimo anno", ha spiegato Romani aggiungendo che il valore
complessivo del progetto ammonta a "9 miliardi, per raggiungere il 50% degli italiani, con il coinvolgimento della Cassa depositi
e prestiti sia in equity sia in conto finanziamento". Il progetto, specifica il ministro, attiverà "3.000 cantieri e darà lavoro a 30.000
persone".
Tutto ciò è anche una conseguenza della decisione della Commissione Europea di adottare 20 decisioni riguardati aiuti di stato per
lo sviluppo ed il potenziamento dell’infrastruttura a banda larga europea autorizzando finanziamenti per oltre 1,8 miliardi di euro.
Per L’Italia rientrano nella misura: il piano per le aree rurali ed i progetti anti-digital divide di Lombardia, Trentino Alto Adige,
Toscana, Veneto, Piemonte, Sardegna e del distretto industriale di Lucca.
“In Toscana - dichiara Oreste Giurlani, Coordinatore di RTRT nonchè presidente di Uncem Toscana- stiamo verificando insieme
a Regione Toscana Province per verificare lo stato di avanzamento dell'intervento sulla banda larga nel territorio regionale. Gli
Assessori all'innovazione delle Province hanno riferito sui risultati dell'azione nei propri territori e sulle criticità ancora aperte.
Regione Toscana si è impegnata a supportare e contribuire gli enti per il superamento definitivo delle difficoltà presentate. Anche
al fine di individuare le prossime azioni da intraprendere, RTRT con il supporto di UPI Toscana e le province, promuoverà una
raccolta di dati e di informazioni tecniche per ricomporre nel dettaglio la situazione della connettività nell'intera regione.
Su questo tema e su altre questioni attinenti l'innovazione, a partire dalle prossime settimane, UPI Toscana organizzerà in ogni provincia incontri di livello politico e tecnico che coinvolgeranno RTRT, la Regione e i comuni interessati”.
“L'obiettivo che ci siamo fissati per il 2011 e' quello della massima copertura regionale''.
Secondo Giurlani “la banda larga in montagna può dare la spinta allo sviluppo socio-economico e quindi non può e non deve essere sottovalutata”.
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Le Comunità montane in Toscana:
Comunità Montana del Casentino
A nord l'area della Comunità Montana Casentino è delimitata da montagne molto suggestive che confinano con la provincia di
Firenze e con quella di Forlì. Recentemente, in questa area piuttosto estesa è stato istituito il "Parco Nazionale delle foreste
casentinesi", una zona ricoperta da foreste secolari e antichissime costruzioni religiose, come i monasteri di Camaldoli e della
Verna. Il parco si estende sul crinale tosco-romagnolo per oltre 36000 ettari. Le principali attività artigianali della zona sono la
lavorazione della pietra, del ferro e, soprattutto, del legno, che ha costituito per secoli una delle principali manifatture della zona.
Molto rinomata è la lavorazione della lana, settore trainante l'economia della vallata per tutto il secolo scorso. Da questa antica
tradizione è nato il panno "Casentino", che si distingue per la caratteristica tinta arancio, anche se ormai esistono varianti del tessuto in molte colorazioni.
I comuni: Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio,
Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Subbiano, Talla
BIBBIENA
Penna. Una fiorente industria del turismo si è sviluppata attorno a questi luoghi. Chiusi della Verna è famosa anche
per la disputa, con il paese di Caprese
Michelangelo, per aver dato i natali a
Michelangelo Buonarroti. Da studi presso l'archivio storico di Firenze, sembrerebbe infatti che Michelangelo
Buonarroti fosse nato proprio a Chiusi
nel periodo in cui il padre era potestà del
paese.
POPPI
più importanti cicli di affreschi della
provincia di Arezzo. Quasi interamente
affrescati sono anche i suoi muri: da
segnalare i tre cicli sulle Storie di San
Giovanni Battista, San Giovanni
Evangelista e dalla vita di Maria, oltre
alle figure di santi collocate al di sotto di
questi. In una nicchia collocata al di
sotto di una finestra vi è un polittico
trompe-l'œil affrescato, mentre su ognuno dei quattro angoli della volta sono
dipinti gli Evangelisti in trono, la cui
paternità è stata attribuita a Taddeo
Gaddi, allievo di Giotto, dopo i restauri
eseguiti fra il 1988 e il 1990.
PRATOVECCHIO
Bibbiena è un comune italiano di 12.574
abitanti della provincia di Arezzo.
Nel passato ha svolto un ruolo importante nell'economia locale la produzione
del panno casentino. Nel paese nacque
Bernardo Dovizi.
I primi insediamenti nel territorio bibbienese risalgono probabilmente all'epoca degli Etruschi, sebbene la data di
fondazione del paese sia collocata nel
979 d.C. Durante la lotta tra Guelfi (fiorentini) e Ghibellini (aretini), Bibbiena
si schierò con questi ultimi. In seguito
alla sconfitta ghibellina nella battaglia
di Campaldino, Bibbiena subì un rovinoso assedio di otto giorni da parte dei
Fiorentini, che conquistarono la città e
la saccheggiarono.
Al plebiscito del 1860 per l'annessione
della Toscana alla Sardegna i "si" non
ottennero la maggioranza degli aventi
diritto (761 su totale di 1570), sintomo
dell'opposizione all'annessione[2]
CHIUSI DELLA VERNA
Chiusi della Verna è un comune di
2.204 abitanti della provincia di Arezzo.
Situato nel territorio del Casentino,nel
centro del Parco nazionale delle Foreste
Casentinesi, Monte Falterona e
Campigna, è famoso per ospitare il
Santuario della Verna, dimora di san
Francesco dove in questo luogo il santo
ricevette le stigmate. Il santuario si trova
sulla parte meridionale del monte
Il castello dei Conti Guidi (inquadrato
all’interno dell’ Ecomuseo del
Casentino, nel Sistema della Civiltà
Castellana) è un monumento di Poppi
che si trova in piazza della Repubblica
1. La prima traccia nelle cronache del
castello, costruito nel Medioevo, risale
al 1191. L'edificio è stato ristrutturato a
partire dal 1274 per volontà del conte
Simone Guidi e di suo figlio Guido. Il
castello è stato teatro di un avvenimento
storico: l'11 giugno 1289, davanti al
monumento, si è svolta la battaglia di
Campaldino. Incerta la paternità dell'edificio: la parte più antica è attribuita
non univocamente a Lapo di Cambio,
mentre la più recente, databile alla fine
del XIII secolo, sarebbe di Arnolfo di
Cambio.
All'interno dell'edificio, che per anni ha
ospitato la sede dell'amministrazione
comunale del centro in provincia di
Arezzo, è possibile vedere una cappella,
un museo sulla battaglia di Campaldino,
una biblioteca e il Centro di documentazione Giovanni Gualberto Miniati.
Sulla volta della navata unica della cappella annessa al castello si trova uno dei
La pieve di San Pietro a Romena è un
edificio sacro che si trova ai piedi del
castello di Romena nel comune di
Pratovecchio.
L'attuale Pieve di Romena è stata
costruita alla metà del XII secolo sopra
ad una precedente chiesa triabsidata
risalente al VIII secolo di cui sono visibili i resti sotto al presbiterio.
Sconvolta da una frana provocata dallo
smottamento del terreno causato da un
sottostante fossatello nel 1678 che la
privò delle prime due campate e da un
successivo terremoto del 1729 che le
provocò altri gravi danni alla facciata,
all'abside che venne spaccata da una
profonda fenditura e nel campanile che
da allora è rimasto sbassato, oggi dopo
numerosi restauri appare come una dei
più interessanti edifici romanici del
Casentino.
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SALUTE E ... DINTORNI
Tumori: meno vittime in Ue dal 2007
Aumentano i casi di cancro ai polmoni tra le donne
nei maschi sia nelle femmine), ai polmoni tra gli uomini e per
cancro al seno tra le donne; è attesa invece una diminuzione dei
decessi anche per tumore allo stomaco, utero, prostata e leucemie. Ma i decessi per tumore ai polmoni tra le donne sono in
aumento praticamente ovunque e si prevede che passeranno da
12,55 per 100.000 donne nel 2007 a 13,12 nel 2011. "Le donne
- spiega La Vecchia - in paesi come Italia e Francia hanno
cominciato a fumare negli anni 70 e quindi adesso si vedono le
conseguenze; l'epidemia di cancro ai polmoni per loro è iniziata
più tardi e sta salendo; arriverà tra una decina d'anni a un massimo, presumibilmente di 15 decessi per 100 donne, e poi comincerà a scendere. E' quindi urgente - dichiara - che non solo gli
uomini, ma anche le donne italiane, smettano di fumare".
"Nonostante questa tendenza generale alla diminuzione dei tassi
di mortalità, il numero di morti rimane praticamente stabile a
causa dell'invecchiamento generale della popolazione - conclude La Vecchia. Inoltre c'é un persistente gap nella mortalità tra i
paesi dell'Europa centrale e dell'Est e quelli dell'Europa occidentale e questa situazione difficilmente muterà nell'immediato
futuro".
Assessore toscano Scaramuccia in
Commissione a Roma
La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo
sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Orlando, incontrera' mercoledi' 16 febbraio l'assessore alla Sanita' della Regione Toscana, Daniela
Scaramuccia, ''per approfondimenti conoscitivi sulla situazione
deficitaria del bilancio dell'Asl 1 di Massa e Carrara, nonche' sui
criteri di designazione dei membri delle Commissioni di gara
nominate dalle Aziende sanitarie e ospedaliere della Regione
per l'espletamento di procedure ad evidenza pubblica''. Lo riferisce una nota della stessa Commissione.
ROMA - In 4 anni si registra un calo rilevante (di circa il 6-7%)
dei decessi causati dal cancro in Europa: nel 2011 le vittime del
cancro potranno arrivare a meno di 1,3 milioni. A diminuire, dal
2007 a oggi, sono soprattutto i decessi per cancro al colon e ai
polmoni per i maschi e al seno per le donne. Si assiste, però, a
un aumento delle morti per tumore ai polmoni tra le donne.
Sono i dati che arrivano da un lavoro di Carlo La Vecchia del
dipartimento di Epidemiologia dell'istituto Mario Negri e
Università di Milano insieme a Fabio Levi dell'università di
Losanna, pubblicato sulla rivista Annals of Oncology.
"In Italia - spiega La Vecchia - nel 2011 sono previsti 177.000
decessi per tumore (100.000 negli uomini, 77.000 nelle donne).
La prima causa di morte per tumore resta quello del polmone
(33.000 decessi), seguito da intestino (22.000), mammella
(12.000), pancreas (10.800), stomaco (9.600) e prostata (7.800).
Anche in Italia l'unico aumento dei decessi si registra per il
tumore del polmone nelle donne, con 8.300 decessi e un tasso di
9,85/100.000 nel 2011". Le previsioni per il 2011 sono state realizzate usando un nuovo modello matematico e dicono che
nell'Unione Europea ci saranno 1.281.466 decessi per tumori
nel 2011 (721.252 maschi e 560.184 femmine), contro
1.256.001 decessi (703.872 maschi e 552,129 femmine) verificatisi nel 2007. Il numero di decessi per tumore è sostanzialmente stabile ma, se si tiene conto dell'invecchiamento della
popolazione, i tassi di mortalità sono diminuiti del 7% negli
uomini (da 154 a 142/100.000) e del 6% nelle donne (da 90 a
85/100.000).
A diminuire sono soprattutto i decessi per cancro al colon (sia
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''All'assessore Scaramuccia - spiega Massimo Polledri, vicepresidente della Commissione - chiederemo anche di riferire sulla
chiusura del punto nascita dell'Ospedale di Pontremoli, decisione che sta provocando preoccupazione nella popolazione locale
e che sarebbe motivata dall'assenza di idonei standard di sicurezza, in particolare relativamente al numero minimo di parti
effettuati ogni anno. Tali requisiti sembrerebbero pero' non
esser presenti anche in altre strutture sanitarie toscane per le
quali, tuttavia, non e' previsto il medesimo provvedimento di
chiusura. A questo si aggiunge - prosegue Polledri - che, nell'economia globale della decisione, dovrebbero esser prese in considerazioni anche valutazioni relative alla distanza e alla raggiungibilita' di altri presidi: chiudendo quello di Pontremoli,
infatti, il piu' vicino punto nascita, per gli abitanti della zona,
disterebbe almeno un'ora di macchina''.
Il presidente Orlando ha, inoltre, scritto all'assessore, conclude
la nota, ''invitandola a voler fornire, in occasione della prevista
audizione, una dettagliata relazione sugli ultimi due casi di presunto errore sanitario giunti all'attenzione della Commissione:
quello relativo al decesso del signor Carlo Diani, avvenuto il 12
febbraio 2009 presso l'Ospedale Careggi di Firenze dopo un
intervento chirurgico in laparoscopia alla colecisti, e quello
relativo al decesso del signor Matteo Di Stefano, avvenuto lo
scorso 23 gennaio, due settimane dopo un'operazione presso
l'Ospedale San Giuseppe di Empoli''.
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ESTERO
Privacy. Ci auguriamo che il Premier
faccia ricorso alla Corte dei diritti umani
Aprirebbe la strada al ricorso di numerose
vittime della guerra alla droga
Firenze, 10 febbraio 2011. Il ministro degli Esteri italiano, nel
difendere il Presidente del Consiglio, ha annunciato che potrebbe essere promosso un ricorso alla Corte dei diritti umani di
Strasburgo per violazione della privacy da parte della magistratura inquirente sui casi di concussione e prostituzione minorile,
reati di cui è accusato Silvio Berlusconi.
Ci auguriamo che il Presidente del Consiglio lo faccia, magari
delegando i propri legali invece di un ministro della
Repubblica. E ce lo auguriamo perché siamo convinti che in
molti casi l'uso delle intercettazioni e le indagini siano oltremodo invasive della privacy domestica. Basti pensare alle intercettazioni telefoniche e alle sproporzionate perquisizioni domesti-
che utilizzate per incastrare chi si coltiva una pianta di marijuana per uso personale.
Fra concussione e sfruttamento della prostituzione minorile da
una parte, e autocoltivazione di cannabis per uso personale
(magari con finalità terapeutiche) dall'altra, riteniamo i primi
reati ben più gravi. A partire dal fatto che, contrariamente all'autocoltivazione di cannabis, i reati imputati al Premier hanno
effettivamente leso una vittima: la minorenne. Quindi, se le
indagini sul Premier fossero ritenute invasive dalla Corte di
Strasburgo, a maggior ragione lo stesso principio varrebbe per i
consumatori di sostanze proibite, oggi ingiustamente criminalizzate.
Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio di adire la
Corte di Strasburgo. Potrebbe aprire la strada a numerosi ricorsi
delle numerose vittime della guerra alla droga e delle politiche
della tolleranza zero, nel cui nome vengono arrestate e sbattute
in prigione migliaia di persone per il solo fatto di consumare
cannabis.
Pietro Yates-Moretti, vicepresidente Aduc
Gli emiri tornano al lusso dopo la crisi, a Dubai 272 dollari per un cioccolatino
Cioccolati in vendita a Dubai nel negozio di 'Chocopologie'.
L'elite dell'emirato torna a spendere dopo la crisi scoppiata lo scorso anno per il crac di Dubai World. Tornano i ricchi turisti
russi, cinesi e indiani. E il principale dei grandi magazzini di Dubai nel solo mese di settembre ha aggiunto 40 nuovi brand di
lusso negli scaffali, proponendo perfino cellulari incastonati di diamanti. La bandiera degli Emirati sulla maison Ferré.
Tornano a spendere in beni di lusso i 'Paperon de'
Paperoni' di Dubai dopo la crisi scoppiata lo scorso
anno per il crac di Dubai World.
La disoccupazione e i rincari alimentari che mettono
in ginocchio le fasce più deboli di molti paesi arabi
facendo traballare regimi al potere da decenni, come
in Tunisia ed Egitto, non intaccano il tenore di vita
dell'elite emiratina, in preda ad una vera e propria
febbre al punto da arrivare ad acquistare cioccolatini
da 272 dollari caduno o cellulari incastonati di brillanti.
Una tendenza che restituisce all'emirato lo scettro di
hub internazionale del lusso, dopo il caso della conglomerata pubblica zavorrata da 59 miliardi di dollari di debiti. "La domanda al dettaglio di beni di lusso
sta aumentando" afferma Christel Mock, manager di
'Chocopologie', tempio americano della cioccolata a
cinque stelle che ha aperto boutiques per buongustai
milionari a Dubai e prevede un opening ad Abu
Dhabi.
"Torna a girare liquidità, ed è più accettabile spendere per prelibatezze di lusso" aggiunge Mock, secondo quanto riporta la stampa locale. "Gli emiratini
adorano il cibo dolce - spiega - i miei clienti per la
maggior parte vengono dal gotha emiratino". Polo del mercato del lusso, l'eccentrica Dubai è nota per l'opulenza, a tratti
kitch, dei suoi hotel o del faraonico residence a forma di palma, massimo esempio della speculazione edilizia che ha portato
il paese sull'orlo del collasso.
Secondo un rapporto del gruppo di consulenza CB Richard Ellis, il paese era al secondo posto dei paesi dove conveniva aprire un negozio, dopo Londra, ma prima di Parigi e New York, fino al crollo del 45% delle vendite nel 2009 sotto il peso della
crisi economica.
L'Emirato si trova adesso in una fase di ripresa, che vede anche il ritorno dei ricchi turisti russi, cinesi e indiani, osservano
negozianti e analisti. Vento in poppa dunque: il principale dei grandi magazzini di Dubai nel solo mese di settembre hanno
aggiunto 40 nuovi brand di lusso negli scaffali proponendo perfino cellulari incastonati di diamanti.
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MODA: RUBRICA DI ANGELINA AINO
La moda Toscana in filiera
Promofirenze, in collaborazione con Confcommercio Toscana e
Confesercenti Toscana, invita le imprese di produzione e piccolo
dettaglio qualificato del settore moda a partecipare ai quattro incontri bilaterali previsti dal 20 al 31 marzo ad Arezzo, Firenze, Pisa e
Pistoia per il progetto pilota sulla filiera locale della moda toscana.
Il progetto, su finanziamento di Regione e Unioncamere Toscana,
vuole avviare partnership e scambi commerciali fra imprese della
moda per fare rete. Il gruppo che emergerà dagli incontri verrà
inserito nel progetto “Vetrina Toscana”. E’ allo studio anche l’inserimento delle aziende in una piattaforma digitale.
Destinatari: Imprese produzione moda: abbigliamento (uomo,
donna, bambino), pelletteria, calzaturiero, gioielleria, ecc.
Gli incontri sono gratuiti.
Gli interessati devono anticipare via fax (055.26.71.404) la scheda di
partecipazione e il company profile compilati entro il 18 febbraio p.v.
La bandiera degli Emirati sulla maison Ferré: 100 milioni per il rilancio
Dubai - E' stato raggiunto l'accordo per la cessione della maison fondata dall''architetto della moda' a Paris Group di Dubai
del magnate Abdulkader Sankari. Lo rendono noto i media
emiratini.
- Il gruppo Gianfranco Ferré sventolerà la bandiera degli Emirati. E'
stato raggiunto l'accordo per la cessione della maison fondata
dall''architetto della moda' a Paris Group di Dubai del magnate
Abdulkader Sankari. Lo rendono noto i media emiratini. Paris
Group investirà 100 milioni di euro per rilanciare il brand e riportarlo agli antichi splendori dopo la crisi degli ultimi anni.
A causa di problemi finanziari, It holding, la società che possiede
Ferré, aveva chiesto l'ammistrazione straordinaria e lo scorso giugno
i commissari hanno pubblicato il bando per la cessione, ponendo
chiari paletti agli offerenti sul mantenimento dei posti di lavoro e
prezzo di partenza dell'offerta.
L'operazione di Paris Group rientra in un'aggressiva strategia di
espansione della società emiratina che possiede 250 boutiques nella
regione. La società di Sankari vanta inoltre nel portafoglio la maison
francese Ungaro e i diritti per la distribuzione in Medio Oriente dei
brand d'Oltralpe Pierre Cardin e Balmain.
Perché la cessione del gruppo Gianfranco Ferré, che attualmente
appartiene a It Holding, sia effettiva, i Commisari della società, che
è in amministrazione straordinaria dal 9 febbraio 2009, dovranno
presentare al ministero dello Sviluppo Economico un'istanza. Poi
toccherà al ministero autorizzare la vendita.
Boom di burlesque in Italia
Burlesque è il termine che definisce un genere di
spettacolo parodistico nato nella seconda metà
dell'Ottocento nell'Inghilterra Vittoriana ed importato successivamente negli Stati Uniti, dove riscosse
grande successo soprattutto fra gli strati di società
meno abbienti (per questo veniva anche chiamato the
poor man's follies, le "folies" dei poveri).
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30 SECONDI DI RIFLESSIONE!
Berlusconi ... privilegiato!
Quando la legge non è uguale per tutti!
Mentre per Silvio Berlusconi si va al rito immediato bruciando i tempi di attesa
per gli altri si passa da un’udienza all’altra.. senza fine
così da meritare dall’Unione Europea il titolo di “giustizia-lumaca”
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