Anno XXXXII, 1765 Firenze, 12 febbraio 2011
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Anno XXXXII, 1765 Firenze, 12 febbraio 2011 Giornale on-line. Esce il sabato Direttore responsabile Francesco Canosa Da L’attenzione solo informazione affidabile e indipendente Editoriale Giustizia-lumaca ed esasperante... Da oltre 35 anni in causa per un terreno di famiglia, venerdì scorso due fratelli di 60 anni, Carla e Giancarlo, si sono incatenati davanti al tribunale di Roma per protestare contro una giustizia lumaca: "Senza escort nessuna attenzione!? Invece di pensare al processo di uno solo, Silvio Berlusconi, pensate ai 938.432 processi degli altri: cittadini italiani che aspettano giustizia da decenni. Vergogna", recita il cartello che l'uomo, pensionato, cardiopatico e invalido, mostrava in silenzio sui gradini del foro. L'oggetto del contendere - spiegano Anna Orecchioni e Giacinto Canzona, gli avvocati dei due germani - un terreno a Formello, alle porte di Roma, che era stato assegnato in uso perpetuo nel lontano 1947 alla madre, la signora Teresa Roscetti, classe 1923, con una delibera del Consiglio Comunale alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Da quella data il terreno, agricolo, è sempre stato coltivato con dedizione e pazienza dalla famiglia. Ma il comune lo ha assegnato ad un terza persona nel 1975 e da allora alla famiglia il terreno è stato interdetto. E da allora sono in causa, per una terra il cui valore è forse ormai più che altro affettivo, 8 processi ancora in corso e pendenti davanti al Tribunale civile e penale di Tivoli, davanti al Tribunale penale e civile di Roma, davanti alla Corte di Appello di Roma, davanti al Tar Lazio ed infine davanti alla Corte di Cassazione. Centinaia di udienze ed oltre 50mila euro spesi cambiando 15 avvocati. E l'odissea giudiziaria ancora non finisce. Una giustizia-lumaca ed esasperante condannata anche dall’Unione europea, che è costata allo Stato nel 2008 ben 81 milioni di risarcimento alle vittime dei ritardi Un grido d’allarme ripetuto anche al procuratore generale della Corte di Cassazione, Vitaliano Esposito, nella relazione per la cerimonia dell'apertura dell'anno giudiziario 2011. In materia di diritto di famiglia è una vergogna: cresce ancora il numero delle nuove iscrizioni riguardanti le separazioni, sia consensuali ( 34%) che giudiziali (3,0%). Per definire una causa di divorzio si può arrivare anche a 7 anni e mezzo, che porta ad acuirsi sempre più i rapporti tra coniugi ed a creare sempre più difficoltà ai figli! Il Governo pensa di intervenire, ma fare la riforma è molto difficile per i contrasti continui tra Politica e Magistratura. Non sarà proprio la soluzione definitiva, ma almeno è un primo passo. Il Consiglio dei ministri ha appena approvato un disegno di legge che ha l’obbiettivo di smaltire l’ingente arretrato delle cause civili, stimato intorno ai 6 milioni di procedimenti. Dopo il vaglio del Csm, il provvedimento sarà trasferito alle Camere per essere discusso. “La giustizia civile italiana non potrà mai correre – ha commentato il ministro della Giustizia Angelino Alfano – se avrà sulle spalle lo zaino di piombo dell’arretrato. Così abbiamo deciso una misura straordinaria: aggredire il blocco delle pendenze attraverso una misura straordinaria per lo smaltimento rapido dell’arretrato”. Per il sindacato dei togati è importante sì contenere i tempi dei processi, ma senza interferire sul loro reale corso. Pertanto, in particolar modo per le cause penali, sono state presentate alcune proposte fra le quali la depenalizzazione dei reati di minore allarme sociale, con trasformazione degli stessi in illeciti amministrativi; la revisione di alcune pag. 2 norme processuali che costituiscono soltanto tappi burocratici ed altre riforme abbrevianti già in uso per esempio dei riti sui minori. Per quanto riguarda invece il settore civile, si potrebbero promuovere nuove formule per risolvere i contenziosi fuori dagli iter giudiziali tradizionali. E tutto ciò senza una lira spesa in più, cosa che invece è necessaria se si vuole incrementare gli organici o riorganizzare ed ammodernare gli uffici. “A tali misure - conclude la nota - dovrebbero poi aggiungersene altre necessariamente onerose ma altrettanto indispensabili, come un netto e deciso incremento degli strumenti di automazione e informatizzazione, la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, l'incremento degli organici presso le Corti di Appello, fermo da anni a numeri assolutamente fuori della realtà”. In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario sono stati annunciati i dati della giustizia italiana: oltre 5,5 milioni di cause civili, quasi 3,3 quelle penali con processi così lunghi che per il Paese comportano risarcimenti per decine di milioni di euro. In tempo di crisi aumentano anche i fallimenti: +24% In un articolo di Giovanni Negri pubblicato su il Sole 24 Ore si ‘danno i numeri’ sui processi italiani. La durata dei giudizi definibili con sentenza nel triennio 2007-2009, è passata dai 1.138 giorni nel 2007 ai 1.163 nel 2009, con un picco di 1.210 nel 2008 e un incremento percentuale nel triennio del 2,2%. Dato che trova conferma in quello sulla durata media dei giudizi di cognizione ordinaria, che nel triennio 2007-2009 ha oscillato tra i 1.509 giorni del 2007 e i 1.576 giorni dei 2009 (+4,4%). Francesco Canosa La vedova sconsolata... ti faccio una preghiera particolare: vista la lunghezza dei processi potresti allungarci anche la vita per cercare di arrivare alla conclusione da vivi e non da morti? Capisco che è una richiesta un pò strana, ma se Politica e Magistratura non si mettono d’accordo come si fa a morire ... in pace se non si risolvono i problemi che la vita ci riserva? Io ho fatto la mia richiesta: adesso guarda un pò tu cosa puoi fare: dare velocità alla giustizia-lumaca o allungare la vita di coloro che aspettano le sentenze... Nell’uno e nell’altro caso, se vuoi ... ... raccoglimi pure accanto a quell’anima benedetta! Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 Editrice Agipress s.a.s. Trilussa *-Agipress, agenzia di stampa quotidiana, iscrizione Trib. di Firenze n. 2352. Direttore resp: Angelina Aino la Libbertà Agipress: periodico settimanale on-line (sottotitolo L’attenzione) iscritto Tribunale di Firenze n. 4067 Esce il sabato Direttore responsabile: Francesco Canosa (cell. 338-8991213) Vice-direttore Angelina Aino Direzione, redazione, amministrazione: 593, via Pisana, 50143 Firenze. Tel. 055-7324580, fax 055-7324581. E-mail: [email protected] Internet: http://www.agipress.it Iscrizione Tribunale di Firenze al n. 41613, Camera di Commercio di Firenze al n. 374442, Partita IVA 03606260481. Agipress è iscritta al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione) al n. 2171. La Libbertà, sicura e persuasa d’esse stata capita veramente, una matina se n’uscì da casa: ma se trovò con un fottìo de gente maligna, dispettosa e ficcanasa che j’impedì d’annà libberamente. E tutti je chiedeveno: - Che fai? E tutti je chiedeveno: - Chi sei? Esci sola? a quest’ora? e come mai?... - Io so’ la Libbertà! - rispose lei Per esse vostra ciò sudato assai, e mò je l’ho fatta spererei... - Dunque potemo fa’ quer che ce pare... fece allora un ometto: e ner di’ questo volle attastarla in un particolare... Però la Libbertà che vide er gesto scappò strillanno:- Ancora nun è affare, se vede che so’ uscita troppo presto! Costo abbonamento L’attenzione on-line Euro 70,00 L’attenzione settimanale + agenzia quotidiana per temi 600,00 EURO. Pubblicità regionale: 40,00 EURO a modulo (42x35 mm) per la quadricromia e 22,00 EURO a modulo per il bianco e nero. Bandi di concorso e commerciali, gare appalto 55,00 EURO a modulo. Pagina intera b/n 720,00 EURO ‘’ colore 1.200,00 EURO Per la pubblicità + Iva 20%. Pubblicità nazionale e posizione particolare: tariffe doppie. Stampa e Fotocomposizione in proprio. Hanno collaborato a questo numero: Ketty Canosa, Nicola Canosa, Jean-Marie Caribbe (Bruxelles), Riccardo Carrai (sport), Donatella Della Queva (Cultura), Nicola Francano (Economia), Marina Mey (Attualità), Tiziana Lusetti (Tecnologie). 4 milioni di contatti all’anno sia dall’Italia che da tutto il mondo www.agipress.it AGIPRESS è l’unica agenzia di stampa con sede legale in Toscana ad essere ACCREDITATA nel Repertorio delle Agenzie di Stampa nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L'ATTENZIONE “descritta” dall’Agenda del Giornalista [email protected] * www.agipress.it/lattenzione/ Informativa privacy I dati sono trattati elettronicamente ed utilizzati dall’Editore per la spedizione della presente pubblicazione. Ai sensi dell’art. 13 Legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento consultare, modificare, cancellare i dati oppure opporsi al loro utilizzo scrivendoci. Descrizione: l'Attenzione, pur essendo settimanale, ha una struttura del giornale tipica del quotidiano, con notizie di politica, economia, cultura, sport, turismo, salute, privo di cronaca e ricco di approfondimenti. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 3 Il saluto di Angela Palamone, nuovo Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico per la Toscana (dal sito internet www.toscana.istruzione.it) Nell’accingermi ad assumere l’incarico istituzionale che mi è stato affidato, intendo innanzitutto rivolgere il mio più vivo saluto agli studenti e alle loro famiglie, ai dirigenti scolastici, al personale docente e non docente della scuola, al personale dell’U.S.R. e dei relativi ambiti territoriali, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e di tutte le Istituzioni che hanno parte attiva nella vita del sistema scolastico della regione. Ho accettato con entusiasmo e senso di responsabilità questo incarico che, per singolare e inaspettata coincidenza, mi porta nuovamente nella città dove – all’età di vent’anni - ho assunto servizio per la prima volta nell’Amministrazione della Pubblica Istruzione, all’interno della quale si è interamente svolta e sviluppata la mia vita professionale. Ed è proprio l’esperienza maturata negli anni all’interno dell’Amministrazione che mi rende consapevole dell’entità dei compiti che mi attendono alla guida di un Ufficio la cui missione deve imprescindibilmente attuarsi in rapporto diretto e concreto con tutti gli attori e gli interlocutori del sistema scolastico. Ritengo che tale rapporto vada specialmente coltivato con i Comuni, le Province e la Regione e debba essere incentrato sul principio della “leale collaborazione” che, al di là della semplice enunciazione, definisce una modalità di azione rigorosamente orientata a fornire le migliori risposte alle istanze della comunità scolastica. In tale quadro e in coerenza con i principi e valori espressi dalla Costituzione, mio impegno prioritario sarà dunque perseguire, in ogni ambito e con il coinvolgimento di tutto l’Ufficio, l’acquisizione di livelli di “qualità” sempre più alti nell’erogazione del servizio scolastico cui la comunità – primi fra tutti gli studenti - ha diritto. Una particolare attenzione intendo rivolgere alla capacità dell’Istituzione di“rendere conto” a tutti i suoi interlocutori delle attività svolte, delle risorse utilizzate e dei risultati raggiunti per la costruzione del bene comune. Sono infatti convinta che questa modalità di comportamento - intimamente correlata alla consapevolezza che siamo tutti, ognuno in relazione al proprio compito, protagonisti del funzionamento e del miglioramento del sistema scolastico - costituisce di per sé un potente motore per la costruzione della “qualità”, oltre ad essere indispensabile alla salvaguardia e al rafforzamento di quei legami sociali che, come la trama di un tessuto, uniscono tra di loro gli individui facendone una comunità coesa e cosciente di se stessa. Sono peraltro ben consapevole delle situazioni di difficoltà – dalla carenza di organico alla ridotta disponibilità di risorse finanziarie, per citare le più evidenti - in cui gli uffici si trovano ad operare. Difficoltà che non intendo in alcun modo disconoscere o minimizzare ma rispetto alle quali mi impegno – con l’ottimismo della volontà e nella consapevolezza che il buon funzionamento dell’Istituzione costituisca un bene irrinunciabile – a trovare, con il contributo di tutti i collaboratori, le risposte adeguate. Il compito che attende l’Ufficio scolastico è dunque complesso ma, nello stesso tempo, appassionante: in questo quadro considero mia diretta responsabilità, nei confronti del personale dell’Ufficio, garantire una guida e un supporto professionale e umano affinché tutti si sentano direttamente coinvolti nei processi decisionali. Un particolare saluto rivolgo a chi ogni giorno “è scuola”: invito gli studenti a portare nelle aule la freschezza della loro curiosità e a coltivare progetti ambiziosi per il futuro; ringrazio i docenti che, nonostante le difficoltà a cui ho accennato, continuano a credere che “insegnare” significa soprattutto trasmettere passione per conoscere e strumenti per capire; al personale ribadisco che una scuola è eccellente anche per la qualità del servizio quotidiano; alle famiglie chiedo di condividere i progetti educativi delle loro scuole e assicuro la mia attenzione alle diverse realtà del nostro territorio. Con i migliori e più affettuosi auguri, Angela Palamone Leggere l’intervista a pagina 5 pag. 4 Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 Viaggio nella scuola che cambia * L’ottimismo della volontà Intervista alla Dott.ssa Angela Palamone, Direttore dell’Ufficio Scolastico per la Toscana di Sergio Tavanti L’Ufficio Scolastico per la Toscana ha un nuovo Direttore Generale: dall’inizio di quest’anno infatti, la Dott.ssa Angela Palamone ha sostituito il Dott. Cesare Angotti nell’importante e impegnativo incarico istituzionale di direzione e controllo delle attività scolastiche regionali per il prossimo triennio. Una laurea in Scienze Politiche, conseguita all’Università della Sapienza di Roma, una lunga esperienza professionale dirigenziale e programmatica al Ministero dell’Istruzione rappresentano la solida base curricolare della Dott.ssa Palamone che si appresta ad affrontare i numerosi problemi che affliggono la scuola italiana, in particolare quelli della Toscana, nell’ottica di attuare quei cambiamenti necessari per renderla più adeguata, anche nel rispetto della nuova legge, a garantire maggiore efficienza, innalzamento dei livelli qualitativi, recupero della dispersione scolastica. La Dott.ssa Palamone ha affidato al suo messaggio di saluto apparso sul sito dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana (riportato integralmente a latere) il suo intento programmatico in merito al suo mandato dirigenziale. Ne traspaiono consapevolezza, impegno, intenti collaborativi con gli altri soggetti istituzionali, ma soprattutto un grande ottimismo, quello della sua volontà. Come intende attivare quel “rapporto diretto e concreto con tutti gli attori e interlocutori del sistema scolastico” per realizzare anche a livello periferico quella che Lei chiama una “leale collaborazione”, dovendosi confrontare con soggetti ed esponenti di differenti posizioni politiche e contrattuali? E’ mia intenzione attivare ogni canale di confronto e dialogo con tutti coloro che si propongono il miglioramento della qualità della scuola. Una delle funzioni dell’Ufficio Scolastico Regionale è proprio quella di interagire con la Regione ed Enti locali per la ricognizione delle esigenze formative e lo sviluppo dell’offerta formativa sul territorio. Quindi solo attraverso un dialogo costruttivo si potrà rendere effettivo ed efficace il nuovo modello di governo locale dell’istruzione e della formazione. In particolare dopo aver preso conoscenza di quanto avviene a livello regionale, è già in atto un preciso programma di collaborazione sia con la Regione che con altri soggetti istituzionali. Ribadisco il mio impegno al dialogo, anche con eventuali controparti e ci sarà il massimo rispetto delle opinioni di tutti. Quali progetti intende prioritariamente realizzare per l’acquisizione di “livelli di qualità sempre più alti nell’erogazione del servizio scolastico”? Credo che per elevare il livello qualitativo della scuola italiana si debba innanzi tutto intervenire sulla didattica, incoraggiando l’apprendimento interattivo dello studente al posto dell’insegnamento di tipo trasmissivo, ancora troppo presente. I regolamenti di riforma del Ministro Gelmini perseguono questo obiettivo attraverso la didattica laboratoriale, cioè il massimo coinvolgimento nel processo dell’apprendimento dello studente al fine di fargli acquisire competenze e non solo conoscenze. È importante anche stimolare progetti di alternanza scuola lavoro eventualmente anche mediante la promozione di intese con enti, aziende ed istituzioni. Sarà inoltre importante incentivare le reti di scuole per il trasferimento delle buone pratiche. Infine occorre promuovere la diffusione delle tecnologie per rendere più efficaci gli ambienti di apprendimento. Come valuta la situazione scolastica della Toscana e come inquadra questa situazione in ambito nazionale? Ritiene che sia migliore o peggiore rispetto ad altre regioni d’Italia e per quali motivi? Buona, sicuramente al di sopra della media nazionale. Questo potrebbe derivare da ragioni storiche, culturali ed educative che in Toscana hanno radici profonde. In Toscana ci sono esempi di scuole di eccellenza che sperimentano laboratori e metodologie didattiche innovative come a Firenze e a Siena. Anche i risultati dei test OCSE-PISA confermano una generale valutazione positiva della scuola toscana che si pone in linea con la media dei paesi OCSE, superando il punteggio medio nazionale in tutte le discipline. Tuttavia è necessario constatare distanze che ancora separano la situazione della nostra Regione dai livelli migliori rilevati sia a livello nazionale che internazionale. Sarà inoltre essenziale anche per la Toscana abbassare il tasso di dispersione scolastica, che attualmente è stimato al 17 per cento. L’obiettivo è quello di ridurlo al 10 per cento entro il 2020. A tal fine occorrerà mettere in campo un’attività di promozione, sviluppo e monitoraggio delle politiche di orientamento e formazione professionale per l’occupabilità dei giovani nell’ambito dell’integrazione tra formazione, lavoro ed istruzione. Lei si propone “di rendere conto” a tutti i Suoi interlocutori delle attività svolte e dei risultati raggiunti “per la costruzione del bene comune”. Quali canali e quali provvedimenti aggiuntivi utilizzerà a tale scopo, constatato che una delle maggiori fonti di disagio per gli operatori del sistema scolastico sono proprio le modalità di diffusione delle informazioni e la loro adeguatezza? Occorre lavorare molto sulla comunicazione anche attraverso il miglioramento dell’interfaccia dei siti internet. Occorre implementare l’uso della rete come mezzo di comunicazione e contatto tra tutti i soggetti afferenti al mondo della scuola per poter fornire, in tempo reale, alle istituzioni scolastiche, ai docenti e alle famiglie informazioni, documentazione giuridica, consulenze. Attualmente ho personalmente verificato l’inadeguatezza di quanto disponibile in rete. Come si concilia l’attuazione della nuova riforma della scuola secondaria superiore con le attuali risorse finanziarie disponibili, garantendo quei livelli di qualità che Lei stessa ritiene indispensabili per il miglioramento del sistema scolastico? Il Ministero ha destinato consistenti risorse per le attività di formazione dei docenti, punto focale per la buona riuscita della riforma. Ogni ulteriore risorsa dovrà essere gestita e ottimizzata in modo da evitare sprechi e dispersione degli investimenti. Cosa risponde a tutti quei docenti –e sono tanti– che, credendo nella loro missione educativa (“trasmettere passione”, come dice Lei), hanno scelto la carriera scolastica e dopo aver vinto un concorso per esami e titoli non hanno ancora ottenuto, a distanza di molti anni, un’assunzione a tempo indeterminato? Bisogna precisare che coloro che hanno “vinto” un concorso sono già stati immessi in ruolo; coloro che sono nelle graduatorie sono gli “idonei” che vengono via via immessi in ruolo nei limiti dei posti per le assunzioni che ogni anno vengono autorizzati. Il problema del precariato è storico e di ben altro spessore e non rientra nelle prerogative e facoltà dell’Ufficio Scolastico Regionale trovarne le soluzioni, comunque penso che con i futuri pensionamenti e con l’accorpamento delle classi di concorso potranno essere tutti immessi in ruolo nel corso di qualche anno. Crede che il tempo a sua disposizione, tre anni, Le sia sufficiente per attuare quanto è nei suoi intenti? Si, ne sono convinta. È’ una sfida che la Dott.ssa Palamone ha accettato con la determinazione di un Manager che crede nella sua Azienda e di questo bisogna darle atto. Lei stessa è consapevole delle difficoltà, ma è altresì pronta ad affrontarle con l’”ottimismo della volontà” . Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 5 La Consob ed i furbetti del mercatino di Marco Onado Lavoce La Borsa italiana è troppo piccola e va sistematicamente peggio delle altre: cresce meno quando i mercati salgono e scende di più quando le cose vanno male. La diagnosi del neo-presidente di Consob è condivisibile. Eppure, a partire dagli anni Novanta le riforme non sono mancate. Ma negli ultimi dieci anni l'elenco delle aziende quotate in cui sono stati individuati comportamenti illegali di ogni sorta è impressionante. E allora è forse utile ricordare che le autorità di mercato hanno innanzitutto un ruolo di vigilanza, in modo da dissuadere i furbetti del mercatino. La prima intervista del nuovo presidente della Consob, Giuseppe Vegas, (Corriere della Sera, 6 febbraio) parte da una diagnosi condivisibile di uno dei problemi fondamentali del mercato finanziario italiano, ma non entra nel merito delle cause profonde e quindi dei rimedi necessari. La diagnosi Partiamo dalla diagnosi: la Borsa italiana è troppo piccola e va sistematicamente peggio delle altre: cresce meno quando i mercati salgono e scende di più quando le cose vanno male. Come un ciclista che arranca in salita e frena in discesa e che al Giro d’Italia finisce fatalmente per indossare la maglia nera, il nostro mercato occupa un posto sempre più marginale nel sistema finanziario e nel confronto internazionale. A metà del 2010 erano quotate in Italia 290 aziende, una in meno rispetto al 2000. È vero che riduzioni, anche più nette delle presenze al listino, si sono registrate in altri paesi, ma a questo punto il nostro mercato si presenta come uno dei più poveri dal punto di vista del numero assoluto di società quotate, superato (si fa per dire) solo dalla Spagna, che peraltro nel decennio, come si dirà fra poco, ha registrato un incremento significativo delle presenze al listino, passando da 172 a 279. L’effetto congiunto dell’andamento dei corsi e del numero di società quotate ha ridotto significativamente la capitalizzazione di borsa che in valore assoluto è diminuita del 52 per cento nel decennio, riportando il rapporto rispetto al Pil al 25 per cento. Nell’intervista, il presidente Vegas cita i dati del 2011, ma il problema purtroppo non riguarda solo l’ultimo anno. Il grafico seguente sintetizza la deludente performance della Borsa italiana dall’inizio del 2000 alla metà del 2010. In ascissa è indicato il rapporto fra capitalizzazione di borsa e Pil dei principali paesi (o gruppi di paesi, come nel caso di Euronext), in ordinata la variazione della capitalizzazione nell’arco del decennio considerato (che è abbastanza correlata con la variazione dell’indice di borsa del periodo). L’apparente successo del caso spagnolo va interpretato e in qualche misura ridimensionato: i numeri ufficiali includono infatti sia le finanziarie che controllano aziende familiari di piccola e media dimensione (ma meglio questo delle nostre finanziarie lussemburghesi), sia le società sudamericane, soprattutto banche, quotate su uno specifico segmento di mercato. Non è tutta farina del sacco spagnolo, quella che viene presentata, ma si tratta comunque di aspetti che indicano una significativa vitalità e competitività di quel mercato. Le riforme degli anni ‘90 Risulta a questo punto evidente che l’ondata delle grandi priva- pag. 6 tizzazioni degli anni Novanta si è esaurita e anzi è stata completamente annullata, riportando il mercato di borsa italiano a una posizione assolutamente marginale, con l’aggravante che nel frattempo tutti i paesi, compresi quelli dell’Europa continentale in cui l’intermediazione di borsa ha tradizionalmente avuto un ruolo marginale, hanno comunque compiuto passi significativi. In altre parole, mentre per tutti i paesi, l’arretramento dell’ultimo decennio è soprattutto un fatto ciclico, per quanto dominato da eventi particolarmente importanti, nel caso italiano, sembra aggiungersi un fatto strutturale, in qualche modo diverso e più grave rispetto a quanto accade negli altri paesi. Eppure, lo sforzo riformatore non è mancato: a partire dagli anni Novanta il sistema delle regole, a cominciare da quelle per la tutela degli azionisti di minoranza è stato allineato a quello dei principali paesi, il sistema degli scambi è oggi fra i più efficienti e meno costosi, sono state offerte alle società diversi segmenti di mercato tendenti a soddisfare esigenze diverse, a cominciare da quelli rivolti alle piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema produttivo. Nonostante tutto questo, il mercato di borsa italiano ricorda sempre di più una bella festa organizzata nel migliore dei modi: buoni cibi, vini raffinati, ambiente elegante. Peccato che non siano arrivati gli invitati. Viene in mente il romanzo di Irène Némirosvsky “Il ballo”, ma lì c’è una mano maliziosa che determina l’insuccesso. E nel nostro caso? Certo, non c’è un solo colpevole, ma non si può fare a meno di rilevare che, soprattutto nell’ultimo decennio, troppi sono stati gli episodi che portano a dire che complessivamente le imprese italiane hanno usato molto più spesso la Borsa per motivi opportunistici del gruppo di controllo, anziché come corretto strumento di finanziamento, arrivando in molti casi alla frode bella e buona. Un lungo elenco di comportamenti illegali L’elenco delle aziende quotate in cui sono stati individuati comportamenti illegali di ogni sorta negli ultimi dieci anni è impressionante: Cirio, Parmalat, Popolare di Lodi, Italease, Giacomelli, Mariella Burani (le ultime tre di nuova quotazione) solo per citare i più noti. Le manipolazioni non si contano e nel caso più recente è addirittura coinvolto un ex presidente della Corte Costituzionale (Antonio Baldassarre per Alitalia). Come non bastasse, ci sono i tanti casi di azioni di nuova quotazione che sono state offerte a prezzi tanto elevati da registrare poi performance largamente peggiori della media. Il caso più clamoroso è quello di Saras, che ha dato origine anche a un’azione penale della procura di Milano, ma non si tratta affatto di un episodio isolato. Sarebbe ingeneroso dire che tutto questo è successo perché l’attività di vigilanza non è stata adeguata e comunque alcuni aspetti (in primis il prezzo di emissione) esulano del tutto dall’ambito di intervento della Consob. È chiaro però che davanti a un quadro del genere, sarebbe stato gradito vedere ricordato che le autorità di mercato sono innanzitutto watchdog, cani da guardia: nessuno chiede che sbranino come rotweiler, ma che abbaino al momento opportuno, dissuadendo in tutti i modi possibili i “furbetti del mercatino”, questo sì; molto meglio che invocare regole “semplici e non vessatorie”. I vessati sono fra i risparmiatori e se non li tuteliamo abbastanza, la Borsa italiana continuerà a essere la Cenerentola d’Europa. Senza alcuna speranza di principe azzurro, ovviamente. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 di Sergio Pasquinelli I TAGLI CHE NON FANNO RUMORE... I servizi sociali sono stati pesantemente penalizzati dai tagli di spesa. Ma nessuno ne parla. Persino sull'azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, le reazioni sono state modeste anche da parte di sindacati, associazioni del terzo settore e comuni. Il governo punta a disimpegnarsi dal welfare dei servizi, mentre mantiene salda la gestione del welfare monetario, un insieme di misure poco efficienti, che assorbono gran parte della spesa sociale. Urgente una riforma complessiva della spesa e dei servizi sociali. I servizi sociali sono stati pesantemente penalizzati dai tagli di spesa. Come fare a rispondere a bisogni crescenti con risorse che diminuiscono? È una domanda divenuta centrale per Regioni ed enti locali, soprattutto dove è netto il contrasto tra riduzioni in corso e bisogni in aumento, come nel caso degli anziani non autosufficienti. Colpisce il silenzio che regna intorno a questi tagli. Rispetto ad altri ambiti di policy e anche ad altri paesi, la comunicazione pubblica sul welfare dei servizi è molto carente e frammentaria. Quello dei tagli di spesa sembra essere un tema troppo tecnico per essere affrontato dai media nazionali. Oppure talmente delicato da rinviare a questioni più generali da trattare in chiave politica. E’ ideologica. Non c'è stato un vero dibattito sui tagli possibili: in quale modo esercitarli, chi preservare dalle scelte più difficili, che cosa mantenere e che cosa sacrificare. Persino ex post, sull’azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, 400 milioni di euro che vengono a mancare da quest’anno, le reazioni sono state a dir poco modeste da parte di sindacati, associazioni del terzo settore e soprattutto rappresentanza dei comuni. Sono loro infatti che più di tutti pagheranno il taglio, perché prevalenti beneficiari di un fondo a destinazione sociale, che l’anno scorso ha rappresentato un quarto della loro spesa sociale per la terza età. (1) I tagli L’unico “successo” si è registrato per il non profit, con i fondi in parte ripristinati sul 5 per mille. Per il resto il panorama è desolante. A partire dal Fondo nazionale per le politiche sociali, un po’ il padre di tutti i fondi per il sociale, nato tre anni prima della legge 328/00 e quest’anno ridotto a 275 milioni di euro: erano più del triplo solo tre anni fa. E che dire del Fondo per la famiglia, passato dai 185 milioni dell’anno scorso a 51? Avrebbe dovuto dare le gambe al lungo elenco di propositi emerso nella Conferenza nazionale di Milano dell’8-10 novembre 2010: ora sappiamo che quelle intenzioni rimarranno in larga misura tali. Principali fondi statali a carattere sociale (milioni di euro) 2008 2009 2010 2011 Fondo nazionale politiche sociali 929,3 583,9 453,3 275 Fondo politiche per la famiglia 346,5 186 185,3 52,5 Fondo per la non autosufficienza 300 400 400 0 Fondo per le politiche giovanili 137,4 79,8 94,1 32,9 Fondo servizi per l’infanzia-Piano Nidi 100 100 0 0 Fondo sociale per l’affitto 205,6 161,1 143,8 33,5 Fondo per il servizio civile 299,6 171,4 170,3 113 Fonte: A. Misiani, Finanziaria 2011: fine delle politiche sociali? e legge di stabilità 2011. Cresce poi il numero dei fondi letteralmente svuotati: dopo il Piano straordinario per i nidi è toccato al Fondo per la non autosufficienza. Altri, come quello per gli affitti, sono ridotti a una cifra simbolica: giovani coppie e famiglie in crisi potranno sperare quasi soltanto negli aiuti che Regioni e comuni, in ordine molto sparso, hanno deciso di mantenere. Mentre le riduzioni sul servizio civile rischiano di mortificare un’esperienza il cui valore è riconosciuto a livello europeo. Nel complesso, se nel 2008 per i principali fondi sociali lo stanziamento superava i due miliardi di euro, quest’anno siamo a meno di un quarto (vedi tabella). E le prestazioni monetarie? I tagli colpiscono la rete dei servizi, il livello territoriale. Prestazioni gestite a livello nazionale, preponderanti in termini di spesa, non sono state minimamente sfiorate da alcuna ipotesi di riforma. Valga per tutti l’esempio dell’indennità di accompagnamento: una misura granitica per cui verranno spesi quest’anno tredici miliardi di euro. Tutti i servizi sociali dei comuni italiani costano la metà di questa sola misura: 6,6 miliardi nel 2008 secondo l’Istat. Il messaggio che il governo manda è esplicito: ci disimpegniamo dal welfare dei servizi, mentre manteniamo salda la gestione del welfare monetario, quello che riguarda i vari assegni familiari, per l’assistenza e l’invalidità. Un insieme di misure ingessate, poco efficienti e perequative, che assorbono i quattro quinti della nostra spesa sociale. La forbice tra domanda di aiuti e risorse disponibili si allarga particolarmente per i non autosufficienti. Per loro oggi l’offerta di assistenza poggia essenzialmente su due colonne portanti. Da una parte, la rete dei servizi domiciliari, residenziali e intermedi, che Regioni ed enti locali governano e producono. Per mantenere e sviluppare questa rete, ancora sotto-dotata rispetto a molti paesi europei, le Regioni dovranno sempre più attingere risorse dalla sanità e dal socio-sanitario, che presentano disponibilità ben maggiori del sociale. (2) Con il rischio di “sanitarizzare” l’assistenza, di spostarla verso le situazioni più gravi e di ridurne i contenuti più propriamente sociali, di accompagnamento, promozionali, preventivi, ambientali, di comunità. Dall’altra, un’erogazione monetaria nata trent’anni fa e da allora mai migliorata, l’indennità di accompagnamento, insensibile alle condizioni economiche di chi la percepisce e priva di alcun vincolo di utilizzo, quindi votata a essere la fonte primaria del welfare fai-da-te, quello del mercato sommerso delle assistenti familiari. Serve una vera ristrutturazione della spesa sociale: per riformare le erogazioni monetarie nazionali di tipo sociale, superandone i crescenti limiti; per rafforzare un sistema dei servizi penalizzato in Italia a favore dei trasferimenti economici; per qualificare in modo non episodico il lavoro privato di cura. Non c’è bisogno della bacchetta magica, serve una visione di sistema, l’intenzione di cambiare e la capacità di scegliere. (1)Sui servizi per gli anziani cfr. Network Non Autosufficienza (a cura di), L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia. Secondo Rapporto, Maggioli Editore, 2010. (2)I Fondi regionali per la non autosufficienza già oggi attingono risorse dalla sanità. L’Emilia Romagna per esempio ha stanziato 487 milioni di euro per il 2010 di cui 307 provengono dal Fondo sanitario regionale. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 7 Donne alle crociate, ma in nome di chi? Non ci sono mai piaciute le Crociate, le chiamate alle armi che hanno sempre storicamente caratterizzato periodi bui e tempi confusi, quando lo strepito indistinto della massa è chiamato a coprire una brutale volontà di sopraffazione, ammantandola di un’aura di superiorità che di fatto non le compete. E un richiamo alla Crociata, neanche velato, ci appare il manifesto programmatico della manifestazione prevista per domenica 13, la grande, sdegnata, virtuosa, ed infine pretestuosa, mobilitazione delle donne che invocano “Se non ora quando?” ed intanto gettano preventivamente la croce addosso – che è sempre una buona misura per garantirsi da eventuali critiche o voci appena appena dissonanti – a tutte coloro che non aderiranno, additandole come chi “vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose” ed a farlo «assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale”, perbacco, che il mondo ci guarda ed attende col fiato sospeso la nostra sollevazione moralistica. Ebbene, la sottoscritta non aderirà e lo dice in anticipo, tanto perché non ci siano dubbi in proposito e non si possa ipotizzare un malinteso disinteresse alla questione peraltro essenziale che tutte ci riguarda ogni giorno della nostra vita, ovvero riuscire a stabilire un nesso convincente, e di seguito una stabile relazione, fra la dignità ed il rispetto, fra la libertà e la coscienza, fra la morale e l’etica. Mica facile, un compito immane a dire il vero, che ci parrebbe riguardare anche gli uomini e non dover essere ristretto ad una misera questione di appartenenza di genere, ma poiché la chiamata alla Crociata è rivolta alle donne, vediamo contro chi, e per quale motivo dovremmo veramente batterci, se davvero avessimo voglia di farlo. Il femminismo spesso velleitario che ha solo superficialmente attecchito nel nostro paese negli ormai lontani anni Settanta, senza peraltro produrre frutti significativi – e su questa sterilità di un movimento sì che ci sarebbe molto da interrogarsi, sempre se davvero avessimo voglia di ragionare – si è seduto alle prime conquiste più apparenti che eclatanti – divorzio ed aborto - che fisiologicamente sarebbero comunque arrivate prima o poi e che, alla luce della contemporaneità, possiamo anche provocatoriamente dire che sembrano esser state conquiste più maschili che femminili, inducendo un senso di irresponsabilità individuale che non finiremo mai di pagare, aggravato da una mancata apertura sociale e civile alle donne che ancora devono scontrarsi con una società inevitabilmente e scleroticamente costruita sul modello maschile. Quel femminismo, dunque, pare non aver pag. 8 creato i presupposti grazie ai quali alla prima azione di rottura di uno schema ne deve poi seguire un’altra costante e continuativa di riequilibrio dei ruoli e delle parti. Invece noi – inteso come donne italiane destinatarie del manifesto della Crociata di domenica – siamo rimaste in mezzo al guado, apparentemente liberate, di fatto prive di reali strumenti per farci valere ed affermare ragionevolmente e meritatamente anche la nostra diversa visione della vita. Prova ne sia che il suddetto manifesto si rivolge ad una figura di donna del tutto stereotipata, madre, moglie, figlia – e la sottoscritta ad esempio sarebbe già esclusa da tutte queste categorie, sebbene sia certa della propria esistenza in vita – nonché lavoratrice e dotata di una fede religiosa: ora, è legittimo e persino doveroso chiedersi se tutte le donne di questo paese possano sentirsi rappresentate da questo modello unico e quindi anche pienamente comprese nelle ragioni della manifestazione, ma la questione ha una portata più ampia perché ci costringe a chiederci cosa davvero intendiamo oggi per presenza femminile nella società ed entro quale cornice siamo disposte ad inquadrare tale presenza affinchè assuma connotati riconoscibili e degni di rispetto. Se tale cornice corrisponde alla dignità, grande e vitale parola che, così squadernata fra un rigurgito di moralismo estremo ed una virtuosa esibizione di falso pudore, sembra farsi piccina picciò fino a somigliare più ad un pretesto tignoso che non ad un valore assoluto quale invece dovrebbe essere, dobbiamo allora essere in grado di riconoscere che essa non può di fatto esistere senza libertà, e precisamente senza quella libertà di scelta che, se esercitata con autonomia di pensiero ed onestà di coscienza, è la sola in grado di attribuire un autentico valore alla dignità di una persona. Si rassegnino dunque le combattenti della Crociata: non si può imporre la dignità per legge, così come non si può presupporre una virtù di stato simile ad una tassa da pagare per sentirci tutti migliori – ognuno di noi è chiamato ad assumersi una responsabilità individuale che nessuna piazza può collettivizzare e spersonalizzare, ognuno di noi è chiamato a dimostrare con le proprie scelte di vita il valore che è disposto ad attribuire a se stesso ed agli altri, senza mai rinnegare un prin- cipio fondante: la libertà di fare di se stessi ciò che si vuole, pur nel rispetto delle regole di una civile convivenza. Le signorine libere ed indipendenti che decidono di usare la propria avvenenza per guadagnare denaro all’ombra del potere – fenomeno sempre esistito e che sempre esisterà - compiono una scelta che la sottoscritta non condivide né ha mai fatto propria, ma che non intende sindacare perché rientra nella libera disposizione di sé che ciascuno di noi può esercitare. Non sono ragazze da difendere più di quanto non siano da biasimare, ed interroghiamoci piuttosto sulle famiglie che non hanno saputo trasmettere loro uno straccio di valore morale – come abbiamo letto nella parte davvero sconcia delle intercettazioni del caso Ruby – interroghiamoci sulla cieca follia di un paese che si lascia convincere che il vero problema che lo danna all’estinzione sia il Bunga Bunga, interroghiamoci sull’inveterato malcostume, questo sì da combattere, per cui si guarda il dito piuttosto che la luna e ci si lascia sempre distrarre dalle fesserie invece di rivolgere la nostra attenzione alle cose davvero importanti. E poiché fra le firmatarie del manifesto della Crociata c’è anche la signora Camusso, avremmo per lei un modesto suggerimento: la prossima volta, indica una grande manifestazione di piazza per ottenere dal governo una legge come quella approvata da Obama come primo atto del suo mandato presidenziale, ovvero l’abolizione della disparità salariale tra uomo e donna – perché quella lede la dignità davvero, perché quella umilia le donne, perché quella le rende inferiori a prescindere e le fa perennemente più deboli, mettendole sotto costante ricatto. Fino ad allora, la sottoscritta non scenderà in piazza, chè la nostra personale dignità gode di ottima salute, tanto da esporsi con la propria faccia e da firmarsi regolarmente con il proprio nome. Chiara Boriosi - Pensalibero Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 Sviluppo rurale: raffica di bandi per 51,2 milioni. Salvadori: “Opportunità da cogliere per gli agricoltori toscani” Sostenere gli investimenti delle imprese agricole, agroalimentari e forestali, concedere premi per la costituzione di nuove imprese da parte di giovani o per pratiche produttive rispettose dell’ambiente, assegnare indennità per le imprese che operano in zone montane o svantaggiate, incentivare la diversificazione delle attività. E ancora: sostegno alle imprese che producono prodotti di qualità (DOP, IGP, DOC, Biologici, Agriqualità), interventi per la protezione dei boschi dagli incendi, difesa del suolo dal dissesto idrogeologico e prevenzione delle calamità naturali. Sono questi i settori per i quali in queste settimane stanno uscendo sul BURT, il bollettino ufficiale della Regione Toscana, i bandi a valere sul Programma di Sviluppo Rurale per il periodo 2007-2013. I fondi pubblici a disposizione per questa tranche sono pari a 51,2 milioni di euro. Il Programma di Sviluppo Rurale – ricorda l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori – è il principale strumento di finanziamento con fondi dell’Unione Europea per gli interventi nel settore agricolo e forestale. Per dare un’idea di quanto “vale” per l’economia toscana basta pensare che, complessivamente, sono previsti 876 milioni di euro di fondi pubblici, che nell’arco delle annualità previste, mettono in moto grazie alla compartecipazione dei privati, investimenti per 1 miliardo e 400 milioni di euro. Gli obiettivi che la strategia regionale si propone sono: accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo la ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione; valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio; migliorare la qualità di vita nelle zone rurali; promuovere la diversificazione delle attività economiche nelle zone rurali. In queste settimane sono già stati pubblicati numerosi bandi. Fra questi ci sono quelli destinati all’insediamento di giovani agricoltori e al prepensionamento di quelli più anziani (per entrambi la scadenza è il 30 aprile 2011), ma ve ne sono anche numerosi altri. Le scadenze La scadenza più ravvicinata, il 28 febbraio 2011, è relativa al bando per “Accrescimento del valore aggiunto delle produzioni agricole” . E’ questa una misura che insiste in particolare sulle filiere ed è volta al miglioramento della competitività delle imprese agroindustriali collegate con i produttori agricoli. Altre misure, la cui scadenza per l’anno 2011, è stabilita al 31 marzo, sono: Ammodernamento delle aziende agricole; Migliore valorizzazione economica delle foreste; Accrescimento del valore aggiunto delle produzioni forestali; Sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità alimentare; Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi; Investimenti non produttivi; Imboschimento di terreni agricoli; Imboschimento di superfici non agricole; Diversificazione verso attività non agricole. In tutto, compresi i bandi per i giovani agricoltori e il prepensionamento degli anziani, porta i bandi aperti in queste settimane ad un totale di 12. Altri saranno emessi nei prossimi giorni e riguarderanno: Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane”; indennità a favore degli agricoltori delle zone caratterizzate da svantaggi naturali; pagamenti agroambientali; pagamenti silvo ambientali. Dove presentare le domande In uno dei Centri di assistenza agricola (CAA) presenti nel territorio, o direttamente mediante firma digitale sul sistema informatico dell’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura (ARTEA). Per informazioni ci si può rivolgere alle organizzazioni professionali di categoria, agli uffici competenti di Province, Unioni di Comuni e Comunità montane o consultare il sito www.artea.toscana.it. Apprezzamenti da parte del Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani che ha sottolineato come lo sviluppo delle aree rurali della Toscana, il sostegno alle imprese anche per la diversificazione delle attività, rappresenti una grande opportunità per il rilancio del settore e una grande occasione per un migliore sviluppo socio-economico regionale a favore dei più giovani. Giustizia, Rossi: “La via Toscana al processo breve” “La via Toscana al processo breve”. Così il presidente della Regione Enrico Rossi ha definito il nuovo protocollo di intesa siglato a Roma con i ministri Alfano e Brunetta. Il protocollo prevede lo sviluppo dei servizi telematici in materia di giustizia civile e penale e l’integrazione della cancelleria telematica con il processo civile telematico. A partire da Firenze e in prospettiva in tutta la Toscana l’obiettivo è la completa dematerializzazione degli atti e degli scambi attraverso l’accesso tramite smart card. “La giustizia e il suo buon funzionamento sono fattori di competitività – ha proseguito il Rossi – oltre che di garanzia dell’effettivo esercizio dei diritti per i cittadini. Questo progetto contribuirà a mettere fine allo spettacolo attuale dei tribunali affollati all’inverosimile, con i corridoi stracarichi di faldoni e percorsi da segretarie preoccupate che non spariscano le carte”. L’esperienza della cancelleria telematica è iniziata in Toscana nel 2008 grazie a un altro protocollo di intesa. Nel 2010 la cancelleria ha avuto quasi 1 milione di accessi e ad oggi 10.000 avvocati sono registrati al sistema. L’integrazione cancelleria telematica-processo civile telematico, grazie a meccanismi di identificazione e di accesso sicuri e potenziati, con l’utilizzo della smart card Carta regionale dei servizi,permetterà di effettuare la consultazione dei dati contenuti nel registri di cancelleria e dei documenti memorizzati nel fascicolo informatico, di inviare telematicamente e a valore legale atti in formato digitale firmati digitalmente, di ricevere telematicamente le comunicazioni e le notificazioni, sempre a valore legale, accedere ai servizi telematici forniti da tuti gli uffici giudiziari italiani e ai nuovi servizi che il ministero sta realizzando, agevolare il rilascio di certificati e altro ancora. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 9 Il presidente di Uncem Toscana, Oreste Giurlani, ha incontrato i sindaci della Val di Bisenzio e il presidente della Comunità Montana Il presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani ha fatto tappa in Val di Bisenzio, dove ha incontrato il presidente della Comunità Montana Marco Ciani e i tre sindaci di Vaiano, Cantagallo e Vernio. E' stata l'occasione per parlare delle politiche per la montagna, alla luce delle riduzioni delle risorse fissate dalla manovra finanziaria per gli enti montani, e per seguire i passi che la Comunità Montana sta svolgendo per la sua graduale trasformazione in Unione Speciale dei Comuni. “Questa mia visita è stata importante per analizzare da vicino la situazione della montagna pratese – ha detto il presidente Giurlani – Ho potuto vedere che il percorso di riassetto istituzionale della Comunità Montana è in linea con quello dell'Uncem. Il nostro obiettivo è quello di arrivare alla costituzione delle varie Unioni Speciali di Comuni entro l'estate e in maniera completa, ovvero con il pieno coinvolgimento di tutte e 13 le Comunità Montane regionali. Certo Ciani Cecconi Giurlani non è facile, ma stiamo lavorando affinchè il nuovo ente mantenga le deleghe regionali che ha oggi, ovvero l'agricoltura, la bonifica e la forestazione e aggiunga anche altre funzioni che possano offrire nuovi servizi ai cittadini”. Nell'incontro è stato affrontato anche il tema della chiusura degli uffici postali della montagna. In modo particolare Giurlani e il sindaco di Cantagallo, Ilaria Bugetti, si sono fermati ad analizzare la questione dello sportello di Fossato, non più funzionante dalla scorsa estate. “Nel corso di questi mesi abbiamo continuato a monitorare la situazione con grande attenzione - ha detto Bugetti - Abbiamo incontrato e parlato con le persone per comprendere le loro esigenze e ci stiamo occupando di trovare le migliori soluzioni, insieme alla Regione Toscana, per risolvere le difficoltà di chi è rimasto privo di questo servizio”. Il presidente Oreste Giurlani ha spiegato che, su questo tema, Uncem sta portando avanti due strategie di lavoro: da una parte ha un dialogo aperto con la Regione e con Poste Italiane perchè la riduzione di alcuni sportelli, senza aver sviluppato prima una concertazione con i sindaci, è stata una scelta inaccettabile; dall'altra ha allo studio dei meccanismi nuovi che pemetterebbero l'attiviazione di servizi di prossimità che potrebbero coinvolgere anche le politiche giovanili e creare, probabilmente, anche nuove opportunità di lavoro. Giurlani (Uncem Toscana) in Lunigiana Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, ha incontrato i rappresentanti della Comunità montana della Lunigiana ed i 14 sindaci dei comuni che fanno capo alla stessa C.M. Sul tavolo i problemi relativi alla trasformazione della C.M. in Unione di comuni, che ha trovato tutti concordi sia nel continuare a far riferimento all'Uncem sia a mantenere l'attuale governance montana. Preoccupazioni sono state espresse in merito al TPL, il rischio di chiusura di scuole materne e di uffici postali. L'Uncem è stata incaricata di mantenere i rapporti con le Istituzioni ovvero Regione, Scuola, Poste spa. Nella stessa riunione i 14 comuni hanno deciso di aderire al progetto Elisa, di cui Uncem è capofila. Tale progetto si occupa di fiscalità e catasto. Altri milioni per le alluvioni per Liguria, Veneto, Campania e Sicilia e niente per la Toscana Finalmente una buona notizia: proprio questa notte in commissione parlamentare è stato approvato un emendamento che inserisce nel decreto "Milleproroghe" il finanziamento di 90 milioni per i danni subiti dalla Liguria durante le recenti alluvioni. I fondi verranno dati in due tranches da 45 milioni, una sul 2011 e una sul 2012. Con i dieci milioni già ricevuti fa un totale di 100 tondi, pari a un terzo dei danni – che ammontano a 300 milioni di euro. Non ci si farà tutto, ma almeno le situazioni più pag. 10 pericolose le potremo affrontare, come ad esempio l'abbattimento del palazzo-tappo di via Giotto a Sestri. Passano gli stanziamenti per alcune Regioni alluvionate (Liguria, Veneto, Campania e Sicilia). Resta fuori la Toscana malgrado le lamentele dei giorni scorsi del Presidente della regione Enrico Rossi, il quale sosteneva di “non aver avuto comunicazioni ufficiali relativi ai 52 milioni stanziati dal Governo per l’alluvione del Natale 2009, anche se sembra che stiano per arrivare in Toscana”. Da parte sua, Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, dichiara di “non capire perchè i fondi pro-alluvioni siano andati alle quattro regioni inserite nel Milleproroghe e niente alla Toscana, che sta subendo danni ingenti per alluvioni e smottamenti ed è una regione a forte rischio idro-geologico”. Preoccupazioni sull’Amiata per gli impianti di innevamento Dall’incontro tra Uncem Toscana (presidente Oreste Giurlani) ed i presidenti delle comunità montane grossetane sul sistemaneve è emersa la grossa preoccupazione per la mancanza di impianti di innevamento artificiale che possono garantire il turismo bianco in questo periodo. “Purtroppo - dice Giurlani - mancano le risorse finanziarie che non mette a disposizione la Regione Toscana e gli impiantisti non hanno capacità proprie per poterlo fare”. Eppure la questione-neve per l’Amiata è di grande importanza per la capacità di attrarre turismo non solo regionale, ma anche dal vicino Lazio. “Il mio augurio - conclude Giurlani - che si possa arrivare presto Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 Ceccobao a Tremonti: “Dopo i treni pendolari, venga a conoscere anche l’Autopalio” FIRENZE – “Il ministro Tremonti è salito sul treno dei pendolari e si è accorto che non funzionano. Forse era il caso che lo facesse prima, così forse non avrebbe tagliato i trasferimenti al trasporto pubblico locale e non avrebbe tolto 425 milioni alle Regioni per l’acquisto di nuovi treni”. Così l’assessore ai trasporti della Regione Luca Ceccobao ha commentato le dichiarazioni del ministro che al termine di un lungo viaggio su un treno Intercity da Roma verso Reggio Calabria, si è lamentato per l’estrema lentezza degli spostamenti. L’assessore, che più volte in questi mesi ha percorso le linee dei pendolari toscani per verificare di persona il funzionamento del servizio, ha voluto anche rilanciare la posta, proponendo un altro viaggio al ministro: “Perché, dopo essersi sorpreso dei treni lenti e vecchi, Tremonti non fa anche un bel viaggio sull’Autopalio o sulla Grosseto-Fano? Così si può rendere conto dello stato di queste arterie e del bisogno urgente di interventi. Altro che i pedaggi da lui promossi senza alcun preventivo miglioramento. Se vuol venire a vedere la condizione in cui versa la Siena – Firenze, mi candido sin da ora ad accompagnarlo”. In attesa di Tremonti, intanto l’assessore ha confermato la sua presenza alla manifestazione sulla Firenze-Siena. Scaletti: “Non un euro in meno dal bilancio regionale per la cultura” “Dobbiamo un forte ringraziamento a chi ha organizzato questa bella iniziativa, agli organizzatori ed ai partecipanti. Abbiamo bisogno di eventi che focalizzino l’attenzione di tutti su un tema così drammatico e penoso del nostro paese, l’agonia della cultura in cui il taglio operato sui fondi finanziari è soltanto l’esito di un lento, progressivo, inesorabile tentativo di destrutturazione, delegittimazione fino alla negazione del senso della cultura, della suo valore assoluto”. Lo ha detto l’assessore regionale alla cultura, Cristina Scaletti, intervenendo alla due giorni sulla cultura al Teatro Puccini di Firenze. “Mettere al centro del governo di un paese, di una regione, di una citta la cultura – ha proseguito - è prima di tutto un gesto d’amore verso i cittadini teso a regalare la bellezza, la qualità della vita, la grazia, l’emozione, il riso, il pianto, la magia, i brividi sulla pelle attraverso la musica, il teatro, l’arte, lo spettacolo . Il taglio del 35 per cento operato dal governo sul fondo unico per lo spettacolo è una condanna per il futuro. Senza cultura – ha aggiunto – si muore tutti un po’, muore la meraviglia, la curiosità, la bellezza di essere diversi che porta ed essere curiosi ed accoglienti verso l’altro. Senza cultura si svuota la nostra capacità di esprimere sentimenti, diventiamo grigi, anaffettivi. La difesa della cultura è difesa della nostra qualità di vita”. La Regione Toscana non taglierà un euro dal suo bilancio nel settore culturale, è la promessa di Scaletti: “Lo posso affermare senza esitazioni, perché è un’indicazione precisa del presidente Rossi. Probabilmente non sarà sufficiente, vista l’entità devastante dei tagli governativi. Dobbiamo dunque unirci tutti, istituzioni, operatori ed enti culturali, società civile ed accolgo con entusiasmo la proposta di un manifesto che questa iniziativa al puccini propone. Lavoreremo – ha concluso – per chiedere che anche l’Italia abbia una legge per la defiscalizzazione delle donazioni dei privati”. Save the Children, Nencini: “Tre impegni per la Toscana” FIRENZE – Tre problemi da affrontare, tre cose da fare: per i bambini e per i giovani, messe in fila dall’assessore ai diritti umani Riccardo Nencini. Primo: nominare il garante dell’infanzia, che la Toscana ha istituito un anno fa, sul finire della scorsa legislatura, e combattere l’abbandono scolastico. Secondo: ripensare il multiculturalismo, che “va bene, ma con diritti per tutti e doveri chiari per tutti”. Terzo: rispondere ai giovani che protestano, “spesso a ragione”, coinvolgendoli di più nelle decisioni e magari concendendo il diritto di voto ai sedicenni, almeno nelle circoscrizioni. A Palazzo Strozzi Sacrati, sede a Firenze della presidenza della giunta regionale, “Save the Children” ha presentato il primo “Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia”. E l’assessore Nencini sgombra subito il campo da una tentazione. “Non è detto che la Toscana – spiega – sia ancora la madre di tutto il meglio del mondo. Lo é stata in passato per qualche tempo. Ma non è detto che è quello che è stato si ripeta all’infinito. E per farlo c’è da lavorare ed occorre che tutti adempiano alle proprie responsabilità”. Tre nodi da sciogliere Il primo problema riguarda la bassa natalità. “La Toscana – ricorda Nencini – è tra le regioni più ‘vecchie’ d’Italia, ovvero con il peggior rapporto tra giovani ed anziani”. E’ la seconda, dopo la Liguria. “Una situazione drammatica. E Firenze – precisa sempre l’assessore – è di gran lunga la città più ‘vecchia’ d’Italia”. La seconda questione attiene al lavoro minorile. “Non ci sono solo i bambini che lavorano nelle miniere di diamanti del Sudafrica. A Prato, a meno di dieci chilometri da quello che era l’ombelico del mondo, ci sono bambini cinesi che fanno le asole della mia camicia, ad esempio”. La terza questione interessa le idee. “A volte mancano – conclude Nencini – ed occorre invece investire sulle idee nuove, come la Regione Toscana sta facendo con il Progetto Giovani presentato nelle settimane scorse dal presidente Rossi e che metterà a disposizione dei giovani che vivono in Toscana, non solo quelli fino a 18 anni, 334 milioni in tre anni”. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 11 AMBIENTE Ricerca italiana e politiche per la montagna Un convegno molto importante e qualificato si è svolto a Roma, presso la sede centrale del CNR nell’ aula Marconi, sul tema: la ricerca italiana a supporto delle politiche per la montagna. In generale il convegno ha voluto rivolgere un qualificato appello per l’avvio di un programma nazionale di ricerca per la montagna, in grado di favorire la ripresa e lo sviluppo dei territori montani, da anni trascurati e poco considerati. Hanno partecipato alla importante iniziativa rappresentanti delle varie istituzioni amministrative, politiche, parlamentari e scientifiche, nonchè ricercatori ed esperti, imprenditori, alpinisti ed escursionisti, provenienti da tutta Italia. La montagna - è stato sottolineato - contribuisce alla produzione del reddito nazionale per il 16,1 %, una cifra che è solo di poco inferiore alla quota della popolazione che vi risiede (18,5 %); si tratta quindi di una risorsa e di una opportunità da riconoscere e valorizzare nell’interesse del nostro Paese; quello montano è un territorio a forte vocazione agricola e turistica, ma nelle vallate insistono anche distretti produttivi ed industriali molto importanti per la economia nazionale; occorre pertanto creare le condizioni per prevenire il progressivo abbandono delle montagne a favore delle zone costiere e metropolitane, nelle quali, peraltro, la pressione antropica cresce in maniera preoccupante. “Occorre quindi - è il commento di Oreste Giurlani, vice-presidente nazionale di Uncem - per garantire un reale sviluppo delle aree montane, l’avvio di un programma nazionale di ricerca per la montagna, che possa adeguatamente supportare le amministrazioni locali e nazionali ed i politici a tutti i livelli nella individuazione dei punti di forza e di debolezza, e quindi delle azioni strategiche da intraprendere per valorizzare al meglio le terre di montagna, che costituiscono una vasta parte del territorio nazionale; quindi occorre pensare alla tutela dell’ambientale e riduzione dei rischi, valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, della filiera forestale e della zootecnia, sviluppo del sistema agrituristico, potenziamento dei servizi pubblici, crescita demografica e del sistema scolastico, del turismo e degli sport della montagna, sono solo alcune delle tante priorità che possono assicurare uno sviluppo duraturo e sostenibile delle zone montane. Si tratta di scenari che, con il supporto della ricerca scientifica italiana, potranno determinare un adeguato ed auspicato rilancio di queste aree nell’interesse del sistema-Paese”. Ma anche la periferia si muove:in Toscana, ad esempio, la Regione ha deciso di far partire una nuova “cabina di regia” per il turismo, insieme alle Province dopo l o scioglimento delle APT decretato dall’ultima legge finanziaria della Regione: sarà una “cabina di regia”, composta dagli assessori provinciali, a concorrere alla determinazione del modello di organizzazione sul territorio e alle attività di monitoraggio e verifica dei risultati conseguiti, oltre ad identificare le strategie di medio periodo per la promozione turistica. “Per ora in questa cabina si fa menzione dell’Uncem, delle comunità montane e dei comuni montani - dice Giurlani - ma penso sia solo una carenza di informazione che siamo sicuri sarà colmata quando si darà vita ad un tavolo tecnico, che assicurerà il raccordo operativo tra Toscana Promozione e le indicazioni strategiche generali espresse dalla cabina di regia nell’ambito delle politiche di promozione turistica”. Si volta pagina, quindi, e non si può escludere nessun protagonista esistente sul territorio per sviluppare strumenti innovativi sia per la promozione turistica che per la costruzione della rete sul territorio stesso; in un percorso che deve vedere maggiori sinergie fra tutte le istituzioni, nessuna esclusa e l’imprenditoria privata. Banda larga: esiste, ma non si manifesta In queste ultime ore si è alzato un coro di protesta, diventato manifesto programmatico con sito annesso per chiedere al governo italiano l'attivazione di un'Agenda Digitale, ovvero un piano sistematico e finanziato con fondi pubblici per portare la società verso servizi e infrastrutture digitali. Una campagna che ha coinvolto vari esponenti del panorama culturale italiano in una cordata multimediatica come quella delle cento firme famose che hanno acquistato una pagina del Corriere della Sera per dare cento giorni di tempo al Governo per realizzare entro 100 giorni un’agenda digitale condivisa. Una prima è arrivata dal Governo. Con Tremonti abbiamo deciso di stanziare un finanziamento di 100 milioni di fondi fas per la banda larga per ridurre a zero il digital divide entro la metà del prossimo anno", ha spiegato Romani aggiungendo che il valore complessivo del progetto ammonta a "9 miliardi, per raggiungere il 50% degli italiani, con il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti sia in equity sia in conto finanziamento". Il progetto, specifica il ministro, attiverà "3.000 cantieri e darà lavoro a 30.000 persone". Tutto ciò è anche una conseguenza della decisione della Commissione Europea di adottare 20 decisioni riguardati aiuti di stato per lo sviluppo ed il potenziamento dell’infrastruttura a banda larga europea autorizzando finanziamenti per oltre 1,8 miliardi di euro. Per L’Italia rientrano nella misura: il piano per le aree rurali ed i progetti anti-digital divide di Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Veneto, Piemonte, Sardegna e del distretto industriale di Lucca. “In Toscana - dichiara Oreste Giurlani, Coordinatore di RTRT nonchè presidente di Uncem Toscana- stiamo verificando insieme a Regione Toscana Province per verificare lo stato di avanzamento dell'intervento sulla banda larga nel territorio regionale. Gli Assessori all'innovazione delle Province hanno riferito sui risultati dell'azione nei propri territori e sulle criticità ancora aperte. Regione Toscana si è impegnata a supportare e contribuire gli enti per il superamento definitivo delle difficoltà presentate. Anche al fine di individuare le prossime azioni da intraprendere, RTRT con il supporto di UPI Toscana e le province, promuoverà una raccolta di dati e di informazioni tecniche per ricomporre nel dettaglio la situazione della connettività nell'intera regione. Su questo tema e su altre questioni attinenti l'innovazione, a partire dalle prossime settimane, UPI Toscana organizzerà in ogni provincia incontri di livello politico e tecnico che coinvolgeranno RTRT, la Regione e i comuni interessati”. “L'obiettivo che ci siamo fissati per il 2011 e' quello della massima copertura regionale''. Secondo Giurlani “la banda larga in montagna può dare la spinta allo sviluppo socio-economico e quindi non può e non deve essere sottovalutata”. pag. 12 Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 Le Comunità montane in Toscana: Comunità Montana del Casentino A nord l'area della Comunità Montana Casentino è delimitata da montagne molto suggestive che confinano con la provincia di Firenze e con quella di Forlì. Recentemente, in questa area piuttosto estesa è stato istituito il "Parco Nazionale delle foreste casentinesi", una zona ricoperta da foreste secolari e antichissime costruzioni religiose, come i monasteri di Camaldoli e della Verna. Il parco si estende sul crinale tosco-romagnolo per oltre 36000 ettari. Le principali attività artigianali della zona sono la lavorazione della pietra, del ferro e, soprattutto, del legno, che ha costituito per secoli una delle principali manifatture della zona. Molto rinomata è la lavorazione della lana, settore trainante l'economia della vallata per tutto il secolo scorso. Da questa antica tradizione è nato il panno "Casentino", che si distingue per la caratteristica tinta arancio, anche se ormai esistono varianti del tessuto in molte colorazioni. I comuni: Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Subbiano, Talla BIBBIENA Penna. Una fiorente industria del turismo si è sviluppata attorno a questi luoghi. Chiusi della Verna è famosa anche per la disputa, con il paese di Caprese Michelangelo, per aver dato i natali a Michelangelo Buonarroti. Da studi presso l'archivio storico di Firenze, sembrerebbe infatti che Michelangelo Buonarroti fosse nato proprio a Chiusi nel periodo in cui il padre era potestà del paese. POPPI più importanti cicli di affreschi della provincia di Arezzo. Quasi interamente affrescati sono anche i suoi muri: da segnalare i tre cicli sulle Storie di San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e dalla vita di Maria, oltre alle figure di santi collocate al di sotto di questi. In una nicchia collocata al di sotto di una finestra vi è un polittico trompe-l'œil affrescato, mentre su ognuno dei quattro angoli della volta sono dipinti gli Evangelisti in trono, la cui paternità è stata attribuita a Taddeo Gaddi, allievo di Giotto, dopo i restauri eseguiti fra il 1988 e il 1990. PRATOVECCHIO Bibbiena è un comune italiano di 12.574 abitanti della provincia di Arezzo. Nel passato ha svolto un ruolo importante nell'economia locale la produzione del panno casentino. Nel paese nacque Bernardo Dovizi. I primi insediamenti nel territorio bibbienese risalgono probabilmente all'epoca degli Etruschi, sebbene la data di fondazione del paese sia collocata nel 979 d.C. Durante la lotta tra Guelfi (fiorentini) e Ghibellini (aretini), Bibbiena si schierò con questi ultimi. In seguito alla sconfitta ghibellina nella battaglia di Campaldino, Bibbiena subì un rovinoso assedio di otto giorni da parte dei Fiorentini, che conquistarono la città e la saccheggiarono. Al plebiscito del 1860 per l'annessione della Toscana alla Sardegna i "si" non ottennero la maggioranza degli aventi diritto (761 su totale di 1570), sintomo dell'opposizione all'annessione[2] CHIUSI DELLA VERNA Chiusi della Verna è un comune di 2.204 abitanti della provincia di Arezzo. Situato nel territorio del Casentino,nel centro del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, è famoso per ospitare il Santuario della Verna, dimora di san Francesco dove in questo luogo il santo ricevette le stigmate. Il santuario si trova sulla parte meridionale del monte Il castello dei Conti Guidi (inquadrato all’interno dell’ Ecomuseo del Casentino, nel Sistema della Civiltà Castellana) è un monumento di Poppi che si trova in piazza della Repubblica 1. La prima traccia nelle cronache del castello, costruito nel Medioevo, risale al 1191. L'edificio è stato ristrutturato a partire dal 1274 per volontà del conte Simone Guidi e di suo figlio Guido. Il castello è stato teatro di un avvenimento storico: l'11 giugno 1289, davanti al monumento, si è svolta la battaglia di Campaldino. Incerta la paternità dell'edificio: la parte più antica è attribuita non univocamente a Lapo di Cambio, mentre la più recente, databile alla fine del XIII secolo, sarebbe di Arnolfo di Cambio. All'interno dell'edificio, che per anni ha ospitato la sede dell'amministrazione comunale del centro in provincia di Arezzo, è possibile vedere una cappella, un museo sulla battaglia di Campaldino, una biblioteca e il Centro di documentazione Giovanni Gualberto Miniati. Sulla volta della navata unica della cappella annessa al castello si trova uno dei La pieve di San Pietro a Romena è un edificio sacro che si trova ai piedi del castello di Romena nel comune di Pratovecchio. L'attuale Pieve di Romena è stata costruita alla metà del XII secolo sopra ad una precedente chiesa triabsidata risalente al VIII secolo di cui sono visibili i resti sotto al presbiterio. Sconvolta da una frana provocata dallo smottamento del terreno causato da un sottostante fossatello nel 1678 che la privò delle prime due campate e da un successivo terremoto del 1729 che le provocò altri gravi danni alla facciata, all'abside che venne spaccata da una profonda fenditura e nel campanile che da allora è rimasto sbassato, oggi dopo numerosi restauri appare come una dei più interessanti edifici romanici del Casentino. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 13 SALUTE E ... DINTORNI Tumori: meno vittime in Ue dal 2007 Aumentano i casi di cancro ai polmoni tra le donne nei maschi sia nelle femmine), ai polmoni tra gli uomini e per cancro al seno tra le donne; è attesa invece una diminuzione dei decessi anche per tumore allo stomaco, utero, prostata e leucemie. Ma i decessi per tumore ai polmoni tra le donne sono in aumento praticamente ovunque e si prevede che passeranno da 12,55 per 100.000 donne nel 2007 a 13,12 nel 2011. "Le donne - spiega La Vecchia - in paesi come Italia e Francia hanno cominciato a fumare negli anni 70 e quindi adesso si vedono le conseguenze; l'epidemia di cancro ai polmoni per loro è iniziata più tardi e sta salendo; arriverà tra una decina d'anni a un massimo, presumibilmente di 15 decessi per 100 donne, e poi comincerà a scendere. E' quindi urgente - dichiara - che non solo gli uomini, ma anche le donne italiane, smettano di fumare". "Nonostante questa tendenza generale alla diminuzione dei tassi di mortalità, il numero di morti rimane praticamente stabile a causa dell'invecchiamento generale della popolazione - conclude La Vecchia. Inoltre c'é un persistente gap nella mortalità tra i paesi dell'Europa centrale e dell'Est e quelli dell'Europa occidentale e questa situazione difficilmente muterà nell'immediato futuro". Assessore toscano Scaramuccia in Commissione a Roma La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Orlando, incontrera' mercoledi' 16 febbraio l'assessore alla Sanita' della Regione Toscana, Daniela Scaramuccia, ''per approfondimenti conoscitivi sulla situazione deficitaria del bilancio dell'Asl 1 di Massa e Carrara, nonche' sui criteri di designazione dei membri delle Commissioni di gara nominate dalle Aziende sanitarie e ospedaliere della Regione per l'espletamento di procedure ad evidenza pubblica''. Lo riferisce una nota della stessa Commissione. ROMA - In 4 anni si registra un calo rilevante (di circa il 6-7%) dei decessi causati dal cancro in Europa: nel 2011 le vittime del cancro potranno arrivare a meno di 1,3 milioni. A diminuire, dal 2007 a oggi, sono soprattutto i decessi per cancro al colon e ai polmoni per i maschi e al seno per le donne. Si assiste, però, a un aumento delle morti per tumore ai polmoni tra le donne. Sono i dati che arrivano da un lavoro di Carlo La Vecchia del dipartimento di Epidemiologia dell'istituto Mario Negri e Università di Milano insieme a Fabio Levi dell'università di Losanna, pubblicato sulla rivista Annals of Oncology. "In Italia - spiega La Vecchia - nel 2011 sono previsti 177.000 decessi per tumore (100.000 negli uomini, 77.000 nelle donne). La prima causa di morte per tumore resta quello del polmone (33.000 decessi), seguito da intestino (22.000), mammella (12.000), pancreas (10.800), stomaco (9.600) e prostata (7.800). Anche in Italia l'unico aumento dei decessi si registra per il tumore del polmone nelle donne, con 8.300 decessi e un tasso di 9,85/100.000 nel 2011". Le previsioni per il 2011 sono state realizzate usando un nuovo modello matematico e dicono che nell'Unione Europea ci saranno 1.281.466 decessi per tumori nel 2011 (721.252 maschi e 560.184 femmine), contro 1.256.001 decessi (703.872 maschi e 552,129 femmine) verificatisi nel 2007. Il numero di decessi per tumore è sostanzialmente stabile ma, se si tiene conto dell'invecchiamento della popolazione, i tassi di mortalità sono diminuiti del 7% negli uomini (da 154 a 142/100.000) e del 6% nelle donne (da 90 a 85/100.000). A diminuire sono soprattutto i decessi per cancro al colon (sia pag. 14 ''All'assessore Scaramuccia - spiega Massimo Polledri, vicepresidente della Commissione - chiederemo anche di riferire sulla chiusura del punto nascita dell'Ospedale di Pontremoli, decisione che sta provocando preoccupazione nella popolazione locale e che sarebbe motivata dall'assenza di idonei standard di sicurezza, in particolare relativamente al numero minimo di parti effettuati ogni anno. Tali requisiti sembrerebbero pero' non esser presenti anche in altre strutture sanitarie toscane per le quali, tuttavia, non e' previsto il medesimo provvedimento di chiusura. A questo si aggiunge - prosegue Polledri - che, nell'economia globale della decisione, dovrebbero esser prese in considerazioni anche valutazioni relative alla distanza e alla raggiungibilita' di altri presidi: chiudendo quello di Pontremoli, infatti, il piu' vicino punto nascita, per gli abitanti della zona, disterebbe almeno un'ora di macchina''. Il presidente Orlando ha, inoltre, scritto all'assessore, conclude la nota, ''invitandola a voler fornire, in occasione della prevista audizione, una dettagliata relazione sugli ultimi due casi di presunto errore sanitario giunti all'attenzione della Commissione: quello relativo al decesso del signor Carlo Diani, avvenuto il 12 febbraio 2009 presso l'Ospedale Careggi di Firenze dopo un intervento chirurgico in laparoscopia alla colecisti, e quello relativo al decesso del signor Matteo Di Stefano, avvenuto lo scorso 23 gennaio, due settimane dopo un'operazione presso l'Ospedale San Giuseppe di Empoli''. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 ESTERO Privacy. Ci auguriamo che il Premier faccia ricorso alla Corte dei diritti umani Aprirebbe la strada al ricorso di numerose vittime della guerra alla droga Firenze, 10 febbraio 2011. Il ministro degli Esteri italiano, nel difendere il Presidente del Consiglio, ha annunciato che potrebbe essere promosso un ricorso alla Corte dei diritti umani di Strasburgo per violazione della privacy da parte della magistratura inquirente sui casi di concussione e prostituzione minorile, reati di cui è accusato Silvio Berlusconi. Ci auguriamo che il Presidente del Consiglio lo faccia, magari delegando i propri legali invece di un ministro della Repubblica. E ce lo auguriamo perché siamo convinti che in molti casi l'uso delle intercettazioni e le indagini siano oltremodo invasive della privacy domestica. Basti pensare alle intercettazioni telefoniche e alle sproporzionate perquisizioni domesti- che utilizzate per incastrare chi si coltiva una pianta di marijuana per uso personale. Fra concussione e sfruttamento della prostituzione minorile da una parte, e autocoltivazione di cannabis per uso personale (magari con finalità terapeutiche) dall'altra, riteniamo i primi reati ben più gravi. A partire dal fatto che, contrariamente all'autocoltivazione di cannabis, i reati imputati al Premier hanno effettivamente leso una vittima: la minorenne. Quindi, se le indagini sul Premier fossero ritenute invasive dalla Corte di Strasburgo, a maggior ragione lo stesso principio varrebbe per i consumatori di sostanze proibite, oggi ingiustamente criminalizzate. Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio di adire la Corte di Strasburgo. Potrebbe aprire la strada a numerosi ricorsi delle numerose vittime della guerra alla droga e delle politiche della tolleranza zero, nel cui nome vengono arrestate e sbattute in prigione migliaia di persone per il solo fatto di consumare cannabis. Pietro Yates-Moretti, vicepresidente Aduc Gli emiri tornano al lusso dopo la crisi, a Dubai 272 dollari per un cioccolatino Cioccolati in vendita a Dubai nel negozio di 'Chocopologie'. L'elite dell'emirato torna a spendere dopo la crisi scoppiata lo scorso anno per il crac di Dubai World. Tornano i ricchi turisti russi, cinesi e indiani. E il principale dei grandi magazzini di Dubai nel solo mese di settembre ha aggiunto 40 nuovi brand di lusso negli scaffali, proponendo perfino cellulari incastonati di diamanti. La bandiera degli Emirati sulla maison Ferré. Tornano a spendere in beni di lusso i 'Paperon de' Paperoni' di Dubai dopo la crisi scoppiata lo scorso anno per il crac di Dubai World. La disoccupazione e i rincari alimentari che mettono in ginocchio le fasce più deboli di molti paesi arabi facendo traballare regimi al potere da decenni, come in Tunisia ed Egitto, non intaccano il tenore di vita dell'elite emiratina, in preda ad una vera e propria febbre al punto da arrivare ad acquistare cioccolatini da 272 dollari caduno o cellulari incastonati di brillanti. Una tendenza che restituisce all'emirato lo scettro di hub internazionale del lusso, dopo il caso della conglomerata pubblica zavorrata da 59 miliardi di dollari di debiti. "La domanda al dettaglio di beni di lusso sta aumentando" afferma Christel Mock, manager di 'Chocopologie', tempio americano della cioccolata a cinque stelle che ha aperto boutiques per buongustai milionari a Dubai e prevede un opening ad Abu Dhabi. "Torna a girare liquidità, ed è più accettabile spendere per prelibatezze di lusso" aggiunge Mock, secondo quanto riporta la stampa locale. "Gli emiratini adorano il cibo dolce - spiega - i miei clienti per la maggior parte vengono dal gotha emiratino". Polo del mercato del lusso, l'eccentrica Dubai è nota per l'opulenza, a tratti kitch, dei suoi hotel o del faraonico residence a forma di palma, massimo esempio della speculazione edilizia che ha portato il paese sull'orlo del collasso. Secondo un rapporto del gruppo di consulenza CB Richard Ellis, il paese era al secondo posto dei paesi dove conveniva aprire un negozio, dopo Londra, ma prima di Parigi e New York, fino al crollo del 45% delle vendite nel 2009 sotto il peso della crisi economica. L'Emirato si trova adesso in una fase di ripresa, che vede anche il ritorno dei ricchi turisti russi, cinesi e indiani, osservano negozianti e analisti. Vento in poppa dunque: il principale dei grandi magazzini di Dubai nel solo mese di settembre hanno aggiunto 40 nuovi brand di lusso negli scaffali proponendo perfino cellulari incastonati di diamanti. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 15 MODA: RUBRICA DI ANGELINA AINO La moda Toscana in filiera Promofirenze, in collaborazione con Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana, invita le imprese di produzione e piccolo dettaglio qualificato del settore moda a partecipare ai quattro incontri bilaterali previsti dal 20 al 31 marzo ad Arezzo, Firenze, Pisa e Pistoia per il progetto pilota sulla filiera locale della moda toscana. Il progetto, su finanziamento di Regione e Unioncamere Toscana, vuole avviare partnership e scambi commerciali fra imprese della moda per fare rete. Il gruppo che emergerà dagli incontri verrà inserito nel progetto “Vetrina Toscana”. E’ allo studio anche l’inserimento delle aziende in una piattaforma digitale. Destinatari: Imprese produzione moda: abbigliamento (uomo, donna, bambino), pelletteria, calzaturiero, gioielleria, ecc. Gli incontri sono gratuiti. Gli interessati devono anticipare via fax (055.26.71.404) la scheda di partecipazione e il company profile compilati entro il 18 febbraio p.v. La bandiera degli Emirati sulla maison Ferré: 100 milioni per il rilancio Dubai - E' stato raggiunto l'accordo per la cessione della maison fondata dall''architetto della moda' a Paris Group di Dubai del magnate Abdulkader Sankari. Lo rendono noto i media emiratini. - Il gruppo Gianfranco Ferré sventolerà la bandiera degli Emirati. E' stato raggiunto l'accordo per la cessione della maison fondata dall''architetto della moda' a Paris Group di Dubai del magnate Abdulkader Sankari. Lo rendono noto i media emiratini. Paris Group investirà 100 milioni di euro per rilanciare il brand e riportarlo agli antichi splendori dopo la crisi degli ultimi anni. A causa di problemi finanziari, It holding, la società che possiede Ferré, aveva chiesto l'ammistrazione straordinaria e lo scorso giugno i commissari hanno pubblicato il bando per la cessione, ponendo chiari paletti agli offerenti sul mantenimento dei posti di lavoro e prezzo di partenza dell'offerta. L'operazione di Paris Group rientra in un'aggressiva strategia di espansione della società emiratina che possiede 250 boutiques nella regione. La società di Sankari vanta inoltre nel portafoglio la maison francese Ungaro e i diritti per la distribuzione in Medio Oriente dei brand d'Oltralpe Pierre Cardin e Balmain. Perché la cessione del gruppo Gianfranco Ferré, che attualmente appartiene a It Holding, sia effettiva, i Commisari della società, che è in amministrazione straordinaria dal 9 febbraio 2009, dovranno presentare al ministero dello Sviluppo Economico un'istanza. Poi toccherà al ministero autorizzare la vendita. Boom di burlesque in Italia Burlesque è il termine che definisce un genere di spettacolo parodistico nato nella seconda metà dell'Ottocento nell'Inghilterra Vittoriana ed importato successivamente negli Stati Uniti, dove riscosse grande successo soprattutto fra gli strati di società meno abbienti (per questo veniva anche chiamato the poor man's follies, le "folies" dei poveri). pag. 16 Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 30 SECONDI DI RIFLESSIONE! Berlusconi ... privilegiato! Quando la legge non è uguale per tutti! Mentre per Silvio Berlusconi si va al rito immediato bruciando i tempi di attesa per gli altri si passa da un’udienza all’altra.. senza fine così da meritare dall’Unione Europea il titolo di “giustizia-lumaca” Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.765 Firenze 12 febbraio 2011 pag. 17