News_Il Commercio
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VESSATI E TASSATI: FACCIAMO SENTIRE la voce di un settore vitale I governi passano, i politici ed i tecnici raccontano le loro favole, ma per il comparto del turismo nulla cambia. Anzi ultimamente si è aggiunta anche la tassa di soggiorno, praticamente una gabella sull'aria che si respira, e così mentre negli altri Paesi ai turisti fanno ponti d'oro, da noi si tassano. Come politica di promozione la trovo pessima. Eppure l'Italia ha tutto quello che potrebbe attrarre un turista: è da tre lati bagnata dal mare, ha montagne bellissime, città medievali incantate, la sua popolazione è ospitale, ma il bel Paese ha un difetto; l'iniquo sistema fiscale obbliga albergatori e ristoratori a fare salti mortali per far quadrare i conti che purtroppo non sempre quadrano. E così assistiamo impotenti a chiusure, a fallimenti o a mancate ristrutturazioni delle strutture che diventano sempre più inadeguate di fronte alla “agguerrita” concorrenza. Per ora il comparto turistico tiene, i venti di guerra hanno fatto disertare le spiagge nord africane, ma quando quel mondo si sarà risistemato, e ce lo auguriamo, dovremo, nostro malgrado, adeguarci alla realtà delle sfide globali, salvo scomparire. Spesso mi chiedo, a che serve far parte di un mondo del lavoro come il nostro che richiede sempre più sacrifici con sempre meno soddisfazioni e non trovo una risposta, considerato anche che veniamo vessati da mille balzelli e dagli abusi di una burocrazia farraginosa o da chi nel nome dello Stato esercita il suo potere in maniera spesso prepotente. Da noi, senza essere invitati, entrano vigili, finanza, funzionari dell'Inps, dell’Ispettorato del lavoro, dell'Igiene, dei Nas, delle ASL ed ispettori o pseudo ispettori di qualsiasi tipo che ci frugano fin nell'intimo. E ben venga, è giusto che tutto sia in regola, ma dove è lo Stato di diritto? Perché noi non possiamo, di fatto, fare i conti in tasca a come vengono amministrati questa miriade di organismi o al ministero che ci riguarda? Dove finiscono i nostri soldi? Quanti di essi ritornano nel comparto? Nel nostro Paese è proibito tutto quello che non è permesso. Provate a mettere un ombrellone in più, o chiudere più tardi dell'orario, o utilizzare della musica per ben disporre i clienti. Sono subito pronte, gabelle, multe e chiusura di locali. Perché non ci uniamo veramente e prendiamo coscienza che siamo l'unica miniera di questo Paese e che far morire la gallina dalle uova d'oro non conviene a nessuno? Dobbiamo difenderci da una politica miope, incapace e corrotta. Il nostro settore da lavoro a milioni di addetti, mobilitiamoci e scegliamo dei candidati che ci rappresentano da mandare al parlamento, alle Regioni, alle amministrazioni periferiche, a difendere i nostri diritti, portando avanti delle richieste serie, come una pulizia accurata delle spiagge, del mare, delle strade, della tutela del paesaggio, dei beni culturali, alla promozione all'estero del nostro turismo invitando i giornalisti delle più grandi riviste straniere e i tour operator, a visitare il nostro bel Paese e provare la nostra ospitalità. Non limitiamo la nostra promozione ai soliti quattro fuochi artificiali. Proteggiamo i turisti da pratiche di quotidiane truffe, dai continui furti compresi quelli di quella categoria di pseudo ristoratori che furbescamente spennano gli incauti clienti. Cosa ci vuole ad applicare delle regole considerato che il rilancio del turismo porterebbe maggiori entrate allo Stato e più posti di lavoro? Stiamo attraversando un periodo difficile, mai come nel 2011 ho ricevuto quotidianamente tante richieste di lavoro dai nostri associati e mi piange il cuore perché non so cosa fare se non divulgare il loro curriculum a chi me ne fa richiesta garantendo spesso anche, per chi conosco, la serietà e le capacità del Socio. E se la classe politica continua ad essere sorda e non ha idee per il rilancio del turismo, noi invece, trattandosi della nostra pelle, ne abbiamo a bizzeffe, basterebbe che venissimo ascoltati. Siamo in periodo natalizio e l’augurio che faccio, a tutti voi amici carissimi, non vuol limitarsi alle Buone Feste, ma estendersi di tutto cuore al buon lavoro, ad un lavoro continuo e dignitoso perché solo così saranno buone anche le Festività. Raffaello Speri 3 Sommario ANNO 35. n.1 DICEMBRE 2011 Rivista di Alimentazione, gastronomia, enologia e turismo EDITORE AMIRA Associazione Maitres Italiani ristoranti e alberghi DIRETTORE RESPONSABILE Diodato Buonora DIRETTORE EDITORIALE Raffaello Speri REGISTRAZIONE TRIBUNALE EDITORIALE 3 Vessati e tassati: facciamo sentire la voce di un settore vitale di Raffaello Speri n.16754 del 26 marzo 1977 STAMPATORE Gmgpress - Verona ALL’INTERNO 5 Il Centro Sud si conferma fucina di professionalità di Diodato Buonora SITO UFFICIALE www.amira.it FILO DIRETTO CON AMIRA TEL.045.6401110 dalle 9 alle 12 dal lunedì al venerdì [email protected] HANNO COLLABORATO Enrico Campana Giuliano Giro Rolando Mariotti Caterina Mazzei Cecilia Sbaraglia Gianfranco Tavanti ASSOCIATO USPI Si autorizza la riproduzione totale o parziale degli articoli del giornale purché ne venga citata la fonte 4 10 Un Maitre Sommellier tra i vigneti dell’Oregon di Rolando Mariotti 12 “Flamba lo shaker”: Amira e Aibes danno spettacolo di Diodato Buonora 15 Maitres dell’anno, trionfa Antonino Forte di Diodato Buonora 18 Assegnati i Premi Capi dello Stato 22 Colli Euganei, cantine sempre più... rosa 24 Flambate con vista... sul Canal Grande di Giuliano Giro 26 Il magico buen retiro di Santo Domingo 27 Angelino Berti, marmellate d’autore di Enrico Campana 30 Sulle tracce delle “crepes souzette” di Gianfranco Tavanti 32 Sorriso e competenza, le armi del Maitre di Cecilia Sbaraglia 34 Dal Bosco al piatto celebra l’Unità d’Italia di Caterina Mazzei IL CENTRO SUD SI CONFERMA FUCìNA di professionalità PAESTUM HA OSPITATO LA SECONDA SEMIFINALE DEL MAITRE DELL’ANNO di Diodato Buonora La seconda semifinale (quella del Centro-Sud) per il concorso nazionale “Maître dell’Anno 2011” si è tenuta, nei giorni 4 e 5 ottobre, a Paestum, in provincia di Salerno. Siamo in una località, vicino al mare, considerata la più bella città della Magna Grecia. Infatti, qui sono perfettamente conservati tre templi greci contornati in una cinta muraria di 4.750 metri. Fondata dai greci intorno al 600 a.C., Paestum si chiamava inizialmente Poseidonia, da Poseidone, o Nettuno, dio del mare, al quale la città era stata dedicata. Tra il 400 e il 273 a.C. fu occupata dalla popolazione italica dei lucani. Nel 273 a.C. divenne colonia romana col nome di Paestum. La fine dell’Impero Romano coincise grosso modo con la fine della città. Verso il 500 d.C, infatti, in seguito ad un’epidemia di malaria, aggravata dall’insalubrità del territorio, gli abitanti gradualmente abbandonarono la città. La riscoperta di Paestum risale al 1762, quando fu costruita la strada moderna che l’attraversa tuttora. Questa in sintesi la storia della cittadina che ha ospitato la seconda semifinale per il concorso nazionale “Maître dell’Anno 2011”. L’organizzazione, molto apprezzata dai partecipanti e dai fiduciari accompagnatori, è stata curata dai soci della sezione Amira di In alto, il Maitre Gaetano Spagnolo Sez. Calabria con il Fiduciario Fausto Raniti e il Vice Presidente Carlo Hassan. Qui sopra, il Maitre Antonio Zazza Sez. Basilicata con il Fiduciario Giuseppe Magno, il Cancelliere Valerio Beltrami e il Vice Presidente Hassan. Paestum, diretta dal fiduciario Francesco Grippo. I partecipanti sono stati ospitati all’Hotel Royal di Paestum della famiglia Buccella, che per due giorni ha messo gratuitamente a disposizione l’intero albergo. La loro sensibilità e la loro benevo- 5 lenza nell’essere ospitali nei confronti dell’associazione ha colpito in modo favorevole i vertici dell’Amira Nazionale presenti a Paestum. L’Hotel Royal è una moderna ed elegante struttura che sorge a Paestum, a 150 metri dal mare e a 1.5 Km dalla zona archeologica e dal Museo Nazionale. L’Hotel è dotato di 14 camere e di 2 suites tutte arredate in modo confortevole e dotate di servizi privati con doccia, telefono, aria condizionata, frigobar e tv color. L'Albergo dispone inoltre di sale per banchetti con la capienza massima di 600 posti, sala tv, sala animazione, american bar, verdeggiante giardino con piscina e 2 parcheggi (interno ed esterno). Chi vuole scoprire le bellezze paesaggistiche e culturali della Campania si affida all’Hotel Royal Paestum con la sua atmosfera cordiale e l’efficienza dei servizi. Dieci i maître provenienti da ogni parte del Sud e Centro Italia che hanno raggiunto Paestum per disputare la gara gastronomica che permette di accedere alla finale per aggiudicarsi il titolo di “Maître dell’Anno”. Ognuno di loro ha superato la selezione che si è tenuta nella propria sezione ed ha già conquistato il titolo, a secondo delle sezioni, regionale o provinciale. Il tema di quest’anno erano i volatili. Ogni concorrente ha dovuto prima tranciare un volatile che avrebbe potuto essere precedentemente cotto in cucina e successivamente ha dovuto elaborarlo alla lampada servendolo con un vino in abbinamento. Una delle novità di quest’anno: i partecipanti la sera prima della gara hanno dovuto rispondere a 10 domande inerenti alle conoscenze enologiche. Come per gli ultimi anni, ci si è attenuti scrupolosamente al nuovo regolamento del concorso stilato dal Cancelliere dell’Ordine dei Gran Maestri della Ristora-zione, Valerio Beltrami, in collaborazione con Raffaello Speri, Presidente Nazionale dell’Amira. 6 Nella foto in alto, il Maitre Mariano Chierchia Sez. Capri con il Fiduciario Giuseppe Viva. Qui sopra, il Maitre Antonino Scarpinato Sez. Palermo con il segretario Armanno Cristoforo e il Fiduciario della Sez. Paestum Francesco Grippo Ricordiamo nei punti salienti il nuovo regolamento: i concorrenti hanno l’obbligo di partecipare in smoking; possono utilizzare una sola lampada; i piatti e i bicchieri per il servizio devono essere uguali per tutti; non è permesso l’utilizzo di attrezzi da cucina; le guarnizioni autorizzate devono essere commestibili. Inoltre, la giuria deve essere composta da un Gran Maestro della Ristorazione che deve valutare la tecnica professionale ed il gusto; un esperto del vino per l’abbinamento cibo-vino, la stappatura e l’esame organolettico; un esperto di gastronomia (o uno chef) per il gusto e la presentazione del piatto; due persone tra giornalisti, politici o altro, che devono giudicare unicamente il gusto del piatto. Ecco come i partecipanti si sono esibiti sotto l’occhio attento della giuria: Antonino Forte (sezione Amira Abruzzo-Molise) “Piccione petto e coscia su sfoglia alle mele e soffice di ricotta di fuscella” e un Villa Gemma 2010, Bianco Colline Teatine Igt di Masciarelli; Antonio Zazza (sez. Basilicata) “Petto d’anatra con riduzione di passito, funghi carboncelli e quenelle di patate” accompagnato dall’Akratos Primitivo 2008 Matera Doc di Cerrolongo; Gaetano Spagnolo (sez. Calabria) “Petto d’anatra all’olio di bergamotto con angolo croccante al sesamo e gocce di ribes rosso” abbinato a un Cirò rosso Doc della Tenuta Principe Spinelli; Mariano Chierchia (sez. Capri) “Involtino di faraona del contadino” insieme a un Aglianico Irpinia Doc dell’Azienda Donnachiara; Pietro Laratta (sez. Cosenza- Sopra, il Maitre Antonino Forte Sez. Abruzzo-Molise con il Fiduciario Alvaro Fantini e il Vice Presidente Carlo Hassan; nel riquadro il piatto da lui preparato, “Piccione petto e coscia su sfoglia alle mele e soffice di ricotta di fuscella” e un Villa Gemma 2010, Bianco Colline Teatine Igt di Masciarelli. Sotto il Maitre Pietro Laratta Sez. Cosenza-Sila con il Fiduciario Biagio Talarico; nel riquadro il suo “Quaglie vujjulu e silli” (guanciale e porcini) con un Ricupo Rosso 2006 delle cantine Farneto del Principe 7 Sila) “Quaglie vujjulu e silli (guanciale e porcini) con un Ricupo Rosso 2006 delle cantine Farneto del Principe; Felice Ragosta (sez. Napoli) “Omaggio a Chapel 1972” accompagnato con il Fiorduva 2007, Costa d’Amalfi Furore Bianco Doc di Marisa Cuomo; Antonino Scarpinato (sez. Palermo) “Anatra cotta a bassa temperatura in salsa di mirtilli, arancia candita e cioccolato speziato” con il Nuhar di Rapitalà; Salvatore Scollo (sez. Ragusa - Siracusa) “Quaglie in nidiata di ragusano” assieme al Bidis, Sicilia Bianco Igt della Valle dell’Acate; Giovanni Amati (sez. Roma) “Petto di pernice su letto di asparagi dei Simbruini flambato alla grappa di moscato con scaglie di tartufo nero di Campoli” accompagnato dal Moss 2010, Lazio Igt dell’Azienda La Rasenna Cerveteri; Gerlando Lorenzano (sez. Sicilia Orientale) “Galletto della memoria e della concordia in salsa al cedro e cioccolata profumata al pistacchio” e il Merlot 2008 Sicilia Igt del Principe di Corleone. Il partecipante della sez. 8 Il Maitre Felice Ragosta Sez. Napoli con il Fiduciario Giuseppe di Napoli e il Cancelliere Valerio Beltrami; qui sopra il piatto con cui ha gareggiato, “Omaggio a Chapel 1972” accompagnato con il Fiorduva 2007, Costa d’Amalfi Furore Bianco Doc di Marisa Cuomo. Nell’altra pagina, il Maitre Salvatore Scollo Sez. Ragusa –SR Barocca con il Fiduciario Vito Guzzardi e il Vice Presidente Carlo Hassan e la sua creazione, “Quaglie in nidiata di ragusano” assieme al Bidis, Sicilia Bianco Igt della Valle dell’Acate Paestum, Roberto Gigantino, di comune accordo con i vertici dell’Amira locale, ha preferito rinunciare alla gara per evitare che si facessero illazioni sul risultato della gara, in quanto alcuni giurati erano locali. A giudicare le performance di questi maître c’erano Valerio Beltrami (Cancelliere dei Gran Maestri della Ristorazione) come presidente di giuria; Gerardo Novi (Presidente dell’Associazione Cuochi Salernitani) come esperto gastronomo; Maria Sarnataro (Vice Presidente Regionale dell’Associazione Italiana Sommelier) come esperta del vino; Vito Buccella (Direttore Hotel Royal Paestum) e Giovannangelo Pappagallo (Gran Maestro della Ristorazione) in qualità di “clienti” che hanno valutato unicamente il gusto. La sera, dopo una ricca e buona cena gastronomica con prodotti tipici del posto, Carlo Hassan, Vice Presidente Vicario dell’Amira, ha premiato la famiglia Buccella per la grande ospitalità, e successivamente ha comunicato il verdetto della gara. Ad andare in finale, che si è tenuta durante il Congresso Internazionale dell’Amira a Torino (come riferiamo nelle prossime pagine) insieme ai quattro vincitori della Semifinale del Centro Nord, saranno Antonino Forte (Abruzzo-Molise), Felice Ragosta (Napoli), Piero Laratta (CosenzaSila) e Salvatore Scollo (RagusaSiracusa). Come spesso accade, il vero vincitore è stata l’Amira che ha mostrato una grande professionalità e una grande maturità. Complimenti a tutti. 9 tra i vigneti dell’Oregon 10 11 “Flamba lo Shaker” AMIRA E AIBES DANNO SPETTACOLO A PORTO CERVO ESALTANTE GARA A COPPIE MAITRES-BARMEN L’Amira e l’Aibes, lo scorso 18 ottobre, hanno organizzato la prima edizione della manifestazione “Flamba lo Shaker”. L’interessante kermesse si è tenuta, durante il congresso dell’associazione dei barmen, all’Hotel Colonna Resort di Porto Cervo (Costa Smeralda). Il concorso consisteva in una gara a coppie tra 8 maîtres e 8 barmen. Ad un piatto flambé preparato dal maître, in quest’occasione un dessert, il barman ha dovuto abbinarci un cocktail. La gara ha avuto due fasi: la prima è stata un’elimi- 12 natoria per selezionare le quatto coppie che poi, in una seconda fase, si sono sfidate in una finale durante la cena di gala. Dopo la gara, Valerio Beltrami, Cancelliere dei Gran Maestri della Ristorazione, ha affermato con convinzione: “È stata una gara esaltante, emozionante, ma soprattutto ha permesso di metterci in mostra e farci apprezzare dal nutrito pubblico, che è giunto a Porto Cervo da ogni angolo d’Italia”. “Grazie alla serietà e alla professionalità dei nostri maîtres partecipanti, abbiamo dimostrato il valore del nostro lavoro nel campo dell’accoglienza e mi sento di ringraziarli pubblicamente, perché mi hanno reso orgoglioso e felice per aver organizzato questa prima edizione di Flamba lo Shaker”. Beltrami ha continuato affermando che i commenti degli ospiti, all’unanimità, si potevano riassumere in poche parole: il mestiere del maître è fatto di gesti di classe e di eleganza, sono bravissimi. A vincere la gara è stato il maître Maurizio Calabrese delle sezione Amira di Paestum che ha preparato le “Tagliatelle di crêpes alle pere, uva passa e pinoli con rotolini di ricotta di bufala profumata al Galliano” abbinato al cocktail “Parfum du sud” (Rhum, crema di vaniglia, Absolut pear, liquore Monin al cioccolato bianco e caramello) preparato dal Barman Antonino Scirè. Gli altri partecipanti Questi gli altri maîtres concorrenti, le loro ricette e i barmen che li hanno accompagnati: Antonino Scarpinato (Amira Palermo) ha preparato le “Crespelle di ceci con ricotta di pecora, salsa di fichi d’India rossi e pistacchi di Bronte”, barman Alessandro Sani; Giulio Bonora (Amira Sardegna) ha presentato “Crêpes ai profumi di Sardegna”, barman Raffaele Morrone; Giovanni Brescia (Amira Verona) ha proposto “Crêpes d’azzardo”, barman Fabio Marinoni; Giovanni Cassanelli (Amira Trentino) ha elaborato “Sinfonie d’autunno al flambè”, barman Giovanni Colella; Gerlando Lorenzano (Amira Taormina) con “Dolci Sinergie Glamour”, barman Loris Merlonghi; Massimo Paccagnini (Amira Montecatini Terme) ha Qui sopra i vincitori: il Maitre Maurizio Calabrese e il Barman Antonio Scriè. Sopra: il preidente AMIRA Raffaello Speri con i partecipanti. Nell’altra pagina: la premiazione dei vincitori del concorso. A pagina 14, piatto e cocktail dei vincitori 13 preparato “Crêpes d’autunno”, barman Ambrogio Fazio; Giorgio Fornasari (Amira Bologna) ha presentato “Rotolo di crêpes con 14 ricotta, cioccolato e pera”, barman Francesco Gabriele. È stata, in definitiva, una grande manifestazione che ha reso orgo- gliosi i presidenti delle due associazioni: Raffaello Speri (Amira) e Andrea Pieri (Aibes). Diodato Buonora MAîTRE DELL’ANNO, TRIONFA ANTONINO FORTE A TORINO CONGRESSO INTERNAZIONALE DELL’AMIRA E FINALE DEL CONCORSO, VINTO DALL’ESPONENTE DI ABRUZZO-MOLISE DAVANTI A RAINER L’Amira si è ritrovata a Torino per due importanti appuntamenti: il Congresso Internazionale e la finalissima per il Concorso Nazionale “Maître dell’Anno 2011”. I soci Amira hanno scoperto Torino, una bella città che oltre ai tanti monumenti storici e musei si è distinta per la pulizia e per la sua organizzazione. Descriverla in una sola parola si può definirla: vivibile. Se si pensa che è il quarto comune italiano per popolazione, dopo Roma, Milano e Napoli, è una bella soddisfazione. La finale del concorso “Maître dell’Anno 2011” è stato l’appuntamento che ha iniziato i lavori dell’Amira e si è tenuta a Villa Gualino, un’efficiente struttura situata in un’invidiabile posizione nella precollina torinese. Lo splendido panorama sulla città e sulle Alpi (dal Monviso al Monte Rosa); il bar, il ristorante, le ampie terrazze e le passeggiate nel parco, il parcheggio interno (300 posti) offrono straordinari ambienti di soggiorno, lavoro e relax . Qui presta la sua opera Michele Colucci (F & B Manager) che è stato il “Professionista dell’anno 2011” dell’Amira. Da manifesti appesi nel complesso alberghiero Da sinistra: il Vice Presidente Diodato Buonora, il secondo classificato Maitre Mirko Reiner, il vincitore Maitre Antonino Forte, il Cancelliere Valerio Beltrami e il terzo classificato Maitre Giuseppe Lombardo. abbiamo appreso che Villa Gualino, di proprietà della Regione Piemonte, è finita nell’elenco degli immobili da vendere per fare cassa. Un vero peccato. Tornando alla gara, gli 8 partecipanti sono scaturiti dalle due semifinali nazionali che si erano tenute a Druogno per il centronord e a Paestum per il centrosud. Il tema della gara era lo stesso che i concorrenti si sono portati dietro sin dalle eliminatorie nelle rispettive Sezioni e cioè: i volatili. I partecipanti dovevano prima tranciare e poi flambare un volatile che precedentemente era stato cotto in cucina e vi dovevano abbinare un vino. Il loro tempo a disposizione era di trenta minuti. Ad iniziare la gara è stato il Maître Giuseppe Di Bella della Sezione Trentino che ha preparato “Petto d’anatra su letto di verze con funghi porcini, frittelle allo speck e prugne al Marsala” e vi ha abbinato un Pinot Nero Riserva Mazon 2008 di J. Hofstätter. Poi, il Maitre Pietro Laratta della Sezione Cosenza-Sila ha elaborato le “Quaglie vujjulu e silli (guanciale e porcini)” che ha accompagnato con il Ricupo Rosso 2006 delle Cantine Farneto del Principe. A seguire, il Maitre Leonigio Vergaro della Sezione Sanremo ha proposto le “Quagliette primavera con pesche noci marinate al pepe e cipolla di Tropea farcita flambata al Porto” assieme al Fichimori 2010 di Tormaresca. Quarto in ordine di esibizione è stato il Maitre Salvatore Scollo della Sezione Ragusa-Siracusa Barocca che ha presentato le “Quaglie in nidiata di Ragusano” con il vino Bidis 2010 Sicilia Bianco Igt dell’azienda Valle dell’Acate. A questo punto della manifestazione un piacevole intermezzo fuori concorso: due allieve 15 dell’Istituto Professionale Statale per i servizi dell’Enogastronomia e dell’Ospitalità Alberghiera “Amerigo Vespucci” di Roma, Federica Toffolo e Ilenia Svezia, si sono esibite nel preparare i “Porcini con goccia di spada in tricolore” piatto che ha permesso loro di vincere la XIIª edizione (per la sezione Sala-Bar) del Concorso “Il Fungo dal bosco al piatto” organizzato dalla Sezione AMIRA Cosenza Sila. Le due allieve, che ben hanno figurato nella preparazione del loro piatto, erano accompagnate dall’onnipresente Dirigente Scolastica Professoressa Roberta Morgantini e dai Professori Natale Liguori e Cristina Carandente. Una bella prova che ha avuto ampi consensi tra i numerosi presenti. La gara è ripresa con il Maitre Antonino Forte della sezione Abruzzo Molise che ha preparato il “Piccione petto e coscia su sfoglia alle mele e soffice di ricotta di fuscella” e un Villa Gemma 2010, Bianco Colline Teatine Igt di Masciarelli. In seguito, Felice Ragosta della sezione Napoli ha proposto “Omaggio a Chapel 1972” 16 Il Maitre vincitore 2011 Antonino Forte. In alto da sinistra: Antonino Forte, Felice Ragosta, Pietro Laratta, Valerio Beltrami, Giuseppe Di Bella, Raffaello Speri, Giuseppe Lombardo. Accosciati: Leonigio Vergaro, Salvatore Scollo, Mirko Rainer. Le allieve dell’Istituto Amerigo Vespucci di Roma, Federica Toffolo e Ilenia Svezia. Sopra: la giuria del concorso con il Cancelliere Valerio Beltrami. accompagnato con il Fiorduva 2007, Costa d’Amalfi Furore Bianco Doc di Marisa Cuomo. Penultimo concorrente è stato il Maitre Mirko Rainer della Sezione Ticino con il “Galletto mugellese allo spiedo, flambato e servito con tortino di patate e spinaci freschi” abbinato al Chianti Classico 2008 Casanuova di Nittardi. La manifestazione si è conclusa con l’esibizione del Maitre Giuseppe Lombardo della sezione Milano Laghi che ha preparato l’ “Anatra al sale in salsa di fondente e calvados” assieme all’Idea Bacco 2008, Valpolicella Superiore Doc di Agostino Vicentini. La giuria che ha avuto l’arduo e difficile compito di giudicare la gara, in quanto il livello professionale dei partecipanti è stato alto come non mai, era composta da: Diodato Buonora (Vice Presidente Nazionale Amira) in qualità di presidente, Fiorenza Cambiaghi (Sommelière della Fisar) come esperto ai vini, Luigi Me (Accademia delle tradizioni gastronomiche del Piemonte) come esperto gastronomo, Elisa Bergamo (Giornalista) e Giovannangelo Pappagallo (Gran Maestro della Ristorazione Amira) in qualità di “clienti” che hanno valutato unicamente il gusto. Il coordinamento della gara (e di tutto il concorso) è stato seguito passo per passo da Valerio Beltrami, Cancelliere dell’Ordine dei Gran Maestri della Ristorazione che alla fine era visibilmente soddisfatto per tutta la manifestazione. La sera, dopo la cena d’apertura del congresso dell’Amira, che si è tenuta all’Hotel NH Ambasciatori di Torino, è stato comunicato il verdetto, accettato e condiviso da tutti: 1° Antonino Forte (Abruzzo Molise), 2° Mirko Rainer (Ticino), 3° Giuseppe Lombardo (Milano Laghi) e tutti gli altri ex aequo al quarto posto. Ancora una volta, in una manifestazione targata “Speri”, ha vinto l’Amira e la sua professionalità. Grazie Presidente. Diodato Buonora 17 ASSEGNATI I PREMI Capo dello Stato A SETTE MAITRES L’AMBITO RICONOSCIMENTO, ALLA SECONDA EDIZIONE Per celebrare il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, AMIRA ha organizzato a Torino il suo 56° Congresso Internazionale che si è svolto all’interno di NH Hotel Ambasciatori. L’occasione è stata utilizzata anche per far conoscere ai Soci AMIRA uno dei monumenti più significativi di Torino, la Reggia sabauda di Venaria Reale, alla periferia della città. La Reggia di Venaria Reale è stata edificata nel diciassettesimo secolo e fu presa come esempio dagli architetti francesi che edificarono successivamente la reggia di Versailles e dall’architetto Vanvitelli che edificò quella di Caserta. La reggia di Venaria Reale, abbandonata dopo la seconda guerra mondiale e l’esilio dei Savoia, ha rischiato di essere completamente demolita. Salvata e ristrutturata, oggi è arrivata a registrare oltre 1,1 milioni di visitatori l’anno diventando il quinto 18 sito museale italiano per numero di biglietti venduti. Torino vanta altri due siti museali unici, quello Egizio, secondo al mondo per importanza dopo quello del Cairo in Egitto, e il Museo del Cinema, per molti versi unico al mondo. Domenica 20 novembre 2011 negli eleganti saloni dell’Hotel NH Hotel Ambasciatori di Torino si è svolta la seconda edizione del prestigioso riconoscimento concesso dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ai Maîtres d’Hotel con 50 anni di servizio in strutture alberghiere di notevole prestigio. La prima edizione si era svolta a Grado presso il Grand Hotel Astoria il 15 ottobre 2010. Hanno presenziato alla serata l’On. Deodato Scanderebech, il Presidente Nazionale A.M.I.R.A. Prof. Raffaello Speri, il Vice Presidente Vicario A.M.I.R.A. Carlo Hassan e il Fiduciario Sez. di Torino A.M.I.R.A., Maître Gianni Tocco. Il premio intitolato al “Capo dello Stato” è stato ideato e organizzato dal Centro di Cultura Renoir di Taranto nella persona del suo Presidente cav. Cosimo Lardiello. Questa manifestazione è inserita nella programmazione culturale annuale dell’A.M.I.R.A. e ha come obiettivo la valorizzazione della professionalità del Maître quale parte integrante del sistema dell’accoglienza e mediatore culturale dell’impresa turistico ricettiva. Il Maître, grazie al suo elevato livello tecnico-specialistico, trova la sua specifica collocazione in esercizi di elevato standard qualitativo in cui siano garantiti raffinatezza e perfetto servizio dell’accoglienza: una nuova figura professionale, dunque, che si prefigge di essere anello di congiunzione tra la struttura ricettiva, il cliente e il territorio. Il Premio “Capo dello Stato”, seconda edizione, presentato da Silvia Vaccarezza, conduttrice TG2 Rai, si è svolto in concomitanza con il concorso annuale “Maître dell’Anno 2011” (presenti 200 Maîtres provenienti dalle varie Sezioni italiane ed estere) ed è stato assegnato a undici Maîtres d’Hotel che, nel corso di cinquanta anni di irreprensibile servizio in strutture alberghiere di prestigio, hanno interpretato il loro ruolo in funzione dell’accoglienza come segno tangibile di rispetto e capacità di rappresentare degnamente l’immagine della Nazione attraverso il proprio operato. Nel suo intervento il Presidente ha voluto ringraziare le Delegazioni Estere dalla più numerosa di Londra a quelle dell’ Isola di Jersey, di Ginevra, di Zurigo, di Lugano, di Montecarlo e il fedelissimo Gran Maestro Livio Bergamasco proveniente dalla lontana isola caraibica di Saint Martin. Ma soprattutto ha voluto esprimere il suo personale ringraziamento ai destinatari del Premio, che con il loro passato di grande impegno e di grande professionalità hanno fatto grande il nome dell’AMIRA e dell’Italia nel Mondo. A ricevere a Torino l’ambito riconoscimento sono stati: - Bruno Bellotti (Veneto) - Luigi Colapietro (Toscana) - Angelo Di Terlizzi (Calabria) - Mario Ficarelli (Puglia) - Rosario Magrì (Sicilia) - Mario Petrucci (Milano) - Gianfranco Tavanti (Liguria) Molta emozione, tradita da qualche lacrima, nel ricevere il Premio, ma poi nelle interviste di Silvia Vaccarezza è riemerso in tutti lo spirito del “guerriero”, di chi nella vita ha partecipato a tante “battaglie” ne ha viste e passate tante. Il primo a salire sul palco è stato il veneto Bruno Bellotti, forse il più emozionato, ma alla conduttrice ha risposto con fermezza raccontando le esperienze lavorative avute nel mondo. E alla domanda “se avesse la possibilità di tornare indietro nella vita cosa farebbe o cosa In alto Mario Ficarelli con la moglie M ina Franchini delegata delle Amirine. Qui sopra e nell’altra pagina due momenti della manifestazione. 19 La conduttrice Silvia Vaccarezza intervista a sinistra Angelo Di Terlizzi e a destra Luigi Colapietro. In alto Bruno Bellotti riceve gli applausi dell’assemblea. Nell’altra pagina i sette Gran Maestri della ristorazione premiati e, sotto, Rosario Magrì, Mario Petrucci e (in basso) Gianfranco Tavanti durante le interviste non farebbe” l’orgoglioso veneto ha così risposto: “Rifarei tutto quanto ho fatto perché è stata una vita piena di soddisfazioni professionali e risposerei ancora mia moglie perche è una donna meravigliosa”. È toccato poi a Luigi Colapietro, siciliano di origine ma toscano di adozione, che forte delle sue esperienze ha dato un saggio di chi con nostalgia ha lasciato la sua incantevole terra d’origine per girare il mondo, meritandosi gli applausi nel raccontare certi fatti curiosi accadutegli nel corso della sua carriera. Dalla Calabria, Angelo di Terlizzi una figura di uomo tutto di un pezzo. Nato in Puglia, fin da 20 giovane ha svolto la sua professione all’estero per poi lavorare per lunghi anni a Verona, Padova e Milano per approdare definitivamente a Lamezia Terme con la sua Tina. “Se dopo tutta questo peregrinare devo dire cosa mi sento faccio fatica, di certo mi sento cittadino del mondo”. Mario Ficarelli, foggiano, il più giovane dei premiati attorniato dalla sua numerosa famiglia alla quale ha dedicato il Premio ha raccontato le sue esperienze lavorative in posti di prestigio ricordando le riconoscenze e le benemerenze avute dalla famiglia Agnelli. “A quei tempi prendevo molti più soldi di mance che di sti- pendio, anche se questo era molto più consistente di quello dei miei giovani colleghi” . Gestisce tuttora con successo il Ristorante “La Nuova Mangiatoia” di Foggia. Rosario Magrì, impeccabile nella figura, elegante sobrio, che in gioventù ha girovagato finché a Milano ha trovato la sua Dolores che ha sposato e portata in Sicilia. E’ ancora in attività e con il fratello Mimmo gestisce il Ristorante “Donna Ina” di Augusta. Mario Petrucci, nato a Berlino in pieno conflitto Mondiale, giramondo e Maitre di “lungo corso” sulle navi. Per la sua esperienza è stato anche istruttore di persona- le per le grandi compagnie di navigazione. Ci ha raccontato di aver rischiato la vita quando a Sanremo durante il servizio a Grace Kelly gli è caduto rumorosamente un vassoio facendo scattare le guardie del corpo della Principessa che, pistole in pugno, l’hanno attorniato. Gianfranco Tavanti, sanremese, in apparenza forse il più sicuro e meno emozionato di tutti che ci ha deliziato con degli allegri flash di vita professionale vissuta principalmente negli Hotel della Costa Azzurra. Profondo ricercatore e conoscitore della storia dell’ospitalità che illustra attraverso i suoi saggi pubblicati sulla rivista dell’AMIRA. A Giuseppe Catalano (Sicilia), Achille Gallina (Torino), Carlo Lusi (Abruzzo) e Valentino Rossi (Isola di Jersey) assenti per cause di forza maggiore, il riconoscimento verrà consegnato personalmente dal Presidente Raffaello Speri in occasione di manifestazioni di prestigio. 21 COLLI EUGANEI, CANTINE SEMPRE PIÙ... ROSA NUMEROSE E QUALIFICATE LE DONNE NELLE AZIENDE VINICOLE PATAVINE Victor Hugo recitava “Dio aveva fatto soltanto l’acqua, ma l’uomo ha fatto il vino!” eppure i Colli Euganei ci dimostrano più che mai come in cantina sia sempre più presente la figura della donna. E saranno proprio le donne del vino a portare le loro creature, poesia della terra, alla prima edizione de “La Notte Rosa delle Terme”. Il Consorzio Terme Euganee, la Strada del Vino dei Colli Euganei e l’A.M.I.R.A.-Veneto C.E le hanno riunite per la serata di sabato 10 settembre, succesivamente alla tavola rotonda intitolata “Donne e Arti” nella splendida cornice di Villa Bassi (antica dimora del Settecento) ricoperta di orchidee. Ad aderire all’iniziativa: Francesca Callegaro dell’omonima azienda a Rovolon, Maria Grazia Selmin de il Pianzio di Galzignano, Stefania Dainese di 22 Sengiari a Teolo, Francesca Salvan di Urbano Salvan il Pigozzo a Due Carrare, tutte pronte, calice alla mano, a presentare le loro opere più riuscite. L’Aperitivo in Rosa sotto la loggia, infatti ha permesso a tutti di degustare il frutto per eccellenza delle Cantine dei Colli Euganei, molte delle quali gestite e dirette da donne a capo dell’impresa agricola di di famiglia. “Ho riscontrato che nelle aziende vinicole il numero di donne è sempre maggiore - afferma Francesca Salvan, 32enne agronomo di quarta generazione - e credo il loro contributo sia veramente importante, sopratutto per quanti abbiano reso la propria cantina una meta enoturistica. La donna è anche qui regina dell’accoglienza, scalda l’atmosfera e sa fare casa”. La figura femminile sta crescendo proprio grazie al fatto che l’enoturismo è sempre più considerato; non si tratta più di semplice produzione agricola, ora c’è l’interesse per la visita e la degustazione, ecco perchè sempre più donne fre- quentano i corsi da sommelier. E proprio quest’ultima figura è stata coinvolta alla manifestazione grazie all’intervento del Fiduciario Lorenzo Demarco, il quale annuncia e sottolinea che tra gli scopi sociali c’è quello di realizzare eventi ed iniziative, valorizzare il servizio e l’enogastronomia italiana attraverso la formazione e l’informazione partendo dai prodotti del nostro territorio. In questo tipo di iniziativa non poteva assolutamente mancare, sia per il territorio ricco di esempi di ristorazione di eccellenza, sia per il pregio dell’evento in sè. Così a Villa Bassi, per l’aperitivo era presente una delegazione dell’A.M.I.R.A.-VENETO C.E rappresentata dalle Amirine Gloria Selmin, Valeria Gasperina, Mariane Schmid e Elena Rusu, il Maitre Marino Falasco e tre Gran Maestri della Ristorazione ed Nell’altra pagina i Maitre della Sezione Veneto-Colli Euganei con in primo piano il Fiduciario Lorenzo Demarco. esattamente i colleghi Vinicio Toniolo, Renzo Marchioro e il Cancelliere Onorario Bruno Bellotti il quale dopo aver presentato i grandi vini dei Colli Euganei, ha preso la parola ringraziando i Sindaci presenti quali il Dott. Luca Claudio e Massimo Bordin ed inoltre il Presidente dell’Associazione Albergatori Dott. GianLuca Bregolin e il Dott. Mauro Voltolina Presidente del Consorzio Terme di Abano e Montegrotto per aver scelto la nostra Associazione nella collaborazione e realizzazione della manifestazione, portando i saluti del Presidente Nazionale Cav. Raffaello Speri e del Fiduciario della Sezione Veneto C.E. l’ F&B Lorenzo Demarco. Nel discorso Bellotti ha successi- vamente sottolineato l’importanza del Maitre d’Hotel Sommelier quale vero e proprio “Ambasciatore dell’Ospitalità e della Ristorazione” presente nei migliori Ristoranti e Alberhi stellati della Regione, Italiani ed Europei , descrivendone le caratteristiche quali la comunicazione, professionalità e l’immagine nel contesto della ricezione Ristorativa e Alberghiera. La serata facente parte del programma estivo territoriale “SAPORI ITALIANI” si è conclusa con la degustazione di spiedini di frutta e pesche rosa al Flambè accompagnate da un buon “Fiori d’Arancio” dell’Azienda Agricola Veronese di Cinto Euganeo (Padova), classificatasi prima in Italia nel 2010. 23 FLAMBATE CON VISTA... SUL CANAL GRANDE CORSO DI FORMAZIONE DI PRIMO LIVELLO PROMOSSO DA AMIRA VENEZIA Nel cuore di Venezia, presso l’Hotel Palazzo Paruta, in un piccolo albergo ricavato da un antico palazzo storico di stile strettamente veneziano, la sezione AMIRA Venezia ha organizzato il corso di formazione di primo livello tecnico pratico sull’utilizzo della lampada per la redazione di piatti di cucina flambè da preparare in sala da pranzo. In questa magnifica location ventidue corsisti insieme ai Don Chisciotte di Sezione AMIRA Venezia, tra cui il Fiduciario Maitre Giro Giuliano, i Grandi Maestri Uber Buttani ed Antonio Squicciarini coadiuvati dagli insostituibili Maitre Callegaro Massimiliano e Vianello Gildo, tra richieste, spiegazioni, flambate e tagli della frutta, hanno fatto 24 incontrare per quattro lezioni studenti dell’Istituto Barbarigo, professionisti della città, sommelier ed aspiranti camerieri. In un’ atmosfera di elevata qualità professionale i partecipanti si sono affiancati tra loro apportando il valore delle rispettive esperienze, sotto l’egida competente dei Responsabili del corso. La collaborazione e lo spirito di gruppo hanno contribuito a preparare i corsisti fino a portarli a livelli di conoscenze pressoché paritari per affrontare l’esame finale. Lo scopo del corso era proprio quello di farli incontrare in una gara di preparazioni flambè; gara che si è tenuta il 23 novembre presso Il Ristorante seicentesco Villa Condulmer di Zerman di La terza classificata Silvia Lazzari; in alto il secondo classificato Gianluca Manente. Nell’altra pagina la prima classificata Federica Gianolli e, in basso, il gruppo dei “Veneziani”. Mogliano Veneto elegantemente gestito nel servizio ristorazione dal Maitre Carraro Ennio. Nella sala del Caminetto, a colpi di fiamma, si sono sfidati tutti gli allievi del corso, sottoposti all’occhio vigile e critico di una giuria tecnica di eccezione. I giochi si sono chiusi vedendo come vincitrice la signorina Gianolli Federica che ha presentato delle Cape Sante in salsa d’arancia e pepe rosa; qualificato al secondo posto, invece, il signor Manente Gianluca con una ricetta chiamata Quagliettini Gianlù ed il terzo posto se l’è aggiudicato la signorina Lazzari Silvia con il dessert Croccante di biscotto e mela caramellata. Questa esperienza di corso, per i responsabili di Sezione, è la seconda, ma mai come quest’anno, sostengono, di essersi sentiti legati ai corsisti,con i quali hanno condiviso ansie, paure e gioie. Un ringraziamento particolare va alla Professoressa Luana Saivezzo la quale con spirito da “mamma chioccia” ha saputo covare ed allevare i propri studenti fino a riuscire ad farli affrontare l’esame, calibrando ricette e preparando basi fino a tarda notte. Grazie a tutti, che ci date la carica per organizzare, dal vostro amico fiduciario di Venezia. Giuliano Giro 25 IL MAGICO BUEN RETIRO DI SANTO DOMINGO GESTITO DAL SOCIO AMIRA FRANCO BIANCHIMANI, IL CAFFÈ BELLINI VANTA UN PASSATO PRESTIGIOSTO ED È FREQUENTATO DA NUMEROSI VIP Il ristorante attualmente conosciuto con il nome di Caffè Bellini, fù in passato ed esattamente nel 1524 la residenza del primo Vescovo ed anche la residenza di un presidente della Repubblica Dominicana. È ubicato nel centro culturale di Santo Domingo zona coloniale, la stessa che ha fatto da scenario ad importanti eventi storici del Paese. Decorato con artefatti unici dei vari proprietari, personalità di gran prestigio quali l’antiquario Giancarlo Ricco, l'architetto Mauro Torriani per citarne alcuni fra essi. Questa culla del buon mangiare offre ai clienti che intendono trascorrere in un modo estremamente confortevole ed intimo un momento magico ed indimenticabile. Possono scoprire ed inoltrarsi fra tre ambienti diversi: un patio spagnolo, piccola area dove si possono svolgere eventi di piccola entità di 20 persone, un salone principale che può ospitare 40 persone. Franco Bianchimani (nella foto sopra) è il gestore di questa prestigiosa meta culinaria. È un socio professionista dell’AMIRASezione Sanremo (Associazione Maitre Italiani Ristoranti e Alberghi) istituzione tesa a valorizzare il mondo dell’ospitalità, la 26 cultura del turismo culinario ed enologico. Il ristorante è frequentato anche da personalità del mondo dello spettacolo ed imprenditoriale, personaggi politici e stelle dello schermo come: Robert De Niro, Matt Damon, Isabella Rossellini, Andy Garcia, Shakira, Colin Farrell e Rupert Everett. La cucina elabora tutti i cibi del menù, la pasta viene fatta fresca in casa, i piatti più richiesti sono la pasta con la Granzeola, le fet- tuccine con il ragù d'anatra e porcini, il filetto di Angus al pepe verde, i tartufi e funghi accompagnati da una ampia scelta di vini italiani, francesi, spagnoli, argentini e cileni includendo naturalmente lo Champagne. Per gli ospiti amanti dei dolci il flan di cioccolato all'Amaretto e il tiramisù. In questo unico accogliente ed amichevole ristorante l'ospite una volta assaggiato le portate si trasforma in fedele cliente. Intervista al maestro ANGIOLINO BERTI ideatore della confettura “Amira Gioiosa” Servizio Speciale di Enrico Campana Un bel giorno un maestro della grande cucina toscana prova a fare marmellate, forse perché è nel destino o nel suo carattere, disposto alla dolcezza e alla “fusione” col prossimo. In pochi mesi si trova a essere protagonista di una vera e propria rivoluzione. Ancor più difficile perché in Italia prevale il concetto di moda, per cui magari bisogna aspettare una o due generazioni per far comprendere la dissennatezza di aver abbandonato un discorso utile e interessante sotto il profilo alimentare e culturale, come in questo caso. Le sue marmellate fanno oggi parte a pieno titolo della sua cucina. Non sono più solamente un hobby in attesa di accogliere i clienti del ristorante se fra le sue ben 300 proposte una è stata prescelta addirittura per figurare nella teca del Museo dedicato a Matilde di Canossa, un’altra dedicata al segreto di Garibaldi ha contribuito al lancio delle cele- brazioni per l’Unità d’Italia, una terza ricorda le virtù della “famosa” Madonna del Parto di Piero della Francesca che veglia sul mistero della maternità. Sì, la marmellata con i suoi affini (gelatine, mostarde, salse, etc) ha trovato in Angiolino Berti il suo profeta, che da bravo luogotenente della cucina una ha voluto dedicare delle sue ultime creazioni alla Associazione Maitres Italiana Ristorantori e Albergatori. Chi ha il compito di tenere alto l’onore dell’associazione di cui è un “militante” deve avere ben fermo nella mente il concetto della gioia necessaria per servire il cliente, farlo partecipe a un processo di comunicazione e di un’attività che prima di gloriosa deve essere gioiosa. Per questo è nata Gioiosa la cui etichetta si può dire “musicale” esprimendo il concetto con un pentagramma, come ha ben colto uno dei grandi pittori contemporanei della pittura toscana, Mauro Capitani, che spesso trasforma a colpi di pennello l’energia vitale che può esprimere un piccolo vasetto di marmellata. Un possibile momento di piacere, arte, comunicazione e di cucina avendo l’ardire di figurare sui tavoli titolati di un ristorante, “perché – ha scritto Roberto Perrone sul Corriere della Sera sul nostro personaggio– un semplice cucchiaino della sua marmellata riesce a cambiare una giornata uggiosa”. - Angiolino, parliamo della nascita della Gioiosa: cosa si deve dire? “La nascita della Gioiosa è stata una enorme soddisfazione poter fare qualcosa, spero che onori l'associazione A.M.I.R.A. di cui faccio parte da oltre 30 anni, e ringrazio il presidente Speri di avermi dato questa occasione”. - L'etichetta originalissima è frutto del pittore Mauro Capitani, cosa simboleggia? “Ideata del grande artista e amico Mauro Capitani simboleggia uno spartito musicale le cui note sono le lettere , la lettera O raffigurata in una fragola è volutamente lasciata sospesa per dare più spirito, mentre il mestolo in 27 basso indica la frutta,e naturalmente la bandiera indica l'unità d'Italia. - Con questo grande pittore c'è sintonia artistica, grandi quadri grandi temi che finiscono per essere tanti cammeo originalissimi nell'etichetta di volta in volta da lui disegnata, può raccontarci di qualche creazione speciale, per chi è stata dedicata e per quale occasione? “Mauro Capitani è un grande pittore, e non solo perché lo dicono i fatti e i libri di storia e il suo successo, da ultimo gli Angeli Annuncianti di Cortona. Le e sue opere esprimono infatti tutte il significato per lo scopo che sono state ideate e pensate” - Adesso state lavorando anche sul Gioco dei Tarocchi riprendendo le bellissime tavole che il Chagall toscano ha dedicato a questo intrigante viaggio nella divinazione popolare, può spiegare questo progetto? “Quando Mauro mi ha proposto questo Gioco storico, intrigante, , dopo averci pensato un pò , mi è piaciuta l'idea ed ho cercato di dare vita a marmellate che incarnassero il destino, anche se è un grande impegno” - La Gioiosa nasce, se non erro, come la marmellata n.290: dove trova l'ispirazione per questa sua irrefrenabile ispirazione? “Era molto tempo che pensavo di fare una grande composta per l'AMIRA, poi un giorno mi è venuto in mente "LA GIOIOSA" che significa stare insieme alla gente alle persone, e così è scattato la molla che mi ha dato il via”. - Ci può spiegare come e quando è nata questa arte che s'intreccia con la sua storia professionale dedicata all'inizio alla cucina popolare toscana e via via affinatasi nei piatti tradizionali, per cui lei era noto per saper esaltare sia la chianina che un caciucco 28 “Vengo da una lunga storia iniziata intrapresa assieme alla mia famiglia 45 anni fa con pesce di mare e selvaggina. Storia che con il passare del tempo si è sempre evoluta cercando sempre nuove aspirazioni, poi con l'apertura dell'Opera-Teatro del Gusto, ho pensato di far vivere i locali vuoti allargare la produzione di marmellate che in primo tempo facevo per regalare agli ospiti ed agli amici. Così è nata la Bottega del Gusto” - Per riprendere la frase di un famoso film nel quale il protagonista diceva che "la vita è una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti aspetta", lei può addirittura offrire una marmellata per i 365 giorni dell'anno, ci dica cosa ci si aspetta? “Di marmellate se ne potrebbero fare infinite qualità, sono arrivato a 300 tipi, non pensavo di arrivare a tanto, e ora capisco che arrivare a 365 è un traguardo raggiungibile. - Una marmellata al giorno leva il medico di torno...è vero che le sue marmellata portano anche un benessere fisico, come nel caso di quella di Garibaldi che riprende una ricetta grazie alle quale l'eroe dei Due Mondi si curava i reumatismi? “La colazione o la merenda sul pane tostato con una marmellata senza tante porcherie aggiunte, certamente è di buona salute, è anche ottima in abbinamento a tutti i formaggi oppure a carpacci di carne o pesce, e addirittura nel ripieno dei tortelli dell'Emiliana, naturalmente la preferita per i tortelli è quella del segreto di Garibaldi dall'idea di un grande amico professionista tale “Bandolo della Matassa”, questo ilo suo nom de plume, che ha scovato questa ricetta capace di alleviare i reumatismi dell’Eroe” - Scorrendo le Rassegne Stampa dove si parla della sua attività, leggo su Teatro Naturale che lei possiede il potere di “trasformare in sensuale bontà alcuni dei prodotti più semplici e naturali della terra”. Quindi procura con le sue marmellate anche un benessere psicologico che arriva alla sensualità, da qui l’uso ardito del pepe? “Per il momento nella marmellata si mette lo zucchero, il pepe in alcune mostarde particolari” - Nelle sue marmellate fusion oltre ai frutti di stagione e quelli esotici, lei utilizza ortaggi, fiori, persino le olive: quale è la fusione più ardita, e quella più facile? “Creare questi prodotti è facile e difficile, ci vuole molta accortezza negli ingredienti nei pesi e nelle dosi e controllare le cotture attentamente, ci sono vari frutti che impegnano molto, come le "bacche di rosa canina e le olive " - I giovani di oggi andrebbero rieducati al sano pane e marmellata dopo gli anni della Nutella, è vero che quasi non conoscono più questo prodotto? “Purtroppo è vero , questo è dovuto evoluzione moderna della società , ma penso che dovremo tornare ad assaporare la genuinità artigianale, ed anche i giovani clamata ufficialmente il campione del mondo della marmellata facendo scattare la nomination per il Guinness dei primati? “Così ha detto Claudio Sottili…Ed eravamo, se non erro, a sole 150 marmellate…” - Ha chiamato il suo Ristorante Opera-Teatro del Gusto, e il laboratorio dove nascono le marmellate e altri prodotti La Bottega del Gusto, questo per far capire che lei ha lo spirito di un Ambasciatore del Gusto, e non considera il suo un lavoro legato all'incasso giornaliero? “Molte volte si lavora per passione senza pensare ai risultati. di oggi ne trarranno beneficio. - E' vero che lei è riuscito a portare in tavola la marmellata a tutte le ore, e con tutti i piatti, non solo formaggi ma anche carni e addirittura nei primi?. E anche a suggerire un abbinamento coi vini? “Si è vero noi facciamo i tortelli con la marmellata garibaldina, un ripieno con base di formaggio pecorino sale e pepe, ma anche di fichi susine ecc e.la serviamo abbinata a prosciutto carpaccio ed una infinità di formaggi di tutte le regioni d'Italia” - Ci segnali 3 ricette o 3 piatti che esaltano la marmellata e la sua arte? “Un piatto con un ottimo accostamento è il " carpaccio di Chianina con confettura di fichi e noci" un primo piatto sono "Tortelli al Segreto di Garibaldi", una creazione di Emiliana, la first lady della cucina, un secondo piatto é lo "stinco di maiale con" Mostarda Toscana" per il dolce la torta al cioccolato con marmellata di arancia, sempre di Emiliana. - E' vero che il più importante programma di cucina toscano, quello che fa da traino giornaliero al Tgt serale di Italia7, l'ha pro- - Tre buone ragioni per conoscere la sua cucina, le sue marmellate, e venirla a trovare per conoscerla personalmente a Bettolle? “Lavoro in un piccolo laboratorio, penso e faccio in autonomia, mi sforzo di avere sempre nuove idee e mi informo in continuazione sulle nuove tendenze. Ogni visita mi rende felice, è fonte quasi sempre di un incontro foriero di suggerimenti, come quella volta che una cliente sbocconcellando un cioccolatino, mi lanciò la sfida: ma lei saprebbe fare altrettanto?. Così nacque la marmellata al cacao…” - Se l’Onu le chiedesse di realizzare una marmellata della Pace del Mondo, quali ingredienti utilizzerebbe? “Per fare una marmellata per l'ONU "una marmellata di Olive" come la colomba dell'Arca di Noè. - E' vero che ha dedicato marmellata oltre a Garibaldi, Napoleone, Bonaparte, a Matilde di Canossa, a quando quella per Napolitano? “Si ho creato diverse marmellate a figure che hanno avuto relazioni con la Toscana, Garibaldi teneva casa a Caprera e si curava alle terme di Rapolano, Napoleone era prigioniero all’Elba, la contessa Matilde di Canossa era la marchesa di Lucca. Una delle ultime è stata dedicata a Rita Levi Montalcini in occasione del 102° compleanno, la n.301 sarà per il nostro grande Presidente”. - Fra i tanti attestati più significativi, diplomi, premi, conferenze, partecipazioni a programmi Tv quali ritiene siano stati i più importanti? “Sono più di centinaio, tutti importanti, naturalmente Cavaliere al Merito della Repubblica e di Ufficiale al Merito della Repubblica come non provare grande orgoglio?”. - Si sta facendo strada anche fra i personaggi della cucina in Tv della Rai: a ottobre l'hanno vista in Rai su La Vita in diretta e Linea Verde, due programmi di grande successo dove ha presentato la Mostarda Toscana dedicata ai Medici, quindi la sua sfida per dare alla Marmellata il posto che si merita nell'alimentazione è a buon punto? “Siamo a un buon punto, ma di strada ce ne ancora molta da fare. Con impegno e umiltà, come diceva quel tale: la gloria ai posteri…” - Il sottoscritto non mangiava le marmellate per l’allergie dovute ai conservanti, quale è la differenza, in senso tecnico e di salute, fra una marmellata industriale e quella che esce direttamente dalla sua Bottega? “Le mie marmellate sono solo di frutta fresca scelta, e non ci sono aggiunte chimiche di nessun genere se non lo zucchero bianco o di canna oppure il miele ma sempre prodotto artigianalmente, per la pectina cioè l'addensante ci sono molti frutti ricchi di questa sostanza, ed io uso quelli” - Mi scusi, ma lei sogna le marmellate anche quando dorme? “Quando vado a letto sono stanco e non c'è tempo per sognare”. 29 SULLE TRACCE DELLE CREPES SUZETTE CHI LE HA INVENTATE? E L’ORIGINE DEL NOME? TRA STORIA E LEGGENDA Il contenuto descritto nell’articolo, è frutto di anni di mie approfondite ricerche storiche, sia in Italia che all’estero, che sicuramente solleveranno fra molti appassionati stupore e scetticismo. Vi posso comunque garantire che le conclusioni da me tratte collimano perfettamente come un Hanri Charpantier; ma chi era veramente questo personaggio a cui la storia attribuisce la creazione delle “crepes souzette”? Un Maitre come storicamente ritenuto? Un quindicenne apprendista cameriere? Oppure uno chef di cucina? Con il passare del tempo l’identità del presunto creatore di questo innovativo tipo di fare cucina, sembra sempre di più vacillare con la scoperta di nuovi indizi che mettono in dubbio la sua paternità dell’invenzione. Una delle tante ventilate ipotesi dall’archivio del ricercatore storico, Mark Vogel, è quella della visita del principe del Galles Edoardo VII al Cafè de Paris di Montecarlo nel 1895. Arrivato al pomeriggio con un gruppo di amici, e la figlia di uno di loro, vengono serviti da un quindicenne apprendista cameriere, di nome appunto Hanri. Durante il servizio di caffetteria, nell’atto di riscaldare alcune crepes, con zucchero, succo di arancio e limone, ed una non meglio identificata qualità di liquore, inaspettatamente il tutto prese fuoco, creando un suggestivo effetto scenico. Il principe e i suoi ospiti ne rimasero così colpiti, che chiesero al giovane ed imbarazzato cameriere di dare un nome al piatto, il quale 30 mosaico con personaggi, date e luoghi, in cui le vicende delle crepes prima e successivamete la nascita della cucina flambèe, hanno avuto le loro origini. Gianfranco Tavanti propose “crepes princesse”, ma Edoardo in onore alla figlia dell’amico, le volle chiamare “crepes Souzette”. E fu così che la prima e più classica delle elaborazioni alla lampada venne ufficialmente alla luce. Cade pertanto l’ipotesi che il Principe visitò il Cafè per l’ora di cena. Nei miei precedenti scritti, attenendomi a riscontri storici, sono mio malgrado caduto in errore, in quanto è ormai accertato che il locale altro non era che una tearoom aperta dal mattino al tardo pomeriggio, dunque è assai improbabile che Edoardo VII vi abbia cenato a notte inoltrata come sino ad oggi ritenuto. Sempre secondo Vogel, negli anni a venire, il nostro Charpentier, divenne un famoso chef di cucina, che a fine carriera scrisse una incredibile serie di memorie. Personalmente, ritengo questa ipotesi alquanto fantasiosa, e lontana dalla realtà dei fatti, semplicemente perché è impensabile che la direzione del Cafè de Paris, (inaugurato originariamente nel 1868, col nome di Cafè Divan, conosciuto per le sue specialità di pasticceria, successivamente tre anni dopo gli viene cambiato nome con l’attuale Cafè de Paris), ritenuto come migliore locale dell’epoca, abbia permesso ad un apprendista di servire un personaggio di così alto rango, quando è di norma che soltanto ai Maitres, era ed è tuttora consentito avere contatti ravvicinati con la clientela di una certa levatura, impensabile nel caso di un Principe. Ipotesi quella di Vogel da scartare nel modo più assoluto. Seconda teoria proveniente da altre fonti storiche, è che uno chef di cucina, genericamente chiamato “Joseph”, inventò le crepes per una attrice tedesca, di nome Suzanne di Raichemhur. All’epoca veniva rappresentata una commedia nella quale l’attrice principale, amica di Joseph, serviva nella scena ad altri attori protagonisti alcune crepes. Va comunque ricordato, che nel 16mo secolo, le “crepes souzette”, furono preparate per la prima volta da uno chef francese di nome , Jean Reboux, a beneficio di Luigi XV re di Francia, in onore della Contessa Suzette di Carignan, storicamente riconosciuta come una delle sue tante amanti. Congetture comunque non avvalorate da date e luoghi dove questi fatti sono realmente avvenuti. Un ultima ipotesi, forse la più fantasiosa, ci viene proposta dall’americano Graham Aschdown , il quale asserisce di essere un pronipote di Charpentier, sostenendo che il suo illustre antenato, era uno chef di cucina francese, con una lunga esperienza nei più grandi alberghi europei, tra i quali, l’Hotel de Paris di Montecarlo, il Savoia di Londra, la Tour d’Argent di Parigi, il Metropole di Mosca, e il Quirinale di Roma. Emigrato successivamente negli Stati Uniti, assunse il nome di John Rockfeller; rese popolare la cucina flambèe attribuendosene la paternità. Considerando che questo signore, nato in Francia nel 1880, emigrato negli States nel 1900, deceduto poi a New York nel 1961, sembra del tutto improbabile, che in così poco tempo,( cinque anni di attività lavorative), abbia operato in così tanti alberghi. Inoltre in base agli archivi della S.B.M di Montecarlo, durante il periodo di maggior successo professionale del Sig Rockfeller operante all’epoca alla Maison Francaise del Rockfeller Centre.N.Y , i più grandi magnati della nascente industria americana, si recavano in massa in Costa Azzurra, esclusivamen te per gustare piatti alla lampada preparati da valenti Maitres. Per Carl Schwab, il re dell’acciaio, assiduo frequentatore dell “Hotel de Paris”, il suo piatto preferito era la beccaccia, naturalmente flambèe. Comunque siano andate realmente le cose, alcuni fatti restano certi. Senza ombra di dubbio nel 1895 al Cafè de Paris di Montecarlo, furono servite le “crepes souzette” a Edoardo VII Principe del Galles, figlio della Regina Vittoria, futuro re d’Inghilterra, (con una accompagnatrice di nome Sousette)? Quanto alle crepes, o pancakes, è ormai provato che la sua creazione sia attribuibile ad uno chef di cucina certo Jean Rebon, al servizio di Luigi XV di Francia, collegandone il nome a Souzette de Carignan, una prediletta del sovrano, come lo erano state in passato Madame de Pompadour, e Madame du Barry. Non è comunque del tutto chiaro, se le crepes allora siano mai state flambate. Tutti gli storici sono comunque d’accordo sugli ingredienti e cioè; zucchero, burro, succo di arancio e limone in eguale misura, il Grand Manier per insaporire, ed un ottimo Cognac per flambare. Epilogo Analizzando tutte le date, personaggi e luoghi, emerge una sola conclusione: che a creare la cucina flambèe, sia stato un Maitre dalla comprovata esperienza (all’epoca agli chef di cucina, seppure valenti, non era consentito apparire nelle “sale a manger, impensabile ad un giovane cameriere). La vera identità della Sig.na Souzette, Suzanne o Suzette, come la si vuole chiamare,è considerata non a torto da molti storici un enigma: resterà ancora per molto tempo avvolta nel mistero. (G.T.) 31 SORRISO E COMPETENZA LE “ARMI” DEL MAîTRE IL FIDUCIARIO AMIRA DI ROMA, ARMIENTO, ALL’ALBERGHIERO DI CAVE “Un sorriso non costa niente ma rende molto”. Con questo slogan si è svolta la singolare visita del Maitre d’hotel Gianni Armiento, Fiduciario AMIRA Roma Lazio all’interno dell’Istituto Alberghiero di Cave lo scorso 4 novembre. A fare gli onori di casa Giovanni Imperato, Delegato AMIRA Scuole Alberghiere del Lazio, il personale e i ragazzi di scuola con i loro professori e assistenti tecnici che, a turno, hanno assistito alla dimostrazione pratica del servizio alla lampada (flambé), nello specifico una rivisitazione all’italiana della ricetta “crepes souzette”. È stata un’esperienza emozionante sia per i ragazzi che hanno partecipato attivamente alla preparazione che per quelli che hanno 32 Il Fiduciario Roma-Lazio Armiento all’Ipssar di Cave Gianni assistito. La visita del nostro maitre non aveva però solo la finalità di spiegare i vari step della preparazione del piatto. Quello che Armiento ha sottolineato più volte nell’incontro è stata l'importanza della figura del maitre e di quanto sia difficile ed impegnativo farlo. Il maitre, per chi non ha dimestichezza con la terminologia specifica del settore ristorativo, è il responsabile del servizio di ristorazione, è colui che dirige l’intera brigata di sala favorendo la crescita professionale dei suoi componenti. Non solo: è la soluzione a qualsiasi problema possa incontrare il cliente. Questa figura professionale ha origini nel Medioevo, quando lo “scalco” era il servitore specializzato incaricato di trinciare le carni durante i banchetti e di servirle ai commensali. In seguito assunse l’ufficio di maggiordomo e successivamente quello di direttore di mensa. Grazie alla modernizzazione dell'attività alberghiera con Cèsar Ritz (1850 -1918) il personale addetto al servizio ristorante cominciò ad essere “inquadrato gerarchicamente”. Fu così che il Maitre d’hotel venne posto a capo di un organico composto da diverse figure professionali con diverse qualifiche. Ma quali sono i requisiti che deve possedere? Sicuramente una buona presenza, un’eleganza naturale e un’ottima preparazione nel settore “ristorazione”. Deve conoscere almeno due lingue ed avere passione e soprattutto professionalità. Di qui l’importanza della formazione in scuole altamente specializzate, quelle alberghiere, luogo ideale dove la teoria si unisce con la pratica e dove i ragazzi hanno la possibilità di sperimentare se stessi in cucina, in sala o all'accoglienza e di capire le naturali inclinazioni verso l’uno o l’altro indirizzo. La formazione a scuola è quindi il trampolino di lancio per il raggiungimento di futuri successi, e per mantenere alto il nome della ristorazione italiana nel mondo. Cecilia Sbaraglia 33 DAL BOSCO AL PIATTO celebra l’Unità d’Italia DODICESIMA EDIZIONE DELLA KERMESSE DELL’AMIRA COSENZA-SILA San Giovanni in Fiore (Cs) Servizio di Caterina Mazzei Foto di Rosario Allevato Una festa dei funghi tra gastronomia, cultura, divertimento e quest’anno tutta indirizzata al centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. L’Amira, sezione Cosenza-Sila, come al solito, ogni anno dedica qualche giorno a questo frutto del sottobosco e la manifestazione “Dal bosco al piatto”, giunta, oramai alla dodicesima edizione, è diventata un appuntamento d’obbligo per tutti i buongustai. La manifestazione è stata organizzata, come sempre, dall’Associazione Maitres Italiana Ristoranti e Alberghi e dall’instancabile Biagio Talarico, fiduciario della sezione silana, e dal suo vice Giuseppe Biafora a cui, durante la serata è stato comunicato, a sorpresa, dai vertici nazionali dell’Amira l’assegna- 34 zione del collare di “gran maestro della ristorazione”, consegnatagli a Torino: Biafora è il secondo maitre di San Giovanni in Fiore, dopo Biagio Talarico, ad ottenere questo prestigioso riconoscimento. Da segnalare ancora il concorso gastronomico abbinato alla manifestazione, riservato agli allievi delle scuole e degli istituti alberghieri di Stato, ospitato quest’anno nelle strutture dell’Hotel Biafora e nell’agriturismo Tenuta Torre Garga, particolarmente accoglienti e con un personale professionale, che ha infuso agli ospiti allegria e disponibilità. La competizione ha registrato la partecipazione di diciotto scuole, provenienti da varie regioni italiane e ha coinvolto oltre duecento studenti giudicati naturalmente da due qualificate giurie, una da cucina e l’altra di sala, con la supervisione del vice presidente nazionale dell’Amira, Carlo Hassan, per la prima volta in Calabria. Per la cucina si è aggiudicato il primo posto, con gli allievi Mario Quarta e Serena Salerno, la scuola alberghiera di Albanella, in provincia di Salerno, che ha presentato una “delizia di trota con ripieno di ricotta al limone e funghi porcini”. Il secondo posto è stato assegnato ad Antonella Franco e Domenico Furlano dell’Ipssar di Vibo Valentia che hanno proposto delle “trotelle al profumo di bosco con funghi porcini e verdure glassate”. Terzo l’istituto alberghiero di Palermo con la pietanza “coppetini di pesce spada ai colori italiani” preparati da Gaetano Salerno e Giovanni Longo. Per la cucina di sala ha trionfato l’alberghiero di Roma con le studentesse Daniele Brocucci e Ilenia Svezia con la ricetta “porcini con gocce di spada in tricolore”. Seconda classificata Teresa Pugliese di Vibo Valentia con il piatto In alto a sinistra: il Vice Presidente Carlo Hassan, il Fiduciario Cosenza-Sila Biagio Talarico con lo staff di sala dell’Hotel Biafora. A destra; i dirigenti scolastici. Qui sopra: Hassan con i primi classificati di sala. Nell’altra pagina, con i primi classsificati di cucina. “capriccio di pescespada (costa viola)”. Il terzo posto lo ha conquistato Lucia Ricci dell’alberghiero di Castellaneta, Taranto, che ha presentato degli “straccetti di manzo con funghi, pecorino crotonese e gocce di prezzemolo”. Il premio speciale per la professionalità di cucina è stato attribuito ex - equo all’istituto di Locri e a quello di Tropea, mentre quello per la cucina di sala è stato conferito sempre ex - equo all’’alberghiero di Vibo Valentia e Palermo. Il premio speciale dell’Amira sezione Cosenza – Sila invece, è andato all’Ipssar “Leonardo Da Vinci” di San Giovanni in Fiore, che ha partecipato alla manifestazione fuori concorso perché sede ospitante della kermesse. I due vincitori, secondo un’idea della sezione Cosenza-Sila dell’Amira e condivisa dai vertici nazionali dell’Associazione Maitres e da quelli della Federazione italiana Cuochi e dall’Unione Cuochi Calabria, parteciperanno, fuori concorso, alle competizioni nazionali “Maitre dell’anno 2012” e al concorso regionale dei cuochi di Marzo 2012. La manifestazione è stata patrocinata dall’assessorato regionale Agricoltura e Foreste, nella persona di Michele Trematerra; dall’assessore al Turismo della Provincia di Cosenza, Pietro Lecce; dal Comune di San Giovani in Fiore, assessore alle Attività Produttive, Mario Iaquinta, e da quello al Turismo, Giovanni Iaquinta, e dal sindaco Antonio Barile che ha sposato in pieno la kermesse. Partner anche la Banca di Credito Cooperativo, filiale di San Giovanni in Fiore. 35