News_Il Commercio

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News_Il Commercio
VESSATI E TASSATI:
FACCIAMO SENTIRE
la voce di un settore vitale
I governi passano, i politici ed i tecnici
raccontano le loro favole, ma per il comparto del turismo nulla cambia.
Anzi ultimamente si è aggiunta anche la
tassa di soggiorno, praticamente una
gabella sull'aria che si respira, e così
mentre negli altri Paesi ai turisti fanno
ponti d'oro, da noi si tassano. Come politica di promozione la trovo pessima.
Eppure l'Italia ha tutto quello che potrebbe attrarre un turista: è da tre lati bagnata dal mare, ha montagne bellissime, città
medievali incantate, la sua popolazione è ospitale, ma
il bel Paese ha un difetto; l'iniquo sistema fiscale
obbliga albergatori e ristoratori a fare salti mortali
per far quadrare i conti che purtroppo non sempre
quadrano.
E così assistiamo impotenti a chiusure, a fallimenti o
a mancate ristrutturazioni delle strutture che diventano sempre più inadeguate di fronte alla “agguerrita”
concorrenza.
Per ora il comparto turistico tiene, i venti di guerra
hanno fatto disertare le spiagge nord africane, ma
quando quel mondo si sarà risistemato, e ce lo auguriamo, dovremo, nostro malgrado, adeguarci alla
realtà delle sfide globali, salvo scomparire. Spesso mi
chiedo, a che serve far parte di un mondo del lavoro
come il nostro che richiede sempre più sacrifici con
sempre meno soddisfazioni e non trovo una risposta,
considerato anche che veniamo vessati da mille balzelli e dagli abusi di una burocrazia farraginosa o da chi
nel nome dello Stato esercita il suo potere in maniera
spesso prepotente.
Da noi, senza essere invitati, entrano vigili, finanza,
funzionari dell'Inps, dell’Ispettorato del lavoro,
dell'Igiene, dei Nas, delle ASL ed ispettori o pseudo
ispettori di qualsiasi tipo che ci frugano fin nell'intimo. E ben venga, è giusto che tutto sia in regola, ma
dove è lo Stato di diritto? Perché noi non possiamo, di
fatto, fare i conti in tasca a come vengono amministrati questa miriade di organismi o al ministero che
ci riguarda? Dove finiscono i nostri soldi? Quanti di
essi ritornano nel comparto?
Nel nostro Paese è proibito tutto quello che non è permesso. Provate a mettere un ombrellone in più, o
chiudere più tardi dell'orario, o utilizzare
della musica per ben disporre i clienti.
Sono subito pronte, gabelle, multe e chiusura di locali.
Perché non ci uniamo veramente e prendiamo coscienza che siamo l'unica miniera
di questo Paese e che far morire la gallina
dalle uova d'oro non conviene a nessuno?
Dobbiamo difenderci da una politica
miope, incapace e corrotta.
Il nostro settore da lavoro a milioni di
addetti, mobilitiamoci e scegliamo dei candidati che ci rappresentano da mandare al parlamento, alle Regioni, alle amministrazioni periferiche, a
difendere i nostri diritti, portando avanti delle richieste serie, come una pulizia accurata delle spiagge, del
mare, delle strade, della tutela del paesaggio, dei beni
culturali, alla promozione all'estero del nostro turismo invitando i giornalisti delle più grandi riviste straniere e i tour operator, a visitare il nostro bel Paese e
provare la nostra ospitalità. Non limitiamo la nostra
promozione ai soliti quattro fuochi artificiali.
Proteggiamo i turisti da pratiche di quotidiane truffe,
dai continui furti compresi quelli di quella categoria di
pseudo ristoratori che furbescamente spennano gli
incauti clienti. Cosa ci vuole ad applicare delle regole
considerato che il rilancio del turismo porterebbe
maggiori entrate allo Stato e più posti di lavoro?
Stiamo attraversando un periodo difficile, mai come
nel 2011 ho ricevuto quotidianamente tante richieste
di lavoro dai nostri associati e mi piange il cuore perché non so cosa fare se non divulgare il loro curriculum a chi me ne fa richiesta garantendo spesso anche,
per chi conosco, la serietà e le capacità del Socio.
E se la classe politica continua ad essere sorda e non
ha idee per il rilancio del turismo, noi invece, trattandosi della nostra pelle, ne abbiamo a bizzeffe, basterebbe che venissimo ascoltati.
Siamo in periodo natalizio e l’augurio che faccio, a
tutti voi amici carissimi, non vuol limitarsi alle Buone
Feste, ma estendersi di tutto cuore al buon lavoro, ad
un lavoro continuo e dignitoso perché solo così saranno buone anche le Festività.
Raffaello Speri
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Sommario
ANNO 35. n.1
DICEMBRE 2011
Rivista di Alimentazione,
gastronomia, enologia e turismo
EDITORE AMIRA
Associazione Maitres Italiani
ristoranti e alberghi
DIRETTORE RESPONSABILE
Diodato Buonora
DIRETTORE EDITORIALE
Raffaello Speri
REGISTRAZIONE TRIBUNALE
EDITORIALE
3 Vessati e tassati: facciamo sentire la voce di un settore vitale
di Raffaello Speri
n.16754 del 26 marzo 1977
STAMPATORE
Gmgpress - Verona
ALL’INTERNO
5 Il Centro Sud si conferma fucina di professionalità
di Diodato Buonora
SITO UFFICIALE
www.amira.it
FILO DIRETTO CON AMIRA
TEL.045.6401110
dalle 9 alle 12
dal lunedì al venerdì
[email protected]
HANNO COLLABORATO
Enrico Campana
Giuliano Giro
Rolando Mariotti
Caterina Mazzei
Cecilia Sbaraglia
Gianfranco Tavanti
ASSOCIATO USPI
Si autorizza la riproduzione totale o parziale
degli articoli del giornale purché ne venga citata
la fonte
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10 Un Maitre Sommellier tra i vigneti dell’Oregon
di Rolando Mariotti
12 “Flamba lo shaker”: Amira e Aibes danno spettacolo
di Diodato Buonora
15 Maitres dell’anno, trionfa Antonino Forte
di Diodato Buonora
18 Assegnati i Premi Capi dello Stato
22 Colli Euganei, cantine sempre più... rosa
24 Flambate con vista... sul Canal Grande
di Giuliano Giro
26 Il magico buen retiro di Santo Domingo
27 Angelino Berti, marmellate d’autore
di Enrico Campana
30 Sulle tracce delle “crepes souzette”
di Gianfranco Tavanti
32 Sorriso e competenza, le armi del Maitre
di Cecilia Sbaraglia
34 Dal Bosco al piatto celebra l’Unità d’Italia di Caterina Mazzei
IL CENTRO SUD
SI CONFERMA FUCìNA
di professionalità
PAESTUM HA OSPITATO LA SECONDA SEMIFINALE DEL MAITRE DELL’ANNO
di Diodato Buonora
La seconda semifinale (quella del
Centro-Sud) per il concorso
nazionale “Maître dell’Anno
2011” si è tenuta, nei giorni 4 e 5
ottobre, a Paestum, in provincia di
Salerno. Siamo in una località,
vicino al mare, considerata la più
bella città della Magna Grecia.
Infatti, qui sono perfettamente
conservati tre templi greci contornati in una cinta muraria di 4.750
metri.
Fondata dai greci intorno al 600
a.C., Paestum si chiamava inizialmente Poseidonia, da Poseidone, o
Nettuno, dio del mare, al quale la
città era stata dedicata. Tra il 400
e il 273 a.C. fu occupata dalla
popolazione italica dei lucani. Nel
273 a.C. divenne colonia romana
col nome di Paestum. La fine
dell’Impero Romano coincise
grosso modo con la fine della
città. Verso il 500 d.C, infatti, in
seguito ad un’epidemia di malaria, aggravata dall’insalubrità del
territorio, gli abitanti gradualmente abbandonarono la città. La
riscoperta di Paestum risale al
1762, quando fu costruita la strada moderna che l’attraversa tuttora. Questa in sintesi la storia della
cittadina che ha ospitato la seconda semifinale per il concorso
nazionale “Maître dell’Anno
2011”.
L’organizzazione, molto apprezzata dai partecipanti e dai fiduciari
accompagnatori, è stata curata
dai soci della sezione Amira di
In alto, il Maitre Gaetano Spagnolo Sez. Calabria con il Fiduciario Fausto Raniti e il
Vice Presidente Carlo Hassan. Qui sopra, il Maitre Antonio Zazza Sez. Basilicata con
il Fiduciario Giuseppe Magno, il Cancelliere Valerio Beltrami e il Vice Presidente Hassan.
Paestum, diretta dal fiduciario
Francesco Grippo.
I partecipanti sono stati ospitati
all’Hotel Royal di Paestum della
famiglia Buccella, che per due
giorni ha messo gratuitamente a
disposizione l’intero albergo. La
loro sensibilità e la loro benevo-
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lenza nell’essere ospitali nei confronti dell’associazione ha colpito
in modo favorevole i vertici
dell’Amira Nazionale presenti a
Paestum.
L’Hotel Royal è una moderna ed
elegante struttura che sorge a
Paestum, a 150 metri dal mare e
a 1.5 Km dalla zona archeologica
e dal Museo Nazionale. L’Hotel è
dotato di 14 camere e di 2 suites
tutte arredate in modo confortevole e dotate di servizi privati con
doccia, telefono, aria condizionata, frigobar e tv color. L'Albergo
dispone inoltre di sale per banchetti con la capienza massima di
600 posti, sala tv, sala animazione, american bar, verdeggiante
giardino con piscina e 2 parcheggi
(interno ed esterno). Chi vuole
scoprire le bellezze paesaggistiche
e culturali della Campania si affida all’Hotel Royal Paestum con la
sua atmosfera cordiale e l’efficienza dei servizi.
Dieci i maître provenienti da ogni
parte del Sud e Centro Italia che
hanno raggiunto Paestum per
disputare la gara gastronomica
che permette di accedere alla finale per aggiudicarsi il titolo di
“Maître dell’Anno”. Ognuno di
loro ha superato la selezione che si
è tenuta nella propria sezione ed
ha già conquistato il titolo, a
secondo delle sezioni, regionale o
provinciale. Il tema di quest’anno
erano i volatili.
Ogni concorrente ha dovuto prima
tranciare un volatile che avrebbe
potuto essere precedentemente
cotto in cucina e successivamente
ha dovuto elaborarlo alla lampada
servendolo con un vino in abbinamento. Una delle novità di quest’anno: i partecipanti la sera
prima della gara hanno dovuto
rispondere a 10 domande inerenti
alle conoscenze enologiche.
Come per gli ultimi anni, ci si è
attenuti scrupolosamente al nuovo
regolamento del concorso stilato
dal Cancelliere dell’Ordine dei
Gran Maestri della Ristora-zione,
Valerio Beltrami, in collaborazione con Raffaello Speri, Presidente
Nazionale
dell’Amira.
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Nella foto in alto, il Maitre Mariano Chierchia Sez. Capri con il Fiduciario Giuseppe Viva.
Qui sopra, il Maitre Antonino Scarpinato Sez. Palermo con il segretario Armanno
Cristoforo e il Fiduciario della Sez. Paestum Francesco Grippo
Ricordiamo nei punti salienti il
nuovo regolamento: i concorrenti
hanno l’obbligo di partecipare in
smoking; possono utilizzare una
sola lampada; i piatti e i bicchieri
per il servizio devono essere uguali per tutti; non è permesso l’utilizzo di attrezzi da cucina; le guarnizioni autorizzate devono essere
commestibili. Inoltre, la giuria
deve essere composta da un Gran
Maestro della Ristorazione che
deve valutare la tecnica professionale ed il gusto; un esperto del
vino per l’abbinamento cibo-vino,
la stappatura e l’esame organolettico; un esperto di gastronomia (o
uno chef) per il gusto e la presentazione del piatto; due persone tra
giornalisti, politici o altro, che
devono giudicare unicamente il
gusto del piatto.
Ecco come i partecipanti si sono
esibiti sotto l’occhio attento della
giuria: Antonino Forte (sezione
Amira Abruzzo-Molise) “Piccione
petto e coscia su sfoglia alle mele
e soffice di ricotta di fuscella” e
un Villa Gemma 2010, Bianco
Colline Teatine Igt di Masciarelli;
Antonio Zazza (sez. Basilicata)
“Petto d’anatra con riduzione di
passito, funghi carboncelli e quenelle di patate” accompagnato
dall’Akratos Primitivo 2008
Matera Doc di Cerrolongo;
Gaetano Spagnolo (sez. Calabria)
“Petto d’anatra all’olio di bergamotto con angolo croccante al
sesamo e gocce di ribes rosso”
abbinato a un Cirò rosso Doc
della Tenuta Principe Spinelli;
Mariano Chierchia (sez. Capri)
“Involtino di faraona del contadino” insieme a un Aglianico Irpinia
Doc dell’Azienda Donnachiara;
Pietro Laratta (sez. Cosenza-
Sopra, il Maitre Antonino Forte Sez. Abruzzo-Molise con il Fiduciario Alvaro Fantini e il
Vice Presidente Carlo Hassan; nel riquadro il piatto da lui preparato, “Piccione petto e
coscia su sfoglia alle mele e soffice di ricotta di fuscella” e un Villa Gemma 2010, Bianco
Colline Teatine Igt di Masciarelli.
Sotto il Maitre Pietro Laratta Sez. Cosenza-Sila con il Fiduciario Biagio Talarico; nel
riquadro il suo “Quaglie vujjulu e silli” (guanciale e porcini) con un Ricupo Rosso 2006
delle cantine Farneto del Principe
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Sila) “Quaglie vujjulu e silli
(guanciale e porcini) con un
Ricupo Rosso 2006 delle cantine
Farneto del Principe; Felice
Ragosta (sez. Napoli) “Omaggio a
Chapel 1972” accompagnato con
il Fiorduva 2007, Costa d’Amalfi
Furore Bianco Doc di Marisa
Cuomo; Antonino Scarpinato
(sez. Palermo) “Anatra cotta a
bassa temperatura in salsa di mirtilli, arancia candita e cioccolato
speziato” con il Nuhar di
Rapitalà; Salvatore Scollo (sez.
Ragusa - Siracusa) “Quaglie in
nidiata di ragusano” assieme al
Bidis, Sicilia Bianco Igt della
Valle dell’Acate; Giovanni Amati
(sez. Roma) “Petto di pernice su
letto di asparagi dei Simbruini
flambato alla grappa di moscato
con scaglie di tartufo nero di
Campoli” accompagnato dal
Moss
2010,
Lazio
Igt
dell’Azienda
La
Rasenna
Cerveteri; Gerlando Lorenzano
(sez. Sicilia Orientale) “Galletto
della memoria e della concordia
in salsa al cedro e cioccolata profumata al pistacchio” e il Merlot
2008 Sicilia Igt del Principe di
Corleone.
Il partecipante della sez.
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Il Maitre Felice Ragosta Sez. Napoli con il Fiduciario Giuseppe di Napoli e il Cancelliere
Valerio Beltrami; qui sopra il piatto con cui ha gareggiato, “Omaggio a Chapel 1972”
accompagnato con il Fiorduva 2007, Costa d’Amalfi Furore Bianco Doc di Marisa
Cuomo.
Nell’altra pagina, il Maitre Salvatore Scollo Sez. Ragusa –SR Barocca con il Fiduciario
Vito Guzzardi e il Vice Presidente Carlo Hassan e la sua creazione, “Quaglie in nidiata
di ragusano” assieme al Bidis, Sicilia Bianco Igt della Valle dell’Acate
Paestum, Roberto Gigantino, di
comune accordo con i vertici
dell’Amira locale, ha preferito
rinunciare alla gara per evitare
che si facessero illazioni sul risultato della gara, in quanto alcuni
giurati erano locali.
A giudicare le performance di
questi maître c’erano Valerio
Beltrami (Cancelliere dei Gran
Maestri della Ristorazione) come
presidente di giuria; Gerardo Novi
(Presidente
dell’Associazione
Cuochi Salernitani) come esperto
gastronomo; Maria Sarnataro
(Vice Presidente Regionale
dell’Associazione
Italiana
Sommelier) come esperta del
vino; Vito Buccella (Direttore
Hotel
Royal
Paestum)
e
Giovannangelo Pappagallo (Gran
Maestro della Ristorazione) in
qualità di “clienti” che hanno
valutato unicamente il gusto.
La sera, dopo una ricca e buona
cena gastronomica con prodotti
tipici del posto, Carlo Hassan,
Vice
Presidente
Vicario
dell’Amira, ha premiato la famiglia Buccella per la grande ospitalità, e successivamente ha comunicato il verdetto della gara. Ad
andare in finale, che si è tenuta
durante il Congresso Internazionale dell’Amira a Torino (come
riferiamo nelle prossime pagine)
insieme ai quattro vincitori della
Semifinale del Centro Nord,
saranno
Antonino
Forte
(Abruzzo-Molise), Felice Ragosta
(Napoli), Piero Laratta (CosenzaSila) e Salvatore Scollo (RagusaSiracusa).
Come spesso accade, il vero vincitore è stata l’Amira che ha
mostrato una grande professionalità e una grande maturità.
Complimenti a tutti.
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tra i vigneti dell’Oregon
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“Flamba lo Shaker”
AMIRA E AIBES
DANNO SPETTACOLO
A PORTO CERVO ESALTANTE GARA A COPPIE MAITRES-BARMEN
L’Amira e l’Aibes, lo scorso 18
ottobre, hanno organizzato la
prima edizione della manifestazione “Flamba lo Shaker”.
L’interessante kermesse si è tenuta, durante il congresso dell’associazione dei barmen, all’Hotel
Colonna Resort di Porto Cervo
(Costa Smeralda).
Il concorso consisteva in una gara
a coppie tra 8 maîtres e 8 barmen.
Ad un piatto flambé preparato dal
maître, in quest’occasione un dessert, il barman ha dovuto abbinarci un cocktail. La gara ha avuto
due fasi: la prima è stata un’elimi-
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natoria per selezionare le quatto
coppie che poi, in una seconda
fase, si sono sfidate in una finale
durante la cena di gala.
Dopo la gara, Valerio Beltrami,
Cancelliere dei Gran Maestri della
Ristorazione, ha affermato con
convinzione: “È stata una gara
esaltante, emozionante, ma
soprattutto ha permesso di metterci in mostra e farci apprezzare
dal nutrito pubblico, che è giunto
a Porto Cervo da ogni angolo
d’Italia”.
“Grazie alla serietà e alla professionalità dei nostri maîtres partecipanti, abbiamo dimostrato il
valore del nostro lavoro nel
campo dell’accoglienza e mi sento
di ringraziarli pubblicamente, perché mi hanno reso orgoglioso e
felice per aver organizzato questa
prima edizione di Flamba lo
Shaker”.
Beltrami ha continuato affermando che i commenti degli ospiti,
all’unanimità, si potevano riassumere in poche parole: il mestiere
del maître è fatto di gesti di classe e di eleganza, sono bravissimi.
A vincere la gara è stato il maître
Maurizio Calabrese delle sezione
Amira di Paestum che ha preparato le “Tagliatelle di crêpes alle
pere, uva passa e pinoli con rotolini di ricotta di bufala profumata
al Galliano” abbinato al cocktail
“Parfum du sud” (Rhum, crema
di vaniglia, Absolut pear, liquore
Monin al cioccolato bianco e
caramello) preparato dal Barman
Antonino Scirè.
Gli altri partecipanti
Questi gli altri maîtres concorrenti, le loro ricette e i barmen che li
hanno accompagnati: Antonino
Scarpinato (Amira Palermo) ha
preparato le “Crespelle di ceci con
ricotta di pecora, salsa di fichi
d’India rossi e pistacchi di
Bronte”, barman Alessandro
Sani; Giulio Bonora (Amira
Sardegna) ha presentato “Crêpes
ai profumi di Sardegna”, barman
Raffaele Morrone; Giovanni
Brescia (Amira Verona) ha proposto “Crêpes d’azzardo”, barman
Fabio
Marinoni;
Giovanni
Cassanelli (Amira Trentino) ha
elaborato “Sinfonie d’autunno al
flambè”,
barman
Giovanni
Colella; Gerlando Lorenzano
(Amira Taormina) con “Dolci
Sinergie Glamour”, barman Loris
Merlonghi; Massimo Paccagnini
(Amira Montecatini Terme) ha
Qui sopra i vincitori: il Maitre Maurizio Calabrese e il Barman Antonio Scriè.
Sopra: il preidente AMIRA Raffaello Speri con i partecipanti. Nell’altra pagina: la premiazione dei vincitori del concorso. A pagina 14, piatto e cocktail dei vincitori
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preparato “Crêpes d’autunno”,
barman Ambrogio Fazio; Giorgio
Fornasari (Amira Bologna) ha
presentato “Rotolo di crêpes con
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ricotta, cioccolato e pera”, barman Francesco Gabriele.
È stata, in definitiva, una grande
manifestazione che ha reso orgo-
gliosi i presidenti delle due associazioni: Raffaello Speri (Amira)
e Andrea Pieri (Aibes).
Diodato Buonora
MAîTRE DELL’ANNO,
TRIONFA ANTONINO FORTE
A TORINO CONGRESSO
INTERNAZIONALE
DELL’AMIRA E FINALE
DEL CONCORSO, VINTO
DALL’ESPONENTE
DI ABRUZZO-MOLISE
DAVANTI A RAINER
L’Amira si è ritrovata a Torino per
due importanti appuntamenti: il
Congresso Internazionale e la
finalissima per il Concorso
Nazionale “Maître dell’Anno
2011”.
I soci Amira hanno scoperto
Torino, una bella città che oltre ai
tanti monumenti storici e musei si
è distinta per la pulizia e per la
sua organizzazione. Descriverla in
una sola parola si può definirla:
vivibile. Se si pensa che è il quarto comune italiano per popolazione, dopo Roma, Milano e Napoli, è
una bella soddisfazione.
La finale del concorso “Maître
dell’Anno 2011” è stato l’appuntamento che ha iniziato i lavori
dell’Amira e si è tenuta a Villa
Gualino, un’efficiente struttura
situata in un’invidiabile posizione
nella precollina torinese. Lo splendido panorama sulla città e sulle
Alpi (dal Monviso al Monte
Rosa); il bar, il ristorante, le
ampie terrazze e le passeggiate
nel parco, il parcheggio interno
(300 posti) offrono straordinari
ambienti di soggiorno, lavoro e
relax .
Qui presta la sua opera Michele
Colucci (F & B Manager) che è
stato il “Professionista dell’anno
2011” dell’Amira. Da manifesti
appesi nel complesso alberghiero
Da sinistra: il Vice Presidente Diodato Buonora, il secondo classificato Maitre Mirko
Reiner, il vincitore Maitre Antonino Forte, il Cancelliere Valerio Beltrami e il terzo classificato Maitre Giuseppe Lombardo.
abbiamo appreso che Villa
Gualino, di proprietà della
Regione Piemonte, è finita nell’elenco degli immobili da vendere
per fare cassa. Un vero peccato.
Tornando alla gara, gli 8 partecipanti sono scaturiti dalle due
semifinali nazionali che si erano
tenute a Druogno per il centronord e a Paestum per il centrosud.
Il tema della gara era lo stesso
che i concorrenti si sono portati
dietro sin dalle eliminatorie nelle
rispettive Sezioni e cioè: i volatili.
I partecipanti dovevano prima
tranciare e poi flambare un volatile che precedentemente era stato
cotto in cucina e vi dovevano abbinare un vino.
Il loro tempo a disposizione era di
trenta minuti.
Ad iniziare la gara è stato il
Maître Giuseppe Di Bella della
Sezione Trentino che ha preparato
“Petto d’anatra su letto di verze
con funghi porcini, frittelle allo
speck e prugne al Marsala” e vi
ha abbinato un Pinot Nero
Riserva Mazon 2008 di J.
Hofstätter.
Poi, il Maitre Pietro Laratta della
Sezione Cosenza-Sila ha elaborato le “Quaglie vujjulu e silli (guanciale e porcini)” che ha accompagnato con il Ricupo Rosso 2006
delle Cantine Farneto del
Principe. A seguire, il Maitre
Leonigio Vergaro della Sezione
Sanremo
ha
proposto
le
“Quagliette primavera con pesche
noci marinate al pepe e cipolla di
Tropea farcita flambata al Porto”
assieme al Fichimori 2010 di
Tormaresca.
Quarto in ordine di esibizione è
stato il Maitre Salvatore Scollo
della Sezione Ragusa-Siracusa
Barocca che ha presentato le
“Quaglie in nidiata di Ragusano”
con il vino Bidis 2010 Sicilia
Bianco Igt dell’azienda Valle
dell’Acate.
A questo punto della manifestazione un piacevole intermezzo
fuori concorso: due allieve
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dell’Istituto Professionale Statale
per i servizi dell’Enogastronomia
e dell’Ospitalità Alberghiera
“Amerigo Vespucci” di Roma,
Federica Toffolo e Ilenia Svezia,
si sono esibite nel preparare i
“Porcini con goccia di spada in
tricolore” piatto che ha permesso
loro di vincere la XIIª edizione
(per la sezione Sala-Bar) del
Concorso “Il Fungo dal bosco al
piatto” organizzato dalla Sezione
AMIRA Cosenza Sila.
Le due allieve, che ben hanno
figurato nella preparazione del
loro piatto, erano accompagnate
dall’onnipresente
Dirigente
Scolastica Professoressa Roberta
Morgantini e dai Professori
Natale Liguori e Cristina
Carandente. Una bella prova che
ha avuto ampi consensi tra i
numerosi presenti.
La gara è ripresa con il Maitre
Antonino Forte della sezione
Abruzzo Molise che ha preparato
il “Piccione petto e coscia su sfoglia alle mele e soffice di ricotta di
fuscella” e un Villa Gemma 2010,
Bianco Colline Teatine Igt di
Masciarelli.
In seguito, Felice Ragosta della
sezione Napoli ha proposto
“Omaggio a Chapel 1972”
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Il Maitre vincitore 2011 Antonino Forte. In alto da sinistra: Antonino Forte, Felice
Ragosta, Pietro Laratta, Valerio Beltrami, Giuseppe Di Bella, Raffaello Speri, Giuseppe
Lombardo. Accosciati: Leonigio Vergaro, Salvatore Scollo, Mirko Rainer.
Le allieve dell’Istituto Amerigo Vespucci di Roma, Federica Toffolo e Ilenia Svezia.
Sopra: la giuria del concorso con il Cancelliere Valerio Beltrami.
accompagnato con il Fiorduva
2007, Costa d’Amalfi Furore
Bianco Doc di Marisa Cuomo.
Penultimo concorrente è stato il
Maitre Mirko Rainer della
Sezione Ticino con il “Galletto
mugellese allo spiedo, flambato e
servito con tortino di patate e spinaci freschi” abbinato al Chianti
Classico 2008 Casanuova di
Nittardi. La manifestazione si è
conclusa con l’esibizione del
Maitre Giuseppe Lombardo della
sezione Milano Laghi che ha preparato l’ “Anatra al sale in salsa
di fondente e calvados” assieme
all’Idea Bacco 2008, Valpolicella
Superiore Doc di Agostino
Vicentini. La giuria che ha avuto
l’arduo e difficile compito di giudicare la gara, in quanto il livello
professionale dei partecipanti è
stato alto come non mai, era composta da: Diodato Buonora (Vice
Presidente Nazionale Amira) in
qualità di presidente, Fiorenza
Cambiaghi (Sommelière della
Fisar) come esperto ai vini, Luigi
Me (Accademia delle tradizioni
gastronomiche del Piemonte)
come esperto gastronomo, Elisa
Bergamo
(Giornalista)
e
Giovannangelo Pappagallo (Gran
Maestro della Ristorazione
Amira) in qualità di “clienti” che
hanno valutato unicamente il
gusto.
Il coordinamento della gara (e di
tutto il concorso) è stato seguito
passo per passo da Valerio
Beltrami, Cancelliere dell’Ordine
dei
Gran
Maestri
della
Ristorazione che alla fine era visibilmente soddisfatto per tutta la
manifestazione.
La sera, dopo la cena d’apertura
del congresso dell’Amira, che si è
tenuta all’Hotel NH Ambasciatori
di Torino, è stato comunicato il
verdetto, accettato e condiviso da
tutti: 1° Antonino Forte (Abruzzo
Molise), 2° Mirko Rainer
(Ticino), 3° Giuseppe Lombardo
(Milano Laghi) e tutti gli altri ex
aequo al quarto posto. Ancora
una volta, in una manifestazione
targata “Speri”, ha vinto l’Amira
e la sua professionalità. Grazie
Presidente.
Diodato Buonora
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ASSEGNATI I PREMI
Capo dello Stato
A SETTE MAITRES L’AMBITO RICONOSCIMENTO, ALLA SECONDA EDIZIONE
Per celebrare il centocinquantesimo
anniversario
dell’Unità
d’Italia, AMIRA ha organizzato a
Torino il suo 56° Congresso
Internazionale che si è svolto
all’interno
di
NH
Hotel
Ambasciatori. L’occasione è stata
utilizzata anche per far conoscere
ai Soci AMIRA uno dei monumenti più significativi di Torino, la
Reggia sabauda di Venaria Reale,
alla periferia della città. La
Reggia di Venaria Reale è stata
edificata nel diciassettesimo secolo e fu presa come esempio dagli
architetti francesi che edificarono
successivamente la reggia di
Versailles
e
dall’architetto
Vanvitelli che edificò quella di
Caserta. La reggia di Venaria
Reale, abbandonata dopo la
seconda guerra mondiale e l’esilio
dei Savoia, ha rischiato di essere
completamente demolita. Salvata
e ristrutturata, oggi è arrivata a
registrare oltre 1,1 milioni di visitatori l’anno diventando il quinto
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sito museale italiano per numero
di biglietti venduti. Torino vanta
altri due siti museali unici, quello
Egizio, secondo al mondo per
importanza dopo quello del Cairo
in Egitto, e il Museo del Cinema,
per molti versi unico al mondo.
Domenica 20 novembre 2011
negli eleganti saloni dell’Hotel
NH Hotel Ambasciatori di Torino
si è svolta la seconda edizione del
prestigioso riconoscimento concesso dal Capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, ai Maîtres
d’Hotel con 50 anni di servizio in
strutture alberghiere di notevole
prestigio. La prima edizione si era
svolta a Grado presso il Grand
Hotel Astoria il 15 ottobre 2010.
Hanno presenziato alla serata
l’On. Deodato Scanderebech, il
Presidente Nazionale A.M.I.R.A.
Prof. Raffaello Speri, il Vice
Presidente Vicario A.M.I.R.A.
Carlo Hassan e il Fiduciario Sez.
di Torino A.M.I.R.A., Maître
Gianni Tocco.
Il premio intitolato al “Capo dello
Stato” è stato ideato e organizzato dal Centro di Cultura Renoir di
Taranto nella persona del suo
Presidente cav. Cosimo Lardiello.
Questa manifestazione è inserita
nella programmazione culturale
annuale dell’A.M.I.R.A. e ha
come obiettivo la valorizzazione
della professionalità del Maître
quale parte integrante del sistema
dell’accoglienza e mediatore culturale dell’impresa turistico ricettiva.
Il Maître, grazie al suo elevato
livello tecnico-specialistico, trova
la sua specifica collocazione in
esercizi di elevato standard qualitativo in cui siano garantiti raffinatezza e perfetto servizio dell’accoglienza: una nuova figura professionale, dunque, che si prefigge
di essere anello di congiunzione
tra la struttura ricettiva, il cliente
e il territorio.
Il Premio “Capo dello Stato”,
seconda edizione, presentato da
Silvia Vaccarezza, conduttrice
TG2 Rai, si è svolto in concomitanza con il concorso annuale
“Maître dell’Anno 2011” (presenti 200 Maîtres provenienti
dalle varie Sezioni italiane ed
estere) ed è stato assegnato a
undici Maîtres d’Hotel che, nel
corso di cinquanta anni di irreprensibile servizio in strutture
alberghiere di prestigio, hanno
interpretato il loro ruolo in funzione dell’accoglienza come segno
tangibile di rispetto e capacità di
rappresentare degnamente l’immagine della Nazione attraverso il
proprio operato. Nel suo intervento il Presidente ha voluto ringraziare le Delegazioni Estere dalla
più numerosa di Londra a quelle
dell’ Isola di Jersey, di Ginevra, di
Zurigo, di Lugano, di Montecarlo
e il fedelissimo Gran Maestro
Livio Bergamasco proveniente
dalla lontana isola caraibica di
Saint Martin. Ma soprattutto ha
voluto esprimere il suo personale
ringraziamento ai destinatari del
Premio, che con il loro passato di
grande impegno e di grande professionalità hanno fatto grande il
nome dell’AMIRA e dell’Italia nel
Mondo. A ricevere a Torino l’ambito riconoscimento sono stati:
- Bruno Bellotti (Veneto)
- Luigi Colapietro (Toscana)
- Angelo Di Terlizzi (Calabria)
- Mario Ficarelli (Puglia)
- Rosario Magrì (Sicilia)
- Mario Petrucci (Milano)
- Gianfranco Tavanti (Liguria)
Molta emozione, tradita da qualche lacrima, nel ricevere il
Premio, ma poi nelle interviste di
Silvia Vaccarezza è riemerso in
tutti lo spirito del “guerriero”, di
chi nella vita ha partecipato a
tante “battaglie” ne ha viste e
passate tante. Il primo a salire sul
palco è stato il veneto Bruno
Bellotti, forse il più emozionato,
ma alla conduttrice ha risposto
con fermezza raccontando le
esperienze lavorative avute nel
mondo. E alla domanda “se avesse la possibilità di tornare indietro nella vita cosa farebbe o cosa
In alto Mario Ficarelli con la moglie M ina Franchini delegata delle Amirine.
Qui sopra e nell’altra pagina due momenti della manifestazione.
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La conduttrice Silvia Vaccarezza intervista a sinistra Angelo Di Terlizzi e a destra Luigi Colapietro. In alto Bruno Bellotti riceve gli applausi dell’assemblea. Nell’altra pagina i sette Gran Maestri della ristorazione premiati e, sotto, Rosario Magrì, Mario Petrucci e (in basso)
Gianfranco Tavanti durante le interviste
non farebbe” l’orgoglioso veneto
ha così risposto: “Rifarei tutto
quanto ho fatto perché è stata una
vita piena di soddisfazioni professionali e risposerei ancora mia
moglie perche è una donna meravigliosa”.
È toccato poi a Luigi Colapietro,
siciliano di origine ma toscano di
adozione, che forte delle sue esperienze ha dato un saggio di chi con
nostalgia ha lasciato la sua incantevole terra d’origine per girare il
mondo, meritandosi gli applausi
nel raccontare certi fatti curiosi
accadutegli nel corso della sua
carriera. Dalla Calabria, Angelo di
Terlizzi una figura di uomo tutto
di un pezzo. Nato in Puglia, fin da
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giovane ha svolto la sua professione all’estero per poi lavorare
per lunghi anni a Verona, Padova e
Milano per approdare definitivamente a Lamezia Terme con la
sua Tina. “Se dopo tutta questo
peregrinare devo dire cosa mi
sento faccio fatica, di certo mi
sento cittadino del mondo”.
Mario Ficarelli, foggiano, il più
giovane dei premiati attorniato
dalla sua numerosa famiglia alla
quale ha dedicato il Premio ha
raccontato le sue esperienze lavorative in posti di prestigio ricordando le riconoscenze e le benemerenze avute dalla famiglia
Agnelli. “A quei tempi prendevo
molti più soldi di mance che di sti-
pendio, anche se questo era molto
più consistente di quello dei miei
giovani colleghi” . Gestisce tuttora
con successo il Ristorante “La
Nuova Mangiatoia” di Foggia.
Rosario Magrì, impeccabile nella
figura, elegante sobrio, che in gioventù ha girovagato finché a
Milano ha trovato la sua Dolores
che ha sposato e portata in
Sicilia. E’ ancora in attività e con
il fratello Mimmo gestisce il
Ristorante “Donna Ina” di
Augusta.
Mario Petrucci, nato a Berlino in
pieno conflitto Mondiale, giramondo e Maitre di “lungo corso”
sulle navi. Per la sua esperienza è
stato anche istruttore di persona-
le per le grandi compagnie di navigazione. Ci ha
raccontato
di
aver
rischiato la vita quando a
Sanremo durante il servizio a Grace Kelly gli è
caduto rumorosamente
un vassoio facendo scattare le guardie del corpo
della Principessa che,
pistole in pugno, l’hanno
attorniato.
Gianfranco Tavanti, sanremese, in apparenza
forse il più sicuro e meno
emozionato di tutti che ci
ha deliziato con degli
allegri flash di vita professionale vissuta principalmente negli Hotel
della Costa Azzurra.
Profondo ricercatore e
conoscitore della storia
dell’ospitalità che illustra
attraverso i suoi saggi
pubblicati sulla rivista
dell’AMIRA.
A Giuseppe Catalano
(Sicilia), Achille Gallina
(Torino), Carlo Lusi
(Abruzzo) e Valentino
Rossi (Isola di Jersey)
assenti per cause di forza
maggiore, il riconoscimento verrà consegnato
personalmente
dal
Presidente
Raffaello
Speri in occasione di
manifestazioni di prestigio.
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COLLI EUGANEI, CANTINE
SEMPRE PIÙ... ROSA
NUMEROSE E QUALIFICATE LE DONNE NELLE AZIENDE VINICOLE PATAVINE
Victor Hugo recitava “Dio aveva
fatto soltanto l’acqua, ma l’uomo
ha fatto il vino!” eppure i Colli
Euganei ci dimostrano più che
mai come in cantina sia sempre
più presente la figura della donna.
E saranno proprio le donne del
vino a portare le loro creature,
poesia della terra, alla prima edizione de “La Notte Rosa delle
Terme”.
Il Consorzio Terme Euganee, la
Strada del Vino dei Colli Euganei
e l’A.M.I.R.A.-Veneto C.E le
hanno riunite per la serata di
sabato 10 settembre, succesivamente alla tavola rotonda intitolata “Donne e Arti” nella splendida cornice di Villa Bassi (antica
dimora del Settecento) ricoperta
di orchidee.
Ad aderire all’iniziativa: Francesca Callegaro dell’omonima
azienda a Rovolon, Maria Grazia
Selmin de il Pianzio di Galzignano, Stefania Dainese di
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Sengiari a Teolo, Francesca
Salvan di Urbano Salvan il
Pigozzo a Due Carrare, tutte
pronte, calice alla mano, a presentare le loro opere più riuscite.
L’Aperitivo in Rosa sotto la loggia, infatti ha permesso a tutti di
degustare il frutto per eccellenza
delle Cantine dei Colli Euganei,
molte delle quali gestite e dirette
da donne a capo dell’impresa
agricola di di famiglia.
“Ho riscontrato che nelle aziende
vinicole il numero di donne è sempre maggiore - afferma Francesca
Salvan, 32enne agronomo di
quarta generazione - e credo il
loro contributo sia veramente
importante, sopratutto per quanti
abbiano reso la propria cantina
una meta enoturistica. La donna è
anche qui regina dell’accoglienza,
scalda l’atmosfera e sa fare
casa”.
La figura femminile sta crescendo
proprio grazie al fatto che l’enoturismo è sempre più considerato;
non si tratta più di semplice produzione agricola, ora c’è l’interesse per la visita e la degustazione,
ecco perchè sempre più donne fre-
quentano i corsi da sommelier.
E proprio quest’ultima figura è
stata coinvolta alla manifestazione grazie all’intervento del
Fiduciario Lorenzo Demarco, il
quale annuncia e sottolinea che
tra gli scopi sociali c’è quello di
realizzare eventi ed iniziative,
valorizzare il servizio e l’enogastronomia italiana attraverso la
formazione e l’informazione partendo dai prodotti del nostro territorio.
In questo tipo di iniziativa non
poteva assolutamente mancare,
sia per il territorio ricco di esempi
di ristorazione di eccellenza, sia
per il pregio dell’evento in sè.
Così a Villa Bassi, per l’aperitivo
era presente una delegazione
dell’A.M.I.R.A.-VENETO C.E
rappresentata dalle Amirine
Gloria Selmin, Valeria Gasperina,
Mariane Schmid e Elena Rusu, il
Maitre Marino Falasco e tre Gran
Maestri della Ristorazione ed
Nell’altra pagina i Maitre della Sezione Veneto-Colli Euganei con in primo piano il
Fiduciario Lorenzo Demarco.
esattamente i colleghi Vinicio
Toniolo, Renzo Marchioro e il
Cancelliere Onorario Bruno
Bellotti il quale dopo aver presentato i grandi vini dei Colli
Euganei, ha preso la parola ringraziando i Sindaci presenti quali
il Dott. Luca Claudio e Massimo
Bordin ed inoltre il Presidente
dell’Associazione
Albergatori
Dott. GianLuca Bregolin e il Dott.
Mauro Voltolina Presidente del
Consorzio Terme di Abano e
Montegrotto per aver scelto la
nostra Associazione nella collaborazione e realizzazione della
manifestazione, portando i saluti
del Presidente Nazionale Cav.
Raffaello Speri e del Fiduciario
della Sezione Veneto C.E. l’ F&B
Lorenzo Demarco.
Nel discorso Bellotti ha successi-
vamente sottolineato l’importanza del Maitre d’Hotel Sommelier
quale
vero
e
proprio
“Ambasciatore dell’Ospitalità e
della Ristorazione” presente nei
migliori Ristoranti e Alberhi stellati della
Regione, Italiani ed
Europei , descrivendone le caratteristiche quali la comunicazione,
professionalità e l’immagine nel
contesto
della
ricezione
Ristorativa e Alberghiera.
La serata facente parte del programma
estivo
territoriale
“SAPORI ITALIANI” si è conclusa con la degustazione di spiedini di frutta e pesche rosa al
Flambè accompagnate da un
buon “Fiori
d’Arancio”
dell’Azienda Agricola Veronese di
Cinto Euganeo (Padova), classificatasi prima in Italia nel 2010.
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FLAMBATE CON VISTA...
SUL CANAL GRANDE
CORSO DI FORMAZIONE DI PRIMO LIVELLO PROMOSSO DA AMIRA VENEZIA
Nel cuore di Venezia, presso
l’Hotel Palazzo Paruta, in un piccolo albergo ricavato da un antico
palazzo storico di stile strettamente veneziano, la sezione
AMIRA Venezia ha organizzato
il corso di formazione di primo
livello tecnico pratico sull’utilizzo
della lampada per la redazione di
piatti di cucina flambè da preparare in sala da pranzo.
In questa magnifica location ventidue corsisti insieme ai Don
Chisciotte di Sezione AMIRA
Venezia, tra cui il Fiduciario
Maitre Giro Giuliano, i Grandi
Maestri Uber Buttani ed Antonio
Squicciarini coadiuvati dagli insostituibili
Maitre Callegaro
Massimiliano e Vianello Gildo, tra
richieste, spiegazioni, flambate e
tagli della frutta, hanno fatto
24
incontrare per quattro lezioni
studenti dell’Istituto Barbarigo,
professionisti della città, sommelier ed aspiranti camerieri.
In un’ atmosfera di elevata qualità
professionale i partecipanti si
sono affiancati tra loro apportando il valore delle rispettive esperienze, sotto l’egida competente
dei Responsabili del corso.
La collaborazione e lo spirito di
gruppo hanno contribuito a preparare i corsisti fino a portarli a
livelli di conoscenze pressoché
paritari per affrontare l’esame
finale.
Lo scopo del corso era proprio
quello di farli incontrare in una
gara di preparazioni flambè; gara
che si è tenuta il 23 novembre
presso Il Ristorante seicentesco
Villa Condulmer di Zerman di
La terza classificata Silvia Lazzari; in
alto il secondo classificato Gianluca
Manente. Nell’altra pagina la prima classificata Federica Gianolli e, in basso, il
gruppo dei “Veneziani”.
Mogliano Veneto elegantemente
gestito nel servizio ristorazione
dal Maitre Carraro Ennio. Nella
sala del Caminetto, a colpi di
fiamma, si sono sfidati tutti gli
allievi del corso, sottoposti all’occhio vigile e critico di una giuria
tecnica di eccezione.
I giochi si sono chiusi vedendo
come vincitrice la signorina
Gianolli Federica che ha presentato delle Cape Sante in salsa
d’arancia e pepe rosa; qualificato
al secondo posto, invece, il signor
Manente Gianluca con una ricetta
chiamata Quagliettini Gianlù ed il
terzo posto se l’è aggiudicato la
signorina Lazzari Silvia con il
dessert Croccante di biscotto e
mela caramellata.
Questa esperienza di corso, per i
responsabili di Sezione, è la
seconda, ma mai come quest’anno, sostengono, di essersi sentiti
legati ai corsisti,con i quali hanno
condiviso ansie, paure e gioie.
Un ringraziamento particolare va
alla
Professoressa
Luana
Saivezzo la quale con spirito da
“mamma chioccia” ha saputo
covare ed allevare i propri studenti fino a riuscire ad farli affrontare l’esame, calibrando ricette e
preparando basi fino a tarda
notte. Grazie a tutti, che ci date la
carica per organizzare, dal vostro
amico fiduciario di Venezia.
Giuliano Giro
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IL MAGICO BUEN RETIRO
DI SANTO DOMINGO
GESTITO DAL SOCIO
AMIRA FRANCO
BIANCHIMANI,
IL CAFFÈ BELLINI
VANTA UN PASSATO
PRESTIGIOSTO
ED È FREQUENTATO
DA NUMEROSI VIP
Il ristorante attualmente conosciuto con il nome di Caffè Bellini,
fù in passato ed esattamente nel
1524 la residenza del primo
Vescovo ed anche la residenza di
un presidente della Repubblica
Dominicana. È ubicato nel centro
culturale di Santo Domingo zona
coloniale, la stessa che ha fatto da
scenario ad importanti eventi storici del Paese. Decorato con artefatti unici dei vari proprietari, personalità di gran prestigio quali
l’antiquario Giancarlo Ricco, l'architetto Mauro Torriani per citarne alcuni fra essi.
Questa culla del buon mangiare
offre ai clienti che intendono trascorrere in un modo estremamente confortevole ed intimo un
momento magico ed indimenticabile. Possono scoprire ed inoltrarsi fra tre ambienti diversi: un
patio spagnolo, piccola area dove
si possono svolgere eventi di piccola entità di 20 persone, un salone principale che può ospitare 40
persone.
Franco Bianchimani (nella foto
sopra) è il gestore di questa prestigiosa meta culinaria. È un socio
professionista
dell’AMIRASezione Sanremo (Associazione
Maitre Italiani Ristoranti e
Alberghi) istituzione tesa a valorizzare il mondo dell’ospitalità, la
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cultura del turismo culinario ed
enologico.
Il ristorante è frequentato anche
da personalità del mondo dello
spettacolo ed imprenditoriale,
personaggi politici e stelle dello
schermo come: Robert De Niro,
Matt Damon, Isabella Rossellini,
Andy Garcia, Shakira, Colin
Farrell e Rupert Everett.
La cucina elabora tutti i cibi del
menù, la pasta viene fatta fresca
in casa, i piatti più richiesti sono
la pasta con la Granzeola, le fet-
tuccine con il ragù d'anatra e porcini, il filetto di Angus al pepe
verde, i tartufi e funghi accompagnati da una ampia scelta di vini
italiani, francesi, spagnoli, argentini e cileni includendo naturalmente lo Champagne.
Per gli ospiti amanti dei dolci il
flan di cioccolato all'Amaretto e il
tiramisù.
In questo unico accogliente ed
amichevole ristorante l'ospite una
volta assaggiato le portate si trasforma in fedele cliente.
Intervista al maestro
ANGIOLINO BERTI
ideatore della confettura “Amira Gioiosa”
Servizio Speciale
di Enrico Campana
Un bel giorno un maestro della
grande cucina toscana prova a
fare marmellate, forse perché è
nel destino o nel suo carattere,
disposto alla dolcezza e alla
“fusione” col prossimo. In pochi
mesi si trova a essere protagonista
di una vera e propria rivoluzione.
Ancor più difficile perché in Italia
prevale il concetto di moda, per
cui magari bisogna aspettare una
o due generazioni per far comprendere la dissennatezza di aver
abbandonato un discorso utile e
interessante sotto il profilo alimentare e culturale, come in questo caso.
Le sue marmellate fanno oggi
parte a pieno titolo della sua cucina. Non sono più solamente un
hobby in attesa di accogliere i
clienti del ristorante se fra le sue
ben 300 proposte una è stata prescelta addirittura per figurare
nella teca del Museo dedicato a
Matilde di Canossa, un’altra
dedicata al segreto di Garibaldi
ha contribuito al lancio delle cele-
brazioni per l’Unità d’Italia, una
terza ricorda le virtù della “famosa” Madonna del Parto di Piero
della Francesca che veglia sul
mistero della maternità.
Sì, la marmellata con i suoi affini (gelatine, mostarde, salse, etc)
ha trovato in Angiolino Berti il suo
profeta, che da bravo luogotenente della cucina una ha voluto
dedicare delle sue ultime creazioni alla Associazione Maitres
Italiana
Ristorantori
e
Albergatori. Chi ha il compito di
tenere alto l’onore dell’associazione di cui è un “militante” deve
avere ben fermo nella mente il
concetto della gioia necessaria per
servire il cliente, farlo partecipe a
un processo di comunicazione e di
un’attività che prima di gloriosa
deve essere gioiosa. Per questo è
nata Gioiosa la cui etichetta si
può dire “musicale” esprimendo il
concetto con un pentagramma,
come ha ben colto uno dei grandi
pittori contemporanei della pittura toscana, Mauro Capitani, che
spesso trasforma a colpi di pennello l’energia vitale che può
esprimere un piccolo vasetto di
marmellata. Un possibile momento di piacere, arte, comunicazione
e di cucina avendo l’ardire di
figurare sui tavoli titolati di un
ristorante, “perché – ha scritto
Roberto Perrone sul Corriere
della Sera sul nostro personaggio– un semplice cucchiaino della
sua marmellata riesce a cambiare una giornata uggiosa”.
- Angiolino, parliamo della nascita
della Gioiosa: cosa si deve dire?
“La nascita della Gioiosa è stata
una enorme soddisfazione poter
fare qualcosa, spero che onori
l'associazione A.M.I.R.A. di cui
faccio parte da oltre 30 anni, e
ringrazio il presidente Speri di
avermi dato questa occasione”.
- L'etichetta originalissima è frutto del pittore Mauro Capitani,
cosa simboleggia?
“Ideata del grande artista e
amico Mauro Capitani simboleggia uno spartito musicale le cui
note sono le lettere , la lettera O
raffigurata in una fragola è volutamente lasciata sospesa per dare
più spirito, mentre il mestolo in
27
basso indica la frutta,e naturalmente la bandiera indica l'unità
d'Italia.
- Con questo grande pittore c'è
sintonia artistica, grandi quadri
grandi temi che finiscono per essere tanti cammeo originalissimi
nell'etichetta di volta in volta da
lui disegnata, può raccontarci di
qualche creazione speciale, per chi
è stata dedicata e per quale occasione?
“Mauro Capitani è un grande pittore, e non solo perché lo dicono i
fatti e i libri di storia e il suo successo, da ultimo gli Angeli
Annuncianti di Cortona. Le e sue
opere esprimono infatti tutte il
significato per lo scopo che sono
state ideate e pensate”
- Adesso state lavorando anche
sul Gioco dei Tarocchi riprendendo le bellissime tavole che il
Chagall toscano ha dedicato a
questo intrigante viaggio nella
divinazione popolare, può spiegare
questo progetto?
“Quando Mauro mi ha proposto
questo Gioco storico, intrigante, ,
dopo averci pensato un pò , mi è
piaciuta l'idea ed ho cercato di
dare vita a marmellate che incarnassero il destino, anche se è un
grande impegno”
- La Gioiosa nasce, se non erro,
come la marmellata n.290: dove
trova l'ispirazione per questa sua
irrefrenabile ispirazione?
“Era molto tempo che pensavo di
fare una grande composta per
l'AMIRA, poi un giorno mi è venuto in mente "LA GIOIOSA" che
significa stare insieme alla gente
alle persone, e così è scattato la
molla che mi ha dato il via”.
- Ci può spiegare come e quando è
nata questa arte che s'intreccia
con la sua storia professionale
dedicata all'inizio alla cucina
popolare toscana e via via affinatasi nei piatti tradizionali, per cui
lei era noto per saper esaltare sia
la chianina che un caciucco
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“Vengo da una lunga storia iniziata intrapresa assieme alla mia
famiglia 45 anni fa con pesce di
mare e selvaggina. Storia che con
il passare del tempo si è sempre
evoluta cercando sempre nuove
aspirazioni, poi con l'apertura
dell'Opera-Teatro del Gusto, ho
pensato di far vivere i locali vuoti
allargare la produzione di marmellate che in primo tempo facevo per regalare agli ospiti ed agli
amici. Così è nata la Bottega del
Gusto”
- Per riprendere la frase di un
famoso film nel quale il protagonista diceva che "la vita è una scatola di cioccolatini, non sai mai
quello che ti aspetta", lei può
addirittura offrire una marmellata per i 365 giorni dell'anno, ci
dica cosa ci si aspetta?
“Di marmellate se ne potrebbero
fare infinite qualità, sono arrivato
a 300 tipi, non pensavo di arrivare a tanto, e ora capisco che arrivare a 365 è un traguardo raggiungibile.
- Una marmellata al giorno leva il
medico di torno...è vero che le sue
marmellata portano anche un
benessere fisico, come nel caso di
quella di Garibaldi che riprende
una ricetta grazie alle quale l'eroe
dei Due Mondi si curava i reumatismi?
“La colazione o la merenda sul
pane tostato con una marmellata
senza tante porcherie aggiunte,
certamente è di buona salute, è
anche ottima in abbinamento a
tutti i formaggi oppure a carpacci di carne o pesce, e addirittura
nel ripieno
dei tortelli
dell'Emiliana, naturalmente la
preferita per i tortelli è quella del
segreto di Garibaldi dall'idea di
un grande amico professionista
tale “Bandolo della Matassa”,
questo ilo suo nom de plume, che
ha scovato questa ricetta capace
di alleviare i reumatismi
dell’Eroe”
- Scorrendo le Rassegne Stampa
dove si parla della sua attività,
leggo su Teatro Naturale che lei
possiede il potere di “trasformare
in sensuale bontà alcuni dei prodotti più semplici e naturali della
terra”. Quindi procura con le sue
marmellate anche un benessere
psicologico che arriva alla sensualità, da qui l’uso ardito del pepe?
“Per il momento nella marmellata si mette lo zucchero, il pepe in
alcune mostarde particolari”
- Nelle sue marmellate fusion
oltre ai frutti di stagione e quelli
esotici, lei utilizza ortaggi, fiori,
persino le olive: quale è la fusione più ardita, e quella più facile?
“Creare questi prodotti è facile e
difficile, ci vuole molta accortezza
negli ingredienti nei pesi e nelle
dosi e controllare le cotture attentamente, ci sono vari frutti che
impegnano molto, come le "bacche di rosa canina e le olive "
- I giovani di oggi andrebbero rieducati al sano pane e marmellata dopo gli anni della Nutella, è
vero che quasi non conoscono più
questo prodotto?
“Purtroppo è vero , questo è
dovuto evoluzione moderna della
società , ma penso che dovremo
tornare ad assaporare la genuinità artigianale, ed anche i giovani
clamata ufficialmente il campione
del mondo della marmellata
facendo scattare la nomination
per il Guinness dei primati?
“Così
ha
detto
Claudio
Sottili…Ed eravamo, se non erro,
a sole 150 marmellate…”
- Ha chiamato il suo Ristorante
Opera-Teatro del Gusto, e il laboratorio dove nascono le marmellate e altri prodotti La Bottega del
Gusto, questo per far capire che
lei ha lo spirito di un
Ambasciatore del Gusto, e non
considera il suo un lavoro legato
all'incasso giornaliero?
“Molte volte si lavora per passione senza pensare ai risultati.
di oggi ne trarranno beneficio.
- E' vero che lei è riuscito a portare in tavola la marmellata a
tutte le ore, e con tutti i piatti, non
solo formaggi ma anche carni e
addirittura nei primi?. E anche a
suggerire un abbinamento coi
vini?
“Si è vero noi facciamo i tortelli
con la marmellata garibaldina, un
ripieno con base di formaggio
pecorino sale e pepe, ma anche di
fichi susine ecc e.la serviamo
abbinata a prosciutto carpaccio
ed una infinità di formaggi di tutte
le regioni d'Italia”
- Ci segnali 3 ricette o 3 piatti che
esaltano la marmellata e la sua
arte?
“Un piatto con un ottimo accostamento è il " carpaccio di
Chianina con confettura di fichi e
noci" un primo piatto sono
"Tortelli al Segreto di Garibaldi",
una creazione di Emiliana, la first
lady della cucina, un secondo
piatto é lo "stinco di maiale con"
Mostarda Toscana" per il dolce la
torta al cioccolato con marmellata di arancia, sempre di Emiliana.
- E' vero che il più importante
programma di cucina toscano,
quello che fa da traino giornaliero
al Tgt serale di Italia7, l'ha pro-
- Tre buone ragioni per conoscere
la sua cucina, le sue marmellate, e
venirla a trovare per conoscerla
personalmente a Bettolle?
“Lavoro in un piccolo laboratorio,
penso e faccio in autonomia, mi
sforzo di avere sempre nuove idee
e mi informo in continuazione
sulle nuove tendenze. Ogni visita
mi rende felice, è fonte quasi sempre di un incontro foriero di suggerimenti, come quella volta che
una cliente sbocconcellando un
cioccolatino, mi lanciò la sfida:
ma lei saprebbe fare altrettanto?.
Così nacque la marmellata al
cacao…”
- Se l’Onu le chiedesse di realizzare una marmellata della Pace
del Mondo, quali ingredienti utilizzerebbe?
“Per fare una marmellata per
l'ONU "una marmellata di Olive"
come la colomba dell'Arca di
Noè.
- E' vero che ha dedicato marmellata oltre a Garibaldi, Napoleone,
Bonaparte, a Matilde di Canossa,
a quando quella per Napolitano?
“Si ho creato diverse marmellate
a figure che hanno avuto relazioni con la Toscana, Garibaldi teneva casa a Caprera e si curava alle
terme di Rapolano, Napoleone era
prigioniero all’Elba, la contessa
Matilde di Canossa era la marchesa di Lucca. Una delle ultime è
stata dedicata a Rita Levi
Montalcini in occasione del 102°
compleanno, la n.301 sarà per il
nostro grande Presidente”.
- Fra i tanti attestati più significativi, diplomi, premi, conferenze,
partecipazioni a programmi Tv
quali ritiene siano stati i più
importanti?
“Sono più di centinaio, tutti
importanti,
naturalmente
Cavaliere al Merito della
Repubblica e di Ufficiale al
Merito della Repubblica come non
provare grande orgoglio?”.
- Si sta facendo strada anche fra i
personaggi della cucina in Tv
della Rai: a ottobre l'hanno vista
in Rai su La Vita in diretta e
Linea Verde, due programmi di
grande successo dove ha presentato la Mostarda Toscana dedicata
ai Medici, quindi la sua sfida per
dare alla Marmellata il posto che
si merita nell'alimentazione è a
buon punto?
“Siamo a un buon punto, ma di
strada ce ne ancora molta da
fare. Con impegno e umiltà, come
diceva quel tale: la gloria ai posteri…”
- Il sottoscritto non mangiava le
marmellate per l’allergie dovute
ai conservanti, quale è la differenza, in senso tecnico e di salute, fra
una marmellata industriale e
quella che esce direttamente dalla
sua Bottega?
“Le mie marmellate sono solo di
frutta fresca scelta, e non ci sono
aggiunte chimiche di nessun genere se non lo zucchero bianco o di
canna oppure il miele ma sempre
prodotto artigianalmente, per la
pectina cioè l'addensante ci sono
molti frutti ricchi di questa
sostanza, ed io uso quelli”
- Mi scusi, ma lei sogna le marmellate anche quando dorme?
“Quando vado a letto sono stanco
e non c'è tempo per sognare”.
29
SULLE TRACCE
DELLE CREPES SUZETTE
CHI LE HA INVENTATE? E L’ORIGINE DEL NOME? TRA STORIA E LEGGENDA
Il contenuto descritto nell’articolo, è frutto di
anni di mie approfondite ricerche storiche, sia in
Italia che all’estero, che sicuramente solleveranno
fra molti appassionati stupore e scetticismo.
Vi posso comunque garantire che le conclusioni
da me tratte collimano perfettamente come un
Hanri Charpantier; ma chi era
veramente questo personaggio a
cui la storia attribuisce la creazione delle “crepes souzette”?
Un Maitre come storicamente
ritenuto? Un quindicenne apprendista cameriere? Oppure uno chef
di cucina?
Con il passare del tempo l’identità del presunto creatore di questo
innovativo tipo di fare cucina,
sembra sempre di più vacillare
con la scoperta di nuovi indizi che
mettono in dubbio la sua paternità dell’invenzione.
Una delle tante ventilate ipotesi
dall’archivio del ricercatore storico, Mark Vogel, è quella della visita del principe del Galles
Edoardo VII al Cafè de Paris di
Montecarlo nel 1895. Arrivato al
pomeriggio con un gruppo di
amici, e la figlia di uno di loro,
vengono serviti da un quindicenne
apprendista cameriere, di nome
appunto Hanri. Durante il servizio
di caffetteria, nell’atto di riscaldare alcune crepes, con zucchero,
succo di arancio e limone, ed una
non meglio identificata qualità di
liquore, inaspettatamente il tutto
prese fuoco, creando un suggestivo effetto scenico.
Il principe e i suoi ospiti ne rimasero così colpiti, che chiesero al
giovane ed imbarazzato cameriere
di dare un nome al piatto, il quale
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mosaico con personaggi, date e luoghi, in cui le vicende delle crepes
prima e successivamete la nascita
della cucina flambèe, hanno avuto
le loro origini.
Gianfranco Tavanti
propose “crepes princesse”, ma
Edoardo in onore alla figlia dell’amico, le volle chiamare “crepes
Souzette”.
E fu così che la prima e più classica delle elaborazioni alla lampada venne ufficialmente alla luce.
Cade pertanto l’ipotesi che il
Principe visitò il Cafè per l’ora di
cena.
Nei miei precedenti scritti, attenendomi a riscontri storici, sono
mio malgrado caduto in errore, in
quanto è ormai accertato che il
locale altro non era che una tearoom aperta dal mattino al tardo
pomeriggio, dunque è assai improbabile che Edoardo VII vi abbia
cenato a notte inoltrata come
sino ad oggi ritenuto.
Sempre secondo Vogel, negli anni
a venire, il nostro Charpentier,
divenne un famoso chef di cucina,
che a fine carriera scrisse una
incredibile serie di memorie.
Personalmente, ritengo questa
ipotesi alquanto fantasiosa, e lontana dalla realtà dei fatti, semplicemente perché è impensabile
che la direzione del Cafè de Paris,
(inaugurato originariamente nel
1868, col nome di Cafè Divan,
conosciuto per le sue specialità di
pasticceria, successivamente tre
anni dopo gli viene cambiato
nome con l’attuale Cafè de Paris),
ritenuto come migliore locale dell’epoca, abbia permesso ad un
apprendista di servire un personaggio di così alto rango, quando
è di norma che soltanto ai
Maitres, era ed è tuttora consentito avere contatti ravvicinati con la
clientela di una certa levatura,
impensabile nel caso di un
Principe. Ipotesi quella di Vogel
da scartare nel modo più assoluto.
Seconda teoria proveniente da
altre fonti storiche, è che uno
chef di cucina, genericamente
chiamato “Joseph”, inventò le
crepes per una attrice tedesca, di
nome Suzanne di Raichemhur.
All’epoca veniva rappresentata
una commedia nella quale l’attrice principale, amica di Joseph,
serviva nella scena ad altri attori
protagonisti alcune crepes. Va
comunque ricordato, che nel
16mo secolo, le “crepes souzette”, furono preparate per la prima
volta da uno chef francese di
nome , Jean Reboux, a beneficio di
Luigi XV re di Francia, in onore
della Contessa Suzette di
Carignan, storicamente riconosciuta come una delle sue tante
amanti.
Congetture comunque non avvalorate da date e luoghi dove questi fatti sono realmente avvenuti.
Un ultima ipotesi, forse la più fantasiosa, ci viene proposta dall’americano Graham Aschdown , il
quale asserisce di essere un pronipote di Charpentier, sostenendo
che il suo illustre antenato, era
uno chef di cucina francese, con
una lunga esperienza nei più grandi alberghi europei, tra i quali,
l’Hotel de Paris di Montecarlo, il
Savoia di Londra, la Tour
d’Argent di Parigi, il Metropole di
Mosca, e il Quirinale di Roma.
Emigrato successivamente negli
Stati Uniti, assunse il nome di
John Rockfeller; rese popolare la
cucina flambèe attribuendosene la
paternità.
Considerando che questo signore,
nato in Francia nel 1880, emigrato negli States nel 1900, deceduto
poi a New York nel 1961, sembra
del tutto improbabile, che in così
poco tempo,( cinque anni di attività lavorative), abbia operato in
così tanti alberghi. Inoltre in base
agli archivi della S.B.M di
Montecarlo, durante il periodo di
maggior successo professionale
del Sig Rockfeller operante
all’epoca alla Maison Francaise
del Rockfeller Centre.N.Y , i più
grandi magnati della nascente
industria americana, si recavano
in massa in Costa Azzurra, esclusivamen te per gustare piatti alla
lampada preparati da valenti
Maitres. Per Carl Schwab, il re
dell’acciaio, assiduo frequentatore
dell “Hotel de Paris”, il suo piatto preferito era la beccaccia, naturalmente flambèe.
Comunque siano andate realmente le cose, alcuni fatti restano
certi.
Senza ombra di dubbio nel 1895
al Cafè de Paris di Montecarlo,
furono servite le “crepes souzette” a Edoardo VII Principe del
Galles, figlio della Regina Vittoria,
futuro re d’Inghilterra, (con una
accompagnatrice
di
nome
Sousette)?
Quanto alle crepes, o pancakes, è
ormai provato che la sua creazione sia attribuibile ad uno chef di
cucina certo Jean Rebon, al servizio di Luigi XV di Francia, collegandone il nome a Souzette de
Carignan, una prediletta del
sovrano, come lo erano state in
passato Madame de Pompadour,
e Madame du Barry. Non è
comunque del tutto chiaro, se le
crepes allora siano mai state
flambate. Tutti gli storici sono
comunque d’accordo sugli ingredienti e cioè; zucchero, burro,
succo di arancio e limone in eguale misura, il Grand Manier per
insaporire, ed un ottimo Cognac
per flambare.
Epilogo
Analizzando tutte le date, personaggi e luoghi, emerge una sola
conclusione: che a creare la cucina flambèe, sia stato un Maitre
dalla comprovata esperienza
(all’epoca agli chef di cucina, seppure valenti, non era consentito
apparire nelle “sale a manger,
impensabile ad un giovane cameriere).
La vera identità della Sig.na
Souzette, Suzanne o Suzette,
come la si vuole chiamare,è considerata non a torto da molti storici un enigma: resterà ancora per
molto tempo avvolta nel mistero.
(G.T.)
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SORRISO E COMPETENZA
LE “ARMI” DEL MAîTRE
IL FIDUCIARIO AMIRA DI ROMA, ARMIENTO, ALL’ALBERGHIERO DI CAVE
“Un sorriso non costa niente ma
rende molto”. Con questo slogan
si è svolta la singolare visita del
Maitre d’hotel Gianni Armiento,
Fiduciario AMIRA Roma Lazio
all’interno dell’Istituto Alberghiero di Cave lo scorso 4 novembre.
A fare gli onori di casa Giovanni
Imperato, Delegato AMIRA
Scuole Alberghiere del Lazio, il
personale e i ragazzi di scuola con
i loro professori e assistenti tecnici che, a turno, hanno assistito alla
dimostrazione pratica del servizio
alla lampada (flambé), nello specifico una rivisitazione all’italiana
della ricetta “crepes souzette”.
È stata un’esperienza emozionante sia per i ragazzi che hanno partecipato attivamente alla preparazione che per quelli che hanno
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Il Fiduciario Roma-Lazio
Armiento all’Ipssar di Cave
Gianni
assistito. La visita del nostro maitre non aveva però solo la finalità
di spiegare i vari step della preparazione del piatto. Quello che
Armiento ha sottolineato più volte
nell’incontro è stata l'importanza
della figura del maitre e di quanto
sia difficile ed impegnativo farlo.
Il maitre, per chi non ha dimestichezza con la terminologia specifica del settore ristorativo, è il
responsabile del servizio di ristorazione, è colui che dirige l’intera
brigata di sala favorendo la crescita professionale dei suoi componenti. Non solo: è la soluzione
a qualsiasi problema possa incontrare il cliente.
Questa figura professionale ha
origini nel Medioevo, quando lo
“scalco” era il servitore specializzato incaricato di trinciare le
carni durante i banchetti e di
servirle ai commensali. In
seguito assunse l’ufficio di
maggiordomo e successivamente quello di direttore di
mensa. Grazie alla modernizzazione dell'attività alberghiera con Cèsar Ritz (1850
-1918) il personale addetto
al servizio ristorante cominciò ad essere “inquadrato
gerarchicamente”. Fu così
che il Maitre d’hotel venne
posto a capo di un organico
composto da diverse figure
professionali con diverse
qualifiche.
Ma quali sono i requisiti che
deve possedere? Sicuramente una buona presenza,
un’eleganza naturale e un’ottima preparazione nel settore
“ristorazione”. Deve conoscere almeno due lingue ed
avere passione e soprattutto
professionalità.
Di qui l’importanza della formazione in scuole altamente
specializzate, quelle alberghiere, luogo ideale dove la
teoria si unisce con la pratica
e dove i ragazzi hanno la
possibilità di sperimentare se
stessi in cucina, in sala o
all'accoglienza e di capire le
naturali inclinazioni verso
l’uno o l’altro indirizzo. La
formazione a scuola è quindi
il trampolino di lancio per il
raggiungimento di futuri successi, e per mantenere alto il
nome della ristorazione italiana nel mondo.
Cecilia Sbaraglia
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DAL BOSCO AL PIATTO
celebra l’Unità d’Italia
DODICESIMA EDIZIONE DELLA KERMESSE DELL’AMIRA COSENZA-SILA
San Giovanni in Fiore (Cs)
Servizio di Caterina Mazzei
Foto di Rosario Allevato
Una festa dei funghi tra gastronomia, cultura, divertimento e quest’anno tutta indirizzata al centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. L’Amira, sezione
Cosenza-Sila, come al solito, ogni
anno dedica qualche giorno a questo frutto del sottobosco e la
manifestazione “Dal bosco al
piatto”, giunta, oramai alla dodicesima edizione, è diventata un
appuntamento d’obbligo per tutti i
buongustai. La manifestazione è
stata organizzata, come sempre,
dall’Associazione
Maitres
Italiana Ristoranti e Alberghi e
dall’instancabile Biagio Talarico,
fiduciario della sezione silana, e
dal suo vice Giuseppe Biafora a
cui, durante la serata è stato
comunicato, a sorpresa, dai vertici nazionali dell’Amira l’assegna-
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zione del collare di “gran maestro
della ristorazione”, consegnatagli
a Torino: Biafora è il secondo maitre di San Giovanni in Fiore, dopo
Biagio Talarico, ad ottenere questo prestigioso riconoscimento. Da
segnalare ancora il concorso
gastronomico abbinato alla manifestazione, riservato agli allievi
delle scuole e degli istituti alberghieri di Stato, ospitato quest’anno nelle strutture dell’Hotel
Biafora e nell’agriturismo Tenuta
Torre Garga, particolarmente
accoglienti e con un personale
professionale, che ha infuso agli
ospiti allegria e disponibilità. La
competizione ha registrato la partecipazione di diciotto scuole, provenienti da varie regioni italiane e
ha coinvolto oltre duecento studenti giudicati naturalmente da
due qualificate giurie, una da cucina e l’altra di sala, con la supervisione del vice presidente nazionale dell’Amira, Carlo Hassan, per la
prima volta in Calabria. Per la
cucina si è aggiudicato il primo
posto, con gli allievi Mario Quarta
e Serena Salerno, la scuola alberghiera di Albanella, in provincia di
Salerno, che ha presentato una
“delizia di trota con ripieno di
ricotta al limone e funghi porcini”. Il secondo posto è stato assegnato ad Antonella Franco e
Domenico Furlano dell’Ipssar di
Vibo Valentia che hanno proposto
delle “trotelle al profumo di bosco
con funghi porcini e verdure glassate”. Terzo l’istituto alberghiero
di Palermo con la pietanza “coppetini di pesce spada ai colori italiani” preparati da Gaetano
Salerno e Giovanni Longo. Per la
cucina di sala ha trionfato l’alberghiero di Roma con le studentesse
Daniele Brocucci e Ilenia Svezia
con la ricetta “porcini con gocce
di spada in tricolore”. Seconda
classificata Teresa Pugliese di
Vibo Valentia con il piatto
In alto a sinistra: il Vice Presidente Carlo Hassan, il Fiduciario Cosenza-Sila Biagio Talarico con lo staff di sala dell’Hotel Biafora.
A destra; i dirigenti scolastici. Qui sopra: Hassan con i primi classificati di sala. Nell’altra pagina, con i primi classsificati di cucina.
“capriccio di pescespada (costa
viola)”. Il terzo posto lo ha conquistato Lucia Ricci dell’alberghiero di Castellaneta, Taranto,
che ha presentato degli “straccetti di manzo con funghi, pecorino
crotonese e gocce di prezzemolo”.
Il premio speciale per la professionalità di cucina è stato attribuito ex - equo all’istituto di Locri
e a quello di Tropea, mentre quello per la cucina di sala è stato
conferito sempre ex - equo all’’alberghiero di Vibo Valentia e
Palermo. Il premio speciale
dell’Amira sezione Cosenza – Sila
invece, è andato all’Ipssar
“Leonardo Da Vinci” di San
Giovanni in Fiore, che ha partecipato alla manifestazione fuori
concorso perché sede ospitante
della kermesse. I due vincitori,
secondo un’idea della sezione
Cosenza-Sila dell’Amira e condivisa dai vertici nazionali
dell’Associazione Maitres e da
quelli della Federazione italiana
Cuochi e dall’Unione Cuochi
Calabria, parteciperanno, fuori
concorso, alle competizioni nazionali “Maitre dell’anno 2012” e al
concorso regionale dei cuochi di
Marzo 2012. La manifestazione è
stata patrocinata dall’assessorato
regionale Agricoltura e Foreste,
nella persona di Michele
Trematerra; dall’assessore al
Turismo della Provincia di
Cosenza, Pietro Lecce; dal
Comune di San Giovani in Fiore,
assessore alle Attività Produttive,
Mario Iaquinta, e da quello al
Turismo, Giovanni Iaquinta, e dal
sindaco Antonio Barile che ha
sposato in pieno la kermesse.
Partner anche la Banca di Credito
Cooperativo, filiale di San
Giovanni in Fiore.
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