“Ten. C.C. M. Pittoni” di Pagani

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“Ten. C.C. M. Pittoni” di Pagani
GIUGNO 2013
NUMERO SPECIALE
CLASSI II A e III H
AA ccuurraa ddeelll’’
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SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO
SARNO SARNO fSARNO
SPECIALE
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IL FIUME SARNO
IDENTITA’- RISORSA - ISPIRAZIONE
GIUGNO 2013
NUMERO SPECIALE
Lettera del Direttore
Nella stesura di questa edizione di “Focus
Scuola”, molti erano i temi proposti che
“solleticavano” il nostro interesse: il territorio,
l’ecologia, le risorse idriche, le strategie di
sviluppo. Il Sarno li comprende un po’ tutto
poiché esso rappresenta la storia dell’Agro
Nocerino-sarnese: è un elemento identificativo
del territorio, ma è anche l’esempio vivente di
come l’inquinamento possa distruggere una
risorsa fondamentale dell’ambiente e possa
trasformare una ricchezza in una fonte di
sviluppo socio-economico non utilizzata, da cui
potrebbe invece ripartire l’economia dell’Agro.
La nostra non vuole essere una semplice indagine
conoscitiva del Sarno, a tutti ahimè noto come il
fiume più inquinato d’Europa, ma un OMAGGIO
ad esso quale fonte d’ispirazione per interviste,
foto, scoperte, ricette, filastrocche, a quel
coacervo di degrado e potenzialità, di
devastazione e bellezza, di profano e sacro che
esso rappresenta.
Non abbiamo puntato, quindi, solo alla
conoscenza del Sarno e del territorio in cui
questo si snoda, ma lo abbiamo preso come
simbolo per rapportarci con uno sguardo nuovo a
quel “dio” Sarno che in passato tanto ha dato al
territorio, per dimostrare oggi quanto ancora
possa dare e come si debba tendere ad esso per
la rivalutazione di un’area meravigliosa e ricca, di
cui è antico “penate” e risorsa da sempre
inesauribile.
BUONA LETTURA
Il DIRETTORE
CLASSI II A e III H
Lettera della Redazione
Ci presentiamo: siamo i ragazzi della II A
dell’I.P.S.S.E.O.A “Ten.C.C. Marco Pittoni” di Pagani
(SA), e abbiamo deciso, col nostro Direttore (la
Prof. di Chimica n.d.r.), di intraprendere questo
viaggio di studio lungo il fiume Sarno, traendo
spunto da esso per ripercorrere un po’ la storia del
nostro territorio, rivivere la grandezza di uno
splendente passato e volgere lo sguardo oltre il
presente, per il recupero di un bene prezioso.
Le risorse idriche, la loro salvaguardia, la tutela e
rivalutazione di un patrimonio da cui dipende il
nostro futuro sia come esseri viventi che come
cittadini, sono state le motivazioni che ci hanno
fatto scegliere questo cammino nell’Agro nocerinosarnese lungo il sinuoso, ma non più argenteo,
fiume Sarno.
Poiché il nostro Istituto ha da sempre favorito la
collaborazione educativa tra noi studenti, oltre che
l’interdisciplinarità didattica, abbiamo chiesto ai
nostri amici e compagni di altre classi di
partecipare al progetto, in nome di quello spirito di
interscambio d’idee e saperi che sono alla base di
un cammino di crescita.
Il loro contributo è stato quanto mai originale e
prezioso.
Con loro abbiamo creato e ideato filastrocche,
canzoni, fiabe, interviste, ispirate al Sarno che
rappresentano il punto di forza e di originalità del
lavoro.
Desideriamo quindi ringraziare ufficialmente i
compagni della III H, II D, II V e II Z , nonché i
rispettivi docenti, per il loro valido contributo .
SPERIAMO CHE VI PIACCIA!
LA REDAZIONE
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Il Sarno: una
potenzialità….impotente
Perché . Perché il fiume Sarno?Noi studenti
dell’Istituto I.P.S.S.E.O.A. Ten. C.C. MARCO
PITTONI di PAGANI (SA) siamo da tempo
impegnati in uno studio sulle problematiche e
le risorse del nostro territorio, l’agro nocerinosarnese.
La presenza di una ricchezza come il fiume
Sarno dovrebbe rappresentare un punto di
forza per lo sviluppo agricolo, idrico e turistico
di quest’area, e dovremmo fare il possibile per
conservare in buono stato o addirittura
potenziare questo dono che la natura ci ha fatto
ma, ahimè, non è così: il degrado, il tasso
d’inquinamento incontrollato, l’inadeguatezza
degli interventi atti al recupero di questo bene
comune ci hanno portato ad occuparci del
problema sia per studiarne l’evoluzione e
l’effettivo stato attuale sia per sensibilizzare
l’opinione pubblica verso una situazione che
non può e non deve essere sottovalutata, verso
una “potenzialità” che di fatto è “impotente”
rispetto a tutto il benessere che potrebbe dare
ma che per colpa nostra non dà e che,
nonostante ciò, riserva ancora sorprese
inaspettate che vanno assolutamente tutelate e
salvaguardate.
La storia ci insegna: da sempre i fiumi hanno
rappresentato il fulcro, il punto di partenza e di
snodo per la nascita di situazioni stanziali
fiorenti e la diffusione e crescita di grandi
civiltà.
Ovunque ci sia un fiume c’è commercio,
agricoltura, energia, servizi, tutti fattori che
contraddistinguono l’evoluzione dell’economia
e della socializzazione, ma soprattutto c’è la
crescita culturale di un popolo. Come
dimenticare cosa è stato il Nilo per gli Egiziani?
Fonte di contatti col mondo, di commerci
fiorenti, di energia idrica, di fertilità per la
terra, “il fiume” è stato addirittura adorato
quale divinità dagli antichi popoli che ben
sapevano la ricchezza che veniva loro concessa.
Infiniti sono gli esempi che la storia ci dà di
civiltà legate alla presenza di grandi corsi
d’acqua al punto che l’immagine di alcune
grandi città non si può dissociare dal fiume che
le attraversa: Roma e il Tevere, Parigi e la
Senna, Londra e il Tamigi, Vienna e il Danubio,
sono un tutt’uno nell’immaginario collettivo,
dove il fiume si snoda come il torrente
circolatorio di un corpo fiorente, linfa vitale per
l’economia del paese.
E il Sarno? Cosa ha rappresentato per il nostro
territorio? Come abbiamo fatto a ridurlo così? E
quali sorprese ancora ci riserva nonostante
tutto?
Amato Santolo e Raffaele Venditti
Figura 1 Cascate alla sorgente del fiume Sarno
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SOMMARIO
IL DOSSIER
Sarno: come ti distruggo un
“Dio”……………………………………p. 5
Il Sarno: divinità e leggende
Il Sarno: l’ inquinamento
Il Sarno: per conoscerlo meglio
Il Sarno: l’inchiesta della redazione
European Focus: The case of Sarno
River: effects of geomorphology on the
environmental impacts.
Sarno: come ti resuscito un
“Dio”……………………………………p. 24
L’INTERVISTA……………………..p. 29
Le “Ipsar – Iene” alla riscossa
FOTO REPORT…………………….p. 34
Il Rio Santa Marina: un paradiso non
ancora perduto
ARTE E CUCINA…………………..p. 37
Dedicato a……filastrocche, racconti e
ricette ispirate al e dal Sarno.
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ILDOssieR
Indagine su un fiume al di sopra di ogni …progetto
SARNO: COME TI
DISTRUGGO UN “DIO”
CONSIDErATO UN TEMPO UNA DIVINITA’, IL FIUME SARNO è STATO TRASFORMATO IN UNO
SVERSATOIO A CIELO APERTO: SCOPRIAMO COME E’ STATO POSSIBILE DISTRUGGERE UN DIO
Avere a che fare con un Dio non è facile,
soprattutto se si chiama SARNO:una volta
vigoroso e dirompente, brulicante di
vita,forte e maestoso, ora è ridotto a un
vecchio malato e stanco, che si trascina
portando con sé il suo carico mefitico di
detriti e scarichi mortali.
Eppure possiamo testimoniarlo:il Sarno, in
epoca antica, al pari di altri fiumi più famosi,
svolse un ruolo di promotore della civiltà
umana e, per questo, fu adorato come un dio.
Lo dimostrano le testimonianze che di esso
sono state tramandate e che noi stessi
abbiamo visto e fotografato: un'immagine
quasi univoca e facilmente riconoscibile di
un vecchio con la barba, seminudo, disteso su
un fianco e circondato da piante fluviali (in
genere canne e papiri), nell'atto di reggere
Figura 2 Scarico fognario nel fiume Sarno (fonte Internet)
un vaso da cui sgorga
acqua. La più notevole
delle rappresentazioni
note del dio Sarno è
certamente quella di
Fonte Helvius a S.Egidio
del
Monte
Albino: la fontana in
marmo,
di
epoca
romana, rappresenta il
Dio Sarno sia come un
giovane, simbolo della
sorgente, sia come un
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vecchio, simbolo della
foce,
ed
è
tuttora
alimentata dalle acque
dell’antico
acquedotto
romano
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IL SARNO: DIVINITA’ E LEGGENDE:
Figura 3 Fontana di Publio Helvius- S. Egidio del Monte Albino (fonte Internet)
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Figura 4 Affresco romano Dio Sarno- Pompei Casa dei triclini (Fonte Internet)
Ancora, al Museo del Sarno di Nocera
Inferiore, è possibile ammirare i resti del
volto espressivo del giovane Dio.
Altra testimonianza del Sarno come Dio è
a Pompei,dove la personificazione della
divinità fluviale è raffigurata in un
bellissimo affresco della casa dei triclini.
Gianluca
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Ferraioli
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Figura 5 Volto del Dio Sarno-Museo del Sarno-Nocera Inferiore (Fonte Internet)
Intorno ad esso è stata
tramandata anche una
leggenda: quella del
giovane
Epidio
Nuncionio, che dopo
essere
caduto
nelle
acque del fiume, ne uscì
dotato di corna d’ariete,
attributo della divinità
fluviale
presso
gli
antichi. Il fiume era
venerato perché era
ritenuto fonte di grande
ricchezza,
sia
per
l’agricoltura, in quanto
permetteva l’irrigazione
dei campi, sia per il
commercio. La valle del
Sarno, posta tra i monti
Picentini, il Vesuvio, i
monti Lattari ed il mare,
prima del 79 d. C. era
infatti un territorio
fertile,
dinamico
e
8
vivace soprattutto nel
settore del commercio,
proprio per la presenza
del fiume. Era anche un
luogo piacevole, che gli
abitanti
della
valle
amavano per i loro ozi.
Amarotta ricorda che
molti scrittori dell’età
romana si sono espressi
sul Sarno in modo
entusiasta:
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Est autem hoc (Pompei) commune navale Nolae, Nuceriae et Acerrarum, Sarno amne
merces simul excipiente et emittente. Super haec loca situs est Vesuviusmons.
(Strabone,Geogr.V,247).
Pompeios, celebrem Campaniae urbem, in quam ab altera parte surrentium
stabianumque litus, ab altera herculanense conveniunt, mare que ex aperto reductum
amoeno sinu cingunt (Seneca, NaturalesQuaestiones, VI, 1, 1).
Nec Pompeiani placeant magis otia Sarni (Stazio, Silvae).
Figura 6 Scorcio del fiume Sarno (Fonte Internet)
Strabone sottolinea il contributo del
fiume al settore commerciale; Seneca
descrive il fiume Sarno nella cornice del
"seno ameno" che convergeva su
Pompei da Stabia ed Ercolano; Stazio
pone l’accento sugli ozi degli abitanti
della valle lungo le rive del fiume. Tutti,
insomma, descrivono le bellezze della
valle e del fiume prima dell'eruzione del
Vesuvio del 79 d.C. Non mancano quesiti
irrisolti sul fiume e la sua valle dopo
l’eruzione del Vesuvio, che rendono
ancora più interessante e tuttora attuale
la sua storia.
Il primo quesito irrisolto è il perché,
dopo la catastrofe causata dall’eruzione,
la valle
fu abbandonata e passarono
molti secoli prima del ripopolamento.
Sulla base di alcune fonti storiche si
fanno risalire infatti alla seconda metà
del VI e al principio del VII secolo città
come Scafati,
Ottaviano, Palma
Campania, Sarno, S.Valentino Torio,
S.Marzano. Quali furono le ragioni del
ritardo
di
ripopolamento?
Il
prosciugamento delle sorgenti, disposte
lungo i lati settentrionale ed orientale
della valle, la deviazione del fiume, la
sua
ostruzione,
la
temporanea
scomparsa delle acque nel sottosuolo"?
Secondo Amarotta "nulla di tutto ciò
risulta dalle due notissime lettere di
Un po’ di suspence…
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Plinio il Giovane.” Poi spiega un'ipotesi
fatta da una scuola americana rispetto
agli effetti dell’eruzione sulla valle, che
con un modello matematico ha
ricostruito gli eventi dell’epoca e le cui
conclusioni sono le seguenti:
pomici si accumularono per oltre cinque
ore, per unospessore complessivo di 15
cm all'altezza del Sarno, a causa della
dispersione della nube eruttiva.”
L'ipotesi fatta dalla scuola americana
viene contraddetta a tutt’oggi da quella
degli archeologi,tra cui Giuseppe Imbò,
che a Pompei ha misurato uno spessore
di deposito sensibilmente più alto e di
differente composizione(sabbia, ceneri
vulcaniche,
terreno
vegetale)che
contrastano l’ipotesi americana: quali
furono i veri effetti dell’eruzione del
Vesuvio sulla valle?
MISTERO!
“La fase pliniana dell'eruzione del 79
d.C. cominciò alle ore 13.00 del 21
agosto. L'eruzione durò 12 ore, durante
le quali si innalzò una colonna eruttiva
di circa 33 km di altezza. Venti potenti
spinsero la nube verso Sud-Est e si
accumularono su Pompei 10-12 cm di
pomici bianche. In un'ultimafase le
Questione dell'idronomo Draco
Altro quesito interessante riguarda più
da vicino il fiume, e più precisamente la
sua eventuale identificazione col fiume
Draco. Draco e Sarno sono lo stesso
fiume? Procopio di Cesarea ci fornisce
una testimonianza diretta parlando
della battaglia finale tra Goti e Bizantini:
"Alle falde del Vesuvio sgorgano corsi
d'acqua potabile. E ne scaturisce un
fiume detto Dracone.(...) I due eserciti
rivali si accamparono da una parte e
dall'altra di questo fiume. Il corso del
Dracone è un filo, ma il fiume non è
accessibile né a cavalli né a fanti perché
scorre in una strettoia e si scava un letto
molto profondo, rendendo le rive come
sospese e incombenti da entrambi i lati”.
l’hanno accettata. A tale proposito, tre
documenti della Badia di Cava, redatti
intorno al Mille ,in cui il corso del Draco,
è seguito dalle sorgenti alla foce,
sembrano chiarire in modo definitivo la
sinonimia Draco/Sarno .Nel primo
documento del 1041, leggiamo di una
proprietà terriera nel luogo del Sarno,
“da questa parte del fiume Dragonteio.”
Nel secondo, del 1099, è citato un
monastero di S. Pietro(oggi frazione
omonima a destra del Sarno a nord di
Scafati),
situato
oltre
il
fiume
"Traguntiu".Il terzo documento del 994
riguarda un contratto di lavoro in
territorio stabiano fino al mare e fino al
fiume che è detto "Dracontio". Un
diploma di donazione alla chiesa di S.
Maria de Domno del 990 riporta
l'idronomo originario, cioè Sarno.
Si è discusso a lungo sull'idronomo
Draco tra gli storici: alcuni hanno
rifiutato l'identificazione col Sarno, altri
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Figura 7 Il Sarno e l'Agro Nocerino-Sarnese in origine (Fonte Internet)
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Figura 8 Antica stampa dell'area stabiana (Fonte Internet)
circolazione
sotterranea
e/o
semisotterranea
che
timidamente
riemerge insieme al risveglio della valle
dopo lo stato di desolazione della stessa
descritto
da
Plinio
in
seguito
all’eruzione del Vesuvio.
Ma perché Procopio di Cesarea fa
riferimento a un "filo d'acqua" che
corre tra due rive "sospese e incombenti
da entrambe i lati"? La risposta è che
forse si tratta di un corso d'acqua in fase
di riemersione, dopo secoli di
__________________________________________________________________________________________________________
Nella sua descrizione, però, Plinio ha
parlato del mare, dei pesci rimasti
sull'arena e non ha parlato del fiume.
Come mai ?Forse perché non era
importante? I resti archeologici del
borgo
marinaro
di
Pompei
ci
dimostrano
che
il
Sarno
era
importantissimo e non poteva essere
ignorato da Plinio. Infatti il fiume era
considerato una divinità e vi è in "un
magazzino (...), dipinta su un muro,
l'immagine del Sarno come penate".
Allora, se Plinio non ne parla e Procopio
parla di "filo d'acqua", probabilmente
vuol dire che il Sarno era scomparso
dalla geografia della Campania!?
_________________________________________________
Mistero!Fatto sta che il Dio che ha
dell’uomo,alla sua cupidigia, alla sua
arroganza e superficialità,e non ha più
nulla di divino
vegliato sulla valle ,l’ha nutrita con le
sue acque, che è sopravvissuto
all’eruzione del Vesuvio, che
ha
caratterizzato lo sviluppo e l’economia
dell’Agro nocerino-sarnese,ora è ridotto
ad un torbido e nauseabondo accumulo
di detriti e inquinanti grazie all’incuria
Salvatore Padovano
12
IL SARNO: L’ INQUINAMENTO
Il fiume più inquinato d’Europa
inSh ar e
Figura 9 Il Sarno inquinato di oggi
Il fiume Sarno, in Campania, detiene il
non pregevole titolo di fiume più
inquinato d’Europa. Michele Grimaldi,
del movimento “La primavera non
bussa”,
per dimostrare il grado
d’inquinamento ed il degrado del corso
d’acqua ha deciso di armarsi di
mascherina e tutone bianco per una gita
in barca a remi su un tratto del fiume
fino ad arrivare al centro della città di
Scafati, in provincia di Salerno.
riversano nel corso d’acqua i propri
scarti di lavorazione per evitare di
pagare le tasse sulla depurazione degli
scarichi,
nonché
dell’incuria
generalizzata
dei
cittadini,
che
riversano i propri rifiuti sulle sponde
del
fiume.
Ma
ad
aggravare
ulteriormente la situazione vi è lo stato
di inadeguatezza dei sistemi fognari del
comprensorio salernitano, che spesso
portano a scaricare i rifiuti organici
direttamente dalle case al fiume che
attraversa la città
Lo stato di attuale degrado del fiume è il
risultato di anni di scarichi illeciti delle
industrie della zona, che nottetempo
13
Emergenza Fiume Sarno
L’alto allarme sociale connesso all’
inquinamento del fiume Sarno deriva
dal fatto che il fiume, lungo 24
chilometri, insieme ai torrenti connessi
Solofrana e Cavaiola, attraversa tre
province campane e trentanove comuni.
L’emergenza ambientale del fiume
Sarno coinvolge una popolazione che
oscilla tra i settecentocinquantamila e il
milione di abitanti. Nel territorio
interessato si trovano i poli industriali
agroalimentare e conciario che sono
industrie traino per l’economia del
territorio ma anche la fonte più elevata
di inquinamento ambientale dell’intera
zona.
Golfo di Napoli, è una storia che, a più di
trenta anni di distanza, nonostante le
continue attenzioni riservate ad essa
dalle istituzioni, non è ancora giunta a
una conclusione.
Con il decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri del 14 aprile 1995
è stato dichiarato lo stato di emergenza
in ordine alla situazione socio
economica e ambientale che si è
determinata nel bacino idrografico del
fiume Sarno. Inizialmente, è stato
nominato Commissario Delegato il
Presidente della Regione Campania,
Antonio
Bassolino,
poi,
con
l’ordinanza del Presidente del Consiglio
dei Ministri n. 3270 del 12 marzo 2003,
la nomina di Commissario Delegato è
passata a Roberto Jucci.
La combinazione tra l’alta densità di
popolazione e la presenza di attività
economiche
altamente
inquinanti
ha creato una situazione ambientale di
estrema precarietà, che costituisce un
ostacolo per lo sviluppo dell’area. Il
gravissimo stato di degrado ambientale
infatti, oltre a rendere necessari
massicci interventi di riqualificazione,
soffoca le ricchezze naturali e storicoarcheologiche
di
questa
area,
rendendone impossibile lo sviluppo
socio-economico.
Il disinquinamento del fiume Sarno,
iniziato nel 1973 con il Progetto
speciale di risanamento dell’intero
__
I compiti affidati al nuovo Commissario
prevedono il completamento della
costruzione
del
nuovo
sistema
depurativo del Sarno, la progettazione e
realizzazione
delle
reti
fognarie
dell’intero bacino, il progetto e i relativi
lavori di dragaggio e bonifica dei
sedimenti del fiume stesso, dei
principali affluenti e canali, nonché
l’attuazione di specifici interventi sulle
aziende e sulle industrie presenti nel
territorio per ridurne l’impatto negativo
sull’ambiente.
14
Fiume Sarno Inquinato: tumori in aumento
Uno studio sulle acque del Sarno
dell'Istituto superiore di Sanità del
2002-2003 riporta una contaminazione
da batteri fecali circa 2 milioni di volte
superiore al limite per gli scarichi dei
depuratori e la presenza diffusa
di salmonella e persino del colera. Studi
epidemiologici approfonditi sulle
conseguenze
sanitarie
dell'inquinamento del Sarno sulla
popolazione locale non ne sono mai
stati fatti, ma i dati della Commissione
d'inchiesta parlano chiaramente di
aumento di patologie respiratorie,
tumori dell’apparato respiratorio e
urinario e persino della diffusione fra i
giovani del morbo di Parkinson.
Figura 11 Intervento di bonifica sul fiume Sarno
Figura 10 Carcassa di gatto nel fiume Sarno
15
tumori maggiore rispetto a quelli che si
trovano al sud" dice D'Arco. A creare
allarme è anche la tipologia del
carcinoma. Il numero dei malati al
fegato e alle vie urinarie supera
addirittura la media nazionale. "Mentre
al nord assistiamo a una progressiva e
costante
diminuzione
di
queste
patologie - dice D'Arco - in alcune zone
della Campania il trend è praticamente
opposto e la tendenza è destinata ad
aumentare". Secondo le previsioni
dell'oncologo, nei prossimi 5-6 anni
cresceranno i casi di tumori alla
prostata, alla vescica e al fegato. I motivi
sono da individuare nell'inquinamento
delle falde acquifere. "Da tempo le
strutture competenti hanno lanciato
l'allarme alle istituzioni. - denuncia
D'Arco -. E' chiaro a tutti che qui viviamo
in un ambiente più sfavorevole a causa
dell'inquinamento
delle
acque".
Il registro tumori di Salerno indica che
gli ammalati sono in costante crescita.
Sotto accusa è il fiume Sarno, ricettacolo
di rifiuti industriali e fogna a cielo
aperto. A fine marzo sono iniziati i
lavori di dragaggio di alcuni affluenti
come il canale Bottaro ma il colore
marrone e i miasmi insopportabili
indicano chiaramente che c'è ancora
molto
da
fare.
Figura 12 Sarno, inquinamento e allarme tumori (Fonte
Internet)
Maggior Rischio Tumori Lungo Il Sarno
C
hi abita lungo il corso del fiume Sarno
ha maggiori possibilità di ammalarsi
di tumore alle vie urinarie". Il dato
emerge dal registro tumori di Salerno, e ce
ne parla
Alfonso D'Arco, primario di
Oncologia all'Asl Sa1 che da anni si occupa
di
prevenzione.
Gli ultimi studi effettuati indicano un
aumento delle incidenze tumorali man
mano che ci si avvicina al fiume più
inquinato d'Europa. "I comuni che vanno
verso
il
Napoletano,
come
Sarno,
Scafati,Pompei, hanno un incremento dei
Ricerca di Maria Luisa Blasio e Santa Annunziata De Gennaro
16
IL SARNO: PER CONOSCERLO MEGLIO
Il Bacino Idrografico del Fiume Sarno
di questi due torrenti dopo la loro
confluenza nel territorio di Nocera
Inferiore. Per questo motivo la sua
denominazione è anche quella di "Alveo
Nocerino". Il reticolo idrografico del Sarno
è arricchito da un gran numero di altri
Il primo, fra gli autori antichi a riferire
l'informazione circa la navigabilità del Sarno, fu
il geografo Strabone: Νώληςδέ καί Νουκερίας
καί
'Αχερρών,
περίΚρέμωνα,
όμωνύμου
κατοικίας
έπίνειόνέστιν
παράτώΣάρνω
δεχομένωτάφορτία
ποταμώ
καί
ή
τής
Πομπαία,
affluenti secondari, per uno sviluppo
lineare complessivo di circa 1.630 km.
“L’intero reticolo idrografico è stato
oggetto nel tempo di interventi non sempre
καί
έκπέμποντι.(Nola,
Nocera e Acerra si servivano di Pompei come
porto e il fiume Sarno era utilizzato per il
da numerose sorgenti che emergono sui
bassi versanti occidentali
dei monti
Picentini a una quota di circa 30m sul
livello del mare, alle spalle della città di
condivisibili, quali il rivestimento degli
alvei e la trasformazione di tratti di alveo in
strade, la rettifica di anse, le derivazioni e
una serie di sbarramenti utilitari.
Dalle indagini svolte dalla competente
Sarno (SA), ai piedi della dorsale locale
Monte Sant'Angelo - Pizzo d'Alvano, di cui il
monte Saro è un'appendice. Le più
importanti sorgenti sono quelle che
alimentano il Rio Foce, il Rio PalazzoMercato e il Rio Santa Marina (spesso
erroneamente indicato nelle fonti con
l'idronimo
"Rio
San
Marino").
Questi corsi d'acqua concorrono a formare
Autorità di Bacino, risulta che 180 km circa
di alvei sono stati trasformati in vie di
comunicazione , mentre rimane allo stato
naturale circa il 70% dello sviluppo lineare
dell’intero reticolo La grande disponibilità
della risorsa “acqua” ha da sempre favorito
i suoi numerosi usi : idropotabile, agricolo
e industriale.
Le sorgenti più importanti di S. Maria la
il fiume Sarno propriamente detto che,
dopo un percorso complessivo di circa 24
km, sfocia nel Golfo di Napoli tra Torre
Annunziata e Castellammare di Stabia, di
fronte
allo
scoglio
di
Rovigliano
caratterizzato dai resti del Castello
d'ERCOLE, già citato da Strabone.Lungo il
suo decorso, il Sarno riceve da sinistra, in
territorio di San Marzano, l'Alveo Comune
Solofrana-Cavaiola che vi recapita le acque
Foce, di Santa Marina di Lavorate e di
Mercato e Palazzo sono state captate per
alimentare
l’Acquedotto
Campano
realizzato dalla Cassa per il Mezzogiorno; le
acque eccedenti vengono reimmesse nel
Sarno dallo stesso Acquedotto. Alla fine
degli anni ’60, il Consorzio di Bonifica, per
compensare in parte le carenze irrigue
provocate dalle captazioni alle sorgenti,
perforò
58
pozzi
strategicamente
traffico fluviale). Il fiume Sarno trae origine
17
ascendere a qualcosa come 10.000 e più il
numero di pozzi di vario tipo esistenti oggi
nella
piana
sarnese.”
distribuiti nella piana sarnese (ma anche in
parte
in
quella
solofrana).
A questi vanno aggiunti altri pozzi per uso
industriale
o
agricolo.
Un calcolo ragionato, in assenza di un
censimento aggiornato, peraltro difficilissimo
da eseguire per l’elevato abusivismo, fa
(
estratto
del
Doc.to
Conclusivo
Commissione Parlamentare d 'inchiesta
sulle Cause dell'inquinamento del Fiume
Sarno -approvato seduta del 12/04/ 2006).
Cosa rimane del Fiume Sarno?
Quante
sorgenti
compongono il corso?
Il Bacino del Sarno è suddiviso in tre province:
Napoli per il 29 % circa; Salerno per il 54 %
circa; Avellino per il restante 17 % circa. Alla
provincia di Avellino appartiene la fascia
montana ad est, nella quale ricade il polo
conciario di Solofra; alla provincia di Salerno
appartengono la fascia montana che delimita a
sud il bacino e la parte centrale dell'Agro
Sarnese Nocerino, nel quale ricade il polo agroalimentare;
alla
Provincia
di
Napoli
appartengono la fascia costiera e la zona
vesuviana.
I 39 più importanti Comuni che compongono il
bacino idrografico del fiume Sarno sono così
distribuiti:
· 18 I Comuni della Provincia di Salerno:
Angri, Bracigliano, Calvanico, Castel San
Giorgio, Cava de' Tirreni, Corbara, Fisciano,
Mercato S. Severino, Nocera Inferiore, Nocera
Superiore, Pagani, Rocca Piemonte, San
Marzano sul Sarno, Sant'Egidio Montalbino, San
Valentino Torio, Sarno, Scafati, Siano;
ne
“Sono ancora attive, ed assicurano il deflusso
minimo vitale del Fiume,soltanto le sorgenti di
Mercato e Palazzo che sgorgano a 100 m di
distanza l’una dall’altra nel pieno centro urbano di
Sarno.”
· 17 I Comuni della Provincia di Napoli:
Boscoreale, Boscotrecase, Casola di Napoli,
Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere,
Ottaviano, Pimonte, Poggiomarino, Pompei, San
Giuseppe Vesuviano, Santa Maria La Carità, S.
Antonio Abate, Striano, Terzigno, Torre
Annunziata, Trecase;
Figura 13 Bacino idrografico del Sarno (Fonte Internet)
· 4 I Comuni della Provincia di Avellino:
Forino, Montoro Inferiore, Montoro Superiore,
Solofra;
18
IL PARCO REGIONALE
La L.R. n. 24 del 29 dicembre 2005, pubblicata
sul BURC n.69 del 30/12/2005, ha istituito
l’"Ente Parco Regionale del Bacino Idrografico
del Fiume Sarno" e ne ha definito il territorio.
Inaspettati scorci naturali di straordinaria
bellezza caratterizzano la Foce del fiume
dell'antico popolo dei Sarrasti; lungo le sue
sponde si scoprono tesori come le
testimonianze preistoriche dei Comuni di
Poggiomarino e San Valentino Torio, i terreni
dei pomodori d.o.p. di San Marzano sul Sarno e,
ancora, prima dello sbocco a mare, le ricchezze
dell'antica Pompei e le benefiche acque delle
terme
di
Castellammare
di
Stabia.
Ricerca di Valerio Cirota e Alfonso De Rosa
Figura 15 Ponte sul fiume Sarno (Fonte Internet)
Figura 14 Canali di irrigazione alla sorgente del Sarno (Fonte Internet)
19
ricadute economiche fu quella delle “fusare”, una
sorta di laghetti artificiali destinati alla coltivazione
della canapa. Onde evitare fenomeni di esondazione
dovuti alla scarsa pendenza del fiume, già da allora
veniva eseguita una pulizia del fondo del corso
d’acqua a cura della città di Sarno, che consisteva
nel far scendere nelle acque fluviali una mandria di
bufale che con gli zoccoli agitavano il limo sabbioso
del fondale e ne facilitavano il trasporto verso valle
da parte della corrente.
IL SARNO: L’INCHIESTA
DELLA REDAZIONE
A cura della classe II A
“Lo studio di una comunità deve essere globale
rispetto alle complessità dei suoi aspetti” Questa
lezione di Bloch ci ha spinti ad intraprendere il
nostro studio sulla valle del Sarno, consapevoli che
l’apprendimento e l’approfondimento delle storie
locali siano parte integrante del processo di
formazione di noi giovani sia per la relazione tra
uomo e territorio che per la costruzione del senso
d’identità sociale. Nell’area di nostra competenza,
l’Agro nocerino-sarnese, la contaminazione del
fiume Sarno non solo riveste un problema di grande
rilievo, una realtà che bisogna conoscere e
affrontare, ma rappresenta uno stimolo per noi
giovani ad individuare e promuovere strategie
innovative atte alla protezione e valorizzazione
degli spazi sensibili, delle biodiversità, dei paesaggi,
delle risorse idriche e culturali del nostro territorio.
Dopo varie vicende che portarono a mutamenti non
sempre positivi del corso del fiume, il Sarno venne
rivalutato dai Borboni che, nella persona di
Ferdinando II, decisero di rendere navigabile il
corso d’acqua con una bonifica dei terreni e un
cambiamento del corso del fiume che costituì la
premessa per una ripresa economica del territorio
senza precedenti.
Il nobile e rispettabile passato del Sarno è
sottolineato anche da importanti testimonianze
letterarie napoletane dell’Umanesimo e del
Rinascimento, a partire dal Pontano e dal
Sannazzaro, nonché del Seicento.
Con raffinata eleganza nel ‘400 il Pontano parla dei
“campi felici per il dolce suolo tra le insenature di
Stabia e i recessi del Sarno” ( De amore coniugali),
mentre il Sannazzaro canta delle “ correnti del
Sarno e i campi opulenti”
La valle del Sarno si snoda tra le province di
Avellino e Salerno, in un territorio caratterizzato da
oltre 40.000 ettari di distesa forestale e da
numerosi torrenti che rendono quest’area il più
ricco serbatoio di acqua potabile dell’Italia
meridionale.La sua storia ha origini molto antiche:
lo storico Marco Onorato Serio ( Ad Aeneide, VII
738) ci ha tramandato l’informazione secondo cui i
primi abitanti della valle furono una popolazione
proveniente dal Peloponneso, e che furono loro a
chiamare Sarno il fiume e sé stessi Sarrasti. Il primo
fra gli autori antichi a riferire l’informazione circa la
navigabilità del fiume fu il geografo Strabone; Oschi,
Etruschi, Greci e Romani trasformarono la valle in
un immenso giardino, descritto e celebrato dagli
antichi e, al pari di altri fiumi, il Sarno fu adorato
come una divinità per il suo ruolo di promotore
della civiltà umana.
Nel ‘500 Luigi Tansillo cantava il Sarno come uno
dei luoghi ideali e cari, presso cui poteva
felicemente vivere e comporre i suoi versi mentre
nel ‘600 compare ne “ Lo cunto de li cunti” di
Giambattista Basile come luogo abitato da fate.
Ancora Giannattasio ne descrive la caratteristica
vegetazione nel seguente modo: “ Appaiono i campi
che col vago corso il Sarno bagna e le rive
ombreggiate colle verdi canne”.
Oltre alla pesca, all’irrigazione e al trasporto delle
merci, sin dal Medio Evo si ha notizia dell’esistenza,
lungo il fiume, di numerosi mulini; tuttavia l’attività
che più di altre caratterizzò il fiume per le sue
20
conseguenza, sono facilmente intuibili i rischi e gli
effetti che tali contaminazioni possono avere sulla
salute delle popolazioni locali. Per quanto riguarda
le attività industriali nel bacino del Sarno,
particolare interesse rivestono il settore conciario,
che si concentra nel cosiddetto polo solofrano, in
provincia di Avellino, comprendente 128 concerie, e
quello conserviero, di trasformazione del
pomodoro, con 98 imprese. L’inquinamento di
origine urbana, al pari di quello industriale, rende
ancora più drammatica la situazione per lo
sversamento di scarichi non depurati nelle acque
del Sarno, a causa dell’inadeguatezza e, in alcuni
casi,dell’assenza di reti fognarie e di sistemi di
depurazione nei diversi Comuni del bacino.
Cosa è rimasto di tutto ciò? C’era
una volta il Sarno…….
Infine, non bisogna trascurare la quantità d’acqua
prelevata dall’Acquedotto Campano nell’area delle
sorgenti per l’erogazione nelle zone in cui vi è
necessità, aggravando così l’inquinamento del
fiume, poiché, riducendo il flusso idrico dalla
sorgente, la percentuale di acqua inquinata non può
che prevalere su quella pura, diminuendo
drasticamente le possibilità di depurazione
naturale.
Per avere un quadro più completo della situazione
ambientale del Sarno è possibile suddividere il
fiume in tre zone, sulla base delle concentrazioni
dei principali parametri fisico-chimici e biologici
ottenute nei rilevamenti.
Figura 16 Detriti nei canali del Sarno (Fonte Internet)
…E ORA NON C’E’ PIU’
Ma è mai possibile che per questo fiume dal così
grande passato non possa esserci un futuro?
Per meglio intuire o introdurre qualsiasi discorso
ottimistico sul futuro del fiume Sarno è utile
comprendere almeno le principali cause del suo
inquinamento. Il degrado del Sarno è sicuramente
l’esempio più evidente della scarsa applicazione,
nel nostro Paese e nella nostra Regione in
particolare, delle norme riguardanti la tutela
ambientale e, in specie, di tutte quelle norme
riguardanti la difesa delle acque dall’inquinamento.
L’uso indiscriminato in agricoltura di pesticidi ad
azione antiparassitaria e dei fertilizzanti chimici
per migliorare la resa produttiva dei raccolti,
rappresenta in genere nella piana del Sarno una
cospicua fonte di inquinamento non solo delle
acque superficiali del fiume ma soprattutto di
quelle di falda. I dati riportati in letteratura hanno
evidenziato, infatti, che la quantità di pesticidi e
fertilizzanti utilizzata nelle attività agricole nella
piana del Sarno è più alta della media nazionale.
Figura 17 Grafico di monitoraggio tasso di inquinamento (Fonte
Internet)
Ciò fa ritenere che l’intero bacino acquifero del
Sarno sia ad alto rischio di contaminazione e, di
21
Se osserviamo il fiume alla sorgente, sembra ancora di rivivere le descrizioni degli antichi:dalle
pendici della montagna le acque sorgive scorrono chiare per circa 200m, e in esse si possono
Prelievi
distinguere trote ed anguille, mentre a pelo d’acqua è possibile osservare le papere sguazzare da una
Prov. Comune
sponda all’altra; sotto il pelo d’acqua la vegetazione è rigogliosa,
mentre sul fondoLocalità
la ghiaia si
presenta molto sottile e di un bel colore giallino. Il miracolo
del
fiume
pulito
dura,
però,
SA
Striano
A montepoche
conf. Canale
decine di metri. Nei successivi comprensori di Striano, S. Valentino Torio, Poggiomarino
e S.
Marino
Marzano, paese simbolo del pomodoro, si producono le gravi alterazioni dell’ecosistema fluviale,
Scafati
evidenti nel carattere melmoso e nell’odore nauseabondo cheSA
caratterizzano
le acque. S. Pietro
A valle di S. Marzano, confluiscono nel Sarno le acque dell’Alveo
Comune che nasce dall’abbraccio
SA
Scafati
A monte del paese
dei torrenti Solofrana e Cavaiola, le cui acque hanno caratteristiche più simili a quelle degli scarichi
NA
Pompei
A vallecome
conf. Mariconda
urbani che di corsi d’acqua. Lungo il letto del fiume, in particolare
in questa contrada,
un
tappeto sull’acqua melmosa, cresce una pianta particolare chiamata "Lemma" e ribattezzata dai
NA
Castellammare
di Ponte Via fonte dell'orto
contadini "lenticchia d’acqua" che ha una forte azione fitodepurante
e rigeneratrice, quasi che la
Stabia
natura cerchi di difendersi dalle violenze dell’uomo A partire dalla stazione ferroviaria di Scafati, le
NA costituiscono
Torre Annunzianta
Foce
fiume
acque del fiume diventano marrone e putride e le sue sponde
l’habitat
naturale
di
enormi ratti. Lungo i tratti melmosi, si osservano rifiuti e veleni di ogni genere scaricati
abusivamente. Accanto al Palazzo Comunale e alla Villa di Scafati, si ergono le chiuse del Sarno,
monumento nazionale, che macinano l’acqua. Quest’ultima, nonostante la grossa spinta, non riesce
mai a schiarirsi.
Ma il danno ambientale risulta ancora più evidente con gli Figura
apporti
del canale
Marna
e di Fosso San
18 Grafico
dati (Fonte
Internet)
Tommaso, che raccolgono le acque nere di oltre 200000 abitanti ed i probabili scarichi industriali di
decine di fabbriche insediatesi lungo gli argini. Il Sarno prosegue per poi arrivare, dopo circa 2 km,
alla foce nella frazione di Rovigliano del Comune di Torre Annunziata. Il Golfo di Napoli, in queste
condizioni, riceve un carico inquinante difficilmente smaltibile. Il Sarno è stato - forse unico tra tutti
i fiumi della Campania - oggetto di numerose indagini e campagne di monitoraggio, anche se a
carattere sporadico, sollecitate dalla perenne situazione di degrado in cui versa ed anche dal
possibile pericolo di rischi sanitari per la numerosa popolazione. La rete di monitoraggio ARPAC ha
previsto ben sette stazioni per il monitoraggio della qualità delle sue acque, sia per i parametri
chimico-fisici che per la componente biotica. Per ottenere un campionamento significativo ci si è
spostati lungo uno dei rami da cui prende origine il Sarno: l’Acqua della Foce, presso Striano. In
questo tratto il corso d’acqua in esame assume la morfologia tipica dei canali, con alveo stretto e
profondo, corrente lenta, notevole presenza di vegetazione acquatica. Lo Stato ambientale del fiume
nel suo complesso è ovviamente pessimo,e nulla ha a che vedere col Sarno cantato dagli antichi
poeti, che ormai non esiste più!
22
Val.
LIM
S.
40
65
55
55
40
40
C
L
EUROPEAN FOCUS
The case of Sarno River: effects of geomorphology on the environmental impacts.
Analysis of the morphological, geological and environmental characteristics of the Sarno River basin has
shown the present degraded condition of the area. Over the past thirty years, the supply of untreated effluent
of domestic, agricultural and industrial origin has ensured the presence of high concentrations of pollutants,
including heavy metals. The geological context of the catchment area has played a major part in determining
the current ecological conditions and public health problems: while human activity has modified the
landscape, the natural order has indirectly contributed to increasing the environmental impact.
The health situation is precarious as the basin's inhabitants feed on agricultural and animal products, and use
polluted water directly or indirectly. The hazard of contracting degenerative illnesses of the digestive or
respiratory apparatus, bacterial infections or some neoplasia has gradually increased, especially in the last five
years. Moreover, polluted basin waters flowing into the Bay of Naples increase sea water contamination,
thereby damaging tourism, public health and degrading the local littoral quality.
The overview presented shows how the environmental state of the Sarno River basin gives considerable cause
for concern. The basin's complex geomorphologic setting has a direct bearing on local environmental and
health conditions. The analysis of the available data demonstrates how the physical aspects of the area are
closely linked to the diffusion and concentration of the pollutants, and how the latter ones have a large
influence on the hygienic-sanitary conditions of the local population.
Specific interventions need to be undertaken to monitor and improve the chemical, physical and
microbiological conditions of water and sediments, especially in light of the geomorphological vulnerability of
the river basin.
According to the Enviromental British Survey
23
Strategie per la rinascita
SARNO:COME TI RESUSCITO
UN “DIO”
Può il Sarno rappresentare la Fenice del 2000 e rinascere dalle
sue ceneri? Facciamo dei progetti
Il primo passo per reimpossessarsi di un
patrimonio idrico di primaria importanza come
tuttavia, alcune difficoltà tecniche, a cominciare
dalla rimozione dei fanghi depositati sul fondo
ed intorno al corso d’acqua che richiedono,
oltre a massicce risorse finanziarie, anche
l’individuazione di un sito ove smaltire le
enormi quantità di detriti che verranno fuori
dal processo di bonifica.
Per quanto riguarda la depurazione vera e
propria del fiume bisogna ricordare che, in un
bacino suddiviso in vari distretti ognuno dei
quali composto da una rete e da un terminale
di depurazione, i benefici cominceranno a
vedersi solo quando saranno realizzati tutti i
progetti fognari e quando saranno funzionanti
a regime tutti i depuratori di tutti i comparti: è
per questo motivo che si rendono necessari
anche interventi alternativi, che consentano,
in tempi brevi, di utilizzare le poche risorse che
ancora sono disponibili permettendo il
riequilibrio dell’ecosistema.
Si potrebbero utilizzare, ad es., impianti di tipo
biologico; tali apparecchiature utilizzano
batteri saprofiti per la trasformazione della
materia organica, disciolta nell’acqua dei reflui,
in composti inorganici (essenzialmente fanghi
ad alto contenuto di sali di azoto e di fosforo).
Figura 19 Foce del fiume Sarno presso Castellamare Mare di
Stabia con vista dello scoglio di Rovignano.
il fiume Sarno, è procedere alla sua bonifica e
disinquinamento. Le strategie da applicare
sono a più livelli; innanzitutto,per far fronte
alle problematiche sinora descritte, l’11 aprile
2003 è stato siglato un Accordo di Programma
tra la Provincia di Salerno e la “Patto dell’Agro
S.p.A.” che istituisce un Osservatorio di
monitoraggio sul fiume Sarno.
Si tratta di una struttura tecnica, con sede
presso il Comune di S. Marzano sul Sarno, che
ha il compito di monitorare, con continuità, lo
stato ambientale. La presenza di un
Osservatorio sul processo di disinquinamento è
già un grosso passo in avanti in termini di
coordinamento e direzione. Permangono,
L’azione di recupero del fiume Sarno
permetterebbe la creazione di un vero e
proprio Parco del Fiume, che consentirebbe sia
la risalita di specie tipiche, come il muggine, la
trota
e,
soprattutto,
24
l’anguilla,
potrebbero permettere uno sviluppo positivo
dell’economia e, di riflesso, dell’occupazione.
IL FIUME SARNO FONTE DI OCCUPAZIONE
Si possono ipotizzare
diversi profili
professionali che intervengono sia nell’ opera
di recupero del fiume Sarno e delle ricchezze
ambientali del territorio, che alla rivalutazione
di prodotti e manufatti caratteristici della zona.
Figure professionali altamente specializzate
nella gestione e valorizzazione del territorio
potrebbero essere: esperti nella gestione
ambientale,
in interventi di ripristino e
risanamento, nel recupero e valorizzazione del
bene ambientale e paesaggistico, specialisti nel
settore agrario, promoter turistici e dei beni
culturali, tutte figure volte a razionalizzare e
monitorare il fiume, a consentire un corretto
smaltimento dei rifiuti e la valorizzazione del
territorio.
Figura 20 Anguille nei fondali marini (Fonte Internet)
ormai scomparse, sia il ripristino della
navigabilità, che potrebbe essere impiegato per
costituire importanti ed interessanti itinerari
attraverso tutte le attrazioni storicopaesaggistiche del territorio quali le recenti
scoperte a Langola di Poggiomarino. E’ stato
infatti portato alla luce un abitato protostorico
della Valle del Sarno definito anche la ''Venezia
del Sud'', costituito da un insieme di isolotti
creati dall’azione dell’uomo che anticamente ha
modificato l’ambiente palustre attraverso
imponenti interventi di canalizzazione, dando
vita ad isolotti delimitati da piccoli emissari del
fiume Sarno, sui quali la popolazione indigena
dei Sarrastri, citati anche nell'Eneide, costruì
delle capanne lunghe e strette.
Accanto
a
queste
figure
altamente
specializzate, si possono affiancare una serie di
attività e mestieri, antichi e moderni, tipici del
territorio, creare aree attrezzate e sfruttare le
infrastrutture presenti lungo il fiume Sarno.
La progettazione di un Parco del Fiume
rappresenta non solo una garanzia per il
controllo del territorio, ma implica anche
l’organizzazione di un sistema di mezzi e di
uomini che si occupi della manutenzione delle
sponde,con una ricaduta positiva anche sul
problema dell’occupazione e la possibilità di
nuovi posti di lavoro in una Valle che presenta
un preoccupante tasso di disoccupazione.
Possiamo ipotizzare una pista ciclabile, un
percorso di jogging e quello escursionistico,
un’area per la pesca sportiva,
La cura dei corsi d’acqua e delle zone
immediatamente vicine determinerebbe una
riduzione drastica dei danni causati dalle piene
e, quindi, una diminuzione considerevole della
distruzione delle colture circostanti il fiume,
considerate linfa vitale dell’economia locale.
La bonifica del fiume Sarno e del territorio
circostante, il recupero e la valorizzazione di
beni culturali, archeologici e naturali presenti
in maniera massiccia lungo tutta la Valle,
Figura 21 Attività sportive con Lontri (Fonte Internet)
25
aree pic-nic, un mercato con vendita diretta di
prodotti
artigianali
tipici
e
percorsi
enogastronomici. E’ possibile istituire una
struttura di accoglienza turistica attrezzata con
uno shopping center, un centro informazioni e
documentazione su flora e fauna locale, che
può anche rappresentare il punto di partenza e
di arrivo delle escursioni e delle passeggiate. Il
recupero del fiume potrà considerarsi totale
quando sarà almeno in parte navigabile, ad
esempio con i tipici “lontri”
agroalimentare,considerato uno dei punti di
forza del nostro territorio, di ritrovare e
promuovere gli antichi sapori delle produzioni
tipiche di questi luoghi, come il finocchio
sarnese, la scarolella ed il cavolfiore di Angri, la
cicoria spadona di S. Valentino,l’arancio e il
carciofo arrostito di Pagani,
il peperone gigante ed il prezzemolo di Nocera
Inferiore ,e di alcuni prodotti che hanno
ricevuto il marchio DOP quali il pomodoro S.
Marzano e il cipollotto nocerino.
La creazione del Parco e dei suoi percorsi può
avere un ritorno occupazionale ancora più
evidente se si pensa che non coinvolge solo
esperti, artigiani o addetti alla ristorazione , ma
anche personale di manodopera per la pulizia
delle varie aree e la manutenzione ordinaria
del verde,favorendo così l’impiego di così dette
“fasce deboli”, persone cioè a rischio di
emarginazione lavorativa
E cosa dire della “secca del bikini” o banco di
Santa Croce, antistante lo scoglio di Rovigliano,
Figura 22 Antico Lontro alla foce del Sarno
o anche con battelli per il trasporto turistico di
escursionisti e scolaresche; tutte le attività
elencate prevederebbero, inoltre, la presenza
di servizi e professionalità specifiche, il che
incrementerebbe l’occupazione, soprattutto
giovanile. Sempre nel parco possono essere
costruite delle aree naturali didattiche, e si
potrebbe ipotizzare un Museo delle arti e dei
mestieri, dedicato all’ antica cultura e civiltà
contadina.
Figura 24 Scenario sullo scoglio di Rovignano (Fonte
Internet)
alla foce del Sarno? Il Banco si trova a circa 700
metri di distanza dalla costa, proprio di fronte
alla foce di quel “Sarno” che sversa in mare il
suo carico di detriti, rifiuti e metalli pesanti;
eppure il sito, dichiarato "Zona a Tutela
Biologica" con un decreto del Ministero del
Figura 23 Ricetta a base di carciofi, piatto tipico dell'Agro
nocerino-sarnese
Di particolare interesse è l’idea della creazione
di percorsi enogastronomici; essa nasce
dall’esigenza di valorizzare il settore
26
1993, è una delle immersioni più belle del
Mediterraneo,vero Paradiso dei sub, oasi di
bellezza tra gli scarichi del fiume più inquinato
d’Europa.
Numerosi sono gli itinerari che ci possono far
conoscere ed apprezzare le bellezze di questo
posto, con le secche più estese e tante altre più
piccole, ma non per questo meno belle.In tale
zona, i biologi marini del CNR,
hanno
evidenziato la presenza di una ricca flora e
fauna marina che non ha risentito per nulla
dello stato di inquinamento in cui versa il fiume
Sarno e le acque che questi getta nel mare.
nella maniera più evidente: predatori e vittime
si lanciano in una danza affascinante, nuvole di
sarde si muovono all’unisono per sfuggire alla
cattura creando in questo modo delle scene
spettacolari tra miriadi di alghe fluttuanti e
spugne multicolori.I punti di immersione sul
Banco di Santa Croce sono numerosi, ma il più
suggestivo è la Secca principale, il cui cappello
è situato a circa 10 metri di profondità.
Già a questa profondità si trovano i primi rami
di Paramuricea clavata (gorgonia rossa) e rami
di Eunicella, mentre la parete della secca che
dai 18 metri sale fino al cappello sul lato
occidentale
è
tappezzata
di ParazoanthusAxinellae (margherite di mare).
Il vero spettacolo si presenta attraversando lo
spacco che taglia in due la secca: una grotta che
tocca la profondità massima di 37 metri, le cui
pareti sono tappezzate di colori e in cui,
osservando bene dentro gli spacchi, si trovano
gamberi, galatee, cipree e tanti altri abitanti del
mare che preferiscono le zone buie. Nelle
giornate di buona visibilità, le due "finestre",
poste nella parte alta dello spacco e contornate
di gorgonie, lasciano filtrare la luce del sole,e
dalla fantasmagoria di colori che ne deriva
emergono tanti piccoli personaggi. Senza
dubbio questo è il punto più colorato e abitato
Figura 25 Pratica subacquea presso la secca del Bikini
(Fonte Internet)
Infatti hanno ritrovato nei pressi dello Scoglio
di Rovigliano molte specie animali e vegetali
che si credevano estinte in quel tratto marino.
L’incontaminazione della flora e fauna marina e
la corrispondente presenza di un sito di
notevole interesse archeologico come lo
Scoglio di Rovigliano, rendono la zona della
foce
del
Sarno
un
tratto
marino
incredibilmente utile per lo sviluppo di attività
di immersione , che unisce valenze culturali e
ricreative.
In questo piccolo paradiso naturale si può
osservare tutto quello che offre il nostro mare,
e già dai primi metri si resta rapiti dai colori e
dalla vita che lo anima. La temperatura non
scende mai sotto i 13° anche nei periodi più
freddi, ma è da maggio a novembre che il Banco
offre la sua immagine migliore, poiché è in
questo periodo che il ciclo della vita si esprime
Figura 26 Flora subacquea presso la secca del Bikini (Fonte
Internet)
del sito: enormi ventagli di gorgonie
circondano i subacquei; le pareti offrono tutto
quello che il nostro Mare ci sa dare e non sono
difficili gli “incontri ravvicinati” con i grossi
esemplari nei periodi di caccia; nelle tane si
27
trovano facilmente gronghi di notevoli
dimensioni, murene, musdee, gattucci, saraghi
e
non
mancano
le
grosse
cernie.
Si resta incantati nell’ osservare i magnifici
rami di GerardiaSavaglia (il falso corallo nero)
e, risalendo fino a raggiungere il cappello della
secca, si assiste allo spettacolo della natura che
è la lotta per la sopravvivenza: enormi banchi
di sarde che si muovono all'unisono per
sfuggire ai grossi predatori quali palamiti e
dentici!
Valorizzare quest’area tanto meravigliosa
quanto insospettata permetterebbe anche di
promuovere attività capaci di avvicinare
soprattutto
i
giovani
alla
scoperta
dell’ambiente che li circonda. Infatti si
potrebbero attivare dei corsi di immersione,
organizzati da istruttori professionisti, che
abbiano lo scopo di valorizzare le acque del
bacino del Sarno ma anche la capacità di creare
degli importanti momenti di socializzazione tra
ragazzi.
Tutti gli interventi ipotizzati mirano ad un
utilizzo razionale ed ecocompatibile delle
enormi potenzialità della risorsa fiume,
incentrato su un processo graduale di
riappropriazione del territorio e soprattutto
potrebbe ospitare sagre e fiere dedicate, che
possano rilanciare il territorio e richiamare,
con opportune campagne di marketing e
comunicazione, un pubblico regionale e oltre;
si profila in tal modo un ventaglio di
opportunità lavorative anche per giovani
promoter di beni culturali, ambientali e
paesaggistici. Dalle tante attività ludiche,
imprenditoriali e culturali prende slancio una
rinascita socio economica ad ampio raggio nel
rispetto della Natura e del patrimonio che
quotidianamente ci regala.
Figura 28 Flora e fauna subacquea presso la secca del Bikini
(Fonte Internet)
Fabio Schiavone,Gerardo Costiero e Luigi Iervolino
Figura 27 Flora e fauna subacquea presso la secca del Bikini
(Fonte Internet)
della risorsa fluviale da parte dei cittadini, i
quali attraverso tali attività potranno godere di
enormi benefici dal punto di vista economico,
ambientale e anche dal punto di vista
prettamente sociale
In quest’ottica di promozione del territorio ,
soprattutto nella bella stagione l’area del Parco
28
L’INtervIsta
LE “IPSAR-IENE” ALLA RISCOSSA
Le ragazze della IIa e IId scendono in campo a scafati per
intervistare i passanti.
All’IPSSEOA “Marco Pittoni” di Pagani(SA), gli alunni della IIA, con l’aiuto dei loro insegnanti e
la collaborazione dei compagni di altre classi, sono impegnati in un progetto riguardante il
fiume Sarno . Cosa ne pensano gli abitanti dell’Agro delle condizioni attuali del fiume? Che
ricordo ne hanno le vecchie generazioni?
ANDIAMO AD INDAGARE!
Siamo in località Scafati(SA), cittadina attraversata dal Sarno,che più di tutte risente dei disagi
provocati dall’inquinamento del fiume. Inizia l’intervista!
Sig,ra Alfonsina
-Sig.ra Alfonsina, cosa ne pensate del fiume Sarno oggi e nel passato?-E’ una vicenda vecchia quanto il mondo, nel senso che se ne parla sempre ma non si risolve
mai niente!-Vorreste il Sarno di una volta? E cosa si poteva fare tempo fa nel fiume? Si poteva anche
pescare?- Certo!Innanzitutto c’era l’ammariello,che era un pesce di acqua dolce, unico e molto usato
nella cucina. Il fiume era una fonte di economia per tutte le persone che abitavano lungo il
fiume e se ne servivano per irrigare oltre che per pescare. Adesso invece il fiume non solo è
nocivo, ma straripa spesso distruggendo il raccolto. Un’altra tipicità importante erano le
anguille del Sarno, famose dappertuttoSig, Mario
-Io sono di Pompei, ma vengo a Scafati tutti i giorni, attraverso il fiume che è tutto sporco e
non si può guardareSig. Gaetano_
- Cosa ne pensa del fiume Sarno di ieri e di oggi?Una volta nel Sarno si poteva anche pescare, si prendevano le anguille, adesso…è una fogna !-Le autorità stanno facendo qualcosa per questo fiume?
29
-No, pensano ad altro..sono schietto, scusate, ma è la realtà, non stanno facendo nulla di
concreto.- E’ vero che ,da piccoli, vi facevate i bagni nella acque del fiume?- Si, è vero; anche se non sono originario di qui(Scafati, n.d.r,) venivo spesso da ragazzo perché
Figura 29 Intervista degli studenti ad un cittadino di Scafati
si potevano fare i bagni- Sig. Gerardo, vorreste il Sarno di una volta?- Si, perché una volta era pulito, pulito al massimo. –
- Le autorità stanno provvedendo alle vostre attuali esigenze? Cosa stanno facendo per
migliorare il fiume?30
-Per il momento non abbiamo visto niente ancora- Ma hanno spiegato quali provvedimenti vorrebbero prendere?-Si, hanno accennato che vogliono pulirlo…-In che modo?- Togliendo l’immondizia che c’è dentro ….non lo so-Che disagi provoca il fiume?–
-Si allaga Scafati, l’aria è pesante e maleodorante, è una “fogna a cielo aperto”. Io abitavo
proprio sul fiume una volta, ed era tutta un’altra cosa.-Cosa potavate fare nel passato?- Ci facevamo i bagni e poi pescavamo e andavamo a vendere il pescato, noi ragazzini di 7 – 8
anni. –
- Il colore del fiume era totalmente diverso?
- Diverso proprio, era limpido e pulito.
Sig. Alfonso
- Possiamo fare qualche domanda riguardante il fiume Sarno?
E’ uno schifo! Non si vede?
- Voi in passato cosa facevate nel fiume?
- Quando ero piccolo c’era un fiume così bello che si pescavano le anguille, adesso è diventato
proprio un…..come dire….inquinato.
- E le autorità fanno qualcosa?
- certo, si prendono i soldi e poi… guardate voi stessi!
- Io vorrei tanto che in questo fiume si potesse tornare a pescare come in passato.
Non è finita qui!
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Intervistiamo le Autorità!
Figura 30 Intervista presso il Consiglio Comunale di Scafati
- Quali sono le problematiche del fiume Sarno?
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Purtroppo le problematiche del fiume Sarno sono tante. E’ il fiume più inquinato d’Europa e si
trova in questo stato ormai da diversi anni. Questo perché in questa parte del territorio c’è
stata una crescita abnorme senza la creazione di infrastrutture adeguate; nel territorio manca
la rete fognaria, ad esempio, le fabbriche non riescono a scaricare dove dovrebbero i rifiuti
perché mancavano i depuratori, mancava la rete fognaria, mancavano i collettori; addirittura
anche le civili abitazioni scaricavano e scaricano direttamente nel fiume Sarno. Oggi la
situazione sta un po’ cambiando perché si stanno realizzando le infrastrutture che servono,
soprattutto rispetto alla rete fognaria. Purtroppo la soluzione del problema non è risolvibile
dai singoli Comuni è commissariale ( attualmente dott. Cioffi ndr). I singoli Comuni possono al
momento reperire i fondi che mancano per la realizzazione di una rete fognaria, accelerare i
lavori di drenaggio, rallentati dalla presenza di tracce di amianto nel Bottaro, affluente del
Sarno, che richiede uno smaltimento particolare. Realizzata la rete fognaria, dragati il Bottaro
ed il fiume Sarno, completati i collettori, possiamo dire che il fiume è pulito.Le dichiarazioni delle autorità lasciano intendere che la soluzione al problema è difficile e
complessa, richiedendo la collaborazione e la sinergia di diverse istituzioni; d’altra parte, altri
fiumi europei sono stati oggetto di interventi di bonifica tali da recuperare il danno ambientale
e rivalutare aree degradate. L’esempio di queste realtà ci invita a ben sperare. MA FACCIAMO
UN PO’ DI CONTI…
Troppe spese per pulire il fiume Sarno
Già spesi 120mila euro per la gestione dello
sgrigliatore in prossimità del fiume Sarno.
L’impianto per tenere pulito il corso
d’acqua in media costa al Comune più di
30mila euro all’anno così come stabilito da
alcuni
accordi
intercorsi
tra
le
amministrazioni di Angri e Scafati nel
2009, durante la presenza commissariale.
piano di gestione da parte dell’azienda
speciale cittadina Angri Eco Servizi.
Attraverso un protocollo di intesa vennero
anche ripartiti i costi del funzionamento
dell’apparecchiatura “nella misura del 30%
per l’Acse e per il 70% per Angri Eco
Servizi”, secondo quanto è scritto nell’atto.
In sostanza l’Acse fattura direttamente al
Comune le proprie spettanze in cambio
della gestione dell’impianto. In particolare
per il 2012 l’esborso per le finanze
cittadine è stato pari a circa 37mila euro:
un importo maggiore rispetto agli anni
passati. In quattro anni dal 2009 al 2012 il
funzionamento dell’infrastruttura è costata
almeno 120mila euro, denaro stanziato in
bilancio e con il quale sono state pagate le
competenze previste a favore dell’azienda
scafatese che in assenza dei versamenti
dovuti non può garantire il funzionamento
dell’impianto. La questione ambientale
tende sempre più a rivestire un ruolo
La gestione dell’impianto è a cura dell’Acse,
un’azienda municipale scafatese che a tal
fine riceve i pagamenti da Palazzo di Città.
Tecnicamente l’impianto è denominato
intercettatore di macroinquinanti ed è
stato realizzato su di un canale nel
territorio angrese, nelle immediate
adiacenze del ponte di via Galileo Ferraris
nel comune di Scafati. L’obiettivo è il
superamento dell’emergenza ambientale
legata al corso d’acqua più inquinato
d’Europa. La gestione e la manutenzione
dell’impianto è a cura della spa scafatese,
sebbene ci sia stata una condivisione del
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principale nel dibattito politico degli enti
locali. In questo caso si tratta del denaro
occorrente per ridurre la presenza di
sostanze inquinanti nel Sarno, ma a quale
prezzo!
Enza Avino. Anna Annarumma e Margherita D’Aniello
FOTO-REPORT
Il Rio Santa Marina:un Paradiso
non ancora perduto
Questo piccolo ramo del Sarno custodisce ancora una natura
incontaminata
Con le nostre Prof di Chimica e Italiano siamo
andati alla scoperta del Rio Santa Marina, un’oasi
incredibilmente ancora vergine nell’inferno di
rifiuti del fiume Sarno. Qui abbiamo trovato ad
accoglierci i membri dell’Associazione “La Rana e
il Rio”, da tempo custodi di questo piccolo angolo
di Paradiso, che ci hanno portato in canoa lungo il
fiume per farci godere delle sue bellezze e delle
specie protette ancora presenti. Rane italiche,
gamberetti di fiume, gallinelle di mare, folaghe, ci
hanno accompagnato tra i canneti, mostrandoci
che la Natura può sconfiggere l’uomo e
sopravvivere alla sua opera di devastazione, e
riportandoci al Sarno di una volta , quando era
un meraviglioso fiume e le sue acque erano
ricche di pesci, le donne ci lavavano i panni e le
persone si facevano il bagno. Abbiamo fatto
anche dei prelievi d'acqua, che saranno analizzati
e confrontati con i campioni prelevati nelle aree
del fiume a forte inquinamento, per indagarne la
composizione e sottolinearne le differenze
attraverso
l’analisi
comparativa.
Figura 31 Cartina della penisola sorrentina (Fonte "Rana&Rio")
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Figura 33 Folaga
Figura 32 La Prof.ssa I. Beahr dopo una gita in canoa sul Rio Santa Marina
Figura 36 Scenario fluviale del Rio Santa Marina
Figura 34 La Prof.ssa M.E. Di Lieto in canoa sul Rio
Santa Marina
Figura 35 Oasi naturalistica sul Rio Santa Marina
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Figura 37 Gallinella d'acqua
Figura 39 Gamberetto di fiume (fonte Rana&Rio)
Figura 38 Navigazione con il Lontro (fonte Rana&Rio)
Figura 41 Spinarello (fonte Rana&Rio)
Figura 40 Biscia (fonte Rana&Rio)
Figura 42 Rana italica (fonte Rana&Rio)
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ARTE E CUCINA
DEDICATO A….Filastrocche,
racconti,
ricette inedite ispirate al e dal Sarno .
Il Sarno, fonte d’ispirazione: per noi
dell’Agro nocerino-sarnese, il fiume
rappresenta una “musa” a cui rapportarci,
identità avvilita ma ancora vitale di un
territorio che amiamo, la cui appartenenza
ci inorgoglisce e ci stimola alla denuncia, al
recupero, alla rivalutazione di quei beni
che fanno di questa terra qualcosa di unico
ed inimitabile.
LE FILASTROCCHE – in collaborazione con i compagni della II Z
L’origine del paese è collegata alla costruzione del canale “Conte di Sarno”; i lavori iniziarono nel
1592 e lo scopo dell’opera era quello di rifornire di acqua i mulini e le terre di proprietà della
famiglia Tuttavilla. I lavori furono commissionati dal conte di Sarno , Muzio Tuttavilla.
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Figura 43 Lavandaie lungo il Sarno (Fonte Internet)
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Il Racconto -
in collaborazione con i compagni della II V
I veri Killer
Bimbo mio stasera ti racconto una storia bella ma
triste; spero che un giorno,quando la racconterai
ai tuoi figli,possa cambiarle il finale in modo che
questo racconto diventi non solo bello ma anche
lieto.
C'era una volta un bellissimo serpente argentato
che ogni mattina, scendendo dalle pendici del
monte Saro, attraversava lussureggianti
giardini e verdi pascoli.
Durante questo percorso che lo conduceva fino al
Golfo Napoletano, proprio di fronte ad un
fantastico scoglio del Golfo di Stabia, salutava
pettirossi ed oche,mucche e cavalli,conigli e lepri.
Tutti traevano forza e vita non solo da lui ma
anche da altri suoi amici serpenti che,grandi e
piccoli che fossero,brillavano sotto il sole come se
fossero il miracolo di unirsi e trasformarsi in un
serpente sempre più grande e ricco di vita.
Al suo passaggio lo salutavano e
benedicevano,tutti gli volevano bene:agricoltori,
pescatori, allevatori e persino industriali traevano
da lui benefici. Portava con sé amiche
trote,anguille e rane,dissetava terre riarse dal
sole,dava sollievo e refrigerio a chi lavorava,uomo
o donna che fosse,ed,infine,con la sua immensa
forza,riusciva a far muovere i pesanti ingranaggi
dei mulini a lui vicini.
Insomma era amato e soprattutto rispettato da
tutti e lui con tutti era buono e ricco di doni.
Ma l'incanto si ruppe.
Un brutto giorno il bel serpente si accorse che le
sue scaglie non riflettevano più la luce del sole;i
suoi amici serpenti,deviati o prosciugati,lo
abbandonavano forzatamente,sostituiti da asfalto
e cemento.
La gente,al suo passaggio,non accorreva per
trarne benefici e forza ma si ritraeva schifata e
inorridita per la puzza che emanava e per lo
spettacolo di morte e desolazione. Eppure non si
era accorto che,negli anni, tanti piccoli mostri,
blandendolo con l'inganno, erano riusciti a
sfruttare la sua forza e,per portare lontano da loro
liquami e score,alla fine lo avevano avvelenato.
Oggi il serpente buono è definito killer,ma i veri
killer sono in realtà dei mostri a capo di quelli più
piccoli. Il loro aspetto è deplorevole,hanno due
piedi su cui si allungano due gambe a cui è retto
un busto e da cui liberamente si estendono due
braccia che terminano con cinque dita di varia
lunghezza;sulla sommità del busto c'è una testa
tonda con due orecchie,un naso,una bocca e due
occhi spalancati che, con quotidiana
indifferenza,assistono alla sua lenta agonia.
DRAGONE VECCHIO E MALATO
Oh fiume Sarno,un tempo lodato,
da tutti noi venivi rispettato,
ora sei solo ricordato
come un dragone vecchio e malato.
Per le tue acque splendidi e chiare
popoli e genti si son fatti ammazzare.
Lungo il tuo corso a tutti davi vita
ora non sei che una brutta ferita.
Fogne,schiume e vischiosi bitumi
gettano in te canali e fiumi
e nel tuo letto così rovinato
trovo sacchetti che vi hanno gettato
Ora sei detto il fiume più infetto
di questo popolo sporco ed inetto.
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Le Ricette in collaborazione con i compagni della III H
‘’TIMBALLO
DEL
LONTRO’’
Ingredienti( per 6
persone)
-Impasto di patate:
500 gr di patate
150 gr di parmigiano
reggiano
1 uovo
Sale e pepe q.b
-Per il ripieno:
1 kg di friarielli
4 salsicce
Burro q.b
1 provola di circa 200 gr
D.O.P affumicata
Pan grattato q.b
Pomodorini pachino
Figura 44 I compagni della III H nel laboratorio di cucina
Procedimento
In una casseruola lessare , sbucciare, schiacciare le patate.
Aggiungere sale, uova, parmigiano grattugiato e mescolare tutto.
Aromatizzare con il pepe. In una padella con aglio e olio stufare i friarielli precedentemente puliti.
In un’altra padella rosolare le salsicce sbriciolate. In uno stampo imburrato e panato con il pan
grattato, fare uno strato di patate, un altro di friarielli e un altro di salsiccia e provola tagliata a
fette.
Ricoprire con un ultimo strato di patate e panare con il pan grattato.
Aggiungere una noce di burro e infornare per 40 minuti a 180°.
Servire con guarnizione di pomodorini pachino.
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’’BISCOTTI
DEL SARNO’’
Ingredienti
5 uova
300 gr di zucchero
1 kg di farina
500 gr di burro morbido
Vanillina
Granella di nocciole di
Giffoni
Cioccolato (gocce)
Pizzico di sale
Corn- flakes
Figura 45 Preparazione dei biscotti del Sarno
Procedimento
Su un tavolo da lavoro disporre a fontana farina, vanillina e zucchero e inserire le uova e il burro.
Amalgamare il tutto e aggiungere la granella di nocciola, gocce di cioccolato e un pizzico di sale.
Si otterrà un composto compatto. Staccare dal composto piccole polpette di impasto e creare
delle palline.
Avvolgere le palline nei fiocchi di mais. Disporle su una teglia rivestita di carta forno e infornarla a
250° per 5-10 minuti.
Lasciar raffreddare i biscotti e spolverarli con zucchero a velo(facoltativo)
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‘’MILLEFOGLIE
DEI
“SARRASTI”
Ingredienti (per 4) :
1 cipollotto
250 gr mozzarella DOP di bufala
campana
500 gr baccalà
250 gr cacio-ricotta
2 pomodori rossi DOP di
S.Marzano
1 dl olio extravergine
1 dl olio di semi di girasole
50 gr capperi
120 gr olive nere di Gaeta
basilico a foglie
Figura 46 Piatto finito della "Millefoglie dei Sarrasti"
Procedimento
In una casseruola stufare il baccalà da entrambi i lati con olio d’oliva e basilico.
A parte tagliare a fette i pomodorini e tritare i capperi e le olive.
In una teglia da forno assemblare a strati il baccalà, i pomodorini , il trito, la mozzarella tagliata
precedentemente a dadini, altro strato di pomodoro.
Cuocere la millefoglie al forno per circa minuti a 200°.
Friggere a parte il cipollotto tagliato a rondelle finissime in olio bollente e aggiungerle sulla
millefoglie per decorare il piatto.
Guarnire con scaglie di cacio-ricotta.
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‘’DRINK DEL DIO
SARNO’’
Ingredienti
1 carota
1 cipollotto nocerino
2 pomodori
Mezzo finocchio
1 ramo o gambo di sedano
2 cl di sciroppo di glucosio
Figura 47 Esempio di Drink del dio Sarno
Procedimento
Inserire tutti gli ingredienti nel mixer o centrifuga e frullare per alcuni secondi.
Servire in un bicchiere tumbler alto con un gambo di sedano, ghiaccio e straw.
Figura 48 Foto di gruppo della classe III H con il Prof. F. Mancieri e la Prof.ssa M. E. Di Lieto
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VALORI NUTRIZIONALI
Timballo del Lontro
Biscotti del Sarno
Questa portata rappresenta un
ottimo secondo piatto con una
quota glucidica bassa che potrebbe
essere integrata da un primo piatto.
Essendo un secondo, chiaramente
presenta un elevato contenuto
proteico, mentre la quota lipidica è
data principalmente dalla salsiccia,
burro, parmigiano e provola.
La particolarità di questi biscotti è
data sicuramente dalla fragranza
particolare dovuta alla presenza di
Corn Flakers.
Molto basso è il contenuto di glucidi,
tenendo conto che si tratta di un
dolce, mentre la quantità di
colesterolo è un po’ elevata per la
presenza di uova e burro fra gli
ingredienti.
Considerando la natura degli
ingredienti, possiamo rilevare che la
presenza di colesterolo risulta
accettabile e al di sotto della norma
se nella giornata non prevediamo un
altro pasto a componente lipidica di
origine animale.
Chiaramente le calorie, pari a 141
kcal a biscotto, risultano alte, ma uno
strappo alla regola è concesso,
considerando che tre biscotti
rappresentano una quantità
sufficiente a deliziare il palato.
Le calorie, pur risultando, un po’
elevate non sono eccessive.
Notevole è la presenza di Sali
minerali quali Calcio, Fosforo, Ferro,
Potassio, Selenio e Zinco ed è
rilevante la quota di Vitamina A, B1,
B2, E, K.
Millefoglie dei Sarrasti
Questa pietanza rappresenta
un’ottima seconda portata di un
pasto comprensivo di un primo
piatto.
Nettare del Dio Sarno
La quota glucidica è quasi assente ma
potrebbe essere integrata dal primo.
Elevata la quota proteica, mentre la
quota lipidica è data principalmente
dalla mozzarella e cacio-ricotta.
Questo Drink rappresenta un’ottima
bevanda dissetante.
La quota glucidica è molto contenuta,
mentre è elevata la presenza di fibra
alimentare. I lipidi sono trascurabili e
le proteine sono esclusivamente di
natura vegetale, quindi a basso
valore biologico.
Considerando la natura degli
ingredienti possiamo rilevare che la
presenza di colesterolo risulta anche
al di sotto dei limiti accettabili.
L’energia totale è di 103 kcal, ma è
da evidenziare l’elevata presenza
delle Vitamine A, C, E che assicurano
le note proprietà antiossidanti.
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Notevile è la presenza di Sali minerali
quali Calcio, Fosforo e Ferro ed è
presente anche una quota rilevante
di Vitamina A, B1, B2.
REDAZIONE
CLASSE II A
CLASSE III H
DIRETTORE
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Prof.ssa ISABELLA BEHAR
Prof.ssa MARIA ERMELINDA DI LIETO
REDATTORI
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AMATO SANTOLO
BLASIO MARIA LUISA
CARABET ROXANA ANDREA
CIROTA VALERIO
COSTIERO GERARDO
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DE GENNARO SANTA ANNUNZIATA
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COLLABORAZIONI
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PROF. SSA CLOTILDE SALZANO: lettere II V
PROF.SSA M. VIRGINIA DE ANGELIS: inglese
COLLABORAZIONI
PROF. GIOVANNI RUMMA: scienze degli
alimenti
PROF. FRANCO MANCIERI: pasticceria
Si ringraziano per la partecipazione i compagni ed i docenti del Biennio Sez. V, Z, D e i
componenti dei Consigli di Classe II A e III H.
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