Bolle di Sapone AnnoXVII N1 - Istituto Nievo

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Bolle di Sapone AnnoXVII N1 - Istituto Nievo
1
Anno XVII- N° 1
GIORNALINO della Scuola Media “NIEVO-MATTEOTTI” plesso di C.so Sicilia, 40 TORINO
Scrivere che
passione: favole,
miti, riflessioni,
racconti e poesie.
Interviste: i genitori ci
raccontano
le
loro
professioni
Vita di scuola: dai grandi successi
sportivi ai…tribunali!
Cari amici di
Lingue: non solo inglese, ma
tanto spagnolo!
Bolle di Sapone,
noi che non siamo superstiziosi, inauguriamo il 17° anno del nostro giornalino
avendo felicemente superato anche tutte le profezie dei Maya e dei vari profeti di
sventura. Certo sono tempi di crisi, di tagli per tutti: soprattutto il mondo della
scuola ne risente pesantemente. La classe politica dovrebbe finalmente rendersi
conto che il futuro di un Paese consiste nella preparazione che si offre ai giovani :
ma in Matteotti non ci arrendiamo e abbiamo capito che “l’unione fa la forza”!
Quindi grazie a chi collabora: ragazzi che scrivono, docenti che “fanno scrivere”,
genitori che
si lasciano intervistare e che collaborano ad impaginare, le
fantastiche Maria Clotilde ed Enza che si occupano della stampa. Più che mai,
abbiamo bisogno del contributo di tutti. Scrivete…e continuate a leggerci!
Claudia
1
I GENITORI SI RACCONTANO
Viaggio tra le professioni
Spesso, parlando di orientamento, i docenti si accorgono che molti ragazzi non
conoscono neppure il percorso di studi che ha portato i propri genitori a svolgere le
rispettive professioni. Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, nascono o
spariscono
continuamente
figure
professionali,
quindi
risulta
arduo
offrire
indicazioni ai nostri alunni che stanno per compiere la difficile scelta di un corso
di istruzione superiore. La nostra scuola punta soprattutto sull’informazione.
Offriamo loro una maggiore conoscenza e consapevolezza dei punti di forza e dei
limiti di ognuno attraverso letture, attività mirate e discussioni, lo svolgimento di
test attitudinali, i consigli orientativi forniti dai docenti di classe. Inoltre vengono
presentati in appositi incontri i diversi percorsi di studio e sono offerte informazioni
sulle scuole superiori presenti sul territorio.
Questa volta vogliamo servirci anche di Bolle di Sapone. Per questo ho chiesto ad
alcuni ragazzi della 2 C di intervistare i propri genitori. Più che
fredde
informazioni, speriamo così di trasmettere sensazioni e sentimenti. E chissà che
leggendo le parole appassionate con cui questi professionisti hanno descritto i propri
studi, la propria realtà lavorativa e anche i propri sogni, qualche ragazzo non si
riconosca e decida di seguirne le orme.
La referente all’Orientamento
Prof. Claudia Bocca
l'analista programmatore
Potresti raccontarti brevemente ai lettori del nostro giornalino scolastico? Innanzi tutto, qual
è stato il tuo percorso di studi?
Sono un perito in telecomunicazioni. Ho frequentato l'Istituto Tecnico Industriale e mi sono
diplomato in telecomunicazioni, quindi mi sono iscritto all'Università, corso di laurea in
Informatica, ma non ho conseguito la laurea per pochi esami.
Sei soddisfatto del percorso di studi che hai scelto oppure, visto con la tua attuale esperienza,
pensi che un'altra scelta ti avrebbe aiutato di più?
Sono comunque soddisfatto.
Quando hai deciso la tua attuale professione? Era già una tua passione o si è trattato di una
“vocazione” nata nel tempo? O per caso?
Negli anni Ottanta, con l'avvento degli home computer, è nata la mia passione per l'informatica.
Ci racconti quali sono state le “tappe” del tuo percorso professionale?
Mentre ero iscritto all'Università presentai il mio curriculum ad un paio di ditte ed entrambe mi
proposero l'assunzione; scelsi la più grande e dopo un mese iniziai a lavorare in Olivetti come
consulente esterno. Dopo pochi mesi la mia azienda mi mandò in Fiat, dove rimasi per circa due
anni come programmatore di software per la diagnosi delle centraline elettroniche montate sulle
auto. Poi cambiai lavoro passando ad un'azienda milanese, dove mi occupai di personalizzazioni di
software gestionale; quindi, dopo circa un anno, cambiai nuovamente ed entrai nell'azienda per cui
lavoro ancora adesso, dove mi occupo dello sviluppo di applicazioni ed integrazioni con navigatori
su computer palmari (PDA).
Quali sono le caratteristiche che ritieni essenziali per svolgere la tua professione?
La flessibilità, la creatività, la capacità di apprendere e studiare sempre cose nuove, la conoscenza
della lingua inglese.
Quali ritieni che siano gli aspetti più positivi e gratificanti della tua professione?
Creare un prodotto nuovo di cui si segue tutto il processo di produzione: l'analisi, il progetto, la
realizzazione e il rilascio; il fatto di sapere che certe aziende hanno scelto la mia soluzione software.
E quelli più negativi? Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella tua professione?
L'orario di lavoro, che spesso è ben superiore alle quaranta ore settimanali contrattuali; il fatto di
doversi aggiornare in continuazione.
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere la tua professione? Perché?
Oggi come oggi non lo consiglierei: con la globalizzazione ci si deve confrontare con aziende
situate in tutto il mondo e la possibilità di lavorare nel settore si è ridotta rispetto al passato.
Qual è l'avvenimento, la situazione o la persona che ti è rimasta più impressa nel corso della
tua carriera?
Nessuno in particolare.
Un'ultima domanda: se non avessi fatto l'analista programmatore, quale professione ti
sarebbe piaciuto svolgere?
Mi sarebbe piaciuto disegnare fumetti o cartoni animati.
(intervista di Silvia a Dario Rapalino)
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La veterinaria
Da quando iniziano i miei ricordi d'infanzia mi vedo attratta da tutti gli animali del mondo, dai cani
e gatti, agli stambecchi e camosci, agli orsi polari e potrei continuare all’infinito.
Ho studiato al liceo classico e poi mi sono iscritta all'Università di Medicina Veterinaria avendo
sempre pensato che avrei frequentato proprio quell'Università. Non era una Facoltà semplice, ma
volevo essere un veterinario e questo, più che un pensiero, era un "sentire" qualcosa da dentro che ti
spinge ad andare verso una direzione. Infatti io dico spesso che nascere con una passione è
un'enorme fortuna, perché ti rende molto meno difficile il percorso e non avere dubbi su "che cosa
si vuol fare da grandi" aiuta tantissimo.
Da piccola tutti gli animali mi suscitavano tenerezza e curiosità. Oggi ci sono due cose in
particolare che mi affascinano di loro: la prima è rendersi conto ogni volta come la natura sia
meravigliosamente quasi perfetta e ogni movimento, ogni ciclo vitale, ogni loro azione, anche la più
banale, abbia un motivo e rientri in un equilibrio fantastico che regola il loro mondo (penso ad
esempio come avviene per ogni specie animale la riproduzione, la gravidanza, l'accudimento dei
piccoli),la seconda è che le specie animali più evolute, quindi le più intelligenti, non hanno la
parola, ma compensano tale mancanza con l'istinto ed un'innata e particolarissima sensibilità. Io
constato quotidianamente che un cane si fa capire molto meglio senza poter parlare e senza che i
suoi padroni parlino per lui! Miliardi di volte ho trovato negli occhi dei miei pazienti tutte le parole
non dette.
Dopo la laurea e alcuni anni nel campo della ricerca all'Università, ho iniziato la libera professione,
partendo dall'aspetto più "vivo" del mio lavoro, ma anche il migliore per fare esperienza: il Pronto
Soccorso. In quel periodo ho dovuto mettere in pratica tutto quello che avevo studiato ed è stato
molto importante per la mia crescita professionale perché la parola stessa "pronto" implica rapidità
d'azione e di colpo ti trovi a mettere in campo tutta la teoria della quale ti sei appropriato negli anni.
E' stata un'esperienza carica di emozioni e, ancora oggi, faccio tesoro di quel bagaglio di situazioni
nelle quali mi sono imbattuta.
Poi ho continuato a lavorare in uno studio dove tuttora sono.
Non ho mai ripensamenti sul mio lavoro, posso avere momenti di stanchezza o di delusione per
quello che è oggi il mondo del lavoro per tutti noi liberi professionisti di qualsiasi campo, ma ogni
mattina quando mi alzo so che questa è la mia strada, che non la cambierei mai, che loro, i miei
pazienti, saranno lì se avranno bisogno di me e io farò il possibile per aiutarli. La mia più grande
gratificazione è proprio questa: poterli curare, a volte salvare, a volte anche aiutarli a morire senza
soffrire. L'importante è seguire sempre la propria coscienza e prendere le decisioni coerenti con
quello in cui si crede.
Tutto ciò secondo me vale in qualsiasi lavoro e io auguro innanzitutto ai miei figli, ma in generale
ad ogni giovane, di avere la fortuna di "sentire" di essere portati per un certo lavoro od altrimenti di
trovare durante gli anni la propria strada, che sia comunque sentita e vissuta con passione.
Non penso che il lavoro sia tutto, ma che un lavoro esercitato con interesse ed entusiasmo dia delle
soddisfazioni uniche, che aiutano a completare il nostro equilibrio e il "nostro senso" nel mondo.
Probabilmente se non avessi intrapreso questa carriera mi sarebbe piaciuto diventare medico
chirurgo in Medicina d'emergenza, sia perché amo la chirurgia, sia perché la mia concentrazione si
accentua proprio quando si crea una situazione nella quale bisogna agire rapidamente. Resta poi la
meravigliosa sensazione di avere salvato qualcuno, animale o persona, ma comunque essere
vivente.
(racconto raccolto da Nicholas Indemini dalla mamma Sandra Tardy)
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’avvocato
Potresti raccontarti brevemente ai lettori del nostro giornalino scolastico? Innanzitutto, qual è
stato il tuo percorso di studi?
Dopo le elementari ho frequentato la Scuola Media Matteotti e quindi, pensando che
successivamente mi sarei dedicato a materie scientifiche in preparazione al corso universitario, mi
sono iscritto al Liceo Scientifico Segrè. Nel corso dell’estate, dopo la maturità, se pur fossi
inizialmente deciso a iscrivermi alla Facoltà di Architettura per diventare Architetto, spaventato da
alcuni esami di matematica che avrei dovuto affrontare, decisi di iscrivermi alla Facoltà di
Giurisprudenza, ed oggi sono avvocato civilista.
Sei soddisfatto del percorso di studi che hai scelto oppure, visto con l’attuale esperienza, pensi
che un’altra scelta ti avrebbe aiutato di più?
Probabilmente, qualora avessi frequentato il Liceo Classico, con lo studio della lingua greca avrei
ampliato le mie capacità di analisi della lingua e di ragionamento, ma, per contro, sono soddisfatto
di avere in parte assecondato il mio naturale istinto verso le materie scientifiche.
Quando hai deciso la tua attuale professione? Era già una tua passione o si è trattato di una
vocazione nata nel tempo? O per caso?
Come ho detto si è trattato di una “seconda scelta”, ma con il senno di poi ritengo di aver
correttamente risposto ad una “vocazione famigliare”, infatti, da varie generazioni i miei ascendenti
sono stati impegnati nella professione forense.
Ci racconti quali sono state le tappe del tuo percorso professionale?
Conseguita la laurea ho frequentato lo studio legale di famiglia, dove ho fatto il tirocinio finalizzato
alla’abilitazione professionale. Quindi, superato l’esame di stato, ho proseguito la professione quale
iscritto al Foro di Casale Monferrato. Dopo pochi anni sono stato eletto quale membro del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e, dopo aver svolto la funzione di segretario per alcuni anni,
oggi ne sono il presidente.
Quali sono le caratteristiche che ritieni essenziali per svolgere la tua professione?
Oltre alla preparazione iniziale, la consapevolezza di dover aggiornarsi studiando per tutta la vita,
poi l’indipendenza, la correttezza e la capacità di ascoltare i clienti, assumerne e risolverne i
problemi come se fossero i propri, mantenendo tuttavia il dovuto distacco necessario per risolvere
efficacemente ogni situazione.
Quale ritieni che siano gli aspetti più positivi e gratificanti della tua professione?
Lavorare per conto proprio o comunque con il proprio gruppo di studio è molto gratificante; anche
se manca ogni certezza di carattere economico che dipende solo dall’impegno profuso nell’attività
(ed a volte non basta…). Ottenere giustizia per i propri clienti è la cosa più bella in assoluto. Nello
svolgimento dell’incarico di presidente dell’Ordine degli Avvocati di Casale Monferrato trovo
grande soddisfazione quando riesco a migliorare i servizi dedicati agli iscritti all’Ordine ed in
particolare quando riscontro che i corsi di formazione che organizziamo sono apprezzati e seguiti
con interesse dagli avvocati.
E quelli più negativi? Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella tua professione?
Senza dubbio la maggiore difficoltà nella professione di avvocato è la continua evoluzione delle
leggi e l’ormai loro immensa mole. Inoltre, non da meno, la necessaria resistenza alla
criminalizzazione della professione di avvocato operata dal governo che dimentica troppo spesso la
funzione di tutela dei diritti dei cittadini, che gli avvocati si assumono come basilare dovere fin dai
tempi antichi.
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere la tua professione? Perché?
Si a patto che gli sia ben chiaro che prima di trarre un sostentamento adeguato dal lavoro dovrà
attendere parecchi anni e che sarà comunque sempre più difficile esercitare la professione in modo
indipendente. Consiglio questa professione solo a chi si “senta” avvocato e non a chi voglia “fare”,
poiché i sacrifici che dovrà affrontare l’avvocatura del futuro saranno tali da renderla molto
impegnativa e talvolta frustrante.
Qual è l’avvenimento, la situazione, o la persona che ti è rimasta più impressa nel corso della
carriera?
Senza dubbio mio zio, con il quale ho mosso i primi passi nel mondo della professione: mi
affascinava la sua grande capacità di sintesi, infatti, egli in poche misurate parole era capace di
descrivere con precisione e senza possibilità di equivoco complesse circostanze di fatto e di diritto.
Questa è la dote che auguro a ogni avvocato e magistrato.
Un’ultima domanda: se non avessi fatto l’avvocato, quale professione ti sarebbe piaciuto
svolgere?
Mi sarebbe piaciuto fare l’architetto, per gli aspetti legati alla creatività che oggi soddisfo con la
pittura e la scultura, e soprattutto la cucina…
(intervista di Marta Caire al papà Pietro)
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il cardiologo
Dopo la scuola media , dove imparai decisamente poco (e mi stupisce favorevolmente il
confronto con quanto si studia invece alla Matteotti) mi iscrissi al Liceo Classico. Fui l’unico di
tutta la scuola a farlo e ricordo che la maggior parte degli insegnanti me lo sconsigliò in quanto
troppo impegnativo o, dico adesso io, perché consapevoli della scarsa preparazione che invece mi
avevano fornito. La decisione però era presa e così affrontai cinque anni all’Alfieri, uscendone
decisamente bene nonostante le premesse. Furono anni molto duri ma è il periodo che ricordo con
maggior piacere in tutto il mio corso di studi.
Perché andai al Classico? Perché da sempre era mio desiderio fare il medico e, a detta di tutti
gli esperti, quella è la scuola che fornisce la preparazione migliore. A tutt’oggi ritengo che sia stata
la scelta giusta e non ho ripensamenti.
Dopo la laurea ho svolto qualche lavoro saltuario come Guardia Medica, sostituzione di
Medici di famiglia, Medico fiscale senza un impiego fisso, in attesa di svolgere il servizio militare.
Dopo la “naja” sono entrato nella Scuola di Specializzazione in Cardiologia che ho terminato nel
1994. Nel frattempo però venni assunto, nel 1993, all’Ospedale Valdese di Torre Pellice. Nel 1997
ottenni il trasferimento al San Luigi di Orbassano e dal 2002 lavoro nel Servizio di Cardiologia del
Gradenigo a Torino.
Nella mia professione è estremamente importante essere modesti, disposti ad ascoltare le
persone e sapersi rapportare con individui di classi sociali, culture e istruzione estremamente varie;
capita spesso di visitare analfabeti e subito dopo laureati, a volte anche professori universitari. Con
tutti bisogna stabilire un livello di comunicazione adeguato, anche perché, soprattutto in
Cardiologia, i tre quarti della visita si fanno con l’anamnesi, cioè con il colloquio. E’ necessario poi
non smettere mai di studiare perché le novità sono continue ed è doveroso essere costantemente
aggiornati.
Le soddisfazioni sono comunque molte, prima fra tutte ( e non è retorica) la gratitudine di
uno sconosciuto che ha affidato a te, altrettanto sconosciuto, la propria salute, a volte la propria vita
ed è stato possibile ottenere un risultato favorevole. Mi è capitato poche volte, ma è capitato, di
avere letteralmente salvato la vita a qualche persona e questa gratificazione è immensa.
Certo ci sono anche, e non pochi, aspetti negativi: l’assenza di orari definiti, una burocrazia
che tratta la salute come fosse gestire un magazzino di merci da vendere al mercato, il fallimento di
una terapia che si sperava essere efficace, l’essere a volte accusati ingiustamente della morte o del
danno a persone in campagne mediatiche tanto violente quanto stupide e infondate. Anche l’aspetto
economico è sempre meno gratificante, soprattutto se si confrontano i propri stipendi con quelli di
politici arroganti e profittatori che sfruttano la cosa pubblica solo per interessi personali.
Per fare questo lavoro occorre molta passione: il percorso di studi è talmente lungo e
pesante che se non si è seriamente e profondamente motivati, non si riesce a terminare.
Che cosa consigliare a un giovane: se ti senti portato per questa professione devi tentare, con
tutte le forze, e non arrenderti di fronte a nessuna difficoltà. Se hai un sogno, e non parlo solo fare
il Medico, ma in generale qualunque sogno, devi lottare per realizzarlo, altrimenti la tua vita sarà
solo rimpiangere ciò che avresti potuto e voluto fare ma a cui hai rinunciato per paura ed eccesso di
prudenza. Lottare per realizzare un sogno è la forza e la bellezza della vita. Se poi non ci riuscirai,
e potrebbe anche succedere, non avrai rimpianti.
L’avvenimento che mi è rimasto più impresso. Uno brutto: la morte improvvisa di una
giovane infermiera che lavorava a Torre Pellice e che, nel pieno della vita, in un attimo, ci ha
lasciati e non se n’è capito il motivo. Uno bello, sempre a Torre Pellice: la nascita precipitosa di un
bambino durante un mio turno in Pronto Soccorso Lì ho veramente capito che Madre Natura sa
provvedere per il meglio, perché il Medico di Guardia (che poi ero io) quando lo avvisarono che
c’era una partoriente prima pensò ad uno scherzo, poi, quando si accorse che era vero, andò
completamente nel pallone. Un’ultima cosa: erano più di vent’anni che non si registravano nascite
in quell’Ospedale né ve ne furono altre dopo.
Cosa mi sarebbe piaciuto fare in alternativa: il pianista.
Antonio Sanmartino intervistato da Aurora (1C) ed Amedeo (2C)
GIORNALISTI VERI E..IN ERBA
I “giovani giornalisti” di Bolle di Sapone sono sempre giustamente curiosi di
conoscere che cosa facciano e chi siano i “veri giornalisti”. Pertanto non potevano
lasciarsi scappare l’occasione di sottoporre una serie di domande a qualcuno
abituato per professione ad intervistare, più che ad essere intervistato.
Marco Accossato, giornalista professionista de La Stampa, è anche il genitore di un
alunno della I C. Abbiamo chiesto a Matteo di intervistare il suo papà.
- Potresti raccontarti brevemente ai lettori del nostro giornalino scolastico?
Innanzi tutto, qual è stato il tuo percorso di studi?
Le mie passioni scolastiche di ragazzino erano la matematica e la fisica. Quindi, dopo
le medie, mi sono iscritto al liceo scientifico. L’interesse per lo scrivere è cresciuto
verso i 17 anni: ho iniziato a collaborare con un settimanale locale, e a quel punto,
quando si è trattato di scegliere l’università, mi sono iscritto a Lettere, al corso
“Tecniche della comunicazione”. Il desiderio era di poter diventare giornalista in un
grande quotidiano.
- E poi quando hai iniziato ad occuparti di giornalismo? Era già una tua
passione o si è trattato di una “vocazione” nata nel tempo?
Il mio sogno da bambino era diventare medico. Quando ho iniziato a scrivere al
“Giornale di Moncalieri”, un settimanale locale, mi sono reso conto che l’interesse
per il giornalismo era la vera “vocazione”.
- Ti ricordi di che cosa trattavano i primi articoli che hai scritto? E dove sono
stati pubblicati?
Ho iniziato occupandomi di sport. Seguivo il Trofarello calcio, e ricordo che ogni 15
giorni, quando la squadra giocava in casa, andavo allo stadio in motorino. Sole, neve
o pioggia. Quando pioveva o nevicava tornavo a casa fradicio, ma non avrei mai
rinunciato: dovevo dimostrare di impegnarmi. Poi sono passato alla cronaca nera, che
è la palestra per ogni cronista. Finché – assunto a La Stampa - ho iniziato a
occuparmi di Sanità e ricerca scientifica.
- Per diventare giornalista professionista, hai dovuto superare un esame? Fare
pratica presso un giornale?
Sì, ho superato l’esame di Stato a Roma: una prova scritta e una orale. A quest’ultima
si arriva soltanto se si è promossi allo scritto. Basta un errore, un “qual è” con
l’apostrofo, e si è fuori. L’esame scritto prevede tre prove: un articolo, un riassunto e
le risposte a tre domande di cultura generale. All’esame si arriva frequentando le
principali scuole di giornalismo, o facendo pratica in un quotidiano, come nel mio
caso.
- Oggi scrivi su uno dei maggiori quotidiani nazionali, La Stampa. Di che cosa ti
occupi esattamente?
Mi occupo in particolare di Sanità e ricerca scientifica in ambito medico. E’ un
settore interessante la ricerca. Quando seguo invece vicende di buona o mala-sanità
penso che il giornale possa aiutare a risolvere questioni che sovente si dirimono
soltanto perché rese pubbliche dai giornalisti.
- Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella tua professione?
La fretta, soprattutto. Le notizie si diffondono sempre più velocemente, anche per
l’effetto-Internet. Questo dà sempre meno il tempo per verificare ed espone al rischio
della superficialità e della banalizzazione. Ecco la difficoltà principale: riuscire ad
avere il tempo per non essere approssimativi.
- La redazione, i colleghi… Ci racconti qualche esperienza interessante?
C’è un buon “clima” in redazione: per dirla in termini sportivi c’è la consapevolezza
di far parte della stessa squadra. Ma non aggiungo di più: da alcune settimane siamo
in una nuova sede che sembra un’astronave dove le scrivanie sono ancora più a
contatto di quanto lo fossero prima. Vi invito a visitarla, capirete cos’è lo spirito di
squadra in un giornale…
- Qual è l’avvenimento, la situazione o la persona che ti è rimasta più impressa
nel corso della tua carriera?
Ci sono molte storie che mi hanno coinvolto e anche fatto soffrire. Come un medico,
anche il giornalista deve avere a volte la capacità di estraniarsi, che non vuol dire
essere cinici, ma guardare con la maggiore obiettività possibile i fatti. La storia che
più ricordo è la morte di un giovane papà subacqueo: era annegato in Liguria insieme
a un gruppo di amici sub. Nessuno ha avvertito la moglie. Quando io ho suonato il
campanello di casa per chiedere che cosa fosse accaduto esattamente, ho capito che
non sapeva nulla della tragedia: sono stato io ad avvertirla. Impiegai due ore,
dicendole inizialmente che era disperso, per prepararla al peggio: sapevo, invece, che
il corpo era già stato recuperato. La mattina dopo scrissi un pezzo contro polizia,
carabinieri e Capitaneria di porto, perché nessuno aveva pensato di avvertire la
moglie.
- Il sogno di un giornalista…Ci dici chi ti piacerebbe intervistare e perché?
Mi piacerebbe fare un viaggio all’indietro nel tempo nel mondo della medicina. Oggi
i medici e gli ospedali hanno tantissimi macchinari. Mi piacerebbe vedere all’opera i
medici di cento anni fa, senza tutta questa tecnologia. Chissà quante persone, anche
soltanto mezzo secolo fa, si sarebbero potute salvare con le tecnologia e le
conoscenze di oggi. Ci penso spesso.
- Anche per aiutare noi ragazzi che scriviamo su Bolle di Sapone, ci sveli qualche
“trucco del mestiere”? Secondo te, un buon giornalista che cosa deve fare? E
invece che cosa deve evitare?
Deve essere curioso, proprio come voi. Ogni fatto può essere “letto” da diversi punti
di vista. Quando un giornalista racconta un avvenimento deve immedesimarsi nelle
persone coinvolte nella vicenda: c’è sempre una ragione dietro a un comportamento,
anche quelli apparentemente inspiegabili. Bisogna capire, non sempre giustificare,
ma capire. Un errore da non fare? Pensare di sapere abbastanza, di non aver più
bisogno di studiare e approfondire.
- Un’ultima domanda: se non avessi fatto il giornalista, quale professione ti
sarebbe piaciuto svolgere?
Il medico. Forse non è un caso che, come giornalista, mi occupi di medicina.
Matteo Accossato, classe 1 C
P.S. della Redazione: e se per caso non aveste letto lo splendido articolo che Marco
Accossato ha dedicato alla Matteotti (La Stampa del 15 novembre 2012, pagina 77)
fatelo. Lo troverete anche “appeso” in giro per la scuola… Ne vale la pena!
LA 3^G IN TRIBUNALE!!
Una rapina ad una gioielleria finita in tragedia.
Quattro imputati, un abile Pubblico Ministero, un grande team di avvocati pronti a dimostrare
l’innocenza dei propri assistiti, un cancelliere, tre giudici, un avvocato di parte civile, vari testimoni,
due guardie, due giornalisti: così giovedì 13 dicembre si presentava la 3^G al completo al Palazzo
di Giustizia, dove sarebbe stata protagonista di un emozionante processo penale simulato, in una
vera aula di Corte d’Assise. Un processo del tutto simile (ma ovviamente FINTO, come finta era la
rapina!) a quelli che si svolgono nelle aule dei tribunali.
Avete capito bene: PM, avvocati, giudici, imputati, testimoni, giornalisti ERAVAMO NOI!
E' stato grazie all'aiuto di veri esperti nel campo della legge, in particolare la mamma di Vittorio, il
papà di Carlotta, l’ispettore capo della Polizia di Stato del tribunale di Torino, un giornalista della
Stampa esperto in cronaca giudiziaria ed altri se è stato possibile rendere quella che poteva essere
una noiosa giornata di scuola una mattinata indimenticabile.
Oltre ad essere stata molto divertente, quest'esperienza è stata molto istruttiva ed utile per la nostra
formazione. Interpretando i vari ruoli ci siamo accorti di quanto sia difficile vivere quotidianamente
nel mondo della Legge e dei tribunali.
Il momento che ci ha fatto sentire dei ragazzi adulti e responsabili (quali in realtà non siamo!), oltre
alla simulazione del processo, è stato quando, per entrare nel Palazzo di Giustizia, abbiamo dovuto
superare accurati controlli della Polizia, in cerca di panetti di droga, armi o altri oggetti
potenzialmente pericolosi.
E' stato bello vivere questa esperienza sotto forma di simulazione: non vorremmo mai viverla nella
realtà nei panni dell'accusato. Confrontandoci con i quattro finti imputati ci siamo accorti di come
possa essere impegnativo raccontare quanto accaduto, i propri reati, assaliti dai sensi di colpa.
Davide Fazio e Giovanni Violetto
Così le nostre compagne Agnese, Carlotta e Chiara F., avvocati della difesa (insieme a Giovanni) in
occasione del nostro “processo”, hanno raccontato in versi la nostra esperienza.
UN PROCESSO DA SVOLTA
Su, bella gente,
l’avvocato è qui presente!
Ci troviamo in tribunale
per scagionare Ale
che con Davide, Luca e Mattia
ha rapinato la gioielleria:
quest’ultimo ha sparato
e, per sbaglio, il povero proprietario ammazzato.
In un’aula di Corte d’Assise
ci siamo divise
e dopo aver preso le nostre postazioni
abbiamo interrogato i testimoni.
“Due fuori e due dentro hanno visto,
ma non è vero, insisto!”
Il PM, irremovibile,
ci ha reso la vita impossibile:
la polizia giudiziaria ha chiamato a testimoniare,
che ci ha fornito argomenti di cui parlare;
la commessa ha dichiarato
che un uomo mascherato
con una pistola l’ha minacciata
e che se non gli avesse dato i soldi l’avrebbe ammazzata;
sembrava che la testimone fosse andata da un oculista,
ma il dottore dichiarò di non averla mai vista.
Un altro testimone,
un’anziana signora affacciata al balcone,
dall’alto ha notato
un terzo uomo indagato
che camminava nervosamente
e molto frettolosamente.
Davide dalle telecamere è stato ripreso:
si tratta di un indizio di un certo peso.
Il PM ha richiesto l’interrogatorio degli imputati,
che sulla sedia dei testimoni si sono accomodati.
Mattia ha detto:”Confesso!
Un omicidio, senza volerlo, ho io commesso!”
Ha coinvolto anche Davide e Ale,
che si son però dissociati dal criminale.
Dopo tutte le testimonianze e la requisitoria di PM ed avvocati,
i giudici si sono ritirati.
Alla fine la sentenza hanno emanato
e quasi tutti hanno condannato.
Dopo una bella foto da fuoriclasse
siamo tosto tornati nella nostra classe.
Adesso dobbiamo andare, ci sentiamo
(ricordatevi che vi amiamo) <3
PS. Gli avvocati erano stragasati
ma alla fine si sono arrangiati. ;)
Carlotta Cosentino, Chiara Franceschini e Agnese Santullo
Vediamo ora cosa ci dicono Vittorio (il PM) e Mattia (uno dei quattro imputati), intervistati da “se
stessi”!!!
Quale ruolo avete avuto nella simulazione del processo?
MATTIA: Io ero uno dei quattro imputati, uno di quelli che hanno messo in atto la rapina alla
gioielleria.
VITTORIO: Io ero il Pubblico Ministero. Dovevo cercare di dimostrare la colpevolezza degli
imputati. Mi ha aiutato un po’ mia madre, è vero, ma la maggior parte è stata merito mio!
Come vi siete sentiti durante il processo?
MATTIA: Quando sono arrivato in tribunale, Livia, la mamma di Vittorio, mi ha detto che gli
imputati sarebbero stati rinchiusi nella “gabbia”, ovvero una stanza all’interno dell’aula d’udienza
chiusa da una porta circondata da vetri spessi due centimetri. Ci sono rimasto tutto il tempo del
processo insieme agli altri tre imputati. C’erano tantissime “manate” sui vetri lasciate dai veri
imputati che hanno occupato la “gabbia” prima di noi e mi sono un po’ inquietato. Poi sono andato
in bagno, scortato da uno degli agenti della polizia penitenziaria (in realtà il nostro compagno
Cristian) e ho visto una cella dove tengono gli imputati prima dell’inizio del processo. Mi ha un po’
impressionato.
VITTORIO: All’inizio ero un po’ teso, perché avevo paura di commettere qualche errore, ma poi è
andata bene e mi sono divertito. L’unico aspetto negativo è che, siccome ero il pubblico ministero,
dovevo praticamente parlare sempre e quindi non potevo andare in bagno!
Com’è il tribunale?
MATTIA: Mi è sembrato un palazzo molto moderno, mi è piaciuto molto, soprattutto l’interno.
VITTORIO: Beh, io ci vado spesso, visto che ci lavora mia madre. Ora che ho visto un’aula di
Corte d’Assise credo di averlo visitato quasi tutto.
Com’è andato a finire il processo?
MATTIA: Non è andato particolarmente bene, perché ho sbagliato e ho spifferato un po’ troppe
cose sui miei compagni di rapina e gli avvocati difensori se la sono presa con me! Ma per il resto è
stato interessante, istruttivo e divertente.
VITTORIO: Bene, perché sono riuscito ad incastrare Mattia! Scherzi a parte, mi sono divertito
moltissimo e sono riuscito a capire bene il difficile lavoro di un Pubblico Ministero.
Vittorio Bassetti e Mattia Migliasso
Vorremmo infine ringraziare la mamma di Vittorio, la signora Livia Locci che ci ha proposto questa
bella esperienza e ha saputo renderla viva e stimolante.
Grazie infine alle professoresse Laura Calderazzo e Daniela Foglio che ci hanno “sopportato” per
tutta la mattinata in aula.
Gli alunni della 3^G
Vita di scuola
I CANI E LA SICUREZZA
Torino, lunedì 22 ottobre 2012
Alle ore 10,30 in Corso Sicilia una docente della scuola “G. Matteotti”, la
professoressa Torretta responsabile della sicurezza dell’istituto, è stata scippata
della borsetta da un ladro che ha cercato rapidamente di darsi alla fuga. Ma in
pochissimi istanti è sopraggiunto un furgone della Polizia Municipale a sirene
spiegate. Il ladro ha reagito con alcuni colpi di arma da fuoco, a cui le forze
dell'ordine hanno risposto; si è rivelata decisiva la presenza di Bolt, cane addestrato
dalle Unità cinofile, che si è avventato contro il malvivente azzannandolo al braccio
che impugnava l’arma, costringendolo a fermarsi e permettendone l’arresto.
Potrebbe sembrare un articolo di Cronaca nera legato ad un episodio di criminalità
che per fortuna si è risolto rapidamente. Invece si tratta del resoconto di una delle
simulazioni a cui i ragazzi delle classi prime hanno potuto assistere in occasione
dell’incontro con un reparto di Polizia Municipale programmato nell’ambito delle
attività legate alla sicurezza.
Questa volta, non ci siamo limitati a precipitarci in cortile seguendo i percorsi e le
regole che ci sono stati insegnati per le simulazioni delle evacuazioni in caso di
pericolo. Lo spettacolo, e la lezione, a cui abbiamo assistito nel nostro cortile sono
stati davvero entusiasmanti.
Quando ci è stato detto di “scendere per vedere i cani”, alcuni hanno temuto che
venissero sguinzagliati cani poliziotto pronti ad inseguire gli alunni, altri hanno colto
l’occasione per sfuggire alle normali lezioni, pochi si aspettavano di poter assistere
alla dimostrazione di quanto uomini e cani insieme possano fare contro la criminalità.
Dopo un discorso introduttivo che ci ha spiegato che cosa si intende per Unità
Cinofila, finalmente sono apparsi i veri protagonisti, due splendidi pastori tedeschi. Il
maschio, di nome Bolt, pur giovane e vivace, è stato addestrato da tempo; la
femmina, Bea, ancora più giovane, è nella prima fase di addestramento.
Bolt ha subito dimostrato la perfetta obbedienza al suo addestratore rispondendo
perfettamente agli ordini perfino “facendo il morto” a comando. Molta emozione ha
colto tutti noi ragazzini, stranamente zitti perché tesi a seguire l’azione, quando i
poliziotti hanno dato fuoco ad una serie di ostacoli, compreso un cerchio, che i cani
avrebbero dovuto saltare. Sono stati bravissimi. Tutti ci siamo spaventati quando un
cane ha fatto cadere un ostacolo, ma lui si è comportato benissimo, reagendo al
meglio e aggirando nel ritorno la barriera caduta. Davvero intelligenti!
La parte più interessante si è rivelata la simulazione della rapina che abbiamo già
descritto. Tutti si sono agitati molto nel sentire gli spari, anche se gli agenti ci
avevano tranquillizzati spiegandoci che le pistole erano caricate a salve. Poi l’arrivo
del furgone a sirene spiegate, l’inseguimento e la bravura del cane che ha attaccato il
malvivente solo quando lui ha sparato e il suo addestratore gli ha ordinato di farlo.
Sempre “stimolati” sia dagli ordini degli addestratori sia dai bocconcini dati in
premio, i cani ci hanno dimostrato di saper distinguere quando devono
semplicemente bloccare qualcuno abbaiando furiosamente o quando devono
attaccare. Per fortuna l’addestratore che simulava di essere il “cattivo” era
adeguatamente protetto con coperture imbottite. Gli agenti si sono raccomandati di
non provare a fare nulla di simile con i nostri cani: se non si è attrezzati e non si sa
come fare si rischiano dei bei morsi!
Siamo rimasti incantati dalle abilità di Bolt e Bea, così abili ad obbedire e così
affettuosi e giocherelloni quando sono stati lasciati liberi di correre tra noi. E ci è
piaciuto molto scoprire che il legame che si instaura tra addestratore e cane è
talmente forte, che un poliziotto ci ha raccontato di essersi portato a casa il cane con
cui aveva lavorato per molti anni, quando l’animale è “andato in pensione”.
Si è trattato di una mattinata davvero fantastica: ci siamo divertiti, abbiamo imparato
tante cose, abbiamo conosciuto da vicino due cani eccezionali e un gruppo di
poliziotti proprio simpatici.
Ora ci sentiamo tutti più sicuri: sappiamo che loro vegliano su di noi.
Anna M., Giulia B., Giulia A., Giulia S., Matteo A., Umberto A., Andrea C.,
Lorenzo V., Emma G., Aurora S. della classe 1 C
Il triathlon tra i ragazzi
uno sport da provare
Il triathlon è un sport faticoso ma anche molto divertente. E' uno sport individuale,
ma anche di gruppo perché gli allenamenti si fanno tutti insieme e perché alle gare,
premiano anche le squadre migliori.
Comprende tre discipline: il nuoto, la corsa e la bici.
Ci sono varie categorie: i cuccioli (7-8 anni), gli esordienti (9-10 anni), i ragazzi (1112 anni), gli youth A (13-14 anni), gli youth B(15-16 anni), … che si differenziano
per le distanze da coprire nelle tre discipline.
Le gare possono essere di triathlon (nuoto, bici e corsa), di duathlon (corsa,bici e
corsa) e di aquathlon (corsa, nuoto e corsa).
La principale società di triathlon a Torino è la “ Torino triathlon”, che è stata fondata
nel 1989.
Noi, ragazzi della Torino triathlon, facciamo tre allenamenti alla settimana: il martedì
e il giovedì alla piscina Lido e il mercoledì ai Ronchi Verdi. Gli youth e le categorie
successive ne fanno un po' di più.
Gli sportivi della 1 H
Se vuoi venire a provare alla Torino triathlon contatta questa
mail: [email protected].
CAMPESTRE per TUTTI
Come è ormai noto a tutti, la nostra scuola ha una consolidata tradizione sportiva:
pratichiamo diversi sport quali atletica leggera, orienteering, palla tamburello, hitball, nuoto, canoa e
in questi ultimi anni anche triathlon e biathlon. I ragazzi si allenano duramente nelle ore di
educazione fisica e in quelle di attività aggiuntive. La passione è notevole, tra gli alunni-atleti, tra i
docenti-allenatori e tra le famiglie-tifose.
Un appuntamento particolarmente sentito è quello della campestre autunnale, che
quest’anno si è svolta lunedì 26 novembre. Il clima freddo è stato riscaldato dall’entusiasmo di
pubblico e atleti. Tutti presenti: la Preside pronta per dare il “Via!”, tanto pubblico tra cui molti
genitori, una dottoressa volontaria a vigilare che nessuno avesse bisogno di soccorsi, persino una
ragazza, Virginia Jacquemod, nella duplice veste di atleta e di cameramen. Gli atleti hanno lottato
fino all’ultimo metro, hanno cercato in tutti i modi di tagliare il traguardo per primi, sono stati tutti
bravi, ma solo uno in ogni categoria ce l’ha fatta. Al termine delle gare la Preside si è complimentata
con tutti, in particolare con coloro che accederanno alle selezioni comunali, che si terranno dopo
le vacanze natalizie.
Le categorie che gareggiano normalmente sono quelle dei ragazzi/e e dei cadetti/e; ma dal
2011, dopo un inizio con orienteering, nella nostra scuola c'è anche la “categoria speciale.” Ci
sembra rappresenti davvero un fiore all’occhiello tra le nostre attività: è nata per accettare le
diversità e per gareggiare tutti insieme, senza differenze. “A me non interessa che i miei alunni vincano,
ma voglio che ci sia spazio nell'ambito sportivo proprio per tutti”; così ci ha detto la professoressa
Baratta.
La scuola ha istituito dei tutor: allievi con dei meriti non solo sportivi, ma soprattutto di umanità, in
quanto sono molto sensibili e gentili; essi aiutano i ragazzi che gareggiano in questa categoria
psicologicamente, dando loro grinta e cercando di non farli sentire diversi dagli altri.
“I ragazzi della categoria speciale hanno dimostrato di essere molto forti e determinati. Miravano tutti a
dare il meglio di sé e per questo sono stati premiati tutti, non solo sulla base dell'ordine sportivo”. Queste
sono le parole di alcuni tutor di 3E. Se tutti gli spettatori si sono entusiasmati per le prestazioni
ottenute da alcuni atleti, la partecipazione è stata davvero altissima per il coinvolgimento emotivo
di tutti quando abbiamo seguito ragazze e ragazzi della categoria speciale fare i due giri attorno alla
scuola accompagnati dai loro tutor.
Nel 2012 la scuola Matteotti è stata premiata anche a livello nazionale come la migliore scuola di
Torino e provincia nello sport. Persino il quotidiano nazionale La Stampa il 15 novembre ha
pubblicato un articolo che parla delle nostre vittorie.
Ovviamente Bolle di Sapone non poteva essere da meno! Ecco perché erano presenti i
nostri “inviati speciali”.
Intervista di Sophie Properzi e Christopher Leproni, classe 2E
Inviato speciale Davide Fazio, classe 3G
RIFLETTENDO SULLA CRISI
Quest’anno il nostro Istituto ha iniziato un particolare percorso sul pensiero critico.
Non pensiamo ancora di occuparci di filosofia, ma stiamo comprendendo
l’importanza di ragionare con consapevolezza, discutendo insieme per condividere i
nostri pensieri.
Martedì 27 novembre e martedì 4 dicembre abbiamo svolto il nostro percorso sul
pensiero critico. Infatti un filosofo è venuto nella nostra classe e in due incontri
abbiamo cercato di definire la parola "crisi".
Siamo partiti cercando di dare individualmente una definizione a questa parola, ma,
naturalmente , non abbiamo concluso nulla. A questo punto il filosofo ci ha proposto
una specie di gioco: ognuno avrebbe raccontato alla classe un episodio in cui si fosse
verificata una situazione che secondo noi rappresentava una crisi, per poi "riassumere
l'accaduto" con una parola.
Abbiamo così ottenuto tante parole che descrivono il concetto di crisi un po’ in tutti i
contesti: dalla crisi di panico, alla crisi isterica, alla crisi interiore, come ad esempio
la depressione.
Durante il secondo incontro abbiamo riletto tutte le parole, cercando di trovare le
ripetizioni dei concetti e i sinonimi in modo da accorpare le parole simili. Intorno
alle 8 parole rimanenti, abbiamo finalmente scritto la nostra definizione: “la crisi è
una situazione problematica che spesso spaventa l'animo delle persone provocando in
loro sofferenza e delusione. Tuttavia dopo averla vissuta e compresa, il popolo
intraprende un cammino che lo spinge a riflettere su ciò che ha sbagliato e a superare
le difficoltà. Questo percorso conduce al cambiamento, unendoci in un sentimento di
solidarietà.”
Testo di Chiara Magnanini
copiato al computer da Riccardo Barbuto :-D
Nelle ultime settimane, alcune classi 3° della nostra scuola hanno affrontato e studiato
il tema della street-art. Con l’aiuto della prof.ssa Mondino gli alunni si sono cimentati
ad imitare e rivisitare alcune opere del celeberrimo artista inglese Banksy ed hanno
provato ad eseguire alcune TAG ( nome specifico che indica la firma con la quale i
diversi graffitisti contrassegnano le proprie opere).
Le attività pratiche sono state accompagnate da un lungo lavoro teorico:
in una prima fase del nostro lavoro ci siamo concentrati sul writing. Con Taki 183 e i
suoi coetanei, questo stile si è molto diffuso, passando per mani che lasceranno sempre
il segno, fino ad arrivare agli artisti più “ moderni e attuali” , per esempio Banksy e
Obey.
Abbiamo perfezionato la nostra concezione dello stencil, che poi abbiamo utilizzato per
opere delle quali , modestia a parte, andiamo molto fieri.
Come dicevamo innanzi, uno degli artisti che ha fatto parlare di sé è stato Banksy, che
ha infranto tutte le “ regole” dei writer iniziando a realizzare le sue opere attraverso
stencil.
È nato e cresciuto a Bristol, ma la sua identità è ancora un mistero, perché ha preso la
decisione di non svelarla ritenendo più importante l’opera che l’artista.
Quel che lui dipinge è un evidente “ attacco” alla realtà del consumismo e
dell’apparenza, è un affronto all’atroce verità che si nasconde dietro ogni regola, dietro
ogni “ cosa” che oggi appare sempre più normale.
-Il poliziotto e la bambina- Jordi, 3F
I suoi stencil, non sono solo vernice su un muro, sono qualcosa di più profondo :
l’espressione di un artista che vuole far sapere quello che pensa senza voler imporre le
sue idee ma dipingendole negli angoli , attirando l’attenzione di chi “ merita di sapere”.
-Soldati con segno della pace- Alessandro, 3F
Banksy è contro la guerra, la sofferenza, le disuguaglianze sociali, contro la censura di
chi vuole sognare , di chi cerca per sé un angolo di mondo migliore di questo , dove per
essere felici non bisogna per forza avere soldi , dove qualcosa di spirituale non può
essere banalmente sostituito con qualcosa di materiale.
-Tigre con codice a barre- Chiara 3G
I suoi graffiti hanno iniziato a coprire Bristol, poi
Londra, e in seguito le maggiori capitali europee. Banksy non dipinge solo sui muri ma
anche nei posti più impensati come le gabbie dello zoo di Barcellona o le rive di fiumi o
addirittura sugli animali.
Quello che abbiamo tentato di fare è stato riprodurre i suoi graffiti in modo da imparare
qualcosa da essi, a disegnare ma non solo; per imparare che la vita è fatta di qualcosa di
meno concreto di ciò che vediamo.
-La cameriera- Paola 3E
Uno dei graffiti più famosi di Banksy è quello che raffigura una donna delle pulizie che
nasconde la polvere sotto un tappeto. La donna delle pulizie rappresenta le classi sociali
più alte, che si possono permettere lussi ma che , allo stesso tempo, nascondono i
problemi “ sotto un tappeto” e fanno in modo di oscurare la verità per tranquillizzare il
popolo, per non fargli “ sospettare” del governo, per indurlo alla fiducia verso chi, però,
la sta guadagnando con le menzogne.
Un altro significato che si può attribuire a questo graffito è l’importanza di parlare, di
non tenere nascosti i propri problemi , riempiendo sempre di più lo spazio sotto il
tappeto che rappresenta il nostro cuore, traboccante di ansie e problemi nascosti.
Ma non solo Banksy è diventato famoso tra gli artisti di strada …
Keit Haring è un graffitista statunitense nonché uno degli esponenti più originali
dell’arte dei writer . I suoi lavori hanno cominciato a comparire sulle strade di New
York colorandole.
Le sue opere più famose sono quelle che rappresentano omini stilizzati, di colori accesi ,
che si intrecciano spesso l’uno con l’altro confondendo l’occhio ma non fondendosi mai
gli uni con gli altri grazie ad una spessa linea nera che Haring disegna attorno al profilo
di ogni omino.
Perché?
Ci possono essere molte interpretazioni : l’artista potrebbe voler mettere in risalto la
figura umana, unica nel suo genere e protagonista su uno sfondo bianco come quello
dei disegni, utilizzando anche colori accesi come il rosso , come per mostrare i
sentimenti umani, ognuno diverso dall’altro.
L’uomo , però, può essere chiuso , a volte introverso. Ecco il perché della linea nera,
come se fosse una barriera mentale dell’uomo che gli impedisce di accettare le idee
altrui…
Pur essendo entrambi bravissimi writer , bisogna notare la profonda distinzione tra lo
scopo dell’arte in Keit Haring e in Banksy.
Il primo vuole diffondere valori come l’amore o l’amicizia, mentre l’ultimo usa il
graffitismo per contestare la società o il governo, la
politica nei suoi aspetti oscuri. Uno scopo comune
è comunque la PACE.
-Colomba nel mirino- Chiara 3C
In classe, in relazione alla street-art, ascoltiamo quella che è la sua colonna sonora :
l’hip hop.
In breve, il rap è una componente ( quella cantata) della cultura hip hop , che consiste in
una sequenza di versi molto ritmati incentrati su tecniche come rime baciate e
assonanze. Chi scandisce questi versi è detto rapper ( o MC = freestyler) .
-Topo con radiolone- Thomas 3E
Il rapper vuole far sentire la propria voce, e trova il modo di farlo sviluppando capacità
e molta passione. Noi giovani, quindi, esprimiamo la nostra interiorità senza paura di
ferire o di essere zittiti, anche perché ci risulta che tra i nostri diritti ce ne sia uno
chiamato “ libera espressione”!
In un paese in crisi riusciamo a non abbatterci: “ anche se vedo poche prospettive, la
parola arreso non so nemmeno come si scrive!” ( ONE MIC) e conseguiamo ogni
obbiettivo. È dura ma non si può “ restare immobili a guardare ogni cosa che affonda
nelle sabbie mobili “ ( MARRACASH).
-Killa- Melissa 3D
In giro si canta “ fuori quanto è brutto il tempo, però si è
calmato il vento , il mio sguardo è meno freddo questo inverno sta finendo .. ogni cosa
ha il suo tempo , chi ha pazienza ne uscirà, vado avanti e non ci penso , questo inverno
passerà!”(EMIS KILLA) , perché vista la situazione che stiamo passando, la speranza è
l’unico appiglio che ri rimane.
Ora c’è solo più una sfida da lanciare: chi può ancora ignorare il valore dell’hip hop e
affermare che i writing e il rap non hanno un significato culturale?
Siamo sicuri che questo testo farà un minimo, o almeno ci proverà, per diminuire il
baratro dell’ignoranza.
Quindi nella 3 E abbiamo creato un RAP che sintetizza in modo FREE STYLE quello
che abbiamo realizzato con le nostre immagini dedicate a qualcosa che ci riguarda
mooolto da vicino :
“TECNO RAP”
Parlo, penso e scrivo in rima
Mentre davanti a me tutto è peggio di prima,
tredici anni è la mia età
e questo mondo mi fa pietà.
Vivo su questo pianeta dove
Non posso più sognare
ma sono braccato come un animale,
dai media più insaziabili,
nemici senza alibi.
Attenzione il nemico è sulla via,
il suo nome è la tecnologia …
il nuovo iPhone 5 avanza,
chiudo a chiave la mia stanza.
Mi sveglio in un mondo straniero
Dove tutto è sbagliato e niente è vero
Pieno di bugie, senza sentimento
Ma in tutto questo io … cosa c’entro?
In questo ordine irreale
La tecnologia prevale
Si sviluppa lentamente.
Continuamente
E inesorabilmente,
occhi stralunati,
rossi e ipnotizzati,
guardano uno schermo
spiati dall’interno.
Luci infinite
Invadono le nostre vite.
Ci rubano i pensieri
Ed il domani è già diventato ieri …
Ossessiva agonia:
il tuo nome è tecnologia!
Infine abbiamo usato un testo cyber rap dei DSA commando per i nostri disegni
collegati alla tecnologia , all’idea d’identità, di controllo sociale, limitazione della
libertà individuale.
“Signori benvenuti ai piani inferiori, prestate attenzione, si alza il dolore oltre la soglia
di sopportazione, e l’intenzione qua non è piacervi, statene certi, proiettiamo i vostri
inferni personali in versi. Assuefatti a questo nulla, intossicati da una vita che ci allatta
a stricnina in una culla radioattiva , sorridete noncuranti ma il massacro chiama: i vostri
ragazzi sono già in mano a mercanti di carne umana. Il mondo crea gabbie e trappole a
misura d’uomo, con o senza il comfort, manco il tempo di pagare il conto e sei già
morto. Ci spiano con un chip sotto pelle che invia il tuo identikit ad un satellite in
orbita fra le stelle…
--Schiavi di ciò che abbiamo creato- Paola
3E
“Sono schedato come voi del resto dentro un grande DATA BASE dove ogni persona ha
un nome e un tetto, quando vogliono ti comprano , loro sanno il tuo prezzo.
Io cittadino schierato contro il nemico che innesta nei cervelli lastre di silicio…
Non sono un numero per la loro calcolatrice, non riempio memorie…
Non sono una matrice…”
“Questo è il futuro, nessuna sta più al sicuro tra finti presidenti, giornalisti, ministri,
consigli per gli acquisti , banchieri , capitalisti…”
-Control- Alessandro 3E
-Big brother is looking you- Giovanni 3E
“ Apri gli occhi,ora sei in mondovisione , telecamere filmano fuori fuoco, fiamme e
disperazione . Storie nere scritte sulla cartavetro , una generazione che non crede muta
crescendo con gli occhi indietro. Non mi siedo né credo al finale lieto, in questo posto
dove nulla è nostro, mentre tutto è completo. In fila tra gli adolescenti vedo, stanno per
diventare esperimenti, macchine umane da manovrare.”
-Ci sei cascato!- Carlotta(Kato) 3E
Testo a cura di :
Carlotta(Kato) Sara (Sam) Paola Clelia Lorenzo Alberto Giovanni Thomas
Disegni realizzati a tempera, stencil e tecniche miste su fogli F4 dagli studenti della 3E
“SKATEBOARD IS NOT A CRIME”
LA NASCITA…..
Lo skateboard è uno sport nato in California circa negli anni 50 , è stato
inventato dai serfisti locali per allenarsi in assenza di mare mosso,
dall’America balzò in Italia negli anni 70 circa ma in quel periodo lo skateboard
non veniva affrontato in modo serio, ma come il nuovo giochino infantile .
ANNI 80….
Negli anni 80 ci fu il BOOM della scena street dello skateboard italiano, la
gente inizio a notarlo per strada, nacquero i primi negozi di skate , e costruirono
i primi skatepark tra cui il Tryniti a Milano ,un grande skatepark al coperto
dove iniziarono le prime competizioni italiane di skateboard.
Un altro fattore che animò la scena fu la pubblicazione della prima rivista di
skateboard ovvero:
“Xxx Skatebard Magazine”
l’uscita di questa rivista motivò molti skaters, infatti molti di essi, ambivano ad
una loro foto in copertina…..
Nuovi “spot”
Gli skater, girando sempre nei soliti skatepark si annoiarano, per questo motivo
decisero di allargare la scena street andando in cerca di nuovi “spot”, ovvero
alla ricerca di luoghi creati per altri scopi ma reinterpretati dagli skater, ad
esempio scalinate, mancorrenti utilizzati come grind, panchine, muretti e
tant’altro. Un esempio che possiamo fare è sicuramente la famosa PIAZZA
CASTELLO di TORINO una delle prime mete di Torino per skateare
Il fatto che gli skater avessero cominciato ad usare luoghi pubblici per esercitare
la propria passione non suscitò molta simpatia da parte della gente comune;
infatti cominciarono a vedere gli skater come dei vandali che disturbavano la
quiete pubblica e rompevano strutture private. Perciò gli skater inventarono un
detto divenuto molto diffuso e popolare ovvero
C.I.S.
Negli anni 90 un’associazione sportiva creo il CIS ovvero il CAMPIONATO
ITALIANO DI SKATEBOARD: inizialmente esso prevedeva una sola gara
all’anno presso il “trinity” skatepark . La gara divideva gli skaters in fasce di
et° cosi da poter dare la possibilità anche ai più piccoli skater di gareggiare e
confrontarsi! La vincita della gara garantiva il titolo di campione d’Italia !! Con
il passare degli anni il cis si espanse in molti skatepark fino ad arrivare a
organizzare 3 cis all’anno.
Oggi….
Lo skateboard oggi ha fatto molti progressi …. I fattori che hanno contribuito
alla sua evoluzione sono molteplici, ad esempio la costruzione di nuovi skatepark
in varie citta italiane , l’apertura di nuovi skateshop, la creazione di nuovi
marchi italiani , una maggior attenzione da parte dei media attraverso
pubblicità, film, programmi sportivi ecc. Questi fattori hanno contribuito alla
nascita di nuovi contest, magazine e organizzazioni di skate. Seppur questo
fantastico sport stia allargando i suoi orizzonti, non si è ancora integrato
totalmente con la cultura italiana come ad esempio in America……
QUESTIONE DI TEMPO!!!
Comunque chi vuole farsi un’idea più strutturata di cosa sia lo skate, QUANDO,
DOVE , E PERCHE E’ NATO , deve vedere :
“Lodrs of dag town” Le origini dello skate!!
Il film trae spunto da una storia vera, parla di un gruppo di amici che negli anni
70 rivoluzionarono il mondo dello skateboard contaminandolo con le classiche
figure del surf. Questi adolescenti iniziarono a svuotare le piscine dei ricchi e
afarci incredibili acrobazie. Quei ragazzi oggi sono delle vere e proprie icone
dello skateboard come Stacy Peralta , Tony Alva e Jay Adams tutti inventori
di marche americane di skateboard ! BUONA VISIONE !!!
Testo: Lorenzo 2F
Disegni: Tommaso 2F
La band che le ragazze adorano
One direction
La vostra reporter Mariateresa, grande appassionata di questo gruppo, ha deciso di condividere con i
lettori (ma soprattutto le lettrici :-D ) le curiosità più buffe ma anche più segrete dei One direction.
Liam
Liam è il membro della band che inizia sempre le canzoni; adora le camicie a righe e ha paura dei
cucchiai! Già! Dei cucchiai! Pensate che per mangiare la minestrina usa la forchetta, non osa
neanche toccare un cucchiaio. A noi ragazze Liam piace perché è proprio carino, canta come un
dio, ma soprattutto perché cambia sempre pettinatura.
Harry
Harry è forse il più amato dalle ragazze perché è proprio bellissimo e simpatico; per quanto mi
riguarda credo che sia quello che canta di più, anche perché è bravissimo. Ad Herry piacciono le
ragazze più grandi e si è appena lasciato con Perry, la sua ex; perciò coraggio, ragazze: abbiamo
ancora una piccolissima possibilità!
Zain
Zain è il membro della band che fa sempre la seconda voce per poi fare gli acuti; a me piace per la
sua voce e anche perché ha dei capelli bellissimi. Ha tantissimi tatuaggi ed è l’unico nella band che
abbia la ragazza. Pensate, proprio lui, Zain…..
Luis
Beh... per me Luis è il più bello di tutti perché è simpatico, ma anche bravissimo a cantare.
Luis è un ragazzo dolce, però è un peccato che non lo facciamo cantare da solo, visto che secondo
me ha tantissime possibilità.
Niall
Niall è il membro della band che ha sempre la chitarra in mano. Per me non è tanto carino e
soprattutto non si sente mai cantare, ma sa suonare benissimo la chitarra. In compenso risulta molto
carino nelle foto da piccolo!
La band
Lo sapevate che i ragazzi non si conoscevano neanche prima di X Factor? Già, si sono uniti su
suggerimento di una giurata del programma; praticamente se non fosse per lei noi oggi di cosa
parleremo con le amiche?
Bene ragazze, notizia esplosiva: è uscito il libro dei One direction che parla di tutti loro, se volete
sapere di più sui nostri beniamini comprate il libro e vedrete che meraviglia….
DEDICATO A TUTTE LE DIRECTIONER!!!!
Mariateresa Grillo, classe 1 H
I FRANCOBOLLI : CHE PASSIONE!
Vignetta
Dentini
Luogo di
provenienza
I francobolli non sono solo dei pezzi di carta stampati, ma sono anche dei mezzi
per ricordare eventi, persone, monumenti, animali rari e invenzioni che hanno fatto
la storia del paese a cui appartengono.
Sir Rowland Hill è l’inglese che inventò i francobolli. Il primo francobollo ad essere
mai stato stampato, il 6 maggio 1840, si chiamava Penny Black; in Italia i
francobolli furono introdotti solo nel 1860. I francobolli possono avere tante forme
diverse e alcune molto bizzarre. I classici francobolli sono di forma rettangolare o
quadrata. Io possiedo un francobollo a forma di diamante come la collana che è
sopra rappresentata, che proviene dalla Sierra Leone, uno stato africano in cui ci
sono molte miniere di diamanti.
I francobolli si possono riconoscere dalla caratteristica dentellatura e dalla vignetta
raffigurata al centro. È presente su un lato il nome della nazione e, vicino ai
dentini, la data di produzione.
Al giorno d’oggi circolano molti francobolli falsi. Essi si riconoscono dai mezzi
dentelli (non completi) e dalla vignetta lucida. Per i collezionisti questi sono gli anni
peggiori per la loro raccolta: i falsi francobolli sono sempre di più e da quando
hanno introdotto i francobolli adesivi non si possono più staccare dal foglio o dalla
lettera.
Collezionare francobolli è un modo divertente di passare il tempo libero e di
imparare cose nuove.
Giovanni Benedetto classe 1°H
Una grande passione che si chiama
Abbiamo voluto condividere con voi la nostra grande passione: la Juventus.
Amiamo tutto il calcio, seguiamo le partite, ma quelle della mitica Juve proprio non
si possono perdere. Anche perché è una squadra che non perde praticamente mai!
A questo punto del campionato, è prima in classifica in serie A italiana, Campione
d’Inverno. Siamo a metà strada, ma ci sono serie speranze che si possa raggiungere il
traguardo dello scorso anno, quando la nostra squadra ha vinto il suo trentesimo
scudetto sul campo: ma per i tifosi delle altre squadre sono ventotto, perché due
sono stati revocati, cioè ritirati per presunte partite comprate . Ma per noi sono 30 e
così il 13 Maggio siamo andati in Piazza Castello a festeggiare!
Quest'anno è arrivata in Champions League ed ha passato il turno prima in classifica
superando lo Shacktar ,Nordsjel land e il Chelsea (squadra campione europea l 'anno
scorso ).
I tifosi Juventini sono numerosi e vengono da tutto il mondo.
I giocatori più famosi oggi sono Pirlo, Pogba, Marchisio, Bonucci, Chiellini, Jovinco
e Matri . L'anno scorso se n'è andato il nostro capitano, il mitico Alessandro Del
Piero, che ora gioca …nell’altro emisfero. I grandi giocatori della Juve sono tra i
migliori di tutti i tempi: Boniperti, Sivori, Charles, Bettega, Furino, Platini,
Zoff…sarebbe un elenco interminabile!
L'allenatore è Antonio Conte ed il vice Angelo Alessio, che quest’anno ha dovuto
sostituirlo molte volte in panchina a causa di una squalifica. Invece il presidente è
Andrea Agnelli, che prosegue la tradizione di famiglia.
Quello per la Juve è proprio un grande amore!
Alessandro Sorba e Andrea Giorgi classe 2 E
Come andare a dormire…
senza curarsi del gatto!
Ingredienti:
una persona assonnata
un letto
un gatto
una ciotola di croccantini per gatti
un paio di guanti
un pavimento
un disinfettante
un secchio d'acqua
un phon
un tappeto
uno straccio
Procedimento:
Andare a dormire può essere molto difficile, soprattutto se in casa è presente un gatto.
Prima di tutto bisogna sgomberare la stanza da tutti gli oggetti inutili su cui è facile
inciampare, per questo si consiglia di iniziare il giorno precedente.
Dopo essere arrivati al nostro letto dobbiamo liberarci del fastidioso gatto schizzato
di nostra sorella, che dorme su di esso. Ed ecco che adesso entrano in azione i nostri
pratici guanti e senza tanti rimorsi butteremo il gatto vicino alla ciotola che deve
essere pronta in cucina; attenzione però, durante il trasporto dell'animale tenere le
braccia distese per evitare il contatto con occhi e bocca. In caso di ingerimento
provocare il vomito con acqua calda e sale.
Dopo di che ricordate di chiudere a chiave la porta della cucina per non far ritornare
il gatto in camera. Tornando al letto scopriremo che il “caro” animale ci ha lasciato
qualche regalino su di esso, perciò è necessario cercare in bagno un secchio d'acqua,
uno straccio e il disinfettante. Dopo aver lavato il materasso, possiamo finalmente
sdraiarci....C'è un piccolo particolare: il materasso a questo punto è fradicio e così ci
rechiamo in bagno per prendere il phon e asciugarlo. Dopo due giorni avremo finito e
potremo finalmente abbandonarci sul letto.....ma ricordate, bisogna risistemare la
stanza.
classe 2 E
ANIMALI DOMESTICI
In media gli animali domestici sono presenti in ogni casa, perché danno felicità e
compagnia. Occorre però avere molta disponibilità per accudirli.
Ogni persona si può identificare in un animale…
E' consigliabile prendere i nostri amici animali dalle associazioni che li danno in
adozione oppure si possono acquistare nei negozi appositi.
Da un sondaggio, risulta che il coniglio è nei primi tre posti degli animali più
frequenti nelle case. Il coniglio è un animale molto simpatico e si divide in più razze,
quali: ariete (caratterizzato dalle orecchie rivolte verso il basso)
E testa di leone (con le orecchie verso l’alto)
I conigli possono avere sfumature di colore diverse: nero, bianco, color caffè, grigio
e molti altri colori. Prima di acquistarlo bisogna verificare lo spazio disponibile e il
tempo che possiamo dedicare al nostro cuccioletto. Arrivati in un negozio possiamo
scegliere il nostro amichetto, ma soprattutto la gabbia e il mangime!
Per i primi tempi bisogna lasciarlo vagare liberamente per casa in modo che si abitui;
ma attenzione, bisogna prima accertarsi che non ci siano zone dove possa far dei
danni o farsi male. Bisogna dar abitualmente da mangiare al nostro amichetto che,
molto importante, è erbivoro. Se gli si dà carne, pane, pesce ecc… il nostro tenero
cucciolo si trasformerà in un gigante e diventerà grasso ma, soprattutto, rischierà di
morire. Eccovi una foto del coniglio più grande del mondo, che pesa 15 kg:
Da non dimenticare sono le coccole, che sono indispensabili se si vuole avere un
buon rapporto con il nostro amichetto, perché così si sentirà amato.
Ricordatevi anche di pulire regolarmente la gabbia e di portarlo dal veterinario per
accertarvi che stia bene oppure anche solo per fargli tagliare le unghie
Per nostra esperienza ogni coniglio ha un carattere diverso: c’è il più coccolone, il
più pigro, il più guerriero, il più simpatico e tanti altri, ma, se vengono trattati con
cattiveria, si trasformano tutti in macchine da guerra.
I conigli nella fase adolescenziale possono essere più aggressivi e cocciuti di cuccioli
di altre specie, ma non per questo significa che non vi vogliono bene e che dovete
smettere di accudirli, d’altronde anche i ragazzi adolescenti sono cocciuti e a volte
rispondono male e sono aggressivi!!!
Vi consigliamo di prendere questo simpatico animaletto perché vi tiene compagnia e
non vi abbandonerà mai!!! Parola di esperte!!☺
Carlotta Merlo e Martina Chiappino, classe 2E
Vita di studenti…tra realtà e fantasia
Il martedì della 2°… (la peggior giornata della settimana)
dalle 8:00 alle 8:55: Francese…ecco che entra in classe, dalla porta cigolante, la professoressa.
Mentre tutti sono addormentati sui banchi.E inizia ad interrogare con perfidia.
Ore 8:55 alle 10:50 : Matematica … la professoressa inizia a sclerare perché gli alunni la salutano,
isterica prende un gesso e comincia a scrivere strani problemi alla lavagna nera, come la sua anima.
Dopo poco comincia a gridare di aprire le finestre perché c’è puzza di stalla.
10:50 alle 11:40 : Finalmente musica dopo queste tre ore strazianti!
11:50 alle 13:40: Storia e Lettere ... da spararsi un colpo , un’ ora di spiegazione e come se non
fossimo già stanchi la prof. incomincia a leggere la Divina Commedia … Ci piacerebbe avere un
cuscino e una coperta per dormire, ma ce la facciamo anche senza !
Drinnnnnnn …. Finalmente liberi !
Il martedì ideale per noi  :
Ore 8:00-8:55 : Francese …. La prof decide che da oggi lei sarà l’ erede di spider-man e con un
balzo felino si arrampica sulla LIM e inizia a imitare King-Kong . Gridando “ intervallo tutta l’
oraaaaaa !!!” Poi con lo stesso balzo atterra sul povero Sorba e gli rompe l’altra gamba. Lezione
finita, Sorba all’ospedale.
Ore 8:55 alle 10:50 : Matematica …. Arriva la prof. con una bomboletta, il cappello girato, i capelli
blu e verdi e una collana da rapper. Eccola che inizia a spruzzare deodorante in giro, ballando come
un’ indemoniata .
11:50 alle 13:40: Storia e Lettere… entra tranquilla, accende la LIM e va su Facebook come se
niente fosse, poi prende un pennarello e comincia a scrivere “ Gli alunni puzzano” sui banchi.
Fine giornata: i professori si trovano in discoteca per un Consiglio di Classe ….
Federica Bianco e Federico Fassio 2E
Vorrei un dizionario maschiese / femminiano, grazie.
Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere:
ecco la cruda verità.
“Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si
innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e
accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e
furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da
pianeti diversi”
John Gray.
Senza avventurarsi nel mondo della vita coniugale, della quale ancora non sappiamo nulla, noi
ragazzi abbiamo già un po’ capito come il mondo sia diverso, le idee siano differenti, tutto sia
unico nel suo genere. Se schematizzassimo l’universo in una mappa concettuale, la prima
suddivisione da fare sarebbe tra cose, comportamenti, “uomo” o “donna”. A volte la lingua
italiana corre in nostro aiuto: infatti LA volpe è “donna” mentre IL somaro tende a essere
classificato come “uomo”; ma questa legge vale anche con i comportamenti: LA gelosia è un tipico
sentimento femminile mentre IL coraggio accompagna spesso gli uomini più valorosi. Nella razza
umana ciò che differenzia i maschi dalle femmine sono ovviamente alcuni elementi anatomici,
fisici, ma io sottolineerei quelli di tipo caratteriale. Ogni genere ha i suoi pregi, e i suoi difetti, ha il
diritto di esprimersi ed essere ammirato. Sarebbe ingiusto cercare di stabilire quale delle due parti
sia la “migliore”, anche se so già che ognuno di voi ha in mente una risposta chiara. La verità è
che uomini e donne sono strettamente legati tra loro e nessun lato può fare a meno dell’altro.
A volte però ci sembra proprio vero, uomini e donne non vengono dallo stesso pianeta! Non è
sempre così immediato capire le intenzioni delle persone o spiegarsi certi loro comportamenti. Per
i maschi il mondo femminile è, probabilmente, un confuso garbuglio di capelli, collane, trucchi,
idee complesse e indecifrabili. Al contrario per le femmine la testa dei maschi è paragonabile a un
pallone da calcio: tondo, duro e vuoto. Da millenni ragazzi e ragazze giocano e scherzano sui punti
deboli dell’altra metà, e questa simpatica ironia non deve finire, sempre a patto che si riconosca lo
scherzo. Esistono milioni di tesi su come noi donne ragioniamo, ma la verità è che i nostri
ragionamenti appaiono complicati perché ci fa piacere essere definite “complesse”. Per quanto
riguarda gli uomini, ci assecondano da sempre e sanno che i loro comportamenti semplici ci fanno
sentire speciali e agevolano le relazioni. Insomma è giusto ed è bello che le due realtà restino
parallele, ma anche diverse e un po’ sconosciute per certi versi. Nel caso in cui proprio non si
sopportasse una delle due parti … non disperate! Tra poco il mondo finirà o magari una delle due
subirà l’attesa evoluzione.
Maria Caligaris.
Un eroe senza paura
Come tutti gli eroi Martin compie il suo lavoro e se ne va,
ma rimarrà nella storia…
Martin Luther King: un eroe con la E maiuscola, senza paura.
Martin morì nel 1968 e il suo presunto assassino fu arrestato; probabilmente
l’assassino fu lo stesso che uccise Malcom X, amico e sostenitore di Martin.
La sua morte portò gli USA sull’orlo di una guerra civile tra neri e bianchi.
Martin Luther King ispirò molti americani neri; una donna racconta che grazie a lui
riuscì per la prima volta a dire di “no” ad un bianco, cosa che se accadeva veniva
punita. “No” due lettere che danno inizio a una rivolta contro leggi ingiuste.
Martin Luther King non aveva paura delle critiche o delle conseguenze delle cose che
diceva; egli voleva soltanto realizzare il suo sogno, il sogno di ogni americano nero,
un sogno che sacrificò l’impegno e la vita di molte persone, un sogno che divenne
realtà.
Martin Luther King è un eroe che rimarrà nella storia per il suo grande coraggio, un
padre che ha sacrificato la sua vita per un futuro migliore dei suoi figli, un uomo che
ha contribuito a rendere migliore il mondo e che nessuno dimenticherà mai.
Io ho un sogno…
Il 28 agosto 1963 Martin Luther King pronuncia uno dei suoi tanti discorsi contro il
razzismo; questa volta però parla di un sogno, un sogno che contagia molti americani
di colore, un sogno che sarebbe rimasto nella storia.
Martin Luter King inizia il suo discorso con una frase di cui nessuno si sarebbe più
dimenticato: “io ho un sogno”.
Ecco il discorso che fece:
“Io ho un sogno: che un giorno sulle rosse colline della
Georgia i figli degli schiavi e degli schiavisti potranno
sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho un sogno: che un giorno persino lo stato del Mississipi
si trasformi in un’oasi di pace.
Io ho un sogno: che un giorno i miei quattro figli possano
vivere in una nazione che non li giudicherà per il colore
della loro pelle, ma per l’essenza del loro carattere.
Io ho un sogno: che un giorno giù in Alabama bambini e
bambine neri e bambini e bambine bianchi
potranno
stringersi le mani come fratelli e sorelle.
Questa è la nostra speranza, questa è la nostra fede; con
questa fede saremo capaci di estrarre dalla montagna
della disperazione la pietra della speranza”.
Queensley Omozusi classe 3 C
Diario di un’adolescente disperata
Adolescenza? Un enigma irrisolvibile…
L’adolescenza è un periodo di confusione, di amore e di odio, di passione e di
disperazione, di debolezza e di forza… L’adolescenza è un periodo in cui credi che
tutto il mondo ti sia contro, in cui pensi in continuazione a quel ragazzo/quella
ragazza che, in quel momento, è la cosa più importante della tua vita…
L’adolescenza è sentire una canzone e piangere, è isolarsi nella propria camera per
ascoltare quella canzone che ti fa pensare a tutto, che ti fa pensare al/alla ragzzo/a
che ti piace, che ti fa perdere nei pensieri più profondi, che ti fa venire voglia di
prendere un foglio e iniziare a scrivere tutto ciò che provi e che pensi…
L’adolescenza è vedere tutti felici e pensare di essere l’unico infelice di questo
mondo, pensare di essere solo senza accorgersi che in verità ci sono tantissime
persone disposte ad aiutarti in qualsiasi modo e in qualsiasi momento…
L’adolescenza è pensare a tutti i problemi che si hanno senza pensare alle possibili
soluzioni… è iniziare a pensare di testa propria… è pensare “guarda che figo quel
ragazzo” o “guarda che figa quella ragazza” e poi deprimersi perché ci si rende conto
che non ci sono speranze che si accorga di voi… è scherzare con la/il propria/o
migliore amica/o… è guardarsi allo specchio e pensare “faccio schifo”… è sentirsi
dire “sei bellissima” e non crederci senza pensare che, magari, c’è gente che lo pensa
veramente…
L’adolescenza è l’amiciza, l’amore, la gelosia… L’adolescenza è “odiare” la propria
migliore amica perché è più bella… è un’equazione in matematica, una guerra in
storia, un’era in scienze, un’assonometria in tecnologia e un pittore in arte…
L’adolescenza può essere tutto e sembrare niente o, al contrario, può essere niente
ma sembrare tutto… L’adolescenza è un sorriso e una lacrima, il sole e la pioggia, è
il giusto e lo sbagliato, è un opposto… L’adolescenza è curiosità, pigrizia, voglia di
fare… L’adolescenza è il periodo più importante della nostra vita… Durante
l’adolescenza impari ad amare, a sorridere veramente, a desiderare qualcosa o
qualcuno, a vivere… Durante l’adolescenza tutto cambia, la solita ‘cottarella’ si
tramuta in qualcosa di più complesso, l’amore, lo studio viene sorpassato dai
pensieri, le scritture che pensavi di riconoscere si tramutano in geroglifici, la vita si
riempe di problemi impossibili… Durante l’adolescenza capisci che non devi
dipendere da nessuno perché dopo finiresti per cadere senza avere nessuno che ti
possa reggere… Per alcuni l’adolescenza può essere soltanto una stupidaggine, un
tempo determinato che finirà presto. Io penso che l’adolescenza duri per sempre: in
fondo anche quando saremo adulti ci sarà sempre una piccola parte di noi ancora
adolescente, una parte che è permalosa e irascibile, paziente ma fino ad un certo
punto, libera ma con moderazione. Penso che dentro di noi, di fianco alla parte
bambina, resti la parte adolescente…
Se ci si pensa, l’adolescenza può essere incoscienza, voglia di dimostrare qualcosa a
qualcuno, voglia di credere di poter rialzarsi dopo essere caduti; può essere anche
fraintesa perché può essere presa come un ostacolo impossibile da superare,
l’esame di maturità della nostra vita. Io credo che l’adolescenza sia sì, un ostacolo,
sicuramente, molto difficile da superare, ma non il più difficile, credo che però
rappresenti la lezione più difficile da comprendere nella nostra vita, la lezione che
vorremmo saltare in qualche modo, la lezione più noiosamente fantastica.
Ecco… l’adolescenza è un punto d’incontro tra tutti i ragazzi del mondo… un
qualcosa che, senza capire come, riesce ad unire tutti quanti… L’adolescenza è una
mano che aspetta la sua gemella con cui si intreccia perfettamente… L’adolescenza è
un enigma irrisolvibile, un enigma perfettamente complicato, un enigma che, chissà
come, riesce a farti innamorare…
Ludovica Grisot, classe 3C
L’angolo dello scrittore
UNA NOVELLA PER RIFLETTERE
Se ne stava sempre seduto lì, all’incrocio tra le vie del centro, con il suo
cappello bucato, i vestiti malandati e un cartoncino intorno al collo con su scritto:
“Ho fame”. Con quella frase ti faceva capire tutto il suo dolore . La barba che gli
copriva tutto il collo, le unghie lunghe e sporche, ma nonostante tutto la sua coppetta
del gelato, per la carità, rimaneva sempre vuota o con qualche centesimo messo con
un sorriso da un bambino. Si era rassegnato ora mai il povero senzatetto. L’unica
cosa che rallegrava le sue giornate era il passaggio di quella bella ragazza, alta,
bionda , che avra avuto piu o meno sedici anni. Certamente era una ragazza di ricca
famiglia, probabilmente abitava in una bella villa e frequentava una costosa scuola
privata nel centro citta. E il povero senzatetto se ne era innamorato, ma non aveva
mai avuto il coraggio di salutarla o parlarle, a causa delle loro differenti ‘’ classi ‘’ .
Una mattina d’inverno, la ragazza, probabilmente in ritardo per scuola, si mette
a correre per prendere il pullman e correndo le scivola dal collo una sciarpa di lana
calda, morbida, e certamente costosa e firmata. Il barbone si alza e va a raccoglierla,
pensando a quanto caldo gli avrebbe potuto tenere in una fredda notte d’inverno e
che lei se ne sarebbe comprata un’altra il giorno seguente. Ma poi si ricorda di quello
che sempre diceva suo padre: ‘’ Siamo poveri ma mai disonesti ‘’ e decide di
restituirla alla bella ragazza la mattina seguente (cosi avrebbe anche avuto una scusa
per chiederle il suo nome) .
La mattina seguente le va incontro, ma lei non lo lascia nemmeno parlare:
subito si mette a urlare e scappa di corsa verso la fermata del pullman . Il senza tetto,
confuso, decide di aspettare il giorno dopo. La mattina dopo il poveretto le va
incontro, le mette una mano sulla spalla e dice : ‘’Ciao, scusa ma … ‘’ e di nuovo la
ragazza subito scappa via di corsa come se avesse paura . Il senza tetto, senza capire
(‘’ Paura di me? ‘’ pensa), decide di aspettare ancora un giorno. La ragazza non arriva
più da sola, ma con un uomo che le sta davanti, nascondendola. Lui si alza lo stesso e
cerca di parlarle, ma interviene l’uomo dicendo che se avesse ancora toccato sua
figlia, avrebbe chiamato i vigili, mandandolo in carcere.
Il barbone non capisce le parole di quell’uomo e decide che il giorno dopo
avrebbe restituito quella sciarpa alla ragazza, ad ogni costo. Il giorno dopo la ragazza
è di nuovo sola e gli passa davanti camminando velocemente; e quando lui le tocca
la spalla, lei lo guarda con disprezzo e, prima di correre via, fa una breve telefonata:
dopo pochi minuti arriva una pattuglia di vigili, da dietro al barbone, che con brutalità
lo lanciano sui sedili posteriori della macchina di servizio. Il barbone tenta di
spiegarsi, ma nessuno gli crede … è ancora in galera, con la ‘’sua ‘’ sciarpa legata al
collo, nella speranza che ripassi la bella ragazza.
Pietro Calvo classe 3C
DAL DIARIO DI LORENZO DE’ MEDICI
Diario immaginario scritto da Gaia Mosconi, classe 2 C
Firenze, 4 ottobre 1472
Caro diario,
nonostante si sia in autunno, oggi è stata una giornata soleggiata e tiepida ed io mi sono svegliato
particolarmente in forma. Mi sono alzato di buon ora e con calma mi sono preparato ….. ho
sempre problemi ad infilarmi questa calzamaglia che si arriccia sulle gambe! Scusa la
considerazione, ma dovrò trovare una soluzione al problema.
Dopo colazione ho avuto un incontro con un giovane artista, un certo Michelangelo Buonarroti,
che mi pare essere interessante. Ci siamo dati appuntamento a metà mattinata nel Giardino delle
Sculture; ero pensieroso, ma anche ansioso di conoscerlo . Ogni volta che devo incontrare un nuovo
talento provo una specie di morso allo stomaco; desidero rendere Firenze la città più bella tra
tutte.
Diciamoci la verità: se non fosse per me, la cultura dove andrebbe a finire? Il ragazzo mi è parso
dotato e interessato, lo prenderò in considerazione …. Mi è parso di notare una certa genialità.
Dopo un pranzo leggero, nel pomeriggio ho avuto un appuntamento speciale con …… indovina?
Gian Galeazzo Sforza! Sai, mi interessa, per mantenere la pace, un’ alleanza tra Milano e Napoli.
Abbiamo molto discusso, in tranquillità si intende, e Gian Galeazzo sembrava d’accordo con la
mia idea : far sposare suo figlio con la figlia di Ferdinando I di Napoli.
In verità non conosco questa Isabella ….. se fosse brutta? Se avesse difetti fisici o se fosse poco
educata, non all’altezza ….Tutto sommato mi conforta pensare che il figlio di Gian Galeazzo ,
Gian Galeazzo Maria, sia un gran tontolone, questo renderà le cose più facili .
Il potere per entrambi , la fama ….. ed eventualmente un velo un po’ più spesso sul viso della
sposa ……. Poi, detto quel fatidico “SI” sarà quel che sarà . L’alleanza però sarà fatta!
Già , ma ora devo convincere il re di Napoli…. In questo periodo sono stanco, perciò scriverò una
lettera per invitare il re di Napoli alla mia corte . Mmmm …… quasi quasi potrei mandare
Gregorio, il mio cortigiano, per fare in modo che l’invito arrivi direttamente nelle mani del re .
Si, pensandoci bene manderò proprio lui…. d’altra parte mi sta fra i piedi tutto il giorno perché
vuole che gli aumenti la rendita … “Signore qui , Signore là , Eccellenza su, Eccellenza giù “ …
non so se pensa che io sia stupido! E appena torna …. un nuovo incarico ….. sto pregustando la
sua assenza ….. oggi è anche arrivato in ritardo!
Caro diario, è ormai notte inoltrata dopo una giornata ricca di avvenimenti e decisioni
importanti; ma mi sento soddisfatto dei risultati raggiunti e penso che potranno essercene altri.
Sono convinto che la pace si possa mantenere e continuerò ad impegnarmi seriamente.
Ora ti saluto perche la stanchezza si fa sentire .
penserò a qualche verso da comporre mentre aspetto che il sonno mi chiuda gli occhi
A domani
Il tuo affezionatissimo
Lorenzo
L’angolo dello scrittore
Ho pensato intensamente ad un oggetto di quando ero
bambina e mentre affioravano i ricordi, ho iniziato...
Ho trovato Fiocco, il Natale di sei anni fa: avevo appena iniziato la prima elementare e me ne
innamorai a prima vista. Lo trovai in una vecchia scatola per le decorazioni, verde e polverosa.
Fiocco era un orsetto di peluche dal pelo bianco con un cappellino da Babbo Natale che gli
copriva un orecchio e una sciarpa a strisce bianche e rosse attorno al collo. Quando lo trovai,
il suo pelo era ormai grigio e tutto arruffato. Così lo lavai, lo pettinai e poi con un sorriso
soddisfatto lo posizionai sul mio letto e dissi:
“Ti chiamerò Fiocco, sì,sì, ti sta a pennello, è proprio adatto a te”.
Da quel momento Fiocco ed io diventammo inseparabili. Lo portavo sempre con me e lui dal
canto suo non protestava di certo, anzi sembrava piuttosto contento.
Ben presto iniziai a tenerlo accanto a me anche durante la notte, gli davo un bacio sul naso, lo
stringevo forte e chiudevo gli occhi, sicura che con lui accanto nessuno mi avrebbe potuto
fare del male e che dall’oscurità della notte non sarebbero comparsi né fantasmi, né scheletri
perché c’era lui era accanto a me, il mio “ cavaliere delle nevi” a proteggermi.
Ricordo i pianti disperati e la paura di averlo perso per sempre quando accidentalmente lo
dimenticai in auto e nessuno riusciva più a trovarlo. Quella notte ebbi molta paura e pensai che
i fantasmi vedendo che il mio protettore non c’era più mi avrebbero assalito e mangiato!
Ricordo inoltre con grande piacere il sollievo che provai la mattina seguente quando aprendo
la portiera dell’auto ritrovai il mio amato Fiocco seduto sul sedile con il suo solito sorriso! Lo
abbracciai con tutte le forze che una bambina di sei anni può avere, ed improvvisamente mi
sentii di nuovo sicura e felice.
Un’estate lo portai addirittura al mare. Quatta quatta, una mattina lo infilai nella borsa da
spiaggia e arrivati al mare lo portai a fare il bagno con me. Quello che non avevo considerato
era che il mio peluche pieno d’acqua avrebbe iniziato a sprofondare e se non fosse stato per la
prontezza di riflessi di mio padre credo che oggi Fiocco sarebbe sul fondale dello Ionio a
giocare a nascondino con i pesci.
Fiocco per me non era solo un peluche, era un amico con cui potermi confidare e con cui poter
parlare; non sono sicura che mi abbia sempre ascoltato, però mi sorrideva sempre e qualche
volta mi è sembrato che mi facesse l’ occhiolino, ma forse era solo la mia immaginazione …
Carlotta Cosentino – classe 3^G
(la redazione si scusa con Carlotta, che ci ha consegnato questo testo lo scorso anno. Ma per
un errore non è stato pubblicato. Rimediamo ora!)
NAVIGARE…TRA I LIBRI!
Ami leggere? Frequenti la biblioteca della
Matteotti? Vuoi consultarne comodamente
il catalogo on line?
Collegati al sito da un qualsiasi pc
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consultate, scegliete e…leggete!
Piccoli scrittori…cresceranno!
Tra i primi generi letterari trattati all’inizio della scuola media, due ancora legati
al mondo dell’infanzia, la favola e la fiaba. I ragazzi della 1 C si sono cimentati
con tali generi, producendo vari testi molto carini. Ne abbiamo scelti alcuni.
LE DUE MATITE COLORATE
Due matite colorate, un blu e un giallo, litigavano sempre.
La matita gialla diceva a quella blu: “Io sono più importante di te perché io coloro il
sole, la luna e le stelle”. Quella blu le rispondeva: “Io sono più importante di te
perché coloro il cielo e il mare”.
Un giorno un bimbo le prese insieme e colorò i prati, le cime degli alberi e le foglie
dei fiori.
Le matite, che solo allora scoprirono che insieme davano origine ad un nuovo colore,
diventarono grandissime amiche e colorarono il sole, la luna, le stelle, il mare, il
cielo, ma anche i prati, le cime degli alberi e le foglie dei fiori.
La favola insegna che chi trova un amico trova un tesoro non solo perché l’amicizia
ci fa scoprire qualità e doti che non sapevamo neanche di avere, ma anche perché con
l’aiuto di un amico è più facile realizzare progetti e sogni.
Andrea Carratta 1 C
STELLA E CIELO
C’era una volta, in un paese molto, molto lontano, una principessa bellissima. Il suo nome
era Stella ed era la più bella ragazza del regno. Ma non era una principessa posata e delicata come le
altre, anzi, ogni pomeriggio, mentre il re e la regina erano occupati, lei usciva di nascosto per
giocare a pallone.
Gli anni passavano e la regina era sempre più preoccupata: la ragazza non voleva maturare; allora la
madre pensò che magari dandola in sposa al suo grande amore, la principessa sarebbe diventata più
responsabile. La sera seguente ne parlò con il re e lui, entusiasta dell’idea, corse a chiedere a Stella
chi fosse il suo grande amore. Lei non lo sapeva, non lo aveva mai incontrato, ma disse che lo aveva
sognato: portava un anello d’oro con un diamante, era l’anello più bello che Stella avesse mai visto;
poi il suo sogno era finito quindi non sapeva dove trovare quel ragazzo!
Allora il re fece chiamare il più valoroso soldato del suo esercito, Giorgio; il sovrano gli ordinò di
trovare il grande amore di Stella e lui partì. Mentre cavalcava il suo cavallo bianco, un’anziana
signora lo fermò e gli disse “Non passare sul ponte di pietra, non passare sul ponte di pietra!”
Giorgio non ci fece caso, ma poi si trovò davanti a due passerelle, una di legno e una di pietra. A
quel punto si ricordò del consiglio della signora, ma il ponte di legno non gli sembrava molto
robusto, allora passò su quello di pietra.
Arrivato dall’altra parte, una signora gli si avvicinò e gli chiese dove fosse diretto e lui rispose
“Devo trovare un ragazzo con un anello al dito”. A quel punto la donna divenne rossa di rabbia e
gridò: “Lo sapevo che prima o poi qualcuno lo avrebbe trovato! Si dà il caso che quel ragazzo sia il
più bello del mondo ed è mio!” Poi da una caverna spuntò fuori lui, bellissimo, con il suo anello,
l’anello più bello del mondo. “Sono stufo di te, mi tieni chiuso qui da vent’anni, voglio
andarmene!” La donna, arrabbiatissima, si trasformò in un mostro gigantesco, il ragazzo lanciò
l’anello addosso alla bestia e lei si incenerì.
Giorgio corse dal giovane e gli chiese “Come ti chiami?” e lui “Cielo”. A quel punto il soldato capì
che era perfetto per Stella e lo fece montare a cavallo.
Arrivati davanti al ponte di pietra, fecero per salirvi, quando esso si spaccò a metà. Cielo esclamò
“Non sei passato di qua prima, vero?” Giorgio rispose “Sì e ho sbagliato”. Il giovane pensò un po’ e
poi lanciò l’anello nella crepa del ponte e questo subito si riparò. Lo attraversarono, recuperarono
l’anello e ripartirono. Arrivati al castello, Stella corse ad abbracciarli. Il giorno dopo si celebrarono
le nozze, la principessa era più bella del solito e sapete perché?
Perché era felice, come tutto il suo popolo.
Federica Dellepiane, classe I C
La principessa che non sorrideva
C’era una volta, in un lontano e sperduto castello, ai confini del mondo, una
principessa bellissima. Ma la poverina non sorrideva mai, così il re suo padre decise
che avrebbe organizzato una festa con tanto di invitati e di giullari.
Avrebbe fatto di tutto per far sorridere sua figlia. Ma, sfortunatamente, dopo la festa
si erano divertiti tutti, tranne lei.
La principessa Rosa cresceva e cresceva, e il tempo scorreva e scorreva, ma suo
padre non riusciva a farla sorridere. Il re allora chiamò prìncipi e nobili, vicini e
lontani, per far sorridere Rosa. Li avrebbe ospitati, e chi fosse riuscito nella prova,
avrebbe avuto una ricompensa a sua scelta. Dopo aver sparso la notizia, arrivarono
carrozze e carovane da tutto il mondo.
Quello stesso giorno, nello stesso regno, un giovane e umile ragazzo stava tristemente
seduto sulla panchina del mercato, con la merce di suo padre davanti agli occhi.
Nessuno voleva comprare i tappeti importati da suo padre, perché erano piccoli,
sporchi e costosi. Ma lui doveva stare lì comunque, a far niente e ad aspettare una
vendita che non sarebbe mai arrivata.
Una vecchietta, però, si avvicinò al ragazzo. Lei era puzzolente, gobba e sdentata, ma
lui la accolse comunque. “Venite a comprare splendidi tappeti importati da paesi
lontani!” “Sciocchezze! Nessuno vorrebbe pagare per questa robaccia” disse la
signora con una smorfia di disgusto. “Io sono qui per aiutarti” continuò a bassa voce.
“So cosa vuoi” Il ragazzino la ignorò e pensò “Di vecchiette strambe ce ne sono
dappertutto”. “Vai ai confini della città, lì troverai qualcosa che ti porterà alla
felicità” disse rauca “Se vuoi ascoltarmi, va’ e non te ne pentirai” e si allontanò per
comprare dei piatti alla bancarella vicina.
La giornata andava di male in peggio e quasi senza accorgersene, il ragazzo si
addormentò. Incredibilmente, sognò la vecchietta che gli diceva : “va’, va’, va’…”.
Quando si svegliò, si ritrovò ai confini della città, dove finiscono le case e inizia la
distesa di alberi. Era appoggiato contro un tronco e davanti a lui aveva la scia dei suoi
sandali. Era ancora pomeriggio presto. Dopo essersi guardato attorno, vide una
fiammella blu : un fuoco fatuo! Sono le anime che ti portano dal tuo destino verso un
fine migliore, ma se le ignori, ti portano sfortuna. Lui seguì la scia luminosa, che si
addentrava nel bosco. Finita la scia blu, si mise a riposare contro un albero.
Sentì un rumore strano, proveniente dal cielo. Istintivamente guardò verso il rumore e
passò un uccello nero con una piuma coloratissima, che cadde lentamente e finì col
posarsi sulle mani del ragazzo. La piuma era morbida e delicata e lui, senza sapere il
perché, sorrise. L’uccello lo guardava da un ramo e quando aprì il becco, ne uscì del
fumo colorato, con delle lettere ben leggibili: “Vai al castello e farai sorridere la
principessa”
Il ragazzo si guardò attorno, confuso, ma poi la vista gli si oscurò e quando gli ritornò
era in piedi davanti al castello, reggendo la piuma arcobaleno. C’erano due guardie
davanti a lui che lo fissavano.
Allora dalla piuma uscì un suono e, senza averlo comandato al cervello, alzò le mani
all’altezza del mento e soffiò sulla piuma. Questa passò sulle teste dei guardiani che
si spostarono per lasciarlo passare, sorridenti. “Grazie...” mormorò il ragazzo
riprendendo il suo “aiuto”. Entrò nel castello come se fosse di casa e arrivato davanti
al salone delle udienze, si mise in coda. Subito lo guardarono con stupore e
diffidenza, dato che erano tutti nobili e marchesi. “Avete visto un fantasma, per
caso?” rispose lui, ridendo.
Suonò la campana delle cinque e mezza e tutti iniziarono ad agitarsi. Il ragazzo si
avvicinò a un cameriere, e chiese cosa stesse succedendo. “Adesso può entrare
l’ultimo, quello che sceglierà il re, mentre gli altri verranno decapitati” rispose il
servente, sorridendo malignamente. Dalla stanza ne uscì il re vestito lussuosamente e
altrettanto preoccupato. “Nessuno è ancora riuscito a far ridere la mia adorata figliola,
e solo una persona potrà avere ancora la possibilità di provare.” Tutti iniziarono a
sbracciarsi per farsi notare, mentre il giovane, passando tra la folla, finì proprio
davanti al re.
“Io so come far sorridere sua figlia” e soffiò sulla piuma. Successe quello che era
accaduto prima con le guardie, e il re si spostò. Così il giovane arrivò davanti alla
principessa Rosa, una ragazza molto affascinante: aveva i capelli lucenti, morbidi e
lisci, sotto i quali brillavano due occhietti azzurri e tristi. “Buongiorno Vostra
Altezza” disse lui inchinandosi. Lei lo guardava con aria annoiata. Il ragazzo soffiò
sulla piuma che si posò sul grembo di Rosa. Lei sorrise, quindi si mise a ridere di
piacere e con occhi stupiti andò ad abbracciarlo.
Il padre, che era presente, si mise a saltare di gioia e chiese al ragazzo: “Come ti
chiami? Cosa vorresti in premio?” “Mi chiamo Luca, e vorrei che Lei liberasse i
nobili che sono rimasti fuori dalla porta. Vorrei anche diventare principe insieme a
sua figlia” disse felice.
Vennero esauditi i suoi desideri e i due ragazzi furono felici per il resto della loro
vita.
Carolina Garcia Lopez, classe 1 C
L' ANELLO DI DIAMANTE
C'era una volta, in un regno lontano dove non esisteva l'estate, un bel principe.
Da bambino aveva imparato a pattinare e si era così appassionato al pattinaggio che
anche quando diventò adulto, non smise di recarsi al lago gelato e di danzare per ore
sul ghiaccio.
Un brutto giorno si seppe che un drago di fuoco si era stabilito sul Monte Innevato, la
montagna più alta di tutto il regno, dove viveva la Regina delle Nevi. Di tanto in
tanto il drago scendeva dal monte e portava distruzione ovunque. Così, per paura che
accadesse qualcosa al figlio, il re impedì al principe di uscire dal castello.
Trascorsero giorni orribili per il poveretto, che osservava malinconicamente gli altri
ragazzi mentre pattinavano. Finché un giorno decise di andare alla ricerca del drago
di fuoco per ucciderlo. Così, senza farsi notare, quando il sole fu tramontato, prese il
suo cavallo e partì.
Viaggiò tutta la notte; all' alba raggiunse il Monte Innevato. Notò una porticina e intuì
che dentro vi era la dimora della famosa Regina delle Nevi; pensò allora di entrare
per chiedere informazioni. Bussò. "Avanti" gli rispose una voce graziosa.
Una volta entrato vide una grande sala di ghiaccio e in fondo, su un imponente trono,
c'era la Regina. Indossava un abito fatto di tanti fiocchi di neve. Un po' intimorito il
giovane si avvicinò e dopo un profondo inchino spiegò le sue intenzioni. La regina gli
rispose: "Se vuoi affrontare il drago prima devi superare due prove che mai nessuno è
riuscito a superare". Poi precisò: "Nella prima prova devi sconfiggere le renne
malefiche che vivono nella zona più oscura del bosco, nella seconda dovrai salvare
mia figlia che é stata imprigionata da un mostro. Va’ e non deludermi".
Il principe partì colmo di entusiasmo in sella al suo nobile destriero. Arrivato nel
cuore del bosco, vide una renna che dormiva. Coraggiosamente prese la sua spada e
la infilzò. Subito altre dodici renne si accorsero di lui e lo assalirono. Con tutte le sue
forze, tagliò loro le corna. Esse, incredibilmente indebolite, caddero a terra.
Ora rimaneva l'altra prova: salvare la figlia della Regina delle Nevi. Salì sulla collina
dove si trovava la prigione. Quando la raggiunse, vide il mostro: aveva artigli
spaventosi, denti acuminati e le sue dimensioni erano sovrannaturali. Provò ad
avvicinarsi, ma scoperto, fu scaraventato contro una roccia. Sentiva che non aveva
speranza di batterlo; lasciò cadere la spada e fece per andarsene, quando una colomba
gli comparve davanti e disse: "Non arrenderti! Devi sconfiggere la paura e affrontare
il mostro!" Poi sbatté le ali e fece comparire un luccicante anello di diamante. Era
così luminoso che sembrava una stella. Infine aggiunse: "Quando sarai in difficoltà,
tendilo con mano ferma verso il nemico!" Incoraggiato, il giovane si sollevò e
raggiunse la prigione. Tese l'anello verso il mostro ed esso sprigionò una luce così
forte che lo accecò. Finalmente poté penetrare nel carcere e nell'angolo più buio
riconobbe la povera principessa. Era bellissima: aveva lunghi capelli neri, occhi
azzurri e grandi ma pieni di tristezza.
Ora, però, si accorse che la porta della cella si era richiusa alle loro spalle; come
poteva aprirla? Ci pensò un attimo, prese l'anello che subito si trasformò in una
chiave. Liberò la fanciulla e la portò sana e salva alla madre.
La regina, molto stupita e felice, disse: "Sei riuscito a superare le prove. Ora puoi
affrontare il drago". Con l'anello sempre al dito, il principe cominciò a scalare la
ripida montagna. Ad un tratto sentì un calore fortissimo alle spalle. Era il drago che
aveva cominciato a sputare fuoco. Ancora una volta, ricordando le parole della
colomba, il giovane tese l'anello verso il nemico e, magicamente, il fuoco si
trasformò in fiori colorati. In questo modo non si sarebbe bruciato, ma come l'avrebbe
ucciso? Continuò a scalare la montagna. Quando arrivò in cima si rese conto che non
aveva più scampo. Fortunatamente comparve all'improvviso la colomba, la quale
cominciò a girare intorno alla testa del drago, che si distrasse. Il principe così riuscì a
trafiggerlo con la spada.
Quando tornò alla dimora della Regina del Ghiaccio, ella gli disse contenta: "Ti sei
comportato da vero eroe! Per premiarti ti concedo di esprimere un desiderio".
Il principe, che si era perdutamente innamorato di sua figlia, le chiese il permesso di
sposarla e di portarla con sé nel suo regno. La regina accettò; da quel giorno
trascorsero anni splendidi per lui, che poté di nuovo pattinare, ma ora insieme alla
sua amata.
Elisa Reinaudo, classe 1 C
EL RINCÓN ESPAÑOL
<NAVIDAD EN ESPAÑA
La Navidad comienza el 24 de diciembre pero las familias españolas comienzan a decorar la
casa con el belén y el árbol de Navidad durante el punte de la Constitución (6 de diciembre).
Las fechas importantes de estas largas vacaciones son:
1) el 22 de diciembre, día del sorteo de la Loteria Nacional. El primer premio se llama “el
gordo” y los números los “cantan” los niños de San Ildefonso.1
2) el 24 de diciembre, la víspera de Navidad, la Nochebuena se celebra con una cena en
familia. Nunca falta la comida típica: jamón serrano, mariscos, polvorone, turrones y
cava.
3) el 25 de diciembre, día de Navidad su suele almorzar con la familia y los niños cantan
villancicos y luego piden el aguinaldo.
4) el 28 de diciembre, es el día de los Inocentes. Es un día de bromas entre amigos y
también se emite un programa llamado “Inocente, inocente” que realiza bromas a
famosos. Se recaudan fondos con fines benéficos.
5) el 31 de diciembre, es el día de Nochevieja. Generalmente se suele cenar en familia. La
tradición dice que hay que tomar las 12 uvas de la suerte mientras suenan las doce campanadas,
es decir una uva por cada campanada. Todas la cadenas de televisión retrasmiten algunos de los
relojes más importantes del país dando las campanadas.2 Tras las uvas se pide un deseo, se dan
besos a la familia y se echa algo de oro (un anillo, un pendiente) en una copa de cava y se bebe
1 Aquí tienes el vídeo del año pasado: https://www.youtube.com/watch?v=H3xdsXV6KiU
2 Aquí tienes el vídeo: https://www.youtube.com/watch?v=pb_Lnpz5_GE
para que traiga buena suerte. También es tradición llevar ropa interior roja.
Tras las uvas se va de fiesta o “cotillón”, es decir una fiesta privada en un restaurante o sala de
fiestas. Se hace fiesta hasta que sale el sol para después ir a comer “churros con chocolate”
5) el 5 de enero, se hace la Cabalgata, uno de los eventos del año tanto para niños como
para adultos. Los Reyes Magos de Oriente (Melchor, Gaspar y Baltasar) hacen una
cabalgata y tiran caramelos y regalos.3 El dulce típico de esta fecha es el “roscón de
Reyes”. Es un “brioche” relleno de nata o chocolate. Dentro hay una figurita escondida y
trae buena suerte a la persona que le toque.
6) Por fin los niños pueden abrir los regalos el 6 de enero. Ese día hay otro sorteo de la
loteria, el sorteo de “El niño”.
¡FELIZ NAVIDAD Y PRÓSPERO AÑO NUEVO!
3 Aquí tienes el vídeo del año pasado: http://www.rtve.es/alacarta/videos/programa/cabalgata-reyes-magosmadrid/981194/
El mi viaje en España
Me presento: ¡Hola! Me llamo Valeria Caon y tengo 13 años. Vivo en Torino y voy a la escuela media
Matteotti en la 3°C. Me gusta mucho escuchar mùsica y leer libros (¡muchas veces juntos!).
El viaje: El mi viaje fue a España, en un camping cerca de Alcoceber (Valencia). El trayecto durò 12
horas. Fuimos allì para dos semanas con una familia de amigos, que se alojaba en un camper. Allì
conocimos a otra familia, de Firenze, que alojaba en un bungalow cerca del nuestro. Todas las
mañanas dos gatos desayunavan con nosotros (bebìan leche). Visitamos muchas ciudades como
Valencia (donde visitamos el Bioparc), Morella (donde visitamos la Ciudad Vieja), Peniscolay
Alcoceber (un pequeño paìs cerca de el camping). Hicimos muchas actividades divertidas, como
jugar al tenis, nadar en la piscina o en el mar, ir en bicicleta por las sendas salvajes de la Sierra d’Irta
y patinar con el waveboard (me lo enseño mi amiga). ¿Un momento especial? Aquello pasado a
comer crema catalana, churros y paella con mis amigas o aquellos pasados a hacer actividades
divertidas. Todos los momentos fueron especiales. Uno en particular fue quando yo, Ste (mi
hermano), Dada y Betta (las dos mis amigas) jugamos en el camping de noche, debajo de las
estrellas. Pero, despuès dos semanas, las vacaciones terminaron y todos volvimos a casa.
Valeria 3C
Vamos todo
os a la
as Ba
aham
mas
Hola! Yo m
me llamo Aleessandro y por
p les vacaanciones esttuve a las islas Bahamass, con mi familia: mis
padres y m
mi hermano.
Salì vierness 17 de novviembre en aviòn
a
y volvvì domingo 26; en breve enn las B
Bahamas nos alojamos
ahìn para uuna semana y dos dìas.
Lo que mààs me ha gusstado es la capital
c
Nasssau, en estaa ciudad visittamos el muuseo y la bibblioteca
con una exxposiciòn dee maquetas de barcos. También haay un museo
o sombre laa historia dee los indios
nativos de las islas Luccoie.
Yo en el tieempo libre estuve en laa playa y enn el mar.
Por todo eesto, esta vaacanciones me
m han gusttado mucho
o y fuì muy feliz.
Alesssandro 3G
G
MI
M VIA
AJE A NO
OLI
¡Hola!
Turìn en el Norte de Ittalia, en Piem
monte.
Me llamo LLorenzo, tenngo 13 añoss y vivo en T
En este texxto hablo de mi viaje a Noli de lass vacacioness pasadas.
Cada veraano voy a Noli,
N
una pequeña ald ea en Liguria, cerca de
d Spotornoo. El mar es
e azul conn
p
es peq
queña pero muy bland
da. En Noli hay un casttillo antiguo
o, donde see
muchos baarcos y la playa
pueden vissitar sòlo lass murallas.
En Noli se come muy bien el pesscado y la paasta con el pescado y el
e marisco.
m padres y llegamos en coche. Do
ormimos enn un hotel muy
m grandee.
Fui a Noli con mis hermanas y mis
Un dìa esppecial para mì
m fue cuand
do ¡vi al jugaador de la Juventus
J
Pirrlo en la playya!
Lorenzo
L
3FF
A limerick is a short, comical, and almost musical poem that often borders on
the nonsensical. It was popularized in English by Edward Lear (12th May
1812 – 29th January 1888), for that reason Limerick Day is celebrated on his
birthday, 12th May. Writing them takes a little practice at first, but before long
you'll be addicted to coming up with these witty and skilful rhymes. Here are
four famous limericks by Edward Lear, they aren’t so difficult to translate!
There was a Young Lady in White
There was a Young Lady in White,
Who looked out at the depths of the Night;
But the birds of the air
Filled her heart with despair,
And oppressed that Young Lady in White.
There was a Young Lady of Portugal
There was a Young Lady of Portugal,
Whose ideas were excessively nautical:
She climbed up a tree,
To examine the sea,
But declared she would never leave Portugal.
There was an Old Man in a boat
There was an Old Man in a boat,
Who said, 'I'm afloat! I'm afloat!'
When they said, 'No! you aint!'
He was ready to faint,
That unhappy Old Man in a boat.
There was an Old Man of Cape Horn,
There was an Old Man of Cape Horn,
Who wished he had never been born;
So he sat on a chair,
Till he died of despair,
That dolorous Man of Cape Horn.
And now some of us, students from classes III A and C, have
tried to play with words, sounds and rhymes and here are some
masterpieces from our production! We know that at a first sight
they may seem quite easy and foolish, but we can say that there
is a hard work behind!
Dreams
Winter
Dreams are old,
dreams are new,
dreams are all,
dreams are you.
Can I fly
in the sky, so high!
Winter is coming
and Autumn is going,
let’s pray
for the Christmas Day,
I know you’ll love this party
‘cause now you are so happy,
let’s wait for the night
so we can see the moonlight.
Ludovica Grisot
Queensley Omozusi
The bee
A small bee
flies slowly over the sea
under the snow flakes
flies as a little child
in this white day.
A light wind blows
in this slow life,
accompanied by sweet sounds
the little bee drowns
into the frost.
Sanju Sciarrone
Stressed
It's ten to nine on Monday
and I'm late for school
I'm late again on Thursday
it isn't really cool.
My trousers don't fit
and my shoes are split,
only a pair of booths and they're too tight!
my booths are too tight!
Rossella Annarumma
Friends
Now we’re near,
look I’m here!
There’s no need to cry,
I will never say goodbye!
Marianna Carlucci
L
Giornalino della S.M.S “NievoMatteotti” plesso Matteotti Torino
Direzione redazione:
C.so Sicilia,40 tel. 011 661 45 14
Direttrice responsabile:
Dott.ssa M.M. Capellino
Stampato in proprio
Anno XVII N°1, Gennaio 2013