Bolle di Sapone AnnoXVII N1 - Istituto Nievo
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Bolle di Sapone AnnoXVII N1 - Istituto Nievo
1 Anno XVII- N° 1 GIORNALINO della Scuola Media “NIEVO-MATTEOTTI” plesso di C.so Sicilia, 40 TORINO Scrivere che passione: favole, miti, riflessioni, racconti e poesie. Interviste: i genitori ci raccontano le loro professioni Vita di scuola: dai grandi successi sportivi ai…tribunali! Cari amici di Lingue: non solo inglese, ma tanto spagnolo! Bolle di Sapone, noi che non siamo superstiziosi, inauguriamo il 17° anno del nostro giornalino avendo felicemente superato anche tutte le profezie dei Maya e dei vari profeti di sventura. Certo sono tempi di crisi, di tagli per tutti: soprattutto il mondo della scuola ne risente pesantemente. La classe politica dovrebbe finalmente rendersi conto che il futuro di un Paese consiste nella preparazione che si offre ai giovani : ma in Matteotti non ci arrendiamo e abbiamo capito che “l’unione fa la forza”! Quindi grazie a chi collabora: ragazzi che scrivono, docenti che “fanno scrivere”, genitori che si lasciano intervistare e che collaborano ad impaginare, le fantastiche Maria Clotilde ed Enza che si occupano della stampa. Più che mai, abbiamo bisogno del contributo di tutti. Scrivete…e continuate a leggerci! Claudia 1 I GENITORI SI RACCONTANO Viaggio tra le professioni Spesso, parlando di orientamento, i docenti si accorgono che molti ragazzi non conoscono neppure il percorso di studi che ha portato i propri genitori a svolgere le rispettive professioni. Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, nascono o spariscono continuamente figure professionali, quindi risulta arduo offrire indicazioni ai nostri alunni che stanno per compiere la difficile scelta di un corso di istruzione superiore. La nostra scuola punta soprattutto sull’informazione. Offriamo loro una maggiore conoscenza e consapevolezza dei punti di forza e dei limiti di ognuno attraverso letture, attività mirate e discussioni, lo svolgimento di test attitudinali, i consigli orientativi forniti dai docenti di classe. Inoltre vengono presentati in appositi incontri i diversi percorsi di studio e sono offerte informazioni sulle scuole superiori presenti sul territorio. Questa volta vogliamo servirci anche di Bolle di Sapone. Per questo ho chiesto ad alcuni ragazzi della 2 C di intervistare i propri genitori. Più che fredde informazioni, speriamo così di trasmettere sensazioni e sentimenti. E chissà che leggendo le parole appassionate con cui questi professionisti hanno descritto i propri studi, la propria realtà lavorativa e anche i propri sogni, qualche ragazzo non si riconosca e decida di seguirne le orme. La referente all’Orientamento Prof. Claudia Bocca l'analista programmatore Potresti raccontarti brevemente ai lettori del nostro giornalino scolastico? Innanzi tutto, qual è stato il tuo percorso di studi? Sono un perito in telecomunicazioni. Ho frequentato l'Istituto Tecnico Industriale e mi sono diplomato in telecomunicazioni, quindi mi sono iscritto all'Università, corso di laurea in Informatica, ma non ho conseguito la laurea per pochi esami. Sei soddisfatto del percorso di studi che hai scelto oppure, visto con la tua attuale esperienza, pensi che un'altra scelta ti avrebbe aiutato di più? Sono comunque soddisfatto. Quando hai deciso la tua attuale professione? Era già una tua passione o si è trattato di una “vocazione” nata nel tempo? O per caso? Negli anni Ottanta, con l'avvento degli home computer, è nata la mia passione per l'informatica. Ci racconti quali sono state le “tappe” del tuo percorso professionale? Mentre ero iscritto all'Università presentai il mio curriculum ad un paio di ditte ed entrambe mi proposero l'assunzione; scelsi la più grande e dopo un mese iniziai a lavorare in Olivetti come consulente esterno. Dopo pochi mesi la mia azienda mi mandò in Fiat, dove rimasi per circa due anni come programmatore di software per la diagnosi delle centraline elettroniche montate sulle auto. Poi cambiai lavoro passando ad un'azienda milanese, dove mi occupai di personalizzazioni di software gestionale; quindi, dopo circa un anno, cambiai nuovamente ed entrai nell'azienda per cui lavoro ancora adesso, dove mi occupo dello sviluppo di applicazioni ed integrazioni con navigatori su computer palmari (PDA). Quali sono le caratteristiche che ritieni essenziali per svolgere la tua professione? La flessibilità, la creatività, la capacità di apprendere e studiare sempre cose nuove, la conoscenza della lingua inglese. Quali ritieni che siano gli aspetti più positivi e gratificanti della tua professione? Creare un prodotto nuovo di cui si segue tutto il processo di produzione: l'analisi, il progetto, la realizzazione e il rilascio; il fatto di sapere che certe aziende hanno scelto la mia soluzione software. E quelli più negativi? Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella tua professione? L'orario di lavoro, che spesso è ben superiore alle quaranta ore settimanali contrattuali; il fatto di doversi aggiornare in continuazione. Consiglieresti ad un giovane di intraprendere la tua professione? Perché? Oggi come oggi non lo consiglierei: con la globalizzazione ci si deve confrontare con aziende situate in tutto il mondo e la possibilità di lavorare nel settore si è ridotta rispetto al passato. Qual è l'avvenimento, la situazione o la persona che ti è rimasta più impressa nel corso della tua carriera? Nessuno in particolare. Un'ultima domanda: se non avessi fatto l'analista programmatore, quale professione ti sarebbe piaciuto svolgere? Mi sarebbe piaciuto disegnare fumetti o cartoni animati. (intervista di Silvia a Dario Rapalino) ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ La veterinaria Da quando iniziano i miei ricordi d'infanzia mi vedo attratta da tutti gli animali del mondo, dai cani e gatti, agli stambecchi e camosci, agli orsi polari e potrei continuare all’infinito. Ho studiato al liceo classico e poi mi sono iscritta all'Università di Medicina Veterinaria avendo sempre pensato che avrei frequentato proprio quell'Università. Non era una Facoltà semplice, ma volevo essere un veterinario e questo, più che un pensiero, era un "sentire" qualcosa da dentro che ti spinge ad andare verso una direzione. Infatti io dico spesso che nascere con una passione è un'enorme fortuna, perché ti rende molto meno difficile il percorso e non avere dubbi su "che cosa si vuol fare da grandi" aiuta tantissimo. Da piccola tutti gli animali mi suscitavano tenerezza e curiosità. Oggi ci sono due cose in particolare che mi affascinano di loro: la prima è rendersi conto ogni volta come la natura sia meravigliosamente quasi perfetta e ogni movimento, ogni ciclo vitale, ogni loro azione, anche la più banale, abbia un motivo e rientri in un equilibrio fantastico che regola il loro mondo (penso ad esempio come avviene per ogni specie animale la riproduzione, la gravidanza, l'accudimento dei piccoli),la seconda è che le specie animali più evolute, quindi le più intelligenti, non hanno la parola, ma compensano tale mancanza con l'istinto ed un'innata e particolarissima sensibilità. Io constato quotidianamente che un cane si fa capire molto meglio senza poter parlare e senza che i suoi padroni parlino per lui! Miliardi di volte ho trovato negli occhi dei miei pazienti tutte le parole non dette. Dopo la laurea e alcuni anni nel campo della ricerca all'Università, ho iniziato la libera professione, partendo dall'aspetto più "vivo" del mio lavoro, ma anche il migliore per fare esperienza: il Pronto Soccorso. In quel periodo ho dovuto mettere in pratica tutto quello che avevo studiato ed è stato molto importante per la mia crescita professionale perché la parola stessa "pronto" implica rapidità d'azione e di colpo ti trovi a mettere in campo tutta la teoria della quale ti sei appropriato negli anni. E' stata un'esperienza carica di emozioni e, ancora oggi, faccio tesoro di quel bagaglio di situazioni nelle quali mi sono imbattuta. Poi ho continuato a lavorare in uno studio dove tuttora sono. Non ho mai ripensamenti sul mio lavoro, posso avere momenti di stanchezza o di delusione per quello che è oggi il mondo del lavoro per tutti noi liberi professionisti di qualsiasi campo, ma ogni mattina quando mi alzo so che questa è la mia strada, che non la cambierei mai, che loro, i miei pazienti, saranno lì se avranno bisogno di me e io farò il possibile per aiutarli. La mia più grande gratificazione è proprio questa: poterli curare, a volte salvare, a volte anche aiutarli a morire senza soffrire. L'importante è seguire sempre la propria coscienza e prendere le decisioni coerenti con quello in cui si crede. Tutto ciò secondo me vale in qualsiasi lavoro e io auguro innanzitutto ai miei figli, ma in generale ad ogni giovane, di avere la fortuna di "sentire" di essere portati per un certo lavoro od altrimenti di trovare durante gli anni la propria strada, che sia comunque sentita e vissuta con passione. Non penso che il lavoro sia tutto, ma che un lavoro esercitato con interesse ed entusiasmo dia delle soddisfazioni uniche, che aiutano a completare il nostro equilibrio e il "nostro senso" nel mondo. Probabilmente se non avessi intrapreso questa carriera mi sarebbe piaciuto diventare medico chirurgo in Medicina d'emergenza, sia perché amo la chirurgia, sia perché la mia concentrazione si accentua proprio quando si crea una situazione nella quale bisogna agire rapidamente. Resta poi la meravigliosa sensazione di avere salvato qualcuno, animale o persona, ma comunque essere vivente. (racconto raccolto da Nicholas Indemini dalla mamma Sandra Tardy) -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’avvocato Potresti raccontarti brevemente ai lettori del nostro giornalino scolastico? Innanzitutto, qual è stato il tuo percorso di studi? Dopo le elementari ho frequentato la Scuola Media Matteotti e quindi, pensando che successivamente mi sarei dedicato a materie scientifiche in preparazione al corso universitario, mi sono iscritto al Liceo Scientifico Segrè. Nel corso dell’estate, dopo la maturità, se pur fossi inizialmente deciso a iscrivermi alla Facoltà di Architettura per diventare Architetto, spaventato da alcuni esami di matematica che avrei dovuto affrontare, decisi di iscrivermi alla Facoltà di Giurisprudenza, ed oggi sono avvocato civilista. Sei soddisfatto del percorso di studi che hai scelto oppure, visto con l’attuale esperienza, pensi che un’altra scelta ti avrebbe aiutato di più? Probabilmente, qualora avessi frequentato il Liceo Classico, con lo studio della lingua greca avrei ampliato le mie capacità di analisi della lingua e di ragionamento, ma, per contro, sono soddisfatto di avere in parte assecondato il mio naturale istinto verso le materie scientifiche. Quando hai deciso la tua attuale professione? Era già una tua passione o si è trattato di una vocazione nata nel tempo? O per caso? Come ho detto si è trattato di una “seconda scelta”, ma con il senno di poi ritengo di aver correttamente risposto ad una “vocazione famigliare”, infatti, da varie generazioni i miei ascendenti sono stati impegnati nella professione forense. Ci racconti quali sono state le tappe del tuo percorso professionale? Conseguita la laurea ho frequentato lo studio legale di famiglia, dove ho fatto il tirocinio finalizzato alla’abilitazione professionale. Quindi, superato l’esame di stato, ho proseguito la professione quale iscritto al Foro di Casale Monferrato. Dopo pochi anni sono stato eletto quale membro del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e, dopo aver svolto la funzione di segretario per alcuni anni, oggi ne sono il presidente. Quali sono le caratteristiche che ritieni essenziali per svolgere la tua professione? Oltre alla preparazione iniziale, la consapevolezza di dover aggiornarsi studiando per tutta la vita, poi l’indipendenza, la correttezza e la capacità di ascoltare i clienti, assumerne e risolverne i problemi come se fossero i propri, mantenendo tuttavia il dovuto distacco necessario per risolvere efficacemente ogni situazione. Quale ritieni che siano gli aspetti più positivi e gratificanti della tua professione? Lavorare per conto proprio o comunque con il proprio gruppo di studio è molto gratificante; anche se manca ogni certezza di carattere economico che dipende solo dall’impegno profuso nell’attività (ed a volte non basta…). Ottenere giustizia per i propri clienti è la cosa più bella in assoluto. Nello svolgimento dell’incarico di presidente dell’Ordine degli Avvocati di Casale Monferrato trovo grande soddisfazione quando riesco a migliorare i servizi dedicati agli iscritti all’Ordine ed in particolare quando riscontro che i corsi di formazione che organizziamo sono apprezzati e seguiti con interesse dagli avvocati. E quelli più negativi? Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella tua professione? Senza dubbio la maggiore difficoltà nella professione di avvocato è la continua evoluzione delle leggi e l’ormai loro immensa mole. Inoltre, non da meno, la necessaria resistenza alla criminalizzazione della professione di avvocato operata dal governo che dimentica troppo spesso la funzione di tutela dei diritti dei cittadini, che gli avvocati si assumono come basilare dovere fin dai tempi antichi. Consiglieresti ad un giovane di intraprendere la tua professione? Perché? Si a patto che gli sia ben chiaro che prima di trarre un sostentamento adeguato dal lavoro dovrà attendere parecchi anni e che sarà comunque sempre più difficile esercitare la professione in modo indipendente. Consiglio questa professione solo a chi si “senta” avvocato e non a chi voglia “fare”, poiché i sacrifici che dovrà affrontare l’avvocatura del futuro saranno tali da renderla molto impegnativa e talvolta frustrante. Qual è l’avvenimento, la situazione, o la persona che ti è rimasta più impressa nel corso della carriera? Senza dubbio mio zio, con il quale ho mosso i primi passi nel mondo della professione: mi affascinava la sua grande capacità di sintesi, infatti, egli in poche misurate parole era capace di descrivere con precisione e senza possibilità di equivoco complesse circostanze di fatto e di diritto. Questa è la dote che auguro a ogni avvocato e magistrato. Un’ultima domanda: se non avessi fatto l’avvocato, quale professione ti sarebbe piaciuto svolgere? Mi sarebbe piaciuto fare l’architetto, per gli aspetti legati alla creatività che oggi soddisfo con la pittura e la scultura, e soprattutto la cucina… (intervista di Marta Caire al papà Pietro) -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il cardiologo Dopo la scuola media , dove imparai decisamente poco (e mi stupisce favorevolmente il confronto con quanto si studia invece alla Matteotti) mi iscrissi al Liceo Classico. Fui l’unico di tutta la scuola a farlo e ricordo che la maggior parte degli insegnanti me lo sconsigliò in quanto troppo impegnativo o, dico adesso io, perché consapevoli della scarsa preparazione che invece mi avevano fornito. La decisione però era presa e così affrontai cinque anni all’Alfieri, uscendone decisamente bene nonostante le premesse. Furono anni molto duri ma è il periodo che ricordo con maggior piacere in tutto il mio corso di studi. Perché andai al Classico? Perché da sempre era mio desiderio fare il medico e, a detta di tutti gli esperti, quella è la scuola che fornisce la preparazione migliore. A tutt’oggi ritengo che sia stata la scelta giusta e non ho ripensamenti. Dopo la laurea ho svolto qualche lavoro saltuario come Guardia Medica, sostituzione di Medici di famiglia, Medico fiscale senza un impiego fisso, in attesa di svolgere il servizio militare. Dopo la “naja” sono entrato nella Scuola di Specializzazione in Cardiologia che ho terminato nel 1994. Nel frattempo però venni assunto, nel 1993, all’Ospedale Valdese di Torre Pellice. Nel 1997 ottenni il trasferimento al San Luigi di Orbassano e dal 2002 lavoro nel Servizio di Cardiologia del Gradenigo a Torino. Nella mia professione è estremamente importante essere modesti, disposti ad ascoltare le persone e sapersi rapportare con individui di classi sociali, culture e istruzione estremamente varie; capita spesso di visitare analfabeti e subito dopo laureati, a volte anche professori universitari. Con tutti bisogna stabilire un livello di comunicazione adeguato, anche perché, soprattutto in Cardiologia, i tre quarti della visita si fanno con l’anamnesi, cioè con il colloquio. E’ necessario poi non smettere mai di studiare perché le novità sono continue ed è doveroso essere costantemente aggiornati. Le soddisfazioni sono comunque molte, prima fra tutte ( e non è retorica) la gratitudine di uno sconosciuto che ha affidato a te, altrettanto sconosciuto, la propria salute, a volte la propria vita ed è stato possibile ottenere un risultato favorevole. Mi è capitato poche volte, ma è capitato, di avere letteralmente salvato la vita a qualche persona e questa gratificazione è immensa. Certo ci sono anche, e non pochi, aspetti negativi: l’assenza di orari definiti, una burocrazia che tratta la salute come fosse gestire un magazzino di merci da vendere al mercato, il fallimento di una terapia che si sperava essere efficace, l’essere a volte accusati ingiustamente della morte o del danno a persone in campagne mediatiche tanto violente quanto stupide e infondate. Anche l’aspetto economico è sempre meno gratificante, soprattutto se si confrontano i propri stipendi con quelli di politici arroganti e profittatori che sfruttano la cosa pubblica solo per interessi personali. Per fare questo lavoro occorre molta passione: il percorso di studi è talmente lungo e pesante che se non si è seriamente e profondamente motivati, non si riesce a terminare. Che cosa consigliare a un giovane: se ti senti portato per questa professione devi tentare, con tutte le forze, e non arrenderti di fronte a nessuna difficoltà. Se hai un sogno, e non parlo solo fare il Medico, ma in generale qualunque sogno, devi lottare per realizzarlo, altrimenti la tua vita sarà solo rimpiangere ciò che avresti potuto e voluto fare ma a cui hai rinunciato per paura ed eccesso di prudenza. Lottare per realizzare un sogno è la forza e la bellezza della vita. Se poi non ci riuscirai, e potrebbe anche succedere, non avrai rimpianti. L’avvenimento che mi è rimasto più impresso. Uno brutto: la morte improvvisa di una giovane infermiera che lavorava a Torre Pellice e che, nel pieno della vita, in un attimo, ci ha lasciati e non se n’è capito il motivo. Uno bello, sempre a Torre Pellice: la nascita precipitosa di un bambino durante un mio turno in Pronto Soccorso Lì ho veramente capito che Madre Natura sa provvedere per il meglio, perché il Medico di Guardia (che poi ero io) quando lo avvisarono che c’era una partoriente prima pensò ad uno scherzo, poi, quando si accorse che era vero, andò completamente nel pallone. Un’ultima cosa: erano più di vent’anni che non si registravano nascite in quell’Ospedale né ve ne furono altre dopo. Cosa mi sarebbe piaciuto fare in alternativa: il pianista. Antonio Sanmartino intervistato da Aurora (1C) ed Amedeo (2C) GIORNALISTI VERI E..IN ERBA I “giovani giornalisti” di Bolle di Sapone sono sempre giustamente curiosi di conoscere che cosa facciano e chi siano i “veri giornalisti”. Pertanto non potevano lasciarsi scappare l’occasione di sottoporre una serie di domande a qualcuno abituato per professione ad intervistare, più che ad essere intervistato. Marco Accossato, giornalista professionista de La Stampa, è anche il genitore di un alunno della I C. Abbiamo chiesto a Matteo di intervistare il suo papà. - Potresti raccontarti brevemente ai lettori del nostro giornalino scolastico? Innanzi tutto, qual è stato il tuo percorso di studi? Le mie passioni scolastiche di ragazzino erano la matematica e la fisica. Quindi, dopo le medie, mi sono iscritto al liceo scientifico. L’interesse per lo scrivere è cresciuto verso i 17 anni: ho iniziato a collaborare con un settimanale locale, e a quel punto, quando si è trattato di scegliere l’università, mi sono iscritto a Lettere, al corso “Tecniche della comunicazione”. Il desiderio era di poter diventare giornalista in un grande quotidiano. - E poi quando hai iniziato ad occuparti di giornalismo? Era già una tua passione o si è trattato di una “vocazione” nata nel tempo? Il mio sogno da bambino era diventare medico. Quando ho iniziato a scrivere al “Giornale di Moncalieri”, un settimanale locale, mi sono reso conto che l’interesse per il giornalismo era la vera “vocazione”. - Ti ricordi di che cosa trattavano i primi articoli che hai scritto? E dove sono stati pubblicati? Ho iniziato occupandomi di sport. Seguivo il Trofarello calcio, e ricordo che ogni 15 giorni, quando la squadra giocava in casa, andavo allo stadio in motorino. Sole, neve o pioggia. Quando pioveva o nevicava tornavo a casa fradicio, ma non avrei mai rinunciato: dovevo dimostrare di impegnarmi. Poi sono passato alla cronaca nera, che è la palestra per ogni cronista. Finché – assunto a La Stampa - ho iniziato a occuparmi di Sanità e ricerca scientifica. - Per diventare giornalista professionista, hai dovuto superare un esame? Fare pratica presso un giornale? Sì, ho superato l’esame di Stato a Roma: una prova scritta e una orale. A quest’ultima si arriva soltanto se si è promossi allo scritto. Basta un errore, un “qual è” con l’apostrofo, e si è fuori. L’esame scritto prevede tre prove: un articolo, un riassunto e le risposte a tre domande di cultura generale. All’esame si arriva frequentando le principali scuole di giornalismo, o facendo pratica in un quotidiano, come nel mio caso. - Oggi scrivi su uno dei maggiori quotidiani nazionali, La Stampa. Di che cosa ti occupi esattamente? Mi occupo in particolare di Sanità e ricerca scientifica in ambito medico. E’ un settore interessante la ricerca. Quando seguo invece vicende di buona o mala-sanità penso che il giornale possa aiutare a risolvere questioni che sovente si dirimono soltanto perché rese pubbliche dai giornalisti. - Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella tua professione? La fretta, soprattutto. Le notizie si diffondono sempre più velocemente, anche per l’effetto-Internet. Questo dà sempre meno il tempo per verificare ed espone al rischio della superficialità e della banalizzazione. Ecco la difficoltà principale: riuscire ad avere il tempo per non essere approssimativi. - La redazione, i colleghi… Ci racconti qualche esperienza interessante? C’è un buon “clima” in redazione: per dirla in termini sportivi c’è la consapevolezza di far parte della stessa squadra. Ma non aggiungo di più: da alcune settimane siamo in una nuova sede che sembra un’astronave dove le scrivanie sono ancora più a contatto di quanto lo fossero prima. Vi invito a visitarla, capirete cos’è lo spirito di squadra in un giornale… - Qual è l’avvenimento, la situazione o la persona che ti è rimasta più impressa nel corso della tua carriera? Ci sono molte storie che mi hanno coinvolto e anche fatto soffrire. Come un medico, anche il giornalista deve avere a volte la capacità di estraniarsi, che non vuol dire essere cinici, ma guardare con la maggiore obiettività possibile i fatti. La storia che più ricordo è la morte di un giovane papà subacqueo: era annegato in Liguria insieme a un gruppo di amici sub. Nessuno ha avvertito la moglie. Quando io ho suonato il campanello di casa per chiedere che cosa fosse accaduto esattamente, ho capito che non sapeva nulla della tragedia: sono stato io ad avvertirla. Impiegai due ore, dicendole inizialmente che era disperso, per prepararla al peggio: sapevo, invece, che il corpo era già stato recuperato. La mattina dopo scrissi un pezzo contro polizia, carabinieri e Capitaneria di porto, perché nessuno aveva pensato di avvertire la moglie. - Il sogno di un giornalista…Ci dici chi ti piacerebbe intervistare e perché? Mi piacerebbe fare un viaggio all’indietro nel tempo nel mondo della medicina. Oggi i medici e gli ospedali hanno tantissimi macchinari. Mi piacerebbe vedere all’opera i medici di cento anni fa, senza tutta questa tecnologia. Chissà quante persone, anche soltanto mezzo secolo fa, si sarebbero potute salvare con le tecnologia e le conoscenze di oggi. Ci penso spesso. - Anche per aiutare noi ragazzi che scriviamo su Bolle di Sapone, ci sveli qualche “trucco del mestiere”? Secondo te, un buon giornalista che cosa deve fare? E invece che cosa deve evitare? Deve essere curioso, proprio come voi. Ogni fatto può essere “letto” da diversi punti di vista. Quando un giornalista racconta un avvenimento deve immedesimarsi nelle persone coinvolte nella vicenda: c’è sempre una ragione dietro a un comportamento, anche quelli apparentemente inspiegabili. Bisogna capire, non sempre giustificare, ma capire. Un errore da non fare? Pensare di sapere abbastanza, di non aver più bisogno di studiare e approfondire. - Un’ultima domanda: se non avessi fatto il giornalista, quale professione ti sarebbe piaciuto svolgere? Il medico. Forse non è un caso che, come giornalista, mi occupi di medicina. Matteo Accossato, classe 1 C P.S. della Redazione: e se per caso non aveste letto lo splendido articolo che Marco Accossato ha dedicato alla Matteotti (La Stampa del 15 novembre 2012, pagina 77) fatelo. Lo troverete anche “appeso” in giro per la scuola… Ne vale la pena! LA 3^G IN TRIBUNALE!! Una rapina ad una gioielleria finita in tragedia. Quattro imputati, un abile Pubblico Ministero, un grande team di avvocati pronti a dimostrare l’innocenza dei propri assistiti, un cancelliere, tre giudici, un avvocato di parte civile, vari testimoni, due guardie, due giornalisti: così giovedì 13 dicembre si presentava la 3^G al completo al Palazzo di Giustizia, dove sarebbe stata protagonista di un emozionante processo penale simulato, in una vera aula di Corte d’Assise. Un processo del tutto simile (ma ovviamente FINTO, come finta era la rapina!) a quelli che si svolgono nelle aule dei tribunali. Avete capito bene: PM, avvocati, giudici, imputati, testimoni, giornalisti ERAVAMO NOI! E' stato grazie all'aiuto di veri esperti nel campo della legge, in particolare la mamma di Vittorio, il papà di Carlotta, l’ispettore capo della Polizia di Stato del tribunale di Torino, un giornalista della Stampa esperto in cronaca giudiziaria ed altri se è stato possibile rendere quella che poteva essere una noiosa giornata di scuola una mattinata indimenticabile. Oltre ad essere stata molto divertente, quest'esperienza è stata molto istruttiva ed utile per la nostra formazione. Interpretando i vari ruoli ci siamo accorti di quanto sia difficile vivere quotidianamente nel mondo della Legge e dei tribunali. Il momento che ci ha fatto sentire dei ragazzi adulti e responsabili (quali in realtà non siamo!), oltre alla simulazione del processo, è stato quando, per entrare nel Palazzo di Giustizia, abbiamo dovuto superare accurati controlli della Polizia, in cerca di panetti di droga, armi o altri oggetti potenzialmente pericolosi. E' stato bello vivere questa esperienza sotto forma di simulazione: non vorremmo mai viverla nella realtà nei panni dell'accusato. Confrontandoci con i quattro finti imputati ci siamo accorti di come possa essere impegnativo raccontare quanto accaduto, i propri reati, assaliti dai sensi di colpa. Davide Fazio e Giovanni Violetto Così le nostre compagne Agnese, Carlotta e Chiara F., avvocati della difesa (insieme a Giovanni) in occasione del nostro “processo”, hanno raccontato in versi la nostra esperienza. UN PROCESSO DA SVOLTA Su, bella gente, l’avvocato è qui presente! Ci troviamo in tribunale per scagionare Ale che con Davide, Luca e Mattia ha rapinato la gioielleria: quest’ultimo ha sparato e, per sbaglio, il povero proprietario ammazzato. In un’aula di Corte d’Assise ci siamo divise e dopo aver preso le nostre postazioni abbiamo interrogato i testimoni. “Due fuori e due dentro hanno visto, ma non è vero, insisto!” Il PM, irremovibile, ci ha reso la vita impossibile: la polizia giudiziaria ha chiamato a testimoniare, che ci ha fornito argomenti di cui parlare; la commessa ha dichiarato che un uomo mascherato con una pistola l’ha minacciata e che se non gli avesse dato i soldi l’avrebbe ammazzata; sembrava che la testimone fosse andata da un oculista, ma il dottore dichiarò di non averla mai vista. Un altro testimone, un’anziana signora affacciata al balcone, dall’alto ha notato un terzo uomo indagato che camminava nervosamente e molto frettolosamente. Davide dalle telecamere è stato ripreso: si tratta di un indizio di un certo peso. Il PM ha richiesto l’interrogatorio degli imputati, che sulla sedia dei testimoni si sono accomodati. Mattia ha detto:”Confesso! Un omicidio, senza volerlo, ho io commesso!” Ha coinvolto anche Davide e Ale, che si son però dissociati dal criminale. Dopo tutte le testimonianze e la requisitoria di PM ed avvocati, i giudici si sono ritirati. Alla fine la sentenza hanno emanato e quasi tutti hanno condannato. Dopo una bella foto da fuoriclasse siamo tosto tornati nella nostra classe. Adesso dobbiamo andare, ci sentiamo (ricordatevi che vi amiamo) <3 PS. Gli avvocati erano stragasati ma alla fine si sono arrangiati. ;) Carlotta Cosentino, Chiara Franceschini e Agnese Santullo Vediamo ora cosa ci dicono Vittorio (il PM) e Mattia (uno dei quattro imputati), intervistati da “se stessi”!!! Quale ruolo avete avuto nella simulazione del processo? MATTIA: Io ero uno dei quattro imputati, uno di quelli che hanno messo in atto la rapina alla gioielleria. VITTORIO: Io ero il Pubblico Ministero. Dovevo cercare di dimostrare la colpevolezza degli imputati. Mi ha aiutato un po’ mia madre, è vero, ma la maggior parte è stata merito mio! Come vi siete sentiti durante il processo? MATTIA: Quando sono arrivato in tribunale, Livia, la mamma di Vittorio, mi ha detto che gli imputati sarebbero stati rinchiusi nella “gabbia”, ovvero una stanza all’interno dell’aula d’udienza chiusa da una porta circondata da vetri spessi due centimetri. Ci sono rimasto tutto il tempo del processo insieme agli altri tre imputati. C’erano tantissime “manate” sui vetri lasciate dai veri imputati che hanno occupato la “gabbia” prima di noi e mi sono un po’ inquietato. Poi sono andato in bagno, scortato da uno degli agenti della polizia penitenziaria (in realtà il nostro compagno Cristian) e ho visto una cella dove tengono gli imputati prima dell’inizio del processo. Mi ha un po’ impressionato. VITTORIO: All’inizio ero un po’ teso, perché avevo paura di commettere qualche errore, ma poi è andata bene e mi sono divertito. L’unico aspetto negativo è che, siccome ero il pubblico ministero, dovevo praticamente parlare sempre e quindi non potevo andare in bagno! Com’è il tribunale? MATTIA: Mi è sembrato un palazzo molto moderno, mi è piaciuto molto, soprattutto l’interno. VITTORIO: Beh, io ci vado spesso, visto che ci lavora mia madre. Ora che ho visto un’aula di Corte d’Assise credo di averlo visitato quasi tutto. Com’è andato a finire il processo? MATTIA: Non è andato particolarmente bene, perché ho sbagliato e ho spifferato un po’ troppe cose sui miei compagni di rapina e gli avvocati difensori se la sono presa con me! Ma per il resto è stato interessante, istruttivo e divertente. VITTORIO: Bene, perché sono riuscito ad incastrare Mattia! Scherzi a parte, mi sono divertito moltissimo e sono riuscito a capire bene il difficile lavoro di un Pubblico Ministero. Vittorio Bassetti e Mattia Migliasso Vorremmo infine ringraziare la mamma di Vittorio, la signora Livia Locci che ci ha proposto questa bella esperienza e ha saputo renderla viva e stimolante. Grazie infine alle professoresse Laura Calderazzo e Daniela Foglio che ci hanno “sopportato” per tutta la mattinata in aula. Gli alunni della 3^G Vita di scuola I CANI E LA SICUREZZA Torino, lunedì 22 ottobre 2012 Alle ore 10,30 in Corso Sicilia una docente della scuola “G. Matteotti”, la professoressa Torretta responsabile della sicurezza dell’istituto, è stata scippata della borsetta da un ladro che ha cercato rapidamente di darsi alla fuga. Ma in pochissimi istanti è sopraggiunto un furgone della Polizia Municipale a sirene spiegate. Il ladro ha reagito con alcuni colpi di arma da fuoco, a cui le forze dell'ordine hanno risposto; si è rivelata decisiva la presenza di Bolt, cane addestrato dalle Unità cinofile, che si è avventato contro il malvivente azzannandolo al braccio che impugnava l’arma, costringendolo a fermarsi e permettendone l’arresto. Potrebbe sembrare un articolo di Cronaca nera legato ad un episodio di criminalità che per fortuna si è risolto rapidamente. Invece si tratta del resoconto di una delle simulazioni a cui i ragazzi delle classi prime hanno potuto assistere in occasione dell’incontro con un reparto di Polizia Municipale programmato nell’ambito delle attività legate alla sicurezza. Questa volta, non ci siamo limitati a precipitarci in cortile seguendo i percorsi e le regole che ci sono stati insegnati per le simulazioni delle evacuazioni in caso di pericolo. Lo spettacolo, e la lezione, a cui abbiamo assistito nel nostro cortile sono stati davvero entusiasmanti. Quando ci è stato detto di “scendere per vedere i cani”, alcuni hanno temuto che venissero sguinzagliati cani poliziotto pronti ad inseguire gli alunni, altri hanno colto l’occasione per sfuggire alle normali lezioni, pochi si aspettavano di poter assistere alla dimostrazione di quanto uomini e cani insieme possano fare contro la criminalità. Dopo un discorso introduttivo che ci ha spiegato che cosa si intende per Unità Cinofila, finalmente sono apparsi i veri protagonisti, due splendidi pastori tedeschi. Il maschio, di nome Bolt, pur giovane e vivace, è stato addestrato da tempo; la femmina, Bea, ancora più giovane, è nella prima fase di addestramento. Bolt ha subito dimostrato la perfetta obbedienza al suo addestratore rispondendo perfettamente agli ordini perfino “facendo il morto” a comando. Molta emozione ha colto tutti noi ragazzini, stranamente zitti perché tesi a seguire l’azione, quando i poliziotti hanno dato fuoco ad una serie di ostacoli, compreso un cerchio, che i cani avrebbero dovuto saltare. Sono stati bravissimi. Tutti ci siamo spaventati quando un cane ha fatto cadere un ostacolo, ma lui si è comportato benissimo, reagendo al meglio e aggirando nel ritorno la barriera caduta. Davvero intelligenti! La parte più interessante si è rivelata la simulazione della rapina che abbiamo già descritto. Tutti si sono agitati molto nel sentire gli spari, anche se gli agenti ci avevano tranquillizzati spiegandoci che le pistole erano caricate a salve. Poi l’arrivo del furgone a sirene spiegate, l’inseguimento e la bravura del cane che ha attaccato il malvivente solo quando lui ha sparato e il suo addestratore gli ha ordinato di farlo. Sempre “stimolati” sia dagli ordini degli addestratori sia dai bocconcini dati in premio, i cani ci hanno dimostrato di saper distinguere quando devono semplicemente bloccare qualcuno abbaiando furiosamente o quando devono attaccare. Per fortuna l’addestratore che simulava di essere il “cattivo” era adeguatamente protetto con coperture imbottite. Gli agenti si sono raccomandati di non provare a fare nulla di simile con i nostri cani: se non si è attrezzati e non si sa come fare si rischiano dei bei morsi! Siamo rimasti incantati dalle abilità di Bolt e Bea, così abili ad obbedire e così affettuosi e giocherelloni quando sono stati lasciati liberi di correre tra noi. E ci è piaciuto molto scoprire che il legame che si instaura tra addestratore e cane è talmente forte, che un poliziotto ci ha raccontato di essersi portato a casa il cane con cui aveva lavorato per molti anni, quando l’animale è “andato in pensione”. Si è trattato di una mattinata davvero fantastica: ci siamo divertiti, abbiamo imparato tante cose, abbiamo conosciuto da vicino due cani eccezionali e un gruppo di poliziotti proprio simpatici. Ora ci sentiamo tutti più sicuri: sappiamo che loro vegliano su di noi. Anna M., Giulia B., Giulia A., Giulia S., Matteo A., Umberto A., Andrea C., Lorenzo V., Emma G., Aurora S. della classe 1 C Il triathlon tra i ragazzi uno sport da provare Il triathlon è un sport faticoso ma anche molto divertente. E' uno sport individuale, ma anche di gruppo perché gli allenamenti si fanno tutti insieme e perché alle gare, premiano anche le squadre migliori. Comprende tre discipline: il nuoto, la corsa e la bici. Ci sono varie categorie: i cuccioli (7-8 anni), gli esordienti (9-10 anni), i ragazzi (1112 anni), gli youth A (13-14 anni), gli youth B(15-16 anni), … che si differenziano per le distanze da coprire nelle tre discipline. Le gare possono essere di triathlon (nuoto, bici e corsa), di duathlon (corsa,bici e corsa) e di aquathlon (corsa, nuoto e corsa). La principale società di triathlon a Torino è la “ Torino triathlon”, che è stata fondata nel 1989. Noi, ragazzi della Torino triathlon, facciamo tre allenamenti alla settimana: il martedì e il giovedì alla piscina Lido e il mercoledì ai Ronchi Verdi. Gli youth e le categorie successive ne fanno un po' di più. Gli sportivi della 1 H Se vuoi venire a provare alla Torino triathlon contatta questa mail: [email protected]. CAMPESTRE per TUTTI Come è ormai noto a tutti, la nostra scuola ha una consolidata tradizione sportiva: pratichiamo diversi sport quali atletica leggera, orienteering, palla tamburello, hitball, nuoto, canoa e in questi ultimi anni anche triathlon e biathlon. I ragazzi si allenano duramente nelle ore di educazione fisica e in quelle di attività aggiuntive. La passione è notevole, tra gli alunni-atleti, tra i docenti-allenatori e tra le famiglie-tifose. Un appuntamento particolarmente sentito è quello della campestre autunnale, che quest’anno si è svolta lunedì 26 novembre. Il clima freddo è stato riscaldato dall’entusiasmo di pubblico e atleti. Tutti presenti: la Preside pronta per dare il “Via!”, tanto pubblico tra cui molti genitori, una dottoressa volontaria a vigilare che nessuno avesse bisogno di soccorsi, persino una ragazza, Virginia Jacquemod, nella duplice veste di atleta e di cameramen. Gli atleti hanno lottato fino all’ultimo metro, hanno cercato in tutti i modi di tagliare il traguardo per primi, sono stati tutti bravi, ma solo uno in ogni categoria ce l’ha fatta. Al termine delle gare la Preside si è complimentata con tutti, in particolare con coloro che accederanno alle selezioni comunali, che si terranno dopo le vacanze natalizie. Le categorie che gareggiano normalmente sono quelle dei ragazzi/e e dei cadetti/e; ma dal 2011, dopo un inizio con orienteering, nella nostra scuola c'è anche la “categoria speciale.” Ci sembra rappresenti davvero un fiore all’occhiello tra le nostre attività: è nata per accettare le diversità e per gareggiare tutti insieme, senza differenze. “A me non interessa che i miei alunni vincano, ma voglio che ci sia spazio nell'ambito sportivo proprio per tutti”; così ci ha detto la professoressa Baratta. La scuola ha istituito dei tutor: allievi con dei meriti non solo sportivi, ma soprattutto di umanità, in quanto sono molto sensibili e gentili; essi aiutano i ragazzi che gareggiano in questa categoria psicologicamente, dando loro grinta e cercando di non farli sentire diversi dagli altri. “I ragazzi della categoria speciale hanno dimostrato di essere molto forti e determinati. Miravano tutti a dare il meglio di sé e per questo sono stati premiati tutti, non solo sulla base dell'ordine sportivo”. Queste sono le parole di alcuni tutor di 3E. Se tutti gli spettatori si sono entusiasmati per le prestazioni ottenute da alcuni atleti, la partecipazione è stata davvero altissima per il coinvolgimento emotivo di tutti quando abbiamo seguito ragazze e ragazzi della categoria speciale fare i due giri attorno alla scuola accompagnati dai loro tutor. Nel 2012 la scuola Matteotti è stata premiata anche a livello nazionale come la migliore scuola di Torino e provincia nello sport. Persino il quotidiano nazionale La Stampa il 15 novembre ha pubblicato un articolo che parla delle nostre vittorie. Ovviamente Bolle di Sapone non poteva essere da meno! Ecco perché erano presenti i nostri “inviati speciali”. Intervista di Sophie Properzi e Christopher Leproni, classe 2E Inviato speciale Davide Fazio, classe 3G RIFLETTENDO SULLA CRISI Quest’anno il nostro Istituto ha iniziato un particolare percorso sul pensiero critico. Non pensiamo ancora di occuparci di filosofia, ma stiamo comprendendo l’importanza di ragionare con consapevolezza, discutendo insieme per condividere i nostri pensieri. Martedì 27 novembre e martedì 4 dicembre abbiamo svolto il nostro percorso sul pensiero critico. Infatti un filosofo è venuto nella nostra classe e in due incontri abbiamo cercato di definire la parola "crisi". Siamo partiti cercando di dare individualmente una definizione a questa parola, ma, naturalmente , non abbiamo concluso nulla. A questo punto il filosofo ci ha proposto una specie di gioco: ognuno avrebbe raccontato alla classe un episodio in cui si fosse verificata una situazione che secondo noi rappresentava una crisi, per poi "riassumere l'accaduto" con una parola. Abbiamo così ottenuto tante parole che descrivono il concetto di crisi un po’ in tutti i contesti: dalla crisi di panico, alla crisi isterica, alla crisi interiore, come ad esempio la depressione. Durante il secondo incontro abbiamo riletto tutte le parole, cercando di trovare le ripetizioni dei concetti e i sinonimi in modo da accorpare le parole simili. Intorno alle 8 parole rimanenti, abbiamo finalmente scritto la nostra definizione: “la crisi è una situazione problematica che spesso spaventa l'animo delle persone provocando in loro sofferenza e delusione. Tuttavia dopo averla vissuta e compresa, il popolo intraprende un cammino che lo spinge a riflettere su ciò che ha sbagliato e a superare le difficoltà. Questo percorso conduce al cambiamento, unendoci in un sentimento di solidarietà.” Testo di Chiara Magnanini copiato al computer da Riccardo Barbuto :-D Nelle ultime settimane, alcune classi 3° della nostra scuola hanno affrontato e studiato il tema della street-art. Con l’aiuto della prof.ssa Mondino gli alunni si sono cimentati ad imitare e rivisitare alcune opere del celeberrimo artista inglese Banksy ed hanno provato ad eseguire alcune TAG ( nome specifico che indica la firma con la quale i diversi graffitisti contrassegnano le proprie opere). Le attività pratiche sono state accompagnate da un lungo lavoro teorico: in una prima fase del nostro lavoro ci siamo concentrati sul writing. Con Taki 183 e i suoi coetanei, questo stile si è molto diffuso, passando per mani che lasceranno sempre il segno, fino ad arrivare agli artisti più “ moderni e attuali” , per esempio Banksy e Obey. Abbiamo perfezionato la nostra concezione dello stencil, che poi abbiamo utilizzato per opere delle quali , modestia a parte, andiamo molto fieri. Come dicevamo innanzi, uno degli artisti che ha fatto parlare di sé è stato Banksy, che ha infranto tutte le “ regole” dei writer iniziando a realizzare le sue opere attraverso stencil. È nato e cresciuto a Bristol, ma la sua identità è ancora un mistero, perché ha preso la decisione di non svelarla ritenendo più importante l’opera che l’artista. Quel che lui dipinge è un evidente “ attacco” alla realtà del consumismo e dell’apparenza, è un affronto all’atroce verità che si nasconde dietro ogni regola, dietro ogni “ cosa” che oggi appare sempre più normale. -Il poliziotto e la bambina- Jordi, 3F I suoi stencil, non sono solo vernice su un muro, sono qualcosa di più profondo : l’espressione di un artista che vuole far sapere quello che pensa senza voler imporre le sue idee ma dipingendole negli angoli , attirando l’attenzione di chi “ merita di sapere”. -Soldati con segno della pace- Alessandro, 3F Banksy è contro la guerra, la sofferenza, le disuguaglianze sociali, contro la censura di chi vuole sognare , di chi cerca per sé un angolo di mondo migliore di questo , dove per essere felici non bisogna per forza avere soldi , dove qualcosa di spirituale non può essere banalmente sostituito con qualcosa di materiale. -Tigre con codice a barre- Chiara 3G I suoi graffiti hanno iniziato a coprire Bristol, poi Londra, e in seguito le maggiori capitali europee. Banksy non dipinge solo sui muri ma anche nei posti più impensati come le gabbie dello zoo di Barcellona o le rive di fiumi o addirittura sugli animali. Quello che abbiamo tentato di fare è stato riprodurre i suoi graffiti in modo da imparare qualcosa da essi, a disegnare ma non solo; per imparare che la vita è fatta di qualcosa di meno concreto di ciò che vediamo. -La cameriera- Paola 3E Uno dei graffiti più famosi di Banksy è quello che raffigura una donna delle pulizie che nasconde la polvere sotto un tappeto. La donna delle pulizie rappresenta le classi sociali più alte, che si possono permettere lussi ma che , allo stesso tempo, nascondono i problemi “ sotto un tappeto” e fanno in modo di oscurare la verità per tranquillizzare il popolo, per non fargli “ sospettare” del governo, per indurlo alla fiducia verso chi, però, la sta guadagnando con le menzogne. Un altro significato che si può attribuire a questo graffito è l’importanza di parlare, di non tenere nascosti i propri problemi , riempiendo sempre di più lo spazio sotto il tappeto che rappresenta il nostro cuore, traboccante di ansie e problemi nascosti. Ma non solo Banksy è diventato famoso tra gli artisti di strada … Keit Haring è un graffitista statunitense nonché uno degli esponenti più originali dell’arte dei writer . I suoi lavori hanno cominciato a comparire sulle strade di New York colorandole. Le sue opere più famose sono quelle che rappresentano omini stilizzati, di colori accesi , che si intrecciano spesso l’uno con l’altro confondendo l’occhio ma non fondendosi mai gli uni con gli altri grazie ad una spessa linea nera che Haring disegna attorno al profilo di ogni omino. Perché? Ci possono essere molte interpretazioni : l’artista potrebbe voler mettere in risalto la figura umana, unica nel suo genere e protagonista su uno sfondo bianco come quello dei disegni, utilizzando anche colori accesi come il rosso , come per mostrare i sentimenti umani, ognuno diverso dall’altro. L’uomo , però, può essere chiuso , a volte introverso. Ecco il perché della linea nera, come se fosse una barriera mentale dell’uomo che gli impedisce di accettare le idee altrui… Pur essendo entrambi bravissimi writer , bisogna notare la profonda distinzione tra lo scopo dell’arte in Keit Haring e in Banksy. Il primo vuole diffondere valori come l’amore o l’amicizia, mentre l’ultimo usa il graffitismo per contestare la società o il governo, la politica nei suoi aspetti oscuri. Uno scopo comune è comunque la PACE. -Colomba nel mirino- Chiara 3C In classe, in relazione alla street-art, ascoltiamo quella che è la sua colonna sonora : l’hip hop. In breve, il rap è una componente ( quella cantata) della cultura hip hop , che consiste in una sequenza di versi molto ritmati incentrati su tecniche come rime baciate e assonanze. Chi scandisce questi versi è detto rapper ( o MC = freestyler) . -Topo con radiolone- Thomas 3E Il rapper vuole far sentire la propria voce, e trova il modo di farlo sviluppando capacità e molta passione. Noi giovani, quindi, esprimiamo la nostra interiorità senza paura di ferire o di essere zittiti, anche perché ci risulta che tra i nostri diritti ce ne sia uno chiamato “ libera espressione”! In un paese in crisi riusciamo a non abbatterci: “ anche se vedo poche prospettive, la parola arreso non so nemmeno come si scrive!” ( ONE MIC) e conseguiamo ogni obbiettivo. È dura ma non si può “ restare immobili a guardare ogni cosa che affonda nelle sabbie mobili “ ( MARRACASH). -Killa- Melissa 3D In giro si canta “ fuori quanto è brutto il tempo, però si è calmato il vento , il mio sguardo è meno freddo questo inverno sta finendo .. ogni cosa ha il suo tempo , chi ha pazienza ne uscirà, vado avanti e non ci penso , questo inverno passerà!”(EMIS KILLA) , perché vista la situazione che stiamo passando, la speranza è l’unico appiglio che ri rimane. Ora c’è solo più una sfida da lanciare: chi può ancora ignorare il valore dell’hip hop e affermare che i writing e il rap non hanno un significato culturale? Siamo sicuri che questo testo farà un minimo, o almeno ci proverà, per diminuire il baratro dell’ignoranza. Quindi nella 3 E abbiamo creato un RAP che sintetizza in modo FREE STYLE quello che abbiamo realizzato con le nostre immagini dedicate a qualcosa che ci riguarda mooolto da vicino : “TECNO RAP” Parlo, penso e scrivo in rima Mentre davanti a me tutto è peggio di prima, tredici anni è la mia età e questo mondo mi fa pietà. Vivo su questo pianeta dove Non posso più sognare ma sono braccato come un animale, dai media più insaziabili, nemici senza alibi. Attenzione il nemico è sulla via, il suo nome è la tecnologia … il nuovo iPhone 5 avanza, chiudo a chiave la mia stanza. Mi sveglio in un mondo straniero Dove tutto è sbagliato e niente è vero Pieno di bugie, senza sentimento Ma in tutto questo io … cosa c’entro? In questo ordine irreale La tecnologia prevale Si sviluppa lentamente. Continuamente E inesorabilmente, occhi stralunati, rossi e ipnotizzati, guardano uno schermo spiati dall’interno. Luci infinite Invadono le nostre vite. Ci rubano i pensieri Ed il domani è già diventato ieri … Ossessiva agonia: il tuo nome è tecnologia! Infine abbiamo usato un testo cyber rap dei DSA commando per i nostri disegni collegati alla tecnologia , all’idea d’identità, di controllo sociale, limitazione della libertà individuale. “Signori benvenuti ai piani inferiori, prestate attenzione, si alza il dolore oltre la soglia di sopportazione, e l’intenzione qua non è piacervi, statene certi, proiettiamo i vostri inferni personali in versi. Assuefatti a questo nulla, intossicati da una vita che ci allatta a stricnina in una culla radioattiva , sorridete noncuranti ma il massacro chiama: i vostri ragazzi sono già in mano a mercanti di carne umana. Il mondo crea gabbie e trappole a misura d’uomo, con o senza il comfort, manco il tempo di pagare il conto e sei già morto. Ci spiano con un chip sotto pelle che invia il tuo identikit ad un satellite in orbita fra le stelle… --Schiavi di ciò che abbiamo creato- Paola 3E “Sono schedato come voi del resto dentro un grande DATA BASE dove ogni persona ha un nome e un tetto, quando vogliono ti comprano , loro sanno il tuo prezzo. Io cittadino schierato contro il nemico che innesta nei cervelli lastre di silicio… Non sono un numero per la loro calcolatrice, non riempio memorie… Non sono una matrice…” “Questo è il futuro, nessuna sta più al sicuro tra finti presidenti, giornalisti, ministri, consigli per gli acquisti , banchieri , capitalisti…” -Control- Alessandro 3E -Big brother is looking you- Giovanni 3E “ Apri gli occhi,ora sei in mondovisione , telecamere filmano fuori fuoco, fiamme e disperazione . Storie nere scritte sulla cartavetro , una generazione che non crede muta crescendo con gli occhi indietro. Non mi siedo né credo al finale lieto, in questo posto dove nulla è nostro, mentre tutto è completo. In fila tra gli adolescenti vedo, stanno per diventare esperimenti, macchine umane da manovrare.” -Ci sei cascato!- Carlotta(Kato) 3E Testo a cura di : Carlotta(Kato) Sara (Sam) Paola Clelia Lorenzo Alberto Giovanni Thomas Disegni realizzati a tempera, stencil e tecniche miste su fogli F4 dagli studenti della 3E “SKATEBOARD IS NOT A CRIME” LA NASCITA….. Lo skateboard è uno sport nato in California circa negli anni 50 , è stato inventato dai serfisti locali per allenarsi in assenza di mare mosso, dall’America balzò in Italia negli anni 70 circa ma in quel periodo lo skateboard non veniva affrontato in modo serio, ma come il nuovo giochino infantile . ANNI 80…. Negli anni 80 ci fu il BOOM della scena street dello skateboard italiano, la gente inizio a notarlo per strada, nacquero i primi negozi di skate , e costruirono i primi skatepark tra cui il Tryniti a Milano ,un grande skatepark al coperto dove iniziarono le prime competizioni italiane di skateboard. Un altro fattore che animò la scena fu la pubblicazione della prima rivista di skateboard ovvero: “Xxx Skatebard Magazine” l’uscita di questa rivista motivò molti skaters, infatti molti di essi, ambivano ad una loro foto in copertina….. Nuovi “spot” Gli skater, girando sempre nei soliti skatepark si annoiarano, per questo motivo decisero di allargare la scena street andando in cerca di nuovi “spot”, ovvero alla ricerca di luoghi creati per altri scopi ma reinterpretati dagli skater, ad esempio scalinate, mancorrenti utilizzati come grind, panchine, muretti e tant’altro. Un esempio che possiamo fare è sicuramente la famosa PIAZZA CASTELLO di TORINO una delle prime mete di Torino per skateare Il fatto che gli skater avessero cominciato ad usare luoghi pubblici per esercitare la propria passione non suscitò molta simpatia da parte della gente comune; infatti cominciarono a vedere gli skater come dei vandali che disturbavano la quiete pubblica e rompevano strutture private. Perciò gli skater inventarono un detto divenuto molto diffuso e popolare ovvero C.I.S. Negli anni 90 un’associazione sportiva creo il CIS ovvero il CAMPIONATO ITALIANO DI SKATEBOARD: inizialmente esso prevedeva una sola gara all’anno presso il “trinity” skatepark . La gara divideva gli skaters in fasce di et° cosi da poter dare la possibilità anche ai più piccoli skater di gareggiare e confrontarsi! La vincita della gara garantiva il titolo di campione d’Italia !! Con il passare degli anni il cis si espanse in molti skatepark fino ad arrivare a organizzare 3 cis all’anno. Oggi…. Lo skateboard oggi ha fatto molti progressi …. I fattori che hanno contribuito alla sua evoluzione sono molteplici, ad esempio la costruzione di nuovi skatepark in varie citta italiane , l’apertura di nuovi skateshop, la creazione di nuovi marchi italiani , una maggior attenzione da parte dei media attraverso pubblicità, film, programmi sportivi ecc. Questi fattori hanno contribuito alla nascita di nuovi contest, magazine e organizzazioni di skate. Seppur questo fantastico sport stia allargando i suoi orizzonti, non si è ancora integrato totalmente con la cultura italiana come ad esempio in America…… QUESTIONE DI TEMPO!!! Comunque chi vuole farsi un’idea più strutturata di cosa sia lo skate, QUANDO, DOVE , E PERCHE E’ NATO , deve vedere : “Lodrs of dag town” Le origini dello skate!! Il film trae spunto da una storia vera, parla di un gruppo di amici che negli anni 70 rivoluzionarono il mondo dello skateboard contaminandolo con le classiche figure del surf. Questi adolescenti iniziarono a svuotare le piscine dei ricchi e afarci incredibili acrobazie. Quei ragazzi oggi sono delle vere e proprie icone dello skateboard come Stacy Peralta , Tony Alva e Jay Adams tutti inventori di marche americane di skateboard ! BUONA VISIONE !!! Testo: Lorenzo 2F Disegni: Tommaso 2F La band che le ragazze adorano One direction La vostra reporter Mariateresa, grande appassionata di questo gruppo, ha deciso di condividere con i lettori (ma soprattutto le lettrici :-D ) le curiosità più buffe ma anche più segrete dei One direction. Liam Liam è il membro della band che inizia sempre le canzoni; adora le camicie a righe e ha paura dei cucchiai! Già! Dei cucchiai! Pensate che per mangiare la minestrina usa la forchetta, non osa neanche toccare un cucchiaio. A noi ragazze Liam piace perché è proprio carino, canta come un dio, ma soprattutto perché cambia sempre pettinatura. Harry Harry è forse il più amato dalle ragazze perché è proprio bellissimo e simpatico; per quanto mi riguarda credo che sia quello che canta di più, anche perché è bravissimo. Ad Herry piacciono le ragazze più grandi e si è appena lasciato con Perry, la sua ex; perciò coraggio, ragazze: abbiamo ancora una piccolissima possibilità! Zain Zain è il membro della band che fa sempre la seconda voce per poi fare gli acuti; a me piace per la sua voce e anche perché ha dei capelli bellissimi. Ha tantissimi tatuaggi ed è l’unico nella band che abbia la ragazza. Pensate, proprio lui, Zain….. Luis Beh... per me Luis è il più bello di tutti perché è simpatico, ma anche bravissimo a cantare. Luis è un ragazzo dolce, però è un peccato che non lo facciamo cantare da solo, visto che secondo me ha tantissime possibilità. Niall Niall è il membro della band che ha sempre la chitarra in mano. Per me non è tanto carino e soprattutto non si sente mai cantare, ma sa suonare benissimo la chitarra. In compenso risulta molto carino nelle foto da piccolo! La band Lo sapevate che i ragazzi non si conoscevano neanche prima di X Factor? Già, si sono uniti su suggerimento di una giurata del programma; praticamente se non fosse per lei noi oggi di cosa parleremo con le amiche? Bene ragazze, notizia esplosiva: è uscito il libro dei One direction che parla di tutti loro, se volete sapere di più sui nostri beniamini comprate il libro e vedrete che meraviglia…. DEDICATO A TUTTE LE DIRECTIONER!!!! Mariateresa Grillo, classe 1 H I FRANCOBOLLI : CHE PASSIONE! Vignetta Dentini Luogo di provenienza I francobolli non sono solo dei pezzi di carta stampati, ma sono anche dei mezzi per ricordare eventi, persone, monumenti, animali rari e invenzioni che hanno fatto la storia del paese a cui appartengono. Sir Rowland Hill è l’inglese che inventò i francobolli. Il primo francobollo ad essere mai stato stampato, il 6 maggio 1840, si chiamava Penny Black; in Italia i francobolli furono introdotti solo nel 1860. I francobolli possono avere tante forme diverse e alcune molto bizzarre. I classici francobolli sono di forma rettangolare o quadrata. Io possiedo un francobollo a forma di diamante come la collana che è sopra rappresentata, che proviene dalla Sierra Leone, uno stato africano in cui ci sono molte miniere di diamanti. I francobolli si possono riconoscere dalla caratteristica dentellatura e dalla vignetta raffigurata al centro. È presente su un lato il nome della nazione e, vicino ai dentini, la data di produzione. Al giorno d’oggi circolano molti francobolli falsi. Essi si riconoscono dai mezzi dentelli (non completi) e dalla vignetta lucida. Per i collezionisti questi sono gli anni peggiori per la loro raccolta: i falsi francobolli sono sempre di più e da quando hanno introdotto i francobolli adesivi non si possono più staccare dal foglio o dalla lettera. Collezionare francobolli è un modo divertente di passare il tempo libero e di imparare cose nuove. Giovanni Benedetto classe 1°H Una grande passione che si chiama Abbiamo voluto condividere con voi la nostra grande passione: la Juventus. Amiamo tutto il calcio, seguiamo le partite, ma quelle della mitica Juve proprio non si possono perdere. Anche perché è una squadra che non perde praticamente mai! A questo punto del campionato, è prima in classifica in serie A italiana, Campione d’Inverno. Siamo a metà strada, ma ci sono serie speranze che si possa raggiungere il traguardo dello scorso anno, quando la nostra squadra ha vinto il suo trentesimo scudetto sul campo: ma per i tifosi delle altre squadre sono ventotto, perché due sono stati revocati, cioè ritirati per presunte partite comprate . Ma per noi sono 30 e così il 13 Maggio siamo andati in Piazza Castello a festeggiare! Quest'anno è arrivata in Champions League ed ha passato il turno prima in classifica superando lo Shacktar ,Nordsjel land e il Chelsea (squadra campione europea l 'anno scorso ). I tifosi Juventini sono numerosi e vengono da tutto il mondo. I giocatori più famosi oggi sono Pirlo, Pogba, Marchisio, Bonucci, Chiellini, Jovinco e Matri . L'anno scorso se n'è andato il nostro capitano, il mitico Alessandro Del Piero, che ora gioca …nell’altro emisfero. I grandi giocatori della Juve sono tra i migliori di tutti i tempi: Boniperti, Sivori, Charles, Bettega, Furino, Platini, Zoff…sarebbe un elenco interminabile! L'allenatore è Antonio Conte ed il vice Angelo Alessio, che quest’anno ha dovuto sostituirlo molte volte in panchina a causa di una squalifica. Invece il presidente è Andrea Agnelli, che prosegue la tradizione di famiglia. Quello per la Juve è proprio un grande amore! Alessandro Sorba e Andrea Giorgi classe 2 E Come andare a dormire… senza curarsi del gatto! Ingredienti: una persona assonnata un letto un gatto una ciotola di croccantini per gatti un paio di guanti un pavimento un disinfettante un secchio d'acqua un phon un tappeto uno straccio Procedimento: Andare a dormire può essere molto difficile, soprattutto se in casa è presente un gatto. Prima di tutto bisogna sgomberare la stanza da tutti gli oggetti inutili su cui è facile inciampare, per questo si consiglia di iniziare il giorno precedente. Dopo essere arrivati al nostro letto dobbiamo liberarci del fastidioso gatto schizzato di nostra sorella, che dorme su di esso. Ed ecco che adesso entrano in azione i nostri pratici guanti e senza tanti rimorsi butteremo il gatto vicino alla ciotola che deve essere pronta in cucina; attenzione però, durante il trasporto dell'animale tenere le braccia distese per evitare il contatto con occhi e bocca. In caso di ingerimento provocare il vomito con acqua calda e sale. Dopo di che ricordate di chiudere a chiave la porta della cucina per non far ritornare il gatto in camera. Tornando al letto scopriremo che il “caro” animale ci ha lasciato qualche regalino su di esso, perciò è necessario cercare in bagno un secchio d'acqua, uno straccio e il disinfettante. Dopo aver lavato il materasso, possiamo finalmente sdraiarci....C'è un piccolo particolare: il materasso a questo punto è fradicio e così ci rechiamo in bagno per prendere il phon e asciugarlo. Dopo due giorni avremo finito e potremo finalmente abbandonarci sul letto.....ma ricordate, bisogna risistemare la stanza. classe 2 E ANIMALI DOMESTICI In media gli animali domestici sono presenti in ogni casa, perché danno felicità e compagnia. Occorre però avere molta disponibilità per accudirli. Ogni persona si può identificare in un animale… E' consigliabile prendere i nostri amici animali dalle associazioni che li danno in adozione oppure si possono acquistare nei negozi appositi. Da un sondaggio, risulta che il coniglio è nei primi tre posti degli animali più frequenti nelle case. Il coniglio è un animale molto simpatico e si divide in più razze, quali: ariete (caratterizzato dalle orecchie rivolte verso il basso) E testa di leone (con le orecchie verso l’alto) I conigli possono avere sfumature di colore diverse: nero, bianco, color caffè, grigio e molti altri colori. Prima di acquistarlo bisogna verificare lo spazio disponibile e il tempo che possiamo dedicare al nostro cuccioletto. Arrivati in un negozio possiamo scegliere il nostro amichetto, ma soprattutto la gabbia e il mangime! Per i primi tempi bisogna lasciarlo vagare liberamente per casa in modo che si abitui; ma attenzione, bisogna prima accertarsi che non ci siano zone dove possa far dei danni o farsi male. Bisogna dar abitualmente da mangiare al nostro amichetto che, molto importante, è erbivoro. Se gli si dà carne, pane, pesce ecc… il nostro tenero cucciolo si trasformerà in un gigante e diventerà grasso ma, soprattutto, rischierà di morire. Eccovi una foto del coniglio più grande del mondo, che pesa 15 kg: Da non dimenticare sono le coccole, che sono indispensabili se si vuole avere un buon rapporto con il nostro amichetto, perché così si sentirà amato. Ricordatevi anche di pulire regolarmente la gabbia e di portarlo dal veterinario per accertarvi che stia bene oppure anche solo per fargli tagliare le unghie Per nostra esperienza ogni coniglio ha un carattere diverso: c’è il più coccolone, il più pigro, il più guerriero, il più simpatico e tanti altri, ma, se vengono trattati con cattiveria, si trasformano tutti in macchine da guerra. I conigli nella fase adolescenziale possono essere più aggressivi e cocciuti di cuccioli di altre specie, ma non per questo significa che non vi vogliono bene e che dovete smettere di accudirli, d’altronde anche i ragazzi adolescenti sono cocciuti e a volte rispondono male e sono aggressivi!!! Vi consigliamo di prendere questo simpatico animaletto perché vi tiene compagnia e non vi abbandonerà mai!!! Parola di esperte!!☺ Carlotta Merlo e Martina Chiappino, classe 2E Vita di studenti…tra realtà e fantasia Il martedì della 2°… (la peggior giornata della settimana) dalle 8:00 alle 8:55: Francese…ecco che entra in classe, dalla porta cigolante, la professoressa. Mentre tutti sono addormentati sui banchi.E inizia ad interrogare con perfidia. Ore 8:55 alle 10:50 : Matematica … la professoressa inizia a sclerare perché gli alunni la salutano, isterica prende un gesso e comincia a scrivere strani problemi alla lavagna nera, come la sua anima. Dopo poco comincia a gridare di aprire le finestre perché c’è puzza di stalla. 10:50 alle 11:40 : Finalmente musica dopo queste tre ore strazianti! 11:50 alle 13:40: Storia e Lettere ... da spararsi un colpo , un’ ora di spiegazione e come se non fossimo già stanchi la prof. incomincia a leggere la Divina Commedia … Ci piacerebbe avere un cuscino e una coperta per dormire, ma ce la facciamo anche senza ! Drinnnnnnn …. Finalmente liberi ! Il martedì ideale per noi : Ore 8:00-8:55 : Francese …. La prof decide che da oggi lei sarà l’ erede di spider-man e con un balzo felino si arrampica sulla LIM e inizia a imitare King-Kong . Gridando “ intervallo tutta l’ oraaaaaa !!!” Poi con lo stesso balzo atterra sul povero Sorba e gli rompe l’altra gamba. Lezione finita, Sorba all’ospedale. Ore 8:55 alle 10:50 : Matematica …. Arriva la prof. con una bomboletta, il cappello girato, i capelli blu e verdi e una collana da rapper. Eccola che inizia a spruzzare deodorante in giro, ballando come un’ indemoniata . 11:50 alle 13:40: Storia e Lettere… entra tranquilla, accende la LIM e va su Facebook come se niente fosse, poi prende un pennarello e comincia a scrivere “ Gli alunni puzzano” sui banchi. Fine giornata: i professori si trovano in discoteca per un Consiglio di Classe …. Federica Bianco e Federico Fassio 2E Vorrei un dizionario maschiese / femminiano, grazie. Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere: ecco la cruda verità. “Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi” John Gray. Senza avventurarsi nel mondo della vita coniugale, della quale ancora non sappiamo nulla, noi ragazzi abbiamo già un po’ capito come il mondo sia diverso, le idee siano differenti, tutto sia unico nel suo genere. Se schematizzassimo l’universo in una mappa concettuale, la prima suddivisione da fare sarebbe tra cose, comportamenti, “uomo” o “donna”. A volte la lingua italiana corre in nostro aiuto: infatti LA volpe è “donna” mentre IL somaro tende a essere classificato come “uomo”; ma questa legge vale anche con i comportamenti: LA gelosia è un tipico sentimento femminile mentre IL coraggio accompagna spesso gli uomini più valorosi. Nella razza umana ciò che differenzia i maschi dalle femmine sono ovviamente alcuni elementi anatomici, fisici, ma io sottolineerei quelli di tipo caratteriale. Ogni genere ha i suoi pregi, e i suoi difetti, ha il diritto di esprimersi ed essere ammirato. Sarebbe ingiusto cercare di stabilire quale delle due parti sia la “migliore”, anche se so già che ognuno di voi ha in mente una risposta chiara. La verità è che uomini e donne sono strettamente legati tra loro e nessun lato può fare a meno dell’altro. A volte però ci sembra proprio vero, uomini e donne non vengono dallo stesso pianeta! Non è sempre così immediato capire le intenzioni delle persone o spiegarsi certi loro comportamenti. Per i maschi il mondo femminile è, probabilmente, un confuso garbuglio di capelli, collane, trucchi, idee complesse e indecifrabili. Al contrario per le femmine la testa dei maschi è paragonabile a un pallone da calcio: tondo, duro e vuoto. Da millenni ragazzi e ragazze giocano e scherzano sui punti deboli dell’altra metà, e questa simpatica ironia non deve finire, sempre a patto che si riconosca lo scherzo. Esistono milioni di tesi su come noi donne ragioniamo, ma la verità è che i nostri ragionamenti appaiono complicati perché ci fa piacere essere definite “complesse”. Per quanto riguarda gli uomini, ci assecondano da sempre e sanno che i loro comportamenti semplici ci fanno sentire speciali e agevolano le relazioni. Insomma è giusto ed è bello che le due realtà restino parallele, ma anche diverse e un po’ sconosciute per certi versi. Nel caso in cui proprio non si sopportasse una delle due parti … non disperate! Tra poco il mondo finirà o magari una delle due subirà l’attesa evoluzione. Maria Caligaris. Un eroe senza paura Come tutti gli eroi Martin compie il suo lavoro e se ne va, ma rimarrà nella storia… Martin Luther King: un eroe con la E maiuscola, senza paura. Martin morì nel 1968 e il suo presunto assassino fu arrestato; probabilmente l’assassino fu lo stesso che uccise Malcom X, amico e sostenitore di Martin. La sua morte portò gli USA sull’orlo di una guerra civile tra neri e bianchi. Martin Luther King ispirò molti americani neri; una donna racconta che grazie a lui riuscì per la prima volta a dire di “no” ad un bianco, cosa che se accadeva veniva punita. “No” due lettere che danno inizio a una rivolta contro leggi ingiuste. Martin Luther King non aveva paura delle critiche o delle conseguenze delle cose che diceva; egli voleva soltanto realizzare il suo sogno, il sogno di ogni americano nero, un sogno che sacrificò l’impegno e la vita di molte persone, un sogno che divenne realtà. Martin Luther King è un eroe che rimarrà nella storia per il suo grande coraggio, un padre che ha sacrificato la sua vita per un futuro migliore dei suoi figli, un uomo che ha contribuito a rendere migliore il mondo e che nessuno dimenticherà mai. Io ho un sogno… Il 28 agosto 1963 Martin Luther King pronuncia uno dei suoi tanti discorsi contro il razzismo; questa volta però parla di un sogno, un sogno che contagia molti americani di colore, un sogno che sarebbe rimasto nella storia. Martin Luter King inizia il suo discorso con una frase di cui nessuno si sarebbe più dimenticato: “io ho un sogno”. Ecco il discorso che fece: “Io ho un sogno: che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli degli schiavi e degli schiavisti potranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io ho un sogno: che un giorno persino lo stato del Mississipi si trasformi in un’oasi di pace. Io ho un sogno: che un giorno i miei quattro figli possano vivere in una nazione che non li giudicherà per il colore della loro pelle, ma per l’essenza del loro carattere. Io ho un sogno: che un giorno giù in Alabama bambini e bambine neri e bambini e bambine bianchi potranno stringersi le mani come fratelli e sorelle. Questa è la nostra speranza, questa è la nostra fede; con questa fede saremo capaci di estrarre dalla montagna della disperazione la pietra della speranza”. Queensley Omozusi classe 3 C Diario di un’adolescente disperata Adolescenza? Un enigma irrisolvibile… L’adolescenza è un periodo di confusione, di amore e di odio, di passione e di disperazione, di debolezza e di forza… L’adolescenza è un periodo in cui credi che tutto il mondo ti sia contro, in cui pensi in continuazione a quel ragazzo/quella ragazza che, in quel momento, è la cosa più importante della tua vita… L’adolescenza è sentire una canzone e piangere, è isolarsi nella propria camera per ascoltare quella canzone che ti fa pensare a tutto, che ti fa pensare al/alla ragzzo/a che ti piace, che ti fa perdere nei pensieri più profondi, che ti fa venire voglia di prendere un foglio e iniziare a scrivere tutto ciò che provi e che pensi… L’adolescenza è vedere tutti felici e pensare di essere l’unico infelice di questo mondo, pensare di essere solo senza accorgersi che in verità ci sono tantissime persone disposte ad aiutarti in qualsiasi modo e in qualsiasi momento… L’adolescenza è pensare a tutti i problemi che si hanno senza pensare alle possibili soluzioni… è iniziare a pensare di testa propria… è pensare “guarda che figo quel ragazzo” o “guarda che figa quella ragazza” e poi deprimersi perché ci si rende conto che non ci sono speranze che si accorga di voi… è scherzare con la/il propria/o migliore amica/o… è guardarsi allo specchio e pensare “faccio schifo”… è sentirsi dire “sei bellissima” e non crederci senza pensare che, magari, c’è gente che lo pensa veramente… L’adolescenza è l’amiciza, l’amore, la gelosia… L’adolescenza è “odiare” la propria migliore amica perché è più bella… è un’equazione in matematica, una guerra in storia, un’era in scienze, un’assonometria in tecnologia e un pittore in arte… L’adolescenza può essere tutto e sembrare niente o, al contrario, può essere niente ma sembrare tutto… L’adolescenza è un sorriso e una lacrima, il sole e la pioggia, è il giusto e lo sbagliato, è un opposto… L’adolescenza è curiosità, pigrizia, voglia di fare… L’adolescenza è il periodo più importante della nostra vita… Durante l’adolescenza impari ad amare, a sorridere veramente, a desiderare qualcosa o qualcuno, a vivere… Durante l’adolescenza tutto cambia, la solita ‘cottarella’ si tramuta in qualcosa di più complesso, l’amore, lo studio viene sorpassato dai pensieri, le scritture che pensavi di riconoscere si tramutano in geroglifici, la vita si riempe di problemi impossibili… Durante l’adolescenza capisci che non devi dipendere da nessuno perché dopo finiresti per cadere senza avere nessuno che ti possa reggere… Per alcuni l’adolescenza può essere soltanto una stupidaggine, un tempo determinato che finirà presto. Io penso che l’adolescenza duri per sempre: in fondo anche quando saremo adulti ci sarà sempre una piccola parte di noi ancora adolescente, una parte che è permalosa e irascibile, paziente ma fino ad un certo punto, libera ma con moderazione. Penso che dentro di noi, di fianco alla parte bambina, resti la parte adolescente… Se ci si pensa, l’adolescenza può essere incoscienza, voglia di dimostrare qualcosa a qualcuno, voglia di credere di poter rialzarsi dopo essere caduti; può essere anche fraintesa perché può essere presa come un ostacolo impossibile da superare, l’esame di maturità della nostra vita. Io credo che l’adolescenza sia sì, un ostacolo, sicuramente, molto difficile da superare, ma non il più difficile, credo che però rappresenti la lezione più difficile da comprendere nella nostra vita, la lezione che vorremmo saltare in qualche modo, la lezione più noiosamente fantastica. Ecco… l’adolescenza è un punto d’incontro tra tutti i ragazzi del mondo… un qualcosa che, senza capire come, riesce ad unire tutti quanti… L’adolescenza è una mano che aspetta la sua gemella con cui si intreccia perfettamente… L’adolescenza è un enigma irrisolvibile, un enigma perfettamente complicato, un enigma che, chissà come, riesce a farti innamorare… Ludovica Grisot, classe 3C L’angolo dello scrittore UNA NOVELLA PER RIFLETTERE Se ne stava sempre seduto lì, all’incrocio tra le vie del centro, con il suo cappello bucato, i vestiti malandati e un cartoncino intorno al collo con su scritto: “Ho fame”. Con quella frase ti faceva capire tutto il suo dolore . La barba che gli copriva tutto il collo, le unghie lunghe e sporche, ma nonostante tutto la sua coppetta del gelato, per la carità, rimaneva sempre vuota o con qualche centesimo messo con un sorriso da un bambino. Si era rassegnato ora mai il povero senzatetto. L’unica cosa che rallegrava le sue giornate era il passaggio di quella bella ragazza, alta, bionda , che avra avuto piu o meno sedici anni. Certamente era una ragazza di ricca famiglia, probabilmente abitava in una bella villa e frequentava una costosa scuola privata nel centro citta. E il povero senzatetto se ne era innamorato, ma non aveva mai avuto il coraggio di salutarla o parlarle, a causa delle loro differenti ‘’ classi ‘’ . Una mattina d’inverno, la ragazza, probabilmente in ritardo per scuola, si mette a correre per prendere il pullman e correndo le scivola dal collo una sciarpa di lana calda, morbida, e certamente costosa e firmata. Il barbone si alza e va a raccoglierla, pensando a quanto caldo gli avrebbe potuto tenere in una fredda notte d’inverno e che lei se ne sarebbe comprata un’altra il giorno seguente. Ma poi si ricorda di quello che sempre diceva suo padre: ‘’ Siamo poveri ma mai disonesti ‘’ e decide di restituirla alla bella ragazza la mattina seguente (cosi avrebbe anche avuto una scusa per chiederle il suo nome) . La mattina seguente le va incontro, ma lei non lo lascia nemmeno parlare: subito si mette a urlare e scappa di corsa verso la fermata del pullman . Il senza tetto, confuso, decide di aspettare il giorno dopo. La mattina dopo il poveretto le va incontro, le mette una mano sulla spalla e dice : ‘’Ciao, scusa ma … ‘’ e di nuovo la ragazza subito scappa via di corsa come se avesse paura . Il senza tetto, senza capire (‘’ Paura di me? ‘’ pensa), decide di aspettare ancora un giorno. La ragazza non arriva più da sola, ma con un uomo che le sta davanti, nascondendola. Lui si alza lo stesso e cerca di parlarle, ma interviene l’uomo dicendo che se avesse ancora toccato sua figlia, avrebbe chiamato i vigili, mandandolo in carcere. Il barbone non capisce le parole di quell’uomo e decide che il giorno dopo avrebbe restituito quella sciarpa alla ragazza, ad ogni costo. Il giorno dopo la ragazza è di nuovo sola e gli passa davanti camminando velocemente; e quando lui le tocca la spalla, lei lo guarda con disprezzo e, prima di correre via, fa una breve telefonata: dopo pochi minuti arriva una pattuglia di vigili, da dietro al barbone, che con brutalità lo lanciano sui sedili posteriori della macchina di servizio. Il barbone tenta di spiegarsi, ma nessuno gli crede … è ancora in galera, con la ‘’sua ‘’ sciarpa legata al collo, nella speranza che ripassi la bella ragazza. Pietro Calvo classe 3C DAL DIARIO DI LORENZO DE’ MEDICI Diario immaginario scritto da Gaia Mosconi, classe 2 C Firenze, 4 ottobre 1472 Caro diario, nonostante si sia in autunno, oggi è stata una giornata soleggiata e tiepida ed io mi sono svegliato particolarmente in forma. Mi sono alzato di buon ora e con calma mi sono preparato ….. ho sempre problemi ad infilarmi questa calzamaglia che si arriccia sulle gambe! Scusa la considerazione, ma dovrò trovare una soluzione al problema. Dopo colazione ho avuto un incontro con un giovane artista, un certo Michelangelo Buonarroti, che mi pare essere interessante. Ci siamo dati appuntamento a metà mattinata nel Giardino delle Sculture; ero pensieroso, ma anche ansioso di conoscerlo . Ogni volta che devo incontrare un nuovo talento provo una specie di morso allo stomaco; desidero rendere Firenze la città più bella tra tutte. Diciamoci la verità: se non fosse per me, la cultura dove andrebbe a finire? Il ragazzo mi è parso dotato e interessato, lo prenderò in considerazione …. Mi è parso di notare una certa genialità. Dopo un pranzo leggero, nel pomeriggio ho avuto un appuntamento speciale con …… indovina? Gian Galeazzo Sforza! Sai, mi interessa, per mantenere la pace, un’ alleanza tra Milano e Napoli. Abbiamo molto discusso, in tranquillità si intende, e Gian Galeazzo sembrava d’accordo con la mia idea : far sposare suo figlio con la figlia di Ferdinando I di Napoli. In verità non conosco questa Isabella ….. se fosse brutta? Se avesse difetti fisici o se fosse poco educata, non all’altezza ….Tutto sommato mi conforta pensare che il figlio di Gian Galeazzo , Gian Galeazzo Maria, sia un gran tontolone, questo renderà le cose più facili . Il potere per entrambi , la fama ….. ed eventualmente un velo un po’ più spesso sul viso della sposa ……. Poi, detto quel fatidico “SI” sarà quel che sarà . L’alleanza però sarà fatta! Già , ma ora devo convincere il re di Napoli…. In questo periodo sono stanco, perciò scriverò una lettera per invitare il re di Napoli alla mia corte . Mmmm …… quasi quasi potrei mandare Gregorio, il mio cortigiano, per fare in modo che l’invito arrivi direttamente nelle mani del re . Si, pensandoci bene manderò proprio lui…. d’altra parte mi sta fra i piedi tutto il giorno perché vuole che gli aumenti la rendita … “Signore qui , Signore là , Eccellenza su, Eccellenza giù “ … non so se pensa che io sia stupido! E appena torna …. un nuovo incarico ….. sto pregustando la sua assenza ….. oggi è anche arrivato in ritardo! Caro diario, è ormai notte inoltrata dopo una giornata ricca di avvenimenti e decisioni importanti; ma mi sento soddisfatto dei risultati raggiunti e penso che potranno essercene altri. Sono convinto che la pace si possa mantenere e continuerò ad impegnarmi seriamente. Ora ti saluto perche la stanchezza si fa sentire . penserò a qualche verso da comporre mentre aspetto che il sonno mi chiuda gli occhi A domani Il tuo affezionatissimo Lorenzo L’angolo dello scrittore Ho pensato intensamente ad un oggetto di quando ero bambina e mentre affioravano i ricordi, ho iniziato... Ho trovato Fiocco, il Natale di sei anni fa: avevo appena iniziato la prima elementare e me ne innamorai a prima vista. Lo trovai in una vecchia scatola per le decorazioni, verde e polverosa. Fiocco era un orsetto di peluche dal pelo bianco con un cappellino da Babbo Natale che gli copriva un orecchio e una sciarpa a strisce bianche e rosse attorno al collo. Quando lo trovai, il suo pelo era ormai grigio e tutto arruffato. Così lo lavai, lo pettinai e poi con un sorriso soddisfatto lo posizionai sul mio letto e dissi: “Ti chiamerò Fiocco, sì,sì, ti sta a pennello, è proprio adatto a te”. Da quel momento Fiocco ed io diventammo inseparabili. Lo portavo sempre con me e lui dal canto suo non protestava di certo, anzi sembrava piuttosto contento. Ben presto iniziai a tenerlo accanto a me anche durante la notte, gli davo un bacio sul naso, lo stringevo forte e chiudevo gli occhi, sicura che con lui accanto nessuno mi avrebbe potuto fare del male e che dall’oscurità della notte non sarebbero comparsi né fantasmi, né scheletri perché c’era lui era accanto a me, il mio “ cavaliere delle nevi” a proteggermi. Ricordo i pianti disperati e la paura di averlo perso per sempre quando accidentalmente lo dimenticai in auto e nessuno riusciva più a trovarlo. Quella notte ebbi molta paura e pensai che i fantasmi vedendo che il mio protettore non c’era più mi avrebbero assalito e mangiato! Ricordo inoltre con grande piacere il sollievo che provai la mattina seguente quando aprendo la portiera dell’auto ritrovai il mio amato Fiocco seduto sul sedile con il suo solito sorriso! Lo abbracciai con tutte le forze che una bambina di sei anni può avere, ed improvvisamente mi sentii di nuovo sicura e felice. Un’estate lo portai addirittura al mare. Quatta quatta, una mattina lo infilai nella borsa da spiaggia e arrivati al mare lo portai a fare il bagno con me. Quello che non avevo considerato era che il mio peluche pieno d’acqua avrebbe iniziato a sprofondare e se non fosse stato per la prontezza di riflessi di mio padre credo che oggi Fiocco sarebbe sul fondale dello Ionio a giocare a nascondino con i pesci. Fiocco per me non era solo un peluche, era un amico con cui potermi confidare e con cui poter parlare; non sono sicura che mi abbia sempre ascoltato, però mi sorrideva sempre e qualche volta mi è sembrato che mi facesse l’ occhiolino, ma forse era solo la mia immaginazione … Carlotta Cosentino – classe 3^G (la redazione si scusa con Carlotta, che ci ha consegnato questo testo lo scorso anno. Ma per un errore non è stato pubblicato. Rimediamo ora!) NAVIGARE…TRA I LIBRI! Ami leggere? Frequenti la biblioteca della Matteotti? Vuoi consultarne comodamente il catalogo on line? Collegati al sito da un qualsiasi pc www.winiride.it/dbtorino5 consultate, scegliete e…leggete! Piccoli scrittori…cresceranno! Tra i primi generi letterari trattati all’inizio della scuola media, due ancora legati al mondo dell’infanzia, la favola e la fiaba. I ragazzi della 1 C si sono cimentati con tali generi, producendo vari testi molto carini. Ne abbiamo scelti alcuni. LE DUE MATITE COLORATE Due matite colorate, un blu e un giallo, litigavano sempre. La matita gialla diceva a quella blu: “Io sono più importante di te perché io coloro il sole, la luna e le stelle”. Quella blu le rispondeva: “Io sono più importante di te perché coloro il cielo e il mare”. Un giorno un bimbo le prese insieme e colorò i prati, le cime degli alberi e le foglie dei fiori. Le matite, che solo allora scoprirono che insieme davano origine ad un nuovo colore, diventarono grandissime amiche e colorarono il sole, la luna, le stelle, il mare, il cielo, ma anche i prati, le cime degli alberi e le foglie dei fiori. La favola insegna che chi trova un amico trova un tesoro non solo perché l’amicizia ci fa scoprire qualità e doti che non sapevamo neanche di avere, ma anche perché con l’aiuto di un amico è più facile realizzare progetti e sogni. Andrea Carratta 1 C STELLA E CIELO C’era una volta, in un paese molto, molto lontano, una principessa bellissima. Il suo nome era Stella ed era la più bella ragazza del regno. Ma non era una principessa posata e delicata come le altre, anzi, ogni pomeriggio, mentre il re e la regina erano occupati, lei usciva di nascosto per giocare a pallone. Gli anni passavano e la regina era sempre più preoccupata: la ragazza non voleva maturare; allora la madre pensò che magari dandola in sposa al suo grande amore, la principessa sarebbe diventata più responsabile. La sera seguente ne parlò con il re e lui, entusiasta dell’idea, corse a chiedere a Stella chi fosse il suo grande amore. Lei non lo sapeva, non lo aveva mai incontrato, ma disse che lo aveva sognato: portava un anello d’oro con un diamante, era l’anello più bello che Stella avesse mai visto; poi il suo sogno era finito quindi non sapeva dove trovare quel ragazzo! Allora il re fece chiamare il più valoroso soldato del suo esercito, Giorgio; il sovrano gli ordinò di trovare il grande amore di Stella e lui partì. Mentre cavalcava il suo cavallo bianco, un’anziana signora lo fermò e gli disse “Non passare sul ponte di pietra, non passare sul ponte di pietra!” Giorgio non ci fece caso, ma poi si trovò davanti a due passerelle, una di legno e una di pietra. A quel punto si ricordò del consiglio della signora, ma il ponte di legno non gli sembrava molto robusto, allora passò su quello di pietra. Arrivato dall’altra parte, una signora gli si avvicinò e gli chiese dove fosse diretto e lui rispose “Devo trovare un ragazzo con un anello al dito”. A quel punto la donna divenne rossa di rabbia e gridò: “Lo sapevo che prima o poi qualcuno lo avrebbe trovato! Si dà il caso che quel ragazzo sia il più bello del mondo ed è mio!” Poi da una caverna spuntò fuori lui, bellissimo, con il suo anello, l’anello più bello del mondo. “Sono stufo di te, mi tieni chiuso qui da vent’anni, voglio andarmene!” La donna, arrabbiatissima, si trasformò in un mostro gigantesco, il ragazzo lanciò l’anello addosso alla bestia e lei si incenerì. Giorgio corse dal giovane e gli chiese “Come ti chiami?” e lui “Cielo”. A quel punto il soldato capì che era perfetto per Stella e lo fece montare a cavallo. Arrivati davanti al ponte di pietra, fecero per salirvi, quando esso si spaccò a metà. Cielo esclamò “Non sei passato di qua prima, vero?” Giorgio rispose “Sì e ho sbagliato”. Il giovane pensò un po’ e poi lanciò l’anello nella crepa del ponte e questo subito si riparò. Lo attraversarono, recuperarono l’anello e ripartirono. Arrivati al castello, Stella corse ad abbracciarli. Il giorno dopo si celebrarono le nozze, la principessa era più bella del solito e sapete perché? Perché era felice, come tutto il suo popolo. Federica Dellepiane, classe I C La principessa che non sorrideva C’era una volta, in un lontano e sperduto castello, ai confini del mondo, una principessa bellissima. Ma la poverina non sorrideva mai, così il re suo padre decise che avrebbe organizzato una festa con tanto di invitati e di giullari. Avrebbe fatto di tutto per far sorridere sua figlia. Ma, sfortunatamente, dopo la festa si erano divertiti tutti, tranne lei. La principessa Rosa cresceva e cresceva, e il tempo scorreva e scorreva, ma suo padre non riusciva a farla sorridere. Il re allora chiamò prìncipi e nobili, vicini e lontani, per far sorridere Rosa. Li avrebbe ospitati, e chi fosse riuscito nella prova, avrebbe avuto una ricompensa a sua scelta. Dopo aver sparso la notizia, arrivarono carrozze e carovane da tutto il mondo. Quello stesso giorno, nello stesso regno, un giovane e umile ragazzo stava tristemente seduto sulla panchina del mercato, con la merce di suo padre davanti agli occhi. Nessuno voleva comprare i tappeti importati da suo padre, perché erano piccoli, sporchi e costosi. Ma lui doveva stare lì comunque, a far niente e ad aspettare una vendita che non sarebbe mai arrivata. Una vecchietta, però, si avvicinò al ragazzo. Lei era puzzolente, gobba e sdentata, ma lui la accolse comunque. “Venite a comprare splendidi tappeti importati da paesi lontani!” “Sciocchezze! Nessuno vorrebbe pagare per questa robaccia” disse la signora con una smorfia di disgusto. “Io sono qui per aiutarti” continuò a bassa voce. “So cosa vuoi” Il ragazzino la ignorò e pensò “Di vecchiette strambe ce ne sono dappertutto”. “Vai ai confini della città, lì troverai qualcosa che ti porterà alla felicità” disse rauca “Se vuoi ascoltarmi, va’ e non te ne pentirai” e si allontanò per comprare dei piatti alla bancarella vicina. La giornata andava di male in peggio e quasi senza accorgersene, il ragazzo si addormentò. Incredibilmente, sognò la vecchietta che gli diceva : “va’, va’, va’…”. Quando si svegliò, si ritrovò ai confini della città, dove finiscono le case e inizia la distesa di alberi. Era appoggiato contro un tronco e davanti a lui aveva la scia dei suoi sandali. Era ancora pomeriggio presto. Dopo essersi guardato attorno, vide una fiammella blu : un fuoco fatuo! Sono le anime che ti portano dal tuo destino verso un fine migliore, ma se le ignori, ti portano sfortuna. Lui seguì la scia luminosa, che si addentrava nel bosco. Finita la scia blu, si mise a riposare contro un albero. Sentì un rumore strano, proveniente dal cielo. Istintivamente guardò verso il rumore e passò un uccello nero con una piuma coloratissima, che cadde lentamente e finì col posarsi sulle mani del ragazzo. La piuma era morbida e delicata e lui, senza sapere il perché, sorrise. L’uccello lo guardava da un ramo e quando aprì il becco, ne uscì del fumo colorato, con delle lettere ben leggibili: “Vai al castello e farai sorridere la principessa” Il ragazzo si guardò attorno, confuso, ma poi la vista gli si oscurò e quando gli ritornò era in piedi davanti al castello, reggendo la piuma arcobaleno. C’erano due guardie davanti a lui che lo fissavano. Allora dalla piuma uscì un suono e, senza averlo comandato al cervello, alzò le mani all’altezza del mento e soffiò sulla piuma. Questa passò sulle teste dei guardiani che si spostarono per lasciarlo passare, sorridenti. “Grazie...” mormorò il ragazzo riprendendo il suo “aiuto”. Entrò nel castello come se fosse di casa e arrivato davanti al salone delle udienze, si mise in coda. Subito lo guardarono con stupore e diffidenza, dato che erano tutti nobili e marchesi. “Avete visto un fantasma, per caso?” rispose lui, ridendo. Suonò la campana delle cinque e mezza e tutti iniziarono ad agitarsi. Il ragazzo si avvicinò a un cameriere, e chiese cosa stesse succedendo. “Adesso può entrare l’ultimo, quello che sceglierà il re, mentre gli altri verranno decapitati” rispose il servente, sorridendo malignamente. Dalla stanza ne uscì il re vestito lussuosamente e altrettanto preoccupato. “Nessuno è ancora riuscito a far ridere la mia adorata figliola, e solo una persona potrà avere ancora la possibilità di provare.” Tutti iniziarono a sbracciarsi per farsi notare, mentre il giovane, passando tra la folla, finì proprio davanti al re. “Io so come far sorridere sua figlia” e soffiò sulla piuma. Successe quello che era accaduto prima con le guardie, e il re si spostò. Così il giovane arrivò davanti alla principessa Rosa, una ragazza molto affascinante: aveva i capelli lucenti, morbidi e lisci, sotto i quali brillavano due occhietti azzurri e tristi. “Buongiorno Vostra Altezza” disse lui inchinandosi. Lei lo guardava con aria annoiata. Il ragazzo soffiò sulla piuma che si posò sul grembo di Rosa. Lei sorrise, quindi si mise a ridere di piacere e con occhi stupiti andò ad abbracciarlo. Il padre, che era presente, si mise a saltare di gioia e chiese al ragazzo: “Come ti chiami? Cosa vorresti in premio?” “Mi chiamo Luca, e vorrei che Lei liberasse i nobili che sono rimasti fuori dalla porta. Vorrei anche diventare principe insieme a sua figlia” disse felice. Vennero esauditi i suoi desideri e i due ragazzi furono felici per il resto della loro vita. Carolina Garcia Lopez, classe 1 C L' ANELLO DI DIAMANTE C'era una volta, in un regno lontano dove non esisteva l'estate, un bel principe. Da bambino aveva imparato a pattinare e si era così appassionato al pattinaggio che anche quando diventò adulto, non smise di recarsi al lago gelato e di danzare per ore sul ghiaccio. Un brutto giorno si seppe che un drago di fuoco si era stabilito sul Monte Innevato, la montagna più alta di tutto il regno, dove viveva la Regina delle Nevi. Di tanto in tanto il drago scendeva dal monte e portava distruzione ovunque. Così, per paura che accadesse qualcosa al figlio, il re impedì al principe di uscire dal castello. Trascorsero giorni orribili per il poveretto, che osservava malinconicamente gli altri ragazzi mentre pattinavano. Finché un giorno decise di andare alla ricerca del drago di fuoco per ucciderlo. Così, senza farsi notare, quando il sole fu tramontato, prese il suo cavallo e partì. Viaggiò tutta la notte; all' alba raggiunse il Monte Innevato. Notò una porticina e intuì che dentro vi era la dimora della famosa Regina delle Nevi; pensò allora di entrare per chiedere informazioni. Bussò. "Avanti" gli rispose una voce graziosa. Una volta entrato vide una grande sala di ghiaccio e in fondo, su un imponente trono, c'era la Regina. Indossava un abito fatto di tanti fiocchi di neve. Un po' intimorito il giovane si avvicinò e dopo un profondo inchino spiegò le sue intenzioni. La regina gli rispose: "Se vuoi affrontare il drago prima devi superare due prove che mai nessuno è riuscito a superare". Poi precisò: "Nella prima prova devi sconfiggere le renne malefiche che vivono nella zona più oscura del bosco, nella seconda dovrai salvare mia figlia che é stata imprigionata da un mostro. Va’ e non deludermi". Il principe partì colmo di entusiasmo in sella al suo nobile destriero. Arrivato nel cuore del bosco, vide una renna che dormiva. Coraggiosamente prese la sua spada e la infilzò. Subito altre dodici renne si accorsero di lui e lo assalirono. Con tutte le sue forze, tagliò loro le corna. Esse, incredibilmente indebolite, caddero a terra. Ora rimaneva l'altra prova: salvare la figlia della Regina delle Nevi. Salì sulla collina dove si trovava la prigione. Quando la raggiunse, vide il mostro: aveva artigli spaventosi, denti acuminati e le sue dimensioni erano sovrannaturali. Provò ad avvicinarsi, ma scoperto, fu scaraventato contro una roccia. Sentiva che non aveva speranza di batterlo; lasciò cadere la spada e fece per andarsene, quando una colomba gli comparve davanti e disse: "Non arrenderti! Devi sconfiggere la paura e affrontare il mostro!" Poi sbatté le ali e fece comparire un luccicante anello di diamante. Era così luminoso che sembrava una stella. Infine aggiunse: "Quando sarai in difficoltà, tendilo con mano ferma verso il nemico!" Incoraggiato, il giovane si sollevò e raggiunse la prigione. Tese l'anello verso il mostro ed esso sprigionò una luce così forte che lo accecò. Finalmente poté penetrare nel carcere e nell'angolo più buio riconobbe la povera principessa. Era bellissima: aveva lunghi capelli neri, occhi azzurri e grandi ma pieni di tristezza. Ora, però, si accorse che la porta della cella si era richiusa alle loro spalle; come poteva aprirla? Ci pensò un attimo, prese l'anello che subito si trasformò in una chiave. Liberò la fanciulla e la portò sana e salva alla madre. La regina, molto stupita e felice, disse: "Sei riuscito a superare le prove. Ora puoi affrontare il drago". Con l'anello sempre al dito, il principe cominciò a scalare la ripida montagna. Ad un tratto sentì un calore fortissimo alle spalle. Era il drago che aveva cominciato a sputare fuoco. Ancora una volta, ricordando le parole della colomba, il giovane tese l'anello verso il nemico e, magicamente, il fuoco si trasformò in fiori colorati. In questo modo non si sarebbe bruciato, ma come l'avrebbe ucciso? Continuò a scalare la montagna. Quando arrivò in cima si rese conto che non aveva più scampo. Fortunatamente comparve all'improvviso la colomba, la quale cominciò a girare intorno alla testa del drago, che si distrasse. Il principe così riuscì a trafiggerlo con la spada. Quando tornò alla dimora della Regina del Ghiaccio, ella gli disse contenta: "Ti sei comportato da vero eroe! Per premiarti ti concedo di esprimere un desiderio". Il principe, che si era perdutamente innamorato di sua figlia, le chiese il permesso di sposarla e di portarla con sé nel suo regno. La regina accettò; da quel giorno trascorsero anni splendidi per lui, che poté di nuovo pattinare, ma ora insieme alla sua amata. Elisa Reinaudo, classe 1 C EL RINCÓN ESPAÑOL <NAVIDAD EN ESPAÑA La Navidad comienza el 24 de diciembre pero las familias españolas comienzan a decorar la casa con el belén y el árbol de Navidad durante el punte de la Constitución (6 de diciembre). Las fechas importantes de estas largas vacaciones son: 1) el 22 de diciembre, día del sorteo de la Loteria Nacional. El primer premio se llama “el gordo” y los números los “cantan” los niños de San Ildefonso.1 2) el 24 de diciembre, la víspera de Navidad, la Nochebuena se celebra con una cena en familia. Nunca falta la comida típica: jamón serrano, mariscos, polvorone, turrones y cava. 3) el 25 de diciembre, día de Navidad su suele almorzar con la familia y los niños cantan villancicos y luego piden el aguinaldo. 4) el 28 de diciembre, es el día de los Inocentes. Es un día de bromas entre amigos y también se emite un programa llamado “Inocente, inocente” que realiza bromas a famosos. Se recaudan fondos con fines benéficos. 5) el 31 de diciembre, es el día de Nochevieja. Generalmente se suele cenar en familia. La tradición dice que hay que tomar las 12 uvas de la suerte mientras suenan las doce campanadas, es decir una uva por cada campanada. Todas la cadenas de televisión retrasmiten algunos de los relojes más importantes del país dando las campanadas.2 Tras las uvas se pide un deseo, se dan besos a la familia y se echa algo de oro (un anillo, un pendiente) en una copa de cava y se bebe 1 Aquí tienes el vídeo del año pasado: https://www.youtube.com/watch?v=H3xdsXV6KiU 2 Aquí tienes el vídeo: https://www.youtube.com/watch?v=pb_Lnpz5_GE para que traiga buena suerte. También es tradición llevar ropa interior roja. Tras las uvas se va de fiesta o “cotillón”, es decir una fiesta privada en un restaurante o sala de fiestas. Se hace fiesta hasta que sale el sol para después ir a comer “churros con chocolate” 5) el 5 de enero, se hace la Cabalgata, uno de los eventos del año tanto para niños como para adultos. Los Reyes Magos de Oriente (Melchor, Gaspar y Baltasar) hacen una cabalgata y tiran caramelos y regalos.3 El dulce típico de esta fecha es el “roscón de Reyes”. Es un “brioche” relleno de nata o chocolate. Dentro hay una figurita escondida y trae buena suerte a la persona que le toque. 6) Por fin los niños pueden abrir los regalos el 6 de enero. Ese día hay otro sorteo de la loteria, el sorteo de “El niño”. ¡FELIZ NAVIDAD Y PRÓSPERO AÑO NUEVO! 3 Aquí tienes el vídeo del año pasado: http://www.rtve.es/alacarta/videos/programa/cabalgata-reyes-magosmadrid/981194/ El mi viaje en España Me presento: ¡Hola! Me llamo Valeria Caon y tengo 13 años. Vivo en Torino y voy a la escuela media Matteotti en la 3°C. Me gusta mucho escuchar mùsica y leer libros (¡muchas veces juntos!). El viaje: El mi viaje fue a España, en un camping cerca de Alcoceber (Valencia). El trayecto durò 12 horas. Fuimos allì para dos semanas con una familia de amigos, que se alojaba en un camper. Allì conocimos a otra familia, de Firenze, que alojaba en un bungalow cerca del nuestro. Todas las mañanas dos gatos desayunavan con nosotros (bebìan leche). Visitamos muchas ciudades como Valencia (donde visitamos el Bioparc), Morella (donde visitamos la Ciudad Vieja), Peniscolay Alcoceber (un pequeño paìs cerca de el camping). Hicimos muchas actividades divertidas, como jugar al tenis, nadar en la piscina o en el mar, ir en bicicleta por las sendas salvajes de la Sierra d’Irta y patinar con el waveboard (me lo enseño mi amiga). ¿Un momento especial? Aquello pasado a comer crema catalana, churros y paella con mis amigas o aquellos pasados a hacer actividades divertidas. Todos los momentos fueron especiales. Uno en particular fue quando yo, Ste (mi hermano), Dada y Betta (las dos mis amigas) jugamos en el camping de noche, debajo de las estrellas. Pero, despuès dos semanas, las vacaciones terminaron y todos volvimos a casa. Valeria 3C Vamos todo os a la as Ba aham mas Hola! Yo m me llamo Aleessandro y por p les vacaanciones esttuve a las islas Bahamass, con mi familia: mis padres y m mi hermano. Salì vierness 17 de novviembre en aviòn a y volvvì domingo 26; en breve enn las B Bahamas nos alojamos ahìn para uuna semana y dos dìas. Lo que mààs me ha gusstado es la capital c Nasssau, en estaa ciudad visittamos el muuseo y la bibblioteca con una exxposiciòn dee maquetas de barcos. También haay un museo o sombre laa historia dee los indios nativos de las islas Luccoie. Yo en el tieempo libre estuve en laa playa y enn el mar. Por todo eesto, esta vaacanciones me m han gusttado mucho o y fuì muy feliz. Alesssandro 3G G MI M VIA AJE A NO OLI ¡Hola! Turìn en el Norte de Ittalia, en Piem monte. Me llamo LLorenzo, tenngo 13 añoss y vivo en T En este texxto hablo de mi viaje a Noli de lass vacacioness pasadas. Cada veraano voy a Noli, N una pequeña ald ea en Liguria, cerca de d Spotornoo. El mar es e azul conn p es peq queña pero muy bland da. En Noli hay un casttillo antiguo o, donde see muchos baarcos y la playa pueden vissitar sòlo lass murallas. En Noli se come muy bien el pesscado y la paasta con el pescado y el e marisco. m padres y llegamos en coche. Do ormimos enn un hotel muy m grandee. Fui a Noli con mis hermanas y mis Un dìa esppecial para mì m fue cuand do ¡vi al jugaador de la Juventus J Pirrlo en la playya! Lorenzo L 3FF A limerick is a short, comical, and almost musical poem that often borders on the nonsensical. It was popularized in English by Edward Lear (12th May 1812 – 29th January 1888), for that reason Limerick Day is celebrated on his birthday, 12th May. Writing them takes a little practice at first, but before long you'll be addicted to coming up with these witty and skilful rhymes. Here are four famous limericks by Edward Lear, they aren’t so difficult to translate! There was a Young Lady in White There was a Young Lady in White, Who looked out at the depths of the Night; But the birds of the air Filled her heart with despair, And oppressed that Young Lady in White. There was a Young Lady of Portugal There was a Young Lady of Portugal, Whose ideas were excessively nautical: She climbed up a tree, To examine the sea, But declared she would never leave Portugal. There was an Old Man in a boat There was an Old Man in a boat, Who said, 'I'm afloat! I'm afloat!' When they said, 'No! you aint!' He was ready to faint, That unhappy Old Man in a boat. There was an Old Man of Cape Horn, There was an Old Man of Cape Horn, Who wished he had never been born; So he sat on a chair, Till he died of despair, That dolorous Man of Cape Horn. And now some of us, students from classes III A and C, have tried to play with words, sounds and rhymes and here are some masterpieces from our production! We know that at a first sight they may seem quite easy and foolish, but we can say that there is a hard work behind! Dreams Winter Dreams are old, dreams are new, dreams are all, dreams are you. Can I fly in the sky, so high! Winter is coming and Autumn is going, let’s pray for the Christmas Day, I know you’ll love this party ‘cause now you are so happy, let’s wait for the night so we can see the moonlight. Ludovica Grisot Queensley Omozusi The bee A small bee flies slowly over the sea under the snow flakes flies as a little child in this white day. A light wind blows in this slow life, accompanied by sweet sounds the little bee drowns into the frost. Sanju Sciarrone Stressed It's ten to nine on Monday and I'm late for school I'm late again on Thursday it isn't really cool. My trousers don't fit and my shoes are split, only a pair of booths and they're too tight! my booths are too tight! Rossella Annarumma Friends Now we’re near, look I’m here! There’s no need to cry, I will never say goodbye! Marianna Carlucci L Giornalino della S.M.S “NievoMatteotti” plesso Matteotti Torino Direzione redazione: C.so Sicilia,40 tel. 011 661 45 14 Direttrice responsabile: Dott.ssa M.M. Capellino Stampato in proprio Anno XVII N°1, Gennaio 2013