L`OSSERVATORE ROMANO

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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
Anno CLVI n. 113 (47.248)
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
giovedì 19 maggio 2016
.
All’udienza generale il Papa parla della parabola di Lazzaro e denuncia la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi
Per oltre sette milioni di persone
Il grido silenzioso
dei poveri di ogni tempo
Emergenza alimentare
nello Yemen
Papa Francesco ha rilanciato «il grido silenzioso dei poveri di tutti i
tempi», denunciando «la contraddizione di un mondo in cui immense
ricchezze e risorse sono nelle mani
di pochi»: all’udienza generale di
mercoledì 18 maggio in piazza San
Pietro, il Pontefice ha proseguito il
commento al tema giubilare della
misericordia, rileggendolo alla luce
di noti brani evangelici. E in questa
settimana si è soffermato sulla para-
y(7HA3J1*QSSKKM( +.!"!\!#!}!
Al Sisi
pronto a mediare
tra israeliani
e palestinesi
IL CAIRO, 18. Nella partita diplomatica per riavviare i negoziati di pace
tra israeliani e palestinesi il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, e
il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, si schierano dalla stessa parte. A muovere le carte in tavola è
stato ieri Al Sisi annunciando, con
un intervento a sorpresa, che «l’Egitto è pronto a svolgere un ruolo tra
palestinesi e israeliani per trovare
una possibilità di risolvere questo
problema che è durato già troppo».
Esiste — ha quindi aggiunto parlando ad Assiut — «una vera possibilità
di stabilire una pace reale, la sicurezza e la stabilità tra israeliani e palestinesi se c’è l’accettazione vera degli
sforzi arabi e internazionali». E «se
voi avete fiducia in me» ha proseguito Al Sisi, rivolgendosi direttamente a Israele. «Esiste una possibilità reale, nonostante le condizioni
della regione. Io vi dico: abbiamo
realizzato la pace con voi, per voi e
per noi, ed ora possiamo farlo di
nuovo. La questione richiede la volontà dei dirigenti e dell’opinione
pubblica, una gran parte della quale
non ha vissuto il periodo precedente
la firma degli accordi di pace egizioisraeliani».
Positiva, come detto, la reazione
israeliana. «Israele — ha dichiarato
Netanyahu — è disposto a partecipare assieme all’Egitto e ad altri Paesi
arabi al processo diplomatico per la
stabilità» nella regione. «Ho apprezzato l’operato di Al Sisi e sono incoraggiato dalla leadership che lui mostra in una questione così importante» ha osservato ancora Netanyahu,
felicitandosi poi «della disponibilità
egiziana a investire ogni sforzo per
portare avanti un futuro di pace e di
sicurezza».
Stesso tono da Ramallah dove
Osama Qawasmi, portavoce di Al
Fatah, il partito del presidente Abbas, ha detto di «accogliere con favore» l’interessamento del presidente
egiziano per la causa palestinese che
è il problema «cruciale per la pace e
la stabilità nella regione».
NEW YORK, 18. Oltre sette milioni di yemeniti sono a «un passo dalla fame». È l’allarme lanciato
dall’Onu che denuncia
«uno scioccante calo degli aiuti internazionali»
al Paese nel quale milioni
di persone hanno urgente
bisogno di cibo, acqua
potabile e medicine.
Di ritorno dallo Yemen il direttore delle
operazioni
umanitarie
delle
Nazioni
Unite,
John Ging, ha spiegato
che l’appello dell’O nu
per 1,8 miliardi di aiuti
destinati a oltre 13 milioni di yemeniti è stato finanziato soltanto per il
16 per cento e adesso
«7,6 milioni di persone
Bambini nella città assediata di Taiz (Ap)
sono a rischio carestia».
Le Nazioni Unite stimano che oltre 6400 persone sono menita ha sospeso la sua partecipastate uccise nel conflitto — spesso zione ai colloqui di pace con i midimenticato dai media — e 2,8 mi- liziani huthi che si svolgono in Kulioni siano sfollate.
wait con la mediazione dell’O nu.
Gli ospedali hanno difficoltà a Lo ha annunciato il ministro degli
curare i feriti — che sempre secon- Esteri, Abdulmalek Al Mikhlafi,
do stime dell’Onu sono oltre sostenendo che gli huthi, che con30.000 — perché scarseggiano me- trollano la capitale Sana’a dal 21
dicinali e attrezzature mediche. La settembre del 2014 oltre a parte del
situazione umanitaria — nonostante territorio del Paese, hanno «comuna tregua entrata in vigore una pletamente sabotato i colloqui»
settimana prima dell’inizio dei col- non mantenendo gli impegni presi
loqui di pace e ripetutamente vio- in un mese di negoziati.
lata da entrambe le parti in conflit«Ho chiesto all’inviato speciale
to — continua a peggiorare. E, in- dell’Onu di non permettere che i
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tanto, proprio oggi il Governo ye- ribelli sprechino ancora del tempo
e di far sì che rispettino gli impegni prima di riprendere i colloqui»,
ha detto Mikhlafi, che guida la delegazione del governo del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.
Impegno di Mosca e Washington per garantire aiuti umanitari e fermare le violenze
In particolare, il Governo di Hadi vuole che gli huthi rispettino la
risoluzione delle Nazioni Unite —
approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza — che impone il
loro ritiro dal territorio occupato a
partire dal 2014 e che riconsegnino
DAMASCO, 18. Diciotto città asse- certo numero di zone assediate. mai sentirsi al sicuro senza una so- to, ci saranno altre migliaia di prole armi. Il ritiro dai colloqui della
diate della Siria riceveranno «aiuti «Come richiesto dalla risoluzione luzione politica; il presidente deve fughi».
delegazione governativa yemenita
umanitari internazionali attraverso 2258» si legge nel comunicato di- capire questa realtà». Kerry ha inolA destare preoccupazione è anarriva a soli due giorni dall’ottimiun ponte aereo». E questo nell’am- vulgato dal gruppo, «valichi di tre sottolineato l’impegno dei parte- che la situazione in Iraq. Tre attacsmo espresso dall’inviato dell’O nu
bito di una cessazione immediata frontiera che sono necessari per gli cipanti al vertice di Vienna a «tra- chi hanno ucciso ieri almeno 43
Ismail Ould Cheikh Ahmed
delle ostilità. Questi i due punti aiuti umanitari devono rimanere sformare la cessazione delle ostilità persone secondo il ministero della
sull’esito dei negoziati. Le due decentrali dell’accordo raggiunto ieri aperti». Il gruppo, si legge ancora, in un cessate il fuoco globale».
Sanità, facendo salire a più di 200
legazioni erano vicine a concordare
Su questi temi è intervenuto oggi
da Mosca e Washington nel corso «ha insistito sui passi concreti per
morti il bilancio di una settimana
uno scambio di prigionieri prima
di un vertice a Vienna. Ad annun- consentire la fornitura di consegne de Mistura ribadendo l’urgenza di
di attentati rivendicati dall’Is e didell’inizio del ramadan, ovvero enciarlo è stato il segretario di Stato umanitarie urgenti per le seguenti rafforzare la cessazione delle ostiliretti
per
lo
più
contro
luoghi
affoltro i primi giorni di giugno.
americano, John Kerry, durante la zone: Arbeen, Darraya, Douma, tà. «Se non si consolida la tregua
Dal canto suo, Amnesty Internaconferenza stampa congiunta con il Harasta Oriente, Mouadhimiyeh, in Siria e gli aiuti umanitari non lati e popolari dei quartieri sciiti
tional in un rapporto reso noto ieri
Zabadin e Zamalka». riescono ad affluire come concorda- della capitale. La Casa Bianca ha
e basato su 60 casi di detenzione,
E ovviamente, come to nelle aree assediate, la guerra ci- condannato gli attacchi, così come
accusa i ribelli huthi di aver condetto, la condizione vile riprenderà, con nuove armi che era stato l’11 maggio scorso, quando
dotto una campagna di arresti
prioritaria a tutto que- sono arrivate o arriverebbero subi- erano state uccise 93 persone.
«brutali» contro i loro oppositori
sto è l’immediata cesfacendo uso della tortura e di spasazione delle ostilità
rizioni forzate nelle province di Sada entrambe le parti
na’a, Ibb, Taiz e Hodeida tra diin causa: il Governo
cembre 2014 e marzo 2016.
di Assad e i ribelli
Lutero alla vigilia del quinto centenario della Riforma
moderati rappresentati
dai colloqui di Ginevra. Restano escluse
dall’intesa le aree anL’esortazione «Amoris laetitia»
cora controllate dal
cosiddetto Stato islaNel modo di Gesù
mico (Is) e da altri
gruppi terroristici come il Fronte Al NuANNE-MARIE PELLETIER A PAGINA 5
sra, legato ad Al Qaeda. Il punto più delicato delle trattative riguarda però la transizione politica e il futuro di Assad. «Sosteniamo la lotta al terrorismo, non il presidente Assad. Non difendiamo
nessuno
Provvista di Chiesa
personalmente» ha diUna bambina siriana a scuola (Reuters)
Il Santo Padre ha nominato Vechiarato Lavrov. «Il
scovo di Saint-Etienne (Franterrorismo non può
cia) il Reverendo Sylvain Baministro degli Esteri russo, Serghiei essere giustificato, dobbiamo interLavrov,
e
l’inviato
speciale rompere i finanziamenti che arrivataille, finora Vicario Generale
dell’Onu, Staffan de Mistura, al no dall’estero». E ha lanciato l’acdella Diocesi di Beauvais.
termine della riunione del Gruppo cusa: «Un gran numero di carri arinternazionale di sostegno alla Si- mati è stato inviato in Siria. Ci soria. «La consegna degli aiuti uma- no stati incidenti, dove i terroristi
Nomina
nitari deve iniziare immediatamen- hanno usato carri armati per comdi Vescovo Coadiutore
te. Abbiamo chiesto un ponte aereo mettere atti terroristici», aggiungenumanitario del World Food Pro- do che si tratta di «un nuovo sviIl Santo Padre Francesco ha
gram» ha spiegato Kerry.
luppo della crisi». Dal canto suo,
nominato Vescovo Coadiutore
La Casa Bianca e il Cremlino in- Kerry ha spiegato che «il presidendi Crato (Brasile) Sua Eccellensistono sul fatto che le frontiere si- te Assad dovrebbe capire che non
za Monsignor Gilberto Pastana
riane devono rimanere aperte per c’è altra soluzione alla crisi nel paede Oliveira, trasferendolo dalla
gli aiuti umanitari, e che le conse- se a eccezione di quella politica.
WALTER KASPER A PAGINA 4
Diocesi di Imperatriz.
gne urgenti devono raggiungere un Assad e la sua gente non potranno
bola dell’uomo ricco e del povero
Lazzaro narrata da Luca (16, 19-31).
«La vita di queste due persone —
ha commentato descrivendo la scena
— sembra scorrere su binari paralleli:
il portone di casa del ricco è sempre
chiuso al povero, che giace lì fuori,
cercando di mangiare qualche avanzo». Poi però, ha continuato Francesco, «quell’uomo ricco morì», perché — ha spiegato con una delle caratteristiche aggiunte personali al te-
sto preparato — «i poveri e i ricchi
muoiono, hanno lo stesso destino,
come tutti noi, non ci sono eccezioni». Il problema viene dopo, quando ci si trova al cospetto del Signore: infatti il ricco in vita non aveva
mostrato alcuna considerazione verso Lazzaro e quindi «verso Dio, anzi
ha fatto di sé stesso il centro di tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e
di spreco». Ed «escludendo Lazzaro,
non ha tenuto in alcun conto né il
Signore, né la sua legge». Di più,
«ignorare il povero è disprezzare
Dio», ha fatto notare il Pontefice.
Eppure, ha constatato con amarezza
attualizzando la riflessione, «quante
volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non
esistono».
Ma la parabola insegna soprattutto che «finché Lazzaro stava sotto
casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta,
aiutare Lazzaro»; mentre quando
«entrambi sono morti, la situazione
è diventata irreparabile». Del resto,
è l’insegnamento che ne consegue,
«la misericordia di Dio verso di noi
è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio
nel nostro cuore chiuso. Se io non
spalanco la porta del mio cuore al
povero, quella porta rimane chiusa.
Anche per Dio. E questo è terribile», ha concluso il Papa.
Al termine dell’udienza, salutando
i gruppi di fedeli presenti, Francesco
ha dato il benvenuto a ottanta bambini ucraini «orfani e profughi a
causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del Paese». Salutandoli il Papa ha auspicato per
l’Ucraina «una pace duratura, che
possa sollevare la popolazione tanto
provata e offra un futuro sereno alle
nuove generazioni».
Nuovo accordo sulla Siria
Una prospettiva ecumenica
NOSTRE
INFORMAZIONI
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pagina 2
giovedì 19 maggio 2016
Scontri tra polizia e manifestanti
nel centro di Parigi (Reuters)
Mattarella ribadisce la priorità assoluta di salvare vite umane
Non bastano i fondi per i migranti
e l’Unhcr si appella ai privati
BRUXELLES, 18. Milioni di rifugiati
sono a rischio se gli aiuti umanitari
non aumenteranno. L’allarme è
dell’Alto Commissariato Onu per i
Rifugiati, Uhncr, che chiede esplicitamente il sostegno ai soggetti privati. Il bisogno stimato è di circa mezzo miliardo di dollari, pari a 440 milioni di euro, per assicurare un alloggio a circa due milioni di profughi
entro il 2016.
L’Unhcr lancia la campagna dal
titolo «Nessuno sia lasciato fuori»,
che si rivolge al «settore privato,
persone, aziende, fondazioni e filantropi in tutto il mondo», precisando
che nel 2015 il settore privato ha
contribuito per l’8 per cento al finanziamento dell’agenzia. La «priorità assoluta è salvare vite umane,
soccorrere chi si trova in condizioni
di difficoltà e di sofferenza». A ribadirlo è il presidente della Repubblica
italiana,
Sergio
Mattarella,
all’apertura della conferenza ItaliaAfrica.
Il presidente ricorda che «l’Italia
ha sostenuto costantemente l’esigenza di strategie lontane dalla logica
semplicistica che vorrebbe rispondere al fenomeno delle migrazioni attraverso l’erezione di muri e barriere». Nell’analisi del capo di Stato
italiano c’è l’ampia visione in cui si
deve porre il fenomeno migratorio.
Mattarella parla infatti di «pace, lotta al terrorismo, tensioni politiche,
fame, carestia e malattie, politiche
economiche e sociali, lotta alla corruzione». Tutto questo rappresenta
per Mattarella l’insieme delle «sfide
di oggi che si trovano di fronte l’Europa e l’Africa». E il capo di Stato
chiede che le agende politiche siano
coerenti fra loro e il più possibile incisive.
Intanto, restano le difficili situazioni sui vari fronti. Continui gli arrivi, tra gli ultimi in ordine di tempo
quello di 349 persone giunte a Messina e altre 200 a Catania, dopo essere state intercettate e salvate in diverse operazioni lungo il Canale di
Sicilia. Tra loro, neonati e donne incinte. In maggioranza provengono
dai Paesi dell’Africa subsahariana,
da Eritrea, Guinea, Sudan e Mali
Christian Kern
nuovo
cancelliere
austriaco
VIENNA, 18. Il nuovo cancelliere austriaco, Christian Kern, ha prestato
giuramento ieri davanti al presidente
Heinz Fischer a meno da una settimana dal ballottaggio delle presidenziali che vede opposti, domenica,
il leader dell’estrema destra Norbert
Hofer, vittorioso al primo turno, e il
verde Alexander Van der Bellen.
L’ex direttore delle Ferrovie austriache, il socialdemocratico Kern
che sostituisce Werner Faymann, dimissionario dopo l’esito del primo
turno delle presidenziali, ha escluso
di poter cooperare con partiti che
«incitano all’odio contro persone e
minoranze», ma non di poter lavorare con il Partito della Libertà.
«Tenderemo una mano innanzitutto ai nostri alleati di Governo», ha
detto Kern, 50 anni, viennese, il quale ha proposto un nuovo inizio e un
“new deal” ai popolari dell’O evp,
con cui continuerà a governare in
una Grosse Koalition, per migliorare
l’umore — andranno stimolate soprattutto crescita economica e occupazione — del Paese. Sono necessarie
nuove forme di collaborazione, ha
aggiunto, «altrimenti i grandi partiti
scompariranno, e a ragione». Oggi
verrà effettuato un rimpasto di Governo e tre nuovi ministri entreranno
a far parte della squadra di Kern.
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ma ci sono anche diversi nigeriani.
C’è poi da segnalare l’incendio doloso, il terzo nel giro di sette anni, che
ha nuovamente danneggiato un padiglione del Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa, che
ospita al momento 517 migranti. Fortunatamente non si registrano vittime né feriti. Fermati quattro tunisini
che risultano fortemente sospettati
di essere i responsabili. Da più parti
si conferma che nel 2016 il numero
dei migranti che cercheranno di raggiungere l’Unione europea crescerà.
Secondo il rapporto congiunto di
Europol e Interpol, in 800.000 sono
pronti a partire dalla sola Libia. Le
due agenzie di polizia, rispettivamente europea e internazionale, denunciano quello che descrivono come il grosso business multinazionale
dell’immigrazione illegale. Confermano ricavi per i trafficanti tra i cinque e i sei miliardi nel solo 2015. E
assicurano che oltre il 90 per cento
del milione di migranti arrivati in
Europa si è affidato alle reti dei trafficanti pagando tra i 3200 e i 6000
dollari per ogni persona.
Soccorsi ai migranti nel Mediterraneo (Ap)
Per Hollande la riforma del lavoro passerà
In Francia
scontri di piazza
PARIGI, 18. Sessantottomila persone
in Francia, diecimila a Parigi, marciano contro la riforma del lavoro,
con momenti di fortissima tensione,
ma il presidente François Hollande
ribadisce che «la legge passerà».
Dopo due mesi di diverse manifestazioni, si è parlato di nuovo di
episodi da guerriglia urbana, per
gli scontri tra giovani e polizia, in
particolare a Parigi e a Nantes, con
un fotoreporter ferito per il lancio
di una bottiglia, 87 i fermati. Ma
Human Rights Watch denuncia gli orrori compiuti dall’Is a Sirte
Ancora lunga e tortuosa la strada
per la riconciliazione libica
TRIPOLI, 18. All’indomani del summit di Vienna in cui la comunità
internazionale ha ribadito il sostegno al Governo di unità nazionale
libico, il Consiglio presidenziale libico ha autorizzato il premier designato, Fayez Al Sarraj, a insediarsi
a Tripoli anche senza il via libera
del Parlamento di Tobruk.
Dal canto suo, Fathi Al Majbari,
esponente del Consiglio presidenziale libico, ha detto all’agenzia Agi
che il generale Khalifa Haftar, capo
delle forze armate attive nella Cirenaica, «dovrà certamente avere un
ruolo guida nel futuro esercito libico: il problema è che deve dimostrare di essere in grado di unire le
forze invece di dividerle».
Ma il generale Haftar ha affermato di non riconoscere il Consiglio di presidenza libico, né le sue
decisioni. Haftar ha dichiarato che
i decreti emessi dal Consiglio presidenziale «sono solo inchiostro su
carta senza valore e non mi riguardano: non penso che si possa formare un Governo mentre si combatte il terrorismo e non ci potrà
essere democrazia con i gruppi terroristici attivi sul territorio».
E, intanto, la missione Onu in
Libia (Unsmil) e il quartier generale di New York intendono ristabili-
re presto una presenza a Tripoli: lo
ha affermato oggi l’inviato speciale
Martin Kobler. «Per operare dalla
Libia ci sono dei requisiti necessari.
Nelle attuali condizioni di sicurezza
uno di questi è la presenza di unità
di protezione in ambito Onu (Un-
gu): si tratta di personale militare
messo a disposizione dagli Stati
membri. Non sta all’Unsmil identificare» da quale Paese debba essere
messo a disposizione.
Infine, Human Rights Watch ha
accusato il cosiddetto Stato islami-
co (Is) di aver massacrato 49 persone nella città di Sirte, sostenendo
che si tratta di crimini di guerra.
Tra i metodi usati per assassinare
gli abitanti decapitazioni e fucilazioni per reati come la blasfemia,
stregoneria e spionaggio.
Varato in Italia
un fondo
di solidarietà
per i minori
La città di Sirte roccaforte del cosiddetto Stato islamico (Ap)
Fissato per la prossima settimana l’Eurogruppo che dovrà dare il via libera alla prima verifica
Il debito greco partita aperta tra Ue e Fmi
ATENE, 18. Il debito vicino al 200 per cento della Grecia non è sostenibile. È la convinzione del
Fondo monetario internazionale, Fmi. Il presidente Christine Lagarde si pronuncia in modo
informale ma le sue parole suscitano preoccupazione nell’eurozona, che non vuole che gli si
chieda di tagliare il debito greco o che l’Fmi si
defili.
L’offensiva dell’Fmi sulla ristrutturazione del
debito di Atene, dunque, è come una doccia
fredda per i partner europei creditori.
La settimana prossima, precisamente il 24
maggio, è fissato l’Eurogruppo che deve dare il
via libera alla prima verifica di come Atene stia
attuando il risanamento concordato la scorsa
estate, dopo il faticoso negoziato che ha portato
al terzo salvataggio.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Passare questo esame è fondamentale perché
Atene possa ricevere la prossima tranche di aiuti
entro giugno, a sua volta indispensabile per pagare stipendi e pensioni.
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, fa sapere che la tranche sarà probabilmente superiore a 5 miliardi di euro, ma ricorda
anche come sia importante che il Fondo monetario internazionale resti coinvolto nel programma per la Grecia. Il vero punto, e Dijsselbloem
lo chiarisce bene, è che l’Fmi partecipi anche finanziariamente. Dijsselbloem riconosce che «si
sta lavorando a livello tecnico e ora serve un accordo politico» ma soprattutto mette le mani
avanti affermando che la Grecia ha già un debito spostato sul lungo termine con tassi d’interesse bassi.
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
non si ferma la protesta. Annunciata una settimana di scioperi a partire dagli autotrasportatori.
Hollande sostiene che la riforma
è necessaria per riavviare il mercato
del lavoro e che «troppi governi
hanno ceduto in passato».
La riforma, nelle intenzioni del
ministro del Lavoro Myriam El
Khomri che la presenta, intende
garantire più flessibilità nel codice
del lavoro, introducendo il principio delle contrattazioni d’impresa
che prevalgono su quelle collettive.
Il governo sostiene che «è stata discussa, concertata, corretta, emendata» e che «i sindacati riformisti
appoggiano il testo e la maggioranza dei socialisti lo vota».
C’è poi la posizione dura per
quanti provocano danni, andando
al di là del diritto a manifestare. In
francese si chiamano i casseur, per
loro le autorità annunciano che
«non ci sarà nessun cedimento».
Ricordiamo che la riforma è passata giovedì scorso in Assemblea
nazionale, dopo che il governo ha
posto la questione di fiducia, evitando le migliaia di emendamenti
presentati dalle opposizioni.
Nell’ambito delle regole dello
stato d’emergenza in conseguenza
degli attacchi terroristici, la prefettura aveva vietato ad alcuni, dopo
le violenze loro contestate nelle
precedenti dimostrazioni, di tornare nei cortei. Ma il tribunale le ha
annullate quasi tutte, accogliendo
l’obiezione degli avvocati che «non
si può impedire di manifestare».
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Tutti vorrebbero evitare una nuova estate sul
filo del baratro.
Ricordiamo che la scorsa settimana l’Eurogruppo ha avallato la nuova austerity per 3,6
miliardi di euro e che nei prossimi giorni il Parlamento greco è chiamato a votare su altre misure. Inoltre, la politica è al lavoro sulle cosiddette
clausole di salvaguardia chieste dai creditori,
cioè gli altri Paesi europei.
C’è da dire che la Grecia è in piena recessione
e deflazione. Da parte sua, il primo ministro
greco, Alexīs Tsipras, ribadisce che «è un momento cruciale e una riduzione relativa al debito
sbloccherebbe molte risorse per la crescita».
C’è da vedere cosa pensino i creditori, a partire dalla Germania. La proposta di tagli sembra
al momento irricevibile dal Bundestag.
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Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
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ROMA, 18. In Italia circa un milione di minori vive in condizioni di
povertà assoluta spesso associata
alla povertà educativa. Quasi la
metà dei minori in età scolare non
ha mai letto un libro, se non quelli
di studio, il settanta per cento non
ha mai visitato un sito archeologico, il 55 un museo, il 45 non ha
svolto alcuna attività sportiva. Bastano questi numeri a far capire il
senso e la necessità dell’iniziativa,
presentata ieri, delle Fondazioni
bancarie italiane per la costituzione
di un “Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile”.
L’Associazione di Fondazioni e
di Casse di Risparmio (Acri) ha siglato un protocollo con il Governo: saranno stanziati circa 120 milioni di euro all’anno per tre anni.
Le risorse a disposizione del
Fondo «anche se non basteranno a
risolvere del tutto il problema»
contribuiranno comunque «al sostegno di interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di
natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori» ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini.
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giovedì 19 maggio 2016
pagina 3
La città di Kaduwela, sobborgo di Colombo
allagata dalle piogge (Afp)
Il Parlamento venezuelano boccia il decreto con cui Maduro si è attribuito i poteri speciali
Muro contro muro
L’opposizione scende in piazza per chiedere il rispetto della Costituzione
CARACAS, 18. Si fa sempre più tesa
la situazione in Venezuela, dove
prosegue il braccio di ferro tra il
presidente Nicolás Maduro e il Parlamento guidato dall’opposizione.
Quest’ultimo ha bocciato ieri il decreto con il quale Maduro si era at-
Cambio alla guida
della Banca
centrale
brasiliana
BRASILIA, 18. Cambio ai vertici
dell'economia brasiliana. Henrique Meirelles, il ministro delle
Finanze del nuovo Esecutivo guidato dal presidente Michel Temer, ha annunciato ieri la nomina dell’economista Ilan Goldfajn
a presidente della Banca centrale.
Goldfajan è considerato dalla
stampa locale un personaggio
molto gradito ai mercati internazionali. «Ho voluto fare l’annuncia all’apertura dei mercati» ha
spiegato Meirelles. «Goldfajn è
già stato direttore della politica
economica della banca centrale
dal 2000 al 2003 e ha lavorato
con me». Goldfajn, nato in Israele, va a sostituire Alexandre Tombini, che ha guidato l'istituto dal
2011. Il nuovo capo della Banca
centrale brasiliana, formatosi al
prestigioso Mit di Boston, dovrà
affrontare una situazione tutt'altro che facile, con l’inflazione al
10 per cento e un tasso di interesse da sei mesi al 14,25. La nomina di Goldfajn deve ora essere
confermata dal Senato.
Pochi giorni fa Temer aveva
nominato l’economista Maria Silva Bastos Marques alla presidenza della Banca nazionale per lo
sviluppo economico e sociale
(Bndes).
Intanto, prosegue lo scontro
politico, a meno di una settimana
dal voto con il Senato ha approvato l'avvio della procedura di
messa in stato di accusa del presidente Dilma Rousseff, affidando così l'interim a Temer. E proprio ieri, la Corte suprema ha comunicato di aver ricevuto la richiesta di apertura di un processo di impeachment anche per Temer. La richiesta è stata avanzata
dall'avvocato Mariel Marley Marra, secondo cui Temer avrebbe
compiuto irregolarità molto simili
a quelle di Rousseff. Quest'ultima è accusata di aver commesso
falsi nella redazione del bilancio
dello Stato. La richiesta di Marra
– informa la stampa brasiliana –
era già stata esaminata e rifiutata
dalla Camera dei deputati.
tribuito poteri speciali proclamando
lo stato di emergenza.
Sullo sfondo di una crisi economica sempre più grave, l’opposizione ha accusato il presidente di voler
annullare la Costituzione, con «tendenze autoritarie». Maduro ha replicato puntando il dito contro Washington, responsabile — a suo giudizio — della destabilizzazione del
Paese. Gli Stati Uniti — ha detto ieri il capo dello Stato in un intervento — stanno cercando di «spingere il
Venezuela in una situazione di conflitto con l’aiuto di agenti esterni e
fattori interni».
La Casa Bianca, dal canto suo, ha
rispedito le accuse al mittente. Il
portavoce del dipartimento di Stato,
John Kirby, ha dichiarato di non
avere informazioni riguardo a un
presunto aereo spia che, secondo
Maduro, avrebbe sorvolato la scorsa
settimana il Venezuela. «Noi continuiamo, insieme alla comunità internazionale, a esprimere la nostra
preoccupazione per le condizioni
difficili in cui si trova a vivere il popolo venezuelano» ha detto il por-
Almeno 27 morti, centinaia di dispersi e oltre 200.000 persone colpite
Alluvioni nello Sri Lanka
COLOMBO, 18. I soccorritori impegnati da cinque giorni
nelle zone dello Sri Lanka colpite da una ondata di
maltempo accompagnata da piogge torrenziali, alluvioni
e straripamenti di fiumi, hanno recuperato nelle ultime
ore i cadaveri di 16 persone, che hanno fatto salire il bilancio provvisorio delle vittime a quota 27. Nella sua
edizione online, il quotidiano «The Daily Mirror» ha
precisato, citando fonti dell’esercito e della polizia, che
13 dei corpi sono stati trovati nella località di Aranayake
e tre a Bulathkohupitiya. E centinaia di persone appartenenti a 200 famiglie sono considerate oggi disperse
dopo che un frana di importanti dimensioni ha sepolto
centinaia di case in tre villaggi del distretto centro-occidentale di Kegalle. Secondo la Croce Rossa altre 180
persone sono state tratte in salvo.
Il dipartimento di meteorologia dello Sri Lanka, intanto, ha reso noto che è stata la bassa pressione a causare le inondazioni e ha indicato che vaste regioni del
centro, centro-ovest e centro-sud saranno interessate ancora per altre 48 ore da temporali e forti venti. Almeno
200.000 persone sono state colpite dalle alluvioni, di
cui 134.000 costrette ad abbandonare le loro case.
Dopo le primarie in Oregon e Kentucky occhi puntati sul voto in California
Clinton e Trump a un passo dalla nomination
WASHINGTON, 18. Le primarie democratiche del Kentucky e Oregon
confermano che Bernie Sanders è
ancora in gara e non intende mollare. Nel Kentucky, Hillary Clinton ha
vinto con un margine molto piccolo,
Be si può parlare in sostanza di un
pareggio. L’Oregon è andato a Sanders, come era ampiamente previsto
dagli analisti. In casa repubblicana
Donald Trump continua a mietere
successi, conquistando l’Oregon. Al
contestato miliardario newyorkese
mancano meno di 100 delegati per
raggiungere la soglia dei 1237 necessari a ottenere matematicamente la
nomination prima della convention
di luglio. E ora tutti gli occhi sono
puntati sulla California, lo Stato che
mette in palio ben 546 delegati per i
democratici e 172 per i repubblicani.
Come detto, Sanders continua a
dare filo da torcere a Hillary Clinton, che perde in Oregon (53 per
cento contro il 47) e vince solo di
poco in Kentucky dopo un lungo testa a testa (46,8 a 46,3 per cento). Il
risultato, che si traduce in una divisione proporzionale dei delegati,
non impedisce all’ex first lady di avvicinarsi ulteriormente alla nomination, con ormai il 95 per cento dei
delegati necessari, ma conferma anche i molti punti deboli della sua
candidatura. Clinton — dicono gli
analisti — non riesce a fare breccia in
alcune fasce sociali, come i giovani o
la working class. Ed è proprio in
queste fasce sociali che Sanders riesce a ritagliarsi un ruolo.
Donald Trump durante un comizio in Oregon (Ap)
L’Onu plaude all’accordo
tra Bogotá e Farc sui bambini soldato
BO GOTÁ, 18. Soddisfazione delle
Nazioni Unite per l'accordo raggiunto pochi giorni fa tra il Governo colombiano e le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia)
che prevede la liberazione e il reinserimento dei bambini soldato.
In una nota il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, si è complimentato «con il Governo colombiano e con le Farc, e ha auspicato
che le parti raggiungano un’intesa
finale che apra a tutti i colombiani i
benefici di una pace duratura».
Il presidente colombiano, Juan
Manuel Santos Calderón, ha affermato che «si tratta di un passo particolarmente importante perché
questo processo di pace lo stiamo
realizzando proprio per i nostri figli». Intanto il Parlamento colombiano ha avviato l’iter per rendere
costituzionale l’accordo di pace dopo cinquant’anni di conflitto arma-
tavoce, ricordando il razionamento
di generi alimentari, medicinali e
delle forniture elettriche deciso da
Maduro. Gli Stati Uniti sono convinti — ha concluso Kirby — che
«per risolvere i problemi del Venezuela sia necessario il coinvolgimento di tutte le parti interessate».
In piazza, il leader dell’opposizione, Henrique Capriles, ha rivolto un
appello ai vertici militari chiedendo
di scegliere «se stare con la Costituzione o con Maduro». Noi venezuelani «non accettiamo questo decreto, con cui Maduro si pone al di sopra della Costituzione» ha affermato Capriles in un intervento nel
quale ha contestato punto per punto le ragioni della proclamazione
dello stato di emergenza e della
promulgazione del decreto. «Per
imporlo, Maduro dovrà cominciare
a prepararsi a schierare carri armati
e forze aeree, e alle forze armate dico che è venuta l’ora della verità»
ha dichiarato Capriles, ribadendo
che l’opposizione cerca la via democratica del referendum per destituire
il presidente.
to tra lo Stato e la guerriglia. Il ministro dell’Interno di Bogotá, a sua
volta, ha confermato la notizia,
spiegando che a partire da mercoledì prossimo «si spera di iniziare la
discussione e la votazione».
Il Governo intende blindare l’intesa raggiunta dall’Esecutivo e le
Farc dopo più di tre ani di trattative. Difatti, in seguito al dibattito in
Parlamento e il via libera della Corte costituzionale, il Governo sottoporrà l’accordo ad un plebiscito popolare prima che il testo venga definitivamente approvato.
Secondo quanto risulta dai dati
delle Nazioni Unite, la lotta tra i
guerriglieri delle Farc e le forze del
Governo colombiano, iniziata da
una sollevazione contadina nel
1960, è la più antica dell’America
latina e ha lasciato sul campo negli
anni 260 mila morti e quasi 7 milioni di profughi.
«Combatteremo sino all’ultimo
voto fino al 14 giugno e poi faremo
la nostra battaglia alla convention»,
ha detto Sanders ieri a una folla
esultante di migliaia di persone, promettendo di vincere anche in California.
Il senatore del Vermont — sottolineano gli esperti — deve però stare
attento a non spaventare l’opinione
pubblica associando i suoi progetti
politici ai disordini causati dai suoi
fan alla riunione del partito in Nevada, alcuni mesi fa, dopo che gli erano stati negati sessanta potenziali
delegati. Sanders ha condannato
ogni forma di violenza, ma ha anche
difeso i suoi supporter sostenendo
che non sono inclini all’intimidazione e non sono stati trattati con «correttezza e rispetto».
Per i repubblicani le primarie si
sono svolte solo in Oregon, dove
Trump ha corso contro se stesso segnando un 66 per cento. Il tycoon,
in attesa di incontrare oggi l’ex segretario di Stato americano, Henry
Kissinger, ha rilasciato una intervista
alla Reuters sulla sua politica estera,
dicendosi pronto a parlare con il leader nordcoreano Kim Jong-un per
fermare il programma nucleare di
Pyongyang. Ma anche a rinegoziare
l’accordo di Parigi sul clima e a
smantellare la riforma di Wall Street
targata Obama. Temi sui quali il
candidato sta cercando di ricompattare il partito repubblicano e la sua
leadership.
Duecento
studenti
avvelenati
in Afghanistan
KABUL, 18. Circa duecento studenti afghani, maschi e femmine,
di una scuola della provincia sudoccidentale di Nimroz hanno perso conoscenza oggi pochi minuti
dopo essere entrati nell’edificio
scolastico e hanno dovuto essere
ricoverati in ospedale. Lo riferisce
l’agenzia di stampa Pajhwok.
Secondo il direttore del dipartimento provinciale di Sanità, Noor
Ahmad Sherzad, il caso di avvelenamento è avvenuto a Zaranj
quando gli studenti, di età fra gli
otto e i sedici anni, si sono recati
per l’inizio delle lezioni in due
scuole contigue, Shahid Naheed e
Shahid Gul Makai. «Hanno probabilmente respirato qualcosa di
imprecisata natura — ha aggiunto
— e poco dopo sono svenuti».
Negli ultimi anni si sono ripetuti in varie province afghane episodi simili, quasi tutti riguardanti
scuole femminili, e mai le autorità
locali sono riuscite a trovare una
spiegazione
delle
cause
del
malessere degli studenti colpiti,
anche se i sospetti vanno verso
movimenti fondamentalisti contrari all’istruzione delle ragazze. Circa una settimana fa, nella stessa
provincia di Nimroz, un centinaio
di studenti sono stati avvelenati
nello stesso modo, ma anche in
questo caso le indagini non sono
arrivate ad alcuna conclusione.
Il Governo ordina l’evacuazione di 12.000 dipendenti delle società petrolifere a Fort McMurray
Non si allenta la morsa delle fiamme nell’Alberta
OTTAWA, 18. Non si allenta la morsa degli incendi che hanno già devastato oltre 200.000 chilometri
quadrati di foresta nella regione canadese dell’Alberta. Un nuovo rogo
è stato avvistato ieri vicino al centro
petrolifero di Fort McMurray e i
venti stanno spingendo le fiamme
in direzione degli impianti per la
lavorazione del greggio. Le autorità
hanno ordinato l’immediata evacuazione di 12.000 dipendenti delle società petrolifere che estraggono il
greggio dalle sabbie bituminose di
cui è ricca la regione. Secondo
quanto riferisce la Bbc, a 8000 tecnici è stato ordinato di evacuare a
titolo precauzionale ieri sera, mentre 4000 erano già stati allontanati.
Oltre 80.000 persone in totale erano state fatte allontanare due settimane fa da Fort McMurray.
«Non credo che la maggior parte
dei canadesi abbia capito ciò che è
successo. Hanno saputo che c’è stato un incendio e adesso stanno sentendo la bellissima notizia che gran
parte della città è stata salvata» ha
dichiarato alcuni giorni fa il premier canadese, Justin Trudeau, dopo aver sorvolato in elicottero i
quartieri di Fort McMurray devastati dalle fiamme. Dove il fuoco
non ha potuto essere fermato, solo
alcune case sono ancora in piedi, la
gran parte è bruciata fino alle fondamenta. Ma, secondo i vigili del
fuoco, l’85-90 per cento della città è
stato salvato. Le cifre relative al disastro sono pesanti: 2432 edifici distrutti, 530 danneggiati e 25.000 salvati. Non sono ancora chiare le
cause che hanno scatenato il rogo,
che è iniziato alla fine di aprile.
Il rogo di un bosco nei pressi di Fort McMurray (Reuters)
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 19 maggio 2016
Sguardo su Lutero alla vigilia del quinto centenario della Riforma
Una prospettiva
ecumenica
Estraneità attuale
Esce in Italia il testo rielaborato e ampliato di una
conferenza del cardinale Kasper su Lutero tenuta
il 18 gennaio scorso, all’inizio della settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, alla HumboldtUniversität di Berlino su invito della Fondazione
Guardini (Walter Kasper, Martin Lutero. Una
prospettiva ecumenica, Brescia, Queriniana, 2016,
«Giornale di teologia» 387, pagine 75, euro 8).
Dedicato alla sorella Ingeborg, scomparsa lo
scorso 28 gennaio, e già uscito in Germania
(Patmos Verlag) e in Spagna (Sal Terrae), il
piccolo libro, di cui anticipiamo in questa pagina
le conclusioni, è una sintesi intelligente ed
ecumenicamente rilevante. Nel prologo l’autore,
che dal 2001 al 2010 ha presieduto il Pontificio
consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani,
riconosce che «per i cattolici Lutero è stato per
molto tempo semplicemente l’eretico, colui che
porta la colpa della divisione della Chiesa
occidentale, con tutte le sue brutte conseguenze,
fino a oggi». Ma «quei tempi sono passati» e la
storiografia cattolica del Novecento «ha fatto
compiere un’importante svolta nella
comprensione» del riformatore, permettendo di
riconoscerne «l’istanza genuinamente religiosa» e
«favorendo un giudizio più corretto riguardo alla
colpa nella spaccatura fra le Chiese e, nel segno
dell’ecumenismo, la ricezione di alcuni suoi punti
di vista e, non ultima, dei suoi canti liturgici. Gli
ultimi Papi hanno condiviso questo modo di
vedere», come «Benedetto XVI, il 23 settembre
2011, nel corso della sua visita nella sala del
Capitolo dell’ex convento degli agostiniani a
Erfurt, dove Lutero pronunciò i voti religiosi». E
se «per alcuni Lutero è già diventato quasi un
padre comune della Chiesa», scrive ancora Kasper,
«le numerose prese di posizione apparse per il
2017 nella ricorrenza dei cinquecento anni dalla
Riforma protestante non vanno così lontano. Tutte
tengono conto del cambiamento avvenuto nella
percezione ecumenica di Lutero, ma riconoscono
anche che tra le Chiese continuano a rimanere in
sospeso questioni controverse. Così, molti cristiani
si aspettano giustamente che la commemorazione,
nel 2017, dei cinquecento anni dalla Riforma
protestante ci faccia fare, sul piano ecumenico, un
passo di avvicinamento all’obiettivo dell’unità». Il
cardinale nota poi che «Lutero stesso non fu una
persona ecumenica. Verso la fine della sua vita egli
non ha più ritenuto possibile una riunificazione
con Roma. Il fatto che oggi dei cristiani cattolici
cantino, nelle loro celebrazioni, i suoi inni religiosi
egli non poteva certo immaginarselo, tanto meno
poteva immaginarsi il nostro dialogo con gli ebrei,
sui quali si espresse con disprezzo, in un modo
per noi molto imbarazzante, e neppure il nostro
dialogo con i musulmani, per i quali egli, negli
scritti contro i turchi, non mostrò affatto
sentimenti benevoli, ma nemmeno il nostro
dialogo con gli anabattisti (oggi i battisti e i
mennoniti) che allora vennero perseguitati sia
dagli evangelici che dai cattolici». Ma c’è di più,
osserva ancora Kasper: «Per noi l’estraneità di
Lutero va anche più in profondità. Per molti,
anche per molti cristiani praticanti di entrambe le
chiese, le questioni sollevate da Lutero non sono
affatto più comprensibili. Ciò vale per molti
cattolici riguardo all’indulgenza, per molti
evangelici riguardo alla giustificazione del
peccatore. In un mondo nel quale Dio è diventato
spesso un estraneo, entrambe le questioni sono
divenute per molti contemporanei discorsi
incomprensibili. Per molti la stessa parola “Chiesa”
è diventata del tutto, ancor più di quanto lo fosse
allora per Lutero, una “parola oscura e poco
intelligibile”». Dunque, prima di parlare
dell’attualità del riformatore, bisogna «inquadrarlo
nella mutata situazione di entrambe le Chiese e
dell’ecumenismo» e «prendere coscienza della
estraneità del mondo in cui Lutero visse, e anche
della estraneità del suo messaggio». Ma proprio
questa estraneità rappresenta oggi secondo il
teologo l’attualità ecumenica di Lutero. (g.m.v.)
di WALTER KASPER
utero non era un uomo
ecumenico nel senso odierno del termine. Tanto meno lo erano i suoi avversari.
Entrambi erano inclini alla
polemica e alla controversia. Ciò ha
portato a restrizioni e a irrigidimenti
da entrambe le parti. Le questioni si
acuirono già subito, dalla questione
della giustizia rivelata nel vangelo e
della misericordia di Dio fino alla
questione della Chiesa, specialmente
alla questione del Papa. Poiché il Papa e i vescovi si rifiutavano di procedere alla riforma, Lutero, sulla base
della sua comprensione del sacerdozio
universale, dovette accontentarsi di un
ordinamento d’emergenza. Egli ha però continuato a confidare nel fatto
che la verità del vangelo si sarebbe
imposta da sé e ha così lasciato la
porta fondamentalmente aperta per
una possibile futura intesa.
L
Al posto della controversia
è subentrato il dialogo
Tra chi è disposto ad ascoltarsi
Anche da parte cattolica, all’inizio
del XVI secolo, restavano aperte molte
porte. Non c’era una ecclesiologia cattolica armonicamente strutturata, ma
unicamente degli approcci, che erano
più una dottrina sulla gerarchia che
una ecclesiologia vera e propria. L’elaborazione sistematica dell’ecclesiologia si avrà solamente nella teologia
controversistica come antitesi alla
polemica della Riforma contro il papato. Il papato divenne così, in un
modo fino ad allora sconosciuto, il
contrassegno di identità del cattolicesimo. Le rispettive tesi e antitesi con-
fessionali si condizionarono e bloccarono a vicenda.
Solo il recente ecumenismo ha riaperto un po’ di più la porta. Al posto
della controversia è subentrato il dialogo. Dialogo non significa gettare a
mare ciò che si è ritenuto finora verità. Possono condurre un autentico
dialogo soltanto persone che, pur
avendo ognuna il loro punto di vista,
sono però disponibili ad ascoltarsi reciprocamente e ad imparare le une
dalle altre. Un tale dialogo non è una
faccenda puramente intellettuale; esso
è uno scambio di doni. Ciò presuppone di riconoscere sia la verità dell’altro sia le proprie debolezze, e la volontà di affermare la propria verità in
un modo che non ferisca l’altro, non
polemicamente, ma di dire la verità
nell’amore (Efesini, 4, 15), sottraendo
alle controversie il veleno della divisione e trasformandole in un dono,
così che entrambe le parti crescano
nella cattolicità intesa nel senso originario e crescano insieme, riconoscano
maggiormente la misericordia di Dio
in Gesù Cristo e insieme le rendano
testimonianza di fronte al mondo.
Questa è la strada percorsa dall’ultimo concilio, che perciò ha tracciato
una via che non si può invertire —
una via, non una soluzione bell’e
pronta! La ricezione del concilio Vaticano II, anche cinquant’anni dopo la
sua conclusione, non è ancora giunta
alla fine. Papa Francesco ha inaugurato una nuova fase in tale processo di
ricezione. Egli sottolinea l’ecclesiologia del popolo di Dio, il popolo di
Dio in cammino, il senso della fede
del popolo di Dio, la struttura sinodale della Chiesa e per la comprensione dell’unità mette in gioco un interessante nuovo approccio. Descrive
l’unità ecumenica non più con l’immagine dei cerchi concentrici attorno
al centro romano, ma con l’immagine
del poliedro, cioè di una realtà a molte facce, non un puzzle messo insieme
La cappella Sistina in Germania
Attraverso la musica
La Frauenkirche a Dresda
Wittenberg, Berlino, Dresda: un
chiaro segnale ecumenico arriva dalla Germania, dove la Cappella Musicale Pontificia Sistina si è recata
nell’ambito di un avvicinamento alla
cultura protestante attraverso la musica. Il 19 maggio a Dresda i cantori
del Papa si uniscono a quelli della
Frauenkirche, tra i simboli dell’architettura protestante, durante la celebrazione dei vespri. La Sistina, diretta da Massimo Palombella, sta così
restituendo la visita che nel gennaio
scorso ha portato i cantori della
Frauenkirche a Roma durante i vespri celebrati dal Papa a conclusione
della settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani.
La visita a Dresda fa parte integrante di un tour della Sistina in
Germania che toccherà i luoghi della
riforma protestante. La prima sosta è
stata il 17 maggio a Wittenberg, la
città di Lutero. Il 18 a Berlino è previsto tra l’altro un incontro con la
cancelliera Angela Merkel, poi il coro raggiungerà Dresda.
Questo
itinerario
si
svolge
nell’ambito di un progetto iniziato
con Benedetto XVI e continuato con
Papa Francesco. Nel maggio 2015 il
coro della Sistina si è esibito a
Oxford assieme a quello del New
College, diretto da Robert Quinney,
e poi a Londra, con il Coro di Westminster Abbey diretto da James
O’Donnell. Quest’ultima formazione, poi, ha visitato il Vaticano per
un concerto nella Cappella Sistina
durante il quale sono stati eseguiti
brani sacri della tradizione cattolica
e anglicana. (marcello filotei)
dall’esterno, ma un tutto e, se si tratta
di una pietra preziosa, un tutto che riflette la luce che lo colpisce in modo
meravigliosamente molteplice. Ricollegandosi a Oscar Cullmann Papa
Francesco riprende il concetto della
diversità riconciliata. Nell’esortazione
apostolica Evangelii gaudium, il suo
“scritto programmatico”, egli parte dal
vangelo e invita ad una conversione
non soltanto del singolo cristiano, ma
anche dell’episcopato e del primato.
Così, si sottintende, al centro è posta l’originaria esigenza fondamentale
di Lutero, ossia il vangelo della grazia
e della misericordia e l’appello alla
conversione e al rinnovamento.
Non soltanto la storia della ricezione dell’ultimo concilio, ma anche la
storia della ricezione di Lutero non è
affatto alla fine, neppure nelle chiese
evangeliche. C’è anche un oblio e una
estraneità di Lutero da parte evangelica. Si pensi alla dottrina relativa alla
Cena e alla pietà eucaristica. Essa mostra che Lutero, contro Zwingli, è rimasto decisamente fedele ad una
comprensione realistica dell’eucaristia
e che non può essere bloccato in modo rigido nello schema di una religione della pura interiorità. Si pensi inoltre alla comprensione del ministero
del Lutero della maturità, alla sua
fondamentale apertura nei confronti
dell’episcopato storico, come pure alla
sua affermazione che egli avrebbe
portato in palmo di mano e baciato i
piedi ad un papa che avesse accolto e
riconosciuto il suo vangelo. Non è
perciò possibile riferirsi soltanto alle
affermazioni polemiche del primo Lutero. Dobbiamo e possiamo piuttosto
di nuovo riprendere anche la questio-
misericordia di Dio e nell’appello alla
conversione. Il messaggio della misericordia di Dio era la risposta al suo
personale problema e bisogno, come
pure agli interrogativi del suo tempo;
esso è anche oggi la risposta ai segni
dei tempi e alle pressanti domande di
molte persone. Solo la misericordia di
Dio può sanare le profonde ferite che
la divisione ha inferto al corpo di Cristo che è la Chiesa. Essa può trasformare e rinnovare i nostri cuori, affinché siamo disponibili a convertirci, a
usare tra noi misericordia, a perdonarci reciprocamente le ingiustizie passate, a riconciliarci e a metterci in
cammino per ritrovarci insieme, con
pazienza e passo dopo passo, sulla via
verso l’unità nella diversità riconciliata.
In questo senso vorrei riprendere
una frase che è stata messa in bocca a
Martin Lutero. Come il detto sull’Anticristo, essa si colloca in una prospettiva escatologica, ma è più serena, più
distesa e orientata alla speranza. «Se
anche sapessi che il mondo finirà domani, pianterei lo stesso nel mio giardino una pianta di mele». L’1 novembre 2009 ho potuto piantare un piccolo tiglio nel ricostituito giardino di
Lutero a Wittenberg; contraccambiando il dono, sotto il mio successore i
luterani hanno piantato un ulivo nella
basilica romana di San Paolo fuori le
mura.
Chi pianta un piccolo albero nutre
speranza, ma ha bisogno anche di pazienza. La pianticella deve, in primo
luogo, crescere in profondità e mettere radici profonde per poter resistere
alle avverse tempeste. Anche noi dobbiamo andare ad fontes e ad radices.
Otto Münch, «Zwingli parla al popolo» (1935, particolare)
ne, fondamentale per il progresso
dell’ecumenismo, della comprensione
e del rapporto tra Chiesa, ministero e
eucaristia.
A questo riguardo, potrebbe far fare un passo avanti il fatto di prendere
sul serio gli aspetti mistici di Lutero.
Essi non si trovano soltanto nel
giovane Lutero, ma anche nel più
simpatico dei suoi più importanti
scritti riformatori, Von der Freiheit eines
Christenmenschen. Ciò potrebbe aprire
possibilità di dialogo. Infatti, unità e
riconciliazione non avvengono soltanto nella testa, ma in primo luogo
nei cuori, nella pietà personale, nella
vita quotidiana e nell’incontro tra le
persone.
Detto in modo più accademico: abbiamo bisogno di un ecumenismo accogliente, in grado di imparare gli uni
dagli altri. Solo attraverso di esso la
Chiesa cattolica può realizzare concre-
Non siamo più come nel 1517
sulla via della separazione
ma piuttosto sul cammino dell’unità
tamente e in pienezza la sua cattolicità; viceversa, anche l’originaria istanza
di Lutero, in fondo esigenza ecumenica, può trovare piena soddisfazione
solo tramite un ecumenismo accogliente. Non abbiamo ancora nessuna
soluzione comune, ma si apre una
possibile prospettiva comune e una
comune via verso il futuro. La via verso la piena unità è aperta, per quanto
essa forse possa essere lunga e irta di
ostacoli.
Il contributo più importante di
Martin Lutero per portare avanti
l’ecumenismo non sta negli approcci
ecclesiologici in lui rimasti ancora
aperti, ma nel suo orientamento originario al vangelo della grazia e della
Abbiamo bisogno di un ecumenismo
spirituale nella comune lettura della
Scrittura e nella preghiera comune. In
secondo luogo, l’alberello deve crescere in altezza e innalzarsi nel cielo verso la luce. L’ecumenismo, noi non lo
possiamo “produrre”, non lo possiamo organizzare o pretendere a forza.
L’unità è un dono dello Spirito santo
di Dio. Della sua potenza non possiamo avere scarsa stima, non possiamo
gettare frettolosamente la spugna e
perdere la speranza anzitempo. Lo
Spirito di Dio, che ha iniziato l’opera
dell’unità, la porterà anche a compimento, una unità non come la vogliamo noi, ma come la vuole Lui.
Infine, il piccolo albero deve crescere in ampiezza, affinché gli uccelli del
cielo possano fare il nido tra i suoi rami (cfr. Matteo, 13, 32), cioè affinché
tutti i cristiani di buona volontà trovino posto sotto di esso e alla sua ombra. Conformemente all’immagine del
poliedro, dobbiamo permettere l’unità
in una grande molteplicità riconciliata, essere disponibili nei confronti di
tutte le persone di buona volontà e
dare già oggi testimonianza comune
di Dio e della sua misericordia.
L’unità è oggi più vicina di quanto
lo fosse cinquecento anni fa. Essa è
già iniziata. Nel 2017 non siamo più,
come nel 1517, sulla via della separazione, ma su quella dell’unità. Se
avremo coraggio e pazienza, alla fine
non saremo delusi. Ci stropicceremo
gli occhi e con riconoscenza ci stupiremo di ciò che lo Spirito di Dio, forse in modo totalmente diverso da come noi pensavamo, ci ha ottenuto. In
questa prospettiva ecumenica il 2017
potrebbe essere per i cristiani evangelici e per quelli cattolici un’opportunità. La dovremmo saper sfruttare: farebbe bene a entrambe le chiese, a
molte persone che nutrono delle attese al riguardo e anche al mondo che,
soprattutto oggi, ha bisogno della nostra testimonianza comune.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 19 maggio 2016
L’esortazione «Amoris laetitia»
di ANNE-MARIE PELLETIER
l grande clamore dei media
aveva ridotto le sfide del sinodo sulla famiglia ad alcune
questioni disciplinari incentrate sullo statuto dei divorziati risposati e sull’accoglienza degli
omosessuali. Questo clamore si è però attenuato subito dopo la pubblicazione dell’esortazione Amoris laetitia. Certo, il Papa non elude l’urgenza dei nodi appena ricordati, ma li
affronta con calma e saggezza, prendendo il tempo necessario per interrogare a fondo la vita coniugale e familiare, con la sua complessità e le
sue sfide, a livello planetario. C’è di
che scoraggiare i media a caccia di
slogan e scoop. Questo documento,
invece, deve oggi mobilitare i lettori
I
cristiani. È necessario che essi valutino il testo, s’impegnino nella sua lettura e lo mettano in pratica nella vita delle loro comunità.
Una prima osservazione: Amoris
laetitia non è semplicemente un testo, ma si afferma come avvenimento
della Chiesa, atto di parola che, per
sua natura, costituisce un avvenimento, nel senso che vi si esprime
con una forza nuova la Chiesa così
come Dio la vuole e la fa esistere.
pagina 5
Nel modo di Gesù
Se, in effetti, questo testo magisteriale rientra nel genere tradizionale
dei testi postsinodali, è stato formulato al termine di una storia un po’
più complessa del solito. Come ben
si sa, questo sinodo si è sviluppato
in due tappe. Si è dunque preso il
suo tempo. È stato inoltre preceduto
da una vasta consultazione dei battezzati di tutto il mondo. Ha saputo
così onorare quella realtà teologica
ed ecclesiologica che è il sensus fidei,
di cui la Commissione teologica internazionale ha ricordato nel 2014 la
dignità e la necessaria presa in considerazione nel lavoro teologico e
nell’elaborazione di una pastorale.
Oltretutto, questo sinodo costituisce un avvenimento per il posto che
riconosce a una vera collegialità ecclesiale. Quest’ultima è indubbiamente stata all’origine della riflessione dei padri sinodali, ma fa ormai
parte dell’esercizio dell’accompagnamento pastorale. Proprio in nome
della loro ordinazione episcopale, i
vescovi ricevono la responsabilità del
discernimento, che deve permettere
alle comunità cristiane di vivere, con
rettitudine e serenità, i problemi che
i loro membri affrontano. È così che
questo sinodo fa esistere la Chiesa
un po’ diversamente, nel senso che
le permette di essere un poco di più
ciò che è nella sua identità profonda, così come la presenta la costituzione conciliare Lumen gentium.
Altra caratteristica rilevante: senza
nulla togliere alla grande teologia
sacramentale che collega il matrimo-
nio al «grande mistero» presente in
Efesini (5, 32), Amoris laetitia presta
attenzione alle condizioni concrete
della vita coniugale e familiare, che
sono proprio la realtà nella quale il
«grande mistero» è chiamato a incarnarsi. Il Papa rifiuta le comodità
di una parola che si terrebbe a distanza dalla complessità concreta
della vita. In tal modo non ignora la
realtà dei matrimoni sacramentali
che falliscono, fino a giustificare una
separazione. Pur celebrando l’amore
tra un uomo e una donna come luogo eminente della felicità e della benedizione, prende atto (cfr. n. 143)
di quanto vi è di desiderio, ma anche di opacità, e tanto spesso anche
di violenza, in una relazione coniugale, dove la sessualità, in particolare, si comprende a volte come “meraviglia”, “enigma”, e “deviazione”,
secondo le parole del filosofo Paul
Ricoeur. Di fatto, è questa la condizione umana che Dio visita, quella
che si presenta nelle Scritture a partire dalla Genesi fino agli incontri di
Gesù nei vangeli con uomini e donne più di una volta in situazione “irregolare”. È questa umanità ad attirare lo sguardo di Gesù, la sua compassione, poiché è a essa che la salvezza viene offerta, per la sua vita e
la sua felicità.
Ma è ancora questa umanità che
Gesù sottrae all’annientamento di
una legge che ricade bruscamente su
vite difficili, talvolta addirittura caotiche. L’esegeta Paul Beauchamp
amava ricordarlo: «La legge è preceduta da un “sei amato” e seguita da
un “amerai”. “Sei amato”, fondazione della legge, e “amerai”, il suo superamento». E aggiungeva: «Chiunque astrae la legge da questo fondamento e da questo fine, amerà il
contrario della vita, fondando la vita
sulla legge invece di fondare la legge
sulla vita ricevuta». Ecco esattamente cosa guida la parola di Papa Francesco, quando ricolloca la vita coniugale e familiare secondo le esigenze della loro verità divina e insieme sotto la luce della misericordia.
Il suo appello al discernimento e
all’integrazione trova lì la sua origine. Allo stesso modo va vista la sua
insistenza sul tempo e le sue scadenze, sulla pazienza. Pazienza, che è
innanzitutto quella di Dio e che è
poi all’origine della vita umana, e
ancora di più della vita spirituale,
dunque della vita cristiana, quando
quest’ultima è una relazione autentica con Dio e non un conformismo
morale.
Con queste premesse si comprende l’appello al discernimento contenuto in Amoris laetitia. Il tono del
testo è personale, con formule se-
gnate dalle espressioni tipiche di Papa Francesco («la Chiesa non è una
dogana»), ma il proposito non è inedito. L’esigenza di uno «sguardo
differenziato» è presente anche in
Benedetto XVI ed è ampiamente legittimata dalle analisi di Tommaso
d’Aquino, anch’egli citato (cfr. n.
304, «quanto più si scende alle cose
particolari, tanto più si trova indeterminazione»).
Si tratta dunque di prendere atto
che le situazioni problematiche vanno ben al di là di ciò che appare
esteriormente e che attira il giudizio.
Gli atteggiamenti di Gesù nei vangeli sono guidati da questa verità. Lui
vede quanti incrociano il suo cammino, al di là di quello che vedono gli
altri. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è
colei che lo tocca» pensa dentro di
sé Simone, il fariseo testimone del
gesto di riverenza e di tenerezza della donna che si getta ai piedi di Gesù (cfr. Luca, 7, 36-50). Ma, proprio
perché è profeta, e più di un profeta,
Gesù “vede” quella donna come nessuno l’aveva ancora vista. E fa di lei,
per Simone, un riferimento esemplare.
Entrare in un simile sguardo,
preoccuparsi di vedere come Dio vede, è chiaramente molto più impegnativo che valutare la conformità o
la non conformità a una norma. C’è
da scommettere che il capitolo 8
dell’esortazione che invita i pastori
all’esercizio del discernimento, metta
spesso questi ultimi in imbarazzo.
Ma se si prova imbarazzo è perché
le nostre vite, quelle dei nostri amici,
degli esseri umani in generale, sono
una miscela di bene e di male, perché a volte implicano l’inestricabile
che non può essere se non un appello di Dio e del suo potere di guarigione e di ricreazione.
È altresì chiaro che adottare una
simile pratica pastorale esige prossimità, dialogo personale e il rischio
della decisione presa davanti a Dio,
con la preoccupazione di far fruttificare i talenti della misericordia affidati dal padrone nella parabola di
Matteo (25, 14-30). E stavolta è il
senso stesso della delega dell’autorità ai vescovi e, attraverso di loro, a
quanti li assistono, a trovare la sua
giustificazione. Non si tratta quindi
di una diluizione della verità morale
o di una flessione del ministero di
Pietro, ma di una pratica pastorale
esigente, che integra l’appello alla
santità e l’esperienza della debolezza. Il tutto nella fiducia che non esiste nessun fallimento, nessuna situazione persa, o addirittura semplicemente “irregolare” che non possa
trovare in Dio il suo superamento e,
nel giorno finale, la sua trasfigurazione. In una parola, si tratta di
mettere in atto una pratica pastorale
che ha il suo modello nel modo in
cui Gesù nei vangeli incontra l’umanità, la guarisce, risolleva tutti quelli
che cadono.
Dichiarazione delle Chiese sui rifugiati
La cosa
migliore
Preghiera dei vescovi italiani per Papa Francesco
Con il gregge
«Affettuosa vicinanza e piena e
operosa collaborazione» a Papa
Francesco: a rinnovarle è stato il
cardinale arcivescovo di Genova,
Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana
(Cei), nell’omelia della messa celebrata nella mattina di mercoledì
18 nella basilica vaticana —
nell’ambito dei lavori della plenaria dell’episcopato italiano — e offerta per i suoi cinquant’anni di
ordinazione sacerdotale. «Preghiamo — ha invitato Bagnasco —
stretti al Santo Padre che, vicini
alla tomba dell’apostolo Pietro,
Campagna della Focsiv
Agricoltura familiare come modello
ROMA, 18. Si conclude oggi, mercoledì, la campagna nazionale «Abbiamo
riso per una cosa seria» promossa dalla Federazione organismi cristiani di
servizio
internazionale
volontario
(Focsiv) -Volontari nel mondo a favore dell’agricoltura familiare in Italia e
all’estero. Inviando un sms da 2 euro
dal cellulare personale oppure con
una telefonata da rete fissa domestica
(da 2 a 5 euro) gli italiani hanno potuto dare il loro contributo a sostegno
di questo grande progetto. La campagna della Focsiv ha ricevuto nei giorni
scorsi un messaggio di incoraggiamento da parte di monsignor Nunzio
Galantino, segretario generale della
Conferenza episcopale italiana, nel
quale viene sottolineato come l’agricoltura familiare sia «un modello che
restituisce alle comunità il diritto a
produrre, prima di tutto, gli alimenti
necessari al proprio sostentamento e,
poi, può avviare un processo di sviluppo territoriale che conduce alla de-
mocrazia alimentare e, più in generale, all’ecologia integrale».
L’iniziativa, sostenuta dalla Coldiretti, ha anche l’obiettivo di unire gli
agricoltori italiani, i contadini delle
aree più povere del mondo e i consumatori consapevoli per il diritto al cibo e la dignità di chi lavora, contro
l’abbandono della terra, il caporalato
e la schiavitù di chi sottopaga i prodotti agricoli e il lavoro nei campi. Si
tratta di una vera e propria filiera
agroalimentare per sostenere le piccole comunità rurali, promuovere politiche favorevoli, divulgare la conoscenza del valore dell’agricoltura familiare
come risposta alla crisi globale, ai
cambiamenti climatici e alle emigrazioni.
Sabato e domenica scorsi, in mille
piazze e nelle parrocchie italiane, sono stati distribuiti pacchi di riso (100
per cento italiano) per una donazione
minima di 5 euro.
prega con noi e per noi. Noi preghiamo per lui, per la sua missione di pastore universale».
Il porporato ha ricordato come, guardando agli anni trascorsi
di sacerdozio, «abbiamo meglio
compreso che è il Signore la sorgente della carità pastorale, non
noi, la nostra buona volontà, le
nostre doti: solo il suo amore per
noi ci rende capaci e ci spinge ad
amare i fratelli senza trattenerli a
noi stessi; a diventare un frammento di pane per la fame degli
uomini; a essere mano misericordiosa di Cristo che accoglie,
ascolta, accompagna i poveri e i
deboli nel corpo e nello spirito».
Insieme, ha proseguito, «è bello
ritornare all’inizio sacramentale
della nostra ordinazione». E
«sorge spontanea la domanda:
abbiamo risposto a tanta grazia?
I bilanci li fa il Signore, a noi
l’affidarci alla misericordia con il
dovere della lode, della confusione inesausta di fronte al dono,
all’eccedenza del compito. A noi
il desiderio crescente di mai sminuire la grazia ricevuta, né con i
nostri limiti né con i nostri peccati, né con la tiepidezza o l’abitudine degli anni. La semplicità
del nostro operare — all’altare, in
casa, sulla strada — sia sempre
frutto della nostra preghiera,
dell’adorare la grandezza di Dio
nella nostra debolezza, grati che
Dio ci ami nella povertà». In tale prospettiva, «il nostro stare
con Cristo è la condizione per
poter stare con il popolo: in fondo al gregge per incoraggiare e
sostenere i più deboli, in mezzo
per ascoltare e capire le loro vite,
davanti per dare l’esempio e la
guida».
BERLINO, 18. Accoglienza, sistemazione dei rifugiati, integrazione delle persone con diverse culture, lingue e religioni: sono i principali temi affrontati nella «Dichiarazione comune
delle Chiese sulla settimana interculturale 2016» che si svolgerà in Germania dal 25 settembre al 1° ottobre con il motto
«Molteplicità, la cosa migliore contro il pensiero unico». Il
documento, pubblicato nei giorni scorsi, è a firma del presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Reinhard
Marx, del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in
Germania, vescovo Heinrich Bedford-Strohm, e del presidente
della Conferenza dei vescovi ortodossi, metropolita Augoustinos. Vi si sottolinea, fra l’altro, che «bisogna affrontare la sfida posta dalla situazione dei profughi, senza sottrarsi a essa»,
e che è importante per le Chiese «essere in grado di cogliere
preoccupazioni e paure», consci che «non esistono soluzioni
facili e veloci».
La dichiarazione ricorda che la Germania riconosce «il diritto d’asilo come è stabilito dalla legge fondamentale e dagli
obblighi della convenzione di Ginevra»; ciò la rende una nazione «dove l’accesso a chi cerca rifugio è gestito con procedure giuste e imparziali per assicurare a chi ha bisogno la
protezione indipendentemente dal Paese d’origine». Le Chiese tuttavia «esprimono preoccupazione per il crescente successo che stanno avendo i populisti in Germania e in Europa» e rifiutano con fermezza la radicalizzazione e «l’abbrutimento del linguaggio e del pensiero, che ha aperto la strada
alla violenza contro gli stranieri nella nostra società». In questa situazione, le Chiese «richiedono solidarietà con il popolo
sofferente, con coloro che sono giunti da noi a causa della
violenza e della disperazione». Per i presidenti la risposta al
populismo e alle violenze è l’incontro, l’apertura, lo spirito
della carità, come stanno facendo migliaia di tedeschi offrendo un aiuto concreto.
La Settimana interculturale, giunta alla sua quarantunesima
edizione, analizzerà i temi all’ordine del giorno attraverso
cinquemila eventi in cinquecento diverse località della Germania.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 19 maggio 2016
Celebrati i funerali del cardinale Coppa
L’ultima beatitudine
Papa Francesco ha presieduto nel pomeriggio di mercoledì 18 maggio, all’altare della Cattedra della basilica vaticana, il rito dell’ultima commendatio e della valedictio al termine
delle esequie del cardinale Giovanni Coppa, già delegato per le rappresentanze pontificie e
poi nunzio apostolico a Praga, morto a Roma lunedì 16. La messa funebre è stata celebrata dal cardinale decano, il quale ha tenuto l’omelia che pubblichiamo di seguito.
di ANGELO SODANO
In un’ora serena del vespro di lunedì scorso
rendeva la sua bell’anima a Dio il nostro
caro cardinale Giovanni Coppa. Egli chiudeva così i suoi occhi a questo mondo e li
apriva alla luce dell’eternità.
Noi oggi ci siamo raccolti in preghiera in
questa storica basilica, per prendere congedo da lui e affidarlo nelle mani misericordiose del Padre che sta nei cieli. Il nostro
caro cardinale ci ha lasciato proprio nel
cuore del grande giubileo e una preghiera
unanime salga, quindi, dal nostro cuore a
Colui che è «dives in misericordia» (Efesini,
2, 4), ricco di misericordia.
D’altra parte, oggi noi
vogliamo pure ringraziare
il Padre che sta nei cieli
per il dono che egli ha fatto alla sua santa Chiesa,
dandole con il cardinale
Coppa un servitore illuminato e saggio, prima come
sacerdote ad Alba, poi come prelato e vescovo nella
Curia romana e infine come cardinale di santa romana Chiesa.
In realtà, il nostro compianto confratello era molto fiero del suo lungo servizio ai successivi Pontefici, dal Papa Pio XII al Papa Francesco. Egli, infatti,
era venuto a Roma dalla
sua cara terra piemontese nel lontano 1952,
allorquando fu chiamato a prestare servizio
nell’allora Cancelleria apostolica. Furono 67
anni di un servizio generoso, sovente nascosto, che fu di esempio per tutti noi.
Alcuni dei presenti ricordano poi bene
anche il suo impegno apostolico, in varie
attività di ministero pastorale, specialmente
fra i giovani dell’associazione dei Santi Pietro e Paolo.
Personalmente ho poi molto ammirato
l’impegno con cui, nel 1990, già all’età di
65 anni, accettò con entusiasmo giovanile
l’incarico di nunzio apostolico nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Là lavorò poi
con grande dedizione e in quelle nazioni il
suo nome è ricordato in benedizione.
Alla nostra celebrazione eucaristica ha
voluto unirsi il Santo Padre, che fra breve
sarà fra noi, per dare l’ultimo saluto al nostro compianto cardinale. Nel telegramma
inviatomi fin da ieri, il Papa Francesco ha
definito il nostro confratello come «un uomo di Chiesa che visse con fedeltà il suo
lungo e fecondo sacerdozio ed episcopato,
a servizio del Vangelo e della Santa Sede».
In questa celebrazione eucaristica ci accompagnerà poi, come sempre, la parola di
Dio, che or ora è stata proclamata.
Nella prima lettura l’apostolo san Giovanni ci ha ricordato che c’è per tutti noi
un’ultima beatitudine, quella che riassume
tutte le altre, è la beatitudine di coloro che
muoiono nel Signore. «Sì — dice lo Spirito
— essi riposeranno dalle loro fatiche, perché
le loro opere li seguiranno» (Apocalisse, 14,
13).
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ripete a noi quanto scriveva ai fedeli di Corinto: «Fratelli, noi siamo convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà poi
accanto a Lui» (Corinzi, 4, 14).
Nel Vangelo infine abbiamo ascoltato la
voce di Gesù che proclama solennemente
«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede
in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive
e crede in me, non morirà in eterno» (Giovanni, 11, 17-27).
Questa luce della parola di Dio ci conforti in quest’ora di dolore. La morte, infatti, non è un muro invalicabile. Piuttosto è
una porta che ci spalanca la vista sull’eternità, un’eternità beata, con Dio, con la Vergine Maria, con gli angeli e i santi. E così
sia!
Gruppi di fedeli all’udienza generale
All’udienza generale di mercoledì 18 maggio, in
piazza San Pietro, erano presenti i seguenti
gruppi:
Da diversi Paesi: Redentoristi; Guanelliani; Passionisti; Suore di San Paolo di Chartres; Membri
del Movimento di spiritualità «Vivere In»; Suore
Missionarie della Consolata.
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di
Prato, con il Vescovo Franco Agostinelli; Pellegrinaggio della Diocesi di Tempio-Ampurias, con il
Vescovo Sebastiano Sanguinetti. Gruppi di fedeli
dalle Parrocchie: Sant’Antonio abate, in Sedegliano; San Giorgio, in San Giorgio di Nogaro; San
Giorgio, in Marcon; Santi Felice e Fortunato, in
Noale; San Giuseppe operaio, in Monselice;
Sant’Apollinare, in Rovigo; San Filippo Neri, in
Gussago; Santi Faustino e Giovita, in Darfo;
Sant’Ambrogio, in Gorzone; Santa Maria Assunta, in Montecchio; San Fiorenzo, in Fiorenzuola
d’Arda; San Colombano, in Reggio Emilia; San
Giovanni Evangelista, in Rovegno; San Matteo,
in Giusvalla; Sant’Andrea, in Mioglia; San Lorenzo, in Pontinvrea; Santissima Trinità, in Sassello; San Pietro, in Urbe; Santa Famiglia, in Fano; San Nicolò, in Caprigliola; Sacro Cuore di
Gesù, in Porto Sant’Elpidio; Santa Lucia, in Cepagatti; Madonna della Cona, in Teramo; Santissimo Nome di Maria, in Querce al Pino di Chiusi; Santa Maria regina, in Matassino; Santa Maria Assunta, in Arcinazzo Romano; Santa Maria
Assunta, in Piedimonte San Germano; San Giuseppe Lavoratore, in Formia; Santi Pietro e Paolo, in Pescasseroli; San Michele, in Curti; Maria
Santissima Annunziata, in Acerra; San Rocco, in
Stornara; Santissima Trinità, in Andria; Sant’O ttavio, Santissima Annunziata, in Modugno; San
Nicola, in Toritto; Immacolata Concezione, San
Biagio, Santa Maria dei fiori, in Diamante-Cirella; San Paolo, in Praia a Mare; San Francesco di
Paola, in Paola; San Sebastiano, in Avola;
Sant’Antonio, in Capistrello; Santo Stefano, in
Milazzo; Nostra Signora de La Salette, in Roma
e in Salmata; Santissima Annunziata, San Michele, in Procida. Unità pastorale Giovanni XXIII, di
Barona-Milano. Gruppi di fedeli dalle Parrocchie
di San Martino Buon Albergo; Castel del Piano;
Pila; Niardo; Casale sul Sile. Lega nazionale professionisti B; Università terza età, di Crema;
gruppo Cisl, di Pavia; Pensionati Aim, di Vicenza; gruppo Anai, di Trieste; gruppo Caritas, di
Orzinuovi; Partecipanti e studenti della regione
Lazio che hanno aderito all’iniziativa «Raccontiamo il Giubileo»; Associazione diabetici, di Torino; Associazione terza età, di Lecce; Associazione
Amasi, di Bari; Associazione Penelope, di Borgaro Torinese; Associazione Spes, di Marsicovetere;
Associazione Arma Aeronautica, di Galatina; Associazione nazionale Autieri d’Italia; Associazione spirito libero, di Eboli; Associazione Famiglia
Filippo Cea, di Toritto; Associazione Maria Santissima della Bruna, di Matera, con l’Arcivescovo
Antonio Giuseppe Caiazzo; Associazione Acem
Triveneto; Associazione Facit, di Catanzaro; Associazione Club 51, di Aradeo; Fondazione Don
Orione; Federazione nazionale pensionati, di Pavia; Cooperativa Exodus, di Mollo di Sonico;
Cooperativa Realtà, di Marghera; Cooperativa
Futura, di San Vito al Tagliamento; gruppo Poste, di Mantova, e di Catania; Centri diurni di
Lucera; Foggia; Isernia; Cerignola; Gambatesa;
Centro La primula, di Poggiomarino; Opera Benedetto XV, di Genova; Ospedale Cto, di Torino;
Ospedale Giovanni Paolo II, di Sciacca; gruppo
Famiglie della Misericordia, di Bacoli; gruppo
dell’Unitalsi; gruppo Circolo di Catanzaro; Comunità mariana Oasi della pace, di Passo Corese;
gruppo Ucid, di Crotone; gruppo Cral Ansaldo,
di Tito Scalo; Lions club, di Ascoli Piceno; Comitato Madonna delle Grazie, di Paola; Comitato Croce rossa, di Napoli; Comitato della Stazione, di Mosciano Sant’Angelo; Comitato Piccola
Maat, di Monticiano di Siena; gruppo del Co-
mune di Agrigento; gruppo del Comune di Cascia; Banda musicale «Verdi», di Tolfa. Gruppi di
Studenti: Liceo Farnesina, di Roma; Istituto
Agazzi, di Arezzo; Istituto Pisani, di Paola; Istituto Leopardi, di Torre del Greco; Istituto Maria
Ausiliatrice, di Salerno; Istituto Alessandro Magno, di Roma; Scuola La carovana, di Modena;
Scuola Santa Caterina, di Elmas; Scuola Modugno, di Barletta; Scuola San Giovanni Paolo II di
Melegnano. Gruppi di fedeli da Treviso, Verona,
Belluno, Vicenza, Rovereto, Melpignano, Monfalcone, Rovegno, Castel San Pietro Romano,
Capranica Prenestina, Albaredo d’Adige, San
Giuseppe Jato, Montemiletto.
Dalla Svizzera: Associazione Campana Francesco De Santis, de Neuerensdorf.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Lituania; Ucraina; Slovacchia; Repubblica Ceca; Croazia.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii: św. Zygmunta
z Królewa, Najświętszego Serca Pana Jezusa z
Bolesławca, św. Stanisława Biskupa i Męczennika
z Dąbrowy, Wniebowzięcia Najświętszej Maryi
Panny z Lwówka Śląskiego, św. Rity z Lusówka;
księża z archidiecezji lubelskiej; pielgrzymka z
parafii ojców karmelitów z Krakowa i Chyżnego;
studenci Uniwersytetu Papieskiego Jana Pawła ii
z Krakowa; uczniowie i nauczyciele z Publicznego Gimnazjum Nr 7 im. gen. Władysława Andersa z Opola; pielgrzymka klas szóstych Szkoły
Podstawowej Sióstr Urszulanek Unii Rzymskiej z
Lublina; grupa członków Klubu Seniora «Korona» z Poznania; kolejarze pkp Intercity Warszawa; nszz «Solidarność» Gdańskiej Stoczni Remontowej im. Józefa Piłsudskiego; grupy turystyczne z Częstochowy, Warszawy i Poznania;
pielgrzymi indywidualni.
De France: Délégation du Sanctuaire de Notre-Dame de La Salette; Fraternité Ste Rita, de
Le Mesnil Aubry; groupe Etoile Notre-Dame, du
Lavandou; groupe Amis de Grandchamp, de Paris; Grand Séminaire Sainte-Marie-Majeure, de
Strasbourg.
Du Grand-Duché de Luxembourg: Paroisse de
Clarvaux.
De Belgique: groupe La Roche en Ardenne,
Diocèse de Namur.
De España: Parroquia de Santa Teresa, de
Córdoba; Coral Interparroquial, de Baig TerMontgri; grupo de la Universidad de Mayores,
de Madrid; Colegios Mercedarios de la Provincia
de Castilla; Asociación Alcer Bizkaia, de Bilbao;
Universidad de adultos, de Madrid.
De Guatemala: grupo de peregrinos.
De Venezuela: Grupo musical catolico «The
Messengers».
De Argentina: grupos de peregrinos.
De Portugal: Congregação das Irmãs Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição; Paróquia da Matriz da Póvoa, de Varzim.
Do Brasil: Paróquia Nossa Senhora das Mercês, de Porto Nacional.
From various countries: A group of Redemptorist missionaries; members of the “Jesus Youth
International Association”.
From England: Pilgrims from the following
parishes: Sacred Heart, Carlisle, Cumbria;
Church of the Annunciation Anglican Parish,
Chislehurst,
Kent;
St
Peter,
Middleton,
Manchester; St Anne, Banstead, Surrey; Members of the Brentwood Religious Education Service, Diocese of Brentwood, Essex.
From Ireland: Students and staff from Lough
Allen College, Carrick on Shannon, County;
Leitrim.
From Germany: Pilgrims from the Croatian
Catholic Community, Ulm.
From Malta: Students and staff from St
Clare’s College, Pembroke.
From Russia: Priest pilgrims from the Russian
Orthodox Church.
From Slovakia: Pilgrims from Vráble parish.
From Ghana: Group of pilgrims.
From Hong Kong: Pilgrims from Holy Cross
Church.
Seelsorgeeinheit Neuler; St. Michael, Peiting; St.
Nikolaus, Pleiskirchen; St. Martin, Pfeffenhausen; Pfarrverband Pleiskirchen; St. Michael, Poppenricht; Maria Unbefleckte Empfängnis, Thalberg; Seliger Liborius Wagner, Stadtlauringen;
St. Josef, Starzach; St. Josef, Vossenack; St. Peter
und St. Paul, Weyarn; St. Michael, Windorf; St.
Peter und Paul, Witten; Pilgergruppen aus dem
Erzbistum Bamberg; Erzbistum München-Freising; Bistum Münster; Bistum Rottenburg-Stuttgart; Pilgergruppen aus Aschersleben; Bad Kissingen; Frechen; Fridolfing; Kleinostheim; Offingen; Rauenberg; Stetten; Wechingen; Diözesanwallfahrt aus dem Bistum Augsburg in Begleitung von Bischof Konrad Zdarsa; Schönstatt Familienbund St. Michael, Altenstadt; Kirchenchor
aus St. Bonifatius, Crailsheim; Kantatenchor Maria Hilf, Freiburg; Kroatische Katholische Gemeinde, Göppingen und Geislingen; Pfarrverband und Kolpingsfamilie St. Vitus und Deocar,
Herrieden; Kolpingsfamilie Seliger Adolph Kolping, Höchstädt an der Donau; Mitarbeiter der
Pfarrgemeinde St. Josef, Hürtgenwald Nossenack; Kirchenchor Erlenbach und Heilbronn;
Salvatorianerinnen, Kerpen; Katholische Erwach-
From India: Group “Jesus Youth International”;
Our Lady of Lourdes parish, Mumbai.
From Indonesia: Pilgrims from the Parish of
Banyumanik, Semarang,
Central Java.
From Japan: Oblates
of Mary Immaculate pilgrim group, Koga City,
Fukuoka.
From Canada: Pilgrims
from St Bernadette’s Parish, Toronto, Ontario.
From the United States
of America: Pilgrims from
the Diocese of Rockville
Center, New York; Pilgrims from St Joseph’s
Parish, Pittsfield, Massachusetts; Family members and staff of Vietnamese Media “Journey of
Faith”, Little Saigon, California; The Shining Light
Outreach Services pilgrim
group, West Chicago,
Illinois Members of the Franciscan Alliance, Mishawaka, Indiana; Pilgrims from Our Lady of
Victory Homes of Charity, Lackawanna, New
York; Students and faculty from: Loyola Marymount University, Los Angeles, California; University of Kentucky, Lexington; Winona State
University, Minnesota; St John’s University,
Queens, New York; University of Dayton, Ohio;
Shippensburg University, Pennsylvania; Utah
State University, Logan; Marymount University,
Arlington, Virginia; Pupils and staff from Holy
Spirit Preparatory School, Atlanta, Georgia; The
National Shrine of the Divine Mercy, Stockbridge, MA.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Mariä Geburt,
Aresing; St. Johannes, Bärenthal; St. Silvester,
Emmingen-Liptingen; St. Martinus, Fridingen;
St. Sebastian und St. Michael, Furth; Heiligstes
Herz Jesu, Grafenau; Mariä Himmelfahrt, Gungolding; Pfarreiengemeinschaft St. Hedwig, Kitzingen; Pfarreiengemeinschaft Christus Immanuel, Krombach; St. Magdalena, Langdorf; St. Nikolaus, Lenting; Seelsorgeeinheit Letzenberg;
Pfarreiengemeinschaft Mittlerer Kahlgrund; St.
Cäcilia, Mosbach; Heilige Engel, München; St.
Dionysius, Munderkingen; St. Maria, Neresheim;
senenbildung Marktredwitz; Freunde der Comboni Missionare, St. Paulus, Neumarkt i. d.
Opf.; Professoren und Studenten der Theologischen Fakultät Paderborn; Bundespolizei Bayern;
Studienreisegruppe Karlsruhe; Leserreise der Hildesheimer Allgemeinen Zeitung, Ulm; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen:
Johann-Vanotti-Gymnasium, Ehingen; Erzbischöfliches St.-Angela-Gymnasium, Wipperfürth; Ministranten aus folgenden Pfarreien: Bistum Eichstätt; Pfarreienverbund St. Leonhard, Breitengüßbach; St. Ottmar, Grünenbach; Seelsorgeeinheit Reichenau; Firmlinge aus folgenden Pfarreien: Pfarreiengemeinschaft St. Martin, Konzell
und St. Nikolaus, Rattenberg; St. Hedwig und
St. Ulrich, Stuttgart; Chorknaben der Kantorei
St. Magdalena, Herzogenaurach; Jugendgruppe
aus dem Dekanat Kraichgau; Junge Bläserphilharmonie, Ulm.
Aus der Republik Österreich: Pilger aus folgenden Pfarren: St. Anna, Blindenmarkt und St.
Georg, St. Georgen am Ybbsfelde; St. Martin,
D ornbirn.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft:
Pilger aus der Pfarrei St. Laurentius, Winterthur.
Nomine episcopali
Le nomine di oggi riguardano la
Chiesa in Francia e in Brasile.
Sylvain Bataille
vescovo di Saint-Etienne
(Francia)
Nato il 22 luglio 1964 a Soissons, terminati gli studi secondari
nel collegio dei gesuiti di Reims, è
entrato nel seminario di Paray-leMonial per il ciclo filosofico
(1982-1985) e ha continuato la formazione a Roma, nel Pontificio
seminario francese, ottenendo il
baccalaureato in teologia alla Pontificia università Gregoriana (19851988). Successivamente si è iscritto
all’Institut Catholique de Paris,
con specializzazione in liturgia,
concludendo gli studi con la licenza in teologia sacramentale
(1990). Ordinato sacerdote l’11
marzo 1989 per la diocesi di Beauvais, dal 1990 è membro della Société
Saint-Jean-Marie-Vianney,
società sacerdotale di diritto pontificio. È stato fino al 1995, vicario
della parrocchia della cattedrale di
Beauvais, cappellano per l’insegnamento pubblico e membro del
servizio diocesano per le vocazioni; dal 1995 al 2000, parroco di
Notre-Dame de Picardie Verte a
Grandvilliers; dal 1999 al 2000,
membro dei consigli episcopale e
presbiterale; dal 2000 al 2003, formatore del seminario di Ars e, dal
2003 al 2009, rettore del medesimo; dal 2009 al 2014, rettore del
Pontificio seminario francese in
Roma; dal 2014 al 2015, parroco di
Chaumont-en-Vexin, di VexinNord e di Vexin-Sud. Dal 2015,
era vicario generale di Beauvais. Il
27 gennaio 2016 è stato eletto moderatore generale della Société
Saint-Jean-Marie-Vianney, incarico
che avrebbe dovuto assumere il
prossimo 4 agosto.
Gilberto Pastana
de Oliveira, coadiutore
di Crato (Brasile)
Nato il 29 luglio 1956, a Boim,
diocesi di Santarém, nello Stato di
Pará, ha compiuto gli studi di filosofia e di teologia presso l’Istituto di pastorale regionale (Ipar), a
Belém (1978-1983). Ha ottenuto
poi la licenza in teologia spirituale
alla Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma (1990-1992).
Ordinato sacerdote il 27 luglio
1985 per la diocesi di Santarém, è
stato vicario parrocchiale di Santo
Antônio de Pádua, a Mojuí dos
Capos, e di Nossa Senhora da
Conceição, a Belém; rettore del
seminario minore São Pio X; coordinatore diocesano di pastorale;
parroco di Nossa Senhora Aparecida e di Nossa Senhora de Fátima, a Santarém; vice-rettore del
seminario maggiore interdiocesano
São Gaspar, a Belém; e, in seno
alla Conferenza episcopale brasiliana, assessore del regionale Norte 2 per i consigli e le assemblee
pastorali e per la formazione dei
laici; direttore locale dell’emittente
televisiva cattolica «Rede Vida»;
vicario generale della diocesi. Il 3
agosto 2005 è stato nominato vescovo di Imperatriz e ha ricevuto
l’ordinazione episcopale il successivo 13 novembre.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 19 maggio 2016
pagina 7
Francesco parla della parabola di Lazzaro e denuncia la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi
Il grido silenzioso
dei poveri di ogni tempo
Nella parabola di Lazzaro il Papa vede
rappresentati «il grido silenzioso dei poveri di
tutti i tempi e la contraddizione di un mondo
in cui immense ricchezze e risorse sono nelle
mani di pochi». Al brano evangelico narrato
da Luca il Pontefice ha dedicato la catechesi
all’udienza generale di mercoledì 18 maggio,
in piazza San Pietro, proseguendo il ciclo di
riflessioni sul tema della misericordia alla
luce del Nuovo testamento.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Desidero soffermarmi con voi oggi sulla
parabola dell’uomo ricco e del povero
Lazzaro. La vita di queste due persone
sembra scorrere su binari paralleli: le loro
condizioni di vita sono opposte e del tutto
non comunicanti. Il portone di casa del
ricco è sempre chiuso al povero, che giace
lì fuori, cercando di mangiare qualche
avanzo della mensa del ricco. Questi indossa vesti di lusso, mentre Lazzaro è coperto di piaghe; il ricco ogni giorno banchetta lautamente, mentre Lazzaro muore
di fame. Solo i cani si prendono cura di
lui, e vengono a leccare le sue piaghe.
Questa scena ricorda il duro rimprovero
del Figlio dell’uomo nel giudizio finale:
«Ho avuto fame e non mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e non mi avete
dato da bere, ero [...] nudo e non mi avete vestito» (Mt 25, 42-43). Lazzaro rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di
tutti i tempi e la contraddizione di un
mondo in cui immense ricchezze e risorse
sono nelle mani di pochi.
Gesù dice che un giorno quell’uomo
ricco morì: i poveri e i ricchi muoiono,
hanno lo stesso destino, come tutti noi,
non ci sono eccezioni a questo. E allora
quell’uomo si rivolse ad Abramo supplicandolo con l’appellativo di “padre” (vv.
24.27). Rivendica perciò di essere suo figlio, appartenente al popolo di Dio. Eppure in vita non ha mostrato alcuna considerazione verso Dio, anzi ha fatto di sé
stesso il centro di tutto, chiuso nel suo
mondo di lusso e di spreco. Escludendo
Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né
il Signore, né la sua legge. Ignorare il povero è disprezzare Dio! Questo dobbiamo
impararlo bene: ignorare il povero è di-
sprezzare Dio. C’è un particolare nella parabola che va notato: il ricco non ha un
nome, ma soltanto l’aggettivo: “il ricco”;
mentre quello del povero è ripetuto cinque volte, e “Lazzaro” significa “Dio aiuta”. Lazzaro, che giace davanti alla porta,
è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale
richiamo. Sarà condannato pertanto non
per le sue ricchezze, ma per essere stato
incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo.
Nella seconda parte della parabola, ritroviamo Lazzaro e il ricco dopo la loro
morte (vv. 22-31). Nell’al di là la situazione si è rovesciata: il povero Lazzaro è portato dagli angeli in cielo presso Abramo, il
ricco invece precipita tra i tormenti. Allora
il ricco «alzò gli occhi e vide di lontano
Abramo, e Lazzaro accanto a lui». Egli
sembra vedere Lazzaro per la prima volta,
ma le sue parole lo tradiscono: «Padre
Abramo — dice — abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta
del dito e a bagnarmi la lingua, perché
soffro terribilmente in questa fiamma».
Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli
chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di
non vederlo. — Quante volte tanta gente
fa finta di non vedere i poveri! Per loro i
poveri non esistono — Prima gli negava
pure gli avanzi della sua tavola, e ora vorrebbe che gli portasse da bere! Crede ancora di poter accampare diritti per la sua
precedente condizione sociale. Dichiarando impossibile esaudire la sua richiesta,
Abramo in persona offre la chiave di tutto
il racconto: egli spiega che beni e mali sono stati distribuiti in modo da compensare
l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in «un grande abisso». Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era
la possibilità di salvezza, spalancare la
porta, aiutare Lazzaro, ma ora che entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile. Dio non è mai chiamato
direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in guardia: la misericordia
di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio
nel nostro cuore chiuso, non può entrare.
Se io non spalanco la porta del mio cuore
Eugène Burnand, «Lazzaro e l’uomo ricco» (particolare)
al povero, quella porta rimane chiusa. Anche per Dio. E questo è terribile.
A questo punto, il ricco pensa ai suoi
fratelli, che rischiano di fare la stessa fine,
e chiede che Lazzaro possa tornare nel
mondo ad ammonirli. Ma Abramo replica:
«Hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro».
Per convertirci, non dobbiamo aspettare
eventi prodigiosi, ma aprire il cuore alla
Parola di Dio, che ci chiama ad amare
Dio e il prossimo. La Parola di Dio può
far rivivere un cuore inaridito e guarirlo
dalla sua cecità. Il ricco conosceva la Parola di Dio, ma non l’ha lasciata entrare
nel cuore, non l’ha ascoltata, perciò è stato incapace di aprire gli occhi e di avere
compassione del povero. Nessun messag-
gero e nessun messaggio potranno sostituire i poveri che incontriamo nel cammino, perché in essi ci viene incontro Gesù
stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno
solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me» (Mt 25, 40), dice Gesù.
Così nel rovesciamento delle sorti che la
parabola descrive è nascosto il mistero
della nostra salvezza, in cui Cristo unisce
la povertà alla misericordia. Cari fratelli e
sorelle, ascoltando questo Vangelo, tutti
noi, insieme ai poveri della terra, possiamo cantare con Maria: «Ha rovesciato i
potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1, 5253).
Il saluto ai bambini orfani e profughi del Paese
Per una pace duratura in Ucraina
Nuovo appello del Papa per l’Ucraina.
Durante i saluti ai gruppi di fedeli presenti, nel
rivolgere il pensiero ai bambini «orfani e
profughi a causa del conflitto armato che
ancora si protrae nell’est del Paese», Francesco
ha auspicato «una pace duratura, che possa
sollevare la popolazione tanto provata e offra
un futuro sereno alle nuove generazioni».
Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua
francese, in particolare il Seminario di Strasburgo, la delegazione del Santuario di Notre-Dame de La Salette, come pure quella
del Gran San Bernardo in Svizzera. Che lo
«Da delinquente a pellegrina, da un
quadrato di mondo visto da dietro le
sbarre alle sconfinate prospettive di un
cammino fisico interiore capace di
convertire». Ecco la storia che
Deborah, una giovane detenuta belga,
ha raccontato al Papa: il suo modo di
scontare la pena e trovare la strada per
reintegrarsi nella società sono stati quei
1700 chilometri a piedi dal Belgio a
piazza San Pietro, per incontrare
Francesco. La donna era accompagnata
da Stéphanie Nosek, con tanto di
supervisione del giudice. «Il metodo è
ispirato al concetto cristiano, radicato
nella tradizione medievale, di far vivere
al detenuto un processo di conversione
attraverso il pellegrinaggio, verso
Santiago de Compostela o Roma. Ma è
anche una forma molto moderna di
misericordia»: così spiegano l’iniziativa
i responsabili dell’associazione Oikoten
che dal 1982 attua questo speciale
programma di rieducazione
coinvolgendo circa quindici giovani
detenuti ogni anno. «È una vera sfida
per provare qualcosa al mondo e a se
stessi: rappresenta una possibilità di
riflettere su passato e gettare le basi per
il domani».
In piazza San Pietro il Pontefice ha
incontrato una delegazione di
«diplomazia popolare», composta da
esponenti politici e religiosi della
Una cella lunga
1700 chilometri
cultura egiziana. «La nostra visita —
spiegano — vuole essere un omaggio a
Francesco, una figura per cui tutti noi
proviamo un grande rispetto, e ha
anche lo scopo di rafforzare i legami
con l’Italia».
Particolarmente significativo poi
l’incontro di Francesco con dieci
sacerdoti ortodossi del patriarcato di
Mosca, rappresentati di istituti teologici
in Russia, Ucraina e Bielorussia, a
Roma per una settimana — ospiti per la
prima volta del Pontificio Consiglio per
la promozione dell’unità dei
cristiani — «per approfondire la
conoscenza diretta della Santa
Sede e visitare i luoghi santi».
Dopo lo storico incontro tra il
Papa e il patriarca Cirillo
all’Avana — spiega il domenicano
Hyacinthe Destivelle, officiale
del dicastero — con la Chiesa
ortodossa sono stati avviati
diversi progetti culturali
ecumenici. Tra questi c’è
appunto «l’organizzazione di
brevi ma intense visite di studio
per sacerdoti invitati a conoscere
la diverse realtà ecclesiali e
spirituali». Di recente sono stati
dieci giovani sacerdoti cattolici a
recarsi a Mosca.
Ottanta bambini ucraini, tutti
orfani e profughi provenienti
dall’est del Paese, hanno
incontrato il Papa e gli hanno
simbolicamente regalato una mappa
della Città del Vaticano perché,
spiegano, «è un posto dove si vuole la
pace». I ragazzi hanno già visitato
diciotto Paesi europei, incontrando i
leader politici, nell’ambito del progetto
«Bambini per la pace nel mondo».
Nel giorno in cui Giovanni Paolo II
avrebbe compiuto novantasei anni,
Francesco ha benedetto il ritratto
presentatogli da don Igor Laschuk,
parroco della comunità intitolata a
Papa Wojtyła a Minsk, venuto
all’udienza con un coro ortodosso:
«Non abbiamo ancora la chiesa,
celebriamo la messa su un prato oppure
Spirito Santo, che ci è stato donato a Pentecoste, guarisca i nostri cuori inariditi e li
apra a tutte le persone bisognose, che incontriamo sul nostro cammino. Che Dio vi benedica!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Malta,
Russia, Slovacchia, India, Hong Kong, Indonesia, Giappone, Canada e Stati Uniti
d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e
per le vostre famiglie un tempo di grazia e
prendiamo in affitto un locale».
Un tradizionale carretto siciliano,
ricoperto di pasta di zucchero, limone,
marzapane e mandorle (115 chili in
tutto), costruito «per esprimere la
centralità dell’isola nei processi di
accoglienza e contro la globalizzazione
dell’indifferenza»: così si sono
presentati al Papa otto giovanissimi
pasticceri di Agrigento e un falegname
di origine marocchina. «Vogliamo dire
che, nonostante le tante difficoltà, la
nostra gente non dimenticherà mai il
senso dell’accoglienza e dell’ospitalità»
raccontano. E così hanno raffigurato «il
carretto, simbolo della Sicilia, insieme a
una “carretta del mare”: abbiamo
fedelmente riprodotto una barca
approdata ad Agrigento due mesi fa,
con a bordo settantasette migranti».
Sempre di accoglienza hanno parlato i
rappresentanti della lega nazionale di
calcio professionisti B, promotori del
progetto «The bridge. Un ponte per
Lampedusa», presentato al termine
dell’udienza nella casina Pio IV: «Nel
2017 sarà costruito un campo di calcio a
Lampedusa aperto anche agli immigrati
del centro di accoglienza» spiegano il
sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e
il presidente della lega B, Andrea
Abodi.
In piazza San Pietro c’era anche
Magnum, un bellissimo esemplare di
cane sanbernardo. A portarlo i
rappresentanti della fondazione svizzera
Barry, che nel 2005 ha rilevato quella
razza di cani fino ad allora gestita da
canonici del Gran San Bernardo.
«Sono animali utilissimi in ambito
terapeutico con i bambini disabili»
spiegano.
A centocinquant’anni dall’affidamento
della Madonna del perpetuo soccorso
ai redentoristi, Francesco ha benedetto
dodici icone dipinte per l’occasione.
Dal 27 giugno «le immagini saranno
portate in pellegrinaggio in tutte le
comunità e le stazioni missionarie
redentoriste, in un giro del mondo che
durerà due anni» spiega il superiore
generale padre Michael Brehl. Il Papa
ha anche incoronato la statua di Notre
Dame de la Salette portata del rettore
del santuario Manuel dos Reis Bonfim
per ricordare i centosettant’anni
dall’apparizione.
di rinnovamento spirituale, invoco su voi
tutti la gioia e pace del Signore Gesù!
Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai partecipanti al pellegrinaggio giubilare della
Diocesi di Augsburg, ai chierichetti della
Diocesi di Eichstätt, nonché agli studenti e
ai professori della Facoltà Teologica di Paderborn. Vi auguro un buon soggiorno a Roma, che rafforzi la vostra fede. Con affetto
vi benedico tutti.
Saludo cordialmente a los peregrinos de
lengua española, en particular a los venidos
de España y Latinoamérica. Los invito a no
perder la oportunidad, que se presenta constantemente, de abrir la puerta del corazón
al pobre y necesitado, y a reconocer en ellos
el rostro misericordioso de Dios. Muchas
gracias.
Cari pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Con affetto saluto tutti, in particolare le Suore «Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição» e i gruppi parrocchiali di Porto Nacional e di Póvoa de Varzim, augurandovi che il pellegrinaggio alla
tomba dei Santi Apostoli Pietro e
Paolo rafforzi, nei vostri cuori, il sentire e il vivere nella Chiesa, sotto il
tenero sguardo della Vergine Madre.
Impariamo da Lei a leggere i segni di
Dio nella storia, per essere costruttori
di un’umanità nuova. Dio benedica
voi e i vostri familiari.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto.
La Misericordia di Dio, che ci viene
donata gratuitamente, è vincolata dalla nostra misericordia verso il prossimo, il bisognoso e il povero. Dio non
ci chiede solo di conoscere i suoi libri
e i suoi comandamenti ma di metterli
in pratica e di osservarli con ogni
Lazzaro che il Signore mette alla porta della nostra casa come invocazione
al pentimento e come appello alla misericordia, affinché trattiamo gli altri come desideriamo che loro ci trattino. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!
Saluto con speciale affetto i bambini
ucraini, orfani e profughi a causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del
Paese. Per intercessione di Maria Santissima
rinnovo la mia preghiera affinché si giunga
ad una pace duratura, che possa sollevare la
popolazione tanto provata e offra un futuro
sereno alle nuove generazioni.
Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente i
gruppi parrocchiali come pure gli studenti e
gli insegnanti della Scuola Cattolica elementare di San Francesco d’Assisi di Vranov.
Fratelli e sorelle, cari ragazzi, in questo
mese mariano vi invito a mettervi alla scuola
della Vergine di Nazaret per imparare da Lei
ad ascoltare la parola del Signore, a fare la
sua volontà e ad amare il prossimo.
Con affetto benedico voi ed i vostri cari.
Oggi, giorno della nascita di San Giovanni Paolo II, saluto cordialmente tutti i Polacchi qui presenti. Mi unisco spiritualmente al
Presidente della Repubblica di Polonia, con
i combattenti e i partecipanti alla Santa
Messa nel cimitero polacco di Montecassino
a ricordo dei caduti, nonché a coloro che sono radunati a Toruń per la consacrazione
del Santuario della “Beata Vergine Maria
Stella della Nuova Evangelizzazione e di
San Giovanni Paolo II”. Che questi importanti eventi siano per voi un invito a pregare
per la pace, per la Chiesa in Polonia e per
la prosperità della vostra Patria. Sia lodato
Gesù Cristo.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere
con particolare affetto i fedeli delle Diocesi
di Prato e Tempio-Ampurias, accompagnate
dai loro Pastori Mons. Agostinelli e Mons.
Sanguinetti, come pure l’Associazione Maria
Santissima della Bruna con l’Arcivescovo di
Matera-Irsina Mons. Caiazzo: auspico che il
vostro pellegrinaggio giubilare susciti in voi
il desiderio di diventare sempre più testimoni di misericordia per rendere le vostre comunità più ricche di fede e di spirito missionario. Saluto i sacerdoti della Chiesa ortodossa russa ospiti del Pontificio Consiglio
per l’unità dei cristiani; i Padri Redentoristi;
i ragazzi del reparto oncologico dell’O spedale Bambin Gesù e i devoti di San Francesco di Paola, Fondatore dell’Ordine dei Minimi e Patrono della Calabria, di cui quest’anno ricordiamo il sesto centenario della
nascita.
Un saluto particolare porgo ai giovani,
agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, soprattutto voi studenti laziali dell’iniziativa “Raccontiamo il Giubileo”, imparate
da San Francesco di Paola che l’umiltà è
forza e non debolezza! Cari ammalati, non
stancatevi di chiedere nella preghiera l’aiuto
del Signore specialmente nelle difficoltà. E
voi, cari sposi novelli, gareggiate come i santi nello stimarvi e aiutarvi a vicenda.