L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLVI n. 113 (47.248) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano giovedì 19 maggio 2016 . All’udienza generale il Papa parla della parabola di Lazzaro e denuncia la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi Per oltre sette milioni di persone Il grido silenzioso dei poveri di ogni tempo Emergenza alimentare nello Yemen Papa Francesco ha rilanciato «il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi», denunciando «la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi»: all’udienza generale di mercoledì 18 maggio in piazza San Pietro, il Pontefice ha proseguito il commento al tema giubilare della misericordia, rileggendolo alla luce di noti brani evangelici. E in questa settimana si è soffermato sulla para- y(7HA3J1*QSSKKM( +.!"!\!#!}! Al Sisi pronto a mediare tra israeliani e palestinesi IL CAIRO, 18. Nella partita diplomatica per riavviare i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, si schierano dalla stessa parte. A muovere le carte in tavola è stato ieri Al Sisi annunciando, con un intervento a sorpresa, che «l’Egitto è pronto a svolgere un ruolo tra palestinesi e israeliani per trovare una possibilità di risolvere questo problema che è durato già troppo». Esiste — ha quindi aggiunto parlando ad Assiut — «una vera possibilità di stabilire una pace reale, la sicurezza e la stabilità tra israeliani e palestinesi se c’è l’accettazione vera degli sforzi arabi e internazionali». E «se voi avete fiducia in me» ha proseguito Al Sisi, rivolgendosi direttamente a Israele. «Esiste una possibilità reale, nonostante le condizioni della regione. Io vi dico: abbiamo realizzato la pace con voi, per voi e per noi, ed ora possiamo farlo di nuovo. La questione richiede la volontà dei dirigenti e dell’opinione pubblica, una gran parte della quale non ha vissuto il periodo precedente la firma degli accordi di pace egizioisraeliani». Positiva, come detto, la reazione israeliana. «Israele — ha dichiarato Netanyahu — è disposto a partecipare assieme all’Egitto e ad altri Paesi arabi al processo diplomatico per la stabilità» nella regione. «Ho apprezzato l’operato di Al Sisi e sono incoraggiato dalla leadership che lui mostra in una questione così importante» ha osservato ancora Netanyahu, felicitandosi poi «della disponibilità egiziana a investire ogni sforzo per portare avanti un futuro di pace e di sicurezza». Stesso tono da Ramallah dove Osama Qawasmi, portavoce di Al Fatah, il partito del presidente Abbas, ha detto di «accogliere con favore» l’interessamento del presidente egiziano per la causa palestinese che è il problema «cruciale per la pace e la stabilità nella regione». NEW YORK, 18. Oltre sette milioni di yemeniti sono a «un passo dalla fame». È l’allarme lanciato dall’Onu che denuncia «uno scioccante calo degli aiuti internazionali» al Paese nel quale milioni di persone hanno urgente bisogno di cibo, acqua potabile e medicine. Di ritorno dallo Yemen il direttore delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite, John Ging, ha spiegato che l’appello dell’O nu per 1,8 miliardi di aiuti destinati a oltre 13 milioni di yemeniti è stato finanziato soltanto per il 16 per cento e adesso «7,6 milioni di persone Bambini nella città assediata di Taiz (Ap) sono a rischio carestia». Le Nazioni Unite stimano che oltre 6400 persone sono menita ha sospeso la sua partecipastate uccise nel conflitto — spesso zione ai colloqui di pace con i midimenticato dai media — e 2,8 mi- liziani huthi che si svolgono in Kulioni siano sfollate. wait con la mediazione dell’O nu. Gli ospedali hanno difficoltà a Lo ha annunciato il ministro degli curare i feriti — che sempre secon- Esteri, Abdulmalek Al Mikhlafi, do stime dell’Onu sono oltre sostenendo che gli huthi, che con30.000 — perché scarseggiano me- trollano la capitale Sana’a dal 21 dicinali e attrezzature mediche. La settembre del 2014 oltre a parte del situazione umanitaria — nonostante territorio del Paese, hanno «comuna tregua entrata in vigore una pletamente sabotato i colloqui» settimana prima dell’inizio dei col- non mantenendo gli impegni presi loqui di pace e ripetutamente vio- in un mese di negoziati. lata da entrambe le parti in conflit«Ho chiesto all’inviato speciale to — continua a peggiorare. E, in- dell’Onu di non permettere che i PAGINA 7 tanto, proprio oggi il Governo ye- ribelli sprechino ancora del tempo e di far sì che rispettino gli impegni prima di riprendere i colloqui», ha detto Mikhlafi, che guida la delegazione del governo del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi. Impegno di Mosca e Washington per garantire aiuti umanitari e fermare le violenze In particolare, il Governo di Hadi vuole che gli huthi rispettino la risoluzione delle Nazioni Unite — approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza — che impone il loro ritiro dal territorio occupato a partire dal 2014 e che riconsegnino DAMASCO, 18. Diciotto città asse- certo numero di zone assediate. mai sentirsi al sicuro senza una so- to, ci saranno altre migliaia di prole armi. Il ritiro dai colloqui della diate della Siria riceveranno «aiuti «Come richiesto dalla risoluzione luzione politica; il presidente deve fughi». delegazione governativa yemenita umanitari internazionali attraverso 2258» si legge nel comunicato di- capire questa realtà». Kerry ha inolA destare preoccupazione è anarriva a soli due giorni dall’ottimiun ponte aereo». E questo nell’am- vulgato dal gruppo, «valichi di tre sottolineato l’impegno dei parte- che la situazione in Iraq. Tre attacsmo espresso dall’inviato dell’O nu bito di una cessazione immediata frontiera che sono necessari per gli cipanti al vertice di Vienna a «tra- chi hanno ucciso ieri almeno 43 Ismail Ould Cheikh Ahmed delle ostilità. Questi i due punti aiuti umanitari devono rimanere sformare la cessazione delle ostilità persone secondo il ministero della sull’esito dei negoziati. Le due decentrali dell’accordo raggiunto ieri aperti». Il gruppo, si legge ancora, in un cessate il fuoco globale». Sanità, facendo salire a più di 200 legazioni erano vicine a concordare Su questi temi è intervenuto oggi da Mosca e Washington nel corso «ha insistito sui passi concreti per morti il bilancio di una settimana uno scambio di prigionieri prima di un vertice a Vienna. Ad annun- consentire la fornitura di consegne de Mistura ribadendo l’urgenza di di attentati rivendicati dall’Is e didell’inizio del ramadan, ovvero enciarlo è stato il segretario di Stato umanitarie urgenti per le seguenti rafforzare la cessazione delle ostiliretti per lo più contro luoghi affoltro i primi giorni di giugno. americano, John Kerry, durante la zone: Arbeen, Darraya, Douma, tà. «Se non si consolida la tregua Dal canto suo, Amnesty Internaconferenza stampa congiunta con il Harasta Oriente, Mouadhimiyeh, in Siria e gli aiuti umanitari non lati e popolari dei quartieri sciiti tional in un rapporto reso noto ieri Zabadin e Zamalka». riescono ad affluire come concorda- della capitale. La Casa Bianca ha e basato su 60 casi di detenzione, E ovviamente, come to nelle aree assediate, la guerra ci- condannato gli attacchi, così come accusa i ribelli huthi di aver condetto, la condizione vile riprenderà, con nuove armi che era stato l’11 maggio scorso, quando dotto una campagna di arresti prioritaria a tutto que- sono arrivate o arriverebbero subi- erano state uccise 93 persone. «brutali» contro i loro oppositori sto è l’immediata cesfacendo uso della tortura e di spasazione delle ostilità rizioni forzate nelle province di Sada entrambe le parti na’a, Ibb, Taiz e Hodeida tra diin causa: il Governo cembre 2014 e marzo 2016. di Assad e i ribelli Lutero alla vigilia del quinto centenario della Riforma moderati rappresentati dai colloqui di Ginevra. Restano escluse dall’intesa le aree anL’esortazione «Amoris laetitia» cora controllate dal cosiddetto Stato islaNel modo di Gesù mico (Is) e da altri gruppi terroristici come il Fronte Al NuANNE-MARIE PELLETIER A PAGINA 5 sra, legato ad Al Qaeda. Il punto più delicato delle trattative riguarda però la transizione politica e il futuro di Assad. «Sosteniamo la lotta al terrorismo, non il presidente Assad. Non difendiamo nessuno Provvista di Chiesa personalmente» ha diUna bambina siriana a scuola (Reuters) Il Santo Padre ha nominato Vechiarato Lavrov. «Il scovo di Saint-Etienne (Franterrorismo non può cia) il Reverendo Sylvain Baministro degli Esteri russo, Serghiei essere giustificato, dobbiamo interLavrov, e l’inviato speciale rompere i finanziamenti che arrivataille, finora Vicario Generale dell’Onu, Staffan de Mistura, al no dall’estero». E ha lanciato l’acdella Diocesi di Beauvais. termine della riunione del Gruppo cusa: «Un gran numero di carri arinternazionale di sostegno alla Si- mati è stato inviato in Siria. Ci soria. «La consegna degli aiuti uma- no stati incidenti, dove i terroristi Nomina nitari deve iniziare immediatamen- hanno usato carri armati per comdi Vescovo Coadiutore te. Abbiamo chiesto un ponte aereo mettere atti terroristici», aggiungenumanitario del World Food Pro- do che si tratta di «un nuovo sviIl Santo Padre Francesco ha gram» ha spiegato Kerry. luppo della crisi». Dal canto suo, nominato Vescovo Coadiutore La Casa Bianca e il Cremlino in- Kerry ha spiegato che «il presidendi Crato (Brasile) Sua Eccellensistono sul fatto che le frontiere si- te Assad dovrebbe capire che non za Monsignor Gilberto Pastana riane devono rimanere aperte per c’è altra soluzione alla crisi nel paede Oliveira, trasferendolo dalla gli aiuti umanitari, e che le conse- se a eccezione di quella politica. WALTER KASPER A PAGINA 4 Diocesi di Imperatriz. gne urgenti devono raggiungere un Assad e la sua gente non potranno bola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro narrata da Luca (16, 19-31). «La vita di queste due persone — ha commentato descrivendo la scena — sembra scorrere su binari paralleli: il portone di casa del ricco è sempre chiuso al povero, che giace lì fuori, cercando di mangiare qualche avanzo». Poi però, ha continuato Francesco, «quell’uomo ricco morì», perché — ha spiegato con una delle caratteristiche aggiunte personali al te- sto preparato — «i poveri e i ricchi muoiono, hanno lo stesso destino, come tutti noi, non ci sono eccezioni». Il problema viene dopo, quando ci si trova al cospetto del Signore: infatti il ricco in vita non aveva mostrato alcuna considerazione verso Lazzaro e quindi «verso Dio, anzi ha fatto di sé stesso il centro di tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e di spreco». Ed «escludendo Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né il Signore, né la sua legge». Di più, «ignorare il povero è disprezzare Dio», ha fatto notare il Pontefice. Eppure, ha constatato con amarezza attualizzando la riflessione, «quante volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono». Ma la parabola insegna soprattutto che «finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta, aiutare Lazzaro»; mentre quando «entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile». Del resto, è l’insegnamento che ne consegue, «la misericordia di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nel nostro cuore chiuso. Se io non spalanco la porta del mio cuore al povero, quella porta rimane chiusa. Anche per Dio. E questo è terribile», ha concluso il Papa. Al termine dell’udienza, salutando i gruppi di fedeli presenti, Francesco ha dato il benvenuto a ottanta bambini ucraini «orfani e profughi a causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del Paese». Salutandoli il Papa ha auspicato per l’Ucraina «una pace duratura, che possa sollevare la popolazione tanto provata e offra un futuro sereno alle nuove generazioni». Nuovo accordo sulla Siria Una prospettiva ecumenica NOSTRE INFORMAZIONI L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 19 maggio 2016 Scontri tra polizia e manifestanti nel centro di Parigi (Reuters) Mattarella ribadisce la priorità assoluta di salvare vite umane Non bastano i fondi per i migranti e l’Unhcr si appella ai privati BRUXELLES, 18. Milioni di rifugiati sono a rischio se gli aiuti umanitari non aumenteranno. L’allarme è dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, Uhncr, che chiede esplicitamente il sostegno ai soggetti privati. Il bisogno stimato è di circa mezzo miliardo di dollari, pari a 440 milioni di euro, per assicurare un alloggio a circa due milioni di profughi entro il 2016. L’Unhcr lancia la campagna dal titolo «Nessuno sia lasciato fuori», che si rivolge al «settore privato, persone, aziende, fondazioni e filantropi in tutto il mondo», precisando che nel 2015 il settore privato ha contribuito per l’8 per cento al finanziamento dell’agenzia. La «priorità assoluta è salvare vite umane, soccorrere chi si trova in condizioni di difficoltà e di sofferenza». A ribadirlo è il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, all’apertura della conferenza ItaliaAfrica. Il presidente ricorda che «l’Italia ha sostenuto costantemente l’esigenza di strategie lontane dalla logica semplicistica che vorrebbe rispondere al fenomeno delle migrazioni attraverso l’erezione di muri e barriere». Nell’analisi del capo di Stato italiano c’è l’ampia visione in cui si deve porre il fenomeno migratorio. Mattarella parla infatti di «pace, lotta al terrorismo, tensioni politiche, fame, carestia e malattie, politiche economiche e sociali, lotta alla corruzione». Tutto questo rappresenta per Mattarella l’insieme delle «sfide di oggi che si trovano di fronte l’Europa e l’Africa». E il capo di Stato chiede che le agende politiche siano coerenti fra loro e il più possibile incisive. Intanto, restano le difficili situazioni sui vari fronti. Continui gli arrivi, tra gli ultimi in ordine di tempo quello di 349 persone giunte a Messina e altre 200 a Catania, dopo essere state intercettate e salvate in diverse operazioni lungo il Canale di Sicilia. Tra loro, neonati e donne incinte. In maggioranza provengono dai Paesi dell’Africa subsahariana, da Eritrea, Guinea, Sudan e Mali Christian Kern nuovo cancelliere austriaco VIENNA, 18. Il nuovo cancelliere austriaco, Christian Kern, ha prestato giuramento ieri davanti al presidente Heinz Fischer a meno da una settimana dal ballottaggio delle presidenziali che vede opposti, domenica, il leader dell’estrema destra Norbert Hofer, vittorioso al primo turno, e il verde Alexander Van der Bellen. L’ex direttore delle Ferrovie austriache, il socialdemocratico Kern che sostituisce Werner Faymann, dimissionario dopo l’esito del primo turno delle presidenziali, ha escluso di poter cooperare con partiti che «incitano all’odio contro persone e minoranze», ma non di poter lavorare con il Partito della Libertà. «Tenderemo una mano innanzitutto ai nostri alleati di Governo», ha detto Kern, 50 anni, viennese, il quale ha proposto un nuovo inizio e un “new deal” ai popolari dell’O evp, con cui continuerà a governare in una Grosse Koalition, per migliorare l’umore — andranno stimolate soprattutto crescita economica e occupazione — del Paese. Sono necessarie nuove forme di collaborazione, ha aggiunto, «altrimenti i grandi partiti scompariranno, e a ragione». Oggi verrà effettuato un rimpasto di Governo e tre nuovi ministri entreranno a far parte della squadra di Kern. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va ma ci sono anche diversi nigeriani. C’è poi da segnalare l’incendio doloso, il terzo nel giro di sette anni, che ha nuovamente danneggiato un padiglione del Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa, che ospita al momento 517 migranti. Fortunatamente non si registrano vittime né feriti. Fermati quattro tunisini che risultano fortemente sospettati di essere i responsabili. Da più parti si conferma che nel 2016 il numero dei migranti che cercheranno di raggiungere l’Unione europea crescerà. Secondo il rapporto congiunto di Europol e Interpol, in 800.000 sono pronti a partire dalla sola Libia. Le due agenzie di polizia, rispettivamente europea e internazionale, denunciano quello che descrivono come il grosso business multinazionale dell’immigrazione illegale. Confermano ricavi per i trafficanti tra i cinque e i sei miliardi nel solo 2015. E assicurano che oltre il 90 per cento del milione di migranti arrivati in Europa si è affidato alle reti dei trafficanti pagando tra i 3200 e i 6000 dollari per ogni persona. Soccorsi ai migranti nel Mediterraneo (Ap) Per Hollande la riforma del lavoro passerà In Francia scontri di piazza PARIGI, 18. Sessantottomila persone in Francia, diecimila a Parigi, marciano contro la riforma del lavoro, con momenti di fortissima tensione, ma il presidente François Hollande ribadisce che «la legge passerà». Dopo due mesi di diverse manifestazioni, si è parlato di nuovo di episodi da guerriglia urbana, per gli scontri tra giovani e polizia, in particolare a Parigi e a Nantes, con un fotoreporter ferito per il lancio di una bottiglia, 87 i fermati. Ma Human Rights Watch denuncia gli orrori compiuti dall’Is a Sirte Ancora lunga e tortuosa la strada per la riconciliazione libica TRIPOLI, 18. All’indomani del summit di Vienna in cui la comunità internazionale ha ribadito il sostegno al Governo di unità nazionale libico, il Consiglio presidenziale libico ha autorizzato il premier designato, Fayez Al Sarraj, a insediarsi a Tripoli anche senza il via libera del Parlamento di Tobruk. Dal canto suo, Fathi Al Majbari, esponente del Consiglio presidenziale libico, ha detto all’agenzia Agi che il generale Khalifa Haftar, capo delle forze armate attive nella Cirenaica, «dovrà certamente avere un ruolo guida nel futuro esercito libico: il problema è che deve dimostrare di essere in grado di unire le forze invece di dividerle». Ma il generale Haftar ha affermato di non riconoscere il Consiglio di presidenza libico, né le sue decisioni. Haftar ha dichiarato che i decreti emessi dal Consiglio presidenziale «sono solo inchiostro su carta senza valore e non mi riguardano: non penso che si possa formare un Governo mentre si combatte il terrorismo e non ci potrà essere democrazia con i gruppi terroristici attivi sul territorio». E, intanto, la missione Onu in Libia (Unsmil) e il quartier generale di New York intendono ristabili- re presto una presenza a Tripoli: lo ha affermato oggi l’inviato speciale Martin Kobler. «Per operare dalla Libia ci sono dei requisiti necessari. Nelle attuali condizioni di sicurezza uno di questi è la presenza di unità di protezione in ambito Onu (Un- gu): si tratta di personale militare messo a disposizione dagli Stati membri. Non sta all’Unsmil identificare» da quale Paese debba essere messo a disposizione. Infine, Human Rights Watch ha accusato il cosiddetto Stato islami- co (Is) di aver massacrato 49 persone nella città di Sirte, sostenendo che si tratta di crimini di guerra. Tra i metodi usati per assassinare gli abitanti decapitazioni e fucilazioni per reati come la blasfemia, stregoneria e spionaggio. Varato in Italia un fondo di solidarietà per i minori La città di Sirte roccaforte del cosiddetto Stato islamico (Ap) Fissato per la prossima settimana l’Eurogruppo che dovrà dare il via libera alla prima verifica Il debito greco partita aperta tra Ue e Fmi ATENE, 18. Il debito vicino al 200 per cento della Grecia non è sostenibile. È la convinzione del Fondo monetario internazionale, Fmi. Il presidente Christine Lagarde si pronuncia in modo informale ma le sue parole suscitano preoccupazione nell’eurozona, che non vuole che gli si chieda di tagliare il debito greco o che l’Fmi si defili. L’offensiva dell’Fmi sulla ristrutturazione del debito di Atene, dunque, è come una doccia fredda per i partner europei creditori. La settimana prossima, precisamente il 24 maggio, è fissato l’Eurogruppo che deve dare il via libera alla prima verifica di come Atene stia attuando il risanamento concordato la scorsa estate, dopo il faticoso negoziato che ha portato al terzo salvataggio. GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Passare questo esame è fondamentale perché Atene possa ricevere la prossima tranche di aiuti entro giugno, a sua volta indispensabile per pagare stipendi e pensioni. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, fa sapere che la tranche sarà probabilmente superiore a 5 miliardi di euro, ma ricorda anche come sia importante che il Fondo monetario internazionale resti coinvolto nel programma per la Grecia. Il vero punto, e Dijsselbloem lo chiarisce bene, è che l’Fmi partecipi anche finanziariamente. Dijsselbloem riconosce che «si sta lavorando a livello tecnico e ora serve un accordo politico» ma soprattutto mette le mani avanti affermando che la Grecia ha già un debito spostato sul lungo termine con tassi d’interesse bassi. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione non si ferma la protesta. Annunciata una settimana di scioperi a partire dagli autotrasportatori. Hollande sostiene che la riforma è necessaria per riavviare il mercato del lavoro e che «troppi governi hanno ceduto in passato». La riforma, nelle intenzioni del ministro del Lavoro Myriam El Khomri che la presenta, intende garantire più flessibilità nel codice del lavoro, introducendo il principio delle contrattazioni d’impresa che prevalgono su quelle collettive. Il governo sostiene che «è stata discussa, concertata, corretta, emendata» e che «i sindacati riformisti appoggiano il testo e la maggioranza dei socialisti lo vota». C’è poi la posizione dura per quanti provocano danni, andando al di là del diritto a manifestare. In francese si chiamano i casseur, per loro le autorità annunciano che «non ci sarà nessun cedimento». Ricordiamo che la riforma è passata giovedì scorso in Assemblea nazionale, dopo che il governo ha posto la questione di fiducia, evitando le migliaia di emendamenti presentati dalle opposizioni. Nell’ambito delle regole dello stato d’emergenza in conseguenza degli attacchi terroristici, la prefettura aveva vietato ad alcuni, dopo le violenze loro contestate nelle precedenti dimostrazioni, di tornare nei cortei. Ma il tribunale le ha annullate quasi tutte, accogliendo l’obiezione degli avvocati che «non si può impedire di manifestare». Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tutti vorrebbero evitare una nuova estate sul filo del baratro. Ricordiamo che la scorsa settimana l’Eurogruppo ha avallato la nuova austerity per 3,6 miliardi di euro e che nei prossimi giorni il Parlamento greco è chiamato a votare su altre misure. Inoltre, la politica è al lavoro sulle cosiddette clausole di salvaguardia chieste dai creditori, cioè gli altri Paesi europei. C’è da dire che la Grecia è in piena recessione e deflazione. Da parte sua, il primo ministro greco, Alexīs Tsipras, ribadisce che «è un momento cruciale e una riduzione relativa al debito sbloccherebbe molte risorse per la crescita». C’è da vedere cosa pensino i creditori, a partire dalla Germania. La proposta di tagli sembra al momento irricevibile dal Bundestag. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 ROMA, 18. In Italia circa un milione di minori vive in condizioni di povertà assoluta spesso associata alla povertà educativa. Quasi la metà dei minori in età scolare non ha mai letto un libro, se non quelli di studio, il settanta per cento non ha mai visitato un sito archeologico, il 55 un museo, il 45 non ha svolto alcuna attività sportiva. Bastano questi numeri a far capire il senso e la necessità dell’iniziativa, presentata ieri, delle Fondazioni bancarie italiane per la costituzione di un “Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile”. L’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio (Acri) ha siglato un protocollo con il Governo: saranno stanziati circa 120 milioni di euro all’anno per tre anni. Le risorse a disposizione del Fondo «anche se non basteranno a risolvere del tutto il problema» contribuiranno comunque «al sostegno di interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori» ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 maggio 2016 pagina 3 La città di Kaduwela, sobborgo di Colombo allagata dalle piogge (Afp) Il Parlamento venezuelano boccia il decreto con cui Maduro si è attribuito i poteri speciali Muro contro muro L’opposizione scende in piazza per chiedere il rispetto della Costituzione CARACAS, 18. Si fa sempre più tesa la situazione in Venezuela, dove prosegue il braccio di ferro tra il presidente Nicolás Maduro e il Parlamento guidato dall’opposizione. Quest’ultimo ha bocciato ieri il decreto con il quale Maduro si era at- Cambio alla guida della Banca centrale brasiliana BRASILIA, 18. Cambio ai vertici dell'economia brasiliana. Henrique Meirelles, il ministro delle Finanze del nuovo Esecutivo guidato dal presidente Michel Temer, ha annunciato ieri la nomina dell’economista Ilan Goldfajn a presidente della Banca centrale. Goldfajan è considerato dalla stampa locale un personaggio molto gradito ai mercati internazionali. «Ho voluto fare l’annuncia all’apertura dei mercati» ha spiegato Meirelles. «Goldfajn è già stato direttore della politica economica della banca centrale dal 2000 al 2003 e ha lavorato con me». Goldfajn, nato in Israele, va a sostituire Alexandre Tombini, che ha guidato l'istituto dal 2011. Il nuovo capo della Banca centrale brasiliana, formatosi al prestigioso Mit di Boston, dovrà affrontare una situazione tutt'altro che facile, con l’inflazione al 10 per cento e un tasso di interesse da sei mesi al 14,25. La nomina di Goldfajn deve ora essere confermata dal Senato. Pochi giorni fa Temer aveva nominato l’economista Maria Silva Bastos Marques alla presidenza della Banca nazionale per lo sviluppo economico e sociale (Bndes). Intanto, prosegue lo scontro politico, a meno di una settimana dal voto con il Senato ha approvato l'avvio della procedura di messa in stato di accusa del presidente Dilma Rousseff, affidando così l'interim a Temer. E proprio ieri, la Corte suprema ha comunicato di aver ricevuto la richiesta di apertura di un processo di impeachment anche per Temer. La richiesta è stata avanzata dall'avvocato Mariel Marley Marra, secondo cui Temer avrebbe compiuto irregolarità molto simili a quelle di Rousseff. Quest'ultima è accusata di aver commesso falsi nella redazione del bilancio dello Stato. La richiesta di Marra – informa la stampa brasiliana – era già stata esaminata e rifiutata dalla Camera dei deputati. tribuito poteri speciali proclamando lo stato di emergenza. Sullo sfondo di una crisi economica sempre più grave, l’opposizione ha accusato il presidente di voler annullare la Costituzione, con «tendenze autoritarie». Maduro ha replicato puntando il dito contro Washington, responsabile — a suo giudizio — della destabilizzazione del Paese. Gli Stati Uniti — ha detto ieri il capo dello Stato in un intervento — stanno cercando di «spingere il Venezuela in una situazione di conflitto con l’aiuto di agenti esterni e fattori interni». La Casa Bianca, dal canto suo, ha rispedito le accuse al mittente. Il portavoce del dipartimento di Stato, John Kirby, ha dichiarato di non avere informazioni riguardo a un presunto aereo spia che, secondo Maduro, avrebbe sorvolato la scorsa settimana il Venezuela. «Noi continuiamo, insieme alla comunità internazionale, a esprimere la nostra preoccupazione per le condizioni difficili in cui si trova a vivere il popolo venezuelano» ha detto il por- Almeno 27 morti, centinaia di dispersi e oltre 200.000 persone colpite Alluvioni nello Sri Lanka COLOMBO, 18. I soccorritori impegnati da cinque giorni nelle zone dello Sri Lanka colpite da una ondata di maltempo accompagnata da piogge torrenziali, alluvioni e straripamenti di fiumi, hanno recuperato nelle ultime ore i cadaveri di 16 persone, che hanno fatto salire il bilancio provvisorio delle vittime a quota 27. Nella sua edizione online, il quotidiano «The Daily Mirror» ha precisato, citando fonti dell’esercito e della polizia, che 13 dei corpi sono stati trovati nella località di Aranayake e tre a Bulathkohupitiya. E centinaia di persone appartenenti a 200 famiglie sono considerate oggi disperse dopo che un frana di importanti dimensioni ha sepolto centinaia di case in tre villaggi del distretto centro-occidentale di Kegalle. Secondo la Croce Rossa altre 180 persone sono state tratte in salvo. Il dipartimento di meteorologia dello Sri Lanka, intanto, ha reso noto che è stata la bassa pressione a causare le inondazioni e ha indicato che vaste regioni del centro, centro-ovest e centro-sud saranno interessate ancora per altre 48 ore da temporali e forti venti. Almeno 200.000 persone sono state colpite dalle alluvioni, di cui 134.000 costrette ad abbandonare le loro case. Dopo le primarie in Oregon e Kentucky occhi puntati sul voto in California Clinton e Trump a un passo dalla nomination WASHINGTON, 18. Le primarie democratiche del Kentucky e Oregon confermano che Bernie Sanders è ancora in gara e non intende mollare. Nel Kentucky, Hillary Clinton ha vinto con un margine molto piccolo, Be si può parlare in sostanza di un pareggio. L’Oregon è andato a Sanders, come era ampiamente previsto dagli analisti. In casa repubblicana Donald Trump continua a mietere successi, conquistando l’Oregon. Al contestato miliardario newyorkese mancano meno di 100 delegati per raggiungere la soglia dei 1237 necessari a ottenere matematicamente la nomination prima della convention di luglio. E ora tutti gli occhi sono puntati sulla California, lo Stato che mette in palio ben 546 delegati per i democratici e 172 per i repubblicani. Come detto, Sanders continua a dare filo da torcere a Hillary Clinton, che perde in Oregon (53 per cento contro il 47) e vince solo di poco in Kentucky dopo un lungo testa a testa (46,8 a 46,3 per cento). Il risultato, che si traduce in una divisione proporzionale dei delegati, non impedisce all’ex first lady di avvicinarsi ulteriormente alla nomination, con ormai il 95 per cento dei delegati necessari, ma conferma anche i molti punti deboli della sua candidatura. Clinton — dicono gli analisti — non riesce a fare breccia in alcune fasce sociali, come i giovani o la working class. Ed è proprio in queste fasce sociali che Sanders riesce a ritagliarsi un ruolo. Donald Trump durante un comizio in Oregon (Ap) L’Onu plaude all’accordo tra Bogotá e Farc sui bambini soldato BO GOTÁ, 18. Soddisfazione delle Nazioni Unite per l'accordo raggiunto pochi giorni fa tra il Governo colombiano e le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) che prevede la liberazione e il reinserimento dei bambini soldato. In una nota il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è complimentato «con il Governo colombiano e con le Farc, e ha auspicato che le parti raggiungano un’intesa finale che apra a tutti i colombiani i benefici di una pace duratura». Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos Calderón, ha affermato che «si tratta di un passo particolarmente importante perché questo processo di pace lo stiamo realizzando proprio per i nostri figli». Intanto il Parlamento colombiano ha avviato l’iter per rendere costituzionale l’accordo di pace dopo cinquant’anni di conflitto arma- tavoce, ricordando il razionamento di generi alimentari, medicinali e delle forniture elettriche deciso da Maduro. Gli Stati Uniti sono convinti — ha concluso Kirby — che «per risolvere i problemi del Venezuela sia necessario il coinvolgimento di tutte le parti interessate». In piazza, il leader dell’opposizione, Henrique Capriles, ha rivolto un appello ai vertici militari chiedendo di scegliere «se stare con la Costituzione o con Maduro». Noi venezuelani «non accettiamo questo decreto, con cui Maduro si pone al di sopra della Costituzione» ha affermato Capriles in un intervento nel quale ha contestato punto per punto le ragioni della proclamazione dello stato di emergenza e della promulgazione del decreto. «Per imporlo, Maduro dovrà cominciare a prepararsi a schierare carri armati e forze aeree, e alle forze armate dico che è venuta l’ora della verità» ha dichiarato Capriles, ribadendo che l’opposizione cerca la via democratica del referendum per destituire il presidente. to tra lo Stato e la guerriglia. Il ministro dell’Interno di Bogotá, a sua volta, ha confermato la notizia, spiegando che a partire da mercoledì prossimo «si spera di iniziare la discussione e la votazione». Il Governo intende blindare l’intesa raggiunta dall’Esecutivo e le Farc dopo più di tre ani di trattative. Difatti, in seguito al dibattito in Parlamento e il via libera della Corte costituzionale, il Governo sottoporrà l’accordo ad un plebiscito popolare prima che il testo venga definitivamente approvato. Secondo quanto risulta dai dati delle Nazioni Unite, la lotta tra i guerriglieri delle Farc e le forze del Governo colombiano, iniziata da una sollevazione contadina nel 1960, è la più antica dell’America latina e ha lasciato sul campo negli anni 260 mila morti e quasi 7 milioni di profughi. «Combatteremo sino all’ultimo voto fino al 14 giugno e poi faremo la nostra battaglia alla convention», ha detto Sanders ieri a una folla esultante di migliaia di persone, promettendo di vincere anche in California. Il senatore del Vermont — sottolineano gli esperti — deve però stare attento a non spaventare l’opinione pubblica associando i suoi progetti politici ai disordini causati dai suoi fan alla riunione del partito in Nevada, alcuni mesi fa, dopo che gli erano stati negati sessanta potenziali delegati. Sanders ha condannato ogni forma di violenza, ma ha anche difeso i suoi supporter sostenendo che non sono inclini all’intimidazione e non sono stati trattati con «correttezza e rispetto». Per i repubblicani le primarie si sono svolte solo in Oregon, dove Trump ha corso contro se stesso segnando un 66 per cento. Il tycoon, in attesa di incontrare oggi l’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger, ha rilasciato una intervista alla Reuters sulla sua politica estera, dicendosi pronto a parlare con il leader nordcoreano Kim Jong-un per fermare il programma nucleare di Pyongyang. Ma anche a rinegoziare l’accordo di Parigi sul clima e a smantellare la riforma di Wall Street targata Obama. Temi sui quali il candidato sta cercando di ricompattare il partito repubblicano e la sua leadership. Duecento studenti avvelenati in Afghanistan KABUL, 18. Circa duecento studenti afghani, maschi e femmine, di una scuola della provincia sudoccidentale di Nimroz hanno perso conoscenza oggi pochi minuti dopo essere entrati nell’edificio scolastico e hanno dovuto essere ricoverati in ospedale. Lo riferisce l’agenzia di stampa Pajhwok. Secondo il direttore del dipartimento provinciale di Sanità, Noor Ahmad Sherzad, il caso di avvelenamento è avvenuto a Zaranj quando gli studenti, di età fra gli otto e i sedici anni, si sono recati per l’inizio delle lezioni in due scuole contigue, Shahid Naheed e Shahid Gul Makai. «Hanno probabilmente respirato qualcosa di imprecisata natura — ha aggiunto — e poco dopo sono svenuti». Negli ultimi anni si sono ripetuti in varie province afghane episodi simili, quasi tutti riguardanti scuole femminili, e mai le autorità locali sono riuscite a trovare una spiegazione delle cause del malessere degli studenti colpiti, anche se i sospetti vanno verso movimenti fondamentalisti contrari all’istruzione delle ragazze. Circa una settimana fa, nella stessa provincia di Nimroz, un centinaio di studenti sono stati avvelenati nello stesso modo, ma anche in questo caso le indagini non sono arrivate ad alcuna conclusione. Il Governo ordina l’evacuazione di 12.000 dipendenti delle società petrolifere a Fort McMurray Non si allenta la morsa delle fiamme nell’Alberta OTTAWA, 18. Non si allenta la morsa degli incendi che hanno già devastato oltre 200.000 chilometri quadrati di foresta nella regione canadese dell’Alberta. Un nuovo rogo è stato avvistato ieri vicino al centro petrolifero di Fort McMurray e i venti stanno spingendo le fiamme in direzione degli impianti per la lavorazione del greggio. Le autorità hanno ordinato l’immediata evacuazione di 12.000 dipendenti delle società petrolifere che estraggono il greggio dalle sabbie bituminose di cui è ricca la regione. Secondo quanto riferisce la Bbc, a 8000 tecnici è stato ordinato di evacuare a titolo precauzionale ieri sera, mentre 4000 erano già stati allontanati. Oltre 80.000 persone in totale erano state fatte allontanare due settimane fa da Fort McMurray. «Non credo che la maggior parte dei canadesi abbia capito ciò che è successo. Hanno saputo che c’è stato un incendio e adesso stanno sentendo la bellissima notizia che gran parte della città è stata salvata» ha dichiarato alcuni giorni fa il premier canadese, Justin Trudeau, dopo aver sorvolato in elicottero i quartieri di Fort McMurray devastati dalle fiamme. Dove il fuoco non ha potuto essere fermato, solo alcune case sono ancora in piedi, la gran parte è bruciata fino alle fondamenta. Ma, secondo i vigili del fuoco, l’85-90 per cento della città è stato salvato. Le cifre relative al disastro sono pesanti: 2432 edifici distrutti, 530 danneggiati e 25.000 salvati. Non sono ancora chiare le cause che hanno scatenato il rogo, che è iniziato alla fine di aprile. Il rogo di un bosco nei pressi di Fort McMurray (Reuters) L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 19 maggio 2016 Sguardo su Lutero alla vigilia del quinto centenario della Riforma Una prospettiva ecumenica Estraneità attuale Esce in Italia il testo rielaborato e ampliato di una conferenza del cardinale Kasper su Lutero tenuta il 18 gennaio scorso, all’inizio della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, alla HumboldtUniversität di Berlino su invito della Fondazione Guardini (Walter Kasper, Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica, Brescia, Queriniana, 2016, «Giornale di teologia» 387, pagine 75, euro 8). Dedicato alla sorella Ingeborg, scomparsa lo scorso 28 gennaio, e già uscito in Germania (Patmos Verlag) e in Spagna (Sal Terrae), il piccolo libro, di cui anticipiamo in questa pagina le conclusioni, è una sintesi intelligente ed ecumenicamente rilevante. Nel prologo l’autore, che dal 2001 al 2010 ha presieduto il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, riconosce che «per i cattolici Lutero è stato per molto tempo semplicemente l’eretico, colui che porta la colpa della divisione della Chiesa occidentale, con tutte le sue brutte conseguenze, fino a oggi». Ma «quei tempi sono passati» e la storiografia cattolica del Novecento «ha fatto compiere un’importante svolta nella comprensione» del riformatore, permettendo di riconoscerne «l’istanza genuinamente religiosa» e «favorendo un giudizio più corretto riguardo alla colpa nella spaccatura fra le Chiese e, nel segno dell’ecumenismo, la ricezione di alcuni suoi punti di vista e, non ultima, dei suoi canti liturgici. Gli ultimi Papi hanno condiviso questo modo di vedere», come «Benedetto XVI, il 23 settembre 2011, nel corso della sua visita nella sala del Capitolo dell’ex convento degli agostiniani a Erfurt, dove Lutero pronunciò i voti religiosi». E se «per alcuni Lutero è già diventato quasi un padre comune della Chiesa», scrive ancora Kasper, «le numerose prese di posizione apparse per il 2017 nella ricorrenza dei cinquecento anni dalla Riforma protestante non vanno così lontano. Tutte tengono conto del cambiamento avvenuto nella percezione ecumenica di Lutero, ma riconoscono anche che tra le Chiese continuano a rimanere in sospeso questioni controverse. Così, molti cristiani si aspettano giustamente che la commemorazione, nel 2017, dei cinquecento anni dalla Riforma protestante ci faccia fare, sul piano ecumenico, un passo di avvicinamento all’obiettivo dell’unità». Il cardinale nota poi che «Lutero stesso non fu una persona ecumenica. Verso la fine della sua vita egli non ha più ritenuto possibile una riunificazione con Roma. Il fatto che oggi dei cristiani cattolici cantino, nelle loro celebrazioni, i suoi inni religiosi egli non poteva certo immaginarselo, tanto meno poteva immaginarsi il nostro dialogo con gli ebrei, sui quali si espresse con disprezzo, in un modo per noi molto imbarazzante, e neppure il nostro dialogo con i musulmani, per i quali egli, negli scritti contro i turchi, non mostrò affatto sentimenti benevoli, ma nemmeno il nostro dialogo con gli anabattisti (oggi i battisti e i mennoniti) che allora vennero perseguitati sia dagli evangelici che dai cattolici». Ma c’è di più, osserva ancora Kasper: «Per noi l’estraneità di Lutero va anche più in profondità. Per molti, anche per molti cristiani praticanti di entrambe le chiese, le questioni sollevate da Lutero non sono affatto più comprensibili. Ciò vale per molti cattolici riguardo all’indulgenza, per molti evangelici riguardo alla giustificazione del peccatore. In un mondo nel quale Dio è diventato spesso un estraneo, entrambe le questioni sono divenute per molti contemporanei discorsi incomprensibili. Per molti la stessa parola “Chiesa” è diventata del tutto, ancor più di quanto lo fosse allora per Lutero, una “parola oscura e poco intelligibile”». Dunque, prima di parlare dell’attualità del riformatore, bisogna «inquadrarlo nella mutata situazione di entrambe le Chiese e dell’ecumenismo» e «prendere coscienza della estraneità del mondo in cui Lutero visse, e anche della estraneità del suo messaggio». Ma proprio questa estraneità rappresenta oggi secondo il teologo l’attualità ecumenica di Lutero. (g.m.v.) di WALTER KASPER utero non era un uomo ecumenico nel senso odierno del termine. Tanto meno lo erano i suoi avversari. Entrambi erano inclini alla polemica e alla controversia. Ciò ha portato a restrizioni e a irrigidimenti da entrambe le parti. Le questioni si acuirono già subito, dalla questione della giustizia rivelata nel vangelo e della misericordia di Dio fino alla questione della Chiesa, specialmente alla questione del Papa. Poiché il Papa e i vescovi si rifiutavano di procedere alla riforma, Lutero, sulla base della sua comprensione del sacerdozio universale, dovette accontentarsi di un ordinamento d’emergenza. Egli ha però continuato a confidare nel fatto che la verità del vangelo si sarebbe imposta da sé e ha così lasciato la porta fondamentalmente aperta per una possibile futura intesa. L Al posto della controversia è subentrato il dialogo Tra chi è disposto ad ascoltarsi Anche da parte cattolica, all’inizio del XVI secolo, restavano aperte molte porte. Non c’era una ecclesiologia cattolica armonicamente strutturata, ma unicamente degli approcci, che erano più una dottrina sulla gerarchia che una ecclesiologia vera e propria. L’elaborazione sistematica dell’ecclesiologia si avrà solamente nella teologia controversistica come antitesi alla polemica della Riforma contro il papato. Il papato divenne così, in un modo fino ad allora sconosciuto, il contrassegno di identità del cattolicesimo. Le rispettive tesi e antitesi con- fessionali si condizionarono e bloccarono a vicenda. Solo il recente ecumenismo ha riaperto un po’ di più la porta. Al posto della controversia è subentrato il dialogo. Dialogo non significa gettare a mare ciò che si è ritenuto finora verità. Possono condurre un autentico dialogo soltanto persone che, pur avendo ognuna il loro punto di vista, sono però disponibili ad ascoltarsi reciprocamente e ad imparare le une dalle altre. Un tale dialogo non è una faccenda puramente intellettuale; esso è uno scambio di doni. Ciò presuppone di riconoscere sia la verità dell’altro sia le proprie debolezze, e la volontà di affermare la propria verità in un modo che non ferisca l’altro, non polemicamente, ma di dire la verità nell’amore (Efesini, 4, 15), sottraendo alle controversie il veleno della divisione e trasformandole in un dono, così che entrambe le parti crescano nella cattolicità intesa nel senso originario e crescano insieme, riconoscano maggiormente la misericordia di Dio in Gesù Cristo e insieme le rendano testimonianza di fronte al mondo. Questa è la strada percorsa dall’ultimo concilio, che perciò ha tracciato una via che non si può invertire — una via, non una soluzione bell’e pronta! La ricezione del concilio Vaticano II, anche cinquant’anni dopo la sua conclusione, non è ancora giunta alla fine. Papa Francesco ha inaugurato una nuova fase in tale processo di ricezione. Egli sottolinea l’ecclesiologia del popolo di Dio, il popolo di Dio in cammino, il senso della fede del popolo di Dio, la struttura sinodale della Chiesa e per la comprensione dell’unità mette in gioco un interessante nuovo approccio. Descrive l’unità ecumenica non più con l’immagine dei cerchi concentrici attorno al centro romano, ma con l’immagine del poliedro, cioè di una realtà a molte facce, non un puzzle messo insieme La cappella Sistina in Germania Attraverso la musica La Frauenkirche a Dresda Wittenberg, Berlino, Dresda: un chiaro segnale ecumenico arriva dalla Germania, dove la Cappella Musicale Pontificia Sistina si è recata nell’ambito di un avvicinamento alla cultura protestante attraverso la musica. Il 19 maggio a Dresda i cantori del Papa si uniscono a quelli della Frauenkirche, tra i simboli dell’architettura protestante, durante la celebrazione dei vespri. La Sistina, diretta da Massimo Palombella, sta così restituendo la visita che nel gennaio scorso ha portato i cantori della Frauenkirche a Roma durante i vespri celebrati dal Papa a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. La visita a Dresda fa parte integrante di un tour della Sistina in Germania che toccherà i luoghi della riforma protestante. La prima sosta è stata il 17 maggio a Wittenberg, la città di Lutero. Il 18 a Berlino è previsto tra l’altro un incontro con la cancelliera Angela Merkel, poi il coro raggiungerà Dresda. Questo itinerario si svolge nell’ambito di un progetto iniziato con Benedetto XVI e continuato con Papa Francesco. Nel maggio 2015 il coro della Sistina si è esibito a Oxford assieme a quello del New College, diretto da Robert Quinney, e poi a Londra, con il Coro di Westminster Abbey diretto da James O’Donnell. Quest’ultima formazione, poi, ha visitato il Vaticano per un concerto nella Cappella Sistina durante il quale sono stati eseguiti brani sacri della tradizione cattolica e anglicana. (marcello filotei) dall’esterno, ma un tutto e, se si tratta di una pietra preziosa, un tutto che riflette la luce che lo colpisce in modo meravigliosamente molteplice. Ricollegandosi a Oscar Cullmann Papa Francesco riprende il concetto della diversità riconciliata. Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, il suo “scritto programmatico”, egli parte dal vangelo e invita ad una conversione non soltanto del singolo cristiano, ma anche dell’episcopato e del primato. Così, si sottintende, al centro è posta l’originaria esigenza fondamentale di Lutero, ossia il vangelo della grazia e della misericordia e l’appello alla conversione e al rinnovamento. Non soltanto la storia della ricezione dell’ultimo concilio, ma anche la storia della ricezione di Lutero non è affatto alla fine, neppure nelle chiese evangeliche. C’è anche un oblio e una estraneità di Lutero da parte evangelica. Si pensi alla dottrina relativa alla Cena e alla pietà eucaristica. Essa mostra che Lutero, contro Zwingli, è rimasto decisamente fedele ad una comprensione realistica dell’eucaristia e che non può essere bloccato in modo rigido nello schema di una religione della pura interiorità. Si pensi inoltre alla comprensione del ministero del Lutero della maturità, alla sua fondamentale apertura nei confronti dell’episcopato storico, come pure alla sua affermazione che egli avrebbe portato in palmo di mano e baciato i piedi ad un papa che avesse accolto e riconosciuto il suo vangelo. Non è perciò possibile riferirsi soltanto alle affermazioni polemiche del primo Lutero. Dobbiamo e possiamo piuttosto di nuovo riprendere anche la questio- misericordia di Dio e nell’appello alla conversione. Il messaggio della misericordia di Dio era la risposta al suo personale problema e bisogno, come pure agli interrogativi del suo tempo; esso è anche oggi la risposta ai segni dei tempi e alle pressanti domande di molte persone. Solo la misericordia di Dio può sanare le profonde ferite che la divisione ha inferto al corpo di Cristo che è la Chiesa. Essa può trasformare e rinnovare i nostri cuori, affinché siamo disponibili a convertirci, a usare tra noi misericordia, a perdonarci reciprocamente le ingiustizie passate, a riconciliarci e a metterci in cammino per ritrovarci insieme, con pazienza e passo dopo passo, sulla via verso l’unità nella diversità riconciliata. In questo senso vorrei riprendere una frase che è stata messa in bocca a Martin Lutero. Come il detto sull’Anticristo, essa si colloca in una prospettiva escatologica, ma è più serena, più distesa e orientata alla speranza. «Se anche sapessi che il mondo finirà domani, pianterei lo stesso nel mio giardino una pianta di mele». L’1 novembre 2009 ho potuto piantare un piccolo tiglio nel ricostituito giardino di Lutero a Wittenberg; contraccambiando il dono, sotto il mio successore i luterani hanno piantato un ulivo nella basilica romana di San Paolo fuori le mura. Chi pianta un piccolo albero nutre speranza, ma ha bisogno anche di pazienza. La pianticella deve, in primo luogo, crescere in profondità e mettere radici profonde per poter resistere alle avverse tempeste. Anche noi dobbiamo andare ad fontes e ad radices. Otto Münch, «Zwingli parla al popolo» (1935, particolare) ne, fondamentale per il progresso dell’ecumenismo, della comprensione e del rapporto tra Chiesa, ministero e eucaristia. A questo riguardo, potrebbe far fare un passo avanti il fatto di prendere sul serio gli aspetti mistici di Lutero. Essi non si trovano soltanto nel giovane Lutero, ma anche nel più simpatico dei suoi più importanti scritti riformatori, Von der Freiheit eines Christenmenschen. Ciò potrebbe aprire possibilità di dialogo. Infatti, unità e riconciliazione non avvengono soltanto nella testa, ma in primo luogo nei cuori, nella pietà personale, nella vita quotidiana e nell’incontro tra le persone. Detto in modo più accademico: abbiamo bisogno di un ecumenismo accogliente, in grado di imparare gli uni dagli altri. Solo attraverso di esso la Chiesa cattolica può realizzare concre- Non siamo più come nel 1517 sulla via della separazione ma piuttosto sul cammino dell’unità tamente e in pienezza la sua cattolicità; viceversa, anche l’originaria istanza di Lutero, in fondo esigenza ecumenica, può trovare piena soddisfazione solo tramite un ecumenismo accogliente. Non abbiamo ancora nessuna soluzione comune, ma si apre una possibile prospettiva comune e una comune via verso il futuro. La via verso la piena unità è aperta, per quanto essa forse possa essere lunga e irta di ostacoli. Il contributo più importante di Martin Lutero per portare avanti l’ecumenismo non sta negli approcci ecclesiologici in lui rimasti ancora aperti, ma nel suo orientamento originario al vangelo della grazia e della Abbiamo bisogno di un ecumenismo spirituale nella comune lettura della Scrittura e nella preghiera comune. In secondo luogo, l’alberello deve crescere in altezza e innalzarsi nel cielo verso la luce. L’ecumenismo, noi non lo possiamo “produrre”, non lo possiamo organizzare o pretendere a forza. L’unità è un dono dello Spirito santo di Dio. Della sua potenza non possiamo avere scarsa stima, non possiamo gettare frettolosamente la spugna e perdere la speranza anzitempo. Lo Spirito di Dio, che ha iniziato l’opera dell’unità, la porterà anche a compimento, una unità non come la vogliamo noi, ma come la vuole Lui. Infine, il piccolo albero deve crescere in ampiezza, affinché gli uccelli del cielo possano fare il nido tra i suoi rami (cfr. Matteo, 13, 32), cioè affinché tutti i cristiani di buona volontà trovino posto sotto di esso e alla sua ombra. Conformemente all’immagine del poliedro, dobbiamo permettere l’unità in una grande molteplicità riconciliata, essere disponibili nei confronti di tutte le persone di buona volontà e dare già oggi testimonianza comune di Dio e della sua misericordia. L’unità è oggi più vicina di quanto lo fosse cinquecento anni fa. Essa è già iniziata. Nel 2017 non siamo più, come nel 1517, sulla via della separazione, ma su quella dell’unità. Se avremo coraggio e pazienza, alla fine non saremo delusi. Ci stropicceremo gli occhi e con riconoscenza ci stupiremo di ciò che lo Spirito di Dio, forse in modo totalmente diverso da come noi pensavamo, ci ha ottenuto. In questa prospettiva ecumenica il 2017 potrebbe essere per i cristiani evangelici e per quelli cattolici un’opportunità. La dovremmo saper sfruttare: farebbe bene a entrambe le chiese, a molte persone che nutrono delle attese al riguardo e anche al mondo che, soprattutto oggi, ha bisogno della nostra testimonianza comune. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 maggio 2016 L’esortazione «Amoris laetitia» di ANNE-MARIE PELLETIER l grande clamore dei media aveva ridotto le sfide del sinodo sulla famiglia ad alcune questioni disciplinari incentrate sullo statuto dei divorziati risposati e sull’accoglienza degli omosessuali. Questo clamore si è però attenuato subito dopo la pubblicazione dell’esortazione Amoris laetitia. Certo, il Papa non elude l’urgenza dei nodi appena ricordati, ma li affronta con calma e saggezza, prendendo il tempo necessario per interrogare a fondo la vita coniugale e familiare, con la sua complessità e le sue sfide, a livello planetario. C’è di che scoraggiare i media a caccia di slogan e scoop. Questo documento, invece, deve oggi mobilitare i lettori I cristiani. È necessario che essi valutino il testo, s’impegnino nella sua lettura e lo mettano in pratica nella vita delle loro comunità. Una prima osservazione: Amoris laetitia non è semplicemente un testo, ma si afferma come avvenimento della Chiesa, atto di parola che, per sua natura, costituisce un avvenimento, nel senso che vi si esprime con una forza nuova la Chiesa così come Dio la vuole e la fa esistere. pagina 5 Nel modo di Gesù Se, in effetti, questo testo magisteriale rientra nel genere tradizionale dei testi postsinodali, è stato formulato al termine di una storia un po’ più complessa del solito. Come ben si sa, questo sinodo si è sviluppato in due tappe. Si è dunque preso il suo tempo. È stato inoltre preceduto da una vasta consultazione dei battezzati di tutto il mondo. Ha saputo così onorare quella realtà teologica ed ecclesiologica che è il sensus fidei, di cui la Commissione teologica internazionale ha ricordato nel 2014 la dignità e la necessaria presa in considerazione nel lavoro teologico e nell’elaborazione di una pastorale. Oltretutto, questo sinodo costituisce un avvenimento per il posto che riconosce a una vera collegialità ecclesiale. Quest’ultima è indubbiamente stata all’origine della riflessione dei padri sinodali, ma fa ormai parte dell’esercizio dell’accompagnamento pastorale. Proprio in nome della loro ordinazione episcopale, i vescovi ricevono la responsabilità del discernimento, che deve permettere alle comunità cristiane di vivere, con rettitudine e serenità, i problemi che i loro membri affrontano. È così che questo sinodo fa esistere la Chiesa un po’ diversamente, nel senso che le permette di essere un poco di più ciò che è nella sua identità profonda, così come la presenta la costituzione conciliare Lumen gentium. Altra caratteristica rilevante: senza nulla togliere alla grande teologia sacramentale che collega il matrimo- nio al «grande mistero» presente in Efesini (5, 32), Amoris laetitia presta attenzione alle condizioni concrete della vita coniugale e familiare, che sono proprio la realtà nella quale il «grande mistero» è chiamato a incarnarsi. Il Papa rifiuta le comodità di una parola che si terrebbe a distanza dalla complessità concreta della vita. In tal modo non ignora la realtà dei matrimoni sacramentali che falliscono, fino a giustificare una separazione. Pur celebrando l’amore tra un uomo e una donna come luogo eminente della felicità e della benedizione, prende atto (cfr. n. 143) di quanto vi è di desiderio, ma anche di opacità, e tanto spesso anche di violenza, in una relazione coniugale, dove la sessualità, in particolare, si comprende a volte come “meraviglia”, “enigma”, e “deviazione”, secondo le parole del filosofo Paul Ricoeur. Di fatto, è questa la condizione umana che Dio visita, quella che si presenta nelle Scritture a partire dalla Genesi fino agli incontri di Gesù nei vangeli con uomini e donne più di una volta in situazione “irregolare”. È questa umanità ad attirare lo sguardo di Gesù, la sua compassione, poiché è a essa che la salvezza viene offerta, per la sua vita e la sua felicità. Ma è ancora questa umanità che Gesù sottrae all’annientamento di una legge che ricade bruscamente su vite difficili, talvolta addirittura caotiche. L’esegeta Paul Beauchamp amava ricordarlo: «La legge è preceduta da un “sei amato” e seguita da un “amerai”. “Sei amato”, fondazione della legge, e “amerai”, il suo superamento». E aggiungeva: «Chiunque astrae la legge da questo fondamento e da questo fine, amerà il contrario della vita, fondando la vita sulla legge invece di fondare la legge sulla vita ricevuta». Ecco esattamente cosa guida la parola di Papa Francesco, quando ricolloca la vita coniugale e familiare secondo le esigenze della loro verità divina e insieme sotto la luce della misericordia. Il suo appello al discernimento e all’integrazione trova lì la sua origine. Allo stesso modo va vista la sua insistenza sul tempo e le sue scadenze, sulla pazienza. Pazienza, che è innanzitutto quella di Dio e che è poi all’origine della vita umana, e ancora di più della vita spirituale, dunque della vita cristiana, quando quest’ultima è una relazione autentica con Dio e non un conformismo morale. Con queste premesse si comprende l’appello al discernimento contenuto in Amoris laetitia. Il tono del testo è personale, con formule se- gnate dalle espressioni tipiche di Papa Francesco («la Chiesa non è una dogana»), ma il proposito non è inedito. L’esigenza di uno «sguardo differenziato» è presente anche in Benedetto XVI ed è ampiamente legittimata dalle analisi di Tommaso d’Aquino, anch’egli citato (cfr. n. 304, «quanto più si scende alle cose particolari, tanto più si trova indeterminazione»). Si tratta dunque di prendere atto che le situazioni problematiche vanno ben al di là di ciò che appare esteriormente e che attira il giudizio. Gli atteggiamenti di Gesù nei vangeli sono guidati da questa verità. Lui vede quanti incrociano il suo cammino, al di là di quello che vedono gli altri. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca» pensa dentro di sé Simone, il fariseo testimone del gesto di riverenza e di tenerezza della donna che si getta ai piedi di Gesù (cfr. Luca, 7, 36-50). Ma, proprio perché è profeta, e più di un profeta, Gesù “vede” quella donna come nessuno l’aveva ancora vista. E fa di lei, per Simone, un riferimento esemplare. Entrare in un simile sguardo, preoccuparsi di vedere come Dio vede, è chiaramente molto più impegnativo che valutare la conformità o la non conformità a una norma. C’è da scommettere che il capitolo 8 dell’esortazione che invita i pastori all’esercizio del discernimento, metta spesso questi ultimi in imbarazzo. Ma se si prova imbarazzo è perché le nostre vite, quelle dei nostri amici, degli esseri umani in generale, sono una miscela di bene e di male, perché a volte implicano l’inestricabile che non può essere se non un appello di Dio e del suo potere di guarigione e di ricreazione. È altresì chiaro che adottare una simile pratica pastorale esige prossimità, dialogo personale e il rischio della decisione presa davanti a Dio, con la preoccupazione di far fruttificare i talenti della misericordia affidati dal padrone nella parabola di Matteo (25, 14-30). E stavolta è il senso stesso della delega dell’autorità ai vescovi e, attraverso di loro, a quanti li assistono, a trovare la sua giustificazione. Non si tratta quindi di una diluizione della verità morale o di una flessione del ministero di Pietro, ma di una pratica pastorale esigente, che integra l’appello alla santità e l’esperienza della debolezza. Il tutto nella fiducia che non esiste nessun fallimento, nessuna situazione persa, o addirittura semplicemente “irregolare” che non possa trovare in Dio il suo superamento e, nel giorno finale, la sua trasfigurazione. In una parola, si tratta di mettere in atto una pratica pastorale che ha il suo modello nel modo in cui Gesù nei vangeli incontra l’umanità, la guarisce, risolleva tutti quelli che cadono. Dichiarazione delle Chiese sui rifugiati La cosa migliore Preghiera dei vescovi italiani per Papa Francesco Con il gregge «Affettuosa vicinanza e piena e operosa collaborazione» a Papa Francesco: a rinnovarle è stato il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), nell’omelia della messa celebrata nella mattina di mercoledì 18 nella basilica vaticana — nell’ambito dei lavori della plenaria dell’episcopato italiano — e offerta per i suoi cinquant’anni di ordinazione sacerdotale. «Preghiamo — ha invitato Bagnasco — stretti al Santo Padre che, vicini alla tomba dell’apostolo Pietro, Campagna della Focsiv Agricoltura familiare come modello ROMA, 18. Si conclude oggi, mercoledì, la campagna nazionale «Abbiamo riso per una cosa seria» promossa dalla Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontario (Focsiv) -Volontari nel mondo a favore dell’agricoltura familiare in Italia e all’estero. Inviando un sms da 2 euro dal cellulare personale oppure con una telefonata da rete fissa domestica (da 2 a 5 euro) gli italiani hanno potuto dare il loro contributo a sostegno di questo grande progetto. La campagna della Focsiv ha ricevuto nei giorni scorsi un messaggio di incoraggiamento da parte di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, nel quale viene sottolineato come l’agricoltura familiare sia «un modello che restituisce alle comunità il diritto a produrre, prima di tutto, gli alimenti necessari al proprio sostentamento e, poi, può avviare un processo di sviluppo territoriale che conduce alla de- mocrazia alimentare e, più in generale, all’ecologia integrale». L’iniziativa, sostenuta dalla Coldiretti, ha anche l’obiettivo di unire gli agricoltori italiani, i contadini delle aree più povere del mondo e i consumatori consapevoli per il diritto al cibo e la dignità di chi lavora, contro l’abbandono della terra, il caporalato e la schiavitù di chi sottopaga i prodotti agricoli e il lavoro nei campi. Si tratta di una vera e propria filiera agroalimentare per sostenere le piccole comunità rurali, promuovere politiche favorevoli, divulgare la conoscenza del valore dell’agricoltura familiare come risposta alla crisi globale, ai cambiamenti climatici e alle emigrazioni. Sabato e domenica scorsi, in mille piazze e nelle parrocchie italiane, sono stati distribuiti pacchi di riso (100 per cento italiano) per una donazione minima di 5 euro. prega con noi e per noi. Noi preghiamo per lui, per la sua missione di pastore universale». Il porporato ha ricordato come, guardando agli anni trascorsi di sacerdozio, «abbiamo meglio compreso che è il Signore la sorgente della carità pastorale, non noi, la nostra buona volontà, le nostre doti: solo il suo amore per noi ci rende capaci e ci spinge ad amare i fratelli senza trattenerli a noi stessi; a diventare un frammento di pane per la fame degli uomini; a essere mano misericordiosa di Cristo che accoglie, ascolta, accompagna i poveri e i deboli nel corpo e nello spirito». Insieme, ha proseguito, «è bello ritornare all’inizio sacramentale della nostra ordinazione». E «sorge spontanea la domanda: abbiamo risposto a tanta grazia? I bilanci li fa il Signore, a noi l’affidarci alla misericordia con il dovere della lode, della confusione inesausta di fronte al dono, all’eccedenza del compito. A noi il desiderio crescente di mai sminuire la grazia ricevuta, né con i nostri limiti né con i nostri peccati, né con la tiepidezza o l’abitudine degli anni. La semplicità del nostro operare — all’altare, in casa, sulla strada — sia sempre frutto della nostra preghiera, dell’adorare la grandezza di Dio nella nostra debolezza, grati che Dio ci ami nella povertà». In tale prospettiva, «il nostro stare con Cristo è la condizione per poter stare con il popolo: in fondo al gregge per incoraggiare e sostenere i più deboli, in mezzo per ascoltare e capire le loro vite, davanti per dare l’esempio e la guida». BERLINO, 18. Accoglienza, sistemazione dei rifugiati, integrazione delle persone con diverse culture, lingue e religioni: sono i principali temi affrontati nella «Dichiarazione comune delle Chiese sulla settimana interculturale 2016» che si svolgerà in Germania dal 25 settembre al 1° ottobre con il motto «Molteplicità, la cosa migliore contro il pensiero unico». Il documento, pubblicato nei giorni scorsi, è a firma del presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Reinhard Marx, del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, vescovo Heinrich Bedford-Strohm, e del presidente della Conferenza dei vescovi ortodossi, metropolita Augoustinos. Vi si sottolinea, fra l’altro, che «bisogna affrontare la sfida posta dalla situazione dei profughi, senza sottrarsi a essa», e che è importante per le Chiese «essere in grado di cogliere preoccupazioni e paure», consci che «non esistono soluzioni facili e veloci». La dichiarazione ricorda che la Germania riconosce «il diritto d’asilo come è stabilito dalla legge fondamentale e dagli obblighi della convenzione di Ginevra»; ciò la rende una nazione «dove l’accesso a chi cerca rifugio è gestito con procedure giuste e imparziali per assicurare a chi ha bisogno la protezione indipendentemente dal Paese d’origine». Le Chiese tuttavia «esprimono preoccupazione per il crescente successo che stanno avendo i populisti in Germania e in Europa» e rifiutano con fermezza la radicalizzazione e «l’abbrutimento del linguaggio e del pensiero, che ha aperto la strada alla violenza contro gli stranieri nella nostra società». In questa situazione, le Chiese «richiedono solidarietà con il popolo sofferente, con coloro che sono giunti da noi a causa della violenza e della disperazione». Per i presidenti la risposta al populismo e alle violenze è l’incontro, l’apertura, lo spirito della carità, come stanno facendo migliaia di tedeschi offrendo un aiuto concreto. La Settimana interculturale, giunta alla sua quarantunesima edizione, analizzerà i temi all’ordine del giorno attraverso cinquemila eventi in cinquecento diverse località della Germania. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 19 maggio 2016 Celebrati i funerali del cardinale Coppa L’ultima beatitudine Papa Francesco ha presieduto nel pomeriggio di mercoledì 18 maggio, all’altare della Cattedra della basilica vaticana, il rito dell’ultima commendatio e della valedictio al termine delle esequie del cardinale Giovanni Coppa, già delegato per le rappresentanze pontificie e poi nunzio apostolico a Praga, morto a Roma lunedì 16. La messa funebre è stata celebrata dal cardinale decano, il quale ha tenuto l’omelia che pubblichiamo di seguito. di ANGELO SODANO In un’ora serena del vespro di lunedì scorso rendeva la sua bell’anima a Dio il nostro caro cardinale Giovanni Coppa. Egli chiudeva così i suoi occhi a questo mondo e li apriva alla luce dell’eternità. Noi oggi ci siamo raccolti in preghiera in questa storica basilica, per prendere congedo da lui e affidarlo nelle mani misericordiose del Padre che sta nei cieli. Il nostro caro cardinale ci ha lasciato proprio nel cuore del grande giubileo e una preghiera unanime salga, quindi, dal nostro cuore a Colui che è «dives in misericordia» (Efesini, 2, 4), ricco di misericordia. D’altra parte, oggi noi vogliamo pure ringraziare il Padre che sta nei cieli per il dono che egli ha fatto alla sua santa Chiesa, dandole con il cardinale Coppa un servitore illuminato e saggio, prima come sacerdote ad Alba, poi come prelato e vescovo nella Curia romana e infine come cardinale di santa romana Chiesa. In realtà, il nostro compianto confratello era molto fiero del suo lungo servizio ai successivi Pontefici, dal Papa Pio XII al Papa Francesco. Egli, infatti, era venuto a Roma dalla sua cara terra piemontese nel lontano 1952, allorquando fu chiamato a prestare servizio nell’allora Cancelleria apostolica. Furono 67 anni di un servizio generoso, sovente nascosto, che fu di esempio per tutti noi. Alcuni dei presenti ricordano poi bene anche il suo impegno apostolico, in varie attività di ministero pastorale, specialmente fra i giovani dell’associazione dei Santi Pietro e Paolo. Personalmente ho poi molto ammirato l’impegno con cui, nel 1990, già all’età di 65 anni, accettò con entusiasmo giovanile l’incarico di nunzio apostolico nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Là lavorò poi con grande dedizione e in quelle nazioni il suo nome è ricordato in benedizione. Alla nostra celebrazione eucaristica ha voluto unirsi il Santo Padre, che fra breve sarà fra noi, per dare l’ultimo saluto al nostro compianto cardinale. Nel telegramma inviatomi fin da ieri, il Papa Francesco ha definito il nostro confratello come «un uomo di Chiesa che visse con fedeltà il suo lungo e fecondo sacerdozio ed episcopato, a servizio del Vangelo e della Santa Sede». In questa celebrazione eucaristica ci accompagnerà poi, come sempre, la parola di Dio, che or ora è stata proclamata. Nella prima lettura l’apostolo san Giovanni ci ha ricordato che c’è per tutti noi un’ultima beatitudine, quella che riassume tutte le altre, è la beatitudine di coloro che muoiono nel Signore. «Sì — dice lo Spirito — essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguiranno» (Apocalisse, 14, 13). Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ripete a noi quanto scriveva ai fedeli di Corinto: «Fratelli, noi siamo convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà poi accanto a Lui» (Corinzi, 4, 14). Nel Vangelo infine abbiamo ascoltato la voce di Gesù che proclama solennemente «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Giovanni, 11, 17-27). Questa luce della parola di Dio ci conforti in quest’ora di dolore. La morte, infatti, non è un muro invalicabile. Piuttosto è una porta che ci spalanca la vista sull’eternità, un’eternità beata, con Dio, con la Vergine Maria, con gli angeli e i santi. E così sia! Gruppi di fedeli all’udienza generale All’udienza generale di mercoledì 18 maggio, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Redentoristi; Guanelliani; Passionisti; Suore di San Paolo di Chartres; Membri del Movimento di spiritualità «Vivere In»; Suore Missionarie della Consolata. Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di Prato, con il Vescovo Franco Agostinelli; Pellegrinaggio della Diocesi di Tempio-Ampurias, con il Vescovo Sebastiano Sanguinetti. Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Sant’Antonio abate, in Sedegliano; San Giorgio, in San Giorgio di Nogaro; San Giorgio, in Marcon; Santi Felice e Fortunato, in Noale; San Giuseppe operaio, in Monselice; Sant’Apollinare, in Rovigo; San Filippo Neri, in Gussago; Santi Faustino e Giovita, in Darfo; Sant’Ambrogio, in Gorzone; Santa Maria Assunta, in Montecchio; San Fiorenzo, in Fiorenzuola d’Arda; San Colombano, in Reggio Emilia; San Giovanni Evangelista, in Rovegno; San Matteo, in Giusvalla; Sant’Andrea, in Mioglia; San Lorenzo, in Pontinvrea; Santissima Trinità, in Sassello; San Pietro, in Urbe; Santa Famiglia, in Fano; San Nicolò, in Caprigliola; Sacro Cuore di Gesù, in Porto Sant’Elpidio; Santa Lucia, in Cepagatti; Madonna della Cona, in Teramo; Santissimo Nome di Maria, in Querce al Pino di Chiusi; Santa Maria regina, in Matassino; Santa Maria Assunta, in Arcinazzo Romano; Santa Maria Assunta, in Piedimonte San Germano; San Giuseppe Lavoratore, in Formia; Santi Pietro e Paolo, in Pescasseroli; San Michele, in Curti; Maria Santissima Annunziata, in Acerra; San Rocco, in Stornara; Santissima Trinità, in Andria; Sant’O ttavio, Santissima Annunziata, in Modugno; San Nicola, in Toritto; Immacolata Concezione, San Biagio, Santa Maria dei fiori, in Diamante-Cirella; San Paolo, in Praia a Mare; San Francesco di Paola, in Paola; San Sebastiano, in Avola; Sant’Antonio, in Capistrello; Santo Stefano, in Milazzo; Nostra Signora de La Salette, in Roma e in Salmata; Santissima Annunziata, San Michele, in Procida. Unità pastorale Giovanni XXIII, di Barona-Milano. Gruppi di fedeli dalle Parrocchie di San Martino Buon Albergo; Castel del Piano; Pila; Niardo; Casale sul Sile. Lega nazionale professionisti B; Università terza età, di Crema; gruppo Cisl, di Pavia; Pensionati Aim, di Vicenza; gruppo Anai, di Trieste; gruppo Caritas, di Orzinuovi; Partecipanti e studenti della regione Lazio che hanno aderito all’iniziativa «Raccontiamo il Giubileo»; Associazione diabetici, di Torino; Associazione terza età, di Lecce; Associazione Amasi, di Bari; Associazione Penelope, di Borgaro Torinese; Associazione Spes, di Marsicovetere; Associazione Arma Aeronautica, di Galatina; Associazione nazionale Autieri d’Italia; Associazione spirito libero, di Eboli; Associazione Famiglia Filippo Cea, di Toritto; Associazione Maria Santissima della Bruna, di Matera, con l’Arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo; Associazione Acem Triveneto; Associazione Facit, di Catanzaro; Associazione Club 51, di Aradeo; Fondazione Don Orione; Federazione nazionale pensionati, di Pavia; Cooperativa Exodus, di Mollo di Sonico; Cooperativa Realtà, di Marghera; Cooperativa Futura, di San Vito al Tagliamento; gruppo Poste, di Mantova, e di Catania; Centri diurni di Lucera; Foggia; Isernia; Cerignola; Gambatesa; Centro La primula, di Poggiomarino; Opera Benedetto XV, di Genova; Ospedale Cto, di Torino; Ospedale Giovanni Paolo II, di Sciacca; gruppo Famiglie della Misericordia, di Bacoli; gruppo dell’Unitalsi; gruppo Circolo di Catanzaro; Comunità mariana Oasi della pace, di Passo Corese; gruppo Ucid, di Crotone; gruppo Cral Ansaldo, di Tito Scalo; Lions club, di Ascoli Piceno; Comitato Madonna delle Grazie, di Paola; Comitato Croce rossa, di Napoli; Comitato della Stazione, di Mosciano Sant’Angelo; Comitato Piccola Maat, di Monticiano di Siena; gruppo del Co- mune di Agrigento; gruppo del Comune di Cascia; Banda musicale «Verdi», di Tolfa. Gruppi di Studenti: Liceo Farnesina, di Roma; Istituto Agazzi, di Arezzo; Istituto Pisani, di Paola; Istituto Leopardi, di Torre del Greco; Istituto Maria Ausiliatrice, di Salerno; Istituto Alessandro Magno, di Roma; Scuola La carovana, di Modena; Scuola Santa Caterina, di Elmas; Scuola Modugno, di Barletta; Scuola San Giovanni Paolo II di Melegnano. Gruppi di fedeli da Treviso, Verona, Belluno, Vicenza, Rovereto, Melpignano, Monfalcone, Rovegno, Castel San Pietro Romano, Capranica Prenestina, Albaredo d’Adige, San Giuseppe Jato, Montemiletto. Dalla Svizzera: Associazione Campana Francesco De Santis, de Neuerensdorf. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Lituania; Ucraina; Slovacchia; Repubblica Ceca; Croazia. I polacchi: Pielgrzymi z parafii: św. Zygmunta z Królewa, Najświętszego Serca Pana Jezusa z Bolesławca, św. Stanisława Biskupa i Męczennika z Dąbrowy, Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny z Lwówka Śląskiego, św. Rity z Lusówka; księża z archidiecezji lubelskiej; pielgrzymka z parafii ojców karmelitów z Krakowa i Chyżnego; studenci Uniwersytetu Papieskiego Jana Pawła ii z Krakowa; uczniowie i nauczyciele z Publicznego Gimnazjum Nr 7 im. gen. Władysława Andersa z Opola; pielgrzymka klas szóstych Szkoły Podstawowej Sióstr Urszulanek Unii Rzymskiej z Lublina; grupa członków Klubu Seniora «Korona» z Poznania; kolejarze pkp Intercity Warszawa; nszz «Solidarność» Gdańskiej Stoczni Remontowej im. Józefa Piłsudskiego; grupy turystyczne z Częstochowy, Warszawy i Poznania; pielgrzymi indywidualni. De France: Délégation du Sanctuaire de Notre-Dame de La Salette; Fraternité Ste Rita, de Le Mesnil Aubry; groupe Etoile Notre-Dame, du Lavandou; groupe Amis de Grandchamp, de Paris; Grand Séminaire Sainte-Marie-Majeure, de Strasbourg. Du Grand-Duché de Luxembourg: Paroisse de Clarvaux. De Belgique: groupe La Roche en Ardenne, Diocèse de Namur. De España: Parroquia de Santa Teresa, de Córdoba; Coral Interparroquial, de Baig TerMontgri; grupo de la Universidad de Mayores, de Madrid; Colegios Mercedarios de la Provincia de Castilla; Asociación Alcer Bizkaia, de Bilbao; Universidad de adultos, de Madrid. De Guatemala: grupo de peregrinos. De Venezuela: Grupo musical catolico «The Messengers». De Argentina: grupos de peregrinos. De Portugal: Congregação das Irmãs Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição; Paróquia da Matriz da Póvoa, de Varzim. Do Brasil: Paróquia Nossa Senhora das Mercês, de Porto Nacional. From various countries: A group of Redemptorist missionaries; members of the “Jesus Youth International Association”. From England: Pilgrims from the following parishes: Sacred Heart, Carlisle, Cumbria; Church of the Annunciation Anglican Parish, Chislehurst, Kent; St Peter, Middleton, Manchester; St Anne, Banstead, Surrey; Members of the Brentwood Religious Education Service, Diocese of Brentwood, Essex. From Ireland: Students and staff from Lough Allen College, Carrick on Shannon, County; Leitrim. From Germany: Pilgrims from the Croatian Catholic Community, Ulm. From Malta: Students and staff from St Clare’s College, Pembroke. From Russia: Priest pilgrims from the Russian Orthodox Church. From Slovakia: Pilgrims from Vráble parish. From Ghana: Group of pilgrims. From Hong Kong: Pilgrims from Holy Cross Church. Seelsorgeeinheit Neuler; St. Michael, Peiting; St. Nikolaus, Pleiskirchen; St. Martin, Pfeffenhausen; Pfarrverband Pleiskirchen; St. Michael, Poppenricht; Maria Unbefleckte Empfängnis, Thalberg; Seliger Liborius Wagner, Stadtlauringen; St. Josef, Starzach; St. Josef, Vossenack; St. Peter und St. Paul, Weyarn; St. Michael, Windorf; St. Peter und Paul, Witten; Pilgergruppen aus dem Erzbistum Bamberg; Erzbistum München-Freising; Bistum Münster; Bistum Rottenburg-Stuttgart; Pilgergruppen aus Aschersleben; Bad Kissingen; Frechen; Fridolfing; Kleinostheim; Offingen; Rauenberg; Stetten; Wechingen; Diözesanwallfahrt aus dem Bistum Augsburg in Begleitung von Bischof Konrad Zdarsa; Schönstatt Familienbund St. Michael, Altenstadt; Kirchenchor aus St. Bonifatius, Crailsheim; Kantatenchor Maria Hilf, Freiburg; Kroatische Katholische Gemeinde, Göppingen und Geislingen; Pfarrverband und Kolpingsfamilie St. Vitus und Deocar, Herrieden; Kolpingsfamilie Seliger Adolph Kolping, Höchstädt an der Donau; Mitarbeiter der Pfarrgemeinde St. Josef, Hürtgenwald Nossenack; Kirchenchor Erlenbach und Heilbronn; Salvatorianerinnen, Kerpen; Katholische Erwach- From India: Group “Jesus Youth International”; Our Lady of Lourdes parish, Mumbai. From Indonesia: Pilgrims from the Parish of Banyumanik, Semarang, Central Java. From Japan: Oblates of Mary Immaculate pilgrim group, Koga City, Fukuoka. From Canada: Pilgrims from St Bernadette’s Parish, Toronto, Ontario. From the United States of America: Pilgrims from the Diocese of Rockville Center, New York; Pilgrims from St Joseph’s Parish, Pittsfield, Massachusetts; Family members and staff of Vietnamese Media “Journey of Faith”, Little Saigon, California; The Shining Light Outreach Services pilgrim group, West Chicago, Illinois Members of the Franciscan Alliance, Mishawaka, Indiana; Pilgrims from Our Lady of Victory Homes of Charity, Lackawanna, New York; Students and faculty from: Loyola Marymount University, Los Angeles, California; University of Kentucky, Lexington; Winona State University, Minnesota; St John’s University, Queens, New York; University of Dayton, Ohio; Shippensburg University, Pennsylvania; Utah State University, Logan; Marymount University, Arlington, Virginia; Pupils and staff from Holy Spirit Preparatory School, Atlanta, Georgia; The National Shrine of the Divine Mercy, Stockbridge, MA. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Mariä Geburt, Aresing; St. Johannes, Bärenthal; St. Silvester, Emmingen-Liptingen; St. Martinus, Fridingen; St. Sebastian und St. Michael, Furth; Heiligstes Herz Jesu, Grafenau; Mariä Himmelfahrt, Gungolding; Pfarreiengemeinschaft St. Hedwig, Kitzingen; Pfarreiengemeinschaft Christus Immanuel, Krombach; St. Magdalena, Langdorf; St. Nikolaus, Lenting; Seelsorgeeinheit Letzenberg; Pfarreiengemeinschaft Mittlerer Kahlgrund; St. Cäcilia, Mosbach; Heilige Engel, München; St. Dionysius, Munderkingen; St. Maria, Neresheim; senenbildung Marktredwitz; Freunde der Comboni Missionare, St. Paulus, Neumarkt i. d. Opf.; Professoren und Studenten der Theologischen Fakultät Paderborn; Bundespolizei Bayern; Studienreisegruppe Karlsruhe; Leserreise der Hildesheimer Allgemeinen Zeitung, Ulm; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Johann-Vanotti-Gymnasium, Ehingen; Erzbischöfliches St.-Angela-Gymnasium, Wipperfürth; Ministranten aus folgenden Pfarreien: Bistum Eichstätt; Pfarreienverbund St. Leonhard, Breitengüßbach; St. Ottmar, Grünenbach; Seelsorgeeinheit Reichenau; Firmlinge aus folgenden Pfarreien: Pfarreiengemeinschaft St. Martin, Konzell und St. Nikolaus, Rattenberg; St. Hedwig und St. Ulrich, Stuttgart; Chorknaben der Kantorei St. Magdalena, Herzogenaurach; Jugendgruppe aus dem Dekanat Kraichgau; Junge Bläserphilharmonie, Ulm. Aus der Republik Österreich: Pilger aus folgenden Pfarren: St. Anna, Blindenmarkt und St. Georg, St. Georgen am Ybbsfelde; St. Martin, D ornbirn. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Pilger aus der Pfarrei St. Laurentius, Winterthur. Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Francia e in Brasile. Sylvain Bataille vescovo di Saint-Etienne (Francia) Nato il 22 luglio 1964 a Soissons, terminati gli studi secondari nel collegio dei gesuiti di Reims, è entrato nel seminario di Paray-leMonial per il ciclo filosofico (1982-1985) e ha continuato la formazione a Roma, nel Pontificio seminario francese, ottenendo il baccalaureato in teologia alla Pontificia università Gregoriana (19851988). Successivamente si è iscritto all’Institut Catholique de Paris, con specializzazione in liturgia, concludendo gli studi con la licenza in teologia sacramentale (1990). Ordinato sacerdote l’11 marzo 1989 per la diocesi di Beauvais, dal 1990 è membro della Société Saint-Jean-Marie-Vianney, società sacerdotale di diritto pontificio. È stato fino al 1995, vicario della parrocchia della cattedrale di Beauvais, cappellano per l’insegnamento pubblico e membro del servizio diocesano per le vocazioni; dal 1995 al 2000, parroco di Notre-Dame de Picardie Verte a Grandvilliers; dal 1999 al 2000, membro dei consigli episcopale e presbiterale; dal 2000 al 2003, formatore del seminario di Ars e, dal 2003 al 2009, rettore del medesimo; dal 2009 al 2014, rettore del Pontificio seminario francese in Roma; dal 2014 al 2015, parroco di Chaumont-en-Vexin, di VexinNord e di Vexin-Sud. Dal 2015, era vicario generale di Beauvais. Il 27 gennaio 2016 è stato eletto moderatore generale della Société Saint-Jean-Marie-Vianney, incarico che avrebbe dovuto assumere il prossimo 4 agosto. Gilberto Pastana de Oliveira, coadiutore di Crato (Brasile) Nato il 29 luglio 1956, a Boim, diocesi di Santarém, nello Stato di Pará, ha compiuto gli studi di filosofia e di teologia presso l’Istituto di pastorale regionale (Ipar), a Belém (1978-1983). Ha ottenuto poi la licenza in teologia spirituale alla Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma (1990-1992). Ordinato sacerdote il 27 luglio 1985 per la diocesi di Santarém, è stato vicario parrocchiale di Santo Antônio de Pádua, a Mojuí dos Capos, e di Nossa Senhora da Conceição, a Belém; rettore del seminario minore São Pio X; coordinatore diocesano di pastorale; parroco di Nossa Senhora Aparecida e di Nossa Senhora de Fátima, a Santarém; vice-rettore del seminario maggiore interdiocesano São Gaspar, a Belém; e, in seno alla Conferenza episcopale brasiliana, assessore del regionale Norte 2 per i consigli e le assemblee pastorali e per la formazione dei laici; direttore locale dell’emittente televisiva cattolica «Rede Vida»; vicario generale della diocesi. Il 3 agosto 2005 è stato nominato vescovo di Imperatriz e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 13 novembre. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 19 maggio 2016 pagina 7 Francesco parla della parabola di Lazzaro e denuncia la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi Il grido silenzioso dei poveri di ogni tempo Nella parabola di Lazzaro il Papa vede rappresentati «il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi». Al brano evangelico narrato da Luca il Pontefice ha dedicato la catechesi all’udienza generale di mercoledì 18 maggio, in piazza San Pietro, proseguendo il ciclo di riflessioni sul tema della misericordia alla luce del Nuovo testamento. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Desidero soffermarmi con voi oggi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. La vita di queste due persone sembra scorrere su binari paralleli: le loro condizioni di vita sono opposte e del tutto non comunicanti. Il portone di casa del ricco è sempre chiuso al povero, che giace lì fuori, cercando di mangiare qualche avanzo della mensa del ricco. Questi indossa vesti di lusso, mentre Lazzaro è coperto di piaghe; il ricco ogni giorno banchetta lautamente, mentre Lazzaro muore di fame. Solo i cani si prendono cura di lui, e vengono a leccare le sue piaghe. Questa scena ricorda il duro rimprovero del Figlio dell’uomo nel giudizio finale: «Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero [...] nudo e non mi avete vestito» (Mt 25, 42-43). Lazzaro rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi. Gesù dice che un giorno quell’uomo ricco morì: i poveri e i ricchi muoiono, hanno lo stesso destino, come tutti noi, non ci sono eccezioni a questo. E allora quell’uomo si rivolse ad Abramo supplicandolo con l’appellativo di “padre” (vv. 24.27). Rivendica perciò di essere suo figlio, appartenente al popolo di Dio. Eppure in vita non ha mostrato alcuna considerazione verso Dio, anzi ha fatto di sé stesso il centro di tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e di spreco. Escludendo Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né il Signore, né la sua legge. Ignorare il povero è disprezzare Dio! Questo dobbiamo impararlo bene: ignorare il povero è di- sprezzare Dio. C’è un particolare nella parabola che va notato: il ricco non ha un nome, ma soltanto l’aggettivo: “il ricco”; mentre quello del povero è ripetuto cinque volte, e “Lazzaro” significa “Dio aiuta”. Lazzaro, che giace davanti alla porta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale richiamo. Sarà condannato pertanto non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo. Nella seconda parte della parabola, ritroviamo Lazzaro e il ricco dopo la loro morte (vv. 22-31). Nell’al di là la situazione si è rovesciata: il povero Lazzaro è portato dagli angeli in cielo presso Abramo, il ricco invece precipita tra i tormenti. Allora il ricco «alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui». Egli sembra vedere Lazzaro per la prima volta, ma le sue parole lo tradiscono: «Padre Abramo — dice — abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di non vederlo. — Quante volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono — Prima gli negava pure gli avanzi della sua tavola, e ora vorrebbe che gli portasse da bere! Crede ancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale. Dichiarando impossibile esaudire la sua richiesta, Abramo in persona offre la chiave di tutto il racconto: egli spiega che beni e mali sono stati distribuiti in modo da compensare l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in «un grande abisso». Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta, aiutare Lazzaro, ma ora che entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile. Dio non è mai chiamato direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in guardia: la misericordia di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nel nostro cuore chiuso, non può entrare. Se io non spalanco la porta del mio cuore Eugène Burnand, «Lazzaro e l’uomo ricco» (particolare) al povero, quella porta rimane chiusa. Anche per Dio. E questo è terribile. A questo punto, il ricco pensa ai suoi fratelli, che rischiano di fare la stessa fine, e chiede che Lazzaro possa tornare nel mondo ad ammonirli. Ma Abramo replica: «Hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro». Per convertirci, non dobbiamo aspettare eventi prodigiosi, ma aprire il cuore alla Parola di Dio, che ci chiama ad amare Dio e il prossimo. La Parola di Dio può far rivivere un cuore inaridito e guarirlo dalla sua cecità. Il ricco conosceva la Parola di Dio, ma non l’ha lasciata entrare nel cuore, non l’ha ascoltata, perciò è stato incapace di aprire gli occhi e di avere compassione del povero. Nessun messag- gero e nessun messaggio potranno sostituire i poveri che incontriamo nel cammino, perché in essi ci viene incontro Gesù stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40), dice Gesù. Così nel rovesciamento delle sorti che la parabola descrive è nascosto il mistero della nostra salvezza, in cui Cristo unisce la povertà alla misericordia. Cari fratelli e sorelle, ascoltando questo Vangelo, tutti noi, insieme ai poveri della terra, possiamo cantare con Maria: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1, 5253). Il saluto ai bambini orfani e profughi del Paese Per una pace duratura in Ucraina Nuovo appello del Papa per l’Ucraina. Durante i saluti ai gruppi di fedeli presenti, nel rivolgere il pensiero ai bambini «orfani e profughi a causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del Paese», Francesco ha auspicato «una pace duratura, che possa sollevare la popolazione tanto provata e offra un futuro sereno alle nuove generazioni». Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare il Seminario di Strasburgo, la delegazione del Santuario di Notre-Dame de La Salette, come pure quella del Gran San Bernardo in Svizzera. Che lo «Da delinquente a pellegrina, da un quadrato di mondo visto da dietro le sbarre alle sconfinate prospettive di un cammino fisico interiore capace di convertire». Ecco la storia che Deborah, una giovane detenuta belga, ha raccontato al Papa: il suo modo di scontare la pena e trovare la strada per reintegrarsi nella società sono stati quei 1700 chilometri a piedi dal Belgio a piazza San Pietro, per incontrare Francesco. La donna era accompagnata da Stéphanie Nosek, con tanto di supervisione del giudice. «Il metodo è ispirato al concetto cristiano, radicato nella tradizione medievale, di far vivere al detenuto un processo di conversione attraverso il pellegrinaggio, verso Santiago de Compostela o Roma. Ma è anche una forma molto moderna di misericordia»: così spiegano l’iniziativa i responsabili dell’associazione Oikoten che dal 1982 attua questo speciale programma di rieducazione coinvolgendo circa quindici giovani detenuti ogni anno. «È una vera sfida per provare qualcosa al mondo e a se stessi: rappresenta una possibilità di riflettere su passato e gettare le basi per il domani». In piazza San Pietro il Pontefice ha incontrato una delegazione di «diplomazia popolare», composta da esponenti politici e religiosi della Una cella lunga 1700 chilometri cultura egiziana. «La nostra visita — spiegano — vuole essere un omaggio a Francesco, una figura per cui tutti noi proviamo un grande rispetto, e ha anche lo scopo di rafforzare i legami con l’Italia». Particolarmente significativo poi l’incontro di Francesco con dieci sacerdoti ortodossi del patriarcato di Mosca, rappresentati di istituti teologici in Russia, Ucraina e Bielorussia, a Roma per una settimana — ospiti per la prima volta del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani — «per approfondire la conoscenza diretta della Santa Sede e visitare i luoghi santi». Dopo lo storico incontro tra il Papa e il patriarca Cirillo all’Avana — spiega il domenicano Hyacinthe Destivelle, officiale del dicastero — con la Chiesa ortodossa sono stati avviati diversi progetti culturali ecumenici. Tra questi c’è appunto «l’organizzazione di brevi ma intense visite di studio per sacerdoti invitati a conoscere la diverse realtà ecclesiali e spirituali». Di recente sono stati dieci giovani sacerdoti cattolici a recarsi a Mosca. Ottanta bambini ucraini, tutti orfani e profughi provenienti dall’est del Paese, hanno incontrato il Papa e gli hanno simbolicamente regalato una mappa della Città del Vaticano perché, spiegano, «è un posto dove si vuole la pace». I ragazzi hanno già visitato diciotto Paesi europei, incontrando i leader politici, nell’ambito del progetto «Bambini per la pace nel mondo». Nel giorno in cui Giovanni Paolo II avrebbe compiuto novantasei anni, Francesco ha benedetto il ritratto presentatogli da don Igor Laschuk, parroco della comunità intitolata a Papa Wojtyła a Minsk, venuto all’udienza con un coro ortodosso: «Non abbiamo ancora la chiesa, celebriamo la messa su un prato oppure Spirito Santo, che ci è stato donato a Pentecoste, guarisca i nostri cuori inariditi e li apra a tutte le persone bisognose, che incontriamo sul nostro cammino. Che Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Malta, Russia, Slovacchia, India, Hong Kong, Indonesia, Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e prendiamo in affitto un locale». Un tradizionale carretto siciliano, ricoperto di pasta di zucchero, limone, marzapane e mandorle (115 chili in tutto), costruito «per esprimere la centralità dell’isola nei processi di accoglienza e contro la globalizzazione dell’indifferenza»: così si sono presentati al Papa otto giovanissimi pasticceri di Agrigento e un falegname di origine marocchina. «Vogliamo dire che, nonostante le tante difficoltà, la nostra gente non dimenticherà mai il senso dell’accoglienza e dell’ospitalità» raccontano. E così hanno raffigurato «il carretto, simbolo della Sicilia, insieme a una “carretta del mare”: abbiamo fedelmente riprodotto una barca approdata ad Agrigento due mesi fa, con a bordo settantasette migranti». Sempre di accoglienza hanno parlato i rappresentanti della lega nazionale di calcio professionisti B, promotori del progetto «The bridge. Un ponte per Lampedusa», presentato al termine dell’udienza nella casina Pio IV: «Nel 2017 sarà costruito un campo di calcio a Lampedusa aperto anche agli immigrati del centro di accoglienza» spiegano il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e il presidente della lega B, Andrea Abodi. In piazza San Pietro c’era anche Magnum, un bellissimo esemplare di cane sanbernardo. A portarlo i rappresentanti della fondazione svizzera Barry, che nel 2005 ha rilevato quella razza di cani fino ad allora gestita da canonici del Gran San Bernardo. «Sono animali utilissimi in ambito terapeutico con i bambini disabili» spiegano. A centocinquant’anni dall’affidamento della Madonna del perpetuo soccorso ai redentoristi, Francesco ha benedetto dodici icone dipinte per l’occasione. Dal 27 giugno «le immagini saranno portate in pellegrinaggio in tutte le comunità e le stazioni missionarie redentoriste, in un giro del mondo che durerà due anni» spiega il superiore generale padre Michael Brehl. Il Papa ha anche incoronato la statua di Notre Dame de la Salette portata del rettore del santuario Manuel dos Reis Bonfim per ricordare i centosettant’anni dall’apparizione. di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù! Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai partecipanti al pellegrinaggio giubilare della Diocesi di Augsburg, ai chierichetti della Diocesi di Eichstätt, nonché agli studenti e ai professori della Facoltà Teologica di Paderborn. Vi auguro un buon soggiorno a Roma, che rafforzi la vostra fede. Con affetto vi benedico tutti. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Los invito a no perder la oportunidad, que se presenta constantemente, de abrir la puerta del corazón al pobre y necesitado, y a reconocer en ellos el rostro misericordioso de Dios. Muchas gracias. Cari pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Con affetto saluto tutti, in particolare le Suore «Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição» e i gruppi parrocchiali di Porto Nacional e di Póvoa de Varzim, augurandovi che il pellegrinaggio alla tomba dei Santi Apostoli Pietro e Paolo rafforzi, nei vostri cuori, il sentire e il vivere nella Chiesa, sotto il tenero sguardo della Vergine Madre. Impariamo da Lei a leggere i segni di Dio nella storia, per essere costruttori di un’umanità nuova. Dio benedica voi e i vostri familiari. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto. La Misericordia di Dio, che ci viene donata gratuitamente, è vincolata dalla nostra misericordia verso il prossimo, il bisognoso e il povero. Dio non ci chiede solo di conoscere i suoi libri e i suoi comandamenti ma di metterli in pratica e di osservarli con ogni Lazzaro che il Signore mette alla porta della nostra casa come invocazione al pentimento e come appello alla misericordia, affinché trattiamo gli altri come desideriamo che loro ci trattino. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno! Saluto con speciale affetto i bambini ucraini, orfani e profughi a causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del Paese. Per intercessione di Maria Santissima rinnovo la mia preghiera affinché si giunga ad una pace duratura, che possa sollevare la popolazione tanto provata e offra un futuro sereno alle nuove generazioni. Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente i gruppi parrocchiali come pure gli studenti e gli insegnanti della Scuola Cattolica elementare di San Francesco d’Assisi di Vranov. Fratelli e sorelle, cari ragazzi, in questo mese mariano vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret per imparare da Lei ad ascoltare la parola del Signore, a fare la sua volontà e ad amare il prossimo. Con affetto benedico voi ed i vostri cari. Oggi, giorno della nascita di San Giovanni Paolo II, saluto cordialmente tutti i Polacchi qui presenti. Mi unisco spiritualmente al Presidente della Repubblica di Polonia, con i combattenti e i partecipanti alla Santa Messa nel cimitero polacco di Montecassino a ricordo dei caduti, nonché a coloro che sono radunati a Toruń per la consacrazione del Santuario della “Beata Vergine Maria Stella della Nuova Evangelizzazione e di San Giovanni Paolo II”. Che questi importanti eventi siano per voi un invito a pregare per la pace, per la Chiesa in Polonia e per la prosperità della vostra Patria. Sia lodato Gesù Cristo. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere con particolare affetto i fedeli delle Diocesi di Prato e Tempio-Ampurias, accompagnate dai loro Pastori Mons. Agostinelli e Mons. Sanguinetti, come pure l’Associazione Maria Santissima della Bruna con l’Arcivescovo di Matera-Irsina Mons. Caiazzo: auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare susciti in voi il desiderio di diventare sempre più testimoni di misericordia per rendere le vostre comunità più ricche di fede e di spirito missionario. Saluto i sacerdoti della Chiesa ortodossa russa ospiti del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani; i Padri Redentoristi; i ragazzi del reparto oncologico dell’O spedale Bambin Gesù e i devoti di San Francesco di Paola, Fondatore dell’Ordine dei Minimi e Patrono della Calabria, di cui quest’anno ricordiamo il sesto centenario della nascita. Un saluto particolare porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, soprattutto voi studenti laziali dell’iniziativa “Raccontiamo il Giubileo”, imparate da San Francesco di Paola che l’umiltà è forza e non debolezza! Cari ammalati, non stancatevi di chiedere nella preghiera l’aiuto del Signore specialmente nelle difficoltà. E voi, cari sposi novelli, gareggiate come i santi nello stimarvi e aiutarvi a vicenda.