Lunedì 5 Ottobre 2015 - Corriere di Bologna
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Lunedì 5 Ottobre 2015 - Corriere di Bologna
www.corrieredibologna.it Lunedì, 5 Ottobre 2015 L’intervista Credem Il fenomeno Alberto Chiesi: «Siamo diventati grandi a suon di innovazione» Bizzocchi: «Siamo una squadra vincente, cresceremo ancora» Dall’agricoltura al controllo del territorio È l’anno dei droni 5 7 11 IMPRESE EMILIA-ROMAGNA UOMINI, AZIENDE, TERRITORI L’analisi Scandalo Vw, chi trema e chi spera Primo piano di Giorgio Prodi Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera I tedeschi fanno tutto in grande, anche le truffe. Lo scandalo sulle emissioni che sta colpendo la Volkswagen è uno di quei fatti che può cambiare non solo il futuro di un’impresa, ma di un intero settore. In questa fase è ancora difficile valutarne impatto e confini. La Volkswagen dovrà affrontare multe e class action miliardarie. La sua sopravvivenza non è in discussione, anche perché il governo tedesco non può permettersi altrimenti, ma un suo ridimensionamento è assai probabile. È tutto il settore auto che è però ferito da questo scandalo. Viene sicuramente meno la fiducia nei confronti dei produttori tedeschi, ma anche nei confronti degli altri produttori di autovetture, specialmente verso quelli ancora molto legati alle motorizzazioni tradizionali a benzina e diesel. Se nell’intimo una punta di soddisfazione può esserci per le disavventure tedesche non è detto che questa sia una buona notizia per la nostra regione. Come ha sottolineato Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Bologna, le imprese emilianoromagnole sono coinvolte nelle catene di fornitura dell’automotive tedesco. Esse hanno infatti esportato in Germania nel 2014 245 milioni di euro di componenti per il settore automotive (su un totale di 1,7 miliardi di euro). continua a pagina 15 Scoperta Due stranieri consultano la guida ai piedi della statua del Nettuno, a Bologna. La città sta scoprendo una nuova primavera con i turisti Il turista che non ti aspetti In Riviera un afflusso senza precedenti (7 milioni sulle nostre spiagge) e a sorpresa anche Bologna è stata presa d’assalto dagli stranieri. Operatori soddisfatti, ma pensano che per il prossimo anno si dovrà investire di più per promuovere la regione all’estero Fioriscono le startup che mettono sul web tutto quello che interessa a un vacanziere L’intervento È stata una stagione positiva, ma rimbocchiamoci le maniche per l’anno prossimo di Enzo Ceccarelli L a nostra Riviera ha vissuto una stagione positiva ma gli operatori turistici sanno bene che per ottenere successo anche nell’estate 2016 occorre rimboccarsi le maniche sin d’ora. Da maggio alla fine di agosto, in base alle stime provvisorie dell’Osservatorio turistico regionale elaborato da Trademark Italia, gli arrivi totali di turisti (sia italiani che stranieri) sono aumentati di circa il 5% (con un buon ritorno di italiani) mentre le presenze sono aumentate del 2,5-3%. Si tratta di cifre importanti per il numero di turisti che, ogni anno, scelgono la nostra Riviera per le loro vacanze. In particolare l’aumento del turismo estero è stimabile tra il +4 ed il +6%. Quest’estate il mercato tedesco ha fatto registrare una ripresa (+3,5%) con punte del 9% di domanda extralberghiera di lingua tedesca sui lidi Ravennati e di Comacchio. C’è stata poi la crescita (grazie anche al rafforzamento del franco svizzero) degli arrivi dalla Svizzera (+4,9%) e un aumento di turisti in arrivo dalla Francia (+2,3%). Trend positivo (+7%) della domanda di alberghi di lusso e super lusso (4 e 5 stelle ad alto valore aggiunto) da alcune nazioni dell’Est Europa (come Ungheria e Repubblica Ceca) a cui si è aggiunto un positivo movimento di turisti polacchi (+4,5%). continua a pagina 15 ARA RINO s.n.c. COMMERCIO ROTTAMI - FERRO E METALLI ARA RINO snc si occupa principalmente della compravendita di rottami ferrosi e metallici, ed è autorizzata al recupero di rifiuti in ferro, acciaio e ghisa, di metalli non ferrosi e loro leghe. ARA RINO snc è autorizzata al trasporto e allo stoccaggio di rifiuti non pericolosi, regolarmente iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali e alla Provincia di Bologna Via A. Magnani, 5/D - Castel Maggiore - Tel. 051.505146 - [email protected] - www.ararino.it 2 Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese BO PRIMO PIANO L'estate 2015 LE USCITE AUTOSTRADALI IN RIVIERA Arrivi maggio-agosto 2015 +5% Turisti tedeschi* +3,5% Presenze maggio-agosto 2015 +2,5% -3% Stranieri (a fine agosto) +5% Turisti svizzeri +4,9% Maggio Turisti polacchi +4,5% +7% della domanda di alberghi upscale e upper-upscale (4 e 5 stelle) per ungheresi e cechi Turisti francesi +2,3% Giro d'affari in miglioramento del +5% +6,8% % Giugno +3,1% 1 MaggioAgosto 2015 Luglio +3,0% +3,2% Agosto +0,3% 0 2 4 6 3.100 Alberghi Posti letto alberghieri Posti letto extralberghieri 460.400 230.000 *+9% nei Lidi Ravennati e di Comacchio 8 DISPONIBILITÀ T RICETTIVA SULLA RIVIERA Totale Posti letto 690.400 Fonte: Trademark Italia Un’estate da incorniciare: ritornano i turisti In Riviera presenze e ricavi in aumento del 5% Q uando il sole fa la differenza. È stata la seconda estate più calda degli ultimi 30 anni e abbiamo avuto anche sedici giorni in più di bel tempo: una combinazione che ha riaffollato la Riviera di turisti. Ad aiutare il potere attrattivo del sole si è messa anche la situazione di crisi internazionale, legata a Paesi come Turchia, Marocco e Tunisia, rivali storici della vacanza tra i Lidi di Comacchio e Cattolica. Oltre al cambio di rotta dell’italiano medio, che da queste parti rappresenta il 3-4% del movimento turistico e che non ha risparmiato le ferie, ma al contrario ha allungato il periodo di permanenza sul bagnasciuga. A dirlo sono i dati diffusi dall’osservatorio turistico regionale Trademark Italia che sul periodo maggio-agosto segnalano un aumento di arrivi, circa il In più di 7 milioni hanno scelto le spiagge per le vacanze. Ai primi posti i tedeschi, seguiti da svizzeri, francesi e polacchi. Il boom delle Foreste Casentinesi 5% in più, e di presenze (tra il 2,5 e il 3%). Mentre per quanto riguarda i ricavi, il giro d’affari dell’industria dell’ospitalità emiliano-romagnola è migliorato del 5% e ha superato l’aumento di costi e imposte scattate nel 2014. Più di 7 milioni di visitatori, tra italiani e stranieri, hanno infatti trascorso le loro vacanze in Riviera questa estate contro la media dei 4 milioni di turisti a stagione, merito non solo del bel tempo. «L’estate 2015 ha già sancito un ritorno dei turisti sulla nostra riviera: il caldo ci ha aiutati, ma ha sicuramente contribuito un clima più positivo rispetto al 2014, quando l’anno si è chiuso con un pil negativo dello 0,3% e una riduzione dei consumi interni. Gli stessi arrivi italiani hanno invece avuto un’impennata del 7,6% rispetto allo stesso periodo dodici mesi fa», ha spiegato Tiziano Arlotti, deputato riminese del Pd. Le note dolenti arrivano invece, come ricorda il politico, dal ca- lo di turisti russi dall’estero e soprattutto nell’area Sud della Riviera, a causa non solo della crisi ucraina, ma anche dello stallo che ha coinvolto l’aeroporto Fellini di Rimini. Una perdita mitigata però, secondo Trademark, dall’arrivo di altri visitatori, anche se pure questi non sono bastati a tamponare il calo di almeno la metà del business da oltre gli Urali. In primis i tedeschi che hanno fatto registrare punte del 9% di domanda extralberghiera per i centri di Comacchio e Ravennati, a cui si aggiunge la crescita degli arrivi svizzeri (+4,9%), dei francesi (+2,3%), dei polacchi (+4,5%). Mentre gli austriaci, in questo momento, stanno trascorrendo le loro vacanze sul litorale: 3.100 persone, aderenti alla più importante associazione austriaca della terza età, per 22.000 pernottamenti con base in 11 hotel di Rimini. Arlotti Il caldo ci ha aiutati, ma ha sicuramente contribuito un clima più positivo rispetto al 2014, quando l’anno si è chiuso con un pil negativo dello 0,3% Oltre al mare e alla spiaggia, quest’estate c’è stata un’altra località presa d’assalto, caso più unico che raro: il parco Foreste Casentinesi, dove si è registrato l’aumento del 58% degli arrivi e del 99% delle presenze rispetto al 2014. Un’area nella top ten delle più richieste ai tour operator, secondo i dati di Coldiretti della regione. A scegliere questa località sono, per Trademark, una quota sostanziosa di italiani che evita i posti urbanizzati. Mentre tra gli habitué della Riviera ci sono gli under 50 che preferiscono destinazioni più movimentate, anche dal punto di vista della vita notturna, famiglie che scelgono invece le coste sabbiose e alberghi con pensione completa, e over 65 che puntano sulle mete di sempre e meno frequentate. Francesca Candioli © RIPRODUZIONE RISERVATA «Attrarre più stranieri, solo con gli italiani non si può campare» Le associazioni di categoria brindano ai risultati, ma studiano già strategie per il prossimo anno C’ è chi l’ha definita come la migliore estate di sempre per la Riviera, e chi invece si aspettava di più e avverte: «Ora rimbocchiamoci le maniche». Sono le parole di Danilo Piraccini, presidente della Cooperativa bagnini di Cervia: «È stato un buon anno, non c’è stato alcun tipo di problema in mare, e le giornate di sole sono aumentate, così come le presenze, peccato però che non siamo riusciti a coprire i costi di cassa della filiera turistica. In ogni caso se non ci fosse stato il bel tempo, sarebbe stato un massacro». E se la crescita del bimestre maggio-giugno, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio turistico regionale Trademark, appare strutturale, quella di luglio può considerarsi congiunturale. Per chi opera nel settore, un’estate con qualche giorno di sole in meno sarebbe stata peggiore della precedente: «I dati sono positivi, anche se il 70% delle aziende turistiche ha fatto gli stessi fatturati del 2014. Quest’anno non abbiamo avuto lo stellone, ma la galassia. Di certo però non possiamo aspettare di essere baciati dalla fortuna: il nostro è un settore importante per tutto l’indotto e deve essere aiutato nell’elaborare nuove strategie», spiega il presidente di Federalberghi regionale Alessandro Giorgetti, che sottolinea anche come la situazione di crisi internazionale dell’area Egitto, Marocco e Tunisia abbia influito positivamente sulla stagione, portando i turisti a prenotare per la prima volta in Riviera. E questo si è visto anche dal movimento degli autoveicoli in uscita ai caselli della regione, aumentati del 3,2%. Associazioni A sinistra Alessandro Giorgetti, presidente regionale di Federalberghi e Danilo Piraccini, presidente Coop bagnini Cervia «Non è il momento di darsi alla pazza gioia, non possiamo perdere di vista il nostro obiettivo: occorre potenziare sempre di più il turismo estero, solo con gli italiani non si può lavorare — continua Giorgetti — Il nostro Paese sta perdendo sempre più terreno nei confronti dei rivali stranieri. E per vedere gli effetti delle nostre campagne turistiche bisognerà aspettare ancora del tempo: solo ora stiamo vedendo i risultati del settore delle vacanze di lusso, lanciato anni fa». Da sola la Riviera presenta u n’of fe r t a t u r i s t i c a , c o n 690.400 posti letto e 3.000 alberghi, che non ha nessuna altra area balneare italiana. «Ma se quest’estate sono aumentati gli arrivi e gli albergatori hanno riempito gli hotel, bisogna vedere a quanto sono state vendute le stanze. Se l’occupa- zione dei posti letto ha un segno più, significa che sono stati abbassati i prezzi» aggiunge Sergio Donati, direttore regionale di Federalberghi. Nemmeno la tassa di soggiorno, imposta a coloro che pernottano nelle strutture della regione, secondo Giorgetti, è servita più di tanto. «È una trovata anacronistica, non è con questa che miglioreremo le cose. Ben venga chi utilizza i fondi ricavati da quest’imposta per aumentare gli strumenti e l’identità del territorio, ma non è questa la strada». E nel frattempo albergatori e bagnini stanno già preparando le offerte della prossima stagione: «Se il bel tempo non ha portato fatturati, ha portato invece una ventata di ottimismo, utile per ripartire per la prossima estate», continua Piraccini. F. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 3 BO È la sorpresa di questi ultimi anni, un fenomeno che fa gongolare molti in città e che molti altri trova impreparati: un fiume di turisti sta attraversando le Due Torri come non succedeva da tempo. I meriti sono molteplici e combinati tra loro. L’aumento di voli deciso da un’illuminata governance dell’aeroporto Marconi. La scelta da parte dell’amministrazione, in sinergia con molti privati, di puntare sul cibo come fattore esperienziale di attrazione. Una policy culturale che dà credito ai giovani e che ha deciso di investire in mostre e festival di sicuro appeal. E poi i collegamenti, perché raggiungere Milano in un’ora o Firenze in mezza, non è un dettaglio di poco conto. Bologna è diventato un bel posto per trascorrere del tempo. «Io son partito solo a inizio anno e la crescita di visitatori la tocco con mano, anche in mesi che nessuno si aspetta, come luglio», certifica Andrea Chierici, che con la sua Taste Bologna si occupa di offrire food tour a turisti stranieri (non ultimi quelli di Emirates per uno spot proprio per un nuovo volo su Bologna). «L’Alta Velocità ha contribuito alle connessioni, i soggiorni qua sono più economici rispetto a Venezia o Firenze e forse anche il traffico aereo di Ryanair ha incentivato», riflette. Nessun «forse», i dati del Marconi parlano chiaro: dai 2.914.258 passeggeri sbarcati nel 2011 si è passati ai 3.273.447 del 2014 «e confidiamo di poter superare quel traguardo quest’anno», chiosa Antonello Bonolis, direttore Business Aviation dello scalo (nei primi 6 mesi di quest’anno ne sono già atterrati 2.269.471). «Sono risultati figli della comodità, cioè di voli diretti, dove il low cost la fa da padrone. E poi c’è un turismo di natura extraeuropea che ha beneficiato del network via hub — analizza il manager — infatti sono i Paesi non collegati direttamente che son cresciuti di più». Due cifre per capire: dal 2011 i turchi sono saliti di 54.000 unità; gli americani di 25.000; i russi di 26.000. Tornando nel Vecchio Continente, invece i francesi sono aumenta- L’appuntamento Blogger, tendenze e marchi famosi, a Rimini torna il Ttg Bologna presa d’assalto Le Due Torri si scoprono l’ombelico d’Italia Non solo cibo: Alta Velocità, voli internazionali ed eventi culturali spingono le visite dall’estero 3,2 Milioni I passeggeri che sono sbarcati all’aeroporto l’anno scorso 47,9 Mila I britannici in più che sono atterrati al Marconi dal 2011 al 2014 ti di 41.558 passeggeri; i britannici di 47.999 e gli olandesi di 28.579. Tutti stranieri che poi si sono riversati in città e a dirlo questa volta sono i report di Bolognawelcome. Negli ultimi tre anni gli arrivi sotto le Due Torri sono schizzati verso l’alto: 971.304 nel 2012; 1.058.875 nel 2013; 1.108.462 l’anno scorso (di questi circa il 45% viene da oltre confine). Da gennaio a luglio sono stati 675.128. Stesso andamento per le presenze, cioè le notti trascorse: 2.036.594 nel 2013; 2.145.429 nel 2013; 2.180.982 nel 2014. Guardando di nuovo alle provenienze dei turisti stranieri rispetto al 2014, si nota il balzo del Regno Unito dal quarto al primo posto con +15,31% di arrivi e +13,62% di presenze; e la discesa degli Stati Uniti al secondo posto dal primo, con +2,69% di arrivi e +1,76% di presenze; stabile la Germania a cui seguono Spagna, Francia e Cina. «Gli stranieri che accompagno — dice ancora Chierici — sono tutti molto entusiasti, non si aspettano di trovare una città così accogliente, parecchie coppie non vedono l’ora di torna- 1,1 Milioni Gli arrivi di turisti a Bologna registrati l’anno scorso 2,69 Per cento È la percentuale di americani in aumento dal 2013 al 2014 re». Anche se sono culturalmente molto impreparati, ammette. «Sono numerosi quelli che mi chiedono quali monumenti e chiese andare a vedere». E dire che le occasioni per motivare più che uno spuntino sotto i portici non mancano. Nel 2014 la mostra «Il mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt», con «La ragazza con l’orecchino di perla», è stata l’esposizione più vista d’Italia (342.626 visitatori). E non hanno fatto male quelle successive: «Da Cimabue a Morandi» (80.000 ingressi) e «Escher» (174.000). Un’altra ne arriverà, «Gli antichi Egizi», mentre «Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga» è già iniziata, segno che qualcuno si è accorto di un terreno molto fertile in città. Certo, restano ancora molte cose da migliorare: i menu in lingua, ad esempio, aperture più flessibili e, perché no, serali per le mostre, o evitare di lasciare una città completamente priva di attrazioni ad agosto. Per ora però a Bologna devono accontentarsi dei vigili ciceroni che spiegheranno l’arte e la storia. È già un altro passo avanti. Andrea Rinaldi Dai sentieri su web al problem solving in hotel, fino agli svaghi per i bimbi Una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Societas Europea, le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione «A prirsi al cambiamento è inevitabile e fa bene», così Paolo Audino, direttore business Unit turismo di Rimini Fiera a proposito delle sfide del futuro nel settore viaggi. La rivoluzione, per altro, è già in corso, come dimostrano le storie di cinque startup emiliano-romagnole che si presenteranno al Ttg. Una non ha bisogno di annunci, si chiama Trail Me Up e la sua mente è il romagnolo Fabio Zaffagnini, geologo marino al Cnr di Bologna. Ha trasformato la sua passione per il trekking in un lavoro e così ora con la sua piattaforma ha mappato un centinaio di itinerari tra Europa, Usa e Africa. I percorsi sono esplorabili da internet con la stessa visuale immersiva di Google Street View. Più a uso e consumo delle strutture (spiagge, ristoranti, hotel) è invece Spotty Wi-Fi della cattolichina Luxor web. «L’utente accede al wi-fi e si registra — spiega Luca Baldazzi di Luxor web — Spotty comunica con l’utente entro le prime 24 ore chiedendo se è tutto ok e se la vacanza sta andando bene. Questa è la fase in cui è possibile prevenire “momenti di crisi” risolvendo immediatamente i problemi incontrati-.Al termine della vacanza Spotty invia un questionario personalizzato ad ogni utente in base alla propria scelta di vacanza e tramite un algoritmo genera una percentuale di gradimento». Ottanta finora le strutture convinte dall’app: «Abbiamo 80 clienti che impiegano l’app da Moena alla Riviera romagnola». Partito lo scorso giugno, Destinazione Umana di Silvia Salmeri ha già conquistato 70 clienti. «Proponiamo 4 viaggi Invenzione L’applicazione Spotty inventata da Luxor web per migliorare la reputazione di hotel e ristoranti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Viaggi, istruzioni per l’uso da cinque nuovi startupper Startup Una 52esima edizione fortemente orientata all’innovazione. È il Ttg Incontri 2015, la fiera del turismo in programma da giovedì a sabato a Rimini Fiera. Il tema della rivoluzione tecnologica attraverserà orizzontalmente le tre giornate, compresa l’area espositiva dove fra gli altri figurano marchi come Venere Expedia, Expedia Hotel, Hotwire, Sabre, Amadeus, Travel Republic, Trivago, Oracle, Fast Booking, Travelclick, Passpartout e Kigo, direttamente dal Texas, per proporre un software per la gestione degli affitti case vacanza. Nutrita anche la presenza di compagnie quali Emirates, Az/Etihad e Air France/ Klm/Transavia che saranno a Rimini per promuovere a Rimini le loro offerte. Fra le novità, realtà come Home Away e Société Européenne d’Hôtellerie, ma anche tour operator del calibro di Caleidoscopio, Gruppo Blu Vacanze, Gattinoni e G40. In programma poi la la presentazione in anteprima dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano; il Rapporto Euromonitor nel corso di Travel Industry and Online Travel Global Overview; gli appuntamenti con il Consorzio Netcomm per favorire l’evoluzione digitale del settore turistico; fino alle strategie digitali che trasformano le destinazioni turistiche con il Digital Tourism Think Tank che illustrerà esempi di strategie digitali di successo e quali trend mostra il mercato turistico a proposito di web marketing. Da annotare in agenda «Italia: Raccontare un’altra storia», con il contributo della pubblicitaria Annamaria Testa. La curiosità Terra di buongustai, il Times consiglia l’Emilia ai suoi lettori di ispirazione — dice l’imprenditrice — “cambiamento”, per tutti coloro che vogliono cambiare vita; “ruralità”, per chi ricerca l’immersione nella natura per staccare; “innovazione”, per chi vuole avviare una startup; e “spiritualità” per chi vuole ritrovare se stesso con meditazione e yoga». Chi invece vuole spostarsi con figli al seguito può consultare Bimbi e viaggi di Milena Marchioni, una guida di 50 Paesi a misura di bambino compilata da genitori blogger. Per le nuove frontiere dell’esperienza infine c’è Poistory di Alessandro Caponi: un social game ideato per stimolare l’interesse verso i luoghi e il patrimonio artistico raccontando in modo originale le meraviglie nascoste del mondo attraverso foto e testi creativi. A. Rin. L’Emilia-Romagna come meta perfetta per passare un weekend autunnale: lo suggerisce il Times ai suoi lettori (oltre 1.177.440), inserendo tra le venti migliori «fughe» d’autunno in Europa anche l’Emilia-Romagna, dove vale la pena di venire, secondo il quotidiano britannico, per partecipare a due eventi di richiamo, la Sagra dell’uva e del lambrusco Grasparossa di Castelvetro di Modena da una parte e la Fiera nazionale del tartufo bianco pregiato di Santagata Feltria, in provincia di Rimini dall’altra. Nell’articolo il Times scrive che «nel Nord Italia, l’Emilia-Romagna è una destinazione top per i buongustai dove, in autunno, si organizzano diversi appuntamenti enogastronomici». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 BO Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 5 BO L’INTERVISTA Alberto Chiesi L’azienda La storia Il presidente del gruppo farmaceutico di Parma accelera sugli investimenti in ricerca e chiuderà il 2015 con 1,5 miliardi di fatturato. Acquisizioni in vista Il piccolo laboratorio che in 80 anni è arrivato nella top 50 mondiale C La ricetta del successo Chi sono Alberto Chiesi (nella foto a sinistra) è presidente della Chiesi Farmaceutici spa con sede a Parma. A destra nella foto il fratello Paolo, che ricopre il ruolo di vicepresident e del gruppo di Massimo Degli Esposti I l Centro Ricerche in prossimità del casello autostradale di Parma fu inaugurato appena quattro anni fa. È un gioiello da 90 milioni di euro. Tuttavia la Chiesi Farmaceutici ha appena sottoscritto un accordo con il Comune che gli consentirà di ampliarlo, se necessario, aggiungendo altri 150 ricercatori ai 450 che già ospita. Lo scorso giugno, intanto, ha rinnovato due stabilimenti per raddoppiare la produzione del Curosurf, un farmaco salvavita per neonati fra i più utilizzati al mondo. E con lo spin-off Holostem dell’Università di Modena ha appena investito nella prima terapia al mondo basata sulle cellule staminali. Insomma, l’azienda parmense non ha certo tirato i remi in barca durante la crisi e non lo farà in futuro, ci garantisce il presidente Alberto Chiesi: «L’azienda prosegue, e anzi accelera, gli investimenti in ricerca. Quest’anno chiuderemo vicino a 290 milioni di euro, con un’incidenza del 20% sul fatturato. Siamo la prima azienda farmaceutica italiana per investimenti in ricerca e fra le prime 15 in Europa». Presidente, è un messaggio alle altre aziende del made in Italy? «Il settore farmaceutico vive sull’innovazione. Alla scadenza brevettuale i farmaci diventano normalmente generici, ossia delle commodities. Non si può contare sulla durata del valore del marchio per un lungo periodo come in altri settori: bisogna continuamente investire e innovare per mettere nuovi prodotti sul mercato. Di qui anche la rischiosità delle aziende farmaceutiche innovative. Ogni nuovo farmaco comporta 10 anni di ricerca e circa 400 milioni di investimento, con la speranza di arrivare sul mercato per primi». Chiesi è una grande azienda in Italia, ma una media realtà nel mondo. Le «big pharma» possono investire in ricerca dieci volte più di voi. Come riuscite a competere? «Concentrando le risorse là dove siamo tra i primi 3 o 4 al mondo. Nelle malattie respiratorie, sia su nuovi farmaci sia su prodotti con meccanismi innovativi per trattare pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali, e nei trattamenti specialistici per le malattie congenite dei neonati. Abbiamo anche costituito un fondo di venture capital negli Stati Uniti, dove nascono metà di tutte le innovazioni in questo campo, per sostenere startup innovative nelle malattie rare». Anche Holostem è una startup, ed è stata classificata come una delle dieci aziende più innovative del Paese. A che punto è? «Holostem è il primo esempio di successo in Italia di collaborazione fra Università e industria farmaceutica. L’Holocar, il primo farmaco al mondo in grado di ricostruire le cornee di pazienti non vedenti utilizzando le loro cellule staminali, ha ottenuto la registrazione europea e quindi è pronto per la commercializzazione. Il trattamento, però, è complesso e richiede una rete capillare di centri specializzati per il prelievo, la coltivazione e il reimpianto dei tessuti. Al momen- Ogni impresa ha la responsabilità di attivarsi per il bene comune. Noi non ci sottraiamo a questo compito e con la nostra Fondazione da dieci anni sosteniamo la ricerca di base nel nostro settore to stiamo organizzando la logistica europea per poterlo utilizzare. Holostem sta sviluppando su due pazienti un secondo trattamento per la epidermolisi bullosa, una rarissima malattia della pelle dovuta ad un’alterazione genetica». Dopo la cessione di Carlo Erba si disse che la farmaceutica italiana era morta. Voi dimostrate il contrario. E con voi, una quindicina di medie aziende e molte altre più piccole. Un settore risorto dalle ceneri? «Le eccellenze scientifiche in Italia non sono mai svanite e oggi il settore, puntando anche su prodotti specialistici e di nicchia e internazionalizzandosi, è sano e ha buone possibilità di competere. Siamo i secondi in Europa a un niente dai tedeschi. Il futuro dipenderà dalla nostra capacità di innovare, ma anche dalla lungimiranza del governo. Se cesserà di considerarci il bancomat della spending review sanitaria e comprenderà il valore di un settore che esporta il 70% della produzione, allora il futuro sarà brillante». E il futuro della Chiesi? Avete in programma alleanze strategiche, acquisizioni e in prospettiva la quotazione in Borsa? «Chiuderemo il 2015 con una crescita organica vicina al 10% e un fatturato vicino al miliardo e mezzo di euro. Stiamo lavorando per portare sul mercato nuovi farmaci e questo ci consentirà una crescita organica nei prossimi anni. Ma l’obiettivo è arrivare a investire in ricerca e sviluppo almeno 500 milioni all’anno, e per questo servono dimensioni maggiori. Sicuramente faremo acquisizioni e alleanze, come ne abbiamo fatte in passato. Al momento non è necessaria la quotazione in Borsa, ma la prenderemo in considerazione in presenza di un’acquisizione di grandi dimensioni o di un merger importante». Oggi lei è per Parma quello che fu Pietro Barilla, un punto di riferimento. Come si rapporta con la sua città che vive un momento di innegabile difficoltà? «Ogni impresa ha la responsabilità di attivarsi per il bene comune. Quelle più grandi hanno anche un ruolo propositivo, di guida e d’esempio, nel rispetto delle leggi, del territorio e della convivenza reciproca. Noi non ci sottraiamo a questo compito e con la nostra Fondazione da dieci anni sosteniamo la ricerca di base nel nostro settore e progetti sulla neonatologia nell’Africa sub sahariana». Parma risorgerà, come la farmaceutica italiana? «Ci sono alcuni segnali di risveglio, nuove aziende e imprenditori giovani e brillanti. La nuova iniziativa Parma 2020, poi, vede impegnati coralmente imprenditori, istituzioni e movimenti d’opinione per far rinascere e consolidare le sue potenzialità economiche, turistiche e culturali. Sono convinto che i risultati saranno visibili nel medio periodo e saranno interessanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA on un fatturato di 1.342 milioni (+8,4% rispetto al 2013) e un margine operativo lordo di 363 milioni (il 27,1% del fatturato) il Gruppo Chiesi Farmaceutici di Parma l’anno scorso è salito dal 50esimo al 46esimo posto nella graduatoria mondiale delle aziende farmaceutiche innovative. Questo grazie ai massicci investimenti in ricerca che nel 2014 hanno toccato i 237 milioni, pari al 17,6% delle vendite. Fondata dal farmacista Giacomo Chiesi nel 1935, quando rilevò un piccolo stabilimento nell’immediata periferia di Parma, e rimasta poco più di un piccolo laboratorio galenico fino al dopoguerra, Chiesi si è sviluppata come autentica multinazionale farmaceutica a partire dagli anni ‘80 sotto la guida dei due figli, entrambi laureati in Chimica farmaceutica: il primogenito Alberto, oggi presidente, e Paolo, di due anni più giovane, vicepresidente e responsabile della ricerca. In azienda, e nel capitale della finanziaria Valline che controlla il gruppo con il 76% circa delle azioni, è entrata anche la terza generazione: i figli di Alberto, Andrea e Alessandro e quelli di Paolo, Maria Paola e Giacomo, tutti con varie cariche operative; al vertice è stato chiamato anche un amministratore delegato esterno, Ugo Di Francesco, con una lunga esperienza in aziende multinazionali e familiari del settore. Il consiglio è composto dai membri della famiglia più il banchiere Carlo Salvatori, parmense d’origine ed ex numero uno di Unipol. In Italia e nelle 27 filiali estere, lavorano attualmente 4.100 dipendenti, 515 dei quali addetti alla ricerca. La crescita del gruppo è stata spettacolare soprattutto negli anni più recenti, grazie a una raffica di acquisizioni e ai forti investimenti nell’innovazione. In primavera sono stati investiti 35 milioni per il raddoppio della produzione del farmaco neonatale Curosurf, dove Chiesi è leader mondiale e che vale da solo oltre 150 milioni di euro di giro d’affari. I farmaci per le nuove terapie delle malattie congenite dei neonati sono uno dei filoni di specializzazione del gruppo, assieme a i farmaci per terapie respiratorie come asma e bronchite cronica. In estate è stato poi firmato un protocollo d’intesa con il Comune di Parma che apre la strada all’utilizzo di un’area di proprietà adiacente al nuovissimo Centro Ricerche. Se le condizioni di mercato renderanno possibile l’ampliamento, il gruppo conta di concentrarvi una serie di attività gestionali ora disperse in vari siti della città e nuovi laboratori che daranno occupazione a 150 giovani ricercatori. Una parte dell’area verrà riqualificata e ceduta alla città per impianti sportivi e altri servizi di interesse pubblico. M. D. E. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 BO Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 7 BO MONOPOLI «Non ci interessa il risiko bancario Siamo già una squadra vincente» Bizzocchi (Credem): «La crisi non è finita. Ma noi abbiamo il serbatoio pieno e il motore caldo» di Massimo Degli Esposti È I risultati economici e finanziari l’unica, tra le prime 15 banche commerciali italiane, a non aver dovuto aumentare il capitale negli ultimi 5 anni; l’unica a non esser mai andata in rosso, l’unica ad aver sempre distribuito un dividendo, l’unica a non aver stretto i cordoni della borsa continuando ad aumentare gli impieghi anche negli anni peggiori del «credit crunch»; ciononostante, l’unica ad aver bypassato la tempesta finanziaria con un deterioramento dei crediti da prefisso telefonico, tanto che oggi il rapporto sofferenze-impieghi è all’1,7% contro una media di sistema che viaggia verso il 5%. Promossa a pieni voti dalla Bce all’esame degli stress test, lo scorso autunno, l’istituto ha tutti e tre i giudizi di solvibilità assegnati dalle agenzie di rating pari al voto assegnato allo Stato italiano. Insomma, la reggiana Credem, decima banca italiana per capitalizzazione di Borsa e di gran lunga la prima controllata da privati (la famiglia Maramotti è il principale azionista da oltre 40 anni), è ormai diventata un caso. Addirittura un enigma per chi cerca nei numeri la formula del successo senza trovarla. «La formula non è nei numeri, ma nella testa delle nostre persone; noi siamo una squadra che lavora e vince assieme», dice candidamente Adolfo Bizzocchi, direttore generale e numero uno operativo del gruppo. Un banchiere atipico, perché è l’unico ad essere arrivato al vertice dopo una lunga esperienza alla direzione del personale. Direttore, questo lo dicono tutti, imprenditori, manager e allenatori di calcio... «Noi lo facciamo. Abbiamo costruito la nostra organizzazione con l’obiettivo di essere flessibili e reattivi; sono due caratteristiche che non si impongono per via gerarchica ma che devono essere cultura condivisa da tutte le risorse». Concretamente? Ci faccia capire. «Lavoro di gruppo su ogni decisione. Immissione continua di forze nuove: abbiamo assunto 171 persone nei primi mesi di quest’anno, per il 75% sotto i 30 anni, e stiamo selezionando altri 100 giovani da assumere nei prossimi mesi. Anche negli anni peggiori, abbiamo continuato ad investire in formazione, non solo tecnica ma anche relazionale; l’anno scorso 30.000 giornate uomo, l’equivalente di un anno di apertura per alcune decine di sportelli. Ogni risorsa ha un percorso di crescita e di rotazione nelle funzioni che a metà carriera lo porta a conoscere l’insieme della nostra attività». Tuttavia, avete lo stesso azionista e lo stesso presidente, Giorgio Ferrari, da quarant’anni, lei è al vertice dal 2001 e il suo predecessore, suo omonimo ma non parente, Franco Bizzocchi, rimase in sella 25 anni. 1˚ SEMESTRE 2015 Margine di intermediazione VARIAZIONE A/A 611 mln Costi operativi 349,2 mln Risultato operativo 242,3 mln Utile ante imposte 171,6 mln Utile netto consolidato 119,4 mln +12,6% +5,5% +25,7% +8,5% +20,6% Raccolta complessiva da clientela 56.211 mln +8,7% Raccolta diretta da clientela 18.485 mln +9% Raccolta assicurativa 32.599 mln Raccolta gestita 22.002 mln Impieghi a clientela 21.448 mln Sofferenze su impieghi +30,8% 5.127 mln Raccolta indiretta da clientela 1,7% Futuro Vedo un consolidamento tra le banche mediograndi: le prime quindici si aggregheranno in 5 o 6 gruppi con il 75% del mercato. Per noi si apriranno degli spazi Ai vertici Adolfo Bizzocchi, direttore generale del gruppo bancario Credem +5,8% +12,7% +5,3% - Come legge questa apparente contraddizione tra dinamismo e stabilità? «Come le dicevo non siamo un’organizzazione gerarchica e questo non ostacola il dibattito e la nostra capacità di evolvere e cambiare strategia rapidamente per adeguarci ai cambiamenti del mercato. La continuità e solidità dell’azionariato, poi, ci consente di prendere decisioni che non guardino solo al breve termine, ma paghino nel creare valore nel medio lungo». Per esempio? «Negli anni del credito facile altri sono cresciuti più di noi che abbiamo sempre operato con selettività e prudenza; questo spiega perché oggi siamo tra le banche con il miglior rapporto sofferenze-impieghi e negli ultimi anni abbiamo continuato ad acquisire nuovi clienti e ad espandere del 20% il volume di credito all’economia. Escluse le big, poi, siamo l’unica banca italiana ad aver tenuto in casa le chiavi del sistema informatico, con uno staff di oltre 100 specialisti. Questo ci costa parecchio, un centinaio di milioni in tre anni; noi però lo consideriamo un investimento strategico perché ci consente di avere la massima flessibilità operativa». Ad agosto avete licenziato una semestrale brillantissima. Superata la crisi molto meglio degli altri, parteciperete al futuro risiko bancario? «La crisi non è superata. Forse è finita la salita più ripida, ma ora ci aspetta un lungo falsopiano, non una discesa. Resta fragile l’economia, resta alto il rischio di credito, i margini d’intermediazione sono al minimo e quindi è sempre più difficile mantenere la redditività. Nel contempo dobbiamo sottostare a regole sempre più stringenti e in continua evoluzione. Facciamo tutti tanta fatica; ma, restando in metafora, sono fiducioso perché in salita capisci se ti sei allenato». Quindi? «Non siamo interessati ad entrare nel risiko bancario, quanto piuttosto a sfruttare tutte le potenzialità del nostro modello, crescendo per linee interne. Flessibilità e rapidità, comunque, ci consentono di cogliere opportunità se il contesto dovesse cambiare». Il contesto cambierà per forza. Il suo scenario? «Vedo un consolidamento tra le banche medio grandi: le prime quindici si aggregheranno in 5 o 6 gruppi con il 75% del mercato. Anche sotto il panorama cambierà perché tante piccole banche dovranno adeguare i parametri patrimoniali a discapito del credito. Questo libererà quote di mercato. Noi abbiamo il serbatoio pieno e il motore caldo, pronti ad approfittarne». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nasce Iban to iban e i pagamenti diventano più semplici L’ateneo di Parma ha inventato una piattaforma per trasferire denaro agli enti pubblici. Debutto a gennaio U n nuovo strumento di pagamento per permettere il trasferimento diretto di denaro dal conto corrente del cittadino a quello degli enti pubblici, anche nel caso in cui le banche di creditore e debitore siano differenti. Si tratta di un’innovazione — che si chiama «Iban to iban» e debutterà dal prossimo gennaio — presentata dall’Università di Parma «per migliorare la vita di tutti coloro che vorrebbero regolare le proprie pendenze verso la pubblica amministrazione in modo rapido, sicuro e economico». Una rivoluzione nel campo dei pagamenti, promossa in ambito Sepa (Single Euro Pay- ments Area), che è stata favorita da varie aziende tecnologiche che hanno creduto nel progetto dell’ateneo e che ora lavoreranno alla creazione di una piattaforma informatica. Ed è proprio da qui che il cittadino inserirà le proprie coordinate iban e potrà, con un semplice click, tenere d’occhio il flusso dei propri pagamenti e inviare denaro alla pa. Dai biglietti dell’autobus alle tasse universitarie, alle rette degli asili: tutte operazioni che potranno essere direttamente regolate dal telefonino in tempo reale e in modo sicuro, poiché non sarà necessario fornire alcuna informazione al momento del pagamento. «È uno strumento che con- Autori Federico Ruggiero, Direttore Vendite Credemtel, Luca Fornaciari, delegato del Rettore per il Bilancio, il rettore Loris Borghi, e Zoran Radumilo di Sap Italia spa sentirà di effettuare pagamenti veloci e sicuri rispetto ai mezzi attualmente in uso, come la carta di credito. Si tratta di un’innovazione informatica di pagamento che agevola il trasferimento di contante, riduce il numero di intermediari tra cittadino ed ente, e abbatte i costi-. Stimiamo che dovrebbe costare un terzo rispetto a quello che oggi costa l’utilizzo delle carte di credito», ha spiegato il professore Luca Fornaciari dell’Università di Parma. L’unione delle varie competenze sviluppate nel tempo dall’Ateneo di Parma e dai partner aziendali, con cui collabora, hanno così permesso la realizzazione di questa piattaforma di pagamento su tecnologia Cloud Computing, facilmente accessibile da un’ app in ambiente protetto con alcune autentificazioni studiate ad hoc. E ora non resta che cercare enti interessati: in particolare il team impegnato a seguire «Iban to iban» sta cercando banche attive sul territorio con cui collaborare per la stipula di una convenzione. Sarà poi la piattaforma a gestire le coordinate bancarie, mantenendone la sicurezza, e ci sarà infine un partner dell’ateneo che assumerà il ruolo di Pisp (Payment Initiation Service Provider) per garantire il collegamento con il sistema bancario. Francesca Candioli © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese BO FILIERE Meccanica, quasi la metà delle aziende vuole aggregarsi Granelli (Confartigianato): «Ma l’obiettivo è la fusione» Presentata una ricerca congiunta: per 8 su 10 l’unione permette di ridurre i costi e aumentare i clienti L’ ha detto il presidente di Cna Emilia-Romagna Paolo Govoni e ora lo ribadiscono le stesse aziende: l’unione fa la forza. Negli anni della crisi la filiera della meccanica si è sfilacciata e l’unico modo per ricucirla è quello di fare squadra. Serve aggregarsi per non morire. Ma c’è di più, Marco Granelli, presidente regionale di Confartigianato lancia: «La rete è un primo step. Dobbiamo arrivare alla fusione tra aziende e puntare ai mercati esteri». È proprio l’ultima ricerca di Confartigianato, Federimprese, Eber, Cna innovazione, Fondartigianato e Cna Emilia Romagna a confermarlo. Non a caso si chiama «Analisi della filiera della subfornitura meccanica» e ha riguardato 298 imprese. Un cuore che batte per lo più tra Modena, Bologna e Reggio Emilia. Stando al report, quasi la metà di queste considera positivamente la strategia di rete (il 44%), ma solo il 19% di queste risulta già aggregato. Ma perché è necessario fare gruppo? Unirsi significa aumentare la propria competitività, allargare il proprio mercato e ridurre i costi operativi. L’86% degli intervistati ritiene che la rete è un mezzo per acquisire nuovi clienti, mentre la metà crede nella possibilità di ridurre i costi della fornitura. Ma c’è anche chi pensa alla produzione e all’innovazione. Non poche le aziende che credono nello sviluppo di nuovi prodotti o di ampliare la propria offerta commerciale. Questa tendenza risalta sopratutto nelle aziende già aggregate (19%) e 44 Per cento La percentuale di aziende intervistate che vuole l’aggregazione 56 Per cento La quantità di imprese proaggregazione interessate anche all’internaziona lizzazione Principali obiettivi di una strategia di rete Aggregate Non aggregate 9% 9% Sviluppo nuove funzioni strategiche Sviluppo investimenti comuni 12% 7% Condivisione marchio comune 1% 1% Acquisizione certificazioni 4% 3% 9% Accesso a finanziamenti 7% 12% Riduzione costi fornitura Sviluppo nuovi prodotti 16% 13% 19% 25% 26% Acquisizione nuovi clienti 6% Ottimizzazione capacità produttiva 1% Miglioramento della logistica 0 meno in quelle non ancora consorziate (13%). Al 26% alletta anche l’idea di investimenti in comune. All’interno di un’aggregazione le imprese risultano essere molto simili tra loro. Di queste il 17% ha un orientamento all’innovazione, il 16% una solida reputazione e il 15% stessi standard qualitativi del prodotto. Chi crede nella rete, ad esempio, sono Roberto Zani della Evar srl e Mario Picone della CO.N.ENG., due imprenditori a caccia di clienti. Secondo loro, come l’86% dei loro colleghi, la Presidente Marco Granelli di Confartigianato 13% 4% 10 firma su nuovi contratti, così come la riduzione di alcuni costi, dipenderebbe dall’estensione della rete stessa. «Siamo paladini di questo sistema — commenta Granelli — è versatile e competitivo. L’individualità è nociva e gli imprenditori devono capire che mettersi insieme significa sopravvivere». Il presidente di Confartigianato crede in questo progetto ed è ottimista per il futuro. «In questi anni abbiamo toccato il fondo del barile, non possiamo che risalire. Fare rete è la soluzione ma è 20 Sul web Puoi leggere gli articoli di Corriere Imprese, condividerli e lasciare commenti su www.corrieredi bologna.it 30 il primo passo e servono qualità, specializzazione e le persone giuste. L’obiettivo è la fusione delle società. Una volta non c’era la cultura dell’aggregazione, adesso si vede un cambiamento di rotta». Granelli aggiunge che questo processo proietterà verso una maggiore internazionalizzazione. L’apertura verso i mercati esteri garantirà solidità e crescita. Uno dei problemi, però, è l’eccessiva regionalizzazione: troppo poche le imprese (7%) che dicono di avere clienti stra- nieri. Eppure l’internazionalizzazione è uno degli elementi base per fortificarsi. Delle imprese attratte da una strategia di rete il 56% è interessato infatti anche ai mercati esteri. Chi ha avuto il coraggio di espandersi oltre confine tra il 2008 e il 2015 ha beneficiato di un +5% sul fatturato, mentre chi è rimasto nel mercato interno ha perso il 40%. «Si guardi alle costruzioni — cita Granelli — il 60-70% del fatturato viene dal mercato estero». Analizzando i punti forti e deboli delle aziende e le loro esigenze formativa sarebbero necessari dei laboratori operativi per i mestieri, dei social media e marketing e un incubatore di progetti di rete per l’internazionalizzazione e l’innovazione. Alessio Chiodi © RIPRODUZIONE RISERVATA La casella di posta che gestisce i fornitori Da Iungo un sistema per coordinare la filiera delle imprese. Tra i clienti Luxottica, Comer e Faac Mongiorgi Le aziende che ci scelgono lo fanno per fare efficienza e per liberare risorse. Hanno così più personale a disposizione per fare acquisti, per avere più informazioni e creare valore aggiunto U na casella di posta elettronica consente con un semplice click di rendere automatica la gestione degli approvvigionamenti con tutti i fornitori di un’azienda. Ordini d’acquisto, richieste d’offerta, fatture, conferme, allegati, avvisi di spedizione, bolle d’accompagnamento e perfino etichette, tutto a portata di mail. È il servizio offerto dall’azienda modenese Iungo che tra i suoi ultimi clienti ha acquisito Comer Industries, l’azienda di Reggiolo leader internazionale nella produzione di sistemi avanzati di ingegneria e di soluzioni di meccatronica per la trasmissione di potenza. La Comer è solo l’ultima di una rosa di aziende italiane, e non, che hanno negli ultimi anni hanno scelto la IUNGOmail — così brevettata – perché con una semplice piattaforma per loro è possibile una concreta gestione della «Supply Chain Collaboration». Ogni giorno 40.000 aziende gestiscono i rifornimenti dei prodotti direttamente con questo servizio. Oggi sono oltre 250 i clienti dell’azienda modenese. Tra i primi Luxottica Group, lea- der mondiale dell’occhialeria. E negli anni si sono aggiunte realtà industriali come la Faac, Snap On, Mandelli Sistemi, Datalogic e Calzedonia. Appena sette anni fa i clienti non erano più di una trentina. Iungo nasce alla fine degli anni 90 da un’idea del fondatore Andrea Tinti, che assieme a un amico progetta una piattaforma gestionale, in grado di offrire supporto tecnologico, comunicazione e relazione tra le grandi imprese e i piccoli fornitori. In un periodo in cui internet non è ancora alla portata di tutti. Partecipano a un bando europeo con l’Università di Bologna e lo vincono. Da allora aprono un ufficetto da 40 metri quadri a Modena. Nel 2008 arriva il terzo socio, l’attuale direttore di marketing Luca Mongiorgi. Si trasferiscono in una sede più grande, fino a quella attuale che ospita 30 dipendenti. Età media trent’anni. Cresce anche il fatturato, nel 2008 non superava i 400.000 euro, quest’anno si dovrebbe concludere intorno ai 2 milioni e mezzo di euro. «Ogni anno siamo cresciuti almeno del 30% — spiega Luca Mongiorgi — i risultati sono stati possibili grazie alla costanza e alla programmazione avvincente che ogni giorno ci mette davanti a idee nuove. Le aziende che ci scelgono lo fanno per fare efficienza e per liberare risor- Innovatori A sinistra Andrea Tinti, fondatore di Iungo. A destra la sede dell’azienda a Modena se. Hanno così più personale a disposizione per fare acquisti, per avere più informazioni e creare valore aggiunto». E alle ambizioni di crescita si aggiunge un appello del patron Andrea Tinti: «Da queste parti c’è carenza di analisti, sviluppatori e programmatori. Siamo alla ricerca di queste figure da assumere per crescere di pari passo con la qualità». Maria Centuori © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 9 BO PIANETA LAVORO I professionisti tornano ad assumere: commercialisti e consulenti i più richiesti Paglia (Confprofessioni): «Il Jobs act ha aiutato e gli studi hanno colto la ripresa» A rmati di codici, stetoscopi, registri contabili e rogiti tornano a trovare e offrire lavoro avvocati, medici, notai e commercialisti. Dopo anni in cui la crisi ha ridotto il numero di professionisti disposti a ipotecarsi il futuro pur di aprire uno studio, oggi i dati elaborati da Confprofessioni, la confederazione italiana libere professioni, raccontano tutt’altra storia. In Emilia-Romagna nel primo semestre 2015 tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro si è registrato un saldo occupazionale in crescita di 1.641 lavoratori. Un segnale positivo che ha comportato un incremento percentuale del 36% sullo stesso semestre dell’anno precedente. Numeri che risultano in linea con quelli indicati a livello nazionale. Guardando più nel dettaglio del dato regionale ciò che salta all’occhio è il considerevole aumento degli assunti rispetto allo stesso periodo del 2014. Dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno le persone che hanno trovato un lavoro stabile all’interno di uno studio profes- Paglia Il dato su base annua dovrebbe registrare una crescita ancora più marcata sionale, distribuiti in maniera omogenea lungo tutta la via Emilia, sono state 4.173 (di queste, 414 sono lavoratori che hanno ottenuto un contratto dopo un periodo di apprendistato). Una crescita che in termini percentuali vale un 10% in più rispetto allo stesso periodo del 2014 dove le assunzioni si erano fermate a quota 3.770. Ma se questo dato descrive bene la situazione occupazionale e fa ben sperare chi si accinge a intraprendere la carriera di medico, avvocato, dentista, commercialista o architetto, una maggiore fiducia nel mercato del lavoro nei settori professionali arriva anche dal calo dei rapporti cessati. Numeri che fotografano la situazione lavorativa di chi non solo è titolare di uno studio ma comprendono anche chi con quest’ultimo ha un rapporto di lavoro: impiegati, segretarie e consulenti esterni. I contratti conclusi nel semestre 2015 sono stati 2.489, di cui 226 apprendisti, in flessione del 2% sullo stesso periodo del 2014 quando a smettere di lavorare erano state 2.539 persone. «Questi numeri sono il segnale I professionisti in regione ATTIVITÀ PROFESSIONALE I semestre 2015 IMPIEGATI APPRENDISTI assunti cessati assunti cessati Studi legali Studi notarili Studi commerciali e tributari Società di revisione certificazione Gestione del personale c/terzi Consulenti del lavoro Consulenza amministrativa e gestionale Studi di architettura Studi di ingegneria Altre attività tecniche Studi medici generici (Conv. Ssn) Altri studi medici generici Studi medici e poliambulatori Studi odontoiatrici Laboratori di analisi cliniche Servizi veterinari 152 104 738 10 132 116 137 95 357 4 110 53 16 9 77 0 3 26 14 3 42 0 4 13 1.060 67 109 538 64 45 203 383 33 5 571 51 71 352 26 45 101 273 14 3 84 10 23 79 1 1 26 56 3 0 38 8 13 38 3 2 15 32 1 0 TOTALE 3.759 2.263 414 226 1.496 188 Fonte: Confprofessioni che qualcosa si sta muovendo — dice Maria Paglia, presidente di Confprofessioni EmiliaRomagna–. A determinare l’aumento dell’occupazione sono stati da un lato alcuni provvedimenti normativi, come la decontribuzione per i nuovi assunti e il contratto a tutele crescenti che hanno dato una spinta ad assumere e hanno consentito una maggior stabi- lizzazione dei rapporti, dall’altro la capacità dei professionisti di cogliere i segnali di ripresa economica riscontrati in un aumento di fiducia delle persone. Se a questo si aggiungono gli effetti che potrebbero derivare dall’applicazione del nuovo contratto collettivo nazionale che ha introdotto diverse tipologie contrattuali per l’inserimento dei giovani e di TOTALE ASSUNTI (imp. + appr.) 4.173 10%* TOTALE CESSATI (imp. + appr.) 2.489 -2% SALDO 1.684 36%* * I semestre 2014 Sul web Puoi leggere gli articoli di Corriere Imprese, condividerli e lasciare commenti su www.corrieredib ologna.it over 50 e disoccupati, il dato su base annua dovrebbe registrare una crescita ancora più marcata». Non tutte le professioni però sono uguali e non tutte crescono con lo stesso ritmo. Quelle più dinamiche sul mercato del lavoro si riferiscono all’area economico-amministrativa. Nello specifico si tratta di commercialisti, consulenti del lavoro e studi di consulenza che hanno fatto registrare un aumento di 1.054 unità. Il merito è da ricercarsi nell’exploit degli studi di consulenza amministrativa e gestionale, in aumento rispetto agli 841 posti di lavoro creati nel primo semestre del 2014. Un dato che va letto in concomitanza con quelli sulla ripresa economica delle piccole e medie imprese emiliano-romagnole che nel secondo trimestre del 2015 hanno registrato un volume d’affari del più 2,1%. Subito dietro ci sono poi le professioni dell’area sanitaria, medici generici, ambulatori e poliambulatori, medici specialisti, studi odontoiatrici e veterinari (305 nuovi lavoratori assunti) e quelle tecniche, architetti e ingegneri (293 nuovi lavoratori assunti). Più indietro si trovano invece gli studi legali e notarili dove la bilancia occupazionale si attesta a 32 nuovi posti di lavoro contro i 19 dei primi sei mesi del 2014. «I dati dimostrano la vitalità dei professionisti e la loro capacità di rispondere alle esigenze di un tessuto economico sicuramente in forte evoluzione». Dino Collazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA Via Piratello, 53 48022 Lugo (RA) Tel. 0545.30580 - Fax 0545.30068 [email protected] 10 Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese BO SCENARI La Regione boccia il referendum No Triv E lancia un’idea: esportare il modello Cavone Iniziativa di mediazione per evitare il rischio di compromettere la filiera degli idrocarburi I n ballo c’è il futuro di 40.000 lavoratori dell’Oil&Gas, alcuni miliardi di giro d’affari, investimenti per 4,8 miliardi che creerebbero altri 7.000 nuovi posti su una ventina di nuovi progetti di perforazione. Questi ultimi, se realizzati, genererebbero risparmi di 1,5 miliardi sulla bolletta energetica italiana e, per il Fisco, un gettito aggiuntivo di 600 milioni annui. E stiamo parlando di quello che l’offensiva referendaria dei «No Triv» potrebbe compromettere solo in l’Emilia-Romagna, che pure è uno dei santuari italiani degli idrocarburi, ma non certo il solo. Basti pensare alle piattaforme del basso Adriatico e della Sicilia o al mega giacimento (il maggiore dell’Europa continentale) della Val D’Agri, in Basilicata. La posta in gioco per la nostra regione è però doppia. Infatti l’affossamento dell’industria estrattiva nazionale non si limiterebbe a congelare le risorse energetiche presenti sul nostro territorio, ma comprometterebbe l’enorme indotto industriale e tecnologico di un centinaio di aziende emilianoromagnole, molte delle quali Gazzolo A Mirandola abbiamo verificato con un’equipe di tecnici la sostenibilità dell’intero ciclo produttivo. Dissi già allora che la nostra poteva diventare l’esperienza pilota per tutto il Paese sono eccellenze mondiali. Questo spiega perché l’Emilia-Romagna si sia smarcata dal gruppone delle Regioni di ogni colore politico che mercoledì scorso ha depositato in Cassazione una richiesta di referendum abrogativo per due articoli di legge (35 e 38, rispettivamente del decreto Sviluppo del governo Monti e dello Sblocca Italia del governo Renzi) che spianano la strada alla ripresa delle trivellazioni, modificando i limiti delle 12 miglia per i pozzi off-shore e avocando al governo l’ultima parola in materia di autorizzazioni. Il no dell’Emilia-Romagna, con Sicilia e Umbria, non impedirà che si vada alle urne (le Regioni per il sì al referendum sono 10 e ne basterebbero 5) se nel frattempo i due articoli non saranno emendati. Ma è proprio qui che si incunea la strategia del presidente Stefano Bonaccini: mediare fra regioni «No Triv» e governo per trovare un punto d’equilibrio che consenta di modificare le norme contese prima che una consultazione popolare dall’esito assai incerto possa affossare, con i due articoli, tutta la strategia energeti- La mappa delle trivelle Ravenna Ravenna EMILIA ROMAGNA Rimini Rimini Concessioni produttive 41 Istanze di Prospezione, Ricerca, Piattaforme/pozzi a mare Coltivazione, Stoccaggio 34/113 Permessi di ricerca 29 Stoccaggio di gas Postazioni/pozzi a terra 43 5 60/241 Centrali a terra/mare 21/3 Fonte: www.petrolioegas,it e Unmig. ca nazionale per i prossimi vent’anni. «Nella consapevolezza che le norme nazionali devono essere corrette (l’articolo 38 è confuso e in alcune parti inattuabile) — ha detto Bonaccini in aula — chiedo un mandato pieno a porre all’attenzione della Conferenza Stato Regioni e unificata l’apertura di un tavolo per modificare le norme vigenti e lavorare, partendo dalle esperienze positive dell’Emilia-Romagna, alla predisposizione di un piano energetico nazionale». Bocciata la richiesta di referendum, infatti, proprio questo gli ha concesso l’inedita maggioranza Pd-Fi-Fdi-An approvando una risoluzione firmata dai consiglieri Pd Bessi e Caliandro che invita la Giunta «a Sul web Puoi leggere gli articoli di Corriere Imprese, condividerli e lasciare commenti su www.corrieredib ologna.it proporre al Governo l’avvio di un percorso di revisione complessiva della normativa nazionale in materia». Tra l’altro l’abrogazione secca dei due articoli contestati aprirebbe un vuoto normativo e cancellerebbe alcune tutele fondamentali, come il divieto di estrazione con la devastante tecnica del «fracking». Bonaccini è convinto di avere un asso nella manica: il protocollo firmato in primavera con il Mise che ha poi permesso, senza eccessive contestazioni, di riprendere l’attività nel giacimento modenese del Cavone. «In quel caso — spiega l’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo — fu messa a punto una rigorosa procedura di studio, prevenzione e monitoraggio. Non ci limitammo a verificare le possibili connessioni tra estrazione e rischio sismico, ma verificammo con un’equipe di tecnici la sostenibilità dell’intero ciclo produttivo. Dissi già allora che la nostra poteva diventare un’esperienza pilota a livello nazionale. Ora abbiamo l’occasione di passare dalle intenzioni ai fatti e sono convinta che in un contesto del genere non sarà difficile trovare un accordo fra Regioni e governo pur senza perdere la grande opportunità di sfruttare le nostre risorse strategiche e impedire che lo facciano i nostri vicini senza alcun controllo». Dall’altra parte dell’Adriatico, infatti, la Croazia sta già attivando decine di concessioni per i nostri stessi giacimenti off-shore. Massimo Degli Esposti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 11 BO INNOVATORI Una nuova casa per la manifattura: è il Fab Lab di Modena Apre il 10 ottobre uno spazio per artigiani e tecnici con incubatore e coworking C’ è un posto nuovo a Modena, in un quartiere dietro alla stazione dei treni, in cui si respira il futuro. È un’hub dell’innovazione, dove nasce anche un Fab Lab. Una vera e propria palestra per makers, freelance, tecnici, artigiani e gente comune con la passione per la manifattura, che da sabato 10 ottobre avranno a disposizione un’attrezzatura ad hoc per assecondare la creatività e trovare, così, soluzioni per il territorio e le imprese. Come? Passando per la progettazione e per la realizzazione in un modo «più agile», superando le dinamiche tradizionali del fare innovazione. E permettendo anche alle realtà imprenditoriali più piccole, che non hanno un reparto di sviluppo, di poterci provare. Abbattere gli schemi dell’imprenditorialità, dunque, è il punto di partenza. Così concepito dal Comune di Modena e dalla Fondazione Democenter, 280 Metri quadri È la superficie che misura il nuovo Fab Lab di Modena 16 Startup Sono quelle che si sono candidate per quattro posti disponibili questo Fab Lab è uno dei primi in Italia. In linea con altri Paesi europei. Infatti nel progetto RNord — ErreNord — in cui rientra Fab Lab, ci sarà anche uno spazio incubatore di impresa con le startup, e un spazio co-working, quest’ultimo attivo però dal 2016. Così l’hub di Modena R-Nord, operazione di recupero sociale e urbano per la città, diventerà il centro di sviluppo per le imprese Web e Ict di tutto il mondo. «Tra i pochi in Europa, sicuramente primi in Italia, per conto delle istituzioni — racconta Erio Luigi Munari, presidente della Fondazione Democenter — stiamo realizzando una struttura complessa dedicata all’innovazione. Nello stesso luogo, infatti, troveranno spazio l’Incubatore e il Fab Lab che inaugureremo il 10 ottobre e, tra pochi mesi, anche l’area di co-working con strutture e servizi avanzati. L’obiettivo è quello di creare un luogo dove si possano incontrare imprese Struttura I rendering del nuovo Fab Lab di Modena. In basso a destra Erio Luigi Munari, presidente Fondazione Democenter e creatività, startup e concretezza, un ecosistema dell’innovazione che sia utile al territorio e al sistema economico regionale». Il progetto dell’Hub dell’innovazione è costato in tutto 800.000 euro, la metà dei quali finanziati da un contributo della Regione Emilia Romagna. L’intero Hub si estende su 800 metri quadri. All’interno si troveranno 35 postazioni per il co-working, quattro posti disponibili per start-up anche se quelle che si erano candidate per il bando sono state 16, e attrezzature di ogni genere, dalla stampante 3d alle macchine a controllo numerico. «Sarà un Fab Lab a tutti gli effetti – spiega a qualche giorno dall’inaugurazione Andrea Cattabriga, coordinatore del progetto Makers Modena di Fab Lab — Un Fab Lab così concepito è stato inaugurato solo a Parigi questa primavera. Sarà un posto in cui si incontrano stampa 3d, elettronica, coding, lasercut, open innovazione e tecnologie a disposizione di tutti. Avrà un respiro internazionale e sarà uno strumento del futuro, faremo circo l a re l a c u l t u r a dell’innovazione». Il layout dell’intero progetto è stato concepito a gennaio, ma da maggio a settembre ha Munari L’obiettivo è creare un luogo dove si possano incontrare imprese e creatività un ecosistema utile al territorio e al sistema economico regionale preso forma. Ci saranno tecnici preparati nell’accoglienza e nella formazione di quanti vorranno, per esempio, usare per qualche ora una stampante 3D, o realizzare un plastico. Basterà tesserarsi al costo di 20 euro all’anno e poi ci sarà un tariffario a crediti per le ore di uso del laboratorio, per la partecipazione ai corsi organizzati durante le diverse attività, e per gli altri servizi che saranno messi a disposizione di Fab Lab. Qualche bella idea e una passione sfrenata per l’artigianato, la manifattura, e il gioco è fatto. Maria Centuori © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese BO INNOVATORI A volo di drone lungo la via Emilia Tre startup si affacciano su questo nuovo mercato: progettano velivoli per rilievi topografici o il controllo delle colture. E mentre collaborano con enti pubblici e privati c’è chi si occupa di assicurarli Cos’è I droni sono dei velivoli radiocomandat i con pilota remoto. Vengono impiegati per le riprese video aeree e trovano larga applicazione in molte delle attività civili, dal controllo del territorio. all’analisi dei terreni, alla ricerca di dispersi dopo una calamità naturale È un mercato sempre più in crescita, ma «non tutti se ne accorgono». Sono le parole di Paganelli risk solution, una compagnia bolognese specializzata nel settore delle assicurazioni aerospaziali che lavora da più di dieci anni con i droni. Piccoli apparecchi che in Italia possono contare su un giro d’affari annuale di 350 milioni di euro, prodotto da medio-piccole aziende con in media 7 soci e 700.000 euro di fatturato. Imprese concentrate soprattutto nel Nord-Ovest, con qualche esempio d’eccellenza anche in Emilia-Romagna, ma ancora poco conosciute. Sono i dati che emergono da Doxa Marketing Advice, il primo osservatorio sull’industria italiana dei droni civili, presentato il 25-26 settembre al Dronitaly a Milano, la due giorni dedicata al settore. In mezzo c’erano anche quattro realtà regionali impegnate nei sistemi aeromobili a pilotaggio remoto, i cosiddetti Sapr, che hanno presentato i loro progetti durante la kermesse. Piccole realtà emilianoromagnole come Aerodron, una startup nata nel 2013 tra le mura di un casolare di Parma, e portata avanti da 6 soci che In aria Sopra a sinistra la termocamera progettata dalla Sal Engineering; a destra lo staff di Italdron mostra uno dei suoi prototipi sviluppano droni per il controllo dell’aria e del dissesto idrogeologico con l’obiettivo di prevenire alluvioni, frane e inondazioni. Tra i suoi clienti principali ci sono comuni e regioni con cui collabora per offrire i suoi velivoli a servizio della natura. Dalla misurazione della qualità dell’aria e del livello di surriscaldamento della città al controllo degli argini dei fiumi e all’agricoltura di precisione. «In Emilia-Romagna già si fa agricoltura di precisione — ha spiegato a Expo l’assessore regionale Simona Caselli — e se si vedono dei giovani con i tablet tra le vigne non bisogna stupirsi perché sarà quella la normalità». Con tanto di piccoli velivoli in aria, anche se per questo ci vorrà ancora del tempo. «Il mercato dei droni evolve velocemente — spiega Mascia Foschi di Aerodron — l’offerta non manca, sulla domanda invece c’è ancora molto da fare. Ma sembra che qualcosa stia cambiando e gli enti se ne stiano interessando di più». Come Aerodron, che nel 2013 ha chiuso con 300.000 euro di fatturato, anche Sal Engineering di Modena, attraverso i suoi «velivoli», lavora sul territorio per l’acquisizione di dati in ambiente aereo, marino, terrestre e subacqueo. «Siamo un gruppo di sette amici quarantenni che ha dato il via a una startup che si rivolge solo al mercato professionale. Abbiamo collaborato con le Ausl, il corpo forestale dello stato e le università. E piano, piano stiamo crescendo» conferma Francesco Mattucci di Sal Engineering, che ha chiuso il 2014 con ricavi per un milione di euro. A Ravenna invece dal 2008 è attiva Italdron, 20 dipendenti e circa un milione di fatturato, che propone sistemi Sapr per l’acquisizione di dati e immagini aeree, e che qualche giorno fa ha filmato attraverso i suoi velivoli l’ultimo concerto di Luciano Ligabue a Campovolo. Ma oltre a collaborare con i privati, lavora anche con gli enti pubblici: ultima conquista la mappatura in 3d della diga di Ridracoli, la più profonda d’Italia. E se da una parte ci sono i costruttori di droni, dall’altra c’è anche chi li assicura, come Paganelli Risk solution di Bologna, ma con sede ufficiale a Londra. «Nel nostro campo siamo gli unici in regione e tra i pochi in Italia — sottolinea Chiara Rossi, responsabile dell’ufficio — questo delle assicurazioni, che sono obbligatorie per i droni, è un settore molto specializzato che rischia di essere mangiato dalle compagnie straniere se quelle italiane non si svegliano». Francesca Candioli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 13 BO FOOD VALLEY Sensori d’irrigazione e analisi degli isotopi L’agricoltura del futuro è già qui Il caso L’agenda 5 ottobre Ad Expo Unindustria Reggio Emilia racconta la sua storia industriale, partendo dagli elementi della vita. La pesca Meccatronica e informatica stanno rivoluzionando la vita nei campi R obot che guidano i trattori e macchine di raccolta agricola completamente condotte dal satellite, senza conducente. Entro il 2020, secondo le proiezioni diffuse dalla società americana di previsioni a lungo termine Frost & Sullivan, il mercato europeo della robotica agricola si aggirerà sui 185.4 milioni di euro. La nuova frontiera non conosce limiti e la meccatronica sta già rivoluzionando l’attività nei campi. «Irrigare quando si vede che la pianta soffre è tardi», osserva Eros Gualandi della Cooperativa Il Raccolto a San Pietro in Casale (Bologna), una smart farm a tutti gli effetti su 2.000 ettari di colture estensive. Solo dove, quanto e quando serve è dunque la regola dell’agricoltura di precisione. «Sensori vicino alle radici trasmettono i dati del contenuto idrico al computer che, elaborandoli, indica il reale fabbisogno di irrigazione; altri posizionati su droni in volo o sui cantieri di lavoro, attraverso la lettura in tempo reale dello stato di salubrità, nutrimento e accrescimento della coltura, consentono di ottimizzare l’uso dei mezzi tecnici individuando esattamente le aree da trattare e le idonee quantità da apportare e gestendo in modo mirato e automatico le macchine per la distribuzione variabilizzata degli input tecnici». Elaborando la mappatura della aree meno produttive del campo, l’agricoltore può pianificare ove occorre un trattamento più o meno intensivo. Inoltre, i cantieri di lavoro con guida assistita dal segnale gps, permettono agli operatori di perfezionare la collimazione delle passate di lavoro evitando sovrapposizioni o fallanze. Tutto ciò migliora la resa delle produzioni in termini quantitativi e qualitativi oltre a diminuire i passaggi e limitare il compattamento del terreno. Se preservare il terreno è diventato il must, la tendenza è l’intensivizzazione sostenibile. Intanto il satellite europeo Calo dei pescherecci e import superiore all’export: settore in deficit di 513 milioni D Sentinel ci guarda dall’alto, con l’obiettivo di osservare le meraviglia dell’agricoltura. «Un patrimonio di dati a disposizione, per ora, dei soli centri di ricerca ma presto — ribatte Gualandi — ne beneficeranno direttamente anche gli agricoltori». In ambito zootecnico, poi, il robot di mungitura sembra essere una panacea per la salute della mandria oltre a incrementare la produzione di latte del 10% e oltre. «La mammella è più sana e viene segnalato subito il primo malessere — spiega Luca Manara che assieme al padre Marco cura un allevamento di cento frisone a Medicina (Bologna). «È l’investimento più redditizio e non solo per il risparmio di manodopera». La strumentazione è in funzione 24 ore al giorno ed è l’animale a sce- gliere quando farsi mungere. Un sensore a ultrasuoni sul collare di identificazione conta persino i movimenti ruminali. «Se sono pochi, significa che la dieta è insufficiente e va integrata con proteine e amidi». A Expo, al padiglione Coldiretti, sono state recentemente presentate alcune novità tra cui un sistema basato sulle tecniche adottate dai servizi segreti americani per individuare l’origine delle partite di coca provenienti dal Sud America. «Voluto da Assopa, l’associazione dei produttori di patate dell’Emilia Romagna e dal Consorzio della Patata Dop di Bologna con il sostegno della Regione — dichiara in una nota Coldiretti Emilia Romagna — si basa sulle analisi degli isotopi leggeri (carbonio idrogeno ed ossigeno), Manara Un sensore a ultrasuoni sul collare della mucca conta persino i movimenti ruminali. Se sono pochi, significa che la dieta è insufficiente e va integrata con proteine e amidi Stagione per stagione che varia da zona a zona, al fine di individuare il luogo di produzione e smascherare gli speculatori che spacciano patate tarocche». «Sarà operativo dal 2016 — conferma il presidente del Consorzio della Patata Dop di Bologna, Alberto Zambon — La zona del nostro comprensorio è stata mappata per intero ed ora stiamo lavorando per estenderla al territorio regionale e nazionale». I costi relativi alle analisi delle partite sospette sono a carico di Assopa, lo assicura il presidente Piero Emiliani: «È un progetto pilota che parte da Bologna e mira a tutelare il reddito degli agricoltori e a valorizzare il nostro prodotto puntando sulla qualità e sulla tracciabilità». Buona parte della Gdo-Grande distribuzione ha manifestato l’interesse a fare squadra, in modo da disincentivare in partenza eventuali fornitori malintenzionati e fidelizzare così la clientela. «E chi non si è ancora fatto avanti – precisa Emiliani — lo contatteremo noi». B. B. Informatica Un trattore con computer di guida, joystick e geolocalizzazio ne ara il terreno nei poderi della cooperativa Il Raccolto a San Pietro in Casale (Bologna) eficit di oltre 513 milioni di euro per l’economia ittica regionale. La causa? Una forte differenza tra l’export e l’import. Infatti, se da una parte l’Emilia-Romagna esporta all’incirca 27.000 tonnellate di pesce, per un valore complessivo di 80 milioni di euro, dall’altra importa ben 112.000 tonnellate da 593 milioni di euro. I dati si rifanno alle elaborazioni di Coldiretti Impresa Pesca che ha monitorato gli ultimi dati dell’Osservatorio dell’economia ittica regionale. Ma che l’Emilia-Romagna, con i suoi 120 chilometri di costa, sia nettamente importatrice di pesce non è l’unico dato a raffigurare una realtà in drastico cambiamento: «La regione – ricorda Coldiretti Impresa Pesca – è una di quelle con più forti tradizioni di pesca, ma tra il 2000 e il 2011, secondo i dati dell’Osservatorio regionale sull’economia ittica, il numero dei battelli da pesca è calato di 400 unità, passando in dieci anni da 1.059 a 659 barche, un trend drammaticamente simile a quello nazionale che negli ultimi trent’anni ha perso il 35% delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro». Ad ogni modo per acquisti di qualità a un prezzo giusto è importante verificare sul bancone l’etichetta: «Le provenienze da preferire — ha ricordato Tonino Giardini, presidente di Coldiretti Impresa Pesca — sono quelle dell’area di pesca del Mar Ligure, del Tirreno, dei mari della Sardegna, delle coste meridionali della Sicilia, dell’Adriatico, del Golfo del Leon, della Corsica e di Malta». Maria Centuori © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 5 ottobre A Bologna «I grandi bianchi dell’Alto Adige», l’evento itinerante organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige in collaborazione con Ais, fa tappa all’ Ac Hotel Bologna by Marriott in via Sebastiano Serlio, 2. Dalle 14 5 ottobre Alla Camera di commercio di Reggio Emilia due seminari, dalle 9 alle 13 in Sala Grasselli. Si parlerà di vendite all’estero e di nuove tecniche di commercio internazionale con l’avvocato Alessandro Russo 10 ottobre C’è tempo fino al 10 ottobre per iscriversi al corso per tecnico in sistemi meccatronici, organizzato da Fondazione Its Maker, in via Makallè 10, a Reggio Emilia. 16 ottobre A Ravenna, per il ciclo «Dove comincia il futuro» i giovani cooperanti di Generazioni e di Legacoop Romagna incontrano il presidente della regione, Stefano Bonaccini nella sede di Raviplast in via Dossetti 41. La versatilità della zucca Buona da mangiare e come ornamento di Barbara Bertuzzi S arà sempre più mini e peserà al massimo due chili e mezzo. «I ricercatori sono al lavoro per ottenere frutti di dimensioni ridotte e migliorare la produttività della pianta, andando oltre i 500 quintali ad ettaro», spiega il responsabile del settore orticolo del Crpv Cesena, Vanni Tisselli. Tra le varietà testimonial dell’Emilia-Romagna «la zucca Violina, polpa compatta color arancio e forma allungata, che si declina in tante diverse selezioni a seconda del colore e della durezza della polpa o del contenuto di zuccheri (nella Gdo-Grande distribuzione a partire da 0,9 euro/kg) e la Delica, tonda e piatta dalla buccia sottile di color verde intenso (1,1-1,6 euro/kg)». C’è anche chi recupera «le vecchie varietà utilizzate nel tempo per la preparazione dei tortelli e della mostarda», come spiega Cristina Piazza ricercatrice dell’azienda sperimenta- le Stuard e responsabile di un progetto «volto a far rinascere e diffondere la coltivazione della Berrettina dalla tipica forma a turbante e della Cappello del prete dal sapore non troppo dolce, ma anche della Zucca da farina che si caratterizza per la sua polpa profumata e per la versatilità nel trasformarsi in grazioso recipiente una volta svuotata». Coltivate su un ettaro di terreno nei pressi della sede di San Pancrazio (Parma), sono in vendita a circa 1,80 euro/kg; in primavera si possono acquistare le piantine. Perpetrando una tradizione di famiglia quasi secolare, Marcello Ferrini si dedica invece alla coltura nell’areale ferrarese dove il terreno pare conferisca all’ortaggio qualità organolettiche uniche. «La Violina — dice — è redditizia e dà soddisfazioni. Basta una corretta fertirrigazione con impianto a goccia nei mesi estivi fino alla raccolta a metà settem- Il frutto Appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae Il periodo di raccolta in Italia va da settembre a novembre. La zucca è usata nella cucina di diverse culture: oltre alla polpa di zucca, se ne mangiano anche i semi, se salati bre. Si conserva meglio della Delica e la vendiamo tutto l’inverno». Prezzi in azienda a Massa Fiscaglia e Cona (Ferrara) sui 50 cent al chilo. Da un paio d’anni coltiva anche le zucche ornamentali, a forma di cigno, ovali, piriformi talora bizzarre e nelle varianti dai molteplici colori: dal bianco al nero e dal giallo al viola (30 cent al pezzo). «Solitamente chi compra la zucca da cucinare, non dimentica di portare a casa anche quattro o cinque pezzi per decorare spazi interni ed esterni o abbellire il proprio centro tavola». La moda impazza la notte di Halloween, il 31 ottobre, quando non può di certo mancare l’ortaggio nella versione maxi-formato di color rosso o arancione, intagliato a fantasia e illuminato dall’interno con una candela. «Ne vendo — racconta — venti quintali all’anno». © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Lunedì 5 Ottobre 2015 Corriere Imprese BO DAL 2005 IMPRESA EDILE SERVICE S.A.S. di Gaudenzi Filippo & C. Via Roma, 5 - 48011 Alfonsine (RA) - Tel. e Fax 0544.83275 - [email protected] Geom. Filippo Gaudenzi cell. 338.5980874 SI ESEGUONO • RISTRUTTURAZIONI (RIPASSO TETTI, RIFACIMENTO DI BAGNI E CUCINE, TERMOCAPPOTTI) • RIQUALIFICAZIONI ENERGETICHE USUFRUENDO DELLE DETRAZIONI FISCALI IN VIGORE • SOLUZIONI GLOBALI PER L’EDILIZIA PREVENTIVI E SOPRALLUOGHI GRATUITI Corriere Imprese Lunedì 5 Ottobre 2015 BO Il controcanto di Andrea Rinaldi BOLOGNA CITTÀ DELLA MODA? DIFFICILE, MA NON IMPOSSIBILE OPINIONI & COMMENTI L’analisi Scandalo VW, chi trema e chi spera SEGUE DALLA PRIMA A questi vanno aggiunte le esportazioni che vanno verso stabilimenti d’imprese tedesche che sono però situati in altri Paesi, dalla Spagna alla Slovacchia fino ad arrivare in Cina. È assai probabile che le esportazioni ne risentiranno in volume ma che l’effetto si estenda anche ai prezzi. L’abbassamento della qualità percepita delle autovetture tedesche le metterà in concorrenza diretta con i marchi di fascia più bassa e questo farà si che i prezzi delle autovetture diminuiscano. Fatto positivo per i consumatori finali ma è inevitabile che le imprese cercheranno di recuperare marginalità mettendo sotto ulteriore pressione i fornitori. La fine del sogno di un diesel pulito colpirà le imprese più legate a questo tipo di alimentazione. Non si prospettano mesi facile anche alla VM motori (oggi FCA Cento), leader nella produzione di motori diesel e dei suoi fornitori locali. Potrebbero invece trarne relativo vantaggio le imprese che in questi anni hanno investito in altre tecnologie come il metano e il gpl. Fortunatamente in regione abbiamo un’impresa come la Landi Renzo che è leader mondiale per queste tecnologie con i suoi oltre 200 milioni di fatturato nel 2014. I nostri produttori di lusso, da Ferrari e Lamborghini, non dovrebbero essere particolarmente colpiti perché hanno motorizzazioni molto lontane da quelle messe sotto accusa. Paradossalmente diventa interesse del gruppo Audi che controlla Lamb o r g h i n i a cce n t u a r n e l’italianità, design e prestazioni. Chissà che questo non favorisca qualche fornitore locale nei confronti di competitor tedeschi. I problemi dell’automotive non dovrebbero però estendersi al resto dell’economia regionale. In fondo le esportazioni del settore rappresentano solo il 10% del totale e l’export di componenti, che è la parte più sotto pressione, è solo il 3%. Giorgio Prodi 15 Le lettere vanno inviate a: Corriere di Bologna Via Baruzzi 1/2, 40138 Bologna e-mail: lettere@ corrieredibologna.it Fax: 051.3951289 oppure a: [email protected] [email protected] @ © RIPRODUZIONE RISERVATA Oltre 177 fashion show, 5 nuove aperture di negozi, 8.200 ingressi (+40%) al Fashion hub, 31.400 follower su Instagram (21.500 a febbraio 2015) e 70.600 su Facebook (57.281 a febbraio). È la Settimana della moda di Milano, bellezza, e Bologna non può farci niente. Hai voglia annunciare urbi et orbi «città della moda» e «fashion show» a ogni nuova iniziativa. Come è successo per il Creative lab nato dalla sinergia tra Università di Bologna e l’azienda Imperial Fashion. Bologna (e buona parte della regione) scontano un deficit organizzativo e una man- canza di sostegno non da poco. Fa molto vorrei ma non posso e i risultati ahinoi si vedono. C’è una nutrita e preziosa truppa di imprenditori nel settore dell’abbigliamento che si sposta quasi in sordina a eventi di richiamo mondiale, a Milano o a Firenze con Pitti. Perché di queste aziende leggiamo solo quando presentano collezioni e le ignoriamo il resto dell’anno? Dal tessile del Modenese, alle pelletteria di Parma, al calzaturiero di San Mauro passando di nuovo per i vestiti di Rimini e Bologna, perché non si riesce a organizzare una squadra, comunicati- Piazza Affari di Angelo Drusiani La crisi Volkswagen rilancia Landi Renzo vamente vincente? Faville ne fa già, ma sono tutti, giustamente, battitori liberi. Perché non strutturare un metodo come è successo per Expo, e che abbiamo visto essere vincente? Bologna pecca spesso di superbia nei confronti degli altri capoluoghi e prima di proclamarsi città della moda dovrebbe fare una serie analisi di coscienza. Lo sosteneva su queste pagine proprio un bolognese che nel fashion si è reiventato, Massimiliano Bizzi, inventore del White Show: «Bologna ha potenzialità nella moda? No, lo trovo difficile. Cioè qualcosa tipo White? Non credo. Moda è una parola grande». Prima di rivendicare il ruolo di capofila occorre costruirsi un solido curriculum. Una mano la sta dando Alberto Masotti, ex patron de La Perla, che ha da poco presentato «Fashion Research Italy», un progetto ambizioso e visionario, come devono essere quelli che vogliono arrivare lontano: una fondazione no profit per far studiare e valorizzare le eccellenza della moda emiliano-romagnola, troppo sfilacciata, a cominciare dalle università. «Il triangolo della moda resta MilanoFirenze-Roma — ha detto Masotti — la nostra non è un’iniziativa concorrenziale ma una “lampadina” che offre un servizio qualificato per formare i manager internazionali del domani». © RIPRODUZIONE RISERVATA Fatti e scenari Le nozze Yoox-Net A Porter Oggi si misura con la Borsa la corazzata di Federico Marchetti D P rotagonista anche nel mercato obbligazionario, perché la Landi Renzo collocò nei mesi scorsi un mini bond per un valore nominale di 34 milioni di euro. Attualmente lo strumento è scambiato sul mercato ad un prezzo di circa 99 per un rendimento lordo del 6,50%. Ma è la quotazione in Borsa che, in questi ultimi giorni, ha segnato movimenti interessanti. La vicenda che coinvolge la Volkswagen ha impattato positivamente nell’immediato sul prezzo alla Borsa milanese. Il titolo ha segnato il massimo del valore ad inizio aprile, a 1,357, per scendere a 0,699 pochi giorni fa, il 28 settembre. Ora, dopo la sferzata positiva legata alla situazione della casa automobilistica tedesca, la quotazione dell’azione tende a riconsiderare quanto emerso dalla recente semestrale. Influenzata negativamente dalla caduta del prezzo del petrolio, che ha reso sempre meno efficaci le conversioni dell’alimentazione delle automobili da benzina a GPL o a metano, la semestrale stessa riporta ricavi per 98 milioni di euro, con una contrazione di poco meno del 13% rispetto al dato di un anno fa. L’indebitamento è salito a quasi 64 milioni di euro, mentre erano 47 circa a fine 2014. La perdita, nei sei mesi di quest’anno, è di circa 7 milioni di euro, a fronte dei poco meno di 2 di un anno fa. Per la maggior parte degli esperti in produzioni energetiche, nel secondo semestre di quest’anno il prezzo del petrolio potrebbe gradualmente riprendere a salire. Anche se in misura non certo consistente. Il ritorno a valori positivi dell’economia in campo mondiale, da un lato, la possibilità che la conversione del sistema di alimentazione delle automobili torni lentamente ad essere conveniente, se il prezzo del petrolio salirà, dall’altro, potrebbero prefigurare un migliore andamento dell’attività nella parte finale di quest’anno. A fronte dell’attuale livello di quotazione dell’azione, chi ama questo comparto potrebbe inserire una percentuale di questo titolo in portafoglio, ipotizzando che il previsto miglioramento del prezzo del petrolio si realizzi. L’intervento Una stagione positiva, ma rimbocchiamoci le maniche per l’anno prossimo C on la riapertura dell’aeroporto di Rimini hanno poi ripreso gli arrivi e le presenze di turisti russi anche se la congiuntura economica non favorevole in quel Paese pesa sulla possibilità di fare vacanze all’estero. Albergatori, operatori balneari, addetti ai pubblici esercizi — da sempre «volto« ospitale di questa straordinaria terra con l’anima e il sorriso — sono stati i protagonisti, in prima linea, di questo successo stagionale. Da maggio a agosto il bel tempo (con 99 giorni di sole su 123, 16 in più sul 2014) ha contribuito al buon risultato e le stesse uscite dai caselli autostradali aumentate del 3.3 per cento nello stesso periodo sull’intera Riviera sono eloquenti. Decisiva per il successo è la ricchezza della nostra offerta turistica con un ottimo rapporto qualità-prezzo e il target «famiglie con bambini» si è confer- mato centrale con buoni risultati delle azioni promozionali fatte all’estero dall’Unione Prodotto Costa assieme ad Apt Servizi (nei cataloghi dei tour operator abbiamo inserito soggiorni in Riviera con ingressi gratuiti nei parchi tematici) mentre, in Italia, abbiamo fatto una campagna televisiva nel periodo pasquale e pre-estivo in occasione dell’apertura dei parchi tematici. Sul mercato interno sono state molto efficaci, ed hanno dato frutti promozionali, le cinque settimane di spot tv (all’interno delle previsioni meteo delle Reti Mediaset) che hanno raccontato la «vicina ed ospitale Romagna, terra di emozioni uniche». Buoni risultati anche dal turismo sportivo, grazie ai tantissimi eventi messi in campo dai comuni che hanno avuto il loro momento clou nei Riviera Beach Games. Anche l’offerta cicloturistica è un nostro punto di ebutta oggi in Borsa la nuova Yoox, frutto della fusione fra il gruppo dell’e-commerce bolognese e il portale anglo-svizzero Net a Porter. Il fondatore Federico Marchetti è riuscito nell’impresa di inghiottire un boccone più grande di sé, mantenendo saldo in mano il timone del nuovo gruppo, e ora restando «uomo solo al comando» dopo le dimissioni dal cda della fondatrice di Net A Porter Natalie Massenet. Il quarantonovenne ravennate si ritrova così alla guida di una corazzata che fatturerà oltre 1,3 miliardi di euro e capitalizzerà in Borsa oltre 3 miliardi di euro, entrando di diritto tra le «blue chip» della Borsa italiana. Per un’azienda nata appena 14 anni fa e perciò abituata a muoversi inosservata, come un vascello corsaro, significa d’improvviso ritrovarsi sotto i riflettori del mondo. Dunque, cambiare radicalmente comportamenti, strategia, obiettivi. E soprattutto sfuggire alla caccia della flotta imperiale, cioè di Amazon, che non nasconde l’ambizione di strappare a Yoox il ricco mercato on line del lusso. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA forza, come dimostrato dall’aumento di questo tipo di clientela. La proposta turistica della Riviera Romagnola si è anche arricchita di uno straordinario cartellone-eventi (dalla «Notte Rosa» al «Ravenna Festival», dal Meeting dell’Amicizia al «Festival dei Bambini» alla «Notte celeste delle Terme»), di iniziative legate all’enogastronomia (da «Al Mèni» a «L’Emilia Romagna in viaggio verso l’Expo 2015») e alla valorizzazione del turismo dell’esperienza attraverso il progetto «Via Emilia-Experience The Italian Lifestyle». Lo stesso mese di settembre si è presentato con ottime opportunità per chiudere in bellezza la stagione. In questo senso è andato il tutto esaurito del weekend dall’11 al 13 settembre con il MotoGp di Misano Adriatico. Si stima infatti che questo dorato fine settimana ha fatto registrare, tra Rimini e Cattolica, oltre 100.000 presenze. Enzo Ceccarelli Presidente Unione Prodotto di Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA Fondatore Federico Marchetti fondatore e ad di Yoox Internazionalizzazione Un nuovo ufficio in Silicon Valley Technogym a caccia di talenti T echnogym sempre più internazionale. L’azienda romagnola, insieme a Wellness Holding, il fondo di investimento della famiglia Alessandri, ha deciso di aprire un «innovation office» permanente a San Francisco. Lo scopo? Entrare in contatto con startup della Silicon Valley che operano in ambito fitness, wellness, salute e sport. «Silicon Valley rappresenta il laboratorio principale per lo sviluppo dell’ecosistema delle startup innovative ad alta tecnologia — ha detto Nerio Alessandri, presidente di Technogym — il nostro obiettivo è collaborare con i principali stakeholders dell’area e supportare i progetti più promettenti del settore wellness con la nostra consolidata esperienza nel settore ed incoraggiare la loro crescita internazionale grazie alla nostra presenza su tutti i mercati mondiali». Dopo la creazione dell’acceleratore, ora la multinazionale si sposta nella culla della tecnologia Oltreoceano e pensa sempre più in grande. © RIPRODUZIONE RISERVATA IMPRESE A cura della redazione del Corriere di Bologna Direttore responsabile: Enrico Franco Caporedattore centrale: Simone Sabattini Editoriale Corriere di Bologna s.r.l. Presidente: Alessandro Bompieri Amministratore Delegato: Massimo Monzio Compagnoni Testata in corso di registrazione presso il Tribunale Responsabile del trattamento dei dati (D.Lgs. 196/2003): Enrico Franco Sede legale: Via Cincinnato Baruzzi, 1/2 40138 Bologna © Copyright Editoriale Corriere di Bologna s.r.l. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. Diffusione: m-dis Spa Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano Tel. 02.25821 Pubblicità locale: SpeeD Società Pubblicità Editoriale e Digitale S.p.A. Via E. Mattei, 106 - 40138 Bologna Tel. 051.6033848 Stampa: RCS Produzioni Milano S.p.A. Via R. Luxemburg - 20060 Pessano con Bornago - Tel. 02.6282.8238 Pubblicità: Rcs MediaGroup S.p.A. Dir. 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