Lunedì 5 Ottobre 2015 - Corriere di Bologna

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Lunedì 5 Ottobre 2015 - Corriere di Bologna
www.corrieredibologna.it
Lunedì, 5 Ottobre 2015
L’intervista
Credem
Il fenomeno
Alberto Chiesi: «Siamo
diventati grandi
a suon di innovazione»
Bizzocchi: «Siamo una
squadra vincente,
cresceremo ancora»
Dall’agricoltura
al controllo del territorio
È l’anno dei droni
5
7
11
IMPRESE
EMILIA-ROMAGNA
UOMINI, AZIENDE, TERRITORI
L’analisi
Scandalo Vw,
chi trema
e chi spera
Primo piano
di Giorgio Prodi
Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera
I
tedeschi fanno tutto in
grande, anche le
truffe. Lo scandalo
sulle emissioni che sta
colpendo la
Volkswagen è uno di
quei fatti che può
cambiare non solo il
futuro di un’impresa, ma
di un intero settore.
In questa fase è ancora
difficile valutarne impatto
e confini. La Volkswagen
dovrà affrontare multe e
class action miliardarie.
La sua sopravvivenza non
è in discussione, anche
perché il governo tedesco
non può permettersi
altrimenti, ma un suo
ridimensionamento è
assai probabile. È tutto il
settore auto che è però
ferito da questo
scandalo. Viene
sicuramente meno la
fiducia nei confronti dei
produttori tedeschi, ma
anche nei confronti degli
altri produttori di
autovetture, specialmente
verso quelli ancora molto
legati alle motorizzazioni
tradizionali a benzina e
diesel. Se nell’intimo una
punta di soddisfazione
può esserci per le
disavventure tedesche
non è detto che questa
sia una buona notizia
per la nostra regione.
Come ha sottolineato
Alberto Vacchi,
presidente di
Confindustria Bologna, le
imprese emilianoromagnole sono coinvolte
nelle catene di fornitura
dell’automotive tedesco.
Esse hanno infatti
esportato in Germania
nel 2014 245 milioni di
euro di componenti per
il settore automotive (su
un totale di 1,7 miliardi
di euro).
continua a pagina 15
Scoperta
Due stranieri
consultano la
guida ai piedi
della statua del
Nettuno, a
Bologna. La
città sta
scoprendo una
nuova
primavera con i
turisti
Il turista che non ti aspetti
In Riviera un afflusso senza precedenti (7 milioni sulle nostre spiagge) e a sorpresa anche
Bologna è stata presa d’assalto dagli stranieri. Operatori soddisfatti, ma pensano
che per il prossimo anno si dovrà investire di più per promuovere la regione all’estero
Fioriscono le startup che mettono sul web tutto quello che interessa a un vacanziere
L’intervento
È stata una stagione positiva,
ma rimbocchiamoci
le maniche per l’anno prossimo
di Enzo Ceccarelli
L
a nostra Riviera ha vissuto una stagione
positiva ma gli operatori turistici sanno
bene che per ottenere successo anche
nell’estate 2016 occorre rimboccarsi le maniche sin d’ora.
Da maggio alla fine di agosto, in base alle
stime provvisorie dell’Osservatorio turistico
regionale elaborato da Trademark Italia, gli
arrivi totali di turisti (sia italiani che stranieri)
sono aumentati di circa il 5% (con un buon
ritorno di italiani) mentre le presenze sono
aumentate del 2,5-3%. Si tratta di cifre importanti per il numero di turisti che, ogni anno,
scelgono la nostra Riviera per le loro vacanze.
In particolare l’aumento del turismo estero
è stimabile tra il +4 ed il +6%. Quest’estate il
mercato tedesco ha fatto registrare una ripresa (+3,5%) con punte del 9% di domanda
extralberghiera di lingua tedesca sui lidi Ravennati e di Comacchio. C’è stata poi la crescita (grazie anche al rafforzamento del franco svizzero) degli arrivi dalla Svizzera (+4,9%)
e un aumento di turisti in arrivo dalla Francia
(+2,3%). Trend positivo (+7%) della domanda
di alberghi di lusso e super lusso (4 e 5 stelle
ad alto valore aggiunto) da alcune nazioni
dell’Est Europa (come Ungheria e Repubblica
Ceca) a cui si è aggiunto un positivo movimento di turisti polacchi (+4,5%).
continua a pagina 15
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s.n.c.
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ARA RINO snc è autorizzata al trasporto
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e alla Provincia di Bologna
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2
Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
BO
PRIMO PIANO
L'estate 2015
LE USCITE AUTOSTRADALI IN RIVIERA
Arrivi
maggio-agosto 2015
+5%
Turisti tedeschi*
+3,5%
Presenze
maggio-agosto 2015
+2,5%
-3%
Stranieri
(a fine agosto)
+5%
Turisti svizzeri
+4,9%
Maggio
Turisti polacchi
+4,5%
+7% della
domanda
di alberghi
upscale
e upper-upscale
(4 e 5 stelle)
per ungheresi
e cechi
Turisti francesi
+2,3%
Giro d'affari
in miglioramento del
+5%
+6,8%
%
Giugno
+3,1%
1
MaggioAgosto
2015
Luglio
+3,0%
+3,2%
Agosto
+0,3%
0
2
4
6
3.100 Alberghi
Posti letto alberghieri
Posti letto extralberghieri
460.400
230.000
*+9%
nei Lidi Ravennati e di Comacchio
8
DISPONIBILITÀ
T RICETTIVA SULLA RIVIERA
Totale Posti letto
690.400
Fonte: Trademark Italia
Un’estate da incorniciare: ritornano i turisti
In Riviera presenze e ricavi in aumento del 5%
Q
uando il sole fa la
differenza. È stata la
seconda estate più
calda degli ultimi 30
anni e abbiamo avuto
anche sedici giorni in più di
bel tempo: una combinazione
che ha riaffollato la Riviera di
turisti. Ad aiutare il potere attrattivo del sole si è messa anche la situazione di crisi internazionale, legata a Paesi come
Turchia, Marocco e Tunisia, rivali storici della vacanza tra i
Lidi di Comacchio e Cattolica.
Oltre al cambio di rotta dell’italiano medio, che da queste parti rappresenta il 3-4% del movimento turistico e che non ha
risparmiato le ferie, ma al contrario ha allungato il periodo di
permanenza sul bagnasciuga. A
dirlo sono i dati diffusi dall’osservatorio turistico regionale
Trademark Italia che sul periodo maggio-agosto segnalano
un aumento di arrivi, circa il
In più di 7 milioni hanno scelto le
spiagge per le vacanze. Ai primi
posti i tedeschi, seguiti da
svizzeri, francesi e polacchi.
Il boom delle Foreste Casentinesi
5% in più, e di presenze (tra il
2,5 e il 3%). Mentre per quanto
riguarda i ricavi, il giro d’affari
dell’industria dell’ospitalità
emiliano-romagnola è migliorato del 5% e ha superato l’aumento di costi e imposte scattate nel 2014. Più di 7 milioni
di visitatori, tra italiani e stranieri, hanno infatti trascorso le
loro vacanze in Riviera questa
estate contro la media dei 4
milioni di turisti a stagione,
merito non solo del bel tempo.
«L’estate 2015 ha già sancito
un ritorno dei turisti sulla nostra riviera: il caldo ci ha aiutati, ma ha sicuramente contribuito un clima più positivo rispetto al 2014, quando l’anno si
è chiuso con un pil negativo
dello 0,3% e una riduzione dei
consumi interni. Gli stessi arrivi italiani hanno invece avuto
un’impennata del 7,6% rispetto
allo stesso periodo dodici mesi
fa», ha spiegato Tiziano Arlotti,
deputato riminese del Pd. Le
note dolenti arrivano invece,
come ricorda il politico, dal ca-
lo di turisti russi dall’estero e
soprattutto nell’area Sud della
Riviera, a causa non solo della
crisi ucraina, ma anche dello
stallo che ha coinvolto l’aeroporto Fellini di Rimini. Una
perdita mitigata però, secondo
Trademark, dall’arrivo di altri
visitatori, anche se pure questi
non sono bastati a tamponare
il calo di almeno la metà del
business da oltre gli Urali. In
primis i tedeschi che hanno
fatto registrare punte del 9% di
domanda extralberghiera per i
centri di Comacchio e Ravennati, a cui si aggiunge la crescita degli arrivi svizzeri (+4,9%),
dei francesi (+2,3%), dei polacchi (+4,5%). Mentre gli austriaci, in questo momento, stanno
trascorrendo le loro vacanze
sul litorale: 3.100 persone, aderenti alla più importante associazione austriaca della terza
età, per 22.000 pernottamenti
con base in 11 hotel di Rimini.

Arlotti
Il caldo ci ha
aiutati, ma
ha
sicuramente
contribuito
un clima più
positivo
rispetto al
2014, quando
l’anno si è
chiuso con
un pil
negativo
dello 0,3%
Oltre al mare e alla spiaggia,
quest’estate c’è stata un’altra località presa d’assalto, caso più
unico che raro: il parco Foreste
Casentinesi, dove si è registrato
l’aumento del 58% degli arrivi e
del 99% delle presenze rispetto
al 2014. Un’area nella top ten
delle più richieste ai tour operator, secondo i dati di
Coldiretti della regione. A scegliere questa località sono, per
Trademark, una quota sostanziosa di italiani che evita i posti
urbanizzati. Mentre tra gli habitué della Riviera ci sono gli
under 50 che preferiscono destinazioni più movimentate,
anche dal punto di vista della
vita notturna, famiglie che scelgono invece le coste sabbiose e
alberghi con pensione completa, e over 65 che puntano sulle
mete di sempre e meno frequentate.
Francesca Candioli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Attrarre più stranieri, solo con gli italiani non si può campare»
Le associazioni di categoria brindano ai risultati, ma studiano già strategie per il prossimo anno
C’
è chi l’ha definita come la migliore estate
di sempre per la Riviera, e chi invece si
aspettava di più e avverte:
«Ora rimbocchiamoci le maniche». Sono le parole di Danilo
Piraccini, presidente della Cooperativa bagnini di Cervia: «È
stato un buon anno, non c’è
stato alcun tipo di problema in
mare, e le giornate di sole sono aumentate, così come le
presenze, peccato però che
non siamo riusciti a coprire i
costi di cassa della filiera turistica. In ogni caso se non ci
fosse stato il bel tempo, sarebbe stato un massacro».
E se la crescita del bimestre
maggio-giugno, secondo i dati
diffusi dall’Osservatorio turistico regionale Trademark, appare strutturale, quella di luglio può considerarsi congiunturale. Per chi opera nel settore, un’estate con qualche
giorno di sole in meno sarebbe stata peggiore della precedente: «I dati sono positivi,
anche se il 70% delle aziende
turistiche ha fatto gli stessi fatturati del 2014. Quest’anno
non abbiamo avuto lo stellone,
ma la galassia. Di certo però
non possiamo aspettare di essere baciati dalla fortuna: il
nostro è un settore importante
per tutto l’indotto e deve essere aiutato nell’elaborare nuove
strategie», spiega il presidente
di Federalberghi regionale
Alessandro Giorgetti, che sottolinea anche come la situazione di crisi internazionale dell’area Egitto, Marocco e Tunisia abbia influito positivamente sulla stagione, portando i
turisti a prenotare per la prima
volta in Riviera. E questo si è
visto anche dal movimento degli autoveicoli in uscita ai caselli della regione, aumentati
del 3,2%.
Associazioni A sinistra Alessandro Giorgetti, presidente regionale di
Federalberghi e Danilo Piraccini, presidente Coop bagnini Cervia
«Non è il momento di darsi
alla pazza gioia, non possiamo
perdere di vista il nostro obiettivo: occorre potenziare sempre di più il turismo estero,
solo con gli italiani non si può
lavorare — continua Giorgetti
— Il nostro Paese sta perdendo sempre più terreno nei
confronti dei rivali stranieri. E
per vedere gli effetti delle nostre campagne turistiche bisognerà aspettare ancora del
tempo: solo ora stiamo vedendo i risultati del settore delle
vacanze di lusso, lanciato anni
fa».
Da sola la Riviera presenta
u n’of fe r t a t u r i s t i c a , c o n
690.400 posti letto e 3.000 alberghi, che non ha nessuna altra area balneare italiana. «Ma
se quest’estate sono aumentati
gli arrivi e gli albergatori hanno riempito gli hotel, bisogna
vedere a quanto sono state
vendute le stanze. Se l’occupa-
zione dei posti letto ha un segno più, significa che sono
stati abbassati i prezzi» aggiunge Sergio Donati, direttore
regionale di Federalberghi.
Nemmeno la tassa di soggiorno, imposta a coloro che
pernottano nelle strutture della regione, secondo Giorgetti,
è servita più di tanto. «È una
trovata anacronistica, non è
con questa che miglioreremo
le cose. Ben venga chi utilizza
i fondi ricavati da quest’imposta per aumentare gli strumenti e l’identità del territorio,
ma non è questa la strada». E
nel frattempo albergatori e bagnini stanno già preparando le
offerte della prossima stagione: «Se il bel tempo non ha
portato fatturati, ha portato invece una ventata di ottimismo,
utile per ripartire per la prossima estate», continua Piraccini.
F. C.
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Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
3
BO
È
la sorpresa di questi ultimi anni, un fenomeno
che fa gongolare molti
in città e che molti altri
trova impreparati: un
fiume di turisti sta attraversando le Due Torri come non succedeva da tempo. I meriti sono
molteplici e combinati tra loro.
L’aumento di voli deciso da
un’illuminata governance dell’aeroporto Marconi. La scelta
da parte dell’amministrazione,
in sinergia con molti privati, di
puntare sul cibo come fattore
esperienziale di attrazione. Una
policy culturale che dà credito
ai giovani e che ha deciso di
investire in mostre e festival di
sicuro appeal. E poi i collegamenti, perché raggiungere Milano in un’ora o Firenze in mezza, non è un dettaglio di poco
conto. Bologna è diventato un
bel posto per trascorrere del
tempo.
«Io son partito solo a inizio
anno e la crescita di visitatori la
tocco con mano, anche in mesi
che nessuno si aspetta, come
luglio», certifica Andrea Chierici, che con la sua Taste Bologna
si occupa di offrire food tour a
turisti stranieri (non ultimi
quelli di Emirates per uno spot
proprio per un nuovo volo su
Bologna). «L’Alta Velocità ha
contribuito alle connessioni, i
soggiorni qua sono più economici rispetto a Venezia o Firenze
e forse anche il traffico aereo di
Ryanair ha incentivato», riflette.
Nessun «forse», i dati del
Marconi parlano chiaro: dai
2.914.258 passeggeri sbarcati
nel 2011 si è passati ai 3.273.447
del 2014 «e confidiamo di poter
superare quel traguardo quest’anno», chiosa Antonello Bonolis, direttore Business Aviation dello scalo (nei primi 6
mesi di quest’anno ne sono già
atterrati 2.269.471). «Sono risultati figli della comodità, cioè di
voli diretti, dove il low cost la fa
da padrone. E poi c’è un turismo di natura extraeuropea che
ha beneficiato del network via
hub — analizza il manager —
infatti sono i Paesi non collegati
direttamente che son cresciuti
di più». Due cifre per capire:
dal 2011 i turchi sono saliti di
54.000 unità; gli americani di
25.000; i russi di 26.000. Tornando nel Vecchio Continente,
invece i francesi sono aumenta-
L’appuntamento
Blogger, tendenze
e marchi famosi,
a Rimini torna il Ttg
Bologna presa d’assalto
Le Due Torri si scoprono
l’ombelico d’Italia
Non solo cibo: Alta Velocità, voli internazionali
ed eventi culturali spingono le visite dall’estero
3,2
Milioni
I passeggeri
che sono
sbarcati
all’aeroporto
l’anno scorso
47,9
Mila
I britannici in
più che sono
atterrati al
Marconi dal
2011 al 2014
ti di 41.558 passeggeri; i britannici di 47.999 e gli olandesi di
28.579.
Tutti stranieri che poi si sono
riversati in città e a dirlo questa
volta sono i report di Bolognawelcome. Negli ultimi tre
anni gli arrivi sotto le Due Torri
sono schizzati verso l’alto:
971.304 nel 2012; 1.058.875 nel
2013; 1.108.462 l’anno scorso (di
questi circa il 45% viene da oltre
confine). Da gennaio a luglio
sono stati 675.128. Stesso andamento per le presenze, cioè le
notti trascorse: 2.036.594 nel
2013; 2.145.429 nel 2013;
2.180.982 nel 2014.
Guardando di nuovo alle provenienze dei turisti stranieri rispetto al 2014, si nota il balzo
del Regno Unito dal quarto al
primo posto con +15,31% di arrivi e +13,62% di presenze; e la
discesa degli Stati Uniti al secondo posto dal primo, con
+2,69% di arrivi e +1,76% di presenze; stabile la Germania a cui
seguono Spagna, Francia e Cina.
«Gli stranieri che accompagno — dice ancora Chierici —
sono tutti molto entusiasti, non
si aspettano di trovare una città
così accogliente, parecchie coppie non vedono l’ora di torna-
1,1
Milioni
Gli arrivi
di turisti
a Bologna
registrati
l’anno scorso
2,69
Per cento
È la
percentuale di
americani in
aumento dal
2013 al 2014
re». Anche se sono culturalmente molto impreparati, ammette. «Sono numerosi quelli
che mi chiedono quali monumenti e chiese andare a vedere». E dire che le occasioni per
motivare più che uno spuntino
sotto i portici non mancano.
Nel 2014 la mostra «Il mito della Golden Age da Vermeer a
Rembrandt», con «La ragazza
con l’orecchino di perla», è stata l’esposizione più vista d’Italia
(342.626 visitatori). E non hanno fatto male quelle successive:
«Da Cimabue a Morandi»
(80.000 ingressi) e «Escher»
(174.000). Un’altra ne arriverà,
«Gli antichi Egizi», mentre
«Brueghel. Capolavori dell’arte
fiamminga» è già iniziata, segno che qualcuno si è accorto
di un terreno molto fertile in
città.
Certo, restano ancora molte
cose da migliorare: i menu in
lingua, ad esempio, aperture
più flessibili e, perché no, serali
per le mostre, o evitare di lasciare una città completamente
priva di attrazioni ad agosto.
Per ora però a Bologna devono
accontentarsi dei vigili ciceroni
che spiegheranno l’arte e la storia. È già un altro passo avanti.
Andrea Rinaldi
Dai sentieri su web al problem solving in hotel, fino agli svaghi per i bimbi
Una società di
capitali,
costituita
anche in forma
cooperativa, di
diritto italiano
oppure
Societas
Europea, le cui
azioni o quote
non sono
quotate su un
mercato
regolamentato
o su un
sistema
multilaterale di
negoziazione
«A
prirsi al cambiamento è inevitabile e fa bene»,
così Paolo Audino, direttore business Unit turismo di Rimini Fiera a proposito delle sfide del futuro nel
settore viaggi. La rivoluzione,
per altro, è già in corso, come
dimostrano le storie di cinque
startup emiliano-romagnole
che si presenteranno al Ttg.
Una non ha bisogno di annunci, si chiama Trail Me Up e
la sua mente è il romagnolo
Fabio Zaffagnini, geologo marino al Cnr di Bologna. Ha trasformato la sua passione per il
trekking in un lavoro e così ora
con la sua piattaforma ha mappato un centinaio di itinerari
tra Europa, Usa e Africa. I percorsi sono esplorabili da internet con la stessa visuale immersiva di Google Street View.
Più a uso e consumo delle
strutture (spiagge, ristoranti,
hotel) è invece Spotty Wi-Fi
della cattolichina Luxor web.
«L’utente accede al wi-fi e si
registra — spiega Luca Baldazzi di Luxor web — Spotty comunica con l’utente entro le
prime 24 ore chiedendo se è
tutto ok e se la vacanza sta
andando bene. Questa è la fase
in cui è possibile prevenire
“momenti di crisi” risolvendo
immediatamente i problemi
incontrati-.Al termine della vacanza Spotty invia un questionario personalizzato ad ogni
utente in base alla propria
scelta di vacanza e tramite un
algoritmo genera una percentuale di gradimento». Ottanta
finora le strutture convinte
dall’app: «Abbiamo 80 clienti
che impiegano l’app da Moena
alla Riviera romagnola».
Partito lo scorso giugno, Destinazione Umana di Silvia
Salmeri ha già conquistato 70
clienti. «Proponiamo 4 viaggi
Invenzione L’applicazione Spotty inventata da Luxor
web per migliorare la reputazione di hotel e ristoranti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Viaggi, istruzioni per l’uso da cinque nuovi startupper
Startup
Una 52esima edizione
fortemente orientata all’innovazione. È il Ttg Incontri
2015, la fiera del turismo in
programma da giovedì a sabato a Rimini Fiera. Il tema
della rivoluzione tecnologica attraverserà orizzontalmente le tre giornate, compresa l’area espositiva dove
fra gli altri figurano marchi
come Venere Expedia, Expedia Hotel, Hotwire, Sabre,
Amadeus, Travel Republic,
Trivago, Oracle, Fast Booking, Travelclick, Passpartout e Kigo, direttamente
dal Texas, per proporre un
software per la gestione degli affitti case vacanza. Nutrita anche la presenza di
compagnie quali Emirates,
Az/Etihad e Air France/
Klm/Transavia che saranno
a Rimini per promuovere a
Rimini le loro offerte. Fra le
novità, realtà come Home
Away e Société Européenne
d’Hôtellerie, ma anche tour
operator del calibro di Caleidoscopio, Gruppo Blu Vacanze, Gattinoni e G40. In
programma poi la la presentazione in anteprima
dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del
Politecnico di Milano; il
Rapporto Euromonitor nel
corso di Travel Industry and
Online Travel Global Overview; gli appuntamenti con
il Consorzio Netcomm per
favorire l’evoluzione digitale
del settore turistico; fino alle strategie digitali che trasformano le destinazioni
turistiche con il Digital Tourism Think Tank che illustrerà esempi di strategie
digitali di successo e quali
trend mostra il mercato turistico a proposito di web
marketing. Da annotare in
agenda «Italia: Raccontare
un’altra storia», con il contributo della pubblicitaria
Annamaria Testa.
La curiosità
Terra di buongustai,
il Times consiglia
l’Emilia ai suoi lettori
di ispirazione — dice l’imprenditrice — “cambiamento”, per
tutti coloro che vogliono cambiare vita; “ruralità”, per chi ricerca l’immersione nella natura per staccare; “innovazione”,
per chi vuole avviare una startup; e “spiritualità” per chi
vuole ritrovare se stesso con
meditazione e yoga».
Chi invece vuole spostarsi
con figli al seguito può consultare Bimbi e viaggi di Milena
Marchioni, una guida di 50 Paesi a misura di bambino compilata da genitori blogger.
Per le nuove frontiere dell’esperienza infine c’è Poistory
di Alessandro Caponi: un social game ideato per stimolare
l’interesse verso i luoghi e il
patrimonio artistico raccontando in modo originale le
meraviglie nascoste del mondo
attraverso foto e testi creativi.
A. Rin.
L’Emilia-Romagna come
meta perfetta per passare un
weekend autunnale: lo suggerisce il Times ai suoi lettori
(oltre 1.177.440), inserendo
tra le venti migliori «fughe»
d’autunno in Europa anche
l’Emilia-Romagna, dove vale
la pena di venire, secondo il
quotidiano britannico, per
partecipare a due eventi di
richiamo, la Sagra dell’uva e
del lambrusco Grasparossa di
Castelvetro di Modena da una
parte e la Fiera nazionale del
tartufo bianco pregiato di
Santagata Feltria, in provincia di Rimini dall’altra. Nell’articolo il Times scrive che
«nel Nord Italia, l’Emilia-Romagna è una destinazione
top per i buongustai dove, in
autunno, si organizzano diversi appuntamenti enogastronomici».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
5
BO
L’INTERVISTA
Alberto Chiesi
L’azienda
La storia
Il presidente del gruppo farmaceutico di Parma
accelera sugli investimenti in ricerca e chiuderà il 2015
con 1,5 miliardi di fatturato. Acquisizioni in vista
Il piccolo laboratorio
che in 80 anni
è arrivato
nella top 50 mondiale
C
La ricetta del successo
Chi sono
Alberto
Chiesi (nella
foto a
sinistra)
è presidente
della Chiesi
Farmaceutici
spa con sede
a Parma. A
destra nella
foto il fratello
Paolo, che
ricopre il
ruolo di
vicepresident
e del gruppo
di Massimo Degli Esposti
I
l Centro Ricerche in prossimità del casello
autostradale di Parma fu inaugurato appena quattro anni fa. È un gioiello da 90
milioni di euro. Tuttavia la Chiesi Farmaceutici ha appena sottoscritto un accordo
con il Comune che gli consentirà di ampliarlo, se necessario, aggiungendo altri 150 ricercatori ai 450 che già ospita. Lo scorso
giugno, intanto, ha rinnovato due stabilimenti per raddoppiare la produzione del
Curosurf, un farmaco salvavita per neonati
fra i più utilizzati al mondo. E con lo spin-off
Holostem dell’Università di Modena ha appena investito nella prima terapia al mondo
basata sulle cellule staminali. Insomma,
l’azienda parmense non ha certo tirato i remi
in barca durante la crisi e non lo farà in
futuro, ci garantisce il presidente Alberto
Chiesi: «L’azienda prosegue, e anzi accelera,
gli investimenti in ricerca. Quest’anno chiuderemo vicino a 290 milioni di euro, con
un’incidenza del 20% sul fatturato. Siamo la
prima azienda farmaceutica italiana per investimenti in ricerca e fra le prime 15 in
Europa».
Presidente, è un messaggio alle altre
aziende del made in Italy?
«Il settore farmaceutico vive sull’innovazione. Alla scadenza brevettuale i farmaci
diventano normalmente generici, ossia delle
commodities. Non si può contare sulla durata del valore del marchio per un lungo periodo come in altri settori: bisogna continuamente investire e innovare per mettere nuovi
prodotti sul mercato. Di qui anche la rischiosità delle aziende farmaceutiche innovative.
Ogni nuovo farmaco comporta 10 anni di
ricerca e circa 400 milioni di investimento,
con la speranza di arrivare sul mercato per
primi».
Chiesi è una grande azienda in Italia,
ma una media realtà nel mondo. Le «big
pharma» possono investire in ricerca dieci
volte più di voi. Come riuscite a competere?
«Concentrando le risorse là dove siamo
tra i primi 3 o 4 al mondo. Nelle malattie
respiratorie, sia su nuovi farmaci sia su prodotti con meccanismi innovativi per trattare
pazienti che non rispondono alle terapie
convenzionali, e nei trattamenti specialistici
per le malattie congenite dei neonati. Abbiamo anche costituito un fondo di venture
capital negli Stati Uniti, dove nascono metà
di tutte le innovazioni in questo campo, per
sostenere startup innovative nelle malattie
rare».
Anche Holostem è una startup, ed è stata classificata come una delle dieci aziende più innovative del Paese. A che punto è?
«Holostem è il primo esempio di successo
in Italia di collaborazione fra Università e
industria farmaceutica. L’Holocar, il primo
farmaco al mondo in grado di ricostruire le
cornee di pazienti non vedenti utilizzando le
loro cellule staminali, ha ottenuto la registrazione europea e quindi è pronto per la
commercializzazione. Il trattamento, però, è
complesso e richiede una rete capillare di
centri specializzati per il prelievo, la coltivazione e il reimpianto dei tessuti. Al momen-

Ogni impresa ha la responsabilità di
attivarsi per il bene comune. Noi non ci
sottraiamo a questo compito e con la nostra
Fondazione da dieci anni sosteniamo la
ricerca di base nel nostro settore
to stiamo organizzando la logistica europea
per poterlo utilizzare. Holostem sta sviluppando su due pazienti un secondo trattamento per la epidermolisi bullosa, una rarissima malattia della pelle dovuta ad un’alterazione genetica».
Dopo la cessione di Carlo Erba si disse
che la farmaceutica italiana era morta. Voi
dimostrate il contrario. E con voi, una
quindicina di medie aziende e molte altre
più piccole. Un settore risorto dalle ceneri?
«Le eccellenze scientifiche in Italia non
sono mai svanite e oggi il settore, puntando
anche su prodotti specialistici e di nicchia e
internazionalizzandosi, è sano e ha buone
possibilità di competere. Siamo i secondi in
Europa a un niente dai tedeschi. Il futuro
dipenderà dalla nostra capacità di innovare,
ma anche dalla lungimiranza del governo. Se
cesserà di considerarci il bancomat della
spending review sanitaria e comprenderà il
valore di un settore che esporta il 70% della
produzione, allora il futuro sarà brillante».
E il futuro della Chiesi? Avete in programma alleanze strategiche, acquisizioni
e in prospettiva la quotazione in Borsa?
«Chiuderemo il 2015 con una crescita organica vicina al 10% e un fatturato vicino al
miliardo e mezzo di euro. Stiamo lavorando
per portare sul mercato nuovi farmaci e questo ci consentirà una crescita organica nei
prossimi anni. Ma l’obiettivo è arrivare a
investire in ricerca e sviluppo almeno 500
milioni all’anno, e per questo servono dimensioni maggiori. Sicuramente faremo acquisizioni e alleanze, come ne abbiamo fatte
in passato. Al momento non è necessaria la
quotazione in Borsa, ma la prenderemo in
considerazione in presenza di un’acquisizione di grandi dimensioni o di un merger
importante».
Oggi lei è per Parma quello che fu Pietro
Barilla, un punto di riferimento. Come si
rapporta con la sua città che vive un momento di innegabile difficoltà?
«Ogni impresa ha la responsabilità di attivarsi per il bene comune. Quelle più grandi
hanno anche un ruolo propositivo, di guida
e d’esempio, nel rispetto delle leggi, del territorio e della convivenza reciproca. Noi non
ci sottraiamo a questo compito e con la
nostra Fondazione da dieci anni sosteniamo
la ricerca di base nel nostro settore e progetti sulla neonatologia nell’Africa sub sahariana».
Parma risorgerà, come la farmaceutica
italiana?
«Ci sono alcuni segnali di risveglio, nuove
aziende e imprenditori giovani e brillanti. La
nuova iniziativa Parma 2020, poi, vede impegnati coralmente imprenditori, istituzioni e
movimenti d’opinione per far rinascere e
consolidare le sue potenzialità economiche,
turistiche e culturali. Sono convinto che i
risultati saranno visibili nel medio periodo e
saranno interessanti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
on un fatturato di 1.342
milioni (+8,4% rispetto al
2013) e un margine operativo lordo di 363 milioni (il
27,1% del fatturato) il Gruppo
Chiesi Farmaceutici di Parma
l’anno scorso è salito dal
50esimo al 46esimo posto nella
graduatoria mondiale delle
aziende farmaceutiche innovative. Questo grazie ai massicci
investimenti in ricerca che nel
2014 hanno toccato i 237 milioni, pari al 17,6% delle vendite.
Fondata dal farmacista Giacomo Chiesi nel 1935, quando rilevò un piccolo stabilimento
nell’immediata periferia di Parma, e rimasta poco più di un
piccolo laboratorio galenico fino al dopoguerra, Chiesi si è
sviluppata come autentica multinazionale farmaceutica a partire dagli anni ‘80 sotto la guida
dei due figli, entrambi laureati
in Chimica farmaceutica: il primogenito Alberto, oggi presidente, e Paolo, di due anni più
giovane, vicepresidente e responsabile della ricerca. In
azienda, e nel capitale della finanziaria Valline che controlla
il gruppo con il 76% circa delle
azioni, è entrata anche la terza
generazione: i figli di Alberto,
Andrea e Alessandro e quelli di
Paolo, Maria Paola e Giacomo,
tutti con varie cariche operative; al vertice è stato chiamato
anche un amministratore delegato esterno, Ugo Di Francesco,
con una lunga esperienza in
aziende multinazionali e familiari del settore. Il consiglio è
composto dai membri della famiglia più il banchiere Carlo
Salvatori, parmense d’origine
ed ex numero uno di Unipol.
In Italia e nelle 27 filiali estere, lavorano attualmente 4.100
dipendenti, 515 dei quali addetti alla ricerca. La crescita del
gruppo è stata spettacolare soprattutto negli anni più recenti,
grazie a una raffica di acquisizioni e ai forti investimenti nell’innovazione.
In primavera sono stati investiti 35 milioni per il raddoppio
della produzione del farmaco
neonatale Curosurf, dove Chiesi
è leader mondiale e che vale da
solo oltre 150 milioni di euro di
giro d’affari. I farmaci per le
nuove terapie delle malattie
congenite dei neonati sono uno
dei filoni di specializzazione
del gruppo, assieme a i farmaci
per terapie respiratorie come
asma e bronchite cronica.
In estate è stato poi firmato
un protocollo d’intesa con il
Comune di Parma che apre la
strada all’utilizzo di un’area di
proprietà adiacente al nuovissimo Centro Ricerche. Se le condizioni di mercato renderanno
possibile l’ampliamento, il
gruppo conta di concentrarvi
una serie di attività gestionali
ora disperse in vari siti della
città e nuovi laboratori che daranno occupazione a 150 giovani ricercatori. Una parte dell’area verrà riqualificata e ceduta alla città per impianti sportivi e altri servizi di interesse
pubblico.
M. D. E.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6
BO
Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
7
BO
MONOPOLI
«Non ci interessa il risiko bancario
Siamo già una squadra vincente»
Bizzocchi (Credem): «La crisi non è finita. Ma noi abbiamo il serbatoio pieno e il motore caldo»
di Massimo Degli Esposti
È
I risultati economici e finanziari
l’unica, tra le prime 15 banche commerciali italiane, a non aver dovuto aumentare il capitale negli ultimi 5 anni; l’unica a non esser mai andata in rosso, l’unica ad aver sempre distribuito un dividendo, l’unica a non aver stretto i cordoni della
borsa continuando ad aumentare gli impieghi
anche negli anni peggiori del «credit crunch»;
ciononostante, l’unica ad aver bypassato la tempesta finanziaria con un deterioramento dei
crediti da prefisso telefonico, tanto che oggi il
rapporto sofferenze-impieghi è all’1,7% contro
una media di sistema che viaggia verso il 5%.
Promossa a pieni voti dalla Bce all’esame degli
stress test, lo scorso autunno, l’istituto ha tutti
e tre i giudizi di solvibilità assegnati dalle agenzie di rating pari al voto assegnato allo Stato
italiano. Insomma, la reggiana Credem, decima
banca italiana per capitalizzazione di Borsa e di
gran lunga la prima controllata da privati (la
famiglia Maramotti è il principale azionista da
oltre 40 anni), è ormai diventata un caso. Addirittura un enigma per chi cerca nei numeri la
formula del successo senza trovarla.
«La formula non è nei numeri, ma nella testa
delle nostre persone; noi siamo una squadra
che lavora e vince assieme», dice candidamente
Adolfo Bizzocchi, direttore generale e numero
uno operativo del gruppo. Un banchiere atipico, perché è l’unico ad essere arrivato al vertice
dopo una lunga esperienza alla direzione del
personale.
Direttore, questo lo dicono tutti, imprenditori, manager e allenatori di calcio...
«Noi lo facciamo. Abbiamo costruito la nostra organizzazione con l’obiettivo di essere
flessibili e reattivi; sono due caratteristiche che
non si impongono per via gerarchica ma che
devono essere cultura condivisa da tutte le risorse».
Concretamente? Ci faccia capire.
«Lavoro di gruppo su ogni decisione. Immissione continua di forze nuove: abbiamo assunto
171 persone nei primi mesi di quest’anno, per il
75% sotto i 30 anni, e stiamo selezionando altri
100 giovani da assumere nei prossimi mesi.
Anche negli anni peggiori, abbiamo continuato
ad investire in formazione, non solo tecnica ma
anche relazionale; l’anno scorso 30.000 giornate
uomo, l’equivalente di un anno di apertura per
alcune decine di sportelli. Ogni risorsa ha un
percorso di crescita e di rotazione nelle funzioni che a metà carriera lo porta a conoscere
l’insieme della nostra attività».
Tuttavia, avete lo stesso azionista e lo stesso presidente, Giorgio Ferrari, da quarant’anni, lei è al vertice dal 2001 e il suo predecessore, suo omonimo ma non parente,
Franco Bizzocchi, rimase in sella 25 anni.
1˚ SEMESTRE
2015
Margine
di intermediazione
VARIAZIONE A/A
611 mln
Costi operativi
349,2 mln
Risultato operativo
242,3 mln
Utile ante imposte
171,6 mln
Utile netto
consolidato
119,4 mln
+12,6%
+5,5%
+25,7%
+8,5%
+20,6%
Raccolta complessiva
da clientela
56.211 mln
+8,7%
Raccolta diretta
da clientela
18.485 mln
+9%
Raccolta assicurativa
32.599 mln
Raccolta gestita
22.002 mln
Impieghi a clientela
21.448 mln
Sofferenze
su impieghi

+30,8%
5.127 mln
Raccolta indiretta
da clientela
1,7%
Futuro
Vedo un consolidamento
tra le banche mediograndi: le prime quindici
si aggregheranno in 5 o 6
gruppi con il 75% del
mercato. Per noi si
apriranno degli spazi
Ai vertici
Adolfo
Bizzocchi,
direttore
generale del
gruppo
bancario
Credem
+5,8%
+12,7%
+5,3%
-
Come legge questa apparente contraddizione
tra dinamismo e stabilità?
«Come le dicevo non siamo un’organizzazione gerarchica e questo non ostacola il dibattito
e la nostra capacità di evolvere e cambiare strategia rapidamente per adeguarci ai cambiamenti del mercato. La continuità e solidità dell’azionariato, poi, ci consente di prendere decisioni
che non guardino solo al breve termine, ma
paghino nel creare valore nel medio lungo».
Per esempio?
«Negli anni del credito facile altri sono cresciuti più di noi che abbiamo sempre operato
con selettività e prudenza; questo spiega perché oggi siamo tra le banche con il miglior
rapporto sofferenze-impieghi e negli ultimi anni abbiamo continuato ad acquisire nuovi
clienti e ad espandere del 20% il volume di
credito all’economia. Escluse le big, poi, siamo
l’unica banca italiana ad aver tenuto in casa le
chiavi del sistema informatico, con uno staff di
oltre 100 specialisti. Questo ci costa parecchio,
un centinaio di milioni in tre anni; noi però lo
consideriamo un investimento strategico perché ci consente di avere la massima flessibilità
operativa».
Ad agosto avete licenziato una semestrale
brillantissima. Superata la crisi molto meglio
degli altri, parteciperete al futuro risiko bancario?
«La crisi non è superata. Forse è finita la
salita più ripida, ma ora ci aspetta un lungo
falsopiano, non una discesa. Resta fragile l’economia, resta alto il rischio di credito, i margini
d’intermediazione sono al minimo e quindi è
sempre più difficile mantenere la redditività.
Nel contempo dobbiamo sottostare a regole
sempre più stringenti e in continua evoluzione.
Facciamo tutti tanta fatica; ma, restando in metafora, sono fiducioso perché in salita capisci se
ti sei allenato».
Quindi?
«Non siamo interessati ad entrare nel risiko
bancario, quanto piuttosto a sfruttare tutte le
potenzialità del nostro modello, crescendo per
linee interne. Flessibilità e rapidità, comunque,
ci consentono di cogliere opportunità se il contesto dovesse cambiare».
Il contesto cambierà per forza. Il suo scenario?
«Vedo un consolidamento tra le banche medio grandi: le prime quindici si aggregheranno
in 5 o 6 gruppi con il 75% del mercato. Anche
sotto il panorama cambierà perché tante piccole banche dovranno adeguare i parametri patrimoniali a discapito del credito. Questo libererà
quote di mercato. Noi abbiamo il serbatoio pieno e il motore caldo, pronti ad approfittarne».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nasce Iban to iban e i pagamenti diventano più semplici
L’ateneo di Parma ha inventato una piattaforma per trasferire denaro agli enti pubblici. Debutto a gennaio
U
n nuovo strumento di
pagamento per permettere il trasferimento diretto di denaro dal conto
corrente del cittadino a quello
degli enti pubblici, anche nel
caso in cui le banche di creditore e debitore siano differenti. Si
tratta di un’innovazione — che
si chiama «Iban to iban» e debutterà dal prossimo gennaio
— presentata dall’Università di
Parma «per migliorare la vita di
tutti coloro che vorrebbero regolare le proprie pendenze verso la pubblica amministrazione
in modo rapido, sicuro e economico».
Una rivoluzione nel campo
dei pagamenti, promossa in
ambito Sepa (Single Euro Pay-
ments Area), che è stata favorita
da varie aziende tecnologiche
che hanno creduto nel progetto
dell’ateneo e che ora lavoreranno alla creazione di una piattaforma informatica. Ed è proprio
da qui che il cittadino inserirà
le proprie coordinate iban e potrà, con un semplice click, tenere d’occhio il flusso dei propri
pagamenti e inviare denaro alla
pa. Dai biglietti dell’autobus alle
tasse universitarie, alle rette degli asili: tutte operazioni che
potranno essere direttamente
regolate dal telefonino in tempo reale e in modo sicuro, poiché non sarà necessario fornire
alcuna informazione al momento del pagamento.
«È uno strumento che con-
Autori Federico Ruggiero, Direttore Vendite Credemtel, Luca Fornaciari, delegato
del Rettore per il Bilancio, il rettore Loris Borghi, e Zoran Radumilo di Sap Italia spa
sentirà di effettuare pagamenti
veloci e sicuri rispetto ai mezzi
attualmente in uso, come la
carta di credito. Si tratta di
un’innovazione informatica di
pagamento che agevola il trasferimento di contante, riduce
il numero di intermediari tra
cittadino ed ente, e abbatte i
costi-. Stimiamo che dovrebbe
costare un terzo rispetto a quello che oggi costa l’utilizzo delle
carte di credito», ha spiegato il
professore Luca Fornaciari dell’Università di Parma.
L’unione delle varie competenze sviluppate nel tempo dall’Ateneo di Parma e dai partner
aziendali, con cui collabora,
hanno così permesso la realizzazione di questa piattaforma di
pagamento su tecnologia Cloud
Computing, facilmente accessibile da un’ app in ambiente protetto con alcune autentificazioni
studiate ad hoc. E ora non resta
che cercare enti interessati: in
particolare il team impegnato a
seguire «Iban to iban» sta cercando banche attive sul territorio con cui collaborare per la
stipula di una convenzione. Sarà poi la piattaforma a gestire le
coordinate bancarie, mantenendone la sicurezza, e ci sarà infine un partner dell’ateneo che
assumerà il ruolo di Pisp (Payment Initiation Service Provider) per garantire il collegamento con il sistema bancario.
Francesca Candioli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
8
Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
BO
FILIERE
Meccanica, quasi la metà delle aziende vuole aggregarsi
Granelli (Confartigianato): «Ma l’obiettivo è la fusione»
Presentata una ricerca congiunta: per 8 su 10 l’unione permette di ridurre i costi e aumentare i clienti
L’
ha detto il presidente di
Cna Emilia-Romagna
Paolo Govoni e ora lo
ribadiscono le stesse
aziende: l’unione fa la
forza. Negli anni della crisi la
filiera della meccanica si è sfilacciata e l’unico modo per ricucirla è quello di fare squadra.
Serve aggregarsi per non morire. Ma c’è di più, Marco Granelli,
presidente regionale di Confartigianato lancia: «La rete è un primo step. Dobbiamo arrivare alla
fusione tra aziende e puntare ai
mercati esteri».
È proprio l’ultima ricerca di
Confartigianato, Federimprese,
Eber, Cna innovazione, Fondartigianato e Cna Emilia Romagna
a confermarlo. Non a caso si
chiama «Analisi della filiera della subfornitura meccanica» e ha
riguardato 298 imprese. Un cuore che batte per lo più tra Modena, Bologna e Reggio Emilia.
Stando al report, quasi la metà
di queste considera positivamente la strategia di rete (il
44%), ma solo il 19% di queste
risulta già aggregato. Ma perché
è necessario fare gruppo? Unirsi
significa aumentare la propria
competitività, allargare il proprio mercato e ridurre i costi
operativi. L’86% degli intervistati
ritiene che la rete è un mezzo
per acquisire nuovi clienti, mentre la metà crede nella possibilità di ridurre i costi della fornitura. Ma c’è anche chi pensa alla
produzione e all’innovazione.
Non poche le aziende che credono nello sviluppo di nuovi prodotti o di ampliare la propria
offerta commerciale. Questa tendenza risalta sopratutto nelle
aziende già aggregate (19%) e
44
Per cento
La percentuale
di aziende
intervistate che
vuole
l’aggregazione
56
Per cento
La quantità di
imprese proaggregazione
interessate
anche
all’internaziona
lizzazione
Principali obiettivi di una strategia di rete
Aggregate
Non aggregate
9%
9%
Sviluppo nuove funzioni strategiche
Sviluppo investimenti comuni
12%
7%
Condivisione marchio comune
1%
1%
Acquisizione certificazioni
4%
3%
9%
Accesso a finanziamenti
7%
12%
Riduzione costi fornitura
Sviluppo nuovi prodotti
16%
13%
19%
25%
26%
Acquisizione nuovi clienti
6%
Ottimizzazione capacità produttiva
1%
Miglioramento della logistica
0
meno in quelle non ancora consorziate (13%). Al 26% alletta anche l’idea di investimenti in comune. All’interno di un’aggregazione le imprese risultano essere
molto simili tra loro. Di queste il
17% ha un orientamento all’innovazione, il 16% una solida reputazione e il 15% stessi standard
qualitativi del prodotto.
Chi crede nella rete, ad esempio, sono Roberto Zani della
Evar srl e Mario Picone della
CO.N.ENG., due imprenditori a
caccia di clienti. Secondo loro,
come l’86% dei loro colleghi, la
Presidente Marco Granelli di
Confartigianato
13%
4%
10
firma su nuovi contratti, così come la riduzione di alcuni costi,
dipenderebbe dall’estensione
della rete stessa. «Siamo paladini di questo sistema — commenta Granelli — è versatile e
competitivo. L’individualità è
nociva e gli imprenditori devono capire che mettersi insieme
significa sopravvivere». Il presidente di Confartigianato crede
in questo progetto ed è ottimista per il futuro. «In questi anni
abbiamo toccato il fondo del
barile, non possiamo che risalire. Fare rete è la soluzione ma è
20
Sul web
Puoi leggere gli
articoli di
Corriere
Imprese,
condividerli e
lasciare
commenti su
www.corrieredi
bologna.it
30
il primo passo e servono qualità, specializzazione e le persone
giuste. L’obiettivo è la fusione
delle società. Una volta non
c’era la cultura dell’aggregazione, adesso si vede un cambiamento di rotta». Granelli aggiunge che questo processo
proietterà verso una maggiore
internazionalizzazione. L’apertura verso i mercati esteri garantirà solidità e crescita.
Uno dei problemi, però, è
l’eccessiva regionalizzazione:
troppo poche le imprese (7%)
che dicono di avere clienti stra-
nieri. Eppure l’internazionalizzazione è uno degli elementi base
per fortificarsi. Delle imprese attratte da una strategia di rete il
56% è interessato infatti anche ai
mercati esteri. Chi ha avuto il
coraggio di espandersi oltre
confine tra il 2008 e il 2015 ha
beneficiato di un +5% sul fatturato, mentre chi è rimasto nel
mercato interno ha perso il 40%.
«Si guardi alle costruzioni — cita Granelli — il 60-70% del fatturato viene dal mercato estero».
Analizzando i punti forti e deboli delle aziende e le loro esigenze formativa sarebbero necessari dei laboratori operativi
per i mestieri, dei social media e
marketing e un incubatore di
progetti di rete per l’internazionalizzazione e l’innovazione.
Alessio Chiodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La casella di posta che gestisce i fornitori
Da Iungo un sistema per coordinare la filiera delle imprese. Tra i clienti Luxottica, Comer e Faac

Mongiorgi
Le aziende
che ci
scelgono lo
fanno per
fare
efficienza e
per liberare
risorse.
Hanno così
più personale
a
disposizione
per fare
acquisti, per
avere più
informazioni
e creare
valore
aggiunto
U
na casella di posta elettronica consente con
un semplice click di
rendere automatica la
gestione degli approvvigionamenti con tutti i fornitori di un’azienda. Ordini d’acquisto, richieste d’offerta, fatture,
conferme, allegati, avvisi di spedizione, bolle d’accompagnamento e perfino etichette, tutto
a portata di mail. È il servizio
offerto dall’azienda modenese
Iungo che tra i suoi ultimi clienti ha acquisito Comer Industries,
l’azienda di Reggiolo leader internazionale nella produzione di
sistemi avanzati di ingegneria e
di soluzioni di meccatronica per
la trasmissione di potenza.
La Comer è solo l’ultima di
una rosa di aziende italiane, e
non, che hanno negli ultimi anni hanno scelto la IUNGOmail
— così brevettata – perché con
una semplice piattaforma per
loro è possibile una concreta gestione della «Supply Chain Collaboration».
Ogni giorno 40.000 aziende
gestiscono i rifornimenti dei
prodotti direttamente con questo servizio. Oggi sono oltre 250
i clienti dell’azienda modenese.
Tra i primi Luxottica Group, lea-
der mondiale dell’occhialeria. E
negli anni si sono aggiunte realtà industriali come la Faac, Snap
On, Mandelli Sistemi, Datalogic
e Calzedonia. Appena sette anni
fa i clienti non erano più di una
trentina.
Iungo nasce alla fine degli anni 90 da un’idea del fondatore
Andrea Tinti, che assieme a un
amico progetta una piattaforma
gestionale, in grado di offrire
supporto tecnologico, comunicazione e relazione tra le grandi
imprese e i piccoli fornitori. In
un periodo in cui internet non è
ancora alla portata di tutti. Partecipano a un bando europeo
con l’Università di Bologna e lo
vincono.
Da allora aprono un ufficetto
da 40 metri quadri a Modena.
Nel 2008 arriva il terzo socio,
l’attuale direttore di marketing
Luca Mongiorgi. Si trasferiscono
in una sede più grande, fino a
quella attuale che ospita 30 dipendenti. Età media trent’anni.
Cresce anche il fatturato, nel
2008 non superava i 400.000 euro, quest’anno si dovrebbe concludere intorno ai 2 milioni e
mezzo di euro.
«Ogni anno siamo cresciuti
almeno del 30% — spiega Luca
Mongiorgi — i risultati sono
stati possibili grazie alla costanza e alla programmazione avvincente che ogni giorno ci mette
davanti a idee nuove. Le aziende
che ci scelgono lo fanno per fare efficienza e per liberare risor-
Innovatori
A sinistra
Andrea Tinti,
fondatore di
Iungo. A destra
la sede
dell’azienda a
Modena
se. Hanno così più personale a
disposizione per fare acquisti,
per avere più informazioni e
creare valore aggiunto».
E alle ambizioni di crescita si
aggiunge un appello del patron
Andrea Tinti: «Da queste parti
c’è carenza di analisti, sviluppatori e programmatori. Siamo alla ricerca di queste figure da assumere per crescere di pari passo con la qualità».
Maria Centuori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
9
BO
PIANETA LAVORO
I professionisti tornano ad assumere:
commercialisti e consulenti i più richiesti
Paglia (Confprofessioni): «Il Jobs act
ha aiutato e gli studi hanno colto la ripresa»
A
rmati di codici, stetoscopi, registri contabili e rogiti tornano a
trovare e offrire lavoro avvocati, medici,
notai e commercialisti. Dopo
anni in cui la crisi ha ridotto il
numero di professionisti disposti a ipotecarsi il futuro pur
di aprire uno studio, oggi i dati
elaborati da Confprofessioni,
la confederazione italiana libere professioni, raccontano tutt’altra storia. In Emilia-Romagna nel primo semestre 2015
tra assunzioni e cessazioni di
rapporti di lavoro si è registrato un saldo occupazionale in
crescita di 1.641 lavoratori. Un
segnale positivo che ha comportato un incremento percentuale del 36% sullo stesso semestre dell’anno precedente.
Numeri che risultano in linea
con quelli indicati a livello nazionale.
Guardando più nel dettaglio
del dato regionale ciò che salta
all’occhio è il considerevole aumento degli assunti rispetto allo stesso periodo del 2014. Dal
primo gennaio al 30 giugno di
quest’anno le persone che hanno trovato un lavoro stabile all’interno di uno studio profes-

Paglia
Il dato su
base annua
dovrebbe
registrare
una crescita
ancora più
marcata
sionale, distribuiti in maniera
omogenea lungo tutta la via
Emilia, sono state 4.173 (di
queste, 414 sono lavoratori che
hanno ottenuto un contratto
dopo un periodo di apprendistato). Una crescita che in termini percentuali vale un 10% in
più rispetto allo stesso periodo
del 2014 dove le assunzioni si
erano fermate a quota 3.770.
Ma se questo dato descrive
bene la situazione occupazionale e fa ben sperare chi si
accinge a intraprendere la carriera di medico, avvocato, dentista, commercialista o architetto, una maggiore fiducia nel
mercato del lavoro nei settori
professionali arriva anche dal
calo dei rapporti cessati. Numeri che fotografano la situazione lavorativa di chi non solo
è titolare di uno studio ma
comprendono anche chi con
quest’ultimo ha un rapporto di
lavoro: impiegati, segretarie e
consulenti esterni. I contratti
conclusi nel semestre 2015 sono stati 2.489, di cui 226 apprendisti, in flessione del 2%
sullo stesso periodo del 2014
quando a smettere di lavorare
erano state 2.539 persone.
«Questi numeri sono il segnale
I professionisti in regione
ATTIVITÀ PROFESSIONALE
I semestre 2015
IMPIEGATI
APPRENDISTI
assunti cessati assunti cessati
Studi legali
Studi notarili
Studi commerciali e tributari
Società di revisione certificazione
Gestione del personale c/terzi
Consulenti del lavoro
Consulenza amministrativa
e gestionale
Studi di architettura
Studi di ingegneria
Altre attività tecniche
Studi medici generici (Conv. Ssn)
Altri studi medici generici
Studi medici e poliambulatori
Studi odontoiatrici
Laboratori di analisi cliniche
Servizi veterinari
152
104
738
10
132
116
137
95
357
4
110
53
16
9
77
0
3
26
14
3
42
0
4
13
1.060
67
109
538
64
45
203
383
33
5
571
51
71
352
26
45
101
273
14
3
84
10
23
79
1
1
26
56
3
0
38
8
13
38
3
2
15
32
1
0
TOTALE
3.759 2.263
414
226
1.496
188
Fonte: Confprofessioni
che qualcosa si sta muovendo
— dice Maria Paglia, presidente di Confprofessioni EmiliaRomagna–. A determinare l’aumento dell’occupazione sono
stati da un lato alcuni provvedimenti normativi, come la decontribuzione per i nuovi assunti e il contratto a tutele crescenti che hanno dato una
spinta ad assumere e hanno
consentito una maggior stabi-
lizzazione dei rapporti, dall’altro la capacità dei professionisti di cogliere i segnali di ripresa economica riscontrati in
un aumento di fiducia delle
persone. Se a questo si aggiungono gli effetti che potrebbero
derivare dall’applicazione del
nuovo contratto collettivo nazionale che ha introdotto diverse tipologie contrattuali per
l’inserimento dei giovani e di
TOTALE
ASSUNTI
(imp. + appr.)
4.173
10%*
TOTALE
CESSATI
(imp. + appr.)
2.489
-2%
SALDO
1.684
36%*
* I semestre 2014
Sul web
Puoi leggere gli
articoli di
Corriere Imprese,
condividerli e
lasciare
commenti su
www.corrieredib
ologna.it
over 50 e disoccupati, il dato
su base annua dovrebbe registrare una crescita ancora più
marcata».
Non tutte le professioni però
sono uguali e non tutte crescono con lo stesso ritmo. Quelle
più dinamiche sul mercato del
lavoro si riferiscono all’area
economico-amministrativa.
Nello specifico si tratta di
commercialisti, consulenti del
lavoro e studi di consulenza
che hanno fatto registrare un
aumento di 1.054 unità. Il merito è da ricercarsi nell’exploit
degli studi di consulenza amministrativa e gestionale, in
aumento rispetto agli 841 posti
di lavoro creati nel primo semestre del 2014. Un dato che
va letto in concomitanza con
quelli sulla ripresa economica
delle piccole e medie imprese
emiliano-romagnole che nel
secondo trimestre del 2015
hanno registrato un volume
d’affari del più 2,1%. Subito
dietro ci sono poi le professioni dell’area sanitaria, medici
generici, ambulatori e poliambulatori, medici specialisti,
studi odontoiatrici e veterinari
(305 nuovi lavoratori assunti) e
quelle tecniche, architetti e ingegneri (293 nuovi lavoratori
assunti). Più indietro si trovano invece gli studi legali e notarili dove la bilancia occupazionale si attesta a 32 nuovi
posti di lavoro contro i 19 dei
primi sei mesi del 2014. «I dati
dimostrano la vitalità dei professionisti e la loro capacità di
rispondere alle esigenze di un
tessuto economico sicuramente in forte evoluzione».
Dino Collazzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Via Piratello, 53
48022 Lugo (RA)
Tel. 0545.30580 - Fax 0545.30068
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10
Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
BO
SCENARI
La Regione boccia il referendum No Triv
E lancia un’idea: esportare il modello Cavone
Iniziativa di mediazione per evitare il rischio
di compromettere la filiera degli idrocarburi
I
n ballo c’è il futuro di 40.000
lavoratori dell’Oil&Gas, alcuni miliardi di giro d’affari,
investimenti per 4,8 miliardi
che creerebbero altri 7.000
nuovi posti su una ventina di
nuovi progetti di perforazione.
Questi ultimi, se realizzati, genererebbero risparmi di 1,5 miliardi sulla bolletta energetica
italiana e, per il Fisco, un gettito aggiuntivo di 600 milioni annui. E stiamo parlando di quello che l’offensiva referendaria
dei «No Triv» potrebbe compromettere solo in l’Emilia-Romagna, che pure è uno dei santuari italiani degli idrocarburi,
ma non certo il solo. Basti pensare alle piattaforme del basso
Adriatico e della Sicilia o al
mega giacimento (il maggiore
dell’Europa continentale) della
Val D’Agri, in Basilicata.
La posta in gioco per la nostra regione è però doppia. Infatti l’affossamento dell’industria estrattiva nazionale non si
limiterebbe a congelare le risorse energetiche presenti sul
nostro territorio, ma comprometterebbe l’enorme indotto
industriale e tecnologico di un
centinaio di aziende emilianoromagnole, molte delle quali

Gazzolo
A Mirandola
abbiamo
verificato
con
un’equipe di
tecnici la
sostenibilità
dell’intero
ciclo
produttivo.
Dissi già
allora che la
nostra
poteva
diventare
l’esperienza
pilota per
tutto il
Paese
sono eccellenze mondiali.
Questo spiega perché l’Emilia-Romagna si sia smarcata dal
gruppone delle Regioni di ogni
colore politico che mercoledì
scorso ha depositato in Cassazione una richiesta di referendum abrogativo per due articoli
di legge (35 e 38, rispettivamente del decreto Sviluppo del
governo Monti e dello Sblocca
Italia del governo Renzi) che
spianano la strada alla ripresa
delle trivellazioni, modificando
i limiti delle 12 miglia per i
pozzi off-shore e avocando al
governo l’ultima parola in materia di autorizzazioni. Il no
dell’Emilia-Romagna, con Sicilia e Umbria, non impedirà che
si vada alle urne (le Regioni per
il sì al referendum sono 10 e ne
basterebbero 5) se nel frattempo i due articoli non saranno
emendati. Ma è proprio qui che
si incunea la strategia del presidente Stefano Bonaccini: mediare fra regioni «No Triv» e
governo per trovare un punto
d’equilibrio che consenta di
modificare le norme contese
prima che una consultazione
popolare dall’esito assai incerto
possa affossare, con i due articoli, tutta la strategia energeti-
La mappa delle trivelle
Ravenna
Ravenna
EMILIA
ROMAGNA
Rimini
Rimini
Concessioni produttive
41
Istanze di Prospezione, Ricerca, Piattaforme/pozzi a mare
Coltivazione, Stoccaggio
34/113
Permessi di ricerca
29
Stoccaggio di gas
Postazioni/pozzi a terra
43
5
60/241
Centrali a terra/mare
21/3
Fonte: www.petrolioegas,it e Unmig.
ca nazionale per i prossimi
vent’anni.
«Nella consapevolezza che le
norme nazionali devono essere
corrette (l’articolo 38 è confuso
e in alcune parti inattuabile) —
ha detto Bonaccini in aula —
chiedo un mandato pieno a
porre all’attenzione della Conferenza Stato Regioni e unificata l’apertura di un tavolo per
modificare le norme vigenti e
lavorare, partendo dalle esperienze positive dell’Emilia-Romagna, alla predisposizione di
un piano energetico nazionale».
Bocciata la richiesta di referendum, infatti, proprio questo
gli ha concesso l’inedita maggioranza Pd-Fi-Fdi-An approvando una risoluzione firmata
dai consiglieri Pd Bessi e Caliandro che invita la Giunta «a
Sul web
Puoi leggere gli
articoli di
Corriere Imprese,
condividerli e
lasciare
commenti su
www.corrieredib
ologna.it
proporre al Governo l’avvio di
un percorso di revisione complessiva della normativa nazionale in materia». Tra l’altro
l’abrogazione secca dei due articoli contestati aprirebbe un
vuoto normativo e cancellerebbe alcune tutele fondamentali,
come il divieto di estrazione
con la devastante tecnica del
«fracking».
Bonaccini è convinto di avere un asso nella manica: il protocollo firmato in primavera
con il Mise che ha poi permesso, senza eccessive contestazioni, di riprendere l’attività nel
giacimento modenese del Cavone. «In quel caso — spiega
l’assessore all’Ambiente Paola
Gazzolo — fu messa a punto
una rigorosa procedura di studio, prevenzione e monitoraggio. Non ci limitammo a verificare le possibili connessioni tra
estrazione e rischio sismico,
ma verificammo con un’equipe
di tecnici la sostenibilità dell’intero ciclo produttivo. Dissi
già allora che la nostra poteva
diventare un’esperienza pilota a
livello nazionale. Ora abbiamo
l’occasione di passare dalle intenzioni ai fatti e sono convinta
che in un contesto del genere
non sarà difficile trovare un accordo fra Regioni e governo
pur senza perdere la grande
opportunità di sfruttare le nostre risorse strategiche e impedire che lo facciano i nostri vicini senza alcun controllo».
Dall’altra parte dell’Adriatico,
infatti, la Croazia sta già attivando decine di concessioni
per i nostri stessi giacimenti
off-shore.
Massimo Degli Esposti
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Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
11
BO
INNOVATORI
Una nuova casa
per la manifattura:
è il Fab Lab di Modena
Apre il 10 ottobre uno spazio per artigiani
e tecnici con incubatore e coworking
C’
è un posto nuovo a
Modena, in un
quartiere dietro alla stazione dei treni, in cui si respira
il futuro. È un’hub dell’innovazione, dove nasce anche un Fab
Lab. Una vera e propria palestra per makers, freelance, tecnici, artigiani e gente comune
con la passione per la manifattura, che da sabato 10 ottobre
avranno a disposizione un’attrezzatura ad hoc per assecondare la creatività e trovare, così,
soluzioni per il territorio e le
imprese. Come? Passando per
la progettazione e per la realizzazione in un modo «più agile», superando le dinamiche
tradizionali del fare innovazione. E permettendo anche alle
realtà imprenditoriali più piccole, che non hanno un reparto
di sviluppo, di poterci provare.
Abbattere gli schemi dell’imprenditorialità, dunque, è il
punto di partenza. Così concepito dal Comune di Modena e
dalla Fondazione Democenter,
280
Metri quadri
È la superficie
che misura
il nuovo Fab
Lab di
Modena
16
Startup
Sono quelle
che si sono
candidate per
quattro posti
disponibili
questo Fab Lab è uno dei primi
in Italia. In linea con altri Paesi
europei. Infatti nel progetto RNord — ErreNord — in cui
rientra Fab Lab, ci sarà anche
uno spazio incubatore di impresa con le startup, e un spazio co-working, quest’ultimo
attivo però dal 2016. Così l’hub
di Modena R-Nord, operazione
di recupero sociale e urbano
per la città, diventerà il centro
di sviluppo per le imprese Web
e Ict di tutto il mondo.
«Tra i pochi in Europa, sicuramente primi in Italia, per
conto delle istituzioni — racconta Erio Luigi Munari, presidente della Fondazione Democenter — stiamo realizzando
una struttura complessa dedicata all’innovazione. Nello stesso luogo, infatti, troveranno
spazio l’Incubatore e il Fab Lab
che inaugureremo il 10 ottobre
e, tra pochi mesi, anche l’area
di co-working con strutture e
servizi avanzati. L’obiettivo è
quello di creare un luogo dove
si possano incontrare imprese
Struttura I rendering del nuovo Fab Lab di Modena. In basso a destra Erio Luigi Munari, presidente Fondazione Democenter
e creatività, startup e concretezza, un ecosistema dell’innovazione che sia utile al territorio e al sistema economico regionale».
Il progetto dell’Hub dell’innovazione è costato in tutto
800.000 euro, la metà dei quali
finanziati da un contributo della Regione Emilia Romagna.
L’intero Hub si estende su 800
metri quadri. All’interno si troveranno 35 postazioni per il
co-working, quattro posti disponibili per start-up anche se
quelle che si erano candidate
per il bando sono state 16, e
attrezzature di ogni genere,
dalla stampante 3d alle macchine a controllo numerico.
«Sarà un Fab Lab a tutti gli
effetti – spiega a qualche giorno dall’inaugurazione Andrea
Cattabriga, coordinatore del
progetto Makers Modena di
Fab Lab — Un Fab Lab così
concepito è stato inaugurato
solo a Parigi questa primavera.
Sarà un posto in cui si incontrano stampa 3d, elettronica,
coding, lasercut, open innovazione e tecnologie a disposizione di tutti. Avrà un respiro internazionale e sarà uno strumento del futuro, faremo circo l a re l a c u l t u r a
dell’innovazione».
Il layout dell’intero progetto
è stato concepito a gennaio,
ma da maggio a settembre ha

Munari
L’obiettivo
è creare un
luogo dove
si possano
incontrare
imprese e
creatività
un
ecosistema
utile al
territorio e
al sistema
economico
regionale
preso forma. Ci saranno tecnici
preparati nell’accoglienza e
nella formazione di quanti vorranno, per esempio, usare per
qualche ora una stampante 3D,
o realizzare un plastico. Basterà
tesserarsi al costo di 20 euro
all’anno e poi ci sarà un tariffario a crediti per le ore di uso
del laboratorio, per la partecipazione ai corsi organizzati durante le diverse attività, e per
gli altri servizi che saranno
messi a disposizione di Fab
Lab. Qualche bella idea e una
passione sfrenata per l’artigianato, la manifattura, e il gioco
è fatto.
Maria Centuori
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12
Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
BO
INNOVATORI
A volo di drone lungo la via Emilia
Tre startup si affacciano su questo nuovo mercato: progettano velivoli per rilievi topografici
o il controllo delle colture. E mentre collaborano con enti pubblici e privati c’è chi si occupa di assicurarli
Cos’è
I droni
sono dei
velivoli
radiocomandat
i con pilota
remoto.
Vengono
impiegati per le
riprese video
aeree e
trovano larga
applicazione in
molte delle
attività civili,
dal controllo
del territorio.
all’analisi dei
terreni, alla
ricerca di
dispersi dopo
una calamità
naturale
È
un mercato sempre più
in crescita, ma «non
tutti se ne accorgono».
Sono le parole di Paganelli risk solution, una
compagnia bolognese specializzata nel settore delle assicurazioni aerospaziali che lavora
da più di dieci anni con i droni. Piccoli apparecchi che in
Italia possono contare su un
giro d’affari annuale di 350 milioni di euro, prodotto da medio-piccole aziende con in media 7 soci e 700.000 euro di
fatturato. Imprese concentrate
soprattutto nel Nord-Ovest,
con qualche esempio d’eccellenza anche in Emilia-Romagna, ma ancora poco conosciute. Sono i dati che emergono da Doxa Marketing Advice,
il primo osservatorio sull’industria italiana dei droni civili,
presentato il 25-26 settembre
al Dronitaly a Milano, la due
giorni dedicata al settore.
In mezzo c’erano anche
quattro realtà regionali impegnate nei sistemi aeromobili a
pilotaggio remoto, i cosiddetti
Sapr, che hanno presentato i
loro progetti durante la kermesse. Piccole realtà emilianoromagnole come Aerodron,
una startup nata nel 2013 tra le
mura di un casolare di Parma,
e portata avanti da 6 soci che
In aria
Sopra a sinistra
la termocamera
progettata dalla
Sal
Engineering; a
destra lo staff
di Italdron
mostra uno dei
suoi prototipi
sviluppano droni per il controllo dell’aria e del dissesto
idrogeologico con l’obiettivo di
prevenire alluvioni, frane e
inondazioni. Tra i suoi clienti
principali ci sono comuni e regioni con cui collabora per offrire i suoi velivoli a servizio
della natura. Dalla misurazione della qualità dell’aria e del
livello di surriscaldamento della città al controllo degli argini
dei fiumi e all’agricoltura di
precisione.
«In Emilia-Romagna già si
fa agricoltura di precisione —
ha spiegato a Expo l’assessore
regionale Simona Caselli — e
se si vedono dei giovani con i
tablet tra le vigne non bisogna
stupirsi perché sarà quella la
normalità». Con tanto di piccoli velivoli in aria, anche se
per questo ci vorrà ancora del
tempo. «Il mercato dei droni
evolve velocemente — spiega
Mascia Foschi di Aerodron —
l’offerta non manca, sulla domanda invece c’è ancora molto
da fare. Ma sembra che qualcosa stia cambiando e gli enti
se ne stiano interessando di
più».
Come Aerodron, che nel
2013 ha chiuso con 300.000
euro di fatturato, anche Sal
Engineering di Modena, attraverso i suoi «velivoli», lavora
sul territorio per l’acquisizione
di dati in ambiente aereo, marino, terrestre e subacqueo.
«Siamo un gruppo di sette
amici quarantenni che ha dato
il via a una startup che si rivolge solo al mercato professionale. Abbiamo collaborato con
le Ausl, il corpo forestale dello
stato e le università. E piano,
piano stiamo crescendo» conferma Francesco Mattucci di
Sal Engineering, che ha chiuso
il 2014 con ricavi per un milione di euro.
A Ravenna invece dal 2008 è
attiva Italdron, 20 dipendenti
e circa un milione di fatturato,
che propone sistemi Sapr per
l’acquisizione di dati e immagini aeree, e che qualche giorno fa ha filmato attraverso i
suoi velivoli l’ultimo concerto
di Luciano Ligabue a Campovolo. Ma oltre a collaborare
con i privati, lavora anche con
gli enti pubblici: ultima conquista la mappatura in 3d della diga di Ridracoli, la più profonda d’Italia.
E se da una parte ci sono i
costruttori di droni, dall’altra
c’è anche chi li assicura, come
Paganelli Risk solution di Bologna, ma con sede ufficiale a
Londra. «Nel nostro campo
siamo gli unici in regione e tra
i pochi in Italia — sottolinea
Chiara Rossi, responsabile dell’ufficio — questo delle assicurazioni, che sono obbligatorie
per i droni, è un settore molto
specializzato che rischia di essere mangiato dalle compagnie straniere se quelle italiane non si svegliano».
Francesca Candioli
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Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
13
BO
FOOD VALLEY
Sensori d’irrigazione e analisi degli isotopi
L’agricoltura del futuro è già qui
Il caso
L’agenda
 5 ottobre
Ad Expo
Unindustria
Reggio Emilia
racconta la sua
storia
industriale,
partendo dagli
elementi della
vita.
La pesca
Meccatronica e informatica stanno rivoluzionando la vita nei campi
R
obot che guidano i
trattori e macchine di
raccolta agricola completamente condotte
dal satellite, senza
conducente. Entro il 2020, secondo le proiezioni diffuse
dalla società americana di previsioni a lungo termine Frost
& Sullivan, il mercato europeo
della robotica agricola si aggirerà sui 185.4 milioni di euro.
La nuova frontiera non conosce limiti e la meccatronica
sta già rivoluzionando l’attività
nei campi. «Irrigare quando si
vede che la pianta soffre è tardi», osserva Eros Gualandi
della Cooperativa Il Raccolto
a San Pietro in Casale (Bologna), una smart farm a tutti
gli effetti su 2.000 ettari di
colture estensive. Solo dove,
quanto e quando serve è dunque la regola dell’agricoltura
di precisione. «Sensori vicino
alle radici trasmettono i dati
del contenuto idrico al computer che, elaborandoli, indica il reale fabbisogno di irrigazione; altri posizionati su
droni in volo o sui cantieri di
lavoro, attraverso la lettura in
tempo reale dello stato di salubrità, nutrimento e accrescimento della coltura, consentono di ottimizzare l’uso dei
mezzi tecnici individuando
esattamente le aree da trattare
e le idonee quantità da apportare e gestendo in modo mirato e automatico le macchine
per la distribuzione variabilizzata degli input tecnici».
Elaborando la mappatura
della aree meno produttive del
campo, l’agricoltore può pianificare ove occorre un trattamento più o meno intensivo.
Inoltre, i cantieri di lavoro con
guida assistita dal segnale
gps, permettono agli operatori
di perfezionare la collimazione delle passate di lavoro evitando sovrapposizioni o fallanze. Tutto ciò migliora la resa delle produzioni in termini
quantitativi e qualitativi oltre
a diminuire i passaggi e limitare il compattamento del terreno.
Se preservare il terreno è diventato il must, la tendenza è
l’intensivizzazione sostenibile.
Intanto il satellite europeo
Calo dei pescherecci
e import superiore
all’export: settore in
deficit di 513 milioni
D
Sentinel ci guarda dall’alto,
con l’obiettivo di osservare le
meraviglia dell’agricoltura.
«Un patrimonio di dati a disposizione, per ora, dei soli
centri di ricerca ma presto —
ribatte Gualandi — ne beneficeranno direttamente anche
gli agricoltori».
In ambito zootecnico, poi, il
robot di mungitura sembra
essere una panacea per la salute della mandria oltre a incrementare la produzione di
latte del 10% e oltre. «La mammella è più sana e viene segnalato subito il primo malessere — spiega Luca Manara
che assieme al padre Marco
cura un allevamento di cento
frisone a Medicina (Bologna).
«È l’investimento più redditizio e non solo per il risparmio
di manodopera». La strumentazione è in funzione 24 ore al
giorno ed è l’animale a sce-
gliere quando farsi mungere.
Un sensore a ultrasuoni sul
collare di identificazione conta persino i movimenti ruminali. «Se sono pochi, significa
che la dieta è insufficiente e
va integrata con proteine e
amidi».
A Expo, al padiglione
Coldiretti, sono state recentemente presentate alcune novità tra cui un sistema basato
sulle tecniche adottate dai servizi segreti americani per individuare l’origine delle partite
di coca provenienti dal Sud
America. «Voluto da Assopa,
l’associazione dei produttori
di patate dell’Emilia Romagna
e dal Consorzio della Patata
Dop di Bologna con il sostegno della Regione — dichiara
in una nota Coldiretti Emilia
Romagna — si basa sulle analisi degli isotopi leggeri (carbonio idrogeno ed ossigeno),

Manara
Un sensore a ultrasuoni sul collare della mucca conta
persino i movimenti ruminali. Se sono pochi, significa che
la dieta è insufficiente e va integrata con proteine e amidi
Stagione per stagione
che varia da zona a zona, al
fine di individuare il luogo di
produzione e smascherare gli
speculatori che spacciano patate tarocche».
«Sarà operativo dal 2016 —
conferma il presidente del
Consorzio della Patata Dop di
Bologna, Alberto Zambon —
La zona del nostro comprensorio è stata mappata per intero ed ora stiamo lavorando
per estenderla al territorio regionale e nazionale». I costi
relativi alle analisi delle partite sospette sono a carico di
Assopa, lo assicura il presidente Piero Emiliani: «È un
progetto pilota che parte da
Bologna e mira a tutelare il
reddito degli agricoltori e a
valorizzare il nostro prodotto
puntando sulla qualità e sulla
tracciabilità». Buona parte
della Gdo-Grande distribuzione ha manifestato l’interesse a
fare squadra, in modo da disincentivare in partenza eventuali fornitori malintenzionati
e fidelizzare così la clientela.
«E chi non si è ancora fatto
avanti – precisa Emiliani — lo
contatteremo noi».
B. B.
Informatica
Un trattore con
computer di
guida, joystick
e
geolocalizzazio
ne ara il terreno
nei poderi della
cooperativa Il
Raccolto a San
Pietro in Casale
(Bologna)
eficit di oltre 513 milioni
di euro per l’economia ittica regionale. La causa?
Una forte differenza tra l’export
e l’import. Infatti, se da una
parte l’Emilia-Romagna esporta all’incirca 27.000 tonnellate
di pesce, per un valore complessivo di 80 milioni di euro,
dall’altra importa ben 112.000
tonnellate da 593 milioni di
euro. I dati si rifanno alle elaborazioni di Coldiretti Impresa
Pesca che ha monitorato gli ultimi dati dell’Osservatorio dell’economia ittica regionale.
Ma che l’Emilia-Romagna,
con i suoi 120 chilometri di
costa, sia nettamente importatrice di pesce non è l’unico dato a raffigurare una realtà in
drastico cambiamento: «La regione – ricorda Coldiretti Impresa Pesca – è una di quelle
con più forti tradizioni di pesca, ma tra il 2000 e il 2011,
secondo i dati dell’Osservatorio
regionale sull’economia ittica,
il numero dei battelli da pesca
è calato di 400 unità, passando
in dieci anni da 1.059 a 659
barche, un trend drammaticamente simile a quello nazionale che negli ultimi trent’anni
ha perso il 35% delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro».
Ad ogni modo per acquisti
di qualità a un prezzo giusto è
importante verificare sul bancone l’etichetta: «Le provenienze da preferire — ha ricordato
Tonino Giardini, presidente di
Coldiretti Impresa Pesca — sono quelle dell’area di pesca del
Mar Ligure, del Tirreno, dei
mari della Sardegna, delle coste meridionali della Sicilia,
dell’Adriatico, del Golfo del Leon, della Corsica e di Malta».
Maria Centuori
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 5 ottobre
A Bologna «I
grandi bianchi
dell’Alto Adige»,
l’evento
itinerante
organizzato dal
Consorzio Vini
Alto Adige in
collaborazione
con Ais, fa tappa
all’ Ac Hotel
Bologna by
Marriott in via
Sebastiano
Serlio, 2. Dalle
14
 5 ottobre
Alla Camera di
commercio di
Reggio Emilia
due seminari,
dalle 9 alle 13 in
Sala Grasselli. Si
parlerà di
vendite
all’estero e di
nuove tecniche
di commercio
internazionale
con l’avvocato
Alessandro
Russo
 10 ottobre
C’è tempo fino
al 10 ottobre
per iscriversi al
corso per
tecnico in
sistemi
meccatronici,
organizzato da
Fondazione Its
Maker, in via
Makallè 10, a
Reggio Emilia.
 16 ottobre
A Ravenna, per
il ciclo «Dove
comincia il
futuro» i giovani
cooperanti di
Generazioni e di
Legacoop
Romagna
incontrano il
presidente della
regione, Stefano
Bonaccini nella
sede di
Raviplast in via
Dossetti 41.
La versatilità della zucca
Buona da mangiare e come ornamento
di Barbara Bertuzzi
S
arà sempre più mini e peserà al massimo due chili e mezzo. «I ricercatori
sono al lavoro per ottenere frutti di
dimensioni ridotte e migliorare la
produttività della pianta, andando oltre i 500 quintali ad ettaro», spiega il responsabile del settore orticolo del Crpv Cesena,
Vanni Tisselli. Tra le varietà testimonial dell’Emilia-Romagna «la zucca Violina, polpa
compatta color arancio e forma allungata, che
si declina in tante diverse selezioni a seconda
del colore e della durezza della polpa o del
contenuto di zuccheri (nella Gdo-Grande distribuzione a partire da 0,9 euro/kg) e la
Delica, tonda e piatta dalla buccia sottile di
color verde intenso (1,1-1,6 euro/kg)».
C’è anche chi recupera «le vecchie varietà
utilizzate nel tempo per la preparazione dei
tortelli e della mostarda», come spiega Cristina Piazza ricercatrice dell’azienda sperimenta-
le Stuard e responsabile di un progetto «volto
a far rinascere e diffondere la coltivazione
della Berrettina dalla tipica forma a turbante
e della Cappello del prete dal sapore non
troppo dolce, ma anche della Zucca da farina
che si caratterizza per la sua polpa profumata
e per la versatilità nel trasformarsi in grazioso
recipiente una volta svuotata». Coltivate su un
ettaro di terreno nei pressi della sede di San
Pancrazio (Parma), sono in vendita a circa
1,80 euro/kg; in primavera si possono acquistare le piantine.
Perpetrando una tradizione di famiglia
quasi secolare, Marcello Ferrini si dedica invece alla coltura nell’areale ferrarese dove il terreno pare conferisca all’ortaggio qualità organolettiche uniche. «La Violina — dice — è
redditizia e dà soddisfazioni. Basta una corretta fertirrigazione con impianto a goccia nei
mesi estivi fino alla raccolta a metà settem-
Il frutto
Appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae
Il periodo di raccolta in Italia va da settembre a
novembre. La zucca è usata nella cucina di diverse
culture: oltre alla polpa di zucca, se ne mangiano
anche i semi, se salati
bre. Si conserva meglio della Delica e la vendiamo tutto l’inverno». Prezzi in azienda a
Massa Fiscaglia e Cona (Ferrara) sui 50 cent al
chilo.
Da un paio d’anni coltiva anche le zucche
ornamentali, a forma di cigno, ovali, piriformi
talora bizzarre e nelle varianti dai molteplici
colori: dal bianco al nero e dal giallo al viola
(30 cent al pezzo). «Solitamente chi compra la
zucca da cucinare, non dimentica di portare a
casa anche quattro o cinque pezzi per decorare spazi interni ed esterni o abbellire il proprio centro tavola».
La moda impazza la notte di Halloween, il
31 ottobre, quando non può di certo mancare
l’ortaggio nella versione maxi-formato di color rosso o arancione, intagliato a fantasia e
illuminato dall’interno con una candela. «Ne
vendo — racconta — venti quintali all’anno».
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14
Lunedì 5 Ottobre 2015
Corriere Imprese
BO
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Corriere Imprese
Lunedì 5 Ottobre 2015
BO

Il controcanto di Andrea Rinaldi
BOLOGNA CITTÀ DELLA MODA?
DIFFICILE, MA NON IMPOSSIBILE
OPINIONI
& COMMENTI
L’analisi
Scandalo VW,
chi trema
e chi spera
SEGUE DALLA PRIMA
A
questi vanno aggiunte le esportazioni che vanno verso stabilimenti d’imprese
tedesche che sono però
situati in altri Paesi, dalla
Spagna alla Slovacchia fino ad arrivare in Cina.
È assai probabile che le
esportazioni ne risentiranno in volume ma che
l’effetto si estenda anche
ai prezzi. L’abbassamento
della qualità percepita
delle autovetture tedesche
le metterà in concorrenza
diretta con i marchi di fascia più bassa e questo farà si che i prezzi delle autovetture diminuiscano.
Fatto positivo per i consumatori finali ma è inevitabile che le imprese cercheranno di recuperare
marginalità mettendo sotto ulteriore pressione i
fornitori.
La fine del sogno di un
diesel pulito colpirà le imprese più legate a questo
tipo di alimentazione.
Non si prospettano mesi
facile anche alla VM motori (oggi FCA Cento), leader nella produzione di
motori diesel e dei suoi
fornitori locali. Potrebbero invece trarne relativo
vantaggio le imprese che
in questi anni hanno investito in altre tecnologie
come il metano e il gpl.
Fortunatamente in regione abbiamo un’impresa
come la Landi Renzo che
è leader mondiale per
queste tecnologie con i
suoi oltre 200 milioni di
fatturato nel 2014.
I nostri produttori di
lusso, da Ferrari e Lamborghini, non dovrebbero
essere particolarmente
colpiti perché hanno motorizzazioni molto lontane
da quelle messe sotto accusa. Paradossalmente diventa interesse del gruppo
Audi che controlla Lamb o r g h i n i a cce n t u a r n e
l’italianità, design e prestazioni. Chissà che questo non favorisca qualche
fornitore locale nei confronti di competitor tedeschi.
I problemi dell’automotive non dovrebbero però
estendersi al resto dell’economia regionale. In
fondo le esportazioni del
settore rappresentano solo il 10% del totale e
l’export di componenti,
che è la parte più sotto
pressione, è solo il 3%.
Giorgio Prodi
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Le lettere
vanno inviate a:
Corriere di Bologna
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40138 Bologna
e-mail: lettere@
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oppure a:
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Oltre 177 fashion show, 5 nuove aperture di
negozi, 8.200 ingressi (+40%) al Fashion hub,
31.400 follower su Instagram (21.500 a febbraio
2015) e 70.600 su Facebook (57.281 a febbraio).
È la Settimana della moda di Milano, bellezza,
e Bologna non può farci niente. Hai voglia annunciare urbi et orbi «città della moda» e
«fashion show» a ogni nuova iniziativa. Come
è successo per il Creative lab nato dalla sinergia
tra Università di Bologna e l’azienda Imperial
Fashion. Bologna (e buona parte della regione)
scontano un deficit organizzativo e una man-
canza di sostegno non da poco. Fa molto vorrei
ma non posso e i risultati ahinoi si vedono. C’è
una nutrita e preziosa truppa di imprenditori
nel settore dell’abbigliamento che si sposta quasi in sordina a eventi di richiamo mondiale, a
Milano o a Firenze con Pitti. Perché di queste
aziende leggiamo solo quando presentano collezioni e le ignoriamo il resto dell’anno? Dal tessile del Modenese, alle pelletteria di Parma, al
calzaturiero di San Mauro passando di nuovo
per i vestiti di Rimini e Bologna, perché non si
riesce a organizzare una squadra, comunicati-
Piazza Affari
di Angelo Drusiani
La crisi Volkswagen
rilancia Landi Renzo
vamente vincente? Faville ne fa già, ma sono
tutti, giustamente, battitori liberi. Perché non
strutturare un metodo come è successo per
Expo, e che abbiamo visto essere vincente? Bologna pecca spesso di superbia nei confronti degli
altri capoluoghi e prima di proclamarsi città
della moda dovrebbe fare una serie analisi di
coscienza. Lo sosteneva su queste pagine proprio un bolognese che nel fashion si è reiventato,
Massimiliano Bizzi, inventore del White Show:
«Bologna ha potenzialità nella moda? No, lo
trovo difficile. Cioè qualcosa tipo White? Non
credo. Moda è una parola grande». Prima di
rivendicare il ruolo di capofila occorre costruirsi
un solido curriculum. Una mano la sta dando
Alberto Masotti, ex patron de La Perla, che ha
da poco presentato «Fashion Research Italy»,
un progetto ambizioso e visionario, come devono essere quelli che vogliono arrivare lontano:
una fondazione no profit per far studiare e valorizzare le eccellenza della moda emiliano-romagnola, troppo sfilacciata, a cominciare dalle università. «Il triangolo della moda resta MilanoFirenze-Roma — ha detto Masotti — la nostra
non è un’iniziativa concorrenziale ma una “lampadina” che offre un servizio qualificato per
formare i manager internazionali del domani».
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Fatti e scenari
Le nozze Yoox-Net A Porter
Oggi si misura con la Borsa
la corazzata di Federico Marchetti
D
P
rotagonista anche nel mercato obbligazionario, perché la Landi Renzo collocò
nei mesi scorsi un mini bond per un
valore nominale di 34 milioni di euro.
Attualmente lo strumento è scambiato sul
mercato ad un prezzo di circa 99 per un
rendimento lordo del 6,50%. Ma è la quotazione in Borsa che, in questi ultimi giorni, ha
segnato movimenti interessanti. La vicenda
che coinvolge la Volkswagen ha impattato positivamente nell’immediato sul prezzo alla
Borsa milanese. Il titolo ha segnato il massimo del valore ad inizio aprile, a 1,357, per
scendere a 0,699 pochi giorni fa, il 28 settembre. Ora, dopo la sferzata positiva legata alla
situazione della casa automobilistica tedesca,
la quotazione dell’azione tende a riconsiderare quanto emerso dalla recente semestrale.
Influenzata negativamente dalla caduta del
prezzo del petrolio, che ha reso sempre meno
efficaci le conversioni dell’alimentazione delle
automobili da benzina a GPL o a metano, la
semestrale stessa riporta ricavi per 98 milioni
di euro, con una contrazione di poco meno
del 13% rispetto al dato di un anno fa. L’indebitamento è salito a quasi 64 milioni di euro,
mentre erano 47 circa a fine 2014. La perdita,
nei sei mesi di quest’anno, è di circa 7 milioni
di euro, a fronte dei poco meno di 2 di un
anno fa. Per la maggior parte degli esperti in
produzioni energetiche, nel secondo semestre di quest’anno il prezzo del petrolio potrebbe gradualmente riprendere a salire. Anche se in misura non certo consistente. Il
ritorno a valori positivi dell’economia in campo mondiale, da un lato, la possibilità che la
conversione del sistema di alimentazione delle automobili torni lentamente ad essere conveniente, se il prezzo del petrolio salirà, dall’altro, potrebbero prefigurare un migliore andamento dell’attività nella parte finale di quest’anno. A fronte dell’attuale livello di
quotazione dell’azione, chi ama questo comparto potrebbe inserire una percentuale di
questo titolo in portafoglio, ipotizzando che il
previsto miglioramento del prezzo del petrolio si realizzi.
L’intervento
Una stagione positiva, ma rimbocchiamoci
le maniche per l’anno prossimo
C
on la riapertura dell’aeroporto di Rimini hanno poi
ripreso gli arrivi e le presenze di turisti russi anche se la
congiuntura economica non favorevole in quel Paese pesa sulla possibilità di fare vacanze all’estero.
Albergatori, operatori balneari, addetti ai pubblici esercizi —
da sempre «volto« ospitale di
questa straordinaria terra con
l’anima e il sorriso — sono stati
i protagonisti, in prima linea, di
questo successo stagionale.
Da maggio a agosto il bel
tempo (con 99 giorni di sole su
123, 16 in più sul 2014) ha contribuito al buon risultato e le
stesse uscite dai caselli autostradali aumentate del 3.3 per
cento nello stesso periodo sull’intera Riviera sono eloquenti.
Decisiva per il successo è la
ricchezza della nostra offerta turistica con un ottimo rapporto
qualità-prezzo e il target «famiglie con bambini» si è confer-
mato centrale con buoni risultati delle azioni promozionali fatte all’estero dall’Unione Prodotto Costa assieme ad Apt Servizi
(nei cataloghi dei tour operator
abbiamo inserito soggiorni in
Riviera con ingressi gratuiti nei
parchi tematici) mentre, in Italia, abbiamo fatto una campagna televisiva nel periodo pasquale e pre-estivo in occasione
dell’apertura dei parchi tematici.
Sul mercato interno sono state molto efficaci, ed hanno dato
frutti promozionali, le cinque
settimane di spot tv (all’interno
delle previsioni meteo delle Reti
Mediaset) che hanno raccontato
la «vicina ed ospitale Romagna,
terra di emozioni uniche».
Buoni risultati anche dal turismo sportivo, grazie ai tantissimi eventi messi in campo dai
comuni che hanno avuto il loro
momento clou nei Riviera Beach Games. Anche l’offerta cicloturistica è un nostro punto di
ebutta oggi in Borsa la nuova Yoox, frutto della
fusione fra il gruppo dell’e-commerce bolognese e
il portale anglo-svizzero Net a Porter. Il fondatore
Federico Marchetti è riuscito nell’impresa di inghiottire
un boccone più grande di sé, mantenendo saldo in
mano il timone del nuovo gruppo, e ora restando
«uomo solo al comando» dopo le dimissioni dal cda
della fondatrice di Net A Porter Natalie Massenet. Il
quarantonovenne ravennate si ritrova così alla guida di
una corazzata che fatturerà oltre 1,3 miliardi di euro e
capitalizzerà in Borsa oltre 3 miliardi di euro, entrando
di diritto tra le «blue chip» della Borsa italiana. Per
un’azienda nata appena 14 anni fa e perciò abituata a
muoversi inosservata, come un vascello corsaro, significa d’improvviso ritrovarsi sotto i riflettori del mondo.
Dunque, cambiare radicalmente comportamenti, strategia, obiettivi. E soprattutto sfuggire alla caccia della
flotta imperiale, cioè di Amazon, che non nasconde
l’ambizione di strappare a Yoox il ricco mercato on line
del lusso.
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forza, come dimostrato dall’aumento di questo tipo di clientela.
La proposta turistica della Riviera Romagnola si è anche arricchita di uno straordinario
cartellone-eventi (dalla «Notte
Rosa» al «Ravenna Festival», dal
Meeting dell’Amicizia al «Festival dei Bambini» alla «Notte celeste delle Terme»), di iniziative
legate all’enogastronomia (da
«Al Mèni» a «L’Emilia Romagna
in viaggio verso l’Expo 2015») e
alla valorizzazione del turismo
dell’esperienza attraverso il progetto «Via Emilia-Experience
The Italian Lifestyle».
Lo stesso mese di settembre
si è presentato con ottime opportunità per chiudere in bellezza la stagione. In questo senso è andato il tutto esaurito del
weekend dall’11 al 13 settembre
con il MotoGp di Misano Adriatico. Si stima infatti che questo
dorato fine settimana ha fatto
registrare, tra Rimini e Cattolica, oltre 100.000 presenze.
Enzo Ceccarelli
Presidente Unione Prodotto
di Costa
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Fondatore Federico Marchetti fondatore e ad di Yoox
Internazionalizzazione
Un nuovo ufficio in Silicon Valley
Technogym a caccia di talenti
T
echnogym sempre più internazionale. L’azienda romagnola, insieme a Wellness Holding, il
fondo di investimento della famiglia Alessandri, ha deciso di aprire un «innovation office»
permanente a San Francisco. Lo scopo? Entrare in
contatto con startup della Silicon Valley che operano in ambito fitness, wellness, salute e sport. «Silicon Valley rappresenta il laboratorio principale per
lo sviluppo dell’ecosistema delle startup innovative
ad alta tecnologia — ha detto Nerio Alessandri,
presidente di Technogym — il nostro obiettivo è
collaborare con i principali stakeholders dell’area e
supportare i progetti più promettenti del settore
wellness con la nostra consolidata esperienza nel
settore ed incoraggiare la loro crescita internazionale grazie alla nostra presenza su tutti i mercati
mondiali». Dopo la creazione dell’acceleratore, ora
la multinazionale si sposta nella culla della tecnologia Oltreoceano e pensa sempre più in grande.
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