“IL SIMBOLO DELLA FIAMMA OLIMPICA

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“IL SIMBOLO DELLA FIAMMA OLIMPICA
“IL SIMBOLO DELLA FIAMMA
OLIMPICA”
PROF.SSA SIMONA IANNACCONE
Università Telematica Pegaso
Il simbolo della fiamma olimpica
Indice
1
IL PIANO DEL 1934 ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2
IL VALORE DELLA FIAMMA OLIMPICA ---------------------------------------------------------------------------- 4
3
2.1.
IL CONTENUTO STORICO ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 6
2.2.
IL SIGNIFICATO PEDAGOGICO ------------------------------------------------------------------------------------------------ 8
2.3.
LA DIMENSIONE ARTISTICA -------------------------------------------------------------------------------------------------- 9
2.4.
IL SENSO RELIGIOSO --------------------------------------------------------------------------------------------------------- 10
IL TRASPORTO DELLA FIAMMA DA OLIMPIA A BERLINO ------------------------------------------------- 13
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Il simbolo della fiamma olimpica
1 Il piano del 1934
L’anno 1934 è stato segnato da un’intensa attività che interessava l’organizzazione dei
Giochi Olimpici in Grecia e in particolare l’enunciazione di Diem 1 della corsa della fiaccola
olimpica, mediante una corsa a staffetta da Atene sino a Berlino. Questa idea doveva diventare il
simbolo dell’Olimpismo destinato a mettere in rilievo questa continuità tra l’Antichità e i Tempi
moderni 2 e in particolare la solidarietà delle nazioni in seno alla comunità olimpica.
Coubertin nel formulare il Suo discorso di chiusura ai Giochi Olimpici di Berlino, trasse
delle linee di connessione tra i suoi primi sforzi, la cerimonia di apertura di Berlino ed i “lavori sul
Corso della Torcia Sacra”, opere concepite dal suo brillante ed entusiasta compagno, Carl Diem.
Nelle mani di Diem la fiamma si è accesa in un “baleno”. Ciò è dovuto alla sua visione Olimpica ed
al talento organizzativo che ha riportato in vita un mito antico attraverso il ripristino della Torcia
Olimpica.
Nei giorni che seguirono, la staffetta della fiaccola continuava ad alimentare discussioni
veementi.
L’apertura del Congresso del CIO ebbe luogo con solennità, le manifestazioni
organizzate erano numerose e di grande varietà; una delle più belle fu organizzata sull’Acropoli,
sotto la musica dell’Inno di Apollo. Vicino al Partenone, guardando verso il mare, gli invitati del
CIO avevano assistito ad una cerimonia emozionante, il sabato 17 giugno. Simbolicamente, tutti i
paesi membri del CIO avevano compiuto un pellegrinaggio sul Partenone 3, simbolo dello spirito
greco antico. Naturalmente, la più grande personalità invitata alla celebrazione del quarantesimo
anniversario era il barone Coubertin, che purtroppo non aveva potuto parteciparvi 4.
1
E’ del 1936 l’ideazione della staffetta, voluta da Carl Diem e da Théodore Lewald, dirigenti del Comitato
organizzatore dei Giochi di Berlino. Il dirigente e scienziato dello sport tedesco Carl Diem, lo “spiritus
rector” del movimento olimpico in Germania, concepì l’idea di una staffetta della fiaccola olimpica in
occasione delle Olimpiadi di Berlino nel 1936, pertanto si può affermare che l’introduzione della stessa sia
“merito” del regime nazista di Hitler. L’idea di Diem fu quella di accendere la fiamma in Grecia e di renderla
“perpetua” mediante una torcia che dalla Grecia sarebbe arrivata, con una staffetta, a Berlino.
2
Da un lato, la staffetta della fiaccola olimpica simboleggiava la continuità dei Giochi antichi e dei Giochi
moderni e la Germania nuova ne era la custode. Dall’altro, indicava chiaramente le origini «ariane» del
popolo tedesco che, come «Kultur-volk» (popolo civile) non poteva che riconoscersi nelle lotte virili
dell’antichità. J.M. BROHM, Jeux Olympiques a Berlin, p. 132
3
Questa cerimonia ad Atene mostra bene l’enchaînement dei Giochi Olimpici con la civiltà antica e i tempi
moderni. La rinascita nazionale della Germania e della Grecia fu la madrina di questa stagione novella.
Correspondance Olympique, Seance Solennelle du CIO a Athenes, Berlin, le 24 Avril 1936
4
Tuttavia, egli aveva inviato una lettera la cui conclusione era la seguente: «Etrangers, vous qui allez vous
réunir au pied de l’Acropole, quand vous allez faire le pèlerinage traditionnel de l’autel, que l’humanité doit à
ses morts illustres, qui nous ont laissé une tradition incomparable, n’oubliez pas les vivants. Dans le rues
d’Athènes inclinez-vous pieusement devant la prêtre et le marchand dont le patriotisme ardent lors des siècle
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2 Il valore della fiamma olimpica
Dopo la rinascita del Movimento Olimpico con la celebrazione della prima Olimpiade
moderna ad Atene nel 1896, il restauratore dell’Olimpismo, il barone Coubertin, non ha cessato di
lottare affinché i Giochi conservassero il loro aspetto e la loro essenza di «festa», «fête des efforts
passionnées, des ambitions multiple set de toutes les formes d’activité juvénile de chaque
génération apparaissant au seuil de la vie»5. E’ in questa prospettiva che egli presterà una attenzione
particolare allo svolgimento del cerimoniale olimpico, perché sono tali cerimonie, rituali e simboli
che «distinguono i Giochi Olimpici, nella loro essenza di festa quadriennale e internazionale della
gioventù, dai semplici campionati del mondo». Perché possano svolgere le funzioni a loro assegnate
occorre però non commettere gli stessi errori compiuti negli anni precedenti con le feste civili: le
cerimonie dovevano essere «poco numerose ma importanti: il giuramento degli atleti, la
proclamazione dell’apertura dei Giochi, la distribuzione delle ricompense». La cerimonia per essere
efficace non deve ripetersi spesso e poi non bisogna abusarne nel corso di una stessa
manifestazione, pena la caduta di attenzione da parte del pubblico. Non a caso Coubertin, dopo le
prime tre edizioni, dichiarerà che il «capitolo delle cerimonie è uno dei più importanti da regolare».
Il cerimoniale non può essere una «vuota parata», deve mantenersi nei «limiti del buon gusto e della
misura». Il modello formale non è altro che quello dei Giochi antichi, ove tutti i soggetti presenti
nello stadio (atleti, spettatori, organizzatori) offrivano dei sacrifici alle divinità. I «sacrifici», di cui
si evoca tuttora il ricordo, non erano che delle formule espressive di un nobile sentimento di ordine
elevato. Se, come vedremo in seguito, sul piano dei cerimoniali e dei rituali è molto forte il
richiamo a Olimpia, altrettanto netto è il distacco sul piano dello svolgimento delle gare. Riprodurre
arcaicamente le gare del passato avrebbe avuto il significato di condannare l’Olimpiade a
rappresentazione pantomimica. Coubertin vuole solamente gare moderne e inserisce nel programma
olimpico discipline che abbiano o possano avere una certa diffusione […]. Coubertin dimostra fin
dall’inizio di avere delle idee molto chiare sulle caratteristiche che dovranno assumere i futuri
de l’esclavage et du malheur les a aidés à conserver dans le pauvre sanctuaire de son église et dans son
humble hutte, la flamme sacrée de l’Hellénisme pour l’humanité entière. Vive la Grèce. Pierre de Coubertin».
E. G. SKIADAS, La flamme olympique: la torche durant les siècles, op. cit., pp. 26-27
5
P.de COUBERTIN, Memoires Olympiques, p. 31 ; C. DURANTEZ, Le flambeau olympique. Le grand
symbole olympique, CIO, 1988, p. 25 ; P. de COUBERTIN, Les cérémonies, ora in Textes Choisis, T. II
Olympisme, p. 464 -465 ; P.de COUBERTIN, Le valeur pédagogique du cérémonial olympique, ora in Textes
Choisis, T. II Olympisme, p.469
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Giochi Olimpici. «Moderni, molto moderni, saranno questi Giochi restaurati: non è questione di
vestirsi di maglie color rosa per correre in uno stadio di cartapesta», non ci saranno colline sacre, né
tripodi e né incenso. Queste belle cose sono morte e le cose morte non rivivono; l’idea solo può
rivivere, appropriata ai bisogni e ai gusti del secolo. Dell’antichità noi non pretendiamo ristabilire
che una cosa, la tregua, la tregua sacra! […] che consentiva alle nazioni greche di contemplare la
gioventù e l’avvenire 6.
«L’arrivo della fiaccola nello stadio olimpico, che attraverso una staffetta viene trasportata,
il giorno della cerimonia d’apertura, rappresenta un momento di grande intensità. L’atleta, infine,
giunge allo stadio, superando l’ingresso dei maratoneti, effettua il giro d’onore, sale le scale, saluta
ancora una volta con la fiaccola e accende solennemente la fiamma nel braciere olimpico» 7.
La fiamma olimpica è nel contempo cerimonia 8 e rito. Relativamente a tale punto, nel 1928
ad Amsterdam, la fiamma ha bruciato per la prima volta nel corso dei Giochi Olimpici. Sebbene
fosse, senza dubbio, un atto simbolico rilevante, simbolo di integrità morale, tale fiamma non aveva
tuttavia che un rilievo meramente locale; in quanto l’accensione della fiamma, all’interno stesso
dello stadio, non aveva dato luogo ad alcuna forma di cooperazione o partecipazione
6
P. de COUBERTIN, Lés retablissement des Jeux Olympique, in “Revue de Paris, 15 giugno
1894, pp. 170-184. Coubertin al pari dei suoi contemporanei pensa che effettivamente la «tregua
sacra» riuscisse a sospendere le guerre. Com’è risaputo la ricerca storica più recente ha
sufficientemente dimostrato che i Giochi olimpici non comportavano la riconciliazione tra tutti i
greci e tra questi e non i greci. La tregua riguardava solamente i partecipanti alle cerimonie. Essa
dava la possibilità agli atleti e agli spettatori di convergere a Olimpia e poi di allontanarsi
attraversando anche una città in guerra con il proprio stato. I greci d’altra parte non utilizzavano il
termine eirène (pace) bensì ekecheirìa, il quale si traduce con la perifrasi “situazione in cui si
astiene dall’usare le mani” e pertanto non preludeva alla fine della guerra, semmai allo
svolgimento dei Giochi nonostante le guerre
7
L. DIEM, The ceremonies. A contribution to the history of the modern olympic games, A.O.I,
1964, p. 35.Tale rito così spettacolare e emozionante, nei Regolamenti e nei testi di applicazione
che regolano l’organizzazione dei Giochi olimpici è a malapena menzionato. Così, gli articoli 6 e
63 sanciscono che «la fiamma olimpica è solennemente accesa ad Olimpia…La Fiamma olimpica,
la fiaccola olimpica e il protocollo olimpico sono proprietà esclusiva del CIO…..
La fiaccola olimpica è condotta nello stadio dai corridori che si danno il cambio. L’ultimo
corridore fa il giro della pista prima di accendere la fiamma olimpica che resterà accesa per tutta
la durata dei Giochi,sino alla chiusura della cerimonia». Quindi, in assenza di principi che
regolano la parte principale del cerimoniale della fiaccola, gli organizzatori dei diversi Giochi
cercano di apportare qualche innovazione, al fine di sottrarsi allo stesso rito compiuto durante i
Giochi antichi, pur rimanendo nel quadro delle norme estetiche e di rigore prescritti.
8
Il termine «cerimonia» designa l’insieme delle azioni regolamentate e solenni che accompagnano
le manifestazioni di grande importanza o tutte le azioni definite da una legge, dagli statuti o dalla
consuetudine, in vista di onorare le cose divine o umane. Le cerimonie olimpiche, per la loro
solennità, sono l’espressione evocatrice dei Giochi Olimpici. Nel 1956 Carl Diem si espresse in
tal senso: «Le cerimonie olimpiche sono il cardine che permette all’olimpismo di svilupparsi
spiritualmente» […]. La missione dei Giochi olimpici è la lotta contro la monotonia,
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internazionale 9. All’architetto dello stadio Olimpico di Amsterdam, Jan Wils, è stata donata una
medaglia d’oro Olimpica per l’architettura “in quanto la sua idea di costruire una torre, MarathonTurm (Torre della Maratona), sulla quale accendere la fiamma Olimpica, ha vinto sulla giuria”. 10 Il
fuoco, infatti, fu acceso alla cerimonia di apertura senza nessun rituale speciale. Il rovescio della
medaglia commemorativa dei Giochi del 1928, simboleggianti il Fuoco Olimpico, mostravano un
uomo ed una donna con in mano una torcia su un tripode acceso.
Il rituale é proseguito persino nel corso dell’Olimpiade seguente, nel 1932 a Los Angeles,
dove si accenderà una fiamma in una vasca situata in cima al portico centrale del peristilio del
Colosseo, che brucerà nel corso delle competizioni 11.
Si tratta senza dubbio della cerimonia più importante, in termini di spettacolo e di
durata, tra tutte quelle che accompagnano lo svolgimento dei Giochi. Essa costituisce inoltre un
simbolo, come ne testimonia la popolarità e la predilezione di cui gode, malgrado la sua
introduzione relativamente recente, in seno al protocollo olimpico ufficiale.
Coubertin valorizza considerevolmente e studia meticolosamente il contenuto delle
cerimonie che potrebbero svolgersi nell’ambito dei Giochi. E così egli arriva alla conclusione che il
cerimoniale olimpico dovrà possedere un valore simbolico molteplice, implicando, pertanto, quattro
aspetti fondamentali: accezione storica, contenuto pedagogico, aspetti estetici e accezione religiosa.
2.1.
Il contenuto storico
Nella Grecia antica la fiaccola e gli stessi giochi con la fiaccola, così come le corse delle
fiaccole stesse, ricoprivano molteplici significati, secondo l’utilizzo o l’epoca. Naturalmente, come
prima funzione, la fiaccola serviva come mezzo di illuminazione, in particolare per coloro che
viaggiavano di notte o per i cittadini che dovevano fare ritorno a casa con il buio. Le torce primitive
consistevano abitualmente in rami resinosi, in fusti di vigna intrisi di resina, o ancora in fasci di
lunghi rami combustibili. La fiaccola giocava altresì un ruolo importante nelle guerre dell’epoca.
l’abbrutimento e il mercantilismo nello sport . C. DURANTEZ , Le flambeau olympique, op. cit,
p.11
9
C. DURANTEZ , Le flambeau olympique, p. 15 ; Cfr., IX Olympiade. Rapport Officiel de la IXe
Olympiade. Amsterdam 1928. Publié par le Comité Olympique Hollandais
10
W. BORGERS, Olympic torch relays 1936-1994; ed. da Carl e Lisellott Diem- Archives
Olympic Research Institute of the German Sport University Cologne, Kassel, Agon Sportverlag,
1996
11
J.G. THARRATS, Los Juegos Olimpicos. Historia completa de las olimpiadas, desde sus
origenes a Munich 72, Madrid 1972, pp.409-467.
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Eschilo riferisce che Agamennone annunciò ai Greci la presa di Troia collocando una serie di
fiaccole lungo la costa asiatica in direzione di Argos 12.
Nel corso delle cerimonie religiose collettive, le fiaccole erano frequentemente utilizzate,
particolarmente nelle processioni notturne dei Misteri e al momento dell’iniziazione, che
richiedevano una illuminazione particolare. Da questo impiego «domestico» e liturgico, più statico,
della fiaccola, si passa ad un altro aspetto più rituale che si ritrova nelle competizioni pedestri,
competizioni che si svolgono tuttavia sempre nel quadro delle manifestazioni religiose.
Il rituale delle corse con le fiaccole si diffuse poco a poco pur conservando il suo carattere
religioso 13. Le corse a staffetta si effettuavano tanto a cavallo che a piedi; ad Atene, le celebri corse
a staffetta si svolgevano per una distanza di 1600 metri, distanza che separava l’altare di Eros eretto
(creato) nell’Accademia di Platone, dove il fuoco era acceso, dalla necropoli di Kerameicos, meta
(arrivo, traguardo) della corsa. 14
Ad Atene svariate corse con le fiaccole, di natura meramente rituale, erano periodicamente
organizzate durante le notti senza luna, le più importanti tra queste furono le Panatenee e le Tesee.
Le prime, celebrate in onore della dea sotto il suo aspetto di Athena Polias, protettrice della città, si
svolgevano sulla strada che conduceva dalla città ai Giardini dell’Accademia. Il punto di partenza
era la muraglia della città e il traguardo, l’altare di Prometeo. Partecipavano a queste corse cinque
squadre di 40 corridori, ossia 200 in totale, che si distribuivano su cinque linee, dove ogni corridore
era distanziato all’incirca 25 metri dal suo compagno. Al segnale di partenza, il primo di ogni
squadra prendeva il via con la fiaccola e percorreva il più rapidamente possibile la distanza che lo
separava dal suo compagno più vicino. Quest’ultimo, se ritornava in fretta, raccoglieva,
rapidamente, la fiaccola e correva sino alla staffetta successiva.
La squadra che riusciva ad accendere la fiamma dell’altare risultava vincente.
I festeggiamenti delle Tesee si protrassero sino al II secolo. La corsa a piedi si sostituiva con
una cavalcata delle fiaccole. Una particolarità della corsa con le fiaccole consisteva nel particolare
che i bambini partivano separatamente, per cui non esisteva distinzione tra gli efebi, i giovani e gli
adulti.
12
H. POURET, Symbolisme de la Flamme Olympique. in AOI, 1968, pp.143
P. de COUBERTIN, Les cérémonies, op.cit., p. 469 e ss.
14
C. DURANTEZ, Le flambeau olympique, op. cit, p. 30; cfr., A.H. HARRIS, Greek Athletes and
athletics, Hutchinson of London, 1964, pp.75-76
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Infine, si può ritenere che è propriamente questo rituale del fuoco liturgico, essenza stessa
della corsa delle fiaccole, che ha dato origine ai primi Giochi Olimpici in Grecia 15.
2.2.
Il significato pedagogico
Il contenuto pedagogico delle cerimonie olimpiche è stato oggetto di grande attenzione da
parte di Coubertin. Il cerimoniale olimpico possedeva un importante contenuto educativo e
pedagogico per l’umanità: consisteva nell’insegnamento del “fair-play” e nel senso della vita in
comune. Egli affermava che il nuovo mondo «esigeva uomini nuovi che dovevano essere preparati
ad un’educazione, anch’essa, nuova»16. Per tale ragione Coubertin provò una profonda
soddisfazione quando, in occasione dei Giochi della VII Olimpiade ad Anversa, all’indomani della
Prima Guerra mondiale, riscontrò che il cerimoniale olimpico, di natura pedagogico, che teneva
tanto a cuore, rimaneva immutato: «La sfilata, il discorso di apertura, i cori, la liberazione delle
colombe, i colpi di fucile, tale prestigioso cerimoniale che ricominciava, dopo Stoccolma, ad
acquistare un profondo valore pedagogico, testimoniava dunque che l’Olimpismo persisteva
all’indomani dei disordini e che i suoi allori conservavano un posto predominante nello spirito della
gioventù giovanile, superato da ogni altra ambizione sportiva»17.
Il contenuto pedagogico del cerimoniale olimpico era particolarmente manifesto nel
trasporto della fiamma olimpica alla città ospite dei Giochi. I lunghi e tortuosi itinerari che sovente
aveva dovuto subire, le organizzazioni costituite nei paesi attraversati dai corridori con la fiamma,
avevano suscitato notevoli biasimi relativamente ai costi elevati che comportavano «le transport
d’une simple flamme qui finit bien par s’éteindre à la clôuture des Jeux» 18.
E’ implicito nel trasporto della fiamma olimpica l’internazionalismo dei Giochi 19. Il
trasporto della fiaccola, da Olimpia sino alla città che accoglie i Giochi, passa per le mani di una
15
C. DURANTEZ, Le flambeau olympique, op.cit, p. 31; P. de COUBERTIN, Les cérémonies, op.cit., p.469
e ss.
16
P. de COUBERTIN, La valeur pédagogique du cérémonial olympique, ora in Textes Choisis, T. II
Olympisme, p. 469 e ss.
17
P. de COUBERTIN, Mémoires Olympiques, Chapitre XVII. La septième Olympiade (Anvers 1920), op cit.
pp. 158-159.Cfr, P.de COUBERTIN, Autour de la VII Olympiade. Brochure spéciale. Lausanne, octobre
1920 ; P.de COUBERTIN, Textes Choisi, T. II, op.cit, pp.268-276. P.de COUBERTIN, Religio Athletae,
Bulletin du Bureau International de Pédagogie Sportive. n°1, Lausanne, 1931, p.7 e n. 7, pp.3-5 ; P. de
COUBERTIN, La valeur pédagogique du cérémonial olympique, op. cit., pp.469 e ss.
18
P.de COUBERTIN, Mémoires Olympiques, ibidem
19
C. DURANTEZ, op. cit., p. 33; «Sa flamme, mise en veilleuse, nous ne l’apercevions pas et nous ne
soupçonnions pas qu’un jour elle aurait pu se raviver et reprendre un tel éclat! Cette flamme n’incarne-t-elle
pas, en effet, toute l’éblouissante lumière que projette sur l’Humanité la civilisation hellénique, et croyezvous sincèrement que cette culture-là puisse jamais s’éteindre tout-à-fait et disparaître du globe? Il y a des
centaines, des milliers d’années qu’elle s’affirme, mais, helas! Les lamentables conflits qui opposent les
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moltitudine di persone di paesi, lingue, religioni e razze eterogenee, che uniscono i loro sforzi per
trasportare tale simbolo religioso dei Giochi sino a un paese talvolta tanto distante dal proprio,
affinché brilli per tutta la durata delle competizioni alle quali, quasi certamente, la gran parte di loro
non potrà parteciparvi. Per la loro cooperazione e per il loro sforzo, a questi ultimi non spetta alcuna
ricompensa. 20 Può una cerimonia o un rito sportivo racchiudere più grande significato pedagogico?
2.3.
La dimensione artistica
Il carattere artistico dello sport era uno dei fattori determinanti dell’attrazione che esso
svolgeva, particolarmente quando tale sport includeva carattere di cerimonia. Coubertin non ha mai
smesso di esaltare l’aspetto estetico delle diverse cerimonie organizzate in seno ai Giochi, così
come tutto ciò che poteva arricchire le forme e renderle più eleganti. Egli ha curato particolarmente
la linea architettonica degli edifici sportivi, la condotta armoniosa degli atleti durante le sfilate, la
buona esecuzione degli inni e persino la sfilata degli atleti in divisa sportiva.
Quando nel 1911, in occasione della festa organizzata dal Comitato dei Giochi Olimpici a
Parigi, gli atleti sfilarono per la prima volta in divisa sportiva, Coubertin esclamò, esultante:
«Jamais encore cette tenue n’était apparue aussi digne et parfaite; elle était plus appropriée que tout
ce que l’on aurait pu immaginer. Vêtus simplement d’un modeste maillot et d’un short, les jeunes
étaient en harmonie parfaite avec la symphonie de pierres qui les entourait» 21.
Lo svolgimento pratico e la dimensione estetica del cerimoniale dell’accensione e del
trasporto della fiamma olimpica fu concepito e messo in opera da Carl Diem 22. Quest’ultimo
programmò cosi bene e con un tale estro, tutte le fasi del cerimoniale, che né la cerimonia che si
svolge a Olimpia ogni quattro anni dal 21 luglio 1936, né il sistema della staffetta, di festa o di
veglia del fuoco sono stati modificati dalla prima occasione. Fondandosi su una profonda
conoscenza del mondo sportivo classico, il professore tedesco riprende nella cerimonia moderna
quegli atti che, all’origine, adempievano funzioni similari. Tuttavia, per bruciare la prima fiamma,
peuples les uns aux autres depuis tant de siècles avaient fini par envelopper d’une sorte de brouillard
provoqué par le matérialisme de notre labeur quotidien, le génie divine, né au seuil du temple de Zeus
Apollon… Et pourtant la vérité eternelle qui est en elle, la puissance de sa radiation devait un jour étonner,
émerveiller les hommes et provoquer peut-être leur réconciliation sous le signe universel de l’Idée
olympique» La course symbolique du Flambeau in la Presse Sportive, juillet 1936
20
C. DURANTEZ, op.cit., p.33
21
Mai questa divisa è apparsa così degna e perfetta; era più opportuna di quello che avremmo potuto
immaginare. Vestiti con una semplice camicia e pantaloncini, i giovani erano in perfetta armonia con la
sinfonia di pietre che li circondava. C. DURANTEZ, op. cit., p. 35
22
Si veda nota n.9
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Il simbolo della fiamma olimpica
si utilizzava uno specchio 23 parabolico che, polarizzando i raggi del sole, infiammava il carburante,
ispirandosi così al modello dell’antico imbuco di bronzo di cui si serviva l’«olympionique» 24 o il
vincitore della prima corsa di Olimpia per bruciare la fiamma dell’altare di Vesta. Quest’ultima
bruciava poi permanentemente nel Pritaneo sino all’Olimpiade successiva.
Nella cerimonia moderna, la sacerdotessa del tempio di Vesta e custode del fuoco sacro,
brucia la fiamma in presenza di altre vestali mediante uno specchio parabolico; infine, trasporta il
fuoco in un cratere sino a quando il luogo ove sarà bruciata la prima fiaccola, fatta l’invocazione
rituale e, finalmente, dopo aver bruciato la prima fiaccola della staffetta, consegna quest’ultima al
primo “tedoforo” che, prontamente, incomincia la corsa secondo il tragitto previsto. Nell’idea di
Carl Diem, questa cerimonia esaltante e semplice, unisce la purezza estetica delle forme con
un’atmosfera pervasa di una profonda spiritualità 25. Lungo il tragitto da Olimpia alla città dei
Giochi, i tedofori interrompono generalmente la loro corsa al calare della notte.
2.4.
Il senso religioso
Più che la forma, la regola, la cerimonia è, secondo Carl Diem, un rituale solenne con
contenuto religioso e simbolico. Così, la cerimonia è essa stessa portatrice di solennità e di rigore,
ma costituisce anche il quadro artistico del gioco e della competizione, dello svolgimento della festa
olimpica. Tuttavia, ciò che colpisce della cerimonia, è questa sua consacrazione interiore, analoga
ad un rito o ad una liturgia. Coubertin ha sottolineato tale dimensione religiosa dello sport e del
cerimoniale olimpico, e più volte accennato, parlando di religione dello sport o «religio athletae 26».
Carl Diem, analizzerà il contenuto religioso del cerimoniale olimpico, il cui valore profondo,
23
L’azienda Zeiss fabbrica il grande specchio destinato a cogliere i raggi del sole e a fornire il fuoco
olimpico.
24
L. DIEM, The ceremonies. A contribution to the history of the modern olympic games, A.O.I, 1964, p.38;
cfr., E. G. SKIADAS, La flamme olympique: la torche Durant les siècles, Athènes, Mikros Romios EPE,
1997
25
C. DURANTEZ, op. cit., p. 35; La course symbolique du Flambeau in la Presse Sportive, juillet 1936 ; S.
PUECHBERTY, «Les Jeux Olympiques un phénomène de communication a part, Paris, Université René
Descartes, 1994, pp. 17-19
26
La première caractéristique essentielle de l’olympisme ancien aussi bien que de l’olympisme moderne,
c’est d’être une religion. En ciselant son corps par l’exercice comme le fait une sculpteur d’une statue,
l’athlète antique «honorait les dieux». En faisant de même, l’athlète moderne axalte sa patrie, sa race, son
drapeau. P. de COUBERTIN, Les assises philosophiques de l’Olympisme moderne, in L’Idée Olympique:
discours et essais, op. cit, p.129. J’estime, disait-il, avoir raison de restaurer intégralement un vieux
sentiment religieux. […] C’est lui qui inspire toutes les formes culturelles réunies dans le cérémonial des
Jeux olympiques modernes. Il a fallu les imposer les unes après les autres à une opinion publique longtemps
réfractaire, qui ne voyait en elles rien d’autre qu’une note théatrale dans le sérieux et la dignité des joutes
sportives internationales. L’idée religieuse du sport, la religio athletae, a lentement imprégné la mentalité des
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Il simbolo della fiamma olimpica
prodotto attraverso i suoni, le coreografie, i decori e i simboli, lo sedussero e lo impressionarono.
«Al di là del rito moderno dei Giochi Olimpici, si percepisce l’effetto magico di una storia antica e
di una divinità…[…] Tutti gli elementi che compongono tale rituale: suono di campane, fanfare,
sfilate sontuose, cori, colombe, fiaccola, simboleggiano, senza imitarla, una consacrazione analoga
ad una festa religiosa, e capace di suscitare una emozione profonda paragonabile, senza dubbio, a
quella provata nel corso di una cerimonia religiosa»27.
Simbolo di pace e di richiamo alle gare sportive, la fiaccola olimpica è oggi investita di una
funzione che, in altri tempi, spettava ai messaggeri della pace. Oggi giorno, questo richiamo alla
pace, si concretizza nel percorso effettuato dalla fiamma olimpica che da Olimpia arriva sino alla
città dei Giochi.
D’ora in poi il fuoco, la fiamma, le fiaccole e la loro simbologia saranno utilizzate per
svariate occasioni, basti pensare al 1900, quando sulla medaglia per i Giochi Olimpici di Parigi,
nella parte centrale fu incisa la fiamma e la fiaccola. Giacché la fiamma sia stata direttamente o
indirettamente legata alle prime organizzazioni dei Giochi Olimpici, era giunto il momento di
renderla ufficialmente un simbolo olimpico.
La simbologia del fuoco si è sviluppata verso la fine del XIX e XX secolo, particolarmente
in Germania. La “lampadedromia” è conosciuta come il punto di convergenza delle due civiltà, la
greca e la tedesca (Atene-Berlino), ovvero del mondo antico e del mondo moderno 28.
La fiamma, come simbolo di purezza, sarà bruciata per la prima volta allo stadio di
Amsterdam, in occasione della nona Olimpiade, nel 1928, senza alcuna cerimonia specifica 29; la
concurrents qui, pour la plupart, ne la mettent encore en pratique que de manière incosciente». P. de
COUBERTIN, Religio Athletae, op. cit. p. 5
27
C. DIEM, Ewiges Olympia: Quellen zum olympischen Gedanken, Minden , A. Lutzeyer, 1948 Anche i
Giochi olimpici antichi erano circondati da miti e fu loro attribuita un’origine divina. Cfr., M.I. FINLEY,
H.W. PLEKET, I Giochi olimpici, Editori Riuniti, Roma 1980; M. DE DONATO, A. TEJA, Agonistica e
ginnastica nella Grecia antica, Edizioni Studium, Roma, 1989, pp. 73-83; A. BRELICH, Gare, città e
religione, in P. ANGELI BERNARDINI, a cura di, Lo sport in Grecia, Laterza, Roma-Bari 1988, pp. 109118
28
Tra le citazioni greche, straniere bisogna considerare il pensiero di Coubertin, pronunciato nel 1912 al
termine dei Giochi Olimpici di Stoccolma, in occasione dei prossimi Giochi di Berlino 1916, come richiamo
simbolico: «[…] ainsi, cher Messieurs, un grand peuple a remis le flambeau olympique à vous et vous a
chargé la responsabilità de le conserver et si possible fouiller sa flamme inestimabile» […] «e tau caso ù la
jeunesse qui transportela flamme sera obligée de la lâcher de ses mains, alors une autre jeunesse, d’une autre
partie de la planète, doit la prendre et la transporter». C. DIEM, “La Lampadédromie Olympique-Lien entre
les Jeux Olympiques Antique et Modernes”, à l’Académie International Olympique, 36ème Session
Internationale pour les Nouveaux Participants, 19 juin-2 juillet 1996, p. 9
29
Sulla presenza e la simbologia della Fiamma all’Olimpiade di Amsterdam si cita la testimonianza autentica
d’Angelos Fetsis, uno dei più illustri personaggi dell’atletismo greco durante i primi decenni del nostro
secolo. Angelos Fetsis, padre del giornalismo sportivo greco, fondatore e editore del più importante e
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Il simbolo della fiamma olimpica
stessa, riapparirà, piena di simboli, in occasione dei Giochi Olimpici di Los Angeles, nel 1932, dove
nello Stadio era stato scritto: «Pourvu que la Flamme Olympique puisse poursuivre son chemin, à
travers les générations, pour le bien de l’humanité qui sera en veille, plus courageuse et plus pure».
Così, si sottolineava il passaggio da Atene a Berlino 30. Si comincia poco a poco a prendere
coscienza della fiamma.
Con l’introduzione della fiamma nel rituale olimpico, nel 1928, e della fiaccola, nel 1936, si
instaura un simbolo di influenza mondiale, come preludio di festa.
pressoché unica rivista sportiva dell’epoca “Niki”, ha accompagnato la squadra greca ad Amsterdam. Al
ritorno, ha incluso nella sua rivista un dossier di 29 pagine sull’Olimpiade, riportando la testimonianza più
importante sulla Fiamma che era stata accesa ad Amsterdam. Più scrupolosamente, nel suo articvolo
concernente la costruzione dello Stadio scriveva: «Les Hollandais, ne connaissant sans doute pas la Grèce
Moderne, connaissent très bien l’histoire de la Grèce Antique, qu’ils utilisent à tout moment de façon
exemplaire. Ainsi, dans le but de construire le Stade, ils n’ont pas oublié de construire au dessus de celui-ci
une immense tour qu’ils ont appelé “Tour du Marathon” sur le sommet de la quelle ils ont construit un autel
antique d’où dès le debut des jeux, l’encens se jette dans le ciel, tandis que la flamme sacrée éclaire le terrain
des courses et les athlètes qui y courent». Inoltre, il giornalista riferisce sull’estinzione della Fiamma alla
stessa Olimpiade: «La Flamme qui durant tous les Jeux a éclairé le Stade s’est éteinte, et depuis le haut de la
Tour de Marathon a cessé d’émerger la fumée symbolisant le sacrifice des mortels, athlètes et spectateurs, en
l’honneur des Dieux d’Olympe». La testimonianza d’Angelos Fetsis, E. G. SKIADAS, La flamme
olympique: la torche durant les siècles, Athènes, Mikros Romios, 1997, p. 21
30
Ibidem
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Il simbolo della fiamma olimpica
3 Il trasporto della fiamma da Olimpia a Berlino
Alla luce della storia dello sport, i Giochi Olimpici del 1936 31 sono tra quelli che furono
meglio organizzati e più impregnati di significato e rituale olimpico, ove la partecipazione del
pubblico fu la più entusiasta e la più fattiva. A Berlino tutto era immenso, gigantesco. In seguito alle
discussioni fatte ad Atene, l’estate del 1934, il comitato di organizzazione dei Giochi Olimpici di
Berlino aveva fatto conoscere, nell’ottobre del 1934, al Comitato Olimpico greco la sua decisione,
approvata dal CIO, di organizzare la “staffetta della fiaccola” da Olimpia a Berlino 32.
I tedeschi avevano la responsabilità della fabbricazione delle «torce». All’inizio del mese di
maggio, il Comitato Olimpico Tedesco aveva già provveduto ad inviare le fiaccole alle autorità
sportive competenti. In totale, 1400 fiaccole furono fabbricate, la maggior parte delle quali erano
pervenute al Comitato Greco che aveva il più gran numero di tedofori. A sua volta, il Comitato
Olimpico
Greco
emise un
comunicato,
all’inizio
del
mese di luglio,
relativamente
all’organizzazione della “staffetta della fiaccola” 33. Lo stesso giorno, il governo tedesco chiedeva
l’autorizzazione al governo greco di far giungere un’autovettura speciale attrezzata di installazione
di stazione radio e cinepresa 34.
31
Nelle sue «Mémoires» inedite, Coubertin scrive : «Voici que sur le seuil de la célébration de la onzième
des olympiades (1936) dont j’ai restitué le cours se montre cette étrange figure d’Adolf Hitler, l’une des plus
curieuses et des plus inattendues que j’aie rencontrées en étudiant l’histoire». Coubertin, come la gran parte
dei suoi contemporanei borghesi è affascinato da questa volontà di lotta e da questa energia nazionalista che
incarna il dittatore nazista. P. de COUBERTIN, Mèmoires inédits, cités par Y. P. BOULONGNE, La vie et
l’œuvre pédagogique de Pierre de Coubertin: 1863-1937, Ed. Leméac, 1975, Ottawa, p. 463
32
«La flamme va être transportée avec des torches, lors d’un relais jusq’au à Berlin. Cette course traversera
le pays de la Grèce, la Bulgarie, la Youguslavie, la Hongrie, l’Autriche, la Tchécoslovaquie et
l’Allemagne…» Il Comitato d’Organizzazione per la XIema Olimpiade di Berlino (1936) ha creduto di
fungere da fedele interprete dell’ «Idea olimpica», quando, nello scorso giugno, propose al Comitato
Internazionale Olimpico l’organizzazione di una fiaccolata da Olimpia a Berlino, per poter accendere il fuoco
olimpico con la fiamma giunta dal classico luogo di origine dei Giochi Olimpici. Ora che il progetto ha avuto
l’approvazione del CIO esso è stato sottoposto, completato in tutti i suoi particolari, ai Comitati nazionali
olimpici delle sette nazioni interessate, affinché esse possano decidere in merito all’assunzione della
responsabilità organizzativa ed iniziare per tempo i lavori di preparazione. Procès verbal du Comité des Jeux
Olympiques, 17eme Session, 30 octobre 1934
33
Il Comitato Olimpico Greco annunciava che:a) il Comitato Olimpico Greco era responsabile unicamente
dell’organizzazione tecnica della festa, che aveva conferito ad una commissione speciale locale, b)di tutto ciò
che era correlato al trasporto ferroviario e al soggiorno ad Olimpia, le parti interessate dovevano contattare le
autorità del “Métro” di Atene e la direzione degli hotel di Olimpia e c)informava gli eventuali visitatori di
Olimpia che la strada tra Vitina e Olimpia era in costruzione. E. G. SKIADAS, La flamme olympique: la
torche durant les siècles, op. cit., p. 45
34
Ibidem
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Il simbolo della fiamma olimpica
Il programma definitivo dell’itinerario fu divulgato in cinque lingue nel giugno del 1935. Da
Olimpia a Berlino, la fiaccola olimpica doveva percorrere in undici giorni e dodici notti un tragitto
di 3075 chilometri. I Greci dovevano garantire la gran parte del tragitto, ovvero 1108 chilometri in
Grecia, attraversando sette paesi, con 3075 tedofori che si davano il cambio 35.
Speciali cerimonie, nelle città attraverso cui il Fuoco Olimpico veniva trasportato,
rappresentarono una efficace introduzione ai Giochi olimpici. Un modello di programma fu inviato
ad ogni città per essere utilizzato come base generale per le cerimonie. Tale programma
comprendeva i seguenti eventi: arrivo del corridore, accensione del Fuoco Olimpico, canto dell'inno
di “Burn, Olympische Flamme” (Accendi la Fiamma Olimpica), canti generali, esercizi di
ginnastica per uomini, donne e bambini, rappresentazione sportive, il canto dell’Inno Olimpico,
balli folk, canzoni popolari, la preparazione per la partenza del prossimo corridore, canto dell’inno
nazionale, la partenza del corridore, lo scampanio delle campane. Una bozza di piano fu preparata
anche in diverse lingue. In caso contrario, la preparazione di particolari cerimonie fu lasciata nelle
mani dei comitati olimpici nazionali, che eseguirono i loro compiti con diligenza e con entusiasmo,
con il risultato che impressionanti festival nazionali furono spesso organizzati.
Il Comitato Organizzatore manteneva rapporti costanti con i gruppi responsabili della Corsa
della staffetta Olimpica nei vari paesi. Le relazioni ricevute poco prima che il primo corridore
lasciasse Olimpia, indicavano che un insolito grado di interesse prevaleva in ogni nazione36.
Ciascuno dei 3075 corridori collaborava volentieri nella missione del passaggio del Fuoco Olimpico
di mano in mano per 10 giorni e notti, fino a quando l’ultimo corridore arrivasse allo Stadio di
Berlino il 1 agosto per accendere il fuoco, che avrebbe bruciato per tutto il periodo olimpico.
Tutti erano consapevoli del significato simbolico di questa corsa della staffetta, che
rappresentava un legame, per così dire, tra l'antico e il moderno Festival. Gli occhi del mondo intero
erano rivolti con impazienza a Olimpia quando il Fuoco Olimpico fu acceso a mezzogiorno del
Lunedì, 20 luglio, 1936.
35
La partecipazione diretta ai Giochi, sia anche soltanto in qualità di spettatore, è però limitata ad un ridotto
numero di privilegiati in proporzione a quello degli sportivi del mondo intero, almeno per ciò che si riferisce
a tutti coloro che vivono nelle nazioni lontane della sede dei Giochi. Se però la fiaccolata potrà venir
realizzata nella forma prevista dal progetto tedesco si avrà, per esempio, nella sola Grecia oltre 2000 giovani,
i quali potranno dirsi fieri di esser stati gli araldi della fiamma olimpica, 2000 giovani insomma che non
avrebbero avuto altrimenti la possibilità di prender parte ad una manifestazione dei Giochi Olimpici. Tutti i
corridori, tanto gli attivi quanto le riserve, che saranno stati i protagonisti della staffetta riceveranno dal
Comitato d’Organizzazione Olimpico un diploma ed un ricordo. Corrispondenza Olimpica, edita a cura del
Comitato d’Organizzazione per l’XI Olimpiade, 1936 p. 2
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Olimpia era diventata, ancora una volta per un giorno, il centro di interesse della nazione
Greca e i rappresentanti di ogni paese si erano recati in questo luogo per essere presenti alla
cerimonia, che aveva segnato l'accensione della prima torcia 37. Il Governo Greco aveva inoltre
inviato rappresentanti ufficiali della manifestazione, che si era svolta nell’Altis.
La durata complessiva della corsa staffetta era stata calcolata, con le debite precauzioni, in
modo che l’ultimo concorrente raggiungesse lo Stadio berlinese sabato, 1° Agosto, alle ore 16.
Una Rundfunk Auto (macchina radiotelevisiva) della Compagnia Tedesca Radiotelevisiva
accompagnava il Fuoco Olimpico in tutto il suo viaggio. Come la Compagnia tedesca
Radiotelevisiva, la Compagnia del Film Olimpico aveva inviato una spedizione in Grecia sotto la
guida di Leni Riefenstahl per accompagnare il Fuoco Olimpico a Berlino.
Dal momento che la Grecia non possedeva reti radio, notevoli difficoltà dovevano essere
superate prima che la cerimonia a Olympia potesse essere diffusa. La Compagnia tedesca
Radiotelevisiva con tutte le sue stazioni affiliate portò questo evento unico in ogni parte della
Germania, e numerose società straniere trasmisero la cerimonia. 38
Per avere la certezza che i tempi fissati per coprire le diverse tappe non venissero superati,
sarebbero state programmate, di tempo in tempo ed in città adatte allo scopo, delle «Feste
Olimpiche»39. La corsa sarebbe stata ripresa all’ora fissata e la nuova fiaccola accesa dal fuoco del
braciere 40.
Secondo una decisione presa dal CIO un ramoscello di olivo sarebbe stato trasportato da
Olimpia a Berlino dai concorrenti stessi della staffetta-fiaccolata, che avrebbero recato appesa al
dorso, in una faretra appositamente confezionata.
La fiaccola utilizzata a Berlino presentava l’aspetto di una barra metallica il cui manico era
protetto da un sorta di disco o candelabro. Il percorso della fiamma fu inciso sull’impugnatura, sotto
gli anelli olimpici che erano trasportati dagli artigli dell’aquila imperiale. Per prevenire imitazioni
economiche, si era adoperata una registrazione del disegno come risposta agli auguri del Comitato
Organizzativo.
36
W. BORGERS, Olympic Torch Relays 1936-1994, Agon Sportverlag, Kassel, 1996, p. 45; The XIth
Olympic Games Berlin 1936, Official Report, op. cit, “The Torch Relay Run”, p. 514
37
W. BORGERS, Torch relays at the Olympic Games:documentation, Carl –Diem Institut, 1988 Koln, p. 88
38
The XIth Olympic Games Berlin 1936, Official Report, op. cit, “The Creation of the Olympic Film”, p. 329
39
Intorno ad un altare, il cui braciere sarebbe stato acceso dal corridore in arrivo, sarebbero state eseguite,
per la durata di circa due ore, gare sportive, canti e danze; in un discorso ai convenutosi sarebbe illustrato
convenientemente il significato della fiaccolata e dei Giochi Olimpici.
40
Ibidem; E. G. SKIADAS, La flamme olympique: la torche durant les siècles, op. cit., p., 46
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Il simbolo della fiamma olimpica
Ideato da Carl Diem, ispiratosi ai disegni delle ceramiche antiche, il modello fu realizzato
dall’artista Lemeke e fabbricato gratuitamente dalla ditta Krupp 41.
A partire dal 16 luglio cominciarono ad arrivare ad Olimpia i rappresentanti delle differenti
associazioni di tutta la Grecia per assistere alle manifestazioni organizzate in occasione dei Giochi.
A Olimpia, due membri del Comitato Olimpico Greco, erano responsabili dei preparativi 42.
Il 18 luglio alle 10 del mattino cominciava la prova generale che comprendeva il trasporto
del fuoco dallo Stadio a Olimpia, dinanzi l’altare c’erano i corridori che, all’apparizione della
processione che trasportava il fuoco sacro, recitavano l’ottava lode di Pindaro.
Il 20 giugno 1936, la Germania era irriconoscibile; la polizia registrò più di 1,2 milioni di
ospiti arrivati a Berlino durante il periodo dei Giochi Olimpici, 150000 di questi di nazionalità
straniera. Le statistiche delle ferrovie tedesche furono altresì significative in tal senso. Berlino era
già stata ornata a festa per l'occasione. Il numero di visitatori stranieri aumentava rapidamente da un
giorno all’altro e il Villaggio Olimpico fu teatro di una vivace attività, dal momento che tre quarti
dei concorrenti erano già arrivati. Le strade centrali del villaggio esultavano con le bandiere greca e
olimpica. La stazione ferroviaria appariva come la più bella stazione di tutta la Grecia, giacché
rappresentava il punto di partenza per il sito archeologico. Precedute dai musicisti, tutte le persone
radunate si erano riunite nel luogo ove si sarebbe svolta la cerimonia ufficiale dell’accensione della
fiamma, lo Stadio antico.
Essendo stati completati i preparativi materiali e organizzativi, non restava, da parte delle
autorità naziste, che decorare la grande festa olimpica di un po’di ideologia pacifica e fraterna 43.
41
La fiaccola, che pesava in totale 1150 grammi, conteneva nella sua parte superiore, una miscela di
combustibile a base di magnesio, e due stoppini. All’estremità si trovava una massa facilmente infiammabile,
che doveva resistere ai cambiamenti di temperatura, all’acqua e al vento. Sul manico della fiaccola era
scolpito l’itinerario della corsa e la frase «en reconnaissance au porteur». C. DURANTEZ, Le flambeau
olympique. Le grand symbole olympique, op. cit., p. 49
42
Il giorno successivo due Segretari di Stato si erano recati a Olimpia per rappresentare ufficialmente il
governo greco in occasione della festa del 20 luglio e pronunciare il discorso solenne del giorno. Tale
discorso era trasmesso in diretta per telefono e attraverso la radio installata sul posto, trasmesso al mondo
intero.
43
Carl Diem lancerà tale messaggio: «Nous sommes en présence de la seule véritable fête mondiale de notre
temps, la seule fête depuis qu’existe la terre qui englobe tous les peuples et où se retrouvent joyeusement les
cœurs de toutes les nations civilisées. Au cours des deux semaines olympiques, tous les quatre ans, toute
l’opinion publique internationale suit les résultats des joutes sportives, chaque nation souhaitant ardemment
la victoire des siens, tout en respectant la signification du sports qui fait que le meilleur gagne. Il n’existe pas
d’autre occasion dans la compétition entre les peuples où la lutte, tout en étant ardente, est en même temps
pénétrée d’honnêteté et d’amitié. C’est ainsi que se dessine dans ces Jeux une nouvelle mentalité et une
nouvelle jeunesse. Le monde attend de nous, Allemands, que nous organisions cette fête mondiale de
manière exemplaire, parfaite du point de vue sportif et remplie de spiritualitè et de sens artistique. Cela
signifie que nous devons tendre toutes nos forces, fournir des sacrifices, tant du point de vue du travail que de
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Il simbolo della fiamma olimpica
Il 21 luglio, di una luminosa mattina, quindici fanciulle greche vestite come le loro lontane
antenate, risalgono la strada che attraversa l’Altis sacro in direzione dello stadio. Una volta entrate
nello stadio accesero il Fuoco Olimpico con l'aiuto del sole caldo di mezzogiorno, catturando i raggi
del sole che sorgevano in alto sopra la Valle Alpheios e concentrando su di essi materiale
infiammabile, che ben presto cominciava a bruciare.
Era un momento profondamente rilevante nella sua solennità, quando il giovane atleta greco
C. Kondylis 44, avanzò verso l’altare, dove crepitava il fuoco,
per accendervi la fiaccola, e
accompagnato dall’entusiasmo degli spettatori che aveva raccolto da lontano e vicino, aveva
iniziato la prima fase della corsa che si sarebbe conclusa a Berlino 45. Centinaia di fotografi e
operatoti immortalavano tali istanti unici. L’installazione speciale del telegrafo trasmetteva
costantemente al mondo l’emozione dovuta alla cerimonia e la radio di Berlino emise i discorsi
attraverso la connessione telefonica stabilita tra Olimpia e Berlino 46.
Innumerevoli appassionati prestarono il loro sostegno a questo evento nei diversi paesi in
modo che la Corsa della Staffetta Olimpica diventasse un trionfale corteo del Fuoco Olimpico dalla
moderna Grecia a Berlino, che senza dubbio avrebbe raggiunto un posto permanente nella storia dei
Giochi. L'entusiasmo e la partecipazione della popolazione lungo tutto il percorso erano senza
precedenti. Anche quando il corridore attraversava una città o un villaggio nel cuore della notte,
tutti gli abitanti si allineavano per acclamarlo nella sua direzione.
Molte furono, naturalmente, le difficoltà da superare, malgrado la corsa alla staffetta fosse
stata preparata con cura dai Comitati Olimpici Nazionali dei diversi paesi.
l’argent. Ces sacrifices seront fournis non seulement au nom de l’Idée Olimpique, mais aussi pour la
renommée de l’Allemagne» BROHM J.M., Jeux Olympiques a Berlin, p. 132
44
«Le jeune avec sa torche allumée du feu sacré, que quelques instants plus tôt les vierges donnant la lumière
avaient apporté du sanctuaire d’Altis, est parti pour commencer la longue course, tandis que les milliers de
gens qui avaient immergé la colline de Kronion et les rives de Kladeas et d’Eurotas, l’accompagnaient en lui
exprimant leurs vœux: Bonne course, bonne course […]». Service de presse. Olympia. 21 Jiullet 1936
45
La Fiamma Olimpica, dopo aver precorso 325 chilometri, arrivò sull’Acropoli di Atene, ove fu accolta da
52 soldati allineati che sostenevano le bandiere dei paesi partecipanti ai Giochi Olimpici di Berlino e da un
sacerdote che l’attendeva per la consegna della fiaccola. Quest’ultimo, dirigendosi verso l’uscita e, nel
consegnargli la nuova fiaccola diceva: «Porteur de torche, annonce à l’humanitè entière que l’Esprit
Olynpique n’est pas mort. La Flamme Olympique, inextinguible, continuera à éclairer les peuples, quand ils
se réuniront lors des concours pacifistes, nobles et beaux. Du fond des siècles, du Temple d’Athéna Pallas et
de cette Acropole Sacrée, je bénie les athlètes du Monde qui vont participer à 11ème Olympiade de Berlin,
éclairée du feu d’Olympie». E. G. SKIADAS, La flame olympique: la torche durant les siècles, op. cit. p. 59
46
Era la prima volta che si provava un tale collegamento ad una così grande distanza, tuttavia era
perfettamente riuscito., secondo i tecnici competenti e gli operatori che subito dopo la cerimonia
dell’accensione, avevano depositato una corona funebre dinanzi la lastra commemorativa collocata da
Coubertin all’Altis Sacro. Il silenzio quasi assoluto che regnava durante la cerimonia aveva degli esiti
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Il simbolo della fiamma olimpica
Vicino Salonicco la spedizione fu sorpassata da un violento temporale che aveva trasformato
tutte le strade in un mare di fango.
Nonostante la pioggia scrosciante, tutta la popolazione di Salonicco era presente alla
cerimonia svoltasi. Da questa città la corsa della staffetta attraversava la ricca pianura di Serrés alla
frontiera Bulgara.
Lasciandosi dietro Delfi e Salonicco, i corridori arrivarono alla frontiera bulgara dopo aver
percorso 1108 km, dove il rappresentante greco del Comitato Olimpico Greco consegnò la fiaccola
al rappresentante del Comitato Olimpico Bulgaro, dopo aver siglato il protocollo di consegna e di
ricezione. Lo stesso giorno, la seconda tappa si celebrava a Sofia, dove si svolse la più rilevante di
tutte le cerimonie, in grande fasto, dove la fiaccola riceveva sul suo tragitto un’accoglienza
entusiasta, con bandiere, inni e fiori. Il trasferimento del Fuoco al corridore Jugoslavo alla frontiera
avvenne nella natura di una dimostrazione dell’amicizia Bulgaro- Jugoslava. Dinanzi al Municipio
di Belgrado 47, era stata collocata una vasca e organizzata una cerimonia prima della partenza dei
corridori per trasportare la fiaccola alla frontiera tra l’Ungheria e la Yugoslavia.
Sul tratto da Budapest alla frontiera una leggera deviazione era stata effettuata attraverso il
distretto minerario Ungherese, dove i tedofori corsero davanti agli alti pozzi minerari e attraverso
gli insediamenti dei lavoratori al fine di portare un saluto Olimpico ai minatori. La velocità dei
corridori fu leggermente incrementata in Ungheria, dove i corridori accelerarono il passo durante il
passaggio alla frontiera Austro-Ungarica e il fuoco veniva trasferito al primo corridore austriaco.
L'ingresso del Fuoco Olimpico a Vienna assunse la forma di una sfilata trionfale di
proporzioni piuttosto inaspettate, un infinito corteo, tra cui il governo e i personaggi comunali,
procedeva attraverso le strade decorate a festa per la cerimonia. Il leggero ritardo nella partenza del
corridore da questa cerimonia fu presto guadagnato e il fuoco giunse alla frontiera Cecoslovacca nel
tempo designato.
A Praga era accolta dalla gioventù ceca riunita davanti il monumento in memoria di Hug.
Il particolare interesse testimoniato in tutta la Cecoslovacchia alla Corsa della Staffetta
Olimpica era dimostrato dal fatto che il Presidente della Repubblica partecipava alla cerimonia
svoltasi a Praga. Il corridore partiva per la frontiera Tedesca all’1 di mattina, acclamato dagli
spettatori entusiasti.
magnifici e i tecnici avevano sottolineato che si udiva a Berlino, perfino «le chant des cigales d’Olympie»
Service de presse. Olympia. 21 Jiullet 1936
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Infine, il 1°agosto, i corridori furono accolti in Germania, circondati da una folla che, nel
villaggio e lungo le strade, attendeva impazientemente e con entusiasmo l’arrivo della Fiaccola.
Tutte le manifestazioni sottolineavano il carattere greco 48. Il Comitato Organizzatore aveva
previsto un programma speciale per mezzogiorno del 1° di agosto, il suo culmine era la cerimonia
della gioventù nel Lustgarten. Dopo che 25.000 giovani tedeschi, come pure i gruppi di giovani di
28 nazioni, si erano riuniti in uno schieramento imponente e i membri del Reich Regierung
(Governo del Reich) avevano condotto i loro discorsi, trombe di fanfare annunciavano l'ingresso del
Fuoco Olimpico.
Tutti vivevano intensamente l’attesa dell’apertura della XI Olimpiade. Centinaia di
autovetture si apprestavano ad uscire dalla città per accogliere la Fiamma Olimpica, mentre coloro
che avevano la fortuna di possedere un biglietto, si affrettavano a prendere posto nello stadio.
I membri del CIO si erano recati alla Cancelleria, dove erano stati ricevuti da Adolf Hitler.
Dopo aver parlato vagamente della Germania e della civiltà, egli aveva fatto cenno all’ideale
Olimpico. Annunciava inoltre di disporre la ripresa degli scavi a Olimpia 49, per restaurare i tesori
antichi, che i tedeschi avevano cominciato nel 1875 e poi sospeso nel 1881. Poi, dal palazzo della
Cancelleria, il corteo delle autorità del Reich, accompagnato dal Presidente del CIO, si recò verso lo
stadio. L’autovettura del Führer era seguita da quattro grandi berline Mercédès con a bordo le
autorità olimpiche e naziste. All’ingresso dello stadio, Hitler, Rudolf Hess, rappresentante di Hitler,
e Goebbels marciavano di concerto con il Presidente Baillet e Lewald. A seguire principi e autorità:
il re della Bulgaria, i principi di Italia, di Grecia e Svezia, i figli di Mussolini e i membri del CIO
che indossavano il frac nero con la famosa catena olimpica in oro.
Il CIO entrò per primo nello stadio occupando i posti d’onore, lasciando il posto riservato al
barone Coubertin vuoto; l’età di Coubertin, nonché la sua malattia, gli impedirono di rendere onore
alle festa della fiamma olimpica come avrebbe voluto. In tale occasione redasse l’ultimo messaggio,
48
Quindici giorni prima, al fine di sventolare la bandiera Olimpica alla frontiera tedesca, il Sindaco di
Sandaou aveva invitato gli studenti greci del Comune di Dresda per affidare loro tale responsabilità. Sul
ponte d’Elba, soprannominato riva del Re, avevano collocato una vasca sulla quale era stato disposto
l’emblema dei Giochi Olimpici. Più di centomila persone erano seduti sui gradini dello stadio, sul ponte
d’Elba, sulle chiatte ormeggiate, sulla riva di fronte…
49
Dall’11 dicembre 1935, von Tschammer und Osten, riprendendo un’idea che Diem aveva già esposto nel
1934 et 1935 in occasione della sua visita a Olimpia, propose ad Hitler il compimento degli scavi sul sito dei
Giochi antichi in memoria dei Giochi del 1936. Hitler accorderà i fondi necessari per un importo pari a
300.000 marchi, annunciandolo ai membri del CIO in occasione della colazione che offrì loro prima
dell’apertura della Sessione: «J’ai décidé, pour que perdure le souvenir des cérémonies de la XIe Olympiade
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Il simbolo della fiamma olimpica
appello pacifista alla «Gioventù del mondo»50. L’atmosfera nello Stadio era straordinaria. Le
bandiere issate, in prima fila quella greca, a seguire la bandiera olimpica e quella degli altri paesi
partecipanti ai Giochi. L’orchestra di 300 strumenti, diretta dal compositore illustre Richard Strauss,
e un coro di più di centinaia di voci accompagna la sfilata degli atleti di tutti i paesi. La squadra
greca era in testa, come voleva la tradizione, e i 150.000 spettatori praticamente in piedi. Le altre
squadre seguivano in ordine alfabetico, in ultimo la squadra tedesca, preceduta da uno stendardo
con la svastica, condotta dal capo degli sport, Hans von Tschammer und Osten, era tutta vestita di
bianco. Essa sfilava al suono di «Deutschland über alles» (Germania su tutto) e di «Horst Wessel
Lied», l’inno fascista tedesco, quest’ultimo contrario ai regolamenti. Primo strappo alla carta
olimpica…La squadra più acclamata quella francese: i Francesi, con il capo coperto dal basco,
facevano il saluto olimpico, braccio teso in direzione della tribuna del Führer, Cesare o Nerone che
assaporavano l’incredibile scontro dei simboli sportivi e fascisti 51. Dopo la Germania, la squadra
più numerosa era quella degli Stati Uniti.
Dopo 45 minuti di sfilata para-militare, le delegazioni si allinearono dinanzi alla tribuna
d’onore, seguite da tutti coloro che portavano le bandiere nazionali formando un semicircolo mentre
Lewald, presidente del Comitato di organizzazione, prendeva la parola. Egli ringraziò il Führer e
rese omaggio all’Idea olimpica che aveva «trovato nella fiamma olimpica un’espressione
incomparabile» 52. Egli lodò altresì i 3000 corridori che avevano trasportato la fiaccola olimpica
de Berlin en 1936, de reprendre et d’achever les fouilles, commencées en 1875, sur les sites solennels et
sportifs d’Olympie» Un siècle du Comité International Olympique: 1894-1994: l’idée, les président, l’œuvre.
50
«Athlètes qui dans vos mains ardentes, allez porter d’Olympie à Berlin, le flambeau symbolique, je veux,
puisqu’il m’est donné comme fondateur et président d’honneur des Jeux Olympiques modernes, de vous
adresser le premier la parole, dire en quel esprit ma pensée vous accompagne et quelle signification j’attache
à votre effort. Nous vivons des heures solennels car, partout, se lèvent autour de nous des spectacles
inattendu. (….) Je vous confie mon message, le dernier sans doute que l’aurais à formuler. Que votre course
soit heureuse. Le Comité Allemand a apporté à la concevoir et à l’organiser ses soins qu’apprécient toutes les
nations. Elle débute par ailleurs en un lieu illustre entre nous, sus le signe de cet Hellénisme éternel qui n’a
pas fini d’éclairer la route des siècles et dont les solutions antiques demeurent encore applicables à maint
problème actuel. Demandez pour moi à la jeunesse assemblé a Berlin qu’elle accepte l’héritage de mon
travail et qu’elle achève ce que j’ai commencé, ce que la routine et la pédanterie ambiantes m’ont empêche
d’accomplir jusqu’au bout-afin qu’elle soit scellée définitivement l’union des muscles et de la pensée pour le
progrés et pour la dignité humaine (…)» P. de COUBERTIN, Aux coureurs d’Olympie-Berlin, in L’Idée
Olympique: discours et essais, op. cit, pp. 133-134 G. LAGORCE, R. PARIENTE, La fabuleuse histoire des
jeux olympiques, Odil Paris, 1972, pp.177-178
51
«Lors de la réception de l’équipe française au Stade, on a eu le sentiment de vivre un des grands moment
de l’histoire du monde» Journal de Paris, du 3 aoüt 1936 . «Tuttavia il più grande successo è per i Francesi e
gli Austriaci. Le acclamazioni con le quali i Berlinesi salutarono l’ingresso della squadra francese nello
stadio olimpico, avevano impressionato Hitler. Quest’ultima aveva sfilato con il braccio teso in avanti
davanti la tribuna d’onore ove si trovava il Führer, provocando una esplosione di entusiasmo dei numerosi
spettatori. Le Temps du 3 aoüt 1936
52
J.M. BROHM, Jeux Olympiques a Berlin, p. 140
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Il simbolo della fiamma olimpica
attraverso i sette paesi e passò la parola ad Hitler, presidente onorario dei Giochi, che ripeté, i
principi relativi allo spirito olimpico della Grecia antica, quelli relativi alla pace e annunciava
l’apertura ufficiale dei Giochi.
Mentre veniva issato lo stendardo olimpico, colpi di cannoni e la «campana olimpica», che
radunava la gioventù del mondo ad una festa grandiosa a Berlino, suonava per la prima volta nel
1936, mentre 30.000 colombe venivano liberate e come una nuvola bianca, coprivano il cielo. Si
informavano gli spettatori che le colombe erano state liberate per trasmettere a tutto il mondo il
messaggio di pace, simbolo dei Giochi Olimpici 53.
Dunque risuonava per la prima volta l’Inno olimpico composto da Richard Strauss e allo
stesso tempo, secondo la messa in scena immaginata da Diem, “le feu
inextinguible” di Olimpia giungeva allo stadio. Una risonante ovazione, proveniente da
110.000 spettatori e da 4.000 atleti di 51 paesi, annunciava l’ultimo corridore della fiaccola, il
campione dei 1.500 m, Schilgen, 54che, sotto le ovazioni della folla, immergeva la fiaccola nella
grande vasca, dove accese il Fuoco Olimpico che avrebbe brillato sino alla fine dei Giochi. Infine,
il tedesco Rudolf Ismayr, vincitore olimpico nel 1932 ai Giochi di Los Angeles, pronunciava il
giuramento olimpico.
La folla abbandona lo stadio al suono della musica di Haendel 55, per poi ripresentarsi la sera
ad assistere alla festa ginnica concepita da Diem, dove migliaia di giovani tedeschi eseguirono una
brillante dimostrazione della loro disciplina nello stile del regime. La serata si concluse sotto le note
53
Secondo Carl Diem eludeva pericolosi ostacoli e varcava le frontiere un nuovo simbolo. «Chez les grecs,
qui aimaient les symboles, le relais signifiait que la jeunesse devait puiser dans la force et l’esprit de ses
ancêtres, afin de les transmettre, à son tour, aux générations suivantes. Après quinze siècles d’interruption,
dix jours avant les Jeux à Berlin, la flamme sacrée, ravivée sur les dalles de départ du Stade par un faisceau
de rayons solaires…les cérémonies dans les villes…se sont trasformées en moments sacrés pour les
habitants…qui ont célébrés devant les églises ou les monuments au soldat inconnu. Le symbolisme de tel
événement parle de lui-même.» C. DURANTEZ, Le flambeau olympique, op. cit. p. 59
54
Ecco la descrizione fornita da un testimone: «Coubertin eût à coup sûr aimé cette cérémonie d’ouverture, à
la fois solennelle et simple, tout gonflée de musique. Une singulière émotion nous avait étreints quand
apparut le dernier relayeur d’Olympie. Le metteur en scène avait su éviter le pire :l’apparition soudaine d’un
athlète aux formes massives ou d’une Walkyrie rebondie. Celui qui apparaissait était au contraire un mince
adolescent blonde, spécialiste du 1.500 m, Erik Schilgen. D’une foulée quasi divine, la flambeau bien droit, il
parcourait un demi-tour de piste aèrien, ses cheveux flottant au vent, parallèles à la flamme. Il gravissait de sa
même allure élégante et racée les marches qui conduisaient au podium et à l’énorme vasque qui deux
semaines durant illuminerait le ciel de Berlin» G. MEYER, Le phénomène Olympique, La Table Ronde,
Paris, 1960, p. 173
55
Per un approfondimento sullo svolgimento dei Giochi di Berlino si veda: R. D. MANDELL, The nazi
olympics, Ballantine Books, New York, 1971
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Il simbolo della fiamma olimpica
dell’Hymne à la joie de Beethoven, coro che Coubertin inserirà nell’ideologia olimpica, allorché
esprimerà gratitudine agli organizzatori 56.
Il 16 agosto 1936 ebbe luogo di sera la cerimonia di chiusura dei Giochi di Berlino. La folla
nazista proclamava Deutschland über alles (la Germania su tutto); innumerevoli proiettori
squarciavano la notte, creando un’ atmosfera mistica. Le bande musicali riecheggiavano così come
l’enorme campana olimpica. Poi, al suono della marcia, i porta-bandiera delle squadre nazionali,
con in testa la squadra tedesca con la svastica, penetrarono nello stadio, nell’ordine inverso della
cerimonia di apertura, mentre le bandiere venivano posizionate dinanzi la tribuna d’onore di Hitler.
Il conte di Baillet-Latour pronunciava dunque un corto discorso di gratitudine al Reich e al suo capo
e concludeva: «Possano i Giochi del 1940 di Tokyo svolgersi nell’armonia e nell’esultanza. Possa la
fiaccola olimpica perseguire il suo cammino attraverso il tempo nel bene di una Umanità sempre
più ardente, più pura e più coraggiosa. Così sia» 57.Elyen.
L’orchestra di Berlino e i cori suonavano Die Flamme Lodert (La fiamma brucia) di
Beethoven.
Gli spettatori si alzarono e si udì il canto «Les Jeux sont terminé» subito ripreso in coro dalla
folla che tratteneva le mani in segno di arrivederci. La notte era calata.
La più grande delle cerimonie naziste stava per terminare nell’illusione complice di una pace
tra le nazioni 58.
56
«Veillez à entretenir la flamme sacrée…Les Jeux de la XIème Olympiade ne seront bientôt que des
souvenirs mais combien puissants et divers! Souvenirs de beauté d’abord (….). Souvenirs de courage, car il
en a fallu pour faire face aux difficultés auxquelles le Führer avait opposé d’avance le mot d’ordre de sa
Volonté, Wir wollen bauen, et pour résister aux attaques déloyales et perfides par lesquelles on a tenté ici et
là d’abattre la construction qui s’élevait. (…) Que le peuple allemand et son Chef soient remerciés pour ce
qu’ils viennent d’accomplir!» P. de COUBERTIN, «Discours pour la clôture des Jeux Olympiques de
Berlin», op. cit., pp. 134-135
57
J.M. BROHM, Jeux Olympiques a Berlin, op. cit., p. 146
58
L’atmosfera fu realmente quella di una kermesse nazional-socialista. Le uniformi SS, le svastiche, le «Heil
Hitler», le «Horst Wessel Lied», il battaglione dei Giovani Hitleriani e delle Sa, i simboli nazisti
onnipresenti, tutto questo costituirà un omaggio all’hitlerismo. Ibidem
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