Un grande mito della modernità: Tristano e Isotta

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Un grande mito della modernità: Tristano e Isotta
6. storie d’amore e d’avventura.
il romanzo cortese medievale
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Un grande mito della modernità:
Tristano e Isotta
L’opera
Un’opera
incompleta
La trama
i modi, i generi
Appartiene al ciclo bretone anche la celebre storia d’amore di Tristano e Isotta, destinata a
diventare uno dei miti più famosi. La leggenda, sicuramente di origine celtica o irlandese,
era molto diffusa, ma sembra quasi che una specie di maledizione abbia disperso le opere
che la raccontano: nessuno dei testi più antichi è giunto fino a noi in forma integrale, per
cui abbiamo solo versioni frammentarie, che hanno subito nel corso del tempo numerose
interpolazioni (aggiunte, trasformazioni, varianti). La versione più antica, opera di Béroul,
risale al 1170 circa; di poco posteriore è quella di Thomas, di cui sappiamo pochissimo.
Da quest’ultima sono tratti gli episodi che presenteremo.
Tristano, nobile e coraggioso cavaliere, vive alla corte dello zio Marco, re di Cornovaglia. Marco, invaghitosi di un capello biondo portato da una rondine, manda Tristano
a cercare la fanciulla cui il capello appartiene. Questi arriva in Irlanda, sconfigge un
terribile drago e ottiene per il re la mano della fanciulla del capello, Isotta la Bionda.
Durante il viaggio Tristano e Isotta bevono il filtro d’amore destinato al re, che li
fa innamorare perdutamente l’uno dell’altro. Anche dopo il matrimonio con Marco,
Isotta continua ad amare Tristano, fin quando i due amanti, scoperti e condannati a
morte, si rifugiano nella foresta. Il re riesce a rintracciarli ma, nel vederli castamente
addormentati, divisi dalla spada di Tristano, decide di perdonarli: riprende Isotta con
sé e lascia che Tristano vada in esilio.
Tristano si reca in Bretagna e sposa Isotta dalle Bianche Mani, senza per questo
riuscire a dimenticare Isotta la Bionda. Senza più speranze, dominato dall’inestinguibile passione, egli cerca la morte in imprese temerarie, fino a quando resta gravemente
ferito. Rimane allora ad attendere l’arrivo dell’amata, l’unica in grado di guarirlo. La
moglie vede all’orizzonte la nave con la vela bianca che annuncia l’arrivo di Isotta la
Bionda; ma, spinta dalla gelosia, mente a Tristano, dicendogli che le vele sono nere.
Tristano muore e Isotta, giunta troppo tardi, muore di dolore accanto a lui.
L’esplorazione tragica dei limiti dell’amore cortese
La storia di Tristano e Isotta si svolge tra la Francia settentrionale, la Cornovaglia e
l’Irlanda e rielabora molti elementi della mitologia e del folclore celtico: basti pensare
alla vittoria di Tristano sul drago (che libera gli irlandesi da gravosi tributi umani), o
allo scambio di filtri magici (Tristano beve la pozione destinata a Marco, che lo lega
indissolubilmente a Isotta), o all’espediente finale delle vele scambiate (presente anche
nella mitologia greca).
Rispetto ai romanzi del ciclo bretone, la storia di Tristano e Isotta porta fino alle
estreme conseguenze le contraddizioni insite nell’amore cortese. In primo luogo perché esaspera l’esclusivismo maniacale della passione d’amore, che diventa una vera
e propria malattia, una forma di insania autodistruttiva: i personaggi sono vittime
della loro stessa passione e non possono fare nulla per controllarne o mitigarne gli
effetti. In secondo luogo perché il contrasto tra amore cortese e codice morale diventa
dirompente: la passione che unisce Tristano e Isotta è inconciliabile con le regole
Le origini
celtiche
La versione
tragica
dell’amore
cortese
Letteratura Terzo Millennio
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2
Tristano e
Lancillotto
il medioevo
sociali e spinge Tristano e Isotta a fuggire dalla comunità, li condanna all’esclusione
o all’autoesclusione.
Tristano per molti aspetti è simile a Lancillotto. Anche lui è innamorato follemente
della donna che appartiene a un altro, il re a cui ha giurato fedeltà, a cui deve dedizione
e fedeltà incondizionata (per di più il re è anche suo zio, cosicché egli, amando Isotta,
viola contemporaneamente il vincolo feudale di vassallaggio e il vincolo di parentela).
Ma tutti gli aspetti tragici e dolorosi della vicenda sono esasperati, portati all’estremo:
mentre Lancillotto e Ginevra vivono la loro passione in gran segreto ma senza troppi
scrupoli (l’amore cortese è questo), Tristano e Isotta si sentono costantemente in colpa
(nei confronti di Marco, zio e marito; nei confronti di Isotta dalle Bianche Mani) e sono
costantemente perseguitati. L’amore extraconiugale è diventato agli occhi di tutti un peccato imperdonabile, ed è vissuto e sentito come tale.
La fondazione di un mito moderno
i modi, i generi
Il mito
dell’amore
tragico
La
rappresentazione
dell’interiorità
Il meccanismo
dell’identificazione
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Presentando l’amore cortese come una passione fatale e devastante, Tristano segna la
nascita di una serie di tòpoi (cioè di luoghi comuni, dal greco tòpos, “luogo”) che caratterizzeranno per secoli la rappresentazione dell’amore nella letteratura occidentale: il carattere
incontrollabile della passione amorosa, che non conosce limiti o freni inibitori; il contrasto
tra amore e regole sociali; il connubio tra amore e morte; l’aspirazione alla morte come
unica forma di appagamento del desiderio amoroso. Tristano e Isotta divengono insomma gli amanti per eccellenza: legati l’uno all’altro da un vincolo indissolubile, incapaci
di trovare requie, uniti in un tragico destino fino alla morte. Anche se Tristano ha molti
tratti dell’eroe liberatore e si mostra in più occasioni capace di salvare il suo mondo dalle
tenebre e dalla violenza (uccide draghi, libera fanciulle perseguitate, pone fine a terribili
tributi umani, punisce signori prepotenti e usurpatori), tutto questo rimane in secondo
piano rispetto al motivo passionale.
La priorità assegnata al tema amoroso si esplicita nello spazio considerevole dedicato
alla rappresentazione del mondo interiore. L’introspezione, la riflessione, l’autoanalisi
assumono una posizione di primo piano: i personaggi principali agiscono poco e parlano
molto, in maniera diretta o indiretta; esaminano con cura i loro sentimenti, riflettono sui
loro dilemmi interiori, si interrogano sulle ragioni e sulla necessità delle loro scelte. Per la
prima volta nella storia della narrativa occidentale possiamo dire di conoscere altrettanto
bene l’interiorità e l’esteriorità dei personaggi: gli effetti della passione amorosa sono
passati accuratamente al setaccio, descritti con minuziosa cura dei dettagli, a tutte le più
complesse – e dolorose – implicazioni.
Un’altra conseguenza di questa particolare selezione narrativa è il riferimento a un
pubblico ideale di “esperti d’amore”: chi ama non può non immedesimarsi nella sorte
terribile dei due protagonisti, non può non sentire come proprio il dolore dei due amanti
(«udite tutti, nel dolore / la storia dolorosa, che nel petto / degli amanti una piaga aperta
lascia / per la pietà, per lo stupore amaro!»). L’identificazione diventa un meccanismo
imprescindibile: il romanzo si rivolge a un pubblico solidale e “partigiano”, capace di
sentire come propri i tormenti e le gioie dei protagonisti. E proprio l’efficacia di questo
meccanismo sarà causa delle principali accuse rivolte al romanzo come genere nel corso
dei secoli successivi: la rappresentazione di storie ardite, peccaminose e immorali è da
bandire perché provoca l’immedesimazione dei lettori e li incita a seguirne l’esempio e
a trasporre i medesimi comportamenti nella vita reale.
6. storie d’amore e d’avventura.
il romanzo cortese medievale
TESTO
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Thomas
Isotta la Bionda e Isotta dalle Bianche Mani
TW15 Thomas Tristano e Isotta
Dopo essere stati scoperti da Marco, Tristano e Isotta la Bionda sono costretti a
separarsi. Disperato, Tristano vaga da un
paese all’altro affrontando imprese straordinarie, cercando invano di dimenticare
il suo amore. Arrivato in Bretagna, decide
di chiedere in sposa Isotta dalle Bianche
Mani, figlia del duca di Bretagna, illudendosi che l’omonimia possa aiutarlo a dimenticare Isotta la Bionda. Ben presto,
però, si accorge di aver commesso un
tragico errore: il matrimonio non serve a
guarirlo dalla passione per Isotta ed egli
si trova per di più legato a una donna che
non ama, alla quale ha comunque dato la
sua parola d’onore. In questo brano Tristano si dibatte tra questi due sentimenti: la lealtà nei confronti della moglie e il
vincolo non scritto che lo lega all’amante.
[…] Molto Tristano
è turbato e la passione
lo combatte, lo consuma.
Una prova!1 Contro amore
5 il rimedio del piacere!
Per dimenticare amando
chi dimentica chi ama!
L’ha dimenticato Isotta:
è sicuro! Sicurezza
10 o piacere l’hanno fatta
lentamente ritirare
dall’amore. Un’altra donna
può sposare e abbandonare
il rancore per l’amata2
i modi, i generi
Tristano di fronte a Isotta, xv secolo,
miniatura dal Roman des Chevaliers Galaad,
Tristan et Lancelot (Chantilly, Musée Condé).
che desidera un normale
godimento, naturale
gioia, che lascia l’onore
senza macchia. Come Isotta
vuole fare. E un’altra Isotta
20 dalle bianche mani vuole
con affetto: perché è bella
e perché si chiama Isotta.
Perché il nome la fa bella
e più bella senza il nome
25 non gli sembrerebbe. Il nome
la fa bella! Ed egli chiede
la sua mano. Così prova
ciò che la regina prova:
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1. Una prova: un tentativo.
2. Un’altra donna … amata: sposare un’altra donna significa liberarsi dal rancore nei confronti dell’amata, allontanarsi da lei.
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il medioevo
il rimedio del piacere
contro il male dell’oblio.
Il piacere con un’altra
bella Isotta. Una vendetta
triste, piena di dolore:
fare male per sentire
nuovo male, ricreare
una pena per lasciare
una pena ed affondare
dentro un’altra pena. Nuova
pena, nuova sofferenza!
Strana gioia, strana voglia!
Ecco: un nome! La bellezza!
Una donna ha solo questo!
E Tristano allora senza
esitare la richiede.
Per il nome, il suono solo
di quel nome! Com’è vana
la bellezza senza il dolce
nome della bella Isotta!
Oh! Sì! È fine il volto, come
delicata è Isotta: come
lei i suoi lineamenti
son leggeri. Non potrebbe
altrimenti amarla... Pure,
solo il nome rende cara
la bellezza, cara al cuore:
e rischiara gli occhi, in cerca
di conferma. E la richiede.
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[Il matrimonio tra Tristano e Isotta dalle Bianche
Mani viene celebrato. Ma arriva la prima
notte di nozze, e Tristano si rende subito conto
dell’errore commesso.]
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È la notte. Un letto attende
i due sposi, accompagnati
60 fino in camera. Qualcuno
fa spogliare attentamente
i due giovani: ed aiuta
a deporre i bei vestiti.
E la tunica Tristano
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toglie, stretta al collo, ai polsi;
scivolando cade a terra
il ricordo dell’amore:
è l’anello d’oro puro
che al momento dell’addio
nel giardino gli ha donato
la sua Isotta. Impallidisce
nel vederlo il bel Tristano.
E lo assalgono i pensieri
più diversi: è in grande, acuto
smarrimento. Ora detesta
il suo piano che è nemico
del suo pieno3 desiderio.
E pensando già si pente
della scelta, amaramente:
al suo cuore è così ostile
ciò che ha fatto! E sul suo cuore
si ripiega, mentre mette
nuovamente al dito l’oro.
E lo incalzano i pensieri
più opprimenti: gli ritorna
alla mente la parola
data4 nel giardino, il giorno
del distacco doloroso.
Un sospiro dal profondo
del suo cuore sconsolato
getta e dice: «Com’è stato?
Dio, Dio mio come ho potuto?
Io non voglio queste nozze!
È mia moglie ora! Non posso
più lasciarla! Ed io non voglio
al suo fianco addormentarmi!
Che follia! Il mio folle cuore
troppo ardente mi ha tradito!
Io la mano ho domandato
di una donna, trascurando
ciò che avevo dato in pegno:
la mia fede! La mia amica,
è svanita, la mia Isotta!
Devo stringermi ad un corpo
che non amo. Io l’ho sposata
veramente! In chiesa! Oggi!
3. pieno: completo.
4. la parola data: il giuramento di fedeltà pronunciato nei confronti di Isotta la Bionda.
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Io per primo, è chiaro, sono
più ingannato, più turbato!
Triste caso di sfortuna
per due donne: e duole ognuna
come io mi dolgo solo
per la stessa Isotta, Isotta
che ritorna per due volte!5
E sorprese per due volte
son di me che mento sempre.
Ho mentito alla regina;
ho mentito alla mia sposa.
Se non mento io non posso
non mentire, esser fedele.
Se ho tradito chi più amo
io non posso ora tradire
chi mi ama: no, non devo
mai lasciarla! Eppure invano
cerco di scordare Isotta!
Cosa fare? Cosa fare? Male,
sento solo male! Il male
di lasciare, di restare,
di dormire, di sentire
un piacere, questo amaro
vendicarmi! Sì, volevo
vendicarmi, contro Isotta
e per primo son ferito.
Su di me ricade il colpo
che le avevo inferto ed ora
io non so che fare! L’ira
di una donna amata, l’odio,
io scatenerò se prendo
il piacere da una donna
che mi ama. E se non l’amo,
se non voglio averla, allora
avrò l’ira, ancora l’ira,
l’ira e l’odio. Ed, anche gli altri
mi odieranno e invocheranno
su di me la punizione
della collera divina.
È vergogna. È una gran colpa.
Che accadrà per giorni e giorni,
tutti i giorni dopo questo
5. e duole … due volte: ognuna delle due donne è triste e addolorata la metà di quanto non si duole Tristano per tutte e due contemporaneamente.
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TW15 Thomas Tristano e Isotta
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Io, davanti a tutti, in fede
l’ho accettata! Ed ora come
posso rifiutarla? Come?
Una vita da demente
perché sono stato prima
un demente. Io sono un pazzo!
Sono in colpa, un criminale
se abbandono questa donna!
Se mi accosto a lei non posso
che spezzare il giuramento!
Troppo serio verso Isotta
è il mio cuore perché mi abbia
questa donna: e a questa donna
devo troppo per restare
nella fede a chi è lontana.
Oh! Se cerco il mio piacere
il mio onore non rispetto!
È Peccato, è un atto vile.
E non posso abbandonare
la mia sposa! Ma non posso
abbracciarla, soddisfare
il mio corpo col suo corpo!
Son legato alla regina:
son legato a questa donna!
È così: non so lasciare
e non so dimenticare!
Se obbedisco alla natura,
dunque, mento a Isotta, al cuore!
E se presto fede al cuore
alla fede data manco!
A nessuna fede voglio
fare offesa. No, non posso,
né mentire, né tradire.
Non ingannerò nessuna!
E così già reco il male
ad ognuna: perché sono
così avanti con colei
che in silenzio dorme accanto
che ho tradito Isotta. E tanto
io l’ho amata, io l’amo ancora
che, in silenzio, inganno ora
questa donna, ignara e calma!
5
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il medioevo
senza forza, senza affetto.
E così come l’avevo
con il fascino attirata,
l’ira sorda ed il rancore
la faranno disprezzare
215 la franchezza, il mio valore.
Cavaliere che abbandona
come un vile questa prova.
Molto lei mi amava e molto
resterà delusa: amore
220 senza amarsi, senza unire
con il corpo amante e amica,
non resiste. Voglio fare
ciò che ho detto, perché voglio
che non mi ami più, che cambi
225 in rancore quest’amore.
lo l’ho fatta innamorare
troppo e troppo la mia amica
ho dimenticato. Troppo.
210
i modi, i generi
giorno, dopo questa notte?
Se mi unisco a lei, per giorni
giorni e giorni, dopo giorni,
devo stringermi a quel corpo,
195 e costringere il mio cuore
che non vuole, che rifiuta?
Mai. Saprà! Saprò mostrarle
che io voglio una compagna
ben diversa! E se non crede,
200 se non riesce a immaginare,
sarà ingenua, sarà sciocca!
Mi amerà ben poco, certo,
se vedrà che sono ostile
al suo corpo, alla natura!
205 Dall’unione viene amore,
dal distacco, da una fredda
continenza viene il gelo.
Sarò triste, sarà duro.
Mi dirà che sono un uomo
John William Waterhouse,
Tristano e Isotta con la pozione,
1916 ca, olio su tela
(collezione privata).
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Se conoscerà la pena,
perdonando, forse, triste
mi ricorderà!» Tristano
cupo si posa nel letto.
E lo abbraccia adesso Isotta;
alle labbra, al caro viso
molti baci dà, sospira
con languore, geme, chiede
ciò che lo sposo non vuole!
Cosa vuole? È scosso, è inquieto.
Vuole prendere e lasciare!
La natura lo sospinge
verso Isotta! E la ragione
verso Isotta, ancora Isotta,
la regina! E il sentimento
verso la regina gela
la sua gioia e la sua sposa
allontana! E nella lotta
tra natura e devozione,
vince la passione! Perde
per la donna il desiderio.
Ciò che la natura vuole
non lo vuole eguale un grande
sentimento dell’amore!
È violento il desiderio:
stretto in una morsa, sente
la ferita dolorosa
della carne, e nella mente
una forza dura preme,
implacabile. È una bella
donna che gli dorme accanto:
e la vuole e si vorrebbe
senza freno abbandonare.
E abbandona invece, brusco,
il suo istinto, il suo tormento!
È straziato. È senza forze.
È confuso. La sua donna
non sa come soddisfare
o scacciare: si domanda
con che astuzia, con che trucco
può schivare il suo piacere.
E le dice: «Amica cara,
non abbiate male in cuore:
io vi devo confidare
un segreto. Ed io vi prego
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TW15 Thomas Tristano e Isotta
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Lei che mi desiderava
più di ogni altra cosa! Ed ecco:
è volato il tempo ed ora
ho cercato un’altra donna,
contro amore, contro fede!
Con che forza, con che cuore?
Come? Come ho fatto? Come?
Ed aumento ancora il male
con il male di ogni giorno:
Ogni giorno simulando,
disprezzando, diffidando
e dimenticando, amando
solo in apparenza, in viso!
Più mi unisco e più diviso
sono dalla bella Isotta.
E cercando con Isotta
il piacere, contro amore
vado, amore che appassisce!
Finché vive, finché vivo
non permetterò che un vile
desiderio di piacere
mi riduca nello stato
del codardo, di chi manca
la parola al suo signore.
Ho mancato tanto, fino
a questo momento! E fino
alla fine dei miei giorni
porterò rimorso! Voglio
dare in cambio del mio torto
ad Isotta un bene certo.
E il castigo per me è solo
della colpa il risultato.
Sì! Così: ora, dentro il letto,
fuori dalle braccia, voglio
non aver piacere! Pena,
sofferenza, penitenza,
non avrò più grande, mai.
Come sia. Con tenerezza
o col cuore teso, casto
resto. E soffro. Soffro sempre.
Se la voglio o se non voglio
rivederla e devo invece
accostarmi a lei, sfiorarla.
Così sconto il mio peccato
verso Isotta, a cui ho mentito.
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i modi, i generi
6. storie d’amore e d’avventura.
il romanzo cortese medievale
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il medioevo
di celarlo, che nessuno
mai lo sappia! Siete sola
a conoscerlo. Qui, a destra
sul costato porto aperta
una piaga6, che nel tempo
dolorosa mi ha straziato.
325 Ho sofferto questa notte,
ho patito: tutto il corpo
ne risente ed una fitta
dentro il fegato mi prende
così forte che non oso
330 più spostarmi. Ed io non posso
a voi stringermi, non posso
aumentare la fatica
che mi spossa. E già tre volte
320
son svanite le mie forze!
Son svenuto e solo molto
tempo dopo son tornati
sul mio viso i miei colori.
Perdonate se non oso
accostarmi: avremo modo
340 altre volte; tempo avremo
di riavere il nostro bene.»
«Questa pena tra le pene,»
dice Isotta, «è la più amara.
Ma io accetto con amore
345 ciò che dite e vi rispetto.»
335
(da Thomas, Tristano e Isotta, trad. it. e cura di
F. Troncarelli, Milano, Garzanti, 2009.)
6. una piaga: una ferita: è la scusa che Tristano adduce per non
giacere con Isotta dalle Bianche Mani.
i modi, i generi
LEGGIAMO INSIEME
Studio sul perfetto amore
■I caratteri del vero amore
■Due doveri contrapposti
Il passo che abbiamo riportato riguarda un episodio
centrale nella trama del romanzo: il matrimonio di Tristano con Isotta dalle Bianche Mani. La decisione nasce
da un clamoroso errore di valutazione: Tristano è convinto che la sua Isotta lo abbia idealmente tradito e abbia deciso di sacrificare il loro amore alla convenienza
e al decoro (meglio un “normale godimento” che una
passione assoluta ma insana); per questo decide di ripagarla con la stessa moneta e di ricambiare tradimento con tradimento. Ma è una «vendetta / triste, piena di
dolore: / fare male per sentire / nuovo male, ricreare /
una pena per lasciare / una pena ed affondare / dentro
un’altra pena». Per di più – ed è questo l’errore più
grave – sceglie come sposa una donna che si chiama
Isotta come la sua amata, illudendosi che l’omonimia
possa fargli dimenticare la differenza: il nome dovrebbe
garantire la continuità dell’amore e rendere la nuova
Isotta desiderabile come l’altra. Ben presto Tristano è
costretto ad accorgersi dell’errore commesso: il nome
non è la sostanza e la donna scelta in sposa non gli ispira amore. Tristano scopre dolorosamente, a sue spese,
che nel vero amore «mai una donna vale l’altra»: caratteristica essenziale e condizione imprescindibile del
vero amore è infatti l’assolutezza, l’unicità.
La contraddizione emerge in maniera dirompente la
prima notte di nozze: Tristano si trova a letto, fianco
a fianco con la donna appena sposata, ma il suo pensiero è tutto per la donna amata e lontana (complice il
pegno d’amore, l’anello d’oro donatogli da Isotta nel
momento dell’addio). Capisce così, dolorosamente, di
essersi condannato da solo a rimanere schiacciato tra
due doveri altrettanto forti e tra loro inconciliabili: la
fede giurata alla donna che ama veramente e la fede
promessa alla donna che ha sposato con il vincolo sacro del matrimonio. Tutta la lunga riflessione interiore
di Tristano è all’insegna di questa contraddizione insanabile, che lo condanna inesorabilmente a soffrire
e a essere nel torto, qualunque cosa faccia: «male, /
sento solo male! Il male / di lasciare, di restare, / di
dormire, di sentire un piacere». Da una parte il dovere
coniugale lo spinge a congiungersi con la sua sposa:
Tristano sa benissimo che rifiutarsi all’unione significa
alla lunga provocare il distacco e quindi il disgusto di
colei che ora lo ama teneramente. D’altra parte, la parola data a Isotta è sacra, vale come un vero e proprio
giuramento di fedeltà: riprendendo la formulazione canonica dell’omaggio feudale, Tristano equipara Isotta
al suo signore e il tradimento nei confronti di Isotta
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6. storie d’amore e d’avventura.
il romanzo cortese medievale
Attività
P e r c api r e
1. Perché Tristano decide di sposarsi? E perché sceglie
proprio Isotta dalle Bianche Mani?
gli argomenti capaci di convincerlo, a partire dalla sua
cultura e dai suoi valori.
2. Che cosa succede la prima notte di nozze?
11.Prova a raccontare la prima notte di nozze di Tristano e Isotta dal punto di vista della moglie.
3. Perché Tristano considera peccato sia unirsi alla
sua sposa, sia non unirsi?
12.Scrivi in prosa il monologo interiore di un moderno
Tristano, tormentato da un amore impossibile.
4. Fa’ la parafrasi di questi versi, chiarendone il significato: «Ho mentito alla regina; / ho mentito alla mia
sposa. / Se non mento io non posso / non mentire,
esser fedele. / Se ho tradito chi più amo / io non posso
ora tradire / chi mi ama: no, non devo / mai lasciarla!».
5. Perché Tristano resiste al desiderio di possedere la
legittima sposa?
6. Quale scusa inventa per evitare il contatto con la
moglie?
verso l ’esame
13.Prima prova. B - Saggio breve
Due notti d’amore a confronto: Lancillotto e Ginevra,
Tristano e Isotta (max 30 righe).
14.Terza prova. A - Trattazione sintetica di argomenti
Tristano e Lancillotto: due amanti a confronto (max
30 righe).
P e r appr o f o n d i r e
7. Descrivi lo stato d’animo di Tristano e le sue modificazioni nel corso del brano.
8. La parola “peccato” assume nel corso del passo
diversi significati. Trascrivi le frasi in cui è usata e illustrane, di volta in volta, il significato.
9. Il passo è ricco di giochi di parole, di formulazioni
volutamente artificiose che mettono in risalto lo stato
d’animo contraddittorio in cui si trova Tristano. Riporta
alcuni esempi.
Per scrivere
10.In un breve testo argomentativo persuadi Tristano
a rinunciare definitivamente a Isotta la Bionda. Usa de-
Isotta suona dei motivi strazianti con la sua arpa dopo che un
barone geloso le ha portato la notizia che Tristano è stato ritrovato
morto nella foresta, 1410 ca, miniatura dal Roman de Tristan.
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TW15 Thomas Tristano e Isotta
re nasce da una scelta consapevole e razionale, non ha
nulla a che vedere con il puro e semplice istinto. L’unico modo che trova Tristano per uscire dal dilemma è
una menzogna: finge di avere una ferita terribilmente
dolorosa, che gli rende impossibile avvicinarsi alla moglie. Per quanto con estremo disappunto, Isotta dalle
Bianche Mani è costretta ad accettare la situazione e a
rinunciare alla soddisfazione dei suoi desideri. È una
soluzione precaria, che ben presto si rivelerà inefficace:
e proprio il contrasto tra i diritti contrapposti delle due
Isotte porterà la vicenda al suo tragico epilogo.
i modi, i generi
a un atto di «fellonia» (violazione imperdonabile del
codice cortese): «mai finché vivo / non permetterò che
un vile / desiderio di piacere / mi riduca nello stato /
del codardo, di chi manca / la parola al suo signore».
Il culmine di questo doloroso conflitto interiore consiste nella battaglia tra l’amore e l’istinto naturale: Tristano si trova a letto, a fianco di una donna bellissima che
sarebbe sua, e tutto il suo corpo freme di desiderio; ma
«ciò che la natura vuole / non lo vuole eguale un grande / sentimento dell’amore». Ragione e passione lo
spingono insieme a non cedere alla natura: il vero amo-
9
10
il medioevo
TESTO
W16
Thomas
La vendetta di Brangvain
Brangvain è stata un tempo servitrice fedele di Isotta la Bionda e l’ha perfino sostituita la prima
notte di nozze, per non farla possedere dal marito Marco. Isotta però, temendo che Brangvain
svelasse il suo segreto, ha tentato di farla uccidere. Per questo lei ora non ha altro desiderio
se non quello di vendicarsi e tenta di convincere il re Marco che la moglie continua a essergli
infedele (anche con altri uomini, non solo con Tristano). Nel frattempo Tristano, incapace di
resistere ancora alla lontananza da Isotta, abbandona la moglie e riparte per l’Inghilterra.
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i modi, i generi
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E Tristano è in altra terra
va con Kaerdin1, su un cammino
lento e doloroso. Isotta
è lontana, abbandonata!
Il dolore l’accompagna:
è con lei Brangvain, l’ancella
che la sua sorte lamenta.
Marco ha il cuore roso in petto
dalla pena e dei sospetti
già si pente, si vergogna.
Kariados2 soffre d’amore
per Isotta e la sua grazia,
il favore non conquista.
Non può dire niente. Tutti
sono cupi: il cuore stretto
dal dolore. Ed ecco, in cuore
si sorprende ora Tristano
a riflettere al ritorno:
come è stato assurdo andare
senza meta! Senza il tempo
di sapere cosa sente
la regina. Cosa prova
la sua ancella. E cosa fanno.
Dice addio al suo caro amico,
al suo Kaerdin e si rimette
sulla strada, verso casa.
E ritorna. E giura in cuore:
non avrà pace, né tregua
fino a che, con sicurezza,
non saprà che cosa fanno
la regina e la sua ancella.
1. Kaerdin: fratello di Isotta dalle Bianche Mani e amico fedele di
Tristano.
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© Loescher Editore, Torino
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È l’amore che lo inebria:
lo sorprende all’improvviso,
gli fa perdere la testa.
E si veste con le vesti
dei più poveri, gli stracci
di chi mendica: nessuno
può scoprirlo! E prende un filtro
e si gonfia in viso: come
un lebbroso si trasforma.
E scurisce col colore
mani e piedi. Travestito,
è un lebbroso vero! Prende
un bastone di un rugoso
legno, dono dell’amata,
pegno dell’amore appena
nato, ed al bastone mette
una biglia, che somiglia
alla campanella, segno
dei lebbrosi. E arriva a corte
e si ferma sull’ingresso
del palazzo, per sapere,
per vedere cosa accade.
Prega, fa rumore, chiede
l’elemosina e sta attento.
Ma non sa niente. Nessuno
gli rivela niente: in cuore
s’inasprisce il desiderio
di sapere, di vedere!
Il re un giorno fa una festa:
va alla messa, in chiesa, ed esce
dal palazzo per andare
2. Kariados: un nobile signore, altro pretendente di Isotta.
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corpo, misero, piegato
dallo sforzo, pieno solo
delle piaghe del dolore!
Armonioso, fermo, snello
indovina nelle forme
il bel torso, il viso bello
ora nero, perché scuro,
per celarlo, col colore
l’ha sporcato! E rossa in viso,
piena di paura in cuore,
un anello d’oro al dito
sfila ed è smarrita: vuole
darlo al bel lebbroso, senza
che lo scorga il re! Lo infila
sul bastone, che la sfiora.
E la segue con lo sguardo
Brangvain, che comprende tutto.
Riconosce il mendicante:
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alla cattedrale. Isotta
l’accompagna. Ora Tristano
può vederla. Le si accosta:
chiede carità, le chiede
un atto d’amore! E Isotta
non lo riconosce e passa
senza soffermarsi. Un suono
di campana, un mormorio
di preghiera sui suoi passi
le fa scia: la segue e piange
il lebbroso. Per amore
del Signore, prega invano!
Per pietà, per compassione,
uno sguardo solo chiede!
E Tristano è allontanato,
è deriso dalla scorta,
che sta a fianco alla regina:
uno spinge, un altro sferza
e lo getta fuori strada.
Le minacce, i duri colpi
non lo piegano: rialza
il suo corpo che di piaghe
è coperto e corre dietro
al corteo, gridando, in pianto.
Per amor di Dio, l’amore
non gli sia negato! E tutti
sono infastiditi; tutti
all’oscuro del dolore
vero che lo fa morire!
Fino in chiesa arriva, e suona
la campana, si lamenta,
agitando il suo bastone.
Ed Isotta, con disagio,
per un attimo lo guarda:
in un attimo comprende
ogni cosa. Quel bastone
ora riconosce. E sente
lo stupore più profondo.
È Tristano quel lebbroso!
È Tristano! In quel deforme
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TW16 Thomas Tristano e Isotta
6. storie d’amore e d’avventura.
il romanzo cortese medievale
Edward Burne-Jones, Re Marco e la bella Isotta,
olio su tela (Birmingham, Museums and Art Gallery).
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il medioevo
è Tristano! Lo avvicina:
a un orecchio gli sussurra:
« Siete pazzo! Che volete?»
Ed ai nobili che stanno
tutti intorno, lancia inquieta
un’occhiata ed alla scorta
mormora parole dure:
un malato in mezzo ai sani,
non può stare. Ed un brusio
serpeggiando tra la scorta
fino alla regina arriva:
«La regina è stata troppo
generosa, troppo buona!
Non doveva! È giunto il tempo,
forse, di donare tutto?
Ai malati, ai mendicanti
noi dobbiamo dare l’oro?
Mia regina, riprendete
quell’anello: non è giusto
esser prodighi ! Vedrete
che vi pentirete presto!»
E l’ancella ordina adesso
di scacciare il vagabondo
dalla chiesa: e viene preso,
e gettato fuori senza
resistenza. Desolato
ha capito che l’ancella
lo detesta, che odia Isotta3.
E non sa che fare: in cuore
si sente mancare. Angoscia
sente lentamente entrare
fino dentro al cuore: sente
chiaramente che ora è stato
esiliato, che è per sempre.
Una lacrima gli scende
sulla guancia ed in silenzio
piange; la sua vita piange
ch’è perduta, la sua vana
giovinezza. Nel dolore
ha trascorso i giorni ed, ecco,
è finito il tempo! Ha perso.
La paura, le sue pene,
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la speranza, il rischio, il duro,
amarissimo cammino
che ha percorso, in mezzo a mille
tentazioni, mille prove:
tutto è inutile! In esilio
va per sempre, ha perso tutto.
Piange disperatamente.
Brancolando giunge fino
al palazzo ed entra e cade
nella corte vecchia, sotto
una vecchia scala. Piange.
È sconvolto. Si trascina
nella vita come un uomo
stanco della vita. Molte
forze ha perso: è macerato
dai digiuni, dalle dure
privazioni, dalle notti
senza sonno che ha passato.
L’ansia lo consuma. Sotto
un gradino sta Tristano:
arde, è pallido, la febbre
sembra avere addosso, scosso
dai singhiozzi, dalla vita.
Morte chiama e senz’aiuto
non si leverebbe. Isotta
stretta dai pensieri, geme,
piange, grida disperata!
Morte chiama, chi più ama:
e non può salvarlo! Morte
chiede! Morte! Morte amara!
Ed è in lacrime e sospira:
maledice l’ora e il giorno
quando è nata e tutto il tempo,
che ha trascorso nel dolore
della vita. È terminata
la funzione ed il corteo
torna indietro: allegramente
si fa festa insieme e Isotta
con la morte in cuore passa
la lunghissima giornata.
Giorno freddo era e la sera
il guardiano del portone
3. Desolato … Isotta: essendo rimasto lontano, Tristano non sa ancora nulla del litigio tra Isotta e la sua ancella un tempo fedelissima.
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6. storie d’amore e d’avventura.
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dalla parte sua. Nemica
Brangvain non gli può restare.
Ed ignora che è spietata!
Il messaggio ha ricevuto
ora Isotta e prende a parte
la sua ancella: sente acuta
l’ansia e dice: «Amica cara
ora supplica il perdono
anche il mio Tristano! Ed ora,
io vi prego, andate presto
a parlargli e nel dolore
dategli conforto. Muore
per la pena, per lo strazio.
Io non posso! Voi portate
il conforto a un cuore arso!
Una volta l’amavate!
Vuol vedervi. Non comprende
questo astio.» Le risponde
Brangvain, dura: « Voi parlate
vanamente! Mai, lo giuro,
gli darò conforto. Morto
lo voglio vedere! Niente
la sua vita, la salute,
mi interessa. E per davvero
non potrà dire nessuno
che vi ho spinto a questo vile
tradimento, che ho coperto
tutto ciò che fate. È poco
che mi avete già oltraggiata,
spudorata, con calunnie.
Io l’astuta? Io l’esperta
nell’amore, nel mentire?
Vi meritavate questa
fine cupa, dolorosa!
Vi ho servito come meglio
non potevo, per avere,
in compenso insulti? Certo
un servizio nell’onore
rende onore. È ben pagato
chi fa il bene. Ed il mio premio
è un amante vile!» E dice
accorata Isotta, in pianto:
«Io vi prego! Io ti prego!
Abbandona la tua ira!
Non rimproverarmi cose
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chiede un po’ di legna, un poco
solo per il fuoco; al freddo
la sua donna vuol mandare.
E la donna gli risponde
che non vuole andar lontano:
sterpi secchi, stecchi vecchi,
ce n’è un mucchio! Sono sotto
alla scala diroccata:
si può andare con quel gelo
solo fino a quella scala.
E in un lampo esce ed arriva
alla vecchia corte e cerca
a tentoni al buio: e trova
lì Tristano addormentato.
Tocca il corpo ed il velluto
della tonaca: ed un grido
getta e suda freddo! Teme
che sia il diavolo. È ghiacciato
il suo cuore. Corre in fretta
dal marito perché venga
alla vecchia corte. E viene
svelto l’uomo e accende un cero:
tocca il corpo mezzo morto,
steso, senza conoscenza.
Chi è che giace, rantolando?
L’uomo incerto, un poco accosta
la candela al viso e vede
i suoi lineamenti: è freddo
come il marmo! Ora respira
con più calma. E l’uomo chiede
chi sia mai? Com’è caduto
sotto quella scala, a terra?
Con affanno gli rivela
che è Tristano, che è venuto
per vedere Isotta. E l’uomo
ne ha pietà: gli era fedele
una volta e affezionato.
Lo trascina con fatica
fino nella stanza e a letto
lo fa riposare, dopo
una buona cena. A Isotta
porterà un. messaggio. E insieme
parlerà all’ancella. Come
una volta, come un tempo
tutte e due vuole Tristano
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che ti ho detto in un momento
di follia: io me ne pento!
Devi perdonarmi. Devi
ritornare come un tempo.
Va da lui. Va da Tristano.
Se non ti vedrà, la pace
non avrà più!» Tanto prega,
tanto piange, tanto dice,
e promette ed il perdono
tante volte le domanda;
tante volte le ricorda
di Tristano, che è sfinito,
che è malato, disperato,
col pallore del dolore
scritto in faccia, il corpo esangue,
e smagrito, vacillante!
Piange la regina e prega
tanto, e tanto nei sospiri
geme che fa intenerire
Brangvain indurita in cuore.
[…]
Finalmente, ecco, si scioglie
Brangvain: crede alla regina
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e l’abbraccia e piange! Ed ora
son d’accordo. Insieme vanno
in una stanza di marmo
dove in gran segreto viene
trasportato anche Tristano.
È la pace. Nell’affetto
son riuniti, hanno conforto.
E Tristano con Isotta
ha un po’ di felicità!
Poi, trascorsa quella notte,
quella tregua, in così scarso
tempo, con la luce chiara
del mattino, già riparte,
debole, Tristano: prende
il congedo e torna indietro.
Trova sulla spiaggia, pronto,
il nipote che l’attende:
prende il largo al primo vento,
parte e arriva nella terra
di Bretagna dov’è l’altra
donna che si chiama Isotta.
(da Thomas, Tristano e Isotta, op. cit.)
verso l’esame Prima prova. A - Analisi del testo
1. Co mpr e n s i o n e
1.1 Da che cosa si traveste Tristano per non farsi riconoscere? Descrivi il travestimento.
1.2 In che modo reagisce Brangvain per ostacolare l’incontro tra Tristano e Isotta? Riesce nel suo intento?
1.3 Come reagisce Tristano, dopo il fallito tentativo di
avvicinarsi alla sua amata Isotta?
1.4 Chi trova Tristano svenuto e moribondo?
1.5 Grazie a quali argomenti alla fine Brangvain si decide a cambiare atteggiamento?
1.6 Come si conclude l’avventura di Tristano?
2. An al i s i
2.1 Riassumi e commenta l’incontro tra Tristano travestito e Isotta.
2.2 Tristano e Isotta, dopo essere stati nuovamente allontanati, cadono entrambi nella più cupa disperazione.
Letteratura Terzo Millennio
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Confronta i passi relativi all’uno e all’altro, rintracciando
le analogie presenti tra le due descrizioni.
2.3 Anche se Tristano e Isotta sono i protagonisti a
tutto campo del romanzo, compaiono molti personaggi
minori. Prova a elencarli e a descriverne i caratteri e il
ruolo narrativo.
3. I nter pre tazione com pl essiva
e approfondimen t i
3.1 Nel brano in questione Tristano si traveste da lebbroso e arriva persino a deformare i tratti del viso e del
corpo grazie a un filtro magico. A partire da questo episodio rifletti sulla presenza del meraviglioso nel romanzo cavalleresco.
3.2 Confronta questo brano con gli altri letti e descrivi
le caratteristiche della passione che lega i due protagonisti.
6. storie d’amore e d’avventura.
il romanzo cortese medievale
TESTO
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Thomas
La morte dei due amanti
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Tristano attende Isotta e nella nave
Isotta è scossa dalla febbre: in fretta,
più in fretta, vuole andare, più veloce
del vento che le vele gonfia. E vede
una terra, lontana, all’orizzonte.
Non ha il tempo di dire che è felice:
il vento, più violento, fa tremare
l’albero; ed è dal sud che viene, contro
la corrente. La nave è ferma in mezzo
al mare! Fa ammainare1 il capitano
le vele: tutto è inutile! Più forte
diventa il vento: si fa scuro il cielo,
le onde sono alte, si è incupito
il colore dei flutti. Piove e l’aria
si fa nebbiosa. Grandina. Le corde,
le sartie2 per il vento son spezzate.
Il mare nero, di granito, abbatte
l’albero con le vele e le trascina
via, mentre enormi sono adesso le onde
che spazzano la tolda3. E ha frantumato
un’onda anche la barca a remi, appena
calata in mare. È così forte e strana
1. ammainare: buttare giù.
2. sartie: le corde che sorreggono l’albero nelle barche a vela.
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la tempesta improvvisa che nessuno
sa cosa fare. Uno sgomento prende
tutti e li paralizza. E Isotta mette
la testa tra le mani: è disperata!
«Dio mio, Dio mio! Non vuoi che sopravviva!
Che riveda Tristano! La mia morte
è qui nel mare, annegata, sul fondo!
Se solo avessi rivisto Tristano
cosa m’importerebbe di morire!
Oh! Amico, amico caro, allora, quando
qualcuno vi dirà della mia morte
morirete anche voi per il dolore.
Dio mio! Ti prego! Ferma la tempesta!
Per salvarmi e salvarlo! La sua morte
corre incontro alla mia. La mia che corre
sul mare con il vento! Ed io non voglio
morire adesso, perché lui non muoia!
Amico, dolce amico, il nostro amore
è così forte che la sofferenza
che sento, dentro al cuore tuo, più atroce
si risente: senza me non potete
vivere e senza te sento che sono
morta. Davvero morta. Inaridita.
Se in mare devo spegnere i miei giorni,
così devi morire tu: annegato.
Cercami in mare! Ti vedo morire
nell’acqua, mentre tu mi cerchi. Vieni!
Vieni! Tra le tue braccia, stretta al cuore
la morte mi era cara. Vieni! In fondo
3. tolda: il ponte scoperto.
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i modi, i generi
Oh! Udite! Udite tutti, nel dolore,
la storia dolorosa, che nel petto
degli amanti una piaga aperta lascia
per la pietà, per lo stupore amaro!
5 Mai, dico, mai una storia così atroce
avete udito! Non ce n’è ricordo!
TW17 Thomas Tristano e Isotta
Nel corso delle sue peregrinazioni Tristano incontra un misterioso cavaliere che si chiama come
lui e che gli chiede aiuto per liberare la moglie, rapita dal malvagio Estult. Durante lo scontro
il cavaliere muore e Tristano rimane ferito; il sangue dell’altro, penetrato attraverso le ferite
aperte, lo avvelena lentamente. Sentendosi ormai vicino alla morte, Tristano manda a chiamare
Isotta la Bionda, l’unica che potrebbe guarirlo, e la implora di accorrere in suo aiuto. Ma la
gelosia della moglie, Isotta dalle Bianche Mani, pone fine alla tormentata vicenda d’amore.
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al mare, che ci accoglie come un dolce
letto d’acqua. Un sepolcro, dove insieme
uniti, con le braccia nelle braccia,
sarà leggero il sonno! In mare! In mare!
Io sto morendo! Io ti ho perduto! Sono
senza di te Tristano! Oh! mio Tristano!
Fuggi, dolce, la morte. Non sapere
la morte mia, soave, caro, dolce
conforto della mia amarezza. Ignora
lietamente la morte. Mai nessuno
ti dirà una parola! Mai una voce
da lontano, confusa, di un naufragio
di una nave sperduta, un mormorio
sussurrerà. Scomparso nell’oblio
il ricordo, dimentica, Tristano!
Dimentica. Il conforto con un’altra
cerca, quando sarò sparita. Caro
dolce amico ho paura della donna
che ti è vicina: Isotta la regina
dalle mani colore della neve.
Non so perché ho paura! Ma se il corpo
morto, il bel viso tuo pallido, spento
io vedessi, all’istante morirei.
Non so che fare! Non so cosa dico!
Dio! Dio! Voglio salvarmi, voglio solo
salvarlo! Sono già morta per questo
dolore che mi sfibra, che mi getta
nella vecchiaia senza più speranza.»
Piange. Non ha più forze, né più voce.
Piove. Per cinque giorni eterni, piove.
Il mare è grosso, il vento cupo. E cade
al quinto giorno il vento, all’improvviso.
La Bretagna! Compare all’orizzonte
la terra di Bretagna, nella luce
incerta del mattino! E balza il cuore
in petto a Kaerdin: un grido i marinai
lanciano per la gioia! La Bretagna
è bene in vista! La terra è vicina!
Alta la vela bianca contro il cielo
risplende: da lontano, dalla costa
si vede bene. È l’ultimo dei giorni
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concessi da Tristano. E sono in vista
della riva. Ma il vento ora è scomparso.
La nave in mezzo al mare adesso è ferma
immobile, nell’aria fresca, senza
un soffio. Va con la corrente, rotta,
in più parti; perduta alla deriva
come una nave morta dopo un duro
uragano. Come in un sogno sono
pieni d’angoscia vedendo la terra
vicinissima. E il vento non si leva!
Non ci si sposta indietro, né avanti.
Scivolando, con la corrente ondeggia
la nave senza muoversi. Ed Isotta
ha la morte nel cuore: con la veste
a brandelli, i capelli scarmigliati,
sconvolta, vede la riva vicina,
che profuma. Che sembra di potere
toccare con la mano. E resta ferma,
immobile la nave! E sulla riva
guardano il mare, ansiosi. Si trascina
stremato, con il volto dalle lacrime
scavato, con il cuore arso per sempre,
dal desiderio, Tristano morente.
È sfinito; la conoscenza perde
a momenti. Sospira senza pace.
Ed Isotta, crudele, si avvicina
a quell’uomo che spasima e gli dice:
«La nave da lontano sta tornando!
È lei, sono sicura! L’ho osservata
a lungo, prima di venire! Il cielo
mi conceda di darti la notizia
che ti darà la vita!» Ed ha un sussulto
il corpo di Tristano e dal profondo
della gola esce un grido: «E la sua vela?4
Com’ è la vela? Dimmi! Che colore
ha la vela? » E la donna gli risponde
senza pietà: «Nera come la notte.
La brezza è scarsa e l’hanno tesa molto.
È alta e brilla nell’aria senza vento.»
Si volta contro il muro per morire
Tristano, mormorando le parole
4. E la sua vela?: Secondo i patti, la neve avrebbe issato la vela bianca se trasportava Isotta la Bionda e la vela nera se invece non recava
nessuno.
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più tremende: «Mi salvi Dio! Ed Isotta
salvi. Io muoio per amore. Fino
all’ultimo respiro ti ho chiamata.
La vita mia è scomparsa! Della morte
ti chiedo compassione. Io ti domando
pietà per il dolore. Alla mia fine
unica gioia.» E Isotta, grida, Isotta,
Isotta per tre volte! E grida e rende
lo spirito ed immobile ricade.
Alto si leva il pianto nella casa,
il grido delle donne ed il dolore
degli uomini, tutti senza freno
in tumulto. Ed in alto vien portato
il corpo di Tristano, sulle braccia
di vassalli, di molti cavalieri:
lo depongono dolcemente sopra
un lenzuolo e ricoprono il corpo
con un velo di pallida seta.
Si alza il vento sul mare. Per incanto,
la vela bianca, gonfia, si avvicina
a terra: in un momento è a terra. E a terra
balza Isotta, correndo! Sulla sabbia
corre senza fermarsi: e da lontano
le giungono le voci. Da lontano
sente grida, ed il pianto e le campane
lentamente, sonore, dalla chiesa
rintoccano. Si arresta: chiede invano
agli uomini che passano col capo
chino, cogli occhi bassi. Le risponde
un vecchio, stanco, triste: «Dolorosa
sarà per sempre questa lunga, cupa
giornata. Che il Signore ci consoli!
È morto il nostro principe! Tristano
il prode, il forte, il più perfetto e ardito
cavaliere di tutto questo regno.
È morto! Morto! A tutti era nel cuore.
Era prodigo con i bisognosi,
con i poveri, con tutti coloro
che soffrono. Ed è morto dopo giorni
e giorni, senza fine, in agonia:
per una spada avvelenata. È morto
nel suo letto per atroci ferite.
Sventura a noi! Sventura a noi! Sventura! »
Ed Isotta è impietrita. E rimane
in silenzio, le manca la parola.
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Poi corre via, impazzita dal dolore,
verso il palazzo, nella strada piena
del popolo che piange. Corre ed urta
la gente, con la veste a pezzi e gli occhi
sconvolti. E mai nessuna così bella,
così maestosa, i Bretoni hanno visto
passare per la via. Ed un mormorio
si leva, di stupore per la donna
che nessuno conosce. E dove è il corpo
arriva Isotta. Apre le braccia a Oriente,
si volta e prega Dio: «Tristano, amico!
Per te prego! Oramai non ho motivo
di vivere. La morte per amore
hai avuto in dono ed ora io ti seguo
per tenerezza. La salvezza invano
ho cercato, di darti. Troppo tardi
sono giunta! Io non ho più la pace!
La tempesta nel mare ha inghiottito
il tempo e la speranza. La tua vita
è perduta! La mia è ferma. Senza tempo.
Ti parlo con dolcezza, caro, dolce
amico, dell’amore, della gioia
lontana. Delle pene senza pace
tanto lontane. Ogni cosa è lontana.
Ogni cosa ricordo. Ed ogni cosa
è scomparsa. Ti bacio sulle labbra.
Ti sfioro con la mano, caro, dolce
amico. Se con te non ho la vita
insieme a te la morte posso avere!
La morte mi consola del dolore.
La vita per amore hai perso ed ora
perdo la vita per amore. Sono
fedele nella morte come sono
stata fedele nell’amore, sempre.
Io ti sarò vicina!» E sulla bocca
lo bacia e tra le braccia prende il corpo,
cuore sul cuore, petto contro petto,
le labbra sulle labbra. In gran silenzio
come Tristano è immobile. La quiete
della morte per sempre l’addormenta.
(da Thomas, Tristano e Isotta, op. cit.)
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6. storie d’amore e d’avventura.
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LEGGIAMO INSIEME
Amore, morte e follia
■Una costruzione a montaggio alternato
■Un binomio insolubile
Il tragico finale della vicenda è costruito attraverso l’alternanza di due quadri differenti: da una parte Isotta
che sta tentando disperatamente di arrivare in tempo
per salvare l’amato Tristano in agonia, dall’altra Tristano, che attende con ansia l’arrivo di Isotta, sua unica
speranza di vita. Sembra quasi di assistere alla scena
conclusiva di un film: prima Isotta sulla nave, poi Tristano in attesa a terra, quindi Isotta che sbarca e si
lancia alla ricerca di Tristano, infine Tristano e Isotta
insieme, finalmente uniti anche se nella morte – Isotta
infatti arriva troppo tardi e si lascia morire sul corpo
senza vita di Tristano.
Si tratta senza dubbio di uno dei finali più celebri nella
storia della letteratura occidentale, in cui l’identificazione tra amore e morte è perfetta, tanto da divenire
proverbiale: anche se la “malattia” di cui sta morendo
Tristano è giustificata apparentemente dalle ferite riportate nell’ultimo duello, il testo dice con altrettanta
chiarezza che Tristano muore consumato dall’amore
e dal desiderio, tanto è vero che solo Isotta potrebbe
ancora salvarlo. Da parte sua, Isotta si lascia morire
alla vista del corpo esanime di Tristano: anche lei muore, letteralmente, d’amore. Tutto il passo è dominato
dall’ossessione mortuaria e dall’esasperazione patetica: abbiamo prima il lamento di Isotta, poi quello di
Tristano, infine di nuovo quello di Isotta; le parole più
ricorrenti sono «morte», «dolore», «sofferenza», «disperazione» e simili.
Il carattere pervasivo e totalizzante della passione
amorosa è qui portato fino alle estreme conseguenze.
L’amore fa di Tristano e Isotta una cosa sola, tanto
che l’uno sente ciò che sente l’altro e l’uno non può
esistere senza l’altro. Ognuno dei due rappresenta per
l’altro l’unica ragione di vita e, dal momento che non
possono vivere uno per l’altra (perché entrambi sono sposati ad un’altra persona), anche la vita stessa
diviene impossibile: la morte è l’unica via di scampo,
l’unica possibilità che rimane loro. Per questo Isotta
da una parte teme la morte e prega ardentemente di
arrivare in tempo per salvare Tristano e di conseguenza se stessa; dall’altra sa bene che solo nella morte lei
e Tristano potranno rimanere uniti, tanto che durante
la tempesta il fondo del mare diventa nella sua fantasia un macabro talamo nuziale, «un dolce / letto
d’acqua»: solo in fondo al mare, da morti, Tristano e
Isotta potranno riposare insieme, l’uno nelle braccia
dell’altra. Una condizione così esasperata non può che
sconfinare nella follia: Isotta dapprima appare «sconvolta», «con la veste a brandelli», «i capelli scarmigliati» sulla nave immobilizzata dalla bonaccia, poi corre
«impazzita dal dolore», «con la veste a pezzi e gli
occhi / sconvolti». Amare significa perdere se stessi,
rinunciare alla propria integrità psicofisica, scegliere
consapevolmente l’autodistruzione. È questa la più
compiuta realizzazione, ma anche il punto di non ritorno, dell’amore cortese.
Attività
P e r c api r e
1. Quali sono gli inconvenienti che rallentano l’arrivo
di Isotta?
2. Perché Isotta dalle Bianche Mani mente a Tristano
dicendo di vedere le vele nere?
3. Riporta e commenta le ultime parole di Tristano.
4. Chi è che informa Isotta della morte di Tristano?
5. Che cosa fa Isotta quando scopre che Tristano è
morto?
6. Come muore Isotta?
P e r appr o f o n d i r e
9. La storia di Tristano e Isotta è stata ripresa molte
volte nel corso dei secoli, anche a livello cinematografico. Svolgi una breve ricerca su queste riscritture.
Per scrivere
10.Immagina una conclusione diversa della vicenda.
11.A provocare la catastrofe conclusiva è la menzogna
di Isotta dalle Bianche Mani, che afferma di aver visto le
vele nere issate sulla nave in avvicinamento. Che cosa
potrà pensare, prima di un simile gesto? Con quali argomenti potrà giustificarlo? Scrivi il monologo di Isotta,
subito prima della menzogna fatale.
verso l ’esame
7. Illustra i diversi stati d’animo di Isotta nel corso
dell’episodio.
12.Prima prova. B - Saggio breve
Caratteri, limiti e contraddizioni dell’amore cortese.
8. Amore e morte rappresentano in questo episodio
un binomio indissolubile: illustrane le caratteristiche.
13.Prima prova. B - Articolo di giornale
Il “vero” amore ieri e oggi.
Letteratura Terzo Millennio
© Loescher Editore, Torino