Ricordo di Vittorio Frosini
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Ricordo di Vittorio Frosini
“Informatica e diritto”, Vol. X, 2001, n. 2, pp. 23-29 Ricordo di Vittorio Frosini Vittorio Frosini ha chiuso la sua giornata terrena a Roma, il 24 settembre 2001. Era nato a Catania il 9 marzo 1922 e della Sicilia conservò sempre l'impronta nella passionalità intellettuale e nell'intensità degli affetti, sebbene gran parte della sua formazione si fosse compiuta altrove. Dapprima al liceo «Carlo Combi» di Capodistria, quindi alla Scuola Normale Superiore di Pisa (1939-1942), infine al Corso di laurea in Filosofia dell'Università di Pisa, dove completò gli studi nel 1943, nel pieno dei drammatici avvenimenti bellici. A Pisa, Frosini entrò in contatto con Giovanni Gentile, Armando Carlini, Delio Cantimori, Guido Calogero e Giacomo Perticone, incontri che segneranno la sua personalità di studioso nella direzione d'un ripensamento della filosofia idealistica e d'una apertura politica alla dottrina del liberalsocialismo. Determinante fu l'incontro con Calogero, delle cui lezioni Frosini raccolse nel 1942 gli appunti che sarebbero poi confluiti nel secondo volume delle calogeriane Le;;joni di Filoso/ia, ma può a ragione dirsi che tutti i personaggi menzionati incisero profondamente sulla sua maturazione filosofica e culturale, fino a sostituirsi nei suoi ricordi autobiografici alla tradizionale figura di un unico Maestro. A Trieste, dove Frosini aveva nuovamente raggiunto la famiglia nel 1944, altri nomi si aggiunsero a comporre questa figura plurale di Maestro: Francesco Collotti, che lo accolse come assistente presso la cattedra di Filosofia teoretica; Giani Stuparich, che lo introdusse nel vivace ambiente letterario triestino; Salvatore Satta, che col giovane Frosini ebbe lunghe conversazioni letterarie. Frosini non si sentiva particolarmente legato a un solo docente, per quanto famoso, né a una disciplina specifica, piuttosto assorbiva da personaggi e situazioni quanto occorreva per placare quell'inesauribile curiosità intellettuale che più tardi lo avrebbe portato a fare da pioniere in inediti campi del sapere accademico. Nel 1945, Frosini parteCIpo all'insurrezione triestina contro l'occupazione nazista ma la successiva occupazione jugoslava dei territori giuliani costrinse la sua famiglia ad abbandonare Capodistria e a far ritorno a Catania, dove il giovane Vittorio si iscrisse al terzo anno di 24 lnlo'rm~lttCa ediritto / In memoria di Vittorio Frosini Giurisprudenza, per poi laurearsi nel giugno del 1947, discutendo con Orazio Condorelli una tesi su La jiloso/ia del diritto di G.B. Vico. Inizia propriamente qui la biografia di Frosini filosofo del diritto. Egli cominciò subito a collaborare con Condorelli e, pur non smettendo di coltivare gli amati interessi umanistici e la propensione per le collaborazioni giornalistiche, avvertì l'esigenza di ampliare l'orizzonte dei suoi studi giusfilosofici con un lungo soggiorno a Oxford, dal settembre 1950, reso possibile grazie ad una borsa del British Council. A Oxford, Frosini frequentò il Magdalen College e il St. John's College, stabilendo un saldo rapporto con Alessandro Passerin d'Entrevés, Salvador de Madariaga, Herbert Hart e, soprattutto, John Mabbott, suo tutore nella preparazione delle tesi di dottorato sul concetto di obbligazione politica. Frutto del periodo oxoniense sono gli studi successivamente raccolti nel volume La ragione dello Stato (Milano, Giuffrè, 1963), importante testimonianza d'una ricognizione su autori e temi poco conosciuti nell'ambiente giuspolitico italiano: la seconda generazione liberale, l'hegelismo anglosassone, il socialismo fabiano, il corporativismo inglese. Frosini tornò a Catania nell'ottobre 1952, maturo per una più impegnativa partecipazione alla vita culturale e accademica. Collaborò assiduamente a «Il Mondo» di Mario Pannunzio, celebre fucina di un'intellettualità innovativa e indipendente, e alla terza pagina de «La SiciliID}, quotidiano catanese. Conseguì, nel 1954, la libera docenza in Filosofia del diritto, esaminato da Angelo Ermanno Cammarata, Enrico Opocher e Renato Treves; in seguito ricevette l'incarico di Storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. Dopo un periodo ricco di avvenimenti personali - un grave incidente automobilistico, il matrimonio con Silvia Sardo, la nascita della primogenita, la morte del padre -, Frosini pubblicò, nel 1962, La struttura del diritto, volume a lungo meditato e rapidamente composto nei mesi estivi del 1961. La struttura del diritto gli valse il Premio per le scienze giuridiche dell'Accademia Nazionale dei Lincei e gli schiuse le porte per la cattedra di Filosofia del diritto, vinta nel 1964 dinanzi ad una commissione composta da Cammarata, Bobbio, Opocher, Leoni e Palazzolo. Dal 10 febbraio 1965 ricoprì la seconda cattedra di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza di Catania. La struttura del diritto (Milano, Giuffrè, 1962) fu, senza dubbio, «il librO}} di Vittorio Frosinì. Animato da una fortissima avverSIone al FranceSi'o Riccobono Ricordo di Vittorio Frosini discutendo con Viro del diritto. Egli smettendo di per le l'orizzonte dei dal settembre A Oxford, stabilendo Salvador de conosciuti liberale, inglese. 25 formalismo giuridico, lo scritto frosiniano raccoglieva l'eredità della dialettica gentiliana di volente e voluto, ripensandola, in rapporto al diritto, attraverso il filtro dell'''esperienza giuridica" capograssiana e del tardo istituzionalismo romaniano. Il risultato poté condensarsi nella formula del diritto come «morfologia della prassi», ovvero del diritto visto come «complesso di strutture in cui si attua l'alienazione dell'azione dalla volontà dell'agente» (p. 17), formula che rivelava un'agile utilizzazione delle tesi della Gestaltp.rychologie e un attento sguardo verso lo strutturalismo francese contemporaneo. La struttura del diritto costituirà pure la chiave per una corretta e completa comprensione di altri successivi volumi frosiniani: la raccolta Teoremi e problemi dì scienza giuridica (Milano, Giuffrè, 1971), dedicata alla discussione dei nuovi profili metodologici della scienza del diritto e all'esplorazione degli aspetti della soggettività giuridica; la prima parte di un'altra raccolta, 1/ diritto nella società tecnologica (Jvfilano, Giuffrè, 1981), rivolta allo studio del neo strutturalismo giuridico e alla proposta di un concetto di ordinamento giuridico non come entità chiusa ma come «procedimento di continua ricomposizione dei rapporti fra gli ordini» (p. 45); infine, il molto più recente La lettera e lo sPirito della legge (Milano, Giuffrè, 1994), dove modalità e tipologie interpretative, tecniche legistiche e metodologie ermeneutiche sono riportate alla limpida visione della «legge come complesso di simboli verbali dell'agere o non agere sociale» (p. 13). Gli anni catanesi furono intensi per operosità, iniziative, slanci. Frosini iniziò una collaborazione al «Corriere della sera», durata fino al 1974; promosse e diresse la collana «Studi risorgimentali», nella quale pubblicò Una bre1Je storia della critica al marxismo in Italia(Catania, Bonanno, 1965); curò la ristampa della Scienza delle legisla;;joni comparate di Emerico Amari; coltivò con passione gli studi sull'età napoleonica e sulla storia delle istituzioni rappresentative, assicurando la sua attiva presenza a convegni e organismi internazionali. ~nza dubbio, <dI al Negli stessi anni la sua attenzione veniva attirata dalle possibilità applicative delle tecnologie automatizzate al diritto. Con sorprendente prontezza egli intuì la portata epocale di quei primi passi nel campo dell'automazione e con ammirevole chiarezza espose lo stato della «rivoluzione cibernetica», interrogandosi sulle ripercussioni che tali innovazioni avrebbero avuto sul futuro degli studi umanistici e sulla coscienza etica dell'umanità. Cibernetica diritto e società (Milano, ed. di 26 f ntONnIl'tu:a e diritto In memoria di Vittorio Frosini Comunità, 1968) inaugurò una lunga stagione di studi sull'informatica giuridica e sul diritto dell'informatica, nei quali Frosini descriverà e commenterà l'evoluzione del fenomeno con un entusiasmo che non nasconderà la sua preoccupazione per la tutela della riservatezza e per la salvaguardia della libertà nelle nuove forme della libertà informatica. I suoi molteplici lavori sull'argomento - raccolti nella seconda parte de Il diritto nella società tecnologica, in Informatica diritto e società (Milano, Giuffrè, 1988) e nei Contributi ad un diritto dell'informaifone ~apoli, Liguori, 1991) troveranno un'emblematica sintesi nella voce Informatica e diritto, scritta, a conclusione del secolo, per l'Appendice 2000 della Enciclopedia Italiana. Nel 1971 Frosini venne chiamato alla seconda cattedra di Filosofia del diritto dell'Università di Roma «La SapienzID>. Il suo trasferimento romano coincise con l'assunzione di responsabilità crescenti presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, fino alla vicepresidenza del Comitato tecnologico (1972) e alla presidenza dell'Istituto di ricerca e documentazione (1973), e rafforzò notevolmente la sua notorietà internazionale. Invitato ripetutamente in Europa, negli Stati Uniti, nell'America del sud, in Giappone, ovunque Frosini tenne conferenze e corsi di lezioni - da ricordare il periodo come Visiting Professor nell'Università Imperiale di Tokyo (1978) - che riscossero successo e gli consentirono di tessere una fitta rete di relazioni internazionali nei campi della filosofia del diritto, dell'informatica giuridica e delle discipline politologiche. Né questa intensa attività rallentò il ritmo della sua produzione scientifica, giacché, in quegli anni, apparvero Costituifone e società civile (Milano, ed. di Comunità, 1975), in cui la formazione della coscienza costituzionale italiana veniva analizzata alla luce d'una ridefinizione morfologica delle categorie politiche, e L'idealismo giuridico italiano (Milano, Giuffrè, 1978), affresco essenziale dei personaggi e delle problematiche d'un passato comune agli studiosi della sua generazione. Il suo coinvolgimento pubblico e istituzionale crebbe sempre più. Nel 1977 fu nominato delegato del Governo italiano all'OCSE, a Parigi; nello stesso anno fu eletto rappresentante dell'Italia all'European Science Foundation, a Strasburgo; più tardi, 1'11 giugno 1981, venne eletto dal Parlamento come componente del Consiglio Superiore della Magistratura su indicazione congiunta del Partito Repubblicano Italiano e del Partito Liberale Italiano. Nel CSM Frosini fu presidente della Commissione per la riforma dell'ordinamento giudiziario e rapporti col Parlamento e fece parte di diverse delegazioni costituite al fine di documentare, in altri irI mll110ria di Vittorio Frosini · ervatezza e per la rtà informatica. I conda parte de Il . '(Milano, Giuffrè, li, Liguori, 1991) · e diritto, scritta, a lopedia Italiana. di Filosofia del la sua notorietà ·negli Stati Uniti, e conferenze e Vìsiting Professor ero successo e gli ionali nei campi e delle discipline ritmo della sua ero Costitu;done e formazione della L'idealismo giuridico personaggi e delle ua generazione. sempre più. Nel E, a Parigi; nello uropean Science , venne eletto dal della Magistratura . o e del Partito entare, in altri Francmo Ric.'obono / Ri.·ordo di Vittorio Frosini 27 paesi, lo sviluppo dell'informatica giudiziaria o particolari aspetti organizzativi delle magistrature nazionali. In questa veste fu a Bogotà, a Madrid, a Parigi, a Tokyo, a Treviri. Nel 1985 fu, infine, negli Stati Uniti dove, come Visiting Professor, tenne ad Harvard un corso su «Power and Freedom in the Computer Age». Il mandato al CSM si esaurì nel marzo 1986 e Frosini rientrò all'Università di Roma «La Sapienza» sulla cattedra, che era stata di Emilio Betti, di Teoria dell'interpretazione, all'interno del riattivato Istituto di Teoria dell'interpretazione, che prese, per sua volontà, la nuova e significativa denominazione di Istituto di Teoria dell'interpretazione e di informatica giuridica. Frosini diresse !'Istituto con fervore, conservando un saggio equilibrio tra lo spirito tradizionale dell'interpretazione e la nuova anima dell'informatica. Se, da un lato, l'Istituto divenne sede dell'Associazione Nazionale dei Docenti di Informatica Giuridica (1987), di un Corso di perfezionamento e di un Dottorato in Informatica giuridica, dall'altro lato, Frosini fu instancabile nel ricercare il dialogo, attraverso l'organizzazione di convegni e seminari, con i grandi rappresentanti dell'ermeneutica filosofica, con i cultori ufficiali dell'interpretazione teologica, con i tanti giuristi attratti dalle tematiche interpretative. Ed ancora fu instancabile nel riproporre la lettura dei classici testi, non più reperibili, di Max Ascoli e di Emilio Betti, promuovendone la ristampa nella Collana editoriale dell'Istituto. Gli anni di Teoria dell'interpretazione videro moltiplicarsi gli sforzi didattici di Frosini, preso tanto dall'insegnamento di Filosofia del diritto presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali di Roma quanto dall'insegnamento di Informatica e banche dati presso la Scuola Superiore di Coordinamento fra le Forze di Polizia. E videro pure il compimento di una serie di studi da tempo in corso. Oltre ai testi già citati sull'interpretazione e sull'informatica, vennero alla luce i Saggi su Kelsen e Capograssi (Milano, Giuffrè, 1988), un vero e proprio bilancio delle critiche da muovere ai due autori ma anche dei debiti da riconoscere nei loro confronti, La filosofia politica di Pinocchio (Roma, Edizioni Lavoro, 1990), raffinato esercizio di esegesi collodiana, e Teoria e tecnica dei diritti umani (Napoli, ESI, 1993), volume nato dall'esigenza di raccogliere gli scritti che Frosini aveva fino allora dedicato «ai problemi etici, giuridici e pratici, che sono insorti a seguito del riconoscimento e dell'applicazione dei diritti umani» (p. 5). 28 I nm'rm~llua e diritto In memoria di Vittorio Frosini Teoria e tecnica dei diritti umani era stato in qualche modo anticipato da L'uomo artificiale. Etica e diritto nell'era planetaria (Milano, Spirali, 1986), testo attento alla valutazione morale dei comportamenti umani e alla valutazione politica della decisione giudiziaria, ma insisteva ora sull'originale intuizione di un ruolo svolto dai diritti umani non dall'esterno dell'ordinamento giuridico o nei suoi supremi livelli costituzionali ma ben dentro il funzionamento della macchina del diritto, come criteri ermeneutici direttamente attingibili dal giudice, dall'organo amministrativo, dallo stesso destinatario comune della normazione. Frosini poteva così estendere la propria analisi a tutte le sperimentazioni genetiche e farmacologiche, a tutte le più avanzate tecnologie informatiche, senza smettere l'identità del giurista consapevole, sempre capace di sostenere il confronto con l'esistente. Il 29 aprile 1992 Frosini tenne la sua ultima lezione da cattedratico dell'Università di Roma. Non fu una fredda convenzione accademica. Fu per molti intervenuti l'occasione per manifestare la stessa affettuosa ammirazione che, da li a poco, avrebbe ispirato il volume curato da Donato Limone, Dalla giuritecnica all'informatica giuridica. Studi dedicati a Vittorio Frosini (Milano, Giuffrè, 1995), e i due volumi del Liber Amicof'Um in onore di Vittorio Frosini (Milano, Giuffrè, 1998-1999). Oltretutto Frosini continuava a stupire i suoi più giovani allievi per la disinvoltura dei suoi viaggi e per la vivacità del suo ingegno, che trapelava dalle brillanti pagine di relazioni e interventi. Anche la sua produzione scientifica non conosceva soste. Nel 1997, apparve La democrazia nel XXI secolo (Roma, Ideazione), rivisitazione dell'idea di libertà nell'era della rivoluzione tecnologica e severo richiamo all'etica della responsabilità. Nel 1998, una terza edizione notevolmente accresciuta di Teon'a e tecnica dei diritti umani Nel 2000, la voce Bioetica per l'Appendice 2000 della Enciclopedia Italiana. Nel 2001, La coscienza giunaica. Ritratti e n'cordi (Torino, Giappichelli), una dotta e, insieme, umanissima galleria di personaggi dove lo stile biografico confermava il convincimento vichiano del «diritto fatto dagli uomini». La coscienza giuridica, pur essendo una raccolta di scritti precedenti, è l'ultimo libro di FrosinÌ. Il suo ultimo impegnativo lavoro fu, in realtà, la riduzione teatrale de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa (Roma, Bulzoni, 2000), rappresentato poi a Roma nell'ottobre del 2000. Fu quasi un simbolico ritorno alla sua terra. . di Vittono FrosùlÌ o anticipato da o, Spirali, 1986), ti umani e alla insisteva ora Francesco Riccobono I Ricordo di Vittono Frosini 29 La fortuna dell'opera di Frosifli è attestata dalle numerose dedizioni e traduzioni dei suoi scritti, accuratamente registrati da Roberto Russano in Vittorio Frosini. Bibliografia degli scritti (1941-1993) (J:VIilano, Giuffrè, 1994). Né gli mancarono fino all'ultimo onori e riconoscimenti. Nel 2000, l'elezione ad accademico onorario della Real Academia de Legislacion y ]urisprudencia di Madrid ed il conferimento, da parte del Presidente della Repubblica, della Gran medaglia d'oro per la scienza e la cultura. Ma a chi lo conobbe non può certo bastare il profilo pubblico dello studioso. Dagli amici e dagli allievi Vittorio Frosini sarà sempre ricordato come Maestro di filosofia e di diritto e, ancor di più, come l'umani sta che, immergendosi nel flusso della vita, seppe comprendere ed amare ognt manifestazione di intelligenza e di sensibilità. Francesco Riccobono .sinvoltura dei suoi e brillanti pagine a soste. Nel 1997, 'one notevolmente la voce Bioetica per coscienza giuridica. scritti precedenti, è oro fu, in realtà, la pedusa (Roma, del 2000. Fu quasi