Numero 1 - maggio 2016
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Numero 1 - maggio 2016
BIMESTRALE NUMERO 1 - MAGGIO 2016 www.fermitivoli.gov.it BUDAPEST 2016 Come avete visto, abbiamo dedicato la copertina del nuovo numero di Puntifermi a Budapest. E’ il nostro modo di salutare l’anno scolastico che si avvia alla conclusione con un ricordo recente e meraviglioso che si faccia augurio. A tutti i ragazzi che c’erano auguriamo che quei quattro giorni siano le prove generali di un futuro prossimo a cui non manchi nulla di quello in Ungheria c’era: amicizia, gioia, condivisione, leggerezza, voglia di vivere, di divertirsi, di esplorare e conoscere il mondo. Che sia questa leggerezza un po’ timida e un po’ spericolata ad accompagnare le vostre vite. Ora, le vostre vite sono graziate dal miracolo dei venti anni. Quando saranno alle spalle, attingete sempre al tesoro messo da parte in quelle ore, in quei minuti volati via troppo in fretta. Troverete sempre qualcosa che può esservi utile e di sicuro ritroverete voi stessi e la vostra autenticità. Ai ragazzi che non c’erano auguriamo di vivere presto un’esperienza altrettanto densa di emozioni belle. 2 Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it La redazione di Punti fermi intervista la Dirigente Foto di Andrea Durante Per gli alunni, il Dirigente scolastico è una figura talvolta un po’ enigmatica. Chiuso nel proprio ufficio di Presidenza a lavorare, oppure fugacemente incontrato durante i consigli di classe o in auditorium per la presentazione di qualche evento della scuola. Una figura di riferimento, che coordina tantissime attività, intrattiene dialoghi con le famiglie, con i professori, ma … noi avevamo il desiderio di conoscere più da vicino la “nostra” Dirigente, la professoressa Laura Giovannelli. Ne avevamo intuito le doti di cordialità e gentilezza anche solo incontrandola nei corridoi della scuola, ma chiederle un’intervista ci metteva un po’ in soggezione, non lo neghiamo! E invece, non solo ce l’ha concessa molto volentieri, ma quando ci ha accolto nel suo ufficio ci siamo sentiti immediatamente a nostro agio: nel luogo giusto, al momento giusto, con la persona giusta. Una chiacchierata da cui abbiamo tratto tanti spunti di riflessione, svoltasi in un clima rilassato e cordiale. Ve la riportiamo per intero, non prima di aver ringraziato la Preside per il tempo prezioso che ci ha concesso! D. Salve Preside. Abbiamo qualche curiosità da sottoporle. Innanzi tutto, da quanto tempo svolge la professione di Dirigente Scolastico? R. Da dieci anni. D. Diventare Dirigente è stato un fatto accaduto in modo casuale o programmato? R. È stato un fatto programmato perché ero interessata a svolgere questa professione. D. Che cosa si aspettava prima di arrivare all’Istituto Fermi? R. Non conoscevo assolutamente la realtà dell’istituto tecnico non avendolo frequentato né da insegnante né da preside; pensavo che le materie, essendo ltecniche, non lasciassero spazio alla creatività. Invece qui mi sono ricreduta. D. Che cosa ha provato nel momento in cui ha vinto il concorso? R. Sono stata felicissima perché era quello che volevo, avevo studiato tantissimo e avevo raggiunto il risultato desiderato. D. Ci dice che cosa prova agli scrutini quando un alunno viene bocciato? R. Bella domanda! Intanto, mi dispiace tantissimo perché è un anno di vita di un ragazzo che si conclude in maniera negativa. Me la prendo un po’ con gli insegnanti e un po’ con gli alunni. Con i primi perché non hanno saputo mettere in atto le strategie che occorrono per far sviluppare l’interesse del ragazzo invogliandolo così a studiare; con i secondi perché non hanno capito l’importanza dello studio. D. Che consiglio darebbe ad un alunno che sta per diplomarsi e a uno che si sta per iscrivere? R. Ad un alunno che sta per diplomarsi consiglierei di riflettere bene su quello che vuole fare nel suo futuro per intraprendere la strada giusta, dedicandosi al massimo a ciò che gli interessa. Ad un alunno che sta per iscriversi consiglierei di dare la giusta importanza alla scuola e di studiare tanto in maniera tale da raggiungere gli obiettivi desiderati. D. Che cosa ne pensa del giornalino scolastico? R. Beh, il giornalino scolastico è una bellissima cosa! È la voce degli studenti, dà la possibilità ad ogni ragazzo di esprimere la propria idea e allo stesso tempo dà la possibilità all’esterno di conoscere quello che si fa nella scuola. D. Ci racconta un episodio particolare vissuto da insegnante e uno da preside? R. Di episodi particolari ce ne sono stati tantissimi, ho insegnato per 26 anni. Essendo stata un’insegnante di francese, uno che ora ricordo è quello in cui i ragazzi di terza media mi hanno abbracciata e ringraziata tutti insieme sul treno al momento della partenza, perché con tanta fatica ero riuscita ad organizzare un viaggio a Parigi. Da preside sicuramente ce ne sono, ora non me ne viene in mente uno in particolare, forse la soddisfazione di aver visto i ragazzi trasformare completamente il loro atteggiamento/ il loro modo di porsi perché ce ne siamo presi cura tanto. D. Come concilia vita lavorativa e vita privata? R. Non ho assolutamente problemi! Ho tutto il tempo di dedicarmi sia alla scuola sia alla casa. D. Dato che ha visto molte generazioni, cosa ne pensa di quella attuale? R. Penso che sia una generazione che ha tante opportunità, molto più di quelle che aveva la mia generazione, ma che è anche molto fragile e non riesce a sfruttarle. D. Le manca insegnare? E se tornasse indietro cambierebbe qualcosa? R. Non mi manca l’insegnamento anche se mi è piaciuto tantissimo e l’ho fatto molto volentieri e non cambierei nulla se non qualche minimo particolare, perché mi sono sempre impegnata molto e quindi penso di aver fatto le cose nella maniera giusta, dando il massimo agli studenti. D. Film, libri, musica. Consigli da darci? R. A questa domanda la risposta è difficile! Nel senso che il libro, il film e la musica sono cose che fanno parte della nostra vita, del nostro vissuto, per cui consigliare un libro o un film non avrebbe senso, perché appunto ciò che fa parte della mia vita, non fa parte della vita di un’altra persona, magari potrebbe assolutamente non piacere. Il libro, addirittura, se letto più volte ha un sapore/significato diverso, perché è diverso il momento della vita in cui lo leggiamo. Per quanto riguarda la musica, a me piace molto quella classica, quindi potrei consigliare ai ragazzi di accostarsi ad essa, perché spesso dicono che a loro non piace, forse perché non la conoscono; direi loro di ascoltare qualche notturno di Chopin e poi di incontrarci per dirmi cosa hanno provato. Intervista a cura di Lucrezia Lombardozzi e Sophia Rencricca. Foto di Andrea Durante. Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it 3 Leopardi e il desiderio del piacere Nel luglio del 1820 Leopardi scrive nello Zibaldone una serie di pensieri dedicati al tema del piacere che è definito lo scopo di tutti i nostri pensieri e azioni; il piacere è oggetto di un desiderio senza limiti connesso con l’amor di sé. Questo desiderio, tuttavia, non si realizza mai pienamente perché ogni cosa in natura è limitata: tra l’aspettativa del piacere e il piacere realmente conseguito esiste sempre uno scarto, un vuoto. Questo piacere infinito che l’uomo desidera è dunque un’illusione, una chimera; a conferma di ciò basti citare un passo del bellissimo Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, tratto dalle Operette morali: “Genio: Che cosa è il piacere? Tasso: Non ne ho tanta pratica da poterlo conoscere che cosa sia. Genio: Nessuno lo conosce per pratica, ma solo per ispeculazione: perché il piacere è un subbietto ispeculativo, e non reale; un desiderio, non un fatto; un sentimento che l’uomo concepisce col pensiero e non prova; o per dir meglio un concetto e non un sentimento”. Il desiderio del piacere infinito ha nell’uomo un fondamento materiale e sensibile radicato nel corporeo perché egli aspira a una felicità concreta, sperimentabile attraverso i sensi e, allo stesso tempo, illimitata; da questo scaturisce l’insuperabile contraddizione che secondo Leopardi caratterizza la condizione umana e che è causa dell’infelicità. L’unica possibilità che l’uomo ha di superare questa contraddizione è raffigurarsi il piacere attraverso l’immaginazione, una facoltà a cui infatti Leopardi riconosce, a partire dai famosissimi versi della poesia L’infinito una funzione benefica di grande rilievo e dalla quale dipendono anche la spe- ranza e le illusioni. Nella lettera all’amico Pietro Giordani del 23 giugno 1823 Leopardi scrive che le illusioni non sono “mere vanità, ma cose in certo modo sostanziali, giacché non sono capricci particolari di questo e di quello, ma naturali e ingenite essenzialmente in ciascheduno, e compongono tutta la nostra vita”. Tuttavia neanche l’immaginazione può concepire l’infinito, ma semmai un suo surrogato, l’indefinito, cioè qualcosa di cui non si vedono i limiti e che può quindi dare l’impressione dell’infinità, come quando guardiamo il mare che si perde all’orizzonte e ci sembra appunto senza limiti. Per questi motivi le sensazioni congeniali all’immaginazione scaturiscono da ciò che non conosciamo con certezza o che vediamo solo in parte perché nascosto da qualcosa, o perché troppo lontano rispetto al nostro punto di osservazione, come ad esempio un viale di alberi di cui non scorgiamo la fine, un canto udito da lontano che si perde nell’aria ecc. E’ proprio questo senso di vaghezza e di confusione che ci diletta perché in queste occasioni “l’anima si immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario”. (Zib. 171). L’incapacità della facoltà immaginativa di concepire un ente infinito deriva in Leopardi dalla sua concezione materialista dell’uomo in base alla quale la sensazione e l’esperienza sono l’origine di tutte le nostre conoscenze, l’esistenza delle idee innate è negata e il pensiero non è un ente spirituale separato dal cor- po, anzi ne è parte integrante perché senziente e pensante è, nell’uomo, la materia stessa, il cervello, non l’anima (Zib. 4288). Per questo nell’ideario leopardiano il concetto stesso di spirito o comunque di qualsiasi ente immateriale è un concetto vuoto, “una parola senza idea” (Zib. 4111; vedi anche Zib. 4251). La costante e insoddisfatta esigenza di infinito e di assoluto non è orientata da Leopardi verso un’entità trascendente, ma verso la realtà terrestre. Questo infinito e questo assoluto non implicano l’esistenza di una realtà “altra” rispetto a quella terrestre, ma a una piena realizzazione delle facoltà vitali terrene. Dal rapporto di reciproca complementarità che lega l’anima con il corpo deriva che tutti i nostri desideri e le nostre emozioni, anche quelle più spirituali, hanno sempre un fondamento materiale. Il fattore passionale e illusivo dipende dal vigore del corpo. Allo spiritualismo, che proprio nella prima metà dell’Ottocento viene rivalutato, Leopardi replica con le parole del famoso Dialogo di Tristano e di un amico: “il corpo è l’uomo; perché (lasciando tutto il resto) la magnanimità, il coraggio, le passioni, la potenza di fare, la potenza di godere, tutto ciò che fa nobile e viva la vita, dipende dal vigore del corpo, e senza quello non ha luogo”. La generale prevalenza che la materia esercita sullo spirito rende le facoltà della mente influenzabili dalle sollecitazioni fisiche e sensibili. In particolare l’immaginazione, proprio perché è la facoltà produttrice delle immagini derivanti dagli organi di senso, “è visibilmente sottoposta a mille cause totalmente fisiche che la commuovono o scuotono, o l’assopiscono o intorpidiscono, la solle- vano e la deprimono, l’eccitano e la raffrenano, la scaldano o l’agghiacciano (Zib. 3388). L’immaginazione realmente forte, vivace, fruttuosa e creatrice è propria della giovinezza, l’età in cui il vigore del corpo è massimo e l’inclinazione all’allegria e all’entusiasmo è ancora profonda. L’animo dei giovani è in continuo subbuglio, essi tendono ad animare le cose che li circondano perché scambiano l’immaginato con il presente, sono inclini a vedere gli aspetti più diversi e inconsueti del mondo che gli adulti invece non sono più abituati a percepire. Per questo ai fanciulli è così congeniale l’immaginazione che fa vedere gli oggetti come “doppi”: “Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d’una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose” (Zib. 4418). Alla giovinezza come età d’oro dell’immaginazione Leopardi associa l’antichità (in particolare la civiltà greca e romana) che per lui rappresentava la vita ancora libera dal razionalismo disgregatore e dall’ascetismo mortificante. Allo stesso tempo all’immaginazione Leopardi riconosce una funzione sintetica nell’ambito del processo conoscitivo, poiché è in grado di cogliere analogie e corrispondenze tra le cose più diverse; questi collegamenti sono imprevisti e inconsueti perché la facoltà immaginativa è uno strumento multiplo e imprevedibile, che al solo tocco di una corda può rendere diverse e strane vibrazioni. Prof. Alessandro Prato 4 Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it Invito al CinemA: INDOVINA Le vite degli altri CHI SONO? Ci sono film che vanno guardati perché non si limitano ad intrattenere ma raccontano, mostrano ed educano. E’ il caso del film “LE VITE DEGLI ALTRI”, di Florian Henckel Von Donnersmarck, prodotto nel 2006 e vincitore del premio Oscar per il miglior film straniero. Durante la narrazione si possono notare due protagonisti: l’agente della Stasi Gerd Wiesler e lo scrittore Georg Dreyman. Lo sfondo è quello della Germania dell’Est nel 1984; la caduta del muro è vicina ma i personaggi non lo sanno e continuano a vivere un’esistenza oppressa e, per quanto riguarda l’agente, vuota e priva di affetto. A separare i due personaggi c’è un abisso, è come se anche tra di loro ci fosse un muro. Anche se Dreyman ha una presenza maggiore nel film non è lui il personaggio principale, bensì lo è Wiesler. E’ proprio lui a suggerire ai suoi superiori che lo scrittore, uno dei pochi intellettuali della DDR insospettabile, possa essere un dissidente. La vita quotidiana di Dreyman non è quindi la protagonista, ma è soltanto un mezzo attraverso il quale l’agente della Stasi si trasforma, da freddo calcolatore senza scrupoli ad un uomo in grado di trovare emozioni, che ha piacere di leggere le poesie di Brecht ma che, allo stesso tempo, non se la sente di denunciare Dreyman e i suoi amici nel momento in cui stanno per far arrivare, alla stampa occidentale, un articolo sui suicidi degli intellettuali della Germania dell’Est. Il film è stato visto dalla classe IV D durante la settimana di pausa didattica per il recupero e il potenziamento; ha fornito molti spunti di riflessione e discussione che hanno coinvolto tutti gli alunni. La trama ci ha appassionato perché tiene in ansia e in angoscia contemporaneamente, sorprende perché scava in fondo ai personaggi lasciando lo spettatore col fiato sospeso. Una delle parti più coinvolgenti è stata quando la moglie di Dreyman ha subito un incidente con la conseguente ammissione, da parte di Wiesler, di aver rimosso la macchina da scrivere per evitare l’arresto dello scrittore. In conclusione, non rimane che consigliare questo film che permette non solo di conoscere la storia recente ma anche di non ripetere gli errori commessi da chi ci ha preceduto. Sophia Rencricca, IV D Dietro i visi dolci e vispi di questi bambini, dietro la grazia di queste giovani donne, dietro le timidezze di questi giovani uomini si celano i volti a voi molto noti di alcuni professori. Li riconoscete? Al prossimo numero scoprirete se avete oppure no indovinato! La nostra esperienza al Museo Civico di Tivoli La classe 3G del corso CAT sta svolgendo in questo anno giubilare un progetto di alternanza scuola lavoro presso il Museo Civico di Tivoli, situato in piazza Campitelli e inaugurato il 22 Dicembre 2015. Questa collaborazione è stata possibile perché il Comune di Tivoli ha chiesto al nostro Istituto la disponibilità dei ragazzi a svolgere il ruolo di guida all’interno del museo stesso. Questa esperienza ci ha permesso di relazionarci con persone di ogni tipo, che non siano soltanto nostri coetanei o nostri professori. Potrebbe sembrare semplice relazionarsi con gli altri ma non lo è per tutti. Con questa esperienza abbiamo avuto anche l’occasione di conoscere meglio la storia di Tivoli. All’interno del museo sono esposti alcuni libri del fondo antico ma soprattutto è esposta la Deposizione Lignea, gruppo scultoreo realizzato in massello risalente ai secoli XII-XIII. Per poter effettuare questa attività abbiamo studiato la struttura del museo e i cambiamenti che sono stati apportati per mezzo del restauro, oltre ai libri antichi e alla Deposizione. Esperienze come questa sono interessanti e soprattutto formative per noi ragazzi. Giulio Valerio Purificacao Correia, Roberto Toselli, Francesca Cicchetta. Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it 5 A PACE E ACQUA Il giorno 19 aprile 2016 nel nostro Istituto alcuni operatori della SEPM (settore educazione alla pace e alla mondialità) della Caritas di Roma, hanno tenuto una conferenza, rivolta a tutte le classi quinte, per presentare il progetto “A pace e acqua - diritto all’acqua, diritto alla vita”. Definiamo innanzitutto chi è e cosa fa la Caritas. La Caritas è un organismo pastorale finalizzato a promuovere la testimonianza della carità in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi, a prevalente funzione pedagogica. Infatti, una delle sue attività fondamentali è l’attuazione di campagne di solidarietà; generalmente, quando pensiamo alla solidarietà, la prima cosa che ci viene in mente è quella specie di sentimento di compassione che proviamo alla vista di persone che ci sembrano più sfortunate di noi, che non hanno una casa, che chiedono l’elemosina agli angoli delle strade, che lavano i vetri delle nostre automobili ai semafori. Eppure, la parola solidarietà ha un significato molto più grande, che va oltre la pietà e la compassione. Essere solidali vuol dire pensare ed agire in maniera ferma e perseverante per il bene comune. Purtroppo, tuttavia, oggi non tutti vivono operando nel bene; infatti, anche se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che :«…l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo…», La libertà dal bisogno è ancora un’aspirazione. Il soddisfacimento del bisogno basi- DIRITTO ALL'ACQUA, DIRITTO ALLA VITA lare di ogni individuo, mangiare e bere, non è un diritto per oltre 700 milioni di persone. Secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, si parla di “accesso sostenibile all’acqua potabile” quando la fonte d’acqua è distante meno di un chilometro dal luogo in cui viene utilizzata e quando permette l’utilizzo giornaliero sicuro di almeno 20 litri a persona. Invece, in molti paesi come Congo e Mozambico questo non è possibile, per loro infatti l’acqua è una merce e non un diritto e per questo nascono anche molti conflitti armati per la concessione dei pozzi e delle sorgenti d’acqua. Per queste ragioni, la Caritas ha sviluppato questo progetto e attua questa campagna di sensibilizzazione per rendere i ragazzi consapevoli di un problema che si sta ag- gravando sempre di più. Con questa campagna, inoltre, si collabora alla costruzione di un pozzo in Giordania. Un’altra attività molto importante organizzata dalla Caritas è quella del Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 64/2001, un modo di difendere la patria, il cui dovere è sancito dall’articolo 52 della Costituzione. È la possibilità messa a disposizione dei giovani, dai 18 ai 28 anni, di dedicare un po’ di tempo della propria vita a favore di un impegno solidaristico per il bene di tutti e quindi come valore della ricerca di pace. Il Servizio Civile ha una forte valenza educativa e formativa, è un’importante occasione di crescita personale, un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese. Dura 12 mesi con almeno 30 ore settimanali di impegno; è previsto un rimborso mensile di 433,80 euro. Le aree di intervento nelle quali è possibile prestare il Servizio Civile riguardano i seguenti settori: assistenza protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all’estero. Lo stage sciistico a San Martino di Castrozza Dal 6 al 12 marzo siamo stati a San Martino di Castrozza per uno stage sportivo fra le montagne. Che bella settimana! Ci siamo proprio divertiti! Ma abbiamo anche imparato diverse cose: da come migliorarci sotto il punto di vista sciistico a come gestire noi stessi grazie alla libertà affidataci. La bravura e la pazienza dei maestri di sci sono state notevoli. Anche con il tempo non ci è andata malissimo. I primi due giorni è nevicato ma si sciava comunque bene; mercoledì e giovedì splendeva il sole, forse un po’ troppo, a dire il vero! Il clima, comunque, non ci ha fermato! Abbiamo recuperato con la sciata notturna: un eccezionale mix di neve perfetta, illuminazione e poche persone. Venerdì è stata una bella giornata, rovinata solo dalla prospettiva del ritorno imminente. Si dice che il viaggio sia la parte più bella ma per quella metà in cui ero sveglio posso dire che non è del tutto sbagliato neanche questo. Speriamo di ripetere l’esperienza anche il prossimo anno! Un ringraziamento particolare ai nostri accompagnatori, cioè i professori Badaracco, Buonopera, Ellari, ritratti insieme a noi ragazzi nella foto. Emanuele Lanuti, I C 6 Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it Intervista doppia a due professori ! Con questo numero del giornalino scolastico abbiamo tentato di trasportare su carta stampata la ben nota modalità di intervista televisiva nota grazie al programma “Le Iene”: l’intervista doppia. Non l’abbiamo fatto per fare un omaggio alla trasmissione televisiva, ovviamente! Piuttosto, ci piace il fatto che con l’intervista doppia si possano confrontare modi di pensare, di guardare il mondo, di rapportarsi agli altri e risaltino subito le differenze che ci sono dietro un’apparenza che, in superficie, sembra rendere uguali tutto e tutti. Tiziana Pompili e Max De Sena sono due docenti di Lettere che si sono prestati molto volentieri. Leggete l’intervista e fate le vostre riflessioni su di loro, sul loro modo di vedere la scuola e i giovani. Noi che li abbiamo intervistati possiamo dire che, pur nelle numerose differenze, una cosa li accomuna di certo: la passione con cui svolgono la professione di insegnante. D. Quando ha capito di voler diventare insegnante? R. Pompili: Non c’è stato un momento in cui l’ho capito. L’ho sempre saputo. Sin da bambina, ho capito che a scuola succedeva qualcosa di speciale, che poteva succedere solo a scuola e non altrove: imparare insieme agli altri. Una dimensione unica e irripetibile per chiunque, ma non per un insegnante. Volevo stare a scuola per continuare ad imparare, o stando seduta tra i banchi o sedendo in cattedra. R. De Sena: In realtà da sempre. Quando ero bambino, dopo aver giocato a soldatini di piombo, il mio gioco preferito (immaginavo battaglie in cui ci fossero vinti e vincitori) chiedevo ai miei amici di prendere il quaderno perché avrei dettato il famoso dettato ortografico, mi divertiva molto ; inutile dire che tutti se ne andavano alla mia richiesta aahaha; volevo chiaramente imitare il mio maestro ! Alle superiori, invece, facevo ripetizioni in casa di italiano e latino, mi gratificava tentare di risolvere le lacune scolastiche dei mie amici . All’età di 22 anni e per tre anni di seguito, quindi durante l’Università, ho iniziato a lavorare nelle scuole medie di Guidonia, con “contratti d’opera intellettuale”, in progetti legati al teatro, la mia grande passione, visto che avevo già sostenuto diversi esami inerenti alle discipline dello spettacolo e il Dirigente, su mia richiesta, mi permetteva, anche, di seguire le lezioni dei docenti di italiano, per imparare quella che ero sicuro sarebbe stato il mio futuro. Quindi, con orgoglio, posso dire che ho iniziato ad insegnare giovanissimo. D. Qual è la cosa che le piace di più del suo lavoro? R. Pompili: La possibilità di entrare in empatia con gli alunni e vederli crescere tra mille confusioni, incertezze e sforzi, vederli ogni giorno un po’ più consapevoli di sé. E, inoltre, amo aver a che fare sempre con lo studio e l’approfondimento delle “mie” materie. R. De Sena: Il “ reiventarsi” ogni giorno; mi spiego meglio: l’insegnamento è vita, passione, se ti senti annoiato nel fare questo lavoro, trasmetti inevitabilmente tale noia ai ragazzi e questo non deve accadere. Dunque la soluzione è proporre ogni giorno, quotidianamente, soluzioni didattiche diversificate attraverso lezioni dinamiche, sperimentali, perché no, ludiche, in cui il ragazzo possa “accendersi” e possa interagire con entusiasmo col docente, per esempio accogliendo le richieste di trattare specifici argomenti di loro interesse. Il docente deve essere “una lampadina sempre accesa” e , certamente, non sempre è semplice. Inoltre, stare a contatto con i ragazzi ti rende “eternamente giovane” ahahhaha, e ti permette di andare al passo con i tempi! O no? D. Perché la scelta di insegnare materie umanistiche? R. Pompili: All’inizio non l’ho scelto. E’ come se le materie umanistiche avessero scelto me. Le studiavo perché leggere le opere di autori di oggi o di duemila anni fa, oppure conoscere il passato della storia dell’uomo mi ha sempre procurato piacere. Più tardi, ho capito il motivo di questo amore per l’arte in generale. La spiegazione me l’ha data Dostojesvskji, con una sua celebre frase: “La bellezza salverà il mondo”. L’arte, in tutte le sue forme (letteratura, arti visive, musica) è bellezza. E di bellezza l’uomo ha sempre bisogno. Come risarcimento alle difficoltà della vita o come via di fuga nei momenti in cui le cose nel mondo non vanno tanto bene. Se stessimo tutti più a contatto con la bellezza, saremmo persone migliori. Tutti, nessuno escluso. R. De Sena: Ho sempre amato la letteratura e la lettura in genere, e questo grazie anche alla mia naturale, innata sensibilità caratteriale che mi ha portato ad essere curioso e , a sua volta, tale curiosità, mi ha sempre spinto ad interpretare le cose, le persone, il mondo. Ecco, le materie umanistiche portano a questo, ad accrescere la propria sfera emotiva e a vedere la realtà sotto altri mille punti di vista. D. Tre pregi e tre difetti del suo carattere. R. Pompili: Direi che la capacità di ascoltare gli altri, la curiosità e la disponibilità sono tre caratteristiche che mi contraddistinguono positivamente; tendo ad essere disordinata, lenta nel correggere i compiti in classe e molto permalosa! R. De Sena: Non ho difetti ! Solo pregi! Passiamo oltre, grazie! Scherzo ahahah! Tra i pregi la sensibilità, la disponibilità e l’essere eternamente grato ad una persona da cui ricevo del bene; tra i difetti invece sicuramente l’essere istintivo, devo imparare a contare migliaia di pecore prima di rispondere o di agire a, l’essere un pochino permaloso e, a volte, troppo vanesio...ahahah D. Come si vede tra dieci anni? R. Pompili: Più ricca di esperienza e di vita, curiosa come oggi di conoscere il mondo e le persone, con tanta voglia di imparare e di crescere ancora. Spero di non diventare mai una persona che presume di essere arrivata a qualche destinazione definitiva, sentenziosa, che impartisce consigli non richiesti e perle di saggezza ai più giovani. R. De Sena: Più vecchio , ahimè D. Che cosa si prova ad avere davanti dei ragazzi che appartengono ad una generazione diversa dalla sua? R. Pompili: Per quanto mi riguarda, si prova gratitudine. E’ un vero privilegio stare sempre a contatto con giovani che si misurano con tutte le prime volte a cui la vita li mette davanti. Mi sento privilegiata perché è come se tramite i giovani , che si confrontano con tutte le sfide di un mondo in rapido cambiamento, avessi una chiave in più anche io per capire chi sono e come è il mondo in cui vivo. R. De Sena: Come ti spiegavo prima, il bello dell’insegnamento è avere a che fare sempre con giovani, con il loro mondo, i loro pensieri, il loro modo di interpretare la realtà, di agire, di vestire, di ascoltare musica etc. Per noi docenti questo significa essere continuamente stimolati al confronto e a “reinventarsi” nella didattica. D. Che studente/studentessa era? R. Pompili: Ero una studentessa molto diligente, che studiava con cura e che approfondiva tutti gli argomenti che i professori insegnavano a scuola. Ho sempre avuto uno spiccato spirito di ricerca. Ero anche una ragazza molto insicura e timida. R. De Sena: Ero uno studente normalissimo, studiavo con grande senso di responsabilità, ma non è che facessi più di quanto la scuola richiedesse. Facevo semplicemente il mio dovere. Amavo le materie letterarie, la storia dell’arte, pochissimo, invece, la matematica, ahimè, che però studiavo raggiungendo discreti risultati. Ero il giocherellone della classe, mi facevo sempre promotore di feste, che all’epoca si facevano solo a casa. Mi piaceva scherzare: organizzavo continuamente scherzi ai miei compagni di classe , ma li ricevevo anche , il tutto sempre rispettando e mai offendendo la sensibilità dell’altro . Bei tempi! D. Che cosa vorrebbe dai ragazzi di oggi? R. Pompili: Nulla di più di quello che vogliono e possono dare, al massimo delle loro potenzialità. Ecco, questo mi piacerebbe: che i ragazzi non si scorag- giassero mai nel difficile compito di dare sempre il meglio di se’, in ogni situazione della vita. E vorrei trasmettere loro l’importanza della conoscenza e della cultura come mezzi per essere liberi e autonomi nelle decisioni più importanti della vita. Cultura e conoscenza come mezzo per coltivare sempre il dubbio e per scappare a velocità di fuga dalle facili certezze. R. De Sena: Vorrei che fossero più curiosi nei confronti di ciò che li circonda, vorrei che imparassero a ricevere più “no” che “sì” , li rinforza , vorrei che dessero più voce alle proprie emozioni ! D. C’è qualcosa che cambierebbe del suo percorso lavorativo? R. Pompili: No. Si può sempre migliorare, questo sì. E mi sto impegnando per farlo. Ma sono soddisfatta di tutto ciò che ho fatto finora, anzi, ne vado orgogliosa. In particolare, sono fiera di aver iniziato la mia carriera di insegnante nella scuola primaria. Se la riforma della scuola dipendesse da me, farei iniziare dalla scuola primaria la carriera di ogni docente. R. De Sena: Assolutamente nulla, non rimpiango nulla e tutto mi è servito come esperienza per la mia crescita professionale. D. Da 1 a10 quanto si ritiene un buon insegnante e perché? R. Pompili: Una sufficienza piena. Con ampio margine di miglioramento! Credo di essere portata per questo mestiere, ma ho ancora molto da imparare per diventare un’ insegnante da 10 e lode! R. De Sena: A volte mi ritengo 10, a volte 8, a volte 4 ! Quando torno a casa mi chiedo sempre : “ Oggi che ho fatto di buono a scuola? Ho saputo dare o no? Sono stato un buon animatore oppure ho solo reso la lezione noiosa?” e altre riflessioni ancora! Tendo a mettermi sempre in discussione. Cerco di dare sempre il massimo, la docenza per me è una grande passione, sono mosso da questa missione, come vi ho spiegato prima, da sempre , mi piace moltissimo, mi è sempre piaciuto; in classe adotto l’autorevolezza , con i ragazzi sono piuttosto severo, ma voglio solo che imparino, piano piano, a comprendere cosa sia il sacrificio, la dedizione, la responsabilità, l’autonomia, ingredienti fondamentali per il saper vivere nella società, per farsi spazio e senza avere troppi timori. D. Che consigli darebbe a chi aspira a fare il suo lavoro oggi? R. Pompili: Consiglierei di non lasciarsi scoraggiare da tutto quello che oggi si dice degli insegnanti, si pensa di loro e si fa per loro. Si tace della parte più bella: possiamo continuare a studiare ciò di cui siamo appassionati, stiamo sempre tra i giovani, che non sono mai noiosi, ogni nostra giornata, per quanto faticosa, è sempre piena di umanità. R. De Sena: Non credo sia un lavoro per tutti: se si riesce a vedere con gli occhi dei discenti, se si riesce a percepire la realtà nello stesso modo in cui la percepiscono i ragazzi , se c’è dedizione e passione , allora la possibilità di diventare insegnanti potrebbe esserci ! a cura di Francesca Langiotti Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it 7 Invito alla Lettura: Accabadora di Michela Murgia Intervistato Francesco Casaroli e DaAccabadora è un romanzo di Michela Murgia pubblicato nel 2009. La storia è ambientata nella Sardegna degli anni Cinquanta e narra le vicende della principale protagonista, Maria, quarta figlia femmina di una vedova poco amorevole, e di Tzia Bonaria, la vecchia sarta. Costei, dopo un incon- tro causale in una bottega della zona, decide di occuparsi della bella Maria e di prendersi cura di lei e lo ottiene senza resistenza, dato che la bambina veniva considerata un peso sia p dalla madre che dalle sue sorelle. Viene adottata dall’anziana donna. Maria era, pertanto, una fill’e anima, quella figlia che Dio non ha mai concesso all’anziana in gioventù, ma che arriva in tarda età proprio come una benedizione voluta dal cielo. La bambina rimane stupita dal rispetto e dalle attenzioni della nuova madre. Eppure, c’è in questa donna, nei suoi silenzi prolungati, nel vestito nero che indossa, una sorta di mistero. Bonaria Urrai in realtà è l’accabadora del paese, in sardo significa appunto “colei che finisce”. Maria conoscerà solo in età adulta della vera identità della donna, quando viene a sapere dal suo amico Adrìa, che una notte aveva sorpreso l’accabadora mentre compiva la sua caritatevole opera. Proprio nei confronti di suo fratello che aveva una gamba amputata, a causa di un incidente in un campo, e che l’aveva implorata di porre fine alla sua sofferenza. Maria rimane sconvolta e decide di partire dalla Sardegna verso Torino. Il rapporto tra le due donna si spezza e la voragine che si crea tra le due diventa insanabile. La ragazza trova lavoro a Torino come baby-sitter. Qui fa conoscenza con Anna Gloria e Piergiorgio, un ragazzo timido con cui instaura un rapporto di amicizia che viene frainteso, tanto che un giorno i genitori del ragazzo decidono di licenziare Maria. Un giorno la donna riceve una lettera della sorella che la invita a ritornare dell’isola a causa dell’aggravarsi delle “...L’alternanza scuola-lavoro consiste nella realizzazione di percorsi progettati, attuati, verificati e valutati, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, i con le rispettive associazioni di rappresentanza, o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro art. 4 d.Lgs 15 aprile 2005, n. 77”. Con queste battute iniziali apre la pagina internet del Ministero dell’Istruzione dedicata all’alternanza scuola-lavoro, peculiare novità della Riforma scolastica, che l’ha resa obbligatoria per i ragazzi che in questo anno scolastico che sta per concludersi frequentano la classe III di qualsiasi scuola superiore. Numerose sono le convenzioni con imprese ed enti pubblici e privati del territorio grazie alle quali la nostra scuola sta garantendo lo svolgimento delle ore di alternanza scuola-lavoro agli allievi. Tra le varie iniziative relative all’ASL, le classi terze della nostra scuola si sono recate a Gaeta nei giorni 14-15-16 aprile 2016 per partecipare alla prima edizione del Festival dei Giovani. Per sapere di che cosa si tratta, basta leggere ciò che è scritto sul sito ufficiale dell’evento (http://www.noisiamofuturo.net):”E’ il nostro Festival! E’ il Festival di noi giovani che abbiamo voglia di farci ascoltare e capire, di confrontarci tra di noi e con il mondo adulto, di imparare, sperimentare, informarci, divertirci e esprimere liberamente i nostri talenti. Un grande evento annuale per incontrarsi e conoscersi in un contesto inizialmente nazionale e successivamente europeo ed internazionale. Una kermesse di dibattiti, seminari di orientamento al futuro e scoperta delle nuove professioni, workshop, percorsi tematici, ma anche premiazioni delle diverse sezioni di competizione della web community NOISIAMOFUTURO, presentazioni di iniziative e progetti, concerti e spettacoli, azioni di cittadi- condizioni di salute di Tzia Bonaria. Maria lascia Torino e torna al paese decidendo di accudire la donna così come le aveva promesso. L’anziana sopravviveva tra dolori lancinanti e davvero insopportabili. Solo in quel momento Maria ripensa alla sua idea sul tema dell’eutanasia. Il romanzo si conclude lasciando al lettore la libertà di decidere se Maria abbia o meno ucciso l’anziana, sua seconda madre. Sono rimasta molto colpita dalla tematica di questo libro, quello della morte volontaria, cioè l’eutanasia, e dalla descrizione della Sardegna degli anni Cinquanta, in cui questa era una pratica comune, affidata ad una persona che svolgeva l’incarico come se fosse un lavoro. Ho trovato, inoltre, interessante scoprire la figura dei “Fillus de anima”, i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. In questo bellissimo romanzo, la Murgia affronta alcuni temi, che per lo più sono tabù, o quasi, e lo fa usando un italiano perfetto, inserendo alcuni termini della sua lingua madre, il dialetto sardo. Mi è piaciuto molto che l’autrice si sia limitata a riportarci, un pezzo di storia italiana, degli anni cinquanta. E’ stata una lettura fluida e piacevole. Penso che sia uno di quei libri che almeno una volta nella vita vale la pena leggere. nanza attiva: un Festival della curiosità e della voglia di essere protagonisti e fiduciosi del proprio futuro”. I nostri ragazzi hanno partecipato stavolta a numerosi workshop che hanno aperto loro uno sguardo sulle professioni del futuro, ma ci auguriamo che alle prossime edizioni possano partecipare con delle start-up da loro create grazie alle loro competenze e alla loro creatività. Come tutte le uscite didattiche, non sono mancati i momenti di condivisione di esperienze e divertimento con amici ed insegnanti. Da inserire fra le esperienze belle e indimenticabili di questo anno scolastico che si avvia alla chiusura. Da ripetere. 8 Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it Fotti il sistema: studia! Riflessione-invito di una ex studentessa del Fermi Dubbio, incertezza, indecisione: sono gli elementi che caratterizzano la scelta. Io credo che si è davvero troppo piccoli, terminata la scuola media, per scegliere il percorso formativo da intraprendere. Io, molto semplicemente, non mi ero ancora posta la domanda alla base del futuro: “cosa voglio fare o meglio, chi voglio essere da grande”? Beh… ho impiegato poco tempo per comprendere che la ragioneria e l’informatica non erano la risposta alle mie domande. Ciò nonostante ho proseguito gli studi, seppur con impegno minimo poiché altrettanto minimo era l’interesse. Arriva il quinto ed ultimo anno, la maturità molto vicina ed io mo- mentaneamente immobilizzata a causa di un brusco incidente stradale. Ero ad un passo dal ritirarmi ma non l’ho fatto; non ho mollato grazie al sostegno dei miei compagni di classe e soprattutto all’incoraggiamento della mia prof di Lettere. Grazie a loro ho compreso pienamente il profondo significato della parola “Resilienza”. In termini psico-sociali “la resilienza è la capacità di un individuo di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà”. Vi parlo in termini “psico-sociali” proprio perché la maturità grazie a loro l’ho conseguita , il libro di economia finalmente l’ho chiuso Il decreto salvabanche: una rifessione ed io ho finalmente trovato la risposta alla suddetta domanda. “È vero che nel mondo siamo 6 miliardi di persone e stiamo aumentando. Ciò nonostante quello che fai fa la differenza. Fa la differenza in termini materiali, fa la differenza per le altre persone e crea un precedente. […] Insomma, io credo che non dobbiamo mai chiamarci fuori e credere di essere vittime di una concomitanza di eventi. Siamo sempre noi a decidere chi siamo”. Non ho più 15 anni e l’utopia di poter cambiare il mondo intero si smorza lentamente quando mi confronto con la realtà che ci circonda; “Ciò nonostante quello che fai fa la differenza” ed io nel mio piccolo ho scelto di fare qualcosa. Studio servizio sociale (STESS) presso l’Università “La Sapienza” di Roma”, poiché ho capito che l’unico modo per trovare un piccolo posto in questo mondo così disonesto è studiare. Al posto del classico augurio voglio dedicarvi una strofa del cantautore romano Mannarino: “Se hai scarpe nuove puoi cambiare strada e cambiando strada puoi cambiare idee e con le idee puoi cambiare il mondo.. ma il mondo non cambia spesso allora la tua vera rivoluzione sarà cambiare te stesso”. Buon viaggio! Michela Savini, VB 2011-2012 Lo scorso 22 Novembre il governo ha approvato il cosiddetto “salva banche”, un decreto con cui sono state salvate dal fallimento quattro banche: Banca dell’Etruria, Banca Marche, CassaRisparmi Ferrara e Chieti. Il salvataggio è avvenuto in base alle nuove regole europee, solo che la notizia si è messa in luce soprattutto a causa del suicidio di un pensionato a Civitavecchia. Che cosa è accaduto? Da anni le quattro banche erano in grave difficoltà a causa di cattive pratiche di amministrazione. Lo scorso 22 novembre si è deciso di procedere al salvataggio per evitare il fallimento, che è molto dannoso sia per il sistema finanziario sia per dipendenti e i risparmiatori. Ció è avvenuto con il cosiddetto BAIL, un sistema che prevede di salvare una banca con i soldi degli investitori. In queste nuove società ci sono solo parti sane. Invece le banche dette “insane” sono state trasferite a una nuova società detta bad bank. Si tratta di un’operazione costosa. L’operazione di circa 3,6 miliardi è stata erogata dal cosiddetto “fondo di risoluzione”, un fondo creato per queste situazioni. Il resto del denaro è stato recuperato azzerando il valore delle banche e delle obbligazioni subordinate. PERCHÉ I RISPARMIATORI HANNO PERSO I SOLO SOLDI? Nessuna persona che ha depositato soldi li ha persi, bensì solo coloro che avevano investito i propri risparmi nelle azioni della banca oppure in obbligazioni subordinate. Il problema è che molti accusano le proprie banche di averli raggirati, truffati e minacciati. Le banche per ridurre i danni sono state salvate secondo le nuove regole europee. Secondo la banca centrale sono stati utilizzati tra il 2008 ed il 2014 soldi pubblici per salvare le banche (ben 800 miliardi). Sinceramente salvare una banca è molto importante, ma non di vitale importanza. Sono stati usati miliardi e miliardi di soldi pubblici e credo sia anche per questo che il nostro Paese si trova in questa situazione economica difficile. E voi che cosa ne pensate? Beniamino Coia, IV E Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it 9 “Noi con Voi...... a scuola”: due giornate di prevenzione per gli studenti del “Fermi” di Tivoli “Noi con Voi” è il nome del progetto di prevenzione socio-sanitaria animato dalle associazioni di volontariato Volontario Per Te, A.V.V.I.S. ed Avis Sezione di Marcellina, coordinate dalla dott.ssa Giovanna Rizzitiello. Nato ormai quattro anni fa con l’obiettivo di diffondere la cultura della corretta prevenzione medica in modo gratuito ed accessibile, quest’anno direttamente tra i banchi di scuola. Volontari e medici sono stati infatti ospiti dell’Istituto Tecnico Statale E. Fermi di Tivoli per due giornate di prevenzione rivolte agli studenti il 21 marzo e 27 aprile. Gli screening sono stati offerti gratuitamente ed in orario scolastico a tutti gli studenti delle classi terze, per un totale di circa 100 ragazze e ragazzi che hanno potuto usufruire di una valutazione medica di base (misurazione peso-altezza, glicemia, pressione sanguigna), di visite speciali- Il rischio Brexit Michela Giombi, alunna della classe IV E, ha compiuto una ricerca sui vari pareri di politici ed economisti circa il rischio dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Qui si seguito una serie di riflessioni da lei selezionate. Secondo il ministro delle Finanze finlandese Alexander Stubb, i referendum sono sempre imprevedibili, e la minaccia dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è reale. La possibile uscita della Gran Bretagna dall’UE potrebbe essere una catastrofe per l’alleanza economica e politica composta dai 28 Stati europei. Il primo ministro britannico David Cameron ha annunciato che il referendum sull’adesione all’UE si terrà il 23 giugno 2016. I leader dell’UE a Bruxelles hanno discusso le richieste della Gran Bretagna riguardo le nuove condizioni della sua adesione al blocco europeo. Alla fine del summit sono state concordate le condizioni per le quali il primo ministro britannico David Cameron sosterrà la permanenza del suo paese nell’UE nel prossimo referendum. Il primo ministro britannico ha insistito su nuove condizioni in quattro aree: la concorrenza, la sovranità, la politica sociale e la gestione economica. Il primo ministro inglese mette nero su bianco 4 proposte di riforma, come condizione per restare nell’UE. Tusk: Ora possono partire i negoziati. Il presidente del Consiglio UE, Donald Tusk, ha reso noto che a breve partiranno le consultazioni bilaterali con i rappresentanti dei 27 Paesi membri sui 4 punti descritti da David Cameron come condizione essenziale per la permanenza del Regno Unito Nell’Unione Europea (BREXIT). Nelle sei pagine inviate a Tusk, Cameron parla di 4 ambiti di riforme possibili: quello della governance economica, accusata di essere troppo eurocentrica; la competitività, con la richiesta di una maggiore libertà d’azione in tema di circolazione dei capitali, beni e servizi; la sovranità, con un livello nazionale che il primo ministro inglese vorrebbe nuovamente “più pesante” rispetto a quella comunitaria ed infine, aspetto di grande attualità, le politiche sull’immigrazione, con la mano libera che il Regno Unito chiede per la riforma del Welfare destinato ai cittadini stranieri immigrati. ll quotidiano britannico Guardian ha scritto che David Cameron ha invitato stiche (dal cardiologo Dott. Alfredo Posteraro, dal podologo dott. Claudio Fantauzzi, dall’endocrinologa Dott.ssa Francesca Fiore) e di una i paesi dell’UE ad unirsi contro le forze che, secondo lui, rappresentano un pericolo per i valori europei e minacciano la sicurezza globale. La Gran Bretagna deve votare contro l’uscita dall’Unione Europea per contrastare insieme agli altri paesi le aggressioni della Russia e della Corea del nord. Lo ha dichiarato il Primo ministro britannico James Cameron alla cena organizzata da Angela Merkel ad Amburgo. “In un mondo in cui la Russia invade l’Ucraina e uno stato canaglia come la Corea del nord testa armi nucleari, noi dobbiamo fronteggiare insieme queste aggressioni ed utilizzare la nostra potenza economica per fare pressioni su ciò che calpesta le regole stabilite e minaccia la sicurezza dei nostri popoli” ha detto Cameron, citato dal Guardian. L’idea che l’Unione Europea sia in pericolo viene condivisa da sempre più influenti politici europei. Nel pieno dello scontro tra i politici britannici, alcuni dei quali favorevoli all’uscita dalla UE, mentre altri sostenitori della permanenza di Londra nella UE, viene alla ribalta un nuovo argomento a favore di quest’ultimi. Consiste nel fatto che l’Unione Europea è destinata a sfaldarsi entro i prossimi 15 anni, quindi non avrebbe senso lasciarla ora. “Alcuni ministri aggiungono un’altra affermazione a difesa di questa argomentazione: il Regno Unito provoche- valutazione dell’udito effettuata dai tecnici audiometristi Udisens, Cristiano Maria Tarantino, Valentina Stramazzi ed Elena Stramazzi. Un sentito ringraziamento da parte degli organizzatori va alla Preside dell’Istituto, Prof.ssa Giovannelli, per l’interesse e la sensibilità mostrata verso il Progetto, che entra nel piano triennale dell’offerta formativa, garantendo in questo modo gli screening per gli studenti anche per i prossimi tre anni. Sarà questa la possibilità da un lato di sensibilizzare alla prevenzione delle malattie cardiovascolari ed endocrinologiche, e dall’altro di far emergere eventuali casi “sommersi” monitorando lo stato di salute di un gruppo consistente di giovani. rebbe la morte della UE e la colpa di questo scenario non è nell’interesse dei politici britannici. Quindi è meglio restare piuttosto che andarsene, l’Unione Europea sta collassando spontaneamente,” — si afferma nell’articolo. Entro la fine del 2017 si terrà in Gran Bretagna un referendum ove si chiederà ai cittadini se vogliono restare nell’Unione Europea oppure se preferiscono lasciarla. Voti Inglesi Per Leggi Inglesi. Il nome potrebbe suonare inoffensivo e il suo contenuto quasi ovvio. Al contrario, questa legge rivoluzionerà, e di molto, gli equilibri politici del Regno Unito. BREXIT: LA MAGGIORANZA DEI BRITANNICI VUOLE L’USCITA DA UE (L’esito di un sondaggio vede vincenti i sì all’uscita dall’Unione Europea). Per la prima volta in Regno Unito un sondaggio registra una maggioranza di favorevoli all’uscita del Paese dall’Unione Europea. Dopo i fatti di Parigi dunque, il campione rilevato ha fatto pendere l’ago della bilancia (52% i sì e 48% i voti a sfavore) per quella che viene giornalisticamente definita Brexit, nelle settimane in cui il primo ministro Cameron ha già elencato i punti su cui è necessario 10 Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it SHERLOCK HOLMES E IL DELITTO ALLA FERMI HIGH SCHOOL Un enigma a camera chiusa ambientato in una scuola, risolto dalla mente geniale di Holmes e scritto...a 100 mani dalle due classi del “Fermi High School” di Tivoli, IV E e IV D. Un pastiche in cui si incrociano ironia e desiderio di porgere un omaggio all’opera di Conan Doyle, ispirato al racconto breve di quest’ultimo“The freckled band”. Erano i primi di maggio quando, una mattina, mi svegliai e vidi Sherlock Holmes, vestito di tutto punto, in piedi accanto al mio letto. «Desolato di svegliarla così presto, Watson », mi disse. «Cosa c’è?... Un incendio?» «No; un cliente. Sembra che una signora sia arrivata qui in uno stato di estrema agitazione e insista per vedermi. Sta aspettando in soggiorno. Se il caso dovesse presentarsi interessante, sono certo che lei vorrà seguirlo dal principio.» «Amico mio, non lo perderei per nulla al mondo.» risposi. Nulla infatti mi piaceva e mi interessava di più che seguire Holmes nelle sue indagini professionali, ammirandone le rapide deduzioni, fulminee come le sue intuizioni eppure sempre fondate su una base logica, che gli permettevano di risolvere i problemi che gli venivano sottoposti. Mi vestii rapidamente e, in pochi minuti, ero pronto ad accompagnare il mio amico nel soggiorno. Una signora elegante si sollevò la veletta quando entrammo. «Buongiorno, signora», la salutò cordialmente Holmes. «Io sono Sherlock Holmes. Questo è il mio carissimo amico e socio, il dottor Watson, davanti al quale può parlare liberamente. Ma, la prego, si sieda vicino al caminetto... vedo che sta tremando.» «Non è il freddo che mi fa tremare», disse a bassa voce la signora. «È la paura, signor Holmes, il terrore.» Mentre parlava sollevò il velo e vedemmo che effettivamente era in un stato di agitazione, il viso tirato, gli occhi inquieti e spaventati. «Non abbia paura», disse Sherlock Holmes in tono tranquillizzante. «Sono certo che sistemeremo tutto ben presto. E ora la prego di dirci tutto Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it 11 andarsene e lui annuncia che resterà oltre l’orario di lavoro, quindi che non si preoccupasse che lui si chiuderà a chiave in biblioteca e resterà a lavorare. La mattina Prudence non trova le chiavi al loro posto e non riesce ad accedere alla stanza, quindi chiama lei, la dirigente, più un altro collaboratore e insieme forzate la serratura. Cosa ha visto, dunque? “ “Mentre aprivamo la porta della biblioteca, mi parve di sentire un leggero sibilo e pochi momenti dopo un rimbombo, come se fosse caduta una massa di metallo. Scorsi riverso sulla scrivania il prof Constant, già agonizzante, col volto sbiancato dall’orrore, il corpo vacillante come quello di un ubriaco. Lui che era sempre così serio e ligio quanto può aiutarci a farci un’idea di cosa si tratta.» “Sono Mrs. Livingstone, la Preside della “Fermi High School” rispose la signora “E’ successo un fatto grave” “La Fermi High School”? mi intromisi io “Una delle scuole più prestigiose di Londra, se non dell’intero Paese: è impossibile che vi accada un delitto”. “Amico mio, non dubitare delle parole della nostra ospite. Lo perdoni, madame, ancora non è guarito dalla giovanile irruenza che lo affligge dai tempi in cui andava a scuola, benché siano passati diversi anni, ahimè” tagliò corto con un gesto Holmes, invitando la signora a continuare il racconto. “Chiedo scusa se la mia preoccupazione mi fa parlare in modo agitato, mr. Holmes, ma se avesse visto quello che ho visto io, sarebbe sconvolto quanto me. E’ morto un docente. Assassinato.” rispose mrs. Livingstone riprendendo la narrazione. “Stamattina, a scuola i miei collaboratori mi hanno chiamato perché la porta della biblioteca era chiusa a chiave e la chiave era sparita. La signora Prudence, la custode che vive nel cottage attaccato all’Istituto, aveva lasciato la scuola alle 18, salutando il prof. Constant, uno dei decani della scuola, che era molto zelante nel suo lavoro e al solito si tratteneva ben oltre l’orario per terminare di stilare i provvedimenti disciplinari verso gli studenti a cui aveva messo diverse note……” “Diverse note?” chiesi io “Note disciplinari, dottor Watson” rispose la Preside “in particolare verso gli studenti di una classe…. come chiamarla? Della classe più indisciplinata della nostra scuola. Infrazioni di ragazzi, certo: studenti trovati a fumare nei bagni, a scrivere sui banchi, qualche risposta impertinente proprio a lui, al professor Constant” “E il professor Constant aveva il compito di proporre le sanzioni disciplinari?” chiese Holmes “Più che un compito ne faceva una fede di vita, era molto sollecito in questo e restava spesso a scuola molto oltre il termine dell’orario scolastico”rispose la Direttrice. “Riepiloghiamo, disse Holmes rileggendo i suoi appunti “ la custode saluta il professore alle 18 prima di al dovere! Si contorceva come in preda a un terribile dolore, e le sue membra si agitavano convulsamente. In un primo momento pensai che non mi avesse riconosciuta ma, mentre mi chinavo su di lei, all’improvviso urlò, con una voce che non dimenticherò mai, “Oh mio Dio! Preside! Un insetto volante dalla coda gialla! Vaneggiava,e avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, puntò il dito in aria…. E poi morì, emettendo un orribile rantolo. Mio Dio, deliri di un morente, senza dubbio” «Che cosa pensate di tutto questo, Watson? » domandò Sherlock Holmes, arrovesciandosi all’indietro sulla sedia. «A me pare una faccenda delle più oscure e sinistre.» «Oscura davvero, e sinistra davvero.»” «Un momento», disse Holmes rivolgendosi nuovamente a Mrs Livingstone, «è sicura di aver sentito il sibilo e il suono metallico? Potrebbe giurarlo?» «È la stessa domanda che mi ha rivolto il coroner all’inchiesta avvenuta poco fa. Ho l’impressione di averlo sentito, ma potrei essermi sbagliata.» «Il professore era vestito come la sera prima?» «Si, era vestito di tutto punto, e nella mano destra aveva un fiammifero bruciacchiato, e nella sinistra una scatola di fiammiferi.» «Il che dimostra che aveva acceso una lampada per guardarsi intorno quando qualcosa l’aveva allarmato. Questo è importante. E a quale conclusione è giunto il coroner?» «Ha svolto delle indagini molto accurate, ma non è riuscito a scoprire alcuna causa plausibile per la morte. La testimonianza dei collaboratori 12 Maggio 2016 scolastici e la mia dimostrava che la porta della biblioteca era chiusa dall’interno, e le finestre erano bloccate da persiane di vecchio tipo, con grosse sbarre di ferro che venivano fissate ogni sera. Furono esaminate attentamente le pareti, che risultarono solide dappertutto; fu accuratamente esaminato anche il pavimento, con gli stessi risultati. Il camino è molto ampio, ma è sbarrato con quattro grossi ganci. È quindi certo che, quando è morto, il professore era solo. Inoltre, il suo corpo non presentava alcuna traccia di violenza .Il coroner ha concluso che si tratta senz’altro di un delitto in camera chiusa. Potrebbe essere omicidio, ma non è possibile poiché il professore era chiuso a chiave e sul corpo aveva la chiave della stanza. Potrebbe essere suicidio ma non si vede come, non avendo riscontrato nessun veleno né armi » «Hanno pensato a un veleno?» «È stato cercato durante l’autopsia ma senza successo.» rispose la Direttrice. «È una faccenda molto misteriosa. », ripeté il mio amico. «Ma non c’è un minuto da perdere. Se venissimo oggi alla Fermi High School, potremmo vedere la stanza del delitto?» «Si Certo, oggi abbiamo chiuso la scuola e niente vi disturberà. Ci saremo solo io, la custode e qualche collaboratore» «Benissimo. Allora verremo entrambi.» «Grazie per aver accettato il caso. Vi attenderò a scuola.» Detto questo, Mrs. Livingstone scivolò fuori dalla stanza. «Che ne pensa di tutto questo, Watson?», chiese Holmes. «Mi sembra invero una faccenda misteriosa e sinistra.» risposi «Adesso, Watson, ordiniamo la colazione, dopo di che andrò fino a Scotland Yard, dove spero di raccogliere qualche informazione utile.» www.fermitivoli.gov.it Era quasi l’una quando Sherlock Holmes tornò. «Ho esaminato il corpo e controllato la situazione economica del professor Constant. Mi sono informato sulla scuola, sulle persone dei collaboratori scolastici e persino degli studenti verso i quali Constant stava scrivendo proposte di sospensione dall’attività scolastica», disse. «Sicuramente sono loro, gli studenti, ad aver potuto beneficiare della sua morte” osservai” La Preside ha detto che il docente in questi giorni voleva ottenere la sospensione di quella che Constant definiva “la peggior classe dell’Istituto”, per dirla con la sua terminologia” “ Non so, Watson” rispose Holmes” Nessun amico, nessun beneficiario nel testamento. Quell’uomo sembrava avere solo la scuola e le note disciplinari come interesse di vita. Non ho sprecato tuttavia la mattinata; infatti adesso conosco meglio la vittima... e forse anche l’assassino. La Direttrice ha detto che ci attenderà ai cancelli dell’Istituto con la custode Prudence, non facciamo attendere delle signore. Su, Watson, non c’è tempo da perdere; partiamo subito per la sede scolastica.» E partimmo. Come arrivammo alla Fermi High School, incontrammo intorno al cancello - la scuola era chiusa quel giorno – un gruppo di studenti riuniti accanto al vialetto di ingresso. Avevano espressioni serie, ma non sembravamo particolarmente preoccupati.” Eppure – osservai rivolto verso Holmes - se questi ragaz- zi sono coinvolti come credo, nel delitto del professore che avrebbe potuto sospenderli, dovrebbero mostrare un’aria più preoccupata” “ Non credo che il nostro mistero abbia a che fare con questi studenti” tagliò corto Holmes, che si affrettò a raggiungere la Preside, che ci corse incontro con sollecitudine. «Vi aspettavo », esclamò stringendoci la mano e presentandoci Prudence, una accigliata e giunonica donna. Holmes le fissò insistentemente il petto ed io stavo quasi sentendomi imbarazzato per lui quando le chiese: “Mrs. Prudence, lei è forse tornata da poco tempo dall’India?” “ Si – rispose stupita la donna, arrossendo di colpo – come lo ha Maggio 2016 www.fermitivoli.gov.it capito?” “ Elementare – disse Holmes – lei indossa un ciondolo di acquamarina, la cui provenienza e fattura nel nostro XIX secolo sono di indubbia origine delle nostre colonie indiane. E inoltre – aggiunse, mettendo in visibile imbarazzo la poverina – sicuramente stava cucinando qualche pietanza con aggiunta di quella nuova spezia….come si chiama Watson? Ah si, curry, se ne sente l’odore impregnato nelle sue vesti” “ E’ vero, Mr. Watson – rispose Prudence accigliandosi ancor di più “ sono stata 10 anni in India e ho ottenuto questo impiego qualche mese fa. Alla cucina locale indiana ci siamo, ehm…mi sono abituata, e quando posso la ripropongo anche qui in Inghilterra” «Bene, non vi farò perdere altro tempo», disse Holmes, mentre Prudence prendeva congedo e la Direttrice ci accompagnava all’interno. L’atrio della scuola dava accesso su un corridoio dalle pareti gialle sul quale si aprivano delle stanze. Holmes volle esaminare subito la in cui il professor Constant era morto. Era una stanza accogliente. Holmes girò lo sguardo tutt’intorno, notando ogni minimo particolare. «Dove comunica quel campanello?», chiese alla fine, indicando un grosso cordone che pendeva a fianco della scrivania,. «Nel gabbiotto dei collaboratori scolastici.» «Sembra più nuovo degli altri oggetti.» «Sì, è stato messo un paio di mesi fa.» «Mi scusi un attimo, mentre controllo il pavimento», disse Holmes. Si gettò bocconi, con la lente in mano, strisciando rapidamente avanti e indietro, esaminando accuratamente le fessure fra le tavole di legno. Poi, fece la stessa cosa con i pannelli di rivestimento delle pareti. Alla fine, si accostò alla scrivania massiccia per qualche minuto facendo corre- re lo sguardo su e giù lungo il muro. “Questo tavolo è ancorato al suolo” osservò il mio amico Holmes “Non lo era oppure non lo avevo mai notato” rispose la Direttrice. Holmes poi prese il cordone del campanello e gli diede uno strattone violento. «Perbacco, è finto», disse, «non è nemmeno collegato a un filo elettrico. Questo è molto interessante. Come può vedere, è fissato a un gancio proprio sopra alla piccola apertura del ventilatore.» «Ma è assurdo! Non me n’ero mai resa conto.» «Molto strano», borbottò Holmes tirando il cordone. «Ci sono un paio di cose assai strane in questa stanza. Ad esempio, il costruttore doveva essere molto stupido per aprire un foro di ventilazione che dà in un’altra stanza quando, con la stessa fatica, poteva benissimo aprirlo comunicante con l’esterno, per far passare l’a- 13 ria!» «Anche quello è stato fatto da poco», disse la Preside. «Nello stesso periodo in cui è stato messo il cordone da campanello?», osservò Holmes. «Sì, certo; in quel periodo sono stati fatti moti piccoli cambiamenti.» «Cambiamenti, a quanto pare, molto interessanti: campanelli che non suonano e ventilatori che non danno aria. » «Mrs. Livingstone», continuò Holmes, «è assolutamente essenziale che lei segua alla lettera i miei consigli. In primo luogo, lei , il mio amico e io dobbiamo passare la notte in questo ufficio, ma lei non deve dire niente a nessuno.» La donna e io lo guardammo sbalorditi. «Lasci che le spieghi: finga di salutarci e faccia andar via il personale, poi faccia finta di andar via anche lei facendoci rientrare tutti poco dopo» «Ma cosa intendete fare?» «Passeremo la notte nella biblioteca per cercar di scoprire la causa di questo omicidio. » Holmes e io non incontrammo difficoltà nel ritornare a scuola con la Preside, una volta usciti tutti i pochi collaboratori ancora in servizio. «Sa, Watson», mi disse Holmes mentre stavamo seduti uno accanto all’altro avvolti nell’ombra della sera che stava calando, «in verità, esiste un pericolo ben preciso.» «Non ho visto niente di speciale, a eccezione del cordone del campanello e confesso che non riesco a immaginare a cosa possa servire.» disse Mrs. Livingstone. «Ha visto anche il foro di aerazione.» «Sì, ma non ci vedo nulla di strano in una piccola apertura fra due stanze. È talmente stretto che non ci passerebbe nemmeno un topo.» «Ero certo che avremmo trovato quel foro di aerazione ancora prima di venire qui.” mormorò Holmes. La storia continua nel prossimo numero Chi, oltre al nostro mitico professor Campoli, avrebbe potuto disegnare questa vignetta? E così abbiamo scoperto un’altra delle tue numerosissime qualità . I.T.C.G. “E. Fermi” Tivoli - Via Acquaregna, 112 IL FERMI INCONTRA IL TERRITORIO SCUDERIE ESTENSI Martedì 24 maggio 2016 - ore 17.00 Tivoli - Piazza GaribaldI Visita il canale ufficiale del Fermi, sono già presenti i materiali audiovisivi dell’ Internet Day e del Progetto Unesco. https://www.youtube.com/channel/UC5Nat8g_CIXAisIlXmBqdHg ee! Proponi le tue id In redazione in questo numero: Sophia Rencricca, Lucrezia Lombardozzi, Andrea Durante, Luigi Toselli, Emanuele Lanuti, Francesca Langiotti, Francesca Olivieri, prof. Alessandro Prato, Franca De Santis, Veronica De Santis, prof. Mirko Campoli, Michela Savini, Michela Giombi, Beniamino Coia, classi IV D e IV E Ha coordinato il lavoro di redazione prof.ssa Tiziana Pompili. Progetto Grafico e Impaginazione prof. Pietro Rossi Ideazione Grafica della Testata Punti Fermi Renato Dell’Uomo classe IH Editore I.T.C.G Enrico Fermi Tivoli - Via Acquaregna, 112 00019 Tivoli (RM) Tel. 06121126985 - 06121126986 email: [email protected] Il nostro giornalino è consultabile online sul sito istituzionale del nostro istituto: http://www.fermitivoli.gov.it/, oppure sulla pagina facebook ufficiale della nostra scuola