Numero 1 - maggio 2016

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Numero 1 - maggio 2016
BIMESTRALE
NUMERO 1 - MAGGIO 2016
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BUDAPEST 2016
Come avete visto, abbiamo dedicato la copertina del nuovo numero di Puntifermi a
Budapest.
E’ il nostro modo di salutare l’anno scolastico
che si avvia alla conclusione con un ricordo
recente e meraviglioso
che si faccia augurio. A
tutti i ragazzi che c’erano auguriamo che quei
quattro giorni siano le
prove generali di un futuro prossimo a cui non
manchi nulla di quello
in Ungheria c’era: amicizia, gioia, condivisione, leggerezza, voglia di
vivere, di divertirsi, di
esplorare e conoscere il
mondo. Che sia questa
leggerezza un po’ timida e un po’ spericolata
ad accompagnare le vostre vite. Ora, le vostre
vite sono graziate dal
miracolo dei venti anni.
Quando saranno alle
spalle, attingete sempre al tesoro messo da
parte in quelle ore, in
quei minuti volati via
troppo in fretta. Troverete sempre qualcosa
che può esservi utile
e di sicuro ritroverete
voi stessi e la vostra
autenticità. Ai ragazzi
che non c’erano auguriamo di vivere presto
un’esperienza altrettanto densa di emozioni
belle.
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La redazione di Punti fermi
intervista la Dirigente
Foto di Andrea Durante
Per gli alunni, il Dirigente scolastico è una figura talvolta un po’ enigmatica. Chiuso nel proprio ufficio di Presidenza a lavorare, oppure fugacemente incontrato durante i consigli
di classe o in auditorium per la presentazione di qualche evento della scuola. Una figura di riferimento, che coordina tantissime attività, intrattiene dialoghi con le famiglie, con i
professori, ma … noi avevamo il desiderio di conoscere più da vicino la “nostra” Dirigente, la professoressa Laura Giovannelli. Ne avevamo intuito le doti di cordialità e gentilezza
anche solo incontrandola nei corridoi della scuola, ma chiederle un’intervista ci metteva un po’ in soggezione, non lo neghiamo! E invece, non solo ce l’ha concessa molto volentieri,
ma quando ci ha accolto nel suo ufficio ci siamo sentiti immediatamente a nostro agio: nel luogo giusto, al momento giusto, con la persona giusta. Una chiacchierata da cui abbiamo
tratto tanti spunti di riflessione, svoltasi in un clima rilassato e cordiale. Ve la riportiamo per intero, non prima di aver ringraziato la Preside per il tempo prezioso che ci ha concesso!
D. Salve Preside. Abbiamo qualche
curiosità da sottoporle. Innanzi tutto,
da quanto tempo svolge la professione di Dirigente Scolastico?
R. Da dieci anni.
D. Diventare Dirigente è stato un
fatto accaduto in modo casuale o
programmato?
R. È stato un fatto programmato perché
ero interessata a svolgere questa professione.
D. Che cosa si aspettava prima di arrivare all’Istituto Fermi?
R. Non conoscevo assolutamente la realtà
dell’istituto tecnico non avendolo frequentato
né da insegnante né da preside; pensavo che
le materie, essendo ltecniche, non lasciassero
spazio alla creatività. Invece qui mi sono
ricreduta.
D. Che cosa ha provato nel momento in cui ha vinto il concorso?
R. Sono stata felicissima perché era quello
che volevo, avevo studiato tantissimo e avevo
raggiunto il risultato desiderato.
D. Ci dice che cosa prova agli scrutini quando un alunno viene bocciato?
R. Bella domanda! Intanto, mi dispiace
tantissimo perché è un anno di vita di un
ragazzo che si conclude in maniera negativa.
Me la prendo un po’ con gli insegnanti e un
po’ con gli alunni. Con i primi perché non
hanno saputo mettere in atto le strategie che
occorrono per far sviluppare l’interesse del
ragazzo invogliandolo così a studiare; con i
secondi perché non hanno capito l’importanza dello studio.
D. Che consiglio darebbe ad un alunno che sta per diplomarsi e a uno che
si sta per iscrivere?
R. Ad un alunno che sta per diplomarsi
consiglierei di riflettere bene su quello che
vuole fare nel suo futuro per intraprendere
la strada giusta, dedicandosi al massimo a
ciò che gli interessa. Ad un alunno che sta
per iscriversi consiglierei di dare la giusta
importanza alla scuola e di studiare tanto
in maniera tale da raggiungere gli obiettivi
desiderati.
D. Che cosa ne pensa del giornalino
scolastico?
R. Beh, il giornalino scolastico è una bellissima cosa! È la voce degli studenti, dà la
possibilità ad ogni ragazzo di esprimere la
propria idea e allo stesso tempo dà la possibilità all’esterno di conoscere quello che si
fa nella scuola.
D. Ci racconta un episodio particolare vissuto da insegnante e uno da
preside?
R. Di episodi particolari ce ne sono stati
tantissimi, ho insegnato per 26 anni. Essendo stata un’insegnante di francese, uno
che ora ricordo è quello in cui i ragazzi di
terza media mi hanno abbracciata e ringraziata tutti insieme sul treno al momento
della partenza, perché con tanta fatica ero
riuscita ad organizzare un viaggio a Parigi.
Da preside sicuramente ce ne sono, ora non
me ne viene in mente uno in particolare, forse la soddisfazione di aver visto i ragazzi
trasformare completamente il loro atteggiamento/ il loro modo di porsi perché ce ne
siamo presi cura tanto.
D. Come concilia vita lavorativa e
vita privata?
R. Non ho assolutamente problemi! Ho
tutto il tempo di dedicarmi sia alla scuola
sia alla casa.
D. Dato che ha visto molte generazioni, cosa ne pensa di quella attuale?
R. Penso che sia una generazione che ha
tante opportunità, molto più di quelle che
aveva la mia generazione, ma che è anche
molto fragile e non riesce a sfruttarle.
D. Le manca insegnare? E se tornasse indietro cambierebbe qualcosa?
R. Non mi manca l’insegnamento anche se
mi è piaciuto tantissimo e l’ho fatto molto
volentieri e non cambierei nulla se non qualche minimo particolare, perché mi sono sempre impegnata molto e quindi penso di aver
fatto le cose nella maniera giusta, dando il
massimo agli studenti.
D. Film, libri, musica. Consigli da
darci?
R. A questa domanda la risposta è difficile! Nel senso che il libro, il film e la musica sono cose che fanno parte della nostra
vita, del nostro vissuto, per cui consigliare
un libro o un film non avrebbe senso, perché appunto ciò che fa parte della mia vita,
non fa parte della vita di un’altra persona,
magari potrebbe assolutamente non piacere.
Il libro, addirittura, se letto più volte ha un
sapore/significato diverso, perché è diverso il
momento della vita in cui lo leggiamo. Per
quanto riguarda la musica, a me piace molto quella classica, quindi potrei consigliare
ai ragazzi di accostarsi ad essa, perché spesso dicono che a loro non piace, forse perché non la conoscono; direi loro di ascoltare
qualche notturno di Chopin e poi di incontrarci per dirmi cosa hanno provato.
Intervista a cura di
Lucrezia Lombardozzi e Sophia Rencricca.
Foto di Andrea Durante.
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Leopardi
e il desiderio del piacere
Nel luglio del 1820 Leopardi scrive
nello Zibaldone una serie di pensieri dedicati al tema del piacere che
è definito lo scopo di tutti i nostri
pensieri e azioni; il piacere è oggetto
di un desiderio senza limiti connesso
con l’amor di sé. Questo desiderio,
tuttavia, non si realizza mai pienamente perché ogni cosa in natura è
limitata: tra l’aspettativa del piacere
e il piacere realmente conseguito
esiste sempre uno scarto, un vuoto.
Questo piacere infinito che l’uomo
desidera è dunque un’illusione, una
chimera; a conferma di ciò basti citare un passo del bellissimo Dialogo
di Torquato Tasso e del suo Genio
familiare, tratto dalle Operette morali: “Genio: Che cosa è il piacere?
Tasso: Non ne ho tanta pratica da
poterlo conoscere che cosa sia. Genio: Nessuno lo conosce per pratica,
ma solo per ispeculazione: perché il
piacere è un subbietto ispeculativo, e
non reale; un desiderio, non un fatto; un sentimento che l’uomo concepisce col pensiero e non prova; o
per dir meglio un concetto e non un
sentimento”.
Il desiderio del piacere infinito ha
nell’uomo un fondamento materiale e sensibile radicato nel corporeo perché egli aspira a una felicità
concreta, sperimentabile attraverso i
sensi e, allo stesso tempo, illimitata;
da questo scaturisce l’insuperabile
contraddizione che secondo Leopardi caratterizza la condizione umana
e che è causa dell’infelicità. L’unica
possibilità che l’uomo ha di superare
questa contraddizione è raffigurarsi
il piacere attraverso l’immaginazione, una facoltà a cui infatti Leopardi
riconosce, a partire dai famosissimi
versi della poesia L’infinito una funzione benefica di grande rilievo e
dalla quale dipendono anche la spe-
ranza e le illusioni. Nella lettera all’amico Pietro Giordani del 23 giugno
1823 Leopardi scrive che le illusioni
non sono “mere vanità, ma cose in
certo modo sostanziali, giacché non
sono capricci particolari di questo e
di quello, ma naturali e ingenite essenzialmente in ciascheduno, e compongono tutta la nostra vita”.
Tuttavia neanche l’immaginazione
può concepire l’infinito, ma semmai un suo surrogato, l’indefinito,
cioè qualcosa di cui non si vedono
i limiti e che può quindi dare l’impressione dell’infinità, come quando
guardiamo il mare che si perde all’orizzonte e ci sembra appunto senza
limiti. Per questi motivi le sensazioni
congeniali all’immaginazione scaturiscono da ciò che non conosciamo
con certezza o che vediamo solo in
parte perché nascosto da qualcosa,
o perché troppo lontano rispetto al
nostro punto di osservazione, come
ad esempio un viale di alberi di cui
non scorgiamo la fine, un canto udito da lontano che si perde nell’aria
ecc. E’ proprio questo senso di vaghezza e di confusione che ci diletta
perché in queste occasioni “l’anima
si immagina quello che non vede,
che quell’albero, quella siepe, quella
torre gli nasconde, e va errando in
uno spazio immaginario, e si figura
cose che non potrebbe, se la sua vista si estendesse da per tutto, perché
il reale escluderebbe l’immaginario”.
(Zib. 171).
L’incapacità della facoltà immaginativa di concepire un ente infinito
deriva in Leopardi dalla sua concezione materialista dell’uomo in base
alla quale la sensazione e l’esperienza sono l’origine di tutte le nostre
conoscenze, l’esistenza delle idee
innate è negata e il pensiero non è
un ente spirituale separato dal cor-
po, anzi ne è parte integrante perché
senziente e pensante è, nell’uomo, la
materia stessa, il cervello, non l’anima (Zib. 4288). Per questo nell’ideario leopardiano il concetto stesso di
spirito o comunque di qualsiasi ente
immateriale è un concetto vuoto,
“una parola senza idea” (Zib. 4111;
vedi anche Zib. 4251).
La costante e insoddisfatta esigenza di infinito e di assoluto non è
orientata da Leopardi verso un’entità trascendente, ma verso la realtà
terrestre. Questo infinito e questo
assoluto non implicano l’esistenza
di una realtà “altra” rispetto a quella
terrestre, ma a una piena realizzazione delle facoltà vitali terrene.
Dal rapporto di reciproca complementarità che lega l’anima con il
corpo deriva che tutti i nostri desideri e le nostre emozioni, anche quelle
più spirituali, hanno sempre un fondamento materiale. Il fattore passionale e illusivo dipende dal vigore del
corpo. Allo spiritualismo, che proprio nella prima metà dell’Ottocento viene rivalutato, Leopardi replica
con le parole del famoso Dialogo di
Tristano e di un amico: “il corpo
è l’uomo; perché (lasciando tutto il
resto) la magnanimità, il coraggio, le
passioni, la potenza di fare, la potenza di godere, tutto ciò che fa nobile
e viva la vita, dipende dal vigore del
corpo, e senza quello non ha luogo”.
La generale prevalenza che la materia esercita sullo spirito rende le facoltà della mente influenzabili dalle
sollecitazioni fisiche e sensibili. In
particolare l’immaginazione, proprio perché è la facoltà produttrice
delle immagini derivanti dagli organi
di senso, “è visibilmente sottoposta
a mille cause totalmente fisiche che
la commuovono o scuotono, o l’assopiscono o intorpidiscono, la solle-
vano e la deprimono, l’eccitano e la
raffrenano, la scaldano o l’agghiacciano (Zib. 3388).
L’immaginazione realmente forte,
vivace, fruttuosa e creatrice è propria
della giovinezza, l’età in cui il vigore
del corpo è massimo e l’inclinazione
all’allegria e all’entusiasmo è ancora
profonda. L’animo dei giovani è in
continuo subbuglio, essi tendono
ad animare le cose che li circondano perché scambiano l’immaginato
con il presente, sono inclini a vedere gli aspetti più diversi e inconsueti
del mondo che gli adulti invece non
sono più abituati a percepire. Per
questo ai fanciulli è così congeniale
l’immaginazione che fa vedere gli
oggetti come “doppi”: “Egli vedrà
cogli occhi una torre, una campagna;
udrà cogli orecchi un suono d’una
campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre,
un’altra campagna, udrà un altro
suono. In questo secondo genere di
obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose” (Zib. 4418). Alla giovinezza come età d’oro dell’immaginazione Leopardi associa l’antichità (in
particolare la civiltà greca e romana)
che per lui rappresentava la vita ancora libera dal razionalismo disgregatore e dall’ascetismo mortificante.
Allo stesso tempo all’immaginazione Leopardi riconosce una funzione
sintetica nell’ambito del processo
conoscitivo, poiché è in grado di cogliere analogie e corrispondenze tra
le cose più diverse; questi collegamenti sono imprevisti e inconsueti
perché la facoltà immaginativa è uno
strumento multiplo e imprevedibile,
che al solo tocco di una corda può
rendere diverse e strane vibrazioni.
Prof. Alessandro Prato
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Invito al CinemA: INDOVINA
Le vite degli altri CHI SONO?
Ci sono film che vanno guardati
perché non si limitano ad intrattenere ma raccontano, mostrano ed
educano.
E’ il caso del film “LE VITE DEGLI ALTRI”, di Florian Henckel
Von Donnersmarck, prodotto
nel 2006 e vincitore del premio
Oscar per il miglior film straniero.
Durante la narrazione si possono
notare due protagonisti: l’agente
della Stasi Gerd Wiesler e lo scrittore Georg Dreyman. Lo sfondo è
quello della Germania dell’Est nel
1984; la caduta del muro è vicina
ma i personaggi non lo sanno e
continuano a vivere un’esistenza
oppressa e, per quanto riguarda
l’agente, vuota e priva di affetto.
A separare i due personaggi c’è un
abisso, è come se anche tra di loro
ci fosse un muro. Anche se Dreyman ha una presenza maggiore nel
film non è lui il personaggio principale, bensì lo è Wiesler. E’ proprio lui a suggerire ai suoi superiori che lo scrittore, uno dei pochi
intellettuali della DDR insospettabile, possa essere un dissidente.
La vita quotidiana di Dreyman
non è quindi la protagonista, ma
è soltanto un mezzo attraverso il
quale l’agente della Stasi si trasforma, da freddo calcolatore senza
scrupoli ad un uomo in grado di
trovare emozioni, che ha piacere
di leggere le poesie di Brecht ma
che, allo stesso tempo, non se la
sente di denunciare Dreyman e
i suoi amici nel momento in cui
stanno per far arrivare, alla stampa
occidentale, un articolo sui suicidi
degli intellettuali della Germania
dell’Est.
Il film è stato visto dalla classe IV
D durante la settimana di pausa
didattica per il recupero e il potenziamento; ha fornito molti spunti di riflessione e discussione che
hanno coinvolto tutti gli alunni.
La trama ci ha appassionato perché tiene in ansia e in angoscia
contemporaneamente, sorprende
perché scava in fondo ai personaggi lasciando lo spettatore col
fiato sospeso. Una delle parti più
coinvolgenti è stata quando la moglie di Dreyman ha subito un incidente con la conseguente ammissione, da parte di Wiesler, di aver
rimosso la macchina da scrivere
per evitare l’arresto dello scrittore.
In conclusione, non rimane che
consigliare questo film che permette non solo di conoscere la
storia recente ma anche di non ripetere gli errori commessi da chi
ci ha preceduto.
Sophia Rencricca, IV D
Dietro i visi dolci e vispi di questi bambini, dietro la
grazia di queste giovani donne, dietro le timidezze di
questi giovani uomini si celano i volti a voi molto noti
di alcuni professori.
Li riconoscete?
Al prossimo numero scoprirete se avete oppure no
indovinato!
La nostra esperienza
al Museo Civico di Tivoli
La classe 3G del corso CAT sta svolgendo in questo anno giubilare un
progetto di alternanza scuola lavoro
presso il Museo Civico di Tivoli, situato in piazza Campitelli e inaugurato il 22 Dicembre 2015.
Questa collaborazione è stata possibile perché il Comune di Tivoli ha
chiesto al nostro Istituto la disponibilità dei ragazzi a svolgere il ruolo di
guida all’interno del museo stesso.
Questa esperienza ci ha permesso di
relazionarci con persone di ogni tipo,
che non siano soltanto nostri coetanei o nostri professori.
Potrebbe sembrare semplice relazionarsi con gli altri ma non lo è per
tutti.
Con questa esperienza abbiamo avuto
anche l’occasione di conoscere meglio
la storia di Tivoli.
All’interno del museo sono esposti alcuni libri del fondo antico ma soprattutto è esposta la Deposizione Lignea,
gruppo scultoreo realizzato in massello risalente ai secoli XII-XIII.
Per poter effettuare questa attività
abbiamo studiato la struttura del museo e i cambiamenti che sono stati
apportati per mezzo del restauro, oltre ai libri antichi e alla Deposizione.
Esperienze come questa sono interessanti e soprattutto formative per
noi ragazzi.
Giulio Valerio Purificacao Correia,
Roberto Toselli, Francesca Cicchetta.
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A PACE E ACQUA
Il giorno 19 aprile 2016 nel nostro
Istituto alcuni operatori della SEPM
(settore educazione alla pace e alla
mondialità) della Caritas di Roma,
hanno tenuto una conferenza, rivolta a tutte le classi quinte, per presentare il progetto “A pace e acqua
- diritto all’acqua, diritto alla vita”.
Definiamo innanzitutto chi è e cosa
fa la Caritas. La Caritas è un organismo pastorale finalizzato a promuovere la testimonianza della carità in vista dello sviluppo integrale
dell’uomo, della giustizia sociale e
della pace, con particolare attenzione agli ultimi, a prevalente funzione pedagogica.
Infatti, una delle sue attività fondamentali è l’attuazione di campagne di solidarietà; generalmente,
quando pensiamo alla solidarietà, la
prima cosa che ci viene in mente è
quella specie di sentimento di compassione che proviamo alla vista di
persone che ci sembrano più sfortunate di noi, che non hanno una casa,
che chiedono l’elemosina agli angoli delle strade, che lavano i vetri
delle nostre automobili ai semafori.
Eppure, la parola solidarietà ha un
significato molto più grande, che va
oltre la pietà e la compassione. Essere solidali vuol dire pensare ed
agire in maniera ferma e perseverante per il bene comune.
Purtroppo, tuttavia, oggi non tutti
vivono operando nel bene; infatti,
anche se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che
:«…l’avvento di un mondo in cui
gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato
proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo…», La libertà dal
bisogno è ancora un’aspirazione. Il
soddisfacimento del bisogno basi-
DIRITTO ALL'ACQUA,
DIRITTO ALLA VITA
lare di ogni individuo, mangiare e
bere, non è un diritto per oltre 700
milioni di persone. Secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, si parla di “accesso sostenibile
all’acqua potabile” quando la fonte
d’acqua è distante meno di un chilometro dal luogo in cui viene utilizzata e quando permette l’utilizzo
giornaliero sicuro di almeno 20 litri
a persona. Invece, in molti paesi
come Congo e Mozambico questo
non è possibile, per loro infatti l’acqua è una merce e non un diritto
e per questo nascono anche molti
conflitti armati per la concessione
dei pozzi e delle sorgenti d’acqua.
Per queste ragioni, la Caritas ha
sviluppato questo progetto e attua
questa campagna di sensibilizzazione per rendere i ragazzi consapevoli di un problema che si sta ag-
gravando sempre di più. Con questa
campagna, inoltre, si collabora alla
costruzione di un pozzo in Giordania.
Un’altra attività molto importante
organizzata dalla Caritas è quella
del Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 64/2001, un modo
di difendere la patria, il cui dovere
è sancito dall’articolo 52 della Costituzione. È la possibilità messa a
disposizione dei giovani, dai 18 ai
28 anni, di dedicare un po’ di tempo della propria vita a favore di un
impegno solidaristico per il bene di
tutti e quindi come valore della ricerca di pace. Il Servizio Civile ha
una forte valenza educativa e formativa, è un’importante occasione
di crescita personale, un prezioso
strumento per aiutare le fasce più
deboli della società contribuendo
allo sviluppo sociale, culturale ed
economico del nostro Paese. Dura
12 mesi con almeno 30 ore settimanali di impegno; è previsto un
rimborso mensile di 433,80 euro.
Le aree di intervento nelle quali è
possibile prestare il Servizio Civile
riguardano i seguenti settori: assistenza protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale,
educazione e promozione culturale,
servizio civile all’estero.
Lo stage sciistico a
San Martino di Castrozza
Dal 6 al 12 marzo siamo stati a San Martino di Castrozza per uno stage
sportivo fra le montagne. Che bella settimana! Ci siamo proprio divertiti! Ma abbiamo anche imparato diverse cose: da come migliorarci sotto il
punto di vista sciistico a come gestire noi stessi grazie alla libertà affidataci.
La bravura e la pazienza dei maestri di sci sono state notevoli. Anche con
il tempo non ci è andata malissimo. I primi due giorni è nevicato ma si
sciava comunque bene; mercoledì e giovedì splendeva il sole, forse un po’
troppo, a dire il vero! Il clima, comunque, non ci ha fermato! Abbiamo
recuperato con la sciata notturna: un eccezionale mix di neve perfetta, illuminazione e poche persone. Venerdì è stata una bella giornata, rovinata
solo dalla prospettiva del ritorno imminente. Si dice che il viaggio sia la
parte più bella ma per quella metà in cui ero sveglio posso dire che non è
del tutto sbagliato neanche questo. Speriamo di ripetere l’esperienza anche
il prossimo anno! Un ringraziamento particolare ai nostri accompagnatori,
cioè i professori Badaracco, Buonopera, Ellari, ritratti insieme a noi ragazzi
nella foto.
Emanuele Lanuti, I C
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Intervista doppia a due professori !
Con questo numero del giornalino scolastico abbiamo tentato di trasportare su carta stampata la ben nota modalità di intervista televisiva nota grazie al programma “Le Iene”: l’intervista doppia.
Non l’abbiamo fatto per fare un omaggio alla trasmissione televisiva, ovviamente! Piuttosto, ci piace il fatto che con l’intervista doppia si possano confrontare modi di pensare, di guardare il mondo,
di rapportarsi agli altri e risaltino subito le differenze che ci sono dietro un’apparenza che, in superficie, sembra rendere uguali tutto e tutti. Tiziana Pompili e Max De Sena sono due docenti di
Lettere che si sono prestati molto volentieri. Leggete l’intervista e fate le vostre riflessioni su di loro, sul loro modo di vedere la scuola e i giovani. Noi che li abbiamo intervistati possiamo dire che,
pur nelle numerose differenze, una cosa li accomuna di certo: la passione con cui svolgono la professione di insegnante.
D. Quando ha capito di voler diventare insegnante?
R. Pompili: Non c’è stato un momento in cui l’ho capito. L’ho sempre
saputo. Sin da bambina, ho capito che
a scuola succedeva qualcosa di speciale, che poteva succedere solo a scuola e
non altrove: imparare insieme agli altri.
Una dimensione unica e irripetibile per
chiunque, ma non per un insegnante.
Volevo stare a scuola per continuare ad
imparare, o stando seduta tra i banchi o
sedendo in cattedra.
R. De Sena: In realtà da sempre.
Quando ero bambino, dopo aver giocato a soldatini di piombo, il mio gioco
preferito (immaginavo battaglie in cui
ci fossero vinti e vincitori) chiedevo
ai miei amici di prendere il quaderno
perché avrei dettato il famoso dettato
ortografico, mi divertiva molto ; inutile dire che tutti se ne andavano alla mia
richiesta aahaha; volevo chiaramente
imitare il mio maestro ! Alle superiori,
invece, facevo ripetizioni in casa di italiano e latino, mi gratificava tentare di
risolvere le lacune scolastiche dei mie
amici . All’età di 22 anni e per tre anni
di seguito, quindi durante l’Università,
ho iniziato a lavorare nelle scuole medie di Guidonia, con “contratti d’opera
intellettuale”, in progetti legati al teatro,
la mia grande passione, visto che avevo
già sostenuto diversi esami inerenti alle
discipline dello spettacolo e il Dirigente,
su mia richiesta, mi permetteva, anche,
di seguire le lezioni dei docenti di italiano, per imparare quella che ero sicuro
sarebbe stato il mio futuro. Quindi, con
orgoglio, posso dire che ho iniziato ad
insegnare giovanissimo.
D. Qual è la cosa che le piace di più
del suo lavoro?
R. Pompili: La possibilità di entrare in
empatia con gli alunni e vederli crescere
tra mille confusioni, incertezze e sforzi,
vederli ogni giorno un po’ più consapevoli di sé. E, inoltre, amo aver a che
fare sempre con lo studio e l’approfondimento delle “mie” materie.
R. De Sena: Il “ reiventarsi” ogni giorno; mi spiego meglio: l’insegnamento è
vita, passione, se ti senti annoiato nel
fare questo lavoro, trasmetti inevitabilmente tale noia ai ragazzi e questo non
deve accadere. Dunque la soluzione è
proporre ogni giorno, quotidianamente,
soluzioni didattiche diversificate attraverso lezioni dinamiche, sperimentali,
perché no, ludiche, in cui il ragazzo possa “accendersi” e possa interagire con
entusiasmo col docente, per esempio
accogliendo le richieste di trattare specifici argomenti di loro interesse. Il docente deve essere “una lampadina sempre accesa” e , certamente, non sempre
è semplice. Inoltre, stare a contatto con
i ragazzi ti rende “eternamente giovane” ahahhaha, e ti permette di andare
al passo con i tempi! O no?
D. Perché la scelta di insegnare materie umanistiche?
R. Pompili: All’inizio non l’ho scelto. E’ come se le materie umanistiche
avessero scelto me. Le studiavo perché
leggere le opere di autori di oggi o di
duemila anni fa, oppure conoscere il
passato della storia dell’uomo mi ha
sempre procurato piacere. Più tardi, ho
capito il motivo di questo amore per
l’arte in generale. La spiegazione me l’ha
data Dostojesvskji, con una sua celebre
frase: “La bellezza salverà il mondo”.
L’arte, in tutte le sue forme (letteratura,
arti visive, musica) è bellezza. E di bellezza l’uomo ha sempre bisogno. Come
risarcimento alle difficoltà della vita o
come via di fuga nei momenti in cui le
cose nel mondo non vanno tanto bene.
Se stessimo tutti più a contatto con la
bellezza, saremmo persone migliori.
Tutti, nessuno escluso.
R. De Sena: Ho sempre amato la letteratura e la lettura in genere, e questo
grazie anche alla mia naturale, innata
sensibilità caratteriale che mi ha portato ad essere curioso e , a sua volta, tale
curiosità, mi ha sempre spinto ad interpretare le cose, le persone, il mondo.
Ecco, le materie umanistiche portano
a questo, ad accrescere la propria sfera
emotiva e a vedere la realtà sotto altri
mille punti di vista.
D. Tre pregi e tre difetti del suo carattere.
R. Pompili: Direi che la capacità di
ascoltare gli altri, la curiosità e la disponibilità sono tre caratteristiche che
mi contraddistinguono positivamente;
tendo ad essere disordinata, lenta nel
correggere i compiti in classe e molto
permalosa!
R. De Sena: Non ho difetti ! Solo pregi!
Passiamo oltre, grazie! Scherzo ahahah!
Tra i pregi la sensibilità, la disponibilità e l’essere eternamente grato ad una
persona da cui ricevo del bene; tra i difetti invece sicuramente l’essere istintivo, devo imparare a contare migliaia di
pecore prima di rispondere o di agire a,
l’essere un pochino permaloso e, a volte, troppo vanesio...ahahah
D. Come si vede tra dieci anni?
R. Pompili: Più ricca di esperienza e
di vita, curiosa come oggi di conoscere
il mondo e le persone, con tanta voglia
di imparare e di crescere ancora. Spero
di non diventare mai una persona che
presume di essere arrivata a qualche destinazione definitiva, sentenziosa, che
impartisce consigli non richiesti e perle
di saggezza ai più giovani.
R. De Sena: Più vecchio , ahimè
D. Che cosa si prova ad avere davanti dei ragazzi che appartengono ad
una generazione diversa dalla sua?
R. Pompili: Per quanto mi riguarda, si
prova gratitudine. E’ un vero privilegio
stare sempre a contatto con giovani che
si misurano con tutte le prime volte a
cui la vita li mette davanti. Mi sento
privilegiata perché è come se tramite i
giovani , che si confrontano con tutte
le sfide di un mondo in rapido cambiamento, avessi una chiave in più anche io
per capire chi sono e come è il mondo
in cui vivo.
R. De Sena: Come ti spiegavo prima,
il bello dell’insegnamento è avere a che
fare sempre con giovani, con il loro
mondo, i loro pensieri, il loro modo di
interpretare la realtà, di agire, di vestire,
di ascoltare musica etc. Per noi docenti
questo significa essere continuamente
stimolati al confronto e a “reinventarsi”
nella didattica.
D. Che studente/studentessa era?
R. Pompili: Ero una studentessa molto diligente, che studiava con cura e che
approfondiva tutti gli argomenti che i
professori insegnavano a scuola. Ho
sempre avuto uno spiccato spirito di
ricerca. Ero anche una ragazza molto
insicura e timida.
R. De Sena: Ero uno studente normalissimo, studiavo con grande senso di
responsabilità, ma non è che facessi più
di quanto la scuola richiedesse. Facevo
semplicemente il mio dovere. Amavo le
materie letterarie, la storia dell’arte, pochissimo, invece, la matematica, ahimè,
che però studiavo raggiungendo discreti
risultati. Ero il giocherellone della classe, mi facevo sempre promotore di feste, che all’epoca si facevano solo a casa.
Mi piaceva scherzare: organizzavo continuamente scherzi ai miei compagni di
classe , ma li ricevevo anche , il tutto
sempre rispettando e mai offendendo
la sensibilità dell’altro . Bei tempi!
D. Che cosa vorrebbe dai ragazzi di
oggi?
R. Pompili: Nulla di più di quello che
vogliono e possono dare, al massimo
delle loro potenzialità. Ecco, questo mi
piacerebbe: che i ragazzi non si scorag-
giassero mai nel difficile compito di dare
sempre il meglio di se’, in ogni situazione della vita. E vorrei trasmettere loro
l’importanza della conoscenza e della
cultura come mezzi per essere liberi e
autonomi nelle decisioni più importanti
della vita. Cultura e conoscenza come
mezzo per coltivare sempre il dubbio
e per scappare a velocità di fuga dalle
facili certezze.
R. De Sena: Vorrei che fossero più curiosi nei confronti di ciò che li circonda,
vorrei che imparassero a ricevere più
“no” che “sì” , li rinforza , vorrei che
dessero più voce alle proprie emozioni !
D. C’è qualcosa che cambierebbe
del suo percorso lavorativo?
R. Pompili: No. Si può sempre migliorare, questo sì. E mi sto impegnando
per farlo. Ma sono soddisfatta di tutto
ciò che ho fatto finora, anzi, ne vado
orgogliosa. In particolare, sono fiera di
aver iniziato la mia carriera di insegnante nella scuola primaria. Se la riforma
della scuola dipendesse da me, farei iniziare dalla scuola primaria la carriera di
ogni docente.
R. De Sena: Assolutamente nulla, non
rimpiango nulla e tutto mi è servito
come esperienza per la mia crescita professionale.
D. Da 1 a10 quanto si ritiene un buon
insegnante e perché?
R. Pompili: Una sufficienza piena. Con
ampio margine di miglioramento! Credo di essere portata per questo mestiere, ma ho ancora molto da imparare per
diventare un’ insegnante da 10 e lode!
R. De Sena: A volte mi ritengo 10, a
volte 8, a volte 4 ! Quando torno a casa
mi chiedo sempre : “ Oggi che ho fatto di buono a scuola? Ho saputo dare
o no? Sono stato un buon animatore
oppure ho solo reso la lezione noiosa?”
e altre riflessioni ancora! Tendo a mettermi sempre in discussione. Cerco di
dare sempre il massimo, la docenza per
me è una grande passione, sono mosso
da questa missione, come vi ho spiegato
prima, da sempre , mi piace moltissimo,
mi è sempre piaciuto; in classe adotto
l’autorevolezza , con i ragazzi sono piuttosto severo, ma voglio solo che imparino, piano piano, a comprendere cosa sia
il sacrificio, la dedizione, la responsabilità, l’autonomia, ingredienti fondamentali per il saper vivere nella società, per
farsi spazio e senza avere troppi timori.
D. Che consigli darebbe a chi aspira
a fare il suo lavoro oggi?
R. Pompili: Consiglierei di non lasciarsi scoraggiare da tutto quello che oggi si
dice degli insegnanti, si pensa di loro e
si fa per loro. Si tace della parte più bella: possiamo continuare a studiare ciò di
cui siamo appassionati, stiamo sempre
tra i giovani, che non sono mai noiosi,
ogni nostra giornata, per quanto faticosa, è sempre piena di umanità.
R. De Sena: Non credo sia un lavoro
per tutti: se si riesce a vedere con gli
occhi dei discenti, se si riesce a percepire la realtà nello stesso modo in cui la
percepiscono i ragazzi , se c’è dedizione
e passione , allora la possibilità di diventare insegnanti potrebbe esserci !
a cura di Francesca Langiotti
Maggio 2016
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Invito alla Lettura:
Accabadora di Michela Murgia
Intervistato Francesco Casaroli e DaAccabadora è un romanzo di Michela
Murgia pubblicato nel 2009. La storia è ambientata nella Sardegna degli
anni Cinquanta e narra le vicende
della principale protagonista, Maria,
quarta figlia femmina di una vedova
poco amorevole, e di Tzia Bonaria, la
vecchia sarta. Costei, dopo un incon-
tro causale in una bottega della zona,
decide di occuparsi della bella Maria
e di prendersi cura di lei e lo ottiene
senza resistenza, dato che la bambina
veniva considerata un peso sia p dalla madre che dalle sue sorelle. Viene
adottata dall’anziana donna. Maria
era, pertanto, una fill’e anima, quella
figlia che Dio non ha mai concesso
all’anziana in gioventù, ma che arriva
in tarda età proprio come una benedizione voluta dal cielo. La bambina
rimane stupita dal rispetto e dalle attenzioni della nuova madre. Eppure,
c’è in questa donna, nei suoi silenzi
prolungati, nel vestito nero che indossa, una sorta di mistero. Bonaria
Urrai in realtà è l’accabadora del paese, in sardo significa appunto “colei
che finisce”.
Maria conoscerà solo in età adulta
della vera identità della donna, quando viene a sapere dal suo amico Adrìa,
che una notte aveva sorpreso l’accabadora mentre compiva la sua caritatevole opera. Proprio nei confronti
di suo fratello che aveva una gamba
amputata, a causa di un incidente in
un campo, e che l’aveva implorata di
porre fine alla sua sofferenza. Maria
rimane sconvolta e decide di partire
dalla Sardegna verso Torino. Il rapporto tra le due donna si spezza e la
voragine che si crea tra le due diventa
insanabile.
La ragazza trova lavoro a Torino
come baby-sitter. Qui fa conoscenza
con Anna Gloria e Piergiorgio, un ragazzo timido con cui instaura un rapporto di amicizia che viene frainteso,
tanto che un giorno i genitori del ragazzo decidono di licenziare Maria.
Un giorno la donna riceve una lettera
della sorella che la invita a ritornare
dell’isola a causa dell’aggravarsi delle
“...L’alternanza scuola-lavoro consiste
nella realizzazione di percorsi progettati, attuati, verificati e valutati, sotto la
responsabilità dell’istituzione scolastica
o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, i con le rispettive associazioni di rappresentanza, o con
le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli
studenti per periodi di apprendimento
in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro
art. 4 d.Lgs 15 aprile 2005, n. 77”.
Con queste battute iniziali apre la pagina internet del Ministero dell’Istruzione dedicata all’alternanza scuola-lavoro,
peculiare novità della Riforma scolastica, che l’ha resa obbligatoria per i ragazzi che in questo anno scolastico che sta
per concludersi frequentano la classe III
di qualsiasi scuola superiore.
Numerose sono le convenzioni con imprese ed enti pubblici e privati del territorio grazie alle quali la nostra scuola
sta garantendo lo svolgimento delle ore
di alternanza scuola-lavoro agli allievi.
Tra le varie iniziative relative all’ASL, le
classi terze della nostra scuola si sono
recate a Gaeta nei giorni 14-15-16 aprile
2016 per partecipare alla prima edizione del Festival dei Giovani. Per sapere
di che cosa si tratta, basta leggere ciò
che è scritto sul sito ufficiale dell’evento
(http://www.noisiamofuturo.net):”E’ il
nostro Festival! E’ il Festival di noi giovani che abbiamo voglia di farci ascoltare e capire, di confrontarci tra di noi e
con il mondo adulto, di imparare, sperimentare, informarci, divertirci e esprimere liberamente i nostri talenti.
Un grande evento annuale per incontrarsi e conoscersi in un contesto inizialmente nazionale e successivamente
europeo ed internazionale.
Una kermesse di dibattiti, seminari di
orientamento al futuro e scoperta delle
nuove professioni, workshop, percorsi
tematici, ma anche premiazioni delle diverse sezioni di competizione della web
community
NOISIAMOFUTURO,
presentazioni di iniziative e progetti,
concerti e spettacoli, azioni di cittadi-
condizioni di salute di Tzia Bonaria.
Maria lascia Torino e torna al paese
decidendo di accudire la donna così
come le aveva promesso. L’anziana
sopravviveva tra dolori lancinanti e
davvero insopportabili. Solo in quel
momento Maria ripensa alla sua idea
sul tema dell’eutanasia. Il romanzo
si conclude lasciando al lettore la
libertà di decidere se Maria abbia o
meno ucciso l’anziana, sua seconda
madre.
Sono rimasta molto colpita dalla tematica di questo libro, quello della
morte volontaria, cioè l’eutanasia,
e dalla descrizione della Sardegna
degli anni Cinquanta, in cui questa
era una pratica comune, affidata ad
una persona che svolgeva l’incarico
come se fosse un lavoro. Ho trovato, inoltre, interessante scoprire la
figura dei “Fillus de anima”, i bambini generati due volte, dalla povertà
di una donna e dalla sterilità di un’altra. In questo bellissimo romanzo,
la Murgia affronta alcuni temi, che
per lo più sono tabù, o quasi, e lo
fa usando un italiano perfetto, inserendo alcuni termini della sua lingua
madre, il dialetto sardo. Mi è piaciuto molto che l’autrice si sia limitata
a riportarci, un pezzo di storia italiana, degli anni cinquanta. E’ stata una
lettura fluida e piacevole. Penso che
sia uno di quei libri che almeno una
volta nella vita vale la pena leggere.
nanza attiva: un Festival della curiosità e
della voglia di essere protagonisti e fiduciosi del proprio futuro”.
I nostri ragazzi hanno partecipato stavolta a numerosi workshop che hanno
aperto loro uno sguardo sulle professioni del futuro, ma ci auguriamo che alle
prossime edizioni possano partecipare
con delle start-up da loro create grazie
alle loro competenze e alla loro creatività.
Come tutte le uscite didattiche, non
sono mancati i momenti di condivisione di esperienze e divertimento con
amici ed insegnanti. Da inserire fra le
esperienze belle e indimenticabili di
questo anno scolastico che si avvia
alla chiusura. Da ripetere.
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Fotti il sistema: studia!
Riflessione-invito di una ex studentessa del Fermi
Dubbio, incertezza, indecisione:
sono gli elementi che caratterizzano la scelta.
Io credo che si è davvero troppo
piccoli, terminata la scuola media,
per scegliere il percorso formativo
da intraprendere. Io, molto semplicemente, non mi ero ancora posta la domanda alla base del futuro: “cosa voglio fare o meglio, chi
voglio essere da grande”?
Beh… ho impiegato poco tempo
per comprendere che la ragioneria
e l’informatica non erano la risposta alle mie domande.
Ciò nonostante ho proseguito gli
studi, seppur con impegno minimo poiché altrettanto minimo era
l’interesse.
Arriva il quinto ed ultimo anno,
la maturità molto vicina ed io mo-
mentaneamente immobilizzata a
causa di un brusco incidente stradale.
Ero ad un passo dal ritirarmi ma
non l’ho fatto; non ho mollato grazie al sostegno dei miei compagni
di classe e soprattutto all’incoraggiamento della mia prof di Lettere.
Grazie a loro ho compreso pienamente il profondo significato della
parola “Resilienza”.
In termini psico-sociali “la resilienza è la capacità di un individuo
di far fronte in maniera positiva ad
eventi traumatici, di riorganizzare
positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà”.
Vi parlo in termini “psico-sociali”
proprio perché la maturità grazie
a loro l’ho conseguita , il libro di
economia finalmente l’ho chiuso
Il decreto salvabanche:
una rifessione
ed io ho finalmente trovato la risposta alla suddetta domanda.
“È vero che nel mondo siamo 6
miliardi di persone e stiamo aumentando.
Ciò nonostante quello che fai fa
la differenza. Fa la differenza in
termini materiali, fa la differenza
per le altre persone e crea un precedente. […]
Insomma, io credo che non dobbiamo mai chiamarci fuori e credere di essere vittime di una concomitanza di eventi.
Siamo sempre noi a decidere chi
siamo”.
Non ho più 15 anni e l’utopia di
poter cambiare il mondo intero
si smorza lentamente quando mi
confronto con la realtà che ci circonda; “Ciò nonostante quello che
fai fa la differenza” ed io nel mio
piccolo ho scelto di fare qualcosa.
Studio servizio sociale (STESS)
presso l’Università “La Sapienza”
di Roma”, poiché ho capito che
l’unico modo per trovare un piccolo posto in questo mondo così
disonesto è studiare.
Al posto del classico augurio voglio dedicarvi una strofa del cantautore romano Mannarino: “Se
hai scarpe nuove puoi cambiare
strada e cambiando strada puoi
cambiare idee e con le idee puoi
cambiare il mondo.. ma il mondo
non cambia spesso allora la tua
vera rivoluzione sarà cambiare te
stesso”.
Buon viaggio!
Michela Savini, VB 2011-2012
Lo scorso 22 Novembre il governo ha approvato il cosiddetto “salva banche”, un decreto
con cui sono state salvate dal fallimento quattro banche: Banca dell’Etruria, Banca Marche, CassaRisparmi Ferrara e Chieti. Il salvataggio è avvenuto in base alle nuove regole
europee, solo che la notizia si è messa in luce soprattutto a causa del suicidio di un pensionato a Civitavecchia.
Che cosa è accaduto? Da anni le quattro banche erano in grave difficoltà a causa di cattive pratiche di amministrazione. Lo scorso 22 novembre si è deciso di procedere al salvataggio per evitare il fallimento, che è molto dannoso sia per il sistema finanziario sia
per dipendenti e i risparmiatori. Ció è avvenuto con il cosiddetto BAIL, un sistema che
prevede di salvare una banca con i soldi degli investitori. In queste nuove società ci sono
solo parti sane. Invece le banche dette “insane” sono state trasferite a una nuova società
detta bad bank. Si tratta di un’operazione costosa. L’operazione di circa 3,6 miliardi è stata
erogata dal cosiddetto “fondo di risoluzione”, un fondo creato per queste situazioni. Il
resto del denaro è stato recuperato azzerando il valore delle banche e delle obbligazioni
subordinate.
PERCHÉ I RISPARMIATORI HANNO PERSO I SOLO SOLDI? Nessuna persona
che ha depositato soldi li ha persi, bensì solo coloro che avevano investito i propri risparmi nelle azioni della banca oppure in obbligazioni subordinate. Il problema è che molti
accusano le proprie banche di averli raggirati, truffati e minacciati. Le banche per ridurre i
danni sono state salvate secondo le nuove regole europee. Secondo la banca centrale sono
stati utilizzati tra il 2008 ed il 2014 soldi pubblici per salvare le banche (ben 800 miliardi).
Sinceramente salvare una banca è molto importante, ma non di vitale importanza. Sono
stati usati miliardi e miliardi di soldi pubblici e credo sia anche per questo che il nostro
Paese si trova in questa situazione economica difficile.
E voi che cosa ne pensate?
Beniamino Coia, IV E
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“Noi con Voi...... a scuola”:
due giornate di prevenzione
per gli studenti del “Fermi” di Tivoli
“Noi con Voi” è il nome del progetto di prevenzione socio-sanitaria
animato dalle associazioni di volontariato Volontario Per Te, A.V.V.I.S.
ed Avis Sezione di Marcellina, coordinate dalla dott.ssa Giovanna Rizzitiello. Nato ormai quattro anni fa
con l’obiettivo di diffondere la cultura della corretta prevenzione medica in modo gratuito ed accessibile,
quest’anno direttamente tra i banchi
di scuola. Volontari e medici sono
stati infatti ospiti dell’Istituto Tecnico Statale E. Fermi di Tivoli per due
giornate di prevenzione rivolte agli
studenti il 21 marzo e 27 aprile. Gli
screening sono stati offerti gratuitamente ed in orario scolastico a tutti
gli studenti delle classi terze, per un
totale di circa 100 ragazze e ragazzi
che hanno potuto usufruire di una
valutazione medica di base (misurazione peso-altezza, glicemia, pressione sanguigna), di visite speciali-
Il rischio Brexit
Michela Giombi, alunna della classe IV E, ha compiuto una ricerca sui vari
pareri di politici ed economisti circa il rischio dell’uscita della Gran Bretagna
dall’Unione Europea. Qui si seguito una serie di riflessioni da lei selezionate.
Secondo il ministro delle Finanze
finlandese Alexander Stubb, i referendum sono sempre imprevedibili, e la
minaccia dell’uscita del Regno Unito
dall’Unione Europea è reale.
La possibile uscita della Gran Bretagna
dall’UE potrebbe essere una catastrofe per l’alleanza economica e politica
composta dai 28 Stati europei. Il primo
ministro britannico David Cameron ha
annunciato che il referendum sull’adesione all’UE si terrà il 23 giugno 2016.
I leader dell’UE a Bruxelles hanno discusso le richieste della Gran Bretagna
riguardo le nuove condizioni della sua
adesione al blocco europeo. Alla fine
del summit sono state concordate le
condizioni per le quali il primo ministro britannico David Cameron sosterrà la permanenza del suo paese nell’UE
nel prossimo referendum. Il primo ministro britannico ha insistito su nuove
condizioni in quattro aree: la concorrenza, la sovranità, la politica sociale e
la gestione economica.
Il primo ministro inglese mette nero
su bianco 4 proposte di riforma, come
condizione per restare nell’UE. Tusk:
Ora possono partire i negoziati.
Il presidente del Consiglio UE, Donald
Tusk, ha reso noto che a breve partiranno le consultazioni bilaterali con
i rappresentanti dei 27 Paesi membri
sui 4 punti descritti da David Cameron
come condizione essenziale per la permanenza del Regno Unito Nell’Unione
Europea (BREXIT).
Nelle sei pagine inviate a Tusk, Cameron parla di 4 ambiti di riforme possibili: quello della governance economica,
accusata di essere troppo eurocentrica;
la competitività, con la richiesta di una
maggiore libertà d’azione in tema di
circolazione dei capitali, beni e servizi; la sovranità, con un livello nazionale
che il primo ministro inglese vorrebbe
nuovamente “più pesante” rispetto a
quella comunitaria ed infine, aspetto
di grande attualità, le politiche sull’immigrazione, con la mano libera che il
Regno Unito chiede per la riforma del
Welfare destinato ai cittadini stranieri
immigrati.
ll quotidiano britannico Guardian ha
scritto che David Cameron ha invitato
stiche (dal cardiologo Dott. Alfredo
Posteraro, dal podologo dott. Claudio Fantauzzi, dall’endocrinologa
Dott.ssa Francesca Fiore) e di una
i paesi dell’UE ad unirsi contro le forze
che, secondo lui, rappresentano un pericolo per i valori europei e minacciano
la sicurezza globale.
La Gran Bretagna deve votare contro l’uscita dall’Unione Europea per
contrastare insieme agli altri paesi le
aggressioni della Russia e della Corea
del nord. Lo ha dichiarato il Primo ministro britannico James Cameron alla
cena organizzata da Angela Merkel ad
Amburgo.
“In un mondo in cui la Russia invade
l’Ucraina e uno stato canaglia come la
Corea del nord testa armi nucleari, noi
dobbiamo fronteggiare insieme queste
aggressioni ed utilizzare la nostra potenza economica per fare pressioni su
ciò che calpesta le regole stabilite e minaccia la sicurezza dei nostri popoli”
ha detto Cameron, citato dal Guardian.
L’idea che l’Unione Europea sia in pericolo viene condivisa da sempre più
influenti politici europei.
Nel pieno dello scontro tra i politici britannici, alcuni dei quali favorevoli all’uscita dalla UE, mentre altri sostenitori
della permanenza di Londra nella UE,
viene alla ribalta un nuovo argomento
a favore di quest’ultimi. Consiste nel
fatto che l’Unione Europea è destinata a sfaldarsi entro i prossimi 15 anni,
quindi non avrebbe senso lasciarla ora.
“Alcuni ministri aggiungono un’altra
affermazione a difesa di questa argomentazione: il Regno Unito provoche-
valutazione dell’udito effettuata dai
tecnici audiometristi Udisens, Cristiano Maria Tarantino, Valentina
Stramazzi ed Elena Stramazzi.
Un sentito ringraziamento da parte
degli organizzatori va alla Preside
dell’Istituto, Prof.ssa Giovannelli,
per l’interesse e la sensibilità mostrata verso il Progetto, che entra
nel piano triennale dell’offerta formativa, garantendo in questo modo
gli screening per gli studenti anche
per i prossimi tre anni. Sarà questa
la possibilità da un lato di sensibilizzare alla prevenzione delle malattie cardiovascolari ed endocrinologiche, e dall’altro di far emergere
eventuali casi “sommersi” monitorando lo stato di salute di un gruppo consistente di giovani.
rebbe la morte della UE e la colpa di
questo scenario non è nell’interesse
dei politici britannici. Quindi è meglio restare piuttosto che andarsene, l’Unione Europea sta collassando spontaneamente,” — si afferma
nell’articolo.
Entro la fine del 2017 si terrà in Gran
Bretagna un referendum ove si chiederà ai cittadini se vogliono restare
nell’Unione Europea oppure se preferiscono lasciarla.
Voti Inglesi Per Leggi Inglesi. Il
nome potrebbe suonare inoffensivo e
il suo contenuto quasi ovvio. Al contrario, questa legge rivoluzionerà, e di
molto, gli equilibri politici del Regno
Unito.
BREXIT: LA MAGGIORANZA DEI
BRITANNICI VUOLE L’USCITA
DA UE (L’esito di un sondaggio vede
vincenti i sì all’uscita dall’Unione Europea).
Per la prima volta in Regno Unito un
sondaggio registra una maggioranza di favorevoli all’uscita del Paese
dall’Unione Europea.
Dopo i fatti di Parigi dunque, il campione rilevato ha fatto pendere l’ago
della bilancia (52% i sì e 48% i voti
a sfavore) per quella che viene giornalisticamente definita Brexit, nelle
settimane in cui il primo ministro Cameron ha già elencato i punti su cui
è necessario
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SHERLOCK HOLMES
E IL DELITTO ALLA
FERMI HIGH SCHOOL
Un enigma a camera chiusa ambientato in una scuola, risolto dalla mente geniale di Holmes e scritto...a 100 mani dalle due classi
del “Fermi High School” di Tivoli, IV E e IV D.
Un pastiche in cui si incrociano ironia e desiderio di porgere un omaggio
all’opera di Conan Doyle, ispirato al racconto breve di quest’ultimo“The freckled band”.
Erano i primi di maggio quando, una
mattina, mi svegliai e vidi Sherlock
Holmes, vestito di tutto punto, in
piedi accanto al mio letto. «Desolato di svegliarla così presto, Watson
», mi disse. «Cosa c’è?... Un incendio?» «No; un cliente. Sembra che
una signora sia arrivata qui in uno
stato di estrema agitazione e insista
per vedermi. Sta aspettando in soggiorno. Se il caso dovesse presentarsi interessante, sono certo che lei
vorrà seguirlo dal principio.» «Amico mio, non lo perderei per nulla al
mondo.» risposi.
Nulla infatti mi piaceva e mi interessava di più che seguire Holmes
nelle sue indagini professionali, ammirandone le rapide deduzioni, fulminee come le sue intuizioni eppure
sempre fondate su una base logica,
che gli permettevano di risolvere i
problemi che gli venivano sottoposti. Mi vestii rapidamente e, in pochi
minuti, ero pronto ad accompagnare il mio amico nel soggiorno.
Una signora elegante si sollevò la
veletta quando entrammo. «Buongiorno, signora», la salutò cordialmente Holmes. «Io sono Sherlock
Holmes. Questo è il mio carissimo
amico e socio, il dottor Watson,
davanti al quale può parlare liberamente. Ma, la prego, si sieda vicino
al caminetto... vedo che sta tremando.» «Non è il freddo che mi fa tremare», disse a bassa voce la signora.
«È la paura, signor Holmes, il terrore.» Mentre parlava sollevò il velo e
vedemmo che effettivamente era in
un stato di agitazione, il viso tirato,
gli occhi inquieti e spaventati. «Non
abbia paura», disse Sherlock Holmes in tono tranquillizzante. «Sono
certo che sistemeremo tutto ben
presto. E ora la prego di dirci tutto
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andarsene e lui annuncia che resterà
oltre l’orario di lavoro, quindi che
non si preoccupasse che lui si chiuderà a chiave in biblioteca e resterà
a lavorare. La mattina Prudence
non trova le chiavi al loro posto e
non riesce ad accedere alla stanza,
quindi chiama lei, la dirigente, più
un altro collaboratore e insieme
forzate la serratura. Cosa ha visto,
dunque? “
“Mentre aprivamo la porta della biblioteca, mi parve di sentire un leggero sibilo e pochi momenti dopo
un rimbombo, come se fosse caduta una massa di metallo.
Scorsi riverso sulla scrivania il prof
Constant, già agonizzante, col volto
sbiancato dall’orrore, il corpo vacillante come quello di un ubriaco.
Lui che era sempre così serio e ligio
quanto può aiutarci a farci un’idea
di cosa si tratta.»
“Sono Mrs. Livingstone, la Preside
della “Fermi High School” rispose
la signora “E’ successo un fatto grave”
“La Fermi High School”? mi intromisi io “Una delle scuole più prestigiose di Londra, se non dell’intero
Paese: è impossibile che vi accada
un delitto”.
“Amico mio, non dubitare delle parole della nostra ospite.
Lo perdoni, madame, ancora non è
guarito dalla giovanile irruenza che
lo affligge dai tempi in cui andava a
scuola, benché siano passati diversi anni, ahimè” tagliò corto con un
gesto Holmes, invitando la signora
a continuare il racconto.
“Chiedo scusa se la mia preoccupazione mi fa parlare in modo agitato, mr. Holmes, ma se avesse visto quello che ho visto io, sarebbe
sconvolto quanto me. E’ morto un
docente. Assassinato.” rispose mrs.
Livingstone riprendendo la narrazione.
“Stamattina, a scuola i miei collaboratori mi hanno chiamato perché
la porta della biblioteca era chiusa
a chiave e la chiave era sparita. La
signora Prudence, la custode che
vive nel cottage attaccato all’Istituto, aveva lasciato la scuola alle 18,
salutando il prof. Constant, uno dei
decani della scuola, che era molto
zelante nel suo lavoro e al solito
si tratteneva ben oltre l’orario per
terminare di stilare i provvedimenti
disciplinari verso gli studenti a cui
aveva messo diverse note……”
“Diverse note?” chiesi io
“Note disciplinari, dottor Watson”
rispose la Preside “in particolare
verso gli studenti di una classe….
come chiamarla? Della classe più
indisciplinata della nostra scuola.
Infrazioni di ragazzi, certo: studenti trovati a fumare nei bagni, a
scrivere sui banchi, qualche risposta
impertinente proprio a lui, al professor Constant”
“E il professor Constant aveva il
compito di proporre le sanzioni disciplinari?” chiese Holmes
“Più che un compito ne faceva una
fede di vita, era molto sollecito in
questo e restava spesso a scuola
molto oltre il termine dell’orario
scolastico”rispose la Direttrice.
“Riepiloghiamo, disse Holmes rileggendo i suoi appunti “ la custode
saluta il professore alle 18 prima di
al dovere! Si contorceva come in
preda a un terribile dolore, e le sue
membra si agitavano convulsamente. In un primo momento pensai
che non mi avesse riconosciuta ma,
mentre mi chinavo su di lei, all’improvviso urlò, con una voce che
non dimenticherò mai, “Oh mio
Dio! Preside! Un insetto volante
dalla coda gialla!
Vaneggiava,e avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, puntò il dito
in aria…. E poi morì, emettendo un
orribile rantolo. Mio Dio, deliri di
un morente, senza dubbio”
«Che cosa pensate di tutto questo,
Watson? » domandò Sherlock Holmes, arrovesciandosi all’indietro
sulla sedia.
«A me pare una faccenda delle più
oscure e sinistre.»
«Oscura davvero, e sinistra davvero.»”
«Un momento», disse Holmes rivolgendosi nuovamente a Mrs Livingstone, «è sicura di aver sentito il
sibilo e il suono metallico? Potrebbe
giurarlo?» «È la stessa domanda che
mi ha rivolto il coroner all’inchiesta
avvenuta poco fa. Ho l’impressione
di averlo sentito, ma potrei essermi
sbagliata.»
«Il professore era vestito come la
sera prima?» «Si, era vestito di tutto
punto, e nella mano destra aveva un
fiammifero bruciacchiato, e nella
sinistra una scatola di fiammiferi.»
«Il che dimostra che aveva acceso
una lampada per guardarsi intorno
quando qualcosa l’aveva allarmato. Questo è importante. E a quale
conclusione è giunto il coroner?»
«Ha svolto delle indagini molto accurate, ma non è riuscito a scoprire
alcuna causa plausibile per la morte.
La testimonianza dei collaboratori
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scolastici e la mia dimostrava che
la porta della biblioteca era chiusa dall’interno, e le finestre erano
bloccate da persiane di vecchio
tipo, con grosse sbarre di ferro che
venivano fissate ogni sera. Furono
esaminate attentamente le pareti,
che risultarono solide dappertutto;
fu accuratamente esaminato anche
il pavimento, con gli stessi risultati. Il camino è molto ampio, ma è
sbarrato con quattro grossi ganci. È
quindi certo che, quando è morto,
il professore era solo. Inoltre, il suo
corpo non presentava alcuna traccia
di violenza .Il coroner ha concluso
che si tratta senz’altro di un delitto
in camera chiusa. Potrebbe essere
omicidio, ma non è possibile poiché
il professore era chiuso a chiave e
sul corpo aveva la chiave della stanza. Potrebbe essere suicidio ma non
si vede come, non avendo riscontrato nessun veleno né armi » «Hanno pensato a un veleno?» «È stato
cercato durante l’autopsia ma senza
successo.» rispose la Direttrice.
«È una faccenda molto misteriosa.
», ripeté il mio amico. «Ma non c’è
un minuto da perdere. Se venissimo
oggi alla Fermi High School, potremmo vedere la stanza del delitto?» «Si Certo, oggi abbiamo chiuso
la scuola e niente vi disturberà. Ci
saremo solo io, la custode e qualche
collaboratore» «Benissimo. Allora
verremo entrambi.»
«Grazie per aver accettato il caso.
Vi attenderò a scuola.» Detto questo, Mrs. Livingstone scivolò fuori
dalla stanza.
«Che ne pensa di tutto questo, Watson?», chiese Holmes. «Mi sembra
invero una faccenda misteriosa e sinistra.» risposi
«Adesso, Watson, ordiniamo la colazione, dopo di che andrò fino a
Scotland Yard, dove spero di raccogliere qualche informazione utile.»
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Era quasi l’una quando Sherlock
Holmes tornò. «Ho esaminato il
corpo e controllato la situazione
economica del professor Constant.
Mi sono informato sulla scuola,
sulle persone dei collaboratori scolastici e persino degli studenti verso i quali Constant stava scrivendo
proposte di sospensione dall’attività
scolastica», disse.
«Sicuramente sono loro, gli studenti, ad aver potuto beneficiare della
sua morte” osservai” La Preside ha
detto che il docente in questi giorni voleva ottenere la sospensione
di quella che Constant definiva “la
peggior classe dell’Istituto”, per dirla con la sua terminologia” “ Non
so, Watson” rispose Holmes” Nessun amico, nessun beneficiario nel
testamento. Quell’uomo sembrava
avere solo la scuola e le note disciplinari come interesse di vita. Non
ho sprecato tuttavia la mattinata;
infatti adesso conosco meglio la
vittima... e forse anche l’assassino.
La Direttrice ha detto che ci attenderà ai cancelli dell’Istituto con la
custode Prudence, non facciamo
attendere delle signore. Su, Watson,
non c’è tempo da perdere; partiamo
subito per la sede scolastica.»
E partimmo.
Come arrivammo alla Fermi High
School, incontrammo intorno al
cancello - la scuola era chiusa quel
giorno – un gruppo di studenti riuniti accanto al vialetto di ingresso.
Avevano espressioni serie, ma non
sembravamo particolarmente preoccupati.” Eppure – osservai rivolto verso Holmes - se questi ragaz-
zi sono coinvolti come credo, nel
delitto del professore che avrebbe
potuto sospenderli, dovrebbero
mostrare un’aria più preoccupata”
“ Non credo che il nostro mistero
abbia a che fare con questi studenti” tagliò corto Holmes, che si affrettò a raggiungere la Preside, che
ci corse incontro con sollecitudine.
«Vi aspettavo », esclamò stringendoci la mano e presentandoci Prudence, una accigliata e giunonica
donna.
Holmes le fissò insistentemente il
petto ed io stavo quasi sentendomi imbarazzato per lui quando le
chiese: “Mrs. Prudence, lei è forse
tornata da poco tempo dall’India?”
“ Si – rispose stupita la donna, arrossendo di colpo – come lo ha
Maggio 2016
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capito?” “ Elementare – disse Holmes – lei indossa un ciondolo di
acquamarina, la cui provenienza e
fattura nel nostro XIX secolo sono
di indubbia origine delle nostre colonie indiane. E inoltre – aggiunse,
mettendo in visibile imbarazzo la
poverina – sicuramente stava cucinando qualche pietanza con aggiunta di quella nuova spezia….come si
chiama Watson? Ah si, curry, se ne
sente l’odore impregnato nelle sue
vesti”
“ E’ vero, Mr. Watson – rispose
Prudence accigliandosi ancor di più
“ sono stata 10 anni in India e ho
ottenuto questo impiego qualche
mese fa. Alla cucina locale indiana
ci siamo, ehm…mi sono abituata,
e quando posso la ripropongo anche qui in Inghilterra” «Bene, non
vi farò perdere altro tempo», disse
Holmes, mentre Prudence prendeva congedo e la Direttrice ci accompagnava all’interno. L’atrio della
scuola dava accesso su un corridoio dalle pareti gialle sul quale si aprivano delle stanze.
Holmes volle esaminare subito la in
cui il professor Constant era morto.
Era una stanza accogliente. Holmes
girò lo sguardo tutt’intorno, notando ogni minimo particolare. «Dove
comunica quel campanello?», chiese
alla fine, indicando un grosso cordone che pendeva a fianco della
scrivania,. «Nel gabbiotto dei collaboratori scolastici.» «Sembra più
nuovo degli altri oggetti.» «Sì, è stato messo un paio di mesi fa.» «Mi
scusi un attimo, mentre controllo il
pavimento», disse Holmes. Si gettò
bocconi, con la lente in mano, strisciando rapidamente avanti e indietro, esaminando accuratamente le
fessure fra le tavole di legno. Poi,
fece la stessa cosa con i pannelli di
rivestimento delle pareti. Alla fine,
si accostò alla scrivania massiccia
per qualche minuto facendo corre-
re lo sguardo su e giù lungo il muro.
“Questo tavolo è ancorato al suolo”
osservò il mio amico Holmes “Non
lo era oppure non lo avevo mai notato” rispose la Direttrice. Holmes
poi prese il cordone del campanello
e gli diede uno strattone violento.
«Perbacco, è finto», disse, «non è
nemmeno collegato a un filo elettrico. Questo è molto interessante.
Come può vedere, è fissato a un
gancio proprio sopra alla piccola
apertura del ventilatore.»
«Ma è assurdo! Non me n’ero mai
resa conto.» «Molto strano», borbottò Holmes tirando il cordone.
«Ci sono un paio di cose assai strane in questa stanza. Ad esempio,
il costruttore doveva essere molto
stupido per aprire un foro di ventilazione che dà in un’altra stanza
quando, con la stessa fatica, poteva benissimo aprirlo comunicante
con l’esterno, per far passare l’a-
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ria!» «Anche quello è stato fatto da
poco», disse la Preside. «Nello stesso periodo in cui è stato messo il
cordone da campanello?», osservò
Holmes. «Sì, certo; in quel periodo
sono stati fatti moti piccoli cambiamenti.» «Cambiamenti, a quanto
pare, molto interessanti: campanelli
che non suonano e ventilatori che
non danno aria. »
«Mrs. Livingstone», continuò Holmes, «è assolutamente essenziale
che lei segua alla lettera i miei consigli. In primo luogo, lei , il mio amico e io dobbiamo passare la notte in
questo ufficio, ma lei non deve dire
niente a nessuno.» La donna e io lo
guardammo sbalorditi. «Lasci che
le spieghi: finga di salutarci e faccia
andar via il personale, poi faccia finta di andar via anche lei facendoci
rientrare tutti poco dopo» «Ma cosa
intendete fare?» «Passeremo la notte nella biblioteca per cercar di scoprire la causa di questo omicidio. »
Holmes e io non incontrammo difficoltà nel ritornare a scuola con la
Preside, una volta usciti tutti i pochi
collaboratori ancora in servizio. «Sa,
Watson», mi disse Holmes mentre
stavamo seduti uno accanto all’altro
avvolti nell’ombra della sera che stava calando, «in verità, esiste un pericolo ben preciso.»
«Non ho visto niente di speciale, a
eccezione del cordone del campanello e confesso che non riesco a
immaginare a cosa possa servire.»
disse Mrs. Livingstone. «Ha visto
anche il foro di aerazione.» «Sì, ma
non ci vedo nulla di strano in una
piccola apertura fra due stanze. È
talmente stretto che non ci passerebbe nemmeno un topo.» «Ero
certo che avremmo trovato quel
foro di aerazione ancora prima di
venire qui.” mormorò Holmes.
La storia continua
nel prossimo numero
Chi, oltre al nostro mitico
professor Campoli,
avrebbe potuto
disegnare questa vignetta?
E così abbiamo scoperto un’altra delle tue numerosissime qualità
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Martedì 24 maggio 2016 - ore 17.00
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In redazione in questo numero:
Sophia Rencricca, Lucrezia Lombardozzi, Andrea Durante, Luigi Toselli, Emanuele Lanuti, Francesca Langiotti, Francesca Olivieri, prof. Alessandro Prato, Franca De Santis, Veronica De Santis,
prof. Mirko Campoli, Michela Savini, Michela Giombi, Beniamino Coia, classi IV D e IV E
Ha coordinato il lavoro di redazione
prof.ssa Tiziana Pompili.
Progetto Grafico e Impaginazione
prof. Pietro Rossi
Ideazione Grafica della Testata Punti Fermi
Renato Dell’Uomo classe IH
Editore
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