El español en España y el español en América
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El español en España y el español en América
Variabilità linguistica e modi di dire El español en España y el español en América AdrianaAn, SerenaFran Esistono alcune differenze tra lo spagnolo parlato in Spagna e in America Latina, oltre alle varianti utilizzate in zone del Sud America e in diverse regioni della penisola iberica. Ma come si chiama questa chiamata castellano (castigliano, lingua? dalla In America regione Latina della viene comunemente Castiglia), piuttosto che español (spagnolo). Quando gli colonizzatori spagnoli lasciarono la loro madrepatria portarono con sé anche una lingua che stava giù subendo dei processi di cambiamento nella sua terra d’origine. Il linguista A. Marckwardt inventò il termine “colonial lag”, per descrivere la situazione in cui l’idioma parlato nelle colonie non riesce più a restare al passo con le innovazioni linguistiche che si verificano nel paese d’origine dopo le prime colonizzazioni. Vi furono poi vari gruppi di emigranti da varie parti d’Europa, i quali esportarono le loro tradizioni linguistiche in Sudamerica ed incontrarono a loro volta altri idiomi e culture. Da questa fusione si originò una varietà di dialetti locali. Lo spagnolo iberico e quello ispanoamericano, pur essendo legati da un rapporto di filiazione diretta del secondo dal primo, sono entità linguistiche che hanno espresso ed esprimono culture distinte, risultato di eventi storici e sociali differenti. Lo spagnolo che giunse in America, nei primi tempi della colonizzazione, non perse i contatti con la madrepatria, venendo così a conoscenza della maggior parte dei cambiamenti verificatisi nella penisola europea durante la fase di stabilizzazione della lingua. Accadde però che nelle isole si formasse un primo strato coloniale a maggioranza andalusa, che fu importantissimo per il successivo sviluppo linguistico perché ad esso si debbono alcuni fenomeni tipici che contraddistinguono ancora oggi lo spagnolo d’America. Le maggiori differenze in spagnolo si verificano nella pronuncia, ma anche in questo caso non sono poi così grandi. Forse, la differenza più importante tra pronuncia spagnola e sudamericana consiste nella cosiddetta “lisca” spagnola che, a Madrid e in altre zone della Spagna, fa pronunciare la s come una th (anche se non si tratta di un vero difetto di pronuncia). Un'altra caratteristica (non fonetica) dello spagnolo parlato in Argentina è il cosidetto voseo, un arcaismo eredità del castellano antico per cui al posto del tú si usa il vos con coniugazioni proprie. Anche se è molto diffuso, è considerato in maniera diversa sia dal punto di vista sociale, perché in alcune parti è visto quasi come uno slang da strada, da non usare per iscritto, ma in altre è considerato come una forma di rispetto. Ci sono anche delle piccole differenze riguardanti i modi di dire, come per esempio le espressioni “essere in guai seri” e “dire le cose così come stanno” cambiano: “Llevarse a matar” (spagnolo della Spagna) “Estamos en el forno” (spagnolo dell’Argentina) “Decírselo cuantàs con cinco” (spagnolo della Spagna) “Decime la posta” (spagnolo dell’Argentina) Tutte queste piccole differenze le si possono notare anche nelle canzoni. Riporto il link di due ragazzi che, composero una canzone intitolata "¡Qué difícil es hablar el español!” nella quale cercano di riportare, cantando, la variabilità linguistica dei vari paesi “hispanohablantes” (http://www.youtube.com/watch?v=Xyp7xt-ygy0). Solitamente, si parla dello spagnolo della Spagna e di quello dell’America come se fossero due varietà che non devono essere paragonate, ma in realtà non c’è niente nello spagnolo dell’America che non abbia il suo correlato, anche se più o meno esteso, in quello parlato nella penisola spagnola. L’oceano non separa questa lingua, le diverse peculiarità della che caratterizzano questa lingua non impediscono l’intelligibilità fra gli parlanti oltre oceano, tutti si comprendono nella stessa maniera e ciò che nasce da tutte queste particolarità, è una lingua unitaria, coesa e omogenea. Questa descrizione ci permette di conoscere il “lunfardo”, un gergo che nasce a Buenos Aires e si estende poi in altre città fino a Montevideo, capitale dell' Uruguay. Queste due nazioni condividono una situazione socioculturale molto simile dovuta all'immigrazione di massa da tutta Europa a cavallo tra XIX e XX secolo, in particolare di italiani e spagnoli. Con il termine “lunfardo” si usava indicare la parola castigliana “ladron”. Di fatti originariamente questo dialetto veniva utilizzato dai delinquenti e in seguito dalle classi e bassa e medio-bassa. Alcune parole e locuzione vennero inserite nello spagnolo castigliano di Argentina e Uruguay. All'inizio del secolo XX il “lunfardo” cominciò a diffondersi fra tutte le classi sociali, per l'abitudinarietà del suo uso e perché era comune nei testi di tango. Col passare del tempo molti termini si sono diffusi anche in Cile, Paraguay, Bolivia e Perù, grazie ai migranti ma anche alla notorietà del tango e del rock argentini. Se vogliamo soffermarci un po' più sull'etimologia della parola dobbiamo notare che il termine “lunfardo” deriva dal dialetto italiano lombardo. Gli italiani usavano definire “lombardi” i malavitosi. D'altra parte c'è chi sostiene che il “lunfardo” abbia origini occitaniche poiché la mafia marsigliese era molto attiva nel Rio de Plata alla fine del XIX secolo e in Occitania, gli immigrati provenienti dalla Lombardia venivano trattati come delinquenti. Non è un caso che i primi a fare uso del lunfardo fossero i carcerati alla fine del XIX secolo per fare in modo che le guardie non li capissero. Questo gergo ha subito influssi dallo spagnolo, dall'italiano, dal gaucho ma anche dall'occitano, dall'inglese, dal galego, dal portoghese e perfino da lingue aborigene e di origine africana. La struttura del lunfardo è la stessa della lingua spagnola ma possiede un proprio lessico. Per illustrare in maniera approfondita i vari ricorsi linguistici e grammaticali del lunfardo ecco di seguito una lettera scritta dal carcere che ne mostra il linguaggio criptico (traduzione in castigliano a fianco): Congrepa Drope: Le refilo por diome de esta cerrada, el cartabón del bacán de quien le chamuyé en el bulín de su minushia. Porque me batieron la cana, yo me encuentro amurado, pues fui mancando por un rati sucio en un bondi, en el momento que le tiraba la lanza a un grongui. Según el vigil de mi bellompa dentro de una mesada y después de pasar el calor del manyamiento en la mayorenguería, me darán el enaje, pues el sario de donde me encuajaron fue limpio, y no me cartaboneó. Tenezasos á su paica y á los güevos de la patota, y ahora paso a batirle el justo. Con que así manye el potiem De V.d aff. Conrado Chantapufi Compadre Pedro: Le doy por medio de esta carta el prontuario del sujeto de quien le conversé en la habitación de su querida. Porque me delataron, yo me encuentro preso, pues fui sorprendido en el autobús por un detective insobornable, en el momento en que intentaba robarle a un italiano. Según el guardián de mi pabellón dentro de un mes y después de pasar la reseña en el Departamento de Policía me pondrán en libertad, pues el comisario de donde me apresaron fue bueno y no me sumarió. Apretones de manos a su mujer y a los compañeros del grupo, y ahora paso a decirle la verdad. Con que así fíjese bien lo que le digo De V.d aff. Conrado Chantapufi Nel 2011 il lunfardo poteva vantare 6000 parole e dal 2000 l'Argentina celebra il Dia del Lunfardo il 5 settembre. Di seguito, due link: il primo è una rassegna di tipiche espressioni argentine http://www.youtube.com/watch?v=WMkZFTRL OAg il secondo è una raccolta di canzoni dell'argentino Edmundo Rivero, cantante, chitarrista e compositore di tango: http://www.youtube.com/watch?v=B4h-oySlgEA