n. 4 anno 2010 - Associazione Liguri nel Mondo
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n. 4 anno 2010 - Associazione Liguri nel Mondo
PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE LIGURI NEL MONDO - ANNO XXI - N. 4/2010 REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DELLA REGIONE LIGURIA “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2, DCB Genova.” Estero: “Taxe Percue - Tariffa riscossa CMP1 Ge Brignole” La tradizionale conviviale natalizia Il Lûnäio zeneize dell’Editore Valenti in regalo ai lettori Servizio a pag. 3 L’impegno di tutti contro la crisi O di FELICE MIGONE gni Associazione attraversa momenti particolari a causa di problematiche sia interne che esterne. Sulla situazione interna è da tempo che diamo lealmente e concretamente la nostra completa disponibilità a trovare soluzioni che coinvolgano tutte le risorse presenti in uno sforzo comune che arricchisca nel concreto l’Associazione. Questo richiamo assume a nostro giudizio una rilevanza particolare in questo momento di difficoltà generale che tocca ovviamente in maniera tangibile anche noi. Infatti, la crisi economica non risparmia nessuno e i maggiori impegni richiesti a ognuno e in ogni settore valgono anche per la nostra Associazione. Sono di questi giorni le precisazioni dell’assessorato regionale alle Politiche del lavoro e dell’Emigrazione sulle diminuite disponibilità economiche che l’Ente regionale stesso può riservare alle attività delle associazioni estere e nazionali del nostro settore. Ciò però non deve scoraggiarci, anzi deve dare più forza e determinazione al nostro impegno, in quanto sappiamo che, pur essendoci nuove difficoltà, la Regione Liguria intende continuare il suo sostegno soprattutto a chi si adopera all’estero per tenere viva la cultura e le tradizioni dei liguri, sforzandosi di conciliare le esigenze di bilancio con le opportunità economiche da offrire. Il nostro impegno quindi è rivolto principalmente al superamento di questo particolare e difficile momento; di qui l’invito a un maggior impegno di tutti ad aderire concretamente all’Associazione arricchendola di nuove e fresche forze e contribuendo col proprio apporto economico attraverso il tesseramento. Il 2011 è anche l’anno del 25esimo di fondazione dell’Associazione e, pur nella situazione di generale difficoltà sopra descritta, intendiamo farne un momento celebrativo importante. Stiamo quindi valutando i programmi e le possibili occasioni di incontro per offrire una degna celebrazione. Tutto questo però potrà avere successo solo a una condizione: che ognuno di noi si renda concretamente disponibile nel rispetto reciproco, consapevole del fatto che la forza dei singoli, pur determinata che sia, è poca cosa se non supportata dalla comune convinzione che essa deve essere al di sopra delle singole posizioni. Solo così si potrà creare uno spirito in cui prevalga la disponibilità e l’azione di tutti verso il nostro sodalizio. Inserto a pag. 7-8 La vita dell’Associazione ha bisogno del contributo di ognuno: versa la tua quota associativa! BANCA CARIGE IT95G 06175 01400 000004435180 BANCO DI SAN GIORGIO IT46V 05526 01400 000000005236 BANCO POSTA IT52F 07601 01400 000013963160 Anche quest’anno un Confeugo di buon auspicio per il futuro! S dei sestieri di Lavagna e Corinna Bellone, consultore de “A Compagna”, ha raccontato in genovese la storia del Confeugo (che si può leggere sul sito internet www.acompagna.org). Dopodiché è avvenuto l’incontro dell’Abate con il Doge-sindaco di Genova Marta Vincenzi, con l’offerta rituale del ramo d’alloro e lo scambio di saluti: “Ben trovòu Messé ro Duxe”, “Ben vegnùo Messé l’Abbòu”. Il ceppo d’alloro, asperso di vino e incendiato, ha fatto una bella fiammata e un’alta e diritta colonna di fumo chiaro, tutti segni di buon auspicio per l’anno venturo (dovuti anche alla abato 18 dicembre ha avuto luogo a Genova la cerimonia del Confeugo, dedicato quest’anno a Santa Caterina Fieschi Adorno (Genova, 1447-1510) e presentato dal “cintraco” Marco Pepé. Come lo scorso anno, il giorno prima c’era stato un forte abbassamento della temperatura e aveva anche nevicato, ma stavolta non abbastanza da compromettere lo svolgimento completo della cerimonia. Alle 9,30 di un bel mattino freddo ma sereno, è partito da via San Vincenzo il corteo di figuranti con l’Abate del Popolo, impersonato con convinzione dal Ecco Francesco, l’ultimo arrivato nella famiglia di Cesare Rosso, l’ex direttore di Gens: da tutti i Liguri nel Mondo congratulazioni a mamma Angelisa Rosso e al papà Luca, genitori già di Federica, Anna Chiara e Simone, e ai supernonni! presidente de “A Compagna” Franco Bampi, in piedi sul tradizionale carro trainato da un cavallo. In piazza Matteotti, intanto, il pubblico in attesa era piacevolmente intrattenuto dal Gruppo Folclorico “Città di Genova” (nato nel lontano 1912) e dalla “Fortunato Family Band” (papà italiano che suonava l’organino di Barberia, mamma giapponese che suonava la fisarmonica e cantava “Ma se ghe penso”, e uno dei quattro figli che completano l’organico con altri strumenti). L’arrivo del corteo è stato accolto con l’esibizione degli sbandieratori buona preparazione del ceppo da parte de “A Compagna”: insomma, simbolicamente, “aiùtati che Dio t’aiuta”!). Poi tutti su, nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, non senza aver prima raccolto qualche rametto di alloro bruciato, che porta buono. Franco Bampi ha dato atto al sindaco Marta Vincenzi di aver tenuto conto dei consigli (nuovo nome dato ai tradizionali mugugni) dell’anno passato e ha toccato quest’anno l’argomento “metropolitana” per collegare finalmente tutta la città, Continua a pag. 2 Il 13 gennaio è mancata Rosaria Ponte, la moglie di Giancarlo Ponte, colonna della nostra associazione. Ricordiamo Rosaria sempre al suo fianco, oltre che nella loro lunga vita matrimoniale, anche nella vita associativa, in ogni occasione importante o conviviale e ricreativa del nostro sodalizio. Una unione solida e duratura come la loro non può certo finire così: Giancarlo sentirà ancora e sempre Rosaria al suo fianco. Porgiamo a lui, ai figli e alle loro famiglie, con grande affetto, le condoglianze dell’Associazione tutta. PRESENTATO NELLA SEDE DEI LIGURI IL PRIMO LIBRO DI MIRELLA ZOLEZZI Emozionante incontro sulla “Via delle Americhe” I l 13 dicembre si è svolta nella sede della nostra Associazione la presentazione del libro “Via delle Americhe”, prima opera letteraria dell’autrice Mirella Zolezzi, originaria di Riva Trigoso. Il libro, pubblicato da Gammarò Editori di Sestri Levante, è dedicato alla storia dell’emigrazione in Perù vissuta dalla famiglia dell’autrice. Il racconto è sospeso fra la Liguria, con il borgo marinaro di Riva Trigoso, e Lima, capitale del Perù dove, nel periodo a cavallo fra Otto e Novecento si erano trasferiti molti familiari dell’autrice. L’incontro si è aperto con una breve introduzione del socio Paolo Torazza, che ha curato l’organizzazione dell’evento, seguita dall’intervento del presidente Felice Migone, che ha illustrato ai presenti le peculiarità dell’emigrazione ligure, in particolare di quella rivierasca, esponendo le ragioni storiche e socio-economiche alla base dell’esodo di tanti nostri corregionali verso il Sud America e gli Stati Uniti. Il presidente ha inoltre sottolineato che opere di questo tipo sono fondamentali per mantenere vivo il ricordo di questa pagina della storia della nostra regione. Pur essendo storie individuali e familiari, tuttavia esse rappresentano un patrimonio per tutta la comunità ligure e forniscono una fotografia di un fenomeno e di sentimenti collettivi. Il socio Paolo Torazza e il presidente Felice Migone introducono il libro “La via delle Americhe” con l’autrice Mirella Zolezzi. Continua a pag. 2 vi ta as so ci at iv a 2 Dagli ulivi liguri ai copihues cileni: l’emozionante storia dei Solari di Leivi Dicembre 2010 I l 13 novembre scorso, nei locali della Società Economica di Chiavari, il Centro culturale “L’Agave” ha curato la presentazione del libro “Dagli ulivi ai copihues” di Andreina Solari, dedicato al tema dell’emigrazione ligure in Cile. L’incontro, dopo i saluti di Mirna Brignole, presidente del centro culturale organizzatore, e del sindaco di Leivi Vittorio Centanaro, si è sviluppato con gli interventi dello scrittore Luigi De Rosa, che ha curato la prefazione del libro, e dello storico locale Giorgio Getto Viarengo, che hanno inquadrato il contesto storico e sociale in cui si svolge la narrazione. Il racconto narra la storia di Pierino Solari, nativo di Leivi, che emigrò in ASSOCIAZIONE LIGURI NEL MONDO ONLUS - GENOVA Associazione Liguri nel Mondo Via San Lorenzo, 23/9 - 16123 Genova Tel e Fax: 010.2477614 e-mail: [email protected] pagine web: www.ligurinelmondo.it Quota sociale: 60,00 BANCO POSTA IBAN: IT52F 07601 01400 000013963160 BANCA CARIGE, agenzia 040 IBAN: IT95G 06175 01400 000004435180 BANCO DI SAN GIORGIO IBAN: IT46V 05526 01400 000000005236 Modulo di iscrizione sulle pagine web * Gens Ligustica in Orbe Organo ufficiale dell’Associazione ONLUS C. Fiscale 95095190104 Direttore editoriale e Direttore responsabile Felice Migone Caporedattore Alessandra De Gregorio [email protected] Autorizz.Tribunale di Genova n°5/95 del 16 febbraio 1995 Direzione, Redazione, Amministrazione c/o Associazione Liguri nel Mondo. Fotocomposizione e stampa: Grafica L.P. Dopo una lettura di alcuni brani dell’opera, Andreina Solari e Bruno Solari hanno concluso la presentazione con due interventi molto significativi, in cui hanno esposto le emozioni provate durante questa loro amicizia epistolare e la redazione del libro. Bruno Solari, in particolare, ha voluto rendere omaggio con quest’opera alla memoria del padre e dei suoi antenati per lasciare una piccola indelebile traccia alle generazioni future, italiane e cilene, e affinché i sacrifici dell’emigrante non vengano dimenticati col trascorrere del tempo. Il libro, nonostante sia fresco di stampa, ha già conseguito il premio “Marengo d’oro” al Premio letterario “Ida Baruzzi Bertozzi” dove si è classificato al primo posto fra i racconti inediti. L’autrice Andreina Solari tra Bruno Solari e Luigi De Rosa. Cile agli inizi del Novecento, quando migliaia di italiani erano costretti ad emigrare per cercare un lavoro e una vita migliori. Il titolo del libro prende spunto dagli alberi di ulivo che simboleggiano la Liguria e da copihue, fiore simbolo del Cile. Infatti, aveva soltanto 16 anni Pierino Solari quando abbandonò i suoi ulivi sulla collina di Leivi (paese della provincia di Genova affacciato su Chiavari e sul Golfo del Tigullio) e tutti i suoi affetti familiari per andare a cercare fortuna sulle coste del Pacifico. La poetessa leivese Andreina Solari ha scritto il libro grazie al fondamentale contributo dell’ingegnere cileno Bruno Solari, figlio del protagonista del libro, con cui per circa tre anni ha mantenuto un fitto scambio di corrispondenza a mezzo e-mail, raccogliendo le informazioni necessarie a rendere il romanzo più aderente alla realtà. Il costante scambio di notizie, immagini ed emozioni dal Cile all’Italia hanno consentito di dare forma a questo racconto documentato da notizie storiche e fotografie autentiche. All’incontro era presente lo stesso Bruno Solari, arrivato dal Cile per la presentazione del libro dedicato al padre, accompagnato da una folta rappresentanza di parenti leivesi. Bruno Solari col papà nel loro negozio a Valparaiso in una fotografia d’epoca. SEGUE DALLA PRIMA PAGINA Anche quest’anno un Confeugo di buon auspicio per il futuro! da Voltri a Nervi a Pontedecimo e a Prato. La risposta del sindaco è stata realistica: i soldi che ci sono non basterebbero per completare l’intera rete sotterranea, ma serviranno per avere entro pochi anni i treni urbani potenziando la rete ferroviaria esistente, mentre in Val Bisagno si farà la tramvia. È stata poi la volta di Maria Vietz, vicepresidente de “A Compagna”, di “cantarle” al sindaco in rima genovese. A seguire: lo scambio di doni, il tondo de Natale realizzato da Elena Pongiglione offerto da “A Compagna” e ricambiato dal sindaco con il cartulario (che en palanche!); il gran cancelliere de “A Compagna” Maurizio Daccà ha illustrato la figura di Santa Caterina, col sottofondo musicale dell’arciliuto suonato dal maestro Gian Enrico Cortese; i piccolissimi alunni della scuola per l’infanzia “San Paolo” di Castelletto, sezione B, hanno eseguito con le loro maestre una “danza su musica di una Cantigas dei pellegrini di Monserrat”; Matteo Merli ha cantato due brani in genovese, “Santa Caterina” e “Bon Natale”; il Gruppo Folclorico “Città di Genova” si è esibito nell’antica danza “Moresca”. Infine, tutti in piedi a cantare “Ma se ghe penso” e poi nel loggiato il brindisi con focaccia, vino bianco e pandolce offerti dagli sponsor. Emozionante incontro sulla “Via delle Americhe” Quindi Mirella Zolezzi ha descritto le ragioni che l’hanno spinta a realizzare questo romanzo storico dedicato alla vita dello zio paterno Lorenzo Policario Zolezzi nato a Lima nel 1881. L’autrice ha raccontato di essere stata spinta dal desiderio di calarsi nell’esperienza di questo suo familiare Via Pastorino, 200-202 r - 16162 Genova Tel. 010.7450231 - Fax 010.7450260 e-mail: [email protected] Anno XX n. 4/2010 Stampato in gennaio 2011 Il simbolo dell’Associazione è stato ideato da Mara Catalano Capaccio Questo numero di “Gens Ligustica” è spedito in 43 Paesi dei 5 Continenti. L’attrice Martina Pittaluga legge alcuni passi scelti dal libro. la cui esistenza è sempre stata in bilico fra la sua condizione di emigrante e il desiderio di creare le condizioni per tornare alla terra natia. La signora Zolezzi nell’infanzia era rimasta colpita dalla figura di questo zio; pertanto oggi, anche grazie a molta corrispondenza e documentazione ritrovata fra i ricordi familiari, è riuscita a ricostruirne in modo accurato l’esistenza, riconoscendogli questo tributo affettivo. Ma l’intento dell’autrice era anche quello di lasciare una testimonianza ai propri giovani nipoti affinché il ricordo, non solo di questo antenato, ma anche delle complesse vicende migratorie della propria famiglia si perpetui nel tempo. Il socio Paolo Torazza ha quindi informato che sono in corso contatti con Gino Amoretti, direttore del periodico “Il Messaggero Italo Peruano”, con lo scopo di riuscire a realizzare una versione in lingua spagnola del libro da distribuire a Lima a beneficio dei discendenti dei nostri immigrati. A tal fine, Gino Amoretti sta cercando, dopo aver tradotto alcuni brani dell’opera, di trovare uno sponsor o un’istituzione disponibile a realizzare il progetto. La Zolezzi ha quindi riferito di aver perso purtroppo i contatti con i suoi parenti peruviani e che sta cercando, anche grazie alla collaborazione della nostra associazione, di ritrovare qualche lontano cugino. Mirella Zolezzi L’incontro è stato arricchito dalla presenza dell’attrice teatrale Martina Pittaluga che ha quindi letto i brani più significativi dell’opera, regalando ai presenti una forte emozione. Verso il termine dell’incontro si è avuto un colpo di scena: il nostro socio cileno Emilio Toro Canessa ha riferito a Mirella Zolezzi di aver conosciuto, nel corso dell’ultimo corso di Italiano di Santa Margherita Ligure, Alvi Zolezzi, ragazza peruviana originaria di Lima. Proprio sull’ultimo numero della nostra rivista era presente un articolo sui partecipanti al corso corredato di fotografie: Emilio mostrava quindi a Mirella Zolezzi l’immagine della giovane studentessa che, secondo quanto risultava, era ancora presente a Genova. L’Associazione si è impegnata per contattarla e favorire un incontro con Mirella Zolezzi in modo da poter verificare la presenza o meno di un rapporto di parentela fra le due. L’incontro fra Alvi e Mirella Zolezzi è avvenuto pochi giorni dopo la presentazione del libro ed è risultato che la giovane peruviana è effettivamente lontana parente di Mirella Zolezzi. Il destino ha fatto sì che le due donne si potessero ritrovare e che i due rami della famiglia Zolezzi, dopo oltre un secolo, si potessero riabbracciare. Senz’altro il miglior regalo di Natale che Mirella Zolezzi si potesse augurare. vi ta as so ci at iv a Dicembre 2010 3 IN UN PRESTIGIOSO HOTEL DI NERVI LA TRADIZIONALE CONVIVIALE NATALIZIA Canti, danze e auguri di buone feste aspettando il 25ennale dell’Associazione I n una splendida cornice fra mare e monti immersi nel buio di una notte genovese, nelle sale dell’Hotel Pagoda di Nervi venerdì 3 dicembre è stato rinnovato l’incontro dei nostri soci per lo scambio di auguri in occasione delle feste natalizie e di fine anno. Presenti anche liguri provenienti dal Sud America. La serata è iniziata con un caloroso benvenuto ai presenti del nostro segretario generale Gianvittorio Domini. Il Presidente Felice Migone, salutando i presenti e ricordando lo scopo primario della nostra Associazione, ha espresso soddisfazione per il ruolo che il trimestrale Gens Ligustica in Orbe svolge nel tener vivi i contatti e i rapporti col mondo. Ha poi portato i saluti e gli auguri pervenuti dall’assessore Enrico Vesco, dalla Consulta Ligure per l’Emigrazione e dalle sedi all’estero. Anche per il 2011, aggiungeva Felice Migone, che vedrà il rinnovo della Consulta per l’Emigrazione della Regione Liguria e la celebrazione del 25esimo anniversario della nostra Associazione, sarà posta particolare cura ai rapporti e collegamenti, alle attività dei liguri all’estero e al coinvolgimento dei giovani nelle associazioni consorelle. Giovani che stanno dimostrando un profondo legame con la terra di origine sono spesso in rapporto con la nostra Associazione e questo è palese segno di garanzia del mantenimento dei valori e delle tradizioni liguri nel mondo. Con lo scambio di saluti, auguri e con un brindisi al nuovo anno si è poi passati al momento conviviale molto apprezzato dai partecipanti. Le danze hanno coinvolto giovani e meno giovani sino alle ore piccole in un clima particolarmente gioviale. Non sono mancati virtuosismi e passi di danza eleganti e ben impostati. 1 2 3 4 5 6 7 9 8 10 1) L’elegante sala al momento dell’aperitivo. 2) Il nostro socio Renzo Dellepiane con i signori Olivieri a sinistra e con i coniugi Ghiglione a destra. 3) Il presidente Felice Migone con (alla sua destra) il nostro socio Alessandro Camicione e altri soci. 4) Da sinistra, Gianvittorio Domini, nostro segretario generale, vicino a un socio, i coniugi Olivari dall’Argentina, il nostro socio Luis Vaccaro con la moglie Anna, un socio ed Emilio Toro Canessa dal Cile. 5) I nostri soci (da sinistra) Ferruccio Oddera, Mauro Becchi e Silvio Costa con le rispettive consorti. 6) Un gruppo di convitati da Genova e dal Levante Ligure. 7) Da destra: i nostri soci Valerio Santagata, Paolo Torazza e Luciano Dellacosta con la moglie e altri due soci. 8) Da sinistra il socio fondatore Dario Casassa, due soci, le signore Mazzitelli e Ghiglione da Pontedecimo, Nicola Mazzitelli, i nostri soci Renzo Dellepiane, appena visibile Gianfranco Ghiglione e Martino Denegri. 9) Il duo che, con musica, canti e danze ha intrattenuto il numeroso e vivace pubblico. 10) Un momento di danza che ha coinvolto molti soci. 4 Dicembre 2010 se rv iz i Da Santa Margherita a Trujillo. L’impronta indelebile dei Larco in Perù di JUAN JOSÉ OLIVARI (traduzione di Isabella Descalzo) F ra gli immigrati italiani del XIX secolo ci fu una famiglia le cui attività finirono per essere tra le più importanti nell’ancor giovane Repubblica del Perù, così come le posizioni che molti dei suoi componenti occuparono nella società peruviana, in ambito politico, sociale, economico, culturale e filantropico. La famiglia Larco è originaria di Santa Margherita Ligure (Genova), e fu Andrés Larco Bruno che giunse a Lima come commerciante nel 1838, per lavorare con suo zio Francisco Larco Lastreto. Si sa che, mentre trafficava nella capitale peruviana, fu promotore dell’Ospedale Italiano di Lima, presidente fondatore del Banco Italiano e sindaco del distretto di Miraflores. Antonio Larco Bruno si dedica al commercio in Perú come rappresentante della ditta Susoni & Larco fino al 1866, quando disgraziatamente muore durante una rivolta di coolíes (immigrati cinesi) nella tenuta Cajalenque (Chocope-La Libertad). I suoi fratelli Andrés e Rafael giunsero dall’Italia intorno al 1850 per portare avanti le attività commerciali in Lima lasciate dal fratello Andrés. Alla fine degli anni ‘60 dell’Ottocento si trasferirono a Trujillo (capitale della regione La Libertad), dove acquistarono la tenuta San Ildefonso, e fu lì che si accorsero che le opportunità economiche offerte dall’industria zuccheriera - in qual periodo in espansione - erano interessanti. Già nel 1872 i due fratelli presero in affitto la tenuta Chiquitoy di 1250 fanegadas (nell’Ottocento in Perù una fanegada equivaleva a circa 6459,6 mq, n.d.t.), situata nella valle Chicama. Estendendo considerevolmente le 200 fanegadas che il precedente affittuario della tenuta coltivava a canna da zucchero, ricavarono un utile che investirono nel 1878 nell’acquisto delle tenute Tulape e Cepeda, oltre ad ottenere la conduzione del fondo Mocollope. Rafael Larco si prese l’amministrazione di Chiquitoy, mentre Andrés Larco ribattezzò le tenute Tulape e Cepeda chiamandole “Roma” in onore della capitale italiana. Durante la guerra con il Cile (originata dall’ambizione di detronizzare il Perú dalla sua posizione di potenza dell’America del Sud, favorita dal boom del guano e del nitrato di potassio), Rafael Larco sentì di avere degli obblighi nei confronti del paese che gli aveva dato l’opportunità di fare fortuna e si arruolò nell’esercito peruviano come Colonnello della Riserva, fatto che causò un contraccolpo economico ai suoi affari, che alla fine grazie ai suoi vincoli di fratellanza europei con la ditta inglese Graham & Rowe, poterono uscire dalla crisi al cessare delle ostilità. Nel decennio successivo i Larco acquistarono e/o presero in affitto otto grandi tenute che accorparono alla próspera Roma. I nuovi terreni 1 ne raddoppiarono l’estensione da 2 a 4 mila fanegadas. Durante gli anni ‘90 continuarono ad espandersi, sebbene l’azienda familiare si fosse divisa in due rami nel 1888. Questa divisione avvenne alla morte di Rafael nel 1882. La liquidazione finale della sua eredità assegnò la tenuta Roma a suo fratello Andrés, mentre la tenuta Chiquitoy fu destinata alla vedova di Rafael e ai suoi sei figli, che formarono la società “Vedova Larco e Figli”. Víctor Larco Herrera (Trujillo 1870 - Santiago del Cile 1934), figlio maggiore di Rafael Larco, assunse l’amministrazione di questa nuova impresa. Nel 1901 ci fu una crisi nelle famiglie proprietarie terriere. La ditta “Vedova Larco e Figli” fu liquidata quell’anno a causa delle liti che in merito all’amministrazione dell’azienda erano divampate per diversi anni tra Víctor, amministratore della ditta, e Rafael, un fratello minore al quale era stata affidata l’amministrazione della tenuta Chiclín. L’accordo che ne risultò attribuì i diritti sulla rendita di Chiquitoy a Víctor, mentre le tenute Chiclín e Molino de Bracamonte andarono alla vedova e ai rimanenti cinque figli, con Rafael che assunse la direzione della nuova ditta. In seguito, quello stesso anno, Víctor Larco Herrera comprò la tenuta “Roma” da suo zio Andrés Larco, diventando il più grande proprietario terriero della valle di Chicama. Nel 1921 Víctor Larco ebbe difficoltà economiche. Oppresso dagli scioperi dei lavoratori, decretò un aumento generale dei salari di circa il 33%. Quando si accorse che non aveva i fondi necessari per erogare questo aumento, Larco lo rescisse. La notizia della riduzione dei salari fu accolta molto male dai lavoratori, che iniziarono uno sciopero che mandò in rovina la capacità produttiva della tenuta, la risposta fu l’uso della forza. Fallita questa tattica, Víctor Larco decise di fermare gli impianti della tenuta e lavorare la canna della Roma nell’impianto di Casa Grande (di proprietà della famiglia tedesca Gildemeister), e di licenziare molti operai che avevano partecipato allo sciopero, ma il danno economico per Larco fu considerevole e fallì nel 1927 vedendosi costretto a vendere le sua proprietà a Casa Grande, che con il tempo diventerà la tenuta più grande d’America. Tra le sue opere filantropiche si annovera nel gennaio del 1918 l’inaugurazione a Lima dell’asilo “Colonia de la Magdalena”, denominato dal 1930 Hospital “Víctor Larco Herrera” dal nome del suo benefattore. Questo ospedale fu il primo centro psichiatrico in America Latina ad applicare i più moderni trattamenti dell’epoca. In Perù fu l’unico nosocomio specializzato nell’assistenza psichiatrica fino al 1961. 1) Victor Larco Herrera con la famiglia. 2) ll treno “Trujillo” fermo alla stazione di Huanchaco. Victor Larco Herrera fece anche costruire una linea ferroviaria che collegava Trujillo a Huanchaco passando per Buenos Aires (fonte: http:// historiadocumental detrujillodelperu.blogspot. com). 2 3 3-4) A sinistra una foto d’epoca dell’asilo “Colonia de la Magdalena” (fonte: http:// blog.pucp.edu.pe) oggi ospedale psichiatrico intitolato a Víctor Larco Herrera (nella foto a destra, l’ingresso attuale). 4 se rv iz i Dicembre 2010 5 ULTIMA PUNTATA DEL RACCONTO DI VIAGGIO IN BRASILE DELL’ANTROPOLOGO GENOVESE PAOLO GIARDELLI Il bioma Pampa, una realtà affascinante e in pericolo 1 L asciata Caxias do Sul, meta – a quanto saprò in seguito – di altri ricercatori genovesi dopo la mia partenza, inizia l’ultima e più intensa parte del mio viaggio. Scendo nuovamente a sud e, dopo molte ore di pullman, arrivo a Pelotas. Situata al margine di grandi lagune, è la terza città del Rio Grande do Sul, ma fu in altra epoca la capitale economica, grazie alle numerose charquedas (fabbriche di carne secca). Un prestigio evidenziato dai barocchi e coloratissimi palazzi storici che ne testimoniano le glorie passate. Qui è fondamentale l’incontro con il professor Althen Texeira Filho, ordinario di anatomia presso la locale Università. Da lui e dalla sua bella famiglia, tra cui trovo un collega nel figlio Felipe, ricevo calda ospitalità. In sua compagnia vado alla scoperta del Pampa più emozionante e segreto, entro nelle case dei piccoli agricoltori e vengo a conoscenza delle loro difficoltà. Ho modo di verificare di persona i danni ambientali, sociali e culturali che le attività delle multinazionali provocano sull’agricoltura familiare e sul bioma Pampa, un ambiente unico al mondo, la cui sopravvivenza è gravemente minacciata. Althen, dotato di grande intelligenza e generosità, impegna il suo tempo, le sue energie, il suo denaro, mosso esclusivamente da un desiderio di giustizia. La salvaguardia dell’ambiente, la lotta alla disuguaglianza sociale, la genuinità dei prodotti alimentari, il rispetto delle radici culturali di un popolo riguardano ogni essere umano nella grande casa comune che è la nostra Terra. I piccoli agricoltori da me incontrati sono persone mosse da grandi valori morali e capacità non comuni: il loro impegno è rivolto alla tutela del bioma Pampa, ad un giusto riconoscimento economico del loro lavoro, alla battaglia per conservare le loro sementi locali, minacciate da quelle transgeniche imposte dalle multinazionali. Uno di loro, Claudio Antonio Marques Duarte, mi mostra il suo campo di ortaggi, dove ogni fogliolina è così bella e integra, da rievocare nella minuziosa perfezione le opere degli artisti fiamminghi. Il segreto sta nella polvere di granito che, senza bisogno di alcun veleno pesticida, fertilizza il suolo e allontana gli insetti nocivi. Una pratica suggerita dalla lettura di un libro dal significativo titolo: “Pane dalle Pietre”, opera di un celebre chimico agricolo tedesco della fine del secolo XIX, Julius Hensel. L’immagine che si presenta alla mente di noi tutti al pensiero di una foresta è istintivamente associata alla natura, alla varietà della vegetazione e alla vita degli animali che la abitano. Ma esiste una foresta artificiale che non ospita alcuna vita al suo interno, al contrario distrugge la pianura del 2 Pampa. Centinaia di migliaia di ettari di alberi clonati cancellano la straordinaria varietà di flora dei campi, provocano l’estinzione di specie rare di fauna locale, distruggono la mata ciliare, la foresta vergine, questa sì autentica, che cresce molto fitta lungo le sponde dei fiumi. Alberi tutti uguali, fonte di lucro al servizio delle multinazionali della cellulosa, formano una barriera impenetrabile, chiudendo gli infiniti orizzonti che i gaúchos nel percorrere il Pampa a cavallo, hanno sempre visto spalancarsi davanti ai loro occhi. L’agricoltura familiare è costretta a cedere, sotto la pressione delle imprese, e deve abbandonare la propria terra. L’attività della cellulosa non genera impiego, e i piccoli agricoltori emigrano nelle periferie delle città, alla ricerca di un’improbabile occupazione, non avendo altra esperienza che quella del campo. Dove si moltiplicano le piantagioni, non può esistere allevamento, così la cultura dei gaúchos entra in crisi. All’impatto ambientale provocato da questo deserto verde, responsabile tra l’altro di prosciugare le risorse idriche, si aggiunge quello sociale. Althen mi guida nell’interno prima a São Sepé e poi a Encruzilhada do Sul, dove vengo ospitato dalla famiglia di Neuro Pereira da Silva. La moglie e la mamma di lei, Maristela e Hilda, appartengono al movimento “Via Campesina”; mi raccontano della lotta per l’uguaglianza tra uomini e donne e per il diritto alla terra in Brasile. Il nostro colloquio avviene all’aperto, nella proprietà dei suoceri. Nell’aria un cinguettio assordante, mentre, dietro le spalle degli intervistati, la telecamera registra un passaggio continuo di animali: cavalli, pecore, mucche, galline. La fattoria mi sembra un pezzetto di Eden, sfuggito alla punizione divina seguita al peccato originale. Encruzilhada è gravemente esposta alle coltivazioni forestali dell’agroindustria. A Canguçu esiste la più grande concentrazione di agricoltori familiari dell’America Latina. Qui entro in contatto, sempre grazie alla collaborazione del professor Texeira, con l’Unaic, l’Unione delle Associazioni Comunitarie dell’interno di Canguçu, impegnata in difesa delle sementi locali e dell’agricoltura familiare, minacciate non solo dalla cellulosa, ma dalle coltivazioni transgeniche e dalle imprese di tabacco. In questo territorio s’incontrano discendenti di Portoghesi, Spagnoli, Italiani, Tedeschi e Francesi; si possono ascoltare lingue rare, come quella pomerana; si convive con le comunità dei Quilombolas, discendenti degli schiavi fuggiti dalle piantagioni, e con quelle degli Indios. Una straordinaria ricchezza di culture, lingue, saperi che nella diversità si integrano in armonia. André F. dos Santos, presidente dell’Unaic, mi spiega di avere rifiutato un cospicuo finanziamento da un’impresa di cellulosa per motivi etici. Da molto tempo non sentivo pronunciare questa parola: Etica. Dopo avere viaggiato di fattoria in fattoria, di etnia in etnia, di cultura in cultura, di idioma in idioma parto per Bagé. Qui trovo alloggio nella chácara das roseiras, dove sono guidato dal proprietario Ricardo De Souza Lopes all’esplorazione del Pampa dall’insolita visuale (per me) della sella di un cavallo. Il gaúcho e il cavallo sono una sola cosa ed è difficile entrare in contatto con i gaúchos restando a piedi. Ad approfondire i valori più autentici della tradizione sono due appassionati cultori, Eron Mattos e Lisandro Amaral. Mi cantano anche versi bellissimi, carichi di saudade, di grandi poeti sudamericani. Del resto gaúcho vuol dire “colui che canta triste”. È tempo di rimettersi in movimento, anche se fermo non rimango mai, per raggiungere São Miguel das Missões, storico insediamento gesuita, la cui riduzione contava migliaia di Indios. Dell’antico villaggio restano solo alcune rovine e l’imponente chiesa barocca. Il sito è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. A questa riduzione si è ispirato il film “Mission” di Jeremy Irons, con Robert de Niro, anche se la maggior parte delle riprese sono state girate altrove. Il locale museo ospita pregevoli sculture di santi e sante cristiane, opera di Indios che agivano alle dipendenze dei gesuiti. I discendenti Mbya-Guarani incontrano molte difficoltà. Senza mata (foresta) per cacciare e senza terra per coltivare, affidano la loro 3 4 5 sopravvivenza alla vendita di oggetti artigianali. Con due grosse borse della spesa, per lo scambio rituale imposto dalle regole della visita, salgo a visitare il loro villaggio. L’incontro con il giovane cachique Ariel è in qualche momento difficile e aspro, molta diffidenza verso “os brancos”, giuste lamentele contro le multinazionali, che minacciano la loro esistenza, i loro riti e la loro vita. I giorni a mia disposizione si assottigliano. A Esteio visito Expointer, la più grande fiera dell’allevamento dell’America Latina, e assisto all’emozionante finale del “Freio de Ouro”, che ha come protagonista il cavallo di razza crioula. La consueta ospitalità brasiliana mi concede tutti i pass per entrare nel cuore della manifestazione. Mi muovo come una pallina da flipper sul territorio del Rio Grande do Sul. A Piratini fotografo una delle residenze di Garibaldi. Per ultimo ho lasciato due appuntamenti molto importanti a Porto Alegre. La visita nella vicina Guaiba alla fabbrica e alle piantagioni di eucalipto dell’impresa “CMPC Celulosa Riograndense” e quella ai loro acerrimi avversari, l’MST, il “Movimento dos Trabalhadores Sem Terra”. La partita che si gioca travalica situazioni settoriali e contingenti, per andare al cuore dello sviluppo futuro del Brasile: la riforma agraria. Sul Bioma Pampa mi è stata ottima guida la biologa Maria Carmen Sestren Bastos, appartenente all’istituto di studi ambientali InGá, la prima persona da me intervistata in Brasile, a cui sarò sempre grato. Torno a visitarla a Porto Alegre sul luogo di lavoro, nel parco naturale “Morro do Osso”, un’isola biologica salvata all’urbanizzazione. Occasione per un ultimo churrasco. Partecipo ad una riunione serale nel Quilombo di Porto Alegre, dove si denunciano vessazioni e intimidazioni a cui gli abitanti sono sottoposti da parte delle forze dell’ordine. Il fondato sospetto è che il loro storico insediamento abbia il torto di essere ubicato in un’area residenziale di grande pregio, appetita dagli speculatori. Sono invitato ad una manifestazione di protesta nei giorni seguenti davanti al municipio. Con rammarico devo declinare l’invito, un aereo mi aspetta l’indomani per riportarmi in Italia. Con me un sentimento di saudade e gratitudine. Di recente, alla manifestazione Terra Madre, a Torino, la prima presentazione della mia ricerca sul Pampa. PAOLO GIARDELLI 1) Il prof. Althen Texeira Filho, sullo sfondo lo splendido paesaggio della mata ciliare. 2) La chiesa della riduzione di São Miguel das Missões. 3) Esteio, una delle prove per l’aggiudicazione del Freio de Ouro. 4) La biologa Maria Carmen Sestren Bastos, insieme ad un collaboratore, nel Parco Naturale Morro do Osso. 5) Casa tradizionale guarani nell’Aldeia Alvorecer Mbya. 6 Liguri eccellenti nello sport: orgoglio per tutti i corregionali all’estero! Dicembre 2010 n o ti zi e A Paola Fraschini lla campionessa genovese di pattinaggio solo dance Paola Fraschini, della Asd Sportiva Sturla Pattinaggio, è andato il premio “Lo Sportivo Ligure dell’Anno” promosso dall’assessorato allo Sport della Regione Liguria e giunto alla diciottesima edizione. La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 13 dicembre nel Teatro della Gioventù di Genova. Paola Fraschini, prima classificata al Campionato Mondiale di Pattinaggio assoluto solo dance di Friburgo, in Germania, nel novembre 2009, ha conquistato anche il titolo italiano della specialità nel luglio scorso. La Fraschini ha poi bissato il titolo mondiale nei giorni scorsi a Portimao, in Portogallo. Un riconoscimento speciale è andato ad Andrea Cadili Rispi, campione d’Italia nella categoria non vedenti ai campionati assoluti estivi di nuoto. L’atleta ha attraversato lo stretto di Messina. Altri riconoscimenti sono andati nella stessa occasione a un centinaio di giovani atleti liguri segnalati dalle federazioni sportive per i titoli vinti, e agli atleti liguri di “accertato talento sportivo”: Giulia Enrica Emmolo, Martina Cararro, Viola Risso, Ilaria Scarcella, Benedetta Bellio, Eleonora Tassarotti, Rosella Loiacono, Denise Zacco, Gabriele Bino, Margherita Truglia, Andrea Gamenara, Margherita Ramella, Matteo Siccardi, Silvia Lambruschi, Alberto Regazzoni, Federica Torresi, Martina Balducchi, Veronica Curto, Rachele Gerardi, Chiara Sabattini, Davide Re, Mara Rattone, Sara De Alti, Giulia Gorlero, Federica Santandrea. I liguri nel mondo in numeri D all’ultima edizione del “Rapporto italiani nel Mondo” (edizione “Migrantes”) si ricavano alcune notizie sui compatrioti e sui nostri corregionali: ecco alcuni dati aggiornati alla metà del 2010. Gli italiani nel mondo regolarmente iscritti all’Aire (anagrafe presso ogni comune degli italiani residenti all’estero) sono 4.028.328, di cui liguri 101.669. Oltre la metà di tutti gli italiani nel mondo risiedono in sole quattro nazioni: Argentina, Germania, Svizzera e Francia. Dato che la popolazione residente attualmente in Liguria è di 1.615.669, i liguri residenti all’estero rappresentano quindi il 6,3 % della popolazione (la media nazionale è 6,7%) Gli undici comuni liguri con il maggior numero in assoluto di cittadini residenti all’estero sono: Genova (27.649, il 4,5% della popolazione del comune); Rapallo (4.572, il 15% della popolazione del comune); La Spezia (3.985; 4,2%); Sanremo (3.962; 7%); Chiavari (2.937; 10,8); Ventimiglia (2.843; 11%); Savona (2.793; 4,5%); Sestri Levante (1.947; 10,4%); Imperia (1.628; 3,9%); Santa Margherita Ligure (1.607; 15,9%); Zoagli (1.242; 48,3%). Il “Rapporto italiani nel Mondo” non elenca i dati di ciascuno degli 8.094 comuni italiani e quindi l’ordine seguente indica solo alcuni comuni liguri con una percentuale congrua di iscritti all’Aire (ma certo esistono non pochi comuni montani della Liguria con percentuali maggiori): eccone alcuni: Monterosso al Mare (La Spezia; 694, ovvero il 45,2% della popolazione del comune); Dego (Savona; 753; 37,5); Camogli (Genova; 1.121; 19,9%); Cogorno (Genova; 778; 14%); Finale Ligure (Savona; 1.168; 10%); Bordighera (Imperia; 1.048; 9.8%). Dove vivono i 101.669 liguri all’estero? Al primo posto troviamo l’Argentina (15,3%), seguita da Cile (13,2%); Uruguay (13,2%); Francia (9,2%); Svizzera (6,2%); Gran Bretagna (4,9%); Perù (4,8%); Spagna (4,8%); Germania (4,5%); USA (4,3%). Fra il 2,7% e l’1% figurano Equador, Brasile, Belgio, Monaco, Venezuela, Australia, Olanda e Canada; sotto l’1% vari altri Paesi, fra cui Paraguay, Messico, Colombia, Repubblica Domenicana, Svezia. “Adotta un documento” e salva l’Archivio di Stato di Genova O gni anno, dal 1991, si celebrano in oltre 50 Paesi del continente europeo le “Giornate Europee del Patrimonio”: l’iniziativa, lanciata dal Consiglio d’Europa, è dal 1999 un’azione congiunta del Consiglio d’Europa e della Commissione Europea e prevede l’apertura di edifici storici normalmente chiusi al pubblico; possono contribuire al programma anche quelli che sono aperti tutto l’anno, a condizione che offrano attività speciali, come visite guidate, mostre, concerti, conferenze. Le visite devono essere gratuite o offerte a un prezzo ridotto. L’Archivio di Stato di Genova, che ha sede in via di Santa Chiara nel complesso monumentale di Sant’Igna- I zio, ha allestito per l’occasione dal 21 settembre al 3 ottobre scorsi una mostra intitolata “La cultura ritrovata. Pergamene e carte di reimpiego dell’Archivio di Stato di Genova”. Nei secoli passati era infatti consuetudine riutilizzare fogli di pergamena già scritta, staccati da codici più antichi, per rilegare registri, manoscritti o volumi a stampa o per tenere assieme le minute degli atti notarili (le cosiddette “filze”): è stato perciò possibile riportare alla luce pagine di testi sacri, di antichi statuti, di uno dei più antichi manoscritti della Divina Commedia, degli storici latini, dei filosofi dell’epoca classica e medievale, di messali e codici musicali. Queste carte, pur essendo state tagliate e sciupate nel reimpiego, recano capilettera miniati e decorazioni floreali di grande bellezza, realizzati con l’impiego di foglia d’oro e colori brillanti che testimoniano lo splendore e la ricchezza della committenza dei secoli XIII-XVI. Le pergamene che man mano vengono recuperate necessitano naturalmente di un minuzioso restauro conservativo e per far fronte al relativo costo, che sarebbe insostenibile con il solo finanziamento pubblico, l’Archivio di Stato di Genova ha avviato l’iniziativa “Adotta un documento”: ditte private, associazioni e semplici cittadini possono contribuire, con una spesa anche modesta (a partire da 100 euro + IVA) alla conservazione A Boris Biancheri il Premio Novaro 2010 l Premio “Mario Novaro” per la Cultura ligure è stato assegnato lo scorso ottobre nella splendida cornice di Villa Hanbury al diplomatico, giornalista, scrittore e musicista jazz Boris Biancheri, originario di Ventimiglia. Il Premio è destinato ogni anno, dal 1991, a una personalità, nata o attiva in Liguria, che con la sua opera abbia esaltato i valori della cultura in qualsivoglia forma o linguaggio espressivo. Nato a Roma il 3 novembre 1930 da famiglia ligure per parte di padre (l’antenato Giuseppe Biancheri fu presidente della Camera dei Deputati al tempo del neonato Regno d’Italia) e russa per parte di madre, Boris Biancheri ha iniziato la sua carriera Boris Biancheri diplomatica in Grecia e in Francia ed è stato Ambasciatore italiano a Tokyo, a Londra e a Washington; come direttore generale degli Affari politici del Ministero Affari Esteri è stato negoziatore italiano del Trattato di Cooperazione Politica europea in vista della stesura del Trattato di Maastricht. Con la Liguria, dove torna volentieri, ha un legame profondo, è testimone della sua trasformazione da terra di ulivi a terra di intensa floricoltura, a meta di turismo. Non ha rimpianto per il passato: infatti, dice, «con 21 traslochi alle spalle essere nostalgico sarebbe una tragedia, ma il punto fermo dei tanti luoghi in cui sono vissuto rimane Ventimiglia». di un documento storico. Il nome della persona o ente che sostiene la spesa del restauro viene apposto (previo consenso dell’interessato) sulla cartellina di protezione che contiene il documento e sul sito internet dell’Archivio di Stato di Genova, www.archivi.beniculturali.it/ ASGE; molte delle carte esposte nella mostra erano infatti accompagnate dal nome dell’”adottante” che ne ha permesso il restauro (le pagine della Divina Commedia sono state restaurate grazie al contributo dell’attore e regista Roberto Benigni). Chi volesse aderire all’iniziativa e salvare così preziosi documenti di epoca medievale (sec. X-XV) di particolare rilevanza storica, può consultare il sito dell’Archivio o chiedere informazioni alla dottoressa Giustina Olgiati e al signor Ignazio Galella, e-mail as-ge@beniculturali. it, tel. 0105957581. IL TERZO RADUNO DEI RAPALLIN NEL MONDO Con piacere annunciamo che tra l’8 e il 10 luglio prossimi si svolgerà a Rapallo il terzo raduno mondiale dei Rapallin (www.liguriantighi. it). Tra le principali iniziative previste: un concerto la sera di venerdì 8 luglio; la sera di sabato 9, la Santa Messa solenne, il conferimento del Rapallino d’Oro e, a seguire, l’incontro conviviale mondiale; domenica 10, il pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Montallegro. Il Rapallino d’Oro è attribuito a figli (di entrambi i sessi), ovunque residenti, di almeno un genitore con un cognome comparso nel territorio dell’antica Podesteria di Rapallo da oltre 500 anni, di cui si riporta in appresso un elenco. L’assegnatario dovrà possedere requisiti e meriti stabiliti dallo statuto e dalla direzione dell’Associazione. I primi Rapallini insigniti dell’onorificenza sono stati, nel 2009, il Giusto tra le Nazioni Mario Canessa, residente a Livorno, e, nel 2010, l’imprenditore dell’arredamento di Rapallo Alberto De Bernardis. Per informazioni e iscrizioni contattare: [email protected] oppure telefonare ai numeri 0185/206073, 328/7137716, 349/3819645. © LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611 VALENTI EDITORE l’editore genovese per i genovesi GENOVA - Tel. 348.0184611 [email protected] - www.valentifotodepoca.com © LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611 © LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611 3CN 7 Dicembre 2010 lu n a io lu n a io Dicembre 2010 VALENTI EDITORE VALENTI EDITORE l’editore genovese per i genovesi © LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611 GENOVA - Tel. 348.0184611 l’editore genovese per i genovesi GENOVA - Tel. 348.0184611 [email protected] - www.valentifotodepoca.com © LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611 [email protected] - www.valentifotodepoca.com © LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611 8 2CN 9 AMERICA LATINA d a lle n o st re co m u n it à Dicembre 2010 ARGENTINA Buenos Aires Il Giorno dell’Immigrato, festa sempre emozionante Lo scorso 10 settembre nella città di 25 Maggio in provincia di Buenos Aires è stato celebrato il Giorno dell’Immigrato. La festa ha avuto inizio in serata con la degustazione nel Teatro Spagnolo di piatti tipici della cucina italiana, francese, spagnola e giapponese. Presenti le autorità comunali, tra cui il sindaco Maria Victoria Borrego, e il Coro alpino di La Plata, guidato da Pierino Cabano: da tempo il Coro alpino è stato dichiarato dalla Camera dei Deputati della Provincia di Buenos Aires di interesse culturale per la Provincia (Legge 1523). Lo stesso Cabano, insieme alle “Damas de la Bandera” presiedute da Maria Mercedes Segura, ha consegnato al sindaco cinque bandiere destinate alle scuole della città di 25 Maggio. A chiusura della serata, sono seguite le esibizioni di artisti francesi, del Coro alpino e di ballerini spagnoli. Il giorno seguente (vedi foto sottostante) il Coro Alpino con Pierino Cabano ha fatto visita alla piazza Bartolomeo Mitre e alla chiesa di Nostra Signora del Rosario con il suo monumento dedicato al lericino Francesco Bibolini, primo parroco di 25 Maggio. Il Coro si è esibito in diversi canti alpini e italiani, sotto lo sguardo del pubblico e dell’attuale parroco don Giorgio Graiff, di origini italiane. Junin L’Associazione ligure “La lanterna” di Junin ha cambiato sede e ha un nuovo indirizzo di posta elettronica che comunichiamo di seguito: via Avellaneda 152, Junin (60 00), Buenos Aires Argentina (tel. 02362-634060); e-mail: [email protected]. Il contatto skype è: ass.ligure la lanterna Junin, mentre su facebook l’Associazione è presente come: liguridijuninliguri. JUNIN (Argentina) – Un compleanno davvero speciale il quinto dell’Associazione “La Lanterna” di Junin, festeggiato lo scorso 30 ottobre con tanti liguri d’Argentina arrivati da Pergamino, La Plata, Rosario, La Pampa, Junin, San Nicolas, San Lorenzo, Santa Fé. All’evento si riferiscono le tre fotografie sottostanti. TRACCE PERDUTE Potete rispondere alle richieste dei nostri corregionali ai nostri recapiti oppure direttamente agli indirizzi e-mail indicati. Salve, sto cercando la data di nascita della mia bisnonna Maria Averame, nata a Genova nel 1877. L’ho cercata in tutti i registri civili della Liguria ma senza risultato. Potete aiutarmi? Grazie! Ernesto Gallego (Averame) Provincia de Buenos Aires [email protected] Salve, vi scrivo dall’Argentina. prima di tutto vorrei ringraziare per questa opportunità che mi date per avvicinarmi alle mie radici. Cerco qualche riferimento su Trebino Michele, nato nel 1826 circa e deceduto a Buenos Aires per triste epidemia di febbre gialla che colpì la città nel 1871. Ringrazio per il vostro aiuto. Cordiali saluti. Bianco Alessandro [email protected]. CORDOBA (Argentina) – Fotografia della consueta festa annuale di fine anno svoltasi lo scorso 4 dicembre a Cordoba. Durante questa conviviale sono state ricordate le attività svolte dall’Associazione durante il 2010 e rese note quelle inserite nel programma per l’anno 2011. La nostra Associazione si complimenta con tutto il direttivo dell’Associazione Ligure di Cordoba per l’opera svolta nel corrente anno e formula i propri auguri per un operoso e fattivo 2011. Tra gli altri, la presidente dell’Associazione Celia Dora Bastianon al centro con gli occhiali, Teodosia Nole (tesoriera) e Mariarosa Rebagliati (con il nostro gagliardetto), segretaria. Un gruppo di genovesi, tra cui Juan Danna e Juan Savio (in posa in questa foto), hanno recentemente partecipato all’inaugurazione di Piazza Italia nella città di Urdinarrain in provincia di Entre Rios (Argentina). JUNIN (Argentina) – I Liguri di Junin hanno partecipato al Torneo nazionale di scacchi per ogni età. Tra 150 partecipanti, al quinto posto si è classificato il rappresentante dell’Associazione Raul Ricardo Parodi Cicerchia, a cui vanno i nostri complimenti (nella fotografia, i trofei del Torneo) Sono Carlos Raffo, un cittadino peruviano discendente di bisnonni italiani precisamente liguri. Sto tentando di ottenere la cittadinanza italiana; per ora sono riuscito recuperare alcuni documenti della mia famiglia ma mi manca il certificato di nascita o l’attestato di battessimo di questo mio bisnonno; vorrei chiedere il suo aiuto per poter risolvere questo mio problema. Possiedo queste informazioni: mio bisnonno, secondo quello che sappiamo, era della provincia di Sestri levante (Liguria), si chiamava Giuseppe Raffo Podestà e nacque fra 1857-58 a Genova, figlio di Francesco Raffo e Marina Podestà. I suoi fratelli erano Tommaso Raffo Podestà, nato a Genova nel 1855, e Vittorio Raffo Podestà nato a Genova nel 1862. Poi si trasferirono definitivamente in America Latina a Lima in Perú. Ringrazio in anticipo, per il tempo e la gentilezza, e per qualsiasi informazione. [email protected] 10 Dicembre 2010 ARGENTINA d a lle n o st re co m u n it à Neuquén Italiani illustri premiati a Neuquén Convegno economico dal Centro ligure scorso 3 settembre nel salone con i liguri del Chaco delLoConsiglio provinciale dell’Edu- La Plata Nell’auditorium dell’Università Teconologica Nazionale di La Plata ha avuto luogo a fine novembre 2010 la settima edizione del “Seminario internazionale sullo sviluppo economicoterritoriale Argentina – Italia”. Dichiarato di interesse nazionale e organizzato da funzionari della diplomazia, universitari e imprenditori di entrambi i Paesi, l’evento ha avuto come tema portante la “Cooperazione per la crescita”. Tra gli interventi, evidenziamo quello di Humberto Boschetti, presidente del Centro Ligure del Chaco e del “Centro di studi internazionali per lo sviluppo (nella foto tra due funzionari italiani). cazione si è tenuta la Festa degli Immigrati promossa tradizionalmente dal Centro ligure del Alto Valle del Comahue. Al centro della celebrazione quattro italiani che da anni svolgono importanti attività sul territorio: la dermatologa Carmela Mancuso, nata a Maroniti in Calabria ma dall’età di otto anni è in Argentina e lavora nella città di General Roca in provincia di Rio Negro; l’elettrotecnico Libero Canziani, nato a Venezia e scomparso circa un anno fa nella città di Centenario in provincia di Neuquén; infine, padre Italo Giuseppe Varvello, nato in provincia di Asti e arrivato a Neuquén nel 1967, e sorella Mariuccia Deambrogio, nata in provincia di Alessandria e giunta a Neuquén insieme a Padre Italo, con cui ha fondato la casa “Hogar rapito de sol” che ospita donne e bambini in condizioni di estrema povertà. Alla celebrazione era presente, tra le varie autorità provinciali, comunali e universitarie, Ana Maria Pechén De Angelo, vicegovernatrice della Provincia di Neuquén. NEUQUEN (Argentina) – Il pubblico e le autorità provinciali e comunali presenti alla Festa degli Immigrati organizzata ogni anno dal Centro ligure del Alto Valle del Comahue. Paranà Lo scorso 30 novembre si sono conclusi i corsi di lingua italiana tenuti dalla professoressa Maria Andrea Camps e organizzati dal Centro Ligure di Paranà. L’ultima lezione si è svolta in un ambiente cordiale e piacevole mentre gli studenti guardavano diapositive e ascoltavano musica italiana. Alla fine della lezione sono stati consegnati gli attestati di frequenza e gli alunni hanno manifestato vivamente l’intenzione di continuare il prossimo anno. Rosario Abbiamo il piacere di informarvi che la Fondazione Schiappapietra NEUQUEN (Argentina) – Carmela Mancuso, Maria Laura Zeballos, Sorella Mariuccia e Padre Italo. NEUQUEN (Argentina) – Maria Laura Zeballos con la famiglia di Libero Canziani. ha aperto il suo sito (per ora solo in lingua italiana) al quale è possibile iscriversi gratuitamente. L’indirizzo è: www.fondazioneschiappapietra. org. Nell’area di ricerca/”proponi un personaggio” si possono caricare biografie e alberi genealogici riguardanti le famiglie che di cognome fanno: Schiappapietra, Schiappa, Pietra, Schiappa-Pietra, Chapa. San Lorenzo Il coro del Centro ligure “E. Devoto” di San Lorenzo in concerto PARANÀ (Argentina) – Foto di gruppo per la conclusione dei corsi di cucina organizzati dal Centro Ligure di Paranà. ROSARIO (Argentina) – Con gioia e tanti complimenti pubblichiamo la fotografia della piccola Isabella, nipote di Teresita e Giampaolo Carrea, figlia di Clarissa e Alex. Una suggestiva serata, propiziata dalla magia del repertorio dei brani interpretati, ha entusiasmato il pubblico presente il 21 novembre scorso al Teatro Bernardo Perrone di San Lorenzo. Il coro, composto di ben 24 elementi e guidato magistralmente dalla professoressa Gabriela Baduna, ha deliziato gli spettatori che lungamente hanno applaudito le esecuzioni complimentandosi inoltre con gli organizzatori tra i quali degno di menzione l’assessore culturale del Centro Ligure Elvio Lentino Lanza. SAN LORENZO (Argentina) – L’esibizione del coro del Centro Ligure “Emanuele Devoto” lo scorso novembre a San Lorenzo. SAN LORENZO (Argentina) – Fotografia tratta dal “Gato encerrado”, dramma messo in scena dal gruppo teatrale “Il Faro” del centro ligure “Emanuele Devoto” nel teatro Bernardo Perrone di San Lorenzo lo scorso 18 dicembre. È la storia di una violenza familiare con cui si vuole sensibilizzare la società sulla legge 26485 (“Io uomo mi impegno a non esercitar né a permettere nel mio gruppo familiare, sociale o di lavoro nessun atto di violenza contro donne e bambine”). d a lle n o st re co m u n it à ARGENTINA San Nicolas Con piacere pubblichiamo questa bella foto che vede riunita la famiglia di Hector e Mimi Campora assieme alle figlie Julieta e Mariela con i rispettivi mariti e figli. La nostra Associazione rivolge a tutti loro un affettuosissimo cordiale saluto. Da sinistra: Alex, marito di Mariela, il nonno Hector con accanto la figlia Julieta e la piccola Emilia; alle spalle, il marito Pablo col primogenito Martino. In basso, tra la nonna Mimi e la mamma Mariola, il piccolo Tomas. A Campomorone un restauro importante anche per San Nicolas Un’importante cerimonia si è svolta il 27 novembre scorso nella parrocchia San Bernardo di Campomorone per la ricollocazione di due dipinti Dicembre 2010 11 LIGURI ILLUSTRI Il genovese Filippo Cevasco fra gli eroi e i pionieri dell’Aria I del XVIII secolo magistralmente restaurati daValentina Tonini e Maria Francesca Dufour sotto la direzione della Soprintendenza nella persona di Alessandra Cabella e grazie alla sponsorizzazione del Lions Club GeAltavalpolcevera. La cerimonia è stata onorata dalla partecipazione del Cardinale di Genova S.E. Angelo Bagnasco, dal sindaco di Campomorone Giancarlo Campora, dall’assessore Angelo Valcarenghi e dal presidente del Lions Altavalpolcevera Mauro Soffientini. Desideriamo condividere questa testimonianza con la numerosa Comunità dei Campora di San Nicolas in Argentina originari di Campomorone alla quale, con l’occasione, ci è gradito formulare loro i nostri migliori saluti. l 10 e 11 ottobre scorso si è svolto presso l’aeroporto di Genova l’evento celebrativo “Geo Chavez, Filippo Cevasco, eroi e pionieri dell’Aria”, nell’ambito del programma di celebrazioni per il centesimo anniversario del volo in Italia e in Europa. Infatti, il genovese Filippo Cevasco fu uno dei padri dell’aviazione italiana. L’aviatore, nato a Rosso di Davagna nel 1889, emigrò giovanissimo in Argentina, dove fece vari mestieri fra cui il torero. Successivamente tornò in Europa, prima in Francia dove trovo un impiego come meccanico a Mourmelon presso le Officine Morane, e quindi a Torino dove prese il brevetto di pilota nel 1912. Con i soldi guadagnati in Sudamerica durante la sua esperienza di emigrante, Cevasco decise di coronare il sogno del volo acquistando un aereo Morane Saulnier. Con questo velivolo nel 1913 partì in volo da Torino alla volta di Roma. Fra le sue imprese più memorabili c’è un avventuroso atterraggio a Genova sul greto del torrente Bisagno. Nonostante nel corso di un rocambolesco atterraggio a Pisa avesse perso il velivolo, il pilota ebbe la fortuna di incontrare Giuseppe Gabardini, geniale progettista di aerei, il quale, ammirato dalla sua audacia e professionalità, lo chiamò come pilota collaudatore. Cevasco alla guida dell’aereo “Gabarda” compì numerosi raid come Milano-Roma, Milano-Torino con 3 passeggeri, Milano-Venezia (primato mondiale con 4 passeggeri), Sesto Calende-Roma con idrovolante, Milano-Torino-Genova. La carriera del pilota terminò prematuramente nel 1914, quando egli perse la vita, a soli 25 anni, nel corso del collaudo di un idrovolante sul Lago Maggiore. Da sinistra, il nostro socio Martino De Negri, Giancarlo Campora, sindaco di Campomorone, Stefano Campora, rappresentante del Lions Club Altavalpolcevera e Paola Alpa, dirigente del Comune, con la collaboratrice Rosella Rebora. Santiago CILE Il raduno annuale dei Massone di Pieve Ligure Domenica 7 novembre 2010, nel salone “Rossini” dello Stadio Italiano di Santiago, si sono riuniti attorno a un grande tavolo i cugini Massone. Il raduno familiare si tiene ogni anno per rendere omaggio ai quattro antenati, i fratelli Luigia, Emanuele e Giulio e il cugino Gaetano, che lasciarono Pieve Ligure alla fine dell’Ottocento per emigrare in Cile. Com’è accaduto negli anni precedenti i loro discendenti hanno voluto rafforzare i loro legami, stringendo i rapporti di famiglia, amicizia e di orgoglio per la comune origine “Zeneize”. Sono stati celebrati anche gli splendidi 96 anni della cara Mimi, sposa di Giovanni Massone, che porta di una maniera molto allegra e giovanile. Un raduno brillante, pieno di ricordi e di allegria, in cui intorno ai più vecchi del nucleo, si sono stretti figli, nipoti e pronipoti, presenza viva degli antenati. SANTA ROSA DE LA PAMPA (Argentina) – Un momento dell’esibizione del gruppo di danza per bambini “La Lanterna”. Segue a pag. 14 12 Dicembre 2010 SPECI ALE Dicembre 2010 ALCUNE DELLE PIÙ ANTICHE FAMIGLIE LIGURI SI SONO RADUNATE NEI Pessagno, Rissetto, Pizzorni, Sgorbini: anche da A questo incontro ci possiamo “Invedere tutti, faccia a faccia, via internet, attraverso fotografie, filmati e ricordi...se lo spirito di questa riunione familiare continuerà, tutti rimarremo vivi per sempre...il sogno che avevo da bambino, questa utopia di vincere la morte, si sta avverando grazie al nostro amato Congreso Familiar!”. Sono questi alcuni dei pensieri che hanno animato Miguel Angel Rissetto quando ha organizzato, sostenuto dalla famiglia, il primo raduno famigliare (COngreso FAMiliar) che si è svolto in Buenos Aires, nella sede della Asociaciòn Genovesa de Carboneros Unidos, il 4 ottobre 2009: il Cofam è nato per riunire una grande famiglia che ha in comune i cognomi Rissetto e Pessagno, originaria di Arzeno (alta Val Graveglia) e ora sparsa in Argentina, Italia, Cile. Incoraggiato dall’entusiasmo di questa stravagante proposta, è iniziato un passaparola che ha velocemente raggiunto tutti i famigliari. E così il 4 ottobre 2009 in Buenos Aires si sono incontrate 87 persone (di cui otto provenienti dal Cile e una dall’Italia) e, siccome questa è un’occasione per accorciar le distanze, grazie a un collegamento in diretta via internet anche il gruppetto riunitosi nella (ex) scuola di Arzeno ha potuto commuoversi dialogando faccia a faccia con fratelli, zii e cugini a migliaia di chilometri di distanza. Sulla scia dell’emozione legata a questa prima riunione, è stato organizzato il secondo Cofam ad Arzeno (Comune di Ne), nei locali della (ex) scuola, lo scorso 18 luglio: dall’Argentina sono arrivati in 17, capeggiati da Gino Benedetto Rissetto, che ad Arzeno è nato nel gennaio del 1929; altre sette persone sono arrivate dal Cile (in totale 63 persone radunate ad Arzeno) ed anche questa volta la tecnologia è stata d’aiuto per far sì che una ventina di Pessagno e Rissetto, riuniti nella sede dei Carboneros a Buenos Aires, potessero condividere una parte della giornata con i Pessagno e i Rissetto radunati in Liguria. Simbolica è stata la passeggiata alla “Crocetta”, per guardare Arzeno dall’alto, significativa e sentita la partecipazione alla festa della Madonna del Carmelo a cui i paesani sono sempre stati molto devoti... Questi incontri sono l’occasione per completare un albero genealogico iniziato per gioco molti anni fa, per rispolverare i ricordi, le fotografie, le vecchie ricette, per conoscere meglio le origini e scoprire tante curiosità, come il fatto che anche qualcuno al di là dell’oceano da piccolo rideva quando il nonno o il papà, prendendogli le mani e muovendole velocemente, diceva “comà, compà, cuxin.. tira violin!”. Gli stessi luoghi scelti per queste allegre riunioni sono scrigni colmi di ricordi: molti dei nostri “vecchi” Arzeno capitale dei Pessagno e dei Rissetto nel mondo che hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione in Argentina sono stati Carboneros, aiutati da un sostegno reciproco che ha sempre tenuto saldi i rapporti tra le diverse famiglie e, assieme a chi è rimasto in paese, hanno contribuito alla costruzione della Scuola di Arzeno (1926-1930 circa), con il desiderio che le nuove generazioni potessero sperare in un futuro migliore senza dover lasciare i propri cari per raggiungere terre lontane: è simbolico il gesto compiuto durante il raduno 2010 da Miguel, figlio di emigrante, quando ha dato una nuova collocazione al quadro-ricordo degli emigrati che hanno dato il loro contribuito per la scuola. Non è possibile citare tutti coloro che hanno partecipato ai Cofam, ma un pensiero particolare va a chi, seppur lontano, ha sempre mantenuto vivo il legame con la propria famiglia e le proprie origini: Iva, Juancito, Lina ed Adelbo. Prossimo Cofam in Cile, con la consapevolezza che riuscire a incontrarsi permette non solo di mantenere il contatto con chi è distante e di conoscere le abitudini di altri paesi, ma anche di custodire i rapporti con chi è più vicino! 1 2 3 4 1) Alcuni dei partecipanti al Cofam ad Arzeno il 18 luglio 2010. 2) Riunione in Buenos Aires in occasione del Cofam 2010. 3) Nuova collocazione del quadro-ricordo degli emigrati nella scuola di Arzeno. 4) Il sindaco di Ne, Cesare Pesce, consegna a Rissetto Gino Benedetto (partito da Genova sul piroscafo Duilio all’età di un anno) una copia del suo atto di nascita e una pergamena in ricordo del Cofam 2010. 5 5) Alcuni dei partecipanti al Cofam a Buenos Aires il 4 ottobre 2009: sullo sfondo una fotografia scattata a Buenos Aires intorno al 1926, che ritrae un gruppo di Arzenesi emigrati. E EVENTI Dicembre 2010 Dicembre 2010 13 I MESI SCORSI IN LIGURIA RICHIAMANDO CORREGIONALI DALL’ESTERO Argentina, Perù e Cile per toccare la terra degli avi “Pizzorni Day”, il raduno dei Pizzorni giunti anche dal Perù D opo circa cinque mesi di contatti e preparativi, domenica 16 maggio si è svolto alla presenza di oltre duecento persone presso la cittadina di Rossiglione in Valle Stura, paese di origine del cognome ormai diffuso in tutto il mondo, il primo raduno dei Pizzorni. L’idea della convention è nata dalla creazione di un gruppo di Facebook dedicato a tutti coloro che portano il cognome Pizzorni nel Mondo. Silvio Pizzorni, rossiglionese doc, ha colto la sfida di creare il primo raduno internazionale di tutti i Pizzorni proprio a Rossiglione. Sono arrivate persone vicine, molti i rossiglionesi presenti, ma anche lontante provenienti da diverse parti d’Italia, dalla Sicilia, per esempio, e dall’estero: New York, Argentina e Perù. L’incontro dei partecipanti, svoltosi davanti alla chiesa Parrocchiale di Santa Caterina nella borgata superiore di Rossiglione, è stato un momento emozionante: parecchi presenti hanno riabbracciato dopo molti anni vecchi amici e compaesani e si è subito creata un’atmosfera fatta di strette di mano, scambi di cortesie e informazioni. Il Pizzorni day si è aperto con la celebrazione della Santa Messa officiata da Don Rinaldo Cartosio e cantata dalla corale diretta da Claudio Martini alla presenza delle autorità locali. Nel corso della funzione religiosa è stato reso omaggio agli antenati che contribuirono in modo significativo all’edificazione della chiesa. Al termine il professor Tomaso Pirlo ha illustrato ai presenti alcuni particolari del locale patrimonio artistico esaltandone l’immenso valore. Successivamente si è svolto un rinfresco presso il locale circolo degli Alpini, conclusosi con un brindisi collettivo e il taglio di una torta decorata con lo stemma originale dei Pizzorni. Dopo la conferenza del prof. Pirlo sul ruolo dei Pizzorni a Rossiglione a partire dal Medioevo, sono state consegnate due pergamene in argento: una per il Comune di Rossiglione nella quale sono incise le parole “Pizzorni nel Mondo. Sempre fedeli alle nostre radici e alla Comunità” a ricordo di questo evento, la seconda a Paolo Pizzorni proveniente dalla città di Lima (Perù) nella quale sono incise le parole: “Pizzorni nel Mondo. La tua presenza è la testimonianza che le nostre radici non conoscono confini”. Infine sono state consegnate a tutti i Pizzorni le pergamene fatte a mano in carta filogranata con lo stemma familiare in trasparenza offerte dal sindaco così motivate: «La comunità è lieta di accogliere i discendenti di questa antica “Parentela” che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo del nostro paese, nella fierezza della lontana e comune appartenenza». Un concerto del Gruppo Vocale Tiglietese diretto dal maestro Claudio Martini, la visita alla Badia Cistercense di Tiglieto e al Museo Passatempo hanno concluso l’intensa giornata. La locale emittente televisiva “Telemasone” ha seguito la cerimonia con interviste e riprese filmate portando a conoscenza di tutta la Valle Stura l’evento dei Pizzorni. Molte sono state le testimonianze di apprezzamento anche attraverso Facebook, che si è dimostrato un mezzo importante di aggregazione. Nelle fotografie, alcuni momenti del raduno dei Pizzorni a Rossiglione lo scorso maggio, la torta e lo stemma dei Pizzorni. I Sgorbini nel mondo, la forza delle radici discendenti di un’antica famiglia ligure, gli pubblicazione prodotta dall’Associazione sulla Sgorbini, i cui antenati per motivi politici e ricerca storica svolta sulla famiglia Sgorbini dal di lavoro nei primi decenni del secolo scorso 1500 ai primi del Novecento. La giornata è proseguita con visite guidate ai presero la via dell’emigrazione in diversi paesi e continenti, dalla Francia al Sudamerica e principali monumenti, alle antiche chiese, alla all’Australia, oggi legati esclusivamente dal torre pentagonale e al centro storico millenario. medesimo cognome e dalla forte volontà di Il pranzo si è svolto presso la settecentesca Villa riscoprire le comuni radici, si sono dati incontro Picedi che ospitava l’annuale Rassegna dei Vini lo scorso 4 settembre ad Arcola, il popoloso e la tradizionale Sagra della Polenta, mentre comune della provincia spezzina nell’estremo nel pomeriggio gli ospiti sono stati portati ad levante ligure, paese d’origine e partenza dei ammirare i gioielli del Golfo dei Poeti, dalla Baia di Porto Venere a quella di Lerici; qui si è loro avi. L’incontro è nato dall’idea di un gruppo di concluso l’incontro alla presenza dell’assessore portatori dello stesso cognome ad Arcola, oggi regionale all’Emigrazione Enrico Vesco, che costituiti in Associazione. Il lavoro di ricerca ha portato a tutti i partecipanti il saluto della sulle origini di questa famiglia, sull’etimologia Regione Liguria, sempre vicina e sensibile al del cognome e quindi sull’attuale diffusione raccordo con i Liguri nel mondo. nel mondo dei suoi diversi componenti, ha, infatti, favorito lo sviluppo di fitte relazioni tra i diversi membri, soprattutto impiegando la rete e in particolare il sito www. myheritage. com (sito web della famiglia Sgorbini) e quindi consentito di riannodare i legami storici e affettivi tra i discendenti dei nostri connazionali emigrati e la loro antica terra di origine, il comune di Arcola e la Liguria. 1 Lo scopo finale è stato dunque quello di favorire l’incontro tra i discendenti viventi e oggi sparsi in numerosi contenti e province italiane, nel paese in cui tutto ha avuto inizio, ad Arcola, per sviluppare reciproche conoscenze e rinsaldare i legami affettivi con la terra di origine. L’incontro, che ha conosciuto momenti di visibile commozione, è stato peraltro utile a far conoscere le diverse esperienze vissute dai nostri connazionali all’estero 2 nell’integrazione con i paesi e le culture ospitanti, fornendo un piccolo contributo alla crescita della cultura dell’integrazione tra la nostra gente, in una fase storica che ci vede sempre più impegnati nel ruolo di terra d’immigrazione tra popoli diversi. L’incontro è iniziato nella mattinata presso la Sala Consiliare del Comune, dove il vicesindaco Argenio Bertucci ha portato il saluto alla fitta delegazione presente e consegnato ai presenti una ricca do3 cumentazione storica del Comune e un apprezzato 1) La visita al centro storico di Arcola. vocabolario del dialetto 2) Il saluto di commiato alla Baia Blu di Lerici, alla presenza dell’Asarcolano editi dall’Ente sessore Regionale Enrico Vesco. Locale e che si sono spo3) Davanti al Municipio di Arcola. sati bene con una piccola 14 Dicembre 2010 d a lle n o st re co m u n it à Segue da pag. 11 AMERICA LATINA Santiago CILE SANTIAGO (Cile) – I Massone del Cile radunati allo Stadio Italiano lo scorso novembre. VALPARAISO (Cile) – Fotografie del 52esimo pellegrinaggio italiano al santuario Mariano de Lo Vàsquez (tra Valparaiso e Santiago) svoltosi lo scorso 14 novembre. La Santa Messa è stata celebrata da Padre Giuseppe, che ha ricordato la fede mariana dei nostri avi, i loro pellegrinaggi ai santuari liguri della Madonna della Guardia, di Montallegro, della Madonna dell’Orto, di Monteberico. La celebrazione è stata accompagnata dal coro “Giuseppe Verdi” della Scuola Italiana di Valparaiso e si è conclusa, dopo la benedizione, con l’esecuzione del “Va Pensiero” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi. Valparaiso Ottavo anniversario del Belvedere Camogli La cerimonia commemorativa dell’8º anniversario del Belvedere Camogli si è svolta nella mattina di domenica 10 ottobre scorso. In tale occasione, in cui è stato ricordato anche il Bicentenario dell’Indipendenza del Cile, la comunità della Scuola Italiana di Valparaiso “Arturo Dell’Oro” e l’Associazione Ligure di Valparaiso hanno consegnato tre mosaici raffiguranti Valparaiso e la Liguria. Il gruppo “Remembranzas de Galicia” e la Squadra Folcloristica Ligure si sono esibiti in danze e musica proprie della Spagna e dell’Italia, due terre lontane molto legate nell’affetto a Valparaiso. Si sono rivolti ai presenti, fra altri, Pablo Peragallo, presidente dell’Associazione ligure a Valparaiso; Rodolfo Baffico, presidente dell’Associazione Ligure del Cile; Jorge Castro, sindaco di Valparaiso, e la professoressa Carla Mazza Forno, preside della Scuola Italiana di Valparaiso, che ha rafforzato, attraverso le sue parole, l’importanza di questo lavoro collettivo. I mosaici sono tre specchi che vengono a riflettere un’unica immagine: paesaggi accoglienti abitati da gente semplice, devota delle sue credenze, rispettosa della sua particolare idiosincrasia. Questi pezzi multicolori di Valparaiso e Genova, uniti attraverso il faro che illumina il navigatore e il pescatore, senza distinzione di classi né di credo, parlano di coloro che sono già partiti, ma anche di quelli che continuiamo i loro passi. Ogni pezzo di pietra unito all’altro sembra animarsi di una nuova vita che sconosce frontiere ed elimina controversie. Questo progetto è diventato possibile grazie all’Associazione Ligure di Valparaiso, che lo ha finanziato, e a un gruppo importante della locale comunità scolastica: professori, genitori, personale ausiliare, ex alunni, e, in particolare, due alunne del terzo anno della scuola media superiore, Susana Melo e María José Vásquez, autrici dei disegni. Due luoghi tanto lontani e apparentemente così dissimili, come sono il Cile e l’Italia, si sono fusi in uno solo, grazie all’arte. Le immagini di questi mosaici entreranno a far parte, d’ora in poi, della storia di Valparaiso. VALPARAISO (Cile) – I tre mosaici “Migrazione” appesi sul muro del Belvedere Camogli. VALPARAISO (Cile) – Rodolfo Saffico, presidente dell’Associazione Liguri nel Mondo del Cile. VALPARAISO (Cile) – La direttrice della Scuola Italiana di Valparaiso professoressa Carla Mazza Forno. Colombo festeggiato a Valparaiso Lo scorso 11 ottobre i Vigili del Fuoco della Sesta Compagnia di Valparaiso hanno reso omaggio a Cristoforo Colombo scopritore d’ America e Patrono della Compagnia dei pompieri volontari, tutti di origine italiana. La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco di Valparaiso Jorge Castro e della console onoraria dell’Italia a Valparaiso, che hanno deposto due corone di fiori sotto il monumento a Cristoforo Colombo posto in una delle vie principali della città. Sono stati cantati gli inni patri del Cile e dell’Italia; poi c’è stato il discorso del direttore della Compagnia Pierino Bavestrello. VALPARAISO (Cile) – Vigili del fuoco della 6ª Compagnia Pompieri di Valparaiso “Cristoforo Colombo” davanti al monumento a Colombo. ra ss e g n a st a m p a v v v Dicembre 2010 15 16 Dicembre 2010 PERÙ d a lle n o st re co m u n it à Da Lavagna a Callao: diario di un viaggio (tredicesima puntata) La “crociera” dei nostri emigranti sta quasi per volgere al suo termine, ma sa ancora riservare loro qualche bella sorpresa. Forse la nostalgia dei cari e della Liguria si sta attenuando con l’aumentare della lontananza e con le attrazioni delle città e dei villaggi del nuovo mondo, che ad ogni sosta del “Bologna” i passeggeri scoprono con curiosità e coinvolgimento (illustrazione di Anna Maria Di Salvo). Venerdì 15 settembre 1922. Stamane ci alziamo contenti perché ci siamo avvicinati per oltre 270 miglia a Callao; alle 7 entrammo nel bel porto di Colon, con ciò abbiamo percorso in tutto 5.730 miglia. Attracchiamo al molo 8; dirimpetto a noi c’è il piroscafo “Cristobal” e dietro abbiamo il “Santa Clara”. Giovanni, Angelo e Silvio scendono subito a terra benché pioviggini. Da una carrozza ci facciamo portare subito all’ufficio postale dove imbuchiamo fra lettere e cartoline ben 45 pezzi (e poi qualcuno dirà che non ci ricordiamo dei nostri cari!). Andiamo quindi in un ufficio di cambio per cambiare la moneta italiana in dollari e in libbre peruane, dopo di che ritorniamo a bordo in carrozza per fare il primo pasto: pasta asciutta e carne con ceci. Subito dopo scendono a terra Giovanni e signora, Elena, Dobrila, Minghitto, Angelo, Manuelo, Pippo, Silvio e Anna, che vanno a fare un giro per la più bella città del nostro viaggio. Strade ottime tutte asfaltate, case tutte basse e la maggior parte in legno, bei negozi quasi tutti di cinesi, molte automobili e numerosissime carrozze, abitanti quasi tutti cinesi e neri. Le donne entrano nei negozi a fare qualche compera, noi ci accontentiamo di ammirare qualche vetrina. Siccome non ci sono tramvai elettrici, si nota un fortissimo movimento di carrozze e di automobili che tengono tutti con precisione la loro sinistra. Prima di tornare a bordo andiamo nuovamente a imbucare un po’ di posta e a bere qualche bottiglia di Cola, paga Giovanni. Al secondo pasto abbiamo: pasta con ceci, tonno e cipolle e fagioli. Maria e Colomba sono rimaste a bordo. Subito dopo Manuelo, Silvio, il signor Bardi, Cordano, Natalin e Sestri ritornano in città. Girano moltissime vie, entrano a bere in qualche bar e paga Bardi; entriamo in un “baltabarin” e paga Cordano. Dopo continuiamo a girare per diverse ore, ma non sappiamo ancora che ci troviamo sempre nelle stesse strade..chissà…forse non sapevamo più tornare a bordo… Fra le tante troviamo un signorina che parla italiano e che ci invita a prendere il caffè a casa sua; rimaniamo un po’ male quando ci invita gentilmente a pagare un dollaro ciascuno: accidenti come costano cari i caffè a Colon! Ritorniamo a bordo a tarda ora soddisfatti di questa movimentata divertente città. Sabato 16 settembre. Ci alziamo contenti poiché siamo certi che anche oggi passeremo una bella URUGUAY giornata nella divertente Colon. Dopo il caffè scendono a terra Giovanni, Maria e Gulin; anche Manuelo, Silvio e Natalin vanno a passeggiare per la città. Notiamo un forte movimento al mercato, specialmente, pesci, carne e frutta. Maria e Giovanni fanno diverse compere e cambiano moneta italiana in dollari. Ottimo e caratteristico è l’ordine con cui passano le numerosissime carrozze e automobili agli incroci delle dritte vie. Al primo pasto abbiamo: tanto per cambiare, riso con fagioli e carne. Per il resto della giornata non abbiamo fatto altro che girare per la città, divertendoci assai. Al secondo pasto abbiamo: pasta in brodo, uova, sardine e cipolle. Alla sera andiamo a visitare i grandiosi depositi di moli ai quali sono attraccati i seguenti piroscafi: “Cristobal” (Usa), “Bologna” (Italia); Santa Clara (Usa); “Dintelik” (Olandese), Colon (Usa), “Roman Prince Ruahine Ossequibo” (inglese), “Imperial” (Cileno). Andiamo ancora a fare un giro di piacere, e poi andiamo a riposare. AMERICA DEL NORD USA San Francisco I Salesiani di San Francisco in un libro A Genova il 16 dicembre scorso è stato presentato il volume di Francesco Motto “Vita e azione della parrocchia nazionale salesiana dei SS. Pietro e Paolo a San Francisco (1897-1930). Da colonia di paesani a comunità di Italiani”, che prende in considerazione una vicenda italo-americana poco conosciuta, quella dell’azione laborare fin da principio a costruire il futuro Stato, acquisendo posizioni di rispetto nella cultura, nel mercato e nella società. Fra i leader della comunità ligure vanno ricordati: Domenico Ghirardelli (1817-1894) originario di Rapallo, il quale dopo alcune sperienze lavorative in Uruguay e in Perù, verso la metà dell’800 si stabilì a San Francisco dove si affermò nella produzione di cioccolato, dolci, vino e liquori; Andrea Sbarboro (1839-1923) di Chiavari il quale a 13 anni partì da New York alla volta di San Francisco dove aprì un emporio di commestibili. Nel 1868 iniziò i suoi investimenti in beni immobili, divenendo rapidamente SAN FRANCISCO (Usa) – La chiesa di SS. Pietro e Paolo. Salto Tutti in posa alla consegna dei diplomi dei corsi di cucina organizzati dall’Associazione Liguri di Salto, di cui è presidente Eduardo Supparo (a destra). dei Salesiani incaricati della chiesa nazionale italiana dei SS. Pietro e Paolo di San Francisco (California) nei primi decenni del XX secolo. L’opera, curata da Editrice LAS (Libreria Ateneo Salesiano, piazza dell’Ateneo Salesiano 1, 00139 Roma. E mail [email protected], http://las.unisal. it), si colloca nell’ambito degli studi storici fermentati attorno alle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Precedenti opere hanno già preso in esame l’attività di alcune parrocchie italiane negli Stati Uniti, collocate prevalentemente nella zona orientale del paese, quella di maggiore densità immigratoria. Mentre New York rappresentava il primo porto di sbarco degli immigrati italiani e qui si fermavano in genere i ceti più poveri, San Francisco invece rappresentava una meta più lontana, obiettivo di coloro che si potevano permettere un costo di viaggio più elevato. Dunque, mentre a New York si formò prevalentemente una comunità composta da italiani provenienti dalle regioni del sud, più poveri e comunque meno disposti ad avventurarsi in terre sconosciute, San Francisco fu meta di immigrati settentrionali, in prevalenza liguri, i quali, grazie anche alle loro doti di navigatori oltre oceano, furono fra i primi a insediarsi in quelle terre così lontane. I liguri, anziché piegarsi a un habitat già costituito come i connazionali che si insediavano della Est Coast, poterono fortunatamente competere ad armi pari, su basi più o meno uguali, con tutti gli altri immigrati e così col- La copertina del libro di Francesco Motto presentato a Genova lo scorso dicembre. presidente di numerose società di Mutui e Prestiti. Nel 1880 fondò una cooperativa agricola la Italian Swiss Colony che trasformò la cittadina di Asti di California nella capitale del vino californiano; Marco Fontana (1849-1922), nativo di Cerisola di Rezzoaglio in Val d’Aveto, arrivato a San Francisco via New York, divenne commerciante di frutta riuscendo a fondare la Fruit Packing Corporation per inscatolare frutta fresca e successivamente avviò la Del Monte; Amedeo Pietro Giannini (1870-1949) nato a San Josè da genitori originati di Favale di Malvaro dopo aver esercitato l’attività di intermediazione di prodotti agricoli nel 1904 fondò una propria banca con un fondo di 300 mila dollari raccolti d a lle n o st re co m u n it à fra un centinaio di piccoli azionisti del North Beach. Egli convertì una calamità naturale quale il terremoto del 1906 in sfida offrendo denaro ai propri connazionali per ricostruire le loro case. I 300.000 dollari del 1904 crebbero sino a diventare 94 milioni nel 1918. Nel 1930 l’Istituto divenne la Bank of America che nel 1945 era la banca privata più grande del mondo con oltre 3 milioni di depositanti; Frank Marini (1862-1952) di Genova, che divenne presidente per alcuni anni della Società Italiana di Mutua Beneficenza. Riconosciuto come benefattore venne definito il “sindaco onorario di North Beach” e grazie alla sua mediazione molti italiani ottennero la cittadinanza statunitense; Carlo A. Dondero (1842-1939) di Cicagna, il quale avviò una tipografia a San Francisco e successivamente promosse la fondazione della Camera di Commercio di cui fu segretario fino al 1904; Angelo Joseph Rossi (1878 – 1948), anch’egli di origini liguri fu sindaco della città per ben tre mandati dal 1931 al 1943. Fiorista di giorno e studente di notte divenne presto membro del Rotary Club poi presidente dell’Ospedale Dante. Molti studiosi sostengono che il raggiungimento di un certo grado di benessere da parte della colonia italiana fu più rapido nella città di San Francisco rispetto alle altre città statunitensi, proprio perché lì gli italiani fecero meglio dei loro connazionali di altre città. Di fronte al riconosciuto successo degli italiani di San Francisco nell’economia, nell’amministrazione e nell’integrazione, l’autore dell’opera si domanda quale sia stato il contributo della parrocchia salesiana dei SS. Pietro e Paolo, con le sue pratiche, le sue tradizioni, le sue insistenze, le sue iniziative di solidarietà, di socialità e di promozione della leadership. La ricerca investe il periodo storico tra il 1897 (inizio dell’attività salesiana a San Francisco) e il 1930, momento di maggior presenza di italiani in città, ma anche di integrazione nel tessuto sociale californiano della comunità italiana. Il volume traccia anzitutto il profilo del fenomeno migratorio tra Italia e Stati Uniti, particolarmente nell’area di San Francisco, unitamente alle iniziative messe in atto dalla Chiesa cattolica per la cura pastorale e sociale degli immigrati. La parte centrale dell’opera, sicuramente la più consistente, dopo aver analizzato la situazione degli italiani in città, descrive l’insediamento dei Salesiani, negli anni dal 1897 al 1906, e il ruolo svolto dalla loro azione pastorale, sociale ed educativa nei confronti della comunità dei nostri connazionali e corregionali. La ricerca si conclude con una valutazione interpretativa dei dati, per mettere in risalto «i ruoli prioritari giocati dalla chiesa etnica di San Francisco nella costruzione d’una comunità ecclesiale e civile, attenta all’educazione: il ruolo religioso, il ruolo sociale, il ruolo salesiano». Ci pare che nessuna ulteriore considerazione possa ritenersi più appropriata di quella contenuta nell’introduzione al volume: «Oggi che l’ex quartiere italiano di North Beach a San Francisco soccombe all’allargarsi della China Town e al proliferare d’attività turistiche, oggi che l’italianità è colà rimasta nel nome e parzialmente nella religione, oggi che il ricordo di essa si sta perdendo inesorabilmente, anche se lentamente, sia all’interno della società statunitense che in quella italiana, presentare una vicenda italoamericana poco conosciuta – come quella dell’azione dei Salesiani della chiesa nazionale italiana dei SS. Pietro e Paolo di San Francisco che ha coinvolto decine di migliaia di connazionali e li ha fatti Italiani dopo che da decenni era stata fatta l’Italia – sembra un dovere di giustizia ed un utile “fare memoria” del nostro passato, oltre che un’acquisizione storica che viene a colmare un vuoto proprio alla vigilia del 150° dell’Unità d’Italia, un’Unità invero ancora da costruire». Il volume, che si compone di 500 pagine, è disponibile nelle librerie al costo di 30 euro. Un Columbus day davvero speciale stata organizata dalla San Francisco Chapter dell’Associazione Liguri nel Mondo e da il Ligure Club di Oakland. Con l’occasione è stata festeggiata anche una trentina di membri dei Sestieri di Lavagna che erano appena arrivati a San Francisco per partecipare alla parata del Giorno di Colombo (vedi articolo nel riquadro). Presente anche il console generale d’Italia a San Francisco, Fabrizio Marcelli. La cena, preparata dai cuochi del Ligure club, comprendeva antipasto, pasta al pesto e “a u tocco”, arrosto di manzo con contorno di verdure e patatine al forno poi il dolce. E vino bianco e rosso in abbondanza generosamente donato per la festa dalla famiglia Achiro, originaria di Sestri Levante e membro dell’Associazione Liguri nel Mondo. Mentre i partecipanti cenavano, il master of Ceremony Joe Brignole ha introdotto diverse persone che hanno partecipato alla serata: il console Marcelli, Ubaldo Albino, priore reggente dei Sestieri di Lavagna, Joe Scodella, presidente del Ligure Club, e Joe Gardella, presidente della San Francisco Chapter dell’Associazione Liguri nel Mondo che ha parlato nel nostro caro dialetto zeneize. La cena si è conclusa con “Ma se ghe Penso” cantata dall’ottantenne Tony Vignale nativo di Portofino e con molte ripetizioni di “Trilli Trilli” con quasi tutta la sala ad accompagnare Tony. Dopo la cena la serata è continuata con un ballo liscio come gli anni ‘40 e ‘50. Come si dice in America, “Everyone had a great time”, cioè, tutti i partecipanti si son divertiti tantissimo. Domenica 10 Ottobre, i Liguri nel Mondo, i Sestieri di Lavagna e il Ligure Club si sono nuovamente riuniti per sfilare uno dopo l’altro alla parata di San Francisco che onora il grande Navigatore Genovese. La sera di venerdì 8 ottobre scorso quasi 300 persone hanno partecipato alla Festa di Columbus Day nella sala del Fratellanza Club nella citta di Oakland, California. La serata è Due momenti della parata del Columbus day dello scorso ottobre a San Francisco. I nostri Joe Gardella e Joe Brignole durante la parata. Dicembre 2010 17 Da Bartolomeo Fieschi, compagno di Colombo, ai Sestieri di Lavagna: cinque secoli di Liguria in America Quinta trasferta americana, in ottobre 2010 a San Francisco, per il gruppo storico dei Sestieri di Lavagna che celebra ogni 14 agosto, dal 1949, le tradizioni medievali dei Fieschi conti di Lavagna. Un “ritorno”, in un certo senso, che ha il valore di un omaggio a uno dei personaggi più celebri della casata: l’ammiraglio Bartolomeo Fiesco, compagno di Colombo e comandante della Vizcayna nel quarto viaggio (1502) in cui vennero toccate Haiti, Cuba, l’attuale costa dell’Honduras e Panama. Bartolomeo Fiesco fu anche protagonista di un avventuroso viaggio alla ricerca di aiuti per Colombo bloccato in Giamaica, e fu testimone della sua morte il 20 maggio del 1506 a Valladolid. I Sestieri, i Fieschi e l’America: un legale riallacciato nel 1992 con la prima, grandiosa trasferta del gruppo per il Columbus Day del Cinquecentenario a New York: oltre 170 partecipanti, un centinaio dei quali hanno sfilato in costume medievale per la Fifth Avenue, gli incontri con gli italiani e i liguri di Manhattan capitanati da Carlo Romairone, il ricevimento con musica e danze alla serata di gala del Waldorf Astoria di New York, ospiti d’onore David Dinkins, Mario Cuomo, Alberto Tomba, Luciano Pavarotti e Paul Sorvino, poi il gemellaggio con Belleville nel New Jersey, sindaco – allora – una giovane e brillante avvocatessa italoamericana, Marina Perna. I Sestieri sono diretti dal priore reggente professor Emilio Albino (1932-1996), matematico e informatico genovese, direttore dell’Istituto di Matematica Applicata del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova: tra i suoi “allievi”, negli anni ‘70, anche il primo astronauta italiano, il ligure (di Busalla) Franco Malerba. Il gruppo torna al Columbus Day nel 1995 e nel 1997, poi una lunga pausa servita per celebrare in Italia i cinquant’anni della festa – che ogni anno porta a Lavagna circa diecimila persone e si è nel corso del tempo “allargata” fino a proporre nella prima metà di agosto quasi due settimane di eventi storici e non solo – quindi il ritorno nel 2009, ancora a New York. Una trasferta preparata con cura, addirittura con una puntata in estate negli Usa, dal nuovo priore reggente Ubaldo Albino, figlio di Emilio, con l’assistenza e i consigli dell’amico Carlo Romairone. Due le parate che hanno visto il gruppo protagonista: quella, fantasmagorica, del 12 ottobre – che nel 2009 cadeva proprio di lunedì – e quella dell’11 ancora a Belleville, per rinsaldare i vincoli del gemellaggio con Lavagna. Ancora accolti dall’avvocato Marina Perna e salutati dal governatore David Paterson come unico gruppo ligure presente. Sempre l’11 ottobre i ragazzi dei Sestieri – capitanati ora - sono stati ospiti della famiglia Zazzali che ha preparato per gli amici liguri “un banchetto da re”. Della delegazione di Lavagna faceva parte, nel ruolo del conte Opizzo Fiesco, anche l’assessore comunale al Turismo, Mauro Armanino. La trasferta ottiene l’appoggio concreto e il contributo economico della Regione Liguria nella persona dell’assessore all’Emigrazione Enrico Vesco, che sosterrà i Sestieri anche Il priore dei Sestieri di Lavagna Ubaldo per il progetto dell’anno successivo. Albino a San Francisco durante la serata Per il 2010 si decide di cambiare location: di gala del Columbus day (ottobre 2010). a San Francisco il 10 ottobre si celebra la 142esima “Annual ù italian heritage parade”, la più antica celebrazione della città e il primo “Columbus Day” celebrato negli Stati Uniti dal lontano 1868. Tra le migliaia di figuranti anche il console italiano Fabrizio Marcelli, che in onore dell’industria e dell’ingegno italiano ha sfilato su una Fiat Cinquecento decappottabile, ammiratissima. Ancora una volta la trasferta americana dei Sestieri è stata preparata con l’aiuto e il supporto di amici liguri: in questo caso Joseph Gardella e Joseph Brignole. Fitto il calendario degli appuntamenti e delle accoglienze riservate ai ragazzi dei Sestieri: tra le principali una cena, l’8 ottobre, con oltre 300 partecipanti e la presenza del console Marcelli. Il 12 ottobre, il gruppo è stato ospite a Sonoma della tenuta-azienda vinicola di Richard Cuneo. Ad attendere i Sestieri un magnifico BBQ (barbecue) preparato da Angelo Ibleto, straordinario chef di Sesta Godano (Val di Vara, La Spezia), a San Francisco dal 1965, vincitore nel 2001 del Campionato mondiale di Bbq. Ibleto, manco a dirlo, è uno storico nome della famiglia Fieschi: sarà una coincidenza? Forse. Fatto sta che Sesta Godano, come tutta la Val di Vara, è un territorio che storicamente è appartenuto ai Fieschi: a Varese Ligure è conservato il caratteristico “Borgorotondo” dominato proprio dal castello dei Fieschi. Nel corso della giornata ci è stato preparato un BBQ stupendo dove abbiamo avuto l’onore di conoscere il mitico Edward Galletti, in gambissima nonostante i suoi 95 anni, fondatore dell’omonima pasticceria di Favale di Malvaro, ma soprattutto fondatore dell’Associazione dei Liguri nel Mondo: una realtà che ha messo radici in tutto il pianeta e che onora la Liguria e i suoi figli. I Sestieri di Lavagna torneranno negli Stati Uniti prossimamente, per portare ancora una volta le tradizioni, la storia e la cultura della Liguria e incontrare i tanti amici che hanno saputo farsi apprezzare e ben volere con il loro lavoro, con il loro talento, con la loro straordinaria carica umana. “Mugugno” a parte…. MARCO RAFFA www.tortadeifieschi.com - www.sestieridilavagna.it I Sestieri a San Francisco nel 2009. 18 EUROPA Dicembre 2010 SVIZZERA La gita annuale della Faels Domenica 19 settembre si è svolta l’annuale gita sociale degli iscritti alla Faels. Molto nutrita la partecipazione dei soci, riuniti presso la Società di navigazione del Lago di Zurigo in attesa del presidente della Faels, Franco Barabino, con il suo consueto sorriso e il suo carisma. Lieve brezza mattutina e sole: la gita non si sarebbe potuta programmare per una giornata migliore. Sul battello come in altre occasioni in molti si sono eclissati da bravi “monelli in vacanza”, venendo così esclusi dalle fotografie di gruppo. Durante il tragitto, il battello ha toc- d a lle n o st re co m u n it à che trovò in Svizzera la sua seconda Patria. La risonanza entusiastica all’inaugurazione della “Colonna della libertà” ideata da un professore svizzero e portata a compimento nel 1868, considerando la buona predisposizione della Svizzera nell’accogliere molti profughi polacchi, il Conte investiva la sua influenza e i suoi mezzi finanziari per adibire alcune sale del castello all’esposizione permanente della storia polacca; l’insieme divenne col tempo un centro di irredentismo di militanza e speranza per tutti i profughi polacchi sparsi in molti Paesi europei e d’oltre mare. Alla base della “Colonna della libertà” è incisa la frase latina “Magna res libertas” (la libertà è una grande cosa), a testimonianza svizzera in comunanza di ideali con i popoli che lottano per la propria libertà e indipendenza. E il luogo divenne il ritrovo di ogni manifestazione d’indipendenza polacca sino al 1927, quando la Polonia divenne nuovamente uno stato indipendente. Seguirono poi dodici anni di pace relativa… SERGIO GIOVANNELLI OCEANIA AUSTRALIA Sydney cato diversi scali sulla rotta di tutta la fascia collinare prospiciente il grande lago definita comunemente “Costa dorata” per le numerose ville edificate da persone facoltose. Dopo circa due ore di viaggio, si giungeva alla meta finale della gita, la città di Rapperswil e il suo famoso castello, sede anche del Museo Polacco. Turisti fra turisti, ormai si era fatto mezzogiorno, la prima sosta è in un tipico ristorante italiano. Quindi il gruppo si avviava per le vie medievali verso la collina su cui si erge il castello, costruito nel 1200 e teatro di cruenti e sanguinosi passaggi di proprietà fino agli inizi del XVIII secolo. Agli occhi dei gitanti liguri il maniero è risultato alquanto interessante, poiché ha abbracciato genti, luoghi e destini diversi ma con l’unico denominatore nella Svizzera “Terra d’asilo in primis”. Alla fine del XVIII secolo la Polonia venne divisa fra la Russia zarista, i reami di Prussia e Austria e dunque, come paese indipendente, spariva dalla carta geografica europea. I moti di ribellione contro le forze occupanti tra il 1830 e il 1863 furono repressi sanguinosamente, costringendo migliaia di patrioti all’esilio forzato. Fra loro anche il conte Plater Wladislaw, Domenica 22 agosto 2010, presso l’Associazione Napoletani di Leichhardt, l’Associazione Liguri nel Mondo ha celebrato il Ferragosto. Il leggero ritardo sulla data di calendario, dovuto a vari motivi, non ha contribuito a far sembrare le condizioni climatiche della giornata più simili al Ferragosto italiano: la giornata era alquanto fredda e i molti partecipanti erano più che contenti di infilarsi letteralmente all’interno degli accoglienti locali dell’Associazione Napoletani. Un abbondante antipasto e un sostanzioso primo piatto (più qualche bicchiere di rosso) hanno rapidamente riscaldato gli animi. Torneo di bocce “Cinque Terre” Il 30 ottobre scorso si è svolto il tradizionale torneo di Bocce “Trofeo Cinque Terre” organizzato dalla Federazione Ligure in Svizzera (Faels) e ogni anno sempre più in pericolo per la mancanza di fondi. Ben 70 i partecipanti di quest’edizione, che ha premiato i primi quattro classificati con oggetti in filigrana, e cioè: Juric Ante BC CROAZIA (primo posto), Farina Francesco BC USTER (secondo posto), De Seta Giuseppe UB Winterthur e Azzato Luigi UB Winterthur (terzo posto), Scura Sandro Pro Ticino Zurigo e Cipolla Settimo BC HÖRI (quarto posto). A consegnare i premi il presidente della Faels Franco Barabino con il vicepresidente Emilio Balestrero, e il presidente del Gruppo GIBILTERRA Joe Gardella, presidente dell’Associazione Liguri nel Mondo di San Francisco (USA), redige con cadenza stagionale un bel notiziario in angloamericano, “A Voxe do Cigno”, nel quale si trova sempre qualche spunto originale. Nel numero autunnale del 2010 ha pubblicato queste righe sui Liguri a Gibilterra, e crediamo che non gli dispiacerà se ne riportiamo la traduzione italiana su Gens Ligustica. Un paio d’anni fa, scrissi un articolo sui genovesi stabilitisi a Gibilterra e sui loro cibi, specialmente la panissetta. Recentemente, mi ha fatto ricordare quell’articolo il seguente titolo su www.savonaeponente.com: Poi è partito l’intrattenimento offerto dal duo Ursino-Emmi, che ha intercalato le successive portate, cucinate come al solito dallo staff di cucina dell’Associazione Napoletani. Proprio la regolare e coinvolgente presenza del duo, più altre persone che si sono alternate sulla pista e al microfono, ha reso l’atmosfera briosa e allegra. Liscio e musica folk italiana hanno fatto da padroni, interrotti solo dalla consueta lotteria a premi, sempre ben accolta dai presenti. Il pomeriggio, proprio grazie all’atmosfera creatasi, si è prolungato più del solito, con buona soddisfazione dei presenti che, purtroppo, uscendo dal locale, si sono nuovamente dovuti rendere conto del fatto che questo Ferragosto non era certamente uguale a quello celebrato in Italia! L’Associazione Liguri nel Mondo di Sydney ringrazia come al solito l’Associazione Napoletani per l’ospitalità e tutti coloro che hanno contribuito a fare della giornata un buon successo. Due momenti della festa di Ferragosto celebrata dall’Associazione Liguri nel Mondo di Sydney. Tony Lombardo (fotografia tratta dal sito www.chronicle.gi). “Antonio Lombardo, nuovo sindaco di Gibilterra dalle origini Varazzine”. Tradotto [dall’italiano per i lettori anglofoni, N.d.T.] significa che il nuovo sindaco di Gibilterra, Antonio spezzini di Winterthur Dal Forno. A conclusione delle premiazioni, un aperitivo offerto dalla Federazione. Lombardo, è originario di Varazze. Tony, così è chiamato, è stato educato in Inghilterra. La storia della sua famiglia risale al 1004, in Provenza, Francia. Nel 1974, durante la Rivoluzione Francese, lasciarono la Francia e finalmente si stabilirono a Varazze. si occuparono di costruzioni navali e traffici marittimi con Gibilterra. A quel tempo, la comunità genovese costituiva il 50% della popolazione di Gibilterra. Attualmente, circa il 20% ha un cognome genovese. Il sindaco Lombardo ha promesso di erigere un monumento agli immigrati italiani, per lo più genovesi, perché tutti loro hanno dato il loro contributo a questo piccolissimo avamposto definito “Colonne d’Ercole”. Dopo aver formulato gli auguri di Varazze al nuovo sindaco, l’articolo finisce con “Zena! Zena!”. Da Sydney un ponte con le Cinque Terre Nonostante lo scandalo che sta circondando le Cinque Terre in questo momento, non bisogna dimenticare tutte quelle persone e sono davvero moltissime che hanno contribuito, in buona fede e spesso disinteressatamente a trasformarle in un gioiello oggi famoso in tutto il mondo. A cominciare dai vecchi che hanno costruito con gran fatica i muretti a secco, ai volontari che hanno sistemato i sentieri a picco sul mare, per continuare con quei giovani che si sono fatti in quattro, lavorando per anni come cuochi, autisti, guide, nei centri di accoglienza e negli uffici senza nessuna garanzia di una carriera nel futuro e senza nessun programma specifico di formazione e che oggi si trovano a rischio di perdere il loro posto di lavoro. Anche dalla lontana Australia è arrivato un contributo su scala internazionale. Stiamo parlando di Barbara Raffellini – originaria di Riomaggiore ma che ora vive a Sydney da dove dirige un’agenzia di comunicazione. Dal 1999 ad oggi Barbara Raffellini ha elaborato una campagna promozionale ad hoc, consolidando e innovando l’immagine delle Cinque Terre in tutto il mondo. Tra le sue iniziative di maggior spicco internazionale, l’ideazione e la creazione di alcune delle più originali partnership per il Parco come il gemellaggio con la Grande Muraglia Cinese, le collaborazioni con i parchi nazionali delle Blue Mountains in Australia e il Fiordland in Nuova Zelanda, e Barbara Raffellini gli scambi scientifici e culturali con l’Università Monash a Melbourne. All’inizio della sua collaborazione con le Cinque Terre nel 1999, Barbara Raffellini aveva presentato una relazione “Un tassello di un più vasto disegno. Un approccio olistico per la sfida delle Cinque Terre” all’Iccrom – l’ente creato dall’Unesco per la tutela dei monumenti e siti di maggior importanza. Il Parco Nazionale delle Cinque Terre non era ancora nato, ma questo documento già sottolineava le sfide del territorio e individuava delle strategie per salvaguardarlo. Tra i numerosissimi suggerimenti spiccava una proposta concreta: creare un ente indipendente che coordinasse tutti gli interventi ed avesse le sue radici nella comunità. Per leggere il resoconto di alcune delle numerose iniziative e attività svolte da Barbara Raffellini per il Parco Nazionale delle Cinque Terre dal 1999 al 2010 si può visitare la pagina web su www.slideshare.net. ra ss e g n a st a m p a ` Dicembre 2010 19 20 Dicembre 2010 ru b ri ch e dal Genovesato Splendide ville del Tigullio dalla barca (i.d.) Farida Simonetti, direttrice della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in piazza Pellicceria a Genova, ha ideato una interessante e originale manifestazione, giunta quest’anno alla seconda edizione dal titolo “Per mare, di villa in villa. Alla scoperta dell’architettura della costa”. Si tratta di una “conferenza in battello”, un’ora circa di navigazione su una motonave della società di trasporti marittimi “Golfo Paradiso”, che nell’estate del 2009 ha visto quasi mille partecipanti ascoltare attentamente Silvia Barisione, storica dell’arte della Wolfsoniana, illustrare le ville costruite “tra Eclettismo e Razionalismo” lungo la costa tra il Porto Antico e Camogli. Quest’anno il tema della conferenza, tenuta da Caterina Olcese della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria, era “Grandi Alberghi e Ville della Belle Epoque nel golfo del Tigullio”. I partecipanti si imbarcavano a Genova e a Camogli e la conferenza aveva inizio davanti al faro di Portofino, con l’osservazione del Castello Brown, dal nome del console inglese a Genova Montague che dal 1870 ne affidò il restauro all’architetto Alfredo D’Andrade per adibirlo a dimora; della Villa Altachiara, costruita negli anni ‘70-’80 dell’Ottocento per Lord Carnavon, egittologo che finanziò gli scavi della tomba di Tutankamen; del Castello Odero, oggi Costa Ardissone, edificato da Gino Coppedè per l’industriale ligure Attilio Odero, proprietario degli omonimi cantieri navali fondati nel 1886; del Castello di Paraggi (poi Bonomi Bolchini), realizzato a fine ‘800 su un’antica fortificazione dall’ingegner Tamburelli, in forme neogotiche ed eclettiche, per il fratello di Montague, Frederick Brown. Navigando verso est e oltrepassata la Cervara, in Santa Margherita si vede la Villa Costa Lo Faro, opera dell’architetto Luigi Rovelli che fu anche il costruttore del distrutto Castello Raggio di Cornigliano; e poi il Grand Hotel Miramare, uno dei più sontuosi e antichi alberghi della zona, frequentato da Gabriele D’Annunzio e da Eleonora Duse e sede, nel 1933, di alcuni esperimenti di Guglielmo Marconi; la Villa Luxardo, in stile neogotico veneziano; la Villa Durazzo, appartenuta ai Centurione e trasformata in Grand Hotel a inizio Novecento, dove nel 1904 soggiornò la regina Margherita. Proseguendo verso Rapallo (in una foto d’epoca) si vede l’Imperiale Palace Hotel, costruito nel 1889 come villa della famiglia Costa, che ospitò esponenti di famiglie reali di tutta Europa e dove fu firmato nel 1922 il trattato di Rapallo, che sanciva la pace separata fra Russia e Germania; il Continental Hotel, del 1904, uno dei tanti alberghi fondati dalla famiglia Ciana, giunta da Novara a fine Ottocento, dove fu ospite la moglie di Wagner; la Villa del Trattato, in stile Tudor, fatta costruire nel 1915 dal marchese Ugo Spinola e così chiamata perché lì nel 1920 fu firmato un accordo con il quale l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni stabilirono consensualmente i confini dei due Regni, con il congiungimento di Gorizia e Trieste allo Stato Italiano; la Villa Pagana, anch’essa a lungo proprietà degli Spinola che la lasciarono nel 1958 all’Ordine di Malta. Più avanti ancora il Kursaal, costruito nel 1901 dall’architetto Cuneo, ritrovo dei turisti stranieri della Belle Epoque con sale di lettura, da concerto, verande, giardino d’inverno, biliardo, cabine per i bagni di mare, collegato con il retrostante New Casino Hotel, poi divenuto l’Excelsior Palace, aperto nel 1908, opera dell’architetto svizzero Verrey. Nelle vicinanze del Castello di Rapallo si vede l’Hotel Europa, il più antico e per molto tempo anche l’unico grande albergo della cittadina; era in origine il settecentesco palazzo Serra che ospitò nel 1815 Papa Pio VII e nel 1821 Vittorio Emanuele I; affittato nel 1868 per essere adattato ad albergo, due anni dopo ospitò clandestinamente Giuseppe Mazzini e nel 1877 fu acquistato da Angelo Prandoni, che lo ristrutturò e nel 1901 lo riaprì come Grand Hotel Europe, con ascensore, acqua corrente, riscaldamento centrale, saloni da pranzo, biliardo, fumoir, biblioteca, servizio di vetture per la stazione e per gite e una cappella per i culti non cattolici. Infine, arrivati davanti a Zoagli si vede la Villa Merello, costruita da Gino Coppedè intorno al 1913, e il massiccio Castello di Sem Benelli, realizzato nel 1914 su disegno dell’architetto Giuseppe Mancini per l’autore de “La cena delle beffe”. produttori e la possibilità di degustare i tipici vini liguri, in prevalenza bianchi, ottenuti in qualche caso da coltivazioni che sperimentano la progressiva riduzione dell’impiego di prodotti chimici, a tutto beneficio dell’ambiente e della nostra salute. Gli incontri: con Gian Battista Oliveri, classe 1932 e alassino di Moglio, “l’ultimo dei tonnarotti”, cioè dei liguri che fino alla metà del ‘900 andavano a fare la stagione nelle tonnare di Carloforte in Sardegna; con Salvatore Marchese, giornalista autore del libro “Acciuga regina. Storie e ricette di un pesce turchino”; con Libereso Guglielmi, che divenne giardiniere con il professor Mario Calvino (padre di Italo) nella tenuta di Villa Meridiana a Sanremo, è stato capo giardiniere presso l’Università di Londra e ha poi girato il mondo per ampliare e approfondire le sue conoscenze botaniche, che ora ultraottantenne gagliardo mette a disposizione specialmente delle scolaresche; con Mario Buccella, contadino in Ortovero (SV) e Alberto Arossa di Slow Food Italia, che hanno parlato della stagio- nalità dei prodotti e delle coltivazioni tradizionali e rispettose dell’ambiente; con alcuni giovani produttori di vino delle Cinque Terre, sull’esperienza del Parco Nazionale e del recupero degli antichi spettacolari terrazzamenti che erano da tempo in progressivo abbandono; con Cinzia Scaffidi, direttrice del Centro Studi di Slow Food e autrice con Silvestro (Silvio) Greco del libro “Guarda che mare”, conversando di biodiversità, riscaldamento del pianeta, inquinamento, metodi di pesca, specie ittiche in pericolo, possibili soluzioni a livello istituzionale e di comportamenti individuali; infine una tavola rotonda sul progetto ambiente di Slow Food Liguria. Non sono mancati i momenti musicali: con la Bandarotta Fraudolenta, composta da dieci elementi, somigliante più alle street band di New Orleans che alle nostre bande tradizionali; con i Lou Dalfin, un gruppo che, affiancando agli strumenti tipici della tradizione (vioulo, pivo, armoni a semitoun, pinfre, arebebo, viouloun, ecc.) basso, batteria, chitarra e tastiere, si propone di rendere fruibile dal maggior numero di persone la tradizione musicale occitana, ossia della terra di lingua d’Oc che si estende in tutto il sud della Francia, da Bordeaux e Tolosa a Nizza e Briançon, fino a comprendere, in Italia, alcune valli alpine in provincia di Cuneo e di Torino. dall’Imperiese A Imperia festa del gusto e dell’eco-sostenibile (i.d.) Il 18 e 19 settembre scorsi ha avuto luogo a Imperia, lungo la Calata Cuneo (nella foto tratta dal sito www. sanremonews.it), la manifestazione “MareTerra di Liguria - Il gusto di un territorio”, frutto della collaborazione tra Fondazione Carige, Regione Liguria, Slowfood Liguria e altre istituzioni liguri, che si stima abbia avuto già nella prima giornata 5 mila visitatori. L’evento era strutturato in modo da focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti della produzione e del consumo agroalimentare e ittico ligure. Il mercato, con una quarantina di produttori artigianali locali, per ricordare che ogni nostro acquisto di cibo influisce sulle politiche sociali e ambientali, e non solo a livello locale ma addirittura mondiale. L’oleoteca, con più di venti aziende presenti a testimoniare la ripresa della coltivazione dell’olivo su tutto l’arco della nostra regione: molti giovani sono tornati a coltivare oliveti da tempo abbandonati, puntando sulla qualità e con grandi benefici per l’occupazione e per l’assetto idrogeologico del territorio. L’enoteca, con anche qui oltre venti dal Savonese Un santuario dalla storia secolare (i.d.) Il santuario di Santa Maria a Finalpia (nella fotografia), borgo che con Finalborgo e Finalmarina forma il comune di Finale Ligure, conserva di un’antecedente chiesa citata già nel 1302 alcuni archi a sesto acuto e il bel campanile a bifore in pietra del Finale, che ben documenta la transizione dal romanico al gotico. Nel 1477, sotto il Marchese Galeotto del Carretto, alla chiesa fu affiancato un monastero per i monaci benedettini olivetani, ampliato successivamente anche in tempi recenti fino a comprendere due grandi chiostri. Nel primo ‘700 la chiesa fu ricostruita in forme barocche su disegno di Gerolamo Veneziano da Noli, detto il Fontanetta, e arricchita da un sontuoso dallo Spezzino Sarzana città da scoprire prima e dopo il “Festival della mente” (i.d.) Dal 3 al 5 settembre 2010 si è svolta a Sarzana la settima edizione del “Festival della mente”, il primo festival europeo dedicato alla creatività, diretto da Giulia Cogoli e promosso dalla Fondazione Carispe e dal Comune di Sarzana. Dalle 12 mila presenze della prima edizione, nel 2004, articolata in 20 interventi nel corso dei quali personalità di spicco nell’ambito del sapere umanistico e scientifico, delle professioni, della psicologia e delle neuroscienze, dell’arte in tutte le sue espressioni, intrattenevano il pubblico sempre ad alto livello, la manifestazione è via via cresciuta fino ad arrivare alle 40 mila presenze dell’ultima edizione. Il festival dura sempre tre giorni, ma gli eventi sono diventati 72, dei quali quasi la metà dedicati a bambini e ragazzi tra i 4 ed i 14 anni. Gli incontri con scienziati, scrittori, artisti, musicisti, psicoanalisti, neuroscienziati, filosofi, storici e attori si sono svolti in vari luoghi del centro storico della città: la bella piazza Matteotti, sulla quale si affaccia altare in marmo policromo donato nel 1728 dai conti Prasca. Nel monastero sono custodite molte pregevoli opere d’arte: una Madonna col Bambino di Nicolò da Voltri; una Vergine allattante col Bambino, una Pietà e una Vergine col Bambino e S. Giovanni Battista in ceramica di scuola robbiesca; un grande tabernacolo quattrocentesco con la Crocifissione e quattro Santi laterali; pregevoli arredi lignei cinquecenteschi, fra cui una ricca cornice decorata a grottesche, opera di fra Antonio da Venezia. Nel 1799 l’invasione napoleonica portò lo scompiglio nel monastero, che solo nel 1905, dopo vari avvicendamenti tra secolari, olivetani e cassinensi, è stato affidato definitivamente ai benedettini sublacensi. Un libro recente, “Abbazia benedettina di Finalpia - restauri e studi 1995-2008” (Sagep, 2010), ne ripercorre la storia dalle origini al periodo delle soppressioni, analizzando con particolare attenzione il ricco patrimonio storico-artistico del complesso, i restauri architettonici alla chiesa e al campanile e il restauro delle superfici pittoriche. il Palazzo Comunale, il Chiostro di San Francesco, il Teatro degli Impavidi (il secondo, per capienza, in provincia della Spezia), il cinema Italia, piazza Capolicchio, la Sala Canale Lunense, piazza Cesare Battisti e in diversi ambienti della Fortezza Firmafede, poderosa e integra fortezza della fine del ‘400. È possibile vedere gratuitamente tutti gli incontri sul sito www.festivaldellamente.it, dal quale ci si può anche iscrivere alla newsletter per essere tempestivamente informati su tutte le novità, in vista dell’ottava edizione dal 2 al 4 settembre 2011: per chi fosse intenzionato a partecipare, sul sito ci sono anche tutte le notizie utili per arrivare a Sarzana e per organizzare pasti e pernottamenti, che per l’alto numero di presenze è necessario prenotare con largo anticipo. A prescindere dal “Festival della mente”, Sarzana merita comunque una visita accurata in ogni periodo dell’anno, e di questo ci si può rendere facilmente conto navigando un po’ nel bel sito del Comune, www.sarzana. org, dal quale è tratta la piantina della città. ru b ri ch e Dicembre 2010 21 Archivi della memoria Una delle tante storie dell’emigrazione italiana in Uruguay R ipassando l’archivio ho trovato la foto che mi fa ricordare una epoca dell’emigrazione ligure residente in Uruguay: risale al 1947, anno in qui noi fratelli Giovanni e Benito Andreoni siamo arrivati a Montevideo a raggiungere il fratello maggiore Vincenzo. Con la valigia di cartone oltre il nostro mestiere di lattoniere batti-lastra, portavamo gli strumenti musicali: io la fisarmonica, Benito clarinetto e saxon in si b. La musica era una passione di famiglia ereditata dai nonni. La sorpresa fu quando ci siamo riincontrati con il nostro fratello Vincenzo (di cui non avevamo più notizie da ben 5 anni a causa della guerra ‘40/’45), avvocato Il proverbio 1 Quello cü se sa, savei cü se sà, quello cü nu se sa, savei cü nu se sà, (Quello che si sa, bisogna sapere che si sa, quello che non si sa, bisogna sapere che non si sa) Proverbio incorniciato e appeso circa 80 anni fa nello studio di un medico. La ricetta 2 di mestiere ma anche lui virtuosissimo fisarmonicista, esecutore appassionato sia di musica classica sia di musica popolare italiana: valzer, mazurka polka e il locale tango. Difatti, appena arrivati a casa sua, i primi momenti passati assieme furono trascorsi a suon di musica, formando un concerto affiatato come se avessimo suonato sempre assieme. Nella fotografia che allego vediamo un gruppo di allievi fisarmonicisti quasi tutti figli di emigranti italiani in maggioranza di origine ligure. Fra tanti aspiranti, con i più preparati avevamo l’abitudine di incontrarci ogni domenica in un bar dal caratteristico nome “Bar di Terremoto” allora gestito da un italiano di soprannome “Terremoto” perché quando cantava con la sua voce potente da basso, si diceva che faceva tremare la luce dei lumi. Con il passar delle domeniche il numero dei musicisti e dei parrocchiani aumentava fuori misura, tanto che dovemmo adattare nella soglia un balcone a mo’ di palco. Un bel giorno, fra gli spettatori appare un signore di nome Giovanni Bassano (allora gerente generale della locale Compagnia Petrolifera Shell) e ci propone con tanti elementi appassionati d’arte di formare un’associazione culturale. In primo momento ebbe sede in un vicino garage, poi, con il nome di “Rumbos artistico” e approvata la persona giuridica, affittammo un amplio locale. In poco tempo aumentò il numero di associati: artisti di teatro, poeti, recitatori, anche scultori (fra ACCIUGHE AL TEGAME Ingredienti: 800 grammi di acciughe un bicchiere di olio due spicchi di aglio sale semi di finocchio un cucchiaio di marsala 3 cui J. Luis e Josè Belloni autore della “Diligenza”, “La Carreta” e di tanti altri monumenti che oggi adornano i parchi di Montevideo), lo scrittore e poeta Sorrilla de San Martin, tenori (fra i quali Soler, che in precedenza si era esibito in Italia alla Scala di Milano e e al San Carlo di Napoli); con noi c’era anche il coro della “Ossodre” e tanti altri appassionati della musica e dell’arte. Nelle nostre riunioni sociali periodiche passavamo le ore eseguendo ognuno di noi la propria specialità. Erano ammessi e anche molto apprezzati i cori (magari improvvisati) degli italiani emigranti, che si esibivano con tanta nostalgia. Molte volte gli stonati si dovevano cacciar fuori, ma sempre con gli applausi. Poi soci e protagonisti cominciarono a mancare per ragioni naturali finché l’organizzazione di “Rumbos artistico” nel 1970 si sciolse. Ma un paio d’anni dopo, nel 1973, fondammo l’Associazione Ligure dell’Uruguay oggi presieduta con tanta passione da Pierina Suffia. Questa è una delle tante storie della nostra emigrazione. La preparazione: pulire bene le acciughe privandole della testa, lavarle e quindi metterle in un tegame in cui si è fatto precedentemente rosolare l’aglio nell’olio; spargervi i semi di finocchio e il sale necessario. Fare cuocere lentamente per dieci minuti, poi ritirare il tegame dal fuoco, lasciare raffreddare un poco e rivoltare le acciughe ad una ad una spruzzandovi sopra il marsala. Rimettere quindi il tegame sul fuoco e lasciare soffriggere per altri dieci minuti. Servire il pesce ben caldo. GIOVANNI ANDREONI 1) Il gruppo dei fisarmonicisti del gruppo “Rumbos artistico” nel 1947. 2) Un’immagine della scultura “La carreta” di José Belloni (18821965). 3) In questa foto d’epoca di Dani Gerpe il Teatro Solìs di Montevideo nel 1947. (illustrazione di Anna Maria Di Salvo) 22 ru b ri ch e Dicembre 2010 VOCI E SCRITTI DI LIGURIA Libri AA.VV. Il Viaggio inaspettato Tra il 23 e il 25 novembre la Fondazione Casa America di Genova ha organizzato “¡Viva México!”, tre giornate dedicate alle celebrazioni del Bicentenario dell’inizio della lotta per l’Indipendenza e del Centenario della Rivoluzione Messicana. Il 24, alla presenza dell’ambasciatore Jorge Chen Charpentier, e con Dolores Repetto, addetta culturale dell’Ambasciata, Alessandro Garrone, console onorario del Messico a Genova, e Marco Bellingeri dell’Università di Torino, è stato presentato il libro “Il Viaggio inaspettato”, edito da De Ferrari e di cui Casa America ha curato l’edizione italiana. Alla presentazione sono intervenuti anche gli autori Adrián Daneri Navarro, Ana Isabél González Ramella e Giacomo Daneri Hernández, giunti apposta da Guadalajara. Adrián Daneri Navarro, di origini liguri, è uno dei discendenti dei marinai che hanno dato vita a questa storia. Alla presentazione è intervenuto con un saluto anche il nostro presidente Felice Migone (nella fotografia, durante il suo intervento; alla sua sinistra: Marco Bellingeri, Roberto Speciale e Adrián Daneri). Il volume, disponibile nelle maggiori librerie della Liguria e a Fondazione Casa America, narra la storia curiosa e poco nota di un gruppo di marinai italiani e liguri, membri dell’equipaggio di dieci navi mercantili, fatti prigionieri dalle autorità messicane allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Al termine del conflitto molti di loro decisero di non far ritorno in Italia essendosi inseriti appieno nella comunità di Guadalajara. Sono raccolte le storie di tanti uomini, le loro situazioni precarie, gli aneddoti incredibili, la prigionia e il sogno di costruire una nuova vita. Un susseguirsi di vicende che confermano come l’esistenza possa essere un intreccio di imprevisti e situazioni non immaginabili. Corredato da molte fotografie e documenti d’epoca, la pubblicazione è frutto di un paziente lavoro di ricerca condotta su più di 1.500 documenti ufficiali, articoli di giornale, libri e comunicazioni personali. Da Altare, due libri sull’emigrazione ligure In occasione della mostre “I vetrai di Altare in Argentina” e “Pueblos Hermanos”, realizzate ad Altare (Sv), presso Villa Rosa, sede nel locale Museo dell’Arte Vetraia Altarese , e del gemellaggio fra il Comune di Altare (Savona), e quello di San Carlos Centro (Provincia di Santa Fe in Argentina) sono stati pubblicati alcuni volumi di particolare pregio. Il primo volume è “I Vetrai di Altare in Argentina”, realizzato da De Ferrari Editore a cura di Alberto Saroldi e Giulia Musso (formato 24 x 24, 200 pagine, 25 euro). L’opera descrive la migrazione dei maestri vetrai della cittadina ligure in Argentina, avvenuta alla fine degli anni ‘40 del secolo scorso. Il clima di incertezza del dopoguerra, il desiderio di trovare un futuro migliore, spinsero un gruppo di tecnici vetrai a trasferirsi nel paese sudamericano: in queste pagine si può leggere la loro storia, attraverso i documenti dell’ epoca e le foto degli emigranti e dei vetri soffiati nelle vetrerie fondate in Sud America. La seconda opera pubblicata sem- Giovanni Meriana Sono partiti tutti Giovanni Meriana è studioso di antropologia culturale, saggista e storico dell’arte, già autore di volumi sulla cultura ligure ed ex assessore alla cultura del Comune di Genova. L’ultima sua opera letteraria è il volume di racconti, edito da Sagep, “Sono partiti tutti - ultimi giorni di Reneusi e altre storie”, con cui ricostruisce le vicende legate allo spopolamento e conseguente abbandono di una piccola località dell’Alta Val Borbera. Il nuovo libro si apre, appunto, con il racconto della fine del paese di Reneusi situato sui crinali dell’Appennino ligure-piemontese; il piccolo agglomerato di case subì, nel corso degli anni ‘50, l’inesora- Andrea Parodi e Fabrizio Capecchi Vette e sentieri in Val d’Aveto È stata recentemente edita da Andrea Parodi Editore la nuova guida “Vette e sentieri in Val d’Aveto e valli circostanti” realizzata dallo stesso Andrea Parodi in collaborazione con Fabrizio Capecchi, già autore di bellissimi libri fotografici sull’Appennino. Il volume, che si compone di 144 pagine in formato 14,8 x 19,8 (16 euro), è dedicato alle escursioni nell’alta Val d’Aveto e nelle circostanti valli Nure, Ceno, Taro, Sturla, Fontanabuona e Trebbia. L’opera è dedicata a un territorio montuoso di notevole interesse paesaggistico, situato nel cuore dell’Appennino Ligure-emiliano, che presenta aspetti alpestri malgrado la vicinanza del mare. Vi si trovano vaste foreste, laghetti di origine glaciale e belle vette panoramiche in gran parte rocciose: Maggiorasca, Ragola, Penna, Aiona, Ramaceto, Cáucaso, Gifarco, ecc. Nella guida, illustrata con 17 cartine e 57 fotografie a colori, sono descritti dettagliatamente 58 itine- Pasquale Aurelio Pastorino Va là che vai bene rari escursionistici da percorrere in giornata, molti dei quali ad anello, più un’affascinante traversata di quattro giorni lungo i crinali, dal Passo del Cerro in provincia di Piacenza, fino al borgo di Sestri Levante, affacciato sul Mar Ligure. Il volume inaugura la collana “Appennino” che si propone di descrivere in sei volumi vette e sentieri dell’Appennino Ligure, dal Beigua fino alle Cinque Terre e Montemarcello: è il primo in ordine di apparizione, ma è contraddistinto dal numero 5 poiché è il quinto in ordine geografico. Pasquale Aurelio Pastorino (insegnante e giornalista pubblicista, oltrechè ex sindaco di Masone) ha recentemente pubblicato per l’editore Redazione di Genova il volume “Va là che vai bene” dedicato all’emigrazione da Masone e dalla valle Stura verso l’America tra ottocento e novecento. Masone e la valle Stura, all’interno della provincia di Genova, hanno fornito un consistente contributo all’emigrazione ligure ed il libro intende celebrare questi concittadini che sono in larga parte riusciti a realizzare la loro aspirazione a un’esistenza migliore, inserendosi a pieno titolo nella società dei paesi di destinazione. L’opera, partendo da un’accurata analisi della realtà economico-sociale della Valle Stura dell’inizio dell’Ottocento e delle cause che hanno deter- pre da De Ferrari Editore è “Oltre l’oceano. Tre racconti di migrazione” a cura di Tiziana Oliva e Luigi Vallebona (formato di 24x24, 40 pagine, 10 euro). Si tratta di un libro illustrato e inte- ramente bilingue, italiano-spagnolo, rivolto a bambini e ragazzi che prende spunto dai progetti didattici sviluppati in parallelo nelle scuole dei due paesi. L’opera rappresenta uno strumento utilizzabile nelle scuole primarie e secondarie di primo grado nel quadro dell’educazione interculturale e linguistica. Il testo contiene tre racconti che hanno come elementi comuni il tema delle migrazioni, dell’incontro fra culture, della dialettica fra sradicamento e nuovo radicamento, fra identità e differenze. I racconti trattano temi universali, come quello attualissimo della migrazione, e si rivolgono a lettori capaci di lasciarsi coinvolgere dalle emozioni che sorgono quando si toccano tasti molto profondi presenti in ognuno di noi, legati alla ricerca dell’identità, alla nostalgia dei luoghi di origine, ma anche all’incontro con l’altro, all’apertura verso il nuovo, al desiderio di avventura. Le scuole interessate possono ricevere una copia del libro scrivendo a Luigi Vallebona, (responsabile delle Relazioni Esterne del Comitato per il gemellaggio Altare - San Carlos Centro): [email protected], specificando il referente e il progetto didattico in cui il libro verrà utilizzato. bile esodo dei suoi abitanti, fino a conoscere il totale spopolamento ed abbandono a seguito di un fatto di sangue che coinvolse Maria e Davi- de, due giovani del paese. La tragica vicenda fa da sfondo al ritratto di una popolazione che ha vissuto per secoli praticamente isolata dagli altri centri della val Borbera, con le poche risorse che l’aspro territorio le offriva. Il volume raccoglie poi altre storie: una miscellanea di scritti che dipingono ricordi vividi dell’infanzia contadina dell’autore nel periodo della guerra e curiosi ritratti dei protagonisti del panorama culturale genovese del dopoguerra conosciuti negli anni giovanili. Non mancano considerazioni critiche sui (mal)costumi collettivi della società contemporanea, che risultano ancora più censurabili se comparati agli sforzi compiuti dai nostri antenati per vivere in tempi e luoghi in cui lo sfruttamento iniquo delle risorse non era forse semplicemente pensabile. L’opera si compone di 120 pagine ed ha il costo di 12 euro. minato il fenomeno dell’emigrazione, approfondisce anche la situazione socio-politica presente nei paesi sudamericani destinati ad accogliere i liguri che spesso orientava la destinazione del flusso migratorio. Masone e la Valle Stura hanno avuto un legame particolare con la Repubblica Argentina e la seconda parte del libro analizza le vicende di molte famiglie trasferitesi in blocco oltreoceano; grazie ad un ricco patrimonio di informazioni e immagini d’epoca, l’autore descrive la biografia dei masonesi emigrati e la loro progressiva affermazione sociale. L’elenco tratta di oltre 480 persone trasferitesi all’estero, con documenti e testimonianze inedite, e si conclude con un’elenco anagrafico con le generalità di tutti i masonesi emigrati nell’800 e 900 e i loro vincoli di parentela. Il volume, che si compone di 200 pagine ed è in vendita al prezzo di 20 euro, rappresenta, pertanto, un patrimonio di informazioni a cui possono attingere gli appassionati di storia locale e ha il pregio di mantenere vivo il legame fra i discendenti all’estero e le loro radici liguri. ru b ri ch e Dicembre 2010 23 Cesare Viazzi Parco di Villa Giuseppe Marzari, Negrotto Cambiaso un uomo in frac ad Arenzano Sono trenta, e anche più, le occasioni per scoprire pregiate collezioni botaniche di flora mediterranea, alberi monumentali, roseti e camelie, ninfei, limonaie, sculture e arabeschi, olivi, vigne e le tracce lasciate da tanti ospiti illustri in antiche dimore. Da questa premessa (prendendo anche spunto dall’iniziativa lanciata nel 2007 dalla Regione Liguria) Sagep Editori, coerente con il proprio ruolo di casa editrice che intende valorizzare e accrescere la conoscenza del patrimonio ligure, ha concretizzato un’interessante progetto: una collana editoriale dedicata a tutti i giardini storici della Liguria. Biografia dell’attore dialettale genovese, che ha calcato i palcoscenici teatrali con l’omonima compagnia, autore di numerose canzoni in lingua genovese e diventato famoso presso il grande pubblico con il programma radiofonico “Ö sciö Ratella” (“Il Signor Ratella”, dove “ratella” in dialetto significa “lite”) trasmesso dalla Rai di Genova a partire dagli anni ’40. Oltre alle notizie della sua vita e carriera, sono presenti due appendici che analizzano, rispettivamente, la lingua da lui parlata, che è il genovese puro, e alcuni testi tra i più significativi e famosi del suo repertorio. Il volume di 80 pagine formato 17 x 24, edito da De Ferrari, contiene un Cd musicale con una selezione di canzoni e sketch e costa €. 18,00. Cesare Viazzi, giornalista genovese, ha diretto la sede ligure della Rai. Studioso della storia, della letteratura e dello spettacolo regionali, ha pubblicato numerosi saggi sui personaggi più famosi della cultura genovese e ligure: ultimi titoli pubblicati per tipi De Ferrari sono: “La Reggia di Genova” (2008) e “La Borsa di Arlecchino e Aldo Trionfo” (2008). Massimo Angelini e Maria Chiara Basadonne Questo almanacco tascabile, giunto al suo quinto anno, è l’erede dei lunari che dal 1473 hanno accompagnato la vita quotidiana dei Liguri, costituendo spesso da soli, con la ricchezza e l’immediata utilità del loro contenuto, ...la biblioteca di casa! Il primo fu infatti “La Raxone de la Pasca. Opus aureum et fructuosum” (probabilmente anche primo in Europa) stampato a Genova: scritto in italiano, latino e genovese, contiene la data della Pasqua, il giorno della luna nuova e le feste di ciascun mese, preghiere, lodi di Genova e la descrizione della Liguria da Nizza al fiume Magra. Ci furono poi il settecentesco Chiaravalle, gli ottocenteschi “lünài” do Scio Tocca e do Scio Reginn-a, e in anni più recenti il Casamara. A differenza di altri lunari tascabili, come il Pescatore di Chiaravalle e il Barbanera, o murali come quello di Frate Indovino, “Il sbugiardino” nasce in Liguria e per la gente ligure, perciò i suoi contenuti (dati astronomici e me- teorologici, proverbi e consuetudini e tutto il resto) fanno riferimento alla Liguria. Ė anche una pratica agenda settimanale, con i consigli giornalieri per l’agricoltura, i lavori domestici, l’orto e la cantina, la luna del mese e le sue influenze, e proverbi tradotti in genovese dall’Antico Testamento; e poi nelle pagine successive ci sono le antiche unità di misura locali, il calendario perpetuo, l’andamento della popolazione in tutti i comuni liguri dal 1871 a oggi, l’elenco dei comuni che nel tempo hanno cambiato nome o sono stati accorpati ad altri, le distanze stradali fra moltissime località della Liguria, il calendario annuale dei mercati settimanali, la càbala dei sogni illustrata e altro ancora. Il tutto in 128 pagine formato 10 x 15 cm, in vendita nelle libreria e nelle edicole della Liguria al prezzo di 4,50 euro; chi non lo trovasse può richiederlo all’indirizzo di posta elettronica [email protected] oppure a: Il Bugiardino - casella postale 40 - ufficio postale 06 - 16149 Genova. Immagini raccontate con parole intense, che restituiscono un paese dove la gioia e la disperazione, la poesia e la tragedia, la povertà e la bellezza si mescolano e fluiscono insieme, inevitabilmente e inestricabilmente. Ritratti da un mondo affascinante, difficile da capire ma facile da amare per chi, come l’autrice, l’ha vissuto con generosità e sensibilità, lasciandosi guidare in quello che alla fine è un viaggio alla ricerca del “più misterioso di tutti i ritratti: il proprio”. Il volume (144 pagine formato 22 x 20,5, con foto a colori) è edito da Sagep e costa 18 euro. subito per Carloforte e Calasetta per conoscerne di persona gli abitanti, la loro cultura e mangiare i piatti tradizionali. L’autore Sergio Rossi, nato a Ronco Scrivia, si occupa di storia della cucina, produzioni alimentari e promozione territoriale, è stato direttore del “Conservatorio delle Cucine Mediterranee” di Genova, è ideatore e autore del sito www.civiltaforchetta.it, è curatore dell’Archivio per la storia dell’alimentazione Giovanni Rebora e ha scritto, fra l’altro, il libro “Alle radici del Pesto genovese: storia, curiosità, ricette”. Questo suo “La cucina dei Tabarchini” inizia con l’inquadramento storico e geografico della comunità di corallatori pegliesi insediatisi nella prima metà del ‘500 sull’isola di Tabarca, davanti alle coste tunisine, e costretti nel ‘700 ad andarsene e a trovare rifugio nelle isole di San Pietro e Sant’Antioco, nell’estremità sud-occidentale della Sardegna. Gli usi e le tradizioni alimentari e gastronomici pegliesi si confrontano con altre culture mediterranee (prima quella tunisina e poi quella sarda) e attraverso sperimentazioni e influenze interculturali producono il patrimonio Il bugiardino Chiara Montaldo Ritratti dall’India Dopo aver pubblicato con grande successo “Sono in Cina”, Chiara Montaldo, giovane medico genovese, ritorna con questo libro a raccontarci dell’esperienza fatta in India. “Ritratti dall’India” è un diario per immagini: immagini fotografiche, quelle dei luoghi e dei volti incontrati e conosciuti dall’autrice durante i tre anni trascorsi lavorando in un ospedale di Mumbay. Sergio Rossi La cucina dei Tabarchini. Storie di cibo mediterraneo tra Genova, l’Africa e la Sardegna Questo bel libro, edito da Sagep (256 pagine, formato 17 x 21, prezzo 22 euro) fa venir voglia di partire La nuova collana “Un Mare di Giardini” è caratterizzata da un testo documentato, presentato in maniera chiara e piacevole in modo da essere attraente per il vasto pubblico, e da splendide immagini a colori che introducono il lettore nella bellezza di questi luoghi ancor prima di visitarli. La prima guida (24 pagine formato 20,5 x 14,5, illustrate a colori) è dedicata al Parco di Villa Negrotto Cambiaso ad Arenzano e costa 5 euro. di NONNA MARI Questa poesia della nostra Nonna Mari (come sempre illustrata da Anna Maria Di Salvo) è stata premiata lo scorso 26 aprile come terza classificata nella sezione “Poesia in Vernacolo” al concorso “Penna calamaio di Renata Rusca Zargar” promosso dall’Associazione culturale savonese “Zacem” e pubblicata sul internet della stessa Associazione. Nella stessa occasione fu premiata anche un’altra poesia di Nonna Mari in italiano, ispirata all’allarme…pidocchi: l’ironia e la verve di Nonna Mari non si esprimono solo in dialetto! RICORDI In zeneize mi scriviò, comme posso, comme so con di mèndi, di malocchi, mèzo intrègo, mèzo a tocchi! Un pitin, oriè contà, comme l’èa...Tanti anni fa! Ora pro èi....Novenn-e e rosài! Oriè pòei, oriè pòei,quarchedùn dixèia... Orate, orate, a custodìa matutina.... “scatenate”... S’assendèia unn-a candeja, in ta banca mè nonna a dormìa... Ai morti i libèti pe tutti i figgieu, desgheuggè cian cianin pe pòeili bruxià... Ninte braghe, ma fàdette e pe fa a comegnon, a zazzùn da mezaneutte... Tutti in fila in procesion, coi mandilli, coe velette. Sempre magro ao venerdi, ai ròsai coe counette! E pe pòei ao cine andà, primma ao vespro... E se vedià! Rebellavimo ao Sepurto l’aggetto con o brùgo, con pazienza fregoggiou e a vessa ao scùo de lungo a nasceèiva inti platò... Dexe çiti pè a carèga e duì scui inta sachetta. Sitto, sitto, prega, prega! E è donne cò a rebecca. E’ banche de legno , lasciavan o segno: Zenogge spellè, braghe amottè! Se Gelindo, o sacrestan o deuviava o moccalumme, a veletta a l’èa zà in man: …TUTTI FOA, COMME O FUMME!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! gastronomico attuale, straordinario esempio di coerente fusione di culture intermediterranee. Una voce dell’indice è dedicata al tonno, un’altra ai dolci e un’altra ancora al vino, e sempre l’argomento è trattato nella maniera più completa e approfondita e tuttavia mai pesante, grazie anche alla gradevole veste tipografica e alle ricchissime illustrazioni a colori. In fondo al libro ci sono anche parecchie ricette, da sperimentare a casa propria in attesa di gustare gli stessi piatti nell’atmosfera tutta particolare di Carloforte e Calasetta. 24 Dicembre 2010 “SPECIALE EVENTI” RAPPRESENTATO A DICEMBRE AL TEATRO “GOVI” DI BOLZANETO CON GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO “Zena: anima e voxe”, emozioni per tutti i liguri nel mondo N ei canti della tradizione dialettale genovese, nella narrazione e nella danza che compongono lo spettacolo teatrale “Zena: anima e voxe” sta tutta la peculiarità del carattere genovese, vigoroso ma avaro di sé, forgiato dal rapporto con il mare. È la natura propria degli uomini di mare, abituati a stare da soli e a essere indipendenti spiritualmente e materialmente; ma l’essere “rustegu” nel genovese si fa autonomia di pensiero, ruvidi per non essere condizionati dalle amicizie o dai favori, che limitano la libertà. Il mare è qui risorsa economica e condizione infida che costringe le donne alla solitudine, alla preghiera e alla solidità pratica di chi rimane perno e fondamento della famiglia. Il racconto, ordinato idealmente dai quattro elementi, vede la donna come il fuoco, figura energica che sostiene paura e dolore, diventa accoglienza domestica e sa lasciare il segno del suo passaggio nella storia degli uomini. La narrazione, affidata a Elisabetta Di Franco, si alterna al canto lirico della soprano Irene Carossia (anche autrice e regista dello spettacolo coadiuvata dall’assistente Anna Maria Mazzoni) e di Stefania Prian, Federico Delle piane e Gilberto Lanzarotti, alla danza e al canto del Coro Monte Bianco, che è rappresentazione straordinaria oltre che ascolto. Si è spettatori di un rito antico che si consumava dentro e fuori le osterie della città vecchia, in virtù di qualche bicchiere di vino: il trallalero. Il Coro ha saputo evocare la poesia e l’alchimia delle voci intrecciate “du racoggeitu” (capannello di persone) dove il canto polivocale trasmetteva musicalmente la storia e la cultura di un popolo aperto all’incontro con il resto del Mediterraneo. A TUTTE LE NOSTRE COMUNITÀ Irene Carossia Lo spettacolo rinsalda il legame della città con il continente sudamericano e la terra argentina dove liguri di estrazioni diverse trovarono rifugio dall’oppressione politica e risorse economiche per il futuro, con la speranza del ritorno. Il tango, un pensiero triste che si balla in due, assume nelle sue “letras” (i testi) i dialetti dei primi immigranti italiani giunti laggiù e il ricordo nostalgico della terra natia. In qualche cromosoma recondito quella nostalgia è giunta sino a noi che ascoltiamo “Cheullia, dunde t’è” ammutoliti di commozione. Merita di essere visto e di essere portato altrove, in tutti i luoghi dove liguri di terza o quarta generazione non possono sapere da quale terra sorprendente, non solo luogo ma circostanza e anima, sono partiti i loro avi. Questo spettacolo ha come finalità quella di divulgare la cultura genovese attraverso il pragmatismo e la poesia della sua parola e della sua musica, celebrando il senso profondo di appartenenza a una comunità la cui storia racconta indipendenza, tenacia, intraprendenza e altruismo. Per questo motivo lo spettacolo è pronto ad essere accolto nelle comunità dei liguri all’estero, là dove si desideri celebrare Genova per sentire salde le proprie radici. L’Associazione Liguri nel Mondo di Genova, patrocinatore dell’evento, invita tutte le comunità liguri all’estero ad accogliere nei propri teatri questo emozionante e commovente spettacolo e pertanto a contattarci per l’organizzazione di turnée. Nelle fotografie, alcune scene dello spettacolo, con le scenografie di Anna Maria Percivalle e Danilo Vialardi, i pannelli fotografici realizzati da Alberto Podestà e le coreografie di Roberta Conte eseguite dalle danzatrici Alice Crosa e Lucia Folco.