il bello del liceo il bello del liceo
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SETTEMBRE 2008 IL BELLO DEL LICEO Musica, cinema, libri Musica, cinema, libri “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 6 Anno 2008”- € 1,20 6 Ieri accadrà Appuntamenti Forum Antispot Note acute Internet Il 29 settembre è in edicola RUBRICHE 20 22 all’interno de 26 32 4 pagine interamente scritte dai ragazzi di Zai.net. Politica, musica, generazioni a confronto, scuola, comunicazione, cultura. Tutto da un punto di vista speciale: QUELLO DEI GIOVANI È un’iniziativa de: I cantieri dell'etere A TU PER TU CON ARISTOTELE Intervista impossibile 46 COSTUME E SOCIETÀ UNA VITA DA PRECARIO Visti dai banchi CHIST’È ‘O PAESE D’ ‘O SOLE Il primo festival dell’energia IL MONDO IN UNA TESSERA La Carta Giovani del Lazio IL FUTURO IMPERFETTO DEI PUNKREAS Intervista con Flaco IL LATTE? LO COMPRO ALLA SPINA Il sapore ci guadagna e l’ambiente pure «RIPARTO A 300 ALL’ORA» Il nuovo album di Luca Dirisio IL RITMO DELL’ISOLA La Sardegna di Flavio Soriga COME NON LI ABBIAMO MAI VISTI Gli animali di Giuseppe Pulina 37 MAGIA AZZURRA Freschi di stampa 40 IL PIÙ TENEBROSO DEI LICEALI Intervista con Federico Costantini 42 LA PAROLA AL TEATRO La nuova stagione dell’Eliseo 44 PUCCINI E LE SUE DONNE Un ricordo del grande compositore toscano 54 58 SE TI PRENDONO PER IL NASO Strategie da marketing 60 COME TI ACCHIAPPO IL LETTORE In guardia da “Mondolibri”! 61 INCHIESTA Fabbriche di sogni 52 UN “TONNO” DI TALENTO 56 Intervista con Alessandro Tonolli GIOVANI CRITICI 30 45 NON UNA SETTIMANA QUALUNQUE Diario di un’esperienza che sfida i pregiudizi MUSICA 24 EMOZIONI NUOVE, DRAMMA ANTICO L’Orestea di Eschilo 18 Promesse allettanti e successo effimero: il nostro viaggio nel mondo dei talent show televisivi settembre n°6 Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini Coordinamento di redazione Eleonora Fortunato Segreteria di redazione Sonia Fiore Redazione di Torino Simonetta Mitola corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7072647 / 283 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Redazione di Genova Giovanni Battaglio e-mail: [email protected] Redazione di Roma Simona Neri, Martina Chichi via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel. 06.47881106 - fax 06.47823175 e-mail: [email protected] Hanno collaborato Antonella Andriuolo, Giovanni Battaglio, Roberto Bertoni, Marco Bevilacqua, Marco Billeci, Maria Elena Buslacchi, Giacomo Carozza, Claudia Civetti, Martina Chichi, Emanuele Colonnese, Flavia Lo Presti, Daniele Mainelli, Marzia Mancuso, Marina Marchese, Matteo Marchetti, Caterina Mascolo, Livia Panascì, Greta Pieropan, Luisa Piseddu, Saverio Rutigliano, Andrada Vasiliu, Jacopo Zoffoli. Direttore dei sistemi informativi e multimediali Daniele Truce Impaginazione Manuela Pace, Marianna Montalbano Illustrazioni Alessandro Pozzi Fotografie e fotoservizi Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia, Agenzia Infophoto Sito web: www.zai.net Francesco Tota Bentornati! Zai.net di settembre si apre con una selezione dei vostri migliori contributi arrivati nel corso dell’estate. Dopo le consuete rubriche, partiamo con le inchieste d’attualità: in principio erano gli Amici di Maria De Filippi, adesso i talent show impazzano a ogni ora del giorno proponendo ragazzi della porta accanto che si sfidano in prove di canto, ballo e chi più ne ha più ne metta, tutti alla ricerca di un posto al sole. Ma il talento, alla fine, quanto c’entra? Quello che conta è alimentare il giro perché non si fermi mai, ecco la risposta del nostro interlocutore, la giornalista musicale Marinella Venegoni. L’obiezione, checché ne pensino i critici, potrebbe essere: che male c’è a sognare un po’? La risposta, convinta, è quella del vincitore di Amici, Marco Carta, che assicura: i telespettatori non vedono la passione e l’impegno che i concorrenti mettono dietro le quinte. Sarà che l’ombrellone invoglia alla lettura, ma nei mesi di luglio e agosto ci avete sommersi di recensioni e di interviste ai vostri scrittori preferiti, così eccoli qua: c’è Flavio Soriga, giovane scrittore sardo che con Sardinia Blues ci ha portati alla scoperta di una bellissima storia di amicizia sullo sfondo di una terra ancora selvaggia, autentica; c’è la filosofia on the road di Giuseppe Pulina col suo Animali e filosofi; c’è il dialogo immaginario con Aristotele, il reportage dal premio letterario di Troppa. Tante, come sempre, le interviste ai volti noti del cinema, della televisione e della musica: i Punkreas, la punk band italiana per eccellenza, Luca Dirisio, icona pop tra le più amate e Federico Costantini, ritratto anche sulla nostra copertina, il bel tenebroso di serie di tv di successo come I liceali e adesso nuovamente sul grande schermo in un film di Ferzan Ozpetek, Un giorno perfetto. Buona lettura! Editore Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti via Nota, 7 - 10122 Torino Stampa Stige S.p.A. - via Pescarito, 110 10099 S. Mauro (To) Zai.net ha ricevuto il patrocinio di Concessionaria esclusiva pubblicità: Mandragola ADV corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7707002 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Zai.net Lab Anno VII / n. 6 - settembre 2008 Autorizzazione del Tribunale di Roma n°486 del 05/08/2002 Abbonamento sostenitore: 10 euro Abbonamento annuale studenti: 7 euro (9 numeri) Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice società cooperativa di giornalisti versamento su c/c postale n° 73480790 via Nazionale, 8 - 00184 Roma tel 06.47881106 - fax 06.47823175 La rivista è stampata su carta riciclata E 2000, Cartiere Cariolaro Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Main sponsor Centro Unesco di Torino I CANTIERI DELL’ETERE Direzione Turismo, Commercio e Sport Zai.net è su In collaborazione con Il progetto "Zai.net: un pieno di solidarietà" è patrocinato dal Ministero dello Sviluppo Economico Hanno contribuito a questo numero: Marianna Montalbano Sonia Fiore 29 anni, vive a 20 km da Torino. Dopo aver svolto per diversi anni altri lavori, è tornata a fare quello che le piace di più e per cui ha studiato: la grafica per il nostro giornale. Ama ballare, fare sport, leggere, viaggiare con gli amici, fare shopping, ma soprattutto non dimentichiamoci della sua adorabile barboncina, Emy. 34 anni, nata a Giaveno, paesino dell’interland torinese, vive a Torino. È la segretaria di redazione, nonché una delle voci dei notiziari di Radio Zai.net, cura i contatti con le scuole superiori che aderiscono al progetto Zai.net e si occupa della distribuzione e degli abbonamenti …se non ricevete la vostra copia della rivista prendetevela con lei! Adora il fitness e le danze caraibiche, fare shopping, leggere e andare al cinema. Giovanni Battaglio 20 anni, dopo il diploma al liceo classico “Chiabrera” di Savona ha scelto di frequentare il corso in Economia Aziendale all'Università di Genova. Collaboratore di Zai.net fin dalla quarta ginnasio, un po’ grafomane, ha occupato per alcuni anni le nostre pagine con articoli e interviste. Oggi si è dato una calmata, riversando invece molte delle sue energie nell'animazione della redazione ligure, che ogni mese realizza Zai.net Liguria. Ama andare ai concerti e alle conferenze stampa, solo se seguite da un ricco buffet! 1 1715 Luigi XIV, re di Francia muore dopo aver regnato per 72 anni; più a lungo di qualunque altro monarca europeo. 1902 Viaggio nella Luna, considerato uno dei primi film di fantascienza, viene prodotto in Francia. 10 1913 Viene aperta la prima 1885 A New York apre il primo locale pubblico chiamato "cafeteria". 16 anni, di Roma, frequenta l’ultimo anno al liceo classico “E.Q.Visconti”. Ha tanti passatempi e troppo poco tempo, suo malgrado, per dedicarvisi. Se dovesse scegliere però sarebbe sicuramente la musica l'eletta, soprattutto quella del pianoforte che suona fin da piccola. In aggiunta a ciò, Zai.net si sta rivelando un'esperienza interessante per entrare in contatto con il mondo del giornalismo. È sua l’intervista al “bello del liceo” ritratto in copertina (pag. 40). Sedicenne aspirante giornalista; amante della letteratura, del cinema d’autore, del cioccolato fondente, dei cartoni animati e di un mucchio di altre cose. I suoi pezzi ci arrivano dalla calda Calabria, dove se ne sta sdraiata in spiaggia mentre noi sgobbiamo in città, anche se tra un paio d’anni dice di volerci raggiungere. Il sole deve picchiare un po’ troppo forte laggiù. In questo numero ci propone due articoli: “Vita da precario” a pag. 22 e “Troppa, una perla di cultura” a pag. 37. 18 1851 Il New York Times inizia le pubblicazioni. autostrada asfaltata che attraversa gli Usa da costa a costa. 2002 La Svizzera entra nelle Nazioni unite. 2003 Anna Lindh, il ministro degli Esteri svedese, viene accoltellata a morte in un centro commerciale. Morirà il giorno dopo. 4 Marzia Mancuso 20 anni, frequenta la facoltà di Lettere moderne all’Università di Torino. I suoi interessi spaziano dalla letteratura al cinema, dall’arte alla musica, e chi più ne ha più ne metta. Crede in un’informazione libera, critica e dettagliata; per questo rimane spesso e volentieri infastidita da telegiornali e affini e, sempre per questo, è interessata ad approfondire il più possibile l’esperienza tra i giovani reporter. Questo mese ha collaborato al supplemento regionale Zai.net Piemonte. Notizie serie e curiose selezionate dai calendari del passato 12 Claudia Civetti Fiammetta Bertotto a cura di Giovanni Battaglio, 21 anni Savona 1972 Il nuotatore Mark Spitz vince la sua settima medaglia d'oro alle Olimpiadi di Monaco. Nessuno prima di lui, né dopo di lui, ha saputo far meglio. 490 a.C. Gli Ateniesi sconfiggono i Persiani nella Battaglia di Maratona. 20 1946 Primo Festival cinematografico di Cannes. 1997 Nasce Mtv Italia. 13 1321 Muore a Ravenna Dante Alighieri. 5 1698 Nel tentativo di allontanare il suo popolo dalle tradizioni asiatiche, lo Zar Pietro I di Russia impone una tassa sulla barba. Tutti gli uomini, eccetto sacerdoti e contadini, devono pagare una tassa di 100 rubli l'anno per portarla. 7 1860 Giuseppe Garibaldi entra a Napoli con l'esercito dei Mille. 1893 Nasce il Genoa Cricket and Football Club, prima squadra di calcio in Italia. 1993 Primo accordo Israele-Palestina. Ai palestinesi viene concesso un auto-governo limitato nella Striscia di Gaza e a Gerico. 24 1958 In una sala da ballo di Cremona, Natalino Otto e Flo Sandon's scoprono una cantante diciottenne di grande talento, che diventerà famosa come Mina. 15 1864 Firenze è capitale d'Italia, dopo Torino. 1935 Le Leggi di Norimberga privano gli ebrei tedeschi della cittadinanza. 29 1902 Apre il primo teatro di Broadway, dell'impresario David Belasco. SETTEMBRE GE A ST K C BA IER IA CC AD RA ’ TI N E M A NT U P AP dal 3 al 9 A cura di Martina Chichi, 22 anni Roma SETTEMBRE 6 al dal 8 dall’ GENOVA La Tattoo Convention di Genova tornerà a svolgersi nel Porto antico per la terza volta. Gare di tatuaggi, musica, sport, feste ed esibizioni nell'unica iniziativa che vede partecipare solo tatuatori italiani. www.dreamsmakertattoo-ricky.com 12 al 20 il PARMA La Galleria nazionale e il Teatro Farnese ospitano fino al 25 gennaio 2009 la mostra più ampia mai dedicata al Correggio, i maggiori capolavori dell'artista possono essere osservati da vicino e a poca distanza tra loro. Della mostra fa parte anche un itinerario artistico che mostra l'opera degli altri maestri del Rinascimento, importanti per capire la formazione del Correggio. www.mostracorreggioparma.it 7 dal 21 VALLELUNGA (Rm) Tappa italiana del Superbike World Championship 2008. L'autodromo a pochi chilometri da Roma ospita i mondiali di superbike per tre giornate. www.vallelunga.it www.worldsbk.com 7 MANTOVA I siti storici e artistici della città si trasformano in un palco per scrittori, musicisti e attori in occasione della dodicesima edizione di Festivaletteratura. Protagonisti del programma sono gli incontri letterari con autori di fama internazionale, ma per cinque giorni artisti e spettatori si mescolano tra le strade di Mantova all'insegna del divertimento culturale. www.festivaletteratura.it dal 19 al dal 14 SAVIGNANO SUL RUBICONE (Fc) Grandi autori, esperti e appassionati di fotografia si ritrovano per la XVII edizione del SI FEST (ex Portfolio in Piazza) per una riflessione sul tema Identità e percezioni 2 – Apparire/Appartenere. Il festival ruota intorno al tema dell’identità, individuale e collettiva, sociale e territoriale, con una particolare attenzione quest’anno ai concetti di origine e appartenenza e alle loro rappresentazioni. Una full immersion nella fotografia: tre giorni di mostre, incontri, conferenze. al 14 il ACIREALE (Ct) Per la settima volta la Sicilia ospita Magma, la mostra di cinema breve che raccoglie quest'anno 680 cortometraggi provenienti da 64 nazioni. Oltre alla rassegna delle opere in concorso, la settimana prevede tanti incontri con professionisti del cinema e dedica i primi tre giorni a Giro Giro Corto, la sezione in cui i partecipanti sono rigorosamente under 20. Per i concorrenti più giovani sono stati organizzati anche alcuni workshop. www.magmafestival.org www.girogirocorto.org 19 VERONA Il Louvre presta alcune delle opere esposte nei suoi corridoi per la realizzazione de “Il Louvre. Capolavori a Verona. Leonardo, Raffaello, Rembrandt e gli altri. Ritratti e figure”. Al Palazzo della Gran Guardia saranno esposti 140 dipinti provenienti dal museo parigino; testimonial della mostra La belle ferronnière di Leonardo da Vinci. 28 ROMA/MILANO Dopo tredici anni i Queen tornano con un nuovo album di inediti e per la promozione arrivano anche in due delle principali città italiane. Il Rock the Cosmos Tour 2008 farà tappa al Palalottomatica di Roma (26/09) e al DatchForum di Milano (28/09). www.queenonline.com 21 Come ogni anno il mondo celebra la Giornata internazionale della pace. Istituito nel 1981 dalle Nazioni Unite, questo è il giorno del “cessate il fuoco”: il 21 settembre tutti gli stati membri sospendono le ostilità in corso. Per l'occasione scuole ed enti organizzano molte iniziative. www.peaceoneday.org il dal 26 e 28 TORINO Seconda volta in Italia della gara per piloti dove contano ingegnosità e fantasia: motori vietati infatti alla Red Bull Soap Box Race, vince la stravaganza. Creatività, performance e tempi, sono questi i criteri usati per giudicare le coloratissime e divertenti “automobili” che devono percorrere una tortuosa discesa di 500 metri. www.redbullsoapboxrace.it il 29 e 30 BOLOGNA/MILANO Uniche date italiane per il Viva la vida Tour dei Coldplay. Chris Martin e gli altri membri della band si esibiscono prima al Palamalaguti di Bologna (il 29) e poi sul palco del Datchforum di Milano (il 30). M RU FO 11 A cura di Jacopo Zoffoli, 19 anni Roma CARO MINISTRO TI SCRIVO Il nuovo anno scolastico è appena cominciato e non è certo ancora tempo di dare i voti. Tuttavia qualcosa da far notare al nostro ministro l’abbiamo già… Insegnanti non per sbaglio Di governo in governo, sia esso di destra o di manca, chiunque approdi al ministero dell’Istruzione sente automaticamente un irrefrenabile impulso ad attuare riforme. Sarà la vanità di voler lasciare un segno tangibile del proprio passaggio o, più ottimisticamente, il reale desiderio di migliorare l’istituzione scolastica. Fatto sta che mai una di queste riforme è sopravvissuta alla legislatura seguente. Tutte avevano un qualche difetto, vero o presunto, che ne faceva un danno e non una miglioria. Per quanto riguarda il Ministro Mariastella Gelmini, è ancora presto per valutare il suo operato, dato che la sua riforma deve ancora arrivare (e non credo tarderà molto), ma già la proposta di legge da lei depositata in Parlamento in febbraio si presta a commenti. La ministra sostiene l’importanza di "attuare il principio del merito nella scuola", non solo per gli alunni ma soprattutto per i professori. Non è la prima a dirlo, e si tratta ovviamente di un desiderio comune, ma come realizzarlo? Qui entra in ballo la proposta di legge, che comprende un grosso cambiamento nel metodo di assunzione dei prof. Non più le graduatorie, che tengono conto solo dell’anzianità, ma "la chiamata nominativa degli insegnanti e la possibilità per i presidi di stipulare contratti privati". Procedure di questo genere andrebbero forse bene in un paese L’utopia della classe ideale utopico, ma come si può realisticamente pensare che possano funzionare in Italia, che già non eccelle per onestà nel servizio pubblico? Non dilagherebbe forse il favoritismo dando ai presidi via libera per assumere chiunque piaccia loro? Il ministro forse dimentica che qualunque docente per insegnare deve aver conseguito l’abilitazione, quindi sarebbe forse più utile operare lì una più accurata ed equa selezione, rendendo più seri i concorsi e impedendo il riversarsi nelle scuole di chiunque non abbia trovato un migliore impiego. Questo sì che migliorerebbe il livello della scuola, garantendo agli studenti veri insegnanti e non intellettualoidi capitati in classe quasi per sbaglio. Marzia Mancuso 16 anni, Vibo Valentia Il ministero della Pubblica Istruzione ha comunicato che, nello scorso anno scolastico, in Italia si sono riscontrate 8 milioni di insufficienze e che, in media, ogni studente ne ha avuta almeno una. Questi dati, poco piacevoli a leggersi, hanno spronato le autorità competenti ad attivare sia corsi di recupero pomeridiani sia, per un breve periodo, il ripasso del programma svolto durante il regolare orario di lezione. Nonostante ritenga lodevole l’iniziativa presa dal Ministero in quanto permette il recupero delle materie in cui si è carenti, è evidente che questo metodo non consente un miglioramento tangibile e, in alcuni casi, non assicura nemmeno il raggiungimento della tanto agognata sufficienza. Il motivo? L’insuccesso dei corsi di recupero non è causato certamente dai professori, i quali, si spera, fanno il possibile per i loro alunni. Piuttosto, dal tipo di lacune emerse, si evince che il mancato traguardo dipende dalla mancanza di un metodo di studio tra gli studenti. Il luogo deputato all’apprendimento, cioè la classe, spesso diventa esso stesso un ostacolo in quanto eccessivamente eterogeneo: i docenti, infatti, avendo davanti un uditorio di 25 persone in media, non possono dedicare la giusta attenzione a coloro che mostrano maggiori difficoltà e che, appunto, necessiterebbero di essere maggiormente seguiti. Un problema che rischia di far crescere giorno dopo giorno il numero degli studenti che, non seguiti nel giusto modo, decidono di loro spontanea volontà di non studiare affatto. Un modo per ovviare a tale problema potrebbe essere quello di diminuire il numero di studenti per ogni classe portandolo, indicativamente, ad una media di 15. Questa risoluzione consentirebbe non solo un aiuto per coloro che hanno bisogno di essere seguiti nello specifico, ma anche un maggiore stimolo all’apprendimento da parte di coloro che non si applicano nello studio. Oltre a questo, l’aumento delle classi incrementerebbe il numero dei docenti di ruolo diminuendo, di conseguenza, quello dei professori disoccupati. Certo, una simile proposta richiederebbe l’aumento di fondi impiegati per l’istruzione ma, ben riflettendoci, risulta essere un ottimo investimento per il futuro poiché si disporrà di un maggior numero di persone qualificate che ben adempiranno al loro mestiere facendo crescere l’Italia. Daniele Mainelli, 18 anni, Roma Una scuola che renda cittadini La proposta che mi permetto di fare al ministro dell’Istruzione, dell’Università della Ricerca, Mariastella Gelmini, riguarda il modo stesso in cui penso debba essere concepita l’istituzione scolastica. Nelle sue recenti dichiarazioni il Ministro ha parlato di molti aspetti della sua visione della scuola, nonché delle iniziative che intende intraprendere. Dalle sue parole emerge una concezione che é quanto meno inquietante, anche se non nuova: l’idea che l’apparato scolastico debba semplicemente preparare i giovani a entrare nel mondo professionale, dando loro le competenze per essere facilmente accolti dai datori di lavoro. Tutte belle parole cui, però, sfugge che in una vera democrazia la scuola é un passaggio indispensabile per formare la coscienza civica dei cittadini, che si può costruire solo con una conoscenza decente della storia, della letteratura, della filosofia. Non c’è spazio per tutte queste cose nelle famose “tre I” (inglese, internet, impresa) di Berlusconi. E la quarta I, quella di “italiano”, aggiunta dall’attuale titolare del dicastero, non deve ingannare: si riferisce all’insegnamento della lingua agli immigrati, proposito giustissimo, ma che ha poco a che vedere con la letteratura. Il mio consiglio al ministro è quindi quello di non dimenticare, accanto alla formazione professionale, quest’aspetto fondamentale: dare ai ragazzi gli strumenti essenziali per capire la società che sta loro intorno, in tutto lo spessore delle sue contraddizioni. Le superiori non possono essere ridotte all’apparato con cui lo stato forma i tecnici per le imprese e per sé: esse devono essere invece la tappa in cui i ragazzi (tutti, non solo quelli di famiglia ricca) diventano uomini e donne consapevoli, pronti a partecipare non solo all’economia, ma anche all’attività politica e civile. Una democrazia vera ha bisogno di teste pensanti, in tutte le fasce sociali; altrimenti, caro ministro, il nostro stesso paese si trasformerà in un’impresa. Michele Barbero, 20 anni, Pinerolo (To) T O P TIS N A NO TE A cura di Marina Marchese, 20 anni Milano CAMPAGNE DA RICICLARE Concerti e promozione ambientale, un’accoppiata già vista tante volte. Per il progetto “Napoli non è una carta sporca”, però, una novità c’è stata: i biglietti si sono pagati in rifiuti. Non un grande evento musicale aperto a tutti, come accade di solito per le iniziative di sensibilizzazione, questa volta bisognerà guadagnarsi l’opportunità di assistere agli spettacoli che aderiscono alla campagna promossa da ministero dell’Ambiente, Confindustria Campania e Conai. Il primo ad aver voluto partecipare è stato Pino Daniele, che ha messo a disposizione dei cittadini più volenterosi 5mila biglietti distribuiti tra le associazioni: chi è riuscito a fare la raccolta differenziata e a presentare i rifiuti separati correttamente ha potuto assistere gratuitamente al concerto a posti numerati in piazza del Plebiscito l’8 luglio scorso; o meglio, ha pagato il suo eco-biglietto in rifiuti. Certo, nulla ci assicura che i fan della canzone napoletana una volta ottenuto il loro scopo non possano ricominciare ad abbandonare l’immondizia in mezzo alla strada, ma poiché avranno scoperto che divederla non è poi chissà quale impresa, c’è una probabilità abbastanza buona che continuino. Volente o nolente, chi ha ascoltato dal vivo Pino Daniele non si sarà limitato a sentire passivamente la solita ramanzina sull’utilità della differenziata, l’avrà sperimentata. Strano pensare che un’opera di sensibilizzazione resti aperta a un numero limitato di cittadini, ma se introdurre il merito come forma di incentivo significa che quella fetta di popolazione qualcosa lo impara di sicuro, perché no? QUELLE SCUSE UN PO’ SOSPETTE… Lo spot della nuova Lancia Delta con Richard Gere e il Tibet protagonisti sotto lo slogan "The power to be different" ha fatto molto discutere. Le scuse della casa automobilistica sono prontamente state inviate alle autorità cinesi – certo non si voleva offendere un paese di cotanta stazza – ma allontanare il sospetto che non sia tutta una geniale trovata di marketing non è facile. Pensiamoci un momento: lanciare una campagna pubblicitaria, scegliere come testimonial Richard Gere, "il più conosciuto attore di Hollywood che supporta il Dalai Lama", catturare molti titoli sui giornali, scusarsi e, ad ogni modo, continuare con la stessa pubblicità. Qui gatta ci cova… A cura di Matteo Marchetti, 20 anni Roma Liriche serrate, basi sempre più curate, ritornelli accattivanti. E poi videoclip con pellicce di rinoceronte albino, auto fuoriserie con salotti nel portabagagli. Questo e altro è ciò che la gente comune chiama “hip hop” AC UT E HIP HOP IS DEAD? « Dimmi se questo fa gangsta» è una frase presa da Alza il pugno, una bella canzone della crew romana Cor Veleno. Il gangsta rap è una delle degenerazioni musicali peggiori che abbiano afflitto questi ultimi anni. L’hip hop è nato come forma di espressione dei ragazzi dei ghetti, a New York in principio per poi trasferirsi a macchia d’olio in tutte le città americane. I primi artisti di questa scena musicale parlavano di cose che nessuno conosceva, della vita di un ragazzo nero senza futuro, dei soprusi che continuamente subiva (e tra l’altro ancora subisce) da parte della società bianca, o tutt’al più delle feste che questi ragazzi organizzavano. Per quasi vent’anni è stato un genere che dire “di nicchia” è dire poco, completamente sconosciuto al di fuori dei quartieri che lo hanno visto nascere, per non parlare di quanto fosse noto oltreoceano. Il primo passo verso la morte di questa forma di espressione è stato una delle canzoni migliori di sempre, la famosissima Walk this way, crossover fra gli Aerosmith (una band allora in crisi e che con quel pezzo si rilanciò) e i re dell’hip hop degli anni Ottanta, i Run DMC. Primo video di “black” nella programmazione di Mtv, la vetrina della musica perbene, e prima intrusione nei salotti dell'America bianca. Fine dei giochi. Da allora, come ha dichiarato di recente il vocalist e produttore Lil’ John – produttore e vocalist, fra le altre, della famosissima Yeah! di Usher – «i neri hanno capito che l’hip hop era una macchina da soldi e si sono detti “perché no?”». Uno che abbiamo visto per un’intera estate strillare “yeah” e che ha speso, tanto per dirne una, 218000 dollari per farsi fare un paradenti in platino e diamanti ha capito tutto, anzi, ce lo ha perfino spiegato. Ci si svoltano quattrini. Stesso discorso che potremmo fare per il rock, per il punk, per tutto in questa società sfornasoldi. Non è un caso che il sottofondo delle feste universitarie e liceali di tutto il Paese delle stelle e strisce sia ormai di stretta osservanza black. Discorso a parte merita la scena italiana. Nata con il ridicolo Jovanotti stile Air Jordan che cantava “No Vasco no Vasco io non ci casco …” e altre boiate, si avvita ormai in una crisi senza apparente via d’uscita. Quasi tutti gli artisti che conosco passano la massima parte del loro tempo a cercare di autodefinirsi i migliori del paese; compatiscono chi copia i rapper americani ma poi gli rubano tutto, dalle basi al look; parlano di sparatorie e scene da macrocriminalità partoribili solo da menti labili troppo sollecitate da Scarface. Qualche esempio? «Devo ingrassare e fare il rap Briatore o non farò mai bum-bum con le tipe che vedo in tv Son triste dopo che se le è ridotte la Marcuzzi Compriamo un UZI rapina a Meneguzzi» (Club Dogo, Briatori); «Sono nato negli anni Settanta in una Roma violenta, ispirato dai gangsters degli anni Trenta (...) il Pablo Escobar del rap» (Duke, Roma violenta). Una schiera di psicolabili. Forse aveva ragione Nas quando due anni fa ci disse “Hip hop is dead”. La canzone diceva, fra l'altro, «Everybody sound the same, commercialize the game, reminiscin' when it wasn't all business». Cioè: suonate tutti nello stesso modo, vendete questo gioco ricordando quando non tutto era business. Amen. ET N ER T IN A cura di Marco Billeci, 20 anni Pisa IDEALIST.ORG: IT’S TIME TO MAKE A CHANGE on so se vi è mai capitato di tornare dalle vacanze con la sensazione che vi sia mancato qualcosa: non è stato il divertimento, la novità, la scoperta. È l’idea di avere, dopo tutto, soltanto usufruito dell’ennesimo prodotto di consumo, bello e interessante quanto si vuole ma niente di più. Il mio plus, il mio valore aggiunto, io l’ho trovato su idealist.org. Qui è a disposizione un enorme database di proposte per trasformare la propria vacanza in esperienza: campi di lavoro, attività di volontariato, workshop ed altre attività legate al mondo delle Ong e del noprofit. Le opportunità sono sparse in tutto il mondo e coinvolgono i temi più svariati, dall’ambiente all’arte, dal patrimonio culturale alla povertà ecc. Ma trasformare un viaggio in un’occasione di crescita per se stessi e di aiuto per gli altri è solo uno dei servizi offerti da Idealist.org. Quando nel 1995 Ami Dar, un veterano dell’esercito israeliano, fondò Action Without Borders, l’organizzazione non profit a cui il sito fa capo, partì da una semplice considerazione maturata nel corso di una vita passata fra Usa, Messico e Perù. Pensò che in giro c’erano così tante forze ed energie tese al miglioramento del mondo in cui viviamo, associazioni, gruppi più o meno organizzati, studenti, ragazzi, uomini, donne. Constatò anche che spesso queste energie andavano sprecate per mancanza di coordinazione e per l’impossibilità di far incontrare domanda ed offerta. Da qua nasce idealist.org, un modo di connettere individui, organizzazioni e istituzioni per creare una comunità in cui chi vuole aiutare gli altri possa farlo e le occasioni di azione e collaborazione non vadano perdute. Le Ong postano sul sito le loro offerte di collaborazione, volontaria o retribuita, che vanno da stage di breve periodo fino a veri e propri lavori con contratti a lungo termine. Le persone interessate creano il proprio profilo e poi, attraverso il motore di ricerca, selezionano le proposte sulla base delle loro competenze e aree di interesse, della zona geografica, della durata. E adesso non diciamo più che vorremmo fare qualcosa ma non sappiamo come, con Idealist.org agire è facile. N BUON CAMPIONATO (VIRTUALE) A TUTTI! ettembre è tempo di pallonite acuta. Dopo un paio di mesi di astinenza, la febbre per il calcio esplode in tutta la sua veemenza. Se per calmarla non vi S bastano l’inizio del campionato di calcio, le prime fasi della Champions, gli ultimi botti del mercato dei trasferimenti, è il momento di scoprire Hattrick. Versione online degli ‘storici’ Scudetto e Pc Calcio, Hattrick è il gioco di calcio manageriale più diffuso al mondo. Dopo un periodo di prova, necessario ad imparare il regolamento (con tanto di esame per ottenere il patentino da manager), l’utente attende che il webmaster gli assegni una squadra, poi inizia il gioco. Si parte dalla serie più bassa della propria nazione e da lì si tenta la scalata al successo. La gestione prevede tutte le funzioni affidate ad un manager reale: la scelta dell’allenamento e delle tattiche, la cura delle giovanili, l’attenzione per le finanze societarie, la decisione sull’ampliamento dello stadio. Inoltre c’è il mercato dei trasferimenti che, come tutti gli adepti fedeli sanno, è il vero sale di tutti i giochi manageriali. Infine, ovviamente, due volte a settimana si giocano le partite contro gli altri utenti. Più si sale di livello e più la trama si infittisce con campionati più competitivi e gare internazionali. Si può arrivare, previa votazione della community, persino ad allenare la Nazionale. Solo in Italia ci sono attualmente 117416 squadre, perciò, se aspirate ad essere il prossimo ct, è meglio che vi diate una mossa… Inchiesta 16 17 FABBRICHE di SOGNI QUANDO WARHOL PROFETIZZÒ I FAMOSI QUINDICI MINUTI DI CELEBRITÀ, MAI AVREBBE IMMAGINATO CHE IL BUSINESS DEL SUCCESSO ALLA PORTATA DI TUTTI AVREBBE COINVOLTO COSÌ TANTE PERSONE. E INVECE… di Maria Elena Buslacchi, 21 anni, Facoltà di Filosofia – Genova Giacomo Carozza, 17 anni, Liceo scientifico “Nicoloso” – Recco (Ge) alent show senza talento affollano sempre di più la nostra televisione. Giovani e giovanissimi pieni di belle speranze si sottopongono a una lunga serie di provini per giungere al tanto agognato successo. Falegnami, idraulici, segretarie, impiegati: di fronte al magico mondo dello spettacolo la normalità scompare e tutto viene illuminato dalla luce dei riflettori. Programmi come l’onnipresente “Amici”, che attende la sua ottava edizione, o il più recente “X Factor”, si presentano quali importanti talent scout agli occhi degli spettatori. Ma perché nessuno dei loro “talenti” è ancora riuscito ad emergere e a raggiungere il cosiddetto posto al sole? Tante, troppe volte abbiamo visto vincitori scomparire nel dimenticatoio non appena si sono spente le telecamere all’ultima puntata. Segno che, forse, per ottenere un’autentica affermazione, sul curriculum va qualcosa di più della partecipazione ad uno show. Manca l'originalità, e il talento non emerge. Questo sembra essere il problema che addormenta e impigrisce gli speranzosi ragazzi italiani. L'illusione di una facile popolarità non induce nemmeno a impiegare il meglio delle proprie forze per il conseguimento degli obiettivi prefissi. E, perché il mercato giri, l'uomo qualunque non può diventare divo davvero e monopolizzare la scena: le pseudo-star sono condannate all'usa e getta, perché sia possibile alimentare un eterno ricambio. Peccato che, dietro ad ogni star, vi siano i sogni, le speranze, le fatiche, le illusioni e la buona fede di un ragazzo o una ragazza, questa volta sì, davvero, come tutti gli altri. T Uno sguardo oltreoceano I reality sull’arte del fare spettacolo non sono una nostra invenzione: nati altrove, negli Usa, da noi sono stati importati senza riserve. Il modello, programmi più popolari come “American Idol” e “America’s Got Talent”. Lo stesso “X Factor” deriva direttamente dall’omonimo statunitense, “The X Factor”. A differenza però dei talent show made in USA, che sono stati in grado di scovare e formare vere e proprie star come Duffy o Leona Lewis, i cugini italiani non sono riusciti a generare più di un Dennis Fantina o una Giulia Ottenello di cui nessuno sente più parlare. Nonostante la scarsa qualità del loro operato, i talent show italiani registrano un alto livello di gradimento. Si susseguono edizioni che sino ad ora hanno prodotto solo un esercito di pseudostar dal dubbio talento e dal nome presto dimenticato. Il punto è che il più delle volte, non appena raggiungono la soglia di difficoltà che li porterebbe davvero a compiere il salto e a diventare “star”, questi talenti cedono, si sgretolano, sbriciolano la loro fama in un polveroso ricordo. Rivelano, in definitiva, capacità insufficienti a reggere la competizione con star di formazione più solida. E semplicemente decadono, perché lo spettacolo promosso dalle reti televisive non è più il talento, ma la strada da compiere per affermarlo. La tendenza generale del mondo dello spettacolo odierno è illudere il pubblico della propria vicinanza e accessibilità. La televisione non è più una scatola in cui mostrare l'insolito, raccontare l'esotico, ricercare la perfezione. Il piccolo schermo si è convertito piuttosto nel cinema per tutti, nella fabbrica della popolarità, nel compagno quotidiano acceso a tutte le ore, che riflette l'immagine dello spettatore stesso. Come rapportarsi con questo nuovo indirizzo delle trasmissioni tv? Ne abbiamo parlato con Marinella Venegoni, critico musicale. Qual è la sua opinione sui talent show? Pensa che riescano a centrare l’obiettivo? «Parliamoci chiaro: si tratta di programmi confezionati con il solo scopo di fare audience. Se l’obiettivo è quello di fare Quello che manca è un proprio stile: ci si rifà ad altri artisti, sperando che qualche discografico drizzi le orecchie e se ne accorga, cavalcando così il fenomeno del momento ascolti, a volte ci riescono. Per il resto, non sono certo pensati per la musica: cosa volete che gliene importi a chi fa prodotti del genere della musica e della qualità? Davvero nulla. La dimostrazione l’abbiamo dal fatto che raramente escono fuori talenti autentici, o che comunque nonostante non siano prodigi eccezionali riescono a riscuotere un certo successo. Ce n'è stata una, Leona Lewis: molte sono più brave di lei, ma è riuscita ad avere un suo spazio». Qual è il motivo per cui una volta usciti da questi format, i concorrenti scompaiono e di questi presunti talenti non si ricorda più nessuno? «Il motivo è molto semplice: i ragazzi che partecipano a questo genere di format televisivi vengono preparati per fare un programma in tv, non certo per muoversi sul serio nel mondo della musica. È come chiedere a un idraulico di mettersi a fare il falegname: può provarci, magari qualcosa riesce a combinare, ma si tratta di mestieri ben distinti». Tanti giovani sognano le luci dello spettacolo... lei come interpreta questo desiderio? «Il fenomeno è certamente comprensibile, ma da tempo dico che sarebbe ora di smetterla con questi talent show che ci mostrano ragazzi interessati solo alle luci dei riflettori, ai palchi e ai microfoni. E anzi, faccio una proposta provocatoria: a quando uno show sugli idraulici? Li tiro fuori spesso, per il semplice fatto che si tratta di professioni quotidiane e di cui c'è bisogno, ma che nessuno vuole più fare. Certo, mi rendo conto che fare il cantante abbia un appeal molto diverso...». Non si rischia che passi un messaggio per cui il mondo dello spettacolo è per tutti, basta sognarlo? «Il rischio c'è, eccome. Ti dirò di più: non si tratta di un rischio, ormai è una certezza. Questi contenitori televisivi sono vere e proprie fabbriche di sogni, che quasi sempre sono destinati a rimanere tali, perché non esiste alcun presupposto per cui si possano trasformare in realtà». A proposito di presupposti, quali sono le caratteristiche per sfondare oggi? «Ce n'è una che mi sento di sottolineare con forza: l'originalità. Ricevo ogni settimana decine e decine di cd, pezzi che mi vengono sottoposti da aspiranti musicisti, cantanti e gruppi. Quello che spesso manca è un proprio stile, un proprio modo di vivere la musica e di trasmettere le emozioni in musica. Ci si rifà ad altri artisti, magari sperando che qualche discografico drizzi le orecchie e se ne accorga, cavalcando così l’onda del fenomeno del momento. Ma poi quanto può durare? Chi vuole davvero fare il musicista e viverci più di qualche mese, deve proporre qualcosa di nuovo: non dico in assoluto, che sarebbe un'utopia, ma quanto meno iniziare con questa intenzione e provarci». La realtà insomma è molto diversa dallo show. Ascolti in tv a parte, quale ruolo riveste la musica oggi in Italia? «Direi senza mezzi termini che riveste un ruolo pari a zero. Lo si capisce da moltissimi aspetti, prima di tutto da come viene vissuta da chi la ascolta e dai giovani, quindi da come viene interpretata dagli artisti. Un tempo la musica era lo specchio della società, riusciva a sintetizzare e a raffigurare gli umori di un’epoca, di un momento storico, di un vissuto particolare. Oggi si producono brani che vanno bene adesso, ma sarebbero andati bene cinquant'anni fa e probabilmente andrebbero bene anche fra cent'anni. Ecco, la musica ha perso un significato per la società, è diventata un motivetto e niente più». 18 Test Inchiesta Sarete famosi? I PROTAGONISTI A tu per tu con Marco Carta, vincitore di “Amici” L’abbiamo visto piangere, scherzare, sognare e qualche volta litigare sul piccolo schermo di Amici, stiamo parlando proprio di lui, il giovanissimo vincitore dell’ultima stagione della Scuola di giovani talenti: Marco Carta. Il 13 giugno ha pubblicato il suo disco d’esordio Ti rincontrerò, il coronamento di un sogno. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui sul fenomeno dei talent show e sul significato del successo: Cosa ci puoi dire a proposito dell’album uscito quest’estate? «Ogni singola canzone rappresenta qualcosa di davvero importante per me, anche se Ti rincontrerò è il mio pezzo preferito». Com’è nata questa grande passione per la musica? «La musica fa parte del mio dna, ancora prima di saper parlare canticchiavo. Poi all’età di tre anni mi divertivo a cantare le sigle dei cartoni animati… il divertimento è poi diventato la mia più grande passione». Come descriveresti in poche parole il giovane cantante Marco Carta e di conseguenza la sua musica? «Direi semplice, sincero e allegro! Per quanto riguarda la musica non saprei, è difficile trovare un aggettivo appropriato…». La vittoria ad Amici, il primo album, il calore dei tuoi fan: sono tutti elementi che ti hanno lanciato nel mondo dello spettacolo e che ti stanno facendo ottenere dei grandi risultati. Quanto durerà? Come ti vedi tra dieci o vent’anni? «Spero di vedermi sempre nel ruolo di cantante, magari con dei dischi d’oro, con molti moltissimi fan e, perché no, conosciuto anche sulla piazza internazionale». Cosa rispondi a quelle persone che ritengono il successo dei ragazzi come te frutto solamente di un meccanismo televisivo che non guarda al talento? «Scontato dire che non è così. Lo spettatore non riesce a capire cosa succede realmente all’interno di una scuola come quella di “Amici” e non può percepire tutte le fatiche che dobbiamo affrontare. Il successo che otteniamo non è dato da quello che viene trasmesso sul piccolo schermo, ma dall’impegno e dalla passione che ci mettiamo». Chi partecipa al talent show come “Amici” o “X-Factor” è in cerca della sola fama o vuole veramente portare avanti la propria passione e perfezionarsi? «Di persone che usano questi programmi per farsi conoscere e sfruttano il loro talento solo per ottenere successo ce ne sono eccome. E questo, purtroppo, mette in cattiva luce quegli individui che vogliono realmente coltivare un sogno, tutti quelli che utilizzano la televisione solo come un trampolino di lancio e non come una macchina per far soldi». 19 “Amici”, “X-Factor”, talent show per tutti i gusti! Sembra di esser tornati nei rampanti anni Ottanta, quando tutti o quasi hanno avuto la possibilità del loro momento di gloria (o almeno così si dice, sarà stato poi vero?). Ma senza vero talento c’è poco da fare o, forse, la nostra disgraziata televisione sta aspettando proprio voi. Dimostratelo rispondendo alle nostre domande di Emanuele Colonnese, 24 anni - Roma 1. Cosa pensate del grande Mauro Petrarca? A Chi cavolo è Mauro Petrarca? B Che ha rotto le scatole – sono mesi che cerca di elemosinare il mio add su Myspace, ma lo rifiuto di continuo perché è un tipo troppo imbarazzante! C Dico che l’immortale ballata “Marta la Cornacchia” presentata dal nostro talentuoso cantautore cimiteriale a “X-Factor” non ha nulla da invidiare alle opere immortali di un Giacomo Leopardi… comunque è meglio che parlino male di noi piuttosto che non ne parlino per niente! Se oggi tutti possono essere star, un tempo quasi nessuno sognava di diventarlo 2. A proposito… davvero è meglio che parlino male di noi piuttosto che non ne parlino per niente? A Beh, dipende… se tutti pensassero che sono un deficiente me lo risparmierei ben volentieri! B In linea di massima non è un ragionamento errato, ma il talento, se si vuole emergere dalla massa, non è manco una cosetta da sottovalutare… e se uno non ne è dotato, magari è meglio non rendersi ridicoli. C Faccio il buffone dalla prima elementare e tutti mi hanno sempre considerato un demente, ma sapete una cosa? Chi se ne frega – alla fine sono sempre rimasto al centro delle attenzioni di tutti… e ancora oggi il web è pieno di filmati di me che vengo percosso dai compagni di classe! 3. Pensate di avere un qualche tipo di particolare talento? A Ma non è che talento significhi solamente sculettare davanti alla camera da presa o strimpellare uno strumento alla meno peggio… ok, non sarò artisticamente dotato, ma non mi sento peggio di nessuno per questo! B C Sono capace d’infilarmi un intero pugno chiuso nella narice sinistra, ma non so quanto possa tornare utile nel mondo dello spettacolo. Anche io sono capace d’infilarmi un pugno chiuso nella narice sinistra, ma a differenza della mammoletta di prima sono convinto che prima o poi questo mio raro talento mi aiuterà a sfondare! 4. Quali sono le caratteristiche per sfondare oggi? A A occhio e croce, grosse quantità di botulino e silicone. B Boh, credo una buona dose di originalità unita a reale talento; certo che al giorno d’oggi è difficile proporre qualcosa di nuovo che sia anche interessante. C Crederci fino in fondo, impegnarsi e accendere tanti ceri a Santa Rita! Se manco lei aiuta, provare con tutte le altre principali religioni monoteiste e non! 5. In quale campo artistico vi piacerebbe di più emergere? A A ridaje! Lo avete capito o no che non me ne può fregare di meno? B Che ne so… certo, essere una rock star è una figata, ma pure diventare medico e scoprire cure per i mali peggiori non è mica una cosa da buttare. C Un campo vale l’altro, anche se io continuo a puntare al pugno chiuso nella narice sinistra, in modo da esulare dai soliti musica, recitazione, danza… quello che sto cercando di proporre io è qualcosa di veramente nuovo e innovativo! LEGGI IL TUO PROFILO A PAG. 57 20 Scuola sotto i venti 21 NON UNA SETTIMANA POTEVANO FINIRE IN UN MUSEO O UN LABORATORIO DI BIOLOGIA, INVECE PER LA LORO ESPERIENZA DI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO LE NOSTRE REPORTER HANNO SCELTO UNA DESTINAZIONE DAVVERO SPECIALE, SFIDANDO PREGIUDIZI E LUOGHI COMUNI SUI ROM di Livia Panascì e Claudia Civetti, 17 anni Liceo classico “E.Q. Visconti” - Roma oma, lungotevere Dante, una mattina di metà maggio. Sulle sponde del fiume che bagna la capitale, in una strada sterrata nascosta dalla vegetazione, tre ragazze di 17 anni, un'autorizzazione in mano del liceo “Ennio Quirino Visconti”, si avviano a passo sostenuto verso un luogo di cui non sanno molto più che il nome: la Scuolina. Tutto inizia a gennaio, quando il professore di letteratura italiana propone alla classe di partecipare ad un programma di alternanza scuola-lavoro. I ragazzi devono dividersi in gruppi e per circa una settimana lavorare presso enti pubblici disposti allo scambio. Chi alla Galleria d'Arte Moderna, chi in un laboratorio di biologia; il “gruppo Unicef” di cui le nostre tre fanno parte non riesce a decollare. I mesi passano, la metà di maggio è vicina, ma una mattina ricevono finalmente una buona notizia: il “gruppo Unicef” si scioglie, ma l'associazione umanitaria Arpj Tetto (Associazione romana pro juventute Tetto Onlus, sito internet www.arpj.org) dispone di tre posti per l’agognato progetto. La mattina dopo si trovano in via Giolitti presso il Cesv, acronimo di Cittadinanza europea attiva e solidale. Qui ogni giorno centinaia di extracomunitari e non solo si rivolgono ai giovani volontari per consulenze giuridiche, mediche, civili. La responsabile, tra un colloquio e l'altro, le introduce a quello che sarà il loro lavoro nei giorni successivi. In questo modo vengono a conoscenza dell'esistenza della Scuolina, progetto finalizzato a sperimentare una modalità di accoglienza mattutina per i bambini degli insediamenti rom abusivi. Questi raggiungono il salone delle attività verso le otto e mezza accompagnati dalle famiglie o dagli operatori e lì restano fino alle due del pomeriggio ogni giorno, dal lunedì al R venerdì. Due maestre e vari volontari (perlopiù studenti universitari) gestiscono la mattinata aiutati da un paio di genitori dei bambini che, a rotazione, svolgono attività di pulizia, preparazione dei pasti ed assistenza generale ricevendo in cambio un compenso. Il progetto, per cui Arpj Tetto sta cercando di ottenere la collaborazione del Comune di Roma e della Regione Lazio, nasce nel 2004 dalla cooperazione con le famiglie rumene dell'insediamento irregolare di ponte Marconi grazie a un finanziamento di 50mila euro da parte della Fondazione Unidea, servito solo per i primi mesi. Dunque, i lettori ci avevano lasciato a lungotevere Dante ed è lì che la mattina dell’11 maggio siamo entrate nella Scuolina. La prima persona che ci accoglie è il responsabile in sede, Ulderico, che dopo un caffè ci mette subito davanti a un'opera ciclopica: il cambio di stagione, ovvero lo smistamento di vestiti provenienti dalla Croce Rossa e da donazioni private destinati ai bambini. La nostra prima giornata trascorre prevalentemente tra pantaloncini e maglioni da piegare e riporre accuratamente sopra gli armadi; un attimo prima di venire sopraffatte dall' impresa Genovefa, cuoca e madre di una bambina, ci invita a lavarci le mani con tutti gli altri perché il pranzo è pronto. Non si può nascondere che alcune di noi nutrono qualche titubanza riguardo al cibo, ma lo spirito di adattamento ha il sopravvento e riusciamo a mangiare tutti insieme facendo contenti i cuochi e sentendoci più sollevate. La Scuolina, infatti, non ricopre solo un ruolo didattico ma, in quanto centro di accoglienza, i bambini vi possono consumare due pasti al giorno, colazione e pranzo, fare la doccia e cambiare i vestiti. Il pasto principale consiste in piatti molto energetici come pasta, legumi, carne e particolarità ormai rare da trovare nelle famiglie italiane come il pane o i dolci fatti in casa. Con il trascorrere dei giorni, le cose sono un po’ cambiate: approfittando dell'alleggerimento del carico dei vestiti da piegare, abbiamo modo di conoscere uno ad uno i bambini, ricordarne i nomi e prendere familiarità con i loro carat- QUALUNQUE teri. E così ci tornano in mente Esthera, la mascotte del gruppo, di soli 5 anni, che vuole per sé ogni vestito (compresi quelli di taglia XXL!); Simona, la più grande, 13 anni e un caratterino indipendente e spontaneo, che ha un'autentica avversione per i tempi verbali; Marian, di cui abbiamo festeggiato il tredicesimo compleanno con lo speciale regalo di 10 euro per comperare tutta la frutta che desiderava... sono tanti nella Scuolina e tutti speciali a modo loro. Questa non vuole essere una frase retorica: intendiamo semplicemente dire che sono speciali ESTERNO DELLA SCUOLINA nel loro essere bambini come tutti gli altri, ma forse anche un po’ più forti degli altri. Riescono ad essere cerebbe che non fosse dimenticata così velocemente cospensierati nonostante situazioni familiari davvero difficili. me è stata letta. Non sarà facile dimenticare, ad esempio, le due sorelle NarSiamo grate al nostro liceo per aver organizzato un proghisa e Ramona, che con tutta la famiglia raggiungevano la getto formativo come questo, mira facile per le critiche di Scuolina col nostro stesso autobus. Durante uno dei tragitalunni schizzinosi ma soprattutto di genitori troppo apti abbiamo avuto modo di informarci sulla loro vita: l'inteprensivi. Per noi studentesse diciassettenni è sempre forra famiglia, con neonato a carico, ogni mattina si sveglia alte l'impressione d'impotenza verso il mondo esterno ed le cinque per intraprendere un vero e proprio viaggio, dalinvece alla Scuolina ci siamo rese conto che in quattro la Cassia a lungotevere Dante e poi sul posto di lavoro dei giorni si può dare concretamente una mano a chi ne ha genitori. Proprio durante uno dei trasbordi ci siamo rese bisogno. I genitori dei bambini rom stanno contribuendo conto di quanto possa esser brutto venir guardati con ostia cambiare il futuro dei loro figli ed in alcuni casi anche lità da un intero autobus che ti crea fisicamente un vuoto di se stessi, procurandosi un lavoro. I volontari ogni giorintorno, eppure loro sembrano averci fatto l'abitudine. no si adoperano anima e corpo in un progetto purtroppo Tanti sono stati i momenti piacevoli e di vero divertimensempre più ostacolato dalla politica e dal razzismo verso to, come quando, durante una fortuita assenza di Ulderii rom, dalla mancanza di fondi che ne consegue e dalla co, abbiamo avuto modo di disobbedirgli bellamente per disinformazione dei cittadini italiani e dei rom stessi. fare vera e propria scuola ai bambini: Claudia si è occuAlla luce di tutto questo, abbiamo deciso che torneremo pata del dettato e della trascrizione dei numeri, Sarah delalla Scuolina. le scienze, Livia dei tempi verbali e delle equiHai vissuto un’esperienza speciale valenze, poi tutti insieme al sole sul grande pragrazie alla tua scuola? to per dilettarci con la lettura collettiva de La spada nella roccia. Scrivi a [email protected], il prossimo Bene, questa non è la solita storiella, anche se mese su queste pagine potrebbe esserci il forse finora può esser sembrata tale, ma ci piatuo racconto 22 Visti dai banchi TRANSUMANTI, VITUPERATI, RIPRESI E MESSI SU YOUTUBE. CARI PROFESSORI, ECCO COME VI VEDONO GLI STUDENTI, SOLIDALI CON VOI MOLTO PIÙ DI QUANTO PENSIATE UNA VITA DA precario 26 INTERVISTE: Punkreas, Luca Dirisio di Marzia Mancuso, 15 anni San Costantino Calabro (VV) e il tuo sogno è un bilocale in periferia, ma di proprietà. Se superare i 1000 euro di stipendio mensili ti sembra un lontano traguardo da raggiungere. Se la persona che più ti mette in soggezione è l’impiegato dell’ufficio crediti. Se i tuoi peggiori nemici sono le buste firmate Enel e Telecom, che ti spiano dalla buca della posta. Se convivi da 15 anni, ma non hai messo in conto il matrimonio almeno per i prossimi 10. E infine, se il tuo contratto di lavoro ha una data di scadenza, sei un precario. Se tutto ciò accade da un bel po’ di anni a questa parte, e lavori nel campo dell’istruzione, puoi tranquillamente essere definito un precario storico. Investito di questa semplice, sebbene angosciante, definizione, sappi che sono circa altri 200.000 quelli come te sparsi in tutta Italia. Una moltitudine di intellettuali transumanti, da un istituto a un altro, da una città all’altra, in su e in giù, dal Sud al Nord, tutti con la stessa storia alle spalle. Ti sei laureato in Fisica, una laurea a pieni voti, correlata di bacio accademico e auree speranze, avresti cambiato il mondo! Poi ti sei reso conto che la ricerca è una mattanza, un totale sfruttamento di capacità e ingegno, a prezzi più che vantaggiosi sì, ma per chi ti avrebbe assunto. Così ti sei buttato anche tu nella mischia scolastica, ti sei messo in fila in graduatoria, con pazienza. Hai visto passarti maleducatamente davanti finti invalidi e veri truffatori. Hai perso la testa dietro il giochino dei punti: “Più punti per chi lavora in montagna!” ha detto il ministro Moratti e tu sei andato in montagna. Poi però è cambiato il ministro ed è cambiata la legge, e ti è rimasta solo l’aria fresca dell’altura. Poi sono arrivati quei punti acquistabili seguendo dei corsi, a pagamento ovviamente, e hai dovuto scegliere se risparmiare sul cibo per partecipare o lasciar perdere. Hai preferito risparmiare, sei andato avanti e hai anche perso 5 kg! Sono passati gli anni, hai insegnato tra le baby gang e i futuri registi che ti riprendevano durante la lezione, forse per avere un bel ricordo, dal momento che cambiano un insegnante all’anno da quando non si sa chi ha abolito la continuità didattica. Sei persino finito su YouTube, mentre facevi una scenata che ti è costata un graffio netto lungo tutta la fiancata della tua utilitaria di seconda mano e una gomma bucata. Hai spento una candelina simbolica che ne nascondeva altre 39. E sei ancora precario. Inizi a farti domande esistenziali, sullo scopo della tua vita, sui tuoi sogni di una volta. Avresti voluto un figlio, ma non ti sembra proprio il caso in queste condizioni. Avresti voluto un cane, ma in condominio non ce lo vogliono. Ti sarebbe piaciuto almeno, questa estate, trascorrere una settimana con la tua fidanzata, storica come te, in un bel villaggio, ma facendo due conti avete preferito la casa dei tuoi, più economica. Tiri avanti così, mentre ascolti apatico i progetti dei politici in tv, mentre ricevi delle pacche sulla schiena e tanti “dai, che quest’anno ce la fai a passare di ruolo”, e già sei rassegnato perché non sarà così, almeno per quest’anno. E il prossimo? S n o, ma no li ig f n u oluto este Avresti v prio il caso in qu , ma pro cane ti sembra Avresti voluto un ono i. ogli condizion inio non ce lo v m in condo MUSICA 31 MUSICAL: “Sarà una bella società” 24 Musica 25 Il futuro imperfetto dei PUNKREAS foto: G. Caira SONORITA’ GREZZE, TESTI SPINTI, MA NEGLI ULTIMI ANNI ANCHE LO SPAZIO PER UNA ISPIRAZIONE PIÙ LIRICA. ECCO COME LA PUNK BAND ITALIANA PER ECCELLENZA RIMANE FEDELE A SE STESSA SENZA RINUNCIARE ALLE INNOVAZIONI “G.Ferraris” - Torino educe dall’ultima fatica discografica – ad aprile è uscito Futuro imperfetto – e dalle date del tour estivo, la formazione punk di Parabiago non rinuncia al confronto con noi giovani reporter di Zai.net. Caratteristiche principali di questo gruppo la costanza e la solidità: in tre lustri la line up ha subito un solo cambio, con una media di un album ogni due anni. Attualmente la formazione è composta da Cippa (voce), Flaco (chitarra elettrica), Paletta (basso elettrico), Noyse (chitarra elettrica) e Gagno (batteria), che da Falso ha sostituito Mastino. Quando avete formato la Band nel 1989 quale era il vostro sogno come gruppo? FLACO: «Suonare con i Sex Pistols, come abbiamo fatto l’11 luglio a Torino». Il vostro nome cela qualche significato particolare per voi? «Ci siamo affezionati subito al nostro nome; all’epoca in cui abbiamo fondato il gruppo non esistevano ancora band che usassero la lettera ‘k’ di Ska, cosa che poi, invece, è andata diffondendosi. L’idea vera e propria ci venne per merito di un nostro amico, e solo dopo abbiamo notato l’omonimia con il locale bolognese citato nel libro di Freak Anthony. Abbiamo il sospetto forte che il nostro amico l’abbia preso da lì, ma lui ha sempre negato». Mi sapresti fare un confronto tra la situazione del punk in Italia rispetto agli altri paesi europei e all’America? «No, poiché non conosco il panorama musicale degli altri paesi: per le band punk non è per nulla facile riuscire a muoversi, né in Italia né all’estero. Per quanto riguarda la R situazione a livello nazionale, comunque, posso dirti che stiamo andando sempre più verso la catastrofe; c’è stato un periodo in cui la musica live proveniente dagli ambienti alternativi come il nostro ha dato un grande scossone alla scena e ha contribuito a far innalzare i livelli di professionalità di tutti quelli che lavoravano intorno alla musica. Ciò è durato fino a tre, quattro anni fa, da allora, lentamente, la crisi economica e sociale del nostro paese ha cominciato a minare pesantemente queste realtà riducendo a pezzi un sacco di progetti interessanti che si erano creati negli anni precedenti». Avete collaborato con il gruppo spagnolo degli Ska-P. Quali differenze e quali affinità avete trovato con loro, sia a livello musicale sia di ideologie? «Dal punto di vista delle ideologie è stato un incontro molto simpatico, sono persone assolutamente disponibili e la collaborazione ha portato a fare dei pezzi assieme sul palco. Dal punto di vista musicale e scenografico, sono più strutturati e ciò può essere un vantaggio, ma allo stesso tempo un limite. Mi spiego: quando ho visto il loro spettacolo mi è sembrato molto contrappuntato da siparietti e scenette che non possono essere cambiate ogni volta, e quindi ho avuto una sensazione di già visto, mentre il nostro dà tre, quattro coordinate di base e lascia molto spazio a chi interviene, come ad esempio il pubblico, che è una parte fondamentale dello show». Vi ritenete più realisti o più utopici? «Rispetto alla società d’oggi, comincio ad aver paura o che abbiamo una paurosa capacità di individuare i problemi prima che emergano o che portiamo sfiga, poiché stiamo ritirando fuori dei pezzi che abbiamo scritto anche dieci anni fa e che purtroppo si sono rivelati premonitori. Uno su tutti, il tema degli zingari, è assurdo quello che sta succedendo in Italia, indecoroso pensare che gli zingari siano il problema comune e che debbano essere cacciati, rintracciati, schedati. Un abominio dal punto di vista civile e giuridico, ma la maggioranza va in quella direzione - come nel passato la maggioranza tedesca in Germania è stata a favore dei campi di concentramento. La maggioranza non fa ragione, ma fa forza». Nella canzone Il Mercato del niente cantate: “Scusi signore, saprebbe indicare, voglio giustizia, dove posso cercare? Prova là in fondo, ma vedi ragazzo, da anni quel banco non offre più un cazzo!”. Pensate che la giustizia sia solo per i ricchi? «Quella canzone è stata scritta nel ’97, avevamo ancora una percezione delle cose che rimandava al famoso concetto di “Giustizia borghese”, ovvero di memoria lontana che considera sempre la giustizia istituzionale una forma deviata di controllo. Se cosi è stato, negli ultimi dieci anni è andata sempre peggio. In realtà direi che i pochi cenni di difesa reale della democrazia e della Costituzione negli ultimi anni l’abbiano fatta i giudici più che i rappresentanti politici». Dove traete l’ispirazione per le vostre canzoni? «Da quello che ci capita, da ciò che viviamo, che ci succede». I vostri temi preferiti? «Mah, di solito si impongono temi di attualità perché ci viene voglia di dire la nostra, però dopo quasi venti anni abbiamo anche toccato così tanti argomenti che ultimamente ci viene voglia di stare un po’ più larghi, un po’ più aperti e un po’ più lirici». Ist erico (1990) reas (1992) United Rumor of Punk 95) Paranoia e potere (19 97) Elettrodomestico (19 Pelle (2000) Falso (2002) Q uello che sei (2005) 08) Futuro imperfetto (20 SING OLI e Luca Pecoriello, 17 anni, Liceo scientifico ALBUM di Francesco Di Gleria, 17 anni, Istituto “Flora” o (1997) La canzone del bosc Sosta (2000) ) Voglio Armarmi (2000 ) Terzo Mondo (2000 C anapa (2002) 03) Dividi e comanda (20 ) Toda la noche (2003 05) American dream (20 ie (2005) L'uomo con le branch o (2006) La canzone del bosc 26 Musica 27 RITMI TRASCINANTI, BALLAD DOLCI E PERSINO IRONICHE. ABBIAMO INCONTRATO PER VOI IL CANTAUTORE ROMANO D’ADOZIONE E CI SIAMO FATTI RACCONTARE LA SUA ULTIMA FATICA DISCOGRAFICA Bisogna vivere la vita spendendo il pieno di energie Luca Dirisio: «Riparto a 300 all’ora» di Patrizia Battaglio, 15 anni Liceo classico “G. Chiabrera” - Savona ricerca in campo umano e lavorativo? «Io penso che nella vita tutti siamo alla ricerca di qualcosa, sempre. È anzi la continua ricerca, il desiderio che è il motore di tutto. Sono alla ricerca di una vita che mi calzi a pennello, una vita adatta al mio carattere alle mie qualità». Sei sulla soglia dei trent’anni, pensi di avere raggiunto una maturità artistica? «Non penso di aver raggiunto una maturità artistica in senso assoluto, perché nella vita non si smette mai di imparare. Sicuramente sono cresciuto e quindi le mie canzoni sono più mature, più elaborate rispetto agli inizi. Certamente continuerò a crescere cercando di migliorare». Come ti sei avvicinato al mondo della musica? «Ho iniziato quasi per caso e neanche per volontà mia. Quando ero più piccolo giocavo a calcio e pensavo solo a quello. Poi i miei genitori mi hanno proibito di continuare ad allenarmi, e allora ho imbracciato una chitarra e ho cominciato a suonare». Come riesci a conciliare lo studio con tutti gli impegni musicali? «Ehm… non sono proprio uno studente modello, diciamo così. La verità è che non riesco a conciliare tutti gli impegni con gli studi universitari in giurisprudenza. In realtà mi mancano ormai pochi esami, ma credo che lascerò perdere». C’è un artista nel panorama musicale a cui ti ispiri? «Non mi ispiro, cerco di essere originale. Ci sono però gruppi e cantanti che ammiro: nel panorama internazionale ad esempio i Coldplay. Nel panorama italiano invece penso che siamo più o meno tutti sulla stessa barca, la musica italiana che mi piace di più è la mia». Com’è il tuo rapporto con i fan e soprattutto con le fan? «Il rapporto con loro è stupendo, in tutti i miei concerti non mi fanno mancare il loro calore: sono sempre molto allegri, davvero molto presenti». Progetti futuri? «Per tutta l’estate ho portato i miei pezzi nei concerti live e certamente continuerò a portare in giro per l’Italia il nuovo disco. Tutti gli appuntamenti aggiornati sono comunque visibili sul mio sito internet, sempre aggiornato». numerosi fan hanno dovuto aspettare due anni prima di poter ascoltare la sua nuova fatica. Anticipato dal singolo Magica, che ci ha fatto da sottofondo in molte serate d’estate, Luca Dirisio ritorna con 300 all’ora, che rappresenta la sua crescita, la maturazione in campo artistico. Anche se, come ci racconta lui, «non si smette mai di crescere». Ad ogni brano fa da sfondo il giusto ritmo, in ogni canzone la frase graffiante. Lo abbiamo raggiunto al telefono a Milano nella sua stanza d’albergo, al termine di una giornata ricca di interviste. 300 all’ora arriva a due anni di distanza dal precedente: come vuoi presentare ai lettori questo nuovo disco? «Per scrivere questo album mi sono preso un anno di tempo, e un altro anno è servito per produrlo. Proprio perché è passato tutto questo tempo, è sicuramente più maturo dei precedenti: il tempo passa anche per i cantanti, anche se poi molti sembrano non accorgersene attaccandoti uno stereotipo che ti resta tutta la vita artistica. Consiglio di ascoltarlo appunto perché rappresenta anche la mia crescita in campo musicale». L’apertura è affidata alla canzone che dà il titolo all’album: un pezzo deciso e con un ritmo trascinante… «Con un titolo come 300 all’ora la parte musicale non poteva essere da meno. Ma attenzione: il messaggio che voglio dare non è quello di andare in macchina tenendo l’acceleratore schiacciato, eh! Voglio invece consigliare di vivere la vita spendendo il pieno di energie, appunto ai 300 all’ora: dare il massimo ogni giorno in tutte le attività. E se uno crede davvero in ciò che fa, è anche più facile no?». In Destinazione mare evidenzi invece la ricerca di te stesso: di cosa sei alla I SITO INTERNET: www.lucadirisio.it 28 Sport Musical 28 Sarà una bella società LIBRI: 30 interviste con gli autori di Andrada Vasiliu, 21 anni Torino UNO SPETTACOLO CHE CI PORTA NEI FAVOLOSI ANNI ’60 E NELLA STORIA RECENTE D’ITALIA ATTRAVERSO LA NARRAZIONE DI UN’ICONA BEAT DI QUEI TEMPI LE DATE: 31 ottobre e 1 novembre 2008 Teatro delle Celebrazioni di Bologna (BO) 4 e 5 novembre 2008 Teatro Comunale di Monfalcone (GO) 6 novembre 2008 Teatro Pierpaolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) 7 novembre 2008 Auditorium Luigi Candoni di Tolmezzo (UD) 20 e 21 novembre 2008 Teatro Puccini di Firenze (FI) 28 novembre 2008 Teatro Creberg di Bergamo (BG) 5 aprile 2009 Teatro Civico di Vercelli (VC) arà una bella società è un musical sulla storia del rock, il cui testo è a cura di Edmondo Berselli e la selezione musicale a cura di Shel Shapiro, l’indimenticabile cantante dei Rokes, uno dei principali complessi che introdussero la musica beat in Italia negli anni ’60. Shel Shapiro, pseudonimo di David Norman Shapiro, è un cantante, musicista e produttore discografico inglese. Ha composto canzoni per importanti voci italiane come Mina, Patty Pravo, Mia Martini e Ornella Vanoni, e come produttore ha lavorato, tra gli altri, per Gianni Morandi, Rino Gaetano, Luca Barbarossa. «Lo spettacolo – ci ha detto Berselli - è nato per raccontare la storia di alcune generazioni con lo strumento popolare delle canzoni e con il volto di un protagonista, Shel Shapiro, che si presenta sul palcoscenico a evocare una storia con la sua stessa presenza: la voce, la chitarra, la sua immagine anche fisica rappresentano un esercizio mentale irresistibile che serve per recuperare il clima di un’epoca, lo spirito del tempo, l´intera psicologia di chi ha attraversato gli anni Sessanta e Settanta». Il programma, composto da 38 canzoni di cui 4 italiane, è rappresentato in un contesto musicale che ha fatto da colonna sonora a quel periodo, anni di cambiamenti creativi, intellettuali, sociali, culturali e comportamentali che influenzarono anche i decenni successivi. È un viaggio che tocca svariati generi musicali, citando i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan e Jimi Hendrix, i Beach Boys, i Mamas and Papas. I temi ricorrenti in Sarà una bella società sono l'amore, la pace e la rivoluzione. «Questo non è uno spettacolo nostalgico, per questo nel titolo il verbo è al futuro», ha detto il cantante. L'autore descrive lo spettacolo come «una conversazione rivolta al pubblico quasi come una confidenza, per indurlo a ricordare, a rimettere a fuoco, a rivivere, con le canzoni eseguite o solo accennate, le parole che suggeriscono l’idea di un mondo e con l’effetto della musica eseguita dal vivo da un protagonista che ricorda, con amore ma senza rimpianti, il tempo che abbiamo attraversato. È una melodia in minore, senza retorica. Con un po’ di inevitabile nostalgia, ma anche forte della consapevolezza di cui disponiamo oggi. Per dire come eravamo, e per vedere come siamo diventati, sapendo che quei tempi non torneranno, ma che li si può fare rivivere e risentire in modo che ci appartengano ancora». I ragazzi per Shel «potrebbero e, in qualche caso, dovrebbero vedere» questo spettacolo, fatto di parole e musica e di emozioni inaspettate. S GIOVANI CRITICI 42 PALCOSCENICO: recensioni e anteprime Scrittori 31 foto: Daniela Ionta 30 SARDINIA BLUES: IL RITMO DELL’ISOLA Quattro chiacchiere con Flavio Soriga UNA TERRA SPOGLIATA DI INVENZIONI, SINCERA, REALE. TRE AMICI DELLE CUI AVVENTURE SI DIVENTA INSAZIABILI E DI CUI, QUANDO SI ARRIVA ALL’ULTIMA PAGINA, SI SENTE GIÀ LA MANCANZA di Luisa Piseddu, 18 anni Tempio Pausania ardegna. Estate 2007. Costa Smeralda. Locali di lusso. Adunate stagionali di very important person. C’è anche Bruce Willis, il die hard hollywoodiano. Scoppia un piccolo caso: la sua presenza non risulta graditissima in uno dei locali di punta. Apriti cielo! Willis inveisce contro tutti e contro il mondo. Un giovane scrittore sardo prende allora carta e penna e gli scrive una lettera di risentite scuse. L’inchiostro che usa è l’ironia. Graffiante e accattivante. Questo scrittore è Flavio Soriga, di cui Bompiani ha dato recentemente alle stampe Sardinia Blues, un romanzo di cui anche la critica e non solo il grande pubblico dei lettori si sta accorgendo. A Soriga ho rivolto alcune domande sulle tante cose che re la propria vita, alcuni elementi di quel che si è vissuto, il suo ultimo romanzo dice attraverso la vicenda di tre pensato, detto, dentro vite che non sono state e non sogiovani amici. Tre testimoni (Pani, Corda e Licheri) di una no le tue. Pani è talassemico come me, ma ha perso la Sardegna che non è quella patinata dell’alta società che madre, io per fortuna no, e mio padre è un uomo straorfrequenta la Costa Smeralda. dinario, molto diverso dal suo. Io sono allergico a un cerC’è un po’ di tutti e tre i protagonisti nell’autore del libro. to sardismo culturale asfissiante, come Corda, e credo di «Credo che tutto quello che si scrive sia autobiografico, condividere molte delle opinioni di Licheri. Detto questo, cioè le storie cominciano a prendere forma, ad essere conla cosa più autobiografica del libro, in generale, è la sofvincenti - così mi sembra - quando si riesce a fare entra- S ferenza: quella per amore e quella per la malattia, ma portate entrambe con leggerezza, con autoironia». La sofferenza è infatti il motivo dell’intero romanzo. La sofferenza che sembra più viva, più dolorosa, è quella per amore. I tre protagonisti sono accomunati da storie d’amore andate male, ma anche gli altri personaggi che ruotano intorno a loro parlano d’amore. I tre rappresentano anche altrettanti modi di vivere il dolore. Sono un ritratto decisamente realistico di tre giovani trentenni dei nostri giorni. C’è allora un intento didascalico, un messaggio che l’autore vuole lanciare, promuovere? «No no, nessun messaggio – risponde determinato Soriga – Mettersi a scrivere per dare dei messaggi sarebbe perverso. Io non ho risposte, e credo che nessuno scrittore dovrebbe mai averne, quelle bisogna lasciarle a chi dà conforto, gli scrittori devono dare inquietudini, scatenare dubbi, domande. Io vivo la mia malattia con tranquillità, e volevo raccontare che questo può succedere, questo sì. Ma dare messaggi positivi, no, quello è un altro lavoro: dei politici, dei religiosi…». La malattia Nel suo romanzo d’esordio, I diavoli di Nurajò, Soriga aveva raccontato una Sardegna diversa. Nell’ultimo sembra voler cambiare le carte, ma in realtà lo scrittore di Uta segue sempre lo stesso filo. Semplicemente arricchisce una prospettiva, uno sguardo, cogliendo qualcosa di nuovo di una terra che non si può mai dire di conoscere alla perfezione. Il protagonista di Sardinia Blues, Davide Pani, dice che la Sardegna si vede quando loro, i vip, non ci sono. Quando quelle spiagge che loro popolano di solito durante l’estate sono deserte, incontaminate. Quando in quelle spiagge si può ascoltare il rumore e il profumo del mare. Questa Sardegna senza comodità, senza lussi, senza che nessuno pensi a chi sei tu, se sei uno famoso o meno, a loro non piacerebbe. Davide Pani parla della sua malattia, la talassemia (piuttosto diffusa nell’isola) senza veli. Odia essere compatito, essere trattato da “diverso”. La sua vita è del tutto normale, se non fosse per quella trasfusione ogni quindici giorni, se non fosse per la sua riserva inesauribile di ferro. Chi è talassemico – spiega con tono inaspettatamente ironico - ha ferro in eccesso all’interno del suo corpo che si riversa nei vari organi. Si paragona a Braccio di Ferro, Davide, e sorride ogni volta che gli chiedono se chi soffre di questa malattia non può mangiare gli spinaci. La gente spesso vive di queste curiosità, piccolezze, e crede che anche queste siano davvero delle privazioni per i “poveri” malati, delle dolorose rinunce. Il protagonista di Sardinia Blues sa come essere felice: racconta dei suoi incontri, durante le trasfusioni, con altri talassemici, “fratelli di sangue”; racconta quanto ci si possa sentire vicini e legati ad una persona che si conosce da appena un paio d’ore, che però sa davvero quello che provi e vivi, perché lo prova anche lui. “Ognuno di noi, i malati talassemici del mondo, ha vissuto la sua esistenza in un modo unico e straordinario e vedendo il film o documentario che un giorno realizzerò dovrò realizzare per raccontare questa cosa incredibile che è la mia malattia, ognuno dei malati scuoterà la testa e dirà – No, non è così, che razza di racconto è questo?, che razza di parole sono queste? -, come succede a me ogni volta che leggo un articolo che pretenderebbe di raccontare la mia condizione di malato talassemico Poveri bambini talassemici, scrivono in questi articoli i giornalisti, Costretti ad una vita di infinite sofferenze, dipendenti da continue trasfusioni e da cure pesantissime, poveri bambini Le maledizioni che gli mando, quando leggo questi articoli” (da Sardinia Blues, pag. 94). Lo stile Soriga si discosta dal modo di scrivere dei suoi conterranei. Lontano sicuramente da Salvatore Niffoi - c’è chi addirittura l’ha definito “L’anti-Niffoi” - lontano da Marcello Fois. Il pregio di questi scrittori è che ognuno ha un modo differente di dipingere la terra che racconta. Non c’è una sola Sardegna: «Ognuno – spiega Soriga – racconta la sua. Ci sono molte Sardegne, da quella dei call-center a quella della Barbagia antica, da Nuoro a Guasila. Credo che tra gli scrittori sardi la maggior parte, e forse proprio tutti, abbiano questa caratteristica così forte, e anche vincente, di non usare trucchi, di avere tante cose da dire, e di avere anche delle voci, molto diverse tra loro, per raccontarle. La mia vita è lontanissima da quella di Niffoi, ma questo non vuol dire che la sua Sardegna sia più o meno vera della mia». Ritroveremo presto l’autore di Sardinia Blues: «Vorrei fare un film. E scrivere almeno altri due romanzi che valga la pena leggere. E fare canoa. Ai primi di agosto organizzeremo, io e mia sorella, un piccolo festival sulla leggerezza, all'Argentiera. E a settembre farò una cosa con Lella Costa al Festival di Mantova. Poi vorrei scrivere per la radio. E vivere sereno». La mia vita è lontanissima da quella di Niffoi, ma questo non vuol dire che la sua Sardegna sia più o meno vera della mia es Sardinia blu iga Di Flavio Sor . 224, 16 euro pp i Bompian 32 Filosofia on the road SIAMO ABITUATI A IMMAGINARLI ATTRAVERSO I CLICHÉ TIPICI DEI CARTONI ANIMATI O I LUOGHI COMUNI TRAMANDATI FIN DALL’ANTICHITÀ. EPPURE PENSATORI DI OGNI EPOCA SI SONO IMPEGNATI PER UNA DEFINIZIONE CORRETTA DELL’ANIMALITÀ. IL NUOVO SAGGIO DI GIUSEPPE PULINA CI PORTA ALLA LORO SCOPERTA COME NON LI ABBIAMO MAI VISTI Gli animali di Giuseppe Pulina di Eleonora Garau e Lia Sini, 16 anni Liceo “G. M. Dettori” - Tempio Pausania « Non occorre essere filosofi per prendere coscienza dell’importanza che in tutti i tempi gli animali hanno avuto per l’uomo». Con queste parole, Giuseppe Pulina, professore di filosofia al Liceo “Dettori” di Tempio Pausania, spiega il ruolo che gli animali hanno avuto nella vita dell’uomo fin dai tempi antichi, servendosi in particolare delle opinioni che filosofi di tempi diversi, da Platone a Nietzsche, da Ambrogio di Milano a Jacques Derrida, hanno formulato sul tema. Il libro in cui Pulina si cimenta con questo non facile argomento è Animali e filosofi, titolo che inaugura una nuova collana di studi filosofici divulgativi della casa editrice Giunti. Chi legge Animali e filosofi (operazione che consigliamo senza indugi), se ha dubbi sull’intelligenza degli animali, dovrà iniziare a ricredersi. L’autore, che riconosce di non essere un etologo di professione, fornisce una lunga serie di prove per capire che gli “animali non umani”, come li chiamava significativamente il filosofo americano Robert Nozick, non sono così come, di solito, crediamo che siano. Dai Greci a Derrida, passando per Montaigne Dagli animali e da una non viziata osservazione delle loro vite si possono apprendere infinite cose. Sigmund Freud sostiene, ad esempio, che pur con qualche diversità gatti, oche, ruminanti, scimpanzè e molti altri animali sono soliti sognare proprio come fanno gli uomini. L’oggetto del loro sogno sarebbe spesso la preda (e qui possiamo immaginarci un gatto che sogna di avere tra le grinfie un topo o un castoro che gusta in santa pace una bella noce) e la strategia per catturarla. Se le cose stanno così, un orso dovrà sognare i salmoni che risalgono la corrente, e un’oca, per rifarsi ad un detto ungherese che Freud amava citare, non potrà sognare che del fragrante granoturco. Ma che cosa si può apprendere dallo studio dei sogni degli animali? Prima di Freud, Schopenhauer aveva distinto fra sogno animale e sogno umano dicendo che il primo è più attendibile, poiché non influenzato dal pensiero. Ciò si- 33 gnificherebbe che il sogno degli animali sarebbe più autentico, più vero, di quello dell’uomo perché la coscienza esercita meno il suo ferreo controllo, e che l’animale può liberare l’istinto nel sogno più di quanto l’uomo riesca a fare anche nella vita notturna. Non bisognerà attendere molto per apprezzare, con Darwin, il potere intellettivo dell’animale, in grado non solo di prendere e ponderare decisioni, ma anche di immaginare. Tra gli autori più cari a Pulina c’è Nietzsche. «Nelle opere di questo straordinario filosofo tedesco, al quale dobbiamo molte delle più profonde teorie del nostro tempo, abbondano gli esempi di animali che hanno molto da insegnare agli uomini. Basterebbe leggersi Così parlò Zarathustra per vedere di che cosa sono capaci per Nietzsche animali invisi come il serpente e la sanguisuga». Nell’opera nietzschiana che Pulina considera un “formidabile bestiario filosofico simile al Fedro platonico” si parla non a caso di asini, gli animali, verrebbe da dire, più disprezzati dall’uomo. E dire che già Diogene Laerzio raccontava delle singolari virtù dell’asino che, per alleggerire il suo carico di sale, si lasciava opportunamente cadere nel fiume che attraversava in modo da alleggerire il peso che lo opprimeva e farla sotto il naso al padrone. Nella galleria di filosofi che hanno pensato correttamente le virtù dell’animalità Pulina inserisce anche Montaigne. Questi attribuisce ai gatti e ai tonni delle qualità singolari: ai primi un’astuzia segreta e ai secondi una straordinaria attitudine per la matematica. Davvero interessante l’opinione di questo filosofo, che ci mostra delle qualità mai sentite prima soprattutto per quanto riguarda i tonni, animali spesso sottovalutati in passato (in particolare, da Aristotele) poiché si pensava venissero catturati facilmente a causa della loro vista insufficiente e del sonno profondo. Un’amicizia possibile? Prendendo in esame il pensiero di alcuni filosofi sulla possibile amicizia tra uomini e animali, ci si accorge che questa è difficilmente concepibile. Se Piero Martinetti poteva provare simpatia per i suoi gatti e Nietzsche una sconfinata tenerezza per i cavalli, è innegabile che tra animali e filosofi raramente sia corso buon sangue. Questo viene ripetutamente dimostrato da Pulina nel suo libro. «Pensare gli animali, vale a dire riflettere sull’animalità – spiega – è cosa che solitamente non si fa; gli animali si coccolano un po’ come i peluche, ma molto difficilmente diventano spunti per una profonda riflessione sulla loro condizione. I filosofi hanno sì pensato l’animalità, elaborando una grande gamma di metafore concettuali, ma l’animale è diventato nelle loro mani uno strumento per pensare e nulla di più». Ma che significa ciò? L’autore di Animali e filosofi conosce la risposta, e questa ricorre in molte pagine del suo libro. Le responsabilità sarebbero però più generali e non attribuibili alla sola categoria dei filosofi. «E questo perché – tiene a precisare Pulina – quando vediamo un animale, lo immaginiamo servendoci di certi cliché, tipici dei cartoni animati, pensandolo come un essere umano che ha sembianze diverse, capace però di pensare, parlare e agire come noi. E questo è un errore, grossolano e grave, perché l’animale è irriducibile alla condizione umana e pensandolo come noi vogliamo che sia, viene violato nella sua dignità». IL CASO DELLA CIVETTA Nel corso del suo libro Pulina si sofferma anche sulla civetta, animale che ha sempre suscitato molta curiosità e superstizione - la tradizione popolare vuole che porti sfortuna e che il suo canto sia di malaugurio. Nell’ antica Grecia, invece, la civetta era considerata sacra alla dea Atena (da qui il nome latino dell’ uccello, Athena nocturna), dea della sapienza e, quindi, personificazione della saggezza. Perciò , con Hegel, diventa il simbolo stesso della filosofia, scienza che ha il compito di vegliare sulla realtà , preservandola dai cambiamenti, così come farebbe in un certo senso la nottola montando la guardia sul mondo notturno degli uomini. Molto diversa è l’ opinione di Sant’ Ambrogio che, nell’ Exameron, un classico della filosofia medievale, paragona questo volatile notturno a quanti usano solo parzialmente il loro ingegno, vedendo in esso l’ immagine di un uso distorto e vano della mente. Meno sprezzante è il giudizio di Leonardo da Vinci che, nel Bestiario, la descrive come un uccello vendicatore e sanguinario, non tanto però da meritare biasimo, perché , essendo compiuta secondo giustizia, quella che mette in atto sarebbe una vendetta riparatrice. In antitesi alla nottola di Hegel vi è l’ usignolo, volatile amato da generazioni di poeti e scrittori (il romantico Keats e il nostro contemporaneo Borges, ad esempio) che simboleggia col suo canto le belle stagioni. Dell’ usignolo il filosofo francese Alain descrive il portamento apparentemente goffo, dietro al quale si celerebbe però un’ innata eleganza. Alain provava un incanto speciale per il canto dell’ usignolo, sempre sorprendente e mai paragonabile a quello di qualsiasi altro volatile. sofi Animali e filoPulina Di Giuseppe 8, Giunti, pp. 13 euro 9,50 Reportage dalla Scuola Holden possibile pubblicare un romanzo così come arriva alla casa editrice, senza cioè quel faticoso lavoro di editing che lima le imperfezioni, dà unità allo stile e talvolta alla trama, stana i piccoli difetti per renderli impercettibili al lettore? Qualcuno di questi tempi sembra esserne convinto al punto da dare vita a una collana che di questa scommessa apparentemente assurda fa la sua essenza. Si chiama Quindicilibri, la ragione è semplice, non ci sarà posto per una sedicesima pubblicazione, a quindici stop. La pubblica la casa editrice Fandango, sì sì, quella che produce anche i film; ha un decalogo che detta le regole (il prezzo, che non dovrà superare la somma di due biglietti del cinema, si pubblicheranno soltanto inediti…), già tanti detrattori – facile immaginare il sorriso malizioso di più di qualche editor - e tanti estimatori, insomma, una formula che promette bene. Che cosa ci troveranno i lettori che già non abbiano trovato altrove? «Nel mio romanzo più che altro, troverebbero qualcosa in meno rispetto agli altri libri risponde Arianna Giorgia Bonazzi, giovane scrittrice friulana allieva della Scuola Holden capofila della collana con il suo romanzo, Les Adieux - non c'è vera trama che conti, struttura forte, sintassi regolare. Poi, quelli che si sentono più a loro agio con le assenze, magari si divertono. C'è il vantaggio dell'anarchia dello stile - che libera dai retaggi dell'analisi logica - e della frammentazione: che permette di leggere un pezzo a sera e poi sbattere il libro nel comodino senza dover tenere il filo della storia: tanto ogni pezzo ha un po' di autonomia. Les adieux è un montaggio di brevi lampi di senso, una zona franca tra la poesia e l’oralità. Le cose succedono continuamente come le parole. Il boom delle magliette di Laura Palmer, olivetti e penne biro contro commodor 64, Chernobyl, gli europei di calcio, la fantasmagoria della standa, la polenta povera. Inzupparsi nell’acquasantiera con su la pelliccia, la maschera di Saddam Hussein. E poi la fiaba contro il pettegolezzo, la scuola ma il disimpegno politico, la carità ma il pregiudizio razziale, l’italiano contro il dialetto». Il secondo titolo della collana, in uscita a novembre, è Metà guaro metà grappa di Gessica Franco Carlevero, che descrive, in un continuo intrecciarsi di presente e passato, il viaggio a ritroso della protagonista nei suoi ricordi: le estati dell’infanzia a Pietra Ligure tra bagni, sagre e cene in trattoria, le gite e le serate sprecate davanti ai videogiochi, il primo viaggio da sola in Costa Rica per raggiungere il padre dopo quattro anni di lontananza, fino a quello più recente, doloroso, della convivenza forzata con la madre e un fidanzato di vent’anni più giovane, in un’opprimente mansarda milanese. A Gessica abbiamo chiesto da cosa nasce l'urgenza della scrittura: «Scrivere mi aiuta a capire delle cose. Scrivendo metto in fila dei pensieri, li rivedo, li modifico. Poi perché non so fare molte altre cose e perché è un po' una fissazione, come il cibo, se ti piace mangiare, o le sigarette». Orbene, dopo la morte dell’autore, la morte dell’editor; oppure, forse, un esperimento letterario che tenta di dare al lettore quello che ingenuamente crede di avere sempre avuto sotto gli occhi. È 35 UNA NUOVA COLLANA PER ESORDIENTI DIRETTA DA ALESSANDRO BARICCO E DARIO VOLTOLINI PER FANDANGO LIBRI PUBBLICA I MANOSCRITTI COSÌ COME ARRIVANO ALLA CASA EDITRICE, SENZA L’EDITING. ABBIAMO RIVOLTO QUALCHE DOMANDA ALLE DUE SCRITTRICI CHE LA INAUGURANO In palio per i lettori 3 borse di studio per i nuovi corsi della Scuola Holden. Per concorrere inviate recensioni, racconti, sceneggiature, diari a: [email protected] 36 Freschi di stampa Premio letterario TROPEA, UNA PERLA DI CULTURA UN PAESAGGIO MOZZAFIATO, LO SCIABORDIO DELLE ONDE DEL TIRRENO E TANTI LIBRI DA LEGGERE. ECCO IL REPORTAGE DI UNA GIOVANE INVIATA DALLA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO “CITTÀ DI TROPEA – UNA REGIONE PER LEGGERE” A R R U Z Z A a i g a M di Marzia Mancuso, 16 anni Tropea (Cs) mmaginate tre calde serate estive e le stradine di un delizioso centro storico; la luce è quella di centinaia di candele e dei riflettori puntati su un piccolo palco, allestito come un salotto. Ci troviamo a Tropea, splendida cittadina calabrese e meta del turismo internazionale, ma non lasciate che il vostro pensiero corra subito alle bianche spiagge e al mare cristallino della Costa degli Dei. Questa volta, nella Perla del Mediterraneo, a far da padrona è la cultura, in occasione delle tre serate (4, 5 e 6 luglio) della seconda edizione del premio letterario Tropea – una regione per leggere, la cui qualità è stata garantita dalla presenza e gli interventi di numerosi autorevoli ospiti, primi fra tutti i tre scrittori finalisti: Ornela Vorpsi con La mano che non mordi (2007, Einaudi), Domenico Starnone con Prima esecuzione (2007, Feltrinelli) e Gianrico Carofiglio con Ragionevoli dubbi (2006, Sellerio Editore Palermo). La vittoria è andata infine a quest’ultimo, simpatico e amatissimo autore di legal-thriller, di origini pugliesi, ma anche magistrato e da poco senatore del Pd, cariche tra le quali dichiara di preferire la prima, sua aspirazione sin dall’infanzia. Il consiglio a voglia intraprendere la sua stessa carriera? "Iniziate a scrivere immediatamente, non rimandate a domani". Non fate come lui, insomma, che per dare forma alla sua passione ha aspettato un bel po’. Al secondo posto si è classificata Ornela Vorpsi, origini albanesi, perfetta padronanza della lingua italiana, e un libro sul tema del viaggio accompagnato da una profonda analisi dell’umano. È toccato il terzo posto allo scrittore di origini partenopee Domenico Starnone col suo Prima esecuzione, di sicuro valore ma un po’ complicato, a partire dalla tripla interpretazione che viene data del titolo: esecuzione come soppressione di un essere umano, come composizione di uno scritto o infine come riproduzione di un brano musicale. Curiose le modalità di scelta e votazione, giacché i tre libri in gara non sono stati proposti dagli editori, come è solito nelle competizioni letterarie, ma selezionati da un comitato tecnico-scientifico composto da esperti e studenti, mentre la giuria comprendeva i ben 409 sindaci della regione, ognuno dei quali ha letto e giudicato le opere. Presidente del comitato la giornalista e scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti, intervenuta sul palco per ribadire l’importanza di manifestazioni che promuovano e rendano accessibile la cultura, soprattutto nella Calabria, che è la regione d’Italia in cui si legge di meno. È da leggere in questa prospettiva anche la volontà di dedicare le prime due serate al premio di scrittura giovani “Federica Monteleone”, per le sezioni narrativa e giornalismo; l’iniziativa prende il nome della ragazza scomparsa lo scorso anno in seguito ad un errore medico nell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. I genitori di Federica, dopo aver premiato i vincitori, hanno coraggiosamente annunciato di aver creato una fondazione che “lotterà per una sanità migliore nella nostra terra”. I 37 I REDATTORE D O IC R TO S O UN UA ESENTA LA S ZAI.NET CI PR ER DITORIALE. P E A C TI A F A NUOV IO E NATI DI CALC IO S S A P P A LI G N LIBRO CHE NON SOLO U LE VICENDE RIPERCORRE NALE DALLA DELLA NAZIO NI NOSTRI GIOR NASCITA AI di Roberto Bertoni, 18 anni Liceo classico “Catullo” – Monterotondo (Roma) agia azzurra esce dagli schemi dei classici libri di sport perché, pur narrando in rigoroso ordine cronologico e con dovizia di particolari, le vicende della Nazionale italiana dalla nascita (nel maggio del 1910) ai giorni nostri, non si sofferma tanto sulle vicende sportive in sé quanto sugli episodi che le hanno accompagnate. Ho voluto rendere protagonisti non i campioni acclamati, gli allenatori vincenti e le partite più importanti, ma gli startoni di Roberto Be ti d’animo dell’opinione pubblica, le attese della gente, i Magia azzurrasmo Iannone Editore commenti dei giornali, il contesto socio-politico nel quale si Carlo Nesti - Co prefazione di sono svolte le gare che hanno reso la maglia azzurra celebre nel mondo. I gol di Mazzola e Rivera passano in secondo piano di fronte agli editoriali di Brera, ai retroscena della spedizione inglese del 1966 conclusasi con la sconfitta contro la Corea del Nord dell’indimenticabile Pak Doo Ik, alla staffetta inventata da “Uccio” Valcareggi, all’incredibile sfortuna che colpì Anastasi a pochi giorni dai Mondiali messicani e a tutti quei fatti ignorati dagli almanacchi ma vivi nei ricordi di ognuno di noi. se la parmia nessuno, e Basandosi solo sui risultati, non avrebbe senso parlare dei Mondiali L’“azzurrite” non ris asino “c l de o vincere, il rit brasiliani del 1950 ma, al contrario, sono una delle edizioni più insquadra comincia a cittadini ri nt ce i la puntata ne è cio e , teressanti per tutto ciò che accadde alla scapestrata comitiva italiao” at zz ni orga melli è un tricicli, cavalli, cam na nei giorni precedenti all’inizio della manifestazione. E poiché la in auto, moto, bici, partecipa, e qu nostra storia si intreccia con quella di tutti gli altri, non sorprendava al quale chiun . tipo di orgia colletti co i” a evento ncluso no i dettagliati racconti della disperazione dei brasiliani, sconfitti a poi tornare “normal , lvo ni sa rto Be sorpresa dall’Uruguay nella finale del 1950; del dramma della grande da Roberto to, la chiave scelta es qu r Pe cio oc pr e incompiuta Ungheria di Puskas e compagni; del trionfo inglese del e agonistica, nell’ap quella più sociale ch o, è 1966; delle straordinarie avventure di Cruijff e dell’Olanda del calcio nale italiana di calci storico con la Nazio totale che rivoluzionò il modo di giocare senza riuscire a vincere nongliatoio”, il fenomeno. Lo “spo ostante le due finali consecutive; dell’Argentina che vinse in modo iml'ideale per centrare il “gossip” te, interessa quanto meritato nel 1978, al termine di un torneo funestato dagli echi della retroscena delle parti à occulte. a scoperta delle verit dittatura di Videla e dalle presunte combine che permisero ai padroni dei rotocalchi rosa, all ia”, per a è giusto dire “mag di casa di alzare il trofeo il 25 giugno a Buenos Aires. Ho detto “follia”, m lla cronaca Senza dimenticare Lippi, Bearzot, Valcareggi, Pozzo, le Olimpiadi di Berfatti più insensati de lasciare “follia” ai ieme, con lino 1936 (corredate anch’esse da moltissimi retroscena), i grandi camgliamo gioire, tutti ins Vo a. an idi ot qu ra ne scatenarci? pioni, le sfide indimenticabili, il “biscotto” nordico che ci costò l’elimiacciarci, sbronzarci, br Ab le? na zio Na la siasmo nazione agli Europei portoghesi, le ansie, le attese, le atmosfere, le senvunque c’è un entu do é rch Pe ! olo am Facci ia”. sazioni, i 60 milioni di C.t. che da sempre dibattono su formazione e “magia”, e non “foll da condividere, lì c’è scelte tattiche e la miriade di aspetti che rende la Nazionale una magia, ormai quasi secolare ma sempre attuale. M Dalla prefazione i: di Carlo Nest 38 Chi si rivede Concorso 39 SAMMY BARBOT, tutta un’altra IL CONDUTTORE DELLO STORICO PROGRAMMA “PICCOLO SLAM” HA CAMBIATO PER SEMPRE IL MODO DI FARE MUSICA IN TV. OGGI RACCONTA A ZAI.NET I SUOI PROGETTI FUTURI E CHE COSA LO HA SPINTO AD ALLONTANARSI DAI RIFLETTORI PROPRIO ALL’APICE DEL SUCCESSO musIca di Daniele Mainelli, 17 anni Liceo scientifico “Avogadro” - Roma stato uno dei protagonisti più frizzanti della scena televisiva italiana di fine anni Settanta, il suo nome è legato ancora oggi al popolarissimo Piccolo Slam (1977), il programma più seguito nella storia della Rai, antesignano della hit parade. Poco conosciuto tra i più giovani per la sua partecipazione minima sul piccolo schermo, ha ricominciato a esibirsi nel 2007 sia con la partecipazione a 50 Canzonissime sia con uno spettacolo teatrale, Te li do io i Caraibi, il cui successo lascia presagire che nel prossimo futuro si sentirà ancora parlare di lui anche a livello internazionale. Sammy, possiamo chiederle il perché di questo nome d’arte? Sappiamo infatti che, in realtà, all’anagrafe lei è Jacques Edouard Barbot. «Essendo nato da padre caraibico e madre parigina, ho vissuto per molto tempo a Parigi e lì, quando da piccolo iniziai a cantare, il mio idolo divenne Sammy Dewis Junior. Cantando spesso moltissimi dei suoi successi i miei amici parigini mi soprannominarono come lui, Sammy». La sua apparizione più celebre sul piccolo schermo è senz’altro la conduzione di Piccolo Slam assieme all’altrettanto nota Stefania Rotolo, cosa può dirci al riguardo? «Piccolo Slam è un programma che ho amato molto perché l’ho ideato insieme a tanti amici quando lavoravo come dj in un locale a Roma vicino piazza del Popolo e lì facevo le mie classifiche, le mie basi musicali. Le persone che mi hanno visto desideravano che io realizzassi in televisione quel tipo di programma. In un primo momento ho dovuto lottare a lungo con i responsabili della Rai, non credevano nel mio progetto in quanto troppo “scanzonato” e differente dalla televisione di allora, poi però il successo non ha tardato ad arrivare grazie alla genuinità e spontaneità del programma». In seguito lasciò il mondo dello spettacolo per un po’ di tempo, possiamo chiederle quali sono le motivazioni? «Ho deciso di prendere una pausa perché, a differenza di altri personaggi, non mi sono mai considerato un “impiegato del video”. Questa pausa si è poi trasformata in un silenzio interminabile perché la televisione è come un elastico da cui, una volta usciti, è difficile rientrare poiché si restringe». Lo scorso anno si è esibito nello spettacolo teatrale Te li do io i Caraibi a Velletri, ha intenzione di riproporlo? Quali sono i suoi progetti per il futuro? «Ho ideato questo lavoro teatrale per far viaggiare idealmente il pubblico attraverso i Caraibi; avendo ottenuto un risultato positivo, ho intenzione di riprendere il progetto anche a livello internazionale. Per l’autunno dovrebbe uscire una mia discografia di canzoni scritte e cantate in diverse lingue quali italiano, inglese, francese, spagnolo e creolo». Rimpiange la vita che conduceva ai tempi di Piccolo Slam? «Assolutamente no, una particolarità del mio carattere è non amare il passato, ricordarlo mi angoscia. Sono sempre molto critico con me stesso e penso sempre di poter migliorare. Ciò che è andato è andato, perciò preferisco guardare al futuro con progetti e idee sempre nuove». È CREATIVI PER NATURA ANCHE QUEST’ANNO STUDENTI DAVANTI E DIETRO LA TELECAMERA PER LE NUOVE EDIZIONI DEI CONCORSI “PARCHI & PARCHI” E “VIVERE IL MARE”. SCOPRITE COME PARTECIPARE CON LA VOSTRA SCUOLA... li studenti italiani sono sempre più interessati alle tematiche ambientali. Lo dimostra il successo riscosso anche quest’anno da “Parchi & Parchi” e “Vivere il Mare”, le due campagne di sensibilizzazione che nel corso dell’anno scolastico 2007-2008 hanno chiesto a studenti ed insegnanti delle scuole superiori di raccontare il rapporto tra i giovani, il mare, l’ambiente ed i cambiamenti climatici. Attraverso fiction, documentari, inchieste e spot televisivi centinaia di ragazzi di tutta Italia hanno detto la loro su tematiche di strettissima attualità. Ancora una volta i ragazzi hanno dimostrato quanto per loro sia importanti valori quali salvaguardia del mare, l’importanza nell’economia nazionale di un settore trainante quale la pesca; di come una attenta gestione delle aree naturali protette possa portare benefici non solo in termini ambientali ma anche e soprattutto alle comunità locali in termini turistici. Ma per i giovani filmaker è importante tramandare le antiche tradizioni che ogni territorio, sia terrestre che marino, nella sua straordinaria unicità possiede. Tradizioni che rivisitate con gli occhi dei giovani rappresentano il punto di partenza nella valorizzazione di aree che meriterebbero di essere conosciute, ma che al tempo stesso devono essere preservato dalla mano dell’uomo. I quattro concorsi di “Vivere il Mare” e Parchi & Parchi” hanno anche dimostrato un rinnovata attenzione dei ragazzi sul “global change”. Sia che abbiano deciso di affrontare la questione con toni meno drammatici, sia che lo abbiano fatto invece con più pathos, traspare dai tantissimi lavori giunti che gli studenti hanno preso coscienza della gravità del problema ma soprattutto hanno capito che molto dipende da loro, dai loro comportamenti dalle loro scelte, piccole o grandi che siano. «Siamo molti soddisfatti della risposta che anche quest’anno ci giunge dal mondo della scuola -afferma Francesco Scorza, direttore delle campagne “Vivere il Mare” e “Parchi & Parchi” - Con le nostre campagne da anni entriamo nelle scuole italiane ed abbiamo notato che con il passare del tempo i ragazzi si sentono sempre più protagonisti. Hanno capito, anche grazie e soprattutto all’aiuto dei loro docenti, che le tematiche trattate dai concorsi sono importanti ma ancora più importate è sapere la loro opinione. Negli anni è anche migliorata la qualità dei lavori. Studenti e docenti hanno affinato tecniche di ripresa, montaggio, abbinamento tra colonna sonora e immagine. Ma come diciamo sempre, fondamentale è che alla base ci sia un messaggio incisivo da lanciare ai propri coetanei». I bandi dei concorsi 2008 sono on line sui siti www.vivereilmare.it www.parchieparchi.it G 40 Anteprima 41 Un giorno perfetto Dal romanzo di Melania Mazzucco. Regia di Ferzan Ozpetek. Con Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo, Federico Costantini, Monica Guerritore, Angela Finocchiaro, Stefania Sandrelli. Gli altri film di Federico: IL PIÙ TENEBROSO DEI “LICEALI” Cinema Cardiofitness (2007), regia di Fabio Tagliavia Hotel Meina (2007), regia di Carlo Lizzani Televisione I liceali (2008), regia di Lucio Pellegrini Miniserie TV - Canale 5 Noi due (2008), regia di Massimo Coglitore Film TV - Rai Due IDOLO DELLE GIOVANI SPETTATRICI DI TUTTA ITALIA, FEDERICO COSTANTINI, ALIAS CLAUDIO RIZZO DEI “LICEALI”, TORNA SUL GRANDE SCHERMO NEL NUOVO FILM DI FERZAN OZPETEK, “UN GIORNO PERFETTO” di Claudia Civetti, 17 anni Liceo classico “E.Q. Visconti” – Roma a canicola estiva picchiava più del solito quell’assolato pomeriggio a piazza Trilussa, nel cuore di Trastevere; Claudio Rizzo - ops! - Federico Costantini mi viene incontro, riparato da un grosso paio di occhiali da sole; ci accomodiamo in un open bar e cominciamo subito la nostra chiacchierata. Una delle prime cose che si leggono componendo il tuo nome sui motori di ricerca è: ‘figlio d’arte’. Sei d’accordo con questa definizione? Come ti sei avvicinato all’arte drammatica? «Devo dire che è avvenuto tutto in maniera piuttosto lenta; sono sempre stato in contatto con l’ambiente del cinema (il padre è il regista Daniele Costantini, la madre la costumista Agata Cannizzaro, ndr), ma solo col passare degli anni questo interesse ha preso sempre più piede. La passione per il cinema l’ho avuta fin da piccolo: a 14 anni avevo già visto tutti i film di Kubrick, poi verso i 17 anni ho pensato di intraprendere seriamente la strada dell’attore, e ho avuto la fortuna di avere un ruolo già dal terzo provino». L Se non avessi iniziato questa carriera, quali altri progetti avresti voluto realizzare? «Il calcio è stato la mia prima grande passione. Ho giocato per dieci anni a livello agonistico, mi sono tolto qualche soddisfazione senza arrivare ad altissimi livelli (in realtà è stato campione regionale, ndr). Quello resterà per sempre il mio sogno, sebbene il cinema mi abbia coinvolto profondamente». Il successo dei Liceali è stato grande e recentissimo. Quale pensi sia stato il segreto della serie televisiva? «Innanzitutto la centralità dei ragazzi che, in quanto diretti interessati, rappresentano la fetta più consistente del pubblico. È innegabile, d’altronde, che i Liceali possano piacere a tutte le età. Per quanto possibile abbiamo convogliato in un’unica scuola quello che succede in tutte le scuole d’Italia. È stata anche una provocazione: alcuni professori, infatti, ci hanno presentato lamentele e, a mio parere, questa è la prova più lampante del fatto che esiste un fondo di verità in ciò che abbiamo raccontato». Parlando di professori, domandarti del rapporto che hai con la scuola è quasi scontato… «Beh (sorride), non sono mai stato uno studente modello. Finirò il liceo il prossimo anno con uno di ritardo per impegni lavorativi. Non mi sono mai voluto applicare più di tanto pur avendone le potenzialità… e pensare che le materie in cui avevo voti più alti erano latino e matematica!». È ormai davvero prossima l’uscita di Un giorno perfetto dall’omonimo libro di Melania Mazzucco, con un cast importante e la magistrale regia di Ferzan Ozpetek. Ci vuoi parlare della tua parte all’interno del film? «Il film è molto drammatico e può definirsi corale, costruito cioè su un intreccio di storie. Io impersono il giovane figlio di un politico, un uomo potente e ricco che a tratti ricorda il padre di Rizzo dei Liceali. Stavolta però il figlio è il contrario del padre, moralista ed ingenuo: insomma, un utopista puro». Come hai reagito quando hai saputo di questo ingaggio? Lavorare con Ozpetek rappresenta un passo importante. «Ero semplicemente entusiasta alla notizia, considerando anche il fatto che è stato lui stesso a mettersi in con- tatto con me. Lavorare con Ferzan rappresenta indubbiamente una grande opportunità». Il punto di partenza ed il nodo focale di questa storia è la famiglia. Come definiresti la tua vita all’interno delle mura domestiche? «Sostanzialmente tranquilla, non ho mai avuto problemi seri a casa. Sono sempre stato lasciato libero di agire e guidato, quando necessario, da qualche indicazione e consiglio. Tutto sommato un buon bilancio!». Molti attori giovanissimi come te, penso per esempio a Silvio Muccino, sono passati dall’altra parte della telecamera ed ora sono registi. Questo potrebbe riguardare anche te? «Mai dire mai, anche se ora proprio non riesco a vedermi dalla parte della cinepresa. Per il momento voglio imparare a far bene l’attore e credo che, volendo, la strada da intraprendere sia lunga». La seconda serie dei Liceali, un altro argomento scottante. Puoi darcene qualche anticipazione? «Un nuovo arrivo tra i professori ed uno tra gli studenti, cose che però già si sanno… il resto è top secret (sorride)». Il successo ti ha letteralmente investito: su internet è facile imbattersi in chat o community che ti hanno come protagonista. Come stai vivendo questo momento? «Mi sento sempre me stesso, questa credo sia la cosa più importante. Se hai successo vieni riconosciuto, sei su internet, diventi idolo delle ragazzine, vieni chiamato ad intervenire in televisione; fa parte di questo lavoro. Non nascondo che mi fa piacere sentirmi apprezzato, ma tendo a considerare il fatto piuttosto freddamente: è come se al mio posto vedessi qualcun altro. Ecco, potrei dire che è la ricetta che mi fa vivere serenamente». E l’estate? Lavoro-lavoro-lavoro? «Lavoro prima di tutto, ma anche Ibiza e Sardegna per il totale di una settimana e dieci giorni con gli amici: non molto, ma decisamente necessario. L’estate scorsa neanche questo!». La grinta c’è, la gioventù anche. Non perderemo certo di vista il percorso del nostro Federico! 42 O R T A E T L L A PAROL A A Palcoscenico ANCHE QUEST’ANNO L’ELISEO ACCOMPAGNA I SUOI SPETTATORI IN UN PERCORSO CHE CONTAMINA GRANDI CLASSICI, RICERCA SPERIMENTALE E IMPEGNO SOCIALE. TANTE LE AGEVOLAZIONI PER STUDENTI E GIOVANI La parola al teatro” è lo slogan che sigla il corso della stagione 2008/2009 dello storico palco romano. E le occasioni per permettere al teatro di dar voce alla sua essenza profonda non mancheranno nelle due sale di via Nazionale il prossimo inverno, con un cartellone ricco di produzioni, coproduzioni, eventi e progetti speciali. Ad inaugurare la nuova stagione sarà ancora una volta un classico della letteratura teatrale italiana, il pirandelliano Il piacere dell’onestà, in scena nella sala grande dal 14 ottobre, per la regia di Fabio Grossi e con Leo Gullotta. Ma se la tradizione rappresenta da sempre il fiore all’occhiello del Teatro Eliseo, la proposta artistica di quest’anno, che ha fatto tesoro della passata esperienza, dedicherà uno spazio ancora più ampio all’innovazione: in scena testi di autori contemporanei ad opera di registi e attori delle nuove generazioni e numerosi progetti speciali. Concentrato di novità assolute il cartellone del Piccolo Eliseo Patroni Griffi che, presentando quasi esclusivamente gli spettacoli dei tre grandi progetti speciali messi in cantiere dall’Eliseo – Eliseo Lab2.0 Evoluzioni di un nuovo teatro, Teatro e Carcere, Face à Face - si appropria della fisionomia di luogo deputato alla sperimentazione, alla ricerca drammaturgica, con l’obiettivo di raggiungere un pubblico più giovane. Ad aprire il sipario, il 21 ottobre, ci sarà Lina, testo vincitore del Premio ExtraCandoni 2007 di Massimo Salvianti per la regia di Pierpaolo Sepe, seguito da Un giorno d’estate di Jon Fosse per la regia di Valerio Binasco. I due spettacoli fanno parte del progetto Eliseo Lab 2.0 0 Evoluzioni di un nuovo teatro che, giunto alla sua seconda edizione, intende lasciar spazio a quei registi, autori e attori capaci di incarnare il cambiamento culturale della società contemporanea e di parlare del presente in maniera diretta e sincera. In quest’ottica si collocano anche Udienza di Václav Havel, con Pietro Bontempo, anche regista dello spettacolo (13 gennaio/ 8 febbraio 2009), e Chie-Chan e io, adattamento teatrale di Giorgio Amitrano del nuovo romanzo di Banana Yoshimoto (19/31 maggio 2009), che racconta la storia di Kaori e del rapporto profondo che lega la donna a sua cugina Chie- Chan. Ancora più interessanti le proposte inerenti al progetto Teatro e Carcere che, per il terzo anno consecutivo, vede il Teatro Eliseo mettere a disposizione di alcune delle realtà teatrali più rilevanti nate nell’ambito delle carceri italiane le tavole dei propri palcoscenici. Gadda vs Genet. Il giovane criminale e altre storie di galera, con la Compagnia di ex detenuti del Teatro Libero di Rebibbia (9/21 dicembre 2008), e La corsa Moncicì, testo vincitore del premio Annalisa Scafi 2007 – Concorso di drammaturgia penitenziaria, di Antonio Salvatore Antonuccio e Carmelo Gallico (24 febbraio/ 8 marzo 2009), sono i due titoli che contribuiscono a dare un valore aggiunto al cartellone del Piccolo Eliseo 20082009, richiamando l’attenzione sui detenuti e sulle questioni relative alla reclusione e al recupero sociale. In un panorama così ricco e impegnato non poteva mancare uno sguardo alle produzioni straniere. Il progetto Face á Face – Parole di Francia per scene d’Europa, (III edizione), realizzato in collaborazione con l’Ambasciata di Francia in Italia con l’intento di interessare il sistema teatrale italiano alla drammaturgia contemporanea francese, proporrà, sempre al Piccolo Eliseo, due spettacoli rigorosamente in lingua francese (ma con sopratitoli in italiano): Duetto di Lesile Kaplan e con Frèdèric Lolite e Voilà di Philippe Minyana. E per finire le serate, come sempre a ingresso libero, dei Lunedì di Artisti Riuniti con la presentazione di testi inediti di autori contemporanei a metà strada tra etica, storia, scienza e letteratura. “ 43 DEL PICCOLO ELISEO I NOVE SPETTACOLI PATRONI GRIFFI 8-2009 della STAGIONE 200 i di un nuovo teatro Eliseo Lab2.0 Evoluzion re2008 21 ottobre / 2 novemb bre 2008 Lina em dic 7 / re mb 11 nove 2009 io Un giorno d’estate bra 13 gennaio / 8 feb Udienza 9 200 io gg 19 / 31 ma Chie-Chan e io Teatro e Carcere Gadda vs Genet La corsa di Moncicì Face à Face Duetto 8 9 / 21 dicembre 200 2009 rzo ma 8 / io 24 febbra 9 12 / 15 febbraio 200 E ancora: 14 / 19 aprile 2009 Il Vicario 2009 licato 5 / 17 maggio Semplicemente comp coli i assistere a 4 spetta tra po s as oP se Eli rd Ca l’uno! …e con la speciale o Eliseo a soli 10 euro ol cc Pi l de ne llo rte a scelta del ca eliseo.it ulta il sito www.teatro ns co più di rne pe sa Per teatroeliseo oppure scrivi a info@ 44 Teatro Un te all’Opera PUCCINI E LE SUE DONNE EMOZIONI NUOVE, dramma antico S E C O N D O AT T O PRIMA DELLE VACANZE ESTIVE ABBIAMO PASSATO IN RASSEGNA ALCUNE DELLE PIÙ INDIMENTICABILI E STRUGGENTI OPERE DEL GRANDE COMPOSITORE TOSCANO. QUESTA VOLTA PARLIAMO DELLA LA SUA VITA RICCA DI INTRECCI SENTIMENTALI E CERTO NON MENO AVVINCENTE di Jacopo Zoffoli, 19 anni Liceo scientifico “Azzarita” - Roma roprio così, Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West non hanno nulla da invidiare alla vita sentimentale del loro creatore, costellata di altrettanti tradimenti, figli illegittimi, suicidi, ricatti e sotterfugi amorosi di ogni sorta. Passando in rassegna i pettegolezzi, poi risultati fondati, che gli abitanti di Torre del Lago - ultima dimora di Puccini - si passavano di bocca in bocca e di orecchio in orecchio sulla vita sentimentale del maestro, fa un certo effetto scoprire così tanti nomi e vicende al limite del rocambolesco. Corinna fu il primo scandalo. Incontrata sul treno in viaggio tra Torino e Milano, si dice che la fanciulla, appena diciottenne, fu travolta da immediata passione per il maestro, allora alle prese con la stesura della Tosca. Pare che fu la sensualità di questa giovane ad ispirare i motivi predominanti dell’opera. Tra i collaboratori di Puccini la storia fece molto scalpore, anche perché il maestro aveva appena avuto un figlio, Antonio, da Elvira Bonturi (1886), all'epoca moglie di Narciso Gemignani e già madre di Fosca. Al primo ricongiungimento tra Elvira e Giacomo lavorò Giulio Ricordi, editore musicale del compositore: questi, terrorizzato all’idea che lo scandalo sollevato dalla relazione di Puccini con Corinna potesse avere ripercussioni sul piano economico, liquidò la fanciulla con un assegno di dodici mila lire. Successivamente, in occasione del soggiorno londinese dovuto alla presentazione di due nuove opere - Manon Lescaut e Tosca, appunto - Puccini incontrò la trentaseienne musicologa e cantante Sybil Beddingdton, maritata al banchiere ebreo Seligmam. Neanche a dirlo, tra i due nacque subito una focosa passione che si trasformò in un’ardente storia d’amore protratta anche quando il nostro Don Giovanni acconsentì a regolarizzare la situazione con Elvira, nel frattempo rimasta vedova (1904). Nel 1911 a Viareggio Puccini incontra poi la bellissima bavarese Josephine von Stengel, che diventerà subito sua amante. Sybil assume il ruolo di amica e confidente. Di lì a poco la grande tragedia con il suicidio di Doria Manfredi, giovane cameriera di casa Puccini e intermediaria tra questa e l'osteria sul Lago di Massaciuccoli frequentata dal maestro. Qui il nostro incontrava Giulia, sua cugina e ostessa del locale che, oltre ad andare a caccia con il cugino e i suoi amici, era molto propensa al divertimento senza complicazioni amorose. Da questa donna Puccini trasse ispirazione per una delle sue opere più emozionanti, spesso sottovalutata dal grande pubblico: La Fanciulla del West. In casa Puccini intanto, Doria Manfredi, che trascorreva le notti ad ascoltare il maestro suonare il pianoforte, ammirandolo e venerandolo, attirava su di sé le gelosie di Elvira. Un giorno, rientrando in casa, Doria sorprese Fosca, figliastra di Giacomo e moglie di Salvatore Leonardi, a baciarsi con il librettista Civignini. Per evitare un ricatto, Fosca disse a sua madre di aver visto Doria in atteggiamento equivoco col patrigno. Elvira, furiosa, licenziò Doria che, innocente e disperata, si suicidò. In seguito a questo evento anche il maestro, in quei giorni, pensò seriamente di togliersi la vita. Con la morte di Doria scoppiò un parapiglia. Elvira venne condannata a cinque mesi di reclusione per istigazione al suicidio e Puccini dovette pagare dodici mila lire alla famiglia della defunta per comprare il loro silenzio. Poco dopo l'accaduto, nonostante il suicidio della donna avesse davvero turbato il suo animo, Puccini riprese le relazioni con Josephine e con Giulia. Dall’autopsia sul corpo di Doria risultò che la fanciulla era illibata e, quindi, innocente. Da questo momento Puccini trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita dividendosi tra la moglie Elvira e la cugina Giulia; all’età di 65 anni ebbe un figlio, Antonio Manfredi, tenuto a balia a Pisa e non smise di frequentare altre donne, sparse in tutta Europa, continuando a far ingelosire la moglie con la quale, tuttavia, rimase fino alla fine dei suoi giorni e che gli sopravvisse fino al 1930, anno in cui morì a Milano. P 45 UN VIAGGIO IN SICILIA ALLA SCOPERTA DELLE TRAGEDIE DI ESCHILO: INTRIGHI E INTRECCI DEGNI DI UNA SOAP OPERA, MA MOLTO PIÙ COINVOLGENTI. E LA CRONACA DI UNA TEATRO-DIPENDENTE di Greta Pieropan, 17 anni Liceo Classico “G.Bagatta” - Desenzano del Garda Buona noia” sentenzia il barista, ironico, mentre mi porge l'acqua. Incoraggiante, penso io. Sotto il sole pomeridiano di maggio, nel teatro greco di Siracusa per il XLIV ciclo di rappresentazioni classiche – in scena la trilogia di Eschilo - entusiasti per la novità della situazione ma anche un po' stanchi per le fatiche della gita, sentirsi rivolgersi un’esclamazione del genere non è il massimo. Anche quest’anno l’Inda (Istituto nazionale del dramma antico), infatti, ha rinnovato fino al 22 giugno la tradizione che dal 1914 garantisce la messinscena delle maggiori tragedie greche: dalle versioni originali dei classici fino alle rivisitazioni di grandi autori moderni e contemporanei come Quasimodo, Pasolini e Ronconi, per citarne soltanto alcuni. Per questa edizione il prestigioso palco ha messo in scena Agamennone, Coefore ed Eumenidi, nella traduzione di Pier Paolo Pasolini e per la regia di Pietro Carriglio, ossia quell’unica trilogia di Eschilo a noi giunta per intero, l'Orestea o Orestiade, rappresentata integralmente nello stesso teatro sessant'anni fa: la lotta fra la sete di vendetta e il desiderio di giustizia, la dicotomia uomo/donna e il problema legato al limite della conoscenza umana. Ed è la musica della piccola orchestra sulla scena che ci riporta indietro nei secoli: nell'Agamennone ci conduce dinanzi all'eroe greco che, tornato a casa dopo la guerra di Troia, viene ucciso dalla moglie Clitemnestra che vendica così il sacrificio della figlia Ifigenia; nelle Coefore ci presenta Oreste, figlio di Clitemnestra che, dopo sogni e segni premonitori, torna alla reggia e, in nome di una giusta vendetta, uccide la madre e l'amante di lei, l'ignavo Egisto; e nelle Eumenidi ci accompagna nel- “ la fuga di Oreste che, perseguitato dalle Erinni, furie vendicatrici degli omicidi di sangue, trova protezione presso la dea Atena; lei riesce ad assolverlo per mezzo dell’Areopago e mette fine, quindi, alla maledizione che grava sulla casata degli Atridi. No, non vi ho rovinato il finale! Anzi, nell’antichità era fondamentale che il pubblico conoscesse la vicenda: la tragedia greca metteva in scena storie già note poiché, attraverso l'immedesimazione nei personaggi, e, all'occorrenza, facendo passare messaggi politici, aveva lo scopo di insegnare qualcosa. Ciò che ci colpisce, invece, è come questo teatro, al di là delle sue origini e della sua ambientazione storica, si faccia paradigma perfetto per la nostra società. Anche oggi, infatti, di fronte all’assenza di giustizia vorremmo vendicarci da soli agendo proprio come Clitemnestra; anche oggi continuiamo a parlare del dissidio tra mondo maschile e mondo femminile; anche su di noi, uomini del terzo millennio, vale il pathei mathos, il “giungi alla conoscenza soffrendo” di Eschilo, secondo cui la vera tragedia dell’uomo risiede nella responsabilità della scelta. Onore al merito, dunque, agli organizzatori e a tutti coloro che tengono viva questa tradizione. E onore al merito anche a chi ha il coraggio di buttarsi nella macchina del tempo del teatro contro tutto e tutti, anche contro i baristi dalla battuta pronta. 46 Intervista impossibile 47 A TU PER TU CON ARISTOTELE CONTINUA IL CONFRONTO TRA I GIOVANI REPORTER DI ZAI.NET E I GRANDI PENSATORI DELL’ANTICA GRECIA. QUESTA VOLTA AD ILLUMINARCI CON LE SUE TEORIE, IL GRANDE DISCEPOLO DI PLATONE di Federica Corsi e Alice Grondona, 16 anni Liceo scientifico “Avogadro” - Roma entre il sole radente tinge di arancione i bianchi marmi del Partenone, passeggio per l’Acropoli di Atene. Data l’ora tarda, poca gente vi cammina, chi esce dal tempio e chi semplicemente si gode la splendida vista della città. Immerso nei pensieri, vengo avvicinato da un forestiero dall’abbigliamento stravagante. A quest’ora il sole fa un prodigio sempre uguale e sempre nuovo: con i suoi tiepidi ma luminosi raggi dipinge il tempio di rosa acceso, caldo arancione, rosso. Non c’è quasi più nessuno, in pochi osservano lo stupefacente spettacolo offerto dalla nostra bella città. Chi sarà, allora, quel forestiero vestito in modo così insolito? Non ho mai visto una tunica così corta da lambire appena i fianchi e lasciare scoperto l’ombelico e anche… quelle braghe strette e scure… mah, sarà di sicuro un barbaro. Per gli dèi, non capisco né da dove viene, né la classe sociale a cui potrebbe appartenere. Oh! Ma sembra venirmi incontro… Che vorrà?! Salve! Lei è forse Aristotele, il filosofo di cui tanto si sente parlare? «Dipende da chi mi cerca. Lei è un esattore o è qui semplicemente allo scopo di scambiare con me qualche idea?» Tranquillo! Solo qualche chiacchiera… anche nel mio paese odiamo le tasse. Mi piacerebbe capire la situazione storico-politica nella quale si trova oggi Atene. Le sue teorie sono interessanti, così come le sue lezioni ma, se non le dispiace, vorrei approfondire tale argomento. «Accetto volentieri di spiegarle lo stato in cui versa Atene: in questo periodo la crisi della polis appare irreversibile a causa della inesorabile perdita della libertà. Inoltre, noto M che tutti i tentativi di arginarla sembrano naufragare di fronte all’avanzare delle potenze straniere, in primo luogo quella macedone. E pensare che proprio io ho faticato tanto per istruire Alessandro! Altro che filosofia e matematica, lo avessi imbottito di buon senso… Ma quello, si sa, non si insegna né si compra al mercato, purtroppo». Forse per un regnante è preferibile la politica o l’economia? «Un buon regnante deve conoscere gli affari interni del proprio paese e quelli esteri in modo da poter stringere alleanze convenienti e assicurare pace, giustizia e ricchezza al proprio popolo. Per fare ciò, però, ha bisogno anche della filosofia, che non è altro che l’arte del pensare. Inoltre, la matematica va studiata per consentire il controllo dell’incremento demografico. E poi, si è guardato intorno? L’arte greca senza la matematica si ridurrebbe a banale estetica!». Ha avuto come insegnante il grande Platone. Crede che abbia influenzato la sua filosofia? Quali sono i punti in cui il suo pensiero si distingue da quello del suo Maestro? «Platone credeva nella finalità politica della conoscenza e vedeva il filosofo come un possibile legislatore della città. È mia opinione, invece, che il filosofo sia principalmente un sapiente dedito ad una ricerca incessante. Inoltre, contrariamente a Platone che propone continui interrogativi e possibili soluzioni, io organizzo il discorso filosofico in un sistema chiuso, in un insieme fisso e immutabile di verità rigidamente connesse. Platone fa anche uso di miti… Nonostante ciò, le nostre visioni globali del mondo presentano notevoli punti di contatto». Lei si differenzia dai filosofi precedenti per molte sue teorie ritenute innovative: una di queste è quella sul divenire. «Secondo il pensiero parmenideo il divenire era qualcosa di logicamente impensabile poiché implicava un passaggio dall’essere al non essere, comportando quindi l’esistenza del nulla. Essendo il divenire non definibile, ho ipotizzato semplicemente che esso sia un passaggio da un certo tipo di essere a un altro tipo di essere». Maestro, lei è veramente un grande! Certo, tra tanta bellezza e armonia non risulta faticosa l’analisi profonda. Grazie e chissà, forse parleremo ancora di lei. «Chissà, in un ipotetico futuro». ARISTOTELE PRIMO SHERLOCK HOLMES DELLA STORIA A tutti i lettori desiderosi di approfondire la conoscenza del pensiero aristotelico senza dover necessariamente affrontare la seriosità del saggio filosofico consigliamo Aristotele detective, un giallo dal ritmo incalzante - scritto ormai trent’anni fa - in cui l’autrice, la canadese Margaret Doody, ripropone il mitico filosofo di Stagira negli inediti panni di investigatore. Sullo sfondo di un’Atene del IV sec. a. C. accuratamente ricostruita il grande maestro arriva a risolvere brillantemente un caso di omicidio applicando i dettami della logica e del procedimento deduttivo che sono alla base del suo sistema conoscitivo. La storia funziona e per chi dovesse appassionarsi la saga di Aristotele detective continua con molti altri titoli: Aristotele e il giavellotto fatale, Aristotele e la giustizia poetica, Aristotele e il mistero della vita, Aristotele e l'anello di bronzo, Aristotele e i veleni di Atene, tutti pubblicati da Sellerio. Margaret Doody, Aristotele detective, traduzione di Rosalia Coci, Palermo, Sellerio, 1999 (21ma edizione), pp. 462, 12 euro FONTI PER LE RISPOSTE DI ARISTOTELE: Scritti essoterici: Politico, Sofista, Delle Anime, Il Dialogo sulla Filosofia. Scritti acroamatici: Organon, Retorica ad Alessandro, Sull’Anima, Sulle Meteore (quarto libro), Meccanismi. IL SOPRAVVISSUTO LETTURE Autore Antonio Scurati Editore Bompiani Prezzo 8,80 euro Dati 370 pagg. Sotto il sole cocente di luglio in un liceo della provincia veneta si stanno svolgendo gli esami di Stato. Il primo studente a doversi presentare per l’orale è Vitaliano Caccia, pluriripetente e già condannato all’ennesima bocciatura dall’immotivata severità dei suoi insegnanti. Il candidato arriva un po’ in ritardo nell’afa del primo mattino, estrae una pistola e stermina la commissione d’esame. Unico sopravvissuto è il professor Andrea Marescalchi, insegnante di storia e filosofia, che raccoglierà la sfida dell’omicida e si assumerà il compito morale di arrivare alla verità sulla tragedia. Un motivo per leggerlo: Elegante, sottile, raffinato, questo libro costituisce un’attenta analisi dell’ambiente scolastico, delle sue dinamiche, delle sue pecche. Un motivo per non leggerlo: Alcune parti possono sembrare, ad una prima lettura, superflue ai fini del racconto e rallentano il ritmo narrativo. Paola Fossa, 17 anni, Genova LETTURE LO STRANIERO Autore Albert Camus Editore Bompiani Prezzo 7,00 euro Dati 176 pagg. Algeri, anni ’40. Monsieur Meursault conduce un’esistenza del tutto normale tra il lavoro in ufficio, la relazione con Marie, qualche serata in compagnia dell’amico Raymond. Uno sfortunato giorno, Raymond e Meursault passeggiano sulla spiaggia, sotto il sole abbagliante, ma ecco che spuntano alcuni uomini che cercano Raymond e inizia una rissa: un po’ per caso, un po’ per sfortuna, il protagonista uccide un uomo... Considerato da molti un vero e proprio capolavoro, quest’opera di Camus è segnata dall’estraneità del protagonista-narratore alla sua stessa vicenda: è lui lo straniero, che osserva ogni evento della sua vita con fatalismo e quasi con disinteresse. Fino alle estreme conseguenze. Un motivo per leggerlo: non è difficile riconoscere nel protagonista una parte più o meno nascosta di noi stessi. Un motivo per non leggerlo: se non vi piacciono i romanzi esistenzialisti. P. F. COME MIO PADRE HA DICHIARATO GUERRA ALLʼAMERICA di Nick Mamatas Un pamphlet provocatorio, una satira ben costruita in cui il protagonista, Daniel Weinberg, trasforma il nano da giardino in un ordigno nucleare e dichiara l’indipendenza della sua villetta. Nasce così lo stato di Weinbergia, nuova stella del firmamento Usa. Mentre poliziotti, Fbi e Guardia nazionale circondano la casa, la neonazione è invasa da spianati, ex freak, sconsolate a caccia di marito, assatanate in cerca di sesso e figli dei fiori ormai attempati che chiedono asilo politico. Una favola politica che mescola Aristofane, Salinger, Vonnegut e l’11 settembre. Editore: Cargo Pagine: 173 Prezzo: 13.50 euro IL MANGIATORE DI PIETRE di Davide Longo In una fredda sera di settembre in una valle del Piemonte, dalle acque di un torrente affiora il cadavere di un uomo. A ritrovarlo è Cesare, che tutti chiamano il Francese. Nel suo passato la giovinezza a Marsiglia, il carcere, il ritorno nella valle lasciata da bambino e un mestiere antico ereditato dallo zio, fatto di risatine notturne, silenzi, fatica. Il cadavere è quello di Fausto, trentenne iniziato giovanissimo da Cesare al suo stesso lavoro; la polizia indaga, ma la valle e la sua gente si chiudono in un ostinato silenzio. Editore: Marcos y Marcos Pagine: 208 Prezzo: 14 euro LA RESISTENZA SPIEGATA A MIA FIGLIA di Alberto Cavaglion "Spiegare la Resistenza a una diciottenne di oggi è una missione impossibile. La strada più sbagliata che si possa immaginare è quella della pura violenza, del sangue dei vinti e dei vincitori. Considera quanto stai per leggere come uno straordinario passaggio di libri dalle mie mani alle tue… in mezzo a tanti nipotini di Dracula cantori del sangue dei vinti o del corpo di Mussolini, io preferisco parlarti della guerra contro i libri che non fu meno cruenta". Editore: Cargo Pagine: 140 Prezzo: 10,00 euro IL COMMISSARIO INCANTATO di Maurizio Matrone Un giovane commissario appena promosso per meriti letterari scrive all’amica Wilma, perché si distragga un po’. Wilma è partita prima del tempo per la sua nuvola in paradiso, e non può più viaggiare tra i libri, come tanto amava fare nella sua libreria, sulla Terra. Il suo amico commissario le racconta avventure esilaranti che gli sono capitate prima e dopo essere entrato in polizia. Avventure recenti vicinissime, nello spirito, a fatti accaduti a Milano, a un giovane scrittore, novant’anni prima… Editore: Marcos y Marco Pagine: 224 Prezzo: 14,50 euro INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO 49 Regia Steven Spielberg Cast Harrison Ford, Karen Allen, Cate Blanchett, Shia LaBeouf, John Hurt, Ray Winstone, Jim Broadbent Anno USA 2008 Il vecchio Indi è tornato, pronto a risolvere nuovi enigmi archeologici da cui dipende l’esistenza dell’intera umanità. Peccato che stavolta lo faccia in un film insulso. Gli altri tre capitoli della serie mescolavano abilmente realtà e fantasia, avventura e romanticismo, creando un eroe buono ma un po’ cafone, coraggioso ma mai del tutto onesto e disinteressato. Questo quarto episodio cerca di rilanciare l’archeologo-avventuriero giocando anche sull’invecchiamento del personaggio, oltre che dell’attore. Il problema é che la storia é del tutto confusa e improbabile, e da metà film in poi si è costretti a rinunciare a capirne i nessi e gli sviluppi. Tutto si risolve in una specie di caccia al tesoro sconnessa, cui partecipano personaggi mal delineati e talvolta anche un po’ fastidiosi nella banalità delle loro gag e dei loro tratti. Un motivo per vederlo: gli effetti speciali, che però da soli non risollevano certo il quadro generale. Un motivo per non vederlo: ne occorrono altri? Michele Barbero, 20 anni, Pinerolo (To) CINEMA Questo libro non è l'autobiografia di Giovanni Allevi. Il filo conduttore delle 218 pagine è la dichiarazione d'amore alla "strega capricciosa" che ha monopolizzato la sua vita: la musica, che ha sempre preteso da lui dedizione assoluta. Per lei Allevi ha lavorato come cameriere, come supplente, ha distribuito volantini sui navigli milanesi. È veramente strano che dopo tutta la tirannia impostagli dalla “strega” lui sia ancora lì a ringraziarla; questo perché attraverso la sua ispirazione ha potuto esprimere emozioni e sentimenti oltre la barriera delle parole. Dopo averci stupito con la padronanza della tastiera del pianoforte, l’artista marchigiano ci dimostra di essere abile anche sulla tastiera del computer. Un motivo per leggerlo: un racconto che intreccia la vita di tutti i giorni con la filosofia e con la musica in una chiave di lettura del tutto innovativa e più coinvolgente. Un motivo per non leggerlo: per apprezzare lo spirito del libro dovreste conoscere già la musica di Allevi. Marco Bevilacqua, 18 anni, Roma novità in LIBRERIA CALIFORNIA REPUBLIC di Robert Delirio Robert Delirio è un veterano della scena hardcore italiana, grazie alla sua militanza negli Atrox. E questo si sente nel suono del suo nuovo mini-Cd, California Republic. Il sound è una ricerca di bit erratici, come Robert stesso afferma. Sopra un tappeto ritmico elaborato al computer e di matrice techno, il nostro impianta gli elementi classici del punk d'annata: linee melodiche semplici, alta velocità, una certa ironia di fondo, temi sociali e cantato in italiano. Il suono prende a piene mani dagli inglesi Damned, mentre la base elettronica dona un tocco danzereccio che alleggerisce il tutto. Il sound è scarno ed agile, il che rappresenta un bene e un male: se da un lato rende il disco più vintage e caratteristico, dall'altra talvolta viene a mancare una certa potenza sonora. Il mini-Cd è reperibile su www.robertdelirio.com Un motivo per ascoltarlo: California Republic rappresenta un modo diverso dal solito di fare punk rock. Un motivo per non ascoltarlo: È un disco difficile da capire per chi non è solito ascoltare questo genere. Andrea Gessa, 18 anni, Tempio Pausania MUSICA LA MUSICA IN TESTA Autore Giovanni Allevi Editore Rizzoli, 2008 Prezzo 15,00 euro Dati 218 pagg. novità in LIBRERIA VIVA LA VIDA OR DEATH AND ALL HIS FRIENDS dei Coldplay Dopo tre anni di silenzio, i Coldplay tornano alla ribalta con un disco prettamente elettro-pop. Life in technicolor ne è la prova: pezzo strumentale che dura poco più di due minuti, regala un senso d’armonia e di pace fantastico. Il primo singolo, Violet hill, è in classico stile Coldplay: inizio al pianoforte, ritmo travolgente e una chitarra quasi violenta, proprio in stile Brian Eno. Lost! è il brano sul quale si basa tutto il disco: qui tastiere e organi hammond padroneggiano. Pop melodico di incredibile qualità, così come la splendida 42. Per raggiungere l’apogeo del disco bisogna aspettare però una quarantina di minuti, quando inizia Death And All His Friends, closing-track dell’album. Un motivo per ascoltarlo: con l’aiuto dell’audio-tecnor Brian Eno, la band sembra essere giunta ad un punto di svolta. Un motivo per non ascoltarlo: l’influenza degli ultimi Queen fa sì che il sound sembri più commerciale rispetto a quello degli inizi. M. B. Z a i. n e t è p e r i l d i r i tt o d i c r i t ic a … v o t a, c o n s i g l i a , s t ro n c a f i l m , l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u i s i t i w w w. z a i . n e t e w w w. s t r o n c a . n e t MUSICA LETTURE 48 Recensioni CAMPIONI: 56 Alessandro Tonolli COSTUME & SOCIETÀ 60 NEL GIOCO DELLA MORRA CINESE SUL SASSO VINCE IL FOGLIO. CREDI ANCHE TU CHE LE PAROLE POSSANO CONTRIBUIRE A SPEGNERE L'AGGRESSIVITA'? CHE ABBASSARE I TONI NON SIA UN GESTO FUORI MODA? "SFERRA UN CONGIUNTIVO" E' LA NOSTRA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE CONTRO LA VIOLENZA spazio offerto da Mandragola Advertising S.r.l. LE SOLE 24 ORE: attenti ai tranelli del marketing! 52 Opportunità SCONTI SUI TRASPORTI, NEI RISTORANTI, NEI NEGOZI DI GRANDI FIRME: LA CARTA GIOVANI CONSENTE AGLI UNDER 26 DI GODERE DI MOLTI VANTAGGI IN ITALIA E ALL’ESTERO. QUANTO COSTA? NULLA SE ABITI NEL LAZIO IL MONDO IN UNA TESSERA di Martina, 19 anni Roma vere meno di 26 anni può essere molto conveniente quando si sa come utilizzare le risorse giuste; una di queste è la Carta Giovani della Regione Lazio, tessera personale che permette al titolare di accedere a svariate convenzioni e agevolazioni. Viaggi, formazione, sport, divertimento: questa Carta nasce per consentire ai giovani di accedere in modo più facile – e soprattutto più economico – a tutte le possibilità, culturali e non, presenti sul mercato. A Tanti sconti a costo zero A differenza della Carta Giovani nazionale, che ha un costo, seppure basso, quella realizzata dalla Regione Lazio è gratuita per tutti i ragazzi tra i 14 e i 25 anni che vivono entro i confini laziali. Questa non è l’unica peculiarità della carta in versione regionale: sono state stipulate convenzioni pensate proprio per i giovani che abitano in questa zona, dalle tariffe ridotte per eventi promossi dalla Regione a quelle per i trasporti. Il venerdì e il sabato, per esempio, è possibile viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici regionali all’interno dell’area 53 Ma dove si fa? Per ricevere la Carta Giovani Regione Lazio è sufficiente recarsi con un documento di identità valido e una fototessera presso gli uffici del proprio Comune. Se il tuo Comune non ha aderito allʼiniziativa puoi Cittadini d’Europa prenotare la presenza di uno dei dieci La tessera distribuita dalla Regione Lazio, infatti, è riconosciuta in 40 camper itineranti messi a disposizione paesi in Europa, comunitari e non, per un totale di oltre 200mila pundalla Regione per la distribuzione ti convenzionati; questo perché la Carta Giovani fa parte del circuito della Carta; per far arrivare il servizio internazionale Euro<26, che ha l’obiettivo di creare una rete di opnel centro in cui abiti invia una e-mail portunità per i ragazzi provenienti da tutto il continente, dando cona [email protected] o contatta cretezza al concetto di cittadinanza europea. Viaggiare così diventa la struttura Politiche in favore dei più semplice, inoltre particolari accordi sono stati fatti anche per rengiovani al numero 06-51685790. dere più accessibile l’apprendimento delle lingue straniere. A Roma sono molte le sedi Con la Carta vinci in grado di rilasciarla, tra cui Ecco i paesi in cui la Le convenzioni non sono l’unica possibilità offerta ai anche i centri Carta Giovani soci della Carta Giovani: concorsi e focus group riInformagiovani Regione Lazio può servati agli iscritti mettono in palio biglietti per con(www.informagiovaniroma.it); essere utilizzata: certi, spettacoli e partecipazioni a numerosi eventi. per conoscere il punto di Lo scorso agosto, per esempio, i due ragazzi vinciAustria, Andorra, ritiro più vicino a casa tua tori del contest per video-maker organizzato da Belgio, Bielorussia, basta telefonare Yks Tv e Carta Giovani sono partiti per Budapest Bulgaria, Cipro, allʼassociazione Carta nella veste di inviati speciali allo Sziget Festival Croazia, Estonia, Giovani, 06-64960345. 2008; sul palco, con la telecamera in spalla per doFinlandia, Galles, cumentare il mega-concerto, hanno potuto vedere Irlanda, Irlanda del l’esibizione di artisti di fama internazionale come Nord, Inghilterra, Alanise Morissette, Iron Maiden, Rem e Sex Pistols. Italia, Liechtenstein, Partecipando ad altri concorsi invece, questa estaLituania, I requisiti te alcuni hanno assistito gratuitamente ai live di Lussemburgo, Vasco Rossi o al festival Dissonanze. Macedonia, Malta, Per entrare in possesso Insomma ce n’è per tutti i gusti, e non solo musiMoldova, della Carta Giovani Lazio cali: il 30 settembre 2008 è l’ultimo giorno utile per Montenegro, Olanda, basta avere tra i 14 e i 25 prendere parte alla gara internazionale di creatività Polonia, Portogallo, anni (la tessera resta indetta dall’European Youth Card Association. Repubblica di San valida fino al Chi saprà creare il logo in grado di rappresentare Marino, Repubblica compimento dei 26 anni) meglio questo organismo riceverà 5mila euro. Slovacca, Repubblica ed essere residenti o Per essere sempre informati sulle ultime opportuCeca, Romania, anche solo domiciliati nità basta iscriversi alla newsletter di Carta GiovaRussia, Serbia, allʼinterno del territorio ni o controllarne i siti ufficiali (vedi box). Slovenia, Spagna, regionale. Scozia, Svezia, Svizzera, Ucraina, SUL WEB: Ungheria. extraurbana. A questo si aggiungono sconti concordati con alberghi e ostelli e con musei di interesse regionale e locale, ma anche ulteriori agevolazioni per promuovere la formazione e l’inserimento lavorativo, soprattutto nell’ambito delle opportunità offerte dai programmi. www.cartagiovani.it www.euro26.org [email protected] www.myspace.com/128816904 54 Scienza e tecnologia CHIST'È 'O PAESE RECITA COSÌ UNA FAMOSA CANZONE NAPOLETANA. E ALLORA PERCHÉ STIAMO ACCUMULANDO UN RITARDO GROTTESCO NELL’UTILIZZO DELLA FONTE RINNOVABILE PER ECCELLENZA RISPETTO, PER ESEMPIO, A PAESI CON LATITUDINI MOLTO MENO FAVOREVOLI DELLE NOSTRE? ECCO LE PREVISIONI DEL PRIMO FESTIVAL DELL’ENERGIA 55 D' 'O SOLE Per quanto riguarda l’oggi, le fonti rinnovabili non sono assolutamente in grado di sostituire completamente le fonti fossili di Matteo, 20 anni Roma a mania dei festival dilaga e, dopo la letteratura, la filosofia e la scienza tocca anche all’energia. Lo scorso maggio scienziati, ma anche comunicatori ambientali, giornalisti e scrittori si sono dati appuntamento a Lecce per il primo festival dell’Energia, un’occasione per portare all’attenzione del pubblico temi cruciali come il risparmio energetico e le fonti rinnovabili. La notizia positiva? Entro il 2050 anche in Italia potremo contare su un’avanzata tecnologia solare, ma di quello che dobbiamo fare nel frattempo abbiamo parlato con Emilio Conti, docente allo Iulm di Milano e membro del comitato scientifico del festival. Quali sono state le novità emerse dall’evento in termini di contenuti ma anche in termini di forma? «Sicuramente la novità del festival è stata in primo luogo quella di togliere il tema dell’energia dalle sale dei convegni degli addetti ai lavori per portarlo alla gente. Gli argomenti - dalle energie rinnovabili al nucleare, all’energia elettrica – sono stati discussi in termini abbastanza semplici e comprensibili a tutti. Non a caso il titolo della manifestazione era “L’energia spiegata”». Che tipo di riscontro ha visto nei non addetti ai lavori? Come quantità di pubblico, come atteggiamento verso l’argomento… «Mah, direi sicuramente di interesse e curiosità. Tanto per fare qualche numero avevamo, oltre ai dibattiti, agli incontri con scienziati ed esperti del settore, anche delle mostre interattive visitate da più di tremila persone. Per fare un bilancio, trattandosi di un argomento nuovo, difficile, direi che questa prima edizione ha avuto un buon successo». So di farle una domanda forse abbastanza difficile, ma ci può raccontare come era composto il pubblico, che tipo di persone andavano ad assistere al convegno? «Molto eterogeneo. Se parliamo dei dibattiti, era sicuramente un pubblico adulto e giovane, composto di studenti di fine liceo e università; se parliamo delle mostre, sono state visitate da tantissimi ragazzi, anche delle scuole elementari e delle medie. Per cui, comunque, un interesse abbastanza trasversale». Quello dell’energia e della salvaguardia dell’ambiente naturale è forse uno dei temi più caldi degli ultimi anni, però si può notare come nella sua trattazione ci siano atteggiamenti molto eterogenei: si va dal catastrofista totale a quello che dice che non sta cambiando niente. Qual è la sua opinione a riguardo? «Lei ha parlato dei due estremi e all’interno ci sono una gamma di posizioni intermedie. Anche all’interno del festival noi abbiamo cercato di dare una visibilità alla pluralità di voci, senza dare preminenza ad una teoria piuttosto che all’altra. È L difficile riuscire a dire se ha ragione uno o ha ragione l’almancanza di attenzione, e su questo le amministrazioni tro. Forse, come in tutte le situazioni, la verità sta nel mezcentrali o locali potrebbero impegnarsi in campagne di inzo. È innegabile che gli effetti dell’attività umana sul noformazione ad hoc. Altro discorso, in parte sempre legato stro ambiente ci siano; per quanto riguarda il mondo delall’informazione, è la diffidenza verso gli impianti eolici e l’energia, bisogna arrivare anche lì a non essere estremigli impianti fotovoltaici: in Italia stiamo assistendo a sti né in un senso - no, bisogna fare tutto col rinnovabile un’opposizione generalizzata verso qualsiasi cosa che non - né nell’altro - no, il petrolio durerà per sempre. Per cui si conosca. E anche questo necessita comunque di inforprobabilmente, almeno fino a quando non si troverà una mazioni che devono venire sì dalle amministrazioni pubnuova fonte che sia anche economicamente sostenibile, bliche, ma anche dai soggetti che costruiscono o vogliobisogna puntare a un mix delle diverse fonti possibili». no gestire questo tipo di impianti». A proposito dell’energia elettrica, uno dei dati ricorrenti Proprio a questo riguardo l’ultima domanda: l’Italia sta nella comunicazione su questo argomento è la responcercando di marginalizzare il comparto fossile della prosabilizzazione del cittadino. Fino a che punto possiamo pria bilancia energetica, questo però incontra diverse difcontarci davvero, visto che poi anche le stime sulla efficoltà e soprattutto si muove su due strade, una abbafettiva possibilità di educare l’intera popolazione a un stanza incerta come quella delle fonti rinnovabili - di cui consumo responsabile sono abbastanza caute? non si crede ancora allo stato attuale che possano sosti«Una delle cose che noi pensiamo e che è emersa abbatuire in toto i fossili - l’altra è quella, aborrita dai più, del stanza chiaramente dai vari dibattiti al festival è che il rinucleare. Quali sono le prospettive di sviluppo di questi sparmio energetico - quello che ognuno di noi può nel due settori in Italia e, soprattutto, perché la politica ha posuo piccolo effettivamente fare - non è poi così marginasto la questione del nucleare in maniera così sbrigativa? le. E questo è abbastanza in linea anche con il progetto «Per quanto riguarda l’oggi, le fonti rinnovabili non sono dell’Unione Europea del “20, 20, 20” entro il 2020, e cioè assolutamente in grado di sostituire completamente le fonbisogna ottenere il 20% di riduzione dell’emissione di ti fossili. Quanto al discorso del ritorno al nucleare è una CO2, il 20% di energia rinnovabile, fino al 20% di risparcosa che vedo realisticamente molto difficile: se non si rimio energetico in più. Ognuno di noi, anche con pochi acesce a fare una pala eolica, figuriamoci una centrale nucorgimenti, riesce a contribuirvi e se moltiplichiamo lo cleare. Dal festival è emersa abbastanza chiaramente la sforzo di uno per tutta la popolazione, facciamo solo l’etendenza di andare verso la fonte rinnovabile per eccelsempio della popolazione italiana, ragioniamo su 50 milenza che è l’energia solare. L’ipotesi più verosimile è che lioni di persone». si possa arrivare ad una tecnologia solare matura tra il So che la domanda può risultare quasi comica, ma l’Ita2040 e il 2050. Da oggi ad allora bisognerà adottare un lia nel conseguimento degli obiettivi del 2020 fissati dalmix di fonti che vedono probabilmente le rinnovabili in crel’Unione Europea a che punto è? scita, ancora una quota di fonti fos«Sono appena stati fissati, ma cresili sempre in diminuzione e probado che l’impresa più ardua sia bilmente anche una quota di nucleaIl ritorno al nucleare re. Che quest’ultimo punto si debba quella che riguarda la riduzione è una cosa che vedo dell’emissione di CO2». realizzare in Italia o fuori dall’Italia è Qual è l’effettivo potere che hanno ancora da vedere». realisticamente molto i vari governi nazionali su questo difficile: se in Italia non tema? Per spiegare meglio la dosi riesce a fare una pala manda posso citare due esempi all’opposto. Andiamo in Germania, eolica, figuriamoci una dove il governo Schroeder varò nel centrale nucleare 2000 un piano molto ambizioso di formazione per professionisti della coibentazione e dell’installazione di pannelli solari che sta dando risultati positivi dal punto di vista economico. Tornando nel nostro paese, diverse amministrazioni locali si sono opposte all’installazione delle pale per l’eolico, penso alle coste della Sardegna o della stessa Puglia dove si è tenuto il festival. Qual è l’effettiva possibilità di assunzione di un ruolo guida da parte dei governi senza l’aiuto di privati, di interessati al settore economico? «Lei ha citato due cose abbastanza diverse. Sicuramente c’è un discorso di formazione e informazione che è alla base del conseguimento di una maggiore cultura ambientale da parte di tutti i cittadini. Spegnere una lampadina quando si esce da una stanza non è un gesto che costa fatica è solamente, spesso, una questione di 56 Risultati Test Campioni UN “TONNO” DI TALENTO per ogni risposta A: 1 punto - per ogni risposta B: 2 punti - per ogni risposta C: 3 punti foto: grazianeri ABBIAMO INCONTRATO UNO DEI GRANDI PROTAGONISTI DEL BASKET ITALIANO, ALESSANDRO TONOLLI, CAPITANO DELLA VIRTUS ROMA Punteggio: Sarete famosi? (pag. 19) 57 di Flavia Lo Presti, 17 anni, e Saverio Rutigliano, 16 anni Liceo scientifico “Avogadro” - Roma este la maglia della Virtus Roma da ben quattordici anni, un vero record per un giocatore di basket. Un sodalizio sportivo che continuerà per un altro biennio, con grande soddisfazione dello stesso capitano, ma anche dei tifosi e dei compagni di squadra. Tonolli, o Tonno come affettuosamente lo chiamano, ha risposto alle nostre domande al termine di un campionato duro ma ricco di soddisfazioni. Il basket italiano, visti i recenti risultati, si sta affermando o sta perdendo il suo ruolo di preminenza in campo europeo? «Si sta sicuramente affermando, basti pensare che quest’anno alla Finale a quattro di Eurolega c’era una squadra italiana. Ma sempre più sta guadagnando un ruolo di primo piano anche oltre oceano: in Nba giocano Bargnani e Belinelli e solo ieri è stato scelto nel draft Danilo Gallinari». Come si trova con un allenatore come Jasmin Repesa rispetto ai precedenti? Le ha saputo fornire insegnamenti utili dal punto di vista cestistico ed emotivo? «Repesa è un grandissimo allenatore, basta guardare tutto quello che ha vinto, e quest’anno è riuscito a portarci in finale scudetto nonostante una stagione molto difficile in cui ci sono stati tanti infortuni e cambi di giocatori. È un grande motivatore, forse è questa la caratteristica che più di tutte le altre lo contraddistingue. Devo ammettere, comunque, di essermi trovato sempre bene con i miei allenatori, di ognuno conservo un buon ricordo e da ognuno ho imparato qualcosa». Che cosa ha significato l'esperienza in nazionale? «Vestire la maglia della nazionale è sempre un piacere, già solo rappresentare il tuo Paese anche in una amichevole è un grande onore». Tra le giovani promesse del basket italiano chi ritiene sia in grado di ricoprire un ruolo di primo piano in futuro? «A parte Bargnani e Belinelli che già sono approdati negli Stati Uniti, può sembrare scontato dire Gallinari: credo che sia un grandissimo talento, certamente in grado di ambire a un ruolo da protagonista». Che tipo di rapporto ha con i tifosi, si sente maggiormente sostenuto o criticato? Nato a Caprino Veronese il 25 giugno «Ho un bellissimo rapporto con i tifosi. Mi hanno 1974, Tonno è alto 202 cm e pesa 99 kg. sempre dimostrato grande affetto e mi sostengono anche nei momenti più difficili». Ha esordito il 20 novembre 1994 con la Com’è la giornata tipo di un atleta? C’è posto per gli maglia della Teorematour Roma in casa hobby? Quali? contro Treviso. Ha vestito anche la maglia «Ci alleniamo tutti i giorni, a seconda degli impegni della nazionale. Nel 1996 è giunto quinto e delle gare in programma anche due volte al giorno. Quando si gioca sia per il campionato italiano sia per con la Nazionale Under 22 agli Europei Eurolega, tempo per sé ce n’è davvero poco, oltre ad aldi categoria. Nel 2000 con l´ADR Roma lenarti sul campo e in palestra, sei spesso in viaggio. ha conquistato la Supercoppa, nel 2006 Quando ho un po’ di respiro, però, mi piace molto guardare i film, andare al cinema e dedicarmi al giardinaggio». è stato finalista di Coppa Italia e V quest'anno ha contribuito a riportare a Roma, dopo 25 anni, la finale scudetto. Da 5 a 8 punti: Marta la Cornacchia Da 9 a 12 punti: A chi tocca ‘nse ingrugna Da 13 a 15 punti: Ok, Mauro Petrarca è un cialtrone e la sua “ballata” è una porcheria… ma ogni tanto bisogna prendersi un po’ in giro e farci quattro risate! E poi alla fine, dai… provarci non costa niente – perciò rendiamo almeno onore ai nostri Mauro e al buon Tennis Fantina (chi?), anche se non fanno poi così ridere, che almeno hanno creduto nel loro sogno fino a rendersi persino ridicoli! Che poi se Amici e le altre porcate della De Filippi sono tv spazzatura non è manco tutta colpa loro, no? Dice un antico proverbio della città eterna – che in questo caso può anche significare che emerge chi ha talento ed è inutile accanirsi con l’idea di fare l’attore o il cantante quando magari si può riuscire bene in mille altri campi. Questo voi lo avete capito, per quanto la carriera nel mondo dello spettacolo possa essere seducente, e comunque c’è poco da fare – non si emerge coi talent show perché trasmissioni del genere sono spazzatura allo stato puro! E allora alziamo le mani – se uno pensa che solo tramite la notorietà si possano realizzare le proprie aspettative… beh, chi siamo noi altri per giudicarlo? Magari sapere infilarsi un pugno chiuso nella narice non è il massimo, ma almeno dobbiamo riconoscere che l’entusiasmo non vi manca. E per quanto la ricerca della notorietà possa essere una cosa vana è anche bello pensare che ci sono ancora persone capaci di crederci. Illuso? 58 Alimentazione POTER GUSTARE IL LATTE SUBITO DOPO LA MUNGITURA, COME LO BEVEVANO I NOSTRI NONNI. SOLO CHE UN TEMPO SI ANDAVA IN CASCINA, OGGI AL DISTRIBUTORE AUTOMATICO. ECCO UN'INNOVAZONE CHE FA BENE AL PALATO, ALL'AMBIENTE E ANCHE AL PORTAFOGLI ? IL LATTE LO compro ALLA SPINA di Maria Elena Buslacchi, 20 anni Genova occuparci della spesa in casa non siamo certo noi e, quindi, il problema dell'aumento di prezzo di un genere di prima necessità come il latte non ci riguarda; tuttavia, abbiamo deciso lo stesso di mettervi al corrente della possibilità di comprarlo alla spina perché, se non ci guadagneranno direttamente le vostre tasche, il palato, quello sì, ne trarrà un sollievo immediato. Da un po’ di tempo, infatti, il latte torna ad essere comprato e consumato subito dopo la mungitura, attraverso una distribuzione rapida e diretta. Il latte “vero”, come lo bevevano i nostri nonni, finisce dritto in frigorifero, senza passare dalla centrale. In passato vietata per motivi sanitari, la vendita di latte alla spina ha conosciuto da qualche tempo a questa parte un vero e proprio boom e ha visto, quindi, il moltiplicarsi dei distributori automatici. Siamo giunti a quota 636 in Italia: in testa sono le province di Milano e Brescia, che ne possiedono 56, seguono a ruota Torino (44), Bologna (43) e poi Treviso, Como, Mantova, Verona, Varese, Roma, che si attestano tutte sulla ventina abbondante. Il sistema è molto semplice: si inserisce la moneta nel dispenser e il beccuccio eroga il latte nella bottiglia, comprata in loco o portata direttamente da casa (riutilizzare sempre la stessa bottiglia consente di produrre molti meno rifiuti). In alcuni casi vengono addirittura consegnati kit informativi per la produzione casalinga di yogurt o di formaggi primo sale con il latte acquistato. Ma quali sono le sostanziali differenze dal latte comune? Innanzitutto il sapore, più naturale e genuino. Essendo ricco di grasso non omogeneizzato, risulta più saporito del latte confezionato. Il latte crudo non subisce trattamenti termici di pastorizzazione o sterilizzazione né omogeneizzazione, ma, una volta munto alla stalla, prima del- A Qualche consiglio la distribuzione viene soltanto filtrato e refrigerato, cioè portato a una temperatura compresa tra 0 e 4°C. Nulla a che vedere Ecco alcuni suggerimenti utili da tenere presenti con il latte impoverito dai trattamenti di quando si acquista il latte “crudo” da un centrale, come spiega William Campbell distributore automatico Douglas, stimato medico americano e autorità riconosciuta nel campo dei latticini: «Oggi la nostra più grave perdita agricola è Non badate ai luoghi comuni dovuta all’insensata distruzione del latte Non fatevi spaventare dallo scetticismo o dai timori fresco attraverso la pastorizzazione, l'ultracomunemente diffusi sul latte crudo: la digeribilità è la pastorizzazione (UHT) e adesso l'ultra-pastessa del latte pastorizzato. Se consumato fresco, storizzazione ad alta temperatura, che tranon c'è nessuna differenza tra un genere di latte e l'altro. sforma un grande alimento in una bevanda bianca all’aroma di latte, nutriente più o meno come il latte di magnesia». Attenzione alla temperatura Il latte alla spina conserva tutte le proprietà del distributore nutritive che possiede al momento della Controllate sempre la temperatura dei distributori mungitura ed è quindi più ricco di proteine e prima di acquistare il latte crudo: il prodotto deve vitamine. In realtà però, rivela una recente essere conservato tra 0 e 4°C. Se il termometro riporta analisi, non sussistono evidenze scientifiche a riprova dei benefici che l'organismo umano una diversa temperatura, o se non è esposta nessuna può trarre dal consumo di questo prodotto riindicazione, rivolgetevi direttamente al venditore. spetto a quello pastorizzato. Proteine e vitamine sono sì conservate meglio allo stato naDa consumarsi in un paio di giorni turale, ma non sono presenti in quantità tali Evitate di tenere troppo a lungo fuori dal frigo il latte da poter rappresentare una differenza significrudo e, comunque, non consumatelo a più di due cativa rispetto al latte pastorizzato. Il latte crudo resta un ottimo prodotto dal punto di giorni dall'acquisto, se non dopo averlo fatto bollire vista nutrizionale, ma occorre ridimensionare preventivamente. In ogni caso, mediamente, il latte il paragone con il latte “comune”. crudo bollito a casa costa pur sempre meno di quello Restano indubbi altri vantaggi: evitando della centrale comprato al supermercato. inutili intermediazioni, il prezzo si abbassa: un litro di latte crudo può costare anche meno di un euro. E può essere acquistato anche nelle misure di 20 o 50 cl, sempre attraverso il confezionamento istantaneo. Con questo sistema si favorisce il riutilizzo dei contenitori e così si limita la dispersione di plastica, vetro e cartone. Saltando molti passaggi di imbottigliamento e trasporto, inoltre, si contribuisce a limitare il problema dell'inquinamento ambientale. Quali gli svantaggi di questo prodotto? Essenzialmente il fatto che resta fresco meno tempo, proprio perché non trattato. A fronte dei quattro o cinque giorni di durata del latte pastorizzato, quello crudo va consumato entro due giorni o altrimenti fatto bollire subito, per poi essere adoperato fino a cinque giorni dopo. Nessun problema di digeribilità? Certo, ma non più di quanto già non accada con il latte trattato. In ogni caso, il prodotto viene sempre controllato dai servizi veterinari di competenza. «L’interesse della gente c’è – spiega Mario Tonina, direttore della Federazione di Allevatori Trento, pioniera dell'iniziativa – ma servono garanzie precise dal punto di vista igienico-sanitario. Un conto era quando si andava a bere il latte appena munto in stalla, oggi i consumatori non sono più abituati a questo tipo di latte». Grande qualità, quindi, ma attenzione a non esagerare. «Non dimentichiamo che il latte è un alimento, non una bevanda», ricorda il dottor Antonio Costa, responsabile del Servizio dietetica e nutrizione clinica dell’ospedale Santa Chiara di Trento. «Certo – aggiunge – meglio un bicchiere di latte, anche crudo, invece di snack o merendine. Ma l’apporto nutritivo è diverso da quello per esempio di una Coca Cola, che è una bevanda. Se lo beviamo al pomeriggio, allora sostituisce la merenda». Basta inserire la moneta e riempire il proprio contenitore. Per conoscere il distributore automatico più vicino, visitate il sito internet www.milkmaps.com 59 60 Le Sole24ore Le Sole24ore Come ti acchiappo il LETTORE SE TI PRENDONO PER IL NASO PROFUMI E FRAGRANZE SAPIENTEMENTE SCELTI PER CATTURARE E FIDELIZZARE IL CLIENTE. UNA TECNICA NATA NEGLI USA DIECI ANNI FA E OGGI SEMPRE PIÙ DIFFUSA ANCHE IN ITALIA di Alice, 21 anni Asti ony ha scelto un aroma di vaniglia e mandarino per trattenere la clientela nelle sue 36 boutique elettroniche sparse nel mondo. La catena degli Hotel Sheraton ha scelto un odore mixato di gelsomino e chiodi di garofano ed i più importanti casinò di Las Vegas – Mandalay, Bellaggio e Mgm Grand – sono stati pionieri, dieci anni fa, nel diffondere essenze mirate per le sale da gioco. I negozi di diamanti De Beers si sono fatti creare una loro essenza esclusiva per mettere a proprio agio la clientela. Gli Yankees, la celebre squadra di baseball di New York, ha la sua essenza “Driver”, che vende anche alla tifoseria, a base di rabarbaro, pepe nero, pompelmo, lavanda, menta e bambù. È questo il marketing olfattivo: la nuova frontiera delle strategie di mercato delle aziende. Il nostro naso è l'unico tra i cinque sensi che va direttamente al cervello senza intermediari e, di conseguenza, gli odori sono potenti media che, grazie alla loro capacità di imprimersi a lungo nella memoria, si insinuano silenziosamente nelle preferenze del consumatore. Inoltre, non bisogna sottovalutare che questo senso lavora su un canale meno affollato, quindi più recettivo e maggiormente vicino all’istinto. I ricercatori hanno dimostrato che l’uomo è in grado di individuare e catalogare ben 10mila odori differenti ma soprattutto – ed è questa la cosa che interessa di più il mercato – sembra ricordare più gli odori che le immagini: gli esperimenti condotti indicano che a distanza di un anno un odore viene riconosciuto in modo nitido nel 65 % dei casi, mentre davanti a una foto non si va oltre il 50%. Anche alcune grandi case automobilistiche hanno deciso di caratterizzare gli interni di alcuni loro modelli attraverso fragranze e aromi particolari, diffusi tramite l’installazione nell’abitacolo di marchingegni erogatori più o meno sofisticati. Uno dei più recenti è quello impiegato dalla Citroën, che in dotazione al nuovo modello C4 offre un diffusore di profumo da inserire nel sistema di ventilazione, disponibile in ben nove diverse fragranze. La scelta dell’aroma è legata alle caratteristiche della propria personalità: menta e muschio, gelsomino e mimosa, agrumi e passione per i più "vitali"; vaniglia, cannella e zenzero, ambra e legno di sandaloper i più "corsaioli"; fiore di loto, lavanda, ylang e bambù per i più "tranquilli". Ma non solo automobili. In campo musicale sono stati evocativi i concerti del tour ”Capo Horn” di Jovanotti, durante i quali furono diffusi cinque odori differenti come sottofondo a cinque canzoni del repertorio del rapper. Il marketing sensoriale, e più in particolare quello olfattivo, agisce in un modo che si può definire quasi magico, colpisce direttamente nell’animo, ha qualcosa di primitivo ed emozionale che la razionalità non può domare e rimanda in un istante a situazioni già vissute e a sensazioni già provate. Ciò porta noi consumatori, attraverso l'immediata associazione parola-odore, a produrre pensieri onomatopeici e fortemente emozionali, come per alcuni bagnoschiuma di ultima generazione che fanno pensare: “Ah sì, è piacevole! Sembra l’odore dello zucchero filato che si compra durante le fiere paesane!”. È qualcosa di sottile che ci disgusta o ci fa innamorare, si insinua silenziosamente nelle nostre preferenze e diventa la pedina essenziale nel giudizio su un ambiente, un indumento, su una portata al tavolo di un ristorante, su una persona. S CONTRATTI LEGITTIMI E SCONTI REALI, MA ANCHE UNA TECNICA DI VENDITA AI LIMITI DELLA CORRETTEZZA. FRA PROMOTER AGGUERRITI E CLIENTI DISTRATTI, IL FENOMENO MONDOLIBRI MIETE LE SUE VITTIME ANCHE TRA I PIÙ GIOVANI. IN INTERNET IL TAM-TAM DELLE PROTESTE « 61 di Marina Marchese, 20 anni Milano Ti piace leggere?», è questa la frase ingenua che, passeggiando in molte città italiane, potrebbe esserci rivolta dai giovani promoter di Mondolibri. È quello che è successo a Fabiana, 20 anni, di Milano, avvicinata nei pressi di Porta Romana. «Mi hanno letteralmente braccata – dice – Mi era già successo alcune volte a Roma, ma non mi ero mai fermata per ragioni di tempo e perché non mi interessava». Il club del gruppo Mondadori ha la caratteristica di fornire servizi e promozioni solo ai propri abbonati; a detta di Fabiana, “le offerte erano davvero convenienti”. «Era il periodo di Natale – dice – e ho pensato che gli sconti mi avrebbero fatto comodo per acquistare qualche regalo. E così, dopo aver fatto la tessera, ho comprato diversi libri, con sconti vantaggiosi. Poi non ci ho più pensato, finché qualche mese dopo mi sono arrivati a casa dei volumi che non avevo richiesto ma che ho acquistato per non iniziare lunghe trafile». In effetti, basta un piccolo viaggio in internet per scoprire che la situazione non è così cristallina come sembra: alla voce “MondoLibri” si collegano decine di blog e richieste d’aiuto di clienti insoddisfatti. Le proteste si rivolgono soprattutto contro la condotta dei promoter, giudicata troppo spesso poco trasparente perché si possa trattare di casi isolati e trascurabili. Nel mirino dei consumatori non tanto le condizioni contrattuali, quanto le modalità con le quali vengono reclutati i nuovi abbonati: i procacciatori, secondo quanto corre sul web, tendono a omettere i dettagli, presentando quella di MondoLibri come una qualsiasi tessera a punti e non specificando l’obbligatorietà degli acquisti. Il consumatore, in buona fede e forse peccando un po’ di negligenza, dà una scorsa al contratto e firma sulla base delle dichiarazioni dell’interlocutore, persuaso della loro veridicità: convinzione che lo porta a non considerare neppure il diritto di recedere entro dieci giorni. In definitiva, i clienti spesso si accorgono del reale contenuto del contratto solamente all’arrivo del catalogo o addirittura nel momento in cui ricevono l’Offerta Premium (automaticamente inviata in caso di mancato ordine d’acquisto) assieme ad un sollecito di pagamento; a quel punto i dieci giorni sono ormai scaduti e l’unica scelta è quella di adempiere agli obblighi contrattuali. Ma che cosa può fare il consumatore che non ha esercitato il diritto di recesso entro dieci giorni? «Può agire in due modi – risponde Domenico Murrone dell’Aduc, l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori – In primo luogo può sostenere davanti a un giudice che il promotore dell’offerta non l’ha informato di condizioni che, se note, l’avrebbero indotto a non firmare il contratto. Inoltre – continua Murrone – il consumatore può impugnare il caso davanti all’Antitrust; il 21 settembre 2007 sono entrate in vigore le nuove norme sulle pratiche commerciali ingannevoli e aggressive e nello specifico è considerata scorretta quella pratica ‘idonea a falsare il comportamento del consumatore’, ovvero ad alterare la sua capacità di scegliere consapevolmente, inducendolo a prendere una decisione che non avrebbe altrimenti preso». Affari di cuore Vi sentirete affascinanti per tutta la durata dell’autunno grazie agli effluvi positivi di Venere. I single non faticheranno a trovare l’anima gemella. Amicizia & famiglia Il nuovo anno scolastico vi vedrà notevolmente più in forma rispetto l'anno precedente. Saturno vi aiuterà a ottenere buoni risultati. Consiglio Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. 21 maggio - 21 giugno 21 aprile - 21 maggio Affari di cuore Le conoscenze fatte in estate saranno apprezzabili in autunno e, soprattutto, in inverno, quindi non siate troppo tristi per la fine delle vacanze. Amicizia & famiglia In famiglia riprenderà l’assillo scuola: pensateci per tempo e studiate dal primo giorno. Occorre limitare anche le uscite serali col gruppo. Consiglio Cortesie per gli ospiti di Ian McEwan. a cura di Cassandra Affari di cuore Attenti ai ritorni di fiamma con le persone sbagliate, se vi siete lasciati un motivo ci sarà, no? Prudenza anche per chi è in coppia da tempo, le tentazioni sono sempre in agguato. Amicizia & famiglia Dopo gli stravizi estivi, è giunto il momento di tornare a uno stile di vita più regolare, rinunciando anche a qualche uscita notturna di troppo. Consiglio La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Affari di cuore Qualche difficoltà in agguato per il sopraggiungere degli impegni scolastici ed extra. Le stelle vi esortano a non mollare, questo è il vostro mese! Amicizia & famiglia Anche le amicizie appena nate meritano dedizione, ma attenti a non trascurare i primi compiti e le interrogazioni. Un brutto litigio in famiglia potrà rendervi nervosi per buona parte del mese. Consiglio Cecità di J. Saramago. Affari di cuore Avete osato stuzzicando una persona che proprio libera sentimentalmente non era, e adesso vi tocca affrontare la situazione con buon senso. Amicizia & famiglia Torna la vita di tutti i giorni: iniziate a praticare uno sport di gruppo e possibilmente all’aria aperta per non perdere i benefici dell’estate. Consiglio Gomorra di Roberto Saviano. Affari di cuore All’orizzonte cambiamenti importanti sia per chi è in coppia da tempo sia per i single. Non abbiate paura, affrontate tutto con coraggio ed entusiasmo. Amicizia & famiglia Cercate di essere più diretti, contribuirete alla serenità di tutti in famiglia. La scuola inizia sotto i giusti auspici, ma occorre impegno per mantenere buoni i risultati. Consiglio Il percorso dell’amore di Alice Munro. Affari di cuore Continuate a rincorrere la persona che ormai da più mesi fa battere il vostro cuore all’impazzata. Sicuri che ne valga la pena? Verso la fine del mese, conoscenze interessanti per i single. Amicizia & famiglia Troppo presi dalla vostra caccia amorosa, rischiate di trascurare le amicizie e i doveri domestici. Anche la scuola non va messa da parte. Consiglio Firmino di Sam Savage. Affari di cuore Dovreste imparare a controllare meglio le vostre emozioni, immaginando gli effetti che potrebbero causarvi comportamenti troppo impulsivi. Amicizia & famiglia Amate la solitudine, ma questo non è un buon motivo per ignorare chi ha bisogno di voi. Di tanto in tanto, fate lunghe passeggiate per schiarirvi le idee. Consiglio Il cane di terracotta di Andrea Camilleri. Affari di cuore Guardatevi dalle malìe di sagittari e cancri, potrebbero mettere a repentaglio la stabilità amorosa faticosamente conquistata. Amicizia e famiglia Maggiore autocontrollo serve anche nella gestione delle vostre finanze. Cercate di essere più oculati anche nelle uscite serali con gli amici. Consiglio La deriva di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella 23 ottobre - 22 novembre 23 novembre - 21 dicembre 20 febbraio - 20 marzo Affari di cuore L’impulsività e la gelosia hanno di nuovo allontanato la persona del cuore. Potreste provare a chiedere scusa, sempre che l’orgoglio ve lo consenta… Amicizia & famiglia Evitate di acquistare capi di abbigliamento firmati, in famiglia tutti fanno sacrifici non certo perché siate poi voi a scialacquare. Consiglio Margherita dolcevita di Stefano Benni. 24 agosto - 23 settembre Affari di cuore Non siete mai stati particolarmente avventati nelle situazioni amorose, ma Saturno nel segno potrebbe donarvi un’insolita impulsività, attenzione! Amicizia & famiglia Gli amici vi rimproverano di mostrarvi distaccati e poco allegri quando si sta in gruppo. Forse è giunto il momento di dedicare loro maggiore attenzione. Consiglio L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera 23 luglio - 23 agosto Affari di cuore L’arrivo dell’autunno porterà serenità nella coppia e sarete pronti a vivere week-end romantici in compagnia del partner. Amicizia & famiglia Ottime possibilità di stare in armonia con le persone che vi piacciono di più. Ma è giunto anche il tempo di mettervi sotto con i libri e con i piccoli lavori domestici. Consiglio Le poesie di Rainer Maria Rilke. 21 gennaio - 19 febbraio 22 dicembre - 20 gennaio 24 settembre - 22 ottobre 22 giugno - 22 luglio 21 marzo - 20 aprile 62 Oroscopo spazio offerto da Mandragola Advertising S.r.l.