DANTE IN MUSICA - seconda parte

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DANTE IN MUSICA - seconda parte
DANTE IN MUSICA (II parte)
di Giorgio Ceccarelli Paxton
Il Purgatorio, incastonato tra la potenza drammatica dell’Inferno e lo sforzo intellettuale - per dare una struttura
intellegibile a ciò che comprensibile non è - del Paradiso, rischia di essere considerato una cantica minore. In realtà la
vividezza e lo spessore umano dei personaggi che vi si incontrano non hanno nulla da invidiare alle altre due cantiche.
Meno numerosi i brani musicali ad esso ispirati, ma comunque interessanti.
Del compositore russo Boris Tischenko (1939-2010) avevo già citato la Prima e Seconda Sinfonia ricordando
che egli aveva composto ben cinque sinfonie dedicate a Dante nell’ambito del ciclo intitolato Beatrice. Avendo perso
Beatrice nella vita reale (deceduta nel 1290) Dante la ritrova idealmente nel Purgatorio, e ne diventerà poi la guida per
tutto il Paradiso. Tischenko la considera figura centrale nella vita e nella produzione artistica del poeta: tutto il suo ciclo
sinfonico è infatti intitolato a Beatrice, anche se essa rimane in sottofondo nelle prime tre sinfonie.
La Quarta sinfonia di questo ciclo fu composta nel 2003 ed è ispirata dal Purgatorio. E’ la più monumentale di
tutte le sinfonie dantesche di questo autore, consistendo di tre movimenti che descrivono rispettivamente: AntiPurgatorio, le Sette cornici del Purgatorio, il Paradiso Terrestre. Tischenko in questa sinfonia percorre tutto il Purgatorio
tratteggiandone le storie quasi canto per canto.
Inizia con l’ascensione di Dante alla montagna del Purgatorio, descrive vari incontri con i sofferenti la
punizione divina, il suo incontro con Beatrice e la transizione al Paradiso. Dal punto di vista musicale vi sono
reminiscenze onomatopeiche delle pene dei peccatori che richiamano le precedenti sinfonie dedicate all’Inferno,
raffigurazioni vivide delle scene di un altro mondo (la fine del secondo movimento e la Processione Mistica nel terzo),
unite a episodi meditativi dove il tempo stesso sembra fermarsi (l’incontro tra Dante e Beatrice). Ed è proprio il senso
del tempo che appare multidimensionale in una coesistenza tra passato presente e futuro che è la caratteristica di un
mondo alieno. Vi sono molti leit-motif che meriterebbero di essere analizzati, in quanto forniscono i contorni musicali
dei diversi personaggi, ma non è questo lo scopo del presente lavoro.
Nel Purgatorio Dante incontra personaggi meno sanguigni rispetto all’Inferno, ma non per questo meno
indimenticabili. Nel II canto ci presenta un suo amico, il musico Casella (1250-1300), di cui storicamente non si sa
quasi nulla, a parte quello che è desumibile dalla descrizione dantesca e cioè che Casella musicò alcune poesie di Dante
stesso, o perlomeno la canzone, tratta dal Convivio, Amor che ne la mente mi ragiona. Nel V canto troviamo una Pia
(anzi la Pia: Ricordati di me, che son la Pia) ormai universalmente accettata dagli esegeti come Pia de’ Tolomei, figura
storica anche se molti episodi della sua vita sono tuttora incerti. Gaetano Donizetti scrisse nel 1837 un’opera a lei
intitolata, ma su libretto di Salvadore Cammarano, tratto da un poemetto di Bartolomeo Sestini (1822). La presenza di
Dante è completamente estranea a questo lavoro, ma mi sembra doveroso citarlo, come mi sembra doveroso accennare
ad una toccante canzone, Dante’s prayer, composta dalla cantautrice canadese Loreena McKennitt, presente nel suo
bellissimo album The book of secrets, del 1997, ispirata appunto alla figura dantesca di Pia de’ Tolomei.
Nel secondo balzo dell’Antipurgatorio incontriamo Sordello (da Goito, 1200/10-1269) il quale accompagna
Dante e Virgilio fino all’ottavo canto, che inizia con alcuni dei più bei versi scritti da Dante:
Era già l'ora che volge il desìo
ai naviganti e intenerisce il core
lo dì che han detto ai dolci amici addìo,
e che lo novo peregrin d'amore punge,
s'ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si muore.
Mario Castelnuovo Tedesco nel brano "Sera" del 1921 utilizza questo frammento. Tutto il canto è intriso di
malinconia e vive in questo clima di nostalgia, sospeso tra il desiderio del cielo e il ricordo ancora vivo del mondo,
quindi sul contrasto tra luce e buio, tra vita celeste e terrena. Contrasto che è la cifra caratteristica dell’intero Purgatorio.
Sui rapporti tra Dante e Giuseppe Verdi (1813-1901) Massimo Mila scrisse un lemma molto interessante nella
Enciclopedia dantesca. Egli stabilì in modo ultimativo che il Pater noster, musicato da Verdi nel 1879, che il
compositore trovò attribuito a Dante in una delle edizioni antiche o anche ottocentesche delle Rime che lo conteneva, in
realtà non è un testo dantesco ma del poeta trecentesco ferrarese Antonio Beccari. Del Padre nostro dantesco nel canto
XI non v'è, nel testo musicato da Verdi, che il primo verso: O Padre nostro, che ne' cieli stai; in seguito le terzine
procedono per conto loro, con altre rime e altri concetti, parafrasando la preghiera tradizionale. La composizione
verdiana è un coro “a cappella” a 5 voci senza accompagnamento ed è talmente bella che ho voluto citarla comunque
anche se questo Pater noster di Verdi è su testo ispirato da Dante, ma non di Dante.
Il vero rapporto tra Verdi e Dante lo troveremo tra poco con le Laudi alla Vergine.
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E’ molto interessante un poema sinfonico del compositore scozzese William Wallace (1860-1940), intitolato
“The passing of Beatrice”. Egli stesso ci presenta il suo lavoro in questo modo: “Il lavoro è basato su un episodio non
descritto da Dante. Egli e Beatrice sono trasportati nell’Empireo, il Paradiso si apre davanti a loro, Dante è perso
nella meraviglia della visione, e rivolgendo una domanda a Beatrice, trova che ella non è più al suo fianco, ma si è
allontanata da lui per prendere il suo posto nella rosa del Paradiso. La musica vuole illustrare il passaggio, o
transizione, di Beatrice da una forma terrena ad una immortale”.
Idioma romantico, armonie lussureggianti, orchestrazione ricca e variata sono le caratteristiche di questo
poema sinfonico che ci introduce nel Paradiso dantesco. Anche per quest’ultima cantica (composta da Dante tra il 1313
e il 1320) sono stati numerosi i contributi musicali che vari compositori hanno voluto dedicarle.
Iniziamo questa rassegna con Erik Chisholm (1904 - 1965), compositore scozzese ispirato da idiomi musicali
di tradizione celtica, miscelati con influenze da Hindemith, Bartok, Casella e Respighi.
La sua composizione più famosa è probabilmente Pictures from Dante after Dorè, lavoro in due movimenti completato
nel 1948 e dedicato a Sorabji. Basato, come dice il titolo, sulle illustrazioni di Gustavo Dorè (1832-1883) del
capolavoro dantesco, il primo movimento ci getta nell’incubo delle profondità infernali, mentre il secondo, Paradiso, è
pervaso da temi musicali nobili e poetici, un inno fervente ad una spiritualità trasfigurata.
Il compositore olandese contemporaneo, Jacob ter Veldhuis, nato nel 1951 a Westerlee, mosse i suoi primi
passi musicali nel campo del rock, ma in seguito studiò composizione e musica elettronica al Conservatorio di
Gröningen, dove vinse il Premio di Composizione Olandese nel 1980. Nonostante la familiarità nell’utilizzo di mezzi
elettronici, Veldhuis privilegia le composizioni tonali, melodiche, evitando la ricerca delle dissonanze, che, dal suo
punto di vista, riflettono un mezzo espressivo con poco valore musicale.
La più grande espressione della sua visione estetica e tonale è una composizione del 2001, “Paradiso” un
oratorio in 16 movimenti, supportato anche da mezzi multimediali, per soprano, tenore, coro femminile, orchestra e
nastro elettronico. Secondo le parole di Veldhuis “un aspetto essenziale della mia composizione è la impossibilità per
l’essere umano di raggiungere il paradiso. Da questo punto di vista, l’opera potrebbe offrire un qualche conforto in
questi giorni bui e confusi.” La durata totale del brano è di 72 minuti, e costituisce un percorso attraverso tutto il
Paradiso, dal Cielo del Sole a quello della Luna a quello di Saturno, dall’Heaven of Love, all’Heaven of Lust
all’Heaven of Religion fino al Nirvana, la Luce Divina, il Primo Mobile concludendosi nell’Empireo. Nel bel libretto
che accompagna l’edizione Chandos vi sono anche estese citazioni dell’estetica musicale dell’autore.
Dobbiamo tornare brevemente al compositore russo Boris Tischenko, autore del ciclo coreografico-sinfonico
Beatrice, composto, come sappiamo, di cinque sinfonie. La quinta sinfonia è dedicata al Paradiso, i cui tre movimenti
seguono pedissequamente lo sviluppo degli avvenimenti e degli incontri paradisiaci. Il primo movimento narra di come
Dante e Beatrice ascendano al Primo Cielo, il Cielo della Luna, discutendo sulla natura delle macchie lunari, spiegando
che nell’Empireo gira il Primo Mobile, nella virtù del quale prende fondamento la vita dell’universo.
Nel secondo movimento ascendono al Quarto Cielo, quello del Sole e poi al Quinto (Marte) e al Sesto (Giove).
Il terzo movimento vede la descrizione del Settimo Cielo (Saturno), l’Ottavo (le Stelle Fisse) e così via fino alla fine. La
Sinfonia finisce nella chiave di Re bemolle maggiore, la chiave dell’amore e di Dio. Insomma questa sinfonia, ancora
una volta, certifica l’enorme amore e rispetto del compositore russo per il poeta fiorentino.
Il II canto del Paradiso si apre con l’ammonimento di Dante rivolto a coloro che ignorano gli ardui problemi
teologici, perché tornino sui propri passi, evitando il peccato di superbia nel voler approcciare tematiche filosofiche e
teologiche al di fuori della portata dell’essere umano. Nella similitudine dantesca sarebbe come pretendere di seguire
una grande nave con una piccola barca.
O voi che siete in piccioletta barca,
desiderosi d'ascoltar, seguìti
dietro al mio legno che cantando varca,
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, ché forse,
perdendo me, rimarreste smarriti.
L'acqua ch'io prendo giá mai non si corse;
Minerva spira e conducemi Appollo,
e nove Muse mi dimostran l'Orse.
Queste terzine sono mirabilmente musicate dal compositore polacco Zbigniew Preisner, nato nel 1955, uno
dei più importanti autori di colonne sonore cinematografiche viventi. La sua lunga collaborazione con il regista polacco
Krzysztof Kieślowski e il suo sceneggiatore, Krzysztof Piesiewicz, lo ha portato alla ribalta internazionale, ma le
musiche da lui composte hanno le stimmate della vera arte, come le colonne sonore di Miklós Rózsa, Nino Rota, Ennio
Morricone, Nicola Piovani e così via senza andare a scomodare Prokofiev.
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Nel bellissimo film “La doppia vita di Veronica”, la protagonista muore improvvisamente durante un concerto,
proprio mentre sta cantando questo brano. Bellissima musica, bellissimo film, ambedue meritano di essere l’una
ascoltata, l’altro visto.
Poco sopra abbiamo già incontrato il connubio Dante e Giuseppe Verdi (1813-1901). Il vero incontro tra i due
doveva avvenire più tardi con le Laudi alla Vergine Maria, dall'ultimo canto del Paradiso, incluse nei Quattro Pezzi
sacri del 1898. Il brano è un coro di soprani e contralti a cappella, i versi narrano del pellegrino Dante e della sua guida,
San Bernardo di Chiaravalle, nell'Empireo, al di là del mondo terreno. San Bernardo prega la Vergine Maria, a nome di
Dante, che gli sia concessa la visione dei misteri ultimi di Dio. La sua preghiera ha inizio con tre verità teologiche:
"Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura
Termine fisso d’eterno consiglio.”
L’orazione di S. Bernardo è intonata con pura trasparenza sonora, secondo quella casta sobrietà della polifonia
classica che l'ultimo Verdi additò come una meta alla musica italiana, insegnando con l'esempio come davvero si
potesse progredire ritornando all'antico.
Questi versi hanno ispirato anche altri compositori, tra cui Carlo Jachino (1887-1971), autore della “Santa
Orazione alla Vergine Maria” per soprano e archi del 1966 e James McMillan (1959-) compositore scozzese la cui
profonda fede cattolica lo ha ispirato nella composizione di diversi brani di musica sacra, tra cui la messa in musica
della preghiera suddetta.
Mentre le Laudi di Verdi e degli altri autori sopra citati aprivano il canto XXXIII del Paradiso, Ernst Pepping
(1901-1981) compositore tedesco soprattutto di musica sacra oltre che esimio insegnante in diversi conservatori in
Germania, musicò i versi 58-66 del medesimo canto sotto il titolo Nachklang, che fa parte con il nr.21 del secondo libro
della raccolta Haus und Trostbuch del 1946 per voce e pianoforte. Il testo è in tedesco ed è la traduzione da parte di
Karl Vossler dei seguenti versi:
Qual è colui che sognando vede,
che dopo ‘l sogno la passione impressa
rimane, e l’altro a la mente non riede,
cotal son io, ché quasi tutta cessa
mia visione, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
Anche il compositore italiano Domenico Guaccero (1927-1984) ardito sperimentatore e tra i fondatori della
Associazione Nuova Consonanza, esponente di spicco della Nuova Musica negli anni ’60 e ’70, ci lascia una
composizione in buona parte basata sull’ultimo Canto del Paradiso. Questo brano si intitola “Il sole e l’altre stelle” che
sono le ultime parole dell’ultima cantica e che, in pratica, concludono l’intero poema. In questo lungo brano del 1982
per voce bianca solista e coro di voci bianche e/o femminili sono citati frammenti dalla Bibbia (Libro di Giona), Collodi
(Pinocchio) e versi danteschi. Questi ultimi comprendono tre versi dall’ultimo canto del Purgatorio, i versi 97-99 e 143145 dell’ultimo del Paradiso, interpolati con un verso da “I documenti d’amore” di Cecco Angiolieri. Una dettagliata
descrizione, nonché ascolto, del brano si può trovare al seguente link
di youtube
https://www.youtube.com/watch?v=TbP43yUDTQM.
Siamo arrivati al termine della Divina Commedia ma non al termine di Dante, perché voglio accennare ancora
a due brani molto importanti. Il primo è una poesia della grande poetessa russa Anna Achmatova (1889-1966), intitolata
proprio “Dante” scritta nel 1936. Il compositore inglese contemporaneo John Tavener (1944-2013) ha musicato sei
differenti poesie scritte in anni diversi dalla poetessa, tra cui questa. Composte nel 1993 le belle e austere canzoni della
Achmatova, musicate per voce e violoncello presentano linee melodiche semplici e dirette, spesso con
accompagnamento essenziale, che sembra penetrare nell’intimo dei poemi. Il brano fu dedicato alla soprano Patricia
Rozano e al violoncellista Stephen Isserlis.
Neppure dopo morto ritornò
nella sua vecchia Firenze.
Partendo non si volse indietro,
ed io a lui canto questo canto.
Fiaccole, notte, ultimo abbraccio,
oltre la soglia, selvaggio il grido del destino.
Le scagliò dall’inferno il suo anatema,
non la poté scordare in paradiso.
Ma scalzo, in panni da penitente
e cero acceso, non passò mai
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per la sua Firenze agognata,
perfida, vile, attesa così a lungo...
Giovanni Pacini (1796 – 1867) è stato un compositore italiano molto prolifico che compose nel corso della
sua vita oltre 90 opere. Dotato di sicuro mestiere le sue opere incontrarono giudizi contrastanti da parte della critica e
del pubblico. Nelle sue memorie scrisse: “iniziai ad accorgermi di essere fuori dai giochi: Bellini, il divino Bellini, e
Donizetti mi avevano superato”. Poco dopo la sua fama fu ben presto eclissata dalla crescente fortuna di Giuseppe
Verdi. Tre anni prima della sua morte dà alla luce la Sinfonia Dante, brano dichiaratamente descrittivo, composto nel
1864 in previsione delle celebrazione del sesto centenario dantesco l’anno successivo.
L’opera articola i suoi quattro movimenti in modo da sviluppare il tema descrittivo prefissato dedicando i primi
tre alle tre cantiche e il quarto al trionfo dantesco. Il trionfo di Dante è infatti un Allegro marziale dal sottotitolo “Dante
ritorna sulla terra e tutti i popoli acclamano il gran poeta”. In questa ultima parte le istanze descrittive cedono il passo a
quelle celebrative encomiastiche; questo brano non è forse allo stesso livello artistico di altri cui abbiamo accennato in
questo lavoro ma comunque giustamente inneggiante alla imperitura arte del poeta fiorentino.
Naturalmente non è stato possibile essere esaustivi trattando un argomento come quello proposto. Altri
compositori sono emersi durante lo studio per questo lavoro. Posso solo citarli alla rinfusa senza adeguati commenti e
contestualizzazioni, non avendo potuto procurarmi a tempo debito le loro musiche per una sia pur fugace descrizione.
Ecco quindi La Commedia del contemporaneo Louis Andriessen, La divine Comedie cantata a 5 voci di Henri
Barraud, Le Dante di Jean-Charles Nougues, il V Canto dell’Inferno di Amilcare Ponchielli e il Paolo e Francesca
di Vassilij Kalinnikov ambedue ovviamente sulle vicende di questi ultimi, la romanza di Alphonse Stallaert Ed ecco
quasi dal verso 31 del primo canto dell’Inferno, il Padre Nostro dall’undicesimo canto del Purgatorio di Otavio
Campos ecc. ecc.
Chissà che in futuro non si possa dedicarvi un’appendice.
Il bello dello studio non è solo ciò che viene acquisito, ma che esso non ha mai fine.
Agosto 2015
p.s. faccio ammenda per la dimenticata citazione, nella prima parte di questo lavoro, di un’opera giovanile del
compositore scozzese Stephen Rowland Philpot (1870-1950), su libretto di W. J. Miller, intitolata Dante e Beatrice
(1889). Opera in tre atti che riproduce differenti episodi e luoghi della relazione tra il poeta e la sua musa: il primo
incontro, l’atrio della casa di Beatrice, la camera da letto di quest’ultima. Questo poco noto compositore fu ispirato,
anche in altre composizioni, dal movimento dei Pre-Raffaelliti e, nello specifico, da due dipinti di Dante Gabriele
Rossetti: L’incontro di Dante e Beatrice (1855) e La morte di Beatrice (o Beata Beatrix 1872).
A questo proposito anche uno studio comparato di Dante intersecante letteratura, musica e pittura ispirate dalle
sue opere sarebbe argomento di notevole interesse.
© Nuove Tendenze 2015
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