Paul Watzlawich, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson

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Paul Watzlawich, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson
Paul Watzlawich, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della
comunicazione umana, (trad. it. Massimo Ferretti), Casa Editrice Astrolabio,
Ubaldini Editore, Roma, 1971, pp. 287.
Titolo originale dell’opera: Pragmatics of human communication, W.W. Norton &
Co., Inc., New York, 1967.
Recensione di Alida Favaretto – 31 luglio 2006
Abstract
In this study of the pragmatic effect of human communication, disturbed behaviour
is seen as a communicative reaction to a particular situation rather than evidence
of the disease of an individual mind. In other words communication is a relationship
that is qualitatively different from the properties of the individual involves. After
defining certain general concepts, the authors present basic characteristics of
human communication and illustrate their manifestations and potential pathologies.
In questo volume si analizzano gli effetti della Pragmatica della comunicazione
umana attraverso i disturbi comportamentali. In altre parole la comunicazione è
una relazione che è qualitativamente differente dalle proprietà di evoluzione
dell’individuo. Dopo aver definito i concetti generali, gli autori presentano le
caratteristiche basi della comunicazione umana illustrandone le manifestazioni e i le
patologie.
Recensione
La chiarezza espositiva presente nel volume “Pragmatica della comunicazione
umana” conquista il lettore (esperto del settore) fin dalle prime righe. Non si tratta
di un testo divulgativo, adatto ai “non addetti ai lavori”, ma di un libro in cui sono
enunciati gli assiomi della comunicazione. Viene approfondita l'importanza della
teoria della comunicazione nello studio delle interazioni interpersonali, con uno
sguardo ai diversi contributi in essa presenti (misurazione dell'informazione, teoria
dei giochi e del comportamento economico, cibernetica). Il volume va letto, anzi
studiato, con meticolosa attenzione per non perdere i significativi passaggi proposti
dagli autori nella spiegazione delle teorie e relative pratiche.
Secondo Watzlawich ogni comunicazione “implica un impegno” e perciò definisce la
relazione. E' un altro modo per dire che una comunicazione non trasmette
esclusivamente informazione, ma “impone un comportamento".
Ogni comunicazione ha un aspetto informativo, di contenuto, e un aspetto di
“comando”, di relazione. Ed è questo secondo aspetto che “imprime una forma al
contenuto”, che ne definisce il significato come metacomunicazione.
L’autore aggiunge che sembra che quanto più una relazione è spontanea e 'sana',
tanto più l'aspetto relazionale della comunicazione arretra sullo sfondo. Viceversa,
le “relazioni 'malate'” sono caratterizzate da una lotta costante per definire la
natura della relazione, mentre l'aspetto di “contenuto della comunicazione” diventa
sempre meno importante.1
1
La comunicazione umana è conditio sine qua non dell’ordinamento sociale. Si è
sempre cercato di costruire un modello della comunicazione umana.
Il volume, sostanzialmente, presenta due tesi principali: la prima è legata al
comportamento patologico, cioè alle nevrosi, alle psicosi, la seconda conduce alle
“patologie delle comunicazione”. Gli autori, individuando dette patologie della
comunicazione, dimostrano che sono proprio loro a produrre le interazioni
patologiche.
Alcuni punti fondamentali del volume:
Presupposti teorici
Un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza
ampio da includere il contesto in cui esso si verifica.
Nel comportamento disturbato è utile spostare l’interesse dalla monade isolata
dell’individuo “malato” al contesto, alla relazione, estendendo l’indagine fino a
includere gli altri, gli effetti del comportamento disturbato sugli altri, le reazione
degli altri al comportamento.
Esistono tre settori nello studio della comunicazione umana:
1. sintassi (trasmissione dell’informazione)
2. semantica (si occupa del significato)
3. pragmatica (si occupa del comportamento) In questo testo i termini
comunicazione e comportamento sono usati come sinonimi
Vengono presi in considerazione sia l’effetto della comunicazione sul ricevitore, sia
l’effetto che la reazione del ricevitore ha sul trasmettitore
Funzione e relazione
Funzione è un concetto matematico; con la comparsa graduale di un nuovo
concetto di numero (ad esempio negativo), si comprende che il numero non è solo
espressione di grandezze concrete, ma astratte; sorge il concetto di variabile che
ha valore solo in relazione ad un’altra variabile. La funzione è il rapporto tra le
variabili.
Relazione (psicologia) è un concetto che può essere assimilato a quello di funzione
(matematica). Da Aristotele in poi la mente umana è stata concepita come una
monade di cui una persona si trovava più o meno dotata dalla nascita. Alla fine del
secolo scorso cresce un interesse per i vari aspetti della mente umana (memoria,
percezione, sensazioni..) l’acquisizione di memoria è in rapporto diretto con
l’osservabilità di un sistema dato: un osservatore che è in possesso di tutta
l’informazione necessaria non ha bisogno di riferirsi al passato, gli basta lo stato
attuale del sistema per riuscire a spiegare il comportamento.
Un esempio è fornito dalla partita di scacchi in cui si possono osservare, e al
contempo, capire, le posizioni, le mosse e le contromosse delle varie pedine in ogni
istante, senza ricostruire la storia della partita. Il concetto di memoria è una
reificazione di una percezione. La consapevolezza che l’uomo ha di se stesso è
sostanzialmente consapevolezza delle funzioni, delle percezioni, delle relazioni in cui
si trova implicato.
A livello di relazione gli individui non comunicano su fatti esterni alla relazione, ma
definiscono la relazione implicitamente se stessi.
Informazione e retroazione
Freud introdusse la teoria psicodinamica nel comportamento umano: il
comportamento è conseguenza di un’ipotizzata azione reciproca di forze
intrapsichiche che seguono le leggi della fisica sulla conservazione e trasformazione
dell’energia. La psicoanalisi trascura l’interdipendenza tra l’individuo ed il suo
ambiente, lo scambio di informazione, la comunicazione: nei rapporti umani non c’è
2
trasmissione di energia, ma comunicazione. Quindi l’interesse si sposta al campo
dell’informazione. Non si considera il comportamento umano in termini lineari
(causa-effetto) ma si introduce il concetto di retroazione (che può essere positiva o
negativa).
Assiomi della comunicazione:
1° assioma: “non si può non comunicare”.
L’impossibilità di non comunicare: non esiste il non-comportamento, quindi non
esiste la non-comunicazione.
2° assioma: tutte le comunicazioni hanno un aspetto di contenuto ed un aspetto di
relazione, di modo che il secondo qualifica il primo ed è, perciò,
Metacomunicazione.
Contenuto = informazione; relazione = istruzioni o metainformazione
3° assioma: La natura di una relazione dipende dalle pause, dalle punteggiature di
sequenze di comunicazione dei comunicanti
Da un osservatore esterno la comunicazione può essere considerata una sequenza
ininterrotta di scambi: in essa la punteggiatura organizza gli eventi.
Comunicazione numerica e analogica:
l’uomo è il solo organismo che si conosca che utilizza moduli di comunicazione sia
numerici - tutte le informazioni anche nella tradizione; sintassi logica assai
complessa e di estrema efficacia - che analogici (campo esclusivo della relazione;
ha una sua semantica, ma non ha nessuna sintassi adeguata per definire in un
modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni)
L’interazione può essere complementare (basata sulla differenza – one-up e onedown) o simmetrica (basata sull’uguaglianza)
Abbiamo detto che vi è l’impossibilità di non comunicare. Infatti il comportamento
schizofrenico – si veda i capitoli sei e sette - (ad esempio la chiusura in se stesso, il
silenzio, il ritirarsi, l’immobilità) proposti dal paziente come non comunicazione, in
realtà comunicano ed il paziente assume il compito impossibile di negare che sta
comunicando.
Il sintomo stesso è comunicazione, è un messaggio non verbale.
Nella comunicazione disturbata è frequente far confusione tra gli aspetti di
contenuto e di relazione. Il disaccordo può manifestarsi a livello di contenuto (è
oggettivabile) o di relazione (si deve metacomunicare). Nella comunicazione gli
individui si definiscono e questo può suscitare nell’interlocutore tre reazioni diverse:
1. Conferma: è il più grande fattore singolo che garantisca lo sviluppo e la stabilità
mentali; alimenta la bellezza, la poesia, l’humor.
Fry, uno dei collaboratori di Bateson, si occupò della fase in cui si sviluppa lo
humor: “nella fase in cui si sviluppa lo humor ci si trova all’improvviso in un
capovolgimento implicito-esplicito quando viene liberata la battuta finale. È un
capovolgimento che aiuta a distinguere lo humor dal gioco, dai sogni, ecc.”2
L’uomo deve comunicare per avere consapevolezza di sé (se comunicasseinformasse solo per fini utilitaristici, svanirebbero la bellezza, la poesia, l’humor).
2. Rifiuto: può essere doloroso, ma presuppone in ogni caso il riconoscimento
dell’individuo e del giudizio che egli dà di se stesso;
3. Disconferma: mette in dubbio l’autenticità dell’individuo, non considera la sua
stessa esistenza: il trasmettitore non si accorge che il ricevente non è stato
raggiunto.
Il capitolo quattro affronta la teoria della comunicazione che viene estesa al livello
organizzativo e strutturale. Esso si basa su un modello di “relazioni umane in
quanto sistemi”3
L’interazione può essere considerata un:
3
sistema = “un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti ed i loro attributi”4
in cui gli oggetti sono componenti o parti del sistema (individui), gli attributi
sono le proprietà degli oggetti (comportamenti) e le relazioni tengono insieme il
sistema. L’aspetto importante non è il contenuto della comunicazione, ma il
‘comando’ (relazione).
• ambiente “di un dato sistema è costituito dall’insieme di tutti gli oggetti che
sono tali che un cambiamento nei loro attributi influenza il sistema e anche di
quegli oggetti i cui attributi sono cambiati dal comportamento del sistema”5.
In ogni caso non risulta facile determinare quando un oggetto appartiene al sistema
e quando all’ambiente; questo perchè ogni sistema può essere ulteriormente
suddiviso in sottosistemi. A loro volta gli oggetti di un sottosistema possono
appartenere all’ambiente di un altro sottosistema.
Come spiega la teoria dei sistemi, la flessibilità dei concetti sistema-ambiente e
sistema-sottosistema è dovuta al fatto che i sistemi organici (psicologici biologici,
ecc.) sono “sistemi aperti”, vale a dire che scambiano materiali, energie o
informazione col loro ambiente. Si può dire, quindi che le unità funzionali ad ogni
livello della gerarchia hanno due sembianze: operano come totalità quando sono
rivolte verso il basso, mentre, quando sono rivolte verso l’alto, come parti.
Quali sono le proprietà dei sistemi aperti?
Secondagli autori è la totalità. Un sistema non è un semplice composto di parti
indipendenti, ma “ogni parte di un sistema è in rapporto tale con le parti che lo
costituiscono che qualunque cambiamento in una parte causa un cambiamento in
tutte le parti ed in tutto il sistema”6. Perciò totalità non significa sommatività,
poiché essa ne è agli antipodi.
In questo modo si stabiliscono dei corollari della totalità:
• Non-sommatività: un sistema non può essere fatto coincidere con la somma
delle sue parti (è necessario trascurare le parti per la Gestalt)
• Non-unilateralità: il concetto di totalità esclude l’esistenza di rapporti
unilaterale; i rapporti sono sempre interazioni. A influenza B e suscita in lui una
reazione che a sua volta influenza A (ecc.)7
Cosa tiene unito un sistema?
• La Retroazione. Si definisce retroazione ciò che tiene unito un sistema e, quindi,
non è la somma, né l’unilateralità, ma la retroazione, la correlazione circolare
complessa. Retroazione e circolarità sono il modello causale appropriato per la
teoria dei sistemi interattivi.
• Equifinalità: in un sistema circolare e autoregolantesi i ‘risultati’ (modificazioni
dello stato dopo un certo tempo) non sono determinati dalle condizioni iniziali,
ma dalla natura del processo. Secondo il principio di equifinalità gli stessi
risultati possono avere origini diverse perché ciò che è determinante è la natura
dell’organizzazione, il processo, la modalità di comunicazione (premesse uguali
possono dare risultati diversi e premesse diverse possono dare risultati uguali).
Cambia il modo di intendere l’eziologia della schizofrenia: è più importante
domandarsi ‘come infligge il trauma chi lo infligge?’, poiché alla domanda ‘chi
infligge il trauma?’ è già stato risposto. Nei sistemi aperti il sistema la propria
migliore spiegazione.8
Secondo gli autori del volume Watzlawich “un sistema è stabile rispetto a certe sue
variabili se tali variabili (relazioni, amicizie, gruppi vitali con storie…) tendono a
restare entro limiti definiti”.
•
Nel sesto capitolo vengono affrontati gli effetti comportamentali del paradosso.
“Il paradosso è una contraddizione che deriva dalla deduzione corretta da premesse
coerenti.”9 Esso è diverso da una semplice contraddizione.
Esistono tre tipi di paradosso:
1. Paradossi logico-matematici
Es.: “La classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse”.
4
2. Definizioni paradossali (paradossi semantici)
Es.: “Io sto mentendo”.
Per i logici l’asserzione del mentitore è priva di significato; nel comportamento può
avere effetti terribile, come una sorta di trappola.
3. Paradossi pragmatici
Si riporta il paradosso del barbiere quando questi è un soldato a cui viene ordinato
di radere la barba a tutti coloro che non se la radono da soli e a nessun altro.
Emergono elementi essenziali di questa definizione paradossale cioè una forte
relazione complementare (come l’ufficiale e un subordinato), uno schema di
relazione (un’ingiunzione che deve essere obbedita, ma che a sua volta deve essere
disobbedita per essere obbedita); la persona che in questa relazione è one-down
non è in grado di uscire fuori dallo schema del paradosso metacomunicando.
Watzlawick con le ricerche e le osservazioni ha portato alla distinzione di due
possibili modi di mettersi in relazione con l'altro.
Il primo, la relazione simmetrica, è rappresentato da un piano di partenza paritario,
dove le persone fatte partecipi si misurano con l'assunto di essere uguali.
La simmetria, se corre troppo oltre i suoi presupposti, può degenerare in patologia,
ovvero in una dinamica di competizione, lotta, per dimostrare la superiorità di un
individuo sull’altro.
Il secondo tipo di relazione è segnata dalla complementarietà.
Secondo tale modello, chi partecipa alla relazione si comporta in modo tale da
situarsi in una posizione di superiorità oppure di inferiorità nei confronti dell'altro.
Ma per comprendere appieno cosa significa la complementarietà, è importante aver
chiaro che è possibile imporre all'altro la propria "superiorità" solo se questi è
disposto ad accettarla, e viceversa. Quando diventa patologico, il legame
complementare, allarga la forbice della disuguaglianza fino agli estremi e, chi
domina, lo fa in forma sempre più assoluta.
La relazione è un sistema dove i comportamenti sono circolari: non è possibile
stabilire quale è la causa e quale l’effetto, cosa viene prima e cosa viene dopo. Ogni
comportamento è, insieme, azione e risposta ad un'altro comportamento. La
circolarità mette fuori campo il dualismo causa-effetto che, come uno stampo, ha
dato forma per secoli a tutti i discorsi della scienza. Il sistema delle persone-checomunicano-con-altre-persone è sempre un universo a sé stante, governato da
regole e processi propri. Quando le regole che tengono in vita il sistema fanno
"corto circuito", la comunicazione si ammala e può essere guarita solo da chi, con
un intervento esterno, può modificare le regole del gioco
La retroazione (feedback) può essere positiva, tendendo ad accentuare il fenomeno,
o negativa, tendendo ad attenuarlo. Quando un sistema reagisce ad ogni
perturbazione con una sere di meccanismi regolatori che lo riportano nel suo stadio
iniziale, si parla di omeostasi.10
Indice:
Introduzione
Capitolo 1 – Presupposti teorici
Capitolo 2 – Tentativo di fissare alcuni assiomi della comunicazione
Capitolo 3 – La comunicazione patologica
Capitolo 4 – L’organizzazione dell’interazione umana
5
Capitolo 5- Un’analisi della commedia Chi ha paura di Virginia Wolf? In termini di
comunicazione
Capitolo 6 – La comunicazione paradossale
Capitolo 7 – Il paradosso in psicoterapia
Epilogo – Esistenzialismo e teoria della comunicazione umana
Riferimenti bibliografici
Glossario
Indice degli autori e degli argomenti
Autori
Paul Watzlawick (Villach, Austria, 1921) primo esponente della scuola
statunitense di Palo Alto.
Conseguita la laurea in Lingue moderne e Filosofia all’Università di Venezia,
prosegue gli studi presso l’Istituto Carl Gustav Jung di Psicologia analitica di Zurigo.
Dopo un periodo di insegnamento di Psicoterapia all’Università di El Salvador, dal
1960 ottiene il ruolo di ricercatore associato al Mental Research Institute di Paolo
Alto, California, e dal 1976 diventa professore associato per il Dipartimento di
psichiatria e scienza comportamentale dell'Università di Stanford.
È il massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana e delle teorie
del cambiamento e del costruttivismo radicale. Si deve alle sue opere la diffusione
dell'approccio allo studio della comunicazione e dei problemi umani della Scuola di
Palo Alto.
Don Jackson
Era considerato uno dei maggiori psichiatri d'America negli anni '60, fino alla sua
morte, nel 1968, all'età di 48 anni. E' noto, oltre che per la sua attività di terapista
e docente, anche per il suo ruolo dominante nello sviluppo di nuove teorie e studi
sul comportamento umano. Fino alla sua scomparsa è stato il direttore del Mental
Research Institute di Paolo Alto.
Janet Beavin Bavelas
Ha approfondito la comprensione della comunicazione nel dialogo faccia-a-faccia,
focalizzandosi sul rapporto a due dimensioni che non appare nel linguaggio scritto:
il linguaggio verbale e quello non verbale e l'influenza degli aspetti sociali e
semantici.
Bibliografia scelta
Watzlawick P., Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico, Feltrinelli,
Milano, 1987
Watzlawick P., Il linguaggio del
terapeutica, Feltrinelli, Milano 1980
cambiamento.
Elementi
http://www.psicoterapiabrevestrategica.it/bibliografia.asp
[Bibliografia delle opere]
6
di
comunicazione
Links
http://www.benessere.com/psicologia/comunic.htm
[Introduzione alla comunicazione]
http://www.e-conomy.it/Risorse/Comunicazione/Pragmatica.htm
[Limitazioni dell'esperienza sensoriale on-line e processi psicologici compensativi in
atto]
http://formare.erickson.it/archivio/ottobre_04/1bordiga.html
[Pragmatica della comunicazione in sistemi di eLearning]
http://www.ai.is.uec.ac.jp/icce99
[Colazzo L., Mich L., Silvestri L., User Modelling in Didattic Application: a Pragmatic
Approach. A cura di Geoff C., Toshio O., Louis G., Vol. 1, p. 232-235. Atti del
convegno "ICCE'99 - 7th International Conferences on Computers in Education",
Chiba, Japan, November 4-7, 1999.]
1
Paul Watzlawich, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Casa
Editrice Astrolabio, Ubaldini Editore, Roma, 1971 pp. 43-46.
2
Id., op. cit., p. 241.
3
Id., op. cit., p. 9.
4
Id., op. cit., p. 110.
5
Id., op. cit., p. 111.
6
Id., op. cit., p. 113.
7
Id., op. cit., p. 116.
8
Id., op. cit., pp. 117 e seguenti.
9
Id., op. cit., p. 179.
10
Id., Op. cit., p. 26 e seguenti.
7