sia comics - Società Italiana di Artroscopia

Transcript

sia comics - Società Italiana di Artroscopia
SIA COMICS
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D. F e
Ottobre 2015 – No. 0
a
In questo numero…
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Pag 3
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Editoriale by Franceschi
Let me introduce you SIA COMICS
XXII Congresso Nazionale SIA
Intervista con… STEVE BURKHART
“Vi racconto un miracolo...”
Pag 9
Il Caso Clinico del Mese by Castricini
Pag 11
Voyager
Artro-Latarjet
Gestione degli SCORE Ortopedici (GEOS)
Pag 12
Pag 13
Highlights
SECEC e ESA-ESKA
Forse non tutti sanno che…
Piero Volpi
Editoriale
By Francesco Franceschi
Sono lieto di presentarvi la prima edizione del SIA COMICS, un giornale
diverso a metà tra lo scientifico ed il gossip.
Conterrà sempre delle interviste ad opinion leaders nazionali ed
internazionali famosi, ed altre rubriche come HIGHLIGHTS che vogliono
presentare quello che si dice in giro per i congressi raccontando le vere
esperienze personali dei chirurghi ed i loro suggerimenti al di là delle
pubblicazioni scientifiche.
Presenteremo, inoltre, nella rubrica VOYAGER, novità e suggerimenti utili alla
nostra professione come ad esempio vedrete in questo numero il sistema
GEOS.
Inoltre in ogni numero presenteremo un caso clinico presentato da ogni
Faculty.
Il lavoro è prodotto della nuova Faculty Comunicazione voluta da Piero
Volpi e composta da facce vecchie e nuove: Francesco Franceschi,
Alessandro Corsini, Edoardo Giovannetti, Luca La Verde, Valentina Odoni,
Michele Paciotti, Alessandro Quaglia, Fabrizio Russo.
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SIA COMICS \ October 2015
By Luca La Verde
Cari Colleghi,
è un piacere poter collaborare a questo ‘numero 0’ del giornale SIA COMICS.
La ‘prima uscita’ della rivista avverrà in concomitanza con l’appuntamento più importante
dell’anno per la Nostra Società, il Congresso Nazionale.
L’evento sarà ospitato a Massa Carrara dal 21 al 23 Ottobre ed organizzato da due illustri
colleghi a noi tutti noti, il dott. Gian Carlo Coari Past President della SIA e dal dott. Alessandro
Tripodo, attuale Presidente della faculty ginocchio.
I due Presidenti sono riusciti a realizzare un Congresso Nazionale di altissima caratura
scientifica, una tre giorni di full immersion dedicati all’artroscopia e al mondo dello sport. Sarà
un evento di grandi proporzioni, organizzato in una location davvero suggestiva, il complesso
‘Carrara Fiere’. La struttura scelta per il nostro Congresso, garantisce un ampio spazio
espositivo per le aziende del settore, alle quali è stata data la possibilità di organizzare dei
Simposi per illustrare le più recenti novità nell’ambito della chirurgia artroscopica e protesica.
Sono attesi oltre 700 partecipanti, tra Ortopedici, Fisiatri, Medici dello Sport, Fisioterapisti ed
Infermieri. Sono previsti circa 210 relatori, con un forte contributo di Specialisti di altre Nazioni.
Il programma scientifico avrà un tema conduttore unico per tutte le sessioni “come migliorare
i nostri risultati nel campo della chirurgia artroscopica e dello sport”, strutturate in modo
meno tradizionale ma pensiamo più efficace.
La parte didattica tradizionale sarà invece svolta in corsi monotematici realizzati allo scopo di
analizzare in modo più completo i principali temi della nostra specialità.
Ancora una volta sarà presente “La giornata dello Specializzando”, una sessione congiunta
SIA - ESSKA, una sessione con colleghi nord americani sui temi dello sport, una dedicata alla
responsabilità medica, una alle nuove tematiche sportive emergenti come il “Groin Pain”, ed
infine una sessione per i nostri collaboratori infermieri e terapisti della riabilitazione. Le
comunicazioni libere si svilupperanno con una formula innovativa, gestite dai delegati
regionali della SIA allo scopo di presentare l’esperienza del nostri soci in modo
geograficamente più corretto.
Ringraziamo di cuore i due Presidenti, Gian Carlo Coari e Alessandro Tripodo per il grande
lavoro svolto, augurandogli un’ottima riuscita per questo importante evento
Buon Congresso a tutti!
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SIA COMICS \ October 2015
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INTERVISTA DEL MESE:
QUATTRO CHIACCHIERE CON…
STEVE BURKHART
By Edoardo Giovannetti
Dr. Burkhart is an orthopaedic
surgeon specializing in
arthroscopic surgery and
reconstructive procedures of
the shoulder.
Quanti anni ha?
“Dr. Burkhart was named in
SA Scene’s list of SA
Doctors: Best of
2015 and named one of
the Best Doctors in
America® 2014, a peer
nominated list featured
in San Antonio Magazine. He
has also been listed in Texas
Super Doctors® for the past
8 consecutive years.”
Ho 2 figli. Mio figlio è un dottore,
oculista per la precisione. Il motivo per
cui ha deciso di scegliere oculistica è
perchè si ricordava di quando era un
bambino e di tutte le volte che sono
dovuto andare in sala operatoria nel bel
mezzo della notte. Credeva non avrebbe
amato quello stile di vita, per questo
decise di non scegliere ortopedia. Però è
molto felice della sua professione.
Ho 65 anni.
Ci parli della sua famiglia, quali sono
gli interessi dei suoi figli e perchè non
hanno scelto di seguire le sue tracce?
Mia figlia è consulente familiare. Lei
non è mai stata realmente interessata al
campo medico, ha studiato ingegneria,
che è ciò in cui ha conseguito la prima
laurea (ingegneria meccanica). Dopo ha
deciso di seguire una carriera in cui
avrebbe avuto maggiore contatto con le
persone, ecco perché ha abbandonato
ingegneria ed è diventata una consulente
familiare.
Quanto è stata importante la figura di
sua moglie nella sua vita?
Guarda l’intervista al Dr.
Burkhart su YouTube
Fondamentale direi. Molti chirurghi
della SIA conoscono mia moglia Nora.
Stiamo insieme da più di quaranta anni,
abbiamo
appena
festeggiato
l'anniversario. Ci siamo incontrati
quando io frequentavo la Facoltà di
Medicina, e lei era la mia migliore
amica. E’ stato meraviglioso avere il suo
supporto; ho sempre potuto contare su di
lei, mi è sempre stata accanto
aiutandomi ad affrontare la mia carriera.
Come si dice nel rito, “in salute e in
malattia”. Io ho dovuto affrontare alcuni
problemi di salute, che non avrei potuto
superare senza il suo aiuto.
Perché le interessa così tanto il mondo
dei cowboy?
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Sono cresciuto in un piccolo paese del
Texas e credo che molte persone come
amici di mio padre o persone con cui
sono cresciuto, seguivano lo stile di vita
e i principi dei cowboys, che credo si
basino su alcuni concetti, come avere
sempre il bisogno di fare la cosa
giusta. Ti dico una cosa riguardo i
cowboy: spesso si dice che i cowboys
sono persone che cercano di fare cose
controverse o pericolose, ma in realtà i
cowboys in Texas sono considerati
come persone affidabili, che cercano
sempre di agire nel migliore dei modi,
fare la cosa giusta, aiutare le ragazze e
le persone che hanno bisogno di aiuto o
persone deboli. Questo è il modo di
vivere dei cowboys. Ed io interpreto
ciò, attuandolo nella vita di un chirurgo;
significa fare la cosa giusta per il
proprio paziente.
Non
era
semplice
eseguire
un’operazione artroscopicamente, ma
sarebbe stato più semplice incidere e
aprire la spalla, ma noi sapevamo che
l'artroscopia aveva avuto molti successi
nella chirurgia del ginocchio, ed è stato
sempre il mio obiettivo quello di
attuarlo anche nella chirurgia della
spalla, perché sapevo che il paziente
sarebbe stato molto meglio se avesse
avuto
una
chirurgia
eseguita
artroscopicamente rispetto ad una
“open”.
Si sente un cowboy della cuffia dei
rotatori?
Si, in quella definizione, credo di si.
Cioè cercare sempre di fare la cosa
migliore per il paziente. Qualche volta
non è la cosa più semplice, quando
pensi a riparare un'enorme lesione della
cuffia dei rotatori rispetto a fare
un’operazione più semplice come una
protesi inversa; credo che questo possa
essere un esempio della definizione di
cui parlavo. Cioè la cosa giusta da fare
anche se non è la più semplice.
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Ti dico una cosa
riguardo i
cowboy…
Che cosa le manca ancora nella sua
vita professionale?
Non posso lamentarmi di nulla. Credo di
avere il migliore lavoro, una bellissima
famiglia, anzi la migliore
famiglia. Quindi se hai tutto
questo, e vivi nel
migliore paese del
mondo, Texas, cosa
potresti chiedere di
meglio?
È religioso? E cosa
questo
ha
significato per lei?
Credo che molti medici
della SIA sarebbero
interessati a questa storia.
Perchè molti di loro sanno che circa
quindici anni fa, mi hanno diagnosticato
un carcinoma prostatico, e venne fuori
che mi trovavo allo stato in cui avevo una
prognosi infelice; ho avuto una recidiva
subito dopo la chirurgia. Ho fatto anche
la radioterapia e anche a seguito di ciò, il
tumore ha recidivato, per cui mi dissero
che probabilmente avrei avuto bisogno
della chemioterapia. Così quando parlai
con il dottore, mi disse che la
chemioterapia aveva poche possibilità di
riuscita, ma che dovevo sapere delle sue
complicanze, come il tremore, (quindi
complicanze neurologiche importanti),
che
significa che
avrei
dovuto
abbandonare la chirurgia. Se avessi
deciso di utilizzare la chemioterapia avrei
dovuto rinunciare alla chirurgia.
Io ricevetti queste notizie, il giorno prima
di un viaggio organizzato in Europa, per
alcuni congressi. L'ultimo di questi
meeting era a Roma. Non riuscivo a
togliermi questa notizia dalla testa, e dissi
a Nora che sarei voluto andare a San
Pietro, a pregare e trovare una pace
interiore, per capire quale fosse la cosa
giusta da fare.
Così siamo rimasti un intero giorno nella
Basilica, e pregavo, non per ricevere una
cura ma per avere la giusta pace e trovare
la soluzione migliore.
A metà del pomeriggio, provavo una pace
interiore bellissima, e così tornammo in
hotel e poi il resto del viaggio fu
fantastico. Infine tornato a casa, chiamai
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il medico e gli dissi sono pronto per la
chemioterapia. Così mi disse: ”ok vieni
che ho bisogno di capire quale è il livello
del tuo PSA”. Mi disse di andare a New
York City, perchè era l'unico posto dove
facevano questo trattamento, ma avevano
bisogno di sapere qual era il livello del
mio PSA.
alcuni buoni amici in San Antonio, e
quasi tutta la nostra famiglia è a San
Antonio o in Texas. Ma l'opportunità di
avere amici e colleghi in tutto il mondo,
con i quali comunico regolarmente è
una cosa che non avrei mai potuto
immaginare prima, e ha arricchito
notevolmente la mia vita.
Così prelevò un campione di sangue, mi
chiamò il giorno seguente e mi disse: ”
ho delle notizie meravigliose, il
tuo PSA è 0”. E dissi
“com’è possibile? Deve
essere un errore di
laboratorio”. Mi
disse: “l'unica cosa a
cui posso pensare è
che i precedenti
risultati, dovevano
essere
errori
di
laboratorio, anche se
avevano
valori
alterati”; ma mi disse:
“se hai uno 0, è
sicuramente un vero 0,
perchè affichè la prova sia positiva, devi
avere o un PSA presente o qualcosa che
comunque causi una positività del test,
ma se è negativo, 0, è un vero negativo”.
Che mi dice dei suoi nemici?
Quella situazione mi ha comunque
preoccupato e ho continuato a fare
controlli. Riassumendo, il PSA è stato 0
per 2 anni e poi ha iniziato molto
lentamente a crescere, ma siamo stati in
grado di tenere il tutto sotto controllo. In
quel periodo, ho cercato di confrontarmi
con la malattia attraverso due strade, la
religione e la scienza. E in qualche modo
ho sempre pensato che i miracoli
dovessero avere una spiegazione
scientifica. Ma non riesco a spiegare ciò
che è successo, non riesco a credere che
io abbia avuto 3 errori di laboratorio che
erano tutti positivi, e alla fine abbia
avuto un risultato veritiero. E se, in
effetti,
è
stata
una
cura
miracolosa? Quindi, quando mi chiedi
cosa penso della religione; quella
esperienza e tante altre, mi hanno fatto
avere una fede più profonda, che credo
che non avrei avuto altrimenti, e
naturalmente Nora in tutto ciò, è stata la
base della mia fede e ho cercato di
seguirla ed è stata quella che mi ha
indirizzato. Questo è quello che ti dico
riguardo la religione e la fede.
Suppongo lei abbia molti amici. É
così?
Si, sono stato molto fortunato, perchè ho
amici in tutto il mondo, e non lo avrei
mai detto, ma ho naturalmente anche
Bene, credo che non puoi mantenere
una posizione decisa riguardo a
qualcosa, senza avere qualche nemico.
Sono fiero dei miei nemici così come
dei miei amici. Ma in molti casi, sono
stati avversari professionalmente, e in
alcuni casi credo che, “nemici” sia una
parola eccessiva. Sarebbe meglio dire
che semplicemente abbiamo opinioni
diverse, ed eravamo agli antipodi sulla
filosofia di come trattare i pazienti.
Da quanto tempo fa crescere i baffi?
Questo è un segreto, ma in realtà oggi ti
rivelerò tutti i miei segreti. Quando ho
iniziato la facoltà di medicina, non
avevo baffi, e non avevo mai avuto
baffi. Avevo ventitré anni e conobbi
Nora, e lei mi disse che sembravo un
uomo che aveva bisogno di baffi, quindi
ho pensato: ”beh mi piace Nora, mi
faccio crescere i baffi”.
Quindi li ho da quando avevo 23 anni, e
ne ho 65 adesso. Hanno cambiato colore
da allora, erano più scuri quando ero più
giovane.
Lavora molto. Ha tempo per delle
vacanze?
Quando andiamo ai congressi oltre
oceano, o all'interno degli Usa, ci
prendiamo alcuni giorni extra di
vacanza. È di solito quindi in
combinazione
con
i
congressi.
Occasionalmente andiamo in qualche
luogo specifico; adesso che abbiamo i
nipoti spero di farlo più frequentemente.
Lo facevamo quando i miei figli erano
piccoli, andavamo in parchi nazionali.
Credo che inizieremo a farne di più.
Credo uno dei motivi per cui mi ritengo
fortunato, è che il mio lavoro e i miei
hobby
coincidono.
Mi
piace
terribilmente il mio lavoro, e nel mio
tempo libero, faccio i miei studi di
ortopedia, scrivo ricerche, e per me è
piacevole. Andare ai congressi e passare
1-2 giorni in più mi viene naturale.
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Quando ha deciso di fare medicina e
perché?
Quando stavo al liceo, pensavo di
diventare un dottore, ma non avevamo
abbastanza soldi per andare a scuola per
così tanti anni, quindi mi sono iscritto a
ingegneria meccanica, perché pensavo
che se non avessi avuto abbastanza soldi
per continuare Medicina, avrei potuto
avere un buon lavoro, come ingegnere
dato che gli stipendi erano abbastanza
alti. Ecco perché prima ho studiato
Ingegneria e poi medicina.
Perché ortopedia?
Molto credo dipenda dal fatto che
amavo lo sport quando ero bambino ed
ero molto interessato agli infortuni dello
sport. Più tardi ho fatto la sport
fellowship; ma inoltre credo che il mio
background di ingegneria meccanica, mi
abbia dato anche un grande interesse per
l'ortopedia, per il naturale collegamento
tra ortopedia e biomeccanica.
Dove ha effettuato la fellowship?
La mia specialistica l'ho fatta alla Mayo
Clinic, e credo che lì è nato il mio
interesse per la spalla, perchè ho
studiato la rotazione della spalla con
Bob Cofield. Anche se lui era un
chirurgo della spalla open a quel
momento, per me era ugualmente
interessante, ma anche la chirurgia del
ginocchio mi interessava. Poi ho deciso
di fare una sport fellowship, e sono
andato all'Università dell'Oregon, dove
ho lavorato con Bob Larson, che
all'epoca era considerato uno dei più
importanti chirurghi del ginocchio nel
mondo per infortuni dello sport.
Così con quel background, sono stato
assunto a San Antonio per essere in un
gruppo dove i miei interessi specifici
erano gli infortuni dello sport e la spalla,
e poiché l’artroscopia del ginocchio, era
appena iniziata all'epoca, è stata
un'opportunità di iniziare l'artroscopia
della spalla e adattare molte tecnologie
dal ginocchio alla spalla; quindi fu
davvero un periodo importante.
Quando ha deciso di occuparsi della
cuffia dei rotatori?
Quando ho iniziato a lavorare
prevalentemente sulla spalla, anche se
avevo molti casi d’instabilità, la
maggioranza dei casi erano lesioni della
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cuffia dei rotatori.
Ci parli della
Rockwood.
sua
rivalità
con
Ho detto già molte volte che, se avessi
intenzionalmente voluto nel 1981 cercare
un singolo posto nell'universo per
praticare l'artroscopia di spalla, sarebbe
stato a San Antonio, perchè Dr.
Rockwood in quel periodo chiamava
l'artroscopio lo strumento del diavolo, e
credeva che non dovesse essere usato, e
che non sarebbe stato migliore della
chirurgia open e che in molti casi fosse
peggiore.
Avevamo
una
visione
totalmente
diversa
filosoficamente,
riguardo a come la chirurgia si sarebbe
dovuta sviluppare.
Perche non crede nel transfer del gran
dorsale?
Non direi che non ci credo, ma
semplicemente credo che in molti casi c'è
un modo migliore, e credo che non ci
siano dubbi che in alcuni pazienti che non
hanno rotazione esterna, potrebbe
aumentare la forza della rotazione
esterna. Se vedi pazienti con una lesione
massiva della cuffia, che hanno la
migrazione prossimale dell'omero senza
uno stabile fulcro di movimento, se tu,
porti la testa dell'omero in basso, centrata
nella glena, aumenterai la forza
dell'extrarotazione in quasi tutti i casi,
anche con il solo Piccolo Rotondo.
Quindi questa è la mia filosofia e credo
che si sia evoluta: anni fa avevo alcuni
pazienti che credevo potessero avere
benefici con il transfer del gran dorsale,
che in realtà non hanno avuto grossi
miglioramenti; mentre adesso se posso
riparare le lesioni massive di cuffia dei
rotatori, o se posso fare anche una
ricostruzione
sopracapsulare
per
abbassare la testa omerale, e
ricostruire un fulcro stabile di
movimento, la forza di solito
migliora
in
modo
significativo.
Perche non crede nella
degenerazione
adiposa
della
cuffia
dei
rotatori?
Anche in
questo
caso ci
sono
diversi
gradi di
pensiero:
io credo veramente nella degenerazione
adiposa che vedo, ma sono in
disaccordo con alcuni autori secondo cui
esiste un punto in cui diventa
significativa e indica che la lesione è
irreparabile. Per esempio molti autori,
soprattuto in Europa, pensano che se hai
più del 50% di infiltrazione adiposa, non
avrà senso provare a ripararla.
Abbiamo eseguito uno studio che
dimostra come fino al 75% di
infiltrazione adiposa, sarebbe ancora
generalmente riparabile, e i pazienti
aumenteranno significativamente la loro
forza e gli scores di funzionalità. Quindi
non è che io non credo che possa
succedere, perché succede, ma credo
che faccia una grande differenza dove
mettiamo la soglia.
Il mio pensiero è che quando è possibile,
mi piacerebbe preservare l'articolazione,
e se io sono in grado di riparare la cuffia
dei rotatori, questo è il modo di
preservare l'articolazione della spalla
che preferisco.
Quanti pazienti indirizza a protesi
inversa l’anno?
Io non faccio più protesi di spalla da
qualche anno, ma ho 2 collaboratori nel
mio gruppo che la eseguono, e quindi
consiglio loro ai miei pazienti. Di solito
gli invio 20 persone annualmente che
hanno bisogno di una protesi di spalla.
Quante
Latarjet
annualmente?
e
Instabilità
Io eseguo 25 Latarjet all'anno e molte di
queste sono su pazienti, indirizzati a me
da altri chirurghi, solitamente in cui
l'intervento precedente di riparazione
per instabilità non era riuscito, ed
avevano una significativa frattura
della cavità glenoidea. In termini di
instabilità
trattata
artroscopicamente, probabilmente
40-50 all'anno.
Crede che esista la recidiva
silente della cuffia
dei rotatori?
(continua)
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Ovviamente non ci sono dubbi sul fatto
che si possano avere delle lesioni
ricorrenti a seguito di una riparazione,
che
non
sono
particolarmente
significative; ma credo che in molti casi
ciò che avviene è che si ha
probabilmente
una
guarigione
parziale. L'altra cosa che credo è che
alcune volte noi sovrastimiamo le RMN,
e tendiamo a chiamare recidiva qualcosa
che non è in realtà una lesione, per
esempio capita che ci sia una perdita di
contrasto nel punto della via di accesso
anteriore,che probabilmente non si
chiude
integralmente,
che
copre
l'intervallo della cuffia dei rotatori, ma
non è particolarmente importante.
Oppure so che esiste un artefatto dato
dalle suture, che può apparire come una
lesione parziale, che in realtà non è.
Se guardi una RMN, nei primi 6 mesi
dopo l'operazione, quando è ancora nella
Fase Vascolare, può sembrare che abbia
una recidiva , anche se la cuffia dei
rotatori è completamente intatta, e infatti
ho commesso alcuni errori durante la mia
carriera in alcuni pazienti perché
pensavo che avessero una lesione
ricorrente, ma in realtà la cuffia era
totalmente intatta.
Ha mai dei casi di stiffness nonostante
il protocollo accelerato?
L'unico tipo di paziente cui do un
protocollo
accelerato
dopo
una
riparazione di cuffia dei rotatori è quello
in cui ho un alto rischio di sviluppare la
Stiffness. E questi sono pazienti con
piccole lesioni, o con una riparazione sia
del labbro glenoideo sia della cuffia dei
rotatori, o con lesione posteriore, o con
una stiffness pre-operatoria. In questi
inizio con “Table Slides”, che certamente
non è una riabilitazione aggressiva
precoce, ma semplicemente uno
stretching iniziale; dopo, la
maggior parte di questi
avranno riacquistato un
movimento completo se
hanno iniziato i “Table
Slides", ossia gli esercizi a
catena cinetica chiusa, in
tempo.
Generalmente
non
consiglio nessun
protocollo
riabilitativo
accelerato, in
termini
di
rinforzo.
Aspetto sempre
fino a 3-4 mesi
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dopo una riparazione di cuffia, prima di
iniziare a rafforzare i muscoli.
Utilizza le infiltrazioni di cortisone?
Per una Capsulite adesiva, ciò che faccio
è
fare
un’infiltrazione
steroidea
intrarticolare, di solito una al mese per 3
mesi, e lavorare sullo stretching, per
cercare di diminuire l'infiammazione. Se
ho una Stiffness post-operatoria, per
esempio se una cuffia dei rotatori è
abbastanza rigida, dopo 4 mesi, allora
posso considare di fare una infiltrazione
steroidea a quel punto, ma non mi piace
darla prima di 3-4 mesi dalla chirurgia.
Di solito aspetto anche un po più a lungo,
per essere sicuro di avere una buona
guarigione della spalla, prima di iniettare
cortisone intrarticolarmente.
Che cosa pensa del Barbotage come
trattamento per la Tendinite Calcifica?
Io credo che potrebbe essere molto utile,
in pazienti con un enorme deposito di
calcio. Si usa il Barbotage Eco-guidato e
diminuisce il deposito di calcio in 90%
dei casi.
C'è spazio per un miglioramento nella
chirurgia della spalla, e come?
Naturalmente. La chirurgia della spalla
ha avuto un miglioramento importante
durante la mia carriera. Io sto operando
da almeno 34 anni, e la chirurgia della
spalla è completamente diversa da quella
di quando ho iniziato. Tendenzialmente
non esisteva l’artroscopia di spalla
quando ho iniziato, e adesso lo standard
per la cura della spalla oltre
all’artroplastica è l'artroscopia. Ed è
incredibile come la tecnica artroscopica
abbia permesso il cambiamento, in così
tante cose. È iniziato lentamente, ma
quando ci si è addentrati negli ultimi
livelli di questa tecnologia, si è
andati più velocemente.
E ciò che stiamo per trovare è una
nuova
tecnologia,
non
so
esattamente cosa sia, ma credo che
molto sarà collegato alla biologia. E
ciò tende a migliorare una
tecnologia dopo l'altra,
accelerando
il
processo
di
innovazione
in
modo
esponenziale.
Credo
che
c'è
ancora spazio per alcuni miglioramenti
nella chirurgia artroscopica in alcune
cose su cui stiamo lavorando; per
esempio alcuni strumenti senza nodi,
che sono adesso sul mercato e che
possono essere ancora sviluppate. È
interessante per voi sapere che ,io ho
collaborato con Arthrex da quando si è
iniziata a utilizzare l'artroscopia anche
per la spalla. La compagnia, da quando
ho iniziato a lavorare con loro, è
evoluta
dal
niente
diventando
un'immensa compagnia. Nel 1993 sono
andato per la prima volta nel quartier
generale di Arthrex, a Naples, Florida, e
l'ufficio era della grandezza di una
piccola sala di ospedale, e quella era
l'intera compagnia, e all'interno c'erano
tutte le loro scatole di prodotti che
erano pronte per essere spedite, una
scrivania per una segretaria e una per l'
ingegnere. Questo era tutto quello che
era Arthrex. Da lì, è evoluta, forse
diventando la più grande compagnia di
Artroscopia nel mondo, producendo
migliaia di prodotti. Io credo, che non
ci sia ragione per pensare che ciò finirà,
continuerà ad aumentare sempre di
più. Possiamo vedere molte cose che si
stanno sviluppando in biologia, in
termini di bioingegneria; cerchiamo i
modi con cui aumentare la guarigione e
fare cose tipo protesi biologiche e
cercare
di
farlo
anche
artroscopicamente. Per esempio fanno
crescere femori di coniglio in
coltura. Quindi, se puoi far crescere un
femore umano o un ginocchio umano
potresti fare una intera protesi di
ginocchio con lo stesso materiale del
paziente, prendendo alcune cellule
staminali e facendo crescere queste
all'interno del loro stesso osso. La
stessa cosa vale per la spalla,
utilizzandolo per la glena e l'omero. È
molto promettente pensare a dove
siamo arrivati.
Pensiero sul Remplissage
Uno degli studi, di cui sono veramente
contento di aver fatto parte è stato
quello con il Dr. Giovanni di Giacomo
e Dr. Itoi, qualche anno fa
sull'Arthroscopy Journal, dove ci
concentravamo su lesioni On-track
versus
Off-track.
Usando
un
determinato criterio, abbiamo eseguito
il remplissage per pazienti con
instabilità, che non avevano una
significativa frattura della glena, e una
lesione di Hill-Sachs grande abbastanza
per causare un lesione off-track. E ciò
ci ha portato a risultati molto
incoraggianti in questi pazienti.
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Ringraziamenti:
Volevo dirti, che per me è stato molto bello
parlarti ed un privilegio rispondere a queste
domande per i miei amici della Società
Italiana di Artroscopia, perchè ne ho
molti!!!
Tu sei di Roma, e io ho molti amici sia a
Roma che in Italia. Probabilmente il primo
chirurgo italiano che ho incontrato è stato
Dr. Castagna, noi siamo stati buoni amici
per molto tempo. La prima volta che sono
venuto a Roma, Dr. Allegra mi ha fatto
girare la città; più tardi abbiamo eseguito
una chirurgia di una immensa lesione di
cuffia con Dr. Franceschi nell'Università
Cattolica, e date le dimensioni della
lesione, lui fu costretto a invitarmi ad
un'ottima cena quella sera.
Dr. Di Giacomo, mi ha invitato a casa con i
suoi genitori, ed è stato un momento
veramente indimenticabile. Diciamo quindi
che mi sono divertito veramente tanto a
Roma. Forse uno dei momenti più
indimenticabili che mi è mai capitato in
Italia è stato quando una volta a Roma,
siamo stati invitati ad una cena, organizzata
da Claudio di Bartolomei e da Arthrex. Lui
mi disse prima della cena che ci sarebbero
stati alcuni dottori che io conoscevo. Noi
siamo andati li, era un grande
ristorante con 3 grandi sale
interamente piene di chirurghi
italiani e le loro mogli. Ogni
singolo chirurgo in quelle sale
era stato a visitarmi a San
Antonio, per osservare la
chirurgia.
Quindi
li
conoscevo tutti ed
eravamo tutti cari
amici.
Claudio
aveva prenotato
l'intero
ristorante
quella sera
semplicemente
per noi, ovvero
tutti dottori che
erano venuti a trovarmi
a San Antonio. Venivano da
tutte le parti di Italia. Quella
sera mi ha reso molto felice e fiero.
È stata una bellissima opportunità quella di
aver conosciuto così tante persone
proveniente dall'Italia. Sono stati tra i primi
ad essere venuti ad osservarmi per cercare
di imparare tutto ciò che io potessi insegnar
loro e adesso in molti casi sono bravi
quanto o forse anche più bravi di me.
Arrivederci, Ciao
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Il Caso Clinico: Artro-Latarjet
Roberto Castricini, Nicola Orlando, Massimo De Benedetto
Casa di Cura Villa Verde, Fermo
Intervento chirurgico
Introduzione
L’instabilità traumatica di spalla ha un’incidenza, riportata
nella popolazione generale, dell’1,7% e quella anteriore
rappresenta il 90% del totale.1
I pazienti giovani vanno incontro a lussazione anteriore
soprattutto praticando sport di contatto ed hanno un maggior
rischio di andare incontro a recidiva, e la scelta del trattamento
deve essere quindi orientata sulla base di criteri anamnestici,
clinici e strumentali.
Anamnesi, esame obiettivo ed imaging
Riportiamo il caso di un paziente maschio di 22 anni, giocatore
di basket, che riferiva un primo episodio di lussazione anteriore
post-traumatica della spalla destra all’età di 16 anni, cui erano
seguiti negli anni ulteriori 20 episodi di instabilità (lussazioni,
sublussazioni).
All’esame obiettivo il ROM passivo ed attivo erano completi,
negativi i test di integrità della cuffia dei rotatori, positivi i
seguenti test di instabilità anteriore:
•
•
•
•
Il trattamento più idoneo da proporre al paziente è stato
valutato considerando molteplici aspetti, pertanto ci siamo
orientanti per l’intervento di Artro-Latarjet.
L’intervento di Latarjet è attualmente considerato il “gold
standard” nel trattamento dell’instabilità anteriore cronica nei
pazienti con ampi deficit ossei ed in quelli coinvolti in sport
da contatto2. L’Arthro-Latarjet, introdotta da L. Lafosse,
appare a nostro avviso la naturale evoluzione dell’intervento
tradizionale, coniugando l’efficacia della tecnica ai vantaggi
dell’artroscopia3.
L’eta del paziente, il numero di episodi riferiti in anamnesi, la
durata della storia clinica, il deficit osseo e le richieste
funzionali facevano considerare l’intervento in esame
adeguato.
La procedura è stata eseguita in posizione beach-chair, in
anestesia generale e blocco interscalenico, secondo la tecnica
a 7 portali descritta da Lafosse, attraverso 5 distinte fasi ed
utilizzando uno strumentario dedicato (Depuy Mitek,
Wokingham, UK)4.
Una prima fase di valutazione articolare, capsulectomia
antero-inferiore con l’ apertura dell’intervallo dei rotatori ed
esposizione della coracoide.
Segue lo split del sottoscapolare e quindi la preparazione della
coracoide per l’alloggiamento di 2 viti.
Quarta fase è quella di transposizione della coracoide
attraverso lo split ed infine la fase di fissazione del graft nella
posizione più corretta (Fig.2).
Apprehnsion test
Relocation test
Release test
Bony Apprehnsion test
con un punteggio ISIS di 7.
La TC evidenziava la
presenza di un’erosione
glenoida
anteriore
valutata con metodica
PICO
(Fig.1),
in
assenza di lesioni della
cuffia dei rotatori.
9
Un drenaggio è mantenuto per 24 ore nel post intervento.
Un tutore in abduzione è stato posizionato per 3 settimane
durante le quali erano consentiti esercizi pendolari. Dopo 3
settimane iniziava la fase del recupero articolare passivo ed
attivo ed il rinforzo muscolare isometrico5.
SIA COMICS \ October 2015
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Follow-up
La valutazione clinica al follow-up evidenziava l’ottimo recupero del ROM (Fig.3) e della funzione, l’assenza di dolore e di
instabilità, consentendo al paziente di ritornare all’attività sportiva precedente ad ottimo livello.
Lo studio radiografico (Fig.4) evidenziava l’ottimo posizionamento del graft e l’assenza di mobilizzazione dei mezzi di sintesi.
Bibliografia:
1.
2.
3.
4.
5.
Simonet WT, Melton LJ, Cofield RH, Ilstrup DM (1984). Incidence of anterior shoulder dislocation in Olmsted County,
Minnesota. Clin Orthop Relat Res. 186:186–191.
Cerciello S, Bradley Edwards T., Walch G. (2012). Chronic anterior glenohumeral instability in soccer players: results
for a series of 28 shoulders treated with the Latarjet procedure. J Orthopaed Traumatol;13:197–202.
Lafosse L, Lejeune E, Bouchard A, Kakuda C, Gobezie R, Kochhar T (2007). The arthroscopic Latarjet procedure for the
treatment of anterior shoulder instability. Arthroscopy;23.1242 e1e5.
Lafosse L, Boyle S. (2010). Arthroscopic Latarjet procedure. J Shoulder Elbow Surg 19, 2-12.
R. Castricini, M. De Benedetto, N. Orlando, M. Rocchi, R. Zini, P. Pirani (2013). Arthroscopic Latarjet procedure:
analysis of the learning curve. Musculoskelet Surg. 04/2013; 97(S1) DOI 10.1007/s12306-013-0262-3
Voyager
By Alessio Palumbo
GEOS: Gestione degli SCORE Ortopedici.. il nuovo programma disponibile
su INTERNET per studi scientifici anche multicentrici
GEOS è un programma digitale che sarà utilizzabile su internet per poter uniformare e valutare i risultati di
diversi centri italiani. L’obiettivo è registrare gli scores preoperatori e postoperatori per patologia ed avere
in tempo reale una valutazione statistica.
A breve verrà creata una APP in maniera tale che tutti i chirurghi ortopedici in qualsiasi momento tramite
tablet o phone possano in maniera semplice continuare a fornire dati.
Con il prossimo numero di SIA COMICS I codici di accesso a GEOS!!!
11
SIA COMICS \ October 2015
1
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Highlights
Questa rubrica ha l’obiettivo di evidenziare le attuali tendenze di trattamento estrapolandole dalle presentazioni e dalle discussioni
avvenute recentemente a congressi ai quali soci SIA hanno partecipato. Tutti possono contribuire…contattaci alla mail
[email protected]
by Edoardo Franceschetti
TRENDS IN CHIRURGIA DELLA SPALLA: INDICAZIONI AL DI LA’ DELL’EVIDENZA SCIENTIFICA…
European Society for
Surgery of the Shoulder and
the Elbow
PROTESI DI SPALLA
Tendenza importante alla lateralizzazione nella
protesi inversa di spalla che può essere effettuata,
oltre che a livello glenoideo con augment
metallici e ossei , a livello omerale sfruttando
nuovi disegni di steli protesici con angolo a 135°
/145° differentemente da progetto Grammont a
155°, stelo omerale inlay od onlay, eccentric tray,
forma dello stelo (curvo vs retto).
Tale lateralizzazione porta dei vantaggi evidenti:
Tensionamento della cuffia dei rotatori nei
casi in cui sia conservata, con migliore
Recupero del ROM.
Riduzione del notching.
European Shoulder Associates
Per ulteriori informazioni consiglio la lettura dei due
lavori pubblicati al riguardo:
Clinical results of arthroscopic superior capsule
reconstruction for irreparable rotator cuff tears.
Mihata T, Lee TQ, Watanabe C, Fukunishi K, Ohue M,
Tsujimura T, Kinoshita M. Arthroscopy. 2013
Mar;29(3):459-70. doi: 10.1016/j.arthro.2012.10.022.
Epub 2013 Jan 28.
Superior capsule reconstruction to restore superior
stability in irreparable rotator cuff tears: a
biomechanical cadaveric study.
Mihata T, McGarry MH, Pirolo JM, Kinoshita M, Lee
TQ. Am J Sports Med. 2012 Oct;40(10):2248-55. Epub
2012 Aug 10.
LESIONI MASSIVE IRREPARABILI DELLA CUFFIA DEI
ROTATORI
Ruolo della ricostruzione della capsula superiore
con augment: gli incoraggianti risultati riportati da
Mihata hanno dato la spinta all’effettuazione di
questa procedura che ha lo scopo di simulare
l’effetto depressore della cuffia dei rotatori. Il
principio è molto simile a quello del famoso
Balloon solo che in questo caso si ancora
creando un nuovo fulcro il trochite alla superficie
superiore della glenoide con fascia lata o derma
porcino.
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GESTIONE DEL CAPO LUNGO DEL BICIPITE
Anche qui i risultati riportati hanno sconvolto quelli
che sono i dati della letteratura. Tenodesi con
ancora migliore di tenodesi con vite ad
interferenza?
Rivalutazione del ruolo delle soft-tissue tenodesi che
fin dagli anni 80 erano state abbandonate a causa
di fallimenti superiori al 50% dei casi.
E’ invece consolidato il concetto che più la
tenodesi è bassa e meno è dolorosa, questo per il
probabile ruolo algogeno della guaina della doccia
bicipitale
Vediamo dove ci porterà questa marea…..
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Forse non tutti sanno che...
By Fabrizio Russo
Tutti noi conosciamo Piero Volpi come grande
Chirurgo ed uno dei massimi esponenti scientifici
sulle tematiche legate alla traumatologia sportiva.
Esponente di spicco della scena sanitaria
milanese, ampiamente conosciuto nel mondo
Ortopedico a livello Nazionale ed Internazionale,
è salito ultimamente alla ribalta anche tra i non
addetti ai lavori per il suo ritorno nel 2014 alla
guida dello staff medico dell’Inter dopo una
prima esperienza tra il 1995 ed il 2000.
Da sempre impegnato nella Ricerca Scientifica, si
è contraddistinto per i suoi studi sulla ricostruzione
legamentosa del ginocchio, sulle tecniche di
riparazione
cartilaginea
e
tendinea
e
sull’epidemiologia
traumatica dello sport dal
2010. E’ inoltre editor in
Chief del “Journal of Sport
Traumatology”,
rivista
officiale
della
SIA
che
propone temi di studio e
discussione artroscopica che
si interfacciano con
le
problematiche inerenti il
movimento sportivo.
Forse non tutti sanno che Piero Volpi oltre ad
essere uno stimato ed apprezzato Ortopedico, è
stato anche un giocatore di calcio professionista
potendo vantare una carriera sportiva di tutto
rispetto ricoprendo il ruolo di libero. Dopo gli
esordi nelle giovanili del Varese, nel 1971 si
trasferisce alla squadra dilettantistica dell'Ignis
Varese, dove disputa un paio di campionati. Nel
1973-74 approda in Serie C, giocando 34 gare
nelle file della Casertana, che al termine della
stagione lo cede al Lecco, dove scende in
campo in tutte le 38 giornate del campionato
1974-75. Volpi disputa altre due stagioni nella
squadra lombarda, sempre nella terza serie: nel
1975-76 in 37 gare, mentre l'anno successivo
prende parte a 35 gare. In seguito disputa i
campionati di Serie B del 1977-78 (35 presenze, un
gol) e 1978-79 (38 gare, nessuna marcatura) con
la maglia della Ternana. Nell'estate del 1979 si
trasferisce al Como dove, disputando tutte le 38
partite, partecipa alla promozione in Serie A.
Nella successiva stagione 1980-81, Volpi colleziona
le sue 29 presenze in Serie A. Al termine del
campionato, viene acquistato dalla Reggiana,
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formazione con la quale disputa un altro paio di
stagioni in Serie B.
Figura 1: Formazione del Como nella stagione
'79\'80, squadra prima classificata nel campionato
cadetto e promosso in serie A. Piero Volpi, ultimo in
piedi a destra. Sotto di lui un monumento del calcio
italiano, Pietro Vierchowod.
Al termine dell'esperienza alla Reggiana, gli venne
proposto di andare a giocare a Parma, squadra
molto ambiziosa, militante in Serie C1 girone A e con
un giovane allenatore come Arrigo Sacchi, ma alla
fine rifiutò l'offerta e andò a giocare all'età di 31
anni a Novara, squadra militante in serie C2 girone
B, dove rimase per due stagioni, collezionando 65
presenze condite con 4 gol. A differenza della
maggioranza dei suoi colleghi dell'epoca, Volpi
aveva la maturità classica e la laurea in medicina,
ottenuta all'Università di Perugia a ventisette anni.
Grazie ai titoli accademici conseguiti durante gli
anni di vita sportiva professionista, finita la carriera di
calciatore, ha ricoperto come naturale evoluzione
del suo percorso formativo la carica di medico
sociale di squadre di primo livello. Grazie alla
grande esperienza maturata in prima persona
direttamente sul campo e negli spogliatoi, si può
senza ombra di dubbio affermare che il Prof. Volpi
sia uno dei massimi esperti
italiani
di
traumatologia
sportiva in generale ed in
particolare quella calcistica.
Figura 2: Piero Volpi con la
maglia
della
Reggiana,
squadra tra le cui fila milita
negli
anni
'81\'83
collezionando 50 presenze nel
campionato cadetto e 3
marcature
SIA COMICS \ October 2015
Coming soon
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SIA COMICS \ October 2015