Dovrebbe farcela il pizzaiolo che ieri ha tentato il suicidio a

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Dovrebbe farcela il pizzaiolo che ieri ha tentato il suicidio a
Per riempire lo stadio Iacovone, il
Taranto offre l'ingresso gratuito
alle donne. Ed acquista giocatori
disoccupati.....
E’ arrivato oggi alla “corte” del Taranto l’ultimo
giocatore del Taranto Inacio Pià nato a Bitinga (Brasile) il 22 marzo
del 1982 ,
pescato fra i calciatori disoccupati rimasti senza
squadra, e che
ha militato nell’ultima stagione nella squadra de
L’Aquila in Lega Pro giocando 12 partite e segnando 1 solo gol , dopo
aver militato l’anno precedente nel campionato 2011/12 nel Lecce in
serie C1 giocando 21 partite e realizzando appena 2 gol. Per alcuni
siti e giornali locali è un “colpo” della squadra rossoblù. Qualcuno
ha scritto addirittura che Inacio Pià “vanta un curriculum importante
avendo giocato per praticamente tutta la sua carriera tra Serie A e
Serie B con le maglie di Atalanta, Ascoli, Treviso, Torino e
soprattutto Napoli contribuendo con i suoi gol al ritorno dei
partenopei nella massima serie assieme all’allora capitano Francesco
Montervino, attuale responsabile dell’area tecnica“. In realtà sua
carriera è iniziata in Italia nel 1998 nell’ Atalanta, giocando 19
campionati nei campionati di serie A (8 goals) , serie B ( 19) e
serie C (23) realizzando quindi complessivamente appena 50 goals ad
una media di 3 goasl a campionato. Un pò poco per un’attaccante
brasiliano. Se questo è un grande acquisto… ! I numeri in realtà
dicono esattamente contrario.
Il giocatore brasiliano ha svolto anche le visite mediche presso il
Centro di Medicina dello Sport seguito dal dottor Luigi Santilio per
mettersi immediatamente a disposizione del tecnico Massimiliano Favo.
Parte domenica prossima contro la Scafatese, l’iniziativa “Una
domenica speciale in rosa”. In pratica alle tifose tarantine che
vorranno assistere alla partita
la società consentirà ed
offrirà l’ingresso gratuito allo stadio esclusivamente nel settore
gradinata. Le donne che vorranno aderire all’iniziativa dovranno
recarsi personalmente nelle giornate di venerdi 10 ottobre e sabato 11
ottobre ritirare il proprio biglietto gratuito presso la segreteria
della società ubicata presso lo stadio “Iacovone” (ingresso porta 8
lato tribuna) dalle ore 9 alle ore 13.30 e dalle ore 15 alle ore 19.
Dalle
dalle ore 10 di domani giovedì 9 ottobre, sarà possibile
acquistare i biglietti per assistere all’incontro valido per sesta
giornata del girone H di serie D.
Taranto-Scafatese
che si
giocherà domenica 12 ottobre alle ore 15 allo “Iacovone” . Questi i
prezzi dei biglietti: Curva: 7,50; Gradinata: 11,50; Tribuna;
Laterale: 18,50. Costi di prevendita: 1,50. I biglietti sono in
vendita presso il circuito BookingShow.
Arrestati 2 bulgari dai Carabinieri
per favoreggiamento della
prostituzione.
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di
Massafra e della Stazione di Palagiano, coadiuvati da personale della
Compagnia di Intervento Operativo di Bari, hanno tratto in arresto per
il reato di favoreggiamento della prostituzione due cittadini bulgari,
Kostadin Kostev di 23anni e Serafim Kolchev di 29anni, .
L’attività d’indagine era stata intrapresa dai militari da
diversi giorni, per contrastare il fenomeno della prostituzione per
strada, abbastanza presente su alcune strade di intenso traffico del
versante occidentale della Provincia ed in particolare sulla Strada
Statale 100 Taranto – Bari. Nel corso dei numerosi servizi di
appostamento, gli uomini dell’ Arma hanno constatato che diverse donne
venivano accompagnate sui luoghi ove svolgevano prostituzione
sessuale sin dalla mattinata, e sempre dalla stessa autovettura che
successivamente in serata passava a prelevarle. Le attività di
pedinamento dei Carabinieri hanno permesso, inoltre, di individuare un
locale ubicato nella zona costiera di Palagiano che era la “base” ove
i due bulgari vivevano insieme alle loro vittime: .
Una volta controllato ed ispezionato meticolosamente il
ruolo dei due delinquenti ed i loro spostamenti, che erano unicamente
finalizzati a sfruttare l’attività di prostituzione delle donne, nella
mattinata di ieri i Carabinieri hanno predisponevano un’operazione con
la quale i due individui sono stati bloccati proprio mentre stavano
accompagnando a bordo della solita autovettura tre ragazze a
prostituirsi sulla SS 100, in agro di Mottola. Nel corso della
successiva perquisizione, eseguita presso il locale utilizzato come
abitazione, sono state identificate altre tre donne. E’
stato accertato che i due delinquenti bulgari, durante il periodo in
cui erano stati controllati dai Carabinieri, avevano favorito e
gestito l’attività di prostituzione di almeno di sei povere ragazze
bulgare, fra le quali addirittura anche la moglie di uno di loro.
Nessuna delle ragazze al momento si è dimostrata però collaborativa
con gli investigatori, temendo ripercussioni in Bulgaria per le loro
famiglie
Alla luce degli univoci ed inequivocabili elementi di reato raccolti
autonomamente e d’iniziativa dai militari operanti, i due bulgari sono
stati dichiarati in stato di arresto e, dopo le formalità di rito,
e su disposizione del Pubblico Ministero di turno sono
stati trasferiti presso il Carcere di Taranto, mentre
l’autovettura che usavano è stata sottoposto a sequestro. Le attività
d’indagine proseguono, comunque, allo scopo di verificare ulteriori
responsabilità penali in ordine alla vicenda, anche a carico di altre
persone.
Il Comune di Taranto acquisce 12
nuove ex-aree del Demanio
E ‘ stato formalizzato a Palazzo di Città questa mattina l’atto di
trasferimento delle nuove aree demaniali acquisite dal Comune di
Taranto precedentemente di proprietà dell’Agenzia del Demanio, erano
presenti Ippazio Stefàno Sindaco di Taranto, Giuliana
Dionisio direttore della filiale di Puglia e Basilicata dell’Agenzia
del Demanio, il Dirigente della Direzione Patrimonio del Comune di
Taranto, Cosimo Netti ed il Consigliere Comunale delegato, Ernesto
D’Eri che ha così commentato le acquisizioni: “Finalmente siamo giunti
ad un passaggio importante per città di Taranto. Alle 15 aree
acquisite il 30 giugno ne aggiungono oggi altre. Sicuramente, con
questa nuova acquisizione, si potrà aprire un dibattito ampio con
tutte le categorie e le associazioni di Taranto ed i singoli
cittadini”
nella foto il consigliere comunale
Ernesto D’ Eri (IDV)
Fra le 27 aree demaniali rilevate, una particolare attenzione viene
riservata a quella degli ex Baraccamenti Cattolica, “un’area cosi
vasta che si presta a diversi usi. – ha detto D’Eri – sarà infatti
messa a disposizione dell’ Asl per creare un dipartimento di
prevenzione, un progetto importante in una città che ha bisogno che
sia tutelata la propria salute. E’ volontà dell’amministrazione
comunale – ha concluso D’Eri– mettere a disposizione dei giovani parte
di quell’area perché si possa dare spazio alla creatività e
all’aggregazione sociale.
Il dialogo con il gruppo di Officine
Tarantine non è mai mancato, anche con il sindaco che si è sempre
fatto promotore delle istanze dei ragazzi».
Le aree in questione sono
quelle del Mercato ortofrutticolo “Fadini” con il parcheggio interno
in via Principe Amedeo recentemente ristrutturati dal Comune, il Parco
di Cimino e tutta l’area adibita al parcheggio per la realizzazione
di un sistema di linee veloci da dedicare al trasporto pubblico
urbano. Sono diventate oggi di proprietà dell’amministrazione comunale
anche il giardino pubblico “Bastioni del Vasto”, il complesso degli
“ex Baraccamenti Cattolica” in via di Palma e la strada pubblica in
via del Faro. Sono state rilevate anche due aree scoperte e poi un
immobile in via Acton costituito da un villino composto da due alloggi
ed un locale adibito a garage, oltre chiaramente alla strada di
accesso al locale.
Nell’ acquisizione comunale è
rientrato anche per il complesso “Ex Batteria Rotina” composto da un
terreno con un fabbricato annesso e pezzi di strada a San Vito, in
prossimità della costa, e per concludere le strade pubbliche di via
Cuniberti e via Acton con annesse le opere di urbanizzazione primaria,
cioè le aiuole e marciapiedi, ed i i terreni in località Annunziata in
parte attualmente utilizzati ad uso agricolo e in parte occupati dal
depuratore Gennarini. .
Il Comune di Taranto, nel rispetto di un vincolo contrattuale con l’
Agenzia del Demanio, avrà a disposizione tre anni per presentare e
realizzare idee per il pieno utilizzo di queste aree. “Seguiranno dei
bandi – ha concluso il Sindaco Ippazio Stefàno – Ci auguriamo che nel
giro di poco tempo i progetti possono concretizzarsi“.
Noi ci auguriamo che, quelle del Sindaco Ippazio Stefàno, non siano
solo promesse pre-elettorali o restino opere incompiute come il
Palazzo degli uffici di piazza della Vittoria-piazza Garibaldi o come
il Teatro Fusco, acquistato e pagato oltre 6milioni di euro dall’
Amministrazione Comunale con fondi strutturali della Comunità Europea,
e lasciato abbandonato a se stesso con il rischio di dover restituire
i fondi all’ Europa.
Call center : lavoratori spiati ed
in "nero"
Si è tenuta oggi la conferenza stampa degli addetti dei
call center tarantini (uno dei quali è stato chiuso dopo la denuncia
del sindacato) che indossavano una maschera per non far vedere i loro
volti ( ”Siamo stati spiati, sfruttati e sottopagati‘) ed hanno
raccontato-denunciato la loro storia e quello che avveniva sul posto
di lavoro, lavoratori senza vedere rispettati i propri diritti
lavorativi diritti, licenziati, sospesi, allontanati o minacciati
perchè chiedevano conoscere i propri diritti. Angherie anche nei
confronti di qualche donna che si trovava in stato di gravidanza, o
addirittura perché restavano in bagno per qualche minuto di più .
Tutto questo è stato illustrato nel corso dell’incontro con i
giornalisti al quale hanno partecipato il segretario regionale della
Cgil di Taranto Giuseppe Massafra e il segretario della Slc Andrea
Lumino, oltre ai due lavoratori , un uomo e una donna che portavano in
faccia una mascherina bianca.
Una lavoratrice, che
a preferito non presentarsi
all’incontro con i giornalisti temendo ritorsioni sul lavoro, ha
fornito una registrazione audio in cui ha
raccontato la propria
storia personale, che è molto simile a quella dei colleghi.
Addirittura la minaccia di licenziamento se la lavoratrice si
tratteneva qualche minuto di più in bagno. “Per i primi dieci giorni
ho avuto un contratto di prestazione occasionale per la prova. Dopo ho
lavorato per sette mesi in nero
con la promessa di assunzione.
Lavoravamo senza avere un database. Dopo sette mesi il titolare ci ha
ritenuti responsabili di una bolletta del telefono troppo alta e
quindi non ha voluto pagarci l’ultimo mese. Noi ci siamo rivolti alla
Procura“.
Una delle circostanze più vergognose – è stato sottolineato – è
quella delle contestazioni fatta spedire dall’azienda attraverso un
proprio legale (cosa aspetta l’ Ordine degli Avvocati di Taranto a
ricordare al proprio collega il rispetto del Codice Deontologico
Forense ?) persino a dei lavoratori non retribuiti regolarmente e che
quindi venivano pagati in nero. “Mi avrebbero dovuto pagare – ha
sottolineato una lavoratrice – 5 euro all’ora per tre ore al giorno,
ma se non riuscivo a concludere il contratto entro 14 ore, la
retribuzione scendeva a 2 euro e cinquanta all’ora. Questo può
definirsi un lavoro dignitoso?“. Legittimo chiedersi in questo caso
cosa facciano … la Guardia di Finanza e l’ Ispettorato dell ‘ Ufficio
del Lavoro di Taranto !
Il segretario generale della Cgil di Taranto Giuseppe Massafra ha
detto che “come prevedevamo, nonostante le precauzioni che ritenevamo
di prendere: la maschera, la garanzia dell’anonimato, i comunicati che
annunciavano questa conferenza stampa hanno innescato la rappresaglia
dei datori di lavoro, che hanno intercettato alcuni dei lavoratori che
avrebbero dovuto essere qui e che, minacciati, si sono visti costretti
a rinunciare».
“Questi lavoratori – ha aggiunto Massafra – sono la prova tangibile,
vivente, le ossa e la carne su cui si sta consumando questa riforma
del lavoro. Minacciati perché disobbedienti, minacciati perché
testimoni di una realtà scomoda, minacciati perché sindacalizzati,
minacciati perché hanno chiesto un giorno di permesso per assistere il
proprio genitore malato. Costretti, nella crisi, ad accettare e
subire” . Il sindacato, ha ribadito il segretario della Cgil di
Taranto, si chiede quindi, “alla luce di queste esperienze, come si
possa immaginare di indebolire ancora di più questo anello affermare
che liberalizzare i licenziamenti, privando ogni rapporto di lavoro di
quel principio di civiltà che contrasta ogni possibile atteggiamento
discriminatorio ai danni di un lavoratore, esattamente come avviene in
un call center da sottoscala, sia il modo per far ripartire questo
Paese? Come si può pensare che sia un messaggio di giustizia quello di
togliere i diritti a chi li ha?”.
Come non dargli ragione ?
Imbarcarsi in un epica avventura
per permettere al tuo pronipote di
avere quella spada che ti piace
tanto
di Paolo Campanelli
Rogue Legacy usa una struttura platform con elementi roguelike, il che
significa che la morte di ogni personaggio porterà a dover
ricominciare da capo; è tuttavia presente un sistema di crescita dei
personaggi basata sul denaro raccolto in ogni vita, avendo effetti
istantanei, seppur limitati, su ogni nuovo personaggio.
Il gioco prende ispirazione dalla famosa serie di Castlevania per
l’ambientazione e l’aspetto dei nemici, adattati con un aspetto
cartonesco e colorato, e spesso cita altri giochi classici e film;
spesso durante il gioco sono visibili sullo sfondo sagome che passano
fra cui fogliame, persone e Babbo Natale.
Il giocatore deve prendere il controllo dei cavalieri di una stirpe
discendente da uno dei figli del re pretendente al trono. Ogni
discendente, selezionabile tra 3 possibilità, possiederà
caratteristiche, magie e tratti caratteristici di volta in volta
differenti, che forniranno ad ogni “vita” un differente stile di
gioco.
Il castello nel quale i cavalieri si inoltreranno, dopo aver pagato
Caronte per l’ingresso con tutti i loro averi, viene autogenerato in
una differente configurazione in ogni partita, rendendo casuale la
posizione di tesori, mostri, boss e sale speciali.
L’obiettivo principale del gioco, oltre ovviamente a sconfiggere il
boss finale, è raccogliere bonus e fondi, sotto forma di istruzioni
per rune magiche ed equipaggiamenti, monete d’oro e statuette, per
poter potenziare le caratteristiche dei successivi discendenti,
rappresentate dalla Magione, potenziabile all’inizio di ogni partita.
Una delle funzioni principali della Magione stessa è la possibilità di
sbloccare differenti “classi” e di potenziarle, rendendo così gli eroi
fra le altre cose maghi specializzati nell’uso della magia, barbari
dalla molta energia, ninja in grado di schivare i colpi nemici
all’ultimo momento e minatori in grado di individuare i tesori sulla
mappa in qualsiasi momento. La magione da anche accesso ai negozi del
fabbro, che crea le corazze e le spade, della maga in grado di dare
abilità speciali al giocatore attraverso le rune magiche, e
all’architetto, in grado di mantenere la configurazione precedente del
castello in cambio di parte dei tesori trovati.
Le caratteristiche di ogni figlio possono avere effetti minori o
invisibili sul gioco, ad esempio le calvizie del personaggio che non
influiscono sulla partita o la presbiopia che rende lo schermo, vicino
al personaggio, sfocato, o possono avere grande impatto, come
l’iperattività che fa muovere il personaggio a velocità molto più
elevate del normale o nanismo che riduce le dimensioni del personaggio
fino a dimezzarne l’altezza e il raggio d’azione della spada.
Le ambientazioni sono il sopracitato castello, punto di inizio e in
cui si trova il boss finale, la foresta sulla quale brilla una
gigantesca luna, l’alta torre de il Maya e le segrete de l’Oscurità,
ben distinte l’una dall’altra per presenza e potenza dei nemici e
dalla colonna sonora ben differenziata. Si aggiungono ad esse alcune
stanze speciali, contenenti mini-sfide in cui viene messo dell’oro in
palio, stanze fra cui ci si può teletrasportare, stanze contenenti un
jukebox che modifica la musica nell’area con un’altra a scelta, stanze
con boss speciali e grandi ricompense, stanze con altari che
forniscono oggetti speciali e stanze in cui sono presenti dipinti che
rappresentano i giochi precedentemente prodotti dalla Cellar Door
Games.
Il gioco ha riscosso un buon successo, soprattutto fra i fan della
“vecchia scuola”, ma non supporta alcun tipo di modifica da parte
dell’utente. Il gioco può risultare difficile al giocatore
impreparato, e la difficoltà cresce esponenzialmente da un’area
all’altra, rendendolo sconsigliato per i giocatori inesperti.
E’ acquistabile su Steam e sul PlayStationStore a 15 euro .
Fortemente consigliato l’uso di un controller
Chi comanda qui? Mafia e colletti
bianchi a braccetto
di Gaetano De Monte,
“Chi comanda qui?”. È la frase pronunciata da un manager di una
multinazionale interessata ad installare in provincia di Taranto
alcuni impianti fotovoltaici e in cerca di protezione tra i due mari,
evidentemente per evitare il danneggiamento degli stessi. La frase è
contenuta nelle centinaia di pagine che compongono l’ordinanza con cui
il Gip del Tribunale di Lecce, Alcide Maritati, ha eseguito
cinquantadue provvedimenti cautelari richiesti dalla Direzione
distrettuale antimafia salentina. E che ha condotto in carcere,
all’alba di ieri (lunedì, per chi legge), quasi tutti i vecchi capiclan della malavita storica tarantina; e, insieme a loro, un
imprenditore molto noto in Puglia – ex assessore e consigliere
comunale con il Psi a cavallo tra anni ’80 e i primi anni ’90 -:
Fabrizio Pomes, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
ed intestazione fittizia di beni.
Già, chi comanda qui? È anche la domanda che tutti noi dovremmo porci
quando le inchieste giudiziarie per mafia sfiorano – o toccano
addirittura, come in questo caso – il livello del politico, cercando
di allargare lo sguardo e la prospettiva oltre l’inchiesta giudiziaria
e tutto quello che si apprende dal lavoro (egregio, in questo caso)
svolto dai magistrati. Sforzo di analisi ampio che viene richiesto in
primis a noi giornalisti, che i fatti e gli eventi siamo
tenuti/costretti, a raccontarli.
Perché d’accordo, da oggi tutti sappiamo a quali commercianti hanno
chiesto il pizzo i clan, a quali affari erano interessati, quanta
cocaina riuscivano a movimentare in un mese, quali relazioni
intessevano con altri boss pugliesi della Sacra Corona Unita. Ma la
domanda di fondo, ad avviso di chi scrive, resta soltanto una. “Chi
comanda qui?”
Nei 29 comuni che compongono la Provincia di Taranto, ad esempio, chi
ha attentato dal 2011 ad oggi alle vite di alcuni consiglieri comunali
e pure di qualche sindaco? E, soprattutto, perché? A cosa si erano
opposti (o, perlomeno, avevano tentato di opporsi)? Al traffico di
rifiuti tossici che ogni giorno avvelena i nostri territori? Alle
speculazioni legate agli impianti di energia rinnovabile? A nuove
lottizzazioni edilizie? Ad alcune opere gigantesche, utili solo per
rimpinguare le casse personali di qualche amministratore che aveva
“speso” tanto in campagna elettorale? Queste restano solo ipotesi,
dato che sui responsabili di quegli attentati (l’ultimo appena una
settimana fa al sindaco di San Giorgio Jonico, il terzo ai suoi danni)
non è stata mai fatta piena luce. Supposizioni possibili, però, alla
luce di un’opportuna conoscenza della nostra storia recente: quella
degli ultimi trent’anni, perlomeno, e dei meccanismi che in taluni
casi presiedono alla scelta delle rappresentanze politiche, da queste
parti più che altrove.
E allora non possiamo non concordare con quello che oggi (ieri, per
chi legge) scrive Mimmo Mazza sulla Gazzetta del Mezzogiorno: «c’era
davvero bisogno dell’intervento della Direzione distrettuale antimafia
per venire a conoscenza che nel Consiglio Comunale di Taranto siede
dal 2007 Giuseppina Castellaneta, appena transitata al Nuovo Centro
Destra del Ministro Alfano, a cui ieri hanno arrestato il marito per
tentata estorsione ai danni del presidente dell’azienda
municipalizzata di nettezza urbana Amiu, e il cognato, ritenuto il
capo dell’associazione?»
Non solo. Nel consiglio comunale di Taranto, tuttora, sia tra i banchi
della maggioranza che tra quelli dell’opposizione siedono almeno
quattro consiglieri comunali che vantano amicizie o parentele con
famiglie “di rispetto”. E, a giudicare dalle “facce” di un tempo che
si sono riviste domenica 28 settembre in Prefettura durante lo spoglio
per le elezioni di secondo livello delle Province, c’è poco da stare
tranquilli… politicamente si intende. Tant’è. Quel che è certo è che,
per dirlo ancora con le parole del caporedattore (in realtà solo vicecaposervizio n.d.r.) della Gazzetta del Mezzogiorno, «è arrivato il
momento di finirla con il voler affidare alla magistratura l’attività
di supplenza, con il delegare ai giudici scelte e selezioni che una
classe politica matura, libera e trasparente potrebbe adottare da sé,
abbandonando per sempre logiche di ricerca del consenso che non
portano mai a qualcosa di buono».
Implicitamente, si fa riferimento ai meccanismi di scambio perversi
che regolano la vita elettorale prima, e quella amministrativa, poi.
Ricordatevelo la prossima volta che un sindaco della nostra città sarà
eletto con quasi il 70% dei consensi, in una città che in dieci anni
esatti è passata dall’eleggere il picchiatore fascista Giancarlo Cito
al pediatra dei poveri Ezio Stefano (eletto una prima volta
addirittura come indipendente nelle file di Rifondazione Comunista, e
poi passato a Sel). Qualcosa si poteva già comprendere. Ovvero che
non c’era stata nessuna rivoluzione culturale introdotta attraverso
il voto popolare, ma forse, più semplicemente, che i burattinai dei
buoni benzina, gli stessi che procuravano i posti di lavoro
nell’indotto Ilva o al Porto, avevano cambiato casacca.
Perché sono loro che comandano qui. I gattopardi, cresciuti all’ombra
di un potere politico debolissimo. Usciti “vincitori” e ricchissimi
dalla guerra di mala che ha insanguinato le strade di Taranto a
cavallo tra anni ’80 e ’90. La borghesia cozzarizzata che gestisce il
ciclo dei rifiuti, del cemento, di parte della produzione industriale
in serie, che gioca in borsa, investe capitali e promette posti di
lavoro in cambio del voto. Sono loro che comandano qui. Non esiste
nessuna gomorra, né qui né altrove in realtà. Esiste la cattiva
politica e l’economia criminale. E quella buona: per dirla con un’
espressione ora inflazionata, ma che un tempo ha avuto un senso, la
“Puglia Migliore”. Da non confondere, però, con “la Puglia per
Vendola”. Quella purtroppo è diventata un’altra cosa, almeno qui tra i
Due Mari.
* commento tratto dal sito SIDERLANDIA .
(La pubblicazione è stata autorizzata direttamente dall’ autore)
Mercoledì gli interrogatori degli
arrestati del blitz antimafia
"Alias" della Dda di Lecce
Si svolgeranno nella giornata di mercoledì gli interrogatori del blitz
antimafia “Alias” dinanzi al gip del tribunale di Taranto, che per
rogatoria raccoglierà le eventuali deposizioni dei presuenti
appartenenti al “clan” mafioso D’Oronzo – De Vitis , e finiti in
carcere la notte scorsa su ordine del Giudice delle indagini
preliminare del Tribunale di Lecce dr. Alcide Maritati su richiesta
del pubblico ministero Alessio Coccioli.
Le indagini, sono state
condotte dai poliziotti dalla Squadra Mobile di Taranto diretta dal
dr. Giuseppe Pititto
Gli arrestati-indagati dovranno rispondere dinnanzi al Tribunale dalle
accuse di “associazione mafiosa” e “traffico di droga ed estorsione”
. Il collegio di difesa è stato composto dagli avvocati Gaetano
Vitale, Antonio Mancaniello, Giuseppe Sernia, Salvatore Maggio,
Fabrizio Lamanna e Luigi Esposito.
Di tutto di più
Nuove minacce dall’Isis: ” Occuperemo Roma”.
Si, ma incominciate da Montecitorio.
Fabrizio Barca:” Renzi non è l’uomo giusto per guidare la Sinistra”.
Destra, si dice destra….
Berlusconi e Bersani festeggiamo il compleanno lo
stesso giorno.
Perché le disgrazie non vengono mai da sole.
Lorenzin:” Serve un piano per far nascere i bambini in
Italia”.
Trasmettere un discorso di Vendola in tv secondo me funzionerebbe.
Corte dei Conti :”in Italia dilagano illegalità,
corruzione e lavoro a nero”
Ed ora passiamo alle notizie negative.
Berlusconi tuona contro Fitto:” vada via, come Fini”.
Adesso ci manca solo che lo sfanculi Dudù.
Renzi:” io vado avanti nonostante i problemi”.
Poveri problemi!
Ebola potrebbe arrivare in Italia.
Che al confronto di un concerto di Pupo non sarebbe neanche una
disgrazia….
Esce il secondo film di Paolo Ruffini,:” se andrà bene
ne farò un altro”.
Poi non ditemi che non vi ho avvisato….
Renzi:” l’Italia non è un paese morto”.
No, siamo solo in coma irreversibile….
La Corte di Cassazione conferma :
«Il processo all' ILVA deve
svolgersi a Taranto»
Il processo all’ILVA
resta a Taranto e non verrà «trasferito» a
Potenza come chiedevano gli avvocati difensori dei 52 imputati : lo ha
deciso il collegio della prima sezione penale della Suprema Corte di
Cassazione
presieduto da Umberto Giordano, con Margherita Cassano
consigliere relatore dopo l’udienza di questa mattina tenutasi nell’
Aula Brancaccio.
Entro trenta giorni,
verranno depositate le
motivazioni con cui è stata rigettata l’istanza di trasloco del
processo ILVA. Sconfitti, quindi, le ragioni dei difensori degli
imputati che hanno sostenuto che i giudici tarantini non sarebbero
stati dovutamente sereni nell’affrontare una vicenda processuale che
coinvolge buona parte della città tarantina dove ha sede l’acciaieria
ILVA che con le sue polveri inquina i quartieri adiacenti agli
stabilimenti con gravi danni di salute per molti cittadini e bambini.
Questa mattina Enrico
Delehaye,
sostituto procuratore generale della Suprema Corte di
Cassazione Cassazione, nel corso dell’udienza
svoltasi a porte
chiuse, aveva infatti chiesto agli “ermellini” della Suprema Corte di
respingere l’ istanza presentata dalle difese dei 52 imputati di
disastro ambientale. attraverso ricorso per Cassazione tendente ad
ottenere uno strumentale per trasferire il processo Ilva da Taranto a
Potenza. Nel corso dell’udienza, successivamente la relazione del
giudice relatore Margherita Cassano, che ha illustrato le dimensioni
del caso Ilva, hanno parlato gli avvocati delle difese, fra cui il
prof. Franco Coppi, l’avvocato Luca Sirotti, e l’ avv. Carlo
Petrone del foro penale di Taranto. A seguire ha parlato il professor
Tullio Padovani difensore di
Luigi Capogrosso l’ ex direttore dello
stabilimento di Taranto , che durante l’inchiesta della Procura di
Taranto, venne arrestato.
Il processo per il disastro ambientale dell Ilva di Taranto era
iniziato con prima udienza preliminare tenutasi lo scorso 19 giugno
davanti al Gup del Tribunale di Taranto Wilma Gilli, chiamata a
decidere se rinviare a giudizio o meno 49 persone, tra cui Nicola e
Fabio Riva, proprietari attraverso varie società e scatole “cinesi”
dell’ ILVA, e tre società del gruppo Riva:
la stessa ILVA, la
capogruppo Riva Fire e la Riva Forni Elettrici.
I legali di Riva
Fire, Ilva spa e di 13 imputati (tra i quali gli avvocati Franco
Coppi, Francesco Mucciarelli, Adriano Raffaelli, Nerio Diodà, Stefano
Goldstein e Marco De Luca) avevano depositato , a questo punto,
inutilmente l’istanza il 5 giugno scorso.
I legali avevano cercato di
far perno con una memoria di circa 200 pagine di portare la Corte di
Cassazione ad interpretare ed applicare le norme contenute
dall’articolo 45 del codice di procedura penale, che prevede
“la
sicurezza o l’incolumità pubblica…omissis…. la libertà di
determinazione delle persone che partecipano al processo sono
pregiudicate da gravi situazioni locali” che in qualche modo secondo
loro avrebbe potuto condizionare lo svolgimento regolare del processo
. Secondo i difensori degli imputati che avevano presentato l’istanza,
quasi tutti del Foro di Milano , a Taranto non vi sarebbe state le
condizioni di garanzia prevista per celebrare un processo equilibrato
e giusto. In realtà la “manovra” dei difensori, tendeva a causare
trasferimento
di
tutti
gli
oltre
100
faldoni processuali dell’inchiesta tarantina, al tribunale di Potenza,
operazione che
avrebbe comportato, per una questione di tempi
procedurali l’estinzione dello stesso processo.
Adesso a seguito della giusta decisione della Corte di Cassazione, il
Gup del Tribunale di Taranto, potrà finalmente procedere allo
svolgimento dell’udienza preliminare, a partire dal 16 ottobre
prossimo, e che durerà alcuni mesi. Fra i faldoni dell’
inchiesta inchiesta vi sono i fascicoli di due incidenti sul lavoro
mortali, per i quali un gruppo di dirigenti ILVA è accusato di
omicidio colposo e omissione di cautele sui luoghi di lavoro. Davanti
al Tribunale di Taranto dovrà comparire il top management dell’ ILVA,
chiamato a rispondere di aver di fatto costituito un’associazione per
delinquere finalizzata al disastro ambientale di Taranto. ma non solo
managers e dirigenti aziendali. Dovranno comparire e rispondere anche
politici, e rappresentanti istituzionali a partire dal presidente
della Regione Puglia, Nichi Vendola, all’ex presidente della Provincia
di Taranto, Gianni Florido, al sindaco della città, Ippazio Stefano,
per passare a dirigenti e funzionari del Ministero dell’Ambiente ,
amministratori locali , funzionari regionali,
persino un avvocato,
legale dell’ ILVA), un poliziotto, un carabiniere ed un sacerdote. !
Nel procedimento dinanzi al Tribunale
di Taranto sono ben 286 le parti lese e civili costituitesi ,
ed
individuate dalla Procura della Repubblica di Taranto,
rappresentata dal procuratore capo in prima persona da Franco
Sebastio, a cui sono affiancati per questa inchiesta il procuratore
aggiunto, Pietro Argentino, e ben quattro sostituti procuratori. Fra
le parti lese, compaiono
Legambiente, la delegazione del Wwf di
Taranto, i sindacati (quasi al completo), la Cgil e la Fiom Cgil , la
Uil, la Cisl e la Fim Cisl. e gli enti pubblici territoriali fra cui
la Regione Puglia ed il Comune di Taranto il quale,
oltre
a chiedere un risarcimento danni di 10 miliardi di euro, ha chiesto
in un giudizio civile altri 3 miliardi e 300 milioni a seguito di
un’altra sentenza, resa definitiva dalla Corte di Cassazione che
aveva condannato per inquinamento il top management dell’ ILVA
L’udienza preliminare del processo all’ ILVA
dinnanzi al Gup del
Tribunale di Taranto Vilma Gilli, , si svolgerà quindi a Taranto
il prossimo 16 ottobre .
Dissesto di Taranto: assolto l'ex
sindaco Di Bello condannati i
dirigenti.
Si è concluso con tre condanne e cinque assoluzioni, tra cui l’ex sindaco di Taranto
il processo di primo grado sui “Boc“, i buoni
obbligazionari comunali utilizzati dieci anni fa (2004) dalla giunta
guidata da Rossana Di Bello. Un finanziamento bancario da 250 milioni
di euro che secondo le accuse della
Procura tarantina altro
non era che un’operazione “disperata per ritardare il dissesto” e
non vantaggioso per la cittadinanza ed avrebbe quindi
di
fatto causato il dissesto finanziario alle casse dell’ente esploso due
anni dopo. Al contrario secondo i difensori del Comune di Taranto e
della Di Bello, da considerarsi un ‘operazione legittima ed utile . Le
accuse della vicenda giudiziaria furono istruite dal Sostituto
procuratore della Repubblica Remo Epifani e confermata con il rinvio
dal Giudice per le indagini preliminari dr. Pompeo Carriere.
Rossana Di Bello,
Secondo l’accusa, non sussistevano i requisiti della convenienza
economica per giustificare un investimento così oneroso, che contribuì
al dissesto del Comune di Taranto, che avvenne e fu dichiarato
nell’ottobre del 2006 dal commissario prefettizio Tommaso Blonda. Il
Tribunale ha accolto soltanto parzialmente questa tesi, distinguendo
le varie responsabilità. Il collegio dei giudici (presidente Paola
Morelli, a latere Massimo De Michele e Tiziana Lotito) del Tribunale
di Taranto ha condannato a due anni di reclusione per “abuso
d’ufficio” l’ex dirigente delle risorse finanziarie del Comune di
Taranto Luigi Lubelli insieme a Francesco De Francisci ed Antonio
Cancellara, entrambi dirigenti della ex Banca Opi, ora Banca Intesa
Infrastrutture Sviluppo.
I tre sono stati condannati insieme all’ istituto bancario del Gruppo
Banca Intesa Sanpaolo, citato come responsabile civile, anche a
versare immediatamente una provvisionale di 26 milioni di euro e
risarcire il Comune di Taranto che s’era costituito parte civile
rappresentato dall’avvocato Annicchiarico che ha chiesto un
risarcimento danni per un miliardo di euro. Dalla sentenza è venuto
alla luce che il Lubelli, senza passare da alcuna approvazione del
consiglio
comunale,
in
realtà
ha
gestito
e
concluso ‘operazione che teoricamente doveva servire a finanziare
opere pubbliche, ma in realtà “dei 167 progetti da finanziare con 100
milioni – contestò il pm Epifani nella sua requisitoria – si sono
trovate tracce soltanto di spese per 7 milioni di euro“. I soldi
vennero utilizzati per pagare la spesa corrente, come la manutenzione
stradale. E per non dichiarare il fallimento delle casse comunali.
Assolti “perché il fatto non costituisce reato” l’ex sindaco di Forza
Italia, la martinese Rossana Di Bello, ed il suo vice-sindaco in
carica dell’epoca, Michele Tucci (ex deputato Udc)
e tre
dirigenti della banca, Elia Colabraro, Alfonso Iozzi e Luigi
Maranzana. Nel processo, che venne “celebrato in aule deserte“, come
ha detto nella sua pubblica requisitoria , il pm Remo Epifani,
avvilito dal totale disinteresse della città e dall’ imminente
scadenza della prescrizione dei reati, circostanza che avrebbe reso di
fatto inutile il processo, era stata chiesta dall’accusa la condanna
a tre anni ed otto mesi di reclusione per l’ex sindaco Di Bello che
era stata eletta nelle liste elettorali di Forza Italia al Comune di
Taranto la prima volta nel 2000 e e successivamente rieletta anche nel
2005 . Al momento non è stato reso noto alcun ricorso in appello da
parte della Procura della repubblica di Taranto, considerata
anche l’imminente prescrizione dei reati.
AGGIORNAMENTO h. 12:39 del 7/10/2014 : qualche giornalista “geloso”
sostiene questa mattina sui social network che noi copiamo i suoi
articoli. Per fortuna non seguiamo i giornaletti venduti ai semafori
delle strade e tantomeno i suoi giornalisti. Anche se collaborano
all’edizione barese di un quotidiano nazionale, noto per apporre il
copyright alle fotografie e video (talvolta con la pubblicità dentro)
che riceve dagli uffici stampa delle forze dell’ordine ! Purtroppo nel
nostro mestiere, gelosie e frustrazioni sono all’ ordine del giorno,
ed il successo altrui da sempre problemi….
L' Antimafia attacca il Comune.
Fabrizio Pomes arrestato per
"concorso esterno in associazione
mafiosa"
Nella lista delle 52 le persone arrestate nell’inchiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che in collaborazione con
la Squadra Mobile di Taranto che ha sgominato il ricostituito (ed ora
sgominato) “clan” D’Oronzo-De Vitis compare l’imprenditore Fabrizio
Pomes, ex segretario provinciale del Nuovo Psi, ex consigliere
comunale ed ex consigliere circoscrizionale tarantino, e
recentemente presidente del “Centro Sportivo Magna Grecia” , il quale
negli ultimi tempi era molto “vicino” alla lista Puglia per Vendola ,
accusato dagli inquirenti di “concorso esterno in associazione mafiosa
ed intestazione fittizia di beni”. Il Procuratore capo della DDA di
Lecce, dr. Cataldo Motta, illustrando i dettagli dell’inchiesta, ha
criticato fortemente anche il comportamento dell’amministrazione
comunale, che ha consentito la gestione alla cooperativa da parte del
Pomes, non procedendo ai dovuti accertamenti e nonostante “episodi di
morosità”.
Sono ancora in corso delle indagini degli uomini della Squadra Mobile
su alcune anomalie nell’assegnazione della gestione del “Magna
Grecia“. Il Comune di Taranto in un primo momento adempiendo alle
norme di Legge aveva indetto un bando pubblico per l’affidamento della
struttura sportiva. Bando che all’improvviso come per incanto è stato
abbandonato, venendo trasformato in una prosecuzione provvisoria dell’
affidamento della cooperativa creata dal Pomes, di cui facevano parte
due pregiudicati condannati per associazione mafiosa. Uno stop
improvviso del bando pubblico del Comune di Taranto, che il
procuratore Motta ha etichettato “inusuale e poco limpido” e in merito
al quale “si sta attualmente indagando, in quanto al momento non vi
sono delle responsabilità dell’ Amministrazione pubblica conclamate e
certificate“.
Secondo le accuse, Pomes
avrebbe partecipato dall’esterno alle attività dell’organizzazione
guidata dal “boss” Orlando D’Oronzo, costituendo delle cooperative di
cui facevano parte anche due pregiudicati condannati per associazione
mafiosa, una delle quali ha gestito la struttura comunale sportiva
“Magna Grecia” . La gara d’appalto avviata a suo tempo dal Comune di
Taranto venne bloccata e trasformata in “proroga del servizio“. Pomes,
commentando l’assegnazione alla Coop Falanto di un appalto comunale
per la pulizia di giardini , intercettato, diceva che “è stata posta
la prima pietra”, e poi rivolgendosi al telefono al boss D’Oronzo
aggiunge “che la coop deve assumere purtroppo 35 operai della vecchia
ditta incaricata che sono ‘teste calde’”. D’Oronzo gli rispondeva “tu
digli a chi è intestata la coop e poi vediamo se sono teste calde”.
nella foto Giuseppina Pasqua
Castellaneta (AT6)
Nell’ordinanza si legge “che gli interessi economici dell’associazione
diretta dal duo De Vitis-D’Oronzo in stretta correlazione con gli
ambienti della pubblica amministrazione siano ancora esistenti ed anzi
in progressiva ascesa è dimostrato anche dal gravissimo, recentissimo
episodio che ha visto l’intimidazione di un rappresentante locale
della pubblica amministrazione posta in essere sulla pubblica via
(nella zona vecchia di Taranto) da un gruppo di quattro persone che
hanno invitato caldamente il Consigliere Comunale a non mancare al
prossimo consiglio comunale nel quale sarebbero stati affrontati
argomenti che interessavano D’Oronzo”. A questo episodio fece seguito
la presenza nell’aula consiliare il 23 giugno 2014 nel corso del
consiglio, di Michele De Vitis , fratello di Nicola e marito del
consigliere Giuseppina Pasqua Castellaneta eletta nelle liste di AT6
la lista civica guidata da Mario Cito, figlio di Giancarlo Cito.
La vicinanza del Pomes ad alcuni politici della
lista “Puglia per
Vendola” l’abbiamo riscontrata anche personalmente nel backstage
dell’evento “Battiti Live” organizzata nello scorso mese di agosto sul
lungomare di Taranto, dove Pomes (ignaro di essere pedinato e filmato)
circolava alticcio a braccetto con i consiglieri comunali
Cosimo Gigante (eletto nelle liste del PSI),
Filippo Illiano e
l’assessore comunale Cisberto
Zaccheo (questi ultimi tre estranei
all’inchiesta), ed in quella occasione abbiamo assistito ad una
situazione paradossale in cui i consiglieri comunali protestarono
vivamente nei confronti degli organizzatori, in quanto il servizio di
sicurezza della manifestazione aveva avuto l’ardire di invitare ad
uscire dal backstage l’allegra brigata di consiglieri comunali e delle
rispetti consorti in quanti privi dei “pass” d’accesso all’area
riservata al backstage. In quell’occasione il consigliere comunale
Filippo Illiano (titolare di una videoteca in cui vengono venduti
anche filmini hard) si scagliò verbalmente contro gli organizzatori
dicendo in dialetto tarantino “Voi non sapete chi sono io, come vi
permettete, questa è casa mia, io vi stacco la luce e vi caccio tutti
quanti“. Salvo poi andare insieme al Pomes a caccia di autografi e
selfie…mentre il vicesindaco Lonoce presente ai fatti, riuscì a
ricomporre la squallida diatriba. Per la gioia delle consorti dei
consiglieri, che se ne restarono comodamente sedute nel
nackstage, continuando a sentirsi delle “vip” !
Pelillo invita i consiglieri
provinciali Pd a rimettere le
deleghe alla Provincia di Taranto.
Ma è solo una finta tregua.
«Pur in coerenza con lo spirito della legge Delrio e soprattutto con
le esigenze impellenti e le gravi problematiche del territorio ionico,
– dice l’ On. Michele Pelillo in un suo comunicato – gli incarichi
attributi a due esponenti del Partito Democratico hanno destato
polemiche strumentali che rischiano di appannare la trasparenza e la
validità delle stesse scelte a vantaggio, purtroppo, di un uso
demagogico da parte di chi non ha a cuore le sorti del territorio di
Taranto e del Partito Democratico» e quindi conseguentemente
aggiunge «al fine di rasserenare il contesto delle relazioni interne
al PD e al centrosinistra, mi faccio carico di rivolgere a Piero
Bitetti ed a Gianni Azzaro un caloroso invito a rimettere le deleghe,
in attesa del recepimento di un indirizzo del partito nazionale sulla
questione del governo delle province e nel contempo,
a mantener
comunque la piena collaborazione istituzionale al fine di garantire la
risoluzione delle situazioni più impellenti».
“Queste dimissioni – afferma in una nota il segretario regionale del
Pd Michele Emiliano – sono un gesto coerente con la linea del Partito
Democratico e di tutto il centro sinistra pugliese. Era un passaggio
necessario – aggiunge – per riprendere il dibattito interno al Partito
Democratico a Taranto con maggiore serenità, chiarezza e trasparenza.
Ringrazio i consiglieri Azzaro e Bitetti e l’on. Pelillo per avere
facilitato questo percorso“.
«Alla fine è andata come temevano. Le larghe intese – dice Gano
Cataldo, coordinatore regionale di Sel – sono state presentate come
una necessità. Invece si stanno rivelando per quello che sono: lo
sdoganamento degli accordi per un pezzettino di potere, anche effimero
e non definito, come quello delle amministrazioni provinciali.
Dall’abolizione delle province si passa ad utilizzarle come luogo di
sperimentazioni politiche mostruose. Il Pd Puglia ha detto, seppur
tardivamente, parole chiare. Al punto in cui ci troviamo non bastano
le parole. Ci aspettiamo fatti conseguenti per evitare che l’errore
commesso a Taranto non diventi un precedente sul quale basare
ulteriori sperimentazioni dissennate per le province al voto la
prossima settimana o, peggio ancora, per le future elezioni
regionali».
Sin troppo il braccio di ferro di Emiliano col regista dell’operazione
“larghe intese” della Provincia di Taranto, il deputato Pd tarantino
Michele Pelillo, da tempo in contrasto col segretario regionale a
seguito delle nomine di sottogoverno. Adesso gli equilibri
formali rischiano di incrinarsi ancora di più considerato che, dopo la
vicenda di Taranto, sta per concludersi
a Brindisi, un alleanza
del Pd con il Nuovo Centro Destra, dove Ferrarese il coordinatore
brindisino del partito guidato da Angelino Alfano,
ha deciso di far
sostenere dai suoi, seppure con una lista autonoma, la presidenza di
Maurizio Bruno, che è per la cronaca…il segretario provinciale
brindisino del Pd. Ed adesso cosa dirà e farà
Emiliano ?
Lo scontro interno fra la maggioranza (71%)
del Pd jonico
ed Emiliano non è quindi finito, anzi in realtà è appena iniziato. E
dopo Taranto se ne vedranno delle belle anche a Brindisi. Chissà cosa
verrà fuori dalle urne provinciali per le primari nel Pd che, dopo
Taranto dove si voterà domenica prossima, saranno celebrate anche
nelle altre quattro province pugliesi. Una cosa è certa: alle primarie
del centrosinistra per eleggere il candidato alla Presidenza della
Regione Puglia, se ne vedranno delle belle. Le risate sono assicurate
!
C'è anche l'ex sindaco di Taranto
Rossana Di Bello fra i vitalizi in
Regione
La legge Fornero, varata due anni fa che sta costringendo gli italiani
a dover lavorare molti anni in più di quanto previsto in precedenza,
per di ottenere la pensione, non viene applicata alla “casta”, cioè ai
consiglieri regionali italiani e pugliesi, in quanto si ritiene
che pensione e vitalizio siano posizioni giuridiche diverse. Il
vitalizio ai consiglieri viene calcolato sulla base di parametri
definiti con la legge regionale del 2003 che garantiscono
oggettivamente agli ex un trattamento di privilegio, di fatto una vera
e propria una contraddizione , che le leggi nazionali non riescono ad
incidere e regolamentare , rispetto a quelle previste dalla
nota “spending review”,
Ebbene è proprio grazie a ciò che dal 1 agosto 2014 l’ex Sindaco di
Taranto ed ex assessore regionale al Commercio, Rossana Di Bello,
riceve dai soldi pubblici un vitalizio di 3.862 euro al lordo delle
ritenute in virtù della sua permanenza in Consiglio regionale dal 1995
al 2000 e di una legge regionale varata nel 2003 che permette ai
consiglieri che hanno versato 5 anni di contributi di incassare un
vitalizio di 4.500 euro al lordo al compimento dei 60 anni di età. La
norma prevede la possibilità di incassare l’assegno anche a prima al
compimento dei 55nni, salvo una piccola decurtazione dell’importo da
percepire. La Di Bello al compimento dei 58 anni ha quindi utilizzato
tale possibilità, per cui dal primo ottobre incassa in “busta paga”
3.862 euro al lordo delle ritenute. Ed i contribuenti pagano. Dopo il
danno, anche la beffa.
Lo sport a Taranto. Storie di
passioni, delusioni e speranze
di Mauro Guitto
La Taranto calcistica ossia la città dove ultimamente la legge fisica
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” di Antoine
Laurent Lavoisier è all’improvviso come per incanto, magicamente
diventata “Poco si crea, poco si trasforma, e tutto si distrugge”.
Cosa vogliamo dire ?
Nella città dei due mari negli ultimi anni se ne sono viste di cotte e
di crude in ambito calcistico (e non solo!): un “via vai” di
presidenti, allenatori, calciatori, progetti ambiziosi di rilancio e
fallimenti che hanno portato sempre un risultato: la grande delusione
dei tifosi tarantini nel vedere la squadra sempre e solo giocare nelle
serie minori e addirittura tra i dilettanti… eppure parliamo di una
società che nella sua storia ha disputato 32 campionati di serie B, 40
di serie C1/Lega Pro, 5 di serie C2 e 9 di serie D (compreso quello
attualmente in corso 2014/15).
Nell’estate 2014, dopo un lungo tira e
molla per la cessione delle quote, dimissioni-bazelletta (quelle di
Fabrizio Nardoni) è partito il nuovo ennesimo assetto societario con
il pacchetto di maggioranza passato nelle mani degli
imprenditori salernitani, Domenico Campitiello e il fratello Francesco
soci della società campana Jomi, produttrice di salumi. Francesco
Montervino (nato a Taranto ma ex giocatore del Napoli), appena
svincolatosi dalla Salernitana, e conclusa la sua carriera da
calciatore, dopo aver terminato il corso da direttore sportivo, ha
ricevuto il suo primo incarico proprio con gli ionici. Come allenatore
invece è stato scelto Massimiliano Favo (napoletano ed ex
centrocampista del Napoli pure lui negli anni 1984/86),
precedentemente in forza alla Maceratese
.
Attualmente il Taranto tra riconferme della precedente stagione e
nuovi arrivi, la rosa dei giocatori del Taranto ha un’età media di 24
anni:
Portieri Angelo Maraglino (tarantino, 24 anni), Alessandro Mirarco
(Nardò, 19 anni acquistato dal Monopoli)
Difensori, Francesco Pambianchi (Urbino, 25 anni dal Foggia), Giuseppe
Colantoni (Pescara, 20 anni dal Matelica), Antonio Porcino (Reggio
Calabria, 19 anni dal Santarcangelo), Fabio Prosperi (Pescara, 35 anni
all’ottava stagione con la maglia del Taranto), Marino Daniele (Roma,
26 anni dall’Aprilia), Cimino Pierluigi (18), Nicholas Abedoy Ibojo
(Città di Castello, 29 anni dal Termoli)
Centrocampisti, Giampaolo Ciarcià (Siracusa, 34 anni acquistato 2 anni
fa dalla Paganese), Massimiliano Marsili (Roma, 27 anni dal Matera),
Vito Antonio Carbone (Taranto, 18 anni rientrato dal Grottaglie),
Francesco Fonzino (Taranto, 19 anni alla sua terza stagione rossoblu),
Andrea Tarallo (17 anni in prestito dalla Salernitana), Giovanni Conti
(Forlì, 25 anni dalla Maceratese), Paolo D’Andria (Cava dei Tirreni,
25 anni dal Sapri), Fabio Oretti (Napoli, 25 anni dal Pomigliano)
Attaccanti, Francesco Mignogna (Taranto, 31 anni alla sua terza
stagione rossoblu), Giuseppe Genchi (Bari, 29 anni dal Terracina),
Alessandro Gabrielloni (Jesi, 20 anni dalla Maceratese), Francesco
Russo (Aversa, 18 anni dalla Reggina), Giovanni Bongermino (Santeramo,
19 anni dal Grottaglie), Antonio Gaeta (Napoli, 30 anni dal Chieti).
Guardando la rosa della
squadra, viene da chiedersi: visto che trattasi di un nuovo ciclo
societario che comincia da zero (nuovo allenatore, nuova società,
nuova presidenza, serie D)… perchè non si è deciso di partire puntando
decisamente sul settore giovanile rossoblu invece di andare a pescare
in giro per l’Italia giocatori spesso non giovanissimi, o dalla
carriere precedente non certamente di spicco ?
Un progetto vincente negli anni parte investendo sul settore giovanile
di una società. Esempi in Italia ce ne sono stati e ce ne sono anche
oggi. mPrendiamo per esempio il Chievo. Lo ricordate ? Non è nemmeno
una provincia ma una frazione di Verona di circa 4500 abitanti. Ebbene
il Chievo, fondato nel 1929 da un gruppo di appassionati sportivi,
cominciò la sua scalata alla fine degli anni ’80 quando, con
l’ingresso della famiglia Campedelli (dell’industria dolciaria
Paluani) salì nel 1987 prima in C2 e poi in C1 nel giro di 2 anni. Nel
1994 sale in B e nel 2000/01 con Del Neri allenatore ha ottenuto la
promozione in serie A, classificandosi addirittura al 5° posto al
termine di un incredibile campionato e diventando popolare in tutto il
mondo. Alcuni anni dopo la squadra del Chievo è riuscita persino a
qualificarsi per 2 anni consecutivi partecipando alla Coppa Uefa
(l’attuale Europa League) . Retrocessa, partecipa nel 2006/07 al
campionato di serie B, dove dopo una sola stagione, risale l’anno
successivo in serie A, non retrocendo più ed infatti quest’anno
partecipa al suo 13 campionato di serie A con onore, merito e senza
aver patito neanche grandi fatiche per salvarsi.
Oggi, sulla scia delle gesta (ancora attuali) del Chievo Verona,
abbiamo un altro episodio-esempio di sana gestione sportivaorganizzativa. Stiamo assistendo alla scalata della Virtus Entella
Calcio. La società, ha sede a Chiavari in prov. di Genova, dove è
stata fondata nel 1914 e oggi nell’anno del suo centenario, milita nel
campionato di serie B dopo una scalata cominciata nel 2007 quando alla
presidenza si è insediato l’imprenditore Antonio Gozzi nato a Chiavari
nel 1954 ed esponente di spicco del mondo (pensate un po’)
dell’acciaio essendo il Presidente di Federacciai Confindustria,
professore di Economia e Gestione delle Imprese di Trasporto ed
Economi delle Imprese Logistiche presso l’Università di Genova e
Amministratore Delegato di Duferco Group società che si occupa di
trading di prodotti e di materie prime siderurgiche. Un cittadinoimprenditore del posto e soprattutto uno che ha dimostrato di amare la
propria città e che ha deciso di investire non per soli scopi di
profitto.
La ricetta del suo successo infatti è molto semplice : uomini di
qualità, investimenti sulle strutture sportive, organizzazione,
coinvolgimento di tutti i settori economici, sociali e culturali
dell’intera città e la fiducia e la crescita del settore giovanile
curando il vivaio prima e i talenti di tutta Italia poi. I risultati
sono sotto gli occhi di tutti.
Nel 2007 è arrivata la promozione dall’Eccellenza alla serie D, 2 anni
dopo la promozione in Lega Pro Seconda Divisione (con il ripescaggio).
Nel 2011 è stata promossa (con il ripescaggio) in Lega Pro Prima
Divisione e nel 2013/14 classificandosi al primo posto nel girone
A
è arrivata anche la promozione in serie B. In una intervista
Gozzi ha dichiarato “se mi affianca un arabo arriviamo anche in A”. Ha
le idee molto chiare il Presidente… e i risultati sono tutti dalla sua
parte.
Ma a Taranto ci sono persone con le idee chiare ? Il vivaio tarantino
gode dell’attenzione della nuova società ? Non vogliamo insinuare
nulla ma speriamo che la rotta sia questa, perchè, invece a giudicare
dalla campagna acquisti “last minute” o “sottocosto” effettuata non ci
sembra che sia proprio così. E i risultati, al momento non esaltanti ,
lasciano presagire che il Taranto non
sia proprio una di quelle
squadre
che possano “uccidere” il campionato dilettanti di
quest’anno, ed ottenere una facile promozione
Probabilmente molti ( ma non i vecchi tifosi) hanno dimenticato che il
Taranto non era certo abituato a giocarlo nei campetti dove purtroppo
si ritrova a giocare da un po’ di anni e a tal proposito è
bene rispolverare un po’ di storia rossoblu.
La storia calcistica tarantina comincia nel 1904 quando la società
A.S. Taranto viene fondata nel 1927 dalla fusione tra U.S. Pro Italia
e Audace F.C. Assorbendo l’anno dopo l’ U.S. Nettuno. Tra la fine
degli anni ’60 ed i primi degli anni ’70 dopo un ottimo campionato in
rimonta sulla Casertana che, per illecito sportivo subisce la
penalizzazione di 6 punti, il Taranto guadagna la prima posizione in
classifica e la conseguente promozione tra i cadetti in serie B . E’
il campionato 1968/69. Nel 1976 arriva in squadra a vestire la maglia
rossoblù un certo Erasmo Iacovone che va immediatamente in gol nella
partita di esordio consentendo ai rossoblu di raggiungere l’1-1 a
Novara. Sarà questo
il primo degli 8 gol che poi segnerà in 28
partite, al suo primo campionato con la maglia rossoblù
Nel campionato 1977/78 il
Taranto sotto la presidenza di Giovanni Fico fa sognare ai tifosi
tarantini la serie A. Dopo un esaltante girone d’andata, il 6
febbraio 1978 purtroppo in un maledetto incidente stradale muore il
suo ariete e trascinatore, Erasmo Iacovone (alla cui memoria è
stato poi intitolato lo stadio). Quel tragico evento condizionò il
resto della stagione che consente una tranquilla permanenza in serie B
ma non la promozione in serie A. In quella squadra giocavano anche,
tra gli altri Graziano Gori e soprattutto Franco Selvaggi che farà
parte della rosa italiana della Nazionale di Enzo Bearzot che vincerà
i Mondiali in Spagna nel 1982 grazie ai gol del capocannoniere
“Pablito” Paolo Rossi. L’anno successivo il Taranto riuscì ancora a
salvarsi e la successiva stagione 1979/80 è un’altra di quelle da
ricordare, ma questa volta purtroppo in modo negativo.
L’imprenditore Donato Carelli rileva la società, Selvaggi e Gori
vengono ceduti e soprattutto quella del 1979/80 è la stagione dello
scandalo calcio-scommesse che, tra le varie società anche blasonate
(Milan e Lazio), coinvolse anche il Taranto a causa di alcuni suoi
tesserati coinvolti nell’inchiesta federale. La società rossoblù
subisce la conseguente penalizzazione di 5 punti, che sconta nel
successivo campionato 1980/81, durante il quale retrocede in serie C
dopo oltre 10 anni di gloriosa permanenza in serie B. Nel 1983 la
società questa volta passa al vulcanico presidente Luigi Pignatelli
detto “il cavaliere” che riporta la squadra in B ma
successivamente nel 1985 la società sotto la sua gestione fallisce per
debiti .
Gli subentrò l’ ing. Vito Fasano che la denomina Taranto Football Club
S.p.A ma retrocede in C. L’anno dopo la compagine rossoblù ritornò
nuovamente in B salvandosi agli spareggi. E’ il Taranto di Paolucci,
D’Ottavio, Pietro Maiellaro (venduto poi nel 1987/88 al Bari) e di De
Vitis (venduto nel 1988/89 all’Udinese). Svuotata la rosa dei
calciatori, depotenziata dalle cessioni, arriva di nuovo la
retrocessione in serie C , ma nel 1989 Donato Carelli ritorna
nuovamente in sella presidente ricostruendo tecnicamente la squadra
che ottiene la promozione in B per il campionato del 1990/91.
Il Taranto giocò in serie B fino al campionato 1992/93 quando
nell’estate del 1993 la società per inadempienze con la Covisoc e con
la Lega viene radiata dai professionisti , finendo tra i dilettanti. I
tarantini di buona memoria ricordano poco volentieri il ruolo negativo
del barese Antonio Matarrese, fratello di Vincenzo, che in quel
periodo ricopriva la carica di Presidente della Federcalcio ,
il quale contribuì in modo decisivo alle “drammatiche” sorti del
Taranto.
Questo è una ricostruzione della storia del Taranto perchè da qui in
avanti sarà costretto ad affrontare una serie di difficoltà e
delusioni tra tentativi falliti di tornare nel calcio che conta e
ripetuti ribaltoni societari.
Da allora fino ai giorni d’oggi si
sono avvicendati i seguenti presidenti : William Uzzi (1993), Ruta
(1994), Comegna (1996), Papalia (1998), Giove (2000), di nuovo William
Uzzi (2002), Stanzione (2003), Blasi (2004), Enzo D’Addario (2009),
Andriani (luglio-agosto 2012), Zelatore (il primo presidente donna
della storia del Taranto, nel 2012), Nardoni (2013) ed adesso Domenico
Campitiello (2014).
Ma cosa successe dopo il radiamento fra i professionisti del 1992 ?
L’anno successivo nel 1993
grazie a un gruppo di imprenditori
tarantini, nasce l’A.S. Taranto 1906. Cinque anni dopo nel
1998,
militando per alcuni campionati in D e promozioni in C2, la società
viene messa in liquidazione e sulle sue ceneri nacque l’ U.S. Arsenal
Taranto, società che alla fine del 2000, ceduta ad altri imprenditori
(il 60% delle quote vanno a Ermanno Pieroni e il 40% tra Tagarelli, il
presidente Giove e Fiore) sulle cui cenere. nasce la Taranto Calcio
S.r.l. e l’anno dopo arriva la promozione in C1 grazie anche agli
acquisti dei calciatori Bertuccelli e Christian Riganò (che passerà
poi a giocare in serie A con la Fiorentina).
Nella successiva stagione 2001/02 il Taranto si classifica al secondo
posto perdendo la finale playoff contro il Catania di Gaucci che le
avrebbe permesso di risalire in serie B dopo tanti anni.
Soddisfazione che invece va ai siciliani in una partita a dri poco
“sospetta” giocata fra gli spalti dello stadio Iacovone dove il
Taranto (che aveva il dovere di vincere a causa dello 0-1 dell’andata
a Catania condito di minacce ad arbitro e giocatori tarantini) sembra
giocare “stranamente”
per il pareggio e la partità finisce
altrettanto “stranamente” 0-0 condannandola ancora una volta il
Taranto alla permanenza al campionato di C1..
Nel 2003/04 arriva invece una nuova delusione: la retrocessione in C2,
la società diventa a questo punto Taranto Sport S.r.l. e due anni
dopo vince i playoff e torna in C1. Falliscono ben 3 tentativi di
risalire in serie B (sempre ai playoff contro l’Avellino nel 2007, poi
contro l’ Ancona nel 2008 e infine contro l’ Atletico Roma nel 2011) e
gioca in C1 fino alla fine del 2012 quando la società, che nel
frattempo è diventata A.S. Taranto Calcio, subisce tanto per
cambiare….un nuovo fallimento e scende tristemente tra i dilettanti
fra lo sconforto degli instancabili e fedelissimi tifosi rossoblu.
Il resto è tutta storia attuale che il tifoso-lettore ben conosce.
Nell’estate del 2012 nasce l’ A.S.D. Taranto F.C. 1927 che nel 2013/14
si avvicina alla promozione in Lega Pro perdendo ai playoff (e quindi
molto lontano dalla finale) lo scontro diretto contro l’ Arezzo La
scorsa estate appena conclusasi
il tormentato e faticoso
acquisizione-cessione delle quote societarie rilevate dai fratelli
campani, i Campitiello, che ne rilevano il 51% (ed anche i debiti
della gestione sotto la presidenza di Fabrizio Nardoni) e che tentano
un impossibile ritorno in Lega Pro tramite i ripescaggi che invece
premiano l’ Arezzo.
Se diamo un’occhiata anche agli altri sport del territorio ionico ci
rendiamo conto che i successi hanno sempre e solo un comune
denominatore : i giovani, provenienti dai vivai locali e spesso
affiancati a dei talenti pescati oculatamente da chi ha le competenze
per farlo, trovati in altre città.
TENNIS
Nel tennis i tarantini possono vantarsi di avere la tennista
(tarantina) tra le più brave e importanti al mondo: la 31enne Roberta
Vinci. Cresciuta al Circolo Tennis Taranto dove a soli 6 anni ha preso
la sua prima racchetta in mano, grazie al padre e al suo primo
allenatore Davide Diroma che hanno sempre creduto in lei, Roberta
è arrivata a vincere i più importanti tornei del mondo sia in doppio
sia nel singolare femminile togliendosi grandi soddisfazioni anche
nella Nazionale italiana. I suoi strepitosi risultati l’hanno portata
a raggiungere nel 2013 il suo best ranking, la posizione numero 12 al
mondo del ranking di singolare (oggi è 41esima) e da la posizione
numero uno al mondo nel doppio insieme a Sara Errani
(oggi sono
ancora prime) con la quale hanno vinto le quattro prove del Grande
Slam (Australian Open, Open di Francia, Wimbledon, U.S. Open).
BASKET
Nel 1974 nasce la squadra maschile Cus Jonico Basket da un gruppo di
amici appassionati della pallacanestro. Il loro progetto comincia
investendo sui giovani. Fin da subito arrivano le prime soddisfazioni
con l’accesso in Promozione nel ’77 che viene poi giocato puntando sui
tantissimi ragazzi del vivaio. Arriva poi la promozione in serie D e
negli anni successivi, tra retrocessioni e promozioni in D, arriva nel
la promozione in Divisione Nazionale B dove gioca tuttora nel girone
D, con il nome Casa Euro Basket Taranto che ha comincia il suo
campionato proprio ieri sul parquet del
“Palamazzola” di Taranto
giocando contro il S. Michele Maddaloni). Alla guida della società,
dal 1977 il presidente Sergio Cosenza sempre lui con la sua solita
grinta, la vera passione e la voglia di puntare sui giovani.
Ma anche il basket femminile ha una sua storia piena di soddisfazioni.
Nel 1961 viene fondato il CRAS femminile grazie al prof. Angelo Curci
che fonda una polisportiva con le studentesse che si erano distinte
nei campionati scolastici. Alla fine degli anni ’90, diventata Taranto
Cras Basket, puntando sempre sui giovani, ottiene ottimi risultati
raggiungendo anche bei traguardi negli anni successivi approdando
nella stagione 2001/02 al campionato di serie A1 femminile e giungendo
nello stesso anno anche alla semifinale-scudetto. Nella stagione
2002/03 la squadra realizza una storica “tripletta” vincendo lo
Scudetto, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana. Nella stagione
2008/09 torna a vincere il campionato di A1 battendo l’Umana Venezia
in finale e vince anche la Supercoppa italiana ma perde la finale di
EuroCup contro il Galatasaray S.K.
Nella stagione successiva il Taranto Cras Basket, si aggiudica il
terzo tricolore della sua storia davanti al proprio pubblico e nello
stesso anno partecipa all’Euroleague (la Champion’s League del
basket), dove viene eliminata agli ottavi anche stavolta da una squdra
turca, il
Fenerbahce S.K. Seguono negli anni successivi la terza
Supercoppa italiana nella stagione 2010/11 e un altro Scudetto e Coppa
Italia nel 2011/12.
Questo strepitoso ciclo scricchiola nella stagione 2012/13 quando il
presidente Angelo Basile per problemi finanziari
rinuncia
all’iscrizione all’ Eurolega e questo esaltante ciclio pieno di grandi
soddisfazioni si chiude definitivamente nel luglio 2013 con la
rinuncia all’iscrizione al campionato di A1 2013/14, continuando a
svolgere solo l’attività giovanile.
Ereditando il settore giovanile del Cras Basket Taranto, sulle sue
ceneri sportive, nasce l’ A.S.D. Francesco De Florio impegnata nei
campionati provinciali e (attualmente) regionali maschili e femminili.
PALLAVOLO
Nel volley ricordiamo soprattutte le gesta della Taranto Volley
(diventata poi nel 2008 Prisma Volley ) squadra maschile fondata nel
2002 da Antonio Bongiovanni, che dopo il fallimento della Magna Grecia
Volley, compie una scalata incredibile dalla serie D alla serie A1 in
2 anni (rilevando prima il titolo sportivo della Pallavolo Belpasso e
poi del Ducato Volley). Dopo la retrocessione in A2, torna in A1 nel
2006 arrivando ai quarti di finale playoff scudetto e alle semifinali
di Coppa Italia per poi terminare l’attività nel 2010 con la cessione
del titolo sportivo alla New Mater Volley di Castellana Grotte (BA)
che tra qualche giorno comincerà il prossimo campionato di B2 .
In campo femminile abbiamo assistito nel maggio 2014 alla promozione
nel campionato nazionale di serie B della Comes Gravine VolleyLand
(del Gruppo Tempesta) della compagine tarantina nata nel 2013
dall’unione tra il GS Livio Tempesta, SdP Volley Massafra e New
Holiday Taranto.
Dopo una ricostruzione storica dello sport a Taranto, e ritornando
al calcio, speriamo dunque che le sorti del Taranto Calcio possano
ripercorrere lo stesso percorso di squadre come la Virtus
Entella o del Chievo augurandoci che l’attuale società punti, come ha
fatto Gozzi, senza indugio sulla valorizzazione e la crescita del
vivaio tarantino e, se proprio si deve pescare fuori, lo si faccia per
andare a trovare giovani interessanti e di talento, e non fra gli
scarti delle altre squadre o fra i giocatori senza ingaggio. Allora si
che sarebbe una vera programmazione societaria e sportiva. Questo
significherebbe puntare a un futuro non solo aziendale, e quindi
economico per raggiungere i risultati sportivi che la storia della
città di Taranto merita.
Capito Presidente Campitiello?
Operazione Alias. 52 arresti per
mafia a Taranto
Dall’alba di questa mattina la Squadra Mobile di Taranto della
Questura di Taranto diretta dott. Giuseppe Pititto, sta conducendo
una vasta operazione antimafia a Taranto denominata “Alias” ,
coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che ha
disposto l’arresto di 52 persone coinvolte a vario di titolo dei reati
di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a
delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio,
estorsione, rapina e detenzione di armi. L’operazione, coinvolge
dei presunti appartenenti a organizzazioni collegate ai clan D’Oronzo
– De Vitis che vengono accusate di associazione mafiosa, traffico di
droga, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi.
Tutto ha avuto inizio verso la fine
dell’anno 2012 a seguito della scarcerazione, dopo oltre venti anni,
dei due noti esponenti della malavita tarantina Orlando D’Oronzo e
Nicola De Vitis, entrambi già condannati nel noto processo
“Ellesponto” per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. Per gli
inquirenti e le forze dell’ ordine appariva forte difatti il rischio
che gli stessi volessero ricostituire lo storico “clan” D’ORONZO-DE
VITIS-RICCIARDI che, negli anni ’90, imperversò a Taranto, in piena
alleanza con il boss Antonio Modeo detto
“il Messicano”, in
contrapposizione con i tre fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio
Modeo, dal cui scontro scaturì una guerra di malavita con oltre un
centinaio di morti.
Orlando D’Oronzo e Nicola De Vitis, detti
“fratello grande” e
“fratello piccolo“, tenuti in semi-libertà e soggiorno obbligato
rispettivamente a Sassari e Verona, puntavano da tempo a tornare i
padroni della città, come negli anni in cui si schierarono accanto ad
Antonio Modeo nella sanguinosa guerra di mala contro i suoi fratelli.
“Erano pronti a scatenare una nuova guerra – ha commentato il
procuratore antimafia Cataldo Motta – e desiderosi di vendicarsi di
chi negli anni della reclusione gli ha voltato le spalle e non li ha
aiutati sostenendo spese legali ed aiutando i familiari, così come
vuole il codice mafioso“. Il clan aveva ripreso vecchi e nuovi
collegamenti, aveva teste di ponte a Verona, mani nel racket delle
estorsioni, nello spaccio di droga ed ampia disponibilità di armi. Le
estorsioni venivano gestite nel “vecchio stile”, ma questa volta
orientandosi a negozi ed imprenditori benestanti. Nel mirino negozi di
lusso che non hanno mai denunciato, ma anche imprese di costruzioni ed
amministratori pubblici come l’ex presidente dell ‘Amiu Gino Pucci,
minacciato per ottenere l’assegnazione di un bar in un’area mercatale.
L’indagine ha preso il via da una lettera dell’avvocato Carlo Taormina
alla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato in cui il
legale denunciava di aver ricevuto minacce telefoniche da Nicola De
Vitis, un suo assistito nel processo per l’omicidio di Cosima Ceci,
madre dei fratelli Modeo. “Il prestigio lo dobbiamo tenere noi qua”
diceva al telefono D’Oronzo commentando la sua trattativa, poi
fallita, per l’acquisto del noto ristorante Il Gambero. Il clan
ricostituitosi “voleva rinnovare anche look ed atteggiamenti” ha
spiegato il procuratore Motta, “la loro strategia è di allontanare
l’indignazione sociale dalle attività, quasi che pagare il pizzo
diventi un rischio di impresa da accettare in silenzio“.
Le indagini svolte hanno
consentito di accertare l’effettiva ricostituzione del sodalizio
criminoso D’Oronzo-De Vitis
che, hanno potuto contare
rispettivamente,
su una nutrita schiera di alleati e
complici sostanzialmente riconducibili a persone dei rispettivi nuclei
familiari; nonché per quanto riguarda il De Vitis, un separato (solo
logisticamente) gruppo di pregiudicati prevalentemente di origini
pugliesi e siciliane, residenti anche a Verona. E’ stato accertato
attraverso alcuni sequestri effettuati la disponibilità del gruppo
criminale di armi sia su Taranto che su Verona.
Forte è stato l’interesse dimostrato dalla compagine delinquenziale
nell’attività di traffico e spaccio degli stupefacenti, allacciando in
particolare una serie di contatti ed affari con elementi malavitosi di
origine calabrese, sarda e veronese. Accertate e documentate dalle
indagini della Polizia di Stato le attività messe in piede da parte
del gruppo criminale di numerose estorsioni, effettuate in danno di
imprese che operavano nel campo della edilizia stradale; che nei
confronti di titolari di esercizi commerciali, cui i componenti del
gruppo
criminale
si
avvicinavano
facendo
valere
la propria pericolosità mafiosa.
L’accoppiata D’Oronzo-De Vitis ha costituito un essenziale punto di
riferimento per i vertici delle compagini delinquenziali presenti su
Taranto, sia quando intendevano avviare
alcune attività illecite
richiedendo il “placet”
sia quando sorgevano particolari
problematiche che potevano essere risolte solo grazie ad un intervento
carismatico come quello dei due che avevano raggiunto una fratellanza
criminale . L’alleanza malavitosa oltre a ricostituirsi, aveva
scelto di operare con un profilo basso, senza episodi tali da
allarmare le forze dell’ordine, come è stato spiegato dai dirigenti
della Polizia di Stato “allontanare l’indignazione sociale verso il
fenomeno mafioso”.
L’ ordinanza di arresto è stata notificata questa mattina anche al
pregiudicato Salvatore Scarcia, di Policoro (Matera), ritenuto
responsabile nell’ambito dell’ inchiesta della detenzione di ingenti
quantitativi di sostanze stupefacenti, con il chiaro fine di venderla
sul mercato della tossicodipendenza. Le ordinanze di arresto e
carcerazione sono stati emessi dal gip Alcide Maritati del Tribunale
di Lecce
su richiesta del pm Alessio Coccioli.
Le indagini, condotte dalla Squadra
Mobile, hanno accertato che il gruppo criminale operava su Taranto con
articolazioni a Reggio Calabria, Brindisi, Matera, Verona e Sassari.
Attualmente solo due persone risultano irreperibili. Al momento è
stato possibile soltanto sapere che fra gli arrestati dalla Squadra
mobile di Taranto compare il nome di
Nicola De Vitis, noto
pregiudicato tarantino già condannato con sentenza definitiva a 25
anni di carcere per l’omicidio di Cosima Ceci, la madre dei fratelli
Claudio e Riccardo Modeo, il noto clan malavitoso che
a cavallo
degli anni’80 e gli inizi del ’90 spadroneggiava nel malaffare a
Taranto e provincia.
La madre dei Modeo venne uccisa con cinque colpi di pistola, perchè
avrebbe cercato di impedire ai due fratelli Giovanni e Salvatore
Pascalicchio di vendere le cozze in una zona situata nei pressi della
sua abitazione. Il De Vitis che attualmente si trovava in regime di
semilibertà dopo aver scontato 18 anni di carcere, in questa
inchiesta viene accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di
Tonino Santagato, avvenuto in via Mazzini il 29 maggio del 2013 , per
il quale erano già stati condannati con il rito abbreviato i fratelli
Pascalicchio a 30 anni di carcere .
POLITICA, AFFARI E MAFIA
nella foto Fabrizio Pomes
Tra le persone arrestate nell’inchiesta che ha sgominato il
ricostituito clan mafioso D’Oronzo-De Vitis figura l’imprenditorepoliticante Fabrizio Pomes, ex- gestore del Centro sportivo Magna
Grecia ed ex segretario provinciale del Nuovo Psi, il quale dovrà
rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione
fittizia di beni. Secondo le indagini ed accertamenti
degli investigatori, il Pomes sarebbe stato un fiancheggiatore
dell’organizzazione capeggiata dal boss Orlando D’Oronzo, creando per
la gestione della struttura comunale cooperative di cui guarda caso
facevano parte anche due pregiudicati condannati per associazione
mafiosa. La gara d’appalto venne bloccata e trasformata in proroga del
servizio. Ma adesso qualcuno dovrà spiegare queste connivenze. La
formula giuridica scelta della Cooperativa non era casuale. Infatti i
soci delle Cooperative possono essere verificabili solo presentando il
libro soci. Non a caso Il procuratore di Lecce, dr. Cataldo Motta, nel
commentare ed illustrare i dettagli dell’inchiesta, ha censurato anche
il comportamento del Comune di Taranto che ha consentito la gestione
alla cooperativa riferita a Pomes, non procedendo ai dovuti
accertamenti e nonostante “episodi di morosità”.
Sarà divertente adesso
vedere dove andranno a nascondersi quei giornali, giornaletti.
giornalisti e pennivendolo, che protestavano per il cambio di
gestione al Centro sportivo Magna Grecia
deciso dal Comune di
Taranto, che decise di mettere all’asta la concessione per la gestione
della struttura pubblica sportiva. Il Pomes era considerato negli
ambienti politici locali molto vicino ai consiglieri comunali
Filippo Illiano e Cosimo Gigante (quest’ultimo eletto nelle liste
del PSI ) i quali sono entrambi estranei all’inchiesta giudiziaria in
corso.
AGGIORNAMENTO
Questa
sera
alle
20:45
siamo
stati
contattati telefonicamente dall’ Assessore allo sport del Comune di
Taranto, Francesco Cosa che è un dipendente della Polizia di Stato ,
ex-sindacalista ( S.I.L.P. per la CGIL) eletto nella lista civica SDS
emanazione del sindaco Ippazio Stefàno. Dobbiamo dargli atto che è
assessore alo Sport soltanto da due mesi e quindi ogni precedente
responsabilità è da addebitare ai suoi predecessori sia di questa
giunta che di quella che l’ha preceduta. L’ assessore Cosa ci ha
manifestato la sua disponibilità e trasparenza legale che gli fa onore
personalmente ed anche per la divisa di poliziotto che ancora indossa
(è in servizio al Commissariato di P.S. di Martina Franca n.d.r.) e
quindi presto riceveremo le documentazioni amministrative inerenti
alla vicenda del circolo sportivo Magna Grecia che essendo una
struttura pubblica comunale, è assolutamente diritto conoscere, sia
per i cittadini e contribuenti della città di Taranto che dei
giornalisti (quelli che vanno a fondo nelle notizie) .
Assolutamente inutile e tempo perso, invece, riuscire a parlare con
il Sindaco Ippazio Stefàno che è fuori Taranto e tantomeno con il
“fantomatico” ufficio stampa dell’ amministrazione comunale che viene
svolta, da un addetto che non è neanche iscritto all’ Ordine dei
Giornalisti, in violazione quindi delle norme previste
dalla Legge 150/2000 (con il regolamento-dpr 422/2001) . L’articolo 9
della legge 7 giugno 2000 n. 150 (Disciplina delle attività di
informazione
e
di
comunicazione
delle
pubbliche
amministrazioni)
inquadra sul piano normativa l’Ufficio stampa e
prevede che “le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma
2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, possono dotarsi,
anche in forma associata, di un ufficio stampa, la cui attività è in
via prioritaria indirizzata ai mezzi di informazione di massa. Gli
uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all’albo nazionale
dei giornalisti. Tale dotazione di personale è costituita da
dipendenti delle amministrazioni pubbliche, anche in posizione di
comando o fuori ruolo, o da personale estraneo alla pubblica
amministrazione in possesso dei titoli individuati dal regolamento di
cui all’articolo 5, utilizzato con le modalità di cui all’articolo 7,
comma 6, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive
modificazioni (1), nei limiti delle risorse disponibili nei bilanci di
ciascuna amministrazione per le medesime finalità“. Ma tutto ciò a
Taranto non viene rispettato….. quindi come meravigliarsi del silenzio
ed indifferenza del Comune di Taranto alle accuse dell’ Antimafia ?
I COMMERCIANTI TAGLIEGGIATI
Il clan D’Oronzo-De Vitis
era anche molto attivo nel campo delle estorsioni e aveva preso di
mira grosse attività commerciali come il negozio ‘Lord’ in via Di
Palma, ed il centro ‘Ferramenta Perrone” sulla strada per S. Giorgio
Jonico. Gli inquirenti hanno accennato anche all’installazione di
pannelli fotovoltaici da parte di una impresa del Nord che aveva
chiesto consiglio ed informazioni ( “Chi comanda a Taranto ?” ) ad
un legale per identificare le persone a cui poter affidare il servizio
di sorveglianza (assegnato poi a persone “vicine” al clan mafioso),
venendo intercettati
e peraltro ricevendo inizialmente un’
informazione sicuramente poco affidabile. Il Procuratore della Dda di
Lecce dr. Cataldo Motta nella sua conferenza stampa odierna, ha fatto
notare che i commercianti taglieggiati non avevano riferito nulla alle
forze dell’ordine, e la cosa più grave, aggiungiamo noi, è che il
titolare dei negozi Lord, è anche il rappresentante di settore all’
interno di Confcommercio Taranto.
I COMPLIMENTI DEL CAPO DELLA POLIZIA
nella foto il prefetto Alessandro Pansa capo
della Polizia di Stato
Per l’esecuzione delle ordinanze sono stati impiegati oltre 250 uomini
tra personale della Polizia di Stato della Questura di Taranto e delle
Questure di Verona, Bergamo, Sassari, Matera, Bari, Lecce, Brindisi,
Foggia, Napoli e Reggio Calabria. Sono intervenuti anche 24 equipaggi
del Reparto Prevenzione Crimine Puglia, due unità cinofile antidroga
della Questura di Bari ed un elicottero del Reparto Volo di Bari.
Il Capo della Polizia,
Prefetto Alessandro Pansa, ha telefonato questa mattina al Questore di
Taranto Enzo Giuseppe Mangini per esprimere la propria soddisfazione e
complimentarsi sopratutto con il personale della Polizia di Stato
impegnato nell’attività investigativa che ha condotto la brillante
esecuzione, ed ha telefonato e ringraziato personalmente anche il
Procuratore della Dda di Lecce dr. Cataldo Motta.
Questi tutti i nomi delle persone arrestate oggi:
APPESO Cosimo nato a Taranto di anni 41;
BIANCHI Egidio nato a Taranto di anni 44;
BONSIGNORE Calogero nato a Taranto di anni 52;
BRUNETTI Raffaele detto “Gigetto” nato
a Taranto di anni 62;
BUZZACCHINO Christian nato a Taranto di anni 27;
BUZZACCHINO Cosimo detto “Pippo Baudo” nato a Taranto di anni 55;
CAGALI Sergio residente a Verona di anni 60;
CETERA Pietro nato a Taranto di anni 46;
D’ANDRIA Giuseppe nato a Taranto di anni 51;
D’ANGELA Francesco nato a Taranto di anni 28;
D’ORONZO Orlando nato a Taranto
di anni 56;
DE VITIS Michele nato a Taranto di anni 55;
DE VITIS Nicola nato a Taranto di anni 46;
DI CARLO Andrea nato a Massafra (TA), residente a Taranto di anni 34
DI CARLO Gianpiero nato a Taranto di anni 35;
DIODATO Gaetano nato a Salerno, residente a Taranto di anni 45;
FORTI Davide nato a Mesagne (BR), residente provincia di Verona di
anni 35;
FORTI Graziano nato a Brindisi, residente a Verona di anni 42;
GABSI Mahmoud nato in Tunisia, residente a Verona di anni 29;
GIANNOTTA Pasquale detto “Pasqualino” nato a Taranto di anni 41;
LATTARULO Francesco nato a Taranto di anni 34;
LAZZARI Carmelo nato a Brindisi di anni 42;
LEONE Francesco nato a Taranto di anni 28;
LEONE Pietro nato a Taranto di anni 57;
LUGIANO Tommaso nato a Taranto di anni 60;
MARCUCCI Fabio nato a Taranto di anni 36;
MOLLICA Leo nato in provincia di Reggio Calabria di anni 52,
MURIANNI Fabio nato a Taranto di anni 34;
NATALE Michele nato a Taranto di anni 36;
ODUVER POLO Bladimir Josè nato in Colombia, residente a Verona di anni
38;
PELUSO Giovanni a Taranto di anni 53;
PIZZOLEO Angelo nato a Taranto di anni 39;
POMES Vincenzo Fabrizio nato a Taranto di anni 48;
RAIMONDI Fabio nato a Brescia residente a Villafranca di Verona (VR)
di anni 35; RICCIARDI Gaetano nato a Taranto di anni 41; RIGODANZO
Moreno nato a Verona, ivi residente di anni 36anni; RUGGIERI Roberto
nato a Taranto di anni 51; SALAMINA Massimiliano nato a Torino,
residente a Taranto di anni 44; SAPONARO Giorgio nato a S.Pietro
Vernotico (BR), residente a Buttapietra (VR) di anni 32; SCARCI
Francesco nato a Taranto di anni 52; SCARCIA Salvatore nato a Taranto
di anni 47; SORU Manuel nato a Porto Torres (SS), ivi residente di
anni 33; SORU Sandro nato a Porto Torres (SS), ivi residente di anni
32 ; VALLIN Riccardo nato a Verona, e ivi residente di anni 44
ZACOMETTI Giuseppe nato a Taranto di anni 44; ZICCARDI Gaetano nato a
Napoli residente in provincia di Verona di anni 29
Tre soggetti sono sfuggiti alla cattura e sono attivamente ricercate
uno dei quali si trova attualmente in Inghilterra, l’altro risiede a
Verona, mentre per altre tre persone sono stati disposti gli arresti
domiciliari:
BASILE Vincenzo nato a Taranto di anni 43; DI CARLO Angelo nato a
Taranto di anni 45; D’ORONZO Cosimo nato a Taranto di anni 36.
Ecco come (non) lavora l' AMIU di
Taranto
Anche a Taranto arriva lo “street journalism”, cioè l’informazione
fatta per la strada dai cittadini. Ecco cosa abbiamo trovato oggi nei
social network. Questo è il video originale girato ieri 4/10 /2014
alle ore 11 circa… che prova come non si faccia la raccolta
differenziata…dell’ AMIU di Taranto. Come non dare ragione alla
cittadine che si chiede “ma la devo pagare la rata di questo mese
della Tari….??? “. Che senso ha far fare ai cittadini la raccolta
differenziata se poi viene raccolto tutto insieme ? Chissà cosa ci
diranno adesso il Sindaco di Taranto Ippazio Stefàno e sopratutto
Federico Cangialosi, Presidente dell’ AMIU….
Pubblicazione di Viola Cuore Torcia.
Il neopresidente Tamburrano assegna
i primi incarichi alla Provincia di
Taranto
Nella giornata di ieri il sindaco di Massafra, Martino Tamburrano
nuovo Presidente della Provincia di Taranto,
dopo la nomina a
vicepresidente di Gianni Azzaro del Pd. ha provveduto a nominare la
nuova giunta provinciale: Pietro Bitetti (Pd) avrà le deleghe al
Bilancio, Pubblica Istruzione ed Edilizia, ; Filippo Illiano (Realtà
Italia ) vicino al sindaco Ippazio Stefàno che fu eletto alle scrose
elezioni comunali nella lista Sds vicina al sindaco di Taranto, Ezio
Stefano ,si occuperà di Sport, Spettacoli e Politiche sociali; Pino
Pulito (Forza Italia) dovrà gestire la Formazione professionale e
l’Agricoltura.
Dopo che il segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, aveva
invitato alle dimissioni ai consiglieri del centrosinistra che avevano
votato il candidato del centrodestra Tamburrano preferendolo
al candidato del centrosinistra Gianfranco Lopane , oggi è stata la
volta della sconfessione pubblica di Domenico De Santis responsabile
enti locali per il Pd pugliese,
il quale aveva intimato ai
democratici eletti nel consiglio provinciale tarantino neoeletto, di
accettare incarichi dal presidente della Provincia di Taranto. Ma sia
l’invito
di
Emiliano
che
l’
“indicazione”
di
De
Santis sono stati letteralmente ignorati. E non solo. La segreteria
provinciale del Pd di Taranto, rivendicando la propria autonomia, ha
persino elaborato un documento in cui viene confermato il percorso
avviato di “larghe intese” dicendo di no e rifiutando “settarismi e
ideologismi”.
Nichi Vendola & Ippazio Stefàno,
della serie: "non c'eravamo mai
amati" !
C’è poco da fare, in politica la parola gratitudine, la memoria non
paga mai. Il governatore uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola
ha dimenticato che nelle ultime due elezioni amministrative per il
Consiglio Comunale di Taranto, se non ci fossero stati i voti ricevuti
della lista civica “per Ippazio Stefàno Sindaco” il centrosinistra
non avrebbe mai raggiunto la maggioranza che gli ha consentito di
governare la città dei due mari per circa 10 anni, ed allora avendo
constatato che Ippazio Stefàno ha di fatto abbandonato le posizioni di
Sel a cui, gli va dato merito e riconosciuto non è mai stato un
“organico” di partito, nè tantomeno un “nominato” come l’enfant
prodige (del nulla) Fabrizio Nardoni, trombato dagli elettori e
“nominato” da Vendola ad assessore regionale, il quale,
quest’ultimo ambisce alla poltrona di primo cittadino. Senza speranze,
secondo le ricorrenti voci circolanti in tutti gli ambienti della
città di Taranto.
Ma Vendola ha un conto “aperto” con Ippazio Stefàno, che per le
prossime elezioni regionali ha pubblicamente manifestato il suo
appoggio alla candidatura alla presidenza di Michele Emiliano,
segretario regionale del Pd, contro la candidatura dell’ attuale
Senatore della repubblica Dario Stefàno, un ex-UdC, ora militante
nelle fila di Sel, ed assessore regionale , diventato il braccio
destro del “Nichi” pugliese. Cosa di meglio quindi che scrivergli oggi
questa lettera, rendendola pubblica ?
Inizia così
la lettera di Nichi Vendola indirizzata questa mattina
al sindaco di Taranto Ippazio Stefàno. «Gentile Sig. Sindaco, come
certamente ricorderai, questo Governo Regionale (…) ha destinato un
finanziamento di otto milioni di euro, per la realizzazione di
interventi per la prevenzione e la tutela della salute dei cittadini
di Taranto» di cui sopra potete leggere il testo integrale. Una
lettera inviata “ufficialmente” al fine di invitare l’amministrazione
comunale a mettere «in campo tutti gli sforzi necessari per
scongiurare ogni possibile ritardo nella realizzazione di interventi
per la prevenzione e la tutela della salute dei cittadini di Taranto».
Nichi Vendola, la Prestigiacomo con il
latitante Fabio Riva ( a sx nella foto)
Quella salute che Vendola dimenticava quando flirtava telefonicamente
con Girolamo Archinà , la famiglia Riva . Ricordate ?
“Archinà state
tranquillo, non è che mi sono scordato. Volevo dirglielo perché poteva
chiamare Riva e dirgli che il presidente non si è defilato (…) Però
lei lo sa, io ho fatto veramente le battaglie e in difesa della vita e
della salute“. Parlava così al telefono il governatore della Puglia
Nichi Vendola, rinviato a giudizio a Taranto, dopo le intercettazioni
con Girolamo Archinà, all’epoca dei fatti eminenza grigia dell’ ILVA a
Taranto, chiamato il “maestro degli insabbiatori”. Forse vale la pena
rinfrescargli la memoria….
Vendola ed i suoi “compagni” di merenda, tanto prodigo a mandare
lettere pubbliche al sindaco di Taranto. ha però dimenticato un’altra
lettera, cioè quella agli atti cella Procura della repubblica di
Taranto, che il Corriere del Giorno, è in grado di mostrarvi e farvi
leggere. la lettera che è costata a Vendola un rinvio a giudizio dal
gip Patrizia Todisco per l’inchiesta “Ambiente Svenduto“.
Nella lettera odierna il Presidente Vendola ha ricordato a Ippazio
Stefàno sia la delibera di giunta dell’ottobre del 2012 “Programma
Straordinario Salute Ambiente e Istituzione Centro Salute Ambiente in
Taranto” sia il finanziamento di 8 milioni di euro destinato alla
realizzazione degli interventi. «Mettere a disposizione spazi e
strumentazioni adeguate – scrive Vendola – rappresenta un obiettivo
qualificante del Programma Straordinario, in quanto testimonia la
concreta volontà di un investimento strutturale» e
continua la lettera – «i tecnici della ASL d’intesa con il Comune
hanno identificato nell’area Baraccamenti Cattolica una possibile
soluzione adeguata agli scopi. Sta di fatto che a tutt’oggi non è
stato possibile procedere a frazionamento catastale dei beni secondo
le indicazioni della ASL».
Vendola continua «Con l’obiettivo di
procedere con ogni speditezza dovuta in relazione alla rilevanza degli
obiettivi sottesi, appare dunque indispensabile conoscere se sia stato
realizzato il trasferimento di proprietà dall’Agenzia del Demanio al
Comune di Taranto ovvero se vi siano ostacoli, e di quale natura, al
trasferimento e/o all’accatastamento». «Sono certo – conclude Vendola
– che l’Amministrazione comunale di Taranto vorrà mettere in campo
tutti gli sforzi necessari per scongiurare ogni possibile ritardo».
P.S. Nichi Vendola perchè non ci manda una bella “letterina” anche a
noi e ci dice dal 2013 ad oggi, dice quanti soldi per la formazione
professionale in favore dell’ Associazione Formare Puglia (senza scopo
di lucro…) di Taranto e dell’ Associazione FormAzione di Lecce a capo
delle
quali
siede
e
gestisce
tutto
…
Lorusso attuale coordinatore provinciale per Taranto del
“La Puglia per Vendola” ???
Angelo
Movimento
Al Taranto Finanza Forum gli
esperti chiedono consapevolezza per
gli investimenti
«Il problema principale delle imprese del Sud Italia è dato
dall’eccessiva frammentazione. C’è poco gioco di squadra per poter
aggredire i mercati, soprattutto quelli esteri ed emergenti». E’
questo il monito che emerge dall’edizione 2014 del Taranto Finanza
Forum. la manifestazione promossa da BCC San Marzano di San Giuseppe
in collaborazione con GAL Colline Joniche e Directa, e dedicata
all’analisi dei mercati e alle strategie d’investimento, esperti e
tecnici hanno tastato il polso alle criticità della nostra economia
che, nonostante le molteplici potenzialità, subisce in maniera
importante lo stallo di una fase di recessione sempre più acuta.
Per Luca Lazzaro, Presidente di Confagricoltura Taranto: «Siamo in un
territorio in cui abbiamo la rappresentazione della fine di un
modello, quello fordista, che dà 15mila posti di lavoro. Ma abbiamo un
modello possibile alternativo, diverso, si chiama Green Road.
L’agricoltura e l’agroalimentare sono protagoniste in questo e quale
migliore occasione se non quella di partecipare ad Expo e raccontare
le nostre esperienze e le nostre potenzialità. Confagricoltura Taranto
ci ha creduto dal principio ed ora si fa carico di accompagnare le
imprese, sempre più competitive, in questo processo»
Per Antonio Prota, Presidente GAL Colline Joniche «Fondamentali sono
gli obiettivi del GAL e della Green Road orientati alla sostenibilità
e legati all’aggregazione per promuovere progetti di sistema e
internazionalizzazione puntando su Expo 2015 con la quale abbiamo
aperto una corsia di dialogo privilegiata con le nostre buone
pratiche».
«Se vogliamo guardare a nuovi mercati – ha detto Michele Lenoci,
esperto di internazionalizzazione ed export – dobbiamo prima di tutto
essere in buona salute. Oggi, invece, molte aziende al collasso
puntano all’estero come ultima spiaggia. Giocare la carta
dell’internazionalizzazione, invece, richiede chiarezza di idee e
capacità di investimenti per partire da zero in piazze che non stanno
certo aspettando noi. Andare all’estero vuol dire partecipare alle
Olimpiadi e non alla partita scapoli-ammogliati. Va da sé che è
richiesta, inevitabilmente, competenza e capacità di avviare nuovi
percorsi imprenditoriali. Meglio se giocando di squadra».
Tutta la verità e le
intercettazioni sui giornalisti a
"libro paga" dell' ILVA.
Un folto pubblico di giornalisti, era presente nella biblioteca civica
“Acclavio”
a Taranto dove si è svolta due
una conferenza sul
tema:
“La deontologia dei giornalisti nei massimari della
giurisprudenza dell’Ordine”. Un’ occasione solo per raccogliere
ulteriori crediti (in questo caso 5) per assolvere all’ obbligo
formativo richiesto a tutti gli iscritti all’ Ordine dei Giornalisti
di Puglia, o forse per alcuni la voglia di pulire la propria coscienza
? Presenti fra i relatori il vice presidente del Consiglio di
Disciplina Nazionale Elio Donno, il consigliere dell’Ordine pugliese
Piero Ricci e il presidente del Consiglio di Disciplina pugliese
Paolo Aquaro.
La presenza del collega Aquaro, che sta seguendo insieme agli altri
componenti del Consiglio di Disciplina un procedimento disciplinare
sui comportamenti vergognosi di alcuni giornalisti tarantini coinvolti
a pieno titolo, e per loro fortuna allo stato attuale senza
responsabilità
penale,
nell’inchiesta
“Ambiente
Svenduto”
avviata dalla Procura della Repubblica di Taranto e conclusasi con un
recente richiesta di rinvia a giudizio per 49 imputati e 3 società,
. Un’indagine interna, quella dell’ Ordine dei Giornalisti
della
quale
si attendono da oltre due anni gli esiti . Lo scorso 30
novembre del 2012, il Consiglio dell’ Ordine dei Giornalisti di
Puglia, si riunì in seduta straordinaria con all’ordine del giorno
l’ esame della squallida vicenda che coinvolgeva dei giornalisti
tarantini, emettendo uno scarno comunicato di poche righe per dire
semplicemente quanto segue: “Il Consiglio ha deciso di procedere ad
approfondimenti ascoltando
in fase preliminare i giornalisti
coinvolti che saranno convocati nei prossimi giorni, perché possano
fornire la loro versione dei fatti”.
Sono passati due anni da quel giorno ed un’imbarazzante silenzio è
calato su questi approfondimenti . Pressochè impossibile, ricevere
qualssi tipo di aggiornamento, notizia , neanche la più
piccola indiscrezione sullo stato dell’inchiesta interna all’ Ordine
dei Giornalisti pugliese . L’unica certezza è che vi sono state
le audizioni di alcuni giornalisti che negli anni scorsi
avevano
fatto da scendiletto ai dirigenti dell’
ILVA ed in particolare
all’addetto alle pubbliche relazioni Girolamo Archinà, successivamente
licenziato dai Riva. Di concreto, come immaginabile, nulla. Il
silenzio più totale. Alcuni dei giornalisti coinvolti, paradossalmente
ricoprano incarichi direttivi in giornali e telegiornali tarantini.
Resta da capire con quale credibilità per loro e le varie testate.
Durante
la
solita
“lezioncina”
sul corretto svolgimento della professione
giornalistica, è arrivata la coraggiosa domanda che ha creato non poco
imbarazzo ai giornalisti presenti: “scusate, a che punto è il
procedimento disciplinare per i giornalisti intercettati
nell’inchiesta Ambiente Svenduto ? ”
A farla coraggiosamente, ma
sopratutto giustamente è stato il collega
Cataldo Zappulla, un
coraggioso freelance , rivolgendosi a Paolo Aquaro.
La rispostareazione del giornalista che è presidente del Consiglio di
Disciplina dell’ Ordine dei Giornalisti di Puglia, è stata però
succinta, per non dire fredda.: “E’ in corso”. Chiaramente, come
prevedibile nessuno dei presenti si è minimamente soffermato sulla
vicenda chiarendo il numero esatto dei giornalisti coinvolti. Il
consigliere dell’ ordine dei giornalisti Paolo Aquaro, avvicinato da
una frrelance a fine conferenza , le ha detto che “non si può
sbilanciare ed ha ammesso che l’inchiesta è resa meno spedita per la
mancanza di documentazione. Insomma, mancherebbero gli atti della
Procura, nonostante le richieste avanzate“. Sara verò ? Noi ne
dubitiamo fortemente in quanio, il Consiglio dell’ ordine ha dei
poteri di “persona giuridica di diritto pubblico (art. 1, ultimo
comma, della legge n. 69/1963) ed ente pubblico non economico (art. 1,
comma 2, del Dlgs 29/1993, oggi Dlgs n. 165/2001)” Non a caso infatti,
l’ Ordine dei Giornalisti è sottoposto alla vigilanza della Direzione
Affari Civili del Ministero della Giustizia (art. 24 della legge
69/1963). “Sono assoggettati al controllo della Corte dei conti gli
ordini e collegi professionali – nella qualità di enti pubblici non
economici nazionali, di cui è menzione nell’art. 1 comma 2 d.lgs. 3
febbraio 1993 n. 29 – in quanto ricompresi tra gli enti di diritto
pubblico, a loro volta assumibili tra le amministrazioni pubbliche di
cui al comma 4 dell’art. 3 l. 14 gennaio 1994 n. 20” (C. Conti,
Sez.contr. enti, 20/07/1995, n.43; – FONTE Riv. Corte Conti, 1995,
fasc. 5, 48; ),
Ne consegue che l’ Ordine dei Giornalisti di Puglia, ha il diritto e
dovere di acquisire gli atti in mano alla Procura della Repubblica di
Taranto, invece di
limitare la sua sinora sterile azione alla
semplice lettura di articoli di giornali o di ascoltare altre
informazioni raccolte in giro verbalmente quà e là.
L’unico a dire qualcosa di più , ma veramente ben poco, è stato il
consigliere dell’Ordine, il collega Piero Ricci: «Non posso dirvi il
numero esatto dei giornalisti coinvolti. La situazione è abbastanza
delicata, ma secondo me il numero è ancora incompleto perché non
abbiamo avuto ancora tutti i nomi e tutte le carte. Finché non li
abbiamo non possiamo fornire un numero definitivo. Sicuramente
chiederemo alla Procura e al presidente del Tribunale di poter
accedere a tutto l’incartamento, perché ciò che abbiamo è
insufficiente per aprire altri procedimenti disciplinari. Sono
convinto che bisognerà aprirne altri. Questo, adesso, possiamo dire
all’opinione pubblica. Speriamo di avere la necessaria collaborazione
per delineare un quadro completo della situazione». E dopo due anni
stiamo ancora al “Sicuramente chiederemo alla Procura e al presidente
del Tribunale di poter accedere a tutto l’incartamento” ??? Come non
dare ragione poi a Beppe Grillo ed a quanti propongono la chiusura
dell’ Ordine dei Giornalisti !?!
Di fatto, Ricci ha avvalorato le voci di corridoio che circolano da
tempo fra i giornalisti di Taranto. Infatti nelle carte e nel
materiale della Procura non figurerebbero solo i nomi già pubblicati
di alcuni giornalisti. La rete dei “pennivendoli”
complici di
Archinà e sul libro paga dell’ ILVA in realtà è di fatto più estesa
ed ancora attiva. Sarebbe il caso che il Consiglio di Disciplina dell’
Ordine dei Giornalisti di Puglia invece di organizzare corsi e
conferenze inutili, che senza i crediti professionali,
andrebbero
deserti, si dessero fare e svolgessero il loro dovere istituzionale ed
il loro compito professionale e morale. Le omissioni nell’applicazioni
delle norme di legge, infatti, sono perseguibili penalmente . I
“pennivendoli,”, i giornalisti “marchettari” vanno sanzionati ed in
modo evidente ed esemplare. Lo impone il necessario rispetto nella
Legge, ma sopratutto il dovuto massimo rispetto nei confronti dei dei
lettori e telespettatori che hanno diritto a ricevere un’informazione
corretta su quanto è accaduto ed accade intorno all’ ILVA.
«Anche nel mese di ottobre 2010 – si legge nell’ordinanza del
gip Patrizia Todisco – si registravano eventi di rilievo sul
fronte dei rapporti tra Archinà e Assennato , il direttore
generale di Arpa Puglia,e su quello dei rapporti che Archinà
intratteneva con la carta stampata e che gli consentivano di
manipolare letteralmente la maggior parte dell’informazione
locale che, con sistematicità, risultava accondiscendente,
alle indicazioni e ai suggerimenti di Archinà”.
Nelle pagine del provvedimento del GIP si legge un rapporto diretto e
colluso con i giornalisti di due testate giornalistiche di Taranto.
Vengono riportati i nomi sia di
Michele Mascellaro il direttore
di
Taranto
Sera
(
quotidiano
che
ha
cessato
le
pubblicazioni riapparendo successivamente ed ancor oggi in edicola
sotto il nome di
Taranto “Buona Sera” ) , che del
giornalista
Pierangelo Putzolu che all’epoca dei fatti era
caposervizio per la redazione di Taranto del Nuovo Quotidiano di
Puglia attuale il direttore editoriale
a Taranto “Buona
Sera” . In particolare fu Putzolu, il 24 agosto del 2010, a consentire
la pubblicazione, sul Quotidiano all’interno della rubrica “Punto di
Vista”, un articolo dal titolo “L’allarme berillio e i fondi pubblici
per la bonifica”, firmato da un fantomatico Angelo Battista, spacciato
come “esperto ambientale”, ma che secondo quanto accertato e
scritto dal gip Patrizia Todisco non esisterebbe, ed in realtà sarebbe
stata scritta e firmata con un nome di fantasia da Girolamo Archinà.
Di seguito vi proponiamo i passaggi più interessanti e significativi
della “macchina del fango” giornalistico, messa in piedi dai Riva ed
Archinà con il portafoglio sempre aperto.
Come volevano “bruciare” gli ambientalisti
Nico Russo, coordinatore di Taranto Futura, non piaceva all’ ILVA ed
Archinà. Era quindi necessario trovare un modo per bruciarlo. Archinà
al telefono con l’avvocato Perli trova la soluzione ideale:segnalarlo
a Michele Mascellaro. L’uomo, alla guida del quotidiano locale Taranto
Sera (ora Taranto “Buona Sera”) , è abituato a riportare le notizie
con i “toni che vogliamo noi” diceva la “longa manu” della famiglia
Riva.
(l’audio delle intercettazioni è ascoltabile a questo link , clicca
QUI )
Archinà (ILVA): “Avvocato se io per bruciare questo Russo, se io la
facessi chiamare dal direttore di Taranto Sera, che è poi quello che
trascina le notizie per il giorno dopo“
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Eh”
Archinà (ILVA): “Ritiene opportuno che gli spiega lei, magari senza
interviste glielo spiega “
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Si, ma io non farei interviste eh ! “
Archinà (ILVA): “Non interviste. No ! No !
lo scrive lui”
Avv. Perli
Gli dà notizie…in modo che
(legale ILVA) : “Come si chiama questo ? “
Archinà (ILVA): “Michele Mascellaro. La faccio chiamare io”
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Ma è…c’è da fidarsi ? “
Archinà (ILVA): “E’ nostro ! E’ nostro ! E’ nostro ! Si….”
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Mhhhh”
Archinà (ILVA): “E’ nostro per intero !“
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Ok”
Archinà (ILVA): “E’ quello…è quello che ha fatto scoppiare la
questione Berillio !“
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Ah…Ok. Va bene “
Archinà (ILVA): “Le do il suo numero perchè così lui riporta la
notizia, così con il tono che vogliamo noi.…”
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Certo”
Archinà (ILVA): “In modo che Russo domani se vuole tenere la
conferenza stampa deve stare attento”
Avv. Perli
(legale ILVA) : “Mhhh… va bene ”
Archinà (ILVA): “Va bene ? quindi provvedo”
Avv. Perli
agli atti”
(legale ILVA) : “Mi…Mi…Mi interessa molto quell’accesso
Archinà (ILVA): “Si, si, si certo. Certo va bene.”
Avv. Perli (legale ILVA) : “Grazie arrivederci…ci sentiamo
buongiorno….”
(l’audio delle intercettazioni è ascoltabile a questo link , clicca
QUI )
“Ma quanto gli ha chiesto ? “
(intercettazione del 21 aprile 2010 – 11:36)
Le intercettazioni tra Mascellaro (direttore di Taranto
Sera) e Girolamo Archinà (pubbliche relazioni ILVA) svelano i sistemi
usati dalle aziende per gestire i rapporti con la stampa locale :
Archinà (ILVA): “comunque è andato… mò ti faccio una confidenza, non
ti far trapelare niente quando lo vedi. E’ andato ieri in maniera
improvvida e senza avermi avvisato, Cattaneo ( ufficio stampa ILVA –
n.d.r) da Walter Baldacconi (direttore responsabile STUDIO 100 –
n.d.r) . Vabbè ma voleva fare i soliti incontri giornalistici. Come li
ha fatti con te e con gli altri, no ? In maniera…alla milanese maniera
!
Mascellaro (Taranto Sera) : Si
Archinà (ILVA): “E si Baldacconi l’ha portato da Cardamone…”
Mascellaro (Taranto Sera) : “Ah…quanto gli hanno chiesto ?”
Archinà (ILVA): “Appena è arrivato, dice “sa noi dall’ ENI abbiamo
ricevuto una promessa di un milione di euro, poi Roma l’ha bloccata,
per questo noi li stiamo attaccando”
Mascellaro (Taranto Sera) : Ah.
Archinà (ILVA): “Ehhhh va buò. Dice che ne è tornato scandalizzato
Mascellaro (Taranto Sera) : AhAhAhAhAhAh Ah AhAhAh (risata)
Archinà (ILVA): ” Va buò !”
Mascellaro (Taranto Sera) : Ma non ti ha detto quanto gli hanno
chiesto a lui ?
Archinà (ILVA): ” No vabè ma mica lo fa così lui (Cardamone) . So che
sono tre o quattro volte che mi chiama oggi. e non gli rispondo
a Cardamone.
Mascellaro (Taranto Sera) : Ah. ho capito
Archinà (ILVA): ” Va buò va ! Ci sentiamo domani “
Mascellaro (Taranto Sera) : “Beato a chi gli è amico “
Archinà (ILVA): ” Ciao ! Un abbraccio “
Mascellaro (Taranto Sera) : “Ciao Giorlamo ciao “
Il 31 agosto dello stesso anno anche “Taranto Sera” pubblicava la
seguente notizia: “Esclusiva: documento top secret dell’Arpa smentisce
tutto. Un affare di milioni dietro la finta emergenza berillio”. In un
dialogo intercettato Michele Mascellaro, all’epoca dei fatti direttore
di Taranto Sera, e Girolamo Archinà si parlavano così al telefono:
Archinà (ILVA): Mai hai visto ? Tutti i giornali ti hanno
seguito eh !
Mascellaro (Taranto Sera) : Che mi tieni a fare a me?
Archinà (ILVA): Hai fatto uno scoop hai fatto…
Mascellaro (Taranto Sera) : L’ho scritto anche: “Nostra
esclusiva”
Ma non è finita qui. In un altro passaggio dell’ordinanza, inoltre, si
parlava l’emittente televisiva “Studio 100” di Taranto citata
da un’annotazione della polizia giudiziaria
“Si ritiene che il
contratto pubblicitario rappresenti solo un escamotage per mascherare
la dazione di denaro da parte dell’ ILVA al gruppo di Cardamone per
ottenere una linea editoriale favorevole”.
Sempre scorrendo gli atti, secondo la polizia giudiziaria “dalle
attività tecniche emerge che l’ ILVA ha commissionato ad un’agenzia
pubblicitaria degli spot (al costo di 120.000 euro) che verranno
trasmessi dal network facente capo ai Cardamone. Appare chiaro che il
pressing di Gaspare Cardamone abbia sortito gli effetti desiderati in
quanto evidentemente ha ricevuto una sostanziosa commessa
pubblicitaria da parte dell’ ILVA la quale, a sua volta, come ritorno
potrà essere tranquilla che non riceverà attacchi mediatici ed anzi
potrà sfruttare i predetti media a proprio favore anche mediante una
campagna di comunicazione tesa a ridimensionarne la figura [in senso
favorevole ad essa Ilva] agli occhi dell’opinione pubblica, al fine di
non apparire sempre e solo come causa principale dell’inquinamento ma
anche come uno stabilimento proteso all’incremento dello sviluppo ecosostenibile dei propri impianti”.
(l’audio delle intercettazioni è ascoltabile a questo link , clicca
QUI )
“Meglio non svegliare gli appetiti degli esclusi”
(intercettazione del 21 aprile 2010 – 11:36)
Una conferenza telefonica tre, da una parte della cornetta c’è
Girolamo Archinà, dall’altra lo scomparso Emilio Riva, patron
dell’ILVA ed Alberto Cattaneo, dirigente della comunicazione in
azienda. Oggetto della discussione gli spot su una televisione locale
Emilio Riva (patron ILVA): ” Archinà !”
Archinà (pubbliche relazioni ILVA): “Si dottore l’ho chiamata poco
anzi, mi hanno detto che era impegnato“
Emilio Riva (ILVA): “Sono qua con
comunicazione ILVA)
Cattaneo ” ( responsabile
Archinà (ILVA): “Ti saluto”
Cattaneo (ILVA) : “Con questi cavolo di spot che vogliamo fare su
Studio 100 ?”
Archinà (ILVA): “Siii“
Cattaneo (ILVA) : “Ma ce li mandano in onda o no ?”
Archinà (ILVA): “Ma allora io, me lo chiesi . Contrattualmente li
devono mandare per forza in onda, io non vedo nessun problema di
questo tipo . Era l’unica cosa quando me lo chiese il ragioniere ,
era di vedere un pò , se mandare gli spot, poi non aumentano gli
appetiti degli altri esclusi,. Questo era l’unico problema. Ma per
Studio 100, non è un problema , lo devono mandare, punto e basta.
Perchè è previsto dal contratto “
Cattaneo (ILVA) : “Girolamo . ehi, quello che non ho colto da
Cardamone è proprio questa volontà, però se tu ci assicuri noi siamo a
posto. Siccome stiamo spendendo dei soldi per gli spot televisivi . Il
nostro problema se spenderli o no, se questi non li mandano. capisci ?
“
Archinà (ILVA): “Il problema, c’è un contratto firmato per questo, no
, c’è un contratto, punto. Per me il contratto firmato va onorato da
entrambe le parti”
Cattaneo (ILVA) : “Perfetto”
Archinà (ILVA): “Punto. E’ un problema che non mi pongo, mi segui ?”
Cattaneo (ILVA) : “Si. Sono felice di quello che mi stai dicendo”
Archinà (ILVA): “Quando la settimana scorsa il ragioniere mi fece
cenno di questo, io gli dissi, l’unico momento di riflessione deve
essere un momento che, se attraverso questi spot, gli altri esclusi,
Telerama, TBM, At6, cioè quelle televisioni escluse non…”
Cattaneo (ILVA) : “Eh, ma qualcosa faremo anche con loro eh”
Archinà (ILVA): “Ecco quindi ….”
Cattaneo (ILVA) :
“non mi preoccuperei di questo “
Archinà (ILVA): “Infatti, solo di questo avevo detto. Punto e basta.
Perchè gli altri, se vogliono i soldi, devono darci gli spazi , che
invece di fare i redazionali, come mandiamo noi, cioè, quindi che
cacchio vogliono ?”
Cattaneo (ILVA) : “Si ma il fatto è che siccome questi spot costano ,
poi dobbiamo mandarli in onda eh !”
Archinà (ILVA): “Si, dottore lo so…”
Cattaneo (ILVA) : “Costano 120.000 euro andiamo a spendere, perchè
sono fatti bene, sono fatti con una logica …”
Archinà (ILVA): “No, no, dottore , il discorso che dico io,
contrattualmente ci spettano degli spazi. Contrattualmente. Parlo di
Studio100. Per cui su questo, se vogliamo, se vuole, io la prossima
settimana oppure anche , perchè oggi e domani non ci sta lui che stà a
Milano, a ritirare un premio, non so , gliene parlo, gli vado a
parlare . Cosa…?”
Rumori di sottofondo (è la voce di Emilio Riva che parla)
Archinà (ILVA): “Si, esatto. Glielo vado a dire in maniera spiccicata”
Cattaneo (ILVA) : “Diciamoglielo, guardi caro signore, che noi stiamo
andando, non stiamo facendo per finta . ILVA sta spendendo dei soldi
per fare gli spot, non è uno scherzo!”
Archinà (ILVA): “Lunedì, vado e glielo dico in maniera spiccicata.
Ripeto l’unico motivo di riflessione dottore che aveva fatto con suo
padre era questo: attenzione siccome in quel budget erano escluse
altre televisioni Telerama, TBM, e così non svegliamo gli appetiti
di questi esclusi . Punto“
Cattaneo (ILVA) :
“Va bene”
Nell’ordinanza viene alla luce anche quanto non pochi sospettavano e
denunciavano da tempo, rimanendo chissà perchè inascoltati…. «Il
complesso delle attività tecniche svolte fa emergere uno spaccato nel
quale si vede come l’ ILVA utilizzando lo strumento delle
“sponsorizzazioni pubblicitarie”, veicoli in maniera più o meno
“lecita” delle somme agli organi d’informazione, sia stampa che radiotelevisivi, al fine di non essere continuamente avversata in
conseguenza dei numerosi e costanti comunicati stampa e delle
frequenti manifestazioni che le associazioni ambientaliste del
territorio (Altamarea, Peacelink, etc) promuovono contro l’
ILVA considerata la principale fonte inquinante del territorio».
Ecco cari amici come andavano ( e chissà se non continuano ancora) i
rapporti giornalistici a Taranto della stampa corrotta e collusa con i
poteri economici. Se persino il quotidiano LA REPUBBLICA ha messo
online i file audio delle intercettazioni, cosa aspetta l’ Ordine dei
Giornalisti di Puglia a svegliarsi dal consueto silente torpore ? Se
poi qualcuno si rivolgesse alla Direzione Affari Civili del Ministero
di giustizia ed alle Procure della repubblica di Bari e Taranto,
allora qualche giornalista potrebbe iniziare a preoccuparsi anche
penalmente.
E’ proprio il caso di dire, Taranto inquinata, grazie anche a
stampa infetta !
(certa)