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LA VIA DELLA VITA Lectio Divina di Padre Francesco Ottobre 2004 Il brano del Siracide (51, 13-30) parla della sapienza che ci viene comunicata: noi sappiamo che sarà poi Gesà a impersonare questa sapienza e questa sapienza ci serve per scoprire e per vivere il dono della vita, questa nostra vita che a volte può sembrare colma di tante banalità, di tante situazioni slegate l’una dall’altra e che, invece, alla luce della sapienza, è un cammino ben programmato, ha un suo senso profondo, vero, è un dono che dobbiamo scoprire sempre di più. Ecco allora che possiamo chiederci: ma qual è la risposta che io do veramente a questo dono della vita? Per qualcuno vale il detto latino carpe diem = approfittane, fatti furbo, vivi quello che puoi; per altri la vita diventa un accumulare, un far soldi, un bussines, tutto proteso lì, fino all’infarto; per altri la vita è una fregatura e bisogna cercare di sopravvivere (mi ricordo una volta in un incontro di giovanissimi, parlavamo della vita e facevamo un giro di opinioni sul senso della vita e un ragazzo ha detto: “per me la vita è una schifezza”, poi ha cercato di motivare le situazioni che stava vivendo e sono emerse infinite difficoltà…); a volte la vita può essere letta in una luce di tanta sofferenza, tanta fatica, tante incomprensioni …, allora diventa facile la scelta di reazione: ne esco, mi sballo, vado fuorissimo. Ecco che noi vogliamo chiedere la sapienza di Dio per scoprire questo dono, di chi ha detto: IO SONO LA VITA, e di colui che ha detto: IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. E il nostro collegamento fra Eucarestia e vita è proprio in questo senso: l’Eucarestia diventa l’energia vitale della nostra storia, per darci una sapienza per darci l’occasione di riscoprire questa pace, questa speranza, questa luminosità e che poi fuoriesca da noi. Il Teologo e Mariologo francese René Laurentin, in un testo sull’Eucarestia, diceva: “L’Eucarestia è al centro della Chiesa e Gesù Cristo presente è un’energia spirituale, un’energia divina, l’energia dello stesso Cristo, l’energia dello Spirito Santo che realizza e interiorizza questo dono. L’Eucarestia rovescia la degradazione dell’energia che è legge del mondo materiale, è il contrario dell’entropia che porta con sé estinzione e morte, è il rigenerare che sconfigge il degenerare, è un’assunzione vittoriosa della consunzione, la comunione che sconfigge la disperazione e la dispersione, la condivisione che sconfigge l’egoismo, è la giovinezza dello Spirito Santo che sfida la senescenza, è il principio dinamico della vita della Chiesa”. Se questo diventa vero per noi, la nostra vita rifiorisce, le nostre energie più latenti che portiamo dentro, che troppe volte non usiamo, perché sono come schiacciate, contristate da tante cose e forse anche dal nostro pessimismo, possono riprendere forza e vigore. Sappiamo benissimo come certe persone messe in una situazione, in un clima dove si sentono amate, non si sentono giudicate, possono esternare delle potenzialità straordinarie, bellissime, possono rifiorire alla vita. Ecco, l’Eucarestia diventa questa terapia nel profondo del nostro cuore: “cercai assiduamente la sapienza nella preghiera”, dice il Siracide. Come può diventare possibile questo? Come possiamo far entrare nella storia di ciascuno di noi questa Eucarestia perché possa essere una spinta nuova, una ripresa, una risposta, un recupero di coraggio? Molti ignorano la Messa, vi partecipano saltuariamente, per presenza, per prassi e senza convinzione … (ricordo quando ero Parroco a Torino, in certi funerali e in certi matrimoni di persone che non frequentavano, l’assemblea restava completamente muta agli inviti di preghiera del celebrante, anche perché non sapeva affatto cosa doveva rispondere: che tristezza …); per altri è un’abitudine stanca, faticosa, da espletare come un dovere, un peso, dove si misura l’efficacia della liturgia sul numero dei minuti della sua durata e più è breve, più è giudicata valida; altri la scoprono e per loro l’Eucarestia diventa vita, diventa energia vitale, porta i suoi frutti, che sono quelli di convertirci all’amore, quello vero, di farci nuovi nel cuore, di portarci la pace e la speranza nonostante tutto, una comunione con Dio, che diventa preghiera nella tua giornata, diventa ritorno a Lui, diventa fiducia, lode, grazie, una condivisione, che diventa attenzione ai poveri, a chi non ha. Il Papa scrive: “L’Eucarestia è il pane di vita che sostiene quanti si fanno pane spezzato per i fratelli, pagando talora perfino con il martirio la loro fedeltà al Vangelo”. Mi viene in mente, proprio al riguardo, la figura di ……………. Tonelli, che è morta uccisa in Somalia e che io ho conosciuto tanti anni fa in Kenya, dove, giovanissima, lavorava già per i più poveri: mi ricordo come fosse innamorata dell’Eucarestia, come, pure nei disagi dell’Africa, lei curasse la piccola cappella della sua comunità, dove l’Eucarestia era custodita. E lei è morta perché amava i lebbrosi, i malati di AIDS e dava fastidio, perché l’amore dava fastidio, l’amore come Eucarestia vivente dava fastidio. E il suo centro e la sua forza era nell’Eucarestia, era lì che trovava l’energia per andare avanti ed è lì che ha trovato il coraggio di pagare, nel suo caso proprio con il martirio, la sua fedeltà al Vangelo. Nel cuore della Celebrazione eucaristica, a un certo punto il sacerdote dice: MISTERO DELLA FEDE … Cos’è il MISTERO? Una cosa segreta, misteriosa? No, il termine MISTERO, in senso teologico, è una cosa estremamente più grande e più ampia di quello che possiamo comprendere, che, però, siamo chiamati ad accostare: “avvicinatevi, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola” (Siracide 51, 23). Avvicinatevi a questo MISTERO, perché siamo invitati ad entrare e a incominciare a capire qualcosa, secondo le nostre limitate forze umane. E, da questa partenza, possiamo leggere il mistero del mondo, il mistero della creazione, il mistero della nostra vita, secondo la Scrittura. C’è un Dio, preesistente, fuori dal tempo e dallo spazio, che noi, persone terrene, non possiamo concepire; ad un certo punto, crea, crea per amore, e incominciano a esistere le cose e, al centro del creato, crea l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza: è bellissimo! Dio è uomo e Dio è donna! E Dio riflette nell’uomo e nella donna la sua immagine di perfezione, di forza, di tenerezza, di bellezza. L’uomo si ribella, vinto da Satana, ma Dio non molla il suo progetto di amore, prepara un popolo, di Israele e, attraverso l’Esodo e i Profeti, a un certo punto, “nella pienezza dei tempi”, viene Gesù, per creare la Nuova Alleanza fra noi e Lui, per aprire i Cieli e per fare questo si offre in croce e risorge e dona lo Spirito, forma il nuovo popolo di Dio, dona la comunione profonda con Dio, che si realizza e si attua, in modo eminente, attraverso l’Eucarestia. Quindi, l’Eucarestia entra nel progetto globale della storia del mondo come una ricucitura, una nuova alleanza fra noi e Dio, una comunione con Lui, un guardare a Lui come a Padre, una presenza che non è ideale, ma è concretizzata: “corpo dato per voi, sangue versato per voi”. Così, noi uscendo dalla Messa possiamo dire: Dio mi ama; ci rigeneriamo, ricomprendiamo chi siamo, ci rimpiazziamo nel nostro posto giusto e siamo invitati a questo piano di salvezza, fino al giorno del ritorno di Gesù, in cui saremo chiamati alla grande ed eterna “festa di nozze”. Ecco, noi siamo in questo progetto, in questo piano e l’Eucarestia ci rinnova in questa nostra missione, nel sentirci attori nel mondo, protagonisti e non emarginati; e siamo protagonisti anche se non abbiamo un posto, secondo la società, di assoluto rilievo, siamo comunque dei testimoni, dei fratelli, dei figli della luce, siamo presenti, per dare, per condurre, con delle attese di Dio su di noi. Dobbiamo sentirci vivi, ottimisti dovunque ci troviamo. Certo, possiamo anche sballare la nostra vita e, all’opposto, ci sono i frutti del maligno: la morte, la disperazione, ogni forma di sfiducia, di pessimismo, la tentazione di mollare tutto, la seconda morte, come dice la Scrittura, che è l’inferno, il dare la morte agli altri con violenza, calunnia, disprezzo, razzismo, cattiveria, spaccio di droghe. Ed ecco i frutti della morte, a cui qualche volta anche noi partecipiamo, diventando i figli della tenebra. Ma noi siamo invitati a entrare in una maniera più forte in questa risposta di vita e vediamo alcune denominazioni della Celebrazione Eucaristica, perché ci aiutino a capire anche la nostra risposta, il nostro operare, la concretezza della nostra vita. Il termine più comune è la MESSA = MISSIO, ANDARE, ESSERE INVIATI. Eucarestia e Missione è proprio il tema della Giornata Missionaria di quest’anno: andare, essere messaggero, quello che Madre Teresa diceva essere “una goccia di acqua pulita nel fango di questo mondo”. Sei un inviato, un mandato, tu, tu e la tua ragazza, tu e le tue scelte, la tua consacrazione, se questa è la tua scelta. La Messa ci dice che siamo dei mandati, degli inviati, riprendiamo il senso più pieno di questo termine sentendoci, veramente, del Signore, suoi discepoli. A volte è difficile, a volte diventa un discorso durissimo da applicare in certi contesti e in certi ambienti che vi resistono o lo irridono, ma è lì che diventiamo testimoni, forti e credibili, se non ci scoraggiamo, se non lasciamo perdere, se ci poniamo, con convinzione, nel nome del Dio vivente. Poi si parla di EUCARESTIA = RENDIMENTO DI GRAZIE, che ci aiuta a scoprire la lode e il grazie nella nostra storia, nella nostra vita, il grazie per tutti i doni che abbiamo ricevuto, materiali e spirituali. Scoprire di più la lode e il grazie può far sparire tante scontentezze, tante stanchezze, tante noie. Un altro modo di indicare la Celebrazione Eucaristica è la CENA DEL SIGNORE = BANCHETTO, CONVIVIO, COMUNITA’, COMUNIONE, CONDIVISIONE, FRATERNITA’, azione che riunisce, forma la comunità; quindi l’Eucarestia è ASSIEME, non solitudine, non isolamento, non emarginazione. Madre Teresa diceva che la più grande malattia del mondo di oggi è la solitudine: se conosciamo della gente sola, aiutiamola a essere un po’ meno sola. Ecco perché nel giorno del Signore, la Domenica, ci incontriamo nell’Eucarestia, nel giorno speciale del riposo, della preghiera, del servizio, del dono agli altri. Nei testi più antichi, c’è un bellissimo scritto di Giustino del 150 d.C., che, già allora, metteva in evidenza tutti i momenti fondamentali della Messa: “Nel giorno detto del sole convengono tutti nello stesso luogo, sia quelli della città sia quelli della campagna e, finché il tempo lo permette, si leggono le memorie degli Aportoli e gli scritti dei Profeti. Quando il lettore ha terminato, chi presiede tiene un discorso, per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi; poi tutti insieme ci alziamo in piedi e facciamo preghiere ad alta voce, per noi, per i nuovi battezzati e per tutti gli altri cristiani che sono sparsi nel mondo. Finite le preghiere, ci abbracciamo con scambievole bacio, quindi, a colui che presiede i fratelli, si portano il pane, un calice d’acqua e un calice di vino temperato; egli li prende e innalza lode e gloria al Padre di tutti, nel nome del Figlio e dello Spirito Santo; quindi, fa un lungo ringraziamento con tutte le sue forze, per averci fatti degni di questi suoi doni. Terminate le preghiere e il ringraziamento, tutto il popolo presente acclama dicendo: Amen, che in lingua ebraica significa: Così sia. Noi crediamo che quell’alimento, consacrato con la preghiera di ringraziamento, formato nelle parole di Cristo, è corpo e sangue di quell’incarnato Gesù, del quale il sangue e le carni nostre si nutrono per assimilazione”. Riscopriamo, dunque, la Domenica e affidiamoci ad alcune, semplici, riflessioni: quando andiamo a Messa, vogliamo andarci per rinnovare un’alleanza, incontrare Gesù, sentirci più figli, essere in relazione con il Divino; nella Messa, mettiamo in gioco la nostra vita, offriamoci: “alla Sapienza rivolsi il mio desiderio e la trovai nella purezza” (Siracide 51, 20): questa purezza di vita, che non è soltanto insita nella sensualità, ma è qualcosa di più ampio; una vita pura è una vita pulita, luminosa, bella, generosa, che piace, che da’ profumo, che respiri nell’Eucarestia; è importante anche arrivare per tempo, partecipare, essere attivi nei servizi di cui si è richiesti; la Madonna è colei che ci introduce alla Messa, ci accompagna, ci conduce al centro del mistero, all’Eucarestia. Giovanni Paolo II dice: “Contempliamo l’Eucarestia con gli occhi di Maria”. Chiediamo alla Madre che ci faccia vedere questo binomio: la nostra vita, con le nostre paranoie, le nostre ferite, i nostri entusiasmi, le nostre vittorie, le nostre lamentele, le nostre attese, le nostre speranze e l’Eucarestia, come qualcosa che si fonde, per valorizzare, guarire, spingere, rialzare, ributtare, liberare da tutti gli scoraggiamenti e le paure. Allora sì che l’Eucarestia diventa viva: “Io sono il pane della vita; chi mangia di me, vivrà per me”, dice Gesù e vivere per Lui vuol dire mettere in gioco la propria vita.